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ASSOCIAZIONE DOTTORI IN SCIENZE AGRARIE E FORESTALI - BARI
Sede legale - Viale J. F. Kennedy, 86 – 70124 B A R I
Website: www.adafba.it - E-mail: [email protected]
SEMINARIO
“IMPIEGO DELLE ACQUE REFLUE DEPURATE IN AGRICOLTURA”
21 giugno 2013 –Istituto Agronomico Mediterraneo – Valenzano
INTRODUZIONE
L’acqua irrigua costituisce fattore determinante per gli esiti produttivi delle coltivazioni
agrarie degli ambienti caldo aridi del Meridione d’Italia.
Nel contesto globale terrestre assistiamo ad una accentuazione del divario tra volumi di
acqua dolce disponibili ed esigenze della società, nei vari impieghi: agricolo, civile,
industriale, ecc. Il problema è ulteriormente accentuato dalle esigenze energetiche per
l’approvvigionamento e la distribuzione dell’acqua.
Ecco che il riciclo e riutilizzo delle acque reflue, opportunamente depurate ed affinate,
assume sempre più carattere prioritario per l’economia agraria ed ambientale.
La depurazione e l’affinamento delle acque reflue e le fasi successive di adduzione e
distribuzione irrigua necessitano dell’apporto tecnico scientifico di studiosi e ricercatori di
varia estrazione: Agronomi, Ingegneri, Economisti, Chimici, Biologi, ecc.
Il seminario, promosso dall’Associazione Dottori in Scienze Agrarie e Forestali della
provincia di Bari, di concerto con: Regione Puglia, Autorità Idrica Pugliese, Acquedotto
Pugliese, CRA – SCA Unità di Ricerca per i Sistemi Colturali degli Ambienti Caldo-Aridi,
Istituto Agronomico Mediterraneo IAM – CIHEAM, GAL Sud-Est Barese e docenti
dell’Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari, mira appunto a raccogliere i risultati della
ricerca su vari aspetti del problema, con l’intento di addivenire alla definizione di principi
applicativi da adottare nella progettazione di impianti irrigui alimentati con acque reflue
depurate ed affinate.
Al seminario ha fatto seguito una visita ad impianti funzionanti del territorio regionale e
precisamente:
Impianto di fitodepurazione di Melendugno;
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Impianti di affinamento di Gallipoli e connessa rete di distribuzione irrigua del
Consorzio di Bonifica di Ugento e Li Foggi;
Impianto di affinamento di Fasano, contrada Forcatella, gestito da AquaSoil S.r.l.,
e annessa rete di distribuzione irrigua.
La visita è stata effettuata il giorno 27 settembre 2013 ed ha visto la partecipazione, oltre ai
Dottori in Scienze Agrarie e Forestali, di rappresentanti di altre categorie professionali, tra
cui i geologi, nonché di enti pubblici territoriali e istituzionali.
Il seminario è stato introdotto dal Presidente ADAFBA Dr. Agr. Giovanni Passeri e
moderato da giornalista agricolo Dr. Domenico Pinto.
La Presidenza della Regione ha fatto pervenire un messaggio di saluto augurale.
RELAZIONI
Dr.ssa Mariantonietta Iannarelli – Dirigente Servizio Tutela delle Acque Regione Puglia:
"Recupero delle acque reflue urbane: da esigenza di tutela a prospettiva di sviluppo".
In Puglia, come anche in altri paesi dell’Europa meridionale, la domanda di acqua è
cresciuta molto negli ultimi decenni, superando l’offerta.
Dall’analisi della gestione delle risorse idriche emerge la permanenza di squilibri territoriali,
in termini sia di dotazione idrica che di costi unitari, per le comunità locali, a fronte di realtà
territoriali estremamente diversificate.
La situazione è destinata a peggiorare per effetto del cambiamento climatico.
3
Il particolare contesto ambientale della nostra Regione - caratterizzato da una scarsa
disponibilità idrica superficiale e da riserve idriche sotterranee di immenso valore strategico
che rappresentano, in alcuni contesti geografici, l’unica risorsa autoctona presente sul
territorio – ha da sempre reso molto complessa la gestione delle risorse idriche.
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Osservando la distribuzione dei volumi utilizzati annualmente dalla Regione Puglia (ca.
1.500 Mmc) emerge che si fa fronte al fabbisogno potabile (37%) ricorrendo
prevalentemente a fonti extraregionali (Molise, Campania e Basilicata); mentre per gli usi
irrigui (53%) ed industriali (10%) si attinge quasi esclusivamente da acque di falda
regionali, con conseguente innesco di fenomeni di sovrasfruttamento e salinizzazione.
Quindi, scarsità di risorse idriche, da un lato, e loro progressivo depauperamento, dall’altro,
hanno da tempo spinto l’amministrazione regionale ad individuare come strategico l’utilizzo
di risorse idriche non convenzionali, puntando sul riuso delle acque reflue.
VANTAGGI
- Riduzione dell’impatto ambientale sui recettori finali.
- Utilizzo di risorse idriche meno pregiate per usi compatibili.
- Riduzione dell’utilizzo di fertilizzanti chimici nella produzione agricola.
- Riappropriazione del territorio, attraverso il recupero di aree a notevole valenza
ambientale.
- Riattivazione dei processi naturali di autodepurazione e di ricarica indiretta della
falda.
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Già con la Legge Regionale n.24/83 la Regione Puglia si era dotata di un Piano di
Risanamento delle Acque (PRA) con cui si promuoveva ed incentivava l’utilizzazione delle
risorse idriche non convenzionali.
Con il Piano di Tutela delle Acque (PTA), approvato con DCR n.230 del 20 ottobre 2009,
il riuso è stato individuato quale vera e propria “Misura di Piano” per la tutela qualitativa
e quantitativa delle risorse idriche regionali.
Infatti, il riuso delle acque reflue rappresenta per la Regione Puglia una soluzione a più
problemi:
- riduzione dell’impatto ambientale sui corpi idrici individuati quali recapiti finali delle
acque reflue depurate, conseguendo il vantaggio del “minor scarico” o “scarico zero”;
- sostituzione dell’approvvigionamento da falda nelle aree in cui risulta necessario ridurre
i prelievi o limitare il progredire dei fenomeni di contaminazione salina, con
conseguente risparmio di risorsa idrica pregiata per usi potabili;
- nel caso di riuso irriguo, riduzione dell’utilizzo di fertilizzanti chimici nella produzione
agricola;
- nel caso di riuso ambientale, riattivazione dei processi naturali di autodepurazione e di
ricarica indiretta della falda, nonché riappropriazione del territorio attraverso il recupero
di aree a notevole valenza ambientale.
Il riferimento normativo nazionale che regolamenta il riutilizzo delle acque reflue è
rappresentato dal Decreto del Ministero dell’Ambiente n.185/2003, che disciplina l’attività
di recupero delle acque reflue in impianti di depurazione nel rispetto della tutela
dell’ambiente e della salute, attraverso la loro riqualificazione finalizzata a conseguire i
requisiti necessari per il riutilizzo in specifici impieghi.
Il regolamento individua - tra l’altro - ai fini della tutela della salute pubblica, le
caratteristiche qualitative delle acque reflue in relazione alle diverse destinazioni d’uso delle
acque affinate – uso irriguo in agricoltura, uso civile non potabile, uso industriale (art. 4).
Se per il riuso industriale “ le parti interessate concordano limiti specifici in relazione alle
esigenze dei cicli produttivi in cui avviene il riutilizzo, nel rispetto comunque della tab.3 –
all.5 – D.Lgs.152/99”, per il riuso irriguo e civile non potabile, il Decreto fissa parametri di
qualità chimico-fisici e microbiologici molto rigorosi.
La Regione, in attuazione al suddetto decreto ha provveduto ad individuare gli
impianti prioritari da destinare al riutilizzo sul suo territorio, selezionando gli impianti
esistenti già attrezzati per il recupero o con infrastrutture di recupero e/o riutilizzo in fase di
realizzazione (n.39), con una potenzialità di recupero pari a circa 108 milioni di metri cubi,
che per dare un ordine di grandezza, consentirebbe di far fronte a gran parte del fabbisogno
dell’intero comparto industriale regionale.
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Attuazione DM n. 185/2003 – impianti prioritari
Provincia IMPIANTO DI AFFINAMENTO
Trattamento depuratore
Infrastrutture di connessione
depuratore/affinamento Stato dell'impianto di
affinamento
Infrastrutture di connessione
affinamento/rete di distribuzione
Stato della rete di
distribuzione BA Acquaviva delle fonti Terziario Esistenti Da attivare Da realizzare Attrezzata BA Bari est Secondario Esistenti Da
adeguare/rifunzionalizzare Esistenti Attrezzata BA Bari ovest Secondario Dato non disponibile Da
adeguare/rifunzionalizzare Dato non
disponibile Dato non
disponibile BA Castellana Grotte Terziario Esistenti Avviabile all'esercizio Esistenti Attrezzata BA Conversano Secondario Esistenti Da
adeguare/rifunzionalizzare Esistenti Attrezzata BA Molfetta Secondario Esistenti n.d. Esistenti Attrezzata BA Ruvo/Terlizzi Terziario Esistenti colaudato Esistenti Attrezzata
BAT Andria 1 Terziario Esistenti Da adeguare/rifunzionalizzare Da realizzare Attrezzata
BAT Barletta Secondario Esistenti collaudato Esistenti Attrezzata BAT Margherita di Savoia Terziario Esistenti Da
adeguare/rifunzionalizzare Esistenti Attrezzata
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BAT San Ferdinando di Puglia Secondario Esistenti Avviabile all'esercizio Esistenti Attrezzata BAT Trinitapoli Secondario Esistenti In esercizio sperimentale Esistenti Attrezzata BR Fasano Forcatelle Secondario Esistenti In esercizio Esistenti Attrezzata BR
Mesagne Nuovo/Latiano/Francavilla F./Ceglie Messapica
Sec./Terziario Da realizzare Da adeguare/rifunzionalizzare Esistenti Attrezzata
BR Ostuni Secondario Esistenti In esercizio Esistenti Attrezzata BR San Donaci Terziario Esistenti Da attivare Da realizzare Attrezzata BR San Pancrazio Salentino Secondario Esistenti Da attivare Da realizzare Attrezzata
FG Cerignola 1 Terziario Esistenti Da attivare Esistenti Da ripristinare
Provincia IMPIANTO DI AFFINAMENTO
Trattamento depuratore
Infrastrutture di connessione
depuratore/affinamento Stato dell'impianto di
affinamento
Infrastrutture di connessione
affinamento/rete di distribuzione
Stato della rete di distribuzione
FG Foggia 1 Secondario Esistenti Da adeguare/rifunzionalizzare Esistenti Attrezzata
FG Lucera 1/2 Secondario Esistenti Da attivare Da realizzare Attrezzata FG San Severo Terziario Da realizzare Da
adeguare/rifunzionalizzare Da realizzare Attrezzata LE Carpignano Salentino Terziario Esistenti Da attivare Esistenti Attrezzata LE Casarano nuovo Terziario Da realizzare Da
adeguare/rifunzionalizzare Esistenti Attrezzata LE Corsano Terziario Esistenti In esercizio Esistenti Attrezzata LE Gallipoli Secondario Esistenti In esercizio Esistenti Attrezzata LE Lecce Secondario Esistenti Da
adeguare/rifunzionalizzare Esistenti Attrezzata
LE Maglie consortile Secondario Da realizzare In fase di realizzazione Da realizzare Da realizzare la rete industriale.
Rete irrigua attrezzata
LE Tricase Terziario Esistenti In fase di realizzazione Da realizzare Dato non
disponibile LE Uggiano la Chiesa Secondario Esistenti Da
adeguare/rifunzionalizzare Esistenti Attrezzata LE Zollino Terziario Dato non disponibile Da
adeguare/rifunzionalizzare Dato non
disponibile Attrezzata TA Avetrana Terziario da
attivare Esistenti Da attivare Esistenti Attrezzata
TA Castellaneta 1 Secondario Dato non disponibile Dato non disponibile Dato non
disponibile Attrezzata
TA Crispiano Terziario Dato non disponibile Dato non disponibile Dato non disponibile
Dato non disponibile
TA Lizzano Terziario Dato non disponibile Dato non disponibile Dato non disponibile
Dato non disponibile
TA Maruggio Terziario Esistenti In esercizio Esistenti Attrezzata TA Massafra Secondario Esistenti Da
adeguare/rifunzionalizzare Esistenti Attrezzata TA Montemesola Terziario Esistenti Avviabile all'esercizio Esistenti Attrezzata TA Taranto 1 Gennarini Secondario Da realizzare In fase di realizzazione Da realizzare Dato non
disponibile TA Taranto 2 Bellavista Terziario Da realizzare In fase di realizzazione Da realizzare Dato non
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disponibile
Ma il sistema dell’affinamento è fatto di più componenti (impianto di depurazione, impianto
o sezione di affinamento, sistema di distribuzione dell’acqua affinata e relative reti di
adduzione), il cui adeguamento è condizione necessaria per l’attivazione del intero
complesso.
Dall’analisi dei dati relativi all’adeguamento infrastrutturale degli impianti prioritari emerge
che - allo stato attuale - su 12 impianti potenzialmente idonei al riutilizzo (ovvero con tutte
le componenti infrastrutturali adeguate) solo 6 sono stati attivati, con un volume
recuperabile pari al 6% della potenzialità dell’intero sistema regionale prioritario.
Figura 1 – Il riuso in Puglia – situazione attuale
In futuro è in programma l’attivazione di 10 ulteriori impianti di affinamento mentre, per i
restanti impianti, sussistono problematiche ostative alla loro messa in esercizio,
sintetizzabili nelle seguenti tre categorie:
- impianti danneggiati e/o vandalizzati per i quali esiste un’analisi costi benefici
sfavorevole al loro adeguamento (Bari Ovest; Conversano; Margherita di Savoia;
Foggia; Lizzano; Massafra);
- impianti la cui attivazione è subordinata al superamento di forti criticità sull’impianto
di depurazione a monte del processo di affinamento (Molfetta, Andria, Lucera,
Uggiano la Chiesa);
- impianti non attivabili per inerzia degli Enti interessati ovvero a fronte di una scarsa
domanda irrigua (Bari est, Barletta, Mesagne, San Donaci, Lecce, Maglie, Tricase,
Zollino, Avetrana, Castellaneta, Crispiano, Taranto).
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Figura 2 - Il riuso in Puglia – scenario futuro a breve e medio termine
Di fronte ad un tale scenario è doveroso un approfondimento sulle “criticità” alla base della
mancata attuazione della strategia del riuso in Puglia e sulle iniziative messe in campo dalla
Regione per il superamento delle stesse.
Una prima criticità è legata alla difficile applicazione del DM 185/2003, sia con
riferimento ai limiti troppo restrittivi richiesti per rendere le acque idonee al riutilizzo, sia
con riferimento agli elevati costi di investimento e soprattutto di gestione, problematica
quest’ultima che ha da sempre ostacolato la messa in esercizio degli impianti realizzati dai
Comuni in attuazione del vecchio Piano di Risanamento delle Acque del 1983.
Strettamente collegata a questa prima criticità, vi è stata la necessità di interventi
infrastrutturali di rifunzionalizzazione degli impianti già realizzati e mai entrati in
esercizio (per le problematiche relative ai costi di gestione insostenibili per i bilanci delle
amministrazioni comunali) a seguito di vandalizzazioni e furti, nonché di adeguamento
degli stessi in relazione alle prescrizioni introdotte dal DM 185/03.
Ai fini del superamento della criticità relativa ai costi di gestione, la Regione con la legge
21 ottobre 2008, n. 27, ha stabilito l’inclusione dell’affinamento nell’ambito del Servizio
Idrico Integrato (quindi con oneri a carico della tariffa) quale misura di intervento per il
conseguimento degli obiettivi di qualità stabiliti dal piano regionale di tutela delle acque.
Con riferimento alle necessità di rifunzionalizzazione e potenziamento infrastrutturale, la
Regione ha finanziato le opere necessarie per la messa in esercizio degli impianti a
breve e medio termine, nell’ambito del Programma Operativo FESR 2007/2013 – Azione
2.1.2 e del Fondo di sviluppo e coesione 2007/2013 - Accordo di Programma Quadro
rafforzato “Depurazione delle Acque” (Roma, 24 aprile 2013), per un totale di oltre 20
Milioni di euro.
Se si considerano i precedenti interventi realizzati nell’ambito del Programma Operativo
Puglia 2000/2006 - Azione B) “Affinamento e riuso delle acque reflue depurate” e
nell’abito dell’Accordo di Programma Quadro “Tutela delle acque e gestione integrata
delle risorse idriche”(Roma, 11 marzo 2003), la Regione Puglia, negli ultimi 13 anni ha
investito circa 104 milioni di euro.
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Azioni regionali per favorire l’attivazione del riuso in puglia
• Legge regionale 21 ottobre 2008, n. 27
• Modifiche e integrazioni alla legge regionale 6 settembre 1999, n. 28
(delimitazione degli ambiti territoriali ottimali e disciplina delle forme e dei
modi di cooperazione tra gli enti locali, in attuazione della legge 5 gennaio 1994,
n. 36)”.
• Inclusione dell’affinamento nell’ambito del s.i.i., con oneri a carico della tariffa,
quale misura di intervento per il conseguimento degli obiettivi di qualità stabiliti
dal piano regionale di tutela delle acque
INVESTIMENTI
APQ 11 marzo 2003
“TUTELA DELLE ACQUE E GESTIONE INTEGRATA DELLE RISORSE IDRICHE
POR PUGLIA 2000/2006 MISURA 1.2 Azione B) “Affinamento e riuso delle acque reflue depurate”
PO FESR
2007/2013
Azione 2.1.2 Attuazione misure del PTA
APQ 24 aprile 2013
“TUTELA DELLE ACQUE E GESTIONE INTEGRATA DELLE RISORSE IDRICHE”
16 INTERVENTI
€ 45.786.134,96
14 INTERVENTI
€ 38.171.080,89
5 INTERVENTI
€ 14.959.511,80
4 INTERVENTI
€ 5.112.000,00
TOTALE € 104 Milioni
Per quanto attiene invece il rispetto dei limiti molto restrittivi, la Regione, ha esercitato la
deroga per alcuni parametri, ai sensi del punto 3 dell’allegato del DM n. 185/03 (v.
impianto di Gallipoli autorizzato con DGR 1809/2011, e impianto di affinamento di Fasano
Forcatella, la cui procedura è tuttora in corso).
Infine, non si può sottacere una ulteriore criticità legata alla scarsa domanda di
acqua affinata. Un caso emblematico su tutti è quello relativo al superaffinamento previsto
a Taranto, per il riutilizzo industriale a favore dell’ILVA di Taranto, che se realizzato
avrebbe consentito di evitare il prelievo di 500 litri/secondo dal Sinni.
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Al fine di regolamentare il riutilizzo in Puglia e superare questa fase di stallo nella
realizzazione della strategia regionale programmata, è stato emanato un apposito
Regolamento “Norme e Misure per il riutilizzo delle acque reflue depurate” (R.R. 18 aprile
2012), che tra le altre cose, amplia il ventaglio delle destinazioni d’uso possibili,
introducendo il recupero delle acque reflue urbane ai fini ambientali, ovvero per
l’alimentazione di aree umide e habitat naturali nonché di corsi d’acqua caratterizzati da
lunghi periodi di secca, per la ricarica indiretta di corpi idrici sotterranei, nonché per la
ricarica di sistemi di approvvigionamento idrico ad uso non potabile.
R.R. n.8/2012 – Destinazioni d’uso ammissibili.
USO IRRIGUO
- irrigazione di colture destinate sia alla produzione di alimenti per il consumo
umano ed animale sia a fini non alimentari;
- irrigazione di aree destinate al verde o ad attività ricreative o sportive.
USO CIVILE NON POTABILE
- lavaggio delle strade nei centri urbani;
- alimentazione dei sistemi di riscaldamento o raffreddamento;
- alimentazione di reti duali di adduzione, separate da quelle delle acque potabili;
- alimentazione degli impianti di scarico nei servizi igienici.
USO INDUSTRIALE
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- Alimentazione dei sistemi antincendio, di processo, di lavaggio e per i cicli
termici dei processi industriali, con l'esclusione degli usi che comportano un
contatto tra le acque reflue recuperate e gli alimenti o i prodotti farmaceutici e
cosmetici.
USO AMBIENTALE
- Alimentazione di aree umide e habitat naturali nonché di corsi d’acqua
caratterizzati da lunghi periodi di secca;
- Ricarica indiretta di corpi idrici sotterranei;
- Ricarica di sistemi di approvvigionamento idrico ad uso non potabile. Esempio di “best practise” in questo senso - peraltro vincitore del primo premio nazionale
“Pianeta acqua” sezione civile, nell’ambito del Forum sul risparmio e conservazione della
risorsa idrica, promosso dalla Regione Emilia Romagna - è rappresentato dalla
ricostruzione di un’area umida presso l’impianto di depurazione di Melendugno (Le), per il
quale è stato attivato anche un programma pilota di monitoraggio ambientale con l’obiettivo
di comprendere il ruolo ecologico delle aree umide artificiali e di diffondere nelle scuole i
principi e l’importanza del riuso.
Figura 3 – L’impianto di fitodepurazione a Melendugno (LE)
In conclusione, molto è stato fatto ma molto c’è ancora da fare… e soprattutto affinchè la
strategia regionale sia vincente è necessaria la sua condivisione da parte di tutti - Enti,
Amministratori, Imprese e anche cittadini – e a tutte le scale.
Nella siticulosa Apulia buttare l’acqua è uno spreco che non ci possiamo più permettere, se
davvero vogliamo garantire un futuro acque alle prossime generazioni.
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Ing. Vito colucci – Direttore Generale “POSSIBILITA’ RIUTILIZZO ACQUE
REFLUE: RICOGNIZIONE FABBISOGNO IDRICO ED
INFRASTRUTTURALE
PREMESSE In un contesto di carenza e di onerosità delle risorse idriche e al contempo di esigenza di
tutela delle stesse, quale quello della regione Puglia assumono rilevanza essenziale le attuali
politiche sull'uso della risorsa idrica, volte ad incentivare l’utilizzazione delle risorse idriche
alternative (recupero e riuso delle acque reflue depurate ed affinate nel comparto irriguo ed
industriale), a tutela dell’approvvigionamento idrico potabile.
L'importanza della risorsa idrica ai fini del soddisfacimento dei fabbisogni nei diversi
comparti e al contempo la frequenza e la dimensione dei più recenti periodi di siccità,
motivano l'opportunità di una forte azione di incentivazione del recupero e del riutilizzo
delle acque reflue; tale esigenza trova sostegno nelle più recenti normative nazionali e regionali,
che hanno modificato significativamente l'assetto legislativo di riferimento per le politiche
di tutela e di uso sostenibile delle risorse idriche.
Nello scenario nazionale, tale impulso si riscontra nel D.Lgs. n. 152 del 03.04.2006 ove, in
specie, gli articoli n. 98 e 99 disciplinano il riciclo e il riutilizzo dell’acqua, e nel Decreto
del Ministero dell'Ambiente n. 185 del 12.06.2003.
Nella normativa regionale, il recupero e il riutilizzo trovano sostegno nel Piano di Tutela
delle Acque, nonché nella Legge Regionale 21 ottobre 2008 n. 27 "Modifiche e integrazioni
alla legge regionale 6 settembre 1999 n. 28", con la quale è stato incluso nelle competenze
del Servizio Idrico Integrato anche l'affinamento delle acque reflue derivanti dal servizio di
depurazione ad uso civile, ove necessario a perseguire gli obiettivi di qualità stabiliti dal
suddetto Piano Regionale di Tutela delle Acque, nel quadro di un intervento finalizzato a
favorire il riciclo dell'acqua e il riutilizzo delle acque reflue depurate.
Ne consegue che, a fronte della vigente "Convenzione per la Gestione del Servizio Idrico
Integrato nell’Ambito Territoriale Ottimale Puglia” (stipulata in data 30 Settembre 2002 tra
l’Acquedotto Pugliese S.p.A. e il Commissario Delegato per l’emergenza socio - economica
- ambientale in Puglia), che esclude i servizi di acquedotto, fognatura, depurazione per usi
diversi da quelli civili o per usi in cui quelli civili non sono a carattere prevalente, la
16
suddetta L.R. n. 27/2008 introduce il riutilizzo per scopi produttivi delle acque reflue urbane
opportunamente trattate, subordinandolo agli obiettivi di qualità del Piano di Tutela delle
Acque.
Il recupero e il riutilizzo delle acque reflue effluenti dagli impianti depurativi inclusi nel
S.I.I. regionale, alla luce di quanto previsto dal PTA approvato dalla Regione, rappresenta
certamente un'importante possibilità a favore delle esigenze del territorio pugliese, in quanto
risponde efficacemente a molteplici obiettivi di tutela delle acque e di ottimizzazione
nell'uso delle risorse naturali, quali:
fornire una risorsa idrica aggiuntiva per i comparti produttivi e in primo luogo quello
agricolo;
tutelare qualitativamente e quantitativamente le risorse idriche attraverso la riduzione
dei prelievi dalle acque superficiali e sotterranee;
ridurre gli impatti sui corpi idrici recettori degli effluenti dagli impianti di
depurazione.
Al tempo stesso, l'azione di recupero e riutilizzo offre interessanti prospettive sotto il profilo
ambientale, laddove il trattamento terziario di affinamento costituisce uno stadio avanzato
del trattamento depurativo, a maggior tutela dei corpi idrici recettori degli scarichi, come
peraltro insito negli obiettivi di qualità stabiliti dal Piano Regionale di Tutela delle Acque.
La questione assume particolare rilevanza nei territori costieri caratterizzati da una forte
vocazione turistica, laddove è essenziale contenere, gli sversamenti a mare degli effluenti
dagli impianti di depurazione, sia nel caso che essi avvengano in modo diretto, sia nelle
situazioni in cui gli scarichi sono veicolati da corpi idrici superficiali che hanno come
recapito finale il mare.
Conseguentemente, viene valutata favorevolmente la possibilità di destinare al comparto
agricolo, nel periodo estivo, le acque di scarico degli impianti di depurazione, in ragione
della circostanza secondo cui a fronte del massimo carico sugli impianti, per effetto delle
maggiori presenze stagionali, si associa la domanda d’acqua ad uso irriguo.
E', altresì, di sicuro interesse il recupero e il riuso delle acque reflue depurate ai fini della
riduzione dell'emungimento delle acque di falda per gli usi produttivi compatibili, a seguito
della disponibilità della risorsa idrica "alternativa" rappresentata dalle acque affinate, le
quali, anche, possono rappresentare una risorsa utile per la ricarica artificiale delle falde e
per programmi di miglioramento ambientale.
Sono, questi, elementi che possono concorrere assai favorevolmente alla tutela della
preziosa risorsa idrica costituita dalla falda idrica del territorio regionale, tenuto conto che
l'elevato grado di sovrasfruttamento della stessa ha determinato un preoccupante
deterioramento della risorsa.
Si può, pertanto, ritenere che, secondo le linee di principio stabilite nella normativa
richiamata, l'esercizio degli impianti di affinamento presenti sul territorio possa trovare
condizioni favorevoli di sviluppo.
D'altro canto, è del tutto evidente che questa possibilità, per essere attuata concretamente,
richiede che l'intera filiera delle opere di recupero e di riutilizzo sia idonea allo scopo;
occorre, quindi, che sia verificata la compatibilità tra le caratteristiche qualitative e
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quantitative degli scarichi degli impianti depurativi e quelle delle opere di riutilizzo a valle,
anche in riferimento all'andamento temporale delle portate effluenti rispetto al fabbisogno
da parte dell'utenza.
Trattasi di aspetti di particolare rilevanza, tenuto conto che la gestione degli impianti a valle
di quelli depurativi investe competenze diverse da quelle di gestione del S.I.I..
In definitiva, per rendere effettivamente possibili i programmi di recupero e riutilizzo delle
acque effluenti dagli impianti di depurazione, devono essere verificate le seguenti
condizioni:
il trattamento depurativo deve essere in grado di conseguire gli standard prescritti, in
specie dal Decreto n. 185/2003 per gli usi previsti;
le infrastrutture a valle dell’impianto di trattamento devono essere idonee al riutilizzo
delle acque; per il riuso in agricoltura, deve esistere un comprensorio irriguo
attrezzato destinato a ricevere le acque trattate;
il trattamento depurativo deve essere compatibile, per tutti gli aspetti qualitativi,
quantitativi, di andamento temporale, ecc., con la pratica del riuso;
qualora non venga effettuato il riutilizzo dell'intera portata trattata, deve disporsi di
uno scarico alternativo in grado di assicurare il recapito finale per lo smaltimento
delle acque reflue, tenuto conto dei possibili disservizi, sia del trattamento
depurativo, sia del sistema impiantistico di riutilizzo a valle.
L’Autorità Idrica Pugliese ha di recente avviato, nell’ambito di un progetto INTERREG
ITALIA GRECIA WaS4D, uno studio volto alla definizione del fabbisogno teorico nel
comparto irriguo, a fronte delle attuali e potenziali disponibilità di approvvigionamento.
Il lavoro è dedicato all’esame dei benefici addotti dall’attivazione degli impianti di
affinamento per l’irrigazione. Tali impianti potrebbero, in parte, risolvere il problema della
penuria di risorsa idrica particolarmente sentito nel Salento, rappresentando una fonte
alternativa finora inutilizzata e contestualmente, ridurre gli emungimenti da falda tramite
pozzi (privato o consorziati), che come è noto, hanno raggiunto dei limiti insostenibili
acuendo il fenomeno della salinizzazione delle acque di falda.
Prima di descrivere gli impianti di affinamento attivi o attivabili sul territorio, è opportuno
spiegare la metodologia secondo cui si stima la potenzialità di ogni impianto di affinamento.
La stima dei volumi recuperabili per gli impianti oggetto di proposta al riuso è stata
effettuata ipotizzando che il comprensorio irriguo sia dimensionato per soddisfare i
fabbisogni del mese di massimo consumo (luglio) interamente con le acque reflue depurate;
conseguentemente nei restanti mesi irrigui i valori di consumo risultano ridotti. Pertanto,
una ipotesi attendibile dell’andamento dei consumi, posto pari a 100 il consumo di luglio, è
quella riportata nella Tabella 1; in base a questa risulterebbe che solo il 30% del volume
disponibile su base annua potrà trovare utilizzazione in agricoltura.
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consumi idrici durante la stagione
irrigua
mese coefficiente di utilizzo
aprile 20
maggio 40
giugno 85
luglio 100
agosto 85
settembre 30
Tali volumi, comunque, rappresentano una stima prudenziale in quanto l’uso combinato
delle acque reflue con acque di altra provenienza, sia superficiale che sotterranea, permette
di maggiorare tale coefficiente di utilizzo assegnando alle acque reflue il compito di
soddisfare la base delle richieste ed alle acque di altra provenienza quello di soddisfare le
punte.
Questo metodo fornisce una stima dei volumi idrici nell’ipotesi di un’immissione diretta
dall’impianto di affinamento nella rete irrigua. Si potrebbe pensare di realizzare opportune
vasche di accumulo con una funzione di compenso, accumulando acqua nei periodi di
assenza di richiesta e rilasciandola nella stagione irrigua. Questo incremento di disponibilità
consentirebbe l’irrigazione di aree più estese.
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CONSORZIO DI BONIFICA ARNEO
L’approvvigionamento idrico nelle aree irrigue di pertinenza del consorzio di bonifica dell’
Arneo avviene esclusivamente da falda tramite numerosi pozzi a servizio dei diversi distretti
irrigui.
Al momento il Consorzio di Bonifica gestisce n° 34 distretti irrigui dei quali 26 in esercizio
e 8 attrezzati e prossimi all'entrata in funzione, distribuiti fra la provincia di Brindisi,
Taranto e Lecce. La superficie totale dei distretti in esercizio è di 4.910 ha, di cui 4.745 ha
sono irrigati, mentre la superficie totale dei distretti attrezzati non ancora in esercizio è di
11.343 ha, di cui 11.282 ha destinati ad essere irrigati.
Il consumo registrato dal consorzio di bonifica mediamente ogni anno è di circa 800.000
mc.
Il fabbisogno irriguo stimato, sulla scorta delle indicazioni della mappa dell’uso del suolo
per i distretti in esercizio è di circa 5.000.000 mc.
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La differenza fra il fabbisogno teorico e il consumo effettivo presumibilmente è imputabile
ad una tendenza degli utenti a pratiche irrigue meno idroesigenti rispetto a quelle presenti
nella mappa dell’uso del suolo Corine land cover, di cui si necessiterebbe un
aggiornamento.
Oltre a tali distretti, esistono altri distretti irrigui attrezzati ma non in esercizio per penuria
d’acqua, come i distretti del sistema idrico “Irrigazione Salento” per un’estensione
complessiva di 9553 ettari. Tale progetto prevedeva l’irrigazione del Salento derivando
l’acqua dall’invaso del Sinni in Basilicata, difatti sono state realizzate opere infrastrutturali
di accumulo e di adduzione nonché la rete irrigua.
A questi si aggiungono i distretti del Chidro B1 e B2, Manduria Nord Lotto A e La Grava.
Il fabbisogno irriguo stimato per i distretti non in esercizio è di circa 16.000.000 mc.
Per altro in questo consorzio di bonifica si rileva il più alto rapporto tra superficie
dell’irrigazione privata rispetto all’irrigazione pubblica: per ogni ettaro di superficie irrigata
con risorsa idrica gestita dal C.d.B. si irrigano 65,4 ettari con acqua dei pozzi privati.
Il fabbisogno stimato per le aree irrigue private è di circa 170 Mmc.
La principale risorsa idrica pubblica per l’irrigazione è quella dei pozzi; naturalmente per il
sovra sfruttamento della falda la disponibilità di acqua irrigua ai pozzi è ridotta, e comunque
paradossalmente una buona parte di questa non viene prelevata per assenza di domanda da
parte degli utenti. Questo si verifica perché la gestione di una rete irrigua costituita da pozzi
comporta elevati costi sia per i consumi energetici necessari per sollevare l’acqua, sia per la
manutenzione e custodia degli impianti. Inoltre, il sistema di distribuzione dell’acqua
all’utente non garantisce un’erogazione continua. Pertanto, l’agricoltore, considerato l’alto
prezzo dell’acqua che deve pagare al consorzio, non avendo una garanzia di una
distribuzione continua, preferisce dotarsi del pozzo proprio il cui costo comunque è limitato.
Il caso del consorzio dell’Arneo ben si presta al presente studio: ricerca di una risorsa idrica
alternativa alla falda per alimentare i distretti in esercizio e ricerca di una fonte di
approvvigionamento valida per avviare in esercizio aree suscettibili di irrigazione.
Sul territorio di competenza del consorzio dell’Arneo sono già in esercizio 4 impianti di
affinamento:
impianto di MARUGGIO
impianto di OSTUNI
impianto di FASANO FORCATELLE
impianto di SAN PANCRAZIO SALENTINO
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L’impianto di Maruggio, gestito dal comune, distribuisce acqua nella rete di distribuzione
realizzata in contrada Mirante. L’impianto di affinamento ha, da progetto, una capacità
massima di trattamento, espressa in termini portata di punta pari a 150 mc/h, con un volume
recuperabile ai fini irrigui di circa 500.000 mc.
L’impianto di affinamento di Ostuni attivo dal 2008 distribuisce annualmente circa 6000
mc di acqua destinata all’irrigazione di reti irrigui, gestite dal comune. L’impianto mira ad
irrigare una superficie di circa 150 ettari. In funzione della portata media dell’impianto di
depurazione, la potenzialità dell’impianto di affinamento in termini di volumi recuperabili e
riutilizzabili ai fini irrigui è di circa 700.000 mc.
L’impianto di affinamento di Fasano Forcatelle è attivo e gestito dal comune. Serve una
superficie irrigua di circa 350 ettari distribuendo circa 300.000 mc annui di acqua affinata.
In funzione della portata media dell’impianto di depurazione, la potenzialità dell’impianto
di affinamento in termini di volumi recuperabili e riutilizzabili ai fini irrigui è di circa
740.000 mc.
L’impianto di affinamento di San Pancrazio Salentino attualmente attivo al fine di
garantire uno scarico secondo i limiti della tabella 4. Si è in attesa della realizzazione delle
infrastrutture di connessione fra l’impianto di affinamento e la rete di distribuzione. La
potenzialità dell’impianto è di circa 665.000 mc di volumi recuperabili ai fini irrigui. Tale
impianto dovrebbe alimentare il comprensorio irriguo posto ad est dell’abitato di San
Pancrazio Salentino che attualmente utilizza per l’irrigazione le acque di falda. Detto
comprensorio presenta una superficie di 3150 ha, di cui il 90% risulta attrezzato. La
superficie totale del comprensorio che potrebbe essere irrigata risulta di circa 125 ha.
Ulteriori superfici di tale comprensorio potrebbero essere irrigabili con l’attivazione
dell’impianto di affinamento del comune di SAN DONACI. Tale intervento rientra
nell’elenco degli impianti da realizzare previsti dalla delibera regionale n° 2637.
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L’attivazione di tale impianto è subordinata alla realizzazione delle infrastrutture di
connessione fra l’impianto e la rete di distribuzione.
Il volume idrico recuperabile e riutilizzabile ai fini irrigui è di circa 125.000 mc (320.000 da
PTA).
Tranne l’impianto di San Pancrazio Salentino, tutti gli altri servono o serviranno aree
agricole private, generalmente gestite dai Comuni.
In aggiunta, esistono studi di fattibilità sulla realizzazione di nuovi impianti di affinamento.
Si riportano nel seguito quelli ritenuti maggiormente significativi.
Impianto di COPERTINO
Il comprensorio irriguo situato nel comune di Nardò, suddiviso in tre distretti irrigui
denominati rispettivamente Fachechi I° lotto – Fachechi II° lotto – Fachechi III° lotto
attualmente utilizza per l’irrigazione le acque di falda emunte dai diversi pozzi (n°12)
ubicati nel territorio in esame.
In questo studio si prevede la possibilità di sostituire tale risorsa con le acque reflue affinate
nell’impianto di depurazione di Copertino.
Il comprensorio in esame ha una superficie catastale di circa 900 ha, quasi tutta attrezzata.
Le richieste di fornitura di acqua, in realtà, provengono solo da una minima parte del
comprensorio: mediamente ogni anno vengono irrigati circa 110 ettari. Il consumo registrato
dal consorzio di bonifica per l’irrigazione di tali distretti è di circa 300.000 mc annui.
La portata di progetto dell’impianto è di 119 mc/h. Pertanto considerando un utilizzo delle
acque reflue ai fini irrigui, per un periodo limitato da aprile a ottobre, con i coefficienti di
utilizzo da tabella 1, si stima una potenzialità dell’impianto di affinamento di circa 315.000
mc annui. L’ipotesi di realizzazione di un impianto di affinamento trova fattibilità nella
possibilità di garantire risorsa idrica attualmente prelevata da falda. Inoltre, altro elemento
da non sottovalutare: la disponibilità di una risorsa idrica a costo zero potrebbe essere un
incentivo per gli agricoltori ad una estensione delle attività agricole su altre aree attrezzate
ma purtroppo non irrigate per i motivi spiegati.
Lo studio di fattibilità sviluppato dal consorzio dell’Arneo ha stimato un costo per la
realizzazione dell’impianto di affinamento con le relative infrastrutture di connessione alla
rete irrigua di circa 5.338.800 di euro.
Impianto di AVETRANA
L’impianto di affinamento nel comune di Avetrana rientra nell’elenco degli impianti
prioritariamente da attivare in ossequio alla delibera n°2637. Difatti per tale impianto
esistono le infrastrutture di connessione fra il depuratore e l’impianto di affinamento e fra
l’impianto e la rete di distribuzione. Il comprensorio beneficiario delle acque affinate
dall’impianto di Avetrana è il distretto Chidro B1, attrezzato ma non in esercizio, gestito dal
consorzio dell’Arneo. Tale distretto presenta una superficie irrigua di circa 850.000 ha.
Il fabbisogno irriguo complessivo di tutto il distretto è di circa 300.000 mc.
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I volumi recuperabili dall’attivazione dell’impianto di affinamento sono di circa 310.000
mc, sufficienti pertanto ad irrigare tale distretto.
L’attivazione di tale impianto è subordinata al completamento dell’esistente impianto
terziario di affinamento delle acque.
Lo studio di fattibilità sviluppato dal consorzio dell’Arneo ha stimato un costo per la
realizzazione dell’impianto di affinamento con le relative infrastrutture di connessione alla
rete irrigua di circa 2.795.000 di euro.
Impianto di TORCHIAROLO e SAN PIETRO VERNOTICO – CELLINO SAN MARCO
Riferendosi ai due impianti di depurazione si può dire che:
L’impianto di depurazione di Torchiarolo è asservito alla rete fognaria del centro abitato
omonimo; esso tratta una portata giornaliera di circa 1.056 m3.
L’impianto di depurazione consortile di San Pietro Vernotico – Cellino San Marco è
asservito alla rete fognaria dei rispettivi centri abitati; esso tratta una portata giornaliera di
circa 4.392 m3.
Dei due impianti l’impianto di depurazione di Torchiarolo restituisce un refluo depurato in
tabella 1 dell’all.5 del D,Lgs 152/99 mentre l’impianto di depurazione consortile di San
Pietro Vernotico – Cellino San Marco restituisce un refluo depurato in tabella 4 dell’all.5
del D,Lgs 152/99. Inoltre, quest’ultimo impianto è attualmente dotato di un impianto di
trattamento terziario che prevede un trattamento per ottenere una qualità dell’acqua per una
utilizzazione ristretta in agricoltura (solo colture arborate).
L’impiego di detta risorsa farebbe si che gli impianti di depurazione dei comuni di
Torchiarolo, San Pietro Vernotico e Cellino San Marco, nell’ipotesi di riutilizzo irriguo,
potrebbero fornire una portata a regime rispettivamente di circa 1.056 m3/giorno e 4.392
m3/giorno.
Con riferimento ad un indice di massimo consumo valutato per il territorio in esame risulta
una superficie totale del comprensorio pari a 350 (ha), di cui risulteranno irrigabili 315 (ha).
Il comprensorio irriguo a farsi sarà sito nelle aree a nord dell’impianto di depurazione
consortile di San Pietro Vernotico – Cellino San Marco.
Impianto di ORIA - TORRE SANTA SUSANNA
Con riferimento ai due impianti di depurazione risulta che:
L’impianto di depurazione di Oria è asservito alla rete fognaria del centro abitato omonimo,
in cui complessivamente, secondo dato ISTAT, risiedono circa 14.900 abitanti, ma a cui
fanno capo circa 15.400 abitanti equivalenti; esso tratta una portata giornaliera di circa
3.120 m3.
L’impianto di depurazione di Torre Santa Susanna è asservito alla rete fognaria dei centri
abitati di Torre Santa Susanna ed Erchie, in cui complessivamente, secondo dato ISTAT,
risiedono circa 19.950 abitanti; esso tratta una portata giornaliera di circa 3.984 m3.
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Entrambi gli impianti restituiscono un refluo depurato in tabella 4 dell’all.5 del D,Lgs
152/99; i loro recapiti finali sono, infatti, una trincea drenante per Oria ed il suolo per Torre
Santa Susanna.
L’impianti di depurazione dei comuni di Oria e Torre Santa Susanna, nell’ipotesi di
riutilizzo irriguo, potrebbero fornire una portata a regime rispettivamente di circa 3.120
m3/giorno e 3.984 m
3/giorno.
Con riferimento ad un indice di massimo consumo valutato per il territorio in esame risulta
una superficie totale del comprensorio pari a 360 (ha), di cui risulteranno irrigabili 304 (ha).
Il comprensorio irriguo a farsi sarà sito in posizione baricentrica rispetto ai due impianti di
depurazione, a Sud – Est dell’abitato di Oria e ad Ovest di quello di Torre Santa Susanna.
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CONSORZIO DI BONIFICA UGENTO E LI FOGGI
L’approvvigionamento idrico per le aree di competenza del consorzio di bonifica avviene
esclusivamente da falda tramite pozzi consortili.
Al consorzio appartengono 33 distretti irrigui, tutti attrezzati con rete e impianti, con
un’estensione complessiva di circa 12.700 ha. L’acqua per l’irrigazione proviene da pozzi di
falda con profondità attorno ai 100 m. Si riporta nel seguito una cartografia di tali distretti.
In aggiunta a tali aree, esistono aree irrigue gestite privatamente e irrigate sempre tramite
pozzi.
Va da sé che soprattutto nel Salento, il sovra sfruttamento della falda sta rendendo le risorse
idriche sotterranee inutilizzabili per in agricoltura per l’elevato tenore salino, dovuto a
significativi processi di intrusione marina
L’urgenza di agire in difesa della falda acquifera, riducendo significativamente gli
emungimenti, spinge nell’individuazione di una fonte idrica alternativa.
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Sul territorio di competenza del consorzio di Ugento e li foggi sono già in esercizio 2
impianti di affinamento:
impianto di CORSANO
impianto di GALLIPOLI
L’impianto di affinamento di Corsano, gestito dal comune di Corsano, distribuisce acqua
nella rete di distribuzione realizzato nel distretto irriguo denominato “Marre”. L’impianto di
affinamento ha, da progetto, una capacità massima di trattamento, espressa in termini
portata di punta pari a 104 mc/h, con un volume recuperabile ai fini irrigui di circa 155.000
mc. (450.000 da PTA)
L’impianto di affinamento di Gallipoli è attivo e gestito dal consorzio di bonifica Ugento e
li foggi. Il 31/7/2012 è stata attivata la rete di distribuzione al distretto irriguo “Brile
Trappeto Raho”, attualmente vengono prelevati e distribuiti in agricoltura circa 3000 mc/d
con punte di circa 4.000 mc/d. I volumi recuperati e riutilizzati ai fini irrigui ammontano a
circa 345.000 mc. Considerando che il fabbisogno irriguo stimato per tale distretto è di circa
390.000 mc, se ne deduce che esso è completamente soddisfatto da tale impianto.
In aggiunta a questi esistono altri progetti in attesa di finanziamento.
Nell’ambito del Programma Operativo Puglia FERS 2007/2013, d’intesa con la Regione
Puglia, sono stati individuati gli interventi finalizzati al riutilizzo in agricoltura delle acque
reflue.
L’impianto di affinamento di Maglie consortile è ancora in fase di realizzazione. La sua
attivazione è subordinata alla realizzazione delle infrastrutture di connessione fra il
depuratore e l’impianto di affinamento e fra l’impianto di affinamento e la rete di
distribuzione. Le acque reflue affinate sono destinate al riuso irriguo e industriale.
La potenzialità dell’impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa
1.000.000 mc.
Mentre la rete di distribuzione industriale gestita dal Consorzio ASI di Lecce deve essere
realizzata, la rete irrigua invece è attrezzata. La condotta di collegamento fra l’impianto di
affinamento e i distretti irrigui è oggetto di finanziamento. I distretti beneficiari delle acque
affinate sono: Caracciolo Padulano, Piscopio e Castagna. Il distretto di Caracciolo Padulano
ha una superficie irrigabile di circa 225 ha e la disponibilità di acqua è assicurata da n° 2
pozzi. Il distretto irriguo Piscopio ha una superficie irrigabile di circa 447 ha e la
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disponibilità di acqua è assicurata da n° 3 pozzi. Il distretto irriguo Castagna infine ha una
superficie irrigabile di 685 ha e la disponibilità idrica è assicurata da n° 4 pozzi.
Il fabbisogno irriguo per tali distretti stimati con riferimento alla mappa dell’uso del suolo è
di 1.300.000 mc. calcolato nell’ipotesi che la richiesta d’acqua provenisse da tutti i distretti,
ma come riferito dal Consorzio, le richieste idriche provengono solo da porzioni delle aree
attrezzate. Basti pensare che l’acqua annualmente erogata per tutti i distretti ammonta a
1.400.000 mc. Di conseguenza il fabbisogno irriguo attuale per i soli distretti Caracciolo
Padulano, Piscopio e Castagna è di certo inferiore a quello stimato.
Alla luce di quanto detto, le acque reflue affinate possono certamente soddisfare i
fabbisogni idrici attuali, sostituendosi alle acque di falda ed eventuali superi di disponibilità
potrebbero incentivare gli agricoltura a riprendere pratiche colturali oramai abbandonate.
L’impianto di affinamento di Zollino è ancora in fase di realizzazione. La sua attivazione è
subordinata alla realizzazione delle infrastrutture di connessione fra l’impianto di
affinamento e la rete di distribuzione. Le acque reflue affinate sono destinate al riuso
irriguo. La condotta di collegamento fra l’impianto di affinamento e i distretti irrigui è
oggetto di finanziamento.
La potenzialità dell’impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa
40.000 mc.
L’acqua affinata sarà distribuita nella rete consortile già attrezzata insistente sul distretto
“Stazione ferroviaria”. Tale distretto ha una superficie irrigabile di 291 ha e la disponibilità
idrica è garantita da n° 3 pozzi.
Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell’uso del suolo
è di 280.000 mc. calcolato nell’ipotesi che la richiesta d’acqua interessi l’intero distretto.
Per gli stessi motivi spiegati in precedenza, il fabbisogno attuale presumibilmente è
inferiore.
Alla luce di quanto detto, le acque reflue affinate possono rappresentare un’ integrazione
alla risorsa idrica da falda nel soddisfacimento del fabbisogno irriguo di tale distretto.
Ulteriore impianto di affinamento previsto nel comprensorio del consorzio di bonifica è
quello di Casarano. L’attivazione di tale impianto è subordinata all’esecuzione di interventi
di adeguamento di parte dell’esistente impianto di affinamento dall’AQP nei limiti di cui al
D.M. 185/03 idonee per l’irrigazione dei terreni compresi nel distretto irriguo “Ovest di
Casarano e Matino” ricadenti negli agri di Matino e Casarano con la conseguenza riduzione
del prelievo dai pozzi a tutela l’acquifero del Salento soggetto a contaminazione salina. Con
tale intervento viene soddisfatto un bacino di utenza compreso nei comuni di Casarano,
Matino e Parabita. L’intervento proposto rende quindi disponibile la risorsa idrica affinata
per irrigare circa 400 ha di terreni ricompresi nel comprensorio “Ovest di Casarano” gestito
dal consorzio di Bonifica.
La potenzialità dell’impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa
660.000 mc.
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Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell’uso del suolo
è di 300.000 mc. calcolato nell’ipotesi che la richiesta d’acqua interessi l’intero distretto.
Alla luce di quanto detto, le acque reflue affinate possono certamente soddisfare i
fabbisogni idrici attuali, sostituendosi alle acque di falda ed eventuali superi di disponibilità
potrebbero incentivare gli agricoltura a riprendere pratiche colturali oramai abbandonate.
In aggiunta agli impianti sopra descritti, per altri due impianti di affinamento sono in corso
le attività preliminari all’attivazione degli impianti ovvero alla sottoscrizione di protocolli di
intesa: l’impianto di Carpignano Salentino e di Uggiano La Chiesa.
La potenzialità dell’impianto di Carpignano salentino in termini di volumi idrici
riutilizzabili ai fini irrigui è di circa 165.000 mc. L’acqua reflua affinata verrà distribuita in
un distretto irriguo già attrezzato e gestito dal Comune.
La potenzialità dell’impianto di Uggiano La Chiesa in termini di volumi idrici riutilizzabili
ai fini irrigui è di circa 255.000 mc. L’acqua reflua affinata verrà distribuita in un distretto
irriguo già attrezzato e gestito dal Comune.
Infine, altro impianto di affinamento previsto nel Comprensorio del consorzio di Ugento e
Li foggi è quello di Lecce. L’attivazione di tale impianto è subordinata all’esecuzione di
interventi di adeguamento di parte dell’esistente impianto di affinamento dall’AQP nei
limiti di cui al D.M. 185/03 idonee per l’irrigazione dei terreni. Il distretto beneficiario delle
acque affinate è il distretto “Idume”, attrezzato con reti e impianti e gestito dal Consorzio di
bonifica. Tale comprensorio ha una superficie irrigabile di 1600 ha e la disponibilità idrica è
garantita dalla sorgente Idume.
La potenzialità dell’impianto di Lecce in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui
è di circa 1.800.000 mc.
Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell’uso del suolo
è di 780.000 mc. calcolato nell’ipotesi che la richiesta d’acqua interessi l’intero distretto.
Alla luce di quanto detto, le acque reflue affinate possono certamente soddisfare i
fabbisogni idrici attuali, sostituendosi alle acque di falda ed eventuali superi di disponibilità
potrebbero incentivare gli agricoltura a riprendere pratiche colturali oramai abbandonate.
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CONSORZIO DI BONIFICA STORNARA E TARA
Nel comprensorio del Consorzio di bonifica Stornara e Tara si possono individuare due
Unità Territoriali Omogenee, costituite rispettivamente dai bacini Bradano e Sinni.
L’Unità Territoriale Omogenea Bradano, caratterizzata da una superficie irrigata di 9'500 ha
si compone di tre distretti irrigui: Bradano – Galaso, Galaso – Lato, Lato –Lenne. La fonte
di approvvigionamento è l’invaso di San Giuliano.
L’Unità Territoriale Omogenea Sinni si estende per una superficie pari a 13.434 ha. In essa
si individuano due sotto unità: l’area denominata Sinni Metaponto 1 e l’area denominata
Sinni Vidis. L’area irrigua Sinni Metaponto 1 è caratterizzata da una superficie irrigabile di
4.214 ha mentre l’area irrigua Sinni Vidis è caratterizzata da una superficie irrigabile di
9.220 ha. La fonte di approvvigionamento è la diga di Monte Cotugno.
La gestione irrigua Sinni - Vidis e Metaponto 1, per le carenti disponibilità delle portate
istantanee addotte al comprensorio consortile, è stata realizzata effettuando un esercizio a
domanda turnata.
30
Non risultano in esercizio per mancanza di acqua gli impianti irrigui denominati “Area di
Statte”, “Conca di Taranto” e “Gennarini”.
Attualmente l’unico impianto per cui sono in corso attività preliminari alla sottoscrizione di
un protocollo di intesa è quello di MONTEMESOLA.
L’impianto di affinamento di Montemesola è già avviabile all’esercizio. L’acqua affinata
sarà distribuita in un distretto comunale già attrezzato e gestito dal comune.
La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di
circa 123.000 mc.
Altri impianti di affinamento potenzialmente attivabili sono:
l’impianto di MASSAFRA
l’impianto di CASTELLANETA
l’impianto di CRISPIANO
l’impianto di TARANTO 1 GENNARINI
L’attivazione dell’impianto di Massafra è subordinata all’esecuzione di interventi di
adeguamento di parte dell’esistente impianto di affinamento dall’AQP nei limiti di cui al
D.M. 185/03 idonee per l’irrigazione dei terreni. Il distretto beneficiario delle acque affinate
è il distretto “Sinni (Metaponto)”, attrezzato con reti e impianti e gestito dal Consorzio di
Bonifica. Tale comprensorio ha una superficie attrezzata di 5.322 ha ma non è in esercizio
per indisponibilità di acqua dal Sistema Sinni.
La potenzialità dell’impianto di affinamento in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini
irrigui è di circa 585.000 mc.
Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell’uso del suolo
è di 14.000.000 mc.
Alla luce di quanto detto, le acque reflue affinate rappresenterebbero un piccolo contributo
per l’irrigazione di un distretto che necessiterebbe di più ingenti volumi idrici.
L’attivazione dell’impianto di Castellaneta è subordinata alla verifica dello stato
dell’impianto di affinamento, nonché dell’esistenza e delle condizioni delle infrastrutture di
collegamento fra impianto di depurazione e impianto di affinamento e fra quest’ultimo e la
rete di distribuzione. Il distretto beneficiario delle acque affinate è il distretto “Sinni
(Metaponto 1)”, attrezzato con reti e impianti e gestito dal Consorzio di Bonifica. Tale
comprensorio ha una superficie attrezzata di 4214 ha, di cui solo 2254 ha sono irrigabili.
La potenzialità dell’impianto di affinamento in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini
irrigui è di circa 390.000 mc.
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Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell’uso del suolo
è di 7.300.000 mc.
Alla luce di quanto detto, le acque reflue affinate rappresenterebbero un valido contributo
per l’irrigazione di un distretto la cui gestione attuale è di tipo turnata a causa delle scarse
disponibilità dal Sistema Sinni.
L’attivazione dell’impianto di Crispiano è subordinata alla verifica dello stato
dell’impianto di affinamento, nonché dell’esistenza e delle condizioni delle infrastrutture di
collegamento fra impianto di depurazione e impianto di affinamento e fra quest’ultimo e la
rete di distribuzione. L’acqua reflua affinata sarà distribuita in un distretto del comune di
Crispiano, la cui rete irrigua sarà gestita dallo stesso comune.
La potenzialità dell’impianto di affinamento in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini
irrigui è di circa 260.000 mc.
L’attivazione dell’impianto di Taranto Gennarini è subordinata alla verifica dello stato
dell’impianto di affinamento, nonché alla realizzazione delle infrastrutture di collegamento
fra impianto di depurazione e impianto di affinamento e fra quest’ultimo e la rete di
distribuzione. L’acqua reflua affinata dovrebbe essere distribuita nel distretto Gennarini,
attrezzato ma non in esercizio. Attualmente non si conosce lo stato della rete di
distribuzione irrigua.
La potenzialità dell’impianto di affinamento in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini
irrigui è di circa 4.500.000 mc.
Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell’uso del suolo
è di 4.300.000 mc.
Alla luce di quanto detto, le acque reflue affinate rappresenterebbero un valido contributo
per l’irrigazione completa di tale distretto.
32
CONSORZIO DI BONIFICA TERRE D’APULIA
L’invaso di Locone consente attualmente l'irrigazione dei comprensori Minervino Alto, di
6'961 ha e Loconia, di 5'332 ha. La distribuzione avviene a consegna continua ed i consumi
vengono calcolati a volume oppure ad ettaro coltura. Lo stato d’uso degli impianti è buono
anche perché la loro posa in opera è avvenuta negli ultimi anni, in sostituzione delle
canalette o in occasione dell’ampliamento della superficie irrigabile.
Il Consorzio gestisce inoltre numerosi pozzi che consentono l’irrigazione di diversi distretti,
attrezzati con rete fissa o mobile, lungo il litorale barese e nella Media Murgia. Il sistema di
prelievo da pozzi può essere ricondotto a due tipologie: di tipo puntiforme, in cui ogni
singolo pozzo sottende un distretto irriguo di piccole dimensioni ed a batteria di pozzi,
sistema quest’ultimo che serve distretti di più ampia dimensione, fino a varie centinaia di
ettari, alimentando vasche di accumulo e di compenso dalle quali è derivata la rete di
distribuzione. La distribuzione dell’acqua è di tipo turnato ed i consumi vengono valutati in
base alla durata dell’irrigazione. La superficie complessivamente irrigata da pozzi con
distribuzione a rete fissa e mobile risulta pertanto pari a 10.983 ha.
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Il consumo registrato dal consorzio di bonifica mediamente ogni anno è di circa 12.000.000
mc per i comprensori di Loconia e Minervino e di 950.000 mc per i distretti alimentati da
pozzi.
Il fabbisogno irriguo stimato, sulla scorta delle indicazioni della mappa dell’uso del suolo
per i distretti in esercizio alimentati dalla diga e dai pozzi è di circa 18.000.000 mc.
Attualmente nel comprensorio del consorzio di bonifica Terre d’Apulia sono in corso
attività preliminari alla sottoscrizione di un protocollo di intesa per n° 4 impianti di
affinamento:
Impianto di RUVO/TERLIZZI
Impianto di BARLETTA
Impianto di CASTELLANA GROTTE
Impianto di ACQUAVIVA DELLE FONTI
L’impianto di affinamento di Ruvo è collegato all’impianto di affinamento di Terlizzi.
L’acqua affinata sarà distribuita nel comprensorio irriguo di Ruvo-Terlizzi-Molfetta, già
attrezzato e gestito dal Consorzio di Bonifica Terre d’Apulia.
La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di
circa 3.300.000 mc.
L’impianto di affinamento di Barletta sarà gestito dalla Regione. L’acqua affinata sarà
distribuita nel comprensorio irriguo di Andria-Barletta già attrezzato.
La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di
circa 1.900.000 mc.
L’impianto di affinamento di Castellana Grotte è già avviabile all’esercizio. Esso sarà
gestito dal comune. L’acqua affinata sarà distribuita nel comprensorio irriguo di Castellana
già attrezzato e gestito dal comune.
La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di
circa 290.000 mc.
34
L’attivazione dell’impianto di Acquaviva delle fonti è subordinata alla realizzazione delle
infrastrutture di connessione fra l’impianto di affinamento e la rete di distribuzione. L’acqua
reflua affinata sarà distribuita nel comprensorio di Adelfia-Casamassima, dove esiste già
una rete irrigua gestita dalla Soc. Coop. “La Molignana”.
La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di
circa 550.000 mc.
Altri contributi possono provenire dall’attivazione di altri impianti di affinamento, le cui
infrastrutture sono già totalmente o parzialmente realizzate.
L’impianto di affinamento di Bari est necessita di interventi di rifunzionalizzazione, mentre
le infrastrutture di connessione fra il depuratore e l’impianto di affinamento e fra
quest’ultimo e la rete di distribuzione sono state realizzate. Il comprensorio beneficiario di
tali acque si estende nel comune di Triggiano, ove la rete di distribuzione è stata già
attrezzata e gestita dal consorzio di bonifica terre d’Apulia.
La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di
circa 8.700.000 mc.
L’impianto di affinamento di Conversano necessita di interventi di rifunzionalizzazione,
mentre le infrastrutture di connessione fra il depuratore e l’impianto di affinamento e fra
quest’ultimo e la rete di distribuzione sono state realizzate. Il comprensorio beneficiario di
tali acque si estende nel comune di Conversano, ove la rete di distribuzione è stata già
attrezzata e gestita dalla Regione.
La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di
circa 530.000 mc.
L’impianto di affinamento di Andria necessita di interventi di rifunzionalizzazione. Le
infrastrutture di connessione fra il depuratore e l’impianto di affinamento sono state
realizzate, mentre sono da realizzare le infrastrutture di connessione fra l’impianto di
affinamento e la rete di distribuzione. Il comprensorio beneficiario di tali acque si estende
nei comuni di Andria e Barletta, ove la rete di distribuzione è stata già attrezzata e gestita
dalla Regione.
La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di
circa 1.400.000 mc.
35
CONSORZIO DI BONIFICA DELLA CAPITANATA
Nel comprensorio del consorzio di bonifica della Capitanata l’unico impianto di
affinamento attivo è quello di Trinitapoli. Tale impianto, gestito dal consorzio di bonifica
della Capitanata, distribuisce acqua nel comprensorio Sinistra Ofanto basso, distretto 17.
L’impianto di affinamento ha, da progetto, una capacità massima di trattamento, espressa in
termini portata di punta pari a 300 mc/h, con un volume recuperabile ai fini irrigui di circa
350.000 mc.
Attualmente nel comprensorio del consorzio di bonifica della Capitanata sono in corso
attività preliminari alla sottoscrizione di un protocollo di intesa per l’impianto di
affinamento di San Ferdinando di Puglia.
36
La potenzialità dell’impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa
250.000 mc. L’acqua reflua affinata verrà distribuita in un distretto irriguo già attrezzato e
gestito dal consorzio di bonifica.
Il consorzio della Capitanata ha condotto studi sulla possibilità di attivazione di altri
impianti: Foggia; Cerignola, S. Severo e Lucera.
L’impianto di affinamento di Foggia necessita di interventi di rifunzionalizzazione, mentre
le infrastrutture di connessione fra il depuratore e l’impianto di affinamento e fra
quest’ultimo e la rete di distribuzione sono state realizzate. Le aree irrigue beneficiarie di
tali acque sono quelle dei distretti 12-13 5B del comprensorio del Fortore , ove la rete di
distribuzione è già attrezzata e gestita dal Consorzio.
La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di
circa 3.300.000 mc.
Attualmente tali distretti vengono alimentati dall’invaso di San Giusto sul Celone.
Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell’uso del suolo
è di 8.600.000 mc.
Alla luce di quanto detto, le acque reflue affinate rappresenterebbero un significativo
contributo per l’irrigazione di tali distretti, permettendo un indirizzamento delle risorse
idriche verso altri distretti irrigui o verso altri usi.
L’impianto di affinamento di Cerignola è avviabile all’esercizio previo esecuzione di
interventi di ripristino della rete irrigua nel comprensorio Sinistro Ofanto Basso. Tale rete di
distribuzione è gestita dal Consorzio di bonifica.
La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di
circa 1.200.000 mc.
L’impianto di affinamento di S.Severo necessita di interventi di rifunzionalizzazione. Le
infrastrutture di connessione fra il depuratore e l’impianto di affinamento e quest’ultimo e la
rete di distribuzione sono da realizzarsi. L’acqua affinata sarà utilizzata nel distretto 11 del
comprensorio del Fortore, attrezzato e gestito dal Consorzio di Bonifica della Capitanata.
La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di
circa 1.400.000 mc.
Attualmente tale distretto è alimentato dalla risorse proveniente dall’invaso di Conza.
Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell’uso del suolo
è di 12.600.000 mc.
Infine l’attivazione dell’impianto di affinamento di Lucera è subordinata alla realizzazione
delle infrastrutture di connessione fra l’impianto di affinamento e la rete di distribuzione. le
37
acque affinate saranno destinate all’irrigazione del distretto 5A del comprensorio del
Fortore, attrezzato e gestito dal consorzio di bonifica.
La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di
circa 550.000 mc.
Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell’uso del suolo
è di 4.000.000 mc.
L’impianto di affinamento di Margherita di Savoia necessita di interventi di
rifunzionalizzazione, mentre le infrastrutture di connessione fra il depuratore e l’impianto di
affinamento e fra quest’ultimo e la rete di distribuzione sono state realizzate. Il
comprensorio beneficiario di tali acque si estende nel comune di Margherita di Savoia, ove
la rete di distribuzione è stata già attrezzata e gestita dal Comune.
La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di
circa 435.000 mc.
CONSORZIO DI BONIFICA MONTANA DEL GARGANO
L’approvvigionamento idrico nelle aree irrigue di pertinenza del consorzio di
bonifica avviene prevalentemente dalla sorgenti e in parte da pozzi;
Il fabbisogno idrico dei distretti in esercizio è di circa 250.000 m3;
Il fabbisogno irriguo delle aree private nel Consorzio è di circa 8,5 Mm3
soddisfatto
da pozzi privati.
38
CONSORZI DI BONIFICA
VOLUMI DI RISORSE NON CONVENZIONALI RECUPERABILI E RIUTILIZZABILI AI FINI IRRIGUI [mc/annui]
Impianti di affinamento
Distretti irrigui attualmente irrigati
con acque comprensoriali
Distretti attualmente non irrigati per mancanza
d'acqua
Distretti attrezzati su aree non consorziate
CO
NS
OR
ZIO
SP
EC
IAL
E D
EL
L'A
RN
EO
MARUGGIO 500.000
OSTUNI 6.000
FASANO FORCATELLE 300.000
SAN PANCRAZIO SALENTINO 665.000
COPERTINO 300.000
AVETRANA 310.000
SAN PIETRO VERNOTICO 890.000
ORIA 636.000
SAN DONACI 125.000
CO
NS
OR
ZIO
DI
BO
NIF
ICA
U
GE
NT
O E
LI
FO
GG
I
GALLIPOLI 345.000
CORSANO 155.000
CARPIGNANO SALENTINO 165.000
UGGIANO LA CHIESA 255.000
MAGLIE CONSORTILE 1.000.000
ZOLLINO 40.000
CASARANO 660.000
LECCE 1.800.000
CO
NS
OR
ZIO
D
I B
ON
IFIC
A S
TO
RN
AR
A
E T
AR
A
MONTEMESOLA 123.000
MASSAFRA 585.000
CASTELLANETA 390.000
CRISPIANO 260.000
TARANTO 1 GENNARINI 4.500.000
CO
NS
OR
ZIO
DI
BO
NIF
ICA
T
ER
RE
D'A
PU
LIA
RUVO/TERLIZZI 3.300.000
BARLETTA 1.900.000
CASTELLANA GROTTE 290.000
ACQUAVIVA DELLE FONTI 550.000
BARI EST 8.700.000
CONVERSANO 530.000
ANDRIA 1.400.000
CO
NS
OR
ZIO
D
I B
ON
IFIC
A
DE
LL A
CA
PIT
AN
AT A
TRINITAPOLI 350.000
39
CONSORZI DI BONIFICA
VOLUMI DI RISORSE NON CONVENZIONALI RECUPERABILI E RIUTILIZZABILI AI FINI IRRIGUI [mc/annui]
Impianti di affinamento
Distretti irrigui attualmente irrigati
con acque comprensoriali
Distretti attualmente non irrigati per mancanza
d'acqua
Distretti attrezzati su aree non consorziate
SAN FERDINANDO DI PUGLIA 250.000
FOGGIA 3.300.000
CERIGNOLA 1.200.000
S.SEVERO 1.400.000
LUCERA 550.000
MARGHERITA DI SAVOIA 435.000
LEGENDA
impianti attivi
impianti per cui l'AIP ha partecipato ad attività e/o incontri per la futura attivazione e comunque rientranti nell'elenco PTA
potenziali impianti attivabili secondo studi di fattibilità del Consorzio di bonifica pertinente
impianti da attivare secondo elenco PTA previo adeguamento impianto e/o realizzazione infrastrutture di connessione
40
CONSORZI DI BONIFICA
STATO DELLA RETE DI DISTRIBUZIONE NEI DISTRETTI IRRIGUI
Impianti di affinamento
Rete esistente e attiva
Rete esistente da rifunzionalizzare
Rete da realizzare
Dato non disponibile
CO
NS
OR
ZIO
SP
EC
IAL
E D
EL
L'A
RN
EO
MARUGGIO X
OSTUNI X
FASANO FORCATELLE X
SAN PANCRAZIO SALENTINO X X
COPERTINO X
AVETRANA X
SAN PIETRO VERNOTICO X
ORIA X
SAN DONACI X X
CO
NS
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ZIO
DI
BO
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GALLIPOLI X
CORSANO X
CARPIGNANO SALENTINO X
UGGIANO LA CHIESA X
MAGLIE CONSORTILE X
ZOLLINO X
CASARANO X
LECCE X
CO
NS
OR
ZIO
D
I B
ON
IFIC
A S
TO
RN
AR
A
E T
AR
A
MONTEMESOLA X
MASSAFRA X X
CASTELLANETA X
CRISPIANO X
TARANTO 1 GENNARINI X X
CO
NS
OR
ZIO
DI
BO
NIF
ICA
TE
RR
E
D'A
PU
LIA
RUVO/TERLIZZI X (?)
BARLETTA X (?)
CASTELLANA GROTTE X
ACQUAVIVA DELLE FONTI X
BARI EST X
41
CONSORZI DI BONIFICA
STATO DELLA RETE DI DISTRIBUZIONE NEI DISTRETTI IRRIGUI
Impianti di affinamento
Rete esistente e attiva
Rete esistente da rifunzionalizzare
Rete da realizzare
Dato non disponibile
CONVERSANO X
ANDRIA X
CO
NS
OR
ZIO
DI
BO
NIF
ICA
D
EL
LA
CA
PIT
AN
AT
A
TRINITAPOLI X
SAN FERDINANDO DI PUGLIA X
FOGGIA X
CERIGNOLA X
S.SEVERO X
LUCERA X
MARGHERITA DI SAVOIA X
LEGENDA
impianti attivi
impianti per cui l'AIP ha partecipato ad attività e/o incontri per la futura attivazione e comunque rientranti nell'elenco PTA
potenziali impianti attivabili secondo studi di fattibilità del Consorzio di bonifica pertinente
impianti da attivare secondo elenco PTA previo adeguamento impianto e/o realizzazione infrastrutture di connessione
CONCLUSIONI
In tale prospettiva, non possono trascurarsi gli aspetti problematici legati al riutilizzo e che
possono scoraggiare questa eventualità quali, principalmente:
1° esistenza di tipologie di coltivazioni (specialmente se orticole), le quali, ove associate a
sistemi di distribuzione irrigua per contatto diretto tra il prodotto commestibile (in specie se
crudo) e l’acqua di irrigazione, non sono compatibili con l’uso delle acque reflue affinate;
2° necessità di coniugare la disponibilità di acque reflue in uscita dal trattamento
depurativo con il programma temporale di distribuzione irrigua delle portate;
42
3° contenuto elevato di cloruri nelle acque trasferite dall’impianto di depurazione a quello
di affinamento;
4° scarsa propensione verso l’impiego di reflui depurati da parte dei potenziali utilizzatori.
Per quanto riguarda il primo punto, emerge la necessità di grossi investimenti tesi alla
trasformazione delle attuali reti di distribuzione irrigua in nuovi sistemi irrigui che rendano
compatibile l’uso dei reflui seppur affinati con la tipologia colturale (subirrigazione,
irrigazione a goccia di superficie).
Per il secondo aspetto, una valida soluzione può essere offerta dalla realizzazione di vasche
di accumulo, interposte tra l’uscita dell’impianto di affinamento e l’origine della rete di
distribuzione irrigua, atte a garantire una compensazione tra il trattamento depurativo e il
fabbisogno irriguo, eventualmente associate a dispositivi tecnologici che consentano di
prevenire processi di degrado della risorsa idrica a causa dei tempi di residenza in vasca; tali
vasche di compenso, peraltro, possono consentire la miscelazione delle acque affinate con
altre risorse idriche alternative.
Ulteriore aspetto di rilevante interesse in aree geografiche caratterizzate dalla scarsità di
risorse idriche superficiali, come nel caso del territorio pugliese, sarebbe la possibilità di
utilizzare le acque reflue depurate, con trattamenti “spinti” di affinamento, per il
ravvenamento delle falde idriche, specie nel corso dei periodi stagionali in cui non è
presente una domanda di acqua per l’irrigazione.
Tale azione nonostante la sua valenza anche come fattore di ostacolo alla progressiva
salinizzazione delle acque di falda, particolarmente a ridosso del territorio costiero, trova
ostacola nell’attuale quadro normativo vigente, tenuto presente che il D.Lgs. 152/2006
prevede il divieto di scarico diretto nelle acque sotterranee nel sottosuolo.
Il terzo aspetto attiene alle problematiche legate a un valore elevato della concentrazione dei
cloruri, così come già accertato nelle esperienze di riuso per gli impianti di depurazione di
Gallipoli e di Fasano.
La concentrazione elevata di cloruri può essere associata, a seconda dei casi, alle seguenti
cause:
infiltrazioni di acque a elevato tenore di cloruri, provenienti dalla falda superficiale, nelle
condotte fognarie ubicate in prossimità della linea di costa;
scarichi nella rete fognaria di aziende produttive, tali da non soddisfare il criterio previsto
nel R.R. n. 8/2012, secondo cui (art. 8, comma 9) “Dopo l’entrata in esercizio
dell’impianto di recupero, il Gestore della rete di fognatura nera non consente in rete
scarichi che potrebbero compromettere la riutilizzabilità della risorsa. …..”;
scarichi illeciti nella pubblica fognatura.
Tali cause possono essere all’origine dell’arrivo agli impianti anche di altre sostanze non
trattabili e tali da compromettere il riutilizzo previsto.
Con riferimento al quarto punto, si rileva l’opportunità e necessità che siano promosse
campagne informative nei riguardi degli utenti/utilizzatori, al fine di superare eventuali
diffidenze verso l’impiego a fini irrigui della risorsa idrica derivante dal riutilizzo delle
acque reflue depurate.
43
A fronte dei su elencati aspetti critici, i principali benefici del riuso che potrebbero trarsi da
una incentivazione all’utilizzo dei reflui affinati si possono essere così schematizzare:
minore prelievo di risorse naturali oppure possibilità di fornire acqua a nuovi utenti,
senza ulteriore aggravio sulle risorse già sfruttate;
riduzione dello scarico di acque reflue nei corpi idrici ricettori. Questo fenomeno ha
generalmente delle ricadute positive per quanto concerne la qualità del corpo ricettore e
la sua capacità idraulica ma, almeno in certe situazioni, può avere un effetto dannoso.
Infatti, per alcuni utilizzatori a valle, o per le stesse caratteristiche ecologiche del fiume,
la sottrazione di portata potrebbe avere conseguenze negative: si pensi alla necessità di
garantire il deflusso minimo vitale nei corsi d’acqua per salvaguardare gli ecosistemi
fluviali; sarebbe, anzi, pensabile poter impiegare i reflui, opportunamente trattati, proprio
a tale scopo;
costanza ed affidabilità della risorsa, dato che le acque reflue vengono prodotte sempre;
per il riutilizzo in agricoltura, maggiore apporto di azoto e fosforo rispetto a fonti
convenzionali di approvvigionamento, con conseguente riduzione dei fabbisogni di
concimazione.
L’analisi e lo studio di una situazione in cui si potrebbe prefigurare una possibilità di
riutilizzo costituisce certamente un problema di pianificazione assai complesso, che
coinvolge sia aspetti di carattere ambientali, tecnici, economici, normativi che soggetti
diversi tra loro.
Per contro, l’utilizzo delle acque reflue affinate si impone lungo i comprensori delle fasce
costiere, dove si rileva una progressiva salificazione degli acquiferi sotterranei, dovuta ai
noti effetti di ingressione marina, prodotta anche da un uso intensivo degli stessi nonché dal
reperimento di acque dolci a basse profondità.
L’introduzione di tale risorsa non convenzionale risulta pertanto necessaria ed insostituibile
se si vuole che la progressiva salificazione della falda idrica in prossimità della costa (la
Regione Puglia si sta accingendo a predisporre una legislazione regionale tesa la diniego di
ulteriori perforazioni ovvero attingimenti nella fascia di 12 km dalla costa) comprometta la
produttività agricola della fascia litoranea a forte vocazione orticola.
Da ciò scaturisce che le tecnologie di depurazione, per quanto già detto circa le criticità
sull’impianto delle acque reflue depurate, impongano adeguate innovazioni da associarsi ai
tradizionali processi fisico-biologici, al fine di garantire una maggiore costanza di resa dei
reflui trattati al loro utilizzo.
44
ING. MAURO SPAGNOLETTA – RESPONSABILE DEPURAZIONE -
ACQUEDOTTO PUGLIESE: "Impianti di affinamento per riutilizzo irriguo - L'esperienza di
Acquedotto Pugliese"
Sommario
Nell’ambito dell’intervento si è voluta offrire una panoramica degli impianti di affinamento
presenti in Puglia, gestiti da Acquedotto Pugliese, con riguardo al quadro normativo di
riferimento, ai costi di gestione ed al reale impiego delle acque reflue affinate.
Inquadramento legislativo
D.M. n. 185 del 12/06/2003 “Norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue
depurate”
1. definisce le destinazioni d’uso delle acque reflue depurate irriguo, civile ed
industriale;
2. l’art.12 dichiara che l'acqua reflua recuperata è conferita dal titolare dell'impianto
di recupero al titolare della rete di distribuzione, senza oneri a carico di
quest'ultimo.
D. Lgs. n. 152 del 03/04/2006 “Norme in materia ambientale” disciplina gli scarichi.
L. R. Puglia n. 27 del 21/10/2008 aggiunge ai servizi del S.I.I. l’affinamento delle
acque reflue.
R. R. Puglia n. 8 del 18/04/2012 “Norme e misure per il riutilizzo delle acque reflue
depurate”.
45
Limiti di emissione delle acque reflue depurate
Nella tabella seguente viene proposto un confronto tra i limiti di emissione indicati
dall’attuale quadro normativo di riferimento con riguardo allo scarico in corpi idrici
superficiali, per i quali trova applicazione la tab.1 dell’allegato 5 alla parte III del D.Lgs.
152/2006, quelli della tab.4 dello stesso decreto, per gli scarichi su suolo ed in corpi idrici
superficiali non significativi, ovvero quelle incisioni naturali a scorrimento nullo per oltre
120 giorni/anno, nonché i limiti di emissione fissati dal D.M. 185/2003 per riutilizzo irriguo
delle acque reflue depurate.
PARAMETRI D.M. 185/03 Tab. 4 D.Lgs.
152/06
Tab. 1 D.Lgs.
152/06
SST ≤ 10 mg/l ≤ 25 mg/l ≤ 35 mg/l
BOD5 ≤ 20 mg/l ≤ 20 mg/l ≤ 25 mg/l
COD ≤ 100 mg/l ≤ 100 mg/l ≤ 125 mg/l
Fosforo totale ≤ 2 mg/l ≤ 2 mg/l
Azoto totale ≤ 15 mg/l ≤ 15 mg/l
Escherichia coli ≤ 10 UFC/ml
Salmonella assente
Dal confronto analogico della delle tre colonne è agevole evincere la “vicinanza” tra i limiti
di emissione della tab.4 ed i corrispondenti limiti del D.M. 185/2003 per il riutilizzo irriguo
a meno del solo parametro Solidi Sospesi Totali, abbattibile con una idonea stazione di
filtrazione finale, e del valore batteriologico facilmente conseguibile con una stazione di
disinfezione a raggi UV al posto del normale disinfettante Ipoclorito di Sodio, in modo da
non lasciare residui di cloro nelle acque da riutilizzare.
Questa “vicinanza” fa sì che gli impianti depurativi urbani dimensionati per il
conseguimento della tab.4 (che rappresentano circa il 40% del totale degli oltre 180 impianti
pugliesi) possano, con semplici accorgimenti tecnici, essere resi idonei a fornire acque
affinate per utilizzo irriguo in luogo della realizzazione di nuovi impianti di affinamento o
della rifunzionalizzazione, con costi considerevoli, impianti esistenti, costruiti in epoche
pregresse e mai utilizzati, completamente “spogliati” di apparecchiature elettriche e
meccaniche (letteralmente vandalizzati) e per questo motivo oggi non più idonei a svolgere
la funzione per i quali sono stati pensati e realizzati.
46
Gli impianti gestiti da Acquedotto Pugliese
n. 187 impianti di depurazione
n. 5 impianti di affinamento
Corsano dal 01/02/2010
Gallipoli dal 17/06/2010
Ostuni dal 17/09/2007
San Pancrazio Salentino dal 27/07/2010
Trinitapoli dal 12/10/2012
Per ciascuno degli impianti di affinamento gestiti vengono di seguito indicati i principali
parametri tecnici di progettazione e di utilizzo:
47
Impianto di affinamento di Corsano
Dati di progetto:
Portata media giornaliera: 104 mc/h
Caratteristiche uscita depuratore urbano: tab. 4 D.Lgs.152/06
Caratteristiche uscita affinamento: DM 185/03
Volume recuperabile annuo: 911.040 mc/anno
Dati di esercizio anno 2012
Periodo di distribuzione: dal 16 giugno al 30 settembre (107 giorni)
Volume riutilizzato: 136.505 mc
Costi di gestione: € 21.891,00
48
Impianto di affinamento di Gallipoli
Dati di progetto
Portata media giornaliera: 500 mc/h
Caratteristiche uscita depuratore urbano: tab. 1 D.Lgs.152/06
Caratteristiche uscita affinamento: DM 185/03
Volume recuperabile annuo: 4.380.000 mc/anno
Dati di esercizio anno 2012
Periodo di distribuzione: dal 31 luglio al 27 ottobre (88 giorni)
Volume riutilizzato: 87.920 mc
Costi di gestione: € 57.970,00
49
Impianto di affinamento di Ostuni
Dati di progetto
Portata media giornaliera: 360 mc/h
Caratteristiche uscita depuratore urbano: tab. 1 D.Lgs.152/06
Caratteristiche uscita affinamento: DM 185/03
Volume recuperabile annuo:3.153.600 mc/anno
Dati di esercizio anno 2012
Periodo di distribuzione: dal 30 luglio al 30 settembre (62 giorni)
Volume riutilizzato: 2.520 mc
Costi di gestione: € 42.653,00
50
Impianto di affinamento di San Pancrazio Salentino
Dati di progetto
Portata media giornaliera: 76 mc/h
Caratteristiche uscita depuratore urbano: tab. 4 D. Lgs. 152/06
Caratteristiche uscita affinamento: DM 185/03
Volume recuperabile annuo: 665.760 mc/anno
Dati di esercizio anno 2012
Periodo di distribuzione: 0 giorni
Volume riutilizzato: 0 mc
Costi di gestione: € 14.196,00
51
Impianto di affinamento di Trinitapoli
Dati di progetto
Portata media giornaliera: 300 mc/h
Caratteristiche uscita depuratore urbano: tab. 1 D. Lgs. 152/06
Caratteristiche uscita affinamento: DM 185/03
Volume recuperabile annuo: 2.628.000 mc/anno
Dati di esercizio anno 2012
Periodo di distribuzione: 0 giorni
Volume riutilizzato: 0 mc
Costi di gestione: 0
Acquedotto Pugliese SpA ha assunto in gestione
l’impianto a far data dal 12 ottobre 2012
53
Dal quadro prospettato appare evidente come l’impiego di acque affinate incontri ancora
poco interesse da parte degli utilizzatori finali, malgrado le stesse acque, come è stato messo
in evidenza, vengano conferite a costo zero per gli utilizzatori stessi, in quanto il sistema
normativo regionale, L.R. n.27 del 21.10.2008, colmando, in un certo modo, il vuoto
normativo nazionale ha posto i costi del trattamento di affinamento a carico del Servizio
Idrico Integrato.
Restano a carico degli utilizzatori i costi del vettoriamento e del trasporto ma, in generale, si
può affermare che viene meno, con l’utilizzo delle acque reflue affinate, il costo
dell’emungimento dalla falda profonda oltre l’innegabile beneficio ambientale di non
stressare la falda dolce con compromissione (salinificazione) della stessa.
Il costo specifico della risorsa, poi, ovvero il costo a metro cubo di acqua affinata, tende a
ridursi sensibilmente, per ciascun impianto, all’aumentare dell’acqua prodotta ed utilizzata.
I grafici presentati mostrano infatti che il costo specifico (€/mc) è minore dove maggiore è
la percentuale di acqua riutilizzata rispetto a quella disponibile.
Altri impianti di affinamento pugliesi non gestiti da Acquedotto Pugliese SpA
Nella tabella seguente viene data una elencazione di altri impianti di affinamento presenti in
Puglia ed attualmente non in esercizio.
Fa eccezione l’impianto di affinamento di Fasano gestito dalla società Aquasoil per conto
del comune di Fasano.
Andria
Bari Est
Barletta
Cerignola
Conversano
Fasano (gestito da AQUASOIL)
Foggia
Lucera 1
Lucera 2
Maglie
Molfetta
Ruvo – Terlizzi
San Ferdinando di Puglia
San Severo
Tricase
Altre iniziative finalizzate al recupero della risorsa
Nell’ambito della gestione degli impianti, va segnalata una interessante partnership con
l’Università di Bari Facoltà di Agraria: il progetto In.Te.R.R.A. che mira a studiare,
sperimentare e proporre strategie sostenibili, tecnologiche e gestionali, che favoriscano una
54
diffusa implementazione del riuso a fini irrigui di acque reflue depurate su scala regionale e
nazionale.
Nell’ambito del progetto viene utilizzata per colture alimentari l’acqua reflua depurata in
uscita dagli impianti di depurazione di:
Noci (2.700 mc/d)
Castellana Grotte (2.700 mc/d)
Ramy Saliba – Dottorando – Università degli studi di Napoli “Parthenope” -
CIHEAM-IAMB-Dipartimento Suolo e Acqua
“Valutazione dell’idoneità di acque reflue urbane trattate e nitrificate con un
bioreattore a membrana (MBR) per uso irriguo” [email protected]; [email protected]
Alfieri Pollice – Istituto di Ricerca sulle Acque – Consiglio Nazionale delle Ricerche
(IRSA-CNR) - Bari
Giovanni Berardi - Istituto di Ricerca sulle Acque – Consiglio Nazionale delle Ricerche
(IRSA-CNR) - Bari
ABSTRACT
La presenza di nutrienti e di inquinanti nelle acque reflue impone un loro opportuno
trattamento per ridurre l'inquinamento dell'ambiente e dei corpi naturali riceventi. Pertanto,
le acque reflue urbane diventano una promettente fonte di nutrienti per l'irrigazione che da
un valore aggiunto al loro riutilizzo in agricoltura in quanto riduce la concimazione.
55
Per verificare questa possibilità, un impianto di trattamento a scala sperimentale (chiamato
ZW10) è stato costruito con un bioreattore a membrana (GE-Zenon) dove l’acqua reflua
urbana è stata simulata e biologicamente trattata sotto aerazione continua. L'effluente in
uscita dal sistema è stato utilizzato per irrigare due parcelle coltivate con prato ed è stata
monitorata sia la crescita di questo che la qualità dell’effluente utilizzato.
L'idea principale del lavoro è di arieggiare continuamente il serbatoio biologico al fine di
aumentare la nitrificazione dell’ammoniaca e del nitrito per ottimizzare la produzione di
nitrato nell'effluente, che rappresenta un elemento essenziale per la crescita delle piante.
L’effetto fertilizzante dell'acqua trattata nitrificata è stato osservato attraverso il raddoppio
della produzione di biomassa del prato rispetto alla parcella di riferimento irrigata con acqua
convenzionale. Infine, il bioreattore a membrane è stato in grado di gestire una elevata
concentrazione di solidi e di rimuovere 97% del COD, risultando quindi un effluente più
stabile.
Introduzione e descrizione delle attività
Le acque reflue urbane sono cariche di nutrienti e contaminanti e impongono un trattamento
adeguato prima del loro smaltimento nell'ambiente o un loro potenziale riutilizzo. In
particolare, le acque reflue domestiche contengono valori fino a 60 mg/l di azoto totale
(Gnirss et al., 2006) e fino a 10 mg/l di fosforo totale (WEFTEC, 2006).
In Italia, rispetto all’acqua irrigua convenzionale, le acque reflue trattate con processi che
includono una micro/ultrafiltrazione attraverso membrana possono avere una migliore
qualità dal punto di vista microbiologico (Lopez et al., 2006). Inoltre esse possono fornire
un apporto di azoto fino a 55 Kg/ha, che ad esempio è circa il 47% del totale richiesto dagli
oliveti.
Nel corso degli ultimi 20 anni di ricerca su questo argomento, i progressi tecnologici si sono
focalizzati principalmente su una maggiore rimozione dei nutrienti dalle acque reflue, al fine
di:
- produrre un effluente di un elevato standard per evitare il rischio di eutrofizzazione
nei corpi idrici ricettori, principalmente provocata dai nitrati
- raggiungere una qualità tale da non mettere a rischio le fonti di approvvigionamento
dell’acqua potabile.
Essendo forme di azoto prontamente disponibili per le piante, da un punto di vista
agronomico nitrati e ammoniaca non dovrebbero essere persi durante il trattamento delle
acque reflue, ma piuttosto trattenuti per consentire la fertirrigazione. In questo modo si
avrebbe un valore aggiunto per l'agricoltura, con risparmi molto significativi in termini di
costi di fertilizzazione con prodotti di sintesi, attraverso la valutazione del valore monetario
56
(o potenziale di generazione di reddito) dei composti chimici presenti nelle acque reflue
opportunamente trattate (WERF, 2010).
Nel trattamento delle acque reflue, l’ammoniaca viene ossidata in due fasi , prima in nitrito
e successivamente in nitrato. Ciascuna fase viene realizzata da due diversi gruppi di batteri
aerobi, prevalentemente appartenenti alle famiglie Nitrosomonas e i Nitrobacter
rispettivamente. Inoltre, ai fini del corretto smaltimento degli effluenti, è spesso necessaria
una fase di denitrificazione, che comporta la riduzione del nitrato ad azoto molecolare
(gassoso) ad opera di altri gruppi batterici che operano in condizioni anossiche.
I bioreattori a membrana (MBR) hanno dimostrato di rappresentare una soluzione efficace
per il trattamento delle acque reflue. Nel caso in cui vi vengano sviluppati processi
esclusivamente aerobici, è possibile produrre effluenti che possono essere visti come una
soluzione valida per un’irrigazione ricca di nitrato, riducendo la concimazione e quindi il
suo relativo costo e alleviando la pressione sulle risorse idriche. La produzione di un
effluente ricco in nitrato, cioè l’assenza del processo di denitrificazione, ha inoltre il
vantaggio di semplificare il processo complessivo di trattamento.
Tuttavia, l'idoneità dell'effluente per l'irrigazione è legata non solo alla quantità di nutrienti
in esso contenuti ma anche alla sua qualità microbiologica, in modo che non venga favorita
la crescita batterica e lo sviluppo nel microambiente di organismi potenzialmente pericolosi
dal punto di vista igienico-sanitario. In Italia, i parametri batterici e chimico-fisici per il
riutilizzo agricolo delle acque reflue urbane trattate sono state definiti dal D. Lgs. 185/2003,
i cui limiti sono stati recepiti nei successivi regolamenti locali.
Nel corso del lavoro sperimentale effettuato, un bioreattore a membrana in scala pilota è
stato realizzato ed operato con un processo di aerazione continua per il trattamento di
un’acqua reflua urbana sintetica. L'effluente in uscita dal sistema è stato utilizzato per
irrigare una parcella coltivata con prato ed è stata monitorata sia la crescita di questo che la
qualità dell’effluente utilizzato. La parcella sperimentale è stata confrontata con una
seconda parcella di riferimento irrigata con una fonte convenzionale (acqua di pozzo).
L'idea principale del lavoro è di utilizzare a fini irrigui l’effluente di un MBR operato con
l’obiettivo di ottenere la rimozione della sostanza organica e la nitrificazione
dell’ammoniaca e del nitrito per ottimizzare la produzione di nitrato nell'effluente, che
rappresenta un elemento essenziale per la crescita delle piante. Questa attività è stata svolta
nell’ambito del progetto PRIN (bando 2008) denominato “Trattamenti innovativi per il
riutilizzo a scopo irriguo delle acque reflue”.
Inoltre, nell’ambito del progetto PON Ricerca e Competitività 2007-2013 denominato
"Innovazioni Tecnologiche e di Processo per il riutilizzo irriguo delle Acque Reflue urbane
e agro-industriali ai fini della Gestione sostenibile delle Risorse idriche (In.Te.R.R.A.)", il
proseguimento del lavoro verrà svolto su scala più ampia, mediante l’adozione di schemi di
57
trattamenti diversi (comprendenti filtro a disco a gravità, MBR e disinfezione UV). Due
impianti pilota sono stati installati presso il depuratore municipale di Castellana Grotte
(Bari) con l’obiettivo di valutare l'idoneità degli effluenti per l'irrigazione, così come le
prestazioni delle tecnologie e delle configurazioni di trattamento.
Obiettivi dell'attività:
Valutazione della potenzialità di tecnologie e processi di depurazione non
convenzionali per la produzione di effluenti da utilizzare per il riutilizzo irriguo
sperimentale.
Confronto tra l’utilizzo di effluenti opportunamente trattati e l’irrigazione con una
fonte convenzionale (acqua di pozzo) in termini qualitativi e quantitativi.
Verifica del funzionamento di un MBR sperimentale con modalità operative non
convenzionali (cicli aspirazione/relax).
Materiali, metodi e analisi
Due parcelle (A e B), di una superficie totale di 16 m2 sono state coltivate con erba e irrigate
a pioggia (fig.1). La parcella A è stata irrigata con effluente del depuratore sperimentale
(fig. 2) mentre la parcella B con acqua convenzionale. L'acqua reflua urbana sintetica
(influente) e l'acqua reflua trattata (effluente) sono state campionate tre volte a settimana e
analizzate secondo i metodi standard (Eaton et al., APHA, AWWA, WEF.) per la
determinazione dei seguenti parametri:
• Domanda chimica di ossigeno (COD),
• Solidi sospesi totali (TSS),
• Azoto totale (Ntot),
• Azoto totale Kjeldahl (TKN),
• Ammoniaca (N-NH4),
Nitrati (N-NO3) (solo effluente),
Nitriti (N-NO2) (solo effluente).
58
Figura 1: Parcelle sperimentali A e B Figura 2: Impianto MBR – ZW10
RISULTATI
All’inizio dell’esperimento, il refluo sintetico ha un valore medio di COD pari a 350 mg/l.
Dopo il trattamento, il COD viene ridotto ad un intervallo medio di 5 -12 mg/l con una
rimozione del 97% come illustrato nel grafico (fig. 3).
L’acqua reflua sintetica presenta un valore di azoto totale di 40 mgN/l e una concentrazione
di azoto Kjeldahl complessivo (TKN) di circa 30 mgN/l, misurati dopo ogni preparazione in
laboratorio sotto condizioni controllate. Pertanto, la concentrazione influente di nitriti e
nitrati è uguale a 10 mgN/l.
I valori medi di nitrato nell'effluente (fig. 4) variano nell’intervallo tra 14 e 22 mg/l di N-
NO3, facilmente disponibile per le colture, contrariamente all’ammoniaca la cui
concentrazione varia tra 0,1 e 0,3 mg/l di NH4 prontamente disponibile (fig.5).
Figura 4: Nitrati nell'effluente
La concentrazione di nitrito nell'effluente è
compresa tra zero e un massimo di 1,6 mg/l
dimostrando l'elevata efficacia del processo di
nitrificazione nell’MBR (fig. 5).
Figura 3: COD nell'effluente e l'influente
59
Nell'erba irrigata con l’effluente MBR la produzione di biomassa è superiore a quella irrigata con
acqua convenzionale di pozzo con un rapporto di maggiore produzione che può arrivare fino a 3
(fig.
6).
Figura
5
:
A
m
m
o
n
iaca e nitriti nell’effluente Figura 6: Crescita del
prato delle parcelle A e B e il rapporto di produzione
CONCLUSIONE
L'esperimento ha permesso di dimostrare la fattibilità a lungo termine dell’adozione di un
processo MBR adottando un ciclo filtrazione/relax non convenzionale (3h/5min). Il
bioreattore a membrana sommersa era in grado di gestire una elevata concentrazione di
solidi e di rimuovere il 97% della richiesta chimica di ossigeno (COD), dando luogo così ad
un effluente più stabile.
In condizioni di areazione continua, l’MBR ha nitrificato l’ammoniaca in nitriti e poi in
nitrati, conferendo all'acqua trattata un valore aggiunto per l'irrigazione. Infatti, l'effetto
fertilizzante dell'acqua trattata è stato osservato nella produzione di erba più che raddoppiata
rispetto al controllo.
Ulteriori indagini e prove devono essere effettuate per convalidare i risultati di questo
lavoro anche dal punto di vista microbiologico nel rispetto della normativa vigente.
Tuttavia, l’utilizzo della tecnologia MBR per l’adozione di processi semplificati mirati
all’ottimizzazione della nitrificazione potrebbe essere una soluzione promettente per
produrre acque destinate all’irrigazione e quindi alleviare la pressione sulle risorse idriche,
60
sia in termini di quantità che di qualità, riducendo così la loro contaminazione e
inquinamento.
Prof. Pietro Rubino - Università degli Studi di Bari – Dipartimento di Scienze Agro-
Ambientali e Territoriali - “Irrigazione con acque reflue urbane depurate: esperienze in
Puglia su colture orticole”
61
La pratica del riuso di acque reflue nel bacino del mediterraneo è conosciuta fin dai tempi
delle civiltà greca e romana.
Lo sversamento sul suolo di tali acque è quindi una pratica antica e molto diffusa, tanto che
reflui grezzi o parzialmente trattati vengono ancora regolarmente sversati in molte zone del
pianeta.
Nel bacino del mediterraneo sono ormai numerose le aree in cui la carenza stagionale di
risorse idriche ed il loro sfruttamento non razionale impone l’utilizzo di acque reflue
depurate per sopperire alle carenze idriche.
In Europa, invece, l’interesse verso le pratiche volte al riutilizzo delle acque reflue depurate
è in continuo sviluppo tanto che, in accordo con quanto stabilito nell’art.12 della Direttiva
91/271/CEE, si impone che le “Le acque reflue che siano state sottoposte a trattamento
devono essere riutilizzate, ogniqualvolta ciò risulti appropriato”.
CARATTERISTICHE DEI REFLUI URBANI
I reflui urbani sono costituiti da una soluzione acquosa debolmente alcalina, molto
diluita, contenente sostanze organiche ed inorganiche, solidi sospesi grandi e piccoli e
dispersioni colloidali.
Sotto l’aspetto igienico-sanitario, i reflui possono contenere patogeni per l’uomo e per
gli animali (batteri, virus, elminti, funghi e protozoi).
La composizione dei reflui urbani di origine domestica è all’incirca la stessa nelle
varie aree urbane, mentre le caratteristiche microbiologiche risentono molto dello
stato della zona considerata; i coliformi fecali sono distribuiti uniformemente, i
patogeni, sono in numero più basso (Fucci, 1992).
Il riuso dei reflui urbani in agricoltura pone limiti di ordine:
Igienico – sanitario.
Legislativo.
Agronomico
Fra questi:
l’aspetto igienico – sanitario rappresenta senza dubbio la classe di maggior interesse
specialmente nel caso in cui il riutilizzo comporti un contatto diretto o indiretto
delle acque con l’organismo umano.
Esistono tuttora, in campo scientifico, notevoli discordanze sulla definizione degli
indicatori e sulle concentrazioni da adottare per la caratterizzazione del rischio
microbiologico
62
Il legislatore ha individuato come indicatori:
Coliformi fecali
Streptococchi fecali
Spore di clostridi solfito-riduttori
Non esiste un indicatore di inquinamento fecale ideale.
Tra i tanti però Escherichia coli è quello che soddisfa la
maggior parte dei requisiti.
ALTRI PARAMETRI DI RISCHIO
Oltre agli aspetti microbiologici, ci sono numerosi altri aspetti che riguardano la qualità
delle acque reflue depurate ad uso irriguo. Tra questi i più importanti sono:
- Solidi sospesi totali, che potrebbero occludere i sistemi di irrigazione a goccia;
- Salinità: in base alla quale le colture si classificano in:
Sensibili C.E. < 5 dS/m
Moderatamente sensibili C.E. 5-10 dS/m
Moderatamente resistenti C.E. 10-15 dS/m
Resistenti C.E. < 25 dS/m
- SAR: in base al quale esiste una scala di accettabilità per le colture:
Accettabile da tutte le colture SAR < 10
Determina ridotte limitazioni SAR 10 - 18
Determina forti limitazioni SAR > 18
1 dS/m = 1000 µS/cm. 1 millimho/cm = 1 milliSiemen/cm
ALTRI PARAMETRI DI RISCHIO
- Boro: rappresenta l’elemento che determina le maggiori conseguenze negative per le
colture (clorosi e danni all’apparato epigeo) già a concentrazioni di 0, 75 mg/L
- Cloro attivo: il cloro residuo solitamente non determina conseguenze alle colture se
la sua concentrazione non eccede 1 mg/L, mentre è sempre dannoso a concentrazioni
superiori a 5 mg/L (USEPA, 1992)
- Metalli pesanti: molti metalli (Fe, Cu, Zn, Mn etc.) sono microelementi essenziali
per il metabolismo vegetale, ma in elevate concentrazioni possono esercitare effetti
tossici.
64
SCHEMA DELL’IMPIANTO
ACQUA DA
TRATTARE
SOFFIANTEPOMPA DI
ALIMENTAZIONE
POMPA DI
PROCESSO
FILTRO
SERBATOIO
CIP
FLUSSIMETRO
SCARICO
CONCENTRATO
SCARICO
PERMEATO
FLUSSIMETRO
SCARICO
DI FONDO
DIFFUSORI ARIA
66
d
ESPERIENZE DI CAMPO SULL’UTILIZZO DI ACQUE REFLUE
omTABELLA RIASSUNTIVA COLTURE IN SUCCESSIONE
• Pomodoro da industria • Pomodoro da industria • Finocchio • Indivia riccia • Pomodoro da industria • Lattuga
• Cicoria • Lattuga • Lattuga
• Pomodoro da industria Confronto tra tipi di acqua Confronto tra metodi irrigui
67
INDAGINI E STUDI EFFETTUATI
Studio dell’influenza dell’irrigazione di specie orticole con acque reflue urbane depurate su:
- aspetti igienico-sanitari;
- caratteristiche fisiche, chimiche, idrologiche e
- biologiche del terreno;
- produzioni;
Trattamenti a confronto:
- acqua convenzionale (falda freatica a 6 m di profondità)
- acqua reflua urbana depurata con trattamento terziario
- (filtrazione a membrana)
- metodo irriguo a goccia e per subirrigazione capillare
PRELIEVO CAMPIONI DI ACQUA Quando:
- durante ogni intervento irriguo; Dove:
- all’uscita dai serbatoi di accumulo e dai gocciolatori - per l’acqua reflua depurata; - dai gocciolatori per l’acqua convenzionale;
ANALISI EFFETTUATE SULL’ACQUA
- Conducibilità elettrica; - pH; - Anioni (F
-, Cl
-, NO3
-, PO4
--, SO4
--);
- Cationi (Na+, Ca
++, Mg
++, K
+);
- Metalli pesanti; - Indicatori di inquinamento fecale e alcuni patogeni (Salmonella, Giardia,
Cryptosporidium e uova elminti) PRELIEVO CAMPIONI DI TERRENO Quando:
- Prima dell’impianto della coltura ed alla fine del ciclo colturale Dove:
- nell’area bagnata dal gocciolatore; - in tutte le parcelle; - da 0 a 0,8 m di profondità, con incrementi di 0,2 m
68
ANALISI CHIMICO-FISICHE SUL TERRENO
- N totale; - P2O5 assimilabile; - K2O; - Sostanza organica; - pH; - Metalli pesanti; - Conducibilità elettrica (sull’estratto di pasta satura); - S.A.R. (sull’estratto di pasta satura); - Granulometria; - Curva caratteristica di ritenzione idrica;
ANALISI MICROBIOLOGICHE SUL TERRENO Indicatori di inquinamento fecale:
- Coliformi totali - Coliformi fecali - Escherichia coli - Streptococchi fecali - Spore di Clostridi solfito riduttori - Salmonella - Giardia intestinalis - Cryptosporidium parvum - Uova di elminti
su campioni prelevati nello strato 0-0,1 m di profondità RILIEVI SUL PRODOTTO COMMERCIALE
- Produzione commerciabile; - Indicatori di contaminazione fecale ed alcuni - patogeni (Salmonella, Giardia, Cryptosporidium - e uova elminti); - Metalli pesanti
69
Valori limite per il riutilizzo delle acque a scopo irriguo Decreto Legislativo n. 185 del 12/06/2003
Decreto Legislativo n. 185 del 12/06/2003
TSS 10 mg/L COD 100 mg O2/L Ammonio 2 mg/L Cloruri 250 mg/L SAR 10 Boro 1 mg/L C. E. 3 dS/cm Escherichia coli 10 u.f.c./100mL* Salmonella Assente
TSS 10 mg/L COD 100 mg O2/L Ammonio 2 mg/L Cloruri 250 mg/L SAR 10 Boro 1 mg/L C. E. 3 dS/cm Escherichia coli 10 u.f.c./100mL* Salmonella Assente
* (80% dei campioni), 100 come valore puntuale max
70
Valori medi delle acque utilizzate per l’irrigazione Convenzionale TSS 33 mg/L COD 11 mgO2/L Ammonio 0 mg/L Cloruri 327 mg/L SAR 3 Boro 0,12 mg/L C.E. 1,5 dS/m Escherichia coli 7 ufc/100 mL Salmonella Assente
Reflua depurata TSS 5 mg/L COD 58 mgO2/L Ammonio 13,4 mg/L Cloruri 460,4 mg/L SAR 9 Boro 0,98 mg/L C.E. 2,4 dS/m Escherichia coli 11 ufc/100 mL Salmonella Assente
Notizie agronomiche relative alle colture sperimentate
Trapianto Raccolta
Densità
di Momento Interventi Volume Durata
Coltura (data) (data) impianto
intervento
irriguo irrigui stagionale
stagione
irrigua
(p/m2) (mm Etc) (N.) (m
3/ha) (giorni)
Pomodoro da
industria 17-giu 23-set 3,1 30 11 3300 58
Finocchio 14-ott 14-apr 11,1 25 4 1000 110
Lattuga 29-apr 06-lug 6,25 25 3 750 13
Cicoria 30-ago 25-nov 6,25 25 4 1000 56
Pomodoro da
industria 17-apr 02-ago 3,1 30 14 4200 98
Lattuga 19-set 14-dic 6,25 25 3 750 57
71
Valori medi di colimetria dell’acqua utilizzata per l’irrigazione delle colture sperimentate
Valori medi degli indicatori di contaminazione fecale registrati nello strato di terreno 0-0,1 m al momento della raccolta
Coliformi totali Coliformi fecali Escherichia coli Streptococchi fecali Salmonella
Coltura A. C. A. R. A. C. A. R. A. C. A. R. A. C. A. R. A. C. A. R.
(ufc/100 ml) (ufc/100 ml) (ufc/100 ml) (ufc/100 ml) (ufc/100 ml) (ufc/100 ml) (ufc/100 ml) (ufc/100 ml) (ufc/100 ml) (ufc/100 ml)
Pomodoro da industria 419 350 234 104 17 11 85 30 Assente Assente
Finocchio 109 38 29 0 0 0 51 0 Assente Assente
Lattuga 233 118 107 28 7 10 95 8 Assente Assente
Cicoria 490 60 6 8 2 15 4 4 Assente Assente
Pomodoro da industria 956 260 12 4 3 1 5 2 Assente Assente
Lattuga 50 120 10 10 10 10 0 0 Assente Assente
Coliformi totali Coliformi fecali Escherichia coli Streptococchi fecali Salmonella
Coltura C R C R C R C R C R
(MPN/g) (MPN/g) (MPN/g) (MPN/g) (MPN/g) (MPN/g) (MPN/g) (MPN/g) (MPN/g) (MPN/g)
Pomodoro da industria 4648 1803 696 865 340 865 12 64 Assente Assente
Finocchio 14 398 2 0 2 0 2 2 Assente Assente
Lattuga 14 398 2 0 2 0 2 2 Assente Assente
Cicoria 324 2806 2 1 0 1 0 1 Assente Assente
Pomodoro da industria 85 377 0 2 0 0 1 0 Assente Assente
Lattuga 407 55 39 1 3 1 0 0 Assente Assente
72
Valori medi dei principali indicatori di contaminazione fecale riscontrati sulle porzioni eduli delle colture,
al momento della raccolta
Produzione commerciabile per coltura sperimentata
Coliformi totali Coliformi fecali Escherichia coli Streptococchi fecali Salmonella
Coltura C R C R C R C R C R
(ufc/100 g) (ufc/100 g) (ufc/100 g) (ufc/100 g) (ufc/100 g) (ufc/100 g) (ufc/100 g) (ufc/100 g) (ufc/100 g) (ufc/100 g)
Pomodoro da industria 167 220 21 165 79 57 1 1 Assente Assente
Finocchio 0 5 0 0 0 0 0 0 Assente Assente
Lattuga 830 1375 8 8 3 0 0 1 Assente Assente
Cicoria 30 4 0 0 0 0 0 0 Assente Assente
Pomodoro da industria 10 10 3 2 3 2 7 14 Assente Assente
Lattuga 2 1 0 0 0 0 9 16 Assente Assente
Produzione commerciabile
Coltura C R Differenza
(ton/ha) (ton/ha)
Pomodoro da industria (2003) 60,3 57,2 - 6 %
Finocchio (2003/04) 68,0 55,0 - 20 %
Lattuga (2004) 32,0 26,0 - 20 %
Cicoria (2004) 58,0 54,0 - 8 %
Pomodoro da industria (2005) 77,1 76,7 - 1 %
Lattuga (2005) 34,4 32,0 - 7 %
73
Le differenze registrate sono la conseguenza dei fenomeni di clorosi osservati durante il ciclo colturale, causati da un eccesso di cloro residuo presente nelle acque reflue depurate utilizzate per l’irrigazione.
Porzioni di parti eduli di tutte le colture sperimentate sono state sottoposte ad analisi per la ricerca di metalli pesanti ma in nessun caso sono stati evidenziati fenomeni di accumulo
74
Attualmente l’attenzione oltre che sugli aspetti igienico-sanitari si sta focalizzando sulla qualità dei prodotti agroalimentari. Visto che le acque reflue urbane depurate contengono maggiori quantità di nutrienti (macro e microelementi) la loro somministrazione alle colture determina un aumento della produzione e forse, come riportato in letteratura da qualche autore, anche della qualità. Per queste ragioni, nel progetto PON INTERRA, che stiamo conducendo in questo momento (2011/14), stiamo valutando anche gli aspetti qualitativi dei prodotti irrigati con acque reflue urbane depurate con tecnologie diverse.
CONCLUSIONI Dopo un quinquennio di ricerche in cui sono state sperimentate diverse colture orticole in successione, sempre sulle stesse parcelle, si può concludere che:
- l’acqua reflua urbana depurata (con filtrazione a membrane) rappresenta una soluzione realistica per incrementare la disponibilità di acqua per uso irriguo, e in alcuni casi anche “meno rischiosa”
- i limiti imposti dalle vigenti normative sono estremamente restrittivi, e a danno del riuso
- l’aspetto microbiologico non desta problemi di contaminazione residua sul suolo né sul prodotto commerciabile, pertanto non compromette la salute pubblica
- l’unica incognita è rappresentata dalla possibilità accidentale che nell’acqua reflua ci sia qualche sostanza che sul breve o lungo periodo possa rivelarsi tossica per le colture e per l’ambiente in generale
75
Da ciò il suggerimento di: “utilizzare la risorsa delle acque reflue depurate, senza mai prescindere da seri e puntuali controlli”
ASPETTI AGRONOMICI E AMBIENTALI DELL’USO IRRIGUO
DI ACQUE REFLUE URBANE DEPURATE LA DISPONIBILITÀ DI ELEMENTI NUTRITIVI: UNA RISORSA DA
VALORIZZARE, RAZIONALIZZANDONE L’USO
Anna Maria Stellacci1, Gaetano A. Vivaldi
2 e Marcello Mastrorilli
1
Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura – Unità di Ricerca per i
Sistemi Colturali degli Ambienti caldo-aridi (CRA-SCA), Bari
Dipartimento di Scienze Agro-ambientali e Territoriali (DISAAT) – Università degli
Studi di Bari
ABSTRACT
L’uso delle acque reflue in agricoltura rappresenta una delle priorità espresse dagli
strumenti normativi più recenti in tema di gestione e salvaguardia delle risorse idriche.
L’importanza del riutilizzo è prevista e sancita anche dalla Comunità Europea (Dir.
91/271/CEE) che sottolinea come: “le acque reflue sottoposte a trattamento devono essere
riutilizzate ogniqualvolta ciò risulti appropriato”.
Il riciclo produce benefici ambientali: limita lo sversamento di acque reflue trattate nei corpi
idrici; aiuta a ridurre la competizione per l’uso delle risorse idriche con gli usi civili e
industriali.
Di seguito saranno descritti brevemente i principali aspetti legati alle problematiche
agronomiche e ambientali relative al riuso irriguo delle acque reflue urbane depurate,
soffermandosi su quella che, insieme alla disponibilità idrica, rappresenta la maggiore
potenzialità agronomica, ossia la disponibilità di elementi nutritivi.
Nelle acque reflue urbane sono infatti presenti macro, meso e micro nutrienti, pertanto il
loro impiego potrebbe consentire di ridurre l’apporto di fertilizzanti di sintesi con i
conseguenti ed evidenti benefici sui costi di produzione, sul risparmio di risorse non
rinnovabili e sull’emissione di gas serra.
Considerata l’importanza del contributo nutrizionale di questa risorsa, la sua piena
valorizzazione potrebbe derivare dalla esecuzione di trattamenti “semplificati” di
depurazione che riducano la rimozione di elementi nutritivi e sostanza organica per la
produzione di acque per il riuso irriguo. Infine è necessario che la gestione agronomica della
concimazione sia razionalizzata in funzione degli apporti derivanti da questa fonte idrica.
76
INTRODUZIONE Il riuso irriguo delle acque reflue è una strategia cruciale per la soluzione del problema della
limitatezza delle risorse idriche in agricoltura.
È noto infatti come la domanda idrica sia in continua crescita. L’agricoltura utilizza già il
50-80% delle risorse idriche disponibili ed è in competizione con altri usi, civili e
industriali. Inoltre si prevede che, a causa dei cambiamenti climatici e dell’aumento della
pressione demografica, nei prossimi decenni una elevata percentuale della popolazione
mondiale vivrà in aree dove è presente carenza idrica.
Al fine di aumentare la disponibilità di risorse idriche per il settore agricolo, le strategie da
perseguire consistono nell’aumentare l’efficienza d’uso dell’acqua e nel ricorrere a fonti
idriche alternative. Tra queste, le acque reflue urbane depurate rappresentano una risorsa di
grande importanza anche in virtù degli elevatissimi quantitativi prodotti.
Per questo motivo, il riuso delle acque reflue in agricoltura rappresenta una delle priorità
espresse dagli strumenti normativi più recenti in tema di gestione e salvaguardia delle
risorse idriche e l’importanza del riutilizzo è prevista e sancita anche dalla Comunità
Europea che con l’articolo 12 della Direttiva 91/271/CEE stabilisce come: “le acque reflue
che siano state sottoposte a trattamento devono essere riutilizzate ogniqualvolta ciò risulti
appropriato”.
Inoltre, il riciclo produce benefici ambientali e, in particolare, limita l’emungimento di
acque superficiali e sotterranee (riducendo il rischio di intrusione marina nelle aree
costiere); aiuta a ridurre la competizione per l’uso delle risorse idriche con gli usi
“prioritari”; limita gli sversamenti nei corpi idrici con conseguenti rischi di eutrofizzazione.
Un aspetto di grande importanza, che risulta invece spesso trascurato o non adeguatamente
considerato, è il “valore nutrizionale” delle acque reflue ossia la disponibilità di elementi
nutritivi, che rappresenta, insieme alla disponibilità idrica, la maggiore potenzialità e
vantaggio agronomico di queste acque.
Di seguito si farà una breve panoramica delle principali problematiche agronomiche e
ambientali relative al riuso irriguo delle acque reflue urbane depurate, per poi soffermarsi
sugli aspetti relativi al valore fertilizzante delle stesse.
DEFINIZIONE Per acque reflue urbane si intende il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque reflue
industriali, e/o di acque meteoriche di dilavamento, convogliate in reti fognarie. Dal punto
di vista della composizione e delle caratteristiche chimico-fisiche, i reflui urbani sono
costituiti da una soluzione debolmente alcalina, molto diluita, contenente sostanze organiche
e inorganiche, solidi sospesi e dispersioni colloidali (Lonigro et al., 2007).
RISCHI CONNESSI AL RIUTILIZZO IRRIGUO
Il riutilizzo irriguo delle acque reflue urbane depurate comporta rischi di natura igienica,
sanitaria o ambientale e agronomica.
Tali rischi vanno valutati con grande attenzione e considerati di volta in volta data la grande
variabilità di caratteristiche e composizione di questo tipo di reflui, che altrimenti
77
potrebbero causare impatti anche gravi sullo stato di salute delle risorse (in particolare acqua
e suolo) e sulla salute umana (inquinamento microbico, accumulo di metalli pesanti nella
catena alimentare).
Il rischio igienico è legato alla presenza di microrganismi patogeni per l’uomo (batteri,
virus, protozoi, elminti). È rappresentato da possibili infezioni a carico di operatori agricoli,
dei prodotti irrigati e destinati al consumo fresco ed alla contaminazione di acque di falda.
Data la difficoltà di monitorare alcuni organismi patogeni, la qualità delle acque viene
valutata mediante l’impiego di indicatori di inquinamento fecale (coliformi totali, coliformi
fecali, streptococchi fecali, batteri eterotrofi e spore di clostridi solfito-riduttori) (Lonigro et
al., 2007). I criteri generali che regolano la scelta di un microrganismo o di un gruppo di
microrganismi come indicatori di contaminazione fecale sono basati su:
1) contemporanea presenza o assenza dell’indicatore e del patogeno;
2) presenza dell’indicatore e del patogeno in rapporti numerici costanti;
3) comparabilità della resistenza del patogeno e dell’indicatore alle condizioni ambientali;
4) facilità di rilevazione dell’indicatore (Lonigro et al., 2007).
Insieme alla negativa percezione da parte di agricoltori, mass media e presidi autorizzativi, è
la severa normativa in materia derivante dal rischio igienico che limita principalmente il
riuso irriguo delle acque reflue urbane depurate in Italia. I limiti imposti sono infatti
talmente restrittivi (L.185/2003) da rendere necessaria l’adozione di processi di affinamento
molto costosi che tuttavia non sono sempre giustificati perché non tengono in nessun conto
la finalità del riutilizzo (tipo di coltura, tecnica agronomica adottata, ecc.).
Il rischio sanitario-ambientale è di natura biochimica. Deriva dalla presenza nel refluo di
elementi o composti di natura tossica e/o nociva scarsamente degradabili e quindi tendenti
ad accumularsi e a permanere nelle componenti biotiche e abiotiche degli ecosistemi
(Lonigro et al., 2007). I principali responsabili di questa problematica sono metalli pesanti e
sostanze organiche di sintesi difficilmente monitorabili. Tuttavia i metalli pesanti sono
solitamente presenti in piccole quantità perché rimangono nei fanghi durante i processi di
depurazione e sedimentazione.
I composti organici di sintesi destano invece molta più preoccupazione e potrebbero
rappresentare, data la impossibilità di prevederli e monitorarli, un reale ostacolo nel riuso
irriguo di acque reflue urbane depurate. Particolare preoccupazione destano i cloro-derivati
per i loro effetti sulla salute umana. Negli ultimi anni di grande supporto è risultata la
diffusione di test rapidi di eco-tossicità, che consentono di valutare la presenza di sostanze
eco-tossiche nelle acque o nei suoli irrigati con acque reflue.
PROBLEMATICA O RISCHIO AGRONOMICO I danni alla produttività possono essere originati da:
i) danni diretti alle colture (fitotossicità);
ii) deterioramento delle caratteristiche del terreno, di natura chimica, fisica,
microbiologica, con conseguenti danni indiretti alle colture.
Questi ultimi risultano ben più seri. Si tratta a volte di modifiche lente che si evidenziano
solo dopo molti anni, che possono presentare entità diversa in funzione delle caratteristiche
pedologiche, climatiche, ecc.
Le principali caratteristiche e parametri da valutare nelle acque sono:
78
I. solidi sospesi (e essudati di origine biologica e biomassa microbica);
II. BOD5 e COD;
III. sali;
IV. composti del cloro (oltre a causare tossicità, il cloro ha effetto disinfettante
sulla microflora tellurica); v)
V. fluoruri e altre sostanze tossiche, residui di detersivi (soprattutto inorganici),
residui di prodotti farmaceutici; vi)
VI. elementi nutritivi.
L’effetto di questi costituenti può essere ascritto alle seguenti tre categorie: salinità, fito-
tossicità, contenuto in elementi nutritivi.
Gli aspetti che interessano maggiormente il riutilizzo irriguo sono la salinità e la presenza di
elementi nutritivi rispettivamente per i rischi di deterioramento della risorsa suolo nel lungo
periodo e per la notevole potenzialità agronomica.
SALINITÀ Il problema è legato alla elevata concentrazione di sali delle acque che, in seguito ad
accumulo nel terreno, può portare a riduzione di fertilità e perdita di condizioni di
abitabilità. I problemi derivanti dall’accumulo di sali sono di tipo osmotico, tossico e legati
a squilibri nutrizionali (danno osmotico, nutrizionale e tossico).
È importante considerare non solo la quantità ma anche la qualità dei sali presenti. Se la
elevata conducibilità elettrica è accompagnata da elevata presenza di Na, in rapporto alla
quantità di altri cationi presenti (soprattutto Ca e Mg), il danno potenziale è di natura molto
maggiore a causa degli effetti negativi del Na sulla flocculazione delle argille e quindi sulla
struttura del terreno. Tali effetti sono tanto più gravi in suoli a grana fine che, per poter
essere produttivi, necessitano di condizioni strutturali ottimali.
Inoltre, se si considera che la presenza e l’accumulo di sali sodici porta anche all’incremento
del pH (>8,5) con conseguenze negative sulla fertilità chimica (disponibilità di Fe, P e altri
microelementi) e biologica (attività batterica N-fissatrice e nitrificante), si intuisce l’entità
del danno potenziale di tali sostanze.
Il rischio legato alla presenza di Na nelle acque viene valutato mediante l’indice SAR
(sodium absorption ratio), che esprime il rapporto tra Na e Ca + Mg; questo indice può
essere corretto (SAR adjusted) in funzione del pH dell’acqua in equilibrio con carbonati e
bicarbonati e con la CO2 dell’aria tellurica o in funzione dei carbonati totali del suolo.
ELEMENTI NUTRITIVI Insieme alla disponibilità idrica, la disponibilità di elementi nutritivi per le colture
rappresenta la maggiore potenzialità agronomica delle acque reflue urbane. I reflui urbani
sono infatti ricchi in macro (N, P, K), meso (Ca, Mg, S) e micronutrienti (B, Zn, Mn, Mo,
Fe, Cu), benché le concentrazioni possano essere estremamente variabili, e pertanto
equivalgono ad una soluzione fertilizzante diluita.
Tuttavia questa potenzialità è spesso trascurata. I contenuti di nutrienti, e di conseguenza gli
apporti, non vengono monitorati e quantificati. Inoltre, i valori soglia per le concentrazioni
di N e P fissati dalle normative vigenti in Italia sono restrittivi (L. 185/03; tab. 1) e non
tengono conto delle finalità del riuso; in particolare si riferiscono a strategie gestionali e
tecnologie di depurazione che partono dal presupposto di dover scaricare le acque depurate
79
nei corpi idrici ed i cui limiti di qualità sono in linea con questo obiettivo. Ciò non solo
sottrae una risorsa potenziale ma rende più elevati i costi di depurazione.
Infine, poiché alcuni elementi possono raggiungere concentrazioni considerevoli, questi
aspetti devono essere presi in considerazione nella gestione agronomica, per evitare che si
creino al contrario problemi ambientali (rischio di lisciviazione e contaminazione delle
acque sotto-superficiali) e/o squilibri nutrizionali.
La presenza di elementi nutritivi nelle acque reflue potrebbe invece essere valorizzata non
solo attraverso il monitoraggio delle concentrazioni e la quantificazione degli apporti di
elementi, ma anche attraverso l’adozione di tecniche di trattamento e depurazione
“semplificate”, mirate alla produzione di acque idonee al reimpiego irriguo arricchite in
elementi nutritivi (Lopez et al., 2006; Palese et al., 2006). L’adozione di strategie di
depurazione semplificate produrrebbe numerosi benefici ambientali ed economici, diretti ed
indiretti, tra i quali:
1) semplificazione delle operazioni di trattamento delle acque, per esempio con la
parziale eliminazione dei processi biologici miranti alla eliminazione dell’N e della
sostanza organica (Lopez et al., 2006). Ciò consentirebbe inoltre di ridurre i costi di
trattamento e le superfici necessarie per gli impianti;
2) riduzione dei costi ambientali di produzione dei concimi e delle emissioni di gas
serra;
3) riduzione del rischio di contaminazione dei corpi idrici (beneficio indiretto derivante
dalla riduzione degli sversamenti nei corpi idrici e relativo soprattutto al fosforo).
Inoltre, i principali benefici economici e per gli agricoltori sarebbero rappresentati da:
1) riduzione dei costi di produzione (per risparmio sugli elementi fertilizzanti);
2) maggiore efficienza d’uso dei nutrienti, con possibilità di ridurre ulteriormente gli
apporti, grazie alla fornitura degli elementi in soluzione, simulando le condizioni di
fertirrigazione.
Quest’ultimo aspetto, ossia la maggior efficienza d’uso delle risorse, si inquadra anche
come beneficio ambientale. Infine, la presenza di meso e micronutrienti potrebbe
determinare un miglioramento qualitativo delle produzioni.
Per poter beneficiare al meglio di questi vantaggi è necessario ricorrere ad una razionale
gestione agronomica ed in particolare conoscere:
i) le potenzialità di apporto da parte delle acque: concentrazioni, volumi stagionali
di irrigazione (soprattutto in relazione ai macro elementi);
ii) i fabbisogni delle colture; iii)
iii) il contenuto di elementi che possono influire sulla qualità delle produzioni e
sull’insorgere di squilibri nutrizionali (soprattutto in relazione a meso e micro
nutrienti).
POTENZIALITÀ DI APPORTO E FABBISOGNI DELLE COLTURE La stima degli apporti deve tener conto delle concentrazioni medie degli elementi nelle
acque e dei volumi stagionali di irrigazione, che dipendono dal tipo di coltura. Questi valori
devono inoltre essere raffrontati ai fabbisogni delle colture.
Facendo riferimento all’N, l’elemento richiesto dalle piante nelle maggiori concentrazioni e
responsabile di fenomeni di inquinamento (lisciviazione, emissioni), se si ipotizzano
concentrazioni medie variabili tra 15 (concentrazioni ammesse dalla 185/03, tab. 1) e 30 mg
l-1
e volumi stagionali di irrigazione pari in media a 2000 e 4000 m3 ha
-1, per colture come la
80
vite e il pomodoro da industria, attraverso le acque reflue si apporterebbero nel corso della
stagione irrigua quantitativi di nutrienti compresi tra:
30 e 60 kg ha-1
di N nel caso della vite; 60 e 120 kg ha-1
di N nel caso del pomodoro da
industria.
Considerando che i fabbisogni nutrizionali (calcolati in termini di asportazioni di elementi
nutritivi) sono pari a circa 200 kg N ha-1
per il pomodoro da industria (ipotizzando una
produzione pari a 100 t ha-1
), quantitativi pari a 60-120 kg di N non possono essere
trascurati nella gestione della coltura.
Studi pluriennali condotti in Italia su olivo utilizzando acque reflue urbane derivanti da
processi di depurazione semplificati (parziale eliminazione dei processi biologici per la
eliminazione dell’N e della sostanza organica), e pertanto arricchite in elementi nutritivi,
hanno mostrato come tali acque fossero in grado di fornire circa il 50% del fabbisogno
nutrizionale di N e K della coltura (55 kg su 118 kg N ha-1
; 51 kg su 100 kg K ha-1
) (Lopez
et al., 2006), nonché come la distribuzione graduale degli elementi nel corso del ciclo
colturale determinasse uno sviluppo vegeto-produttivo delle piante più equilibrato (Palese et
al., 2006).
QUALITÀ DELLE PRODUZIONI E SQUILIBRI NUTRIZIONALI Alcuni elementi nutritivi apportati attraverso le acque reflue, ed in particolare meso e micro
nutrienti, possono avere notevole influenza sulla qualità delle produzioni e sulla
conservabilità dei prodotti in post-raccolta. Tale aspetto, che può rappresentare un
importante vantaggio economico, risulta ancora poco indagato. I risultati di ricerche
mostrano infatti effetti positivi, anche se non in modo univoco, su qualità e conservabilità
dei prodotti (contenuto in solidi solubili totali, qualità in post- raccolta) (Lurie et al., 1996;
Morgan et al., 2008). Tuttavia anche questi aspetti devono essere valutati con attenzione per
la possibilità che insorgano squilibri nutrizionali.
Per squilibri nutrizionali (nutrient imbalances) si intendono alterazioni della
crescita/produzione e dell’equilibrio vegeto-produttivo dovuti a: eccessivo o limitato
apporto di alcuni nutrienti (N, Mg, K); limitata disponibilità indotta da effetti competitivi
(sui siti di scambio; sui siti di assorbimento ionico) o da variazione nelle condizioni di pH e
potenziale di ossidoriduzione nel suolo (Fe, P - Zn).
Alcuni esempi riguardano l’eccesso di vigoria determinato da eccesso di N (vite, nettarine);
la carenza di Ca o K indotta da eccesso di sodio; la riduzione nella crescita delle piante in
presenza di rapporti Ca/Mg non equilibrati. Bassi rapporti Ca/Mg possono limitare inoltre
l’assorbimento di K, richiedendo maggiori apporti di questo elemento.
CONCLUSIONI Le acque reflue urbane depurate possono rappresentare una risorsa di importanza strategica
non solo dal punto vista delle disponibilità idriche ma anche di quelle nutrizionali. Si tratta
di una risorsa con caratteristiche estremamente variabili che necessitano pertanto di essere
monitorate.
I macro nutrienti in essa contenuti potrebbero contribuire a soddisfare i fabbisogni
nutrizionali delle colture, riducendo gli apporti di fertilizzanti. La presenza di meso e
micronutrienti può inoltre contribuire al miglioramento della qualità delle produzioni; tale
aspetto necessita di ulteriori indagini.
81
Infine, la possibilità di ricorrere a trattamenti semplificati per la produzione di acque
destinate al riuso irriguo, con l’ottenimento di acque arricchite in elementi nutritivi,
consentirebbe non solo di ridurre i costi di trattamento ma di fornire una risorsa di grande
valore agronomico, con evidenti benefici economici ed ambientali.
BIBLIOGRAFIA
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depurate nel rispetto della sostenibilità ambientale. Italian Journal of Agronomy,
2:217-259.
Lopez A., Pollice A., Lonigro A., Masi S., Palese A.M., Cirelli G.L., Toscano A., Passino
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334.
Lurie S., Zilkah S., David I., Lapsker Z., Arie R.B., 1996. Quality of “Flamekist” nectarine
fruits from on orchard irrigated with reclaimed sewage water. Journal of
Horticultural Science, 71:313-319.
Morgan K.T., Wheaton T.A., Parsons L.R., Castle W.S., 2008. Effects of Reclaimed
Municipal Waste Water on Horticultural Characteristics, Fruit Quality, and Soil and
Leaf Mineral Concentration of Citrus. HortScience, 43(2): 459-464.
Palese A.M., Celano G., Masi S., Xiloyannis C., 2006. Treated municipal wastewater for
irrigation of olive trees: effects on yield and oil quality. The Second International
Seminar on Biotechnology and Quality of Olive Tree Products around the
Mediterranean Basin, Marsala, Italy, Proceedings 2 (2006), 123-129.
Tabella 1. Valori limite delle acque reflue all’uscita dell’impianto di recupero per
alcuni parametri chimico-fisici (185/03).
82
Dr. Silvio Tafuri - Dottore di Ricerca in Igiene, Sanità Pubblica
Sicurezza Alimentare. Epidemiologo- Osservatorio Epidemiologico Regione Puglia -
Evoluzione della rete dei depuratori nella provincia di Bari
ABSTRACT
La Regione Puglia è considerata un’area a elevato rischio di dissesto idrogeologico sia per
le caratteristiche orografiche, sia per i problemi della rete integrata delle acque. Per questo
motivo, fin dal 2000, il Ministero dell’Ambiente ha nominato un Commissario per
l’emergenza ambientale, che è stato affiancato da una Commissione Tecnico Scientifica
composta, tra l’altro, da docenti di discipline igienistiche dell’Ateneo Barese.
La normativa regionale pugliese identifica diversi attori responsabili del processo
autorizzativo e di controllo degli impianti di depurazione. L’autorizzazione di un nuovo
impianto di depurazione ovvero della modifica del processo di funzionamento o del corpo
recettore di un impianto preesistente compete alla Provincia, acquisiti i pareri del Servizio di
Igiene e Sanità Pubblica della ASL e dell’ agenzia Regionale per l’Ambiente. Tali pareri
possono essere forniti, nell’ottica del processo di semplificazione amministrativa, nel corso
di periodiche conferenze dei Servizi. L’autorizzazione viene rilasciata con determina del
competente dirigente della provincia che, di norma, dovrebbe trasmetterla agli enti deputati
ai controlli periodici (ARPA) e alla generale vigilanza igienico-sanitaria (SISP).
Già nel 2000, l’Istituto di Igiene dell’Università degli Studi di Bari aveva censito i servizi di
approvvigionamento, adduzione e distribuzione del territorio regionale; ad oggi tale
censimento è in corso di aggiornamento e sono disponibili i dati relativi alla provincia di
Bari.
Nel 2000 erano presenti nella provincia di Bari 26 depuratori, mentre nel 2013 nella
provincia di Bari sono stati censiti 25 impianti di depurazione in quanto i 2 depuratori
presenti nel Comune di Alberobello sono stati accorpati in un unico impianto, mentre la rete
delle strutture nella provincia risulta invariata. Nel periodo 2000-2012, il 72% degli impianti
ha subito un processo di ristrutturazione,
Il meccanismo di depurazione utilizzato dagli impianti è stato modificato, con riduzione
degli impianti a fanghi attivi e aumento delle vasche Imhoff (Tabella 1).
83
Tabella 1. Distribuzione degli impianti di depurazione per tipologia tecnologica, ASL Bari,
anni 2000 e 2013
2000 2013
Biologico a fanghi
attivi
18 9
Vasche Imhoff 2 10
Terziario 1 5
Vasche di
decantazione
4 0
Vasche di
sedimentazione
1 1
Anche la tipologia di corpo recettore si è modificata, con abbandono dello scarico in
sottosuolo, proibito dalla normativa vigente (Tabella 2).
Tabella 2. Distribuzione degli impianti di depurazione per tipologia di corpo recettore, ASL
Bari, anni 2000 e 2012
2000 2012
Mare 10 8
Acquifero delle
murge
1 10
Sottosuolo 12 0
Torrente 2 0
Corpo idrico
superficiale
1 3
Voragine 0 1
Canale irrigazione 0 0
Lama 0 3
Sia nel 2000 sia nel 2012 tutti gli impianti sono stati oggetto di controlli dei prodotti di
depurazione sia di tipo chimico fisico che biologico.
84
Nel 2000, per 20 (77%) impianti è stato eseguito un numero di controlli chimico fisici
superiore a 10. Il 73% dei controlli è risultato non favorevole. Nel 2012, per 8 (32%)
impianti è stato eseguito un numero di controlli chimico fisici superiore a 10. Tutti i
controlli risultano non conformi ai limiti previsti dalla normativa.
Per quanto riguarda i controlli biologici, nel 2000 su 25 (96%) depuratori sono stati eseguiti
un numero di controlli superiore 10. In 17 (65%) impianti tutti i controlli sono risultati non
favorevoli. Nel 2012, per 5 (20%) impianti è stato effettuato un numero di controlli
biologici superiore a 10. In 19 (76%) impianti tutti i controlli risultano non conformi.
Da un punto di vista della valutazione di impatto ambientale degli impianti di depurazione,
si osserva che in provincia di Bari sono diversi gli stabilimenti di balneazione in cui si
osservano indicatori di inquinamento delle acque; tuttavia, la proporzione di controlli non
conformi si riduce drasticamente negli ultimi dieci anni (Tabella 3).
Tabella 3. Proporzione di punti di prelievo delle acque di balneazione con controlli
microbiologici non conformi, anni 2000 e 2007.
Inoltre, il non corretto funzionamento degli impianti di depurazione provoca diversi
problemi igienico sanitari, come l’infestazione da artropodi. Una recente indagine svolta
dalla cattedra di Igiene dell’Università degli Studi di Foggia ha infatti dimostrato la
presenza, tra gli altri, di Aedes Albopictus, la cosiddetta zanzara tigre, in diversi comuni
pugliesi (Figura 1).
Figura 1. Comuni pugliesi in cui è segnalata l’infestazione di Aedes Albopictus.
85
Connesso sempre alla valutazione di impatto sanitario è il problema dell’accettabilità della
presenza di questi impianti in zone sensibili, come parchi naturali (Figura 2).
Figura 2. Immagini di siti web, 2013
Concluse le relazioni, si aperto il dibattito sui temi trattati.
86
Il Dr. Agr. Antonio Bruno, Presidente dell’Associazione Dottori
in Scienze Agrarie e Forestali della Provincia di Lecce, nonché consigliere della
FIDAF (Federazione nazionale delle Associazioni Provinciali) è intervenuto portando
il saluto della FIDAF, complimentandosi con l’ADAF di Bari per l’ottima
organizzazione del l’odierno seminario e citando le strutture e gli impianti di
affinamento delle acque reflue già operativi della provincia di Lecce.
Il Dr. Fabio Lazzari di Confagricoltura Puglia, dopo aver
espresso apprezzamento per l’organizzazione del seminario, si è soffermato sul
problema del costo dell’affinamento delle acque reflue, che, in quanto a beneficio
della collettività per la tutela degli ecosistemi, deve gravare appunto sulla collettività,
piuttosto che sugli operatori agricoli.
E’ intervenuto inoltre il Prof. Angelo Caliandro, docente di
Agronomia e coltivazioni erbacee dell’Università degli Studi di Bari su alcuni aspetti
tecnici della distribuzione irrigua delle acque reflue depurate.
Sul problema dei costi per l’affinamento delle acque reflue ci sono stati altri
interventi, tra cui lo stesso Presidente Passeri, tendenti essenzialmente a chiarire la
relazione tra i costi dell’acqua sollevata dalle falde sotterranee e quelli dell’acqua
derivante dagli impianti di affinamento. In merito la Dr.ssa Iannarelli della Regione
Puglia ha fatto rilevare che l’acqua in uscita dagli impianti affinamento viene
87
consegnata agli agricoltori gratuitamente. Rimangono comunque i costi per
l’adduzione e la distribuzione dell’acqua. Il Problema merita un approfondimento.
Sono intervenuti inoltre alcuni amministratori comunali, interessati direttamente al
tema del seminario, tra cui il Presidente del Consiglio Comunale di Gioia del Colle,
Dr. Tommaso Bradascio.
89
VISITA IMPIANTI AFFINAMENTO ACQUE REFLUE A FINI IRRIGUI
27 SETTEMBRE 2013
La visita è stata finalizzata alla constatazione in loco delle strutture già realizzate e
funzionanti, nel territorio regionale pugliese, complete di collegamento alle reti di distretti
irrigui.
Hanno partecipato alla visita, oltre agli Agronomi e Forestali soci ADAFBA, rappresentanti
degli enti patrocinatori del Seminario, professionisti di altre categorie, tra cui i geologi, e
rappresentanti di associazioni ambientaliste – Legambiente Puglia.
Fitodepuratore di Melendugno
La prima tappa del viaggio è stata l’impianto di fitodepurazione di Melendugno; ivi siamo
stati accolti e guidati da Ing. Mauro Spagnoletta e Ing. Pietro Lategola di AQP, nonché dal
Dr. Adolfo Cavallo e suoi collaborati di Legambiente Puglia.
Legambiente Puglia ha pubblicato un opuscolo illustrativo sul Fitodepuratore di
Melendugno intitolato “Io fitodepuro!”, scaricabile dal sito:
http://www.legambientepuglia.it/scuola-e-formazione/86-progetti-didattici-di-educazione-
ambientale/158-io-fitodepuro.
Alcune copie di detto opuscolo sono state distribuite ai partecipanti alla visita.
I partecipanti alla visita sono stati guidati in un ampio giro dell’area umida in cui sono
inserite le vasche del fitodepuratore, con illustrazione dei processi di funzionamento dei vari
componenti.
L’impianto di fitodepurazione di Melendugno, con il suo attuale potenziale di 21.250 AE
(abitante equivalente) è alimentato dalle acque provenienti dall’impianto di depurazione a
servizio dei comuni di Melendugno, Calimera e Martignano.
La struttura si estende su una superficie di ha 8,30, di cui 5,10 occupati dai bacini disposti in
modo tale da permettere lo scorrimento spontaneo delle acque attraverso una fitta
vegetazione palustre.
Si riporta una sintetica descrizione del processo di fitodepurazione ricavata dalla relazione
di progetto di AQP.
La fitodepurazione è un processo di depurazione naturale delle acque reflue, composto di
diverse fasi, che si instaurano nelle aree palustri, in grado di ridurre la concentrazione di
inquinanti presenti nelle acque affluenti in ingresso.
I trattamenti di fitodepurazione si basano infatti su processi di tipo fisico e/o biologici. Le
specie vegetali che sviluppano nei corpi idrici in terreni saturi di acqua, unitamente agli
elevati tempi di residenza idrica, concorrono alla depurazione delle acque reflue
direttamente e/o per azione dei microrganismi che si sviluppano intorno agli apparati
radicali o nell’ecosistema in cui queste vivono. Si tratta di una zona umida costruita, in cui il
suolo è mantenuto costantemente saturo di acqua, ossia un bacino poco profondo,
90
impermeabilizzato ove necessario, riempito con un idoneo substrato, sul quale sono
impiantate piante acquatiche.
L’impianto di fitodepurazione o area umida artificiale (“Constructed Wetland”) rappresenta
quindi un’alternativa alla depurazione tradizionale, rispetta l’ambiente ed è vantaggiosa dal
punto di vista economico (risparmio di energia elettrica, limitati costi di gestione) ed
ambientale (migliore impatto sul paesaggio, eliminazione di trattamenti di disinfezione e
loro sottoprodotti).
Il fitodepuratore di Melendugno è denominato tecnicamente
“Impianto di affinamento con bacini di Fitodepurazione a flusso superficiale dei reflui
provenienti dagli impianti di depurazione a servizio degli abitati di Calimera,
Martignano e Melendugno e delle marine di Melendugno”
Gli impianti di fitodepurazione a flusso superficiale (FWS) sono molto simili a bacini
palustri naturali, in quanto l’acqua scorre principalmente sulla superficie dei terreni come un
flusso di acqua bassa, che attraversa una zona di densa crescita di vegetazione palustre.
Queste zone sono generalmente formate da un’area opportunamente sagomata, scavata o
arginata, con uno strato superficiale di terriccio, che serve per il radicamento, insieme a
strutture di flusso e deflusso appropriate per il controllo idraulico.
E’ possibile piantare diverse specie di piante acquatiche, incluse specie comuni quali Typha,
Phragmites, Schoenoplectus e altre piante acquatiche tipiche locali. La profondità
dell’acqua negli impianti a flusso superficiale può variare da pochi centimetri a 1 metro o
più, mentre la profondità operativa tipica è di 30 centimetri.
La fitodepurazione a flusso superficiale funziona come un sistema di trattamento biologico
ad elevata copertura areale.
L’acqua in ingresso, contenente sostanze inquinanti disciolte e sospese, si disperde in
un’area estesa di acqua bassa e vegetazione affiorante. La bassa velocità di flusso crea
condizioni in cui i solidi sospesi (normalmente calcolati come TSS) tendono a sedimentare e
a farsi fisicamente “intrappolare” dai detriti organici e vegetali sommersi.
Tali particelle contengono sostanze particolate a biochimica di ossigeno (BOD), forme fisse
di TN (azoto totale) e di TP (fosforo totale), nonché tracce di metalli e sostanze organiche.
Queste sostanze inquinanti entrano nei cicli biologici e geochimici all’interno della colonna
d’acqua e dei terreni superficiali dei bacini. Allo stesso tempo, una frazione del BOD, dei
TN, dei TP e degli altri elementi in tracce disciolti, viene assorbita dai terreni e attivamente
trattenuta dalle popolazioni vegetali e microbiche dell’ambiente di bacino. Tali elementi
disciolti entrano inoltre a far parte dei cicli minerali complessivi dell’ecosistema del bacino
di fitodepurazione.
91
Impianto di affinamento di Gallipoli
La visita all’impianto di affinamento di Gallipoli è stata guidata da Ing. Mauro Spagnoletta
e Ing. Pietro Lategola di AQP, nonché dal Dr. Giancarlo Mazzeo del Consorzio di Bonifica
di Ugento e Li Foggi.
Si riporta una sintesi di notizie tecniche, desunte dalla relazione di progetto AQP.
Interventi di affinamento ed utilizzazione in agricoltura delle acque reflue
dell’impianto di depurazione consortile dei liquami civili provenienti dai comuni di
Alezio, Gallipoli, Sannicola e Tuglie
Le caratteristiche richieste all’impianto per assicurare un refluo idoneo per il riutilizzo
tengono conto di alcuni aspetti fondamentali per assicurare la massima affidabilità e di
migliore risultato.
Il dimensionamento e la verifica scaturiscono dall’analisi dei seguenti aspetti:
a) Le portate addotte al depuratore.
b) Le caratteristiche dei reflui in ingresso.
c) Le caratteristiche dell’impianto di depurazione.
d) Le caratteristiche di dettaglio dell’impianto utilizzate per il recupero delle acque
reflue.
e) Le misure adottate per assicurare la continuità della gestione.
f) La portata delle acque trattate per il recupero.
g) Le destinazioni d’uso delle acque trattate.
h) Le caratteristiche chimiche e microbiologiche attese delle acque reflue a valle del
trattamento di recupero, con riferimento ai parametri di cui alla tabella.
i) Le modalità di gestione dei sistemi di recupero.
j) Il recapito alternativo in caso di fermo impianto.
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Impianto Depurativo Secondario
Le prestazioni dell’impianto di affinamento per il riutilizzo sono fortemente influenzate
dalle capacità depurative dell’impianto biologico secondario a monte.
Già nel progetto sono state valutate le capacità depurative delle opere attuali in rapporto al
carico affluente ed ai risultati attesi allo scarico.
L’impianto esistente è destinato al trattamento dei reflui generati dai comuni di Gallipoli,
Tuglie, Alezio e Sannicola, per una popolazione servita complessiva di 37.976 A.E.
Strutturalmente esso comprende i seguenti stadi:
Grigliatura;
Dissabbiatura e disoleazione;
Equalizzazione e sollevamento;
Sedimentazione primaria (funzionante anche come chiariflocculazione);
Pre-denitrificazione;
Ossidazione biologica a fanghi attivi;
Decantazione secondaria;
Digestione anaerobica dei fanghi di recupero;
Disidratazione meccanica dei fanghi.
Il post-trattamento – impianto di affinamento -comprende:
Chiariflocculazione terziaria
Filtrazione
Debatterizzazione UV
Problematiche connesse al riuso delle acque per scopi irrigui
L’ utilizzo è condizionato dalla definizione di determinati standard di qualità delle acque,
standard di natura chimico-fisica e batteriologica, che possono variare in un ampio
intervallo di valori in dipendenza:
Della qualità e compattezza dei terreni da irrigare
Del tipo di irrigazione effettuata
Delle temperature medie, nonché delle precipitazioni medie della località ove si
effettua l’irrigazione che condizionano il tasso di evapotraspirazione dell’acqua
Infine della tipologia delle colture irrigate.
Studi effettuati nell’ultimo decennio, soprattutto negli USA, hanno consentito di poter
definire una tabella contenente i limiti di alcuni importanti metalli presenti nelle acque; tali
limiti ovviamente devono essere interpretati con una certa elasticità in funzione delle
variabili precedentemente illustrate.
Parametri inoltre da tenere sotto stretto controllo sono il pH ed i solidi sospesi, che possono
determinare variazioni delle caratteristiche fisiologiche del terreno, il sodio, il calcio, il
magnesio e bicarbonato collegati ad una reazione che indica (indice SAR) la minore o
maggiore capacità alcalinizzante del terreno.
I problemi di più difficile soluzione al riguardo dell’utilizzo irriguo di tali acque risiedono
nel raggiungimento dei limiti previsti dalle leggi vigenti per quanto riguarda parametri
microbiologici.
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Il trattamento di affinamento consente ad un effluente secondario di poter essere riutilizzato
in agricoltura dopo il raggiungimento dei seguenti principali obiettivi:
1) Ridurre il contenuto di solidi sospesi
2) Ridurre il contenuto di sostanze organiche disciolte
3) Ridurrel’inquinamento batteriologico;
Abbattimento delle sostanze organiche biorefrattarie
Come è noto, nei reflui civili il valore del rapporto COD/BOD5 oscilla intorno ai valori 2,0
– 2,5. Tale rapporto oscilla intorno ai valori 4,0 – 6,0 sull’effluente di un impianto di
trattamento, indicando la prevalenza di sostanze organiche residue a scarsa biodegradabilità,
ossia difficilmente metabolizzate dai microrganismi, da cui si deduce la scarsa efficacia dei
trattamenti biologici di tali effluenti.
E’ necessario quindi diminuire la presenza di tali sostanze nelle acque tramite opportuni
processi di chiariflocculazione, che sono però efficaci solo verso quelle sostanze a scarsa
solubilità in acqua, lasciando pressoché inalterate le solubili che possono eventualmente
essere rimosse tramite tecniche alternative diverse.
L’abbattimento di tale componente è quindi delegato alla sezione biologica.
Successivamente alla visita dell’impianto di affinamento, gestito da AQP, il viaggio ha
proseguito con la visita ad un distretto irriguo servito dalle acque effluenti dall’impianto,
gestito dal Consorzio di Bonifica di Ugento e Li Foggi, adibito prevalentemente ad oliveto,
laddove un funzionario del Consorzio ha illustrato il sistema di consegna e tariffazione
dell’acqua agli agricoltori consorziati.
Ha fatto seguito una breve colazione di lavoro a Gallipoli.
IMPIANTO AFFINAMENTO FASANO FORCATELLA
Nel pomeriggio, lungo la strada di ritorno da Gallipoli, è stata effettuata l’ultima tappa del
viaggio, presso l’Impianto di affinamento di Fasano, contrada Forcatella, gestito da
AQUASOIL SRL. Ivi siamo stati accolti e guidati dal Dr. Oronzo Santoro, direttore della
struttura.
Si riporta una breve descrizione del processo, rilevata da sito web www.aquasoil.it :
“Le acque provenienti dall’impianto di affinamento vengono distribuite in un comparto di
circa 1000 ettari attraverso 2 stazioni di pompaggio (rete bassa e rete alta) ed una rete di
distribuzione.
Alla portata effluente dalla vasca di accumulo e trattamento si ha la possibilità di
aggiungere, in linea e in varie dosi di miscelazione, nei momenti di picco della domanda
irrigua, delle quote derivanti dall’acquifero locale attraverso una rete collegata a quattro
pozzi trivellati nella falda profonda. Una linea di consegna porta le acque verso un modulo
sperimentale di circa 4 ettari che rappresenta il campo prova in cui si studiano e mettono a
punto i processi in funzione delle specifiche esigenze irrigue e delle caratteristiche quali-
quantitative della risorsa idrica distribuita.
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La rete di distribuzione è sezionata da una elettrovalvola principale di regolazione a tre
vie che consente di gestire la consegna alternativamente in rete bassa e rete alta o
contemporaneamente. Ulteriori valvole di sezionamento a funzionamento manuale sono
disposte in vari punti della rete di distribuzione, e consentono di ottimizzare l'erogazione in
relazione a specifici rami di rete.
Un moderno sistema di telecontrollo consente di gestire in automatico, mediante uno
specifico software, i dati rilevati da diversi sensori ubicati lungo la rete ed un sistema di
elettrovalvole a regolazione automatica e di ottimizzare i valori di pressione e portata nei
vari rami fino ai punti di consegna ed alle utenze a quote topografiche più elevate anche con
l’ausilio della stazione di pompaggio di rete alta.
I tecnici e gli operatori specializzati di AquaSoil consentono di monitorare, pianificare e
gestire tutte le attività che rientrano nella gestione della rete irrigua e di assistere la
numerosa utenza in tutte le fasi dalle autorizzazioni, alla progettazione, direzione ed
esecuzione dei lavori, alla consulenza e monitoraggio dei risultati agronomici.”
Maggiori dettagli si possono leggere al seguente link:
http://www.aquasoil.it/pdf/Ecomondo2011_AquaSoil_case_study.pdf
La fase più interessante della visita è stata la visione di una parcella sperimentale di
colture ortive da foglia (insalata) irrigata con le acque effluenti dall’impianto, mediante una
rete di ali gocciolanti.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE DEL SEMINARIO
I processi di affinamento delle acque reflue urbane depurate, per scopi irrigui delle colture
agrarie, comportano le seguenti utilità:
- Riciclo e riutilizzo delle acque di rifiuto dei servizi idrici urbani, che altrimenti
andrebbero ad impattare fortemente l’ambiente.
- Incremento delle disponibilità di acque irrigue a livello territoriale, con conseguenti
possibilità di incremento dei redditi agricoli.
- Apporto di elementi fertilizzanti alle colture irrigate, con conseguenti economie nelle
concimazioni.
- Riduzione degli emungimenti dalle falde acquifere sotterranee, con conseguenti
vantaggi sia sostanziali, connessi ai fenomeni di salinizzazione delle falde, che
energetici per il sollevamento dell’acqua.
Le metodologie di affinamento adottate risultano più o meno diversificate tra processi di
natura fisico-chimico, biologico e microbiologico. Da un punto di vista ambientale la
fitodepurazione risulta di particolare interesse a motivo delle utilità paesaggiste e degli
ecosistemi in generale, anche se allo stato attuale non risultano adottate idonee tecniche di
derivazione da impianti di fitodepurazione per immetterle in reti irrigue. Il fitodepuratore di
Melendugno scarica attualmente in mare.
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Particolare attenzione merita il processo di affinamento a membrana, illustrato dal Dr. Ramy
Saliba nella sua relazione al seminario.
Le tecnologie di affinamento delle acque reflue attualmente adottate sono, nel complesso,
sufficientemente perfezionate per le esigenze irrigue delle colture agrarie praticate sul
territorio pugliese.
Buona parte del territorio pugliese è già dotato di idonee strutture e impianti per
l’affinamento delle acque reflue derivate da impianti di depurazione.
Esistono già sufficienti normative di legge finalizzate agli scopi in questione ed inquadrate
nel contesto generale di salvaguardia degli ecosistemi, salvo perfezionamenti riguardanti i
limiti troppo restrittivi di alcuni residui nelle acque destinate all’irrigazione.
I costi dei volumi di acqua derivati dagli impianti di affinamento e attribuiti all’agricoltore
risultano vantaggiosi rispetto a quelli relativi all’acqua sollevata dalle falde sotterranee.
Da quanto innanzi esposto si può quindi desumere che l’impiego delle acque reflue urbane
depurate ed affinate per usi irrigui è una metodologia vantaggiosa sotto tutti i punti di vista,
che merita maggiore impegno politico e sociale per uno sviluppo esteso su tutto il territorio.
Dr. Agr. Giovanni Passeri – Presidente ADAFBA