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RASSEGNA DI ARTI VISIVE

SENSO PLURIMO 6 / Rassegna di Arti Visive

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A CURA DI MARINILDE GIANNANDREA edizione N°6 / anno 2014 - 2015 UN PROGETTO DI KOREJA, Centro di Produzione Teatrale

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RASSEGNA DI ARTI VISIVE

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EDIZIONE N°6 / ANNO 2014 - 2015 / CANTIERI TEATRALI KOREJA, LECCE

A CURA DI MARINILDE GIANNANDREA

UN PROGETTO DI KOREJA, Centro di Produzione Teatrale

/ TESTIAntonio BasileCarmelo CiprianiMarinilde GiannandreaLorenzo MadaroDonatella PorriniValeria Raho

/ PROGETTO GRAFICOAlessandro Colazzo (sacodesign.it)

/ CREDITI FOTOGRAFICI© Alessandro Colazzo© AA.VV. Studenti Accademia© AA.VV. Artisti Senso Plurimo 6

/ PROGETTO BOXRune Ricciardelli

/ UFFICIO STAMPAPaola Pepe

/ SEGRETERIA ORGANIZZATIVAGabriella Vinsper

/ STAMPALocopress Industria Grafica, Mesagne (Br)finito di stampare: Dicembre 2015

Agenzia Generale di Lecce/1609

un progetto di con il contributo di si ringranziaattività in convenzione con

REGIONE PUGLIA

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/ PAOLO FERRANTE

/ GABRIELE MAURO

/ JOLANDA SPAGNO

/ PATRIZIA EMMA SCIALPI

SENSO PLURIMO / RASSEGNA DI ARTI VISIVEA CURA DI MARINILDE GIANNANDREA

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/ COME UN FORUM / 5

/ LE MOSTRE / 7

/ PAOLO FERRANTE / 8

/ GABRIELE MAURO / 12

/ JOLANDA SPAGNO / 16

/ PATRIZIA EMMA SCIALPI / 20

/ EVENTI COLLATERALI / 24

/ FUTURO PROSSIMO / 26

/ ANATOMIA DEI SENTIMENTI / 30

/ PROGETTO CONAR / 32

/ BIOGRAFIE / 34

SOMMARIO

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COME UN FORUMdi Marinilde Giannandrea

Il format di Senso Plurimo giunge quest’anno alla sua conclusione e, poiché il format di una mostra è come un forum, si può evincere che la rassegna ha permesso al pubblico di confrontarsi con alcuni aspetti della giovane arte in Puglia. In questi sei anni la rassegna è stata un territorio nel quale si sono incrociate storie, prospettive, dove si è cercato di fare il punto (molto parziale) sullo stato delle cose, con intrecci di memorie, dati esistenziali e identitari, orizzonti vissuti come confini, moltiplicazioni di mondi paralleli e una vitalità “dal basso”, alimentata dalla diffusione di azioni autogestite, estranee alla politica culturale delle istituzioni. Quest’anno il box, progettato nel 2010 da Rune Ricciardelli per il foyer di Koreja, ha ospitato visioni fatte di piccole cose, elementi tangibili, come le memorie intime di Paolo Ferrante, che ha fermato frammenti di oggetti in piccoli scrigni di resina, creando un intrigante Memorabilia e regalando al “dio delle piccole cose” il potere di dare dignità ai ricordi delle persone comuni. Una poesia degli oggetti che è la stessa che Gabriele Mauro cerca in una rosa, non quella dei poeti e degli innamorati, ma quella che si trova per strada nelle mani dei venditori questuanti. Un fiore allontanato dal gesto infastidito della mano, che parla in questo caso della fatica di chi vive una condizione di annullamento e racconta con la sua delicata bellezza la fragilità di vite marginali. Jolanda Spagno applica alla visione la deformazione delle lenti olf. Ne ricava una realtà sfocata, incerta, spesso riferibile a una volontà di depistamento e al senso d’incertezza del presente. La perfezione del disegno è volutamente “annebbiata” e ciò permette allo spettatore di entrare in un universo parallelo, che concede a ciascuno di noi il senso dell’attesa. Neith è il miraggio proposto da Patrizia Emma Scialpi. Ci proietta in uno spazio cosmico, che sovrappone elementi domestici e vicini a mondi straordinariamente lontani, generando illusioni di viaggi interstellari e visioni celesti.Futuro Prossimo ha ospitato i lavori di Rossella Marzano, Claudia Miano, Miriana Pino (studentesse dell’Accademia di Belle Arti di Lecce) e Senso Plurimo Book ha offerto un piccolo spaccato di editoria indipendente con Conar di Sandro Marasco, sintesi di un coinvolgente e non prevedibile (nelle sue conseguenze) progetto performativo, e Anatomia dei sentimenti di Giulia Maria Falzea e Claudia Gori, la guida illustrata alle relazioni amorose con raffinate cuciture tra immagini e parole.

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Una serie di lavori a grafite che depistano e confondono, perché il disegno non insegue gli aspetti semantici della rappresentazione ma il loro contrario e la loro moltiplicazione.

LE MOSTRE

13 dicembre 2014 - 9 gennaio 2015

PAOLO FERRANTEMemorabilia

22 gennaio - 10 febbraio 2015

GABRIELE MAUROe mi sento l’amico perfetto di una perfetta amica

14 febbraio - 4 marzo 2015

JOLANDA SPAGNOHuman

6 - 28 marzo 2015

PATRIZIA EMMA SCIALPINeith

Un’installazione fatta da frammenti di cose comuni congelate nella resina. Memorie private sottratte all’oblio e restituite alla permanenza della storia.

La rosa acquista molteplici simbologie e la poesia di Rainer Maria Rilke, è il punto di partenza per un’istallazione fatta da disegni e da un video.

Un lavoro video crea l’illusione di un piccolo planetario terrestre e trasforma il dettaglio in un satellite, il movimento in un volo interstellare.

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La fantasia non è che un altro aspetto della memoria

Samuel Taylor Coleridge

Come un antropologo. Paolo Ferrante congela nella resina frammenti di cose comuni, che appartengono a vite private, li sottrae all’oblio e li restituisce alla permanenza della storia. All’origine c’è sicuramente una passione classificatoria, la stessa di Tegumenta (il suo dizionario emozionale), una passione che però sembra anche destinata a svelare la natura arbitraria delle classificazioni oggettive e tassonomiche. Ogni singola scultura, simile a un fossile o a un’ambra, suggerisce la volontà di sottrarre le storie individuali all’accumulo di macerie, di salvarle dalla polvere del tempo per creare sotto la propulsione di una forte ispirazione romantica un piccolo museo domestico e quotidiano, eterogeneo e incerto. Un elemento non nuovo al lavoro di Ferrante che preferisce concentrarsi, a volte malinconicamente, su dati minori e trascurati per poterli conservare e valorizzare a dispetto del loro destino. L’operazione è resa ancora più accurata dalla volontà di impreziosire ogni singolo elemento con un dettaglio pregiato che tende ad enfatizzarne la qualità unica e speciale, trasformandolo in un’incarnazione ostinata e tenace dei ricordi. Tuttavia questa volta il gusto per l’osservazione sentimentale, quella che attinge al Museo dell’innocenza di Orhan Pamuk, si adegua al passo dell’alchimista. Tra le fonti di questo lavoro c’è, infatti, Ferrante Imperato, il naturalista napoletano vissuto tra la fine del XVI secolo e gli inizi del XVI. Ma non è il solo riferimento. Sono presenti anche le citazioni dei gabinetti delle curiosità di Rodolfo II e Manfredo Settala, il mini museo di Hans Fex, i materiali preziosi intrecciati agli oggetti consunti di Remo Bianco. Memorabilia diventa così collezione di feticci eterogenei e confortanti, una raccolta di reliquie trovate o inventate (poco importa), di allegorie, di scorie e mirabilia. In questo processo di accumulazione, che sembra volere immagazzinare il mondo dentro di sé, ogni dettaglio suggerisce una presenza fantasmatica e spinge a interrogarsi sulle molteplici nature delle immagini e delle immaginazioni. Viviamo in un tempo in cui spesso i giovani artisti si discostano dalla vita, ma con questo lavoro Ferrante rinsalda in maniera dichiaratamente empirica e diretta il necessario legame che l’arte deve stabilire con la molteplice varietà delle esistenze. M. G.

PAOLO FERRANTE

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Memorabilia, 2014, resina e materiali variparticolare dell’installazione

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MEMORABILIA

La memoria si blocca. Ma è ancora lì tutta intera. Anche le cose più dimenticate si ripresentano,

ma quando vogliono loro.Elias Canetti

C’è un’attitudine che sta caratterizzando molta produzione artistica contemporanea, a diverse latitudini, nella generazione post 1970: una volontà di catalogazione, di inventariazione di dati, immagini, passioni, esperienze, realtà. C’è chi si approccia a questa pratica con un metodo disciplinato, da studioso che non si concede distrazioni, grazie a un’analisi di fatti storici comprovati, anche per merito dell’utilizzo di numeri esatti tratti da inventari ragionati e ineccepibili. E c’è chi si lascia andare a un taglio mediato con la passione e i ricordi, senza badare troppo a incasellamenti talvolta eccessivi, apatici. Quest’ultimi si spingono oltre, prelevano brandelli di memorie e li posizionano secondo personali tendenze e con approcci che variano naturalmente a seconda delle finalità e dei linguaggi impiegati. Ma sempre con un metodo che ha del casuale tra le sue ragioni d’essere. È quanto sta capitando in tempi recenti anche a Paolo Ferrante, che nel solco di un progressivo e meditato percorso, a piccoli passi ha sempre dimostrato un aspetto fondamentale, che nell’arte forse è tra le prime inclinazioni che bisognerebbe avere: curiosità. Curiosità nel guardare all’arte e agli artisti, con un tentativo di conoscenza e di vicinanza, a prescindere dagli esiti della sua medesima indagine artistica. Oggi raccoglie i primi risultati compiuti di una ricerca ancora tutta da perpetuare. La stessa curiosità l’ha spinto a gironzolare, a cercare immagini nei luoghi più impensati, dove poi ha trovato anche oggetti, materiali che sono risultati utili per il suo lavoro successivo. Con il tempo ha creato un serbatoio di ipotesi, un repertorio che da anonimo ed estraneo è divenuto privato, esclusivo. Anzi, incondizionato e necessario. Dopo aver percorso un periodo connesso alle pratiche del disegno e della pittura, oggi è tornato al piccolo formato, anzi alla miniatura, con piccole porzioni di materia da posizionare con un taglio installativo. Non si tratta di apologie sulle abilità tecniche, ma di un repertorio di brandelli collocati sotto resina, in una sorta forma a medaglione che rammenta gli antichi Memorabilia. All’interno c’è tutto e il contrario di tutto. C’è la testa di un santo o di un pupo di terracotta, le ali di una farfalla, una biglia, un ciondolo, un lembo di carta e un viso ritagliato. Provengono da una wunderkammer immaginaria, dove si mescolano i generi e si attraversano le epoche a cui attingere un patrimonio che va oltre l’immagine per poi tornare ad essa.Lorenzo Madaro

PAO

LO F

ERR

ANTE

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Memorabilia, 2014, resina e materiali vari

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GABRIELE MAURO

Da fiore perfetto a oggetto socialmente alieno. La rosa nel lavoro di Gabriele Mauro acquista molteplici simbologie perché la poesia di Rainer Maria Rilke da cui ha preso spunto, citata nel titolo di questo suo nuovo lavoro, è il punto di partenza per una riflessione sui nuovi ambienti sociali, sulla pratica e sulla simbologia degli oggetti. Mauro è un artista alle prime esperienze espositive, in fase di sperimentazione tecnica e linguistica, in questo caso utilizza il disegno come strumento per un’osservazione diretta di dati della realtà. I venditori di rose sono presenze costanti nelle nostre città; la loro iterata e insistente pratica dell’offrire è diventata un sottofondo visivo e sonoro per le nostre serate e una questione che rimuoviamo velocemente con un gesto della mano. Se questo è lo sfondo sociale, il lavoro di Mauro, “però”, riesce ad andare oltre con la costruzione di un’idea di solitudine e fragilità, di un rapporto alienato e simbiotico con gli oggetti, di un attraversamento di vite senza volto. Pone questioni che hanno a che fare con l’emergenza sociale, ma esprime anche una natura sensibile, vibratile, che lo porta costantemente a frequentare con i suoi lavori zone precarie e, anche nella descrizione della passeggiata di un venditore di rose, coglie quel senso d’incertezza che appartiene a tutti noi, aprendo lo spazio alla riflessione sulla solitudine esistenziale, sul valore della bellezza e sul senso disgusto. Con l’empatia di una lunga sequenza di disegni, volutamente imperfetti, traccia gli elementi essenziali della figura, celandone alcuni, e riesce a segnalare l’immediatezza di un gesto, di una scintilla che si consumano nello spazio limitato di un foglio di carta lucida. E nella sperimentazione dell’azione animata restituisce anche la realtà del tempo, un tempo che in questo caso è volutamente iterato, ossessivo e ci riporta alla questione iniziale, quella di una distanza umana e sociale difficile da colmare anche per una rosa. M. G.

Sono così cosciente del tuo essere, rosa completa, che il mio consenso ti confonde con il mio cuore in festa.

Io ti respiro come se tu fossi, rosa, tutta la vita,e mi sento l’amico perfetto di una perfetta amica.

R. M. Rilke, “Le Rose XI”

e mi sento l’amico perfetto di una perfetta amica, 2015 - carboncino e inchiostro su carta satinata - particolare dell’installazione

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L’opera di Gabriele Mauro rappresenta la dinamica e la ripetitività del gesto di offrire delle rose. Nella tradizione, porgere i fiori, è qualcosa che attiene alla sfera sentimentale: di solito gli innamorati donano le rose in un atto di corteggiamento e se noi guardiamo in questa prospettiva i disegni, potrebbero essere ritratti di uomini nell’atto di recarsi dalla loro amata con un romantico dono. E, invece, l’immagine che si è diffusa di recente, e che questi disegni rievocano, è quella di chi gira per la strada cercando di ottenere, in cambio delle rose, denaro per la propria sopravvivenza. Forse proprio per questo, nella realtà spesso siamo infastiditi da questo gesto compiuto da sconosciuti che ci importunano senza prestare attenzione al momento in cui tale offerta avviene. Molti di noi attraverso questo lavoro rivivranno quei momenti in cui, seduti a un tavolo di un ristorante, si sentono disturbati dall’intromissione di una persona che “impone” un mazzo di rose.Ma questa contestualizzazione è solo nell’immaginario di chi guarda perché i disegni dell’artista non descrivono il contesto in cui avviene tale gesto. Lo sfondo è vuoto e non c’è alcuna indicazione di chi sono i destinatari e gli spettatori. La figura centrale è una persona con dei fiori ed è prevalente il suo punto di vista. A questa persona nulla importa chi siano i reali destinatari di questo gesto ripetuto molte volte e, inoltre, essa è del tutto estranea al contesto economico e sociale in cui il gesto viene compiuto. Ancora, la persona ritratta non ha un volto particolare, non ha un colore e non è ascrivibile a nessuna etnia, nell’immagine “neutra” dell’artista ognuno è stimolato ad una riflessione che dia un contesto ed un volto alla figura stilizzata.Il mio campo di ricerca è l’Economia e questo lavoro mi fa riflettere sulla condizione di povertà connessa al fenomeno dell’immigrazione che ha spinto molti a lasciare la loro terra, spesso anche le loro famiglie, per approdare nel nostro Paese. Penso alla scarsità di prospettive in una società così penalizzata dalla crisi economica e dalla piaga della disoccupazione. Penso al problema dell’emarginazione sociale e al rischio che queste persone possano essere vittime della criminalità. Ma tutto ciò è nella mente di chi guarda e quello che ci mostra Gabriele Mauro è una figura disegnata che personifica chiunque si trovi in una situazione di bisogno e che, offrendo dei fiori, con un gesto gentile, chiede solo un semplice aiuto. Donatella Porrini

GAB

RIE

LE M

AUR

O

E MI SENTO L’AMICO PERFETTO DI UNA PERFETTA AMICA

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e mi sento l’amico perfetto di una perfetta amica, 2015 - carboncino e inchiostro su carta satinata - video 1’27’’ - particolare dell’installazione

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JOLANDA SPAGNO

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I quadri pensano, non hanno raccontoEttore Spalletti

Jolanda Spagno depista e confonde perché la figurazione ineffabile che la contraddistingue non insegue gli aspetti semantici della rappresentazione ma piuttosto il loro contrario e la loro moltiplicazione. E se da un lato esprime la volontà di rimanere fedele a un dato visibile che lega l’opera all’osservatore, dall’altro tiene conto della natura di colui che osserva, perché non impone alcuna razionalità alle sue percezioni considerando il sentimento, il pensiero, la comprensione come strutture cognitive indissociabili. Ma questo non è tutto. Non invoca ragioni psichiche per spiegare ciò che conosce (cioè quello che è vero oltre le apparenze) perché fa emergere quella verità manifesta raggiungibile attraverso i nostri sensi. Considera la nostra visione legata all’esperienza degli oggetti, ci spinge verso una qualità percettiva in parte indipendente da essi, facendo vagare le nostre facoltà cognitive tra l’esercizio diretto dei fatti e la costante presenza del nostro patrimonio mnemonico. Un processo depistante, che rivela la posizione mentale di ciascuno di noi rispetto al paesaggio che contempliamo. Se ne ricava un mondo nel quale la figura umana è elemento essenziale e fondante, ma nello stesso tempo interstizio sottile della sua perenne indeterminatezza. Questa posizione, perseguita con una tecnica, che contiene in sé un tratto inconfondibile di assoluta fedeltà al disegno ma anche il suo contemporaneo travisamento, moltiplica l’energia metaforica, l’attitudine a conservare in un involucro poetico quel potenziale esistenziale ed essenziale che sta nella coesistenza di stabilità e incertezza. In questa dialettica, Jolanda spinge costantemente l’occhio a lanciarsi “oltre l’ostacolo” trasformando con assoluta determinazione l’opera in un meccanismo autonomo e autoesplicativo mentre le convenzioni cognitive mostrano a chiare note la loro inequivocabile fragilità. M. G.

Human, 2015, matita su carta, lente olf

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JOLA

ND

A SP

AGN

O

Capire se stesso per porre rimedio alla sua intima fragilità è il fine ultimo dell’uomo. L’agire, il pensare, il credere, ogni aspetto dell’essere tende a questo supremo slancio conoscitivo, il più importante, oltre ogni traguardo scientifico o filosofico. Attività eminentemente speculativa, capace come poche di estraniarsi dalla realtà per aspirare ad una dimensione metafisica, l’arte indaga gli aspetti più reconditi dell’esistenza, adottando mezzi disparati ed immagini eterogenee. Jolanda Spagno risponde a questa innata esigenza isolando visi di austera bellezza, connotati da atarassica serenità. Attraverso disegni di perfezione pierfrancescana, l’artista genera un equilibrio di mera precarietà duplicando l’immagine per mezzo di lenti olf e scompaginando la staticità della narrazione. Su questa via il dipinto diventa altro da sé, uscendo dalla limitante connotazione bidimensionale. I suoi volti, ieratici, lontani da qualunque intento ritrattistico, diventano simboli mediante i quali riattivare i meccanismi percettivi della memoria tanto cari a Warburg. Sguardi indagatori che spingono lo spettatore ad interrogarsi sullo stare al mondo, aspirando ad una dimensione escatologica. In Human Spagno ci pone d’innanzi all’algida bellezza dell’uomo, negandone la totale percezione: solleva il velo all’esistenza senza però svelarne l’arcano. Indeterminatezza e definizione sono gli antipodi entro cui si muove, sospesa tra enigma e chiarezza. Archetipi umani più che presenze reali, le sue sono figure androgine, forse asessuate, specchi di verità attraverso cui guardare noi stessi. In esse la figurazione s’inibisce aprendo scenari insondati, inattesi; pone interrogativi senza accennare risposte. In una muta dinamica relazionale, narrativa ed estetica s’intrecciano creando un ensemble visivamente convincente e pregno di riferimenti memoriali. L’artista infonde nella grafite una sensibilità tutta speciale per l’immagine, per il reale, per i rapporti armonici tra geometrie, toni e volumi, cogliendo nell’uomo l’aurea ontologica ed esistenziale. I suoi lavori presentano un fascino ambiguo, che attrae e distanzia allo stesso tempo. Collocandosi nel sottile confine tra figurazione e astrazione, le sue opere hanno il merito di suscitare nello spettatore una serie illimitata di interpretazioni, superando ogni limite spazio-temporale e continuando ad affermare la loro attualità perché, come amava ripetere Giorgio Morandi, “non c’è nulla di più astratto del reale”. Carmelo Cipriani

L’arte è uno stato d’animo angelico e geometrico, che si rivolge all’intelletto e non ai sensi.

Fausto Melotti

HUMAN

Human, 2015, matita su carta, lente olf

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«Neith è il nome di un ipotetico satellite del pianeta Venere avvistato da vari astronomi a partire dal XVII secolo e ufficialmente da Giovanni Domenico Cassini nel 1686. Nel 1766 il direttore dell’osservatorio di Vienna, Maximilian Hell, pubblicò un trattato nel quale dichiarava che tutte le osservazioni del satellite erano illusioni ottiche, arrivando infine alla conclusione che Neith in realtà non era mai esistito».Con questa premessa Patrizia Emma Scialpi ci introduce al suo viaggio dentro le costanti relazioni tra “arte e illusione”, in quel processo di messa a fuoco mentale che circonda l’attribuzione di significato alle immagini che osserviamo. Costruisce un piccolo planetario domestico che trova casa dentro i limiti terrestri, trasformando il dettaglio in un satellite, il movimento in un razzo interstellare. Recupera e costruisce con lo stupore dello sguardo (il suo e il nostro) una misteriosa bellezza e, come spesso succede nei suoi lavori, l’autosservazione diventa un trampolino per riflessioni più ampie che includono in questo caso l’asperità di quei desideri che lanciamo alle stelle. Perché non è sempre facile distinguere ciò che giunge dal di fuori da ciò che noi supponiamo di sapere, disincagliare i sogni da quell’ingombrante peso terrestre che ci ancora ai dati dell’esperienza visiva e alle supposizioni della nostra memoria emotiva. In questo costante alternarsi tra terra e spazio, tra vincolo del vicino e quel peso della gravità che non ci concede di liberare sguardo oltre i limiti dell’ancoraggio, si possono però – e direi per fortuna –  verificare scoperte che inducono a osservare con occhi nuovi il mondo visibile, in un processo che si attiva misteriosamente dentro le forme, i colori, la luce e le immagini in movimento. Perché in questa minimale visione planetaria, che Patrizia ha costruito e alla quale Stefano (Urkuma) De Santis ha dato un suono, si potenzia di fatto quella confusa ambiguità della visione che sta dietro il velo dell’illusione, e si concede, nonostante tutto, la possibilità di trovare uno spazio per quella che Coleridge chiama una «volontaria e momentanea sospensione dell’incredulità». M. G.

PATRIZIA EMMA SCIALPI

Neith, 2015, videoinstallazione - particolare

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Neith, 2015, videoinstallazione - particolare

Where I never beenNon ci muove da terra Neith. Nei cambi di scena che scandiscono le ronde in cui ci trascina questa installazione di Patrizia Emma Scialpi per Senso Plurimo, è il reale il campo in cui si gioca la conquista della percezione. Non è la sfera ultraterrestre la dimensione che ci invita a indagare attraverso la fotografia e il video, bensì lo spazio fisico, urbano, il terreno su cui fa allunare lo sguardo dello spettatore. Ad accomunare i due interventi la natura performativa e selettiva che trasuda dalla stampa fotografica arrotolata, che l’osservatore potrebbe imbracciare in qualsiasi momento per guardarvi dentro, quanto dall’intro misteriosa del video. Qui Scialpi, con fare da bricoleur, inizia ad armeggiare filtri dalla superficie opaca, punti luce, suoni provenienti dalla galassia. Nell’incedere della narrazione, come ne “La finestra sul cortile”, inforca un binocolo. Punta le superfici dirimpetto, indugia nello scrutarle: a differenza di quanto accade nella pellicola hitchcockiana, non c’è voyeurismo in questa pratica, ma puro desiderio di sperimentare vicinanze visive. È l’espediente tecnologico a calamitare frammenti di immagini prelevate dal web e suoni, in cui si riconosce anche l’incedere di “Recumaeterna” di Stefano “Urkuma” De Santis. La trama del video diventa così un affollamento di visioni, un missaggio ipnotico di campionamenti digitali che, come in una sorta di countdown ritmato, preparano progressivamente lo spettatore alla scoperta di un pianeta inesistente. Perché Neith esiste solo per vizio di forma. È un lapsus, un miraggio che la giovane artista tarantina appronta nel box del foyer dei Cantieri Teatrali Koreja elaborandolo a mo’ di osservatorio astronomico. Del resto fu un “abbaglio” quello che fece cadere in errore uno dei più geniali astronomi italiani, Gian Domenico Cassini. Persuaso da un riflesso creato dalla luce all’interno del telescopio, non esitò ad attribuirsi la paternità di Neith, fantomatico satellite di Venere, salvo poi essere smentito un secolo più tardi. Un aneddoto che nel lavoro di Scialpi diventa elemento poetico, margine d’errore. Mai presa di distanza, semmai un tentativo di avvicinamento e, in quanto tale, profondamente umano.Valeria Raho

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NEITH

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EVENTI COLLATERALI

FUTURO PROSSIMO

SENSO PLURIMOBOOK

SENSO PLURIMOBOOK

Accademia di Belle Arti di Lecce

Giulia Maria Falzea Claudia GoriANATOMIA DEI SENTIMENTI

Sandro MarascoMI RACCOMANDO - PROGETTO CONAR

Rossella Marzano, Claudia Miano Miriana Pino11 aprile - 4 maggio 2015

15 maggio 2015

30 gennaio 2015

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L’ Accademia sin dalla sua fondazione, continua a proporsi come fulcro di una vasta attività di produzione artistica. Lo fa con il contributo dei suoi qualificati docenti e soprattutto degli studenti, per i quali il lavoro di approfondimento didattico si correla spesso a momenti di produzione e a momenti di approfondimento culturale: convegni, seminari e vivaci e proficui dibattiti. Non è nostra intenzione elencare le cose che sono state fatte in questi ultimi anni, ma non possiamo esimerci dal rilevare con viva e sincera soddisfazione che l’Accademia di Belle Arti di Lecce è una fucina di talenti.Un’ulteriore conferma viene dalla mostra Futuro prossimo, l’evento collaterale di Senso Plurimo, giunto alla sesta edizione, ospitato negli spazi dei Cantieri Koreja, dedicato all’Accademia di Belle Arti di Lecce, curato da Marinilde Giannandrea, la quale avvalendosi della preziosa collaborazione dei professori Nunzio Fiore e Donatella Stamer, ha selezionato i lavori di tre giovani studentesse dell’indirizzo di Grafica: Rossella Marzano, Claudia Miano e Miriana Pino. Le tre giovani artiste differenti per formazione, generazioni e linguaggi espressivi, hanno operato rigorosamente, tra etica ed estetica, su diversi e significativi piani di analisi e di riflessione dando vita a opere caratterizzate da segni che sottendono un insieme di relazioni, che legano l’uomo alla natura, all’ambiente e alla società. Immagini che evocano un flusso archetipico di segni in divenire. Indagine materica e segnica si fondono nel loro lavoro, originando narrazioni nelle quali emerge il ritmo compositivo e l’ambientazione spaziale. Scrive in proposito Rossella: “la lastra è una superficie buia e sotto la mano, che su di essa si posa, è fredda. Quando la punta, guidata dalla mano, inizia a scalfire, si genera un mondo di segni, che danno vita all’immagine. Incidere è un gesto semplice che ci porta alle origini dell’uomo, quando lasciava la traccia di sé sulla superficie delle grotte. Il segno che lascia una punta d’acciaio su una matrice equivale al segno, alle cicatrici che la vita lascia sul corpo e nell’anima dell’essere umano. Per cogliere l’anima di un paesaggio, di un fiore, di una roccia, bisogna imparare ad ascoltare, a vedere e a guardare la natura”. I lavori di Claudia Miano invece, nascono dallo studio delle varie tipologie di equilibrio: compositivo, cromatico e concettuale. In proposito, Claudia Miano rileva che “le influenze di Vasilij Vasil’evič Kandinskij, hanno contrassegnato l’analisi della struttura compositiva, facendo in modo che fosse prestata maggiore attenzione al peso di ogni elemento. La ricerca dell’equilibrio nella composizione, inoltre, è stata accompagnata da un viaggio introspettivo verso la conoscenza di sé e dell’opera, per questo motivo ogni segno ha assunto

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FUTURO PROSSIMO

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la propria dignità e ha contribuito alla concretizzazione del progetto: forme superfici e tecniche sono state utilizzate in modo da non far mai prevalere l’una sull’altra”. Infine, le opere di Miriana Pino si ispirano soprattutto alle Griglie di Hanne Darboven, artista concettuale tedesca. Il lavoro si presenta come una serie di pseudo-scritture con un complesso sistema di segni, numeri e parole che seguono linee sismografiche secondo orientamenti universali. Le opere di queste giovani artiste, in definitiva, indagano con varietà tecnica la qualità dello scorrere del tempo, i rapporti di equilibrio e le relazioni dinamiche tra parole, segni e impulsi emotivi. Opere di grande sensibilità che recuperano simbolicamente una dimensione identitaria e ribadiscono che l’arte contemporanea, non può essere considerata un’apolide priva di radici, ma un’arte che concilia il locale con il globale. Marinilde Giannandrea, da parte sua, ha voluto recuperare le condizioni di un lavoro artistico e critico meno frettoloso e concitato che tende a valorizzare e stimolare le potenzialità creative, soprattutto dei giovani artisti. Antonio Basile A

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ROSSELLA MARZANO

CLAUDIA MIANO

MIRIANA PINO

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a sx: Rossella Marzano / Quattro stagioni, 2015, calcografie a due matrici a punta secca - particolarein alto: Claudia Miano / Libro d’artista, 2015, stampa d’arte e stampa digitale su cartaMiriana Pino / Studi di scrittura sismografica, 2015, china e tecniche mista su carta - particolare

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Musica, reading e una mostra fotografica: Questi diversi linguaggi artistici hanno accompagnato il viaggio dei visitatori in questa particolare anatomia.Il progetto editoriale nasce sul web e diventa poi un’autoproduzione in diverse versioni cartacee con racconti, fotografie e musica che compongono un’ideale manuale dei sensi amorosi. Un viaggio multisensoriale ancora in corso, un’idea di ricerca e di attenzione continua. Claudia fotografa e Giulia Maria scrive e il linguaggio di  Anatomia dei Sentimenti  si basa sulla fusione, lo scambio tra racconti scritti e fotografici, dove gli uni si nutrono degli altri e viceversa. L’idea è nata dall’interesse di scoprire e analizzare, con la scrittura e la fotografia, i diversi linguaggi dei sentimenti. Le immagini, quasi al microscopio, e i testi costruiscono un percorso di parole, corpi e musica. L’obiettivo è di creare racconti legati tra loro ma che si possono anche leggere singolarmente, in cui riconoscere le esperienze di ognuno in un diario condiviso. I racconti, in ordine alfabetico, hanno per protagonista una parte del corpo. La prima versione stampata ha un formato quadrato. Le pagine centrali di ogni racconto su cui sono stampate le foto sono delle tasche chiuse, l’apertura avviene tagliando i bordi tracciati con una forbicina allegata e contengono altre foto stampate separatamente, di formato più piccolo. Il progetto inizia nel 2014 e si definisce nel corso di un anno. Sono stati pubblicati due racconti al mese. Durante le serate di presentazione la traduzione in LIS (Linguaggio Italiano dei Segni) diventa un valore aggiunto alla fruizione dell’arte.

(GUIDA ILLUSTRATA ALLE RELAZIONE AMOROSE)

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Anatomia dei sentimenti, 2015, video e installazione - particolare

ANATOMIADEI SENTIMENTI

/ Giulia Maria Falzea / Claudia Gori

ALLESTIMENTO MOSTRA A CURA DI Valeria Raho e Marinilde GiannandreaINTERVENTI MUSICALI DI Davide Colomba e Pasquale Pispico LETTURE DI Arianna Dell’Anna, Andrea Listorti, Valentina Miceli, Carmen Tarantino e Fabio Zullino TRADUZIONE LIS (Lingua Italiana dei Segni) DI Antonella Tedesco

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MI RACCOMANDO - PROGETTO CONAR

Il 6 aprile 2008 viene inaugurata a Lecce la collettiva d’arte contemporanea E. P. Zone zone di equilibri precario. In quel contesto Sandro Marasco presenta un intervento di arte relazionale, il Conar - Comitato Nazionale per le Raccomandazioni, proposto come un’associazione con finalità filantropiche: di mettere in contatto chi era alla ricerca di un’occupazione lavorativa con i suoi potenziali raccomandatari. Accompagnato da un sito web (con finte sedi già attive in Europa), il Conar inaugurava così a Lecce la sua seconda sede in Italia dopo quella romana. Destò immediatamente scalpore nel contesto salentino e numerosi riscontri già dalle prime ore di apertura della mostra. L’artista, rigorosamente in giacca e cravatta, dopo aver allestito un ufficio negli spazi della mostra, accolse persone di ogni estrazione sociale, incuriosite e bisognose di una “corsia preferenziale”. Il cortocircuito tra realta’ e finzione avviene quando nell’ufficio arrivano le telecamere dell’emittente televisiva locale Telenorba, che intervista l’artista responsabile del Conar. L’effetto collaterale è immediato e irrefrenabile. Centinaia di contatti dal sito e decine di persone si recano direttamente nella sede di viale Lo Re a Lecce. Ex detenuti, disabili, politici e gente comune alla ricerca per lo più disperata, con un’estrema ansia di trovare un posto di lavoro. Subito dopo viene inviata una smentita-rettifica, ma l’operazione diviene, in poco tempo, un fenomeno virale. Tanto da attirare l’interesse di un noto programma televisivo di Rai 1. Nel libro, attraverso documentazione dell’epoca e interventi di analisi recenti, sono ricostruite minuziosamente le varie fasi del progetto.

A CURA DI Lorenzo Madaro e Gianluca Marinelli

TESTI E INTERVENTI DIStefano Cristante, Francesca De Filippi, Lorenzo Cherin, Sandro Marasco, Alessandra Abbruzzese, Marinilde Giannandrea, Gianluca Marinelli e Lorenzo Madaro

Progetto Conar, 2015, foto della performance

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Muxmäuschenstill edizioni

/ Sandro Marasco

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BIOGRAFIE

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È laureato in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce e il suo linguaggio si concentra sul corpo e sui fenomeni naturali. Dal 2012 collabora con varie case editrici e spazi culturali salentini e nel 2014 crea insieme con altri artisti pugliesi il collettivo “Idume Studio” destinato a indagare l’immaginario territoriale sotterraneo e nascosto. Nel 2013 ha pubblicato il libro d’artista Tegumenta, Edizioni Eperidi. Vive e lavora a Lecce.www.evertrip.it

PAOLO FERRANTE / Lecce 1984

MOSTRE PERSONALI

2014 Tegumenta, Cayce’s Lab, Modena

2012 Il corpo necessario, Magazzini Criminali, Sassuolo (MO)

2011 Red Rain, Piscinacomunale, Milano

2010 SPOT, Art&Ars Gallery, Galatina (LE)

MOSTRE COLLETTIVE

2015Mari tra le mura: nel blu dipinto di Puglia, Fondazione Pino Pascali, Palazzo S. Giuseppe, Polignano a Mare (BA)

2014Senso Intimo, Thulab Arti Visive, Fabbrica Paladini, Lequile (LE)

201310x10, PiscinaComunale, Milano

2012Micro&Book, Circuiti Dinamici ad Abbiategrasso (MI)

2011Food For Brain, Streamfest a Galatina (LE) OFF - Collettiva di artisti Fuori Festival, Festival della Filosofia a Sassuolo (MO)Tricolore, Paggeria Arte di Sassuolo (MO)Non rompete le scatole, B-Art Contemporary di Seveso (MI)

2010[contemporanea], Quartiere fieristico, Galatina (LE)

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LE MOSTRE

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Ha frequentato il Liceo Artistico di Lecce e sta completando gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove segue il Biennio specialistico di Pittura, Arti visive e Nuovi Linguaggi Espressivi. La sua ricerca si basa sull’identità, sul corpo che attraversa la dinamica degli eventi ed è un mezzo, un luogo di sperimentazione. Nei lavori si rintracciano elementi della sua vita, che diventa storia da raccontare, materiale da mostrare e da mettere in discussione. Lavora tra Lecce e Firenze.

GABRIELE MAURO / Aradeo (LE) 1991

MOSTRE COLLETTIVE

2015CreArt. Collezione in Progress, Ex convento dei Teatini, LecceEneganArt, Biennale dei giovani artisti dell’Accademia, Sala della Musica dell’Oratorio dei Filippini (ex Tribunale di Firenze), FirenzeStart Point, Ecco Sant’Orsola, ex monastero Sant’Orsola, FirenzeFirenze #1 - Così ti ha fatto Dio e Così ti devo tenere / TU35 – Geografie dell’arte emergente in Toscana, ex Macelli Pubblici, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, PratoAbre Alas 11, A Gentil Carioca, Rio de Janeiro

Primo premio categoria video alla Biennale dei giovani artisti dell’Accademia promossa da Enegan.

2014 Start Point, Segno con-temporaneo, Villa Romana, FirenzeCreArt Network of cities for artistic creation, Collezione d’arte contemporanea Work in progress, Ex Convento dei Teatini, Lecce Start Point, Segno con-temporaneo, Palazzo Vecchio, Cortile Dell’Anagrafe, Firenze

Start Point, Segno con-temporaneo, Accademia di Belle Arti  Di Firenze, Firenze CreArt Network of cities for artistic creation, Le verità immaginate, Palazzo Vernazza, Lecce Come sé, Casa Masaccio Centro per l’Arte Contemporanea, S. Giovanni Valdarno (AR)

2013 Start Point, Disegno con-temporaneo, Accademia di Belle Arti Di Firenze, Firenze Start Point,Studi Aperti/Notte Bianca, SENSUS luoghi per l’arte contemporanea, Firenze                 

2012 Come il Mare, Opere di giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, Palazzo delle Esposizioni La Marina, Piombino (LI)News From Nowhere, SPIRA Project Space, Firenze

2011 Feltrosa2011, ASSONANZE, Il feltro incontra l’arte e il design, FABBRICA, Gambettola (FO)

LE MOSTRE

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Si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bari. I suoi lavori sono caratterizzati da un bianco e nero rigoroso e coerente che traccia disegni evanescenti e metafisici. È presente nella Collezione della Farnesina a Roma e nel 2011 ha partecipato al progetto residenza Artisti Italiani nell’anno della Cina a Hangzhou, promosso dal Ministero degli Affari Esteri. Ricca la carriera espositiva, tra le mostre: 54. Biennale d’Arte di Venezia, Padiglione Italia (sezione Puglia) e nel 2003; XIV Quadriennale di Roma. Numerosi anche i riconoscimenti tra cui il “Premio Lissone” del Museo d’Arte Contemporanea Lissone di Milano (2005) e il premio per la IX Biennale Rocco Dicillo (2014). Vive e lavora a Bari.

JOLANDA SPAGNO / Bari 1967

MOSTRE PERSONALI

2014 Heima, Galleria Fondaco, Roma2013 Sùrrealisma, Spazio Purgatorio, Galleria Orizzonti, OstuniE-Lite studio Gallery, Lecce 2012 L’Ombra che sta al centro, Galleria CoArt, BariKomm, Galleria Fondaco, Roma2011 L’Altra dimensione, The Office Contemporary Art, Roma2010 Artica, Galleria Ninni Esposito, Bari

MOSTRE COLLETTIVE

2014 Artsiders, Galleria Nazionale dell’Umbria, PerugiaXart, Urbane Gallery, Edimburgo, N. Gramma, Galleria Co61, Palazzo Pantaleo, TarantoLa grande illusione, Gallery of Art Temple University, RomaSilenti Stanze, Palazzo Baronale, Norciglia (LE) 2013

Adriatic Side, Istallazione ‘La Battaglia’, Sei Artisti dei paesi transfrontalieri dell’Adriatico, Castello di Sannicandro (BA) Double, Palazzo della Cultura, ArtandArs Gallery, Galatina (LE) Overitaly, Gallery Overkikaren, Stoccolma2012 Incursioni figurative, Galleria Nazionale, CosenzaOuverture, Museo d’Arte Contemporanea Pino Pascali, Polignano Artisti Italiani, Henlu Art Gallery, Hangzhou, Cina Naturart Party, Palazzo della Regione Lombardia, Galleria Formaquattro, Milano2011 Seguendo il cammino di Marco Polo nell’anno della Cina, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia Il Giardino segreto, II Novecento nelle collezioni private, Complesso di Santa Scolastica, Bari LIV Biennale di Venezia, sezione Puglia 2010 Geografie della soglia, Spagno, Valli, Orsini, Galleria Ninni Esposito, Bari Ecclettica, Castello di Carovigno (BA).Centoingiro, Galleria Mandelli, Seregno (MI) V Edizione festival Internazionale d’Arte Contemporanea Songzhuang, Pechino

LE MOSTRE

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La ricerca di Patrizia Emma Scialpi si concentra sulla natura e sulla diversità dei legami e delle relazioni che intercorrono tra gli individui, in rapporto ai differenti contesti ambientali e storici, nel tentativo di instaurare un dialogo chiarificatore con il presente. Lo fa adoperando registri espressivi e media diversi, arricchendo nel contempo la sua indagine di sedimentazioni e approdi visivi attraverso video, installazioni, opere pittoriche e interventi site specific. Il suo percorso è puntellato da una specifica riflessione sul linguaggio visivo attuata trascendendo l’aspetto puramente tecnico per privilegiare quello suggestivo ed emotivo, con una metodica operativa accurata di riappropriazione e riuso di immagini preesistenti.patriziaemmascialpi.com

PATRIZIA EMMA SCIALPI / Taranto 1984

MOSTRE PERSONALI

2015Ora Serrata, Villa Contemporanea, Monza (Mb)Studio per un’invasione, Cineteatro Cavallera, Carloforte (CI)

2012Erdenrest, CQ, Milano

MOSTRE COLLETTIVE

2015Vertical Limits, M.AR.C.O, Monza (Mb) Il Metodo Salgari, Fabbrica del Vapore, Milano Otherness, Fabbrica del Vapore, MilanoVasi Comunicanti, MIDEC – Museo Internazionale del Design Ceramico, Cerro di Laveno Mombello (VA) Heads, Yellow c/o Zentrum, Varese; Non siamo mai andati sulla Luna, Mars - Milan Artist Run Space, Milano

2014Doble retorno, Exhibition Hall, UPV in Ficae Festival, Auditorium Alfons Roig, Valencia;Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee, Villa Brandolini, Solighetto di Pieve di Soligo (TV)

Premio Lissone, MAC – Museo d’Arte Contemporanea, Lissone (MB)Frammenti d’Italia#3, Palazzo Ducale, Sala Dogana; Genova Perspectives#2, Gallerie WAGRAM 47, ParigiHome Theatre, Maam, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz, RomaquasiAperto, Casa degli Artisti, MilanoExtradelicato 2, Studio Via Pantelleria 5, MilanoTemporary Yourban: progettare nello spazio pubblico, Flying Circus, Bari

2013Perspectives#1, Bella Center, Center Boulevard 5, CopenhagenC’è una piccola radice che se la masticate vi spuntano le ali immediatamente, MAC –Museo d’Arte Contemporanea di Lissone in collaborazione con Viafarini DOCVA, Lissone (MB)In Alto come in Basso, Dimora Artica, MilanoTaranto Rooms in Cinema del Reale, Castello Risolo, Specchia (LE)

LE MOSTRE

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/ ROSSELLA MARZANO Nardò (LE) 1990

Nel 2015 si diploma in Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce. Durante il percorso di studi approfondisce le tecniche dell’incisione, osservando le opere grafiche dei maestri incisori occidentali e orientali. Lo studio della natura in tutte le sue forme diventa il tema costante della sua ricerca artistica.

/ CLAUDIA MIANOGrottaglie (TA) - 1991 Nel 2015 si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Lecce in Grafica ed Editoria d’Arte e attualmente frequenta il Biennio specialistico dello stesso corso, mostrando particolare interesse per la grafica digitale l’incisione e la fotografia.

/ MIRIANA PINO Battipaglia (SA) 1992 Frequenta il corso di Editoria d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce dove studia e approfondisce grafica, fotografia e incisione. Nel 2014 è stata selezionata alla Biennale di Grafica Contemporanea Continuità presso la Rocca Paolina a Perugia e collabora con il Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce realizzando l’immagine coordinata per la stagione concertistica.

L’ACCADEMIA

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/ ANTONIO BASILE Insegna Antropologia culturale nell’Accademia di Belle Arti di Lecce. Nella stessa istituzione dal 2004 - 2005 tiene gli insegnamenti di Sociologia dell’arte e di Economia, mercato e promozione dell’arte. Ha fatto parte del Comitato Nazionale per la “Tutela e la valorizzazione della lingua e dei patrimoni culturali delle minoranze etnico-linguistiche in Italia” ed è autore di numerose pubblicazioni. Suoi articoli sono stati pubblicati su riviste, quotidiani locali e nazionali quali: «Corriere del Giorno», «Segno», «Arte e critica», «Cenacolo». Collabora con Istituti Culturali ed Enti locali nello specifico dell’arte contemporanea e dei beni demoetnoantropologici.

/ CARMELO CIPRIANILaureato in Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università del Salento, si perfeziona nello studio dell’Arte del XX secolo e si specializza all’insegnamento della Storia dell’Arte all’Università di Bari. Critico d’arte, è stato cultore della materia in Museologia presso l’Università della Calabria. Dal 2010 collabora con la Soprintendenza BSAE della Calabria e con il «Nuovo Quotidiano di Puglia». Ha curato la rassegna Open Space alla Galleria Nazionale di Cosenza e due sezioni della mostra Arte torna Arte, allestita nel 2013 al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. Ha fatto parte del comitato scientifico per l’apertura della Pinacoteca Comunale di Arte Contemporanea di Ruvo di Puglia.

/ MARINILDE GIANNANDREALaureata in Storia dell’Arte contemporanea presso l’Università di Bari, insegna nel Liceo Artistico di Lecce. Critico d’arte, nel 2008 fatto parte della giuria della Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo, dal 2005 collabora con il «Nuovo Quotidiano di Puglia» e dal 2013 con «Exibart». Ha curato numerose mostre e rassegne, tra cui le sei edizioni di Senso Plurimo. Ha curato curato la sezione visiva del Teatro dei Luoghi dei Cantieri Teatrali Koreja con quattro interventi di Arte Pubblica (2013) e la performance Il Giudizio delle ladre di Luigi Presicce (2014). Ha collaborato con la Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare per il progetto Art in Port (2014).

I CRITICI

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/ LORENZO MADARO Critico d’arte e curatore. Dopo la laurea in storia dell’arte all’Università del Salento, ha conseguito un master di II livello in Museologia e museografia all’Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano). Dal 2010 è critico d’arte dell’edizione pugliese de «La Repubblica», per cui cura anche il blog “Art. Arti visive e dintorni”. Collabora con «Flash Art», «Artribune» e «Alfabeta 2». Tra le mostre curate e presentate di recente: Spazi. Il multiverso degli spazi indipendenti (con A. Lacarpia; Fabbrica del Vapore, Milano); Daniele D’Acquisto. Forming (22,48 m2, Parigi); Illusion (Glaser/Kunz, Piero Fogliati, Fabio Viale e altri artisti; Gagliardi e Domke, Torino).

/ DONATELLA PORRINIProfessore Associato di Politica Economica presso l’Università del Salento. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano, ha conseguito il Master of Science in Economics presso il Queen Mary and Westfield College di Londra e il Dottorato di Ricerca in Scienze Economiche a Milano. E’ stata ricercatore dal 1995 al 2004 presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano. Svolge attività di insegnamento presso l’Università LIUC di Castellanza. Le sue ricerche riguardano la regolazione in campo ambientale e la concorrenzialità nel mercato assicurativo. Ha pubblicato libri di testo, articoli su riviste scientifiche e sul sito web Lavoce. Appassionata d’arte collabora con la Galleria “Rivaartecontemporanea” di Lecce.

/ VALERIA RAHOGiornalista e curatrice indipendente, dal 2011 è nel board curatoriale dell’associazione Damagegood, di cui è fondatrice. Al suo interno, si occupa di fotografia contemporanea, linguaggi video e progetti editoriali indipendenti. La sua ricerca si focalizza sui processi collettivi e le pratiche di fruizione oltre i format espositivi tradizionali integrando esperienze on e off line. Dal 2013 cura Washing by Watching, rassegna video e photoscreening all’interno di una lavanderia a gettoni, mentre dallo scorso anno è direttrice di collana per Car Crash (ed. Big Sur) e referente della sezione photobook per Spine Temporary. Small Press Bookstore, con sede a Bari, dedicato al libro illustrato.

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Agenzia Generale di Lecce/1609

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