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SENATO DELLA REPUBBLICA V LEGISLATURA 180a SEDUTA PUBBLICA RESOCONTO STENOGRAFICO MARTEDì 21 OTTOBRE 1969 (Antimeridiana) .. . . Presidenza del Presidente FANFANI, indi del Vice Presidente VIGLIANESI e del Vice Presidente GATTO INDICE CONGEDI . . . . . Pag..9811 DISEGNI DI LEGGE Trasmissione dalla Camera dei deputati . 9811 Di.scussione: «Bilan,cio di preVISIOne dello Stato per l'anno finanziario 1970» (815); «Rendicon~ to generale dell'Amministrazione dello Sta~ to per l'esercizio finanziario 1968» (816): PRESIDENTE 9812 ALBERTINI 9839 BERTOLI 9817 Bosso 9812 RICCI . 9832 TIPOGRAFIA DEL SENATO (11SO)

SENATO DELLAREPUBBLICAleediquella chesiprofila, anche sedapar~ tedeifilogavernativi siinneggia adesso co~ meal«bilancio dell'espansione ».CaSIciè stato presentato, nella Commissione

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Page 1: SENATO DELLAREPUBBLICAleediquella chesiprofila, anche sedapar~ tedeifilogavernativi siinneggia adesso co~ meal«bilancio dell'espansione ».CaSIciè stato presentato, nella Commissione

SENATO DELLA REPUBBLICAV LEGISLATURA

180a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDì 21 OTTOBRE 1969(Antimeridiana)

.. . .

Presidenza del Presidente FANFANI,indi del Vice Presidente VIGLIANESI

e del Vice Presidente GATTO

INDICE

CONGEDI . . . . . Pag..9811

DISEGNI DI LEGGE

Trasmissione dalla Camera dei deputati . 9811

Di.scussione:

«Bilan,cio di preVISIOne dello Stato perl'anno finanziario 1970» (815); «Rendicon~to generale dell'Amministrazione dello Sta~to per l'esercizio finanziario 1968» (816):

PRESIDENTE 9812ALBERTINI 9839BERTOLI 9817Bosso 9812RICCI . 9832

TIPOGRAFIA DEL SENATO (11SO)

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Senato della Repubblica V Legislatura~ 9811 ~

21 OTTOBRE 1969180a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

Presidenza del Presidente FANFANI

P RES I D E N T E. La seduta è aperta(ore 10).

Si dia lettura del processo verbale.

B O R S A R I, Segretario, dà lettura delprocesso verbale delZa seduta del17 ottobre.

P RES I D E N T E. Non essendovi os-servazioni, il processo verbale è approvato.

Congedi

P RES I D E N T E. Ha chiesto conge-do il senatore Togni per giorni 10.

Non essendovi osservazioni, questo con-gedo è concesso.

Annunzio di disegni di leggetrasmessi dalla Camera dei deputati

P RES I D E N T E. Comunico che ilPresidente della Camera dei deputati ha tra-smesso i seguenti disegni di legge:

DE MARZI ed altri; PREMOLIed altri; SA-MARITANIed altri; MINNOCCIed altri. ~« Mo-

difiche alla legge 2 aprile 1968, n. 424, e allalegge 19 gennaio 1955, n. 25, in materia diassunzione degli apprendisti» (17 -57 -214 -221/B (Approvato daUa loa Commissione per-manente del Senato e modificato dalla 13"Commissione permanente della Camera deideputati);

«Concessione di un contributo statale alcomune di Gorizia per la spesa relativa alrifornimento idrico del comune medesimo»(880);

«Modifiche agli articoli 4 ~ secondo, ter-zo e quarto comma ~ e 6 del decreto delPresidente della Repubblica 11 gennaio 1956,n. 5 » (881);

«Utilizzo dell'assegnazione straordinariadi fondi per il rimborso di spese sostenutedalla gestione ARAR in liquidazione» (882);

«Ratifica ed esecuzione del Trattato suiprincìpi che regolano le attività degli Statinell'esplorazione e nell'uso dello spazioextratmosferico, ivi compresi la luna e glialtri corpi celesti, adottato a Londra, Moscae Washington il 27 gennaio 1967)} (883);

«Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tral'Italia e l'Etiopia sui servizi aerei conclusoa Roma il 21 marzo 1967 )} (884);

«Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tral'Italia e l'Indonesia sui servizi ael'ei con-cluso a Djakarta il 7 dicembre 1966 )} (885);

<,Adesione al Protocollo relativo allo Sta-tuto dei rifugiati, adottato a New York il31 gennaio 1967 e sua esecuzione)} (886);

«Accettazione ed esecuzione degli emen-damenti alla Convenzione internazionaleper la prevenzione dell'inquinamento delleacque ma1rine da idrocarburi del 12 maggio1954, e ai relativi Annessi A e B, adottati aLondra 1'11 aprile 1962» (887);

«Ratifica ed esecuzione della Convenzio-ne per il regolamento delle controversie re-lative agli investimenti tra Stati e cittadinidi altri Stati, adottata a Washington il 18marzo 1965)} (888);

«Ratifica ed esecuzione della Convenzio-ne sul commercio di transito dei Paesi senzalitorale adottata a New York 1'8 luglio 1965 »

(889);

« Estensione a talune categorie di pensio-ni assunte nel debito vitalizio dello Stato aisensi dell'articolo 35 del decreto del Presi-dente della Repubblica 11 gennaio 1956, nu-mero 20, delle norme sulla riversibilità con-tenute nella legge 15 febbraio 1958, n. 46»(890);

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Senato della Repubblica ~ 9812 ~

21 OTTOBRE 1969

V Legislatura

180a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

Deputati CACCIATORI e GRANZOTTO; RICCIO

ed altri. ~

{{ Estensione della facoltà con-cessa al Ministro di grazia e gillS tizia dal-l'articolo 127 dell'ordinamento gIUdiziario esucoessive modiiicazioni in merito al confe~rimenlo di posti di uditore glUdiziario'J(891).

Discussione dei disegni di legge: {( Bilanciodi previsione dello Stato per l'anno finan-ziario 1970» (815); {(Rendiconto gene-rale dell'Amministrazione dello Stato perl'esercizio finanziario 1968» ( 816 )

P RES I D E N T E. L'ordine del giornoreca la discussione dei disegni di legge:{{ Bilancio di previsione dello Stato per l'an-no finanziario 1970 }} e {{ Rendiconto generaledell'Amministrazione dello Stato per l'eser-cizio finanziario 1968 }}.

Propongo che, in ottemperanza ai voti piùvolte espressi dal Senato e dalla Giunta peril Regolamento e carne è stato fatto negli an-ni passati, l'esame del bilancio di previsionedello Stato per l'anno finanziario 1970 e loesame del rendiconto generale dell'Ammini-strazione dello Stato per l'esercizio finanzia-rio 1968 avvengano congiuntamente.

Non essendovi osservazioni, così resta sta~bilito.

Dichiaro aperta la discussione generale. Èiscritto a parlare il senatore Basso. Ne hafacoltà.

B O S S O Onorevole Presidente, ono~revoli Ministri, onorevoli senatori, il sena-tore Zugno, nella sua pregevole relazionesul disegno di legge relatIvo al rendicontogenerale dell'amministrazione dello Statoper l'esercizio finanziario 1968, ha solenne~mente ricordato che il controllo politico delParlamento sulla gestione del bilancio sta-tale e sul relativo rendiconto è un elementoessenziale dello stato di diritto ed ha ricor-dato altresì, citando una monografia dellaRagioneria generale dello Stato, che ({ fierelotte si combatterono in Inghilterra tra ilpotere regio e il Parlamento per la conqui~

sta al diritto al bilancio e al riscontro diesso ».

Di fronte a questo eloquente richiamo stainvece una triste realtà: la discussione delbilancio, ad ogni ricorrenza annuale, si tra-duce in una monotona ripetizione di criticheche al di là delle dichiarazioni verbali sem-brano poi lasciare del tutto indifferenti ilGoverno ed i partiti che lo sostengono.

Confortati dalla constatazione che moltirilievi da noi fatti coincidono con quelli delmassimo organo di controllo, dopo il Par-lamento, cioè della Corte dei conti, insistia-mo sull'esigenza di presentare una contabi~lità chiara, realistica, funzionale, verificabile,in armonia con la programmazione econo-mica.

Cito soltanto alcune cifre fra le più si-gnificative per evidenziare l'assoluta neces-sità di avere un bilancio la cui struttura sipresti ad una precisa verifica della correla-zione tra il bilancio stesso ed il piano e datiche consentano una pronta e corretta ana-lisi delle cause ed una soHecita individua-zione dei rimedi da porre in atto per ovviaredeterminati fenomeni negativi.

Il risparmio Ipubblico, se si esamina H so-lo bilancio dello Stato, presenta un segnopositivo nel 1968. Se si considera tutta lapubblica amministrazione, cioè oltre lo Sta-to gli enti locali dipendenti e le aziende au-tonome, diventa negativo. Nel triennia 1966-1968, si è reso necessario un ricorso al mer-cato finanziario per l'imponente cifra di 11mila miliardi contro i già rilevanti 7 mila900 miliardi previsti dalla programmazione.Secondo gli stessi rilievi della Corte dei con-ti le risorse formatesi in un quadriennio of-frono una copertura alle spese in conto ca-pitale di appena il 29,8 per cento del loroammontare, contro le previsioni del 45 percento contenute nel programma economico1966-70.

Il disavanzo finanziario del bilancio delloStato per il 1968, previsto in 1.150 miliardi econtenuto nel consuntivo in 720 miliardi, sesi fa astrazione dalle entrate per accensionedi prestiti, chiude in realtà con un disavanzofinanziario di 2.071,9 miliardi.

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Senato della Repubblica V Legislatura~ 9813 ~

21 OTTOBRE 1969180a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

Da anni la Corte dei conti ammonisce sul-la necessità di contenimento delle spese cor-renti: ebbene, la percentuale sulla spesa to-tale che nel consuntivo del 1965 era del 67,5per cento è salita nel 1968 al 72,4 per cento.

Ma quanto da anni andiamo dicendo rela-tivamente alla gestione fuori bilancio ed al-la necessità di rispettare il principio dell'uni-tà della finanza pubblica trova ancora unavolta conferma nell'ammonimento della Cor-te dei conti. Gli enti pubblici, ai quali è stataman mano affidata la realizzazione di finiconsiderati di interesse dello Stato, hannoraggiunto dimensioni finanziarie vicine aquelle dello Stato stesso, dal quale per lamaggior parte traggono alimento. Allarman-te è il crescente indebitamento pubblico co-perto con emissioni di titoli a reddito fisso.Alla fine del 1968, contro un disavanzo com~plessivo del bilancio dello Stato di 8.087 mi-liardi, avevamo un disavanzo degli enti loca-li di 7.000 miliardi; un disavanzo degli entiprevidenziali e assistenziali di oltre 1.000 mi- I

hardi, un disavanzo finanziario complessivodelle aziende autonome dello Stato di circa1.300 miliardi, senza contare tutta una seriedi oneri latenti che alla fine cadranno sulloStato e di oneri non coperti, fra cui quelloassai rilevante della gestione degli ammassi.

Se poi ci accingiamo ad osservare le ci-fre per il 1970, siamo fortemente condizio-nati dalla provvisorietà e dalla oscurità dellecifre stesse. Se escludiamo i rimborsi deiprestiti, notiamo che le spese previste do-vrebbero aumentare di 1.624 miliardi di li-re, passando da 10.721 miliardi a 12.346 mi-liardi.

Le spese correnti cioè passano da 8.893a 10.318 miliardi, le slpese in conto capitaleda 1.828 a 2.028 miliardi e cioè in totale da10.721 a 12.346. L'aumento è superiore al 15per cento e cioè molto superiore al proba-bile aumento del reddito nazionale.

Gran parte dell'aumento delle spese stataliè conseguenza di recenti provvedimenti le-gi,slatirvi destinati a lasciare pesanti strasci~chi. Il recente passato incide marcatamentenel futuro come dimostrano le seguenti cifreche indicano incrementi tra il '69 e il '70:240 miliardi per le pensioni (legge 30 aprile

1969, n. 153); 223 miliardi per il Mezzogior-no (legge 8 aprile 1969, n. 160); 135 miliardiper i dipendenti statali (legge 18 marzo 1968,n. 249); 360 miliardi per provvedimenti legi-slativi in corso, non meglio specificati.

Sommando, si ottengono quasi 1.000 mi-liardi di lire, circa il 60 per cento del totaleincremento delle spese, e ripeto che si trattadi conseguenze di leggi dell'ultimo biennio oaddirittura in corso di approvazione.

Se badiamo alla classificazione funzionaledelle spese, notiamo che gli incrementi mag-giori, in valore assoluto, riguardano i cosid-detti oneri non ripartibili (658 miliar-di di lire), perchè in questa voce di benscarso s1gnificato s,i trovano, insieme a ungran numero di altre spese disparate e di-scutibili, come i 135 miliardi annui per at-tuare l'ordinamento regionale, anche quelleingenti già menzionate per i provvedimentilegislativi in corso e per il riassetto dellecarriere e delle retribuzioni dei dipendentistatali. Sarebbe opportuno, a mio parere,tentare una più analitica classificazione de-gli oneri previsti per i provvedimenti legi-slativi in corso, altrimenti la comunque scar-sa utilità della classificazione funzionale rag-giunge un grado quasi nullo.

Al secondo posto, come ammontare del-!'incremento delle spese, viene la voce

{{ azio-ne e interventi nel campo sociale» (373miliardi), per effetto soprattutto delle nuo-ve, modalità del pensionamento a propositodelle quali si deve osservare che l'

{{ autunnocaldo» è suscettibile di portare sconvolgi-menti anche nei futuri bilanci dello Stato.Le richieste dei sindacati (perchè aumentinole retribuzioni secondo rpercentuali dell'ordi~ne ,del 40 rper cento in un triennia potrannori,percuotersi sulla misura delle pensioni e,con ulteriore aggravi o derivabile dal rincarodel costo della vita, mettere a durissima pro~va le finanze pubbliche.

Al terzo posto, secondo !'importanza degliincrementi di spesa, osserviamo la voce{{ azione e interventi nel campo economico»(+ 201 miliardi), a motivo, in particolare,dell'ulteriore ampliamento dell' erogazioneper il Mezzogiorno; ma, sebbene di minoreentità, non devono sfuggire all'attenzione de]

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Senato della Repubblica ~ 9814 ~ V Legislatura

180'a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 21 OTTOBRE 1969

Parlamento i 20 miliardi in più previsti peril carico di interessi e spese sui mutui con~tratti e da contrarre dallo Stato per i fondidi dotazione dell'ENI e dell'IRI. Questa cifraci ricorda, se ce ne fosse bisogno, il proble~ma delle imprese a partecipazione statale edei loro privilegi, con i quali possono eser~citare una concorrenza sleale nei confrontidel settore privato dell'economia. Nel 1969lo Stato assegnò, secondo il precedente bi~lancio preventivo, 43 miliardi ai forndi di do"tazione dell'IRI, dell'ENI e dell'EFIM, più9 miliardi alla Cagne e aH'AMMI; nel 1970l'EFlIM, la Cagne e l'AMMI, ricornpaiono nel~1'elenco dei beneficia ti.

La voce « istruzione e cultura» non appareche al quarto posto nella classificazione fun~zionale secondo l'importanza degli aumentidelle spese (+ 177 miliardi di lire). All'ulti~ma posto iCon stupore troviamo la vOice« azione ed interventi nel campo delle abi~tazioni}} (+ 0,4 miliardi), il che contrastacon il clamore che in ogni parte del Paese,udiamo a proposito del problema della casa.

Anche le entrate, ovviamente, dovranno es~sere aumentate: il preventivo per il 1970 ri~tiene che debbano passare (escludendo l'ac~censione di prestiti, che comunque rappre~senta una entità relativamente piccola) da9.711 a 10.924 miliardi di lire: entrate tribu~tarie, da 9.171 a 10.351 miliardi, entrateextra-tributarie da 471 a 515 miliardi, aliena~zione di beni Ipatrilmoniali eocetera.. da 69 a58 miliardi; totale quindi da 9.711 a 10.924.

L'incremento è di 1.213 miliardi, ovvero dipoco inferiore aIlS per cento, e confrontatocon !'incremento delle spese di 1.625 miliar-di provoca un incremento del deficit finan~ziario di 411 miliardi.

Un altro girro di vite e il torchi'o fiscale do-vrebbe spremere dai contribuenti 1.181 mi~liardi di lire di iilljposte e tasse in più nel1970 rispetto al 1969. La quasi totalità del~!'incremento delle entrate statali si pensa'di ottenerlo con più alti tributi, e non sor~prenderà nessuno che la pressione tributa-ria si aggravi ulteriormente. Con un gettitotributario che si vuole aumenti di quasi il15 per cento in un anno, difficilmente il red~dito nazionale riuscirà a tenere il passo, an~

che se il suo valor nominale sarà gonfiatodal rialzo generale dei prezzi.

Quali tributi principalmente concorreran~no a fornire all' erario i maggiori mezzi do~vuti? Abbiamo almeno un centinaio di tribu~ti diversi, ma quattro soli bastano per pro-curare la quasi totalità dell'incremento delgettito. Nel 1970 l'erano dovrebbe ottenere335 miliardi in più dall'imposta sui prodottipetroliferi; 220 miliardi in più dall'impostadi ricchezza mobile; 150 miliardi in più dal~

l'IGE; 138 miliardi in più dall'imposta sui ta~bacchi. Sommando, otteniamo con queste so~le quattro voci quasi 1'80 per cento del pre~visto incremento dei tributi e circa il 70 percento del previsto incremento di tutte le en-trate statali, tributarie e non tributarie.

Siamo cioè di fronte ad un prelievo chenon è affatto giusto nè razionale ma rispon-de essenzialmente ad un criterio di comodi~tà fiscale sotto l'assillo di esigenze semprepiù pressanti.

Il discorso sulla giustizia tributaria è inve~ce essenziale, Iper.chè se lo si ignora, non solonon si fa della socialità, ma si rischia di faredell'antisocialità. Il Governo ed i partiti del-la maggioranza possono vantarsi di condur~re una politica sociale perchè come abbiamovisto, spendono di più per le pensioni, per ilMezzogiorno, per i dipendenti statali, manon convincono nessuno. Non convincono,perchè, mentre la gran massa dei pensionatiresta insoddisfatta, si sa iCome ,il nuovo siste~ma di computo delle pensioni, in base alleretribuzioni dell'ultimo triennia di lavoro, Isipresti ad abusi e comunque favorisca i giàprivilegiati. Non convincono perchè è sem~pre più chiaro che la rinascita del Mezzo~giorno non è soltanto e neanche principal-mente questione di una pioggia di miliardicon i quali !'innaffiatoio pubblico fa cresce-re le erbacce insieme al grano. Non convin-

cono perchè i dipendenti statali, più o meno,ben ,retrLbuiti, restano un eseIìcizio disorga~

nizzato e inefficiente, nonostante la buona 'Vo~I lontà dei singoli. Ed inoltre la socialità si

misura non sol tan t'o dal modo di spendereil denaro pubblico, bensì anche dal modo

con il quale lo si preleva.

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Senato della Repubblica V Legislatura~ 9815 ~

21 OTTOBRE 1969180" SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

Per queste ragiani, che richiederebberauna trattazione ben più estesa se il tempo lopermettesse, il preventivo 1970 non può con~siderarsi un buon bilancia dal punto di vi~sta sociale. È dubbIO, inoltre, che rispetti leesigenze della congiuntura economica attua~le e di quella che si profila, anche se da par~te dei filogavernativi si inneggia ad esso co~me al « bilancio dell'espansione ». CaSI ci èstato presentato, nella Commissione finanzee tesoro, dallo stesso relatore generale se~natore Fossa. Egli ha cominciato, giustamen-te, con l'accennare alla scarsa (, credibilità»

dei preventivi dello Stata e alle difficoltà diverifi,carne la ,caerenza con il .piano economi~co nazionale; ciaè eglI ha cominciato ripe~tendo le critiche che da anni formulo invanoe che ancor oggi ho rinnovato. Ma poi si ècampiaciuto che la spesa pubblica si stiadilatando e ha definito tale fenomeno appun~to «una politIca dI espansione », anzi « unesempio di concreta applicazione della filo-sofia economica neokeynesiana, socialmentee politicamente aperta a interpretazioni ef-fettive dI un reale riforImsmo, socialmente epoliticamente accentuato e concretamenteIperseguirbile ». A tale [Jroposito mi sembradoveroso formulare due osservazioni.

La !prima è ,che la [Joltica di espansionesi attua se le cifre del preventivo di compe-tenza troveranno effettiva realizzazione influssi di cassa, il che è assai incerto appuntoper la scarsa credibilità del bilancio. Ilrecente li:bro bianco sui residui attivi epassivi, il cui ammontare, già gigantesco(5.821 miliardi al 31 dicembre 1968), conti~nua a crescere, Cl ricorda quale sia la di~screpanza tra preventivi e consuntivi e per-chè le cause non si possano rimuovere sen~za una radicale riforma della !pubbHca am-ministrazione e fors'anche delle procedureparlamen tari.

La seconda osservazione è più preoccupan~te della ,pdma. Ammesso che la politica dieS1pansione sia realizzata, siamo sicuri cheessa sia la politica giusta? Nella relazione,prev'isionale e programmatka dell'annoscorso si leggeva che « la possibilità di acce~lerare il saggio dell'espansione è sottolinea~ta dalla pratica assenza di tensioni sui prez~

zi ». Parole incaute, a giudicare da quel cheè avvenuto e sta avvenendo nel 1969: i prez~zi si sono mossi, l'indennità di contingenzaè già scattata di 5 punti e un altro scatto di2 punti è Ipmbrubile. L'intfla'zione strisdan~te sta trasformandosi in inflazione senzaaggettivi.

La nuova relaz,ione previsionale e pro~,grammatka, nelle bozze che sono state di~stribuite, sostiene che l'esigenza di una mag-giore espansione conserva ancora la sua n'-gion d'essere, ma riconasce pure che {{ sonoaffiarati alcuni indizi di tensione» e che{{siamo in presenza di una accelerazionedegli aumenti dei prezzi ». Non vorrei cheper inerzia delle decisioni politiche, per ilritardo nel reagire ai cambiamenti di con-giuntura, l'eventuale iniezione di stimolantipubblici nel carpo dell'economia italiaflaportasse alla 'sovreccitazione quando già in-vece potrebbe diventar necessario un tratta-mento a base di calmanti.

Il fatto che il già dtato lihro biancoescluda la possibilità di una razionale politi~ca dei residui da parte del Tesoro, ciaè il fat.to che non si possa regolare a piacere l' au~

mento o la diminuzione dei residui, i qualinascono e muoiona secando !'idiosincrasiadegli organi burocratici, rende ancor piùgrave il rischio cui siamo sottoposti. E dav-vero non capisco l'entusiasmo di certa starnpa governativa per il {{ nuovo corso» deJJafinanza pubblica, che si accompagna alle pa-role rassicuranti dei discorsi ufficiali. Pu l'-troppo le parole non bastana per combatte-re !'inflazione che non è un mero danno eco.nomico, ma è anche una seria ingiustizia so~ciale.

Il delicato momento congiunturale ch~stiamo attraversando va tenuto in conside~razione anche nel giudicare il merito di unoslogan frequentemente ripetuto da un po' ditempo a questa parte. Si afferma con convin~zione che non solo l'economia italiana puòmarciare ad un ritmo superiore senza {{

SUl'

riscaldarsi », ma inoltre che la funzionetraente delle vendite all'estero va almeno inparte sastituita alla damanda interna. Ilprapasito sarebbe eccellente se non suscitas-se due preoccupazioni.

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Senato della Repubblico ~ 9816 ~ V Legislatura

180a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 21 OTTOBRE 1969

La prima è che la dipendenza dell'Italiadall'estero per molte materie prime, pertaluni beni di investimento e per certi ge~neri alimentari, ci costringe ad esportareal fine di procurarci i mezzi finanziari perpagare le importazioni. La seconda preoccu~pazione, derivante fra l'altro proprio dai~!'importanza di spese statali che, secondo ilpreventivo del 1970, andranno certamente agonfiare i consumi, è che questi, cioè i con~sumi, faranno la parte del leone in ogni politica di espansione della domanda interna ascapito degli investimenti.

Agli imprenditori italiani non manca lavolontà di investire, ma può loro mancare lapossibilità.

Torno alla ,relazione previsionale e pro"grammatica per il 1969 e leggo alcuni passi:« L'espansione degli investimenti privati ave.va giocato un ruolo decisivo nella ripresa del1966 e nel consolidamento del 1967}}. «Laspiegazione dell'insoddisfacente andamentodegli investimenti delle imprese private (nel1968) appare complessa data l'azione con"giunta di fattori ciclici e di fattori struttura.li. Tra i primi hanno certamente contribuitomargini di profitto che, nel corso del 1967,avevano subìto una contraziane ». Quanto aifattori strutturali, la relazione dice: « Lecondiziani della competiziane, inasprite dal"l'ampliamento dei mercati, rendono sempecpiù difficile la crescita sulla base delle stmC"ture esistenti... Occorre superare gli ostacolicostituiti dalle insufficienti dimensioni e dal"!'inadeguato investimento nella ricerca non.chè dalla ristrettezza della base finanziaria ».

Si tratta dunque di ostacoli obiettivi. Dibuona volontà imprenditoriale ce n'è anchetroppa se, nonostante quegli ostacoli, nono"stante il clima sindacale pessimo, nonostantel'avversione di molte forze politiche per lainiziativa privata, gli investimenti privati sisono ripresi nel 1969. Ma è una ripresa che èminacciata da mille pericoli.

La realtà è che il progresso dell'economiaitaliana trova il freno non unico, ma prinC1"pale, nella incapacità della classe politica alpotere di dare al Paese istituzioni moderne,efficienti, stabili, capaci di reggere il con.fronto con quelle degli altri Paesi più evO'~

luti. È la bozza della Irelazione [)revisianalee programmatica per il 1970 che indica nena« disparità di trattamento fiscale e di gradodi rischio esistente all' estero rispetto al no-stro Paese» un esempio delle carenze italia"ne. La riforma fiscale, la riforma delle sO'~cietà per azioni, l'istituzione dei fondi di in-vestimento, le agevolazioni per gli aumentidi capitale e così via, sono promesse che, sesi realizzano, si dimostrano tardive ed insuf"ficienti. L'elenco di quello che si dovrebbefare, e non si fa o si fa male, si allunga sem.pre più. Il Paese sta perdendo la pazienza ela sfiducia e il malcontento dilagano. Gli uo~mini al Governo non cerchino capri espiato-

l'i. Facciana invece un serio esame di coscien~za (e la discussione del ibilancio preventivodello Stato è un'oocasione buona cOlme un'al~tra) senza attendere che lo Statu compiail mimcolo di rirormare se stesso.

Tra un anno, quando torneremo ad occu-parci del preventivo statale, i casi possibllisaranno due: o avremo di nuovo in mano ilsolita documento [)ressochè inutile a moti.va del divario enorme tra stanziamenti ini~ziali, !previsioni definitive ed impegni reali,altr,e che per !'inadeguatezza di aLcune cIa,s.sificazioni e la scarsa confrontabilità con ilIpiano economico; 'Oppure si sarà ratto final-mente qualche passo verso una vera rifGrmadella iPubbhca amministrazione senza la qua-le ogni altro obiettivo riformistico divienevelleitario ed utopistico.

Constatato che le innovazioni normativGintrodotte nella contabilità pubblica dallalegge della marzo 1964, n. 62, sono, perdichiarazione autorevole della stessa Cortedei conti, decisamente insufficienti, quandO'non sono disattese, bisogna decidersi a dsol~vere tutta una serie di problemi. Ne faccioun ~lenco illustrativo e non esauriente: pri"mo, preparare un preventivo di cassa, cheall'inizio sarà rozzo, ma che potrà via viaIpeI'lfezionarsi e che illuminerà la [)olitica ,an-ticongiunturale; secondo, snellire le proce-dure e ridurre i tempi di attuazione dellaspesa pubblica servendosi anche dei nuovimezzi posti a disposizione dal progresso del.le tecniche amministrative; terzo, non tenerea parte, nei residui, le spese non utilizzate,

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ma incorporarle nelle spese di competenzadell'anno successivo come, secondo il librobianco sui residui, fanno altri Paesi più ac~corti del nostro; quarto, ripristinare la clas~sificazione temporale, come suggerisce laCorte dei conti, distinguendo i capitoli dispese secondo la rkanenza annuale, plurien-naIe o indefinita e inoltre perfezianare letecniche legislative al riguardo dei piani pInriennali di spesa, spesso molto poco reali~stici; quinta, omogeneizzare le voci e i datidel bilancio statale con quelli del bilancioeconomko nazionale e, più in generale, conquelli della (pragrammazione; sesta, ridurrele gestioni fuori bilancia a almeno forniI'e alParlamento quadri di insieme e classifica~zioni riassuntive che permettanO' decisiomraziO'nali; settimo, rilevare tutti gli oneripregressi e gli impegni reaH a virtuali a ca~rko dello Stato, fra cui quelli che la Cortedei conti chiama {( oneri latenti », del tuttodimenticati nel bilancio di previsione.

L'elenco dovrebbe essere allungato, magià così può sembrare molto, troppo impe~gnativo. E se davvero permane la condizionedi semiparalisi e di discordia all'interno del~la coalizione di maggioranza, qualunque ri.forma è molto, troppo impegnativa. Ma se,al contrario, si instaura un nuovo clima dicollaborazione fra tutte le forze genuina~mente democratiche, che non possono esse~re divise, almeno su soluzioni di problemitecnici universalmente riconosciute valide,se si abbandona la sterile polemica delle fun-zioni per una politica realistica ,e al servi.zio di tutto il Paese, nella libera varietà del~le sue componenti, se si ritrovano energiemorali, non più frenate da meschini calcolIpersonali o dalla mancanza del senso dellostato di diritto, allora forse rimane il postoper una nota di ottimismo. Fra un anno losapremo. Grazie.

P RES I D E N T E. È iscritto a parlareil senatore Bertoli. Ne ha facoltà.

BER T O L I. Onorevole Presidente,onorevoli colleghi, onorevoli signori del Go~verno, nel dare inizio, nel Parlamento italia-no, alla discussione sul bilancio !preventivo

dello Stato per l'anno 1970, mi sembra chenon si possa prescindere dal fare un'analisi,sia pure negli aspetti più salienti, della situa~zione IPolitica ed economica del Paese e dellesue prospettive di sviluppo.

Per questa ragione credo debba essere ri~volto un plauso al relatore, senatore Fossa

~ e questo a prescindere da un giudizio di

merito sulla sua relazione ~ per l'impegno

da lui posto nel presentare un'analisi sullecondizioni reali nelle quali lo Stato si pro~pone di operare con l'adozione della politicaeconomica rappresentata nel bilancio di pre-visione.

Nel procedere rapidamente a questa anali~si, non seguirò la traccia percorsa dal colle~ga Fossa, anche se su alcuni punti concordocon certe sue considerazioni.

Mi sembra che ,il primo aspetto da esami-nare sia la tendenza del reddito nazionale adaumentare con una percentuale notevolmen~te superiare al 5 !per cento, prevista come ot-timale nel piano Pieraccini. In termini rea~li, l'aumento del reddito nazionale è statodel 6,6 per cento nel 1967, del 5,7 per centonel 1968, del 6,8 per cento nel 1969, almenosecondo i dati citati dalla relazione previsio~naIe programmatica, e superiore al 6,5 percentO' nel 1970. Ma quello che conta è chequesto aumento Ipercentuale del reddito na-zionale in tutti questi aonll'iavviene nonostan-te che ~ e questo è il !punto da sottalinea-re ~ i principali squilibri del nO'stro siste-ma economko invece di attenuarsi vadanoaggravandosLPrendiama alcuni di questisquilibri, ad esempio l'occupazione; l'accu~pazione totale diminuisce: ]a media del 1967è stata di 19 milioni e 107 mila, la mediadel 1968 è stata di 19 miliani e 69 mila e adaprile del 1969 ~ non ho dati ,più recenti ~

siamo arrivati a 18 milioni e 925 mila.

Le forze di lavoro diminuiscono e mi paleche ciò non debba considerarsi positivamen~te, come sembra fare il Governo nella relc.~zione previsionale, perchè, come del resto èstato onestamente riconosciuto dal senatoreCaron nell' esposizione economica e finanzia~ria, al fatto positivo costituito dall'aumentodella scolarità, che avrebbe una influenz:lsull'ammontare delle forze di lavoro, si con~

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180a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

tralPpone il faHo negativo che i tassi dell'at-tività femminile sono notevolmente più ba~,~si di quelli che si registrano nei Paesi indH~strialmente più sviluppati. Uno studio sulleforze di lavoro femminili è stato fatto dalcollega Fortunati due anni or sono; mi sem~bra che questo studio sia valido ancora og~gi; in esso si mette in evidenza l'entità diquesto fenomeno.

Un altro fatto preoccupante è che, malgr8.~

do !'incremento della scolarità, tra le forzedi lavoro non occupate aumentano i giovani

in cerca di prima occupazione. Poi c'è il fe~nomeno dell'emigrazione che è ancora ad

un livello notevolmente elevato.

Tutto dò dimostra che l' oibiett'i'Vo fonda-mentale della piena occupazione si allontanainvece di avvicinarsi; e alIa gravità di queslo

fatto nulla toglie la considerazione che mi~

gli ora la qualità delle forze di lavoro occu-

pate nel senso che aumentano gli occupati

nel settore industriale e diminuiscono queHidel settore agricolo. Nulla toglie, dico, per~chè in primo luogo questa modifica dellaqualità dell'occupazione (cosa che peraltroavviene normalmente in tutti i Paesi in se~guito allo sviluppo dell'economia) non di-mostra di essere in se stessa capace ~

{'

quindi non è sufficiente ~ di promuovere

l'incremento dell'occupazione totale, ed insecondo luog;o perchè questa stessa qualitàmigliore dell'occupazione è discutibiJe se sitiene conto dell'insufficiente assorbimentodelle forze di. lavoro femminile, come ho det~to, (non quelIe registrate statisticamente, mRquelle reali) dell'invecchiamento degli occu-pati nell'agricoltura e dell'esc1usione daHaoccupazione di una parte dei giovani che ri~cercano lavoro per la prima volta.

Presidenza del Vice Presidente VIGlIANESI

(Segue BER T O L I ) . L'altro squilibriofondamentale del nostro sistema, che va aumentando, riguarda il Mezzogiorno. Non so

se l'onorevole Ministro del bilancio, dichia-rando, nell'esposizione economica e finanzia~ria, che « il quadro che offrono oggi le re-gioni meridionali è in movimento e che qu~~sto quadro lascia vedere come più vicino losbocco dei lunghi e tenaci sforzi» (ripeto lesue Ipa,role, onorevole Ministro) «che i Go-verni succedutisi negli anni del dopo guerrahanno dedicato a queste regioni », non so.ripeto, se facendo queste dichiarazioni il ml~nistro Caron ~ che è certamente uomo dispirito ~ abbia avuto un intento ironico. È

per questo che cedo la parola ai deputati de-mocristiani che, con alla testa l'onorevoleAndreotti ~ protagonista oggi di un avveni~

mento clamoroso assieme all'onorevole Co-lombo ~ hanno firmato a norme del Gruppola mozione sul Mezzogiorno discussa nel-l'aprile di quest'anno alla Camera. Forse èuna citazione un po' lunga, ma mi pare sia

necessario leggere una parte di questa m(l~zione: « La Camera» ~ dicono i deputatl

democristiani ~ « constatato come, pur in

presenza di una rilevante crescita dell'eco-nomia nazionale, i mutamenti intervenutinon siano ancora per qualità ed intensitàtali da modificare il meccanismo di sviluppodualistico, il quale impedisce il superamentodella questione meridionale ed il pieno im-piego delle forze di lavoro disponibili; con-siderato che, mentre la programmazione im-pone di destinare crescenti risorse alla eu-mulazione necessaria per favorire, attraversola ristrutturazione, l'espansione e !'innova-zione dell'apparato :produttivo, l'acceleratasviluppo delle regioni meridionali, le sceltein ordine al tipo e alla priorità degli inter-venti e delle misure di politica monetariaed -economica sono determinate in molti calsidagli interessi delle forze più dinamiche edominanti del mercato; (noi queste forzele chiamiamo monopolistiche) « consideratoinfine che il conseguimento al 1970 del.

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V Legislatura

180a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

l'obiettivo di occupazione nel Mezzogiornorichiederebbe l'ulteriore creazione, entro taleanno, di oltre 40'0 mila nuovi Iposti di lavoronelle attività extra agricole, mentre, se per~mangano le attuali tendenze, nel 1970 vi sa~rà una flessione assoluta rispetto al numerodi occupati del 1965; tenuto conto ,di CO'l1Se~guenza che l'efficacia degli interventi postiin essere dagli organi straordinari nelle re-gioni meridionali» ~ si parla della Cassadel Mezzqgiorno ~ «vi,ene annullata con

misure monetarie ed economiche rivolte a,favorire processi di integrazi'One internazio~naIe o di eSlpansiO'ne oommerciale che ri~~pondano soltanto alla logka di ,oonsO'Hdarel'a,p,parato ,esistente; valutato ad esempiO'che i programmi annunciati o ,di ,oui si hanotizia, relativi alla es[)ansione di akunigrandi gru;ppi, quali soprattutto la Fiat,l'ENI, la Pirelli e la Hsso, di concentrazionenei settori della elettromeccanica e den'elet~tronica, consolidano nella loro globalità ilrichiamato sviluppo dualistico del siste~ma con forti movimenti migra tori dalle.regioni meridionali, eon alti costi di uriba~nizzazione nelle metropoli del triangolo in~,dustriale e che tali decisioni vengono as~sunte al di fuori di una procedura di con~trattazione programmata.. e cosÌ via».

Credo che basti per i deputati democri-stiani. Voglio citare anche qualche frase del-la mozione del Gruppo socialista che attuaI.mente fa parte della maggioranza governati.,va: «La Camera, rilevato che le tendenze inatto del processo di sviluppo economico esociale del Paese e quelle che recenti eyentilasciano intravvedere per i prossimi annicondurrebbero, in mancanza di un consape~

'vole coordinamento dell'azione dei pubblicipoteri, alla definitiva emarginazione del Mez-zogiorno )}

~ si dice questo dopo 16 anni di

politka di interventi straordinari ~ « ed al~la sua C'ondanna nonchè ad una situazionecronka di sottosviluppo e di depressione;preso atto' che il coordinamento tra l'inter~vento ordinario e straor,dinario nel Mezzo~giorno cui t,endeva la le~,ge n. 717 non si èveri,ncato e che il piano di coordinamento

che avrebbe dovuto ralppresentare lo stru-mento di azione per definire i concreti indi-rizzi operativi per lo sviluppo del Mezzo-

Igiorno è mancato ai compiti per i qua'i erastato predisposto; considerato inoltre che i[provvedimenti congiunturali :per il rilanciodell'economia nazionale, seppur giustificatiin un contesto generale, hanno di fatto inde.bolito il \processo di sviluppo del Mezzogior-no. . .» E ,oOSÌ avanti.

Onorevoli colleghi, risparmio a questopunto, perchè mi pare che non sia necessa~rio, di citare la mozione del Partito comu-

nista e quella dei compagni del,PSIUP. Tut~tavia desidero sovfermarmi ancora su alcu~ni da ti.

Secondo la relazione governativa sull'at.tuazione del (piano di coordinamento, nel1968, l'incremento del reddito lordo risiPettoal 1967 è stato, in termini reali, del 3 percento nel Mezzogiorno e del 6,6 per cento nelcosiddetto Centro-Nord. Il reddito pro capi~te, a prezzi del 1963, è stato nel 1968 di

891.700 lire nel Centro~Nord e di 165.500 nelMezzogiorno. Il prodotto del settore privatI)nell'agricoltura, nel 1968 rispetto al 1967 èdiminuito del 9,3 per cento (sono dati uffi~ciali), nell'industria è aumentato del 5,9 percento, ,mentre ne] Centro~Nor,d, quindi nonsolo nel triangolo industriale ma in un'areacomprendente anche le aree depresse, è au~mentato dell'8,6 per cento.

Per quanto riguarda gli investimenti, lìpiano Pieraccini indicava come quota da im~pegnare nel Mezzogiorno il 43 per cènto deltotale nazionale. In realtà nel 1966 abbiamoavuto il 25 per cento, nel 1967 il 30 per cen~to e nel 1968 il 35 per cento. Dati piÙ recen~ti non ne ho.

Per quanto riguarda poi gli investimenilindustriali in }ire 1963, nei primi tre anni delpiano sono stati investiti 1.500 milioni, men-tre era previsto un totale per i cinque anni.di 4.500 milioni. Vedete dunque che siamoben al di sotto della quota stabilita dal pia-no, che naturalmente non consideriamo conmolto entusiasmo perchè, secondo noi, in-sufficiente ad affrontare la questione meri~dionale, non solo per questi motivi ma permolti altri.

Per quanto riguarda l'occupazione nelMezzogiorno, la situazione è addirittura tra-gica.

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Senato della Repubblica ~ 9820 ~ V Legislatura

180" SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

Nel 1954~64 l'occupazione non agricola èaumentata nel Centro~Nord dell'80 per cen~to, cioè è passata da 8 milioni circa a 12milioni, mentre nel Mezzogiorno è aumenta-ta soltanto del 31 per cento, dai 3,2 ai 4,2milioni. Nel Centro~Nord il numero dei la.voratori assorbiti nei lavori extra-agricoliè stato quasi il quadruplo di quelli espulsidall'agricoltura; nel Sud, la differenza èquasi nulla.

Nel periodo della crisi, tra il 1963 e il1965, si ha un rovesciamento di questa ten.denza, ma essa riprende appena finita lacrisi, negli anni 1966-67~68; tutti gli econo~misti, ed anche gli uomini politici, spieganoil verificarsi della inViersione e della ri.presa del fenomeno tenendo conto che la cri~si ha degli effetti in ritardo rispetto alle zonemeno sviluppate.

In 13 anni, la percentuale dei disoccupatidel Mezzogiorno rispetto all'Italia è passatadal 39,6 per cento al 61,2. Per quanto riguar-da ~ e finisco con il Mezzogiorno ~ un'al-

tra carenza il cui slliperamento ,era tra le fi~nalità fondamentali del piano, cioè l'elimi-nazione delle lacune nei servizi di primariointeresse sociale (scuola, abitazione, sanità,assetto urbanistico, difesa del suolo ecce~tera di cui si occuperanno in maniera parti.colare altri miei colleghi durante la discus-sione) io desidero soltanto fare osservareche, mentre nella relazione programmaticae previsionale dell'anno scorso esisteva uncapitolo intitolato: «Aspetti della politicadi piano }), in cui si tentava un bilancio dellapolitica di piano ed i cui risultati eranoa;Jiuttosto preoocupanti, anzi disastrosi, nellarelaziane a;Jrogrammatica ,e previsionale diquest'anno quel capitolo è stato addiritturaabolito. Perchè il Governo ci lascia all'oscu-ro? È facile rispondere tenendo conto deidati che faticosamente si possono raccoglie-re e confrontare in varie pubblicazioni: ilrisultato di questo studio ~ che non riportoqui ~ è tutt'altro che confortante. Il Gover~no ha preferito tacere, malgrado che nellastessa relazione programmatica e previsio-naIe dell'anno scorso, a pagina 15, avesseassunto questo testuale impegno: «Seguen~do le indkazioni del di'segna di legge " Nor~

21 OTTOBRE 1969

me sulla !programmazione" approvato dalCansiglio dei ministri nel mese di agosto del1968, il Ministro del bilancio presenterà allafine dell'aprile 1969 una ,relazione sullo ,statodi attuaziane del piano, nella quale sarannoanaliticamente posti in confronto obiettivie risultati }).

È !passato il mese di aprile e il documentonon è stato !presentato; alla fine di settem~bre è stata presentata la nuova relaziane!pr,evisionaLe e invece di informare il Par-lamento, almeno ,sammariamente, sullo sta.tO' di attuazione del !piana ~ come avevafatto l'anno scorso ~ il Gaverna ha so;p~,pressa il 'Cétipitala a ciò dedkata.

Io francamente, onarevale Caran, speravoche lei, dapo aver ascoltato questa osserva~zione fatta da me e da altri calleghi in Com~missiane, avrebbe fornita i dati fondamen-tali nell' eSiPosizione econamka e finanziaria,ma rileggendo la sua relaziane ~ perchè inquei giorni ero assente essendomi davutarecare all'estera per il Consiglio europea ~

non ho travato alcun accenno a questi dati.In quella sua relazione lei però ricanasceanche che nan è passibile passare alla pre~parazione del prossimo piana quinquennalesenza un esame dello stata di realizzazionedel piano e dei principali problemi che talerealizzaziane ha presentata. Lei ammetteinoltre, onÙ'revole Caron, che «circÙ'stanz,eparticolari })

~ 'rilegga le parole da lei pro-nunzia,te ~ « hanna influenzato una parzialeosservanza della palitica di programmazia-ne}) (invito il Senato a prendere nota di tut-

ta la pudidzia contenuta in queste parale«!parziale osservanza }}) e -cÙ'nclude (ma del-la sua canclusiane non posso !più ammirar,ela ipudkizia, Ù'norevole CarÙ'n): « Fino ad og-gi cÙ'munque })

~ bellissimO' anche questa

" " l" d l.comunque ~«attuazIOne, e prImo

piano non si chiude con n,passivo che alcunihanno denunciato e ciò ,per tre ,ragiani: !pri~ma perchè l'attuaziÙ'ne del piano ha cÙ'nsen-titÙ' di indiv1duare Le ,strozzature che osta~calano il realizzarsi di una politica 'Organicadi programmaziane }}.

Ciò, anarevale Caran, equivale a confer~mare il campleto fallimenta della politica dipiano la quale ha per presuppasta propriala individuaziane delle strozzature anche isti-

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V Legislatura

180a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

tuzionali, ma soprattutto strutturali che oc-corre superare per raggiungere le finalità egli obiettivi del piano. Per cui il fallimentopuò dipendere da due cause che possono an~che essere concomitanti: l'avere errato nel-l'indhTidua'zione deUe strozzature e l'averadottato una politica economica incapace disuperarle.

La seconda ragione per cui, secondo lei,onorevole Ministro, l'attuazione del pianonon si chIUde in passivo è che l'aumento delreddito nazionale superiore a quello previ-sto nel piano ha dimostrato che la politicadi piano non ha contrastato 'Con le esigenzes~eclfiche della dinamka economica di unasocietà pluralistica ad alto livello indu~striale.

Non so, onorevole Caron, francamente co~me si possa attribuire a merito della politicadi piano l'aumento del reddito nazionale su-periore a quello previsto nel piano, se, con-siderando l'andamento dei r,eddito nazionalelordo in lire 1963, troviamo 'Che è aumentato,dal 1951 al 1966, da hre 15 mila miliardi 370milioni a 304 mila miliardi 9 milioni (miriferis'Co ai dati che ho trovato nella relazione generale econmica per l'anno 1967 presen-tata nel volume secondo a pagina 476), cioècon un tasso di incremento medio compostolievemente superiore al 5,4 per cento, ovverocon un incremento maggiore di quello previ~sto nel primo piano quinquennale che, come I

è noto, è del 5 per cento. Questo periodo 'Cheva dal 1951 al 1966 è tutto il !periodo cheprecede l'adozione del piano.

Il valore della politica di piano, onorevoleCaron, non si misura dal fatto che l'incre-mento del reddito sia stato superiore a quel-lo previsto, ma in base al grado di raggiungi-mento degli obiettivi che il piano si propone-va, 'Partendo appunto dall'ipotesi che voidichiaravate non essere soltanto ipotesi, maanche obiettivo, di un incremento del reddi-to del 5 per cento. Direi anzi che il giudizIOsul piano e sulla politica del piano deve es-sere tanto più negativo se gli obiettivi sonoben lungi dall'essere raggiunti, malgrado 'Cheil reddito sia aumentato di più del 5 percento.

La terza ragione addotta da lei, signor Mi-nistro della programmazione, è la più inte-ressante e anche la più grave. Lei dice (ri-,prendo le sue Iparole): «La sistemazione /po-litico.istituzionale del Pa,es,e rende difficile 10affermarsi di una organica, autorevole, con-tinua volontà politica a livello dell'Esecuti-vo e del Parlamento a causa delle permanen-ti tensioni che si verificano all'interno dellediverse forze politiche di maggioranza o del-l'opposizione, tensioni che limitano la possi-bilità per le stesse di esprimere concrete li-nee di intervento incentrate su una rigorosae globale valutazione dei grandi problemidella società nazionale ».

Da questa affermazione importante e gravesi ricava: primo, che nella maggioranza dicentro-sinistra, nel Parlamento e nell'Esecu-tivo, è mancata la volontà politica per man-dare avanti anche quella modestissima poli-tica di piano necessaria a raggiungere i mo-destissimi obiettivi fissati nel modestissimopiano Pieraccini. Su questo, onorevole Ca-ron, siamo d'accoDdo (peDchè si tratta di unacontroprova del fallimento del centro-smi-stra portata dinanzi al Parlamento da un Mi~nistro in carica del Governo monocolore cheprosegue la politica di 'Centro~sinistra in at-tesa di costituire il Governo organico di cen-tro-sinistra.

Secondo, si ricava che le tensioni che pro~manana dalle opposizioni contribuiscono arendere difficile l'affermarsi della volontàpolitica della maggioranza parlamentare,dell'Esecutivo. Anche su ciò siamo d'accor-do, nel senso che viene riconosciuta la for-za politica delle opposizioni e dell'opposizio~ne più consistente che è quella di sinistra,di cui SIamo una forza principale. Siamod'accordo però con una precisazione che ca~povolge il suo discorso, onorevole Ministro.Ella attribuisce all' opposizione. di sinistrauna forza che contribuisce a impedire il for-marsi nella maggioranza e nel Governo diuna volontà politica positiva, diretta cioè arisolvere i nodi fondamentali del nostro svi-luppo economico, agricoltura, Mezzogiorno,piena occupazione, eccetera.

In realtà è vero il contrario: l'opposizio-ne di sinistra, nelle assemblee elettive e nel

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Senato della Repubblica V Legislatura~ 9822 ~

21 OTTOBRE 1969180' SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

movimento reale del Paese, contribuisce acontrastare e ad impedire il formarsi di unavolontà e di un'azione politica della maggiu-ranza governativa, diretta a rendere ancora

'più gravi Igli squilibri e le strozzature che la.politka di :piano dovr~bbe risolvere, comepotrei ampiamente provare se lo svolgimentodi queste prove non portasse via tantotempo.

Basterà rperò che io qui accenni a tre fat~ti ,soltanto come esempio: la lotta per l'au~mento delle pensioni, i cui risultati sono can-siderati oggi dallo stesso anorevole Colom-bo che mi sta ascoltando, che si è oppostanellpassato accanitamente a questi aumenti,come corrispondenti alla necessità di accr~-scere la domanda interna. Mi riferisca allalotta per l'abbattimento delle gabbie salaria-li che ritengo sia uno dei maggiori con-tributi alla saluziane del problema del Mez-zagiarno. Mi riferisca alla latta cantro lapolitica dei redditi, palitica armai sepalta cche aggi però si tenta di riesumare, la qualeavr;ebbe avuto quelle caratteristiche e quelleconseguenze deleterie così hen descritte inuno studio svolta, per conta del Ministerodel bilamcio e della programmazione econa-mica, dagli econamisti Izzo, Pedane, Spa~venta le Volpi, che si è conclusa con ilrap:porto del gruppo di studio sui pro-blemi di anaJisi ecO'nomica e di pO'liti-ca ecO'namka a hr.eve periodO', che peròè stato tenuto accuratamente segreto dal Go-verno. Noi saremmo molto grati se lei vo-lesse consegnare al Parlamento questo stu-dio che è molto importante e che descrivequali potevano essere le conseguenze per ilnostro sistema economico dell'applicazionedella politica dei redditi così come era stataprospettata dal Governo.

La terza considerazione che volevo fare aproposito delle dichiarazioni dell'onO'revoleMinistro del bilancio riguarda l'accenno chelegli fa,cOlme causa del fallimento della pro~grammazione, alla situazione politico-istitu-zionale, e vorrei mettere l'accento sulla pa-rola istituzionale. Sarebbe opportuno chel,ei, onorevole Ministro, chiaris~e al Senatoil significato di quella frase, pe1:'chè se leiintende che le attuali. istituzioni non offrono

strumenti adeguati per formulare e realiz-zare una politica di programmazione demo-cratica, potremmo essere d'accardo. Ma selei invece riferisce la carenza istituzionalenon agli strumenti della formulazione e del-la realizzazione del programma democratico,bensì nei confronti della formazione dellavolontà politica (perchè questo lei ha affer-mato poco fa; parlava di volontà politica)del Governo e della maggioranza, ciò è benaltra cosa ed è malto più pesante; e direiche è molto preoccupante questa dichiara-zione del Governo, se la mettiamo ih rela-zione con le ripetute lamentele riguardantigli scarsi ipoteri dell'EsecutÌ'vo nei confrontidel Parlamento, con la proposta dell'anore-vale Piccoli di introdurre il sistema unino-minale per l'eleziane dei consigli municipali,e se la mettiamo in confranto can l'artico-lo 2 del disegno di legge sulla finanza localein discussione in questo momento alla Ca-mera, che madifica il quorum necessario perl'approvazione dei bilanci da parte dei con-sigli comunali. Io sono certo che lei, onare-vale Caron, nella replica darà ampie spiega-zioni di questa sua frase al Parlamento.

C A R O N, Ministro del bilancIO e dellaprogrammazione economioa. È vera la pri-ma, non la seconda cosa.

BER T O L I. L'ultimo squilibrio fon-damentale che mi reste1:'ebbe da esaminareè quello tra agricoltura e industria, anchein relazione agli effetti della politica agri-cola camunitaria. Ma ciò sarà fatto da unaltro collega del mia Gruppo.

Ritornando al nacciola dell'argomento ché:sto svolgendo, mi pare che una delle contraddizioni fondamentali del nostro sistemaeconomico consiste appunto nella contrad-dizione tra il fatto che il reddito nazionaleaumenta con un ritmo notevole, superiore aquello previsto nel piano, mentre tutti glisquilibri fondamentali della nostra strutturaeconomica invece di attenuarsi si amplifi-cano. E ciò, onorevole Caron, riguarda illungo periodo, e in maniera particolare l'an-no 1969 e le prospettive per il 1970. Insistosu questo fatto perchè mi pare che da esso

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Senato della Repubblicu V Legislatura~ 9823 ~

21 OTTOBRE 1969180a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

possa derivare una condanna senza appelloalla politica economica dei Governi che sisono succeduti in Italia e in particolare aiGoverni di centro-sinistra.

Infatti, se l'unico possibile meccanismo disviluppo del nostro sistema, che consenta unincremento del reddito di taIe misura, fossequello attuale e se quindi si dimostrasseimpossibile modificarlo nel senso dI permet-tere il superamento degli squilIbri senza in-taccare il ritmo della formazione del reddi-to; se cioè l'aggravarsi degli squilibri fosseil prezzo necessario da pagare per consen-tire l'inuemento del reddito a questo livel-lo, si sarebbe senz'altro posto il !problema,lo si sarebbe posto da moltissImo tempo,di modificare il meccanismo di sviluppo at-traverso una politica economica che eliminigli squilibri anche con un tasso di sviluppoinferiore a quello attuale di lungo termine.

Ma in realtà, onorevole Caron, così non è,almeno per quanto riguarda il nostro Paese.Tutti gli studi sulla storia della nostra eco-nomia, tutti gli studi più recenti sulla pro-grammazione, condotti anche da organi go-vernativi, dimostrano il contrario; dimostra-no cioè che sono appunto gli squilibri a por-re un freno allo sviluppo del reddito na-zionale.

Lo stesso defunto piano Pieraccini com i-derava l'incremento del reddito del 5 percento annuo come un obiettivo, che era con-temporaneamente una condizione e una con-seguenza dell'attenuazione degli squilibn.Gli studi che stanno a base del progetto '80confermano più ampiamente e direi anchepiù seriamente il reciproco condizionamentodell'incremento del reddito e dell'elimina-

zione degli squilibri. Che io sappia, la tesiche l'incremento massimale del reddito siaincompatibile con l'eliminazione degli squi-libri è sostenuta ~ e, badate, soltanto peril breve periodo, anche se è sottinteso che ilbreve periodo si prolunga poi indefiniti va-mente ~ soltanto dalla Confindustria e da]suo entourage di economisti.

Tale tesi ha per fondamento un formida-bile equivoco, e cioè che il reddito nazionaledipenda dall'accumulazione e che l'accumu-lazione dipenda a sua volta dal profittoaziendale. Purtroppo questa tesI è quella finoad oggi attuata e la politica economica delladirezIOne politica del nostro Paese non hasostanzialmente contrastato la sua realizza-zione se non nella misura in cui è stata co-stretta dalle lotte dei lavoratori e nella mi-sura in cui queste lotte spostavano i rapportidi forza nel Paese e nelle assemblee elettivedecisionali.

Siamo OggI nel pIeno dI queste lotte, men-tre discutiamo il bilancio di previsione del1970. Tutti sapete, onorevoli colleghi, che ilgrande movimento unitario oggi in atto deilavoratori italiani investe tutti gli aspettifondamentali, economici e sociali, della no-stra vita nazionale; sapete che non si trattasoltanto della conquista di maggiori retri-buzioni, ma anche della libertà nelle fabbri-che, per l'orario di lavoro, per l'occupazione,per la sanità, per l'assistenza, per la casa,per l'assetto urbanistico contro il carovita,cioè contro !'inflazione; per la nforma deirapporti di produzione nelle campagne; perla scuola e insieme per il decentramento de-mocratico, per l'autonomia degli enti locali,eccetera.

Presidenza del Vice Presidente GATTO

(Segue BER T O L I ). Non è mio com-pito esaminare tutti gli aspetti delle rispo-ste che il bilancio e la politica economicaenunciata dal Governo, anche in occasionedelle reoenti discussionicÒllegate con la

presentazione in Parlamento del bilancio,danno a tutti questi grandi e complessiproblemi.

Desidero soffermarmi soltantO' su alcuni.Primo (e qui entriamo nel merita proprio

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Senato della Repubblica ~ 9824 ~ V Legislatura

180'" SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 21 OTTOBRE 1969

del bilancia, per un pO" di tempo): le entra~te tributarie. Esse sona di enorme impor-tanza perchè sono la massa di manovra oheha a disposiziane il Governo per realizzarela sua politica. Le entmte tributarie previstenel bilancio in discussione hannO' formatooggetto ~ e mi dispiace che non sia pre-sente in questo momento l'onorevole Mini-stm delle finanze ~ nella Commissione fi-nanze e tesoro di vivissima discussione, di-scussione molto interessante che ha dovutonon dico essere stroncata (sarebbe una pa-rola brutta), ma sospesa perchè il Governo,malgrado la buona voloI1Jtà dei Sottosegre-tari che lo rappresentavano in Commissio-ne, non è stato in grado di rispondere adalcuni interrogativi fondamentali che glisono stati ipastLPurtroppa nella relazione,pregevale per altri aspetti, dell'anorevoleIDe Luca non trovo le risposte che il Go-ve:mo si era impegnavo a fornire al relatoreperchè le vagliasse ed eventualmente le in-serisse nella relazione del Senato. Può dar-si che il senatare De Luca, vagliando que-sti dati forniti dal Governo, non si sia sen-tito di esporli nella relazione e quindi lamancanza nella rdazione di questi dati cor-risponde ad una valutazione negativa fattadal senatore De Luca degli stessi dati farnitidal Governo.

.

Si tratta di questo: le entrate tributariepreviste nel 1970' ammontano a 10'.351 mi-liardi di fran te ai 9.170' miliardi previsti peril 1969. L'aumento previsto tra le entratetributarie previste nel 1969 e le entratetributarie previste per il 1970' è del 12,9 percento. Tali previsioni si fondano (ricavaqueste considerazioni dalla relazione fattadall'anorevole Colambo al Senato prima del-la discusione del bilancio, mi pare 1'8 otto-bre) su una previsione dell'incremento delreddito, in termini reali, del 6,5 per cento,su una previsione deU'aumentO' dei prezzidel 2,9 per cento, sull'adozione di un indicedi elasticità delle entrate rispetto al reddi-

tO'dell'l,2 lPer cento, sul gettito addizionaledella maggiore iU1iPosta di fabhricazionesulla benzina (questo data lo trascurerò nelmio ragionamento non ,solo per la sua enti-tà, ma anche perchè ha già avuto un parzia-l,e effetto nell' anno in corso).

Il gettitO' delle entrate tributarie del 1969è stato previsto in 9.170' miliardi di frontea 8.322 miliardi previs,ti nel 1968, con unincremento del 10,2 per cento, in base adi1potesi sull'incremento del reddito, dei prez-zi e dell'indice di elasticità che per ora nonmi interessanO' e non interesseranno nealn-che voi, come vedrete durante lo svolgi-mento del mio discorso.

Sappiamo però che nel 1969 il reddito intermini reali aumenterà del 6,8 per cento(come si legge nell'esposizione economico-fi-nanziaria del ministro Colombo, a pagina 5del rendiconto) e che i prezzi hanno già re-gistrato un aumento del 3,9 per cento al~!'ingrosso e del 2,7 !per cento al consumonei primi otto mesi dell'anno in corso, percui !'indice generale avrà nel 1969 un incre-mento certamente superiore al 2,9 per cen~to ipotizzato per il 1970'. L'indice di elasti-cità è fissato nel piano, come tutti sappia-mo, all'l,llper cento, nella media dei cinqueanni, e non si vede la ragiane per aui per il1969 !'indice di elasticità sia diverso daquello che è stato fissata a priori nel 1970',cioè -l'1,2Iper cento, tant'o Ipiù che l'esperienzapassata dà quasi sempre nei calcoli il ri-sultata di indici di elasticità superiori al-1'1,1 !per centO'.

Se dunque sono validi i parametri su cuisi fonda la previsione di un aumenta delleentrate tributarie del 12,9 per cento rispet-to a quelle previste nel 1969, poichè i pa-rametri su cui si fonda la previsione del1970' rispetto al 1969 sano gli sltessi di quelliche si verifi,cano nella realtà dell'anno1969, dovremmo attenderci che il reale get-tito delle entrate tibutarie nel 1969 sia mag-giore del 10,2 per cento che è stata quelloprevisto dal gettÌito del 1969 rispetto al1968; ma così non è.

Secondo i dati forniti dalla, rivista « Tri~ibuti », edita dal Ministero ,delle finanze, neiprimi ottomesi dell'anno le entrate tributa~rie destagionalizzate sarebbero stMe accer-tate per 6.121 miliardi rispetto ai 6.114 dellaprevisione iniziale, con un aumento del red-dito accertato rispetto a quello previstodello D,l per cento. Se negli ultimi quattromesi dell'anno non ci sarà un'inversionenotevole ~ e questa ipotesi di una notevo-

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 9825 ~

180a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 21 OTTOBRE 1969

le inversiane è da sca.rtare, prima di tuttaperchè si tratta di entrate dest3igionalizzate,e pO'i perchè la curva dell'andamento delmaggior gettito accertato rispetto a quel~lo previsto è discendente in tutto l'anno ~

l'incl'emento del gettito delle entrate tribu-tarie per il 1969, che in base ai criteri diprevisione adottati per il 1970' dovrebbe es.-Sere aumentato del 12,9 per cento, aumen-terà soltanto del 10,2 per cento, ciaè di220~23O'miliardi in meno di quanto avreb-be dovuto aumentare se i parametri a basedella previsione per il 1970' fossero statiattendihili. Si pone allora quesito dilemma:o nel 1969 è aumentata natevolmente l'eva-sione fiscale a le previsioni per il 1970' nansono esatte. Propendo per la prima ipatesirperchè se confrontiamo i dati del 1969 conl'esperienza pluriennale trascarsa, cansta-tiama che l'andamento del gettito accertatorispetta alle previsioni del 1969 si dimo-stra anomalo.

Prendiamo per .esemlpio ~ e mi rifaccio

a questo proposito alla relazione del sena~tore De Luca ~ il 1965; in quest'anno leentrate accertate rispetto a quelle previstesono aumentate del 3,1 per centO', nel 1966del 4,2 per cento, nel 1967 del 6,8 per cento,nel 1968 del 4,6 per centO', nel 1969 non sonoaumentate a:ffatto. Assistiamo quindi ad uncalo netto. Le giustificazioni che sono stateformulate, naturalmente non dal Gaverno,ma dagli ambienti del MinisterO' delle finan-ze e da questi farnite alla stampa, sono leseguenti: anzituttO' un più severo calcoladelle previsioni che risultano vicinissimeal reddito accertato, in secondo luago alcu-ni tributi hanno registrato notevoli Hessianiin seguito alla riduziane di aliquate decisein sede nazionale (imposte sull' energia elet-trica) e comunitaria (dazi doganali) ed i.nol-tre, per quanto riguarda il gioco del lotto, èimprovvisamente venuta meno la febbre deicosiddetti numeri ritardati.

Non mi sembra però che tali giustificazio-ni sianO' accettabili. Se valesse la tesi delpiù severo calcolo delle previsioni, non si

comprenderebbe come ,tale severità sia sta-ta adottata solo nel 1969 e sia immediata-mente venuta meno nel 1970'.

Per quanto riguarda la riduzione dell'im~posta sull'energia elettrica e i dazi doganalicomunitari nonchè il gettita del lotto, neiprimi 8 mesi si è constatato un minore get-tito, rispetto alle entrate previste, di 80',4milia,rdi. E se si vuole estendene questo cal-colo a tutto l'anno, si giuTIigea 120'miliardi enon ai 220' che, come ho dimostrato pocofa, non risultano dai calcoli effettuati. Matutto questo non ha eccessiva iIl1JPortanza,d'altra parte, perchè le cause che hanno agi-to nel 1969 per deprimere il gettito di que-ste entrate continueranno a manifestarsi an~che nel 1970'. Allora non si spiega perchèper il 1970' per le imposte sul1a Ipraduzionee le dogane si sia previsto un gettito malg-giare di 295 miliardi rispetta a quello del1969 che non è stato dimostrato dagli ac-certamenti. Altrettanto ,può dirsi per la ca"tegoria del lotto, le lotterie ed altre attività.

Credo che l'indagine vada svolta sulle eva~sioni crescenti relative alle imposte sul pa-trimanio e sul reddito. Se canfrontiamo l'an-damento del gettito rispetta alle previsio-ni dell'imposta sul patrimonio e sul reddito,constatiamo che la percentuale di aumentova man mano attenuandosi con il passaredegli anni; nel 1965 lo scarto fra previsionee gettiio è stato del 16,3 per centO', nel 1966del 9,9 per cento, nel 1967 del 9,1 per cento,nel 1968 del 4,8 per cento, nel 1969 del 3,6per cento ed è probabile che per tutto l'an-no scenda al di sotto di questa percentuale.Assistiamo cioè ad una caduta netta, dal1967 al 1968 e che continua ancora nel 1969,in corrispondenza all'intensificarsi dellaesportazione di capitali. Infatti una dellecause che hanno determinato l'esportazionedi capitali, anche secondo il Governo, è lapossibilità che questa consente di non pa-gare le imposte sul reddito.

Tutti questi problemi, come anche quelliche riguardano, per esempio, l'esistenza diben 55 capitali di entrata nel bilancio pre-ventivo del 1970' non recanti stanziamenti eriportati solo per memoria, ma che nelconsuntivo del 1968 figurano invece con en-trate accertate per molti miliardi, non han-

nO' trovato alcuna risposta in Commissionenè da parte del relatore nè da parte del

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Senato della Repubblica V Legislatura~ 9826 ~

21 OTTOBRE 1969180a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

GDvernD. Speriamo che queste rispDste civenganO' durante la discussiDne in Aula.

POCO'fa parlavo dell'espartaziDne di capi~tali e dei SUDi riflessi sulle entrate tribu-tarie. Il fenDmeno però ha impDrtanza benpiù rilevante nellO' sviluppO' della nastra eca-nomia. Nella bilancia del pagamenti econo~mica, nei primi sei mesi di quest'annO' è

registratO' un saldo passivo per mDvimentadi capitali di 1.143,7 miliardi; nei primi seimesi del 1968 è statO' invece di 521 miliardi' ,in tuttO' l'annO' 1967 di 639 miliardi. Questecifre danno l'idea dell'andamentO' rapida-mente crescente del fenomenO'. E la cresci-ta è mDltD più rapida di quanto la stessaautorità manetaria prevedesse nei primi me-si di quest'annO'. L'espartaziane netta pre--vista ~ can grave preO'ccupazione, debbodire ~ dall'autDrità manetaria era dellamisura di 1.200 miliardi per tutto l'anno1969. Questa, misura è stata raggiunta sol-tantO' nei primi sei mesi di quest'anno. PDi-chè da parte di ambienti ben nati e di cer-ta stampa si tende a far credere che l'acce-lerarsi del fenomeno sia cannesso con il cre-scere delle nDstre espDrtaziani, a causa de-gli sfasamenti che derivano tra lo scambiafisicO' di merce ed il relativo regalamentDvalutariO', è bene precisare che il saldO' passi-vo per mDvimento di capitali a causa di cre-diti cammerciaÌi ammonta, nei primi seimesi, a circa 322 miliardi, e i crediti esteriin entrata sano di 131 miliardi; per cui ladifferenza nel salda passivo è saltanta di191,3 miliardi, mentI'e le rimesse di banco~nate ammantana ad altre la metà del saldO'passivo per l'espDrta,ziO'ne di capitali e cioènei primi sei mesi a 646 miliardi. Carne tuttisanna, le rimesse di bancanate carrispan-danD quasi campletamente ad espO'rtazianiclandestine di capitali (,ed è stata un beneche la Banca d'Italia si sia decisa a pub-blicare, altre ai ,dati della bilancia valutariaanche quelli relativi alla bilancia econami~ca). Per quanto riguarda invece gli investi-menti privati e i prestiti privati all'estero,questi cDstituisçana un saMo passiva sal-tanta di 253 miliardi; in IparticDlare i pre-stiti privati cantano per 202 miliardi.

Per avere dunque una ,precisa dimensio-ne del fenameno, poichè il saldo passivo per

crediti cammerciali è da cansiderarsi fisia-lagico data la natura e la dimensiane deinastri scambi con l'estero, ~ e ,per un

momento voglio considerare fisiolagico (maa questo Iproposito potrei avanzare molte ri-serve, che ,però non desidero svilUiPpare inquesta sede) anche il saldo passivo per gli in-vestimenti ~ 'possiamo dire che fra prestitiprivati ed esportaziane quasi tutta clande-stina di bancanate, nei primi sei mesi del-

l'anno in corso sano stati sattratti all'im-piego della nastra econamia ben 848 mi-liardi. Non canosca i dati di agasta e set-tembre; ma poichè, come vedremo fra pa-co, le misure adottate dal Governo non pos-sono avere 1'efficarCi3 necessaria Iper tampO'-nare quest'emorragia, tenuto conto dell'an-damento crescente nel tempo di essa, senzapessimismo 'pDssiamo affenmare che le risO'r-se italiane sottratte all'impiego interna am-manteranno alla fine di quest'annO' ad unacifra che va dai 1.800 ai 2.000 mi,uardi. Sitratta di una somma, badate bene, onore-voli colleghi, superiare a tutte le spesein contO' capitale stanziate nel bilancio del-

lO' Stata per il 1969 che ammantavana a1.828 miliardi. Si tratta di una samma paria quattrO' vO'lte la spesa complessiva previstanel 1969 per il bilancia del Ministero deilavori pubblici che era di 428 miliardi. Sitratta di una samma superiore all'interaspesa prevista per il bilancio della pubbli-ca istruziane che era di 1.800 miliardi. Sitratta di una samma superiore al doppiO'dell'intera spesa prevista nel piano Pierac-cini per tutto il quinquennio per opereidrauliche e di sistemaziane del suolo (900miliardi).

L'onorevole Ministro del tesoro, che nan'vedo ora nei banchi del Governo, nell'esposi-zione economico-finanziaria fatta 1'8 ottobreal Senato ha trattato ampiamente quest'ar-gomento. Le cause individuate dal MinistroSDno:

1) l'attrazione esercitata dai più altitassi d'interesse sui mercati stranieri;

2) (riprenda le parDle del MinistrO') lacarenza di una maderna legislazione italia-na sui canaJi di trasiierimento di rispar-mio dai singDli alle imprese e sulle incen~tivaziDni alle imprese per accrescere i lDro

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 9827 ~

21 OTTOBRE 1969180" SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

cflipitali di rischio (quante complicazioniper dire che ,si tratta di gente ,che non vuolep3igare Ie tasse!);

3) i crediti alle esportazioni.

Non mi occuperò di questa terza causaperchè il mio ragionamento è già stato,come avete visto, depurato direi di questacomponente. Prima però di considerare leargomentazioni dell'onorevole Ministro cre-do sia utile mettere in evidenza un rappor-to che esiste tra le esportazioni di beni eservizi e le esportazioni di capitali.

Lo schema ufficiale di questo rapporto èil seguente. Una eccedenza delle partite cor~l'enti della bilancia dei pagamenti rendeliberi i capitali per l'esportazione. Taleesportazione non è un male fino a chenon supera l'eccedenza ,delle ~artite corren-ti in modo non transitorio, in quanto l'oiffer-ta all'interno dei capitali che non fosserostati esportati potrebbe scatenare un prO'.cesso inflazionistico. Questa tesi è grossola~na anche se si accettano i suoi concettifondamentali, in quanto una eccedenza dellabilancia dei ,pa,gamenti non produce auto-maticamente !'inflazione. Il grado di infla-zione prodotto dall' eccedenza dipende dalmodo in cui la Banca centrale trasformain lire gli averi in valuta estera degli espor-tatori.

Se per esempio per trasferire in lire gJiaveri in valuta estera degli esrportaton lichiude ad operazioni di mercato aperto, èchiaro che le quantità di moneta in possessodei residenti non aumentano nemmeno diun centesimo. Del resto tutto ciò è statolarghissimamente dimostrato e dibattuto an-che recentemente in un libro, che non hovisto ancora tradotto in italiano, scrittoda Milton Friedmann. Inoltre si tratta dicose note a chi si interessa, non come esper-to ma anche soltanto come amatore, di taHquestioni.

Che questa da me descritta sia la tesi uf-ficiale adesso mi sembra risulti chiarament'eanche dal fatto che il Governo ha comincia-to a preoccuparsi delle esportazioni dei ca-pitali, adottando le misure che fra pocoanalizzeJ:1emo, soltanto nel marzo di questoanno, quando si delineava un passivo della

bilancia dei pagamenti malgrado che le par-tite correnti assicurassero un avanzo. Lodice 10 stesso Ministro del tesoro, purtrop-po assente: :mentre nel periodo gennaio-mag-gio 1968 i conti globali con l'estero, datol'avanzo di 341 miliardi nelle partite cor-renti, si erano chiusi quasi in pareggio, conun disavanzo di appena 13 miliardi, alla fi-ne dello stesso periodo del 1969 quei con-ti, nonostante le partite correnti assicuras-sero sempre un avanzo considerevole (313miliardi) si chiudevano in passivo per 457miliardi.

Del resto tra il 1964 e il 1968 circa 4 mi-liardi e mezzo di dollari di capitali italia-ni sono andati all' estero senza che il Gover-no si preoccupasse minimamente di questofatto.

L'esportazione di capitali entro i limitidell' equilibrio della bilancia dei pagamen-ti avrebbe, secondo la tesi ufficiale, la fun-zione risanatrice di contribuire all'equili-brio della bilancia stessa. Senonchè sembrache sia necessario invertire la tesi ufficiale.Non sono io che 10 dico, ma, sulla traccia delresto di quello che affermano economistiamericani, 10 dice il direttore general,e dellaBanca d'Italia, sottoponendo cosÌ a severa,critica un intero corso di politka monetariaperseguito dalla Banca centrale in pienoaccordo con il Ministro del tesoro.

In una ,comunicazione ,presentata alla So-ciété Economique Politique a Parigi il 25marzo 1969, il dottor Baffi diceva (traducoda] francese, ma credo che, trattandosi ditermini tecnici, non 'possa esservi divergen-za tra ciò che effettivamente ha scritto ildottor Baffi e ciò che dico io adesso: « La co-esistenza in Italia da cinque anni di unalal'ga eccedenza nelle partite correnti insie-me ad una ,es,portazione netta di capitali miincoraggia a sottomettervi » ~ dO'è a coloroai quali parlava ~ « un corollario dell'inter~pretazione dei flussi monetar,i [proposta nel-la ,parte centrale delrpresente testo. Quandouna parte del risparmiO' che si forma nelsettore privato di un Paese trascura !'inve-stimento nel Paese stesso per dirigersi al-l'estero, questa uscita ,di ,capitali riduoedi altrettanto l'offerta monetaria che siindirizza verso le im,prese nazionali. Se ta-

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V LegislaturaSenato della Repubblicc. ~ 9828 ~

180a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA -RESOCONTO STENOGRAFICO 21 OTTOBRE 1969

le difetto di offerta non viene c01mato ~ e

ciò :può essere fatto attraverso un risrparmionegativo del Tesoro ~ resta di'slponibile unammontare equivalente di risarse reali perl'esportaziane. Se l'ecanomia è cO'mpetitiva.queste risarse si traducono in una ecceden-za di esportaziO'ni. Si può allora affermareche, sottO' determinate condizioni, l'uscitadi capitali genera l'eccedenza carrente cheessa stessa finanzia ».

Il dottO'r Baffi conclude: «Sono coscien-te del fatto che si tratti di una conclusiO'neun po' arrischiata ». SecO'ndo il mio compa-gno Lattieri, che ha dedicato a questo argo-mento un articolO' nella rivista del mia par-tito «Rinascita », questa cO'nclusione è ar-rischiata solo politicamente per il direttore'della Banca d'Italia.

CO'n la tesi del Baffi, il discorso sull' espor~tazione dei capitali viene giustamente ripar-tato dalla fenO'menologia monetaria allequestioni di struttura del nostro Paese. Certoche i capitali velligO'noesportati, perchè ciò èconveniente ,per 'i capitalisti e gli elevati tas~si di interesse vigenti all'estero ~ prima

causa tra quelle elencate dall'anarevole Co-lambo ~ costituiscanO' un incentiva; mal'esportaziane avverrebbe (ed è avvenuta an-che prima della guerra dei tassi) nelle can-diziani di sottasviluppa della nostra eco~namia che nan cansente ~ rfinchè l'indiriz-zo degli investimenti sarà daminata preva-lentemente dagli interessi di gruppi privati,senza l'interventO' correttiva di una pro-grammaziane demacratica ~ una farmazia-ne adeguata di capitale fissa all'interna.,

Questa fatta è canfermata da quanta èaccaduta in una serie di anni; prendiamo adesempiO' i dati (farniti dalla OECD) deglianni che vanno dal 1963 al 1968. Da questidati risulta che la farmazione larda di ca-pitale fisso è aumentata a prezzi castanti, ne-gli anni che abbiamo considerato, saltantadel 2 per centO' in Italia, mentre nella stessaperiada è aumentata del 18 per centO' inGermania, del 31 per cento in Belgio, del49 per centO' in Olanda, del 31 per cento ne-gli Stati Uniti, del 35 per cento in GranBretagna e del 74 per centO' in Giappane.

La candizione per cui l'espartaziane dicapitali genera l'eccedenza delle partite car-

l'enti è, secando Baffi, la competitività canl'estera. Ma anche questa candiziòne è rag-giunta in Italia da un sistema in sattasvilup-pO', mediante l'aumenta della praduttivitànell'industria, praduttività che a sua valtanon è incentivata dagli investimenti. Secan-da i dati della GEE la variazione percentualemedia all'annO' della praduttività nell'indu-stria nel periodO' che va dal 1964 al 1967 èstata del 6,2 per centO' nei Paesi Bassi, del 4per centO' in Francia, del 3,7 per centO' nellaRepubblica federale, del 3,5 per cento inBelgio, del 7,7 per cento in Italia (quindimolto superiore a quella dei Paesi dellaCEE).

Questa aumentaenarme della praduttivi-tà nell'industria (che riguarda un periadoabbastanza lungo che va dal 1964 al 1967)è accampagnata dalla sta,gnaziane degli in-vestimenti ~ cO'me prima abbiamO' vista ~

ed è sO'rretta quasi esclusivamente da unsUlpersfruttamento dell'a forza lavoro equindi dai bassi salari.

FRA N Z A. È l'ampliamentO' della spesastatale quella che influisce.

BER T O L I. Ne parleremo. Comeagnuno sa (purtrappa non trova i miei ap-punti sui dati statistici), il costo di lavoroper ogni unità pradotta è notevalmente piùbasso in Italia rispetta agli altri Paesi dellaCamunità europea.

Ecco dunque, onarevoli colleghi, comeil discarso sull'esportazione dei capitali siintreccia can quella degli investimenti, delleesportazioni, dell'arretratezza dell'apparatoproduttivo italiana, delle retribuzioni di la-vora, delle condizioni dei lavaratari neiluaghi di lavoro, della bilancia dei pagamen-ti. E il Gaverna che cosa ha fatta? Ha pre-sentato provvedimenti che S'ano stati in 'Par~te illustrati dall'onarevole Colombo nellasua esposizione ecanamico-finanziaria. Ipravvedimenti del Gaverna sana: quella delmarzo 1969, ciaè è aumento del tasso sulleantidpazioni delnstituto di emissiane allebanche; l'introd,uzione del twistcome tipo dibuani del tesorO'; l'ordine alle banche di farrientrare i 500 miliardi di crediti netti al-l'estero entra tre mesi; la limitaziane al

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 9829 ~

21 OTTOBRE 1969180a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

collocamento dei fondi comuni di investi-mento stranieri in Italia; gli aumenti diffe-renziati dei tassi di sconto nel [Il~ggio e nel-l'agosto di quest'anno.

Tutto questo però non ha avuto nessuneffetto, come del resto confessa lo stessoonorevole Colombo nell'esposizione econo-mka, attribuendo ,però l'insuccesso del prov-vedimento all'aumentata pressione esternae, con ,particolare sottolinatura, alle noncerto migliorate condizioni generali di ordi-ne politico interno.

La ragione delle non certo migliorate con-dizioni generali di ordine politico internoaddotte dall'onorevole Colombo mi sembracontenere una contraddizione insanabile,perchè in tal caso le migliori condizionigenerali di ordine politico interno sarebberostate quelle che avrebbero assicurato il man-tenimento della struttura attuale. D'altraparte però è proprio la struttura che va ma.dificata per risolvere tra l'altro anche il pro-blema dell'esportazione dei capitali. :È l'esi-genza di questo mutamento che è tra lecause della crisi del centro-sinistra che sista sviluppando in una maniera incredibile(è di questa mattina la notizia dello spac-camento dei dorotei); si tratta di una catenadi effetti molto rilevante che sta al,la baseanche delle lotte unitarie dei lavoratori.

L'onorevole Colombo ha annunciato ancheun'altra serie di provvedimenti: le quota-zioni in borsa dei titoli delle banche del-

l'IRI e dell' Alfa Romeo; ill disegno di leggerecante agevolazioni fiscali per l'aumentodei capitali alle sooietà; il disegno di leggeper l'istituzione in Italia dei fondi comunidi investimento.

Non parlerò della faccenda delle quotazio-ni in borsa perchè mi sembra di portatameno importante rispetto ai problemi cheesaminiamo e anche perchè implichereb-be un lunghissimo ragionamento sulle fun-zioni delle Partecipazioni statali, trattando-si di azioni ,delle Partecipazioni statali ein maniera particolare delle banche, e unaltrettanto lungo ragionamento sulla fun-zione della borsa in Italia.

Degli altri due provvedimenti, di cui ilprimo ricalca quello analogo che il Go-verno non è riuscito a far passare con il de-

cretone e di cui -il secondo, che porta l'ipote-ca del Partito socialista, deve essere con-siderato insieme con la riforma delle so-cietà p'er azioni (di qui la pDeoccllpazio-

~

ne espressa dal Ministro sulla possibilitàdi ottenere per questi due disegni di leggel'assenso del Parlamento), diTò che le a,ge-volazioni fiscali si muovono sulla linea del-l'evasione fiscale e che partono dal pre-supposto che esse da sole contribuiscanoagli investimenti all'interno del Paese e adeviare il flusso di capitali verso l'estero.L'agevolazione delle evasioni fiscali richie-derebbe un ragionamento lungo, non dicarattere moralistico, perchè allora dovrem-mo vedere come funziona tutto il nostrosistema tributario e dovremmo parlare del-la presentazione che il Governo ha fatto inParlamento della legge sulla riforma tribu-taria; però voglio soffermarmi sul fatto chequeste due proposte di legge partono dalIpresUipposto che le agevolazioni fiscali pos-sono contribuire ad aumentare gli investi-menti all'interno del Paese e a deviare oarrestare il flusso di capitale all'estero.

Lo schema di tale presupposto è il se-guente. Il capitale ricenca la condizione otti-male per il suo investimento: profitto, sicu-rezza, rivalutazione o oertezza di essere ri-valutato, -eccetera. Se lo Stato Ipaga (e pa-gherebbe con l'abolizione del,la riduzionedell'imposta) un po' più della dilfferenzatra la posizione ottimale che si ottiene conl'investimento all'estero e la posizione otti-male ottenibile con l'investimento all'inter-no, valutato in tasso di profitti, ecco che ilcapitale finisce di fluire all'estero e vaall'interno. Perchè però si realizzi l'investi-mento non basta l'intenzione di investire,ovvero l'offerta, 'ma occorre anche l'occa-sione di investire, cioè la domanda.

Mi pare che a questo problema accennas-se poco fa l'onorevole Basso quando parlavadelle difficoltà che trovano i capitalisti inI talia ad investire. Supponendo che gli in-vestimenti all'estero, come di fatto lo sono,siano esenti da imposta per il capitalistaitaliano, se si abolisce l'imposta in Italia,egli potrà investire in Italia se esiste doman-da disposta a pagare un tasso maggiore diquello estero. Questa condizione però non

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21 OTTOBRE 1969180' SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

si verifica nella situazione attuale, perchè laguerra dei tassi dimostra che gli apparatiproduttivi esteri, specialmente quello ame~

cricano, sono tecnologicamente così avanzatida poter produrre tipi di merci, per esem~pio elaboratori elettronici, i quali possonosOPiportar~ un -costo di caljJitale notevolmentesuperiore a quello sopportabile dal nostroapparato produttivo per i tipi di merce cheproduce, per esempio i frigoriferi.

La conseguenza dell'abolizione dell'impo~sta sarà quella di non promuovere gli inve~stimenti ma di far continuare tali investi~menti con 11 ritmo normale che è colle-gato alle esigenze di sopravvivenza tecnolo-gica della produzione, e di concedere inve~ Ice un premio !]Jer tali mvestimenti destina-to ad aumentare il profitto degli imprendi-tori, che, per la ben nota vischiosità deiprezzi verso il basso, non si tradurrà nep~pure in una diminuzione di prezzi.

Abbiamo in questo una grande esperien~za nel nostro Paese. Basterebbe esaminareil fallimento delle incentivazioni di questotIpO per promuovere la industrializzazionedel Mezzogiorno.

Il ,problema dunque va risolto non dallc'parte dell' offerta di capitali, ma dalla partedella domanda, incrementando i consumisociaH con la spesa pubblica e i consumiprivati con l'aumento delle retribuzioni. Maciò ~ si obietta ~ non conduce diretta~

mente aJl',inflazione? Qui si ,può introdurreil discorso, così frequente oggi, sulla com-patibilità dell'aumento delle retribuzioni edella crescita della spesa pubblica per con-sumi e investimenti sociali con i vincoli del~la stabilità monetaria (L prezzi) e con l'al~tro aspetto della stabilità che è l'equilibriodei conti all'estero; nonchè con un altrovincolo, collegato con i primi, quello del-l'esistenza di un margine agli 'investimentiche asskuri un determinato ritmo di espan-SIOne.

Vedo che ritorna in questo momentol'onorevole Ministro del tesoro. Questo mifa molto piacere perchè ho la presunzionedi credere che l'argomento che sto trattando!]Jossa interessarlo, L'onorevole Ministro deltesoro si è 'occulpato recentemente, in variemanifestazioni pubbliche, di questo proble~

ma, e anche qui in Senato gli ha dedicatouna parte dell'esposi'zione economico finan~zlaria. L'onorevole Colombo in sostanza hadichiarato che 'Oggi esistono margini 'Per unar3Jgionevole soddisfazione delle richieste deilavoratori senza rompere l'equilibrio costi~ricavi dell'impresa, e che è possibile l'espan~sione della sipesa pubblica, che peraltro ègià in atto, sempre in questi limiti ragio-nevoli. Ha riconosciuto finalmente dopo tan-ti anni di ,polemica su questo argomento. . .

C O L O M B O, Ministro del t!e'S1oro.C'erano dei precedenti.

BER T O L I. .. .che l'allargamentodella domanda interna mppresenta un ulte-riore motivo per l'espansione anche se, co-me nel caso degli aumenti salariali e delleipensioni, l'es,pansione della domanda inter~na avviene nel settore dei consumi e nonsoltanto in quello d~gli invest1menti. Tuttoperò è questione ,di limiti quantitativi e digradualità nel tempo, dice l'onorevole Co-lombo. Ecco, il riconoscimento della fun-zione ,propulsiva dei consumi mi sembramolto a,pprezzabile, e dimostra che i muta-menti dei rapporti di forze politiche nelPaese hanno avuto un potere persuasivo sulGoverno molto più <grande delle aTgomenta~zioni vigorose di IPolitica economica.

Senza i risultati elettorali del maggio1968, senza il grande movimento unitariodei lavoratori in atto, molto probabilmentel'onorevole Ministro del tesoro non si sa~rebbe convertito alla tesi delJa forza pro-pulsiva dei consumi. Questo corrisponde aduna affermazione di Marx che va opportu~namente adattata alla situazione storico- po~litica attuale, e cioè che produce più risul~tati non già l'arma della critica bensì lacritica delle armi. Il ragionamento fatto dal~l'onorevole Colombo mi sembra che sia for~malmente aocettaJbile però (mi rpermetta,onor,evole Colombo) ha due pecche: peccadi anelasticità rispetto al sistema e peccadi genericità. Che cosa voglio dire quandoaffermo che pecca di anelasticità? L'onore-vole Colombo ammette l'esistenza a prioridi margini i quali non possono evidente~mente riferirsi all'attuale meccanismo di

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21 OTTOBRE 1969180a SEDUTA (antlmerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

sviluppo. Dice cioè l'onorevole Colombo cheesistono dei margini per cui è possibile ve-nire ragionevolmente incontro aUe richiestesalariali ed anche all'aumento della spesapubblica. Si riferisce ai margini realmenteesistenti nell'attuale meccanismo di svilup-po. Mi .sembra che lei, onorevole Colombo~ permetta che io osi giudicarla in que-

sto ~ commetta lo stesso errore che hacommesso l'onorevole La Malfa nella suafamosa relazione aggiuntiva. Anche alloraegli diceva che esistevano dei margini nelmomento del boom economico per correg-gere gli squilibri; ma non appena ci siamoavvicinati alla piena occupazione, che eraappunto uno degli obiettivi destinati a cor-reggere gli squilibri dell' occupazione, il mec-canismo si è inceppato.

Mi pare evidente che con l'attuale flussodi risorse all'estero, cioè con l'attuale mec-canismo di sviluppo (lei purtroppo nonera presente, onorevole Colombo, ma io hocercato di dimostrare, in base a certe con-siderazioni fatte dall'attuale direttore ge-nerale della Banca d'Italia, come l'esporta-zione di capitale sia collegata con tutta lastruttura del nostro sistema), non esistanomargini nè per gli investimenti nè per mag-giori consumi.

La forza propulsiva dei consumi, ricono-sciuta dal Ministro, agisce non già in quan-to si mantiene entro i margini lasciati li-beri dall'attuale meccanismo, ma in quan-to, modificando il meccanismo, crea un nuo-vo equilibrio di compatibilità.

Lo spostamento verso un nuovo sistemadi compatibilità comporta un'azione di po"litica economica che lo facHiti e lo rendapossibile senza inceppi. Per questo noi cri-tichiamo i provvedimenti assunti e propo"sti dal Governo per frenare l'afflusso di ca-pitale all'estero: in quanto quei provvedi-menti, essendo, come ho dimostrato, inef-ficaci, costituiscono un freno alla forza pro-pulsiva dei consumi riconosciuta dall' ono-revole Colombo.

Ho detto poi che il ragionamento del-l'onorevole Colombo pecca di genericità inquanto, secondo il suo modo di vedere,!'incremento delle retribuzioni e della spe-sa pubblica per inv,estimenti e consumi so"

ciali deve essere ragionevole. Onorevole Mi-nistro, nulla a questo mondo può essere ac-cettato che non sia ragionevole: è un'espres-s,ione lapalissiana. (Interruzione del s~nato-re Fr'anza).

Ecco: ragionevole è un'espressione gene-rica, aperta a tutte le interpretazioni. E trat-tandosi in questo caso di problemi econo-mICI, Iillanca dell'unica caratteristica che puòrenderla concreta: manca del,la dimensione.Entro quali dimensioni è possibile, cioè èragionevole, !'incremento delle retribuzionie della spesa pubblica?

Vorrei subito notare che a prima vistapuò sembrare che, introducendo il discorsosulla dImensione, io venga a contmddke ciòche ho detto poco fa oirca l'esistenza deimargini definiti a priori lasciati liberi dalmeccani,smo di sviluPIPo e circa la neces-sità che il meccanismo di sviluppo debbarinnovarsi continuamente per creare unnuovo sistema continuamente rinnovan-tesi di compatibilità. Non c'è contraddizioneperchè, per non navigare nelle nuvole, oc-corre partire dalla realtà concreta, cioè dal-la situazione attuale, con le sue caratteri-stiche e le sue dimensioni E se pur nonesistono margini liberi a priori e le nuovecompatibilità si manifestano con la modi-fica del meccanismo di sviluppo, esistonoinizialmente dei limiti superando i qualinon si produce una modifica, ma si pro-duce una crisi, una rottura, una catastrofe.

Facciamo per esempio un'ipotesi assur-da: se i salari aumentassero del mille percento evidentemente il meccanismo del si-s tema economico non potrebbe ess,ere mo-dificato da quesLo fatto ,in modo da potersopportare nel futuro un aumento dei salaridel mille 'per cento Esistono quindI dei li-miti iniziali

Onorevole Ministro, io non voglio negareche in determinate condizioni storiche puòessere anche necessaria questa rottura; ,puòessere anzi una necessità ,ineluttabile. Noicomumsti riteniamo tuttavia che questeoondizioni storiche oggi non sussistano.Allora il problema delle ,dimensioni mipare si ponga così: entro quali limiti ini-ziali (dico iniziali perchè i limiti si spo-stano mano a mano che il meccanismo vie-

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Senato della Repubblica ~ 9832 ~ V Legislatura

180' SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 21 OTTOBRE 1969

ne modificato) è poss,ibile la modifica delmeccanismo di sviluppo senza rotture ca-tastrofiche? Parlo di limiti quantitativi.

Il limite attuale, mi sembra, è l'utiHzza-zione all'interno di tutte le risorse oggi di-sponibili. In realtà, nel corso di questi ul-timi dnque anni la nostra economia SI esviluppata esportando risorse real,i e ma-nodopera: l'esportazione delle risorse rea-li è avvenuta per l'effetto congiunto delleesportazioni di capitali e dell'accumulo ab-norme di riserve. L'ammontare delle no-stre riserve ci colloca al terzo posto tra iPaesi capitalistici.

In realtà, negli ultimi cinque anni abbia-mo consumato e investito molto meno diquanto abbiamo prodotto ed è anche evi-dente, onorevoli colleghi, che se fossero sta-te utilizzate tutte le risorse disponibili,avremmo potuto consumare e investire inpiù non soltanto la quota esportata, ma an-che il maggior prodotto che si sarebbe crea-to, utilizzando rparte di quella quota Ip,erpro-muovere nuove occasioni di impiego dellamanodopera disoccupata. L'utilizzazione ditutte le risorse prodotte non significa evi-dentemente autarchia, in quanto una parte,anche notevolissima, può essere scambiatacon l'estero: la condizione per l'utilizzazio-ne delle risorse prodotte è la bilancia dei pa-gamenti senza eccedenze, senza esportazionidi capitali e, naturalmente, senza deficit.

Questa condizione è fondamentale perchèl'utilizzazione delle risorse avvenga senzainflazione. La dimensione delle maggiori ri-sorse inizialmente utilizzabili senza inflazio-ne e senza 9quilibri nei conti con l'esteroè risultata nel 1969 intorno ai 1.800~2.000miHardi.

Per dare un'idea di cosa possano rappre-sentare 2.000 miliardi, per esempio ,in ter-mini di retribuzioni al lavoro dipendente,citerò un solo dato: le retribuzioni lordecompI1ensive di tutte ,gli ,elementi cor.risposte ai dipendenti del settore industria-le, comprese le costruzioni, l'elettricità, ilgas e l'aoqua, sono ammontate nel 1966 ~

non ho dati più recenti da citare ~ a 3.321miliardi. L'utilizzazione deLle risorse dispo-nibili non è che un primo passo per la ri-forma del meccanismo di sviluppo, passo

~ lo riconosco ~ tutt'altro che facile per-

ch~ dobbiamo tener conto di certi equili-bri interni che devono essere esaminati.Probabilmente la necessità di una tale azio-ne sarà esaminata negli interventi di altricompagni del mio Gruppo. Quello che peròsi richiede è un nuovo indirizzo genera,le dipolitica economica interna ed esterna i cuilineamenti non es,porrò io, sia perchè inparte ne abbiamo già parlato spesso [n que-st'Aula, e non soltanto durante la discussio-ne dei bilanci, sia perchè gli altri colleghidel mio Gruppo tratteranno della situazio-ne attuale in modo più ampio ed esaurientenei loro interventi.

Si tratta però di lineamenti ben diversida queUi governativi che si ricavano dallalettura del bilancio e dalle dichiarazioni chelei, onorevole Colombo, ha fatto insieme al-l'onorevole Caron in quest'Aula.

Concludo il mio intervento sottolineandocon gran compiacimento che il più grandeimpulso al10 sviluppo del nostro sistemaeconomico e sociale viene dato in questigiorni dalle grandi, storiche lotte unitariedei lavoratori italiani ai quali, a nome delmio Gruppo, invio un caldo e fraterno sa-luto che spero possa essere condiviso dal-la stragrande maggioranza del Senato.. (Viviapplausi daltestrema sinistra. Molte Ciongra-tulaziJoni).

P RES I D E N T E. È iscritto a par-lare il senatore Ricci. Ne ha facoltà.

R I C C I. Onorevole Presidente, onore-vole Ministro, onorevoli colleghi, le dichia-razioni rese in quest'Aula 1'8 del correntemese dal Ministro del bilancio e della pro-grammazione economica ci hanno resi eclot-ti del fatto che il 1969 si presenta come unanno particolarmente favorevole per la l10-stra economia e ci fanno ritenere che nellostesso anno il reddito nazionale lordo ri-sponderà all'obiettivo fissato nell'autunnoscorso; un incremento prevedibile del 6,8per cento che si colloca tra quel 6-7 percento indicato allora, più vicino al valoremassimo previsto che a quello minimo.

Dopo avere ricordato gli aspetti positivie le previsioni favorevoli che la situazione

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 9833 ~

21 OTTOBRE 1969180' SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

economica presenta, si trae motivo per riaf~fermare la necessità di stimolare una piuaccelerata espansione dell' economia, per de~terminare una maggiore occupazione e unallargamento del nostro apparato industria~le, soprattutto in senso territoriale, in dire~zione del Mezzogiorno, nel rinnovato convin~cimento che vi è ormai un sempre più stret~to collegamento, nelle prospettive di un ul~tedore sviluppo della nostra economia, fratre problemi: l'occupazione, la trasforma~zione del Mezzogiorno e l'andamento degliinvestimenti.

Come meridionale, tali indicazioni e di~chiarazioni non possono non truvarmi d'ac~corda e mi danno la forza di sperare an~cara che verrà il tempo in cui il Mezzogior~no da problema centrale si potrà indicaresemplicemente come una delle componentidello sviluppo economico del nostro Paese.Ma se allo sviluppo è necessario, come tuttisembrano riconoscere, il concorso dei trefattori indicati, cioè, occupazione, trasfor-mazione del Mezzogiorno ed investimenti,deve anche essere da tutti riconosciuto cheil ritardo nel raggiungimento di uno di que~sti fattori si rifletterebbe negativamente sulcammino degli altri obiettivi, facendo sì chetutti e tre da fattori di sviluppo si trasfor~mino in elementi di dispersione e quindi ri~tardato l'i delle prospettive di un ulterioreprogresso della nostra economia.

Senza nulla togliere agli sforzi meritoricompiuti dai Governi democratici a favoredel Mezzogiorno, va riaffermata anzi la sag~gezza politica di quanti hanno compresocome fosse necessario fare dell'Italia una en~tità non solo politicamente, ma anche eco~nomicamente unita.

Dopo aver rivendicato alla Democraziacristiana il merito di aver determinato ilpassaggio dalla fase speculativa a quellaoperativa per la crescita del Mezzogiorno eil superamento degli squilibri territoriali,omettendo quanto, a seguito di questa nuo~va coscienza operativa, si è realizzato nelMeridione, non solo in termini di opere pub~bliche, infrastrutture e servizi civili, ma an~che in termini di crescita umana, di risco~perta dei valori propri di popolazioni labo~riose e pazienti, rese rassegnate alla miseria

solo da un secolare abbandono (valori che,appena sollecitati, hanno corrisposto pun~tualmente, nei campi, nelle fabbriche, nellescuole, nell'arte e nella cultura, al comuneimpegno per la realizzazione di questa sortadi nuovo Risorgimento italiano), tutto ciòdato per riconosciuto, almeno da parte dellepersone di buona fede, dobbiamo anche con~statare come gli effetti non siano quelli vo~luti, ma che anzi i tempi previsti per il su~peramento degli squilibri e l'ordinata cre~scita del Mezzogiorno si allunghino sempredi più, mentre uno stato di ansia e di insof~ferenza determina una posizione critica ver~so la politica meridionalistica fin qui seguitae favorisce le tesi, care agli efficientisti, del~!'inutilità degli investimenti, della necessitàdi dover ripensare in termini diversi al pro~blema del Mezzogiorno, dell'ineluttabilitàdell'esistenza di zone ricche e zone poveree dell'impossibilità di colmare il divario traesse esistente.

Già il Ministro dei bilancio avverte cheoggi il Mezzogiorno attraversa una fase de~licata e critica. Mentre si è andato svilup~panda un dibattito tra quanti, sulla base dirisultanze statistiche, propugnano l'abban~dono dell'obiettivo di piano, consistente nel~la limitazione integrale degli squilibri traNord e Sud, per ripiegare, più realistica~mente e con minore ambizione, si dice, suun tipo di politica che si limiti a sostenerelo sviluppo delle regioni meridionali, e qlÌan~ti sostengono invece la conseguibilità, a de~terminate condizioni, dell'obiettivo di pianoe considerano la rinunzia al superamentodegli squilibri interni del Paese come unadichiarazione di fallimento della politica dipiano, anche in relazione a tale dibattito, la

l'i affermata volontà qui espressa di prose~guire la politica di piano nel Mezzogiorno èmotivo di conforto e di incoraggiamento abene sperare.

Ma esiste un'armonica e contemporaneacrescita dei tre fattori considerati? Non cer~tamente per quanto riguarda l'occupazione,nè tanto meno gli investimenti. Non solosiamo ancora lontani dal raggiungimentodella piena occupazione, ma non è stato DOS-sibile neppure raggiungere i livelli occ~pa~zionali indicati dal piano, come è stato da

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Senato della Repubblica V Legislatura~ 9834 ~

21 OTTOBRE 1969180a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

me ampiamente documentato nella relazioneal bilancio del Ministero del lavoro per l'an-no 1969. Tale dato è stato anche confermatodalla relazione dell'onorevole Caron nel pun-to in cui si afferma che, a fronte dell'au-mento dell'occupazione industriale dipen-dente, si registra una flessione dell'occupa-zione totale.

Per la parte che riguarda il Mezzogiorno,da tutti rioonO'sciuta come la regia ne aveil pO'tenziale dI manadopera dispanibile èil più alto, nonostante l'emigrazione macro-scolpka ed il massiccia abbandono delle at-tività agricole, la flessiane dell' occupazionetotale significa disoccupaziane ivi localiz-zata e interessante tutti i settori; afferma-zione questa che del resto è canfermata dal-la circostanza che nelle regioni ad alto tassodi sviluppa la ricerca di manadO[pera di-sponibile è divenuta impresa ardua.

Quali le cause? Certamente una è costi-tuita dal lento espandersi del processo diindustrializzazione, cui occorre dare entitàe dimensioni maggiori specie nei settorimeccanica, elettromeccanico, elettranica echimico, universalmente ed autorevolmentericonosciuti come peculiari dell'espansioneindustriale non solo dell'Italia ma dei piùqualificati Paesi dell'Occidente eurapeo, ri-fuggendo dalla prospettiva di considerareottimi per il Mezzogiorno quei processi in-dustriali che non rispandono più alle esi-genze delle regioni più industrializzate d'Ita-lia. Una secanda causa del ritarda nello sviluppo industriale è certamente attribuibilealla mancata tatale r,ealizaziane di tutte leinfrastrutture necessarie perchè le localizza-zioni industriali del Mezzogiorno corrispan-dana anche a criteri di canvenienza e di eca-nomicità sia per le imprese pubbliche cheper quelle private. Una terza causa può es-sere individuata nella lentezza del funzio-namentO' del sistema degli incentivi la cuierogazione è divenuta macchinosa, onerasae spesso insufficiente. Una quarta causa può

essere indviduata nella difficoltà di formareuna classe imprenditoriale meridionale ve-ra e ,prO'pria, tenut'a anche canta ,che gli im-piantI industriali sorti nel Mezzogiorno ca-rne entità autonome si sono poi trasformatiin semplici dipendenze di più vasti com-plessi altrove ubicati.

SianO' queste o altre le cause, la cui indi-viduazione lascio a calleghi di me più esper-ti, certo è che il processa di trasfarmazionedella struttura ecO'namica meridianale haavuta quasi la stessa intensità relativa conla quale si sono andate evolvendo !'interaeconomia del Paese e la struttura delle re-gioni settentrionali. Ne consegue che il di-vario di struttura tra l'economia meridio-nale e quella nazianale si è accresciuta e chesi è accentuata la diversità strutturale conlereglOni settentrionali, e cioè che il mar-gine di arretratezza dell'economia meridio-nale, rispetto non soltanto alle aree più svi-luppate ma all'economia nazionale nel suacamplesso, nan si è certamente ridotto.

Che fare dunque? Favorire l'occupazioneindustriale, come giustamente è stato quidetto, mediante !'insediamento di industriein settori nuovi e su posizioni tecnalogica-mente avanzate, il completamento delle ne-oessarie infrastrutture, in moda da renderecanvemente edecanomica l'impresa e piùmassicci investimenti in grado di imprimereal processo industriale un ritmo superiarea quella medio nazianale.

Per raggiungere tali obiettivi peraltro nanbasta più la benemerita opera della Cassaper il Mezzogiorno, ma devono concorrere,con un'unica ed organica visione globale,gli sfarzi degli organismi ordinari della pub-blica amministrazione.

Vi è un enorme lavoro da campiere an-cora nei settori della viabilità sia nazionaleche provinciale, della elettrificazione, dellereti idriche e fognanti, delle attrezzature deinuclei e delle aree industriali, del risolleva-mento delle zone di particolare depressione,della regolamentazione dei fiumi, delle aperea difesa del suolo, del miglioramento dellereti ferroviarie, delle att.Gezzature ricettiveeccetera. Troppe opere riconosciute validedal piano quinquennale o sono rimaste allastato di indicazioni o sono state realizzatesolo parzialmente.

Per quanto riguarda la viabilità, l'ammo-dernamento di talune strade provinciali po-trebbe costituire un attivo fattore di svi-luppo. Tale campito tuttavia non può es-sere sastenuto dalle sole amministrazioniprovinciali, oberate come sono di debiti e dimutui anche in considerazione delle mutate

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Senato della Repubblica V Legislatura~ 9835 ~

21 OTTOBRE 1969180" SEDUTA (al1tl1nerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

esigenze dei traffici e dei più alti conseguen-ti costi delle opere.

Anche se la deficitaria situazione econo-mica degli enti locali non ha consentito lapiena utilizzazione della legge 21 aprile1962, n. 981, si rende utile e necessaria laemanazione di una legge analoga che pre-veda quote minori a carico degli enti localie ch~consenta di completare in un ragione-vole ,periodo di anni, i programmi di am-modernamento e potenziamento del patri-monio stradale provinciale.

Nè va sottaciuta in questa visione la esi-guità degli stanziamentl per gli interventi dipronto soccorso e per la ricostituzione delleopere distrutte o danneggiate da alluvioni,frane, mareggiate ed altre calamità naturali.

Per quanto attiene alla viabilità naziona-le, sembra opportuno rivedere i criteri didistribuzione dei fondi annuali tra i varicompartimenti in modo da dare maggiorimezzi là dove condizioni geologiche richie-dono più cospicui e continui interventi. In-fine occorre prevedere adeguati fondi per lamanutenzione della vasta rete di strade co-munali ed interlPoderali, evitando così il pe-ricolo che gli investimenti fatti nel settorein questi anni siano posti nel nulla per lascomparsa o per la mancanza della neces-saria manutenzione delle strade già costruite.

Sempre per quanto attiene alla competen-za de] Ministero dei lavori pubblici e dellaCassa per il Mezzogiorno, occorre ricordareche molte reti idriche e fognanti sono inu-tilizzabili perchè solo parzialmente costrui-te, strade importanti sono realizzate conesasperante e dannosa lentezza, comprenso-ri turistici sono sempre alla fase di studio,dighe ed invasi, necessari per la regolamen-tazione dei fiumi e per scopi agricoli edindustriali, restano allo stato di indicazioni,piani regolatori, perimetrazioni urbane, pia-ni di fabbricazione, dopo aver messo a duraprova la capacità degli amministratori lo-cali, accumulano polvere negli uffici deiprovvedItorati e dei Ministeri.

Ecco quindi la necessità di creare, sì, in-frastrutture nuove ma principalmente dicompletare quelle iniziate e di migliorarequelle esistenti.

Create così le condizioni ambientali fa-vorevoli, bisognerà procedere nella intensi-

ficazione del processo di sviluppo industria-le. Tale processo tuttavia deve interessaretutto il Mezzogiorno e deve essere armoniz-zato con la valorizzazione delle altre risorseeconomiche disponibili, cioè l'agricoltura edil turismo. Le scelte ubicazionali e gh inve-stimenti sulle fasce costiere e nelle zone adalta produttività agricola, mentre degrada-no il patrimonio turistico, sottraggono al-

l'agricoltura le sole zone nelle quali essamanifesta alti indici di produttività e di red-dito. Di qui la necessità di una inversionedi tendenze, onorevole Ministro, nella sceltadelle zone dI msediamento e della creazionedI incentivI difìferenziati al fine di scoraggiarela costituzione volontaria o naturale di gran-di aree di concentrazione e dei fenomeniriflessi che queste comportano.

Quando insistiamo nella valorizazione del-le zone interne pedemontane, noi crediamodI proporre anche investimenti vantaggiosiper l'economia del Paese. I margini di uti-lità degli investimenti effettuati dalle im-prese pubbliche e private in zone ad altotasso di sviluppo e di produttività sono de-stinati a restringersi sempI'e di più là dovegli investimenti in zone a minore svilupposono destinati inevitabi:Imente, io credo, adassegnare margini di produttività maggiori.

D'altra parte il criterio della concentra-zione è del tutto estraneo alla nostra conce-zione di una società civile che cresca inmodo organico e globale, in quanto la bennota teoria della massima utilità con il mi-nimo mezzo rischia non solo di far fallirelo sforzo ma di riportare le situazioni altempo passato, quando questa teoria costi-tuiva un canone intoccabile dell'economia.

Noi insistiamo per una politica dell'indu-strializzazione diffusa e non concentrata;diffusione ~ come ha più volte sostenuto ilcollega Scardaccione ~ che non significa

dispersione o tendenza a soddisfare le aspi-razioni campanilistiche e ad avere una fab-brica per ogni cimitero, ma significa asse-condare la tendenza naturale ad uno svi-luppo industriale distribuito con più equi-librio, sulla base delle opportunità econo-miche che lo Stato ha il dovere di creare el'imprenditore pubblico o privato di valu-tare liberamente.

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Una industrializzazione concentrica creafenomeni di propulsione multipli, tonificale economie zonali, arresta le emorragie mi~grratorie, favorisce l'occupazione pendolare,integra i redditi degli altri settori, impe-di<;ce il formarsi delle grandi aree metropo-litane industrializzate nelle quali le difficol~tà abitative, il disordine dei traffici e deitrasporti, la carenza dei servizi rendono lavita disumana e il lavoro una dannazione,come dimostrano le acute insofferenze chesi sono anche di recente manifestate. Unainversione di tendenza nel sistema degli in~centivi, che valga a suggerire insediamentinelle zone interne, costituisce inoltre un po~tente contributo alla soluzione del problemadelle aree cosiddette a particolare depres-sione.

Sulle zone depresse parlerò di qui a poco.Mi preme ora richiamare l'attenzione sullanecessità di attribuire agli istituti a mediocredito operanti per lo sviluppo industrialenel Sud anche la potestà di intervento conappositi crediti di esercizio in favore delleaziende che, per ragioni connaturate all'eco-nomia in sviluppo e alle esigenze di mercatosempre più rapidamente mutevoli, non rie-scono a superare le difficoltà di ordine finan~ziario~produttivo e cadono quindi in crisi,quando non scontano con il fallimento l'en~tusiasmo ed il coraggio posti nell'iniziativa.Basterà qui ricordare che alla data del 31dicembre 1968 il carico delle partite in sof-ferenza per finanziamenti industriali pressoJ'ISVEIMER ammontava ad oltre 29 mi-liardi riguardanti 338 azIende, molte dellequali avrebbero potuto o potrebbero supe~rare le difficoltà con adeguata azione di so-stegno creditizio, cui peraltro l'ISVEIMERnon può provvedere, a ciò ostando la leggeistitutiva; esse non possono nemmeno usu-fruire degli istituti di credito ordinario perl'assenza di ulteriori garanzie reali oltre aquelle già acquisite dallo stesso ISVEIMER.

Non sono in possesso di dati precisi circale perdite che pure ci sono state e ci sono,anche se le percentuali agli investimentiglobali non rappresentano un aspetto eco-nomicamente scoraggi'ante. La perdita perònon può essere valutata solo in termini diimmediata attualità, ma va riferita alla ne-gativa incidenza che comporta sull'occupa-

zione ~ psicologicamente, con lo scorag-giare nuove iniziative ~ e sugli aLtri settori

economici.Venendo a trattare delle zone caratteriz-

zate da particolare depressione, ricorderòche per il quinquennio 1965-69 fu previstouno stanziamento di 35 miliardi espressa-mente destinati all'assistenza tecnica pro-mozionale e connesse opere minori, mentrecon legge n. 160 dell'8 aprile 1969, su solle-citazione del Parlamento prontamente accol-ta dal Ministro per gli interventi straordi-nari nel Mezzogiorno e nelle aree depressedel Centro-Nord, furono stanziati altri 50miliardi da destinare al potenziamento eammodernamento dei servizi civili (e sotto~linea questa definizione).

Desidero qui dare atto della sensibilitàdimostrata allora da] Ministro verso le zonecosiddette a particolare depressione e ri-chiamare la dichiarazione che in sede direplica qui al Senato fu resa dal Presidentedel Consiglio, dichiarazione con la quale siassumeva l'impegno che le somme così stan-ziate sarebbero state utilizzate esclusivamen-te per l'ammodernamento ed il potenzia-mento dei servizi civili, in quanto per lealtre infrastrutture la Cassa avrebbe dovutoprovvedere con i normali stanziamenti pre~visti per la sua attività istituzionale.

I comuni classificati a particolare depres~sione erano poco più di 500, ma sono orasaliti a 672 per l'inclusione dei comuni dellaSicilia colpiti dal terremoto; e se rispon-dono al vero certe notizie, il numero èdestinato ad aumentare a 1.200 secondonuove classificazioni allo studio presso ilComitato dei ministri per ìl Mezzogiorno.A proposito di tale classificazione non possonon rilevare come !'inclusione di comunitra quelli depressi non abbia sempre corri~sposto a criteri obiettivi e uniformi. Sonostati riconosciuti depressi comuni progre-diti e in qualche caso industrializzati, mentresono stati esclusi comuni ove manca tutto.Tale situazione che meriterebbe un chiari-mento ha determinato le reazioni delle popo~lazioni interessate che, dopo lunghe atteseper ottenere i servizi civili essenziali, hannoprotestato nelle forme più varie (dai bloL~chi stradali alla restituzione delle schedeelettorali) e solo così hanno ottenuto alcuni

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180a SEDUTA (antimerid.) A3'SEMBLEA~ RESOCONTO STENOGRAFICO

interventi ingenerando il dubbio, che va fa~cendosi certezza nel nostro Paese, che allostato attuale delle cose solo h viol<enza possaindurre le autorità a provvedere.

Mi risulta che la Cassa per il Mezzogiornoha svolto un'indagne diretta nei 672 comu~ni attualmente classificati per individuarela priorità delle opere da realizzare. Da taleindagine sono scaturite richieste per l' elet~trificazione rurale, strade interpoderali, stra~de interne, mattatoi, asili infantili, pubblicailluminazione, acquedotti rurali, case comu~nali, cimiteri, impianti sportivi, scuole ele~mentari e scuole rurali, acquedotti esterni,consolidamento di abitati, ambulatori e po~liambulatori, strade vicinali 'e comunali ec~cetera.

In tali comuni, per fronteggiare le richie~ste pervenute alla Cassa, si potrebbe dispor~re di un importo medio di 90 milioni percomune, tenuto conto di una decurtazionedel15 per cento per le impreviste spese ge~nerali eccetera, che assommano ad un co~spicuo numero di miliardi (altro argomentoda trattare nelle sedi opportune). Già que~sta somma di 90 milioni che poi non saràcosì equamente ripartita (infatti la Cassasecondo mie notizie sarebbe orientata nellagran parte dei casi a spendere dai 20 ai 30milioni per comune per i servizi civili) simanifesta chiaramente esigua ove si tengaconto che il costo di una rete idrica o fo~gnante del più modesto comune supera digià abbondantemente tale importo.

Ma se si pensa che la Cassa dovrebbe in-tervenire anche per le iniziative di carattereproduttivo, appare chiaro come lo stanzia~mento di cui attualmente si dispone' sia adir pO'Co modesto e pertanto oocorrerà find'ora provvedere aIJ'assegnazione di ulteriorifondi o, quanto meno, prevedere, in occa-sione dei finanziamenti per il prossimo quin-quennio di attività della Cassa, adeguatistanziamenti specificatamente destinati alloscopo, in una cifra che, secondo stime dellerichieste formulate ed una valutazione ap~prossimata delle esigenze prioritarie a cuideve provvedere la Cassa ai sensi de1le leggiper il Mezzogiorno, dovrebbe essere noninferiore ai 350 miliardi, salvo adeguamentiin relazione ad ulteriori classificazioni dicomuni depressi.

21 OTTOBRE 1969

La proliferazione della miseria quindi di~venta un fatto costante nel nostro Paese percui poi anche i mezzi per fronteggiarla fini~scono con il diventare inefficaci.

Ma con le somme attualmente disponibilinon si vuole nemmeno intervenire per i soliservizi civili e le opere minori, se è veroche 7 miliardi verrebbero destinati all'assi~stenza tecnica e promozionale, 6 miliardi emezzo a contributi per la ricostruzione difabbricati rurali neUe zone terremotate delSannio e dell'Irpinia e 1 miliardo e 700 mi~lioni per le infrastrutture dei piani di rico-struzione nelle stesse zone terremotate del~l'Irpinia e del Sannio, mentre 5~6 miliardisono riservati non si sa bene a quali inter~venti.

Tali interventi avrebbero dovuto esserefronteggiati con altri stanziamenti, secondole leggi a suo tempo emanate (in propositosi potrebbero vedere i disegni di legge n. 267e n. 742 in data 19 ottobre 1968 e 24 giu~gno 1969 ad iniziativa mia, del collega sena~tore Tanga e di altri) e irappresentano unaillegittima forma di sottrarsi agli specificiimpegni demandati dalle leggi alla Cassa.

Quello che lascia però ancora più sconcer~tati è la decisione, assunta dal oonsiglio diamministrazione della Cassa il 3 ottobre cor~l'ente, secondo la quale si è ritenuto per oradi non intervenire per il finanziamento dimattatoi, case comunali, impianti sportivi,cimiteri, ospizi per vecchi, mercati coperti,ricoveri per animali, smaltimento rifiuti ec~cetera, ritenendosi forse che questi non rien-trino fra i servizi civili.

I dubbi, le formulazioni dei programmi, ilritardo stesso con il quale è stato affrontatoil problema delle zone depresse (basti pen~sare che al 31 ottobre 1969 dei primi 35 mi~liardi da utilizzare per il quinquennio 1965~1969 risultano impegnati appena 946 milioni)impongono che si metta mano alle sce1t'e ealle realizzazioni con la massima chiarezza etempestività. Il processo di sviluppo e dicrescita civile del Mezzogiorno non può su~bire rallentamenti e soste in nessuno dei set~tori di intervento. Ad evitare che nuove stasiabbiano a verificarsi, mi permetto di solleci~tare il Governo perchè presenti con urgenzala legge pér i finanziamenti necessari all'atti-vità della Cassa per il prossimo quinquennio

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21 OTTOBRE 1969180. !SEDUTA(antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

in modo che non vi sia soluzione di conti-nuità nel lavoro sia di predisposizione che dielaborazione dei progetti, la cui entità e va-rietà richiedono già di per sè ampi marginidi tempo.

Onorevole Presidente, onorevole Ministro,onorevoli colleghi, verrei meno ad un ele-mentare dovere di rappresentante popolarese non richiamassi l'attenzione del Governosu alcune questioni che interessano la miaprovincia, una provincia interna ma nonpriva di risorse utilizzabili, una provinciainterna quasi sconosciuta alla classe politica,anche perchè non è stata ancora scossada quelle forme di insofferenza popola:re che,se eccitata, ripeterebbe gli episodi di Avola,Battipaglia, Castel Volturno, Fondi eccetera.

Noi non siamo stati inoperosi, le nostrerappresentanze democratiche hanno pazien-tamente indicato e solledtato le opeDe rite-nute prioritarie per 10 sviluppo civile, ma daanni ormai ricevono solo laconiche comuni-cazioni, quando le ricevono, circa la impos~sibilità a provvedere per mancanza di fondi.

Non mi soffermerò tuttavia sulle esigenzeminori, la cui soluzione potrebbe parzialmen-te rientrare negli auspicati nuovi stanziamen-ti per le zone a particolare depressione, madesidero soffermarmi su alcuni problemi diinteresse generale.

Il pensiero corre subito a talune iniziativeparlamentari quali i disegni di legge nn. 266e 267 ad iniziativa del senatore Tanga e mia,rispettivamente per il passaggio al demaniodell'ex aereoporto Olivola in Benevento esua destinazione a sede dell'aeroclub e perla ncostruzione o riparazione dei fabbricatirurali e annesse pertinenze nelle zone colpitedal terremoto del 1962, insabbiati pl1esso leCommissioni competenti senza alcun plau~sibile motivo, in quanto il primo disegnodi legge non comporta alcun onere finanzia~l'io, mentre il secondo si richiama ad impe-gni legislativi e di Governo assunti nel 1962e solo parzialmente rispettati.

La ricostruzione urbana e rurale delle abi-tazioni colpite dal terremoto, il finanziamen~to delle infrastrutture dei piani di ricost,ru-zione, gli invasi di Civitella Licinio e di Cam-polattaro già individuati nel piano di coor-dinamento della legge n. 717, l'auspicato in-vaso di Apice sollecitato e tecnicamente illu-

strato dal collega senatore Tanga, la stradadi penetrazione fondo vaHe Fortol1e, attaa dirompere la stagnante economia di unavasta zona interna, coHegandola e integran-dal a con quella del MaEse e dell'alta ~Pu-glia, il passaggio alla fase o:perativa perla valorizzazione del comprensorio turisticoTaburno~Matese, sono tutti problemi di inte-resse generale per i quali non si avverte an-cora un inizio di concreta soluzione.

Nel campo dei trasporti il Governo si im-pegnò l'anno scorso, accettando un appositoordine del giorno, a programmare il rad-doppio della ferrovia Napoli~Foggia. L'attua~le Ministro dei trasporti è di diverso avviso,il che evidentemente dimostra che i Governicambiano e gli impegni cadono.

Sono richeste di strutture destinate a qua-lificare la provincia di Benevento secondola sua naturale vocazione di cerniera tra legrandi aree di sviluppo adriatica e tirrena.

Se le intuizioni dei tecnici, dei program-matori e dei politici sono esatte l'abbando-no delle fasce costiera e di prima pianura,già congestionate, sposterà inevitabilmenteall'interno le direttrici dello sviluppo indu~striale e del relativo retro terra.

Le nostre richieste hanno anche il propo~sito di predisporre la nostra provincia a talenon lontano servizio che dovrà essere resoall'area metropolitana napoletana e alla va-sta area industriale del Casertano in un'ar-monica visione dello sviluppo regionale.

Tale servizio non può identificarsi nellaprogettata autostrada Caserta~CamereUe, cheripete l'errore e fra non molto aggrave-rà i fattori negativi più volte richiamatinel corso del mio intervento. Ne conseguela necessità di prevedere la trasformazionein autostrada della superstrada Benevento-Tdese"Caianello in corso di costruzione acura della Cassa per il Mezzogiorno e del-l'ANAS, quale naturale prosecuzione del rac-cordo autostradale Benevento-Castel del La-go e quale direttrice di sviluppo tangenzialedelle aree napoletane e casertane.

Benevento infine, centro di studi di anticatradizione, che vanta la presenza di tuttigli istituti scolastici primari e secondari diqualsiasi ordine e grado, pone a buon di-ritto la propria candidatura come sede dellaseconda università campana per tutta una

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Senato deUa Repubblica V Legislatura~ 9839 ~

21 OTTOBRE 1969180' 6EDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

serie di motivi che saranno a suo tempo illu-strati.

Ecco ciò che chiediamo come testimonian-za di solidarietà verso una provincia il cuicapoluogo è insignito di medaglia d'oro perla 'perdita di vite umane e per ,le distruzionisubite dalla guerra, come concreto aiuto aduna provincia già prostrata da due alluvionie da un terremoto, come contributo all'or~di nato ed equilibrato sviluppo del Mezzo-giorno, obiettivo quest'ultimo che mi haspinto a prendere la parola in questo di~battito che auguro proficuo per il Governo eapportatore di un apprezzabile contributoalla crescita democratica e civile del nostroPaese. (Applausi dal centro).

P RES I D E N T E. È iscritto a par~lare il senatore Albertini. Ne ha facoltà.

A L BER T I N I. Onorevole Presiden-te, onorevole Ministro, onorevoli colleghi,qualsiasi discorso che intenda avere un mi-nimo di organicità sugli orientamenti delnostro Governo nei confronti degli strumen-ti di politica economica da operare per ri-solveve i problemi sul tappeto non può pre~scindere da alcune considerazioni sui con~tenuti della relazione previsionale e pro~grammatica per il 1970, reoentemente pre~sentata al Parlamento e integrata dalle espo-sizioni fatteci dai Minis,tri del bUancio e deltesoro come introduzione a1la discussionedel bilancio dello Stato che viene posto oraalla nostra approvazione.

Già nella discussione svoltasi in occasionedell'esame del precedente bilancio per il1969 emerse come tema fondamentale quel-lo del rapporto tra bilancio e programma-zione e, a tale riguardo, è utile rifarsi alleequilibrate e come sempre estremamenteconsapevoli considerazioni fatte dal ministro ,Colombo a conclusione di quella discussione.

Lei, signor Ministro, allora, se bene in~terpreto il suo pensiero, a proposito dellanecessità di far riflettere nel bilancio la po.litica di programmazione, sostenne che ad I

essa si era provveduto decidendo nel bilan-cio una ripartizione della spesa conforme al~le previsioni del programma. I divari, os-servò, nascevano dopo, e cioè sul terreno

della ridotta capacità di spesa dimostratadalLe singole pubbliche amministrazioni.

Il bilancio, nella sua impostazione di pro~spetti va, aveva, per così dire, la coscienza aposto, in quanto anche se di fatto non lo eraancora e non lo poteva essere nella attualeimpostazione mirava però ad essere identi~ficato come il mezzo annuale per l'esecuzio~ne degli obiettivi del piano.

Queste dichiarazioni fatte allora dal Mini~stro del tesoro costituiscono un utile puntodi riferimento, perchè esprimono in realtàuna impostazione che mira a legare il bilan-co alla programmazione, ma che, proprioper i limiti del bilancio attuale, finisce perdimostrare piuttosto la distanza che non leconnessioni.

Ma possiamo dire che il discorso è statoportato avanti nel senso allora indicato?Pur Iimitandomi ad 'alcuni cenni essenzialimi sia consentito osservare che la rela-zione previsionale e programmatica, nelcommentare i dati relativi alla evoluzioneeconomica in atto nel Paese, invece di por~tare avanti e approfondire il dibattito sulrapporto tra bilancio e programmazione, evi-ta di fare, o almeno li fa solo di sfuggita,dei precisi riferimenti agli obiettivi del pro~gramma economico nazionale ed al,le varia-zioni esistenti tra gli obiettivi fissati e irisultati raggiunti nella realtà.

Mi si consenta di osservare che, al con~trario, dovrebbe essere proprio questo ilcompito pl1ecipuo della relazione, la qualeda tale confronto dovrebbe desumere e in~dicare le linee di politica economica da per~seguire nel breve periodo.

Infatti, mentre è doveroso dare atto chela relazione descrive con encomiabile accu~ratezza l'evoluzione economIca verificata sinel 1968 e in questo scorcio del 1969 e defi-nisce gli strumenti di politica economicache in relazione ad essa sono stati adottati,si deve rilevare che essa omette di daredelle indicazioni precise sugli interventi daadottare nel prossimo anno, in evidente con~trasto con la sua stessa denominazione e lasua st'essa ragione di essere.

Basti a tale riguardo confrontare la rela~zionedello scorso anno e quella testè pre-sentata al Parlamento pel averne la prova

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 9840 ~

21 OTTOBRE 1969180" SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFIC(

laddove si deve constatare con non pocostupore che ne1la relazione di quest'annosono stati addirittura eliminati due capitoli,

l'uno sulle « Prospettive e direttive per l' evo~luzione economica }}, l'altro sugli «Aspettidella politica di piano}} che erano parte in~tegrante della precedente relazione ~e che co~stituivano la premessa necessaria e indispen~sabile al fine di stabilire un nesso nei rap~porti tra politica di bilancio e politica dipiano.

Sotto questo aspetto la relazione apparegravemente manchevole perchè omette diparlare del problema dei rapporti tra poli~tica di bilancio e politica di piano nonostan-te che da vari anni ormai questo problemasia al centro dell'attenzione e nonostanteche di esso si sia recentemente e con pro~poste nuove occupato un documento della

~ importanza del progetto '80, di cui non siè fatto il minimo cenno nella relazioneprogrammatica.

Non vi è dubbio che con !'introduzionedella politica di programmazione economicala manovra della finanza pubblica dovrebbeessere direttamente finalizzata al persegui-mento degli obiettivi generali e specifici disviluppo contenuti nei documenti del piano.I rapporti tra piano e bilancio dello Statorisultano infatti definiti dalla circostanza chequest'ultimo, fissando le entrate e le spesedello Stato, fissa anche gli indirizzi [onda~mentali e specifici dell'attività finanziariapubblica.

Naturalmente nei Paesi economicamenteavanzati la funzione unificatrice del bilanciostatale si è scontrata, anche duramente qual-che volta, con il progressivo estendersi diuna serie di interventi economici che, purvenendo decisi e perseguiti nell'ambito diresponsabilità pubbliche, non sono ricondu~cibili in maniera diretta al bilancio delloStato. Tale fatto da un lato pastula semprepiù !'introduzione di sistemi di decisioni pro~grammate razionali (conformi cioè agli in~di rizzi essenzali della politica economica ge~nerale) nella manovra finanziaria pubblica enell'azione amministrativa e di interventopubblico che ne segue, dall'altro sollecital'elaborazione di quadri di finanza pubblicapiù completi, facilmente sintetizzabili e più

agevolmente traducibili entro schemi di at-tività amministrativa.

In questo quadro l'Italia presenta, pur-troppo, caratteristiche peculiari di arretra-tezza.

Tutti sappiamo che cosa è il nostro bilan-cio e quali sono i suoi limiti.

Nell'ambito delle possibili decisioni di po~litica economica esso copre uno spazio as-sai ridotto, largamente pregiudicato da de-cisioni precedenti, ignorato dalle decisioniconcrete di spesa, comunque minore di quel-lo globale dell'intera finanza pubblica.

Esso infatti ripartisce le risorse delloStato senza nulla poter dire sulla loro en-tità; le ripartisce fra spese che altre leggihanno già deciso in precedenza; opera la ri-partizione senza tener conto dei tempi ef-fettivi di spesa passati e futuri dello Stato;si limita, infine, a identificare le somme spen~dibili dai Dicasteri, ignorando quella fettagrossissima della finanza pubblica che sisvolge al di fuori di questi. Il quadro è in-somma sufficientemente indicativo di un rap-porto quanto mai tenue tra bilancio e pro~grammazione.

In fondo sono le norme classiche del di~ritto che regola la materia dei bilanci chesi rivelano ogni giorno più inadatte ad as~solvere ai compiti che pone una società inrapido sviluppo.

Ed è questo il punto critico perchè, se dauna parte non siamo ancora riusciti a su-perare la vecchia concezione giuridico-poli~tica del bilancio, !'irrompente evoluzione haportato la vita moderna a porre l'esigenzadi una sicurezza sociale, che pastula un in-tervento ormai permanente e organizzatodello Stato. '

Lo Stato, per garantire un organico svi-luppo della società, non può esimersi dal~

l'intervenire nell',economia nazionale rne~diante nuove determinate forme di preleva~mento delle sue risorse e mediante nuoveforme di redistribuzione. In b:reve ciò signi~ficherebbe, come scriveva uno studioso fran~cese di questa materia, che si dovrebbe«parlare meno di diritto finanziario, perparlare di più di economia finanziaria ».

Comunque, per ritornare al nostro tema,credo che sia da ricercare proprio in questo

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Senato della Repubblica ~ 9841 ~ V Legislatura

180a 'SEDUTA(antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 21 OTTOBRE 1969

punto critico, cioè nella difficoiltà di superar,eil confine tra la pura e semplice impostazio~ne giuridica delle erogazioni pubbliche e laloro valutazione economica, la ragione cheha indotto il senatore Fossa, nella sua ri~marchevole relazione che è profondalnenteinnovatrice dal punto di vista metodologico,a rilevare la poca credibilità dei bilanci.

Invero, nel nostro Paese, il bilancio delloStato, COSIcome è configurato dalle normevigenti, non risulta più un documento ca~pace di indicare con la chiarezza e la com~pletezza necessari gli orientamenti realinella manovra della finanza pubblica.

E ciò a cagione principalmente di alcunecircostanze e cioè:

1) il mantenimento del principio del bi~lancio di competenza, che indica le entrateche si prevede che l'amministrazione matu~J1erà il diritto a riscuotere e le spese perle quali si pve\'ede che <l'amministrazione'assumerà l'impegno a pagare nel corso delloesevcizio e pertanto ciò che si destina allaspesa e non ciò che si spende, provocandoil fenomeno degli abnormi residui passivi;

2) la classificazione interna del bilanciodello Stato, nel con tempo troppo rigida etroppo articolata, la quale, anche dopo lariforma de11964 che ha introdotto una clas~sificazione funzionale della spesa, non con~sente di cogliere il grado di corrispondenzatra i programmi di intervento pubblico e lacomposizione analitica dell'attività finanzia~ria dello Stato, per non dire delle difficoltàdi comprensione derivanti dalla adozionedi poste contabili elementari Ci capitoli) ec~cessivamente limitate e parziali, tali da fran-tumare il quadro d'assieme.

E a proposito di questa osservazione misia consentito di chiarire il concetto conun esempio. Il capitolo 1102 dello stato diprevisione di spesa del Ministero della pub~blica istruzione, denorflinato « Spese per or~ganizzazione e attuazione di corsi di forma~zione, aggiornamento e perfezionamento de.gli insegnanti e acquisto di materiale didat~tico e pubblicazioni », oltre a non aver subì~to nessun incremento rispetto al bilancioprecedente, e di questo non è il caso di par-lare in questa sede e in questo momento,non si sa se debba corrispondere a finalità

generiche (che sarebbero perciò inutili) o seinvece dovrebbe corrispondere a delle fina~lità specifiche e concrete come, per esempio,quelle indicate nel progetto '80 il qualeprevede (e quindi dovrà essere condizionatolo stanziamento a questo scopo) che il do~cente dovrà essere preparato ad assumeresempre più la figura dell'educatore e nonquella del tradizionale trasmettitore di no~zioni, fungendo da catalizzatore tra la pro~blematica del mondo moderno e le disci~pline che formano oggetto dello studio.

Il terzo punto cui mi voglio riferire par.landa delle lacune del nostro bilancio ècostituito dalla limitatezza del bilancio stes~so rispetto al totale, al complesso, alla glo~balità della spesa pubblica.

Che cosa si può fare per mutare questidati istituzionali e superare la stretta con.cezione giuridica del bilancio per giungerealla sua impostazione economico~finanziaria?

Di fronte a tale situazione i,l progetto'80 ha cel'cato di individuare le linee di unariforma del nostro sistema finanziario pub~blico, indicando la necessità di restituire almomento dell'approvazione del bilancio ilcarattere di una scelta politica sostanziale.

Anzitutto si tratta di applicare un bilan~cio di cassa (che esprima le sue previsioniriguardo alle entrate da riscuotere e allespese da pagare effettivamente nel corsodell' esercizio) sostituendolo al bilancio dipura competenza che, av,endo riguardoesclusivamente al momento giuridico nelquale matura l'obbligo di pagare o il dirittodi riscuotere, non consente in un ordina~mento amministrativo come il nostro di ca~pire adeguatamente il meccanismo di fun~zionamento della spesa pubblica.

Due sarebbero le cose da fare: portare lapolitica di cassa alla valutazione e alla de~cisione degli organi costituzionali responsa~bili dell'indirizzo politico e trasformare, aquel punto, il bilancio di competenza, inmodo da non costringerlo ad una annualitàche oggi è inevitabile ma che è la causa nonultima della sua attendibilità sempre piùridotta e svincolarlo dalla rigida subordina~zione alle leggi di spesa, perchè non c'è nes-sun motivo perchè esso non diventi sededecisionale effettiva.

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Senato della Repubblica ~ 9842 ~ V Legislatura

180' SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

A tale riguardo il progetto '80 propone,e la proposta dovrebbe essere seriamentevalutata, l'instaurazione di nuovi rapportifra programma economico naziona}e, legi~slazione corrente di spesa e bilancio annua~le dello Stato.

n bilancio dello Stato infatti, già resopoco manovrabile dal peso prevalente dellespese correnti (basti ricordare quelle per ilpersonale) si è venuto progressivamente ir~rigidendo in conseguenza della prassi legi~slativa che ha teso sempre più a fondarsisulle leggi pluriennali di spesa con determi~nazioni rigide dell'ammontare da erogarenelle singole annualità. Ne nasce la conse~guenza che i,l bilancio risulta predetermina~to in quasi ogni sua componente anca l' pri~ma di essere elaborato.

Bisognerebbe dunque restituire flessibili~tà al sistema delle decisioni di spesa.

A tale fine sin dal prossimo programmaeconomico quinquennale occorrerebbe pre~disporre un vero e proprio bilancio plurien-naIe di previsione, formulato per pro~grammi.

Un tale bilancio quinquennale previsionaledovrebbe fornire i termini di riferimentocui collegare le leggi di spesa successiva pergiustificare la loro copertura (utilizzandocosì un suggerimento della Corte costituzio-nale volto a favorire una maggiore flessibi~lità dell'attività finanziaria pubblica) e of-frirebbe d'altra parte l'occasione per unaprima applicazione di tecniche di program-mazione di bilancio tese a collegare la pia-nificazione di 'lungo periodo al bilancioannuale attraverso l'adozione di scelte dibilancio basate su metodi di analisi econo-miche.

Altro strumento necessario per completarela riforma nel settore sarebbe, secondo ilprogetto '80 l'introduzione anche nel no~stro ordinamento, come già avviene in si-stemi vigenti in altri Paesi, la Francia peresempio, di leggi di finanza.

Attraverso l'approvazione da parte del Par~lamento, contestualmente all'approvazionedel bilancio, di una legge di finanza, cioèdi una legge sostanziale di spesa che intro~duca quelle modi,fiche e quegli aggiustamentialla legislazione di spesa resi necessari dalleesigenze della manovra della politka econo~

21 OTTOBRE 1969

mica, sarà possibile consentire al Parlamen-to di assumere anche delle scelte sostanzialiin materia di bilancio, superando 10 strettocarattere formale della legge di bilancio de-finito dall'articolo 81 della Costituzione.

I vantaggi offerti da un tale sistema si pre~sentano particolarmente significativi. La leg~ge di finanza, infatti, può essere raccordatadirettamente alle indicazioni del programmaeconomico nazionale, cop.sentendo così di farvalere le esigenze della politka di piano nel~la direzione della spesa pubblica e di supe-rare la contrapposizione fra politica di lun-go periodo e politica congiunturale che co-stituisce uno degli ostacoli più seri all'effi-cacia di qualsiasi sistema di programma-zione.

Inoltre, l'istituzione della legge di fi-nanza (il cui esame padamentare dovreb~be essere, come si è detto, abbinato a quellodel bilancio dello Stato) consentirebbe di ap-plicare ~ come si è già accennato ~ delletecniche di programmazione di bilancio checorl'elino la ripartizione di risorse tra i variDicasteri alla esecuzione dei programmi eporrebbe le condizioni per assumere scelteanche per quel vasto campo dell'attività fi-nanziaria pubblica che non è direttamenteregolabile con il bilancio dello Stato.

Nella legge di finanza infatti potrebbe~

l'O trovare l'adeguata collocazione Le prill~cipali decisioni relative agli enti pubblIcie alle grandi holdings pubbliche (IRI, EN!)per quanto riguarda l'aumento dei fondi didotazione e Le contribuzioni ordinarie.

In definitiva, per citare alla leHera il pro-getto ''SO, in un tale disegno «non trovaposto l'artificiosa distinzione tra politica con~giunturale, cui sarebbe commesso il merocompito di garantire la stabilità, e la poli-tica di piano, cui sarebbe affidato il compitodi sollecitare lo sviluppo e l'attuazione dellemodifiche strutturali del sistema. Di fatto,tale distinzione, ove la si voglia forzare finoa definire due linee di responsabilità, si ri~salve nella rinuncia ad una politica di piano(poichè il periodo lungo a>hro non è cheuna successione di congiunture) e finisce persancire il primato dell' obiettivo della stabili~tà sull'obiettivo dello sviluppò ».

Fatte queste premesse di ordine generale(e i Ministri del bilancio e del tesoro ~ par-

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V LegislaturaSe>wto della Repubblica ~ 9843 ~

21 OTTOBRE 1969180a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

ticolarmente lei, onorevole Colombo ~ mi

vorranno certamente far grazia della loroben nota benevolenza se mi sono permessodi formulare delle osservazioni critiche e diindicare dei criteri orientativi in questa di~battuta materia), mi sia concesso di soffer~marmi sulle poste indicate nella relazioneprevisionale e programmatica, completatadalla esposizione fattane dai Ministri in que~sta sede.

È doveroso prendere innanzitutto atto consoddisfazione che, 111 un contesto interna~zionale non certamente favorevole, l' econo~mia del nostro Paese ha segnato un deci~siva progresso raggiungendo per il 1969 unincremento del reddito lordo naziona,le, chesi prevede del 6,8 per cento in termini reali,che è collocato nell'arco della previsioneformulata nella relazione previsionale del.l'anno scorso.

Indiscutibilmente, oltre all'incisivo contri~buto della domanda estera che ha sensibil~mente lievitato le nostre esportazioni, datala nostra attuale capacità concorrenziale suimercati internazionali, vi hanno contribuitole decisioni prese in ordine alla creazione,come ha detto il ministro Colombo nel suointervento dell'S ottobre « di un volume dispesa aggiunti va che, per la sua qualità, sipotesse tradurre immediatamente in atto epotesse daDe, altrettanto immediatamente,un contributo alla ripresa dello slancio pro~duttivo attraverso la crescita della domandainterna di beni di investimento e di beni diconsumo }} il cui « strumento essenziale peril nuovo impulso espansivo impresso all'eco~nomia italiana è stato, in tutto il corso dellapassata legislatura, la spesa pubblica}}.

Da quanto precede mi pare che sia perti~nente l'osservazione, fatta dal senatore Fos~sa nella sua relazione, che ci tr,oviamo oradi fronte a una inversione di tendenza (unbriIlante giornalista ha pal'lato di un neo~keynesismo di Colombo) perchè, mentre era~no evidenti le tendenze deflazionistiche, oper usare un termine moderno disinflazio.nistiche, della nostra politica finanziariafino alla metà dello scorso anno, ora si cer~ca, e giustamente, di non far gravitare solosulle nostre esportazioni il processo di espan~sione produttivistica, ma di contribuire agarantire i,l suo sviluppo essenzialmente at~

traverso la lievitazione della domanda in~terna.

Saggia preoccupazione perchè, di frontealle nubi che si addensano sul panoramacongiunturale internazionale, come vedremoin seguito, la lievitazione della domanda in~terna oltre a contribuke alla soluzione del~,

l'annosa e sempre dilazionata soluzione deinostri angosciosi problemi sociali, offre unpotente succedaneo e un decisivo strumentoequilibratore al nostro apparato produttivi~stico.

Certo, come è risaputo, l'espansione, manmano che risolve dei problemi, come unareazione a catena, ne fa sorgere degli altri.Se da una parte è vero che l'accelerazionedell' espansione condiziona e sviluppa il li~vello di vita globale, intensifica gli investi~menti, apre dei nuovi orizzonti alla vita so~ciale, dall'altra parte essa è anche fonte didistorsioni che implicano capacità di ana~lisi, prontezza di giudizio, rapide misurenella ricerca delle riconversioni produttivi~stiche e subitanei cambiamenti e adattamen~ti della manodopera.

Ma VI è di più: l'espansione, sia pureportando un decisivo incremento al benes~sere globale, rende più sensibile invece diattenuarla la disparità di situazioni fra in~dividui e fra regioni che hanno la fortunadi essere in posizione di avanzata organiz~zazione industriale nei confronti di chi me~no ha e delle zone di depressione, che devo~no soggiacere a quella che l'economista fran~cese Perroux ha definito « le leggi di bronzodella società industriale secondo le qualil'espansione va più a vantaggio di quelli chesono già in condizioni privilegiate di fronteagli altri}}.

Proprio a questo riguardo il pensiero correinevitabilmente verso le lotte sindacali incorso che costituiscono, in occasione dellascadenza dei col1ltratti di lavoro, un grandescontro sociale, determinato proprio, oltreche dalle imperiose ed elementari necessitàdei lavoratori in rapporto ai costi dei benidi prima necessità e in primo luogo dellacasa, dagli squilibri nella distribuzione deibenefici che derivano da una maggiore capa~cità produttiva e in genere dallo sviluppo

economico.

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Senato della Repubblica V Legislatura~ 9844 ~

21 OTTOBRE 1969180a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

Devo a questo riguardo dare atto e sot-tolineare quanto il ministro Colombo ha af-fermato in occasione del suo recente inter~vento in quest'Aula e cioè di essere convinto,in base all'analisi della nostra situazioneecoÌlOmica, « che vi è spazio per una ragio-nevole trattativa che soddisfi l'attesa dei la-voratori di partecipare adeguatamente ai be-nefici dello sviluppo, senza rompere l'equi-librio costi-ricavi delle imprese ».

L'augurio che, a nome del mio Gruppo,sento il dovere di formulare è che realmen-te le 'attese dei lavoratori vengano soddi-sfatte, e il Governo dev,e considerarsi impe-gnato a svolgere una efficace azione di inter-mediazione e di intervento con tutta la suaautorità perchè si addivenga a quegli ac-cDrdi salariali e normativi che, oltre a ren-dere giustizia a chi dà il più grande contri-buto al nostm sistema produttivo dal puntodi vista economico e della campartecipa-zione, rendano più tollerabili le condizionidi vita nelle officine e nei posti di lavoro dilarga parte dei lavoratori.

Da qualche parte si è obiettato che gliincrementi salariali porterebbero a una spin-ta inflazionistica da costi che si ritorcerebbea danno degli stessi lavoratori beneficiari.È un fatto indiscutibilmente presente allanostra coscienza e deve essere sufficiente-mente valutato neH'equilibrio generale del-la nostra situazione economica. In fondo, laquestione dell'incidenza degli aumenti sala-riali sulla spinta inflazionistica si riduceun po' alla storia dell'uovo e della gallina,perchè se è vero che il problema esiste, èanche doveroso ammettere che sovente vie..ne artificialmente creato o quanto. menoaggravato 'propria da parte di coloro chene fanno la più forte arma per resistere allegiuste rivendicazioni dei lavoratori, perchèse spinte inflazionistiche da costi esistonoin questo momento, queste sono proprio de-terminate e causate dal settore ,industrialeche ,da un lato ha scontato in precedenzale richieste di aumenti salariali medianteaumenti progressivi dei prezzi .e dall'altroha una vocazione naturale alla inflazioneper nidurre, in termini reali, l'onere dei fi-nanziamenti in modo da compensare gliinteressi passivi crescenti.

A parte queste considerazioni, il proble-ma della spinta inflazionistica è sempre pre-sente in una economia di sviluppo; l'espe-rienza ci insegna che l'espansione neUe eco~nomie capitalistiche e di mel'cato portainevitabilmente oon sè una spinta inflazio-nistica e una più o meno accentuata lievi-tazione dei prezzi e la stessa esperienza ciinsegna che non è mai stato possibile fre-nare l'inflazione senza frenare o interrom-pere la espansione. Questa constatazioneha recentemente indottoPaul Fabra (<< LeMonde }) del 25 giugno) a chiedersi, con unanon velata ironia, a proposito della lottacontro l'inflazione che stanno conducendovari Governi, e in primo luogo quello ame..ricano, se realmente quelle autorità miranoa ottenere un risultato positivo della loroazione per il timore evidentemente del boo~merang deflazionistico che potrebbe incide-re sullo sviluppo e sull'andamento economi-co generale di quei Paesi.

In fondo è sempre valido quello che af-fermava il Keynes, che «un rialzo mode-rato dei prezzi e una inflazione controllataè un mezzo per la lotta contro la disoccu-pazione e la sottoccupazione ».

Però, malgrado tutto, e malgrado la no~stra riconosciuta espansione, il più grossoproblema che sta davanti a noi e che nonavendo trovato una adeguata soluzione co-stituisce la più grave delle zone d'ombradella nostra situazione, e che, è dov,erosoammetterlo, è stato apertamente riconosciu-to nella relazione programmatica, è quellodella aocupazione che, come bene ha dettoil senatore Fossa nella sua relazione, va af-frontato non solo per i riflessi sociali checomporta, ma anche « a garanzia delle stes-se istituzioni e dei valori politici e civili,che tutti, o. quasi tutti noi, saremmo. e sia-mo sempre pronti ad accettare e difender.e ».

E questo perchè la democrazia moderna,per essere tale, deve essere intesa e inter-pretata e non può essere comunque disso-ciata dal concetto di sicurezza sociale.

Ora, come fronteggiare questo assillanteproblema dal momento che, come appare achiare Lettere dalla relazione previsionalee programmatica, saJe il reddito e cala l'oc-cupazione? Infatti, mentre H settone indu-striale, malgrado il suo rilevante sviluppo,

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V LegislaturaSenatO' della Repubblica ~ 9845 ~

21 OTTOBRE l Y69180' SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

e riuscito a creare nel 1969 appena 170 milaposti di lavoro, non è riuscito ad assorbire]a contrazione occupazionale degli altI'; set-

tori ~ agricoltura e attività terziarie ~ chehanno visto ridurre i loro addetti di circa400 mila unità complessivamente.

~ un problema veramente drammaticoche ci preoccupa e ci deve sempre più pre'Oc-cupare, sotto il profilo sociale ma anche,come sopra si è detto, sotto il profilo poli-ticO'.

Indiscut1bilmente la componente di mag-gior peso per questa discrasia tra svilup-po e occupazione è costituita dal progressotecnico che avanza e progredisce a passida gigante. L'automazione o quantO' menola razionaJizzazione nel campo del lavorotrova sempre nuove possibilità di applica-zioni e questo pone alla nostra coscienza eal nostro impegno il problema delle forzedi lavoro disponibili.

Ce:rto sarebbe assurdo e impensabile asta.colare la trasformazione tecnologka per ilfatto che inevitabilmente ci porta a minorepossibilità di assorbimento di manodopera.

Quello delle nuove applicazioni tecnologi-che è un problema al quale anche noi, mal-grado le nostre rilevanti riserve di forze dilavoro, dobbiamo uniformarci, se non vo-gliamo essere un giorno schiacciati sul pia-no concorrenziale da sistemi più progreditie che producono a minori costi.

n rimedio sarebbe peggiore del male per-chè correremmo il rischio di essere ineso-rabilmente espulsi, sul piano competitivo,dai mercati internazionali.

E qui il discorso ci porterebbe lontanoper investire il problema delle strutture, manon voglio appesantire ulteriormente il miodire.

Mi sia solo consentito citare le ~paroleche il ministro Wilson ha pronunciato, aproposito di questo angoscioso problema, inoccasione di un congresso del Partito la-burista: «La scelta non è tra il progres-so tecnolO'gico e quel tipo di mondo allabell' e meglio in cui viviamo oggi. È la scel-ta tra la cieca imposizione del processo tec-nologico con tutto ciò che questo significain termini di disoccupazione e l'uso COSCIen-te, piani1ficato, finalizzato del progresso scien-tifico per fornire più alti livelli di vita »,

A conclusione di questa parte del mio in-tervento, mi corre l'obbligo di dare atto alGoverno della volontà, più volte affermatae ribadita anche nella ':relazione previsiona-le. di metter in atto tutti gli accorgimentinecessari per ,portare avanti il nostro proces-so di espansione, che deve essere sinonimod'incremento nella utilizzazione qualitativae quantitativa delle forze di lavoro dispo-nibiJi e della loro partecipazione ai vantag-

. gi .di un ordinato progresso economico.

Ho definito più sopra saggia preoccupa-zione quella del Governo di mettere in mo-vimento gli strumenti necessari per lievitarela domanda interna, per dare nuovo impulsoespansivo alla nostra economia, specialmen-te attraverso la spesa pubblica, anche perprevenire le conseguenze che l'oscurato pa-norama congiunturale internazionale, conle politiche deflazionistiche in atto in variPaesi, può implicare sulla possibilità di man-tenere l'attuale ritmo delle nostre esporta-zioni che hanno finora costituito il polomaggiore dell'incremento della nostra eco-nomia.

Personalmente non credo ~ anzi auspi-chiamo che non avvenga, che non si verifi-chino le previsioni così tragiche di questiautori ~ che si stiano riproducendo nel

mondo occidentale delle situazioni che pos-sano portarci a una crisi delle dimensioni diquella del 1929, come vanno ripetendo daanni il Rueff (10 ha scritto ancora una vOlltain ({ La Vie Française» del 3 ottobre) e ill'ean Luc, l'altro bravo economista francese,ma dalle previsioni tragiche (mi riferisco alsuo articolo su ({ Le Monde» del 30 settem-bre), che prevedono che incalzi 'Ormai davan-ti a noi imminente una catastrofe come quel-la del 1929; non l'O c:redo pel1chè, con leconoscenze e gli strumenti operativi mo-derni di cui dispongono i poteri pubbliciè possibile, attraverso tempestivi interventi,scongiurare simili pericoli, come d'altrondeha provato l'esperienza di un quart'O disecolo dopo la fine della seconda guerramondiale.

Però la situazione è difficile e quanto maicomplessa e lo dimostra il fatto che i poteripubblici di vari ,Paesi stanno proprio met-tendo in atto quegli strumenti operativi dicui parlavo più sopra, diretti a scongiurare

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Senato della RepubblicC' V Legislatura~ 9846 ~

21 OTTOBRE 1969180. SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

un simile pericolo, e sono proprio questemisure che possono riflettersi in senso ne-gativo sulla nostra economia, perchè gli spa-zi di sviluppo di una economia nazionalenOn possono mai essere ristretti nel limi-tato ambito nazionale e l'azione di una par-te si ripercuote inevitabilmente sull'altra siain senso positivo che in senso negativo.

In molti Paesi infatti, e in primo luogoin America, di fronte al surriscaldamentodell'economia sono state messe in atto del-le misure definite disinflazionistiche che a,quanto pare, non hanno dato finora i risul-tati che si scontavano perchè, come è statoda qualche parte osservato, si manifesta unacerta resistenza o meglio un certo assue-famento alle medicine propinate.

Rivolgiamo per un momento il nostrosguardo agli Stati Uniti. Il processo inflazio-nistico in atto in quel Paese è in fin deiconti la matrice dei pericoli che pesano sul-la situazione monetaria ed economica inter-nazionale. Non bisogna per di più dimen-ticare che l'America, poichè rappves1enta al-l'incirca un terzo della produzione industria-le del mondo, influenza in senso buono oin senso negativo (non è qui il luogo di di-scuterne) l'attività economica degli altriPaesi, tant'è, per parafrasare un finanzierefrancese, che basta che l'America starnutiperchè gli altri manifestino subito i sintomidella bronchite.

Orbene, l'America per arginare la sua in-flazione, che ha come componenti principa-li le spese per il programma spaziale, laguerra del Vietnam, un pauroso deficit nel->labilancia dei pagamenti eocetera, ha presodelle misure dirette alla restrizione del cre-dito e alla accentuazione del fiscalismo at-traverso la proroga della addizionale dellOper cento sulle imposte sui redditi e sullesocietà, ma pare che queste misure non ab-biano dato, almeno finora, i risul,tati chesi scontavano, e le opinioni dei vari osser-vatori sono quanto mai contrastanti a talleriguardo.

È però generalmente ammesso e constata-to che sia i consumatori, malgrado il rinca-ro dei prezzi, che gli industriali di quel Pae-se eludono quelle misure e (quello che piùimporta per noi) i secondi, rincorrendo una

spericolata politica di indebitamento, perportare avanti i loro programmi di investi-menti, nel loro Paese e all'estero, mediantela ricerca di denaro su tutti i mercati fi-nanziari, provocano un abnorme e pericolo-so aumento, mai visto finora, dei tassi di in-teresse, che mediamente hanno superato laimpressionante cifra del 10 per cento.

Non solo~ ma la tendenza alla scalata deitassi di interesse è aggravata dal deficit del-le bilancie dei pagamenti, che spinge le au-torità monetarie dei Paesi dencitari, e inprimo luogo l'America, all'aumento dei tas-si d'interesse ufficiali, al fine di attirare icapitali vaganti e aumentare le riserve pub-bliche di valuta.

Ora. è cosa arcinota che i flussi dei capi-tali sono sensibili ai tassi d'interesse e pren-dono delle proporzioni allarmanti quandovi incide la speculazione; la politica deldenaro caro ha ormai contaminato tutto ilmondo occidentale, e in conseguenza di que-sto fatto abbiamo visto aggravarsi il feno-meno, d'altronde già precedentemente in at-to, della emigrazione dei nostri capitali.

Il nostro Governo di fronte all'incalzaredi questi avvenimenti, come ci ha detto ilministro Colombo, oltre all'ordine di rien-tro delle nostre banche nelle loro posizionicredjtizie verso l'estero e l'adozione di mi-sure divette a limitare la collocazione di fon-di comuni stranieri, ha proceduto in suc-oessive riprese, dal marzo alll'agosto scorso,all'aumento del tasso di sconto.

Misura giusta, ma che, a mio modo divedere avrebbe dovuto essere presa prima,o comunque con maggiore tempestività (visiamo giunti quasi contemporaneamente allastessa Svizzera che è in condizione ben di-versa dalla nostra) perchè è indiscutibile chedall'aver mantenuto troppo a lungo una rile-vante differenza tra il nostro tasso e quellomediamente praticato dagli altri Paesi so-no derivati danni di non poca portata allanostra situazione bancaria, perchè è evi-dente che con l'aumento del tasso di scontosi poteva scoraggiare l'utilizzazione dei cre-diti o dei capitali per la speculazione e laloro emigrazione.

Capisco l'obiezione che mi può esseremossa: che l'aumento del tasso di soonto,

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Senato della Repubblica ~ 9841 ~ V Legislatura

180a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 21 OTTOBRE 1969

implicando automaticamente l'aumento de-gli interessi in genere, rende più difficili iprestiti per gli investimenti pubblici sociali,come pure i prestiti obbligazionari per gliinvestimenti produttivistici, specialmenteper i settori di base che hanno bisogno digrandi masse di denaro per far fronte ailoro investimenti.

Il dilemma è grosso e implica grandissimedifficoltà nella scelta: perchè se da una partei tassi bassi costituiscono una spinta agliinvestimenti, favoriscono dall'altra, nel con-testo di una situazione monetaria interna-zionale abnorme, l'ondata speculativa e laemigrazione dei capitali.

D'altra parte una politica inversa, se at-tenua la spinta speculativa, incide in sensonegativo sulla politica degli investimenti e

del pieno impiego, costituisce una compo-nente supplementare all'aumento dei prezzie potrebbe limitare gravemente la possibi-lità di ricorso al men::ato finanziario per lacopertura dei fabbisogni pubblici.

Penso di poter individuare nella difficoltàdella scelta per la soluzione di questo di-lemma il motivo che ha indotto il nostroGoverno a ritardare la manovra del tassodi sconto, perchè è risaputo che in periododi instabilità le reazioni reciproche dei fe-nomeni monetari e dei fenomeni economicipossono divenire causa di recessioni e dicrisi.

Comunque la realtà che sta davanti a noiè molto pesante e ci deve preoccupare.

La finanza, e di conseguenza anche l'eco-nomia internazionale, è entrata in un periododi grande fluidità ed instabilità.

Dal novembre 1967, in poco meno di dueanni, il mondo occidentale ha conosciutoquattro gravi crisi monetarie: la svaluta-zione della sterlina, la crisi del mercato del-

l'oro con !'introduzione del doppio prezzodi quel metallo, la svalutazione del francoed ora in senso inverso l'abbandono del prin-cipio della parità del marco.

Non è escluso che altre monete ne segua-no l'esempio, nell'uno o nell'altro senso, por-tando un ulteriore elemento di disordine nelmondo finanziario internazionale.

E in questo arco di tempo i mercati fi-nanziari internazionali sono stati scossi dauna crescente spinta speculativa la cui com-ponente principale è l'enorme massa di ca-pitali vaganti troppo incautamente buttatisui mercati europei e che, come ebbi occa-sione di ricordare nel mio intervento sullaquestione del Fondo monetario internazio-nale, secondo una rilevazione della BancaMorgan, avrebbe raggiunto la impressionan-te cifra di 37 miliardi di dollari.

Questa immensa valanga in continuo mo-vimento, che è nello stesso tempo causa edeffetto dei mali di cui soffre la finanza inter-nazionale, può da un momento all'altro scon-volgere il già instabile equilibrio monetarioe spingere in un pericoloso caos l'economiaeuropea ed extra europea.

Certo, per parare a questi pericoli nonbastano dei palliativi o degli aocorgimentioccasionali peI1chè fare ciò sarebbe comevoler fermare il vento con le mani, e nep-nure sono ammissibili troppo fadli tenta-tivi di scaricare su altri, come su di noi,per esempio quando si parla di rivalutazio-ne della lira, gran parte dell' onere di rime-diare ai mali altrui. Ma occorre solidarietà,spirito di iniziativa e sacrificio comune tratutti i Paesi impegnati, specialmente da par-te di coloro che vivono in uno stato di be-nessere decisamente superior,e al nostro.

Noi abbiamo già le nostre piaghe a cui ri-mediare, quali un largo margine di disoccu-pazione e la depressione del Mezzogiorno,cose che non si verificano negli altri Paesiindustrialmente progrediti; e se pur un giu-stificato motivo di solidarietà internazionaleinduce anche noi a dare il nostro contributoper la soluzione dei problemi globali, per-chè è anche conforme al nostro interesseche vengano risolti, non possiamo però sob-barcarci a sostenere un eccessivo carico per-chè non possiamo sottrarre la benchè mi-nima parte dei nostri sforzi e delle nostre di-sponibilità alla soluzione dei nostri angoscio-si problemi che ho sopra citato.

Il primo dovere che incombe a noi è quel-lo di mettere in atto tutti gli aocorgimentiatti a salvaguardare la stabilità della nostraeconomia; e credo che il primo compito chedeve porsi il Governo sia proprio quello di

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Senato della Repubblica ~ 9848 ~ V Legislatura

180" SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 21 OTTOBRE 1969

perseverare nella politica diretta a incre-mentare il nostro mercato interno, accen-tuando a tale fine la tendenza dell'interventopubblico, già indicata dal ministro Colombonel suo discorso introduttivo alla discus-sione del bilancio, e di adottare tra le altremisure queHa di affrontare il problema deHosmobilizzo dell'enorme massa dei residuipassivi che in un',eventuale e deprecata si-tuazione congiunturale negativa deHa nostra,economia potrebbero diventare una granderiserva alla quale attingere per superare ledifficoltà contingenti in cui potremmo tro-varsi coinvolti. Questo è l'unico lato positivoche potrebbe eventualmente avere questaenorme massa di r,esidui passivi.

Partendo da11e considerazioni svolte, l'im-pegno e la responsabilità dei socialisti è didare al Governo il ,lo:m appoggio perchèmetta in atto, con serenità ma con vigore,tutti i mezzi che sono e debbono essere asua disposizione per fronteggiare una situa-zione che può diventare nell'avvenire peri-ooÌosa.

In particolar modo il nostro impegno eil nostro appoggio sono incondizionati nellatriplice diI1ezione:

1) che il Governo perseveri sulla via in-trapresa dell'abbandono di qualsia.si politicadeilazionistica che ponga in pericolo la sta-bilità dell'occupazione e che possa farci re-trocedere rispetto a quel traguardo del pie-no impiego che costituisce uno degli impe-gni fondamentali della nostra azione.

Siamo perfettamente ooscienti che l'attua-le struttura della nostra economia, affidataagli stimoli incontrollati del mercato, nonconsente di realizzare, nel tempo breve, un,obiettivo di pieno impiego. Comunque, conuna oculata politica economica controllatadall'autorità di Governo e con tempestivi,e programmati interventi pubblici, si posso-no e si debbono creare le condizioni affin-chè il traguardo del pieno impiego e dellastabilità del lavoro possano in un domaninon troppo lontano diventare una realtà perun effettivo progresso civile;

2) che il Governo prosegua nella suaazione dketta a favorire una soluzione sod-disfacente dei conflitti salariali e normativiche sono attualmente in oorso.È una que-

stione di giustizia sociale far parreciparei lavoratori ai benefici del progresso econo-mico al quale essi danno il più grande con-tributo, ma è anche nell'interesse della no-straeconomia che, con una più equa l'edi-stribuzione delle risorse, vengano aumentatele possibilità della domanda e conseguente-mente vengano migliorate le condizioni delmercato interno.

Il Ministro del tesoro, come ho ricordatopiù sopra, ci ha detto di essere convintoche vi è « spazio per una ragionevole trat-tativa che soddisfi >l'attesa dei lavoratori dipartecipare adeguatamente ai benefici dellosviluppo ».

I sindacati, da parte loro, come già han-no dimost:r~ato per il passato, nella loroautonoma responsabilità, nel loro impegnoper una politica di progresso che non è lapolitica del tanto peggio tanto meglio, sa-pranno commisurare le proprie richieste alleesigenze della situazione economica gene-rale;

3) che il Governo proceda all'attuazionedelle riforme di struttura che sono condi-zione sine qua non per la trasformazione diuno Stato a struttura agricola, come era ilnostro, in uno Stato a struttura industriale,come ormai siamo diventati (ma non si ècreata ancora la superstruttura giuridicaed economica adeguata), attuando nella real-tà un'impegnativa politica di programma-zione che non potrà risolvere immediata-mente tutti i problemi della nostra società,ma che dovrà essere articolata e attuata inmodo da mordere immediatamente e diretta-mente sul nostro sistema economico. (Ap-plausi dalla sinistra).

P RES I D E N T E Rinvio il seguitodella discussione alla seduta pomeridiana.

Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pub-blica oggi, alle ore 16,30, con lo stesso or-dine del giorno.

La seduta è tolta (ore 13,05)..

Dott. ALBERTO ALBERTI

Direttore generale dell'Ufficio dei resoconti parlamentari