16
Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni co- sa, perché le consue- tudini, gli stili, gli ora- ri, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strut- ture, che esige la conversione pastora- le, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che es- se diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in co- stante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positi- va di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia. Come diceva Giovanni Pao- lo II ai Vescovi dell’Oceania, «ogni rinnovamento nella Chiesa deve avere la missione come suo scopo per non cadere preda di una specie d’introversione eccle- siale». (Evangelii Gau- dium 27). “Sogno un’Europa che promuove e tutela i di- ritti di ciascuno, senza di- menticare i doveri di tutti. Sogno un’ Europa di cui non si possa dire che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione del so- gno della giovinezza”, le parole di S.Giovanni XXIII Se hai un sogno lo devi proteggere Se hai un sogno lo devi proteggere Se hai un sogno lo devi proteggere Il sangue dei Martiri è seme di nuovi cristiani Ottobre 2017 ci aiutano a comprendere, quello che c’è nel cuore di Papa Francesco, un “desiderio forte”, di realizzare, qualcosa di grande, di importante e di bello che ti motiva, ti spinge ad agire e dà un senso alla tua vita. In Cristo voi potete credere nel futuro, anche se non potete distinguerne i contorni. Voi potete affidarvi al Signore del futuro, e superare così il vostro scoraggiamento di fronte alla grandezza del compito ed al prezzo da pagare”. (Giovanni Paolo II, Messaggio per la XVIII Giornata Mon- diale della Pace). Una cosa vorrei dirvi. È una cosa speciale per chi è sensibile alle cose belle. Abbiate un sogno. Abbiate un bel sogno. Seguite sol- tanto un sogno. Il sogno di tutta la vita. La vita che è un sogno è lieta. Una vita che segue un sogno si rin- nova di giorno in giorno. Sia il vostro un sogno che miri a rendere liete non soltanto tutte le per- sone, ma anche i loro discendenti. È bello so- gnare di rendere felice tutta l'umanità. Non è impossibile...” .(P. Ezechiele Ramin, missiona- rio comboniano) Sognare con Pietro è è far diventare i miracoli Luce. “Colui che ha iniziato in voi quest’opera buona la porterà a compimento” (Fil 1,6)

Se hai un sogno lo devi proteggere · che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione

  • Upload
    others

  • View
    1

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Se hai un sogno lo devi proteggere · che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione

“Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni co-sa, perché le consue-tudini, gli stili, gli ora-ri, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strut-ture, che esige la conversione pastora-le, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che es-se diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in co-stante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positi-va di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia. Come diceva Giovanni Pao-lo II ai Vescovi dell’Oceania, «ogni

rinnovamento nella Chiesa deve avere la missione come suo scopo per non cadere preda di una specie d’introversione eccle-siale». (Evangelii Gau-dium 27).

“Sogno un’Europa che promuove e tutela i di-ritti di ciascuno, senza di-

menticare i doveri di tutti. Sogno un’ Europa di cui non si possa dire che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014).

“La vita non è altro che la realizzazione del so-gno della giovinezza”, le parole di S.Giovanni XXIII

Se hai un sogno lo devi proteggereSe hai un sogno lo devi proteggereSe hai un sogno lo devi proteggere

Il sangue dei Martiri è seme di nuovi cristiani

Ottobre 2017

ci aiutano a comprendere, quello che c’è nel cuore di Papa Francesco, un “desiderio forte”, di realizzare, qualcosa di grande, di importante e di bello che ti motiva, ti spinge ad agire e dà un senso alla tua vita.

“ In Cristo voi potete credere nel futuro, anche se non potete distinguerne i contorni. Voi potete affidarvi al Signore del futuro, e superare così il vostro scoraggiamento di fronte alla grandezza del compito ed al prezzo da pagare”. (Giovanni Paolo II, Messaggio per la XVIII Giornata Mon-

diale della Pace).

“Una cosa vorrei dirvi. È una cosa speciale per chi è sensibile alle cose belle. Abbiate un sogno. Abbiate un bel sogno. Seguite sol-tanto un sogno. Il sogno di tutta la vita. La vita che è un sogno è lieta. Una vita che segue un sogno si rin-

nova di giorno in giorno. Sia il vostro un sogno che miri a rendere liete non soltanto tutte le per-sone, ma anche i loro discendenti. È bello so-gnare di rendere felice tutta l'umanità. Non è impossibile...” .(P. Ezechiele Ramin, missiona-rio comboniano)

Sognare con Pietro è è far diventare i miracoli Luce.

“Colui che ha iniziato in voi quest’opera buona la porterà a compimento” (Fil 1,6)

Page 2: Se hai un sogno lo devi proteggere · che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione

Pagina 2 Visita il nostro sito: www.parrocchia santalessandro.it

06 41 400 216

CURA DELLA CASA COMUNE

Don Bosco raccontò ai suoi molti sogni. Ma che valore dava lui ai suoi sogni? Il primo compila-tore delle Memorie biografiche, don G.B. Lemoyne, riferisce questo giudizio di don Bosco mede-simo: "Nei primi anni io andavo a rilento a prestare a questi sogni tutta quella credenza che meri-tavano. Molte volte li attribuivo a scherzi della fantasia. Raccontando quei sogni, annunciando morti imminenti, predicendo il futuro, più volte ero rimasto nell'incertezza, non fidandomi di aver compreso e temendo di dire bugie. Alcune volte mi confessai da don Cafasso di questo, secondo me, azzardato parla- re. Mi ascoltò, pensò al-quanto, poi disse: "Dal momento che quanto dite si avvera, potete stare tranquillo e continu-are". Però solo anni dopo quando morì il gio-vane Casalegno e lo vidi nella cassa sopra due sedie nel portico, precisamente come nel sogno, allora più non esitai a credere ferma-mente che quei sogni fossero avvisi del Signore " (M.B., vol. V, p. 376). Il SOGNO DELLA BARCA DI PIETRO NELLA TEMPESTA Il So-gno detto anche del- le “due colonne” Don Bo-sco lo raccontò la sera del 30 maggio 1862. "Figuratevi - disse di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio sopra uno scoglio isolato, e di non ve- dere attorno a voi altro che mare. In tutta quella vasta superficie di acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, con le prore ter-minate a rostro di fer- ro acuto a mo' di strale. Queste navi sono armate di cannoni e cari-che di fucili, di armi di ogni genere, di materie incendiarie e anche di libri. Esse si avanzano contro una nave mol- to più grande e alta di tut-te, tentando di urtarla con il rostro, di incendiar-la e di farle ogni gua- sto possibile. A quella maestosa nave, arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle che da lei ricevono ordini ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalla flotta avversaria. Ma il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici. In mezzo all'immensa distesa del mare si elevano dalle onde du-e robuste colonne, altissime, poco distanti l'una dall'altra. Sopra di una vi è la statua della Vergi-ne Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: "AUXILIUM CHRISTIA-NORUM; sull'altra, che è molto più alta e grossa, sta un' OSTIA di grandezza proporzionata alla colonna, e sotto un altro cartello con le parole: "SALUS CREDENTIUM".

Il sogno della barca di PietroIl sogno della barca di Pietro

Page 3: Se hai un sogno lo devi proteggere · che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione

Pagina 3

Che cosa fai cosi’ addormentato?Alzati...Che cosa fai cosi’ addormentato?Alzati...

.

Nella Sacra Scrittura, tra i profeti di Israele, spicca una figura un po’ anomala, un profeta che tenta di sottrar-si alla chiamata del Signore rifiutando di mettersi al servizio del piano divino di salvezza. Si tratta del profeta Giona, di cui si narra la storia in un piccolo libretto di soli quattro capitoli, una sorta di parabola portatrice di un grande insegnamento, quello della misericordia di Dio che perdona. Giona è un profeta “in uscita” ed anche un profeta in fuga! E’ un profeta in uscita che Dio invia “in periferia”, a Ninive, per convertire gli abitanti di quella grande città. Ma Ninive, per un israelita come Giona, rappresen-tava una realtà minacciosa, il nemico che metteva in pericolo la stessa Gerusalemme, e dunque da distrug-gere, non certo da salvare. Perciò, quando Dio manda Giona a predicare in quella città, il profeta, che cono-sce la bontà del Signore e il suo desiderio di perdonare, cerca di sottrarsi al suo compito e fugge. Durante la sua fuga, il profeta entra in contatto con dei pagani, i marinai della nave su cui si era imbarcato per allontanarsi da Dio e dalla sua missione. E fugge lontano, perché Ninive era nella zona dell’Iraq e lui fug-ge in Spagna, fugge sul serio. Ed è proprio il comportamento di questi uomini pagani, come poi sarà quello degli abitanti di Ninive, che ci permette oggi di riflettere un poco sulla speranza che, davanti al pericolo e alla morte, si esprime in preghiera. Infatti, durante la tra- versata in ma-re, scoppia una tre- menda tem-pesta, e Giona scen- de nella stiva della nave e si abban- dona al son-no. I marinai invece, vedendosi perduti, «invocarono ciascuno il proprio dio»: erano pagani (Gn 1,5). Il capitano della nave sveglia Giona dicendogli: «Che cosa fai così addormentato? Alzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero di noi e non perire- mo» (Gn 1,6). La reazione di questi “pagani” è la giusta reazione da- vanti alla mor-te, davanti al pericolo; perché è allo-ra che l’uomo fa completa esperienza della propria fragilità e del proprio bisogno di salvezza. L’istintivo orro-re del morire svela la necessità di sperare nel Dio della vita. «Forse Dio si darà pensiero di noi e non perire-mo»: sono le parole della speranza che diventa preghiera, quella supplica colma di angoscia che sale alle labbra dell’uomo davanti a un imminente pericolo di morte. Quando Giona, riconoscendo le proprie responsabilità, si fa gettare in mare per salvare i suoi compagni di viaggio, la tempesta si placa. La morte incombente ha portato quegli uomini pagani alla preghiera, ha fatto sì che il profeta, nonostante tutto, vivesse la propria vocazione al servizio degli altri accettando di sacrificarsi per loro, e ora conduce i sopravvissuti al riconoscimento del vero Signore e alla lode. I marinai, che avevano pregato in preda alla pa-ura rivolgendosi ai loro dèi, ora, con sincero timore del Signore, riconoscono il vero Dio e offrono sacrifici e sciolgono voti. La speranza, che li aveva indotti a pregare per non morire, si rivela ancora più potente e opera una realtà che va anche al di là di quanto essi speravano: non solo non periscono nella tempesta, ma si aprono al rico-noscimento del vero e unico Signore del cielo e della terra.

Page 4: Se hai un sogno lo devi proteggere · che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione

Pagina 4

Ci facciamo guidare dal nostro Vescovo Papa Francesco, per chiederci: siamo una comunità addormentata? Che tipo di comunità siamo? “Chiediamoci se siamo cristiani da salotto, che chiacchierano su come vanno le cose nella Chie-sa e nel mondo, oppure apostoli in cammino, che confessano Gesù con la vita perché hanno Lui nel cuore. Chi con-fessa Gesù sa che non è tenuto soltanto a dare pareri, ma a dare la vita; sa che non può credere in modo tiepido, ma è chiamato a “bruciare” per amore; sa che nella vita non può “galleggiare” o adagiarsi nel benessere, ma deve rischiare di prendere il largo, rilanciando ogni giorno nel dono di sé. Chi confessa Gesù fa come Pietro e Paolo: lo segue fino alla fine; non fino a un certo punto, ma fino alla fine, e lo segue sulla sua via, non sulle nostre vie. La sua via è la via della vita nuova, della gioia e della risurrezione, la via che passa anche attraverso la croce e le persecuzioni. 29 06 2017

I fedeli si possono divi- dere in tre gruppi: indif-ferenti, ipocriti e coeren- ti. Parola di papa Fran-cesco. Il Pontefice in una delle Messe del mattino nella Cappella di Casa Santa Marta ha spiegato che ci sono credenti che allontanano le persone da Cristo, ma ci sono an- che coloro che ascoltano davvero il grido di chi ha bisogno di Dio.

Nella sua omelia sul Vangelo del cieco Barti-mèo che urla verso Gesù per essere guarito e vie-ne sgridato dai discepoli affinché taccia.

Per Papa Francesco, ci sono i cristiani che pen-sano solo al loro rapporto con Dio, un rapporto «chiuso, egoistico», e non sentono la dispera-zione del prossimo: «Quel gruppo di gente, anche oggi, non sente il grido dei tanti che hanno bisogno di Gesù. Un gruppo di indifferenti: non sentono, credono che la vita sia il loro gruppetto lì; sono contenti; sono sordi al clamore di tanta gente che ha bisogno di salvezza, che ha bisogno dell’aiuto di Gesù, che ha bisogno della Chiesa. Questa gente è gente egoista, vive per se stessa. Sono incapaci di sentire la voce di Gesù».

Poi ha continuato, ci sono quelli che sentono questo grido che chiede aiuto, ma che vogliono farlo tacere». Come quando i discepoli allontanano i bambini «perché non scomodassero il Maestro: il Maestro era loro, era per loro, non era per tutti. Questa gente allontana da Gesù quelli che gridano, che hanno bisogno di fede, che hanno bisogno di salvezza». Tra questi il Papa include gli «affaristi, che sono vicino a Gesù», sono nel tempio, appaiono «religiosi», ma «Gesù li ha cacciati via, perché facevano affari lì, nella casa di Dio». Sono le persone «che non vogliono sentire il grido di aiuto, ma preferiscono fare i loro affari e usano il popolo di Dio, usano la Chiesa, per fare i propri affari. Questi affaristi allontanano la gente da Gesù». Questo gruppo «contiene» i cristiani «che non danno testimonianza: sono cristiani di nome, cristiani di salotto, cristiani di ricevimenti, ma la loro vita interiore non è cristiana, è monda-na. Uno che si dice cristiano e vive come un mondano, allontana quelli che gridano aiuto a Gesù. Poi, ci sono i rigori-sti, quelli che Gesù rimprovera, che caricano tanti pesi sulle spalle della gente. Gesù dedica loro tutto il capitolo 23.mo di San Matteo. “Ipocriti - dice loro - sfruttate la gente”. E invece di rispondere al grido che chiede salvezza allontanano la gente»

Ma c’è una terza parte di cristiani: «Quelli che aiutano ad avvicinarsi a Gesù». «C’è il gruppo dei cristiani che hanno coerenza fra quello che credono e quello che vivono - ha affermato il Papa - e aiutano ad avvicinarsi a Gesù, alla gente che grida, chiedendo salvezza, chiedendo la grazia, chiedendo la salute spirituale per la loro anima».

In conclusione Papa Francesco ci consiglia: «Ci farà bene fare un esame di coscienza per capire se siamo cristiani che allontanano la gente da Gesù o la avvicinano perché sentiamo il grido di tanti che chiedono aiuto per la propria salvezza».

A Margine del Convegno:Addormentati? A Margine del Convegno:Addormentati? A Margine del Convegno:Addormentati?

Page 5: Se hai un sogno lo devi proteggere · che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione

Pagina 5 Visita il nostro sito: www.parrocchia santalessandro.it

06 41 400 216

Dicono che la dottrina cattolica escluda totalmente la felicità da questo mondo, che divida la condizione umana in due fasi nettamente contrastanti: la prima in questa valle di lacrime, la seconda nel regno della beatitudine eterna; quaggiù la semina nel pianto, lassù il raccolto nell'esultanza. Non è vero? Non è questo, si dice, il linguaggio della Chiesa?

E' vero fino ad un certo punto. Certamente è inesatto dire che non si nasce per essere felici. Al contrario, a noi cattolici è stato sempre insegnato che siamo creati per la felicità; che la felicità non solo ci è possibile, ma ci è perfino comandata. Per noi la felicità non è solo una aspirazione legittima, ma anche un preciso do-vere. E' fuori dub- bio che Dio ci voglia tutti salvi e felici. Certo salvi col nostro consenso, felici con la nostra coope-razione, non contro voglia, perché Dio rispetta la nostra libertà. E' vero che la felicità intera, sicu- ra e perfetta sia sol-tanto lassù, ma è falso che non ve ne sia affatto quaggiù. Si tratta di volerla cercare dove esat- tamente si trova.

E' stato detto fino alla noia che la felici-tà non si trova nei milioni, non si identi-fica col piacere, non si conquista con la carriera, non si raggiunge con il pote-re. E invece gli uo- mini si intestardisco-no a cercarla in quelle illusioni, seguendo non la coscienza, ma l'apparenza, non la ragione ma la passione. E' naturale che poi si rimanga delusi, che si piombi nella noia, che si gridi alla tristezza della vita, che si definisca l'esistenza una miseria inutile.

C'é da meravigliarsi che i gaudenti di ieri e di oggi siano tutti pessimisti? Non lo sono invece i veri cristia-ni. Perché pur riconoscendo che quaggiù non mancano lacrime e avversità, pur ammettendo che il dolore è il pane quotidiano del nostro cammino verso l'eternità, tuttavia la fede nei supremi destini e l'amore appas-sionato di Dio compensano talmente il cuore dei santi da farli esultare di gioia.

Anzi il dolore e le contrarietà contribuiscono ad affinare lo spirito e ad accrescere l'amore, e con l'amore cresce anche la gioia. La gioia spesso non è dove si ride, essa è sempre dove si ama.

Così nella varietà dei santi voi potrete trovare, il santo dotto e quello ignorante, il santo immerso nella soli-tudine e il santo impegnato nella vita pubblica, il santo cui bastava una minuscola cella e il santo cui non bastava il mondo intero, il santo consumato dalla tisi e il santo divorato dallo zelo; ma un solo tipo di santo non troverete mai: il santo triste e malinconico. Non c'è, non ci sarà mai. Perché la vita vissuta nell'amore di Dio è un inizio di vita eterna.

San Francesco riempì di gioia le valli dell'Umbria, San Filippo Neri folleggiava per le vie di Roma, ebbro di gioia cristiana. La vita è un deserto senza Dio, ma con Dio è una miracolosa Primavera. I santi sono i più intelligenti: si godono la vita di qua e di là; mentre i cosiddetti furbi sono in realtà i più insipienti, perché stanno male dentro di loro di qua e poi di là. Non tristezza della fede, ma tristezza del vizio, non pessimi-smo dei santi, ma pessimismo dei cattivi. Come l'inferno incomincia di qua per i malvagi, così il paradiso inizia di qua per i giusti e i santi.

PESSIMISMO STERILE

Page 6: Se hai un sogno lo devi proteggere · che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione

Pagina 6

Prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare

24. La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgo-no, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano. “Primerear – prendere l’iniziativa”: vogliate scusar-mi per questo neologismo. La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr 1 Gv 4,10), e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericor- dia del Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa! Come conseguenza, la Chiesa sa “coinvolgersi”. Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginoc-chio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai discepoli: «Sarete beati se farete que- sto» (Gv 13,17). La comunità evan- gelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Gli evangelizza-tori hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce. Quindi, la comunità evangelizzatrice si dispone ad “accompagnare”. Accompagna l’umanità in tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere. Conosce le lunghe attese e la sopportazione apostoli-ca. L’evangelizzazione usa molta pazienza, ed evita di non tenere conto dei limiti. Fedele al dono del Si-gnore, sa anche “fruttificare”. La comunità evangelizzatrice è sempre attenta ai frutti, perché il Signore la vuole feconda. Si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania. Il seminatore, quando vede spuntare la zizzania in mezzo al grano, non ha reazioni lamentose né allarmiste. Trova il modo per far sì che la Parola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova, benché apparentemente siano imperfetti o incompiuti. Il discepolo sa offrire la vita intera e giocarla fino al martirio come testimonianza di Gesù Cristo, però il suo sogno non è riempirsi di nemici, ma piuttosto che la Parola venga accolta e manifesti la sua potenza liberatrice e rinnovatrice. Infine, la comunità evangelizzatrice gioiosa sa sempre “festeggiare”. Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti nell’evangelizzazione. L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evan-gelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi.(da E.G. n.24)

SAPER FESTEGGIARE.SAPER FESTEGGIARE.SAPER FESTEGGIARE.

Page 7: Se hai un sogno lo devi proteggere · che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione

Pagina 7 Visita il nostro sito: www.parrocchia santalessandro.it

06 41 400 216

1 OTTOBRE ORE 17.30 APERTURA MESE MISSIONI

S.ROSARIO MISSIONARIO

5 OTTOBRE ORE 17.30 APERTURA CAMMINO

CENACOLO SPIRITO SANTO

2017-2018

9 OTTOBRE ORE 17.00 INCONTRO MISSIONARIO

S.GIUSEPPE A CESARINA

10/11/12 ORE 16.45 INCONTRO MISSIONARIO

RAGAZZI

UN SALVADANAIO

SPECIALE

22 OTTOBRE ORE 10.00 APERTURA CENTENARIO

DEDICAZIONE S.ALESSANDRO

S. MESSA PRESIEDUTA DA

S. EM. REV.MA IL CARDINALE FERNANDO FILONI

PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE

PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

23 OTTOBRE ORE 18.00 CENTRI D’ASCOLTO

DELLA PAROLA

26 OTTOBRE ORE 16.00 RINGRAZIAMENTO MESE

MISSIONARIO

ADORAZIONE EUCARISTICA

29 OTTOBRE ORE 10.45 INCONTRO FAMIGLIE

GENITORI

IN CASA OCCHI APERTI

PROGRAMMA OTTOBRE

Page 8: Se hai un sogno lo devi proteggere · che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione

Pagina 8

Page 9: Se hai un sogno lo devi proteggere · che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione

Pagina 9 Visita il nostro sito: www.parrocchia santalessandro.it

06 41 400 216

Page 10: Se hai un sogno lo devi proteggere · che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione

Pagina 10 .

Page 11: Se hai un sogno lo devi proteggere · che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione

Pagina 11 Visita il nostro sito: www.parrocchia santalessandro.it

06 41 400 216

Page 12: Se hai un sogno lo devi proteggere · che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione

Pagina 12 Visita il nostro sito: www.parrocchia santalessandro.it

06 41 400 216

Page 13: Se hai un sogno lo devi proteggere · che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione

Pagina 13

Page 14: Se hai un sogno lo devi proteggere · che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione
Page 15: Se hai un sogno lo devi proteggere · che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione
Page 16: Se hai un sogno lo devi proteggere · che il suo impegno per i diritti umani è stata l’ultima sua utopia”. (Discorso 25.11.2014). “La vita non è altro che la realizzazione

UN SACERDOTE. Si è spento questa mattina, venerdì 29 settembre, m onsignor Giovanni Battista Proja, ca-nonico della basilica lateranense, 100 anni compiut i il 14 giugno scorso. Era ricoverato da poco più di un anno nella casa di cura Villa Luisa, dove lo aveva raggiunto, in occasione del giro di boa del secolo, anche la visita dell’al lora cardinale vicario Agostino Vallini, che si era fatto portatore degli auguri di tutto il cle ro di Roma. Nato il 14 giugno 1917 a Monte San Giovanni Campano (Frosinone), sacerdote dal 14 febbraio 1942 – ordinato al Pontifi-cio Seminario Romano Maggiore -, Proja aveva legato alla Chiesa e alla città di Roma i suoi lunghi anni di vita e di ministero. E a Roma a veva vissuto anche gli anni tragici della seconda guerra mondiale. Prima missionario in Benin, dove si è impegnato per la costruzione di una chiesa e di di-versi pozzi, è stato padre spirituale al Seminario Minore, divenendo guida e punto di riferi-mento per tanti giovani preti. È stato tra l’altro il confessore di don Andrea Santoro, il sa-cerdote romano “fidei donum” ucciso a Trabson, in T urchia, il 5 febbraio 2006. È postula-tore della causa di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio monsignor Pier Carlo Landucci e ha esplicato per oltre vent’anni il mand ato di esorcista. Intervistato dal settimanale diocesano Roma Sette i n occasione del 100° compleanno, ri-cordava il suo incontro con 9 pontefici. Di Giovann i XXIII sottolineava «l’estrema semplici-tà, mi ha insegnato ad essere umile»; l’ultimo inco ntro poi nel 2014 con Francesco, nella basilica di San Giovanni in Laterano: «Quando gli h o detto che ero il decano dei sacerdoti della basilica, che avevo 98 anni ed ero sacerdote da 73 si è chinato e mi ha baciato la ma-no», ricordava commosso. Autore di decine di opuscoli sulla vita dei santi, dai protomartiri a san Tommaso Moro, ha pubblicato uno studio sul Carcere Mamertino e una r accolta di poesie, di vari autori, dedi-cate alla Vergine. Particolarmente devoto a san Tom maso d’Aquino,per anni ha organizza-to pellegrinaggi attraverso un itinerario tomistico che terminava con la visita all’abbazia di Fossanuova, a Priverno, dove il santo morì nel 1274 . Negli ultimi anni della sua vita, tra-scorreva le giornate in preghiera, con l’unico gran de dolore di non poter più celebrare la Messa. «Mi manca tanto – riferiva a Roma Sette -. L ’ultima risale al 14 febbraio scorso per il mio 75° anniversario di sacerdozio, lo scorso 1° maggio ho concelebrato dal letto». La Santa Messa nella nostra Parrocchia, Domenica 1 Ottobre alle ore 11.30.

1918.S.ALESSANDRO.2018