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SCUOLA PRIMARIA P.CALAMANDREI SCUOLA PRIMARIA P.BERTOLINI Anno Scolastico 2013\2014 U SC A C P. A I AR M I PR A L O U EI R D AN AM L U SC SC A C P. A I AR M I PR A L O U BE P. A I AR M I PR A L O U SC o 2013 c i t s a ol c nno S A EI R D AN AM L BERTOLINI o 2013\2014

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SCUOLA PRIMARIA P.CALAMANDREI SCUOLA PRIMARIA P.BERTOLINI

Anno Scolastico 2013\2014

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ACP.A IARMIPRA LOU

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ACP.A IARMIPRA LOUBEP.A IARMIPRA LOUSC

o 2013citsaolcnno SA

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o 2013\2014

Ai nostri bambini, Agli insegnanti, A tutte le persone che amano la scuola… Un sentito ringraziamento per il lavoro preparato con grande pazienza, cura e impegno, dai bambini e dai loro insegnanti. La scuola ogni giorno ci pone sfide nuove: crescere un po’ di più del giorno precedente e un po’ meglio. Una ricerca sull’ambiente è stato lo spunto di un lavoro, per ricordare Walter, un amico, che amava e rispettava l’ambiente. In anni passati, quando ancora insegnavo nella scuola primaria, Walter si era offerto di spiegare nelle mie classi la storia dei materiali che si estraevano dalle cave, dal greto dei fiumi e l’utilizzo che veniva fatto dall’uomo. I bambini ascoltavano volentieri la lezione, in modo curioso e attento per poi passare a vedere e a toccare i materiali portati in aula. L’ambiente ci ha offerto un’occasione di ricerca da cui partire. Ai Genitori viene rivolto l’invito di sfogliare queste pagine insieme ai bambini, per condividerne emozioni. Per concludere un sentito ringraziamento alle Persone che per ricordare Walter hanno pensato alla nostra Scuola e hanno permesso la realizzazione di questo lavoro. Grazie di cuore. La dirigente scolastica Fulvia Franchi

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La scuola, come ente educativo e formativo, ha

l’importante compito di indirizzare gli alunni verso scelte

e comportamenti a favore dell’ambiente, creando così le

basi di una cittadinanza attiva e responsabile.

Attraverso esperienze significative si vuole sensibilizzare

ed avvicinare i bambini alla scoperta dell’ambiente, al

fine di imparare a conoscere e a rispettare le cose che ci

circondano. Infatti è fondamentale far comprendere

precocemente gli effetti che i nostri stili di vita producono

sull’ambiente in modo da intervenire positivamente sulla

formazione di comportamenti adeguati.

I progetti svolti in questo anno scolastico si propongono

quindi di porre le basi per la promozione, da maturare nel

corso degli anni, di un comportamento critico e

propositivo verso il proprio contesto ambientale.

Lo sviluppo della capacità di osservazione dell’ambiente

e degli elementi naturali consente anche di avviare alla

formazione di un metodo scientifico, poiché i bambini

vengono abituati a riflettere e a formulare semplici ipotesi

relative alle esperienze vissute.

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Indice 1. Piantiamo i fagioli classe I A P.Calamandrei pag. 9

2. Visita alla fattoria la Faggiola classe I B P.Calamandrei pag. 11

3. Il pane classe I C P.Calamandrei. pag. 13

4. Storia del merlo acquaiolo classe I D P.Calamandrei pag.15

5. Gita ai prati di San Teodoro classe I A P.Bertolini pag.17

6. Una giornata al parco di San Teodoro classe I B P.Bertolini pag. 19

7. L’angolo delle piante aromatiche classe II A P.Calamandrei pag. 21

8. Alla scoperta delle piante del nostro giardino classe II B P.Calamandrei pag.24

9. Realizzare la carta a scuola classe II C P.Calamandrei pag.26

10. La vendemmia classe II D P.Calamandrei pag.28

11. L’orto Botanico in autunno II A P.Bertolini pag.30

12. La metamorfosi di una farfalla II B P.Bertolinipag.32

13. La Farfalla classe III B P.Calamandrei pag.34

14. Il meraviglioso mondo dell’impollinazione classe III C P.Calamandrei pag.36

15. Un giorno al parco III A P.Bertolini pag.38

16. Il vaso energetico III B P.Bertolini pag.40

17. Visita all’impianto di potabilizzazione Hera di Val di Setta a Sasso Marconi classe IV A e IV C P.Calamandrei pag.43

18. L’orto agronomo IV B P.Calamandrei pag.46

19. Consigli per risparmiare l’acqua classe IV C P.Calamandrei pag. 48

20. Alcune piante del parco di Rio Cavanella IV A P.Bertolini pag.50

21. I colori del benessere IV B P.Bertolini P.Bertolini pag.52 22. Un giardino che viene dal passato…classe V A P.Calamandrei pag.54

23. Ambiente ed adattamento classe V B “P.Calamandrei”pag.56

24. L’inquinamento e i polmoni classe V C P.Calamandrei”pag.58

25. Parliamo un po’ d’inquinamento V A P.Bertolini pag.60

26. Visita al Felsineo V B P.Bertolini pag.62

PIANTIAMO I FAGIOLI Qualche giorno fa, insieme alle maestre e ai compagni, abbiamo deciso di piantare dei fagioli nel cotone umido.

In seguito, li abbiamo coperti con altro cotone e abbiamo versato sopra ancora acqua. Attenderemo qualche giorno per osservare i nostri fagioli. Ecco cosa vediamo dopo qualche giorno:

I fagioli germogliati hanno dato origine a delle piantine. L’involucro dei fagioli si è staccato ed è uscito il germoglio con le foglioline. Dall’altra parte sono uscite le radici che bevono l’acqua dal cotone.

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Le radici sono in basso perché cercano l’acqua da bere. Le foglie e il fusto sono in alto perché cercano la luce e l’aria. Le piantine hanno compiuto un movimento: sono ESSERI VIVENTI. Per crescere le piantine hanno bisogno di: acqua, luce, aria e temperatura mite. Classe I A P.Calamandrei

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Ieri, giovedì 8 maggio, siamo andati alla fattoria La Faggiola. Quando siamo arrivati ci siamo seduti per ascoltare alcune regole. Il fattore Claudio ci ha raccontato la storia della fattoria: è stata costruita vicino ad una quercia vecchia di 600 anni, ma il suo nome viene dai faggi piantati per dar da mangiare ai maiali, che venivano allevati lì. Claudio ci ha poi raccontato la storia del pane. Gli uomini

primitivi, mentre cercavano cibo, hanno trovato spighe che contenevano dei piccoli chicchi duri. Hanno pensato che, macinandoli, sarebbero diventati più morbidi; hanno mischiato la farina con l’acqua e hanno lasciato l’impasto

vicino al fuoco. Quando sono andati a riprenderlo si sono accorti che si era gonfiato e si era cotto. Con Paola, la fattrice, abbiamo poi imparato come si fa il pane: abbiamo impastato farina, acqua, lievito, zucchero, sale e aceto e abbiamo lasciato l’impasto a riposare qualche ora. Mangiandosi lo zucchero e l’amido della farina i saccaromiceti del lievito hanno prodotto delle bollicine, che hanno fatto gonfiare l’impasto. Dopo pranzo abbiamo creato i nostri panini e li abbiamo portati nel forno a legna per cuocere.

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Nel frattempo noi siamo andati a conoscere alcuni animali.

Abbiamo raccolto tanta erba e l’abbiamo data alle cavalle Stella e Furia, all’asino Pinocchio e al mulo

Tobia, figlio di Furia e Pinocchio. Nel pollaio c’era una chioccia con i suoi pulcini e il gallo, che cantava arrabbiato, perché gli abbiamo rubato un uovo. Claudio ci ha

raccontato come nascono i pulcini. Vicino al pollaio c’era la gabbia dei conigli Noce e

Nocciola: Claudio ci ha detto che il punto più delicato del coniglio è il suo naso, che è sempre in movimento per sentire gli odori e fiutare il pericolo. Il loro pelo era morbido e liscio. Un po’ più distante c’era il porcile di Gina, la maialina. Era

piccola e di colore scuro, perché era un incrocio con il cinghiale. Le sue setole erano dure e ruvide. Sfornato il pane, ci siamo incamminati per tornare a scuola.

Classe 1B – P.Calamandrei

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Lunedì 12 Maggio 2014, la classe 1^C è andata in gita

alla fattoria didattica “La Faggiola” a Oliveto. I bambini

sono stati accolti da Paola e Claudio che gli hanno

insegnato a fare il pane.

Ecco la ricetta che ci hanno presentato e che abbiamo seguito: • Acqua tiepida (circa mezzo litro) • 1kg di farina tipo 0 • 50 gr di lievito di birra • Un pugno di crusca • 1 cucchiaio di aceto • Una patata bollita • 6 cucchiaini di sale • 1 cucchiaino di zucchero

Dopo aver formato la fontana di farina, abbiamo aggiunto

la crusca e versato al centro il lievito stemperato in acqua

tiepida e zucchero. Abbiamo mescolato vigorosamente,

abbiamo fatto riposare l’impasto per circa cinque minuti.

Abbiamo aggiunto la patata, l’aceto e il sale e impastato il

tutto con altra acqua tiepida fino a raggiungere un

impasto sodo. La pasta è rimasta a lievitare per circa

un’ora, coperta con una tovaglietta. Infine ciascuno di noi

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ha impastato di nuovo per dare forma alle pagnotte, che

sono state infornate per trenta minuti a 180°.

Ecco i nostri bellissimi disegni:

classe I B P.Calamandrei

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Il merlo vive in posti umidi.

Il merlo inizia il suo viaggio.

Il merlo trova del pattume nel fiume.

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Il merlo acquaiolo vede il petrolio nel mare.

Il merlo acquaiolo vola su una piscina.

Il merlo torna a casa ed è felice in montagna perché lì trova dell’acqua limpida e pura.

Classe I D – P. Calamandrei

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Gita ai prati di San Teodoro Ieri 19 maggio 2014 siamo andati ai prati di San Teodoro di Monteveglio. Abbiamo appoggiato gli zaini, ci siamo seduti sul prato e abbiamo conosciuto Cristina. Lei ha preso un foglio con disegnata una grande mano, in ogni dito abbiamo messo cose che fanno solletico, che pungono, che sono lisce, che sono ruvide e che sono umide, raccolte intorno a noi. Poi abbiamo visto animali che si mimetizzano, abbiamo preso una farfalla gialla che era attaccata a Samuele. Cristina ci ha fatto vedere qual è l’avena selvatica e l’abbiamo disegnata vicino alla farfalla. Abbiamo fatto una passeggiata nel bosco, abbiamo visto una quercia vecchissima, poi ci siamo seduti ad un tavolo e abbiamo disegnato la mappa sonora dei suoni che sentivamo, soprattutto canti degli uccellini, con gli occhi chiusi. Abbiamo giocato a mosca cieca con gli alberi e dopo siamo andati a mangiare. Dopo mangiato abbiamo fatto il frottage sugli alberi, poi siamo andati in laboratorio a vedere le chiocciole e altri insetti al microscopio. Abbiamo visto dei coleotteri e un imenottero e li abbiamo disegnati.

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classe 1° A P. Bertolini

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Una giornata al Parco San Teodoro di Monteveglio (Bo) Il 19 Maggio 2014 la prima B si è recata in visita al Parco San Teodoro di Monteveglio. Appena arrivati al Parco con lo scuolabus giallo, insieme alla classe prima A, abbiamo conosciuto la giuda esperta di nome Francesca. Anche noi ci siamo presentati in cerchio dicendo i nostri nomi poi abbiamo iniziato ad esplorare il prato circostante e a raccogliere dei materiali naturali (tipo fiori, foglie, semini…). Con l’aiuto delle maestre abbiamo incollato i materiali sulle apposite tavolozze. Per osservare il prato abbiamo utilizzato i 5 sensi: tatto, vista, udito, olfatto e gusto. Più tardi abbiamo registrato una mappa sonora con i rumori degli animali e della natura. E’ stato molto divertente! Tutti insieme, dopo aver fatto merenda, ci siamo incamminati in un sentiero che ci ha portato verso il bosco. Lì abbiamo osservato degli insetti come il coleottero, il ragno, il grillo e le formiche. Abbiamo anche letto alcuni racconti del bosco. Le immagini disegnate erano molto colorate e belle. Una volta scesi abbiamo pranzato al sacco in mezzo al prato con i panini. Dopo un po’ di relax abbiamo iniziato l’attività del pomeriggio. Dentro l’aula didattica si potevano osservare gli insetti al microscopio. E’ stato curioso disegnarli così ingranditi sul foglio. Alle 15 e 30 dopo aver scattato la foto ricordo abbiamo ripreso l’autobus per tornare a scuola. Che giornata meravigliosa!

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Classe 1B P. Bertolini

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Martedì 20 maggio 2014 abbiamo realizzato all’interno del giardino scolastico un piccolo orto di piante aromatiche, insieme ai bambini delle altre classi seconde. In classe abbiamo annusato e toccato le piante aromatiche così abbiamo scoperto che emanano un profumo intenso, “un aroma”, poiché contengono oli essenziali. Sono utilizzate in cucina, per insaporire i cibi, in erboristeria, per la preparazione di tisane e medicinali e in profumeria, per produrre creme e profumi. Abbiamo piantato il rosmarino, il timo, la salvia, la lavanda, l’origano e la menta.

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Infine abbiamo ricercato alcune caratteristiche e proprietà delle piante aromatiche.

Il rosmarino Caratteristiche: arbusto perenne, sempreverde e cespuglioso, con foglie aghiformi. I suoi fiori sono di un bel colore azzurro – violetto che sbocciano tra aprile e maggio. Proprietà e usi: è utilizzato in cucina per

insaporire grigliate e arrosti. Migliora la digestione e allevia i dolori muscolari. La salvia Caratteristiche: piccolo arbusto perenne; possiede foglie ovali allungate di colore verde-grigio e fiori viola che sbocciano a maggio. Proprietà e usi: usata in cucina per insaporire i cibi mentre in farmacia è utilizzata per la preparazione di dentifrici. Fin dai tempi dei romani è considerata la pianta che “guarisce ogni male”.

Il timo Caratteristiche: arbusto perenne sempreverde, con numerose foglie piccole di colore grigio-verde. I suoi fiori possono essere di colore bianco o rosa o lilla.

Proprietà e usi: è usato per la preparazione di cibi e liquori. Ha proprietà digestive e depurative.

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La lavanda Caratteristiche: arbusto perenne dotato di foglie lanceolate e di fiori fortemente profumati di colore azzurro-viola. Proprietà e uso: il settore in cui è maggiormente utilizzata è la profumeria e la cosmesi,ma dai suoi fiori le api producono un miele molto pregiato.

La menta Caratteristiche: pianta erbacea perenne di cui esistono

molte varietà. Possiede foglie di colore verde acceso e fiori rosa-bianchi. Proprietà e uso: oltre all’uso in cucina, la menta viene utilizzata nella preparazione di liquori,sciroppi e caramelle. Inoltre la possiamo trovare

in profumi e cosmetici. L’origano Caratteristiche: pianta erbacea con foglie ovali e verdi. Proprietà e uso: molto utilizzata in cucina; possiede ottime proprietà stimolanti e tonificanti. E’ un ottimo repellente per le formiche. Classe II A P.Calamandrei

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SPESSO, GUARDANDO IL CORTILE DELLA NOSTRA SCUOLA, CI SIAMO CHIESTI: “ MA COME SI CHIAMANO GLI ALBERI DEL NOSTRO GIARDINO? E PERCHÉ ALCUNI HANNO LE FOGLIE SEMPRE E ALTRI NO?”, “QUAL È LA DIFFERENZA TRA UN ALBERO ED UN ARBUSTO?”. DOPO AVER STUDIATO IN SCIENZE LE PIANTE ABBIAMO DECISO DI CHIAMARE UN ESPERTO NELLA NOSTRA SCUOLA, IL TECNICO DELL’UFFICIO AMBIENTE DI ZOLA PREDOSA: GABRIELE BENASSI. GABRIELE CI HA FORNITO UNA PIANTINA DEL CORTILE DELLA NOSTRA SCUOLA DALLA QUALE ABBIAMO VISTO QUALI SONO GLI ALBERI E GLI ARBUSTI PRESENTI NEL NOSTRO GIARDINO.

LEGENDA: ! ALBERI X ARBUSTI

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DOPO AVER STUDIATO LA PIANTINA, GABRIELE È VENUTO A TROVARCI E CI HA MOSTRATO DA VICINO LE CARATTERISTICHE DI ALCUNE PIANTE.

COSI’ ABBIAMO IMPARATO FINALMENTE A DARGLI UN NOME.

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Realizzare la carta a scuola

La classe IIC, il giorno 7 Aprile 2014, ha svolto un laboratorio sulla carta. Ogni bambino ha portato a scuola dei fogli di giornale che sono stati spezzettati.

     

   

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I fogli, poi, sono stati messi a macerare nell’acqua per qualche minuto.

La carta è stata strizzata (per togliere l’acqua in eccesso) e frullata fino a ottenere un impasto omogeneo che è stato messo in una bacinella d’acqua. In quest’ultima è stato immerso un telaio per estrarre delicatamente l’impasto…

 

Alla fine abbiamo ottenuto dei fogli di carta che sono stati messi ad essiccare per circa una settimana.

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Classe 2°D P. Calamandrei

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L’ORTO BOTANICO IN AUTUNNO Il primo grande albero che abbiamo incontrato appena è iniziata la nostra visita è stato il ginkgo biloba, albero già esistente durante la preistoria. I dinosauri si cibavano delle sue foglie dalla forma bi-

lobata. Poi siamo entrati in un bosco di conifere, dove abbiamo osservato il pino nero, l’abete rosso e la sequoia.

Sempreverdi dalle foglie aghiformi. La loro forma e i loro frutti ricordano un cono.

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Un altro albero che ci ha incantato per la sua bellezza è stato l’acero giapponese con le sue foglie e il tronco

sottile è proprio molto elegante. Proseguendo la visita abbiamo trovato uno stagno con pannocchie d’acqua e la ninfea alba.

Ci sono ancora tante belle piante e luoghi di cui ti potremmo raccontare come il boschetto di collina, l’albero con foglie a muso di gatto, il tasso con le sue bacche velenose, ma poi ti rovineremmo la sorpresa. Per cui ora eccoti un assaggio, il resto scoprilo tu. BUON DIVERTIMENTO DA TUTTI NOI ! Classe 2° A Bertolini

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LA METAMORFOSI DI UNA FARFALLA Una nostra compagna una mattina di autunno ha portato a scuola una scatolina con dentro delle foglie. Ci siamo accorti che tra le foglie si nascondeva il bozzolo di una farfalla, da qui è nata la curiosità di scoprire come avviene la sua trasformazione.

La femmina depone l’uovo su una foglia. Dopo circa dieci giorni l’uovo si schiude e nasce un bruco.

Il bruco è molto vorace, mangia erba, foglie ed ortaggi. Questo bruco non è altro che la larva della farfalla, quando ha fatto una buona scorta di cibo cerca un posto tranquillo dove fermarsi.

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Dalla bocca produce un filo di seta che ricopre il suo corpo.

Nella crisalide la pupa continua a trasformarsi. Quando la farfalla è formata rompe con la testa il bozzolo ed inizia ad uscire. Appena fuori le ali sono umide e raggrinzite, per volare deve aspettare un po’.

Adesso ha 6 zampe, 2 antenne e 4 ali ed è BELLISSIMA! Classe II B Bertolini

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La farfalla è un insetto ed il suo corpo è diviso in 3 parti: capo, torace, addome. Ha 6 zampe, 4 ali e 2 antenne. La sua bocca assomiglia a una piccola proboscide e serve per prendere l’acqua e il nettare dai fiori. Le sue ali sono ricoperte da minuscole scaglie che creano bellissimi colori. Metamorfosi della farfalla

• La farfalla depone l’uovo su una foglia da cui verrà assorbito il nutrimento.

• Dall’uovo nasce un bruco piccolissimo che, nel tempo, crescerà di qualche centimetro.

• Questo bruco è la larva della farfalla. Si nutre di foglie e cresce rapidamente. Respira con dei piccolissimi fori che si trovano ai lati del torace.

• Sotto la bocca c’è un foro: da lì inizia ad uscire un filo di seta che il bruco comincia a tessere intorno al suo corpo.

• Adesso il bruco è diventato crisalide e al suo interno sta avvenendo una trasformazione.

• Quando la trasformazione è completa la farfalla esce dal bozzolo e dopo qualche ora può cominciare a volare.

La vita di una farfalla può durare un giorno o qualche settimana.

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La farfalla

Qualcuno nel cielo vola È una farfalla tutta sola Il suo battito di ali splendenti Riflette le onde dei mari lucenti Ma all’improvviso ecco… Un arcobaleno di vari colori Vaga nel cielo alla ricerca di fiori È la farfalla dei desideri! Classe III B P.CALAMANDREI

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Tutti gli esseri viventi nascono, si nutrono, crescono, si riproducono e muoiono. Le piante per riprodursi hanno bisogno di un seme maschile che si unisca ad un ovulo femminile. Questo processo si chiama fecondazione. Nelle piante gli organi che producono il seme maschile (polline) e il seme femminile (ovuli) sono localizzati all’interno dei fiori e si chiamano stame e pistillo.

I fiori e le piante non possono muoversi, quindi, per fare in modo che avvenga la fecondazione il polline deve essere trasportato sul pistillo di un altro fiore. Il vento è uno degli elementi che permettono questo passaggio ma non è il solo, sono soprattutto gli insetti a trasportare il polline da un fiore all’altro. Gli insetti, volando di fiore in fiore, trasportano il polline che rimane attaccato alla peluria del loro corpo e permettono lo scambio di polline tra una pianta e l’altra. Le piante e gli insetti si aiutano reciprocamente: la pianta dona il nettare agli insetti e questi ne trasportano il polline.

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I più importanti insetti trasportatori di polline sono le api perché hanno delle caratteristiche molto favorevoli e particolari:

o una folta peluria su tutto il corpo; o la capacità di comunicare con la danza il luogo in cui

si trova una fonte di nettare; o l’operosità: un’ape visita un grande numero di fiori

ogni giorno; o la “fedeltà” ad una “fioritura”: quando un’ape trova

una sorgente di nettare continua a visitarla fino a quando il nettare è disponibile.

L’impollinazione delle api è fondamentale perché le api sono capaci di trasportare il polline per lunghe distanze e quindi di mescolare ed incrociare tra loro i semi di fiori e piante anche molto lontani. Attraverso questa attività di “scambio” si ottengono frutti e verdure più buoni ed è garantita la diversità delle piante. Le api e tutti gli insetti svolgono un ruolo molto importante e quasi insostituibile in natura senza di loro cesserebbe l’impollinazione dei fiori e delle piante. Classe III C P.Calamandrei

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UN GIORNO AL PARCO Dal Vocabolario: PARCO: Zona protetta da leggi speciali per la conservazione del paesaggio e delle specie selvatiche. Il Parco Regionale dell’Abbazia di Monteveglio è un’area protetta dell’Emilia-Romagna istituita nel 1995. INIZIA IL PERCORSO … Si raggiunge la rotatoria, all’ingresso del paese di Monteveglio. Si passa vicino ad alcune case, tra cui una che, tra il 1920-1930, serviva come terme e albergo per chi andava a bere l’acqua del Rio Ramato, che si pensava avesse proprietà benefiche per la salute. All’inizio ci sono un orto e un pollaio privati. Quando comincia il percorso del sentiero ci si inoltra nel bosco e subito è più fresco ed umido. Si cammina lungo il corso del Rio Ramato, di cui si vedono i meandri (cioè le “curve” tipiche del percorso di un fiume), i detriti sabbiosi, l’argilla, alcune piccole cascate, i sassi. In una zona si vedeva il color ruggine lasciato da residui di ferro trasportati dall’acqua, che si credeva curativa. Abbiamo anche notato alcuni problemi provocati dalla piena del rio, in particolare rami e tronchi divelti e ponticelli danneggiati. Per quanto riguarda la FAUNA del parco, abbiamo osservato moltissime specie di insetti, in particolare i maggiolini, le cavallette, le formiche, le farfalle, i ragni, le api, le vespe, i calabroni, i porcellini di terra, i millepiedi e i centozampe.

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Per ciò che concerne la FLORA, abbiamo compilato schede di approfondimento per individuare le caratteristiche delle piante e soprattutto delle foglie. Tra le piante abbiamo scoperto l’equiseto che ha origini preistoriche. Un tratto del sentiero è RISERVA INTEGRALE: si tratta di un ambiente che deve essere preservato, per cui non è possibile fare alcun intervento artificiale. CLASSE III A - P.BERTOLINI

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IL VASO ENERGETICO Viaggio all’interno della pianta per scoprire l’importanza della fotosintesi clorofilliana.

IL SOLE EMETTE PICCOLE PARTICELLE CARICHE DI ENERGIA CHE ARRIVANO SULLA SUPERFICIE TERRESTRE RENDENDO POSSIBILE LA VITA SULLA TERRA.

+ LE PIANTE TERRESTRI ASSORBONO L’ACQUA PRINCIPALMENTE DAL TERRENO TRAMITE LE RADICI. LE PIANTE ACQUATICHE ASSORBONO L’ACQUA TRAMITE TUTTA LA LORO SUPERFICIE. + L’ANIDRIDE CARBONICA E’ UN PRODOTTO DELLA RESPIRAZIONE DEGLI ESSERI VIVENTI E DELLA COMBUSTIONE DI SOSTANZE ORGANICHE. +

LA PIANTA ASSORBE L’ANIDRIDE CARBONICA DAGLI STOMI PRESENTI SULLE FOGLIE E USANDO L’ENERGIA DEL SOLE E L’ ACQUA, EFFETTUA LA FOTOSINTESI CLOROFILLIANA. =

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MEDIANTE LA FISSAZIONE DI 6 MOLECOLE DI CO2 E 6 MOLECOLE DI H2O, VIENE PRODOTTA UNA MOLECOLA DI ZUCCHERO, IL GLUCOSIO, FONTE DI ENERGIA SIA PER LE PIANTE CHE PER GLI ANIMALI.

+

OLTRE AL GLUCOSIO, COME SOTTOPRODOTTO DELLA FOTOSINTESI, LA PIANTA LIBERA OSSIGENO NELL’ATMSOFERA ATTRAVERSO GLI STOMI.

IN NATURA AVVENGONO TANTI PROCESSI E FENOMENI STUPEFACENTI: UNO DI QUESTI È SENZA DUBBIO LA FOTOSINTESI CLOROFILLIANA CHE RENDE POSSIBILE LA VITA DELLE PIANTE E AIUTA TANTISSIMO ANCHE LA VITA DELL’UOMO E DEGLI ALTRI ESSERI VIVENTI.

LA “FOTOSINTESI CLOROFILLIANA” È LA PRODUZIONE DI SOSTANZE NUTRIENTI PER LA PIANTA IN PRESENZA DI LUCE E CLOROFILLA (INFATTI LA PAROLA “FOTOSINTESI” È COMPOSTA DA FOTO = LUCE + SINTESI = FORMAZIONE DI COMPOSTI COMPLESSI A PARTIRE DA ELEMENTI PIÙ SEMPLICI E “CLOROFILLIANA” È UN AGGETTIVO CHE SI RIFERISCE ALLA CLOROFILLA, CIOÈ A QUELLA SOSTANZA CHE, TRA LE ALTRE COSE, RENDE VERDI LE FOGLIE). QUANDO LA LUCE COLPISCE LE FOGLIE, LA CLOROFILLA CONTENUTA NEI CLOROPLASTI SI

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ATTIVA E TRASFORMA L’ANIDRIDE CARBONICA, L’ACQUA E I SALI MINERALI ASSORBITI DALLE RADICI IN SOSTANZE NUTRITIVE PER LA PIANTA (ZUCCHERI E AMIDI) E OSSIGENO; QUEST’ULTIMO VIENE IMMESSO NELL’AMBIENTE E NELL’ARIA ATTRAVERSO GLI STOMI, DEI PICCOLI FORELLINI PRESENTI SULLE FOGLIE, MENTRE GLI ZUCCHERI E GLI AMIDI VENGONO UTILIZZATI DALLA PIANTA PER VIVERE, CRESCERE, FIORIRE PRODURRE SEMI E FRUTTI.

VISTO CHE LA FOTOSINTESI CLOROFILLIANA È INNESCATA DALLA LUCE, ESSA AVVIENE SOLAMENTE DI GIORNO. DURANTE LA NOTTE, INFATTI, LA PIANTA RESPIRA E IMMETTE ANIDRIDE CARBONICA NELL’AMBIENTE, PROPRIO COME NOI.

CLASSE III B – P.BERTOLINI

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Visita all’impianto di potabilizzazione Hera di Val di Setta a Sasso Marconi Giovedì 13 marzo siamo andati a visitare l’impianto di potabilizzazione Hera di Val di Setta a Sasso Marconi. E’ un luogo di grande interesse storico e naturalistico, alla confluenza tra il fiume Reno e il fiume Setta. Già 2000 anni fa proprio da qui partivano le acque che raggiungevano all’antica BONONIA attraverso il cunicolo romano, un canale sotterraneo ancora oggi funzionante, che rappresentava un capolavoro di ingegneria idraulica. Questa è un’immagine del fiume Setta che raccoglie le acque di un altro canale, forma una piccola cascata poi raggiunge la griglia. La griglia, che attraversa tutto il

fiume e nella foto si vede bene, ferma i detriti più grossi e fa passare una parte di acqua che poi entrerà nel canale d’ingresso all’impianto e permette all’altra di proseguire il suo percorso.

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L’apertura e chiusura di questo ingresso veniva effettuata a mano, ruotando un enorme volante fino a poco tempo fa, ora è tutto controllato automaticamente. L’acqua entra nel canale, si misura anche l’altezza che raggiunge, per stabilire quanti litri ne entrano in un certo tempo. Dal canale l’acqua passa in una prima vasca, dove una sostanza chimica aiuta il fango ad attaccarsi in grandi “fiocchi” che vengono così più facilmente raccolti ed eliminati. In seguito, dopo un percorso veloce e rumoroso, l’acqua raggiunge altre due vasche: una, che ha una specie di tamburo gigantesco all’interno, e una che assomiglia ad una piscina, qui avviene un’ ulteriore grigliatura che aiuta l’eliminazione dei fanghi rimasti. Altre vasche servono ancora da filtro, fino alla chiariflocculazione, dove della sabbia di silicio favorisce

l’appesantimento dei residui che si posano sul fondo; l’acqua diventa così sempre più chiara. La sabbia l’abbiamo presa in mano: era leggerissima, finissima, bianca, sembrava polvere di farina. A questo punto viene messo nell’acqua l’ozono, che è un gas che serve da disinfettante e distrugge i

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microrganismi patogeni (che possono generare malattie) rimasti e riduce praticamente a zero il rischio di infezioni. Dopo ulteriori passaggi in altre vasche d’accumulo, si passa al trattamento con il biossido di cloro e infine l’acqua è pronta per la distribuzione. Vi sono grandi vasche all’esterno dell’impianto e alcune, nella fase finale, all’interno. Noi abbiamo visto tutte quelle all’esterno. Ci siamo stupiti per la grandezza delle vasche, per il rumore dell’acqua, che in alcuni punti scorreva velocissima, per i numerosi passaggi a cui viene sottoposta prima di arrivare all’acquedotto e, anche se noi non li abbiamo visti, per la presenza di pesci in una delle ultime vasche all’aperto. Ci ha colpito anche la sala controllo, molto grande e piena di circuiti che riproducevano e controllavano tutti i passaggi dell’impianto. Dell’antico acquedotto romano rimangono due pozzi restaurati, a testimoniare la grande capacità di progettazione degli antichi Romani, nonostante i mezzi che avevano a disposizione.

Classi IV C e IV A Piero Calamandrei

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Giovedì 29 maggio, la classe 4°B, è andata all’orto agronomo presso la facoltà di Agraria dell’Università di Bologna. L’orto è un piccolo ma completo ecosistema e gli alunni hanno potuto osservare direttamente le interazioni tra gli esseri viventi che popolano l’ambiente. I bambini hanno riconosciuto e classificato piante ed alberi studiati precedentemente in classe; hanno osservato le parti dell’albero (radici, tronco e chioma), l’albero nell’ecosistema, le diverse forme delle foglie. Divisi in gruppi i ragazzi hanno manipolato, seminato, tagliato, raccolto, estirpato. L’Orto Agrario si estende su una superficie di circa 3.000 mq di fertile terreno e contiene più di 400 parcelle (area 4 – 10 mq), ognuna con una specie diversa, coltivata rispettandone le caratteristiche esigenze biologiche. Le piante a ciclo annuale sono seminate, ogni anno, in parcelle diverse. Le specie sono raggruppate in funzione del loro utilizzo. Vi sono: colture da granella, industriali, foraggere, ortive, officinali (aromatiche, medicinali, coloranti, ecc.), fruttifere, ornamentali, da consolidamento, ecc. Ogni specie è segnalata da una targhetta riportante gli elementi di identificazione (famiglia botanica, genere e specie, nome volgare italiano e inglese). Nell’Italia settentrionale, la maggior parte delle piante orticole sono piantate o in primavera o in autunno. Per un orto didattico, considerando il calendario scolastico, il periodo migliore va da marzo a maggio.

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Al termine del percorso la classe ha partecipato a due giochi organizzati dagli studenti di Agraria: associare la foglia all’albero e riconoscere la pianta dall’aroma. Disegna cosa vorresti piantare nel tuo orto.

Classe IV B P.Calamandrei

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CONSIGLI PER RISPARMIARE ACQUA

- Quando ti lavi i denti apri il rubinetto solo quando è necessario per sciacquarti.

- Quando fai la doccia bagnati , chiudi il rubinetto mentre ti insaponi e riaprilo solo per sciacquarti.

- Quando vai in bagno

usa il pulsante adatto per la quantità di acqua che ti serve.

- Quando lavi le

verdure, l’acqua sporca può essere utilizzata per annaffiare le piante in giardino o in balcone.

- Puoi raccogliere anche l’acqua piovana dalle grondaie per lo stesso utilizzo.

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- Lava l’auto con un secchio e spugna, non usare il tubo.

- Controlla sempre che i tuoi rubinetti non abbiano perdite. Nel caso aggiustali subito.

- Fai la lavatrice solo quando il carico è pieno.

Classe IV C – P. Calamandrei

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Alcune piante del “Parco di Rio Cavanella”

Ginestra dei carbonai Appartiene alla famiglia delle leguminose. E’ un arbusto alto da uno a tre metri. L’apparato radicale è molto robusto e la chioma è densa, i rami sono molto flessibili. I fiori possono essere singoli o a coppie, con calice a forma di campanule. La piante invade spontaneamente prati e pascoli. Arricchisce il suolo di azoto e per questo è molto utile nei rimboschimenti. Si può trovare in Europa, Asia e nell’America Settentrionale.

Acero campestre E’ una specie molto diffusa, predilige terreni ricchi di sali minerali. Può raggiungere i quindici metri di altezza; il suo legno prima si

presenta bianco poi si fa sempre più brunastro. Fiorisce in maggio. Viene utilizzato come albero tutore delle viti e per fissare il suolo in luoghi con pendenza. Il seme, quando cade, gira con le sue ali lontano dalla pianta, favorendo così la disseminazione. Si racconta che

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l’inventore dell’elicottero si sia ispirato ai semi dell’acero campestre. Dalla sua linfa si ricava uno sciroppo zuccherino. Roverella Si chiama anche quercia lanuginosa, Si trova in tutta l’Europa meridionale e in Asia Minore; a nord arriva fino alla Polonia. Ama i luoghi asciutti e soleggiati ma sopporta bene anche gli inverni freddi. Arriva anche a dieci/quindici metri di altezza, la chioma è ampia, irregolare e poco fitta; le foglie lobate sono caduche. Produce da due a sette ghiande su uno stesso peduncolo. CLASSE IV A P. BERTOLINI

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I colori del benessere Per il nostro benessere è necessario consumare quotidianamente frutti e ortaggi di diversi i colori. ROSSO: i cibi rossi contengono licopene e antocianine. Proteggono le cellule dai radicali liberi, stimolano il metabolismo,sono depurativi. Abbiamo bisogno di questi alimenti quando ci sentiamo abbattuti o abbiamo carenze di ferro. GIALLO/ARANCIONE: sono ricchi di flavonoidi e carotenoidi. rafforzano le difese immunitarie e favoriscono la digestione.

BLU / VIOLA / INDACO: i cibi che vanno dal viola all’indaco sono ricchi di magnesio e di altri elementi fondamentali per le funzioni cerebrali e per il sistema nervoso. Gli alimenti blu hanno un’azione calmante rinfrescante.

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VERDE: contiene clorofilla, magnesio, carotenoidi, luteina, polifenoli. Rinforzano i vasi sanguigni, le ossa, i denti e fanno bene alla vista. BIANCO: contiene polifenoli, composti solforati, allicina (cipolla, aglio). Rinforzano i livelli di colesterolo, proteggono il cuore e i vasi sanguigni, riducono l’insorgenza di alcuni tumori. CLASSE IV B P. BERTOLINI

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Un giardino che viene dal passato …

Il 16 maggio 2014 la nostra classe è andata in visita al

“giardino campagna” di Zola Predosa. Il nostro percorso

è iniziato vicino al municipio in corrispondenza del

sottopasso. Il progetto di ripristino del parco è del 1999 al

quale hanno contribuito vari enti. Il “giardino campagna”

si chiama così perché tanto tempo fa l’agricoltura era

molto importante: occupava infatti il 90% delle persone

che lavoravano. Ma si voleva anche renderlo bello.

L’intento era quello di recuperare e reintrodurre la

“piantata emiliana”. Infatti nel parco si possono trovare:

vite, gelso, olmo … e tante altre varietà di piante.

La nostra guida ci ha spiegato che Palazzo Albergati è al

centro di un grande sistema di viali. Dal giardino

campagna si possono vedere: Palazzo Albergati, i monti

di Zola Predosa (monte Capra e monte Rocca), il

campanile dell’Abbazia e la vecchia ciminiera, simbolo

delle prime industrie. Durante il nostro percorso abbiamo

notato che Palazzo Albergati si vede da qualunque

posizione: questo era proprio lo scopo di Girolamo

Albergati, che voleva che il suo palazzo fosse visto da

tutti e da molto lontano. Proseguendo la nostra visita

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abbiamo camminato per i viali del giardino e,

costeggiando il torrente Lavino, siamo arrivati fino al

Palazzo. E’ stato molto bello per noi vedere uno spazio

verde in una zona, come la nostra, molto industrializzata.

classe V A P.Calamandrei

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AMBIENTE ED ADATTAMENTO Durante questo anno scolastico ci siamo occupati della

Teoria dell’ Evoluzione e di quel meccanismo che Darwin

chiamò “SELEZIONE NATURALE”, ossia di come le specie animali per sopravvivere debbano adattarsi all’ ambiente nel quale si trovano.

Tra i vari esempi di cui abbiamo trovato notizie, uno dei

più sorprendenti è quello di una farfalla scientificamente

chiamata BISTON BETULARIA.

Questa farfalla era ben nota ai naturalisti inglesi del

diciannovesimo secolo, i quali avevano notato che si posava di solito sui tronchi delle betulle. La Biston betularia era di colore chiaro ed anche i tronchi delle betulle avevano un colore chiaro perciò le farfalle si mimetizzavano riuscendo a sfuggire facilmente ai predatori.

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Fino al 1845 tutti gli esemplari osservati di Biston

betularia erano di colore chiaro, ma in quell’anno, nel

nuovo centro industriale di Manchester, ne vennero catturati alcuni esemplari di colore scuro. COSA ERA SUCCESSO? Era successo che, in quegli

anni, nei dintorni di Manchester erano state costruite

molte fabbriche e le particelle di fuliggine nera che

uscivano dalle ciminiere cominciarono a coprire i tronchi

delle betulle che si trovavano sottovento rispetto alle

fabbriche. Nelle regioni fortemente inquinate, i tronchi un

po’ alla volta diventarono tutti neri e, di conseguenza,

diventarono sempre più rare le falene chiare.

La sostituzione delle falene chiare con quelle nere procedette a grande velocità: a partire dal 1850 si trovavano solo poche falene chiare lontane dai centri industriali. La Biston betularia, nel giro di poche generazioni aveva

cambiato colore. Il nuovo colore scuro permetteva loro di

nascondersi ai predatori e quindi di riuscire a

sopravvivere in un ambiente che era a sua volta

cambiato.

Classe V B P.Calamandrei

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L’inquinamento atmosferico e i polmoni Il nostro corpo è dotato di due grandi strutture spugnose:

i polmoni. Quando respiriamo aria pulita che non

contiene sostanze nocive, i polmoni sono di un bel colore rosato. Al contrario i polmoni di un fumatore o di una persona

che respira aria inquinata sono grigi e sporchi. L'inquinamento atmosferico è aria sporca che contiene

sostanze chimiche nocive.

A volte l'inquinamento è visibile: è il fumo che esce dai

tubi di scappamento delle auto e dalle ciminiere delle

fabbriche.

I nostri polmoni contengono migliaia di tubicini chiamati

vie respiratorie, simili ai rami di un albero. L'aria inquinata

può causare danni ai polmoni perché ogni giorno

inspiriamo ed espiriamo molta aria.

Le particelle possono entrare nei polmoni e danneggiarli,

possono provocare gonfiore e arrossamento delle vie

respiratorie, prurito al naso e alla gola........

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L'inquinamento è dannoso per tutti ma soprattutto per i

polmoni dei bambini e degli anziani.

Classe V C P.Calamandrei

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PARLIAMO UN PO’ DI … INQUINAMENTO

In classe abbiamo deciso di affrontare il problema INQUINAMENTO, di cui sentiamo parlare da tutti, per capire meglio le cose. Abbiamo scoperto che l’inquinamento è di vari tipi:

! da rumore ! dell’aria ! dell’acqua ! del terreno

L’inquinamento da rumore è considerato meno importante degli altri ma non è così, perché può provocare disturbi che possono arrivare fino alla sordità o alla morte. L’inquinamento dell’aria provoca malattie sia a

livello respiratorio che alla pelle, perché, riducendosi lo strato dell’ozono, i raggi ultravioletti del sole non vengono più fermati.

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L’inquinamento dell’acqua attualmente è molto grave. Mentre fino al 1700 il mare era in grado di trasformare i rifiuti che vengono buttati in mare in acqua, ora i rifiuti sono troppi e non è possibile trasformarli. L’acqua copre ¾ del pianeta ma c’è solo quella non ne abbiamo altra. Se la inquiniamo non possiamo più usarla. Anche l’inquinamento del terreno è un po’ sottovalutato però non deve essere dimenticato in quanto i veleni che vengono usati in agricoltura spesso vanno ad inquinare le falde acquifere, per cui non si può più usare l’acqua. L’aumento dell’acqua dei fossati che arrivano dai terreni crea il problema dell’eutrofizzazione che ha per conseguenza la morte dei pesci e la mucillagine che ci impedisce di fare il bagno al mare.

Per inquinare di meno dobbiamo prestare più attenzione alla raccolta differenziata dei rifiuti. L’inquinamento è una cosa seria e noi abbiamo solo questo mondo: rispettiamolo! Classe V A P.Bertolini, Riale

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VISITA AL FELSINEO

Il 18 marzo 2014 siamo andati a visitare il Felsineo, l’azienda bolognese che produce mortadella da oltre 50 anni. Durante la visita abbiamo potuto vedere le varie fasi di produzione; in tutto, il ciclo di produzione dura 3 giorni. Per la preparazione della mortadella si utilizzano unicamente tagli selezionati provenienti dal suino (spalle, triti magri, trippini, grasso). Il magro viene sgrossato e macinato, e lo si impasta con i cubetti di grasso (preparati prima) e tutti gli altri ingredienti (sale, pepe, ascorbato di sodio, nitrito di sodio, eventualmente pistacchi). L’impasto crudo è poi insaccato in involucri di cellulosa o naturali e cotto in forni ad aria calda secca: la temperatura finale a cuore del prodotto è tra i 70°C e i 74°C. Occorrono circa 20 ore di cottura per una mortadella da 30kg. Infine, la mortadella viene raffreddata con diversi getti d’acqua e confezionata. VISITA ALLA MELAMANGIO Il 14 aprile 2014 abbiamo visitato la Melamangio, l’azienda che si occupa del servizio di ristorazione della nostra scuola e delle altre scuole di Zola Predosa e Casalecchio. Abbiamo potuto visitare la cucina (rendendoci conto di cosa significa preparare il pasto per oltre 3000 persone!) e parlare con una

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nutrizionista che ci ha spiegato i criteri con cui si prepara il menù. Quello principale tiene conto della piramide alimentare. Noi abbiamo fatto loro domande a proposito di cibi che non vengono mangiati spesso: piadine, gli spaghetti (che non mettono), loro ci hanno risposto con frasi sincere e vere: ad esempio le porzioni con gli spaghetti verrebbero disuguali. Classe V B – P.Bertolini

EAT FISH ONCE A WEEK

EAT SWEETS IN MODERATION

EAT SOME VEGATABLES EVERY DAY!

DRINK A LOT OF WATER EVERY DAY!!!

EAT BALANCED

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Finito di stampare nel mese di luglio 2014presso Tipolitografia Labor

Via Risorgimento, 51 - Zola Predosa (Bo)