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LA RIVISTA SEMESTRALE DELLA FONDAZIONE CANOSSIANA [ 2/14 ] NON FATEVI RUBARE LA SPERANZA BACHECA ESPERIENZE ESTERO CENA DI BENEFICENZA PER I 10 ANNI ISTRUZIONE ANCHE PER I BAMBINI GUARANI’ SPECIALE ADOZIONI: 92 ANNI IN INDIA PAG. 2 PAG. 4 PAG. 6 PAG. 8

Semestrale digitale Fondazione Canossiana [2/2014]

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Rivista semestrale digitale della Fondazione Canossiana. 2° numero del 2014

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LA RIVISTA SEMESTRALE DELLAFONDAZIONECANOSSIANA [ 2/14 ]

NON FATEVI RUBARELA SPERANZA

BACHECAESPERIENZEESTERO

CENA DI BENEFICENZA PER I 10 ANNI

ISTRUZIONE ANCHE PER I BAMBINI GUARANI’

SPECIALE ADOZIONI: 92 ANNI IN INDIA

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Cena di beneficenza per i 10 anni di Fondazione Canossiana

Istruzione anche per i bambini Guaranì

Formazione universitaria estera: Giada e l’educazione in Malawi

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LA RIVISTA SEMESTRALE DELLAFONDAZIONECANOSSIANA

FOTO DI COPERTINA

DIRETTOREREDAZIONEREVISIONE

Sr Liliana UgolettiElia MeurisseGiancarlo UrbaniValeria StecchettiFilippo Radoccia

Sede legale: Via della Stazione di Ottavia, 70 | 00135 Roma - ItaliaT +39 06 308 280675F +39 06 308 280662

Sede operativa: Via Rosmini, 1037123 Verona - ItaliaT +39 045 597653F +39 045 8019477

Scuola materna Canossiana di Kupang - Indonesia

indice

Volontariato internazionale: Mal d’Africa, mal di mondo

L’editoriale di...

10 anni: la vita in cammino per un progetto di solidarietà.

UN BUON LAVORO!Poiché è un buon lavoro, lo vogliamo condividere, non come formula segreta per diventare famosi, ma per scoprire cosa si può fare di più e di meglio.Minuscoli punti sulla grande mappa del mondo canossiano parlano di buone idee, di passione, di creatività, di dedizione gratuita … e fanno guadagnare tanto in salute e in spirito in chi le riceve quanto in chi le dona.

Non raccontiamo solo perché abbiamo qualcosa da dire, ma per trovare

nuove spinte, per incontrare nuove persone con cui entrare in

contatto e condividere lo stesso interesse: ci riguardano i “più poveri tra i poveri”.È l’inizio di un nuovo “buon decennio”.

Oggi la geografia non fa più da padrona, ci si può muovere

ovunque nelle vesti di amici, sostenitori, volontari …e c’è sempre, a

portata di mano, una comunità canossiana che accoglie con serenità, affetto e riconoscenza

e un bimbo che sorride.

Siamo pronti?

È il modo migliore per festeggiare un NATALE diverso.

AUGURI!

Sr. Liliana Ugoletti

Speciale adozioni: Sr. Griselda, a 92 anni ancora in India

Meravigliati di fronte a questo sorriso!

Invita gli altri a meravigliarsi con te!

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UNA CENA DI BENEFICENZA PER I 10 ANNIIl 15 novembre 2014, presso l’Istituto Canossiano in Via S. Giuseppe, 15, a Verona, si è tenuta una “cena di beneficenza” per celebrare il 10° anniversario della Fondazione Canossiana. La serata è stata organizzata con la compartecipazione di studenti e formatori dei Centri Professionali Canossiani, che si sono presi cura di accogliere, cucinare e gestire parte dell’evento. Finalità dell’evento decennale è la raccolta di finanziamenti per due progetti: educazione in Paraguay e borse di studio per ragazze e ragazzi meritevoli, di Verona.

Per la Fondazione Canossiana, il Sudan è stata la terra del primo impegno. In occasione della santificazione di Giuseppina Bakhita nell’ottobre 2000, l’Istituto Canossiano ha voluto dare una risposta concreta alla richiesta della Madre Moretta: “Ricordatevi della mia terra, non dimenticate la mia gente”. Nasce così l’idea di realizzare, attrezzare e avviare il Centro di Formazione Professionale Femminile “Giuseppina Bakhita” ad El Obeid nel Nord Kordofan a 300 km dal Darfur. Tra le sue aule e laboratori, trovano oggi spazio centinaia di ragazze che hanno l’occasione di seguire corsi completi e altamente qualificati di Inglese, Computer e Sartoria. Negli ultimi anni, si sono aggiunte anche le attività di accoglienza e prima alfabetizzazione di oltre 100 bambini di strada. Le comunità canossiane di Khartoum, Jabarona ed El Obeid sono

ancora oggi “oasi” di speranza e occasione di promozione e riscatto sociale. “Nessuna carovana ha mai raggiunto un miraggio, ma solo i miraggi hanno mosso le carovane”. Nei suoi primi 10 anni di attività, dal Sudan agli oltre 10 paesi in cui è oggi impegnata, la Fondazione Canossiana continua nel suo impegno, volto al sostegno e sensibilizzazione a favore delle missioni canossiane. Inseguiamo miraggi? No. Realizziamo sogni.

Sudan: luogo del primo progetto della Fondazione Canossiana

Victoria, 5 anni. Bambina aiutata dalle Madri Canossiane nel Barrio Pacu Cua

Giancarlo Urbani insieme ai bambini di strada del Sudan vittime dalla guerra che ha dilaniato il Paese dal 1983 al 2005.

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PROGRESSI SFIDE

10 anni di solidarietà Grande festa per i 10 anni di attività della Fondazione Canossiana: un primo traguardo, un punto di arrivo, una ri-partenza. Riflessione e valutazione sono necessarie per rinnovare slancio e vitalità solidali. Numerose sono le persone, piccoli e non, aiutate direttamente e indirettamente tramite scuole, centri di accoglienza, prontuari medici, attività per la cura degli anziani … e, soprattutto, interventi concreti per il miglioramento della condizione delle donne e dei giovani nel mondo, protagonisti indispensabili per un futuro possibile.

10 anni in cui ha prevalso l’interesse verso uno stile, tutto canossiano, di entrare in alcune parti delle periferie del mondo per difendere dignità e diritti di tante voci inascoltate: “i più poveri tra i poveri” (S. Maddalena di Canossa). La Fondazione Canossiana entra così a far parte della lunga e avventurosa storia che ha permesso all’Istituto Canossiano di essere presente, oggi, in 35 Paesi, grazie all’intuizione della Fondatrice, S. Maddalena di Canossa, e alla passione missionaria delle Madri Canossiane che, da 200 e più anni, si prodigano per essere a fianco di chi è escluso, emarginato, privo del necessario … e nelle zone più degradate del Villaggio Globale.“Un carisma e una passione che non scompaiono ma si trasformano adeguandosi ai tempi”, questa è l’immagine usata dalla direttrice della Fondazione Canossiana, Sr. Liliana Ugoletti, per descrivere l’anniversario dell’Ente che si occupa di intervenire là dove maggiore è il bisogno.

Sr. Liliana Ugoletti, Direttrice della Fondazione Canossiana

AntipastiSformatino con radicchio e Asiago

Tigella con salame e pancettaRoasti con patate e olive

Frittatina con erbettePrimi

Risotto zucca e rosmarinoPanzerotto con spinaci e porcini

SecondoManzo all’olio con polenta abbrustolita e

patate fondentiDolce

Torta millefoglie e biscotteriaCaffè

Cosa bolle in pentola? Claudio e Luciano: docenti del CFP Alberghiero Canossiano di Bagnolo Mella che hanno curato la serata

Per info: 045 597653 - [email protected]

Abbiamo assicurato educazione, cibo e cure mediche a più di 100.000 bambini, giovani donne e famiglie in difficoltà

Dal2004

Estendere l’assistenza a tutti coloro che ne hanno bisogno, aumentando del 3% il numero di beneficiari ogni anno

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ISTRUZIONE ANCHE PER I BAMBINI GUARANI’La Fondazione Canossiana ha avviato nel 2008 le prime attività educative per i bambini del Barrio Pacu Cua a Encarnacion, assicurando non solo un’istruzione, ma un luogo di accoglienza dove dare a tutti i bambini del Barrio almeno un pasto al giorno. Nel Barrio vivono oltre 3.000 persone in condizioni igienico-sanitarie precarie e privi di servizi educativi di base. La maggior parte della popolazione del Barrio proviene dalle zone rurali del paese ed è prevalentemente di origine Guaranì e dunque oggetto di discriminazioni. Spesso i bambini non sono neppure registrati civilmente all’anagrafe e non hanno la possibilità di accedere ai più elementari diritti civili.

Sr Mariana, in Paraguay dal 2008: “Il quartiere Pacu Cua, è il quartiere che si trova sotto il ponte internazionale che collega i paesi limitrofi di Argentina e Paraguay. E’ un quartiere povero, ma potremmo dire povero e “marginale”. Qui vivono le persone che stanno ai margini, che non hanno soldi e per questo occupano terreni che non sono adatti per essere abitati…ai margini del Paraguay vivono centinaia di famiglie in casette di legno, rivestite con cartone o lamiera. Le famiglie sono numerose: il numero medio di figli è di 6-7 per famiglia; molte madri sono analfabete e alcuni bambini non vanno a scuola. La cultura maschilista prevale nel paese, rendendo la donna sottomessa e sacrificata[...] Noi, con l’aiuto di benefattori e un modo delicato di avvicinarci, cerchiamo di ampliare i loro orizzonti, soprattutto nel campo dell’istruzione, della promozione umana, della prevenzione e formazione. Diamo loro le competenze per poter lavorare, guadagnarsi il pane quotidiano, rimanendo in buona salute e sapere che è importante per i bambini andare a scuola[...]”

Sr. Mariana Litmanovich

Bambino presso la scuola Jardin des Enfantes proveniente dal Barrio Pacu Cua

Sr Mariana Litmanovich insieme ad uno dei bambini delle famiglie povere di Pacu Cua che frequentano il Jardin des Enfantes.

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Madre con bambino neonato in degenza al Centro Sanitario di Koche

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SFIDEPROGRESSI SFIDE

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Bambini a cui è stata assicurata istruzione e cibo

Famiglie aiutate

Arrivare ad aiutare 190 bambini del Barrio Pacu Cua e migliorare il loro livello di vita per farli uscire dalla povertà.

• Garantire alimentazione ai bambini tra 3 e 8 anni;

• Promuovere la continuità delle attività educative e ricreative per bambini;

• Fornire supporto psicologico ai bambini e alle famiglie;

• Organizzare classi di supporto educativo per bambini tra 6 e 8 anni.

190Bambini educati e nutriti ogni anno tra 3 e 8 anni di età nel Barrio Pacu Cua a Encarnacion

Obiettivo

Attività

Encarnacion

Bambini del Barrio Pacu Cua a Encarnacion Paraguay

Personale

Insegnanti 7.900 €

Cuoca e addetto pulizie 1.615 €

Formazione

Riviste e libri per insegnanti 808 €

Corso per insegnanti 179 €

Materiali di consumo

Generi alimentari 17.310 €

Materiale didattico 7.694 €

TOTALE 35.506 €

Budget annuale

Cosa puoi fare tu?

40€

90€

150€ Fornisci un mese di salario per un insegnante

Garantisci ad un bambino 1 pasto al giorno per un anno

Assicuri ad un bambino penne, matite e quaderni per studiare

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“Coinvolti” da mia sorella Paola ad adottare bambini indiani, trascinati dal suo entusiasmo e dalla sua generosità, quando Paola è morta ho promesso che avrei continuato ad occuparmi di questa iniziativa benefica. Perciò ho deciso di fare un viaggio in India per andare a vedere a Mumbay la realtà della quale Paola ci aveva parlato, spinta anche – perché non ammetterlo? – dalla diffidenza verso una situazione tanto lontana da noi: nel senso di “distanza” sia chilometrica che culturale. Inoltre temevo che la mitica suor Griselda, anzianissima, fosse un po’ andata di testa data l’età di 92 anni, per cui avevo qualche perplessità all’idea di continuare a sovvenzionare questa iniziativa…ebbene, il risultato dei 5 giorni passati a Mumbay e di quello che ho visto, sono la conferma che Paola per molti versi era una persona eccezionale: perché capace di scoprire e sostenere una realtà altrettanto eccezionale.

Realtà della quale voglio parlarvi aiutandomi per testimoniarvi quanto il vostro/nostro sostegno sia stato fondamentale per salvare dall’abbandono, dalla fame e dalla disperazione non solo le bambine adottate ma anche le loro famiglie e parte della comunità che ruota attorno a loro. E cominciamo dalla protagonista: altro che andata di testa! Suor Griselda è arzilla, va in giro a piedi per la città, dirige tutto con una lucidità impressionante, lavora da mattina a sera e per quello che fa dimostra almeno 40 anni di meno. Suor Griselda è arrivata a Mumbay 60 anni fa: “Quando siamo arrivate qui c’era solo un’enorme piantagione di mango che la fondazione delle Canossiane rilevò per pochi soldi – raccontano – e all’inizio facevamo lezione all’aperto, sotto gli alberi, perché non c’era altro”. Grazie ai soldi dei benefattori la piantagione oggi è un grosso complesso scolastico – con annesso convento, abitazioni per chi lavora nella struttura, campi da gioco, ecc. ed è una delle scuole private cristiane di Mumbay che copre tutte le classi fino al college o all’università. Una scuola ambita dove sia gli indiani che possono permetterselo sia quelli che fanno sacrifici per pagare la retta, aspirano a mandare i figli.

Quanto ai figli dei poverissimi (gente, cioè, che ha meno di 50 centesimi di euro al giorno per vivere) non potrebbero andare alla scuola pubblica perché non avrebbero i soldi per pagare i libri, i quaderni, le matite e tutto il materiale scolastico, compreso la divisa: materiale fornito dalle Canossiane ai bambini da noi adottati, insieme al pranzo.

Sao Tomé: un paradiso perdutoBambini che hanno finito la scuola a Colonna Soriana - Sao ToméLettera da una mamma a distanza

Suor Griselda (a sinistra) e Suor Caterina con Serena Romano e con due “ex bambine adottate” che ora lavorano nella scuola

“Ho deciso di fare un viaggio in India per andare a vedere a Mumbay la realtà della quale Paola ci aveva parlato...”

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Un pasto al giorno, per il diritto alla vita

Frequenza scolastica regolare, per un futuro diverso

Cure igienico-sanitarie, per una crescita sana

Si può dare speranza con un sostegno a distanza Attiva un’adozione

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Non solo: in realtà le somme che noi mandiamo per ogni bambino dovrebbero servire a coprire la sua retta annuale per i 10 anni di istruzione (scuola ordinaria) prima del college. Ma di fatto, con quella cifra le suore seguono l’intera famiglia. “Come faccio ad aiutare una bambina e a trascurare il fratello, la mamma o il padre? – mi ha detto, infatti, suor Griselda – Allora se un mese con i soldi dell’adozione compriamo un vestito alla bimba adottata, ne diamo uno anche ai suoi fratelli e sorelle; il mese successivo compriamo il sari alla mamma e quello dopo un vestito al padre. E così via per le varie necessità…” L’intento delle suore, dunque, non è sradicare le bambine dal contesto familiare ma lasciarle in famiglia facendole studiare affinché un domani, grazie all’istruzione, possano aiutare la famiglia: nello stesso tempo, facendo evolvere la bambina, fanno evolvere

anche il contesto familiare nel quale vive. E questo aiuto viene dato indipendentemente dalla religione praticata.Come si vede nelle foto, sia le due ragazzine, ormai adolescenti adottate da me e da mia sorella che sono venute al convento per salutarmi, sia le mamme che le hanno accompagnate, sono pulite, pettinate e decentemente vestite.[...]Ma c’è anche l’esempio di Jessy Jose: l’abbiamo incontrata per caso perché fa la guida e parla benissimo italiano. Così quando le ho chiesto dove l’aveva imparato, mi ha raccontato di essere uno dei quei casi di adozione a distanza grazie alla quale la sua vita è cambiata: dopo avere studiato, a 15 anni è andata a vivere e a continuare gli studi in Italia dalla famiglia che l’ha adottata e così, tornata in India, ha trovato un lavoro da interprete, si è fatta una dote, si è sposata e ha due bambini. In India, infatti, le donne senza soldi e senza dote non trovano marito. E una donna senza uomo o famiglia non vale niente: è un rifiuto della società della quale nessuno vuole occuparsi.[...]

Serena Romano

Serena Roma con la bambina adottata quando aveva 6 anni

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Volontariato internazionale:Mal d’Africa, mal di mondo

Non ho la pretesa di raccontare Sao Tomè che, come ogni realtà umana, è complessa e contradditoria, difficile da comprendere in sole tre settimane, impossibile da descrivere in poche righe. Parlerò invece delle sole cose che sento di poter raccontare senza il rischio di cadere in stereotipi o forzature. La vita degli abitanti di Sao Tomè è dura, ma soprattutto è fragile. Nel breve periodo che ho passato lì, e solamente nelle immediate vicinanze della missione canossiana, tre bambini sono morti bruciati vivi nella loro capanna e alcuni

pescatori usciti in mare aperto non hanno fatto più ritorno alle loro famiglie, condannandole peraltro alla fame.Ma non è successo solo questo. È successo anche che una bambina, l’ultimo mio giorno a Sao Tomè, ha bussato alla porta della comunità e ha chiesto di me. Aveva un enorme sorriso sulla faccia e un sacchetto di noci di cocco in mano. Un regalo per me. La famiglia di quella bambina, mi ha poi raccontato Madre Ermanna, fatica a trovare cibo, e spesso mangia una sola volta al giorno. E allora un pensiero mi ha sfiorato...e se fossimo noi quelli nati nella parte sbagliata del mondo?

Matteo Tagliabue

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La bacheca della FondazioneSe vuoi segnalarci una notizia o un avvenimento invia una e-mail a [email protected]

“Sono davvero felice di essere qui, ma soprattutto di vivere un’esperienza formativa importante e preziosa per i miei studi. Questo stage formativo ha suscitato notevole interesse presso la mia università e potrebbe essere ripetuto da altre studentesse negli anni futuri.”

Mi chiamo Giada e dall’inizio di ottobre mi trovo in Malawi, ospite della comunità canossiana di Balaka, per un periodo di Stage formativo di due mesi presso la Bakhita Primary

School. Questa mia prima esperienza in Africa è parte di un percorso formativo iniziato presso il Liceo Canossiano di Brescia e che ora mi vede frequentare il Corso di Scienze della formazione primaria presso l’Università Cattolica di Brescia. Le motivazioni che mi hanno spinto a partire sono state la curiosità di conoscere una cultura e un sistema scolastico completamente diverso da quello italiano, la voglia di mettere a disposizione le mie competenze ed abilità e la possibilità di poter migliorare il mio inglese e me stessa. So che sembra scontato ma sto davvero imparando tanto, qui la vita è completamente diversa. La povertà è ovunque ma nonostante tutto la gente è sempre sorridente, cordiale e accogliente. Chiunque incontri lungo la strada, dal bambino all’ufficiale di polizia, ti regala un sorriso e un ‘welcome’...

Giada Ferretti

Formazione universitaria estera: Giada e l’educazione in Malawi

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