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Seconda definizione: studio dei sistemi e dei processi di significazione e comunicazione

Seconda definizione: studio dei sistemi e dei …...parabola è un discorso ma è soprattuttouna parola che ha un fine, evocaun cambiamento,è un appello(De Mauro). «La parole è

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Seconda definizione: studio dei sistemi e dei processi di

significazione e comunicazione

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Saussure

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Fondazione linguistica della disciplina

• Ferdinand de Saussure (1857-1913)Corso di linguistica generale (1916; trad. it. Laterza 1967, cura di T. DeMauro, sull’edizione del 1922 di Engler)

«La lingua è un sistema di segni esprimenti delle idee e, pertanto, è confrontabilecon la scrittura, l’alfabeto dei sordomuti, i riti simbolici, le forme di cortesia, isegnali militari ecc. ecc. Essa è semplicemente il più importante di tali sistemi.Si può dunque concepire una scienza che studia la vita dei segni nel quadrodella vita sociale; essa potrebbe formare una parte della psicologia sociale e, diconseguenza, della psicologia generale; noi la chiamiamo semiologia (dal grecosemeion, “segno”). Essa potrebbe dirci in che consistono i segni, quali leggi liregolano. Poiché essa non esiste ancora non possiamo dire che cosa sarà;essa ha tuttavia diritto a esistere e il suo posto è determinato in partenza. Lalinguistica è solo una parte di questa scienza generale, le leggi scoperte dallasemiologia saranno applicate alla linguistica e questa si troverà collegata a undominio ben definito nell’insieme dei fatti umani» (CDL, 25-26)

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Prima questione: rapporto tra semiologia e linguistica

Barthes, Elementi di semiologia, 1966:14: «non è affatto certo chenella vita sociale del nostro tempo esistano, al di fuori del linguaggioumano (cioè del linguaggio verbale), sistemi di segni di una certaampiezza».

La previsione di Saussure andrebbe dunque rovesciata: lungi dalrisolversi in una branca della semiotica/semiologia la linguisticadovrebbe fungere da riferimento per capire tutti gli altri sistemi disegni («la semiologia è forse destinata a farsi assorbire da unatranslinguistica»), e le categorie che si ritrovano tipiche della verbalitàdovrebbero pertanto formare l’ossatura anche di questi ultimi.

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Il posto della linguistica• Compito del linguista è definire ciò che fa della lingua un sistema speciale nell’insieme

dei fatti semiologici […]; da una parte, niente è più adatto della lingua a far capire lanatura del problema semiologico; ma per porlo in modo conveniente, bisognerebbestudiare la lingua in se stessa; senonché, fino ad ora, la si è esaminata quasi sempre infunzione di qualche altra cosa, sotto altri punti di vista.

• Per cominciare, c’è la concezione superficiale del gran pubblico, che nella lingua nonvede se non una nomenclatura, il che soffoca ogni indagine sulla sua effettiva natura.

• Poi vi è il punto di vista dello psicologo che studia il meccanismo del segnonell’ individuo; è il metodo più facile, ma non conduce più in là della esecuzioneindividuale e non sfiora il segno, che è sociale per natura.

• O, ancora, quando ci si accorge che il segno deve essere studiato socialmente, si badasoltanto ai tratti della lingua che la ricollegano alle altre istituzioni, a quelli chedipendono più o meno dalla nostra volontà. E in questo modo si fallisce l’obiettivoperché si perdono di vista i caratteri che appartengono soltanto ai sistemi semiologici ingenerale e alla lingua in particolare. Il fatto che il segno sfugge sempre in qualchemisura alla volontà individuale o sociale, questo è il suo carattere essenziale; ma èproprio questo carattere che a prima vista si scorge meno. (CLG:26-27)

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Compiti della linguistica(Saussure)

• Fare la descrizione e la storia di tutte le lingue possibili dal punto divista sia interno che esterno

• Cercare le forze che sono in gioco in maniera permanente in tutte lelingue ed estrarre le leggi generali cui sono riconducibili tutti ifenomeni della storia (punto di vista pancronico: studio di ciò che èinvariante nel variare delle forme spazio-temporali)

• Definire e delimitare se stessa, cioè i termini e i punti di vista con cuiopera.

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I tre livelli della linguisticità

1. Langage

Capacità naturale di usare parole e frasi di almeno una lingua.Realtà multiforme (eteroclita), endofasica ed esofasica (produttivae ricettiva), situata a cavallo di diversi campi: quello fisico, quellopsichico, quello individuale e quello sociale (periodo criticodell ’ apprendimento del linguaggio: 2-12 anni; Lenneberg [Ifondamenti biologici del linguaggio, 1967] parla di “finestratemporale del linguaggio”).

De Mauro (Lezioni di linguistica teorica, Laterza, 2008): “l’Homosapiens non è solo Homo loquens ma pluriloquens; ed è signans,anzi plurisignans, polysemicus: la parola non sarebbe stataacquisita in assenza di questa natura.

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2. Langue

Carattere acquisito e convenzionale: insieme di parole e regolegrammaticali, strumento di natura storica e artificiale (sistema storico-naturale); dimensione sociale, collettiva, condivisa (pianoconoscitivo): “La lingua è un tesoro depositato dalla pratica dellaparole nei soggetti appartenenti ad una stessa comunità, un sistemagrammaticale esistente virtualmente in ciascun cervello o, piùesattamente, nel cervello di un insieme di individui, dato che la linguanon è completa in nessun individuo, ma esiste perfettamente soltantonella massa” (CLG, trad. it. p. 23).

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La lingua è

• La parte sociale del linguaggio, esterna alla volontà dell’individuo, che dasolo non può né crearla né modificarla;

• È un oggetto che si può studiare separatamente dalla parole (e infatti noipossiamo benissimo studiare le lingue morte nonostante nessuno le parlipiù);

• È di natura omogenea, a differenza del linguaggio, che complessivamenteè eterogeneo;

• È un oggetto di natura concreta, mentre i segni linguistici non sono cheastrazioni.

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3. Parole

Realizzazione individuale della facoltà di linguaggio, resa possibiledalla conoscenza di una lingua storico-naturale (piano operativo).Parola < parabolé (confronto e, per traslato, favola, apologo). Laparabola è un discorso ma è soprattutto una parola che ha un fine,evoca un cambiamento, è un appello (De Mauro).«La parole è un atto individuale di volontà e di intelligenza, nel qualeconviene distinguere: 1. le combinazioni con cui il soggetto parlanteutilizza il codice della lingua in vista dell’espressione del propriopensiero personale; 2. il meccanismo psico-fisico che gli permette diesternare tali combinazioni» (CLG, p. 24)

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Circuito della comunicazione

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Circuito della comunicazione«Il punto di partenza del circuito è nel cervello di uno dei due individui, per

esempio A, in cui i fatti di coscienza, che noi chiamiamo concetti, si trovanoassociati alle rappresentazioni dei segni linguistici o immagini acustiche cheservono alla loro espressione. Supponiamo che un dato concetto facciascattare nel cervello una corrispondente immagine acustica: esso è unfenomeno interamente psichico, seguito a sua volta da un processofisiologico: il cervello trasmette agli organi della fonazione un impulsocorrelativo alla immagine; poi le onde sonore si propagano dalla bocca di Aall’orecchio di B: un processo puramente fisico. Successivamente, il circuitosi prolunga in B in un ordine inverso, dall’orecchio al cervello: trasmissionefisiologica dell’ immagine acustica; nel cervello, associazione psichica diquesta immagine con il concetto corrispondente. Se B parla a sua volta,questo nuovo atto seguirà – dal suo cervello a quello di A – esattamente lostesso cammino del primo e passerà attraverso le stesse fasi successive»(CLG, p. 21).

Primo modello esplicito del processo comunicativo, con caratteri di fortesemplificazione (per certi aspetti affine al modello ingegneristico di Shannone Weaver).

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Fonia(fonazioni)

Senso(significazione)

significante

significato

segno

Parole Langue

Cfr. Prampolini, Ferdinand de Saussure, Carocci, 2013:52

Parole e Langue

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• Il rapporto tra fonie e sensi nello scambio comunicativo èsempre mediato da una forma (langue): insieme di classidi suoni (significanti) e sensi (significati).

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Entità concrete e schemi

Davanti al fluire ininterrotto di concreti atti di parole, ciascunoinfinitamente diverso dagli altri, sia la produzione che la ricezione diqualunque atto espressivo come quello, con quel senso sono possibilisolo in quanto sia il produttore che il ricevente mediano il rapporto conquell’atto concreto attraverso classi o schemi astratti.

Le classi fungono da schemi regolativi: regolano l’attività comunicativa,cioè la produzione e la ricezione di segnali.

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Segno come entità psichica bifacciale«Il segno linguistico unisce non una cosa e un nome, ma un concetto e un’immagine

acustica. Quest’ultima non è il suono materiale, cosa puramente fisica, ma la tracciapsichica di questo suono, la rappresentazione che ci viene data dalla testimonianza deinostri sensi: essa è sensoriale, e se ci capita di chiamarla ‘materiale’, ciò avviene soloin tal senso e in opposizione all ’ altro termine dell ’ associazione, il concetto,generalmente più astratto […]».

Per Saussure, il segno è un’entità psichica bifacciale, le cui facce, significato esignificante, sono connesse da una relazione di equivalenza (A sta per B):

concetto----------------------

immagine acustica

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Modello diadico di segno(Saussure, 1916)

Significato----------------------

Significante

Questi due elementi sono intimamente uniti e si richiamano l’un l’altro. Sia che cerchiamo ilsenso della parola latina arbor sia che cerchiamo la parola con cui il latino designa il concetto di“albero”, è chiaro che solo gli accostamenti consacrati dalla lingua ci appaiono conformi allarealtà, e scartiamo tutti gli altri che potrebbero immaginarsi” (CLG:83-85).

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• Il legame tra significato e significante nel segno è immotivato (dal punto di vistanaturale e logico) (Locke): non c’è rapporto di necessità naturale (phusei) tra laforma del significante delle parole e la consistenza dei possibili referentidenotabili con quella parola. Tale rapporto è regolato per una legge (nomoi) eper un accordo (thesei) (katà sunthéken, ad placitum) (legisegno per Peirce).

• Immotivatezza: indipendenza reciproca dei significanti e dei significati nel lorocostituirsi come facce del segno.

Arbitrarietà del segno o arbitrarietà verticale

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Locke, Saggio sull’intelletto umano, 1690«Fu necessario che l’uomo scoprisse qualche segno sensibile esterno,mediante il quale quelle idee invisibili, di cui sono costruiti i pensieri,potessero venir rese note agli altri. Nulla era più adatto a tale scopo,sia per abbondanza che per rapidità, di quei suoni articolati che inmodo così facile e vario l’uomo si trovò ad essere capace di produrre.In tal modo possiamo concepire come le parole, che di natura loroerano così adatte a quello scopo, venissero ad essere impiegate comesegni delle loro idee: non per alcuna connessione naturale che vi siatra particolari suoni articolati e certe idee, poiché in tal caso non cisarebbe tra gli uomini che un solo linguaggio, ma per una imposizionevolontaria, mediante la quale una data parola viene assuntaarbitrariamente a contrassegno di una tale idea. Perciò lo scopo delleparole è di essere segni sensibili delle idee; e le idee per le quali essestanno sono il loro significato proprio e immediato» (Saggio, III, II, 1, tr.it. p. 457)

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Bifaccialità del segno e biplanarità del codice

La relazione di corrispondenza tra A e B richiede l’intervento di unsistema linguistico (langue).

Alla dualità di espressione e senso, entità indicata e entità indicante,corrisponde la bifaccialità di significante e significato. Ma nessunsegno esiste da solo, perciò occorre rinviare alla interrelazione tra unpiano dell’espressione e un piano dei contenuti dicibili. Il codice èbiplanare.

Di qui l’interpretazione strutturalista della lingua come codice cheabbina biunivocamente unità appartenenti a due sistemi (Manetti,Comunicazione, 2011: 49)

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La lingua è un sistema di valori,un sistema di elementi interrelati

Significato----------------------

Significante

Significato----------------------

Significante

Significato----------------------

Significante

Nella lingua non vi sono che differenze

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Valore del segnoL’identità di un segno non è data dalla materialità degli elementi stessi,

ma dalle relazioni che essi intrattengono con gli altri elementi delsistema, dalle posizioni che ricoprono, dalle differenze che licaratterizzano: l’identità è data dal valore.

Esempi: un pezzo nel gioco degli scacchi, il treno Roma-Milano delle8,30, una strada che collega due citta, il valore del rosso (sempredato dal sistema di riferimento: stop, schieramento politico, allarme,cardinale, ecc.).

Irrilevanza degli aspetti materiali e importanza degli aspetti relazionali,differenziali (relativi ai significanti e ai significati consideratiseparatamente), oppositivi (relativi all’unità di segno, in relazione aglialtri segni) degli elementi.

Differenza e opposizione definiscono l’identità e il valore di un segno.L’identità di un segno è una questione di forma.

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• Il valore è una equivalenza tra cose di ordini differenti(CLG, 99), tra significato e significante (stare per).

• Il valore è una differenza tra cose dello stesso ordine:opposizione tra significati differenti o tra differentisignificanti.

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Identità del significato e del significanteIl significato è la classe delle significazioni poste in corrispondenza conun significante.

Il concetto è tenuto insieme dal nome e al nome deve la propria identità(nominalismo).

Altrettanto vale per il significante: classe delle fonazioni poste incorrispondenza con il significato.

Il proprio della istituzione linguistica è mantenere il parallelismo traquesti due ordini di differenze (Prampolini, Saussure, Carocci, 2013:56-58.

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Arbitrarietà materiale

Possibilità teorica di usare qualunque materiale per dare sostanza aisignificati e ai significanti dei codici semiologici. Non esiste alcunaintrinseca vocazione di certi materiali a fungere da senso piuttostoche da espressione. La specie umana utilizza svariati canali: ottico-mimico-prossemici, ottico-gestuali, ottico-grafici, olfattivi, fonico-uditivi, ecc.) per dare corpo alle espressioni delle sue semiotiche(vedi la questione del valore).

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Lingua come formaPrima dell’intervento di una lingua storico-naturale l’universo del pensiero e quello dei

suoni sono delle nebulose senza distinzioni interne:

«Preso in se stesso il pensiero è come una nebulosa in cui niente è necessariamentedelimitato. Non vi sono idee prestabilite, e niente è distinto prima dell’apparizionedella lingua. Di fronte a questo reame fluttuante, i suoni offrono forse di per se stessidelle entità circoscritte in anticipo? Niente affatto. La sostanza fonica non è più fissané più rigida; non è un calco di cui il pensiero ha bisogno. Noi possiamo dunquerappresentarci il fatto linguistico nel suo insieme, e cioè possiamo rappresentarci lalingua, come una serie di suddivisioni contigue proiettate, nel medesimo tempo, siasul piano indefinito delle idee confuse (A) sia su quello non meno indeterminato deisuoni (B)» (CLG: 136)

A

B

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«Ogni lingua traccia le sue particolari suddivisioni all’interno della“massa del pensiero” amorfa, e dà rilievo in essa a fattori diversi indisposizioni diverse, pone i centri di gravità in luoghi diversi e dà loroenfasi diverse. È come una stessa manciata di sabbia che puòprendere forme diverse, o come la nuvola di Amleto che cambiaaspetto da un momento all’altro. Come la stessa sabbia si può metterein stampi diversi, come la stessa nuvola può assumere forme semprenuove, così la stessa materia può essere formata o strutturatadiversamente in lingue diverse. A determinare la sua forma sonosoltanto le funzioni della lingua, la funzione segnica e le altre da essadeducibili. La materia rimane, ogni volta, sostanza per una nuovaforma, e non ha altra esistenza possibile al di là del suo esseresostanza per questa o quella forma» (Hjelmslev, Fondamenti di teoriadel linguaggio, 1968:56-7)

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• R. Barthes, Elementi di semiologia (1964), Einaudi, 1966, p. 52:

«Questa immagine è molto utile perché induce a concepire laproduzione del senso in modo originale, non più come la semplicecorrelazione di un significante e di un significato, ma forse, piùessenzialmente, come un atto di ritaglio simultaneo di due masseamorfe, di due “regni fluttuanti”, come dice Saussure; […] il sensocompare quando queste due masse vengono simultaneamente“ritagliate”: i segni (così prodotti) sono quindi degli articuli. Fra questidue caos, il senso è allora un ordine, ma tale ordine è essenzialmentedivisione: la lingua è un oggetto intermedio fra il suono e il pensiero:essa consiste nell’unire l’uno e l’altro scomponendolisimultaneamente […] la lingua è l’ambito delle articolazioni, e il sensoè, in primo luogo, scomposizione […]. Ne consegue che il compitofuturo della semiologia non consiste tanto nello stabilire dei lessici dioggetti, quanto nel ritrovare le articolazioni che gli uomini impongonoal reale […] semiologia e tassonomia sono forse chiamate adassorbirsi un giorno in una scienza nuova, l’artrologia o scienza dellesuddivisioni».