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Il genere di Dio Selene Zorzi La Chiesa e la teologia alla prova del Gender paginealtre edizioni la meridiana Di fronte al risveglio degli studi di genere, il tema talvolta e’ di che genere sia Dio padre. Ma Dio non ha sesso. La sua immagine va identificata piuttosto nella relazione. Nella persona umana l’energia affettiva (eros) e’ primaria. E Dio e’ Amore.

Selene Zorzi Il genere di Dio Selene Zorzi Questo libro ...A Christian Albini (13.9.1973-1.1.2017), delicato e lucido teologo e blogger che tanto ha contribuito alla comprensione della

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Selene Zorzi, è docente di Patrologia eStoria della Teologia all’IstitutoTeologico Marchigiano; specialista ditematiche di genere, è fondatrice ecoredattrice della rivista telematica“Reportata. Passato e presentedella teologia”, ha ideato e gestito il sitodel Coordinamento Teologhe Italiane(dal 2003 al 2013).Coach ACC accreditata presso la Inter-national Coach Federation e detentrice delmarchio Epektasis.Life&SpiritualCoaching 2.0 (www.epektasis.eu) sioccupa di Gender Coaching.Tra le sue pubblicazioni Al di là del geniofemminile, Carocci 2014.

Euro 14,50 (I.i.)

Questo libro nasce dalla consapevolezzache quando l’Italia un giorno sgomentasvegliandosi ha scoperto che tuttiparlavano del Gender, la Chiesa e lateologia si sono ritrovate spesso ap-piattite o ricondotte a posizioni digruppi fondamentalisti.Il bisogno che ha generato questepagine, seguite a confronti e dibattitipubblici, è che la chiarezza dommatica,la spiegazione dei testi biblici, il renderechiara la dottrina della Chiesa sia unservizio necessario per evitare chel’ignoranza, il non sapere cioè diquestioni importanti che attingonoall’umano come immagine del divinoche è in ognuno, degeneri al punto daproclamare verità ciò che è invece soloconfusamente ci viene dato di conoscere.Le questioni principali degli studi digenere a cui la teologia può offrire uncontributo prezioso, sono in questovolume affrontate con un linguaggiosemplice perché chiaro, supportato dastudi sedimentati nell’autrice che ha ilcoraggio di sostare quando le risposteindicano il bisogno di una ricerca ancoraaperta.Pagine che lette fino alla fine ciapriranno il cuore e la mente a una piùcorretta interpretazione di quell’essere,come creature, immagine del Creatoreche sì ci fece maschi e femmine, masoprattutto ci fece a sua immagine.

Il genere di Dio

Selene Zorzi

La Chiesa e la teologia

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Selene Zorzi

Il genere di Dio

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Dio non ha sesso.

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E Dio e’ Amore.

ISBN 978-88-6153-569-5

Selene Zorzi

Il genere di DioLa Chiesa e la teologiaalla prova del Gender

edizioni la meridianap a g i n e a l t r e

A Christian Albini (13.9.1973-1.1.2017), delicato e lucido teologo e blogger

che tanto ha contribuito alla comprensione della questione “genere”

nell’ambito ecclesiale italiano

Indice

Introduzione 9

Chiarimenti terminologici 15

Genere in teologia 43

Relazioni di genere2: un altro genere4 di relazioni 77

Chiesa e genere 89

Sfide alla Chiesa: identità sessuale e nuove tecnologie 101

1 Come nota anche Cristina Simonelli, Presidente del CoordinamentoTeologhe Italiane, tuttavia certa produzione teologica è stata spesso igno-rata, cfr. “Dire la differenza senza ideologie”, in “Il Regno. Attualità”,1/2015, pp. 53-65, qui p. 55.

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Introduzione

In questi ultimi anni l’Italia è stata attraversata da unastrana controversia sul Gender che si potrebbe descrivereparafrasando la famosa frase di san Girolamo: “E il mondo,sgomento, si ritrovò ariano”. Così, l’Italia un giorno sgo-menta si svegliò e scoprì che tutti parlavano del Gender!

Di fronte a questo “risveglio” del linguaggio di genere,chi ha incrociato gli Studi di Genere da più tempo, po-trebbe avere reazioni diverse: di soddisfazione, perché fi-nalmente si comprende a livello divulgativo quanto lecategorie di genere abbiano impatto non solo sociale maanche teologico1; di stupore, perché si sente parlare di Gen-der in modo assai confuso, ambiguo e apparentementescorretto; di tristezza, perché in questo campo si constataun’ignoranza che non è esclusiva delle grandi masse ine-sperte ma anche di chi dovrebbe saper gestire con accor-tezza gli strumenti terminologici e concettuali di tali studi,soprattutto se intende dare un giudizio sulla realtà e farepolitica. Se da una parte quindi la categoria di genere po-trebbe aprire nuove frontiere della riflessione e dell’erme-neutica teologica, dall’altra manca ancora a livello generaleuna competenza adeguata per usare tale strumento.

Emerge infatti, anzi sembra essere fomentato da partedi alcuni gruppi fondamentalisti (cattolici), un terrore ge-

neralizzato sul Gender nonostante le tematiche ad esso col-legate siano numerose e disparate e incrocino livelli diversidi questioni. La reazione scomposta che ne consegue, de-terminata sovente da paure incontrollate, provoca pur-troppo arretramenti rispetto ai territori guadagnati a faticadal movimento delle donne. Lo sconcerto aumenta quandosi nota che una mentalità fortemente arroccata sembra nonvoler accogliere istanze e prospettive di un mondo multi-culturale che presenta molteplici approcci all’umano edevolve velocemente, ponendoci davanti a nuove domandealle quali occorre dare comunque una risposta. È unmondo in cui anzitutto le donne sono cambiate e si sannosoggetti di uguali dignità, diritti, opportunità e responsa-bilità al pari degli uomini.

C’è la difficoltà di farsi capire, di far comprendere l’im-portanza di uno sguardo non naïv sulle differenze di ge-nere e sugli stereotipi che una certa cultura ha creato per leidentità sessuali, della riflessione sul corpo, sulla sessua-zione e sulla sessualità. Come spiega Lucia Vantini, parlaredi Gender non significa parlare esclusivamente di omoses-sualità, ma di tanti livelli che riguardano l’antropologia, leleggi, i programmi scolastici, i paradigmi filosofici, la pa-rità tra uomini e donne, gli stereotipi del maschile e fem-minile, i Gender Studies, l’educazione all’affettività deibambini, le tematiche religiose, la concezione della fami-glia2. Solo da ultimo il Gender riguarda anche le proble-matiche legate alle nuove frontiere della tecnologia(cambiamento di sesso, utero in affitto o GPA, ecc.).

Oggi che ci svegliamo e ci accorgiamo che “tutto ilmondo parla Gender”, sembra che proprio tra coloro chesono preposti ad una delle agenzie formative che si vor-rebbero più accreditate per una riflessione sull’umano,

2 Cfr. Genere, Edizioni Messaggero Padova, Padova 2016, pp. 9-10.

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come la Chiesa cattolica, e che dovrebbero illuminare lecoscienze, vi sia confusione.

Inizialmente gli studi di genere sono apparsi soprattuttocon la loro complessità, con l’effetto forse di suscitarepaura e confusione e provocare nei pubblici dibattiti un at-teggiamento di difesa; per questo il presente libretto ha unintento divulgativo.

Il mostro “Ideologia del Gender” è stato fatto uscire e ri-tornare nelle caverne in modo altalenante, in esatto paralle-lismo rispetto ai dibattiti nelle Camere del Parlamentoitaliano sulle unioni civili, che hanno attraversato a singhiozzogli ultimi anni delle vicende politiche di questo Paese. Ne èemerso un effetto politicizzante e una torsione insana delle te-matiche legate esclusivamente all’omoaffettività.

L’apice di un muro contro muro dei dibattiti pubblici,che ha visto alcuni rappresentanti della Chiesa ufficiale ap-poggiare movimenti minoritari di cattolici fondamentalistia fronte di una fetta sempre più grande di credenti e di po-polazione sensibile alle questioni delle donne, delle nuovefamiglie e degli omosessuali, è stato toccato forse quandonell’aprile del 2015 papa Francesco si rese protagonista diaffermazioni durissime nei confronti dell’Ideologia delGender (primavera 2015), salvo poi mitigare i toni e par-lare più vagamente di “certe” ideologie (Amoris Laetitia daora in poi AL 40; 56), ovviamente prendendo le distanzedalla cosiddetta Ideologia del Gender ma assumendo sem-pre più la categoria “genere” nel suo significato “sano”3.

Bisogna dire che a partire dal luglio dello stesso anno – che per pratica faccio coincidere con l’uscita su “Avve-

3 Per una raccolta documentaria sul recente dibattito politico e delle af-fermazioni dei pontefici sul tema, si veda CODRIGNANI G., L’invenzionecattolica di una “teoria del gender” che non c’è. Ma c’è il gender, che nonè una teoria, e-book Women, Orlando Digital, 2015.

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nire” di un articolo di Chiara Giaccardi4 – dall’interno dellaChiesa cattolica si è iniziato ad uscire da una logica del murocontro muro, cominciando a costruire ponti. Oltre ad al-cuni voci che si sono distinte anche prima nel dibattito pub-blico a favore degli Studi di Genere da parte cattolica (RitaTorti, Christian Albini, Alberto Pellai)5, da quel momento inparticolare si è strutturata una risposta più equilibrata eforse anche meno tecnica da parte di intellettuali cattolici:Aristide Fumagalli, Giancarla Codrignani, Serena Noceti,Lucia Vantini, Cristina Simonelli; ma anche di istituzioni eassociazioni pubbliche: l’Ufficio Scuola della diocesi di Pa-dova; l’ISSR di Ancona su iniziativa del Direttore d. Gio-vanni Varagona6 che ha offerto un corso specifico aperto atutt*)7, alcune iniziative pubbliche di Pax Christi. Il Coor-dinamento Teologhe Italiane si è costituito fin dal 2003 conl’esplicita intenzione di occuparsi di tematiche di genere incampo teologico8. Anche il Sinodo sulla Famiglia (Synod15.Relazione finale 58) e poi l’AL (56 e soprattutto 286) hanno

4 “Non solo ideologia. Riappropriamoci del genere” in “Avvenire”(31.7.2015).5 TORTI R., Mamma perché Dio è maschio? Educazione e differenza di genere,Effatà Ed., Cantalupo (Torino) 2013; PELLAI A., A proposito dell’ideologiagender: www.tuttotroppopresto.it/2015/03/16/proposito-dellideologia-gender/ (16.3.2015); ALBINI C., “Gli equivoci del gender”: “VinoNuovo”, www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=1639 (27.3.2014).6 VARAGONA G. (a cura di), Gender. Parliamone. L’identità sessuale tradati scientifici, sociali e culturali, Studia Picena, Ancona 2016.7 NOCETI S., “Sex gender system: una prospettiva?”, in Avendo qualcosada dire. Teologhe e teologi rileggono il Vaticano II, a cura di PERRONI M.e LEGRAND H., Ed. Paoline, Milano 2014, pp. 61-69.8 Cfr. “Teologia e prospettive di genere”, in Le scienze teologiche in Italiaa cinquant’anni dal Concilio Vanticano II, a cura di CIARDELLA P., MON-TAN A., LDC, Torino Leumann 2011, 163- 191; “Dire la differenza senzaideologie” (Ciccone S., Morra S., Perroni M., Tomassone L., Vantini L.),in “Il Regno. Attualità”, 1/2015, pp. 53-65.

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assunto una posizione meno oppositiva sul Sex-Gender Sy-stem.

Le riflessioni che seguono si pongono su questa scia didialogo.

La necessità di non aver paura di una mentalità che cifaccia comprendere come si creino e si disinneschino i mec-canismi della violenza, della discriminazione e del potere,emerge ogni giorno di più dai drammatici fatti di cronaca,dalla piaga “femminicidio”, dalla onnipresente pubblicitàsessista, dalle continue offese alla dignità delle personesotto forma di battute scherzose e che purtroppo attraver-sano il linguaggio quotidiano in ogni ambito, familiare, la-vorativo o politico, dalle simbologie religiose che ci hannoconvinti di un collegamento privilegiato tra la maschilità eDio, dalle ancora troppe diseguaglianze di opportunitàdate alle donne nella nostra società in termini di salario, didiritto al lavoro e maternità, da ogni tipo di discriminazioneancora presente nei confronti di ogni cittadino che non siamaschio, bianco, ricco, sano/magro ed eterosessuale. Diquesta mentalità, che riteniamo sia solo e sempre roba dialtri, sono vittime anzitutto coloro che la agiscono, ma so-prattutto ne sono vittime gli uomini maschi, sin da quandole loro madri li attendono in pancia e li allevano come laparte di umanità che sarà orwellianamente la “più nor-male”, speciale, privilegiata, quella che avrà nella vita unacorsia preferenziale fatta di pochi cartelli di divieto e dimolti permessi.

Ciascuno di noi però un giorno potrebbe svegliarsi – olo ha già fatto – e accorgersi di essere (andato a finire) suomalgrado nella corsia piena di divieti. Ci ritroviamo suc-cubi di poteri, ruoli, mentalità, tradizioni, consuetudini chetolgono umanità, possibilità, diritti, riconoscimenti, giusti-zia e a volte... la vita. Non è necessario che ci svegliamodonne o omosessuali: possono svegliarsi così i manager al

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potere, i preti che si ritrovano soli e demotivati, gli uominigrassi, i maschi timidi, i padri casalinghi, le persone di co-lore, le donne costrette ad andare in giro velate, coloro chepur di salvarsi scelgono il rischio di una morte per mare,gli islamici, ogni persona portatrice di una mentalità, cul-tura, pratica e sensibilità diversa o che vi aspirerebbe: cisvegliamo insomma proprio come siamo. Allora desidere-remmo vivere in un mondo capace di accettarci propriocosì come siamo; capace di fare cioè della nostra differenzae diversità una ricchezza.

Nessuno di noi è escluso da questa esperienza: “chi stain piedi badi di non cadere!” (1Cor 10,12). Il giorno in cuici ritroviamo in questa situazione impervia, difficile e com-plessa, avremo bisogno di tante cose: amicizia, amore, ac-coglienza, umanità, ascolto, assenza di giudizio, dialogo,ma anche leggi, consuetudini, educazione per riuscire a tra-sformare la mentalità nostra e forse altrui. Allora ci accor-geremo che avremmo bisogno anche degli strumenti e degliesiti provenienti in qualche modo dagli studi di genere.

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Chiarimenti terminologici

Genere

La prima impressione netta che si ha leggendo o ascol-tando alcune disquisizioni sull’Ideologia del Gender è chesono in gioco diversi significati della parola “genere” chesi affastellano, si sovrappongono e spesso scivolano l’unonell’altro, contribuendo ad una grande confusione dipiani, che non permette la fluidità del dialogo e la com-prensione della tematica.

È esperienza quotidiana: la maggior parte dei frainten-dimenti tra le persone avvengono perché diamo alle stesseparole significati e sfumature diverse. Non a caso era nor-male nei decenni passati iniziare le trattazioni disciplinariteologiche con una sezione introduttiva di explanatio ter-minorum. Faremo così anche qui una previa spiegazionedei termini.

Quanti significati della parola “genere” ci sono? Quali equanti se ne usano in uno stesso discorso? Quali usare pernon alimentare fraintendimenti e per arrivare a compren-derci?

È opportuno distinguere almeno quattro significati dellaparola “genere”.

Genere1. Il primo significato è quello grammaticale, pro-veniente dal fatto che in tutte le lingue le parole sono suddi-vise nel genere grammaticale maschile o femminile. In molte

lingue esiste anche il genere neutro. Il greco antico cono-sceva anche il duale, perdendo il quale abbiamo probabil-mente perso una interessante struttura mentale e sociale.

Il linguaggio, infatti, non è solo uno strumento di espres-sione, ma contribuisce a creare il modo in cui guardiamo larealtà. Le parole che usiamo determinano il modo in cuifacciamo esperienza del reale. Un esempio: gli italiani sonoabituati a studiare in storia “la calata dei barbari” che peròi tedeschi chiamano letteralmente “la migrazione dei po-poli” (Völkerwanderung), perché ovviamente dalla loroprospettiva essi non “calavano”, né si consideravano “bar-bari”, ma semplicemente si muovevano e migravano, ma-gari a causa di guerre, cambiamenti climatici e carestie.Lucia Vantini nel suo volumetto Genere spiega bene comeJudith Butler in fondo parta proprio da questo punto: senon abbiamo delle parole per dire una realtà, non riu-sciamo nemmeno a vederla, a comprenderla, a liberarla e afarne esperienza.

Tornando alla grammatica, in italiano il “sole” è di ge-nere maschile e la “luna” di genere femminile. I Padri dellaChiesa hanno applicato la simbologia del sole a Cristo cheillumina e in qualche modo feconda la Chiesa la quale,come la luna, riceve la luce, secondo una simbologia cheattribuisce al maschile l’attività e al femminile la passività.Non sempre però il genere grammaticale corrisponde altipo di simbologia che viene immediatamente associata almaschile o femminile. In tedesco, per esempio, i generi diqueste due realtà sono invertiti (die Sonne, il “sole” è fem-minile e der Mond, la “luna” è maschile). Per esempio “laspada” è di genere grammaticale femminile, pur riman-dando ad una simbologia maschile (il fallo); “il calice” è digenere maschile, pur rimandando simbolicamente ad uncarattere femminile (l’utero). Dunque, già la grammatica cimostra che tra le parole e le nostre costruzioni simboliche

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o, se vogliamo, tra il genere grammaticale e le caratteristi-che che attribuiamo al maschile e femminile, non c’è unaconnessione diretta o “naturale”.

Su questo livello parliamo di maschile, femminile e neutro.

Genere2. Un secondo significato è quello che ci provienedagli studi di genere.

In questo contesto si distingue tra Sex e Gender.Sex indica l’aspetto biologico del corpo di un maschio o

di una femmina e quindi cromosomi, ormoni, organi geni-tali esterni e interni, fenotipo i quali determinano il sesso.Sono aspetti che intervengono nella riproduzione, che nonmutano nel tempo e che rappresentano una costante fisio-logica in una persona.

Se si parla del livello sessuale le parole corrette sono ma-schio/femmina.

Genere è una categoria euristica inserita per compren-dere come, a partire dalla distinzione sessuale (maschio/femmina), una società crei diversità di ruoli, aspettative,espressioni, simbologie per uomini e donne.

Con genere quindi si indica “L’aspetto sociale e cultu-rale di distinzione tra i sessi non equivalente alla differenzatra sessi biologici”1: il fiocco azzurro o rosa che metterò allaporta alla nascita del maschietto o della femminuccia; l’at-tesa sociale di come le persone sessualmente determinate inquanto maschi o femmine dovranno agire; le caratteristi-che che ci si aspetta che abbiano o debbano sviluppare inquanto maschi o femmine; i ruoli che una società consen-tirà di avere ad un maschio e magari negherà ad una fem-mina o viceversa. Nascere di Sex femmina in Arabia implicail non poter guidare la macchina (Gender). Nascere dellostesso Sex (femmina) non porta alle stesse conseguenze so-

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1 JOHNSON E., Vera nostra sorella. Una teologia di Maria nella comu-nione dei santi, Queriniana, Brescia 2005, p. 56.

ciali (Gender) se si abita in Norvegia o in Arabia e non èquindi lo stesso dal punto di vista delle possibilità e op-portunità. Questo perché il genere (maschile/femminile)cambia a seconda delle culture, delle geografie e delle epo-che. Tramite espressioni linguistiche e simboliche, il genereorganizza la relazione tra i sessi in un tempo e in un luogo.“Essendo costruzioni storiche, le definizioni di genere pos-sono cambiare e di fatto cambiano di epoca in epoca [...]mentre il sesso rimane una costante.”2

Una tale categoria è stata adottata proprio per studiarecome mai vi siano differenze di interpretazione della di-stinzione sessuale e di connotati attribuiti ai sessi.

Questo uso del termine è riconosciuto a livello interna-zionale, a livello accademico e a livello politico.

Distinguere tra Sex e Gender, lungi dal confondere o an-nullare le distinzioni sessuali, ha permesso di comprenderee studiare come si formino le differenze, con quali disposi-tivi e su quali basi culturali, di analizzare i meccanismi dipotere che sono alla base delle gerarchie e delle inegua-glianze sociali.

Anche i modelli di bellezza maschile cambiano: solo cin-quant’anni fa implicavano nell’immaginario collettivo lapresenza di peli sul corpo dell’uomo e capelli corti. Oggisono evidenziati in modo più scolpito i muscoli, ma peresempio un bel torace maschile è presentato sempre gla-bro e un bel modello presenta certamente le sopraccigliadepilate, cosa impensabile anche forse solo venti anni fa,allorché sarebbe stato considerato un elemento di effemi-natezza.

Ho assistito ad una semplice e banale situazione di cuipossiamo essere spettatori e protagonisti tutti, ogni giorno.Negozio di scarpe. Alla cassa un babbo chiede alla cassiera

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2 Ibidem.

se le scarpe da ginnastica grigie che il figlio ha scelto nonsiano da femmina, perché benché piacciano molto al ra-gazzo, tuttavia erano nel reparto da femmina. Dice che ilragazzo è pronto a cambiarle qualora apprendesse chesono da femmina. La cassiera lo tranquillizza, dicendo cheerano lì solo per via delle taglie.

Così costruiamo il genere: esso intercetta i desideri, li co-struisce, crea categorie identitarie.

Il genere così inteso riguarda paletti, norme e aspetta-tive su azioni, comportamenti, ruoli, espressioni linguisti-che, simbologie ma anche emozioni e attitudini: se unbimbo piccolino cade a terra e inizia a piangere, sarà facileche gli trasmettiamo una intera cultura di genere dicendo-gli semplicemente: “Se sei un maschietto non devi pian-gere!”. O se quando inizia a comportarsi in modo violentoe maleducato o semplicemente irresponsabile, lo giustifi-chiamo per il fatto che “è maschio”. Questo comporteràalla lunga nell’uomo adulto un’educazione sentimentale (alsuo genere) privo di contatti e di riconoscimento della pro-pria fragilità emotiva (delle emozioni quali la paura, la no-stalgia, il dolore, la vulnerabilità, la sconfitta), permet-tendogli magari solo il registro delle emozioni violente delladominanza e dell’aggressività (gelosia, rabbia, il tifo da sta-dio, il farsi valere, le botte) e un’incapacità ad una presa diresponsabilità nei ruoli di cura e non solo. D’altra parte,crescendo le bambine con l’idea che saranno delle princi-pesse che devono attendere il principe azzurro... le de-stiamo ad essere delle alcolizzate a vita!

Quando si parla di “costruzione” sociale non si intendedire che stiamo trattando di qualcosa di falso, in quanto“costruito”. Questa terminologia proviene da una certacorrente filosofica che considera le costruzioni sociali unacosa molto importante e strutturale dell’essere umano. Lacultura, l’educazione, la formazione offrono criteri a lungo

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elaborati e selezionati per la comprensione della realtà.Spesso sono schemi diventati estremamente efficaci graziead una lunga elaborazione culturale nei secoli. Ci sono ne-cessarie, ci sono utili, ci semplificano la vita, ci aiutano adorientarci, ci fanno crescere. Essi però possono diventarebinari rigidi che riducono a tal punto la vita da tagliarefuori pezzi di umanità, di esperienza, tarpando le ali alleindividualità e impedendo il pieno sviluppo delle persone,soprattutto quando al mutare delle situazioni rispetto allequali si sono originate, diventano disfunzionali e inefficaci.

I modelli di genere possono facilitare la crescita, l’iden-tificazione, l’individuazione e il riconoscimento sociale, mapossono anche facilmente diventare oppressivi e pregiudi-canti.

In questo ambito, vorrei segnalare due questioni cherientrano nell’ambito delle riflessioni collegate al genere lacui trattazione sarà in questo volume tralasciata: la prima èche la costante fisiologica (Sex) oggi non appare più deltutto immutabile, a causa della rivoluzione tecnologica chepermette tramite un’operazione chirurgica un interventoanche sugli organi sessuali (transessualismo). Ma questonon è collegato al genere2.

La seconda è che esistono individui la cui determinazionesessuale, anche a livello biologico, non è chiara dalla nascita.Si tratta di ciò che i medici chiamano intersessualità. Anchequesto è un fenomeno noto da sempre e ricorrente già nellaletteratura antica. Non è stato inventato dall’Ideologia delGender. Si tratta di capire allora se sia meglio permettere atali persone di crescere liberamente e sviluppare col tempouna appartenenza sessuale coerente con la propria persona-lità o se ingabbiare subito nelle caselle M/F un neonato e in-tervenire quindi forse anche violentemente sulla sua vita.

Il motivo per cui preferisco tralasciare queste due que-stioni, oltre che per la complessità degli argomenti e dei li-

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velli di riflessione richiesti, è perché vorrei eliminare l’im-pressione che parlare di genere2 significhi parlare solo edesclusivamente di queste due questioni.

Le parole che definiscono correttamente questo livellodel significato di genere2 sono maschile/femminile.

Genere3. Il terzo ambito in cui troviamo un diverso signi-ficato di genere è quando si parla della cosiddetta “Ideolo-gia del Gender”. Intanto va detto che questa “Ideologia delGender” si ritrova solo in bocca a chi la critica. I suoi de-trattori affermano che tale ideologia ammetterebbe che “ilsesso è il ruolo sociale”3. La prima cosa indubbia, quindi, èche tale critica non si rivolge agli studi di genere2, perchéquesti ultimi, come visto, piuttosto distinguono tra sesso eruolo sociale e non li identificano, anzi sostengono esatta-mente il contrario, che cioè il genere non è il sesso tout court,si distingue dal sesso, essendo il genere ciò che costruiamoattorno al sesso, l’interpretazione e il valore che gli diamo, leaspettative, le caratteristiche che vi attribuiamo, ecc.

Secondo questi oppositori, tale teoria “nega che l’uma-nità sia divisa in maschi e femmine”4. Questa affermazioneè l’esatto contrario di quello che abbiamo visto proporrenel genere2. Gli studi di genere, infatti, riflettono propriosulle origini delle differenziazioni e insistono sulla neces-sità del rispetto delle differenze, anzi la categoria genere2

nasce proprio per valorizzare nella società le differenze ses-suali e per permettere alle tante altre differenze di cui è por-tatrice ogni persona di venire alla luce.

D’altra parte si comprende facilmente che questa affer-mazione è semplicemente ridicola. Chi affermerebbe che traun maschio e una femmina (sul livello del Sex) non vi sia dif-

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3 BENEDETTO XVI, Discorso alla curia (21.12.2012). 4 SCARAFFIA L., “Ideologia del gender e utopia dell’uguaglianza” in“L’Osservatore Romano” (10.2.2011).

ferenza? O almeno ci si dovrebbe chiedere: di che differenzaparliamo?

È importante quindi non lasciarci prendere dall’acriticitàdei discorsi che fanno leva sulle nostre paure indotte o ance-strali.

Un’altra affermazione presente sulla bocca dei critici del-l’Ideologia del Gender è che secondo questa ideologia: “Ilsesso sarebbe un ruolo sociale che si decide autonoma-mente e che finora ha deciso la società”5.

Si tratta di un fraintendimento grossolano tanto da farpensare che vi sia perfino un po’ di cattiva coscienza.

Secondo questa ideologia: “la differenza maschio/fem-mina non è un dato naturale, ma un prodotto culturale dacambiare”6. Qui mi pare all’opera una caricatura del tra-sgenderismo7. È chiaro che non si sta parlando di genere2

oppure lo si è capito male. Tuttavia con affermazioni diquesto tipo si contribuisce ad una smisurata confusione.Come afferma Lucia Vantini: “Il sospetto è che li [pensieripiù diversi ndr] si voglia archiviare con gesto unico, con lafamosa strategia dell’uomo di paglia: si produce una cari-catura omogenea e degradata delle tesi dell’avversario, perdarle fuoco con facilità”8.

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5 BENEDETTO XVI, Discorso alla curia.6 GALEOTTI G., Gender-Genere. Chi vuole negare la differenza maschio-femmina? L’alleanza tra femminismo e Chiesa cattolica, VivereIn, Mo-nopoli 2010.7 Bisogna distinguere tra trasgenderismo e transessualismo: il primo im-plica il passaggio da caratteristiche, schemi ed espressioni che sono attri-buite ad un genere (maschile o femminile; può avvenire tramite vestiti,ruoli, atteggiamenti o caratteristiche ritenuti appartenenti all’uno o al-l’altro genere); il secondo implica il passaggio da un sesso all’altro; taleprocesso avviene gradualmente nel tempo lungo un processo psicolo-gico, ormonale che può risolversi (ma non sempre) con l’operazione chi-rurgica sui genitali. Questa operazione ovviamente anche per la suacomplessità è difficilmente reversibile. 8 “Sentieri interrotti”, in “Il Regno. Attualità”, 1/2015, p. 58.

Il dato della distinzione in maschi e femmine è talmenteovvio che si può dire che non è nemmeno un dato di rive-lazione, tanto è un dato di fatto. In Gen 1,27 non ci vienedetto che siamo creati maschi e femmine, ma ci viene rive-lato il significato che la nostra sessuazione acquista davantia Dio: “A sua immagine”. Cosa questo voglia effettiva-mente dire è tutt’altro che evidente in prima battuta, ma inlinea generale sembra oggi assodato che esso intenda direche maschi e femmine abbiamo tutti uno stesso valore da-vanti a Dio e tutti siamo parimenti fatti ad immagine sua.Questo è il dato rivelato.

Secondo i detrattori dell’Ideologia del Gender questaideologia contesterebbe la “natura”: in questi ambiti il ter-mine “natura” viene usato per significare ora il dato biolo-gico, ora l’ontologia, ora l’anatomia, ora la corporeità, orala creazione, la natura della persona, l’ordine della crea-zione, ecc. Si dimentica che la stessa parola greca che indicala natura è physis, che viene da phyo, che significa “nasco”,“divento”, “cresco” e si riferisce tutt’altro che ad una con-dizione statica e fissa, come gli attribuirà certa metafisicascolastica. Il concetto di natura che in questi discorsi vieneportato alla ribalta oscilla tra quello fissista, provenientedalla definizione della filosofia del 1600 e quello che ne fail sinonimo di “usuale”, “consueto”, “ordinario”.

È un dato oramai assodato della riflessione teologica at-tuale che il concetto teologico di Creazione non coincide conil concetto filosofico di natura statica. La Bibbia stessa nonconosce il concetto di natura o di legge naturale, non lofonda e non ha interesse per esso9. La Bibbia è interessata atrasmettere e consolidare la fede. Il concetto di “Creazione”,in teologia, intende dire la relazione al Creatore di tutto ciòche esiste, vuole affermare la dipendenza e la destinazione da

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9 VIRGILI R., “Aspetti biblici”, in Gender parliamone, pp. 118-120.

lui di tutte le cose (Col 1,16). La teologia contemporanea haoramai assunto il paradigma evolutivo (entrato oramai anchedefinitivamente nel Magistero con la Laudato Si’, n. 80 ss. daora in poi LS) confermandoci il dato che tutto l’universo sievolve in strutture sempre più complesse, compreso l’essereumano. La struttura umana quindi è dinamica, sia biologi-camente, sia psichicamente, sia intellettualmente e soprat-tutto spiritualmente. Creazione significa anche che la materiae il corpo hanno una bontà perché fatti dal Creatore buonoche le considera “buona cosa” (Gen 1).

L’ideologia del Gender affermerebbe un farsi da sé, che“cancella la differenza sessuale considerata un semplice ef-fetto del condizionamento socio-culturale”. Sarebbe quindiuna “visione confusa dell’uomo”.

Certamente coloro che fraintendono le categorie di ge-nere2 e le combattono sotto la forma caricaturalizzata del-l’Ideologia del Gender, come se il Gender fosse una cosa ouna persona che incontriamo per strada, dimostrano ecreano grande confusione.

In questo ambito si preferisce l’uso del termine ingleseGender al posto dell’italiano genere, che tuttavia signifi-cherebbe la stessa cosa. Preferire la parola inglese sembravoler contribuire ad alimentare confusione e la paura an-cestrale che abbiamo nei confronti di tutto ciò che è stra-niero, perché sentito strano, estraneo. Gender inoltre ininglese è un termine neutro e può veicolare più facilmentel’idea che vi sarebbe una Ideologia che intende renderetutti neutri, nel senso di sessualmente indifferenziati. In unaconferenza di Massimo Gandolfini riprodotta su You-Tube10 si sente addirittura citare il famoso libro di SimoneDe Beauvoir come “Il terzo sesso”, con un errore eviden-temente intenzionale del titolo della nota filosofa, volto a

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10 “Che cosa è la teoria del Gender”, Padova 17 novembre 2015.

screditare questo classico per fargli probabilmente dire ciòche esso non dice. Il testo, come è noto infatti, si intitola Ilsecondo sesso e non intende dire che non ci siano distin-zioni sessuali o che tutti dobbiamo arrivare ad un terzosesso neutro, come suppone il conferenziere, ma affrontadal punto di vista biologico, psicanalitico, filosofico la(de)costruzione dei miti, dell’immaginario e dei discorsidella subordinazione delle donne.

L’Ideologia del Gender a volte viene chiamata Teoria delGender, volendo tradurre probabilmente il termine ingleseGender Theory, dimenticando che Theory in inglese indicaun complesso sistema o varie teorie presenti su queste que-stioni e non identifica una precisa corrente. Infatti le cor-renti e le teorie che riflettono sulla differenza sessuale sonomolteplici e vanno da un essenzialismo radicale ad un de-costruzionismo altrettanto estremista. La differenza risiedeproprio sul tipo di relazione che ogni teoria sulla differenzasessuale suppone tra Sex e Gender (identificazione, distin-zione, disgiungimento, o addirittura opposizione) per ca-pire le quali occorre comunque l’uso delle categorie Sex eGender. È quindi l’antropologia di riferimento che deter-mina la decodificazione del termine.

L’Ideologia del Gender non è una corrente precisa, nonha un manifesto con dei firmatari, e a parte il fatto cheviene a volte collegata (anche maldestramente) con gli studidi Judith Butler, non ha autori di riferimento. Per creargliun contorno vengono messe sullo stesso livello leggi giuri-diche sulle discriminazioni sessuali, foto da Instagram, mo-duli di iscrizione a Facebook e articoli di giornali sintetizzati(spesso tradotti all’impronta dall’inglese)11.

Il genere di Dio

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11 Basti vedere qualche video dell’avv. Gianfranco Amato facilmente re-peribili su YouTube.

Selene Zorzi, è docente di Patrologia eStoria della Teologia all’IstitutoTeologico Marchigiano; specialista ditematiche di genere, è fondatrice ecoredattrice della rivista telematica“Reportata. Passato e presentedella teologia”, ha ideato e gestito il sitodel Coordinamento Teologhe Italiane(dal 2003 al 2013).Coach ACC accreditata presso la Inter-national Coach Federation e detentrice delmarchio Epektasis.Life&SpiritualCoaching 2.0 (www.epektasis.eu) sioccupa di Gender Coaching.Tra le sue pubblicazioni Al di là del geniofemminile, Carocci 2014.

Euro 14,50 (I.i.)

Questo libro nasce dalla consapevolezzache quando l’Italia un giorno sgomentasvegliandosi ha scoperto che tuttiparlavano del Gender, la Chiesa e lateologia si sono ritrovate spesso ap-piattite o ricondotte a posizioni digruppi fondamentalisti.Il bisogno che ha generato questepagine, seguite a confronti e dibattitipubblici, è che la chiarezza dommatica,la spiegazione dei testi biblici, il renderechiara la dottrina della Chiesa sia unservizio necessario per evitare chel’ignoranza, il non sapere cioè diquestioni importanti che attingonoall’umano come immagine del divinoche è in ognuno, degeneri al punto daproclamare verità ciò che è invece soloconfusamente ci viene dato di conoscere.Le questioni principali degli studi digenere a cui la teologia può offrire uncontributo prezioso, sono in questovolume affrontate con un linguaggiosemplice perché chiaro, supportato dastudi sedimentati nell’autrice che ha ilcoraggio di sostare quando le risposteindicano il bisogno di una ricerca ancoraaperta.Pagine che lette fino alla fine ciapriranno il cuore e la mente a una piùcorretta interpretazione di quell’essere,come creature, immagine del Creatoreche sì ci fece maschi e femmine, masoprattutto ci fece a sua immagine.

Il genere di Dio

Selene Zorzi

La Chiesa e la teologia

alla prova del Gender

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Selene Zorzi

Il genere di Dio

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genere, il tema talv

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Dio non ha sesso.

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E Dio e’ Amore.

ISBN 978-88-6153-569-5