68
Aprile/Maggio 2011 n. 4/5 Assemblea nazionale Ac Guardando avanti Poste Italiane S.p.A - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 2, CNS/AC Roma Segno nel mondo € 1,70 g nel mondo

Segno

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Vita & diocesi

Citation preview

Page 1: Segno

Apr

ile/

Mag

gio

2011

n.4/5

Assemblea nazionale Ac

GuardandoavantiPo

ste

Ital

iane

S.p.

A-S

ped.

inab

b.po

st.D

.L.3

53/2

003

(con

v.in

L.27

/02/

2004

n.46

)ar

t.1,c

omm

a2,

CNS/

ACRo

ma

Segn

one

lmon

do€

1,70

gnel mondo

Page 2: Segno

5X1000L’Ac si fa in 45X1000Ci fACciamo in 4

Firma il 55xx11000000 nella dichiarazione dei redditi (CUD, 730, UNICO)a favore della FAA-AVENNoonn ttii ccoossttaa nnuullllaa mmaa vvaallee uunn tteessoorroo::nneell rriiqquuaaddrroo rriisseerrvvaattoo aall ssoosstteeggnnoo ddeell vvoolloonnttaarriiaattoo iinnsseerriissccii iill ccooddiiccee 9966330066222200558811

Se non sei obbligato a presentare la dichiarazione dei redditi, puoi comunque esprimere la tua scelta firmando il CUDe consegnandolo gratuitamente ad un CAF o all’Ufficio postale più vicino.

La Fondazione Apostolicam Actuositatem – Ave al fiancodell’Azione Cattolica Italiana� ne supporta con libri e riviste il progetto formativo� la sostiene concretamente nella realizzazione di alcuniprogetti solidali

1 sui temi del lavoro e del volontariato, degli studentifuorisede, delle famiglie in difficoltà

2 a Spello, per rendere Casa San Girolamo luogo vivoe attivo di formazione e spiritualità

3 nella Federazione Russa, per sostenere il centro perragazzi di strada a San Pietroburgo

4 in Burundi, per contribuire alla realizzazione delleadozioni scolastiche

Page 3: Segno

1

Suffragati da mille dati statistici, siamo ormaiassuefatti a considerare i giovani come un “proble-ma” sociale e anche ecclesiale. Non ci sono, se cisono non si vedono, se si fanno vedere sono imma-turi, se sono immaturi è perché non hanno modelli,se non ci sono modelli è perché abbiamo fallitotutti. Requiem!Nelle razionalissime e impeccabili analisi, però, mancaspesso una domanda che probabilmente i giovanistessi ci invitano a porci: di cosa davvero hanno biso-gno questi giovani per accogliere al meglio il dono dellavita e della fede? E come smetterla di trattarli da eternibamboccioni ridando loro il diritto-dovere di essereprotagonisti nella vita della Chiesa e della società?La domanda è elusa molte volte e in diversi modinon già per cattiveria, ma perché combinando lerisposte dei questionari sociologici non viene fuoriuna risposta nitida. Occorrerebbe allora passare aindagini “di qualità”, stare in strada, incontrarli perdavvero, perdere tempo con loro, parlarci seria-mente, ascoltarli ore e ore, non cedere alla tenta-zione del sermone due minuti dopo averli incrociati.E quando vivi la stessa strada ti imbatti in grandisorprese. Sia chiaro: i problemi ci sono, e anchegrossi e qui sarà compito della comunità (cristianae civile, insieme) porre in essere segni, valori, signi-ficati, persone e strumenti per fare anche della crisiun tempo di crescita, per tutti. Certo, la precarietà,la difficoltà a trovare un senso, i disagi familiari eaffettivi, la svendita della corporeità, la disaffezionecivica, alcuni contesti poco edificanti. Ma ascoltan-do, camminando insieme, scopri più luce di quantoosavi immaginare.Giovani e adolescenti coraggiosi. Alcuni fragili ma

tenaci, che non mollano mai. Altri che hanno comeuna scintilla naturale, altri ancora che per spiccareil volo hanno dovuto faticare senza tregua, altri chehanno provato a ri-costruire la loro storia dopo falli-menti, altri che nella generosità hanno fatto dellapropria vita un dono d’amore alla Chiesa e almondo. Molti in primissime file, altri capaci di stareutilmente nelle ultime file, lontano dai reporter.Nelle città, nella realtà, ti accorgi, semplicemente,che nessuno di loro è vuoto, nessuno di loro è irri-mediabilmente perso, tutti hanno qualcosa di ama-bile su cui scommettere. Il soffio di Dio è in ciascu-no, senza eccezioni, e continua a “fare l’uomo”come agli inizi della creazione.Il dramma non è come sono ma quanto sono soli. Èla solitudine il tronco che sta sbarrando il sentiero atroppi.Nella Chiesa, nelle parrocchie, attraverso la sempreattuale proposta dell’Azione cattolica, tantissimigiovani e giovanissimi “normali” affrontano senzaveli sugli occhi la loro vita e si lanciano gradual-mente verso vette più alte, scegliendo anche lasantità. Non sono eroi, non sono l’eccezione. Forsesono, incredibile a dirsi, la norma.Un’ordinarietà sconosciuta e talvolta calpestatadagli stereotipi. La loro presenza, è chiaro, non puòappagare, ma piuttosto stimolare un’azione evan-gelizzatrice e missionaria sempre più appassionatae fondata sulla vita spirituale.Gli elementi immancabili saranno sempre dei bravieducatori, laici e sacerdoti generosi, comunitàsemplici ma capaci anche di destrutturare le classi-che forme e tradizioni che le accompagnano, grup-pi di coetanei in cui condividere assieme la fedeltàe la passione per Dio e per gli uomini. E, al centro,significative relazioni, fondate sulla roccia, chehanno il coraggio di mostrare il volto cordiale esolare di Dio e una proposta cristiana capace diessere motivo di pienezza.A chi tocca? A nessuno è lecito stare in panchina. �g

]

Fatti parole

Giovanie fede:nessunopuòstare inpanchina

di VitoPiccinonna

[&

Page 4: Segno

2

Mensiledell’Azione Cattolica Italiana

Direttore Franco MianoDirettore Responsabile Giovanni [email protected] Redazione Gianni Di [email protected]

e-mail [email protected]. 06.661321 (centr.) Fax 06.6620207

Hanno collaborato a questo numero:Paolo Acanfora, Mirella Arcamone,Valerio DeLuca, Simone Esposito,Antonella Gaetani,Barbara Garavaglia, Fabiana Martini,ArmandoMatteo, Silvio Mengotto, Paolo Mira, AlessandroNizegorodcew, Mariangela Parisi,VitoPiccinonna, Dino Pirri, Marco Ratti, FrancescoRossi, Domenico Sigalini, Paola Springhetti,Dario E.Viganò, Fabio ZavattaroEditrice Fondazione Apostolicam ActuositatemVia della Conciliazione, 1 - 00193 RomaDirezione eAmministrazioneVia Aurelia, 481 - 00165 Roma

Grafica e impaginazione:Giuliano D’Orsi,Veronica FuscoStampa Mediagraf S.p.a.Viale della Navigazione Interna, 89 - 35027Noventa Padovana - PDReg. al Trib. di Roma n. 13146/1970del 02/01/1970Per le immagini si è fatto ricorso alle agenzieOlycom, SIR e Romano Siciliani

Chiuso in redazione il 22 marzo 2011

Pubblicazione associata all’USPI(Unione Stampa Periodica Italiana)

Abb.to annuale (10 num.) € 20

PPeerr vveerrssaammeennttii:: ccp n.78136116

intestato a: Fondazione Apostolicam Actuositatem

Riviste - Via Aurelia, 481 – 00165 Roma

Fax 06.6620207

(causale “Abbonamento a Segno”)

Banca: Credito Artigiano - sede di Roma

IBAN: IT88R0351203200000000011967

cod. Bic Swift Arti itM2 intestato a:

Fondazione Apostolicam Actuositatem

Via Aurelia, 481 - 00165 RomaTiratura 152.300 copie

n.4/5 aprile/maggio2011nel mondo

la copertinaDal 6 all’8 maggio l’Azione cattolica italiana celebrala sua XIV Assemblea nazionale. Un momentodi verifica democratica interna, ma anche un momentodi confronto con la vita della Chiesa e del paese.Il presidente nazionale, Franco Miano, traccia le lineedei futuri impegni dell’associazione

28Quella scuola ricca di vitaintervista con

Agostino Burberi

di Silvio Mengotto

31Stop a tutte le mafiedi F. R.

32Sempre su, verso l’altointervista con

Tita Piasentini

di Barbara Garavaglia

34Finalmente aria pulitadi Marco Ratti

tempi moderni

26Dall’Italia e dal mondo

fatti e parole

sotto i riflettori

4Vivace, solidale e vigileintervista con

Franco Miano

di Gianni Borsa

e Gianni Di Santo

10Benedetto, siamo con te!di Domenico Sigalini

12Dove siamo arrivati,dove vorremmo andaredi Gianni Borsa

16Quei lavoratori nella vigna

sotto i riflettori

17Sara: vi racconto la mia Acdi G. B.

18Una fede che ama la terradi Mariangela Parisi

19Il cuore del mondo battequi da noidi giadis

20Sempre con le mani alzatedi Simone Esposito

22Visti dagli altriintervista con

Maria Voce

e Franco Mosconi

di Gianni Di Santo

25Al centro l’educazionedi Fabiana Martini

sommario

cittadini e palazzo

38Un compleanno cheguarda al futurointervista con

Angelo Bagnasco

di Fabio Zavattaro

economia e lavoro

36Difendiamoil Primo maggiointervista con

Bruno Manghi

di Francesco Rossi

1Giovani e fede: nessunopuò stare in panchinadi Vito Piccinonna

42

38le altre notizie

Page 5: Segno

3

perché credere

62Accettare la sfidadi Dino Pirri

la foto

64Popoli in bilico

chiesa e carità

quale Chiesa

48Un impegnoin più contro le mineintervista con

GiuseppeSchiavello

di Valerio De Luca

senza confini

60Giovani e 8X1000:osiamo di piùdi Maria Grazia Bambino

50

faccia a faccia

42La Cracovia di Wojtyladi Alessandro Nizegorodcew

44Pasqua: la rivoluzionedel possibiledi Armando Matteo

46In compagniadi ogni educatoredi Mirella Arcamone

475X1000:l’Ac si fa in quattro

sulle stradedella fede

50Olimpiadi a Roma nel2020? Si può fareintervista con

MarioPescante

di Simone Esposito

i titolonispazio aperto

giorno per giorno

56Le lettere

57In memoriadei luoghi comunidi Paola Springhetti

famiglia oggi

40Nati per leggereintervista con

Bruno Tognolini

di Barbara Garavaglia

58Il grande conventodi Bosco Marengodi Paolo Mira

54Un film che sgomitadi Dario E. Viganò

55Recensionidi Antonella Gaetani

som

mar

io

4

Page 6: Segno

I 04/0520114

Vivace,solidalee vigile

È l’Azione cattolica che ha negliocchi e nel cuore il presidentenazionale, che incontra Segno allavigilia della XIV assemblea. Unmomento di verifica per pensareinsieme e rilanciare l’impegnoassociativo nella Chiesa e nellacostruzione della città. «In questitre anni – racconta – ho vistoun’Ac generosa e attiva. Pronta adaffrontare le sfide del futuro».Una chiacchierata a tutto camposu emergenza educativa,formazione sociale e politica,etica pubblica. «La famiglia?Dev’essere seguita, custodita eaccompagnata». Unasottolineatura particolare alladimensione internazionale dell’Ac

sotto

iriflettori

Page 7: Segno

I 04/052011 5

di Gianni Borsae Gianni Di Santo A

l centro nazionale dell’Azione cattolica aRoma ormai non c’è più nessuno. È unapiovosa serata di marzo e anche la porti-neria ha chiuso bottega. Il presidente

nazionale arriva in tutta fretta con la borsa piena digiornali e libri: «Tornerò a casa, a Pomigliano, traqualche giorno – ci dice –. È così da un bel po’ ditempo: giro le diocesi, partecipo a convegni, ho lemie lezioni universitarie. Credo che fino all’assem-blea sarà sempre così. Sono davvero stanco… maproprio contento».Il professor Franco Miano prende posto dietro lascrivania, sfoglia attentamente la posta, poi chiedeai due giornalisti di Segno:«Come vanno le cose?».Quindi si comincia. L’Ac, laChiesa, il paese, l’associa-zione, il mondo...

VViivveerree llaa ffeeddee,, aammaarree llaavviittaa:: èè iill ttiittoolloo ddeellll’’aasssseemm--bblleeaa ddeell 66--88 mmaaggggiioo.. LL’’AAccssii ccoonnffrroonnttaa ccoossttaanntteemmeenntteeccoonn llaa CChhiieessaa ee llaa ccoommuu--nniittàà cciivviillee.. MMaa ll’’aasssseemmbblleeaattrriieennnnaallee rraapppprreesseennttaa uunnaaooppppoorrttuunniittàà ppaarrttiiccoollaarree ppeerrffaarree iill ppuunnttoo.. QQuuaallii ssoonnoo lleeppaarroollee--cchhiiaavvee ppeerr ll’’oorrmmaaiipprroossssiimmoo aappppuunnttaammeennttoo??Le parole “importanti” del-l’assemblea sono almenodi due tipi. Le prime riguardano il percorso che dalConcilio vaticano II in poi l’associazione ha vissuto:sono tutti quei termini che hanno a che vedere conla responsabilità personale, la corresponsabilitàgerarchia-laici, il senso vivo della democrazia. Sonole parole, e gli impegni concreti, di un’associazioneche vorrebbe ogni socio impegnato direttamente,da protagonista; ciascuno portando il proprio origi-nale contributo. In fondo è un modo per tradurre laresponsabilità dei laici nella Chiesa e nel mondocosì come ci chiede il Concilio stesso. Mi chiedo:cos’è la vita democratica dell’associazione se non

un modo per rispondere all’insegnamento concilia-re, alla spinta che esso ha dato al ruolo laicale nellaChiesa? Poi ci sono alcune parole che oggi hannobisogno di un’accentuazione, sono elementi-cardi-ne dell’Ac, parole di sempre ma da rilanciare: adesempio il binomio fede-vita, perché qui si racchiu-de la ricerca più profonda del cristiano, il suo sensodi coerenza, la sua capacità di vivere una fede chesappia amare la vita e amarla in tutte le sue dimen-sioni. Il tempo di oggi domanda a tutti noi una testi-monianza più incisiva, coerente, più capace diandare all’essenziale, ai contenuti della fede. Eovviamente non posso dimenticare la parola “edu-

cazione”.

AA pprrooppoossiittoo ddii eedduuccaazziioonnee::ssoonnoo ssttaattii ddaa ppooccoo ppuubbbbllii--ccaattii ggllii OOrriieennttaammeennttii ppaassttoo--rraallii ddeellllaa CChhiieessaa iittaalliiaannaaddoovvee aall cceennttrroo èè pprroopprriioo ll’’ee--dduuccaazziioonnee,, ccoonn qquuaallcchheessoottttoolliinneeaattuurraa ffoonnddaammeennttaa--llee ddeeddiiccaattaa aallll’’AAcc……La Chiesa italiana ha appe-na affidato alle comunitàcristiane gli Orientamentipastorali per il decenniofino al 2020. Un compito euna missione – quella del-l’educazione – che l’asso-ciazione ha nel proprio dna.C’è un passaggio al nume-

ro 43 degli Orientamenti che interessa proprio l’Ac.La Chiesa italiana ci chiede, forti della nostra espe-rienza nel campo educativo, di continuare a svilup-pare un legame con la Chiesa locale. Un legameimportante non solo dal punto di vista ecclesialema, proprio perché fatto di storie e volti, ancoravalido nella capacità di tessere relazioni tra societàe persone in un dato territorio. Un secondo riferi-mento ribadisce che l’Ac è scuola di formazione cri-stiana. Vorrei sottolineare che l’Ac, nello spiritoconciliare, è scuola di formazione di tutto l’uomo. Ilterzo riferimento, infine, è alla santità laicale. Nel

intervista conFranco Miano

Sopra: il presidente

nazionale di Ac,

Franco Miano.

A sinistra: l’Azione cattolica

incontra il Papa

a Roma in piazza San Pietro

il 30 ottobre 2010

sotto

i rifletto

ri

Page 8: Segno

6 I 04/052011

triennio passato abbiamo approfondito nei nostricammini formativi il concetto della chiamata aessere santi insieme; ed essere santi con lo stile enegli ambienti in cui vive e opera il laico: la famiglia,il lavoro, la società, la cultura. Il fatto che poi venga-no richiamate figure di santità vicine all’Ac significache la Chiesa riconosce un valore particolare alnostro stile e al nostro impegno. Ciò non può chefarci piacere. Se penso a quanti educatori, animato-ri, soci di ogni età sono impegnati nelle pastoraliparrocchiali e diocesane e in opere di carità possodire a voce alta che siamo pieni di bei volti e bellestorie in cui l’elemento teologico si è integrato conl’elemento del vissuto. Un patrimonio da far coglie-re in tutto il suo valore.

EEdduuccaazziioonnee,, ffeeddee ee aammoorree:: ii tteerrmmiinnii ssoonnoo ssttaattiiaaccccoossttaattii ee iinnttrreecccciiaattii ttrraa lloorroo ddaallll’’AAcc,, ssiiaa nneell ccaamm--mmiinnoo ddii pprreeppaarraazziioonnee cchhee iinn qquueessttaa ffaassee aasssseemm--bblleeaarree..Esatto. L’educazione in Ac significa, come dicevo,coniugare fede e vita. Ovvero impegno educativo atutto campo. Vorrei rimarcare il compito e la voca-zione dell’educare nella linea del bene comune. Lascelta educativa non è una scelta di retroguardia,non è un confinarsi all’interno, bensì una scelta perservire la vita delle donne e degli uomini del nostrotempo, la vita della comunità locale e della città. Epoi c’è l’amore. Voglio richiamare all’attenzionequanto il Santo Padre ci ha detto durante l’incontroa piazza San Pietro del 30 ottobre scorso quando,rispondendo alle domande dei ragazzi, ha invitato apensare l’amore non come una dimensione edulco-rata della vita ma una forte passione che ci coinvol-ge tutti, che impegna in una relazione positiva,generosa, serena verso l’altro, gli altri. E che ci per-mette, seguendo l’insegnamento di Gesù, di guar-dare il prossimo a viso aperto. L’amore ha un carat-tere rivoluzionario e c’è uno stretto collegamentotra responsabilità, educazione e amore.

IInn qquueessttii ttrree aannnnii ddii sseerrvviizziioo ccoommee pprreessiiddeennttee nnaazziioo--nnaallee,, ccoommee hhaa ttrroovvaattoo ll’’AAcc?? LLee rreeaallttàà tteerrrriittoorriiaallii,, ddaalllleeppaarrrroocccchhiiee aallllee ddiioocceessii,, ddaannnnoo sseeggnnaallii ddii vviivvaacciittàà??Sono stati tre anni molto belli. Ho trovato una fami-glia associativa vivace, attiva, impegnata, certa-

mente con carat-teristiche diffe-renti a secondadelle diversitàterritoriali: per-ché è chiaro chela configurazioneculturale, tradi-zionale, econo-

mica e sociale ha la sua incidenza sulla realtà del-l’Ac. Ad esempio l’Ac delle grandi città si trova adaffrontare realtà e sfide diverse rispetto a quelle deipiccoli centri. E lo stesso si può dire delle situazioniregionali, dal nord al sud del paese. Penso chesempre di più l’Ac si stia caratterizzando comefamiglia che, in senso unitario e con caratteristichenuove, si mette al servizio della propria Chiesa e delproprio territorio. L’Ac sa cambiare, tenendo bensalde le radici nella propria storia, sa adeguarsi allenecessità dei luoghi e dei tempi in cui è chiamata aportare il messaggio del vangelo. Talvolta con risul-tati positivi, incoraggianti, qualche altra volta conmaggiori fatiche. Ma sempre con un grande egeneroso slancio da parte dei soci e di un’areavasta di amici e simpatizzanti che scopriamo vicinae attenta all’associazione.

QQuuaallii tteemmii ee iimmppeeggnnii pprriioorriittaarrii iinnttrraavveeddee ppeerr iill pprrooss--ssiimmoo ccaammmmiinnoo ddeellll’’AAcc?? Il prossimo cammino che abbiamo di fronte chiedeun’Ac popolare, capace di incontrare la vita dellagente nel territorio e di sostenere il cammino diricerca di Dio e di vita buona. Una scelta sempliceed essenziale: è una strada che già percorriamo, varafforzata e resa più significativa. Accanto a ciò,credo debba essere rafforzato il senso della curadell’interiorità, che non è un guardare a se stessima il tentativo di vivere in profondità la propria vitaper poi porsi al servizio del bene comune. La curadella spiritualità, dell’interiorità e del silenzio, acqui-sta maggior rilievo e carattere di urgenza oggi,soprattutto se pensiamo al nostro tempo, troppoesteriore, basato sull’immagine, sull’avere e sul-l’apparire prima che sull’essere. L’altro grandeimpegno è la formazione sociale e politica per tutti,per tutte le età e per tutte le condizioni.

La scelta educativanon è una scelta diretroguardia, non èun confinarsiall’interno, bensì unascelta per servire lavita delle donne edegli uomini delnostro tempo, la vitadella comunità localee della città

sotto

i rifletto

ri

Page 9: Segno

I 04/052011 7

GGiiàà,, llaa ffoorrmmaazziioonnee ppoolliittiiccaa.. SSii rriilleevvaa ddaa tteemmppoo uunn““vvuuoottoo eettiiccoo”” iinn IIttaalliiaa,, ssiiaa nneell ccaammppoo ddeellllee rreellaazziioonnii ttrraallee ppeerrssoonnee ssiiaa nneell pprrooggeettttaarree uunn ffuuttuurroo ppoossssiibbiillee ppeerr iillppaaeessee.. LLeeii ppeennssaa cchhee ddaaii llaaiiccii ccrriissttiiaannii iimmppeeggnnaattiinneellllaa ccuullttuurraa,, nneell ssoocciiaallee,, nneellllaa ppoolliittiiccaa,, ppoossssaannooeemmeerrggeerree rriissppoossttee nnuuoovvee eedd eeffffiiccaaccii aall pprroobblleemmaa??È la formazione del cittadino che sempre di più cideve stare a cuore. Le provocazioni che la realtà cipropone sono sempre più chiare: noi dobbiamorispondere con uno sforzo di formazione che sappiaguardare lontano e che sia alla portata di tutti. Esolo da una formazione diffusa potranno nascerenuove vocazioni all’impegno sociale e politico daaccompagnare alle tante vocazioni culturali e civiligià esistenti, che vanno valorizzate e sostenute.Questo mondo è splendido ma complesso allo stes-so tempo; la vita moderna, la scienza e la tecnolo-gia, le grandi trasformazioni demografiche (dalle

migrazioni all’invecchiamento della popolazione neipaesi ricchi), gli avvenimenti internazionali, richie-dono sensibilità, capacità di lettura e discernimen-to, apertura al dialogo, spinta alla responsabilità.Fare formazione vuol dire intercettare questenovità, mettere dei punti fermi sul piano dei valori edell’etica, indicare la strada dell’assunzione direttadi impegni. I credenti non possono restare nelleretrovie. Il vangelo va portato per le strade delmondo. L’Azione cattolica ci ha sempre creduto econtinua a farlo: i laici cristiani devono contribuire acostruire la città degli uomini. È questa la loro spe-cifica chiamata.

AA cchhii cchhiieeddee,, aanncchhee ttrraa ii ssooccii,, cchhee ll’’AAcc lleevvii llaa vvooccee ddiiffrroonnttee aallllee sscceellttee ppoolliittiicchhee cchhee iill PPaarrllaammeennttoo cciimmeettttee ddaavvaannttii,, lleeii ccoossaa rriissppoonnddee??Rispondo che dalla formazione si possono costruire

Nella foto: gli ultimi sette

presidenti nazionali di Ac. Da

sinistra: Giuseppe Gervasio,

Raffaele Cananzi,

Mario Agnes,

Franco Miano,

Paola Bignardi,

Alberto Monticone

e Luigi Alici

Appuntamento al 6 maggio, dunque. Un programma intenso per una tre giorni di lavoro che vedrà i delegati di Ac confron-tarsi su idee e programmi per il futuro. Al saluto di Franco Miano, si alterneranno quelli del card. Stanislaw Rylko, presi-

dente del Pontificio consiglio per i laici e di mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, per poi passare diretta-mente alla relazione del presidente di Ac. Il giorno dopo, celebrazione eucaristica di mattina presto presieduta da mons.Domenico Sigalini, assistente ecclesiastico generale di Ac, e poi tutta la giornata dedicata ai lavori di gruppo e al dibattitosulla relazione del presidente. La sera votazioni per il rinnovo del Consiglio nazionale e... un po’ di pausa.Domenica 8 maggio celebrazione eucaristica presieduta dal card. Bagnasco, presidente della Cei, e replica del presidentenazionale. Infine, votazione del Documento assembleare e proclamazione degli eletti.

Un migliaio di delegati per discutere e votareUN’OCCASIONE DI DEMOCRAZIA DA SEMPRENEL CUOREDELL’AC

sotto

i rifletto

ri

Page 10: Segno

esperienze. Formazione non è tutto, però se vissutabene è la strada maestra su cui poi una pluralità diesperienze acquista significato. L’Ac può dissemi-narle sull’intero territorio nazionale: seminari di for-mazione politica, laboratori della partecipazione,confronto con persone impegnate in politica, scuoledi formazione sociale e politica. Qui dobbiamoessere protagonisti. Tanto più queste esperienzesaranno vissute, quanto più il nostro paese cre-scerà. E poi vorrei aggiungere una parola.

LLaa aassccoollttiiaammoo......Periodicamente l’Ac, attraverso la Presidenzanazionale, interviene pubblicamente, nel tentativodi contribuire a una lettura della realtà nazionale eprende posizione su alcuni fatti politici. Lo abbiamofatto varie volte negli ultimi mesi, con un messaggioreso noto a settembre, al termine del convegno pre-sidenti diocesani di Ancona, e poi ancora prima diNatale e infine a febbraio, con un documento intito-lato Misura, decoro, rispetto. Modelli per le nuovegenerazioni (si veda il riquadro in queste pagine –ndr). Interventi di questo tipo provengono non dirado anche dalle Ac parrocchiali e diocesane sutemi più direttamente locali, a riprova di un radica-mento sul territorio che è tipico della nostra asso-ciazione. Certo, l’Azione cattolica non insegue lepolemiche o la battaglia gridata, ma cerca, con unostile costruttivo e propositivo, di rendersi presente

nel dibattito su tutti i temi della vita italiana. Ricor-do, in particolare, il bell’incontro del novembrescorso con gli amministratori nazionali e locali socidi Ac: è stata, a detta di molti, un’esperienza daconsolidare e continuare.

DDeell rreessttoo ll’’iimmppeeggnnoo vveerrssoo iill bbeennee ccoommuunnee èè ssttaattooaannccoorraa uunnaa vvoollttaa iinnccoorraaggggiiaattoo ddaallllaa SSeettttiimmaannaassoocciiaallee ddii RReeggggiioo CCaallaabbrriiaa,, cchhee ll’’AAcc hhaa pprreeppaarraattooccoonn eessttrreemmaa ccuurraa,, ccooiinnvvoollggeennddoo iill lliivveelllloo llooccaallee eerreeggiioonnaallee ddeellll’’aassssoocciiaazziioonnee..Sì, è vero, Reggio Calabria ci ha lasciato tanta vogliadi fare. La riforma elettorale, la moralità pubblica, lavalorizzazione della scuola, dell’università e dellaricerca, la cittadinanza agli immigrati, i giovani. Cisono infiniti ambiti di impegno che vogliamo e dob-biamo percorrere. Ad esempio, si parla tanto di gio-vani: da noi, in Ac, i giovani sono al centro della curaformativa ma al contempo hanno responsabilitàproprie. Sono abituati a prendere decisioni e adassumersi responsabilità. Il contributo del cattolice-simo impegnato in politica è da guardare, primache ai numeri e ai voti, alla qualità del suo esserepropositivo e migliorativo rispetto ai profondi disagidel vivere d’oggi.

SSppeessssoo iinn IIttaalliiaa ssii ppaarrllaa,, ee ttaallvvoollttaa ssii ssttrraappaarrllaa,, ddiiffaammiigglliiaa.. EEssssaa ssii ppuuòò aannccoorraa ccoonnssiiddeerraarree iill nnuucclleeooffoonnddaammeennttaallee ddeellllaa ssoocciieettàà?? QQuuaallii ssoonnoo llee mmaaggggiioorrii

8 I 04/052011

Misura, decoro, rispetto. Modelli per le nuove generazioni, è il titolo del documento reso noto dalla Presidenza nazionaledi Ac in occasione dell’ultimo Convegno Bachelet (11-12 febbraio 2011) sullo scadere della vita pubblica e dell’immagi-

ne delle istituzioni in relazione a comportamenti di alcuni politici, per niente consoni al grado di responsabilità e alla visi-bilità assunta. Il testo richiama anzitutto un recente intervento del cardinale Angelo Bagnasco, presidente Cei, che ha evi-denziato il disastro antropologico che si compie a danno dei giovani e di quanti sono nell’età in cui si fanno le scelte defini-tive per il futuro della propria esistenza. C’è una rappresentazione fasulla dell’esistenza – afferma la Presidenza Ac –, c’è untentativo di mettere in primo piano il successo basato, come dice Bagnasco, sul «guadagno facile, l’ostentazione e il merci-monio di sé. Il rischio, prosegue il testo di Ac, è che tali vicende, «che trovano ampio spazio nei media, facciano emergere ladesiderabilità di stili di vita per i quali “il potere può tutto”». Secondo la Presidenza nazionale dell’associazione, «non èeducativa l’immagine della donna emersa in numerosi racconti giudiziari e mediatici. Ne è stata ripetutamente e insistente-mente violata l’intangibile dignità, libertà, uguaglianza. Non è educativa, allo stesso tempo e con la stessa intensità, l’imma-gine dell’uomo incapace di riconoscere nel corpo della donna, e nel proprio, un dono straordinario, certamente non finaliz-zato ad appagare un desiderio egoistico di possesso. È, invece, educativo, a nostro avviso, ridire con forza […] la bellezzavera di ogni età e di ogni soggettività, il senso profondo dell’essere uomo e dell’essere donna». Ancora: «Non è educativa l’i-dea che i giovani e gli adolescenti, per realizzarsi, debbano mettere da parte i propri talenti, seguendo tristi scorciatoie. […]È educativo e importante, valorizzare e dare sempre più spazio ai giovani talenti dello studio, della ricerca, dei mestieri edelle professioni, ai giovani del volontariato e del servizio gratuito agli altri» (il documento integrale è disponibile nel sitowww.azionecattolica.it).

Un documento della Presidenza AcVITA PUBBLICA, ETICA, MODELLI PER LE NUOVE GENERAZIONI

sotto

i rifletto

ri

Page 11: Segno

ddiiffffiiccoollttàà cchhee iinnccoonnttrraa aall ggiioorrnnoo dd’’ooggggii?? CCoommee iinnttrraa--pprreennddeerree aazziioonnii eedduuccaattiivvee ee ppoolliittiicchhee ssoocciiaallii eedd eeccoo--nnoommiicchhee ffaavvoorreevvoollii aallllaa ffaammiigglliiaa??La famiglia, le famiglie, stanno da sempre a cuoreall’Ac, perché in famiglia si incontrano le persone,si vivono e alimentano relazioni profonde, perché sisperimenta l’amore, perché ci si spende con gene-rosità e vi si costruisce il futuro dei singoli e dellacollettività. Penso che la famiglia vada non soloseguita, ma anche custodita e accompagnata.Accompagnare i giovani sposi, i fidanzati, accom-pagnarli sia dal punto di vista affettivo e psicologicoche dal punto di vista socio-economico. Penso alrapporto genitori-figli e quanto l’associazione sia diaiuto in questo con l’Acr e i nostri gruppi giovanissi-mi. E poi ho in mente la vita delle persone anziane equanto l’incontro tra generazioni sia oggi la chiavedi volta per immaginare un futuro diverso e miglio-re. Una famiglia piccola comunità che si apre allafamiglia dell’intera umanità. In questo senso pensoa quanto sono importanti i sacerdoti assistenti, inostri “accompagnatori”, che ci aiutano costante-mente a indirizzare la nostra attenzione ai granditemi dell’educazione, della vita e della famiglia. Infi-ne vorrei anche ricordare che ci sono tante personeche non hanno famiglia, oppure che vivono unacondizione di disagio familiare, che sono sole. Valeper gli adulti e anche per tantissimi bambini, adole-scenti e giovani. L’Ac può essere la “loro” famiglia.È una vera urgenza e noi non possiamo rimanerecon le mani in mano. L’impegno dell’Area famiglia evita dell’Ac è notevole, ma ogni socio si deve sentire

chiamato a un’attenzione straordinaria, delicata egenerosa verso queste situazioni.

LL’’aasssseemmbblleeaa ddii mmaaggggiioo ppoorrrràà aall cceennttrroo ddeellll’’aatttteenn--zziioonnee aanncchhee llaa ddiimmeennssiioonnee iinntteerrnnaazziioonnaallee ddeellll’’AAcc..DDaallllaa ppaarrrroocccchhiiaa aall mmoonnddoo,, ppoottrreemmmmoo ddiirree??È vero. Insisto molto sulla dimensione internazionaledell’associazione. Sappiamo quanto il Fiac faccia inquesta direzione. E non è un caso che a presiedere lanostra XIV assemblea sarà Emilio Inzaurraga, argen-tino, coordinatore del Forum internazionale di Azionecattolica. Dalla parrocchia al mondo: solo così lanostra storia di fede diventa esperienza planetaria aservizio di tutti, dell’Altro che è “oltre” noi, degli altricui ci sentiamo legati fraternamente. Del resto gliavvenimenti mondiali bussano ogni giorno, grazie aimass media, alle nostre porte, alla nostra coscienza.La fede e l’impegno a evangelizzare non possonoche essere vissuti in una dimensione di massimaapertura al mondo, di condivisione con i poveri delpianeta, con chi ha perso il lavoro per colpa della crisioppure vive in situazioni di guerra, con chi lotta per lalibertà e la democrazia, con chi testimonia il vangeloin paesi in cui non è rispettata la libertà religiosa.

VVoorrrreemmmmoo ffaarrllee ttaannttee aallttrree ddoommaannddee,, mmaa llee llaasscciiaa--mmoo qquuaallccoossaa ddaa ddiirree aanncchhee iinn aasssseemmbblleeaa!! SScchheerrzzii aappaarrttee:: ccii rreeggaallii ttrree aaggggeettttiivvii ppeerr ll’’AAcc cchhee ssii vvuuoolleeccoossttrruuiirree nneell pprroossssiimmoo ttrriieennnniioo......È una bella responsabilità. Diciamo che ci vorremmoimpegnare per un’associazione vivace, solidale evigile. Che guarda al futuro con un sorriso in più. �g

9I 04/052011

Nella foto: la VII Assemblea

(1989); il terzo da destra è

l’allora vicepresidente dei

giovani Franco Miano

sotto

i rifletto

ri

Page 12: Segno

10 I 04/052011

Ègiusto ogni tanto fare qualche piccolafotografia che ti permette di leggere checosa sta capitando in associazione. La vitasi svolge sempre nella sua continuità, mai

uguale perché la fantasia del Signore, la nostradecisione di impegno, e talvolta anche i guai sonosempre all’ordine del giorno. Così si è sviluppato questo grande triennio chevogliamo collocare tra due date belle che lo hannocaratterizzato: 4 maggio 2008 – 30 ottobre 2010.Sembrano due anni, ma in realtà sono tre, perché al4 maggio non si è arrivati il giorno prima, ma contutta una preparazione precedente che è datataalmeno dall’autunno dell’anno 2007 quando sicominciarono a fare le assemblee elettive parroc-chiali del triennio precedente e il 30 ottobre 2010non è finito il giorno dopo alla basilica di San Paolo,ma è continuato almeno fino a Natale se non oltre.Sono due date che possono racchiudere il volto del-l’Ac di questi anni: dalla proposta esplicita solenne

della santità vissuta nella quotidianitàdegli anni successivi alla offerta gioiosae travolgente della forza educativa cheda sempre ravviva le associazioni con iragazzi e gli adolescenti. Un cammino di fedeltà alla Chiesa uni-versale e al Papa, e di corresponsabilitàcon le Chiese diocesane, con i vescovi econ i presbiteri. L’incontro del 4 maggio2008 è stato il punto di arrivo di unacelebrazione ricca e capillare dei 140anni di vita dell’Azione cattolica e ilpunto di partenza di un triennio dedica-to, come suggerito dal Papa, alla san-tità, fatta di formazione alla vita interiore

e di risposta generosa alla missione evangelizzatri-ce. Entro questa tensione si è sviluppata una ricer-ca diocesi per diocesi di figure di laici e di assistentisanti, iniziata nel triennio precedente con l’appro-vazione della fondazione “Azione cattolica, scuola disantità - Pio XI ”. Abbiamo avuto la gioia di venerare

come beato un assistente, don Francesco Bonifaciodi Trieste, e siamo pronti a celebrare la beatificazio-ne già annunciata ufficialmente dal papa del Tonio-lo. Avremmo desiderato tanto poter annoverare tra ibeati anche Armida Barelli e la Nennolina, ma forsenon ce lo meritiamo ancora pur prevedendo oggi uncammino forse più spedito. Questo è quanto vor-remmo avere davanti alla nostra vita di fede, chenel quotidiano è fatta di scavo nelle vite delle nostreassociazioni e soprattutto di quotidiana formazionealla santità a tutti i livelli associativi. Il Santo Padre non ha mai mancato di farci averela sua Parola di incoraggiamento e la sua cura intutti gli incontri fatti personalmente con il presi-dente e l’assistente, con i ragazzi dell’Acr a ogniNatale, con gli assistenti nel convegno nazionaledel 2008. Ci troviamo tutti gli anni in piazza all’Im-macolata e il Papa non manca mai di dirci la suagioia nell’accompagnarci. Siamo stati contenti didimostrargli il nostro attaccamento, la nostrastima e la assoluta solidarietà assieme a tutte leassociazioni della Consulta dell’apostolato deilaici nel maggio 2010 in momenti di buferamediatica pretestuosa nei suoi confronti. Voleva-mo solo dire che noi eravamo e siamo con lui, chelo ringraziamo della sua forte e sicura guida e chel’Azione cattolica, con tutte le altre associazioni, losegue senza tentennamenti.Questa gioia di stare col Papa si è tradotta in unacordiale corresponsabilità con tutti i pastori dellenostre Chiese diocesane. Il fulcro del lavoro straor-dinario, perché le nostre associazioni hanno contat-ti ordinari e quotidiani con i propri vescovi, è stata laSettimana sociale dei cattolici italiani tenuta loscorso ottobre a Reggio Calabria. L’abbiamo prepa-rata con 16 incontri pubblici, uno per ogni regioneecclesiastica, su temi di impatto sociale alla lucedella dottrina sociale della Chiesa, seguendo l’a-genda della settimana sociale. Ne è nata una rispo-sta ancora più concreta alle sollecitazione sia delpapa che dei vescovi per una generazione nuova di

di Domenico Sigalini

L’assistenteecclesiastico generaledi Ac fa il puntodel camminodell’associazione inquesti ultimi tre anni,racchiudendolo in duedate fondamentali:4 maggio 2008 e 30ottobre 2010. Momentiindimenticabili perun futuro che giàoggi è tra noi

Benedetto, siamo con te!

sotto

i rifletto

ri

Page 13: Segno

11I 04/052011

persone impegnatein politica a tutti ilivelli. A detta di tuttigli amministratori diAzione cattolica,che sono impegnatinelle amministrazio-ni comunali, provin-ciali e regionali, pre-senti all’incontro

che li ha visti per la prima volta riuniti a Roma, ècambiato il vento dell’interesse per l’impegno poli-tico. È uscito allo scoperto il sommerso e si è inizia-ta una attenzione nuova formativa nei confronti dichi per vocazione e per elezione ha assunto questiincarichi: scelta religiosa matura, non di nicchia, nédi fuga, partecipazione alla vita associativa persostenere il percorso personale di fede, collabora-zione ecclesiale nella ricerca e nel discernimento,

decisione per il bene comune, ispirazione costantealla dottrina della Chiesa, senza collateralismi esenza preclusioni.La pagina più interessante che ora l’Azione cattoli-ca nella sua diffusione capillare sta scrivendo èquella della corresponsabilità con i vescovi neldiffondere e attuare gli Orientamenti pastorali pergli anni 2010-2020 Educare alla vita buona delvangelo. La prima grande risposta è stata all’indo-mani della pubblicazione del testo la grande giorna-ta dei ragazzi e degli adolescenti accompagnati datanti educatori e genitori con il papa a Roma, inpiazza San Pietro e nelle piazze della città. È unsegno inequivocabile. L’Ac si impegna a educare dasempre e oggi lo fa ancora con più decisione e qua-lificazione, una educazione per la crescita integraledella persona, «secondo la grandezza della voca-zione dell’uomo e la presenza in lui di un germedivino». �g

Benedetto, siamo con te!

La pagina più interessanteche ora l’Azione cattolica,nella sua diffusione capillare,sta scrivendo è quella dellacorresponsabilità con i vescovinel diffondere e attuaregli Orientamenti pastorali per glianni 2010-2020, Educare alla vitabuona del vangelo

Nella foto: mons. Sigalini,

con il presidente nazionale,

ricevuti da Benedetto XVI

sotto

i rifletto

ri

Page 14: Segno

12 I 04/052011

Èpossibile stilare un bilancio di un intensotriennio di lavoro associativo? In quali dire-zioni si sono mossi i settori e le articolazio-ni dell’Ac? Quale l’impegno della Presi-

denza nazionale? Quali le possibili strade per il trien-nio che inizierà con l’assemblea del 6-8 maggio?Segno lo ha chiesto ai responsabili di Acr, Giovani,Adulti, Movimento studenti e Movimento lavoratori.

AAccrr:: lloo ssllaanncciioo ppeerr ppootteennzziiaarreellaa pprrooppoossttaa ffoorrmmaattiivvaa«L’Azione cattolica dei ragazzi, apprez-zata per l’efficacia e l’organicità deisuoi itinerari formativi, in questo trien-nio ha investito le proprie energie ecompetenze per arricchire la propriaproposta formativa». Il responsabilenazionale Acr, MMiirrkkoo CCaammppoollii, ci guidain questo percorso: «Oltre agli strumen-

ti già in uso (le tre “guide di arco” per l’itinerario digruppo dei ragazzi; “l’agenda dell’educatore” per laformazione e il servizio di chi è chiamato ad accom-pagnarli; il “formato famiglia” rivolto ai genitori degliacierrini; i due itinerari spirituali di avvento-natale equaresima-pasqua per il cammino personale deibambini e dei ragazzi) sono nati nuovi strumenti chehanno ulteriormente qualificato la proposta dell’A-cr: la guida di arco e gli itinerari di spiritualità per la

fascia dei piccolissimi; la lectiodivina, il ritiro spirituale e gli eser-cizi quaresimali legati all’iniziativaannuale; la proposta di campoestivo; le schede di approfondi-mento per i genitori e l’ultimissi-ma definizione della “regola spiri-tuale” per i bambini ed i ragazzi,in uscita proprio nei giorni dellaprossima assemblea nazionale».

Inoltre, sempre in ordine alla proposta formativa, «siè riusciti a riordinare e rinnovare la stampa associa-tiva dei più piccoli».Mirko prosegue: «Un altro filone di impegno ci haportati a intensificare le occasioni di approfondi-mento tematico su alcuni aspetti del mondo deiragazzi e dell’educazione umana e cristiana. Oltreal convegno nazionale degli educatori Acr, centratosul tema della figura dell’educatore, si sono attivatisul territorio nazionale alcuni seminari di studio chehanno visto una notevole partecipazione di respon-sabili, assistenti ed educatori su tematiche quali lasfida educativa tra libertà e ricerca di autonomia, ilrapporto tra la liturgia e i ragazzi, il mondo dei prea-dolescenti. Inoltre va rimarcata il lavoro di riflessio-ne di alcune commissioni nazionali sul tema delprotagonismo dei ragazzi e sulla cura dell’anima-zione in Ac».E per il triennio che si apre? «In Ac, lo sappiamobene, le sfide che ogni triennio l’associazione deci-de di darsi vengono determinate e si definisconosulla base della discussione del Documento finaleapprovato durante l’Assemblea nazionale – chiari-sce Campoli –. E provando a leggere la bozza didocumento, già predisposta dall’attuale consiglio, lesfide indicate sono molte e significative. Tuttaviaquella che mi pare debba occupare un posto di rilie-vo credo sia quella che spinge l’associazione aimpegnare tutte le proprie energie nella cura e nellaqualificazione della formazione specifica dei nostrieducatori. È necessario declinare l’intuizione asso-ciativa secondo cui il servizio dell’educatore è eresta anzitutto un atto di amore, superando il rischiodi ridurre l’opera educativa solo all’attuazione distrategie pedagogiche o alle sole tecniche di anima-zione. Il cammino che si apre davanti a noi, anchealla luce degli Orientamenti pastorali della Cei, cirichiede dunque di affrontare alcuni nodi relativi alla

di Gianni Borsa

Acr, Giovani, Adulti, Msace Mlac: a colloquiocon i vice presidentie i responsabili nazionaliper verificare il camminocompiuto nel triennioche si conclude e perindividuare le sfide cheattendono l’associazione

Dove siamo arrivati,dove vorremmo andare

sotto

i rifletto

ri

Page 15: Segno

13I 04/052011

formazione degli educatori: come coniugare la for-mazione personale e quella specifica al servizioeducativo? Quali contenuti e quali caratteristicheindividuare perché la formazione degli educatori nonsia lasciata “al caso”? Come approdare all’indivi-duazione di scelte e buone prassi formative che, purgarantendo le giuste mediazioni locali, giungano alladefinizione di una formazione degli educatori condi-visa e spendibile su tutto il livello nazionale?». C’èpoi una seconda direzione di impegno che è rivoltaalla fascia dei preadolescenti. «Credo sia compitodell’Acr continuare a qualificare il proprio impegnoverso questa età così particolare, in cui si “gioca” il

momento decisivo della scelta di fede».

““CCoommpprroommeetttteerrssii”” nneellllaa ssttoorriiaaLLee vvaalluuttaazziioonnii ddeell sseettttoorree AAdduullttii«Il settore Adulti, nel corso del triennio,ha decisamente puntato l’attenzionesulla proposta formativa ordinaria, nellaconvinzione che l’educazione delmondo adulto rappresenti una dellequestioni più serie, per dirla in una bat-tuta, che investe il tessuto della Chiesaitaliana». MMaarriiaa GGrraazziiaannoo e PPaaoolloo TTrriioonn--ffiinnii sono i due vice presidenti nazionaliper il settore. «In questa prospettiva, siè curato particolarmente il sussidio delcammino annuale, per renderlo piena-mente disponibile agli adulti di ogni etàe condizione di vita. L’ampiezza gene-razionale e la ricchezza diversificata deipercorsi personali hanno indotto a

riservare un supplemento di cura alle fasce piùesposte del settore – gli adulti-giovani e gli adultis-simi – attraverso la preparazione di due sussidimetodologici, che possano sostenere il cammino diformazione. In questa linea, si è incentrata anche lacura degli animatori dei gruppi, elemento irrinun-ciabile della “catena” virtuosa attraverso la quale sidipana la vita associativa». Si è, inoltre, cercato –attraverso specifici moduli per responsabili – di «farmaturare ulteriormente la consapevolezza dell’esi-genza di ritrovare un “ambiente caldo” come ilgruppo, nel quale il percorso formativo restituiscal’intreccio fecondo tra fede e vita, integrando lediverse dimensioni (sociali, culturali, antropologi-che) che toccano il vissuto del mondo adulto. Perrenderlo sempre più aperto alla tensione evangeliz-zatrice, si sono spinti gli adulti di Azione cattolica acompromettersi nella storia, maturando un’ancorapiù dedita disponibilità al servizio ecclesiale e civile,come educatori delle nuove generazioni, collabora-tori della pastorale ordinaria, animatori della carità,amministratori pubblici».Quali indicazioni o spunti avete in mente per il cam-mino del prossimo trionnio? «Per il futuro occorreadoperarsi ancora perché agli adulti si lascino glispazi e i tempi per curare le proprie persone conun’intensa vita di fede, attraverso l’esperienza del-l’autoformazione e dei gruppi di appartenenza, chepoi si declina in un’amabile e significativa presenzanella vita quotidiana, in un apporto al territorio conspirito di servizio, di reale competenza e di sanaindignazione; l’obiettivo è vivere da “laici nella Chie-sa e cristiani nel mondo” invece che da “cristiani

In alto: alcuni componenti

della Presidenza

di Ac al lavoro.

Da sinistra: Maria Graziano,

Paolo Trionfini,

mons. Ugo Ughi,

mons. Domenico Sigalini,

Franco Miano,

Gigi Borgiani,

Mirko Campoli

e Chiara Finocchietti

sotto

i rifletto

ri

Page 16: Segno

nella Chiesa e laici nel mondo”». Maria e Paolo pro-seguono: «Per liberarci dall’essere “chierici” in par-rocchia e dal giudicare i fatti del nostro tempolasciandoci “rimorchiare”, la sfida è dedicare menotempo alle grandi organizzazioni, più tempo a con-frontarsi con la Parola e a fare discernimento neiconsigli di Ac, negli organismi di partecipazionedella comunità cristiana. Il nostro settore – aggiun-gono – oggi si sente chiamato a investire energienel formare persone libere, sempre più capaci dicapire l’oggi e di scegliere nell’oggi, senza rimpiantidi mitiche età dell’oro. Davanti a noi ci sono adulticapaci di favorire un’appartenenza gioiosa allaChiesa, nell’accompagnare altri adulti, ragazzi egiovani, che non sono sequestrati con l’attivismo,né sono fregiati di titoli per guardare il mondo dal-l’alto in basso. La sfida è che l’Ac li formi a nonavere la testa tra le nuvole, ma a guardare le cosedella terra con lo sguardo d’amore di lassù».

PPeerr ii GGiioovvaannii ssppiirriittuuaalliittàà,, ccuurraa ddeeggllii aaffffeettttii ee bbeennee ccoommuunneeVita spirituale e cura degli affetti sonoinvece i due punti caratterizzanti deltriennio che si chiude secondo CChhiiaarraaFFiinnoocccchhiieettttii e MMaarrccoo IIaasseevvoollii, vice pre-sidente per il settore Giovani. Dicono aSegno: «Riproponendo la Regola di vitadei giovani e giovanissimi di Ac, si èvoluto indicare con chiarezza che la vitaspirituale non coincide, come spesso siritiene, con una vita di preghiere. Vitaspirituale, per un giovane e un giova-nissimo di Ac, è lo sforzo di lasciar illu-minare dallo Spirito ogni frammentodella propria esistenza: vita interiore,vita sociale, dubbi, gioie, affetti, relazio-ni, servizio... Tutte queste dimensioninon sono separate l’una dall’altra: inciascuna di esse, e nella loro unità, si

testimonia la vita buona del Vangelo». E a propositodella cura degli affetti e del bene comune puntualiz-zano. «Tra le tante domande dei giovani e dei giova-nissimi, si è scelto di approfondirne due in partico-lare, quelle relative alla vita affettiva e al bene

comune. Quanto alla prima, l’Ac intende fare ai gio-vani e ai giovanissimi una proposta chiara, fondatasulla bellezza e centralità delle relazioni, sullameraviglia del proprio corpo, sulla necessità di pen-sare a un proprio compiuto progetto di vita. Con unlinguaggio nuovo e diverso, con uno stile menobigotto e ipocrita rispetto alle difficoltà che i giovaniincontrano nel vivere la propria corporeità e ses-sualità». Quanto alla seconda, l’Ac «intende carat-terizzare ancora con più decisione la propria propo-sta formativa: la formazione sociale, culturale epolitica non è un di più, ma è il cuore della formazio-ne in un’associazione che si dice laica e aperta almondo. Nello specifico, si tratta di favorire, insiemeal nascere di vocazioni educative, anche la nascitadi vocazioni al servizio del bene di tutti».Quali gli spunti per il futuro? «Recuperare – sosten-gono Chiara e Marco – nella vita dell’associazione,con tempi e modalità diverse, l’ampia fascia d’etàtra i 25 e i 40 anni, in una forte collaborazione con ilsettore Adulti, per offrire loro un accompagnamentodelicato in una fase complessa della vita, e perrecuperare un grande bagaglio di esperienze asso-ciative ed educative.La qualità della formazione, e in particolare la qua-lità della formazione degli educatori di giovani e gio-vanissimi. Educatori testimoni di vita e di fede, beninseriti nella vita associativa ed ecclesiale, con unintenso tratto umano coniugato a un’intensa vitainteriore».

MMoovviimmeennttoo ssttuuddeennttii:: iimmppaarraarree ddaallllaa ssttoorriiaa ee ddaaii tteessttiimmoonniiQuesto triennio per il Msac «è stato innanzitutto unappuntamento con la storia: la sua e quella delpaese, intrecciate nelle storie personali degli stu-denti che fra tante generazioni lo hanno attraversa-to, passandosi il testimone della partecipazionestudentesca di mano in mano». SSaarreettttaa MMaarroottttaa staconcludendo la guida del Msac per il triennio 2008-2011. Chiarisce a Segno. «Questi tre anni sono statil’occasione innanzitutto per riallacciare i legami conciascuno di loro, specie gli ex responsabili naziona-li, con i quali abbiamo condiviso idee e progetti edell’analisi dei quali ci siamo giovati per ripensare

14 I 04/052011

sotto

i rifletto

ri

Page 17: Segno

le prospettive d’impegno del Msac delfuturo». Dall’incontro con questi “testi-moni”, dei quali sono raccolti i messag-gi sul sito del movimentowww.movi100.azionecattolica.it, «ènata l’idea della Scuola nazionale digiornalismo studentesco, uno dei fruttipiù belli di questo triennio, sicuramente

l’idea più innovativa. Non si è trattato solo di tregiorni di approfondimento con esperti e professio-nisti del settore per imparare un mestiere, ma dellascommessa di rilanciare la tradizione dei giornalinistudenteschi, che è stata l’anima del movimentoper molti anni in passato. Su questo campo il movi-mento nazionale dovrà ancora lavorare molto, peraccompagnare ogni circolo in quest’avventura».La fotografia più viva di questo triennio è stata, perSaretta, la Scuola di formazione per studenti che hariunito 1.600 ragazzi a Rimini. «Non è stato solo unevento, una festa, uno strumento pubblicitario dimassa o una grande emozione. È stato un esperi-mento concreto e reale, curato in ogni dettaglio, diprimo annuncio. Ragazzi che non hanno mai cono-sciuto l’Azione cattolica, che si sono allontanatidalla parrocchia o che magari semplicemente nonavevano mai considerato la possibilità di vivere lascuola come un tempo attivo che interpella la lororesponsabilità e il loro protagonismo, hanno potutofare esperienza di una proposta diversa, che parlaalla quotidianità della loro vita. Soprattutto, hannoricevuto uno “stile”: dai relatori, come GiovanniMaria Flick, Beatrice Draghetti, Giorgia Meloni, eanche dai coetanei che hanno visto intorno a loro econ loro agitarsi, intervenire e testimoniare unapassione. È questo stile, questa testimonianza di

giovanissimi impegnati, appassionati,che lavorano con impegno e gioia per leloro scuole, il vero cuore della vita delnostro movimento».

GGuuaarrddaarree oollttrree ll’’AAcc:: ll’’iimmppeeggnnoo ddeell MMoovviimmeennttoo llaavvoorraattoorriiPer il Mlac risponde il segretarionazionale uscente, CCrriissttiiaannoo NNeerrvvee--ggnnaa. «Mi sembra che il Movimento

lavoratori in questo triennio abbia colto la sfida diaprire ancora di più la propria attività a contributiesterni, provenienti da singoli o da gruppi e asso-ciazioni non necessariamente legati all’Azionecattolica, traendo da queste sinergie grandebeneficio e arricchimento. Si pensi ai tavoli inter-associativi per la festa di San Giuseppe o il pro-getto dei “pacchi per l’Abruzzo” per il terremotoche ha colpito l’Aquila, così come l’iniziativa “Svi-sta”, sugli stili di vita, aperta alle piazze delle cittàe ai gruppi ecclesiali presenti nel territorio». Que-sta visione «ha fatto crescere molto gli iscritti e lasimpatia verso il movimento, così come il numerodelle diocesi che hanno costituito o stannocostruendo il Mlac».Altro passaggio rilevante è stato, secondo Cristia-no, quello dei progetti attivati con la “progettazionesociale” del Movimento, «che ha visto più di 80 ini-ziative innovative, di pastorale del lavoro, pervenirealla segreteria nazionale, che le ha seguite e, ovepossibile, finanziate e osservate con un entusia-smo indescrivibile e la convinzione che oggi piùche mai si debba parlare di lavoro con e per i gio-vani. In questo senso la collaborazione con il pro-getto Policoro della Cei ha segnato nel triennio unpunto di svolta non soltanto per il movimento, maper tutta l’Ac».E se volessimo indicare gli orizzonti per il futuro? «Iocredo che le sfide dell’Azione cattolica sono più chemai interne – risponde Nervegna –. Riguardano lacapacità di dotarsi di strutture e di un’organizzazio-ne veramente missionaria. Credo sia una questionedi mentalità (capita ancora troppo spesso di sentirusare il termine “associativo” per distinguere piùche per includere) e, appunto, d’organizzazioneinterna. Per essere vicini alle persone e offrire lorouna formazione che raggiunga i gangli della vita ènecessario crescere in queste due dimensioni. È,per altro, uno sforzo urgente per tutta la Chiesa;l’Ac ritengo sia l’associazione che, per caratteristi-che e sensibilità, dovrebbe interpretare prima emeglio di altri questa sfida. Alla luce di quest’esi-genza, il Mlac deve, a mio parere, spostare ancoradi più l’attenzione sugli ambienti di vita, facendoneil centro di qualsiasi attività». �g

15I 04/052011

sotto

i rifletto

ri

Page 18: Segno

«Il regno dei cieli è simile a un padrone dicasa che uscì all’alba per prendere a gior-nata lavoratori per la sua vigna. È così chesi comincia in Ac: siamo lì, nella piazza

della vita e abbiamo desiderio di lavorare con i piùpiccoli, per la parrocchia; abbiamo desiderio distare con gli altri e fare qualcosa di bello e buonoinsieme; qualcuno ci chiede una mano e noi dicia-mo sì». Ci sono infinite modalità per spiegare lemotivazioni e la gioia che spingono a stare nell’Ac,a mettersi in gioco, a occuparsi, anche tramiteessa, dei fratelli, della parrocchia e della Chiesauniversale. CChhiiaarraa BBeenncciioolliinnii (ritratta nella foto),presidente diocesana per sei anni a Padova, ne hascelto uno originale. In chiusura del suo mandato,

durante l’assemblea della diocesi del 27 feb-braio, si è spiegata così... «Tra noi c’è chi è arrivato all’alba, sono inostri adultissimi, i più esperti, quelli chehanno faticato di più, che ne hanno viste ditutti i colori: la guerra, la fame, la ricostruzio-ne del nostro paese. La loro fede è forte eradicata, la loro passione per la Chiesa e l’Acdura da tanti anni e continuano a mostrarce-lo. Poi, a metà mattina, sono arrivati gli adultiimpegnati a costruire una famiglia, a mante-nere un lavoro in questi tempi difficili, aessere cristiani coerenti in ogni luogo dellavita come ci ha insegnato il Concilio. Se sonoancora qui è perché grazie alla formazione ditanti anni sono radicati nell’impegno nono-stante le occupazioni quotidiane, il tempoche vola, le fatiche della vita familiare e dicoppia».«A mezzogiorno ecco arrivare i giovani, pienidi desideri, di pensieri e preoccupazioni per ilfuturo. Ci stanno a lavorare, ma non a perderetempo e nella corsa della loro vita chiedono

proposte leggere e forti di formazione e spiritualità echiedono di essere riconosciuti e valorizzati comegiovani. Alle tre in piazza ci sono i giovanissimi: chidarebbe lavoro agli adolescenti? Sembrano sfaticati,incostanti, inaffidabili. Eppure in Ac c’è chi dà creditoanche a loro, perché sono freschi e hanno energie davendere, sanno appassionarsi per le cose belle,hanno sogni grandi. E finalmente alle cinque arrivanoi ragazzi e, incredibile, anche per loro c’è spazio nellavigna: pochi sembrano credere che i bambini e iragazzi possano essere protagonisti della loro vita eoffrire un contributo alla vita comune, possano com-prendere le questioni importanti, ma l’Acr c’è perquesto, per dare loro la parola».Chiara Benciolini riflette a voce alta: «Eccoci tutti quinella vigna del Signore: stando insieme abbiamoimparato a conoscerci, a valorizzare le ricchezze deglialtri, a fare spazio a chi viene dopo, ad ascoltare chi èqui da tanto. Nessuno dice agli altri cosa fare, ma tuttiinsieme si riflette, si progetta e si lavora, occupandositutti di tutti. Noi la chiamiamo unitarietà ed è uno deidoni più belli che l’Ac ci fa e che io personalmente hosperimentato nella quotidianità di questi sei anni. [...]Il bello è che, stando nella vigna, scopriamo che nonsiamo stati noi a decidere di andare a lavorare, ma c’èQualcuno che ci ha cercati e chiamati, non per un pic-colo servizio, ma per dare significato a tutta la nostravita. Così, a un certo punto, smettiamo di fare l’Ac ediventiamo gente di Ac: quando comprendiamo, gra-zie ai percorsi di formazione, ai momenti di spiritua-lità, alle esperienze vicariali e diocesane, all’amiciziacon qualche responsabile o assistente, che l’Ac è unavocazione, sì, proprio una chiamata». Chiara lancia un messaggio riassuntivo. «Conoscia-mo l’Ac, costruiamo l’Ac, amiamo l’Ac perché è ilnostro modo di amare fedelmente il Signore, distare con gioia e responsabilità nella Chiesa e diabitare il mondo con passione». �g

16 I 04/052011

Nel suo interventoall’assembleadiocesana diPadova, lapresidente uscenteChiara Bencioliniha trovato unamodalità originaleper indicare ilperché dellavocazioneassociativa

Quei lavoratorinella vigna

L’esperienza/1

sotto

i rifletto

ri

Page 19: Segno

Un’esperienza forte, iniziata ai tempi dell’A-cr, che prosegue oggi, da giovanissima,nell’associazione diocesana di Campo-basso-Bojano. SSaarraa TTuulllloo racconta a

Segno la “sua” Azione cattolica. «La mia esperienzain Ac è iniziata all’età di 6 anni e posso dire che perme significa innanzitutto fare una scelta, la scelta dimettersi in gioco, di essere protagonisti della pro-pria vita, di assumersi responsabilità e impegni. Masoprattutto vuol dire aver voglia di comprendere eamare Cristo, per comprendere e amare la vita, dia-logando con lui». «Naturalmente tutto questo non lo pensavo giàall’età di 6 anni,ma ricordo con quale gioia e vitalitànon vedessi l’ora di partecipare all’incontro setti-manale di Acr, del quale più di ogni altra cosaamavo il momento iniziale: quando ci disponevamo

in cerchio e, prendendoci per mano, recitava-mo il Padre nostro. Ricordo che mi sentivosempre molto emozionata, forse perchéavvertivo la forte presenza dello Spirito. Era inquel momento che formavamo una famiglia,grande e unita. È stato anche questo che miha spinta a continuare questa fantasticaesperienza, nonostante le difficoltà, nono-stante gli impegni... non potevo mancare allariunione di Ac. Ormai dal divertimento si erapassati al confronto, all’affrontare temi tipicidi un adolescente: grazie ai miei educatori ho

scoperto Cristo, la sua vera essenza, il suo amoreper me, la mia necessità di comunione con i fratelli,il bisogno di una guida di Ac, il bisogno di un padrespirituale». Il 30 gennaio Sara ha partecipato all’assembleadiocesana e spiega: «Tema dell’incontro era l’ur-genza educativa; una sfida per le famiglie, gli edu-catori, i consacrati. Durante il dibattito è emersocome, oggi, questa urgenza non abbia forse come

soggetto principale le nuove generazioni, quantoinvece gli adulti, manchevoli di convinzioni, di valorietici e morali, di verità su cui basare la propria vita eogni propria azione. Proprio a causa di questa man-canza, mancanza di senso di responsabilità, i gio-vani sono oggi fragili e poco interessati (o pococoinvolti) a coltivare esperienze forti e di senso dicui si sentano partecipi e delle quali avvertono sem-pre più forte la necessità, scoprendo giorno dopogiorno un vuoto nelle proprie vite. Ciò che poi ancorpiù li disorienta è lo scollamento che si verifica tra lediverse agenzie educative (famiglia, scuola,società, mass media, politica); tra esse non sempresi trova unità d’intenti, ma soprattutto non sempresi trova coerenza».Ciascuno deve dunque sentire la “responsabilitàeducativa”, aggiunge Sara Tullo, convinta che tuttisi debbano sentire educatori responsabili di fronteai più piccoli, alle persone che si hanno accanto. «Aquesto proposito – osserva – è bello osservarecome gli adulti di Ac continuino il loro cammino,mettendosi in discussione e avendo come riferi-mento Cristo, il vangelo, il magistero della Chiesa.Quindi è nell’associazione che si cresce, ci si formacon amore, libertà e disciplina, motivando conti-nuamente il sentirsi attivi e al servizio dell’educa-zione e del bene comune». �g [[gg..bb..]]

17I 04/052011

Una giovanissimadi Campobasso-Bojano, cresciutanell’Acr, hapartecipatoall’assembleadiocesana dedicataal temadell’educazione

Sara: vi raccontola mia Ac

L’esperienza/2

sotto

i rifletto

ri

Page 20: Segno

18 I 04/052011

L’uomo abita l’ambiente, lo amministrarendendolo territorio, ne determina lastoria, visibile nel paesaggio. Tutela del-l’ambiente, lavoro per il bene comune e

tutela del patrimonio storico artistico ovvero delpaesaggio sono dunque di vitale importanza, priori-tà il cui perseguimento il nostro paese non può nonribadire, soprattutto in occasione dei 150 anni del-l’Unità. Il paesaggio, in particolare, è il fattore evi-dente dell’indivisibilità dell’Italia, innegabile alpunto che la sua tutela – e quella del patrimoniostorico-artistico – è inserita tra i principi fondamen-tali della nostra Costituzione, precisamente nell’art.9.: proposto dal democristiano Aldo Moro e delcomunista Concetto Marchesi, l’articolo venneritenuto importante baluardo contro ogni forma di“scellerata e scriteriata” ipotesi federalista. Oggil’articolo 9 ancora resiste, ma nella martoriataCampania sembra dimenticato da tempo: l’usodella logica della discarica come soluzione per lo

“smaltimento” dei rifiuti sta infatti incidendosul paesaggio della regione, mettendo a ris-chio parte della storia d’Italia. Richiamando all’unità e alla responsabilità,l’Azione cattolica della diocesi di Nola, haorganizzato, in collaborazione con l’Ufficiodiocesano per la salvaguardia del creato, allaCaritas diocesana, a Comunione e liber-azione, alla Comunità missionaria di Villare-gia, alla Fuci, al Meic, al Mieiac, al Movimentodei focolari, all’Ordine francescano secolareitaliano, all’Ordine secolare dei servi di Mariae a Rinnovamento nello Spirito Santo, il con-

vegno Una fede che ama la Terra: la tutela del terri-torio fra disperazione e speranza, svoltosi a Scafati(Salerno) lo scorso 3 febbraio. Un momento per riflettere – attraverso la visione difilmati relativi ad alcune zone degradate del territo-

rio diocesano, ma la cui bellezza ancora sembraresistere al degrado, e il contributo del prof. LuigiFusco Girard, ordinario di Economia ed estimoambientale all’Università Federico II, relativo allapossibilità e la necessità di coniugare sviluppo eco-nomico e utilizzo sostenibile delle risorse naturali –ma anche per essere educati da “buone pratiche”già in atto sul territorio e portate avanti da quantihanno scelto di restare in Campania e difenderla: laspesa a km 0 e i gruppi di acquisto solidale, perconiugare minor spesa e minor impatto ambientale;la “Rete fagotto”, per recuperare oggetti regalan-doli; il compostaggio domestico, per trasformare inconcime il rifiuto organico; il Banco alimentare, perdistribuire cibo altrimenti destinato alla discarica; ladiffusione di sacchetti per la spesa, riutilizzabili. Esperienze di pochi ma di grande speranza, impor-tanti per contribuire a un cambiamento culturaleforte che spinga all’assunzione di uno stile di vitafondato sull’essenziale: esperienze che nasconodall’amore per il proprio territorio, dall’amore perl’Italia intera. �g

di Mariangela Parisi

La tutela delterritorio inCampania fradisperazione esperanza. L’Azionecattolica di Nolaapre al confrontoper un modellodi sviluppo piùetico e sostenibile

L’esperienza/3

Una fedeche ama la terra

sotto

i rifletto

ri

Page 21: Segno

19I 04/052011

La XIV assemblea nazionale dell’Ac avràuna forte connotazione internazionale. Lastessa assemblea, infatti, sarà presiedutada Emilio Inzaurraga, presidente dell’Ac

argentina e coordinatore del segretariato del Fiac.Non è un caso che ciò avvenga. Semmai è la con-statazione di un intenso lavoro che l’Ac italiana,attraverso il Fiac, ha fatto negli ultimi anni nel pro-muovere l’Azione cattolica nel mondo. Lo stessopresidente nazionale, Franco Miano, è convinto chesolo da un approccio globale all’impegno dei laiciche tenga conto di geografie e terre, di provenienzee diversità, potremmo arrivare a una “buona noti-zia” davvero per tutti i popoli della terra.Il segretariato del Fiac sarà presente con delegati

provenienti da Italia, Argentina, Burundi,Myanmar, Polonia e, all’interno dei lavoriassociativi, è previsto anche un momento perle attività del segretariato stesso. Ci sarannoanche i rappresentanti della Romania, vistoche nel 2012 il segretariato svolgerà la suaassemblea proprio in quel paese. Tanti amicidell’Ac sparsi nel mondo, dunque, sbarche-ranno in quei giorni a Roma per condividereun’idea di Ac che non ha paura delle distan-ze. Ci sarà sicuramente mons. Marcuzzo,vescovo ausiliare di Nazareth, che rappre-senterà in maniera “ufficiale” la vicinanzastorica tra Terra Santa e Ac. A tal proposito siesporrà di nuovo la mostra Sguardi sui cri-stiani in Medioriente, realizzata dalle edizioni

Terra Santa e dall’Ac in occasione del recente Sino-do sul Medioriente dello scorso ottobre, ed espostain una due settimane di incontri con un notevolesuccesso. E oltre gli amici della Terra Santa i dele-gati italiani di Ac impareranno a conoscere i “colle-ghi” della Bosnia Erzegovina, Albania, Spagna,Malta, Svizzera e anche Slovacchia e Bulgaria.

Una novità è rappresentata proprio da Bulgaria eAlbania. Qui sta nascendo la nuova Ac e questolavoro di formazione e attenzione al processo dicrescita è seguito non solo dal Consiglio nazionaledi Ac, ma anche e soprattutto da alcune diocesi. InAlbania le diocesi di Trani, Adria- Rovigo e Mondovìseguono con corsi di formazione “in loco” presbite-ri, religiose e laici, mentre la diocesi di Fermo datempo cura i rapporti con la nascente Ac della Bul-garia.Insomma, non solo pubbliche relazioni e foto uffi-ciali a ricordo dell’evento. In questa XIV assembleail ruolo internazionale dell’Ac farà da collante all’in-tero dibattito. Un’associazione che si arrocca trop-po sulle proprie parrocchie e diocesi non fa tantastrada. Mentre oggi, dai sud del mondo, c’è un’e-nergia nuova e una passione di radicalità evangeli-ca che sta risvegliando le nostre coscienze occi-dentali un po’ troppe addormentate.Benvenuti allora, cari amici del Fiac. Fateci capirecome annunciate la “lieta notizia” nell’altra partedel mondo. �g giadis

La XIV assembleanazionale di Acsarà presieduta daEmilio Inzaurraga,argentino ecoordinatore delFiac. Si punta losguardo ancheverso un “altro”mondo che vuolecondividere la“buona notizia”con noi

L’esperienza/4

Il cuore del mondobatte qui da noi

sotto

i rifletto

ri

Page 22: Segno

Una selva di mani alzate. Callose di lavoro,lisce di gioventù, rugose di esperienza, conle unghia dipinte oppure no, oppure man-giucchiate di stanchezza, qualche volta. A

riguardarsele, le foto delle quattordici precedentiassemblee nazionali dell’Azione cattolica (tredici ordi-narie e una straordinaria), c’è dentro un mondo intero.Ci sono generazioni ormai lontane fra loro. Qualchefaccia di giovani ormai non più giovani. Anche quelladi qualcuno che non c’è più. Ci sono camice e giaccheimprobabili. Barbe e tagli di capelli ancora più impro-babili. Eppure, in quel bianco e nero che diventa colo-re sbiadito e poi ancora ad alta definizione, ci sonosempre quelle mani alzate. Sempre alzate: per discu-tere, proporre, e alla fine per votare, in nome di unaresponsabilità personale e comunitaria.Forse sono proprio quelle benedette mani il simbolodelle assemblee dell’Ac: una vicenda ormai lunga piùdi quarant’anni, cominciata con l’approvazione delnuovo Statuto post-conciliare e con la scelta religio-sa, e di cui oggi ci apprestiamo a vivere un’altratappa. È nello scorrere di questo incontrarsi a Romaogni tre anni, un migliaio di persone a rappresentar-ne centinaia di migliaia, che si legge anche lo scorre-re della storia della nostra associazione, le sue scelte

fondamentali, il suo costante trasformarsi ecrescere per servire meglio la Chiesa e ilpaese.«Se ricominciassi da capo, incomincereicon l’Azione cattolica. Sì, è così. Se rico-minciassi, incomincerei come allora. L’e-sperienza che ne è venuta, che ognuno dinoi sente dentro, mi ha fatto convinto diquesto». È il 25 settembre 1970: a parlare èCarlo Carretto, “tornato a casa” diciottoanni dopo le sue burrascose e forzatedimissioni dalla presidenza della Giac. Car-retto, nei primi anni Cinquanta, aveva paga-

to le sue intuizioni arrivate troppo in anticipo suitempi, ma che poi sarebbero state legittimate dalConcilio e nella nuova Ac: nel corso della I assem-blea (dal titolo Forza e via di speranza nella societàdi oggi) fratel Carlo viene a benedire idealmente ilrinnovamento guidato da Vittorio Bachelet. QuelBachelet che, congedandosi dalla presidenza, alla IIassemblea del 1973 (Un rinnovato impegno versotutti i fratelli), citerà il poeta indiano Tagore: «Tuttidovremmo poter dire alla fine della nostra vita: “Iodormivo e sognavo che la vita non era che gioia; misvegliai e ho visto che la vita non era che servizio. Ioho servito e ho visto che il servizio era la gioia”. Chetutti noi sappiamo davvero riscoprire che il servizioè la gioia. Questo è l’augurio del vostro fedele servi-tore, il “campanaro della Domus Pacis”».Il “campanaro” passa la mano a Mario Agnes, checondurrà l’associazione alle assemblee del 1977 edel 1980. Storiche entrambe, nel bene e nel male:durante la III (In missione in Italia per la civiltà dell’a-more) Paolo VI fisserà in maniera straordinaria ilruolo dell’Ac nella vita della Chiesa («ha un postonon storicamente contingente, ma teologicamentemotivato nella struttura ecclesiale»); nel corso dellaIV (Costruire la comunità ecclesiale da laici per ani-mare da cristiani la società italiana) l’associazionesi ritroverà insieme per la prima volta a sette mesidal martirio laico di Bachelet, nell’anno più sangui-noso della storia repubblicana, quello della stazionedi Bologna e di Ustica.Gli anni Ottanta saranno caratterizzati dalla presiden-za di Alberto Monticone e da una forte dialettica tral’Ac e l’episcopato italiano: sono gli anni della Vassemblea (Laici chiamati a condividere con la Chie-sa le ansie e le speranze degli uomini di oggi, 1983) esoprattutto della VI (Ac: Associazione di Laici per lamissione della Chiesa in Italia, 1986). In mezzo c’èstato il Convegno ecclesiale di Loreto, con il fonda-

20 I 04/052011

Quattordici scattiper una storiache continua.Tredici assembleeordinarie, più unastraordinaria,che raccontanola vivacità diun’associazioneche ha lasciato segnidi speranza nellaChiesa e nel paese

Sempre conle mani alzate

di Simone Esposito

sotto

i rifletto

ri

Page 23: Segno

mentale intervento di Giovanni Paolo II che segnal’indirizzo pastorale della Chiesa italiana per gli anni avenire: la VI assemblea, di conseguenza, è segnatada un dibattito intenso e franco che coinvolge tutti iresponsabili e al quale prende parte anche il presi-dente della Conferenza episcopale, il cardinale Polet-ti, arrivato ai vertici della Cei proprio in seguito alConvegno di Loreto. Nell’asprezza del confrontoqualcuno ci vuole leggere solo la polemica: in realtà èquella normale tensione radicata nella scelta demo-cratica interna dell’Azione cattolica, dove nessunleader si può prendere il lusso di decidere per tutti.L’Ac si rafforza ancora di più nel proprio legame afilo doppio con la gerarchia ecclesiale e prosegue ilproprio cammino: alla presidenza arrivano primaRaffaele Cananzi (VII assemblea, Per la vita delmondo. Nella Chiesa e nella società italiana, il servi-zio dell’Azione cattolica per gli anni ‘90, e VIII, Azio-ne cattolica: laici in missione con il Vangelo dellaCarità), poi Giuseppe Gervasio (IX assemblea, Per-ché il mondo si salvi per mezzo di Lui, e X, Testimonidi speranza nella città dell’uomo). Nel frattemposono trascorsi oltre dieci anni e l’Italia e il mondosono cambiati: la caduta del Muro, il crollo cruentodella Prima Repubblica e la nascita (zoppa) dellaSeconda. Anche l’associazione, costantemente, riflette e siripensa per adeguarsi ai nuovi bisogni pastorali dellasocietà. La novità arriva con la prima presidenzanazionale dell’Ac guidata da una donna, PaolaBignardi. Si apre un’intensa stagione di rinnova-mento che parte con l’XI assemblea del 2002 (Conlo sguardo fisso su Gesù. Volto da contemplare. Voltida incontrare), memorabile perché per la prima voltasi prova a mandare in pensione l’alzata di mano e si

sperimenta per l’approvazione del documentoassembleare un sistema di voto elettronico. Ma itelecomandi fanno cilecca, le mani si prendono laloro rivincita sulla tecnologia e si torna in fretta efuria al vecchio sistema: i delegati faranno le tre delmattino per approvare tutti gli emendamenti, stre-mati ma soddisfatti. È nel corso di quell’assembleache l’associazione deciderà di aver bisogno di rinno-vare radicalmente il proprio Statuto, fatti salvi i prin-cipi fondamentali: ci si dà appuntamento all’annoseguente. L’assemblea straordinaria del 2003 ècaratterizzata ancora una volta da un dibattito serra-tissimo: un confronto intenso in aula, preceduto dauna discussione altrettanto intensa nelle diocesi,che comunque non impedirà ai delegati di approva-re lo Statuto rinnovato con oltre l’80% dei voti. L’Acsi ritroverà l’anno seguente all’incontro nazionale diLoreto, tappa che di fatto segna anche la conclusio-ne del lunghissimo pontificato di Giovanni Paolo II.Sarà il suo successore, Benedetto XVI, a segnare leultime due assemblee. Una coincidenza provviden-ziale fa sì che la XII assise nazionale del 2005 (Dareragioni di vita e di speranza. La missione dell’Azionecattolica, in parrocchia e oltre) si chiuda proprionella domenica dell’inizio del ministero pastorale delPapa neoeletto: tutti i delegati saranno presenti amessa in piazza San Pietro. E sempre a San Pietro, il4 maggio 2008, si concluderà l’ultima assemblea, laXIII (Cittadini degni del Vangelo. Ministri dellasapienza cristiana per un mondo più umano), guida-ta dal presidente nazionale Luigi Alici. Una piazzastracolma di 150mila soci venuti a festeggiare i 140anni dell’Ac. E anche la scelta democratica di un’as-sociazione che continua a ritrovarsi e a discuteresenza risparmiarsi. Sempre con le mani alzate. �g

21I 04/052011

sotto

i rifletto

ri

Page 24: Segno

22 I 04/052011

Chiesa e Ac, impegno dei laici e costruzio-ne del bene comune. Abbiamo chiesto aMMaarriiaa VVooccee, presidente del movimentodei Focolari, e a FFrraannccoo MMoossccoonnii, priore

dell’Eremo camaldolese di San Giorgio a Bardolinosul Garda, alcune riflessioni sul prossimo dibattitoassembleare.

LL’’AAzziioonnee ccaattttoolliiccaa iittaalliiaannaa ssii aapppprreessttaa aa cceelleebbrraarree llaassuuaa XXIIVV aasssseemmbblleeaa nnaazziioonnaallee.. UUnn mmoommeennttoo ddii vveerrii--ffiiccaa ddeemmooccrraattiiccaa iinntteerrnnaa mmaa aanncchhee uunn mmoommeennttoo ddiiccoonnffrroonnttoo ccoonn llaa CChhiieessaa ee llaa ccoommuunniittàà cciivviillee..VVooccee.. Sarà di certo un appuntamento importantenon solo per l’Azione cattolica, ma anche per laChiesa italiana e il nostro paese. L’Ac ha un patri-monio di vita e di cultura più che mai prezioso per ilmomento cruciale che stiamo vivendo. Assicuriamoperciò sin d’ora le nostre preghiere affinché lo Spi-rito Santo illumini il cammino da percorrere. In quel

momento vorremmo dare un segnoconcreto di amicizia e condivisioneattraverso la partecipazione all’as-semblea della nostra delegata nellaConsulta nazionale delle aggrega-zioni laicali. MMoossccoonnii.. Essere portatori dellaParola significa essere testimoni diun annuncio di liberazione per l’uo-mo che vive oggi il suo travaglio epo-cale. La Parola è una luce per orien-tare il nostro cammino e per illumi-nare le nostre domande sulla vita:essa spiega, dà senso, svela aspettiimpensati della realtà; offre un altropunto di vista sulla storia umana. LaParola è la persona stessa delSignore che si fa compagna di viag-gio, ci parla, ci indica la strada. IlVaticano II ha fatto irruzione nellavita della Chiesa con una novitàincredibile, ma quelle intuizioni e

quella profezia sono ancora da suscitare. Il VaticanoII attende ancora una sua attuazione concreta.Come vedrei volentieri un’Ac che si fa promotrice,trascina e stimola con coraggio profetico il cammi-no della Chiesa verso l’attuazione del Concilio.

CCrriissii ddeellllaa ppoolliittiiccaa ee bbeennee ccoommuunnee:: ii mmoovviimmeennttiieecccclleessiiaallii ee ll’’aassssoocciiaazziioonniissmmoo ppoossssoonnoo ddaarree uunnaassppiinnttaa ddiinnaammiiccaa aall pprrooggrreessssoo cciivviillee ddeell nnoossttrrooppaaeessee??VVooccee.. Senza dubbio. È vero siamo in tempo di crisi,ma proprio per questo aperto a nuove opportunità.Penso che dovremo sempre più intensificare lanostra comunione e operare insieme, dove possibile,nei diversi ambienti, nelle città, a livello nazionale.Abbiamo la responsabilità di rendere visibili le espe-rienze innovatrici nate dalla linfa sempre nuova delvangelo in atto nei diversi ambiti della società. Per laconsapevolezza che – come è stato sottolineatoanche alle Settimane sociali – per incidere nellasocietà e imprimere quella spinta in avanti tanto atte-sa, oggi occorre una testimonianza di popolo. MMoossccoonnii.. Per quanto riguarda il rapporto Chiesa-mondo dovremmo tornare a leggere e a studiare ilcap. 4 della Gaudium et Spesdove si danno indicazionipreziose e indispensabili per costruire e rinnovare ilrapporto tra la Chiesa e il mondo contemporaneo. «LaChiesa, procedendo dall’Amore dell’eterno Padre…radunata dallo Spirito Santo, ha una finalità salvifica edescatologica che non può essere raggiunta piena-mente se non nel futuro. Ma essa è già presente quisulla terra, ed è composta da uomini, i quali appuntosono membri della città terrena, chiamati a formaregià nella storia dell’umanità la famiglia dei figli di Dio...E tale compenetrazione di città terrena e città celeste èil mistero della storia umana (cfr. G.S.40). Quanto aimovimenti credo sia giunta l’ora di intraprendere contenacia e umiltà la strada del dialogo intra-ecclesiale eoffrire a esso contenuti nuovi. Se di una cosa oggi imovimenti hanno bisogno, dopo la legittimazioneecclesiale del 1998, è avvicinarsi il più possibile al

Compassione, dialogo,attenzione alla Parola,laici che collaboranoinsieme: sono alcunedelle parole che lapresidente di unmovimento ecclesialee un monaco – da sempreattenti all’Ac – offronoalla riflessione dei lettoridi Segno in vistadell’appuntamentoassembleare. Maria Voce:«Intensificare lacomunione e operareinsieme per il benecomune». FrancoMosconi: «Impegnotrascinante e coraggiosoper l’attuazionedel Consiglio»

Visti dagli altridi Gianni Di Santo

intervista conMaria Voce

e Franco Mosconi

sotto

i rifletto

ri

Page 25: Segno

In alto: la XII Assemblea

nazionale (Roma, 2005)

23I 04/052011

vasto mondo del laicato, rinunciando a separatezzeche non gioverebbero né a loro, né alla Chiesa.CC’’èè uunn lleeggaammee ddaa sseemmpprree ttrraa AAcc,, MMoovviimmeennttoo ddeeiiFFooccoollaarrii ee ssppiirriittuuaalliittàà ccaammaallddoolleessee.. CCoonnffeerrmmaattee??VVooccee.. Non solo confermo. Siamo legati da qualcosadi più che l’amicizia: la gratitudine. Chiara Lubichstessa l’ha espressa pubblicamente nel 2003all’assemblea straordinaria dell’Ac, per aver tra-scorso buona parte della sua giovinezza fra le suefila e aver ricevuto «una solida formazione cristianadi base». È un grazie di cuore che esprimo anch’io,impegnata nell’Azione cattolica sin da bambina.Come tanti altri del movimento. Ancora, gratitudineperché – come è noto – è stato proprio in occasionedi uno dei convegni di Azione cattolica, a Loreto nel‘39, che Chiara – aveva allora 19 anni – avvertì «unprimo accenno d’una chiamata tutta particolare daparte di Dio». Chiamata che segnerà la futuranascita del Focolare. Tutt’oggi, poi, sperimentiamouna particolare sintonia e un’intesa immediataquando ci troviamo a collaborare a diversi livelli sulterritorio soprattutto nelle Consulte diocesane,regionali e in quella nazionale. MMoossccoonnii.. I legami tra Ac e Camaldoli risalgono aglianni Quaranta del secolo scorso. La tradizionemonastica millenaria di Camaldoli ha sempre crea-to un certo fascino per tutte le persone che veniva-no ospitate soprattutto nel cenobio camaldolese. Lavita liturgica, il colloquio con alcuni monaci illumi-nati (padre Calati e padre Giabbani) e soprattutto imomenti di lectio divina, preghiera, silenzio, l’ospi-talità e lo stesso fascino della foresta casentinesediventavano realtà ispiratrici per una propostaevangelica radicale e sempre rinnovata. Oltreall’Ac, usufruivano degli ambiti camaldolesi in

modo particolare la Fuci e il Meic, i laureati cattolicidi un tempo. L’iniziazione di padre Benedetto Calatialla comprensione della Parola, della tradizione deiPadri e la sapiente lettura dei documenti del Vatica-no II portavano necessariamente il mondo ecclesia-le a leggersi nel suo aspetto più vivo e profetico.Una certa ascesi consigliata da padre Calati eratutta incentrata nella costante “ricerca di Dio”.Essere cristiani non è un privilegio, ma una missio-ne ricevuta con la consapevolezza propria di chi èstato ammaestrato dallo Spirito santo, per esserecostruttore di pace e di unità nella storia. Un ceno-bio in cui la comunione di vita, che non si riducevasoltanto alla condivisione della preghiera, ma anchedai pasti in comune tra fratelli e che si apriva allaconvivialità tra amici, creava una specie di osmosi alivello spirituale e culturale impagabili. Inoltre ilsilenzio e la solitudine legati agli ambienti monasticiaiutavano a interiorizzare i contenuti della varie lec-tio bibliche e i momenti liturgici.

CCoommee èè ppoossssiibbiillee ppeerr iill llaaiiccaattoo ccaattttoolliiccoo aattttuuaarree iiccoonnssiiggllii ssuull tteemmaa ddeellll’’eedduuccaarree ccoonntteennuuttii nneeii rreecceennttiiOOrriieennttaammeennttii ppaassttoorraallii CCeeii ppeerr iill pprroossssiimmoo ddeecceennnniiooppuurr nneellllaa ddiivveerrssiittàà ddeeii ccaarriissmmii ee mmiinniisstteerrii??VVooccee.. Vorrei dire innanzitutto che avvertiamo unaprofonda consonanza con la parola dei vescovi,consapevoli di quanto grave sia l’emergenza edu-cativa. In questi ultimi anni ci siamo impegnati in unconfronto su finalità, metodi e risultati educativi chemai mancano quando, con sempre nuova fantasia,si aprono non solo nell’ambito del Movimento, maanche nelle famiglie e nelle scuole, spazi di comu-nione dove si rende Dio presente e si sperimenta laforza trasformante del suo amore. Siamo perciò

sotto

i rifletto

ri

Page 26: Segno

I 04/052011

grati dell’opportunità di vivere questo impegno incomunione con tutta la Chiesa. In modo specialecon le varie espressioni del laicato dove vivo è l’im-pegno di lavorare insieme, di fare rete, di essere uncoro a più voci. È il cammino in atto nella Consultadei Laici. MMoossccoonnii..Viviamo in un’ora contrassegnata da moltiostacoli e da diverse contraddizioni riguardo allafede. La fede, infatti, sembra non interessare gliuomini e le donne di oggi che vivono nell’indifferen-za riguardo a essa. Non solo, ma anche in coloroche si dicono credenti, la fede appare debole e dicorto respiro, incapace di manifestare quella forzache cambia la vita. La sua trasmissione è diventatadifficile. La fede diceva Paolo, nasce dall’ascoltodella Parola; occorre che la Parola di Dio giunga alcuore dell’uomo. Gesù ci ha mostrato innanzituttouna necessità: chi inizia alla fede, o a essa vuolegenerare, deve essere credibile, affidabile. Gesùusava un dialogo ravvicinato e una condiscendenzaunica, legata alla sua kenosis, cioè al suo svuota-mento che lo portava a un dialogo umanissimo (laSamaritana, Zaccheo, La Maddalena...). Gesù,dunque, percorre un cammino di abbassamento, simette in dialogo, il che significa innanzitutto ascoltodell’altro in quanto altro. Gesù era accogliente contutti e si prendeva cura di tutto l’uomo fino ad assu-merne le debolezze e addossarsi le malattie. Era unuomo di compassione. Solo avvicinandoci all’altronel modo insegnatoci da Gesù, anche noi possiamovivere un incontro ospitale all’insegna della gratuitàe teso alla comunione. Sono solo alcune suggestio-

ni che spero la prossima assemblea Ac possa tene-re in conto. �g

Nelle foto: sopra, Maria Voce

e, sotto, Franco Mosconi

Educazione, cultura, vita ecclesiale, dibattito socio-politico. Ma anche fumetti, racconti e... altre sorprese. La casa editriceAve, storico marchio dell’Azione cattolica, arriva all’assemblea del 6-8 maggio con un ricco carnet di titoli e proposte. Alle

consuete e ricche pubblicazioni associative, alle riviste e ai cammini formativi, si aggiungono numerosi libri e opuscoli fir-mati dalla Presidenza nazionale.Un occhio di riguardo va, ovviamente, al tema dell’educazione, al centro dei lavori assembleari. Nella nuova collana Educareoggi figurano già quattro titoli (Chi ama educa del presidente nazionale Franco Miano, Educare, impegno di tutti curato daPierpaolo Triani, Il senso dell’educazione di Paola Bignardi e L’arte dell’incontro di Luca Diliberto) e altri se ne aggiungeran-no. Un volume speciale, pensato in occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II, è la pubblicazione, con introduzionecritica, dei discorsi del Papa polacco all’Ac. Un’altra pubblicazione attesa è Dialogando, raccolta dei più importanti articoliapparsi sul trimestrale culturale dell’Azione cattolica Dialoghi. Il libro è curato da Luigi Alici.All’assemblea arriveranno anche tre sorprese speciali. La prima è Beato Karol! Dalla A alla Z, un viaggio divertente e commo-vente, firmato dal fumettista Roberto Battestini, tra le parole-chiave della vita di Giovanni Paolo II. La seconda è L’Italia del«Vittorioso», un omaggio alla storia della gloriosa testata per ragazzi pubblicata proprio dall’Ave: nel volume, dallo storicoGiorgio Vecchio, ci sarà spazio per la riproduzione integrale di molte storie a fumetti, comprese alcune opere di Jacovitti.Terza sorpresa: Francesco, l’amico di Dio, storia a fumetti del patrono dell’Ac.Tutte le novità e il catalogo sono nel sito www.editriceave.it.

Editrice AveEDUCAZIONE, CHIESA, FUMETTI E ALTRE... SORPRESE (IL“BEATOKAROL” E“ILVITTORIOSO”)

24

sotto

i rifletto

ri

Page 27: Segno

25I 04/052011

sotto

i rifletto

ri

di Fabiana Martini

Al centro l’educazioneÈ

sempre l’educazione il tema dominantedel prossimo numero di SegnoPer, la rivi-sta che l’associazione dedica ai suoi for-matori e responsabili, da quest’anno on

line per raggiungere un numero sempre maggioredi persone. Con l’aiuto di autorevoli voci, tutteimpegnate nella quotidianità della vita associativa,si continua ad approfondire Educare alla vita buonadel Vangelo, gli Orientamenti pastorali dell’episco-pato italiano per il decennio 2010-2020, aiutando ilettori a tradurre concretamente le sollecitazioni e leurgenze proposte dai nostri vescovi all’attenzione dichi ha la responsabilità della crescita delle nuovegenerazioni.Don Alessandro Valentino, della diocesi di Nola,assistente diocesano unitario e regionale dell’Acr, ePaola Bignardi, già presidente nazionale e autrice di

varie pubblicazioni su queste tematiche, ciinvitano a un vero e proprio esame di coscien-za con lo scopo di concentrarci non tanto enon solo sugli atteggiamenti dei ragazzi e deigiovani che ci sono stati affidati, ma in primoluogo su quelli di noi educatori, a tutti gli effettifigli del nostro tempo, per compiere una sortadi revisione di vita a partire da alcune doman-de che ci interrogano nel profondo in relazionealla separazione tra le dimensioni costitutivedella persona e agli stereotipi culturali domi-nanti, ai quali spesso finiamo con conformarcisenza neanche rendercene conto. Partendodalla consapevolezza che non si educa senzaessere a propria volta impegnati in un cammi-no serio ed esigente di formazione, don Valen-tino ci esorta a guardare a quelle resistenzeche non ci permettono di entrare a pieno ritmonella trasformazione, meglio nella “trasfigura-

zione” della nostra esistenza, mentre la Bignardisuggerisce di vivere il proprio tempo coltivandoquella differenza evangelica che non rende estraneia ciò che accade ma ci fa interpreti in manieracreativa. E di atteggiamenti dell’educatore parlaanche mons. Sigalini nella sua rubrica Filodiretto

con l’assistente. Altri due assistenti che ci offronospunti di riflessione sono don Antonio Mastantuo-no, che si sofferma sulla fatica di trasmettere valorie senso da una generazione all’altra, e don UgoUghi, che ci ricorda che non si può crescere spiri-tualmente da soli. Continua la presentazione degliistituti della nostra associazione e più approfondi-menti sulla comunicazione digitale, e naturalmentenon manca uno sguardo al cammino che stannocompiendo i settori e le articolazioni in preparazio-ne all’assemblea, al centro della rubrica del presi-dente nazionale. Infine, ma in realtà è posto all’ini-zio, SegnoPer ha voluto ricordare Davide Fiammen-go, morto lo scorso 28 gennaio, e lo ha fatto attra-verso le sue stesse parole, parole che spesso ci hadonato e ci hanno aiutato a riflettere e a esprimerericonoscenza per quell’esperienza di grazia che èl’Azione cattolica. Caro Davide, al tuo ricordo «iventi del cuore soffiano»: grazie! �gNelle pagine

di SegnoPer,la rivista onlineper i responsabilie i formatori,ancora una volta sipresta attenzioneagli Orientamentipastorali dellaChiesa italiana.Con un occhioparticolare a ciòche essi diconoall’Ac. Spazioanche allaAssembleanazionale

Page 28: Segno

26 I 04/052011

Definire e dare dei punti fermi alle dichiarazionianticipate di trattamento (Dat). Questo il senso

di un disegno di legge su «Disposizioni in materia dialleanza terapeutica, di consenso informato e didichiarazioni anticipate di trattamento» in discussio-ne alla Camera, comunemente definito “legge sul finevita”. Tra i “paletti” posti la difesa della vita, tutelatacome «diritto inviolabile e indisponibile, garantitoanche nella fase terminale dell’esistenza», il divietodi ogni forma di eutanasia e di aiuto al suicidio, ilrifiuto dell’accanimento terapeutico, il mantenimen-to di idratazione e alimentazione fino alla fine (perevitare il ripetersi di situazioni come quella che portòalla morte di Eluana Englaro) e la loro esclusionedalle Dat, l’impegno del medico curante a prendere inconsiderazione le volontà espresse nella Dat, ma pureagire «in scienza e coscienza» impedendogli di consi-

derare «indicazioni orientate a cagionare la morte delpaziente o comunque in contrasto con le norme giuri-diche o la deontologia medica».La normativa raccoglie consensi ampi e trasversaliall’interno del mondo cattolico: da segnalare quellodi 12 esponenti impegnati in ambito comunicativo,sociale e accademico (tra cui il rettore della CattolicaLorenzo Ornaghi, i direttori di Avvenire, Marco Tarqui-nio, dell’Agenzia Sir, Paolo Bustaffa, di Tv2000, Ste-fano De Martis, il presidente della Federazione deisettimanali cattolici Francesco Zanotti, il direttoreeditoriale di Tv2000 Dino Boffo, i giuristi FrancescoD’Agostino e Giuseppe Dalla Torre e la bioeticistaAssuntina Morresi), che parlano di «proposta ragio-nevole, condivisibile, realmente liberale e oggi nonpiù rinviabile, a fronte degli avvenimenti degli ultimianni su fine vita e libertà di cura». �g

Migliaia di morti e di dispersi, un paese in ginocchio eil rischio di una catastrofe nucleare. Così si è presen-

tato il Giappone dopo il terremoto e lo tsunami di venerdì11 marzo. Immagini che ciriportano con la memoria adaltri recenti disastri, tra cui ilsisma che proprio due anni facolpì l’Abruzzo. Ma alla paura ealla tragedia per la terra che hatremato si sono ben prestoaggiunte paura e tragedia perla contaminazione radioattiva.Milioni i giapponesi in fugadalle aree a rischio a seguitodelle perdite nell’impiantonucleare di Fukushima, dan-neggiato dal terremoto, eanche Tokyo si è parzialmente svuotata. Mentre passeran-no alla storia i 50 tecnici e gli altri volontari, che hannoaccettato di restare dentro la centrale per limitare i dannied evitare l’irreparabile, ben consapevoli che pagheranno

caro – molto probabilmente con la vita – questo loroimpegno, così come avvenne a Chernobyl.«Prego per le vittime e per i loro familiari, e per tutti

coloro che soffrono a causa diquesti tremendi eventi», hadetto Benedetto XVI dopol’Angelus domenicale del 13marzo, incoraggiando «quan-ti, con encomiabile prontez-za, si stanno impegnando perportare aiuto». «Solidarietà evicinanza nella preghiera»sono state espresse anchedalla Presidenza nazionaledell’Azione cattolica. Tanti ivolontari che stanno portandoaiuto, tra cui quelli di Caritas

Giappone. Dall’Italia è possibile sostenere gli interventiin programma versando un contributo sul c/c postale347013 intestato a Caritas italiana, specificando nellacausale “Emergenza Giappone 2011”. �g F.R.

ALLA CAMERA LA LEGGE SUL FINE VITA

Mondo cattolico: una proposta condivisibile

leal

tre

notiz

ie

IL TERREMOTO IN GIAPPONE

Solidarietàevicinanzaconlapreghieraeaiuticoncreti

Page 29: Segno

27I 04/052011

«La Chiesa ha molta stima efiducia nella scuola perché è

un luogo privilegiato dell’educazio-ne», e «ci sta a cuore l’educazioneintegrale anche attraverso la scuolae in qualunque sede, statale o nonstatale». Sono parole del presidentedei vescovi italiani, card. AngeloBagnasco, pronunciate all’indomanidi una polemica innescata da alcunedichiarazioni rilasciate, a fine feb-braio, dal presidente del Consiglio,che aveva attaccato la scuola pub-blica, i cui insegnanti – secondoquanto detto dal premier – «inculca-no idee diverse da quelle che vengo-no trasmesse nelle famiglie». Unattacco che non è piaciuto a quanti con la scuola hannoa che fare, al di là di ogni schieramento politico: l’Asso-ciazione italiana maestri cattolici ha chiesto di noncoinvolgere la scuola e i suoi professionisti «nelle pole-miche e nella conflittualità partitica o ideologica», l’As-

sociazione italiana genitori ha invi-tato a sostenere e legittimare «tuttii buoni insegnanti ed educatori,ovunque essi svolgano la loro profes-sione», mentre l’Associazione geni-tori scuole cattoliche ha parlato di«inutile polemica che nasconde larealtà della scuola». Deciso anchel’intervento del Movimento studentidi Azione cattolica (Msac), per ilquale le parole di Berlusconi sono«gravi» perché «sminuiscono unadelle istituzioni fondamentali diquesta Repubblica». «Noi nella pub-blica istruzione ci crediamo», haaffermato la segretaria nazionale delMsac, Saretta Marotta, ricordando

che «se è pur vero che la libertà di scelta educativa daparte delle famiglie è un tema caro tra le istanze dei cat-tolici, non è affatto vero che questi odino o non sianopronti a difendere con convinzione il diritto costituzio-nale alla scuola pubblica». �g

IL MONDO DEL NO PROFIT È QUELLO CHE NE RISENTE DI PIÙ

Tariffepostali:dopolo“scippo”solopromesse

leal

tre

notiz

ieEra proprio l’indomani delle elezioni regionali quando il

governo, con un decreto interministeriale pubblicatonella Gazzetta ufficiale il 31 marzo 2010, ed entrato invigore il giorno seguente, soppresse le tariffe postali age-volate per l’editoria. Un provvedimento che, senza alcunpreavviso, portava aumenti nelle spese di spedizione delleriviste e dei libri variabili tra il 120 e il 500%, dove ad esse-re maggiormente colpito era il terzo settore, il no profit. Unduro colpo, che solo alla stampa associativa nazionale del-l’Azione cattolica ha comportato un aggravio nel 2010 di500mila euro. In pratica, un modo per rendere difficile, espesso impossibile, la vita a tanti strumenti d’informazioneassociativi solo perché non hanno alle spalle grandi gruppieditoriali o interessi economicamente forti. Il colpo è statoduro anche per i settimanali diocesani, stampa preziosa perdar voce al territorio e che spesso racconta ciò che magari i

grandi media tacciono. Dopo mesi di trattative per la mag-gior parte dei settimanali si è giunti a un accordo che nonriporta certo alla situazione precedente, ma almeno haridotto l’aggravio economico. E per tutti gli altri, per l’asso-ciazionismo, per il no profit? Promesse, solo promesse... Difatto l’Ac si deve sobbarcare il pesante aumento dei costiper il 2010 e, stando così le cose, anche quello per il 2011.E non si vede la fine del tunnel... Occorre ricordare che perevitare ulteriori aggravi, l’Ac nazionale è stata costretta aridurre le uscite di Segno e delle altre riviste dedicate airagazzi e ai giovani e a portare on line il bimestrale Segno-Per. E non si possono trascurare i problemi e i costi aggiun-tivi creati a tante associazioni diocesane di Ac. Per esseresinceri, non ci pare questa la politica che si pone al serviziodel cittadino. �g

Segno

A PROPOSITO DI ALCUNE POLEMICHE SULLA SCUOLA

IlMsac:«Noinellapubblicaistruzionecicrediamo»

Page 30: Segno

Agostino Burberi aveva otto anni quando aBarbiana conobbe don Lorenzo Milani.Insieme ad altri sei bambini frequentò lascuola di Barbiana vivendo direttamente

tutta la vicenda umana e pastorale del sacerdotetoscano fino alla sua morte. Oggi è animatore dellaFondazione Don Lorenzo Milani(www.donlorenzomilani.it). Sononumerosi i suoi viaggi in giro per l’I-talia dove scolaresche e centri cul-turali chiedono, sempre più spes-so, una testimonianza su una figura“chiave” nel campo dell’educarecome è stata quella del prete diBarbiana.

ÈÈ ppaassssaattoo mmeezzzzoo sseeccoolloo ddaallll’’eessppee--rriieennzzaa ddii ddoonn LLoorreennzzoo MMiillaannii.. OOggggiissoonnoo ii vveessccoovvii iittaalliiaannii cchhee ppeerr iillpprroossssiimmoo ddeecceennnniioo hhaannnnoo mmeessssoo aatteemmaa ddeellll’’aattttiivviittàà ppaassttoorraallee pprroopprriioo iill tteemmaa eedduuccaattiivvoo.. L’altro giorno ho parlato con degli studenti. Sorpren-de come siano stati attenti ad ascoltare il mio rac-conto su don Milani a tanti anni di distanza. Sorpren-de anche noi – la generazione di Barbiana –: dopotanti anni abbiamo bisogno di rifarci a figure cosìlontane. Pensavamo che il mondo fosse andatoavanti in tutti i sensi: scuola, Chiesa, mondo civile.

Probabilmente se dobbiamo rifletteresu alcune di queste figure significache abbiamo bisogno di ritrovare deivalori. Molte delle cose che don Milanisosteneva allora, sia rispetto alla Chie-sa che alla vita sociale, erano in forteanticipo. La proposta dei vescovi benvenga, sono contento, anche perchéoggi viviamo in una società difficile.Finite le ideologia vedo che c’è piùconfusione. La Chiesa ha un ruolo

importante proprio sulle coscienze delle persone perricreare un clima di vita e per educare i giovani.

BBaarrbbiiaannaa vviivveevvaa uunnaa ppoovveerrttàà mmaatteerriiaallee ee ccuullttuurraallee..EEppppuurree ddoonn MMiillaannii rriiuussccìì aa eedduuccaarree.. NNoonn ccrreeddee cchhee llaassccuuoollaa ddii BBaarrbbiiaannaa ssiiaa ssttaattaa aanncchhee uunnaa ssccuuoollaa ppeerr llaa

vviittaa?? Barbiana aveva non piùdi 100 abitanti. Colloca-ta al lato Nord del monteGiovi a un’altezza di500 metri. La vita eradura: non c’era la stra-da, né energia elettrica,nelle case non c’eral’acqua. La realtà eradavvero pesante. DonMilani sperimentò quel-lo che aveva in testaperché aveva davanti a

sé dei ragazzi che non avevano distrazioni. Puressendo bambini la nostra scelta era tra il badare lepecore, pulire la stalla, fare lavori pesanti, o andare ascuola. L’orario scolastico di Barbiana era di 12 oreal giorno, se lo dite ai ragazzi di oggi la prendonomale, in realtà non era così per noi. La nostra sceltala si viveva come una fortuna rispetto all’alternativadel lavoro pesante che ci aspettava. Il giorno dopo ilsuo arrivo a Barbiana propose ai nostri genitori difare il doposcuola. Così ebbe inizio il tutto. Al mattinoandavamo alla scuola elementare, io frequentavo laterza, e il pomeriggio ci si recava al doposcuola didon Milani. Terminata la quinta elementare donMilani ha proposto ai nostri genitori di fare la scuolasuperiore. A Barbiana chi voleva studiare dovevafare 25 chilometri a piedi per trovare la prima scuolasuperiore. A quei tempi non c’era la scuola mediaobbligatoria e unificata. Anche se gestita da un pretela nostra era una scuola laica e privata.

tempi m

oderni

28 I 04/052011

Un ex allievo di Barbianaracconta a Segno la suaesperienza con donLorenzo Milani. Percontinuare a rifletteresul tema dell’educazione,a pochi mesi dallapubblicazione degliOrientamenti pastoralidei vescovi italiani

intervista conAgostino Burberi

Quella scuolaricca di vita

di Silvio Mengotto

Nella foto:

Agostino Burberi. Accanto,

Burberi è il bambino

con l’ombrello appoggiato

sulle spalle

Page 31: Segno

NNeellll’’eedduuccaarree ddoonn MMiillaannii aavveevvaa ppaarrttiiccoollaarrii rreeggoollee?? Sì. Non si andava avanti se tutti non avevano capito.Noi ragazzi eravamo tutti insieme seduti attorno a untavolo con un unico libro. Insieme si studiava, si leg-geva. Si rimaneva con don Milani per 12 ore proprioperché era una scuola diversa. Mi piace dirlo: erauna scuola ricca di vita. Aveva alcune regole impor-tanti: si frequentava per sapere, non per i voti o peringannare la maestra. Il copiare non esisteva. Nonavevamo i libri ma facevamo dei libri murali. Lo stu-dio e l’applicazione diventavano il nostro libro con ilmetodo della scrittura collettiva. In realtà questascuola aveva l’obiettivo di formare dei cittadini. Noisentivamo l’umiliazione di essere contadini monta-nari, sapevamo bene che cosa significava essereultimi. Eravamo timidi, si aveva paura di qualunquealtra cosa perché ci sentivamo umiliati. Il primoobiettivo di don Milani è stato quello di darci orgoglioe di metterci in condizione di essere cittadini, diesercitare i nostri diritti.

CC’’eerraannoo ddeellllee ssppeecciiaallii ““iinnvveennzziioonnii”” cchhee ddoonn MMiillaanniiaaddoottttaavvaa ppeerr aaiiuuttaarrvvii aa ccrreesscceerree??

29I 04/052011

tempi m

oderni

Page 32: Segno

30 I 04/052011

Erano due. Quando sitornava al pomeriggiodopo il pranzo si leg-gevano insieme diver-si quotidiani. L’intentodi don Milani era quel-lo di darci degli stru-menti perché ognunodi noi fosse in grado dicercare la sua verità.Quella che ci vieneconfezionata non è laverità. Tu devi capirequella che è la verità! Capire cosa vuol dire l’articolodi fondo del quotidiano, capire il fatto, etc. Questolavoro, un esercizio quotidiano e collettivo, avevaquesto significato. L’altro momento era legato all’ar-rivo di un ospite con il quale si dialogava formulandoalla fine le nostre domande per cercare, in un certosenso, di competere. In noi c’era sempre questavoglia di ingaggiare una palestra di confronto.

LLaa ssccuuoollaa ddii BBaarrbbiiaannaa aattttrraavveerrssòò qquuaallcchhee ffaassee ddiiffffiicciillee?? La fase più complicata coincise col fatto che nella

scuola dell’obbligo nei comuni vicini cominciavano abocciare i ragazzi della prima media. Masse diragazzi bocciati. I poveri genitori accompagnavanoquesti ragazzi da don Milani perché la nostra scuolariusciva a far andare avanti anche gli ultimi. Questiragazzi odiavano la scuola e, quindi, erano da ricon-quistare. Questo periodo ha coinciso con la fase piùdifficile della scuola, ma ci ha permesso di rifletteree di fare quell’analisi che portò al libro Lettera aduna professoressa, una cruda descrizione del fun-zionamento della scuola italiana. �g

tempi m

oderni

Lorenzo Milani Comparetti nasce a Firenze il27 maggio 1923 in una famiglia ebrea bene-

stante. Secondo dei tre figli di Albano Milani eAlice Weiss, all’età di 7 anni si trasferisce con igenitori a Milano dove completa le elementari el’intero ciclo di studi fino alla maturità classica alliceo Berchet. All’inizio del ’43 la famiglia ritornaa Firenze. L’8 novembre del ’43 entra in semina-rio. Il 13 luglio del 1947 è ordinato sacerdote.Nella parrocchia di San Donato di Calenzano deci-de di creare in canonica una scuola serale apertaa tutti i giovani di estrazione popolare e operaia.Nel 1954 viene mandato a Sant’Andrea di Barbia-na nel Mugello: un centinaio d’anime sulle pendi-ci del monte Giovi, senza strada, senza acquanelle case, senza luce. Nasce così la scuola di Bar-

biana. Al mattino i bambini andavano alla scuola elementare, al pomeriggio al doposcuola di donMilani. Allora non c’era la scuola media obbligatoria e unificata. La scuola di Barbiana cercava diformare dei cittadini, aiutando i ceti più deboli a studiare. Il libro Lettera ad una professoressa èuna cruda descrizione del funzionamento della scuola italiana e, da quell’esperienza, nacqueroaltre riflessioni che in qualche modo anticiparono l’anelito di novità pastorale ed educativa accoltopoi dal Concilio Vaticano II. In difesa dell’obiezione di coscienza alla leva militare scrisse ai cappel-lani militari una lettera dal titolo L’obbedienza non è più una virtù. Malato per 7 anni del morbo diHodgkin il 26 giugno 1967 muore a Firenze in casa della madre. [[ss..mm..]]

Don Lorenzo MilaniIL PRETE CHE FECE STUDIARE I CONTADINI

Nella pagina precedente:

Barbiana sotto

la neve e i ragazzi che

ascoltano musica.

Nelle altre foto don Lorenzo

Milani insieme ai suoi allievi

Page 33: Segno

31I 04/052011

Uno storico anniversario per chi combattele mafie e lotta per la legalità. Ha com-piuto 15 anni la legge 109/96 sul riutiliz-zo sociale dei beni confiscati alle mafie.

Un provvedimento nato da una sottoscrizionepopolare che aveva raccolto un milione di firme eche ha visto in prima fila, in tutti questi anni, Libera,l’associazione “contro le mafie” fondata e guidata

da don Luigi Ciotti. Ed è proprio Libera a tracciareoggi un bilancio, ricordando che in questi 15 anni«centinaia di ettari di terreni, ville, appartamenti ealtri beni immobili si sono trasformati in cooperati-ve sociali, sedi di associazioni, comunità d’acco-glienza, centri culturali, grazie all’impegno di istitu-

zioni, enti locali e della società responsabile». Dal centro che ospiterà colonie estive a Isola di CapoRizzuto (Calabria) alla Cooperativa Agropoli onlus aSan Cipriano d’Aversa (Campania), che ha un centrosociale per ragazzi e una comunità alloggio perpazienti psichiatrici; dalla Casa del jazz, a Roma, aSpazio Cangiari, a Milano, gestito dal consorziosociale Goel: innumerevoli sono le realtà nate utiliz-zando immobili e terreni confiscati a mafia, camorra,‘ndrangheta, sacra corona unita e altre organizza-zioni criminali.«Quindici anni dopo – commenta Don Luigi Ciotti – ilbilancio è certo positivo, anche se rimangono dellecriticità. Non sempre è stato facile dare applicazionealla legge, che sul piano operativo ha scontato unaserie di debolezze, ostacoli burocratici e ritardi. Matanto è stato comunque fatto. Numerosi e concreti ipercorsi di giustizia, i diritti costruiti grazie alla 109:dagli edifici trasformati in scuole, caserme, centriper anziani, alle cooperative che sui terreni confisca-ti danno lavoro a tanti giovani e mobilitano tutte leforze sane dei territori. I prodotti a marchio “LiberaTerra”, con il loro gusto di legalità e responsabilità,arrivano nelle case e sulle tavole di moltissimi italia-ni». «Nell’ultimo periodo – sottolinea il presidente diLibera – abbiamo avuto anche la soddisfazione diveder nascere l’Agenzia nazionale per i beni confi-scati, come auspicavamo da anni. Uno strumentoche speriamo contribuisca a potenziare l’efficacia eil valore economico, culturale e sociale, ma soprat-tutto etico di questi percorsi». Tra ciò che ancora resta da fare don Ciotti segnala«l’estensione dell’uso sociale» dei beni confiscati ela battaglia contro i reati di corruzione, che oggi vedel’associazione impegnata in una campagna «affin-ché il governo e il Parlamento ratifichino quantoprima e diano concreta attuazione ai trattati, alleconvenzioni internazionali e alle direttive comunita-rie in materia di lotta alla corruzione, nonché allenorme, introdotte con la legge Finanziaria del 2007,per la confisca e l’uso sociale dei beni sottratti aicorrotti». [[ff..rr..]] �g

A 15 anni dalla legge sul riutilizzo sociale dei beniconfiscati alla criminalità organizzata, don LuigiCiotti, fondatore di Libera, traccia un bilanciodegli obiettivi raggiunti, «dagli edifici trasformatiin scuole, caserme, centri per anziani, allecooperative su terreni confiscati che danno lavoroa tanti giovani». Senza trascurare la nascitadell’Agenzia nazionale dei beni confiscati

Stop a tutte le mafie

tempi moderni

Nella foto:

don Luigi Ciotti, fondatore

dell’associazione “Libera”

Page 34: Segno

La linfa ritorna a scor-rere nei tronchi, el’inverno cede ilpasso alla primave-

ra. Un miracolo che ritornaannualmente e che, costan-temente, stupisce. Le tempe-rature più miti, la stagione piùfavorevole inducono molti apercorrere sentieri, ad andarein montagna. Dopo aver fre-quentato le piste innevate,sono numerose le famiglieche compiono escursioni piùo meno impegnative.Ma che cosa significa andarper monti? È solamente unmodo per trascorrere qualcheora all’aria aperta, per tonifi-care i muscoli, oppure puòdiventare un’occasione edu-cativa? Tita Piasentini, presi-dente di Giovane montagna,associazione nata a Torino nel1914 dall’iniziativa di ungruppo di giovani legati alsanto educatore Leonardo Murialdo, che fa del bino-

mio alpinismo e spiritualità cri-stiana il proprio biglietto da visi-ta, è certa che la frequentazionedelle vette sia una importanteopportunità. «L’alpinismo di ierinon è quello di oggi – affermaPiasentini –: la tecnologia hapermesso di raggiungere risul-tati impensati, ma si è separatodall’etica, considerando la vitanon più un valore primario. Pur

di raggiungere il successo non si tiene conto deidoveri del proprio stato, quali la famiglia, i figli e leresponsabilità civili, laiche e religiose. Attraversosegni tangibili dobbiamo opporci a questa concezio-ne di alpinismo. L’alpinismo voluto dai fondatori è adimensione della persona. Il nostro salire esalti lacentralità della persona e il suo fine ultimo. Promuo-vere la pratica e la conoscenza della montagna è unfatto educativo, l’alpinismo è una scuola di vita cheva promossa non impersonalmente, ma in rapportoai soggetti interessati, sia adulti, sia, in modo partico-lare, le giovani generazioni». Seguendo in questo

32 I 04/052011

«Senza fatica non si arrivain vetta». Ecco perché,secondo il presidente diGiovane montagna, le vetteeducano alla solidarietà eai valori dello stare insieme.«Il salire non sia un altroatto di egoismo, ma un segnodi condivisione, di lodee di ringraziamento»

tempi m

oderni

di Barbara Garavaglia

intervista conTita Piasentini

A lato: il presidente di

Giovane montagna,

Tita Piasentini

Sempre su,verso l’alto

Page 35: Segno

modo le orme di uno dei soci di Giovane montagna, ilbeato Piergiorgio Frassati, tanto caro all’Azione cat-tolica italiana.

ÈÈ aannccoorraa aattttuuaallee ppeennssaarree cchhee llaa mmoonnttaaggnnaa ppoossssaaeesssseerree uunnoo ssttrruummeennttoo ddii eelleevvaazziioonnee ssppiirriittuuaallee??È ancora attuale che la montagna, più che uno stru-mento, abbia un valore educativo, specialmente per ipiù giovani; un valore nel quale la componente fisica

e quella spirituale camminino in sinto-nia per interiorizzarla come bellezza ecome dono, ma soprattutto comedimensione umana nella quale la tec-nica non escluda lo spirito.

AAccccoossttaarrssii aallllaa nnaattuurraa,, aavveerr ccoonnssaappee--vvoolleezzzzaa ddeeii pprroopprrii lliimmiittii,, ccoommppiieerreeuunnaa ffaattiiccaa ppeerr ggiiuunnggeerree aa uunnaa mmeettaa,,ccoonnddiivviiddeerree ccoonn aallttrrii ggiiooiiee ee ssttaann--cchheezzzzee,, ssoonnoo eelleemmeennttii iimmppoorrttaannttii ppeerrll’’eessccuurrssiioonniissttaa ee ll’’aallppiinniissttaa.. CCoommeeccoonnddiivviiddeerrllii??

Chi si accosta alla montagna, come alpinista o sem-plice escursionista, risponde a una chiamata chenasce da qualche opportunità – una proposta di unamico, una gita parrocchiale, per esempio – oppureda una particolare inclinazione naturale. Per cono-scere e praticare la montagna è necessaria quindiuna preparazione adeguata, per capire i propri limiti,per non incorrere a pericoli, ma soprattutto per esse-re consapevoli che la vita è un valore inalienabile. Ènecessario far comprendere che la gioia è frutto dellafatica. La montagna è la metafora della vita, senzasacrificio non si raggiunge la propria vocazione,senza fatica non si arriva in vetta! La montagnaeduca alla solidarietà, il cammino va condiviso, lenecessità degli altri devono essere le tue. Il salire nonsia un altro atto di egoismo, ma un segno di condivi-sione, di lode e di ringraziamento.

QQuuaallii ssuuggggeerriimmeennttii ooffffrree aallllee ffaammiigglliiee ppeerr gguussttaarree,,ccoonn ll’’eessccuurrssiioonniissmmoo,, lloo ssttaarree iinnssiieemmee,, llaa ssoobbrriieettàà,, iillccoonnttaattttoo ccoonn iill ccrreeaattoo??Educare i figli al tempo libero deve essere una prero-gativa della famiglia: il tempo libero identifica la con-tinuità del suo stile di vita. Scegliere la montagnasignifica dare opportunità al papà e alla mamma divivere la vacanza in sintonia con i figli, cogliendo inmaniera attiva i segni del Creato, educando allasobrietà, ai valori e alla bellezza della vita, ma

soprattutto far esperienza insie-me di ciò che Dio ci ha donato.

CCoommee eedduuccaarree ii ggiioovvaannii aaddaammaarree llaa mmoonnttaaggnnaa??Educare i giovani alla montagnasignifica far capir loro che ciò checi è stato donato da Dio non ènostro; la stessa passione per lamontagna non va vissuta per sestessi, ma va condivisa. Ai giovaniva insegnato che la montagna èsempre un mezzo, mai un fine. Ilvero fine è condividere il nostrosalire con chi ci sta accanto. Per-ciò non è atto di egoismo, ma divero altruismo. �g

33I 04/052011

tempi m

oderni

LL’’AAcc iinn ccaammmmiinnooAnche quest’anno l’Azione cattolica rinnova l’invito per le parrocchie, igruppi, le diocesi, a vivere insieme una giornata a piedi sui sentieriFrassati. Stanno anche per essere inaugurati i sentieri delle tre regio-ni dove ancora non c’erano. Ecco le date: domenica 8 maggio: inaugu-razione del sentiero Frassati della Sardegna Punta Lamarmora (Og);domenica 10 luglio: inaugurazione del sentiero Frassati del TrentinoSantuario della Madonna di Deggia (Tn); domenica 4 settembre: inau-gurazione del sentiero Frassati della Puglia Roseto Valfortore (Fg).

«Cara Amica, caro Amico, con l’inizio del nuovo anno è decollata l’avventura della sottosezio-ne “Pier Giorgio Frassati” dell’associazione Alpinistica “Giovane montagna”». Comincia

così la lettera che i responsabili della sottosezione hanno mandato ai soci. «Dopo questo primoanno di abbrivio – continua la lettera – che sarà interamente dedicato alle inaugurazioni dei“Sentieri Frassati” in Sardegna (maggio) Trentino (luglio) e Puglia (settembre) intendiamo pro-seguire nel 2012 con un calendario “sezionale” di iniziative, certi che per valli e per monti esisto-no un universo di conoscenze, un patrimonio di cultura e di arte, una tessitura di sentieri e stra-de, degni di essere riscoperti e percorsi. Oltre ai Sentieri Frassati pensiamo alla tradizione deiSantuari montani e dei Sacri Monti, alle vie di pellegrinaggio storiche quali la via Francigena, laRomea, il cammino Micaelico, il cammino di S. Agostino, alle grandi strade di collegamento alpi-ne ed appenniniche (Sempione, Spluga, Moncenisio, Gran S. Bernardo, Passo S. Marco, ViaVandelli, le antiche vie della transumanza....) oltre che al fascino europeo dei Cammini di Santiagoo a quello perenne delle polverose strade della Palestina».Per info: www.giovanemontagna.org. Per aderire basta provvedere al versamento della quota socia-le di € 40,00 per i soci ordinari e € 20,00 per i soci familiari aggregati. Ai primi 50 nuovi sociordinari verrà inviato il volume + dvd di Roberto Falciola, Pier Giorgio Frassati. Non vivacchiare mavivere, edito nel 2010 dall’Editrice Ave. Inoltre è appena stata inserita sul sito della Rai una pun-tata de La Storia siamo noi dedicata alla vita di Pier Giorgio Frassati. Si può rivederla in web clic-cando sul seguente link: http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo.aspx?id=2230

Nasce la sottosezione FrassatiUNA BUONA NOTIZIA PER CHI AMA LE CIME

Page 36: Segno

«C’era una volta un paesino di mon-tagna in cui le auto erano cosìpiccole e silenziose che capitavaspesso di non accorgersi di aver-

ne una alle spalle. Si muovevano lentamente, senzasporcare l’aria con i gas di scarico, ed erano gli unicimezzi a motore autorizzati a spostarsi da un estremoall’altro del comune. Era così nel 1951, quando gliabitanti decisero di bandire le macchine inquinantidalla loro città. Ed è così ancora oggi». Potrebbeessere l’inizio di una favola, ma questo paese esistedavvero, ha un nome e una collocazione geografica.Si chiama Saas-Fee, un villaggio a 1.800 metri sullivello del mare nella Svizzera tedesca, a 250 chilo-metri da Milano, nell’Alto Vallese, in cima alla Valle diSaas, che comprende anche Saas-Grund, Saas-Almagell e Saas-Balen. È circondato dalla catena delMischabel, che conta tredici vette che superano i4.000 metri, tra cui il Dom, che con i suoi 4.545

metri detiene il record di monta-gna più alta del paese. Un pae-saggio mozzafiato, che ha fattoguadagnare alla valle il sopran-nome di “perla delle Alpi”. Da 60anni a questa parte, chi vuoleentrare in paese deve lasciare lamacchina nel grande parcheggioappena fuori. All’interno si puòcircolare solo a bordo di piccoli

veicoli elettrici a tre o quattro ruote, usati anchecome taxi o per il trasporto di merci. Non vanno oltrei 30 chilometri all’ora di velocità, sono larghi appena1,2-1,3 metri, lunghi al massimo 3,8 metri e alti nonpiù di 2 metri. Dei nanerottoli rispetto alle normalimacchine, costruiti su ordinazione e quindi moltocostosi (l’ufficio turistico parla di una media di100.000 franchi per esemplare, pari a 78 mila eurocirca). Inoltre, per acquistare un veicolo del genere i1.700 abitanti devono dimostrare di averne davverobisogno (ne hanno potuto avere uno alberghi, risto-ranti, negozi e altri esercizi commerciali). La solaeccezione è l’Allalino, un trenino elettrico rosso cheporta gli ospiti fino agli impianti di risalita d’inverno ein giro per il villaggio d’estate.La voglia di “emissioni zero”, del resto, pare avercontagiato nel tempo altri comuni. Nel 1988, infatti,è nata l’Associazione dei centri turistici svizzeri liberida automobili (Gast), di cui oggi fanno parte, oltre aSaas-Fee, Braunwald, Bettmeralp, Mürren, Riede-ralp, Rigi, Stoos,, Wengen e Zermatt. Obiettivo del-l’ente è offrire agli ospiti «un alto livello di relax e, alcontempo, l’aumento della consapevolezza dell’im-portanza della conservazione dell’ambiente e dell’u-tilizzo delle risorse in modo sostenibile». Nel detta-glio, i membri del Gast si sono dati nove priorità: rac-comandare ai turisti l’uso dei mezzi pubblici; offrireparcheggi a pagamento ben attrezzati; garantire iltrasferimento dei bagagli con veicoli elettrici; man-

34 I 04/052011

di Marco Ratti

Si chiama Saas-Fee,un villaggio a 1800 metrisul livello del mare nellaSvizzera tedesca. Con glianni ha creato un sistemaeco-ambientale compatibilecon una qualità altissimadi vita. E gli automobilistivanno a piedi

Finalmentearia pulita

Nella pagina accanto:

un veicolo elettrico

che porta

l’acqua a casa;

un trenino elettrico che

gira per la città;

un veicolo elettrico in

primo piano con Saas Fee

e i turisti sullo sfondo

Page 37: Segno

tenere i villaggi liberi dal traffico; limitare i permessidi circolazione a veicoli a combustione a un numeroestremamente limitato di casi di provata necessità;verificare ogni due anni la possibilità di spostarsisenza problemi in città anche nelle ore di punta; pro-muovere un network ben organizzato di trasportipubblici; dare un’informazione puntuale e chiara deisistemi di spostamento alternativi alla macchina;cercare di raggiungere un alto grado di soddisfazio-ne tra gli ospiti regolari (altre informazioni in tede-sco, francese e inglese all’indirizzo internetwww.gast.org).Ma non è tutto, visto che il comune di Saas-Feesembra intenzionato a tingersi ancora più di verde.Oltre ad aver contribuito alla nascita dell’Alleanzanelle Alpi 15 anni fa (vedi il box), infatti, mira a diven-tare «il primo posto al mondo senza polveri sottili».Dei 250 impianti di riscaldamento del paese chebruciano legna per funzionare, una settantina è statadotata di un filtro apposito nel 2010 e il resto lo saràentro quest’anno, riducendo così le emissioni dioltre il 95 per cento. Il tutto per un investimentocomplessivo di un milione di franchi (più di 777 milaeuro) tra amministrazione locale, ufficio turistico el’Oeko-Solve, la società che produce i filtri. Oltre all’aria che respira chi passa di lì, il piccolovillaggio cerca di badare alle apparenze. E così hamesso in piedi un piano regolatore e un regola-mento edilizio tra i più restrittivi della Svizzera. Gliedifici, per esempio, devono avere un tetto a duespioventi e almeno un terzo della facciata devesempre essere fatta in legno, così da preservare iltipico stile dello chalet vallesano. Inoltre è statalimitata la vendita di appartamenti, così da evitarela diffusione di costruzioni a scopo speculativo, unfenomeno che ha già rovinato il paesaggio di tantiluoghi di villeggiatura. Tutti accorgimenti chehanno contribuito, con tutta probabilità, al buonandamento del turismo (nel 2010 i pernottamentihanno toccato quota 782.431). Negli ultimi anni,raccontano i residenti, sono aumentati soprattutto imembri della comunità ebraica di Londra, che tra-scorrono le ferie nella cittadina. La maggior partedei visitatori, comunque, arriva ancora dalla Sviz-zera (il 40 per cento), mentre gli italiani non sononeppure l’1 per cento del totale. �g

35I 04/052011

tempi m

oderni

Saas-Fee è tra i promotori dell’Alleanza nelle Alpi, un’associazione dioltre 300 comuni distribuiti tra Austria, Francia, Germania, Italia, Lie-

chtenstein, Slovenia, Svizzera. Fondato nel 1997, l’ente sostiene uno svi-luppo sostenibile dell’area alpina. «L’adesione – si legge tra le regole –implica l’approvazione dei principi della Convenzione delle Alpi e i mem-bri devono dichiararsi disponibili a elaborare obiettivi ambientali, a rea-lizzare programmi che prevedano misure di decongestionamento e a per-seguire un costante miglioramento nella tutela dell’ambiente». I principiguida sono dieci: essere “comuni modello” per uno sviluppo sostenibile;cooperazione e scambio di esperienze; realizzazione di progetti innovati-vi a livello ecologico, socioeconomico e politico; ampia partecipazione aiprocessi decisionali, di pianificazione e di attuazione della politica comu-nale; conservazione della biodiversità, del paesaggio e della cultura; svi-luppo economico sostenibile e promozione di prodotti e servizi basati surisorse del territorio; ricerca di nuovi criteri per i servizi di pubblico inte-resse e rispetto dell’equità fra i sessi; riduzione del traffico motorizzato;lotta al cambiamento climatico; controllo del raggiungimento degli obiet-tivi. Altre informazioni agli indirizzi www.alpenallianz.org (Alleanzanelle Alpi) e www.alpconv.org (Convenzione delle Alpi).

Il miracolo di Saas-FeeQUANDO L’AMBIENTE È UN PATRIMONIO DI TUTTI

Page 38: Segno

36 I 04/052011

Difendiamoil Primo maggio

di Francesco Rossi

Ilavoratori e il Primo maggio, la crisi e il ruolo delsindacato, la precarietà e il futuro del mercatooccupazionale. Temi cruciali che chiamano incausa i giovani, ma non solo. Ne parliamo con

Bruno Manghi, sociologo e già direttore del Centrostudi nazionale della Cisl.

IIll PPrriimmoo mmaaggggiioo nnaaccqquuee iinn uunn ccoonntteessttoo ttoottaallmmeenntteeddiiffffeerreennttee ddaallll’’aattttuuaallee.. AA ddiissttaannzzaa ddii oollttrree uunn sseeccoolloo,,ccooss’’èè ooggggii llaa ““ffeessttaa ddeeii llaavvoorraattoorrii””?? HHaa aannccoorraa uunnssiiggnniiffiiccaattoo??Il primo maggio ha acquisito, nel tempo, diversisignificati. Ricordiamo quello degli esordi, in un’epo-ca drammatica per i lavoratori, quando era ostacola-to e proibito. Nei tempi “ordinari”, della democrazia,diventa altro. Possiamo dire che è una finestra: peralcuni anni è una festa scontata, diciamo pure ritua-lizzata, poi quando viene a contatto con avvenimentisociali si riscalda. È un’occasione, che può essere difesta e ricordo, oppure di protesta e manifestazione.

NNeeggllii aannnnii ddeellllaa ccrriissii,, ddeellllaa pprreeccaarriieettàà,, cchhee ccoonnnnoottaattooaassssuummee?? Guardando indietro neltempo, quelli vissuti piùintensamente non sono i“primi maggio” delle epochedi crisi, ma di rivendicazione.I periodi di crisi portano piùmalinconia che voglia di pro-testare, a meno che nonabbiano un significato politi-co più profondo: ricordo ilprimo maggio a Santiago delCile, sotto la dittatura di Pino-chet, o quelli in Paraguay oBrasile, quando in gioco erala democrazia. Ciò premes-so, e tornando all’ordinarietà

di epoche e contesti democratici, le occasioni permanifestare sono ormai talmente tante che questogiorno non si erge più solitario, ma è calato in mezzoa una miriade di modi d’esprimersi.

OOggggii ssii llaammeennttaa llaa pprreeccaarriieettàà ddeell llaavvoorroo,, ccoonnttrraappppoo--ssttaa aall ““ppoossttoo ffiissssoo”” ddii uunn tteemmppoo””......Quello del posto fisso è uno dei tanti miti coltivatiperché fanno effetto. Se c’è stato un mercato dellavoro mobile e incerto, è quello italiano dagli annicinquanta in poi. Sì, nella grande impresa e nell’ap-parato statale esisteva una certa stabilità, ma noncoinvolgeva la maggioranza dei lavoratori. Piuttostosi pensava che crescendo e dando una miglioreistruzione ai nostri figli, questi avrebbero raggiuntola tanto agognata stabilità. Un’aspettativa che, però,è rimasta frustrata.

MMaa nnoonn ssii ppuuòò nneeggaarree cchhee qquueesstt’’aassppeettttaattiivvaa ddii ssttaabbii--lliittàà –– oo qquuaannttoommeennoo ddii uunnaa fflleessssiibbiilliittàà cchhee nnoonn ssccoonn--ffiinnii nneellllaa pprreeccaarriieettàà –– ooggggii,, ppeerr ttaannttii ggiioovvaannii ee nnoonnssoolloo,, èè ppooccoo ppiiùù ddii uunn mmiirraaggggiioo......La questione è legata al tipo di economia nella qualeveniamo immersi, e non al singolo contratto. Un’as-sunzione a tempo indeterminato non dà più garanziedi un lavoro a termine se siamo in un contesto nelquale è facile che l’azienda chiuda i battenti. Il pro-blema è la sostanza dell’economia: se sono unimprenditore che può fare una certa previsione dellavoro nel medio periodo avrò cura della mia gente –che sia collaboratore esterno o dipendente nonimporta – perché di essa mi fido e ne ho bisogno permantenere un trend lavorativo che mi consenta dirispettare gli impegni assunti; se invece regna l’in-certezza e la battaglia per aggiudicarsi un appaltoattanaglia una parte consistente dell’economia, avolte premiando pure comportamenti non lodevoli, èchiaro che questa situazione si riverbera violente-mente sul lavoro, avvallando situazioni occupaziona-

econom

ia e lavoro

Precarietà del lavoro,flessibilità, posto fisso,economia sommersa. Per l’exdirettore del Centro studinazionale della Cisl, «la basedi partenza è semprel’associazionismo, lo stareinsieme: il nostro paese neè ricco. Sullo sfondo ci sonoproblematiche di significato,non “banali” rivendicazioni.Il mio consiglio è che i giovanisi facciano avanti, checostruiscano reti di solidarietàtra di loro, acquisiscano unacapacità di confronto»

intervista conBruno Manghi

Page 39: Segno

Nella foto a sinistra:

Bruno Manghi

37I 04/052011

econom

ia e lavoro

li che vanno dal sommerso – l’economia informale –ad abusi nell’utilizzo di contratti di formazione o dicollaborazione.

IInn tteemmppii rreecceennttii vvii èè cchhii hhaa ccoonntteessttaattoo ccoommee lloo ssttii--ppeennddiioo ddeebbbbaa eesssseerree rraappppoorrttaattoo aall lluuooggoo iinn ccuuii ssiivviivvee:: mmiillllee eeuurroo aall mmeessee,, aadd eesseemmppiioo,, iinn uunnaa ggrraannddeecciittttàà ccoommee RRoommaa oo MMiillaannoo ddii ssiiccuurroo nnoonn bbaassttaannoo,,mmeennttrree iinn uunn ppiiccccoolloo ppaaeessee,, aadd eesseemmppiioo nneell SSuudd,,ppuuòò bbaassttaarree.. CChhee nnee ppeennssaa??È vero che il costo della vita è diverso, ma a Roma eMilano – giusto per fare due esempi – ci sonoopportunità di vita e di servizi enormemente mag-giori rispetto ad altre zone d’Italia, dove vivere costadi meno. Ecco dunque che il maggior costo della vitaè compensato da un’offerta per i singoli e le famiglie

assolutamente incomparabile: pensiamo all’istru-zione, alla sanità, alle stesse possibilità lavorative.

LLee vviicceennddee ddeeggllii ssttaabbiilliimmeennttii FFiiaatt ddii PPoommiigglliiaannoo eeMMiirraaffiioorrii hhaannnnoo mmeessssoo ssoottttoo ii rriifflleettttoorrii uunnaa ccoommppeettii--zziioonnee ssiinnddaaccaallee eessaassppeerraattaa,, ee ppiiùù ddii uunn oosssseerrvvaattoorreehhaa ddeennuunncciiaattoo ccoommee ssiiaa ggiiuunnttoo iill mmoommeennttoo ddii rriippeenn--ssaarree llee rreellaazziioonnii ssiinnddaaccaallii.. ÈÈ ccoossìì??Faccio una premessa: siamo di fronte a due stabili-menti “decotti”, dove per anni è mancato un pianoindustriale e ora vi lavorano poche migliaia di perso-ne, contro le 65 mila di un tempo, con costi indu-striali spropositati. Sono impianti difficilmente difen-dibili dal punto di vista industriale, e non per colpadei lavoratori, quanto piuttosto perché sono statiabbandonati nel corso di un declino complessivodell’azienda. Per quanto riguarda la competizionesindacale, essa è normale in una condizione di plu-ralismo ed è presente in paesi come la Francia, laSpagna, il Belgio, l’Olanda. Ma un conto è la compe-tizione, altro è disconoscersi. Qui si è passato ilsegno, con un livello di polemica quotidiana intrasin-dacale che ha visto venir meno la fase riflessiva edialogica. È un momento critico, ma lo si può supe-rare, a patto non di abbassare i toni, ma di cambiarli.

II ggiioovvaannii,, aanneelllloo ddeebboollee ddeellllaa ccaatteennaa mmaa aanncchhee ppaarrtteeffoonnddaammeennttaallee ddii uunn mmeerrccaattoo ddeell llaavvoorroo cchhee vvoogglliiaagguuaarrddaarree aavvaannttii,, ccoossaa ppoossssoonnoo ffaarree ppeerr ccaammbbiiaarreeqquueessttoo ssttaattoo ddii ccoossee?? QQuuaallee ffuuttuurroo llii aatttteennddee??Tutto questo “lacrimare” su di loro, con atteggia-menti paternalistici, non porta da nessuna parte; sipuò invece fare molto purché con loro, a partire daloro. Devono essere protagonisti, il paternalismo liuccide.

DDaa ccoossaa ppoossssoonnoo ppaarrttiirree ppeerr eesssseerree pprroottaaggoonniissttii??La base di partenza è sempre l’associazionismo, lostare insieme: il nostro paese ne è ricco, e le espres-sioni aggregative aumenteranno ancor di più. Sullosfondo ci sono problematiche di significato, non“banali” rivendicazioni. Il mio consiglio è che i giova-ni si facciano avanti, che costruiscano reti di solida-rietà tra di loro, acquisiscano una capacità di con-fronto, e anche di conflitto costruttivo. �g

Page 40: Segno

EEmmiinneennzzaa:: ll’’uunniittàà dd’’IIttaalliiaa èè ll’’ooccccaassiioonnee ppeerrrriippeennssaarree aall rruuoolloo ddeeii ccaattttoolliiccii nneellllaa vviicceennddaannaazziioonnaallee.. LLeeii hhaa ppaarrllaattoo ddii ““ssooccii ffoonnddaattoo--rrii””,, ddeellllaa ccaappaacciittàà ddii ooffffrriirree uunn ““nnooii”” cchhee

ssuuppeerrii iinntteerreessssii ppaarrttiiccoollaarriissttiiccii.. CCoommee??Basta pensare a San Francesco d’Assisi e SantaCaterina da Siena, per citare solo due nomi da tutticonosciuti, per ricordare come veramente l’esseresoci fondatori non sia un’espressione inopportuna oinadeguata ma abbia una sua ragionevolezza. Queltessuto di fondo fatto di valori, di ideali che nasce dalvangelo ha avuto, nella predicazione della Chiesa ein particolare attraverso questi grandi testimoni, unasorgente e una voce significativa e costante. Possia-mo ricordare, più vicino a noi, anche Rosmini, che hapartecipato, a suo modo, a quel processo del Risor-gimento che ha portato alle note vicende. E poi Alci-de De Gasperi, che da tutti è considerato uno deigrandi padri dell’Europa, e per essere padri dell’Eu-ropa bisogna innanzitutto essere padri e comunqueprotagonisti dei singoli paesi e lui sicuramente lo èstato per l’Italia. Nel più vasto raggio dell’Europa

possiamo ricordare anche Adenauer eSchuman che avevano dell’Europa un’i-dea molto precisa, come una comunità difamiglie riunita nel segno di un umanesi-mo integrale di cui riconoscevano le radi-ci nel vangelo.

VVoogglliiaammoo ppaarrllaarree ddii rraaddiiccii ccrriissttiiaannee ddeell--ll’’EEuurrooppaa??Il concetto di radici comuni che non èstato messo nella Carta europea è peròsotto gli occhi di tutti. Se si ha la volontàdi fare una lettura serena della storia edella cultura dei vari paesi e dell’Europa,nel suo insieme, non si può certamenteescludere, dimenticare, non riconoscerequesto alveo grande che è il vangelo e

che ha saputo raccogliere ogni altro contributo nonstrettamente cristiano ma comunque prezioso.Sapendo dare unità a una cultura umanistica plena-ria: basti pensare, ad esempio, a tutto il patrimoniodi arte, di letteratura, di musica, e di tradizioni.

NNeellllee ssuuee pprroolluussiioonnii aallll’’AAsssseemmbblleeaa ee aall CCoonnssiigglliiooppeerrmmaanneennttee ddeellllaa CCeeii,, lleeii hhaa ssoottttoolliinneeaattoo iill ddiissaaggiioommoorraallee iinn ccuuii ssii ttrroovvaa iill nnoossttrroo ppaaeessee,, hhaa cchhiieessttoo cchheessii ssuuppeerraassssee llaa ffiibbrriillllaazziioonnee ppoolliittiiccaa ee iissttiittuuzziioonnaallee.. LLee

38 I 04/052011

citta

dini e palazzo

di Fabio Zavattaro

Ripercorrendola memoria delcentocinquantesimodell’unità d’Italia,il card. Bagnasco,presidente della Cei,è convinto che «lacelebrazione sia statauna bella occasioneper rinverdire lenostre radici. E perrinvigorire una vogliadi superare una certamentalità conflittualeche oggi sembradominante»

intervista conAngelo Bagnasco

Un compleanno cheguarda al futuro

Page 41: Segno

cceelleebbrraazziioonnii ppeerr ii 115500 aannnnii ddeellll’’uunniittàà dd’’IIttaalliiaa ssoonnoossttaattee ll’’ooccccaassiioonnee ppeerr rriittrroovvaarree uunnaa nnuuoovvaa ssppiinnttaa aaccoollllaabboorraarree ppeerr iill bbeennee ccoommuunnee??Lo speriamo tutti; la Chiesa in primo luogo, ma tuttele istituzioni, le persone di buona volontà. Lo spera ilnostro popolo, proprio perché è stato un evento chela nostra gente avverte: c’è gioia, gratitudine e con-sapevolezza, più di quanto a volte non sembri o nonsi voglia far credere. Il senso della Nazione, dell’u-nità del paese, di una appartenenza a un destino e auna storia penso che sia più diffuso di quanto nonappaia. Credo che la celebrazione dei 150 anni del-l’Unità sia stata una bella occasione per rinverdire lenostre radici e rinvigorire una voglia di superare unamentalità conflittuale che oggi sembra dominante.

NNeell 11886611 vveenniivvaa aa ccoommppiieerrssii ppoolliittiiccaammeennttee uunnaaNNaazziioonnee,, ggeenneerraattaa ddaall ssuuoo ppooppoolloo.. LLeeii hhaa ddeettttoo::qquuaannddoo ssii oossccuurraa llaa ccoosscciieennzzaa ddeeii vvaalloorrii ccoommuunnii,,ddeellllaa pprroopprriiaa iiddeennttiittàà,, ddiivveennttaa ffrraaggiillee ll’’uunniittàà ddeellppooppoolloo ee lloo ssttaattoo ssii iinnddeebboolliissccee ee ssii ssffiigguurraa..Intaccare l’identità di un popolo o di una Nazione – eil popolo costituisce la Nazione, e questa costituiscelo Stato – rendendo più debole la persona, privando-la cioè di punti di riferimento, di valori universalioggettivi nell’ordine morale, di ideali alti, intaccarequesto patrimonio, significa rendere la persona insi-

cura. Una società fatta di persone insicure, che siripiegano su se stesse, non è un popolo, è una molti-tudine di individui che vivono di paure, alla ricercamagari di soddisfare i propri egoismi o comunque ilproprio benessere anche legittimo. È una societàfragile, non una società consapevole, coesa, forteinteriormente, emotivamente, interiormente. Quindiaggredire una persona nei suoi punti fondamentali,significa aggredirla nella sua sicurezza, ma significaanche aggredire la società e lo Stato: un insieme dipersone smarrite non forma una società forte, unoStato forte nel senso migliore, ma uno Stato, unaNazione, una comunità estremamente debole: unasituazione del genere diventa più appetibile perqualcuno che è già forte.

EEmmiinneennzzaa,, uunnaa ppaarroollaa ppeerr qquueessttoo aannnniivveerrssaarriioo ddeell--ll’’uunniittàà dd’’IIttaalliiaa??Gioia e speranza. Gioia perché riconoscerci in unpopolo unito con una storia, un patrimonio che deveessere inverdito e accresciuto è certamente motivodi gioia e di gratitudine per tutti. È meglio essere unpopolo, che una moltitudine. E speranza perchédobbiamo guardare al futuro, nonostante le difficoltànote di ieri e di oggi. Però dobbiamo credere alnostro futuro: l’Italia è un grande paese e un grandepopolo. �g

39I 04/052011

citta

dini e palazzo

Il 17 marzo si è festeggiato il centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia. Un’unità complessa,problematica, che ha vissuto fasi tormentate ma ha conosciuto anche momenti di profonda convergenza,

di sviluppo e di crescita economica, sociale e culturale. Le celebrazioni hanno visto momenti ufficiali,soprattutto nella capitale, e occasioni più “popolari”, tenutesi in quasi tutte le città e paesi della penisola.Di assoluto rilievo il messaggio rivolto al paese dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale

ha perfettamente interpretato il proprio ruolo di rappresentante dell’unità della nazione. Il richiamo a interpretare il fede-ralismo come strumento per il rafforzamento dell’unità; l’elogio della Carta costituzionale; l’evocazione di un’Italia preuni-taria che, rimasta divisa, sarebbe stata «spazzata via dalla storia», hanno costituito passaggi di fierezza e lucidità che hannomarginalizzato le assenze e l’intollerabile superficialità di una parte della classe politica. Di grande rilievo anche il messaggio di Benedetto XVI rivolto al Presidente della Repubblica e, ancora, i precedenti convegniproposti dall’Azione cattolica. L’Istituto Vittorio Bachelet, a febbraio, e l’Istituto per la storia dell’Azione cattolica Paolo VI,all’inizio di marzo, hanno infatti contribuito a fare di questo anniversario un’occasione di riflessione, di ricostruzione divicende storiche, di ricerca per l’elaborazione di una “memoria condivisa”. Nel messaggio che Benedetto XVI ha indirizzato aGiorgio Napolitano, si legge fra l’altro: «Se il testo costituzionale fu il positivo frutto di un incontro e di una collaborazionetra diverse tradizioni di pensiero, non c’è alcun dubbio che solo i costituenti cattolici si presentarono allo storico appunta-mento con un preciso progetto sulla legge fondamentale del nuovo Stato italiano; un progetto maturato all’interno dell’Azio-ne cattolica, in particolare della Fuci e del Movimento laureati, e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore». Lo stesso papaBenedetto XVI ha ricorda come «negli anni dolorosi e oscuri del terrorismo, i cattolici hanno dato la loro testimonianza disangue: come non ricordare, tra le varie figure, quelle dell’onorevole Aldo Moro e del professor Vittorio Bachelet?». [[pp..aa..]]

Le celebrazioni e i messaggi ufficialiDAL PRESIDENTE NAPOLITANO ELOGIO DI UNITÀ E FEDERALISMO. E BENEDETTO XVI SEGNALA IL RUOLO DELL’AC

A lato: il presidente della Cei,

card. Angelo Bagnasco

Page 42: Segno

«La seconda cosa che diamo ai nostrifigli, quando nascono, è la voce. Laprima è la faccia, perché il neonatoguarda in faccia chi lo tiene in brac-

cio. Ci fissa negli occhi. Io, adulto, ci metto la faccia,mi assumo la responsabilità di quello che ti stooffrendo. La seconda cosa è la voce, la lallazione,quell’insieme di sillabe senza un significato, ma cheè importante. Sono il suono, la voce che chiama.“Voce di uno che grida nel deserto”. Deve essere undeserto il mondo in cui il bambino è stato spinto fuoridal suo Eden. E c’è una voce che chiama in questodeserto; una voce che dà umanità». Una voce che dàumanità, un fiume che riempie il proprio greto: il par-lare, il raccontare, il leggere ai bambini, appartieneal patrimonio importante di trasmissione di vita, diumanità. E non è un esercizio da imporsi, oppure dainserire forzatamente nel ruolino di marcia di giorna-te e settimane sempre convulse. È parte del rappor-to con i bambini.Bruno Tognolini, scrittore per l’infanzia, autore di tra-smissioni “mitiche” come L’albero azzurro e LaMelevisione, conosce, sperimenta, diffonde, l’im-portanza della lettura ad alta voce ai bambini. Ungesto d’amore, carico di passione, che, come acca-de in agricoltura, non è detto che abbia l’esito certo

di “produrre” accaniti lettori.Ma ha l’e-sito certo di aver consentito ad adulti ebambini di godere della reciproca pre-senza e della ricchezza di fiabe,romanzi, racconti e filastrocche che,come un fecondo sedimento, riman-gono nel terreno della vita.

PPeerrcchhéé lleeggggeerree aadd aallttaa vvooccee aaii bbaammbbii--nnii?? ÈÈ uunnaa pprraattiiccaa ddiiffffuussaa??Purtroppo non è molto diffusa. Per ilgraduale esproprio o cessione dei ter-ritori importanti della creatività, che èin atto da anni, così come siamo statieducati a essere oggetto e non sog-getto di eventi culturali. I tempi sono

cambiati: siamo propensi a delegare a terzi il rac-conto della vita ai figli, con la tv, i mass media, i com-puter, i videogiochi, che non sono da demonizzare,ma la comunicazione personale, con la voce viva,paterna o materna, aggiunge una forza in più, unaforza segreta, che questi mezzi non possiedono. Èuna relazione più profonda dal punto di vista umano,che lega a corda doppia la forza della voce alla forzadel libro. Siamo stati espropriati della tradizioneorale – il racconto di fiabe che si erano raccolte eche a propria volta si narravano –, ma siamo stati“risarciti” con un repertorio di libri bellissimi. C’è unaforza segreta che la voce umana ha, che si associaalla bellezza dei libri: ciò è un elemento potente perla formazione della personalità.NNeellllaa lleettttuurraa aadd aallttaa vvooccee,, ccii ssoonnoo ddeeii rriittii ddaa ccoonnssoollii--ddaarree??Nel rapporto tra genitori e figli, sono importanti delleritualizzazioni, magari nella zona crepuscolare,quando si sprofonda in una coscienza più antica. Lavoce di un adulto è rinforzata da queste potenze“antiche”. Non so quanto la voce possa essere rim-piazzata da riproduzioni, soprattutto nella fase auro-rale del rapporto con i bambini. C’è un potere conta-gioso del piacere e della bellezza. Ci sono libri stu-pendi, spesso mescolati a una congerie di scorie. Cisono storie stupende che incontrano un adulto chelegge, e il bambino è sensibilissimo al rapporto traadulto e libro. Gli adulti devono dimostrare di incon-trarsi con qualche cosa di importante: con la comu-nicazione di una storia, la sua forte connotazione econ il piacere dell’adulto che sta leggendo quel libro.Se si trovano libri “giusti”, nasce il piacere di esserci,e leggere ad alta voce non è un “dovere”: si è pre-senti con passione ed entusiasmo.CCoommee oorriieennttaarrssii nneellllee sscceellttee??Esistono libri stupendi, spesso nascosti tra prodottidi consumo che sopraffanno il povero acquirente inun frastuono pubblicitario, come accade per altriprodotti. C’è una sovraproduzione di titoli. Una voltaavvertiti di questo, dobbiamo superare il rischio dicadere nella tentazione che tutti i libri siano uguali.

40 I 04/052011

di Barbara Garavaglia

Nati per leggere

Ci sono libri stupendi.E storie stupende.«Se si trovano libri“giusti”, nasce il piaceredi esserci, e leggeread alta voce ai bambininon è un “dovere”: si èpresenti con passione edentusiasmo». Unoscrittore per l’infanziaracconta a Segno comepossiamo rendere curiosii più piccoli con la letturadi un buon volume

famiglia

ogg

i

intervista conBruno Tognolini

A destra:

lo scrittore Bruno Tognolini

(foto Daniela Zedda)

Page 43: Segno

Bisogna sfogliare, sfogliare, fin-ché non si trova quello che incan-ta. Esistono poi le proposte degliesperti, cioè dei librai, dei biblio-tecari, che setacciano la produ-zione e indicano delle bibliogra-fie. Esiste anche il progettonazionale Nati per leggere. Que-ste bibliografie sfrondano ilcampo, ma non devono desensi-bilizzare l’adulto nella scelta,sono una facilitazione. Importan-te è scegliere quello che incantal’adulto, in relazione intima con ilfiglio.CCoollttiivvaarree bbuuoonnii aassccoollttaattoorrii,, ppuuòòeesssseerree uunn mmooddoo ppeerr ccrreesscceerreebbuuoonnii lleettttoorrii??Può essere, ma non di necessità

lo sarà… bisogna tener conto che la “fabbrica” dellettore, è una fabbrica incerta. Se quello che offria-mo ai bambini è “zuccherato” dalla convinzione del-l’adulto, dalla gioia di trasmettere bellezza, i bambiniaccolgono con più forza. I bambini accolgono conentusiasmo le proposte entusiastiche degli adulti ela buona qualità del libro. �g

41I 04/052011

Leggimi subito, leggimi forteDimmi ogni nome che apre le porteChiama ogni cosa, così il mondo vieneLeggimi tutto, leggimi beneDimmi la rosa, dammi la rimaLeggimi in prosa, leggimi prima

famiglia

ogg

i

Page 44: Segno

Cracovia ha mille volti. Questo è il suosplendore, che la rende unica di fronte atutte le altre città europee. Dall’antichissi-mo centro, ricco di costruzioni romaniche,

sino ai palazzi di chiaro stampo comunista. Ovunquericada il tuo sguardo, Cracovia può riuscire a sor-prenderti, regalandoti un sorriso inatteso.A pochi giorni dalla beatificazione di Giovanni PaoloII, abbiamo pensato di recarci nella città polacca,dove Karol Wojtyla ha vissuto, lavorato e studiato,fino a divenirne, nel 1963, arcivescovo. Wojtyla eranato a Wadowice, ma dai 18 anni in poi Cracoviadivenne la sua casa. Nel 1938 il giovane Karol siiscrisse all’università Jagellonica, nella facoltà diLettere e filosofia, ed è da qui che iniziail nostro percorso attraverso i luoghi diGiovanni Paolo II.L’università Jagellonica è la secondapiù antica del centro Europa, fondatanel 1364 dal re Casimiro il Grande, maper Wojtyla l’esperienza fu piuttostobreve, perché i nazisti occuparono Cra-covia l’anno successivo, chiudendo l’u-niversità e arrestando ben 184 accade-mici. Dopo aver visitato il CollegiumMaius, il palazzo più antico dell’univer-sità Jagellonica, la nostra passeggiataprosegue con un palazzo in viaPodzamcze 8, che all’apparenza nonsembrerebbe di grande interesse stori-co; ma qui, durante l’occupazione tedesca, si svolseil seminario maggiore clandestino di Cracovia, alquale prese parte Karol Wojtyla.Ogni luogo, in città, ha qualche collegamento conGiovanni Paolo II, come ci spiega il tassista Jacek,appena giunti in via Franciszkanska. «Questo è ilpalazzo vescovile, dove Wojtyla ha abitato per anniuna volta ordinato arcivescovo di Cracovia – spiega

Jacek – e quella è la famosa finestrapapale, dalla quale si affacciava persalutare i tantissimi fedeli che vi si ferma-vano innanzi. Nulla a che vedere ovvia-mente con San Pietro, anche perché questaè una strada, dove passa per giunta ancheil tram, ma per noi polacchi ha avuto e ha

tuttora un significato molto importante». È fortissimoil legame dei cittadini di Cracovia con Karol Wojtyla,che emerge e affiora da ogni sillaba pronunciatadalle persone che incontriamo lungo il nostro tragit-to. Al nome di Giovanni Paolo II i loro occhi si illumi-nano, e inizia il più delle volte un racconto emoziona-to ed emozionante.Torneremo in centro per visitare le tante chiese doveWojtyla ha celebrato messa nel corso degli anni, maè il momento di recarci nel quartiere di Nowa Huta,letteralmente “Nuova Acciaieria”, costruito durantel’occupazione comunista. Nel 1965 Karol Wojtylamise la prima pietra per la costruzione dell’immensachiesa Santa madre regina di Polonia, detta, a causadella sua forma, Arca del Signore; ma fu solamente

42 I 04/052011

Passeggiata nellacittà dove è nato ilPapa polacco. Ognistrada, ogni luogoportano il segnodi Giovanni Paolo II

La Cracovia di Wojtylaquale Ch

iesa

di AlessandroNizegorodcew

Page 45: Segno

nel 1975 che il sogno degli operai presenti a NowaHuta, e di Wojtyla, divenne realtà. Un altro tassello,per Cracovia, regalato alla città da quello che diverràdopo 3 anni Papa Giovanni Paolo II. «In ogna zonadella città – ci spiega Kaja, cameriera di un bel caffèin centro – c’è in qualche modo il segno di KarolWojtyla. È incredibile quanto abbia dato a Cracovianel corso degli anni».Ed eccoci finalmente in pieno centro, a Rynek, unadelle piazze più grande d’Europa. Visitiamo la basili-ca di Santa Maria Vergine e la piccola e antichissima

chiesa di Sant’Adalberto, tutti luoghi dove KarolWojtyla ha pregato e celebrato messa più e più volte.Ma il nostro viaggio non è ancora terminato. Attra-verso i giardini di Planty, enorme parco che circondail centro di Cracovia, bellissimo in pieno inverno,giungiamo al Castello di Wawel. Ed è lì che notiamouna grande statua di Giovanni Paolo II, accanto allaquale i tanti fedeli scattano fotografie. La statua èpiuttosto grande e davvero precisa a livello di det-tagli.Questi i luoghi più importanti e significativi della Cra-covia di Giovanni Paolo II. Una città dalle più svariatesfaccettature, tutte accomunate da un rapportoindelebile e indissolubile con Wojtyla; una città cheè, ancora oggi, Wojtyla. Il nostro percorso è pratica-mente terminato. Non resta che recarsi dinnanzi aun qualunque distributore di monete commemora-tive di Giovanni Paolo II (ce ne sono sparsi in tutto ilcentro) e acquistarne una. �g

43I 04/052011

La Cracovia di Wojtyla

Nelle foto: a sinistra la piazza

centrale di Rynek con la

chiesa di Santa Maria; sopra,

il giardino che sta intorno al

centro (Planty) e la statua di

Giovanni Paolo II a Wawel

quale Ch

iesa

Piazza San Pietro nel giorno delle esequie di Giovanni Paolo II. “Santo subito” – questo il coro con il quale i fedelichiedevano a gran voce la beatificazione del Papa appena deceduto. Benedetto XVI non ha avuto un attimo di esitazione e

la causa venne aperta immediatamente. Era il 28 giugno 2005. Da quel giorno è iniziato l’iter giuridico-proceduraleconsistente in una serie di processi canonici volti a raccogliere documenti e testimonianze, necessari per studiare eanalizzare la vita, le virtù e i miracoli di Giovanni Paolo II. Il 14 dicembre del 2010 i consultori teologi riconobbero«l’unicità, l’antecedenza e la coralità dell’invocazione rivolta al Servo di Dio Giovanni Paolo II, la cui intercessione era stataefficace ai fini di una prodigiosa guarigione». La data scelta per la beatificazione è il 1° maggio, un giorno assolutamentenon casuale. Si tratta infatti della domenica in Albis (la prima domenica dopo Pasqua), che celebra la festa delle DivinaMisericordia, istituita nel 2000 dallo stesso Wojtyla. [[aa..nn..]]

Primo maggio in piazza San Pietro DOPO 6 ANNI, ARRIVA IN PORTO IL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE

Page 46: Segno

«Se davvero Cristo è risorto, alloratutto è possibile». Con tali incisiveparole Maurizio Ferraris, filosofotorinese, dava avvio, nel 1997, alla

sua poderosa opera intitolata Estetica razionale. «Sedavvero Cristo è risorto, allora tutto è possibile»: Fer-raris è un non credente, «implacabile con il cristia-nesimo», ma la sua affermazione circa il rapporto trala risurrezione di Cristo e l’ampliamento delle possi-bilità del possibile coglie davvero nel segno il signifi-cato profondo della Pasqua, il suo valore rivelativo eperformativo, la sua ricaduta antropologico-esisten-ziale nella vita di ogni credente.Se infatti, da una parte, è la Pasqua che permette aidiscepoli di riconoscere la verità di quel Gesù diNazareth finito piuttosto miseramente in croce, dopoun sommario processo, è lo stesso evento che per-mette loro di accedere a quella vita guidata dalloSpirito del Risorto, che normalmente intendiamocome esperienza credente cristiana.Ora, credere nel Risorto e grazie al Risorto significapropriamente vivere alla luce della verità secondo la

quale davvero «tutto è possibile».Se al contrario il cristiano nonesperisce e non conduce la suaesistenza secondo questo sconfi-namento delle possibilità del possi-bile, allora la sua fede è vana e ilsuo è un credere a parole. Per questo, per credere, è necessa-rio abbandonare quella diffusa anti-teologia dell’impossibile, del ritene-re cioè che vi siano soglie di bene edi giustizia, di rettitudine e di one-stà, alle quali è semplicementeimpedito accedere e nello stessotempo quell’anti-teologia del giudi-care come improbabile la possibi-lità di abbattere situazioni di ingiu-

stizia e di male, regimi di morte e di paura, condizionidi oggettivo malessere personale e sociale. Questa è quella anti-teologia che si manifesta alivello linguistico nell’uso dell’avverbio «ormai» e alivello psicologico nelle forme della depressione.Pertanto ogni volta che un credente giudica dellasua esistenza e della vita del mondo secondo l’an-tifona dell’ormai – ormai non c’è più nulla da fare,ormai non posso cambiare il mio carattere, ormainon posso togliere via da me questo vizio, ormai nonposso realizzare nulla di buono e nulla di bene, ormaiil mondo è destinato all’autodistruzione violenta,ormai non vale nulla aiutare gli affamati, gli ammala-ti, i sofferenti – ebbene ogni volta cioè che un taletipo di ragionamento si annida nel suo cuore e nellasua mente, allora il suo è un essere cristiano a paro-le e non nella verità. Se Cristo è risorto – dice aragione Ferraris – davvero per chi crede in lui tutto èpossibile. Credere in questa possibilità è l’autenticapossibilità del credere.Proprio ciò attestano e trasmettono i primi discepoli:hanno sperimentato la forza della Pasqua, alla sualuce hanno finalmente potuto incontrare il SignoreGesù nella sua verità definitiva e da quel momentohanno impostato la loro esistenza secondo le paroledel Signore, parole che invitano e consentono di tra-sgredire quelli che normalmente consideriamo iconfini dell’umanamente possibile in termini di rea-lizzazione del bene e di testimonianza dell’amore. Laloro è diventata una vita nuova, caratterizzata da unprofondo sentimento di gioia, di pienezza, una vitaveramente vita (Benedetto XVI). È (stata) l’esperienza di quel «rinascere dall’alto» dicui Gesù parla a Nicodemo (Gv 3). Per questo laPasqua è rivoluzione del possibile.Ed ecco allora, attualissimo, il messaggio dellaPasqua: il desiderio di un’esistenza felice e di unagiustizia globale non è una menzogna, un’illusione,una terribile perversione, frutto di chi creandoci ha

44 I 04/052011

di Armando Matteo

quale Ch

iesa

Con la forza dellaResurrezione «nondobbiamo arrenderciall’impossibilità di unmodo diverso di gestirei rapporti tra i popolidel mondo». Dobbiamo,al contrario, immaginareun mondo «capacedi tessere trame disolidarietà e di giustizia».Così, per l’assistentenazionale della Fuci,è possibile vivere sinoin fondo la più grandefesta cristiana

Pasqua: la rivoluzionedel possibile

Page 47: Segno

45I 04/052011

immesso dentro di noi un impossibile anelito a cosedavvero belle, davvero armoniose, davvero arric-chenti. No, il desiderio di una esistenza felice, cioècontenta di sé, capace di reggere ai rovesci dellasorte e del destino, in grado di compiacersi del benee di tenersi lontano dal male, e il sogno di un mondonon sedotto e corrotto dalle forze del male e dell’e-goismo è possibile all’uomo. E la strada è quella

della fede, ovvero quell’atteggia-mento di vita che nasce dall’in-contro con Gesù Risorto e trova lasua cifra, la sua visibilizzazione, inquell’allargamento delle possibi-lità dell’umano, di cui in generenon siamo neppure coscienti.Al credente non è perciò permes-so un atteggiamento di scettici-smo o di sfiducia preventiva.Anche situazioni date per irremo-vibili possono iniziare a cambiare. Con questa consapevolezza, chenasce dalla contemplazione delmistero pasquale, vorremmoguardare a quanto sta accadendoal di là del Mediterraneo, nellaterra d’Africa: una rivoluzione ameccanismi e regimi di violenza edi terrore non solo è possibile, mava sostenuta, incoraggiata, vissutacon partecipazione.Con simile consapevolezza, vor-remmo pure gettare uno sguardoa quella parte del mondo che ha inmano le sorti del pianeta: aglieuropei, agli americani, ai cinesi...Con la forza della Pasqua, nondobbiamo arrenderci all’impossi-bilità di un modo altro di gestire irapporti tra i popoli del mondo.

Dobbiamo e possiamo, al contrario, immaginare lapossibilità di un mondo capace di tessere trame disolidarietà e di giustizia, di un mondo sottratto aldominio delle passioni e alle passioni del dominio, alpotere dei soldi e ai soldi del potere, alla forza delloscambio e allo scambio della forza.Immaginare tutto ciò come possibile è vivere sino infondo la Pasqua. �g

quale Ch

iesa

Page 48: Segno

46 I 04/052011

Da una lucida lettura dei segni dei tempiventi anni fa nasceva il Movimento diimpegno educativo: un modo nuovo ditutta l’Ac di farsi compagna di ogni

educatore, dentro e fuori la comunità ecclesiale, unostrumento agile per fare ricerca, costruire percorsilaboratoriali, occasioni di incontro, dialogo,confronto; abilitarsi come adulti, aumentando lacompetenza e la consapevolezza nel proprio tipicocompito educativo. Si ritenne di incrociare uno deibisogni più profondi del tempo. Gli adulti erano

spaesati, le agenzie educative in crisi,le comunità sfilacciate, i giovani, piùche in altre epoche, inaccessibili. El’Ac aveva la sua prassi di educazioneintegrale della persona, di impegnogratuito e attendibile a servizio deiragazzi e dei giovani. Il Mieac nasce, e ha senso, perchèl’Ac si spinge fuori dai propri confini efa della sua passione educativa undono per la città, un contestoumanamente autentico per mettersiinsieme, per vincere la rassegnazione,per dialogare e fare rete con quanticredono nell’uomo.Queste stesse ragioni ne diconol’attualità in questo decennio dedicato

dalla Chiesa italiana all’educazione. Il Vangelo dellacarità e della speranza esige amore per il futuro,passione per i ragazzi. Chi ama educa e si mette ingioco; e l’educazione genera capacità di scelta,spirito critico, senso di responsabilità, coerenza trafini e mezzi, ricerca del bene comune, alta tensionemorale, passione per l’uomo e i suoi destini, volontàdi competenza e di servizio.I proclami non bastano: i nostri ragazzi possonoriscontrare nei comportamenti, negli atteggiamenti,negli stili di vita di noi adulti i valori che annunciamo?

La domanda di un senso per la propria vita, ilbisogno di punti di riferimento, di relazioni intense,autentiche, il bisogno di ideali per cui vivere, di valoriincarnati, condivisibili, chiedono un altro stile:pazienza, perseveranza, rigore, gratuità, libertà daogni tornaconto, disponibilità disinteressata ediscreta, senso di giustizia, il primato della personarealmente rispettato nelle scelte politiche,economiche, il rigore etico contro ogni moda oscorciatoia. Insomma, la vita buona del vangelo,davvero vissuta e proposta.Da qui l’urgenza oggi di concentrare gli sforzi perchégli adulti sviluppino intenzionalità responsabilitàeducative e la capacità di vivere relazioni educativeautentiche. Di un improrogabile e reale investimentosull’educazione come via dell’annuncio. Essa nonpuò essere considerata nell’ottica dell’emergenza. Èprogetto globale, investimento, capacità di futurodell’intera collettività. Esige impegno per nuove,limpide relazioni di comunità, per costruire il tessutosociale in termini di accoglienza, di solidarietà, digiustizia. Chiede adeguate scelte politiche perarginare egoismi, paure, chiusure a forti tinterazziste, squilibri sociali ed economici drammatici.A ogni educatore e alle nostre fragili comunità ilcompito di una vera rivoluzione culturale: seminareragioni di vita e di speranza, di senso, di impegnoresponsabile e progettuale. Senza cedimenti escoraggiamenti, sapendo andare contro correnteper smascherare tutto ciò che crea omologazione econformismo agli stili di vita imposti dai media.È questa la strada che il Mieac intende continuare apercorrere, dando un feriale contributo permoltiplicare le occasioni e i luoghi aperti, dialogici,con lo stile della ricerca; luoghi dellaconsapevolezza, della compagnia, dellacompetenza, perché da adulti e giovani educatori cisi adoperi con amore, libertà e spirito di servizioevangelici per il rinnovamento della società. �g

quale Ch

iesa

In compagnia diogni educatore

di Mirella Arcamone

Il vangelo della caritàe della speranza esigeamore per il futuro.Per la presidentenazionale del Mieac«l’educazione generacapacità di scelta,spirito critico, senso diresponsabilità, ricercadel bene comune, altatensione morale,passione per l’uomoe i suoi destini, volontàdi competenzae di servizio»

Page 49: Segno

47I 04/052011

Nella foto: il pozzo nel

chiostro di Casa

S. Girolamo a Spello,

restaurato grazie anche al

contributo dei soci di Ac

Educazione e formazione; cura della spiritua-lità; solidarietà internazionale. Sono alcuni deicompiti che l’Ac condivide con la FondazioneApostolicam Actuositatem – Editrice AVE, che

anche quest’anno è tra i beneficiari del 5x1000.La Fondazione, infatti, oltre a sostenere il progettoformativo dell’Azione cattolica italiana con strumenti

di promozione culturale, è anche un’organizzazioneno profit che persegue alcuni progetti solidali; per il2011 ha individuato una pluralità di obiettivi neimolti progetti che l’associazione ha in cantiere, daipiù recenti a quelli ormai consolidati.Anzitutto la ccuurraa eedduuccaattiivvaa nelle sue molte declina-zioni: la formazione degli educatori, lo sviluppoumano e cristiano dei piccoli, l’attenzione alla fami-

glia, l’accoglienza degli studenti fuorisede, il soste-gno dei progetti di lavoro e di volontariato… E poi igrandi eventi che scandiscono il cammino dell’asso-ciazione, come l’incontro con Benedetto XVI a Romail 30 ottobre 2010.Poi c’è Spello: la ricostruzione del CCoonnvveennttoo ddii SSaannGGiirroollaammoo è ormai conclusa, anche con l’aiuto dellemigliaia di firme del 5x1000 raccolte nel 2010, e orala Casa di spiritualità è attiva e va valorizzata, resafunzionante e ospitale.Quindi la solidarietà. Nella immensa FFeeddeerraazziioonneeRRuussssaa, dove i dati sull’infanzia in stato di abbandonosono preoccupanti, i ragazzi dell’Ac sostengonoalcuni progetti nella Russia siberiana gestiti dallesuore Ancelle dell’Immacolata concezione e il centroper i ragazzi di strada di San Pietroburgo.Altro progetto riguarda il BBuurruunnddii, dove da anni l’Ac èpresente con l’iniziativa di adozione scolastica, per-ché l’istruzione sia il primo gradino a cui possanoaccedere senza difficoltà tutti i bambini del paese,con buoni insegnanti e un pasto al giorno.Questi e altri progetti, queste e altre storie cresce-ranno con llaa ttuuaa ffiirrmmaa: per devolvere il 5x1000 del-l’Irpef basta firmare nel modello della dichiarazionedei redditi (Cud, Unico, 730) il riquadro dedicato alsostegno al volontariato, delle associazioni e fonda-zioni riconosciute e iinnsseerriirree iill ccooddiiccee 9966330066222200558811.Chi invece non è obbligato a presentare la dichiara-zione perché è titolare solo di reddito da pensione oda lavoro dipendente può ugualmente firmarerecandosi alla Posta o a un Caf dove riceverà assi-stenza gratuita.Si ricorda che è attiva anche nel 2011 la convenzio-ne con i Caf Acli, che prevede in tutta Italia per gliaderenti all’Ac e i loro familiari uunnoo ssccoonnttoo su tutti iservizi erogati: telefona al tuo Centro diocesano Acper conoscere la sede a te più vicina o controlla sulsito www.azionecattolica.it.Firma anche tu: è un contributo unico e importante,come te! �g

quale Ch

iesa

5X1000:l’Ac si fa in quattro!

Page 50: Segno

Il 4 aprile è ricorsa la Giornata mondiale per lapromozione e l’assistenza all’azione contro lemine. Il quadro attuale sul problema è presenta-to a Segno da Giuseppe Schiavello, direttore

della Campagna italiana contro le mine antipersona(per informazioni www.campagnamine.org).

SSoonnoo ttrraassccoorrssii qquuaassii 2200 aannnnii ddaaggllii iinniizzii:: ccoommeennaassccoonnoo ll’’iimmppeeggnnoo ccoonnttrroo llee mmiinnee ee llaa oonnlluuss ““CCaamm--ppaaggnnaa iittaalliiaannaa”” cchhee ssee nnee ooccccuuppaa??La Campagna italiana nasce, alla fine del 1993,

come un articolato movimento di più di 40 organiz-zazioni umanitarie e associazioni interessate alladifesa dei diritti umani e di quello che, in seguito,verrà definito come disarmo umanitario. Sostenutain particolar modo dalla ong Mani tese, si trasformanel 2000 in onlus composta da associazioni e singolie dotandosi di un suo statuto e atto costitutivo. Ladifficoltà era rappresentata dall’argomento “disar-mo” o meglio la messa al bando di un arma ritenutaefficiente ed efficace e a basso costo, non espresso– ovviamente – in vite umane. La grande svolta pos-itiva è stata la partecipazione e la capacità dellasocietà civile, associazioni di tutte le scuole di pen-siero, studenti, giovani anziani, di riunirsi insiemeintorno a un tema, senza divisioni ideologiche o dipensiero, e affermare la loro volontà di dire di nonvoler essere complici di un massacro di innocenti.SSii rreeggiissttrraannoo ffoorrssee nneell tteemmppoo ccoonnqquuiissttee iimmppoorrttaannttii eeddoolloorroossii ppaassssii iinnddiieettrroo nneellllaa ccaammppaaggnnaa iinntteerr--nnaazziioonnaallee ppeerr llaa mmeessssaa aall bbaannddoo ddii qquueessttii ttrreemmeennddiioorrddiiggnnii.. CCoommee ssii iimmppeeggnnaa ll’’IIttaalliiaa iinn ffaattttoo ddii lleeggggii eeooppeerraazziioonnii ddii ssmmiinnaammeennttoo ssuull ccaammppoo??Per ora nessun passo indietro, direi, al massimoqualche periodo di rallentamento e minor disponibilitàdi fondi per la cooperazione internazionale. L’Italia hadato senza dubbio, nell’affrontare il problema mine,grande prova di capacità. Anzitutto nel dichiarare unamoratoria unilaterale, su produzione, uso e commer-cio nel 1994 ha distrutto prima dei termini previstidalla Convenzione di Ottawa il suo stock di mineantipersona, si è dotata di una legge nazionale giudi-cata una delle più restrittive in materia e nel 1999prende il via il Comitato nazionale per l’azione umani-taria contro le mine. Inoltre, nel 2001, si è dotata di unfondo (legge 58/01) dedicato alle azioni umanitariecontro le mine. Unica pecca, la diminuzione costantedelle disponibilità finanziarie a esso dedicato.DDaa ““CCaammppoo mmiinnaattoo”” aa ““PPrraattoo ffiioorriittoo”” iill nnoommee ddii uunnggiioocchheettttoo ddeellllaa lleeaaddeerr mmoonnddiiaallee pprroodduuttttrriiccee ddii ssoofftt--

48 I 04/052011

«L’Italia ha dato, nell’affrontare il problema mine,grande prova di capacità. Anzitutto nel dichiarareuna moratoria unilaterale, poi nel 1994 hadistrutto il suo stock di mine antipersona,si è dotata di una legge nazionale giudicata unadelle più restrittive in materia»: per il direttoredella Campagna italiana contro le mineantipersona si può fare di più per la costruzionedi una vera cultura di pace

Un impegnoin più contro le mineintervista con

Giuseppe Schiavellodi Valerio De Luca

senza confini

Page 51: Segno

wwaarree...... oollttrree aa qquueessttoo,, qquuaall èè llaa sseennssiibbiilliittàà ggeenneerraalleeaall tteemmaa lleeggaattaa aanncchhee aaii pprroossssiimmii oobbiieettttiivvii ppaarrttiiccoollaarriiddeellllaa ccaammppaaggnnaa??Purtroppo le pene che affliggono il nostro mondosono molte e tutte degne di attenzione e aiuto;credo, però, che il lavoro fatto a livello internazionaleda più di mille organizzazioni in tutto il mondo rispet-

to il tema del disarmoumanitario, il quale gli èvalso anche un premioNobel per la pace nel1997, abbia creato un ter-

reno di consapevolezza sociale su alcuni temi. Unodegli obiettivi emergenti è certamente quello disviluppare progetti per l’inclusione sociale deisopravvissuti da ordigni inesplosi. Speriamo cheanche questo venga percepito nella continuità di unimpegno serio e costante per lenire quello chequeste armi hanno generato.MMiinnee:: ooggggeettttii ddeell ppaassssaattoo ee pprroommeemmoorriiaa ddeegglliiooddiieerrnnii ccoonnfflliittttii.. CCoossaa iinnnneessccaannoo nneellllee nnuuoovvee ggeenneerr--aazziioonnii iinn aarreeee ddoovvee iinn ppiiùù ccii ssoonnoo iinntteerreessssii aa llaasscciiaarree

mmiinnaattii ii tteerrrreennii??Difficile dirlo, ogni situazione è un caso specifico, lemine sono sempre e comunque semi di odio e dis-prezzo verso la vita, però spesso a bonificare i ter-reni si possono trovare squadre composte da smi-natori di diverse appartenenze che lavorano unoaccanto all’altro, magari con qualche diffidenza maconsapevoli che la loro vita è anche nelle mani del-l’altro, della sua professionalità. La bonifica umani-taria può essere uno strumento di peace building,costruire la pace annientando l’odio nascosto sottola terra… è un modo per iniziare. Il problema è che

la bonifica dei terreni ècostosa, forse più cheinteresse a lasciareminati dei terreni, dobbi-amo guardare all’inter-esse di prediligere nellascelta aree diverse daquelle di vero interesseper la popolazione. Maquesto però è abbastan-za garantito da un sis-tema di controllo inter-nazionale.UUnn’’eessppeerriieennzzaa cchhee hhaaaavvuuttoo mmooddoo ddii vviivveerree ddaaqquuaannddoo ssii ooccccuuppaa ddeelltteemmaa,, aa lleeii ppaarrttiiccoollaarr--mmeennttee ccaarroo??Particolarmente caro èl’incontro del 3 aprile2009 tra papa Benedet-to XVI, Song Kosal (vitti-ma delle mine in Cam-bogia all’età di 6 anni e

oggi universitaria portavoce per i giovani della Cam-pagna internazionale) e alcuni di noi. Il Santo Padretornava dall’Angola, dove aveva visitato centri diriabilitazione. Lui ci ha esortato a continuare il nostrolavoro, noi l’abbiamo ringraziato per tutte le volteche attraverso la sua voce si è levato l’incoraggia-mento ai paesi ad aderire alla Convenzione per lamessa al bando delle munizioni a grappolo, cosìcome per le mine risultò di grande aiuto la sensibilitàdi Giovanni Paolo II e della Santa Sede. �g

49I 04/052011

Nelle foto:

Papa Benedetto XVI con

Giuseppe Schiavello

e Song Kosal.

Qui sopra: un’immagine

contro l’uso delle mine anti

uomo scattata da

Valerio De Luca

senza confini

Uno degli obiettivi emergentiè certamente quello di sviluppareprogetti per l’inclusione sociale deisopravvissuti da ordigni inesplosi

Page 52: Segno

Nel suo studio di Montecitorio, dove èpresidente della Commissione per lepolitiche dell’Unione europea, cam-peggiano le tante fotografie che i

politici espongono di prammatica in bella vista(anche a uso delle telecamere quando arrivano itg a fare le interviste): scatti di qualche incontrocon un Presidente della Repubblica o con un

capo di Stato estero in visita ufficiale, unimmancabile baciamano al Papa in piazza SanPietro. Mario Pescante non fa eccezione, manella sua collezione c’è un’immagine insolita:lui e Yasser Arafat. «Ci tengo molto: eravamo aGaza nel 1995, quando, dopo gli accordi di Osloe la nascita dell’Autorità nazionale palestinese,fu fondato il loro Comitato olimpico nazionale».

E sul tavolino di fronte ai divanisu cui ci accomodiamo, un’al-tra particolarità: adagiate sulcristallo spicca una collezionedi fiaccole olimpiche, compre-so un modello dell’ultima, futu-ristica, che ha portato il fuocosimbolo dei “cinque cerchi” daOlimpia a Pechino, nel 2008.

50 I 04/052011

intervista conMario Pescante

facciaafaccia

Il valore dello sport ma anche gli inevitabili intrecci con politicae affari. La capitale si gioca in questo periodo la candidaturaalle Olimpiadi del 2020. Il presidente del comitato promotoreper la candidatura afferma: «Tenendo conto che i giochi del2012 si terranno a Londra e quelli successivi a Rio, èimprobabile che si torni in America. Quindi dovrebbe toccareall’Asia o all’Europa. In questo senso, l’Urbe ha un grandefascino. Ma stiamo attenti a non sottovalutare le avversarie»

di Simone Esposito

Olimpiadia Romanel 2020?Si può fare

Page 53: Segno

51I 04/052011

Mario Pescante, avezzanese,72 anni, deputato alla terzalegislatura (prima per Forza Ita-lia, oggi per il Pdl), è sì un uomopolitico, ma è innanzitutto – ece lo sottolinea più volte – unuomo di sport. Un mondo checonosce a menadito anche per-ché lo abita da sempre, primacome mezzofondista, da qua-rant’anni come dirigente. Presi-

dente del Coni negli anni Novanta, è dal 2009 unodei quattro vicepresidenti del Comitato internaziona-le olimpico, di cui è responsabile dei rapporti inter-nazionali. In poche parole, è il “ministro degli esteri”dello sport mondiale. Galloni di tutto rispetto, chehanno sicuramente pesato nella scelta del governodi nominarlo presidente del Comitato promotore perla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020. Unanomina complicata, arrivata di corsa dopo la rinun-cia del primo presidente designato, Luca Cordero diMontezemolo, che ha declinato l’invito perché haritenuto non ci fossero le condizioni per svolgere l’in-carico in maniera ottimale (le indiscrezioni precisa-no: Tremonti non aveva benedetto la scelta del suonome). Insomma: Roma ci riprova (nel 1997 fu bat-tuta al fotofinish da Atene, che si prese i Giochi2004), ma non comincia affatto bene.

MMaa ccee ll’’aabbbbiiaammoo qquuaallcchhee ppoossssiibbiilliittàà??Sicuramente molti sottovalutano che la nuova geo-politica economica mondiale vale anche per lo sport:siamo passati anche noi, se così si può dire, da G8 alG20. Basta guardare indietro di poco: molti osserva-tori avevano frettolosamente dato per favorita Chi-cago come sede dei Giochi del 2016, e invece lacittà del presidente Obama è stata eliminata alprimo turno nel voto di assegnazione e le Olimpiadisono andate a Rio de Janeiro. Il Brasile è un paeseemergente, ormai molto influente, ed era già riuscitoad attirare molti investimenti ottenendo l’organizza-zione dei Mondiali di calcio del 2014. Altre nazionicome l’India, la Corea del Sud, il Messico stannodiventando sempre più autorevoli, e bisogna aggiun-gere anche il Qatar, che nel 2020 sarà il primo statoarabo a ospitare i Mondiali di calcio. In ogni caso,tenendo conto che le Olimpiadi del 2012 si terrannoa Londra e quelle successive a Rio, è improbabileche nel 2020 si torni in America, anche se al Nord.Quindi dovrebbe toccare all’Asia o all’Europa. Inquesto senso, la candidatura romana ha un grandefascino. Ma stiamo attenti a non sottovalutare leavversarie.

VVeeddiiaammoollee uunnaa ppeerr uunnaa..Tokyo è fortissima, si era candidata per il 2016, il suodossier era forse il migliore e lo ripresenterà (anchese al momento non è possibile prevedere quantoinciderà sul progetto il disastroso sisma dell’11marzo, successivo al momento di questa intervista,ndr). Mumbai sconta l’esito non troppo positivo del-l’organizzazione dei Giochi del Commonwealth 2010ma è sempre la candidata di un paese gigantescocome l’India. Durban, poi, potrebbe essere la primacittà africana a ospitare i cinque cerchi e qui i riscon-tri organizzativi dopo la Coppa del mondo di calciosono stati più che buoni. Ma se devo essere sincero,credo cha la città da battere sia Parigi: non ospita leOlimpiadi dal 1924 e ha perso quelle del 2012 sul filodi lana, per quattro voti soltanto.

IInn IIttaalliiaa ccii ssii ccoonnffoorrttaa ccoonn iill rriiccoorrddoo,, aannccoorraa mmoollttoo iinntteenn--ssoo ffrraa cchhii hhaa ll’’eettàà ppeerr ccoonnsseerrvvaarrlloo,, ddeeii GGiioocchhii ddeell 11996600..II mmiigglliioorrii ddii sseemmpprree,, ssii èè rriippeettuuttoo aannccoorraa uunnaa vvoollttaa lloo

Nella foto: Colosseo, Roma.

Lotta greco-romana alle

Olimpiadi del 1960

faccia a fa

ccia

Ma se devo esseresincero, credo cha lacittà da battere siaParigi: non ospita leOlimpiadi dal 1924 eha perso quelle del2012 sul filo di lana,per quattro votisoltanto

Page 54: Segno

ssccoorrssoo aannnnoo nneellccoorrssoo ddeellllee cceelleebbrraa--zziioonnii ppeerr iill lloorroo cciinn--qquuaanntteennaarriioo.. MMaa èèuunn ggiiuuddiizziioo ppaarrttiiggiiaa--nnoo oo cc’’èè uunnaa qquuaall--cchhee ccoonnddiivviissiioonneeaanncchhee aallll’’eesstteerroo??Roma suscitaancora a livello

internazionale sentimenti di forte evocazioneromantica. Penso, per esempio, alla fiaccolata spon-tanea alla quale i romani diedero vita allo StadioOlimpico nella notte della cerimonia di chiusura, oad Abebe Bikila che vince la maratona passandoscalzo sotto l’Arco di Costantino ai Fori imperiali.L’edizione del 1960 è stata veramente a misurad’uomo, con un legame straordinario tra la città e gliatleti. Roma può ancora offrire questo, e forse è ciòdi cui il movimento olimpico sente il bisogno. Unoscenario di sicura, grande suggestione.

AA cchhee ccii sseerrvvoonnoo llee OOlliimmppiiaaddii?? EE ssoopprraattttuuttttoo,, ccoonn iillddiissaassttrroo ddeell nnoossttrroo ddeebbiittoo ppuubbbblliiccoo,, ccee llee ppoossssiiaammooppeerrmmeetttteerree??La prima cosa da dire è che ormai tutte le analisiindicano che l’organizzazione dei Giochi olimpiciporta automaticamente a una crescita dello 0,2%del Pil: è un’enormità. Così come è certa l’incidenzapositiva sull’occupazione. D’altra parte l’investimen-

to è gigantesco: 2 miliardi di dollari. Per Roma,comunque, dobbiamo tenere conto che gran partedegli impianti sono già esistenti e vanno solo ade-guati. In più esiste, ed è modernissima, la vasta areadella nuova Fiera, che si trasformerebbe in unimportante polo di eventi sportivi.

QQuuaallccuunnoo ssii cchhiieeddee:: uunn bbuuoonn aaffffaarree ppeerr llaa ccaappiittaallee,,mmaa ppeerr ggllii aallttrrii??Le Olimpiadi sono un investimento per il futuro, e peril futuro di tutto il paese, non solo di Roma: innanzi-tutto per il fatto che ormai i Giochi sono un evento“diffuso”, che si tiene in tutta la nazione ospitante(pensiamo alle gare eliminatorie dei tornei a squadrecome calcio, basket e pallavolo), e poi perché ibenefici si estendono all’intera economia nazionale.

FFaacccciiaa uunn eesseemmppiioo..Le faccio l’esempio principale: il turismo. Londraoffre pacchetti turistici di quattordici giorni, sette incittà per i Giochi e sette in altre parti del RegnoUnito. Ora, senza nulla togliere a loro, credo che l’I-talia possa avere un’attrattiva ancora maggiore.Siamo un paese amato ma poco conosciuto, anchedagli italiani stessi. La spinta turistica è fondamenta-le nel nostro progetto.

IIll pprroobblleemmaa ppeerròò rreessttaa uunn aallttrroo.. OOllttrree aall rriiccoorrddoorroommaannttiiccoo ddeellllee OOlliimmppiiaaddii ddeell ’’6600 cc’’èè aanncchhee qquueelllloovveerrggooggnnoossoo ddeeii MMoonnddiiaallii ddeell ’’9900 ee ddeell lloorroo ggiiggaannttee--

52 I 04/052011

Il logo delle prossime

Olimpiadi del 2016

a Rio de Janeiro.

A lato: lo stadio Olimpico di

Roma gremito di gente

nel 1960

faccia a fa

ccia

Page 55: Segno

ssccoo ggiirroo ddii ttaannggeennttii eemmaallaaffffaarree.. EE ppooii cc’’èè lloossccaannddaalloo rreecceennttiissssiimmooppeerr ii MMoonnddiiaallii ddii nnuuoottoo22000099.. LL’’IIttaalliiaa ddeellllee ““ccrriicc--cchhee”” ee ddeeggllii aappppaallttii ttrruucc--ccaattii èè ddaavvvveerroo iinn ggrraaddoo ddiioorrggaanniizzzzaarree ii GGiioocchhii??La questione degli appaltiè seria, e ammetto che iprecedenti sono gravi.C’è solo una parola perrispondere: trasparenza.Trasparenza totale. Noi, adifferenza di quanto è

accaduto negli scandali più recenti, non abbiamobisogno di nessuna procedura speciale, di nessunaderoga, di nessuna corsia di emergenza per lo svol-gimento dei lavori. Fino all’eventuale assegnazioneci sono due anni, e poi da lì fino allo svolgimento deiGiochi ne trascorreranno altri sette: è un tempo piùche sufficiente per seguire le procedure ordinarie. Epoi, se mi permette, faccio notare che quando si èfiniti nel fango, come nei casi citati prima, è statoperché nell’organizzazione c’è stata l’intromissionedi soggetti esterni al mondo dello sport: imprenditorie politici. Quando l’organizzazione è rimasta in manoalle federazioni e agli uomini di sport tutto è andatobene.

IIll pprroobblleemmaa rriimmaannee:: ccii ssoonnoo iinn bbaalllloo cciiffrree ssttrraattoossffeerriicchhee..Sì, il problema rimane. Ci vogliono scelte strategi-che: per esempio il villaggio olimpico verrebbe edifi-

cato su demanio militare, quindi non ci sarebbe nes-suno spazio per le speculazioni. In ogni caso, chie-derò che il percorso organizzativo e i bilanci venganovagliati da una commissione di saggi esterni alComitato organizzatore, un gruppo in grado digarantire autorevolmente quella trasparenza di cuiparlavo prima.

CCii vvoorrrraannnnoo uuoommiinnii aall ddii ssoopprraa ddii ooggnnii ssoossppeettttoo..NNoommii??Per la guida ne ho in mente tre: Mario Draghi, MarioDraghi, Mario Draghi.

LL’’aasssseeggnnaazziioonnee vveerrrràà ddeecciissaa aa BBuueennooss AAiirreess nneelllluugglliioo 22001133.. CCoommee ssii vviinnccee??Per prima cosa, cercando di capitalizzare la stima dicui gode in seno al Cio lo sport italiano. La mia ele-zione ai vertici del Comitato olimpico è stata unsegno tangibile di questo consenso. Ma poi ci vuoleun forte, fortissimo sostegno politico e istituzionaletrasversale, che sia in grado di trascinare l’opinionepubblica.

IInn qquueessttee pprriimmee bbaattttuuttee,, ppeerròò,, llaa ppoolliittiiccaa ssii èè ggiiààmmeessssaa ddii ttrraavveerrssoo..Sì, ma un progetto organizzativo come quello olimpi-co è di lunga durata, ha orizzonti distanti nel tempo ecerto non possono prevalere logiche di bottega,magari col rischio che a un cambio di maggioranzapossa saltare tutto. Le scorse esperienze ce lohanno insegnato: si vince solo se a giocare è nonuna sola istituzione, o la sola città candidata, ma l’in-tero sistema-paese. �g

53I 04/052011

faccia a fa

ccia

IGiochi della XXXII Olimpiade si svolgeranno solo nell’estate del 2020, ma il nome della città ospitante sarà deciso setteanni prima: l’appuntamento è per la sessione plenaria del Cio in programma a Buenos Aires nel luglio 2013. Le città inte-ressate potranno presentare la loro candidatura entro il 2011: quelle ammesse (le cosiddette “applicant cities”) dovrannopreparare un dossier sul loro progetto che sarà valutato su vari parametri, dalla situazione delle infrastrutture all’impattoambientale, dalle precedenti esperienze in eventi sportivi alla situazione finanziaria. Su questa base, nel 2012, il Cio ren-derà nota la short list delle vere e proprie città candidate (di solito quattro o cinque). E al termine del percorso, saranno imembri del Cio a decidere: vince la candidatura che riporta la maggioranza assoluta dei voti, e se il quorum non viene rag-giunto si ripete la votazione escludendo di volta in volta la città ultima classificata.Roma, già sede dei Giochi del 1960, è al secondo tentativo di ottenere il bis: nel 1997 fu superata al ballottaggio finale per il2004 da Atene. Bisogna però ricordare che la capitale greca andava risarcita per essersi vista scippare le Olimpiadi del 1996: iGiochi del Centenario doveva tornare nella loro patria d’origine ma, con un voto sul quale pesarono gravi sospetti di corru-zione, finirono ad Atlanta, la città dello sponsor gigante Coca Cola. La storia olimpica è fatta anche di questo. (s.e.)

I GIOCHI SARANNO ASSEGNATI NEL 2013TRA SPONSOR E IMPATTO AMBIENTALE, CHI CI GUADAGNA È IL PAESE CHE LI OSPITA

Sopra: Mario Pescante

Page 56: Segno

di Dario E. Viganò*

54 I 04/052011

titoloni

Del film di Guido Chiesa – libera riletturadella storia di Maria di Nazareth e del suoapprendistato di donna prima e di madrepoi – si è detto di tutto. Opera laica, peda-

gogica, femminista, politica. Etichette con cui si puòconvenire, ma che non esauriscono la portata dell’o-perazione, la sua provocazione. La prima qualità chebisogna riconoscere a Io sono con te è la volontà dioffrirsi come prospettiva obliqua, fuori dagli schemi,

anticonformista. Sgomita ilfilm di Guido Chiesa perchèpoco propenso a lasciarsiinquadrare da categorieprecostituite e ottiche fossi-lizzate. La proposta è ildisancoraggio di uno sguar-do che deve imparare aguardare di nuovo, oltre iconsueti orizzonti, senza piùparaocchi. Un “secondosguardo” che irrompa exabrupto nella rappresenta-zione di un mondo cesellatosecondo tradizioni, culture,leggi inalterabili. Comeavvenne del resto nellaPalestina “guardata” da Cri-sto. E se nei vangeli gli occhidel Figlio guardano con gli

occhi del Padre, nel film di Chiesa – ed è la primadecisiva novità che il regista introduce rispetto alvecchio corpus filmografico neotestamentario –sono quelli della Madre a “pre-vedere” Gesù, prepa-randone la storia, anticipandone le vedute, come selo sguardo di Maria e quello del Figlio – ripresi spes-so da Chiesa in campo/controcampo – si sovrappo-nessero fino a fondersi in un unico sguardo. Al puntoche il titolo si potrebbe benissimo immaginare conuna parentesi: Io sono (con) te. Maria di Nazarethprende posizioni nel film – come quando si opponeal cruento rituale della circoncisione, o quando rifiu-

ta la somministrazione del colostro – che nel NuovoTestamento sarebbero state possibili solamente inGesù o immaginabili solo “successivamente” (la bat-taglia contro la circoncisione sarà una prerogativa diPaolo). Ma ancor più della corrispondenza di pro-spettive colpisce la totale sintonia del cuore, l’intrec-cio di tonalità affettive che legano la Madre al Figlio.Fondamentale in questa ricerca di simmetrie la scel-ta degli attori e l’uso del primo piano: sia le dueMaria (la “adole-scente” NadiaKhlifi e la “adulta”Rabeb Srairi) che ilbambino-attorenei panni di Gesù(Mohamed Idoudi)hanno volti radio-si, senza ombre,sorridenti, pacifi-cati. Trafitti, sidirebbe, da unAmore ultraterre-no, che è l’amoredel Padre e verso ilPadre, come ricor-da a più ripreseMaria. Il Padre è la prima persona delle tre che com-pongono la struttura attanziale del film, e che si rive-la nella luce che emana sui volti della Madre e delFiglio. Questo è il secondo, forse il più rimarchevole,aspetto di Io sono con te: il suo essere pieno di colo-ri, caldo (fondamentale la scelta delle location inTunisia), morbido, rasserenante. Lontano dallacupezza di tante, troppe, opere a tematica religiosa.Lucido nel sapere proporre al pubblico angosciato dioggi – ed ecco perchè non bisogna perdere l’uscitain dvd di aprile con Famiglia Cristiana – un’espe-rienza spirituale vissuta nella misericordia e nellagioia. Che è in fondo il carattere primigenio di unavera relazione d’Amore. �g

* presidente Fondazione Ente dello spettacolo

La riletturacinematograficadi Maria di Nazarethmerita attenzione.Per i toni sereni,chiari, sia nelleimmagini che nellasceneggiatura, checi restituiscono unamadre di Gesù intimae familiare, intrisadi un’esperienzaspirituale vissutanella misericordiae nella gioia

Un film che sgomitaIo sono con te

Page 57: Segno

iti

tolo

nidi Antonella Gaetani

musica

Il Liberty, il ‘900 e Trieste

Trieste Liberty. Costruire e abitare l’alba del ‘900. Questo il titolo dell’esposizione che si terràa Trieste fino al 19 giugno al Salone degli Incanti all’ex Peschiera. In una città che all’alba

del ’900, gli anni dell’esplosione della modernità, è al crocevia culturale, artistico ed economicotra l’Impero asburgico e l’Italia, vediamo sorgere nuovi edifici abitativi, commerciali e di rappre-sentanza, in parte connotati dal tradizionale stile storico, di sapore classicista, ancora imperan-te, in parte aggiornati sulle novità di uno stile nuovo e moderno: il Liberty. Quello che rendeassolutamente unico il caso Trieste è la coesistenza delle più diverse declinazioni del Liberty. Ilnuovo stile non si limita, come accade altrove, a diffondersi nell’area di un preciso quartiere, inambiti circoscritti, ma tutta la città. Di qui una mostra frutto di un’ampia ricognizione dove sonocensiti quasi 250 edifici. Al sottile confine fra arte e decorazione, tra progetto architettonico emanufatto artigianale si colloca l’arredamento degli interni abitativi: la mostra è arricchita da

una sezione che, attraverso mobili, progetti, disegni di artigiani triestini e album di modelli e di esposizioni europei, aiuta a visualizzare glispazi in cui si muoveva la vita quotidiana di inizio ’900. �g

Noa, tra Israele e Napoli

In Noapolis (Egea Sud Music) la cantante israeliana Noa interpreta le più belle canzoni delrepertorio napoletano. Per anni Noa e il chitarrista Gil Dor hanno concluso la loro attività

concertistica in Italia con una canzone napoletana come bis, in omaggio alla cultura dell’Ita-lia. Nel 2002 incontrano i Solis String Quartet e allargano il loro repertorio napoletano crean-do un programma di canzoni napoletane con arrangiamenti speciali. Da questa collaborazio-ne è nato l’album Noapolis, in cui l’artista interpreta alcune delle più belle pagine della tradi-zione partenopea. In canzoni immortali come Te vurria vasà, Torna a Surriento ed Era dimaggio, Noa rivede le proprie radici da emigrante: nata da una famiglia di ebrei yemenitifuggiti dal loro paese a causa dell’ostilità seguente alla proclamazione dello Stato d’Israele,a soli due anni si trasferì con la famiglia a New York, per poi fare ritorno nella sua terra. Inquesto lavoro ritroviamo il mondo delle canzoni popolari, delle emozioni che resistono allogorio del tempo e arrivano fino al presente assicurando loro il passaporto per il futuro. �g

percorsi

A Colorno il pollice verde

Nel segno del Giglio è la mostra mercato del giardinaggio di qualità che quest’anno giunge alladiciottesima edizione. La manifestazione promossa dalla Provincia di Parma e dal Comune di

Colorno, organizzata da Artour, si svolge al Parco della Reggia di Colorno, dal 15 al 17 aprile. Nelsegno del Giglio è diventata maggiorenne e ribadisce il suo ruolo di mostra di riferimento europeo inun settore, quello delle mostre mercato di giardinaggio, sovraffollato e non sempre da iniziative dialtissima qualità. Tra le tante altre e diversissime proposte, sono da segnalare le attività didattiche.Sono, queste, una caratteristica della Mostra di Colorno e coinvolgono ogni anno schiere di futuri“pollici verdi” con specialisti in educazione ambientale. Come sempre sono molte le manifestazionicollaterali alla grande esposizione di fiori, piante e arredi e complementi di Colorno. Sono previsti,infatti, confronti con esperti, itinerari nel parco e nella villa, ma anche negli altri numerosi parchi sto-rici del parmense e nei parchi naturalistici regionali. �g

giardinaggio

55I 04/052011

titoloni

Page 58: Segno

� Pasqua e VangeloMai dare per scontata la fede, maidare per scontato il Vangelo, maitrascurare la vita spirituale! LaQuaresima dovrebbe metterci inguardia, positivamente. Abbiamoancora una splendida occasioneper stare accanto al Cristo chemuore e risorge per noi, facendonuova tutta la storia. [...] �g

Maria S., Siena

� Unità e tricoloreCaro direttore, le occasioni del150° dell’Unità d’Italia, tolta unpo’ di retorica eccessiva e scusa-ta qualche defezione “nordista”,sono state un bel momento. [...]All’inizio ero scettica, ma poiabbiamo esposto anche a casanostra il tricolore. �g

Laura Sottrici

� Sul volontariatoSono un socio di Milano e desi-dero esprimere il mio grazie per

l’articolo a cura di Paola Sprin-ghetti comparso su Segno nelnumero di febbraio 2011, nellarubrica “Giorno per giorno”, in cuiha trattato il tema del volontariatonel nostro paese. In una semplicepagina ha descritto, a mio pare-re, in un modo perfetto la situa-zione attuale. Speriamo che lecose cambino in meglio, anchese purtroppo segni positivi all’o-rizzonte faccio un po’ fatica ascorgerli, almeno per ora. Dinuovo grazie. �g

Roberto Nobile, Milano

� Un grazie agli amiciCaro Segno, prendo l’occasionedello spazio offerto ai lettori perringraziare i tanti amici del miogruppo parrocchiale di Ac che misono stati vicini in un momentodavvero difficile della mia vita eper tutta la mia famiglia. Grazie aloro ci siamo sentiti sostenuti erafforzati. Anche a questo serveun gruppo di amici. �g

Lettera firmata

spazio aperto

56 I 04/052011

Il Centro studi dell’Azione cattolica italiana intendeoffrire un’esperienza formativa innovativa a soci,responsabili, persone interessate a vivere un tempo diricerca culturale e spirituale, per approfondire alcunisnodi della cosiddetta “questione antropologica” allaluce della Dottrina sociale della Chiesa.Il prossimo Seminario di Spello si terrà dal 27 al 29maggio presso Casa San Girolamo a Spello (Perugia) esarà animato dal Gruppo di ricerca socio-politica delCentro Studi. Gli elementi caratterizzanti di questa esperienza sonoi seguenti: la formula residenziale; il metodo semina-riale; la cura dei momenti liturgici.Nel sito www.azionecattolica.it saranno suggeritealcune letture propedeutiche al fine di attivare unpercorso di approfondimento e studio personale inpreparazione al Seminario.

APPUNTAMENTO A SPELLOLA QUESTIONE ANTROPOLOGICA

Page 59: Segno

57I 04/052011

giorno per giorno

Senza i luoghi comuni è molto difficile vive-re e comunicare. In fondo, non sono altroche ovvietà condivise (anche se questonon vuol dire che sono vere). E, d’altra,

parte, che vita sarebbe, la nostra, se dovessimo pas-sare a minuzioso vaglio critico ogni affermazionealtrui, e a scientifica valutazione di originalità ogniaffermazione nostra? Diciamocelo, i luoghi comunici permettono di cavarcela quando siamo in ascen-sore con qualcuno a cui non abbiamo niente da dire;di rompere il ghiaccio con gli sconosciuti; di sapereche cosa pensano di te quando vai in Francia e nonparli francese; di cambiare discorso quando non seid’accordo e non hai voglia di litigare; di farsi votare

alle elezioni; ditenere i bambinilontani dai peri-coli («non accet-tare caramelledagli sconosciu-ti»).Fin qui, tuttobene: in fondo, iluoghi comuniaffratellano.È vero, però, chedi alcuni non se

ne può più: «non ci sono più le mezze stagioni», «lebionde sono oche», «la bistecca ha visto quanto siriduce in padella, signora mia». Non se ne può piùperché sono abusati, ma anche perché sono unostrumento per nascondersi, per non mostrare ciòche si è. Chi si sbilancia in un “eh… gli anni passa-no” o “ai bei tempi!”, fa almeno trasparire l’esistenzadi una storia, anche se non si sa quale.Altri luoghi comuni, invece, fanno decisamentemale, anche se sono ampiamente condivisi: diciamoche affratellano alcuni, ma contro altri. C’è qualcunoche oserebbe contraddire chi sostiene che i rom

rubano i bambini? Ci ha provato, pochi anni fa,Migrantes, e per farlo ha dovuto commissionareun’apposita ricerca: dalle indagini e dai processi nonè stato provato una sola volta che uno zingaro aves-se rubato un bambino. Contro un altro luogo comu-ne di questo genere («a loro piacere vivere neicampi») si è battuto, a Milano, mons. Colmegna, cheda anni è impegnato per dare casa e lavoro ai cosid-detti nomadi (che nomadi non sono, tanto per chiari-re un altro luogo comune). E naturalmente è aperta-mente osteggiato da politici e amministratori.Molti luoghi comuni, per fortuna, possono esseresconfitti con un po’ di ironia e creatività. Alfredo Buc-ciante ha aperto il sito luoghicomunialcontrario.net epubblicato il libro Scusa l’anticipo, ma ho trovatotutti verdi e altri 499 luoghi comuni al contrario(Einaudi 2010). Sono operazioni di ribaltamento sor-prendenti: nel sito c’è chi posta sovversioni filosofi-co-psicanalitiche («a volte sarebbe meglio parlareprima di riflettere»); chi riscopre il buon senso («avolte le persone più pericolose sono quelle piùsospette»), chi rilancia la sincerità («ti lascio perchéti amo troppo poco»); chi fa poesia («Ognuno stasolo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole.Ed è subito giorno»).Bello sarebbe che dal ribaltamento delle parole sipassasse ai fatti (da: «gli immigrati rubano il lavoro»a «gli immigrati portano lavoro»). Altri luoghi comuni,però, andrebbero difesi fino all’ultimo. Quand’erogiovane, mi sembrava che mia madre e mio padreincarnassero tutti i luoghi comuni possibili e imma-ginabili della coppia: lei che sacrifica il lavoro per lafamiglia, lui che si dedica al lavoro; lei che si fa cari-co del lavoro di cura, lui che prende le decisioniimportanti; lei che va in vacanza con i figli, lui chepassa quasi tutta l’estate a sudare in città. Per meerano luoghi comuni, per loro erano l’equilibrio den-tro il quale si sono voluti bene e sono stati fedeli, fin-ché morte li ha separati. E anche dopo. �g

di Paola Springhetti

In memoriadei luoghi comuni

Pensate se un giornodicessimo, invece de«gli immigrati rubanoil lavoro», un piùrealistico «gliimmigrati portanolavoro». Cosasuccederebbe? Un libroprende in giro i luoghicomuni. Fino a uncerto punto

Page 60: Segno

58 I 04/052011

Èstato l’unico papa piemontese che la storiaricordi: stiamo parlando di San Pio V, Anto-nio Michele Ghislieri, nato a Bosco Maren-go il 17 gennaio 1504. Ed è proprio in que-

sto piccolo centro della pianura alessandrina di cin-que secoli fa che vogliamo porre la nostra attenzione.Salito sulla cattedra di Pietro il 7 gennaio 1566, ilprimo agosto successivo il novello pontefice, il cuinome è legato alla celebre e cruenta battaglia diLepanto, per dare lustro al suo paese natale, decretò,con tanto di bolla papale, la fondazione di un grandeconvento domenicano, al cui ordine apparteneva,dedicato alla Santa Croce e Ognissanti. Per la preci-sione, seguendo l’esempio di tanti principi umanisti,scelse un luogo a metà strada tra i nuclei di Bosco eFrugarolo perché nei suoi progetti, che coltivava giàda quando era cardinale, proprio a partire dal con-vento si sarebbe dovuto sviluppare un nuovo borgoche avrebbe inglobato i due centri esistenti.A stendere il progetto fu chiamato il padre domeni-cano Ignazio Danti, architetto e matematico perugi-no, affiancato da Giacomo della Porta e da MartinoLonghi, che riuscì a ideare un grande complesso

tardo rinascimentale, perfettamente inlinea con i dettami del Concilio di Trento,concluso da pochi mesi.Il convento delle dimensioni di 100 metriper 75 comprende la chiesa, due chiostri, ilrefettorio e la biblioteca a tre navate enumerosi altri ambienti. La vasta chiesa, acroce latina, possiede ben dieci cappellelaterali che si affacciano sull’unica navatacentrale, fortunatamente ancora ricche,nonostante le numerose spogliazioni, diimportanti opere d’arte. Solo per citarnealcune ricordiamo l’altare di San Domenico

nel braccio sinistrodel transetto, rea-lizzato nel 1673dal marmista Giu-lio Tencalla, comepure dello stessoartista è la cappel-la di Santa Rosa daLima del 1674. Eancora il Giudiziouniversale del1568 e l’Adorazio-ne dei Magi, operedi Giorgio Vasari, lapala della Madon-na del rosario rea-lizzata nel 1597 daGrazio Cossali, cherievoca la battaglia di Lepanto e i suoi protagonisti,tra cui appunto papa Ghislieri, per finire con il corointagliato da Angelo Marini nel 1571 e il mausoleo diPio V, oggi privato dell’urna funeraria (posta sullaparete di fronte), che avrebbe dovuto accogliere lespoglie del pontefice che, invece, riposa nella basili-ca romana di Santa Maria Maggiore.Passando alla parte conventuale del complesso,forse l’ambiente più suggestivo è la biblioteca, cherichiama quella del convento di San Marco a Firen-ze, a tre navate separate da file di eleganti colonne,dotata dal papa di numerosi e preziosi volumi per lostudio dei religiosi.Totalmente autosufficiente, grazie anche alle nume-rose rendite concesse da pontefice, tra cui circa1500 ettari di terreno, nel convento di Bosco Maren-go soggiornarono personalità di rilievo tra cui l’infan-te di Spagna Margherita, figlia di Filippo IV, in viaggio

di Paolo Mira

Mura che sanno distoria e di arte, sottolo sguardo benevolodi papa Pio V che loha voluto fortemente.Il convento sipresenta ancora oggicome complessoarchitettonico chefa onore alla culturae attira l’attenzionedei più curiosi

Il grandeconvento di

Bosco Marengo

sulle strade

della fe

de

Page 61: Segno

59I 04/052011

nel 1666 verso l’Austria per sposare l’imperatoreLeopoldo, Napoleone Bonaparte, che il 2 maggio1796 occupò gli ambienti conventuali durante laprima campagna d’Italia; di passaggio furono anche isovrani sabaudi Carlo Felice nel 1824 e Carlo Albertocon il figlio Vittorio Emanuele II nel 1846.I domenicani sarebbero rimasti a Bosco Marengo

fino alla soppressione francese del 1802, per torna-re nuovamente dopo la caduta di Napoleone e allon-tanarsi definitivamente nel 1860. Trasformato perbreve periodo in deposito militare e ospedale, nel1862 il convento divenne riformatorio giovanile e,quindi, fino al 1989 carcere minorile.Dopo anni di abbandono, nel luglio 2002, l’ex presi-dente dell’Unione Sovietica, Mikhail Gorbaciov, hascelto il complesso di Santa Croce, come sede delWorld political forum da lui presieduto. Da alloraqueste antiche mura hanno ospitato numerosi per-sonaggi di spicco del panorama politico mondiale.Altrettanto importante per la rinascita del convento èstata la nascita, il 4 febbraio 2003, dell’associazione“Amici di Santa Croce”, che riunisce tutti coloro chehanno a cuore il complesso, che si impegnano per lavalorizzazione turistica del territorio, l’accoglienzadei visitatori, la riqualificazione polifunzionale dellachiesa sotto l’aspetto culturale e religioso, la promo-zione e l’organizzazione – anche in collaborazionecon le amministrazioni comunale, provinciale, regio-nale, statale e l’associazionismo locale – di conve-gni, spettacoli, manifestazioni culturali, che servanoa promuovere e ad attirare i visitatori verso il com-plesso monumentale e il territorio circostante. Nonda ultimo importante obiettivo dell’associazioneriguarda la valorizzazione della figura e dell’opera diSan Pio V, del museo Vasariano, in cui saranno espo-ste opere di Giorgio Vasari, degli oggetti e del patri-monio d’arte appartenuto al convento, della casanatale del pontefice, e più in generale del territorio diBosco Marengo e delle zone limitrofe. �g

Nelle foto:

immagini del convento di

Bosco Marengo

Bosco Marengo

CCoommee aarrrriivvaarree aa BBoossccoo MMaarreennggoo

Bosco Marengo è raggiungibile con l’autostrada A21Torino-Alessandria-Piacenza; all’uscita Alessandria

est proseguire per 12 km seguendo le indicazioni perBosco Marengo e complesso monumentale di Santa Croce.Analogamente con la A7 Alessandria-Milano, uscita NoviLigure (5 km) o con la A26 Genova-Alessandria-Santhià,uscita Alessandria sud (km 7). La chiesa di Santa Croce èaperta tutte le domeniche (ore 10-12 e 15-18) e su preno-tazione nei giorni feriali (tranne mercoledì) rivolgendosiall’associazione “Amici di Santa Croce” (telefono331.4434961, mail: [email protected]). Sempre su prenotazione è possibile visitareanche agli ambienti conventuali, come pure la casa nataledi San Pio V e la chiesa parrocchiale dei Santi Pietro ePantaleone. Informazioni: www.boscomarengo.org ewww.amici-di-santacroce-di-boscomarengo.it.

sulle strade

della fe

de

Page 62: Segno

60 I 04/052011

Mette d’accordo giovani e anziani. Nonha controindicazioni e non costa nulla.Anzi c’è di più. Partecipare al nuovoconcorso I feel Cud fa bene proprio a

tutti: aiuta poveri e bisognosi, dà risposte alle pro-blematiche familiari, permette la realizzazione distrutture educative e ricreative per ragazzi, sostiene isacerdoti, promuove i valori del vangelo, contribui-sce a edificare parrocchie e locali per la pastorale,promuove e sostiene l’attività di molte associazionicattoliche, tutela e conserva i beni culturali ecclesia-stici e l’elenco potrebbe continuare ancora paginesu pagine. Come è possibile tutto ciò? Basta firmareper destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica anchesul modello Cud. Per permettere a circa 14 milioni di persone questogesto, senza nessun esborso di denaro, il Serviziopromozione della Conferenza episcopale italiana

(Cei) organizza questo evento in collabo-razione con il Servizio nazionale per lapastorale giovanile e i Caf Acli. L’obiettivoè quello sensibilizzare alla firmadell’8xmille i possessori del modello Cud,per lo più pensionati e giovani al primoimpiego, che spesso ignorano di avere ildiritto di scegliere a chi destinarlo oppurenon vogliono affrontare i disagi per laconsegna solo della scheda destinata allascelta 8xmille.Di che si tratta in concreto? L’invito è

rivolto ai parroci e ai giovani delle parrocchie italia-ne, d’età compresa tra i 18 e i 35 anni. Per parteci-pare dovranno accumulare punti attraverso la rac-colta delle schede allegate al Cud tra gli anziani,consegnandole poi al Caf Acli di riferimento sul terri-torio, in busta chiusa, entro e non oltre il 30 aprile2011. La parrocchia che avrà totalizzato più puntivincerà il viaggio alla Giornata mondiale della gio-ventù per il parroco e un gruppo di giovani.È un gioco che cerca di creare dialogo tra le genera-zioni. Un’opportunità può essere appunto il diritto didestinare l’8xmille sulla dichiarazione dei redditi, inperiodo di scadenze fiscali. Di solito i giovani non sene occupano e invece potranno scoprire che cos’è lacorresponsabilità economica verso la Chiesa, e dun-que il valore della scelta personale e consapevoledella firma. Importante sarà anche la partecipazione

Una proposta rivoltaa tutti i gruppiparrocchiali e alleassociazioni laicali.Aiuteranno gli anzianialla raccolta dei Cude voleranno a Madridalla Giornata mondialedella gioventù.Le informazioni nelsito www.ifeelcud.it

chiesa e carità

Giovani e8X1000:osiamodi più

di Maria Grazia Bambino

Page 63: Segno

di tutti i giovani e giovanissimi aderenti all’Azionecattolica.Norme del concorso alla mano (www.ifeelcud.it), conla raccolta dei Cud i giovani partecipanti di ogni par-rocchia potranno accumulare punti. Ma avrannoanche modo di incrementarli ulteriormente girandoun video di 3 minuti sulle proprie radici (il raccontodella propria comunità parrocchiale, del paese in cuivivono o del santo patrono) oppure girando un filmatoin cui cantano insieme la canzone Si può dare di più.Per avvicinarsi a questi contenuti, i giovani e anchel’Acr, potranno interpellare gli anziani, facendo riferi-mento all’esperienza e alla memoria di chi ha piùanni di vita sulle spalle, in una sorta di reportage sulterritorio, fra tradizioni e presente.La data ultima anche per l’invio dei video sarà il 30aprile 2011. Una giuria premierà il video più interes-

sante e il pubblico voterà il suo preferito.Per quanto riguarda il risultato finale, vinceranno leprime 5 parrocchie italiane che avranno totalizzatopiù punti. In palio 5 viaggi alla Giornata mondialedella gioventù (Madrid 16-21 agosto 2011) per ilparroco e un gruppo di giovani.Oltre al viaggio nella capitale spagnola, alle 5 par-rocchie vincitrici verrà assegnato anche un contribu-to di 1.000 euro per gli acquisti parrocchiali, preferi-bilmente destinati alla comunità degli anziani. Nonmancherà, infine, un premio speciale per “il videopiù votato dal pubblico”. I filmati inviati saranno inseriti sul sito internet dedi-cato al concorso www.ifeelcud.it, dove ogni giornopotranno essere votati dalla platea del web. Il bandointegrale del concorso e altre informazioni sonodisponibili sempre sullo stesso sito. �g

61I 04/052011

chiesa e carità

Page 64: Segno

62 I 04/052011

perché credere

Accettaresfida

di Dino Pirri

Andare, vedere, rimanere. Sono azioni lon-tane dalla nostra routine. È più comodorimanere fermi dentro le proprie con-vinzioni e riposare negli schemi acquisiti;

è meno impegnativo “assistere”, come spettatorianziché “contemplare” ed entrare nella profonditàdegli eventi e della storia; è più consolante l’agi-tazione alla stabilità, la confusione all’interiorità,lunghe liste di amici nei social-network di cui nep-pure si riconoscono i volti.Eppure è lo stile di Gesù. Andare, vedere, rimanere.Dare entusiasmo, suscitare curiosità, offrireaccoglienza. E anche il percorso che chiede ai suoidiscepoli, chiamati ad un generoso pellegrinaggio, aun discernimento contemplativo e alla fedeltà cor-aggiosa.Ma se questi tre verbi “cardinali” della teologia gio-vannea fossero praticati poco anche nelle comunitàcristiane? Se non costituissero lo stile dei nostri per-corsi pastorali? Scrivono i Vescovi italiani negli Orientamenti pas-torali: «Accettando l’invito di Gesù, i discepoli si met-tono in gioco decidendo d’investire tutto se stessi

nella sua proposta. Dall’e-sempio di Gesù apprendi-amo che la relazioneeducativa esige pazienza,gradualità, reciprocità dis-tesa nel tempo. Non è fattadi esperienze occasionalie di gratificazioni istanta-nee. Ha bisogno di stabil-ità, progettualità corag-

giosa, impegno duraturo» (n. 25). Allora accogliere lafede in Gesù significa innanzitutto mettersi alla suasequela.Andare. Essere disposti a spostarsi continuamente.Abbandonare decisamente la casa delle consuetu-dini e di ogni automatismo. Provare ad abitare luoghinuovi, cercando l’incontro con tutti e il confronto conle idee altrui. Osare sperimentazioni che permettanouna rivisitazione degli orari e dei calendari, tenendoconto dei tempi degli uomini e delle donne di oggi.Abbandonare il ruolo delle guide per essere com-pagni di strada.Vedere. Con gli occhi di Dio e secondo il suo cuore.Vedere con amore, e in profondità. Guardare larealtà: trovando il coraggio profetico di denunciare ilmale e di diffondere il bene, promuovere la giustizia,cercare la verità. Vivere un continuo riferimento allaParola e attualità, nella consapevolezza che la fedenon è slegata dalla vita quotidiana. Acquisire anchelinguaggi nuovi, capaci di comunicare e di toccare icuori. Smettere di parlare e ragionare sui giovani, suilontani, sulle famiglie... e cominciare ad ascoltare igiovani, i lontani, le famiglie...Rimanere. L’arte della pazienza e della fiducia. Non èl’agitazione che rende vive le nostre comunità, ma ilrimanere con il Signore, recuperando tempi e spaziodi riposo e di gratuità. «Le nostre comunità dovreb-bero essere scuole di contemplazione, di calmo rac-coglimento, di libertà interiore... E solo così sfuggi-ranno alla malattia dell’attivismo. Quando un sacer-dote o un fedele laico non trovano più il tempo dipregare e non sanno irradiare intorno a sé uno spiri-to di preghiera, perché troppo presi dalle loro atti-

4/La risposta

Gesù chiede ai suoi discepoliun generoso “pellegrinaggio”,li invita a un discernimentocontemplativo e alla fedeltàe sequela coraggiose.Ma non è così facile... Il quartoappuntamento con il percorsospirituale di quest’anno èaffidato all’assistente dell’Acr

la

Page 65: Segno

vità, è il momento in cui l’essenziale è stato ormaiperduto» (Giuseppe Savagnone).Il Maestro ci coinvolge in una relazione personale diamicizia con lui: non ci elenca le regole e non citrasmette nozioni astratte, ma ci offre una esperien-za da condividere. E allora, prima delle regole e dellenozioni, è il primato dell’amicizia con lui, dellarelazione nutrita dall’ascolto della Parola e dallapreghiera, e che trova ulteriore vitalità nell’amore delprossimo e nel servizio al mondo. Le attività, le “pas-torali”, i programmi: stanno dopo!Davanti a noi stanno Andrea, Giovanni, Pietro, Gia-como e tutti coloro che hanno accolto la sfida dellasequela coraggiosa. Continuamente spiazzati, spes-so fino al turbamento, e costretti ogni giorno a rinno-vare la loro fedeltà. Pronti a seguire Gesù, poi a con-tinuare il cammino nella sua apparente assenza, aGerusalemme e fino ai confini della terra. Tra i fratellie le sorelle di fede e poi verso tutte le genti. Siamoinvitati a contemplare la loro capacità di inserirsinella storia, senza lasciarsene travolgere, ma sem-pre a percorrere strade inedite ed insolite. Ci lasci-

amo consolare dalla loro fame e sete saziate, dallaloro durezza ugualmente accolta, dal loro tradimentoperdonato. Descrivendo l’esperienza di fede degli Israeliti checamminano verso la terra promessa, Erri De Lucascrive: «Imparavano ad andare, al passo che tieneinsieme il giovane e l’anziano, i piccoli e le donneincinte. Si muovevano insieme con effetto di corosulla terra. Cantavano per riempire lo spazio minac-cioso della libertà, che non è un elenco di comodità ediritti, ma azzardo di inoltrasi in territorio vuoto. Lalibertà chiede una disciplina adatta allo sbaraglio.Era un deserto spalancato intorno e nessun tetto.L’orizzonte aveva bordi roventi che non si lasciavanoaccostare. Ovunque andassero rimanevano inmezzo a una padella». Nella decisione di seguireGesù e le sue logiche, spesso possiamo sentirciaccerchiati, impauriti e stanchi, ma rimane la sper-anza di un cammino da continuare, di una bellezzada contemplare e di un Signore buono che ciaccoglie nella sua casa e nel suo abbraccio ci fariposare. �g

63I 04/052011

perché credere

Page 66: Segno

la fo

to

POPOLI IN BILICO

2011. IL MEDITERRANEO LOTTA PER LA LIBERTÀ

Page 67: Segno

L’esperienzadel popolod’Israele aiutai ragazzi adessere Chiesae a sentirsiparte di unpopolochiamatoa camminareverso lasalvezzae la gioia.

NEL COFANETTO:

SSUUSSSSIIDDIIOO PPEERR LL’’EEDDUUCCAATTOORREEI contenuti del Campo, le attivitàdella giornata, i suggerimenti perarricchire la pro- posta formativa.

LLIIBBRREETTTTOO PPEERR LLAA LLIITTUURRGGIIAAPer vivere bene il tempo dedicatoalla preghiera (acquistabile anchesingolarmente).

IILL GGRRAANNDDEE GGIIOOCCOOUn momento essenziale e altamen-te educativo di tutta l’esperienzadel Campo.

Page 68: Segno