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Unione dei Comuni dell’Amiata Val D’Orcia Percorsi di crescita ed educazione alla cittadinanza di genere Relazioni di genere: dall’infanzia all’adolescenza 3 Si può fare la Differenza?

Si può fare la Differenza? - Provincia di Siena · Accordo territoriale di genere 2013/2014 Percorso finanziato ai sensi della legge regionale n° 16 del 2 aprile 2009 sulla Cittadinanza

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Unione dei Comuni dell’Amiata Val D’Orcia

Percorsi di crescita ed educazione alla cittadinanza di genere

Relazioni di genere: dall’infanzia all’adolescenza 3

Si può fare la Differenza?

Accordo territoriale di genere 2013/2014

Percorso finanziato ai sensi della leggeregionale n° 16 del 2 aprile 2009

sulla Cittadinanza di genere

Progetto relazione di genere: dall’infanzia all’adolescenza

ReGen3

E’ dall’anno scolastico 2010/2011 che il progetto Relazioni di genere: dall’infanzia all’adolescenza, acronimo ReGen, consente di promuovere azioni volte al superamento degli stereotipi di genere, nelle scuole dell’infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado dei comuni dell’area Amiata Val d’Orcia.

Il progetto ha visto vari Enti coinvolti: la Regione Toscana quale soggetto finanziatore mediante la Legge 16/2009 sulla Cittadinanza di genere, la Provincia di Siena quale soggetto coordinatore per l’intero territorio provinciale e l’Unione dei Comuni Amiata Val d’Orcia, mediante la gestione associata Pari Opportunità, quale soggetto coordinatore del-le azioni nelle scuole. I Soggetti attuatori sono stati: Eurobic Toscana Sud, Laura Tosti e Angelina Gerardi. Il progetto nel complesso ha consenti-to il coinvolgimento di n. 12 scuole di cui 2 scuola di infanzia, 5 scuole pri-marie, 2 secondarie di primo grado e 1 scuola secondaria di secon-do grado. Le classi coinvolte sono state 31 per un totale di 550 alunni.Il progetto si è articolato in 3 moduli di carattere psicologico (“A che genere di gioco giochiamo: Super Mario diventa Maria”, “ABBASSA LO STEREO/tipo” e “Io Tarzan, tu Jane”) e in 1 modulo di psicomotricità (Generi a ludico confronto).

Moduli di carattere psicologicoMODULO ATTUATIVO “A che gioco giochiamo: super Mario diventa

Maria”destinato ai ragazzi della scuola dell’infanzia e della scuola primaria

Incarico all’Agenzia Formativa Eurobic Toscana Sud

Il modulo attuativo, condotto da animatrici della società Eurobic Toscana Sud, ha visto coinvolte le seguenti scuole:

24 bambini della classe dei 4 anni1 Scuola di infanzia di Piancastagnaio

28 bambini della classe dei 5 anni

27 bambini dai 3 ai 5 anni2 Scuola di infanzia di Radicofani

14 alunni – Classe I A

3 Scuola primaria di Abbadia San Salvatore 15 alunni – Classe I B

Il progetto ha riguardato lo scambio dei ruoli e il titolo dell’azione, ed è stato scelto poiché, a trentuno anni dalla nascita del noto videogioco Super Mario, il suo creatore Michael J. Mika su richiesta della figlia (di tre anni) si è trovatoad elaborare un nuovo gioco dove Mario è sostituito da Pauline che da semplice fidanzata è diventata la vera eroina del gioco. Insomma, il programmatore californiano, grazie al rapporto con le donne della sua vita è andato ad esplorare le differenze di genere, ed adesso Pauline, passo dopo passo, può liberare il suo Mario.

Partendo da una favola e/o da un cartone animato esistente è stata creata una nuova storia “copione” in cui vengono a mancare i ruoli stereotipati ed attraverso la drammatizzazione è stato sperimentato lo scambio degli stessi: “inversione del ruolo stereotipato”.

Laboratori con gli alunniI laboratori con gli/le alunni/e sono stati condotti attraverso una metodologia di lavoro che ha privilegiato l’ascolto, il confronto, il gioco di ruolo e di gruppo. I ragazzi/e sono stati coinvolti in giochi di interazione e creatività, di comunicazione ed improvvisazione proprie del linguaggio teatrale. Dal mo-mento che l’attività è stata svolta con bambine e bambini, anche in età prescolare, lo strumento del “gioco” e le condotte simboliche (“far per finta”, narrazione fantastica, drammatizzazione ludica) costituisce il terreno privilegia-to degli alunni in età evolutiva, in modo da accompagnarli nel loro percorso

di crescita. Il gioco, in particolare il gioco di finzione, costituisce un’area dell’esperienza infantile produttiva ai fini dello sviluppo. E’ un’attività costruttiva e ricostruttiva, che consente di sperimentare, interpretare e/o reinterpretare il mondo, di fare ipotesi su se stessi, di attribuire nuovi significati.Il gioco, nella sua forma sociale, è un esercizio di scambio di significati, un esercizio raffinato di forme comunicative e meta comunicative. L’aspetto ludico, regolato o spontaneo, della scuola dell’Infanzia permette ai bam-bini di esprimersi e di imparare divertendosi, mentre nella scuola primaria per-mette di veicolare concetti astratti calandoli in un contesto vicino e tangibile. Per ogni classe che ha aderito al progetto sono stati pianificati 3 incontri di 2 ore ciascuno.Le attività sono state diversifi-cate sia in base alla scuola di appartenenza (d’infanzia o primaria), che in base all’età dei bambini nel rispetto delle differenze evolutive sia in riferimento alle capacità di comprensione sia alla elaborazione delle informa-zioni fornite. Pertanto il lavoro nelle classi è rimasto invariato nei contenu-ti mentre è stato differenziato nel metodo e nelle attività proposte. Nel particolare sono stati differenziati glistimoli da comprendere e le attività da rielaborare.

Il primo incontro si è posto come obiettivo il lavoro sull’uso degli stereotipi di genere nel mondo dell’animazione per bambini che spesso conduce a una percezione rigida e distorta della realtà, che si basa su ciò che noi intendiamoper “femminile” e “maschile” e su ciò che ci aspettiamo dalle donne e dagli uomini. Si tratta di aspettative consolidate, e non messe in discussione, riguardo i ruoli che uomini e donne dovrebbero assumere, in qualità del loro essere

Progetto: Relazioni di genere: dall’infanzia all’adolescenza 3

Soggetto attuatore: Unione dei Comuni Amiata Val d’Orcia

Realizzazione dei laboratori: Eurobic Toscana Sud srlAtelier Vantaggio Donna

Periodo di svolgimento: Anno scolastico 2013/ 2014

Istituti scolastici coinvolti: Scuola di infanzia di Piancastagnaio,

Scuola di infanzia di Radicofani, Scuola primaria di Abbadia San Salvatore

Scuola primaria di PienzaScuola primaria di Piancastagnaio

Scuola primaria di Radicofan Scuola primaria di Castiglione d’Orcia

Area territoriale: Abbadia San Salvatore, Castiglione d’Orcia, Montalcino, Piancastagnaio, Pienza, Radicofani e San Quirico d’Orcia

biologicamente uomini o donne. La visione dei cartoni animati di “Peppa Pig” di “Spongebob” “Barbapapà” per i bambini della scuola dell’infanzia e del film “Ribelle” per i bambini della scuola primaria, ha permesso di individuare queste “formule” che ci permettono di categorizzare, semplificare la realtà e orientarci in essa, rapidamente e senza dover riflettere, per metterle poi in discussione.

Nel particolare sono stati affrontati stereotipi di genere relativi ai ruoli famil-iari e lavorativi: Barbabapà –“La Scuola”; Peppa Pig – “Il computer di non-no Pig”; Peppa Pig- “Il Camion Dei Pompieri”; Peppa Pig -“Le favole della buonanotte”; Peppa Pig “Lezione di danza”; Peppa Pig “Il Piccolo Alex”; Peppa Pig - “Il cantiere navale”; Peppa Pig – “La Piscina”, Peppa Pig- “ Il pranzo”; Spongebob – “Lumache all’ attacco”; Spongebob- “Paura della cucina” la scelta degli episodi animati è stata fatta considerando quelli che meglio mette-vano in evidenza le rigidità dei ruoli di genere e quelli che invece li sovverti-vano in modo da coglierne insieme le differenze. La visione e la discussione sono state arricchite da momenti di drammatizzazione in cui è stato chiesto ai bambini di ripercorrere insieme nel gioco di finzione le azioni e le attività proposte dai personaggi: danzare, coltivare la terra, apparecchiare, ecc.

Nel film “Ribelle” la protagonista Merida è una principessa a tutto tondo: vive nella Scozia medioevale e non accetta il destino che sua madre Elinor ha de-ciso per lei. È un maschiaccio, ama tirare con l’arco ed esplorare la natura, detesta tutto ciò che fa parte dei compiti di una “brava principessa e don-na”, quindi gioca ogni carta a sua disposizione per ribellarsi alla sua famiglia: quella offertale da una strega farà presto degenerare la situazione e la ob-bligherà a toccare con mano le conseguenze del suo egoismo. L’originalità è proprio nella centralità dell’autodefinizione di una donna che combatte per affermare se stessa come unica, nel suo rapporto non con un principe più omeno deus-ex-machina ma con un’altra donna, sua madre portatrice di una tradizione in cui sono forti gli stereotipi di genere.

Il secondo incontro ha trattato la tematica della rappresentazione dei ruoli nella famiglia e nel lavoro attraverso la drammatizzazione di attività tipica-mente “maschili” e tipicamente “femminili”. Dopo una prima fase di studio in cui i bambini hanno potuto osservare le operatrici mentre proponevano l’esperienza, c’è stata la fase di esecuzione che impegnava tutti i bambini contemporaneamente nello sperimentarsi nel fare in azione: un fare or-ganizzato secondo l’ordine temporale di esecuzione ad esempio per ap-parecchiare è necessario prima sapere quanti sono i commensali, poi porre la tovaglia sul tavolo su cui si comincia a mettere i piatti, prima pia-ni e poi cupi, i bicchieri, le posate ed il tovagliolo rigorosamente sulla destra del commensale. Le attività proposte sono state: apparecchiare, sparecchiare, cucinare, fare attività sportiva, truccarsi, fare giardinaggio (piantare piantine), costruire un muretto di mattoni. La drammatizzazione permette di fare esperienza diretta, di costruire una personale mo-dalità di agire in funzione dei contenuti emotivi elicitati al momento. La sperimentazione e la simulazione drammatizzata dei personaggi consente di apprendere attraverso l’esperienza diretta la funzione dei ruoli e degli stereotipi affrontati.

L’obiettivo del terzo incontro è stato quello di mettere insieme gli apprendi-menti del secondo incontro attraverso una attività ludica costruita ad hoc: un gioco a caselle in cui i bambini potevano ripetere le esperienze apprese, gareggiando tra sé nel percorrere un numero di caselle a tempo, ciascuna delle quali corrispondente ad una certa azione. Dall’esperienza è emerso che gli insegnanti hanno accolto con interesse le tematiche proposte ed in alcuni casi sono stati un utile strumento per la gestione del gruppo classe, per il coinvolgimento dei bambini più irrequieti e confusionari e sono stati importanti elementi nel richiamare l’attenzione, soprattutto dei bambini più piccoli, verso le attività proposte; inoltre spesso essi hanno favorito la discussione sui temi presentati proponendo esempi e richiamando esperienze passate personali dei bambini, conosciute perché vissute precedentemente in classe. C’è stata estrema partecipazione anche nella prosecuzione dei lavori iniziati oltre gli incontri stabiliti.

I bambini hanno partecipato attivamente con interesse mostrando acutezza e comprensione degli stimoli presentati sia nei momenti di discussione in cui sono evidenti i collegamenti colti e le riflessioni anche tra incontri differenti, che nelle occasioni dedicate alle attività puramente didattiche. Inoltre, nono-stante la lunghezza degli incontri, due ore consecutive, i bambini sono riusciti a mantenere costante l’attenzione perdendo solo raramente l’interesse e la concentrazione richiesta. In questi momenti è stato necessario interrompere le attività per distrarre e concedere una pausa soprattutto ai più reattivi e distratti. È stato importante proporre esperienze di gruppo che potessero faremergere diversità e similarità del tutto indipendenti dal sesso ma più legate alle caratteristiche personali dei soggetti coinvolti.

Incontri con i docentiGli incontri con le docenti si sono svolti nel mese di maggio 2014.

E’ stato presentato innanzi tutto il progetto, inserendolo nella L.R16/2009 che ne costituisce l’inquadramento progettuale e ne definisce gli obiettivi generali rispetto alle politiche di genere e di pari opportunità. E stato sottolineato come il settore educativo venga considerato il “bacino” privilegiato verso cui indirizzare gli interventi, di quanto la scuola possa veicolarne i contenuti, nella sua relazione alunni-insegnanti- genitori.

Nell’illustrazione delle fasi del progetto,in modo dinamico e partecipato, sono emerse le riflessioni sugli atti della quotidianità, sul linguaggio, sui gesti che determinano gli stereotipi; essi sono talmente stratificati e consolida-ti da sfuggire, se non prestando un ascolto ed un’osservazione più at-tenta. Ciò avviene nella stessa scuola dell’infanzia, dove bambine e bambini si muovono più liberamente ed agiscono/interagiscono nei gio-chi strutturati, senza preclusioni di genere. Viene riconosciuto che ilcompito delle insegnanti e’ proprio quello di agire perché l’abitudine non diventi valore e “il genere” sia soggetto di attenzione costan-te nel processo educativo. E’ stata affermata quindi la loro funzione at-tiva e partecipativa a fianco delle educatrici, in tutti i momenti del progetto.

Incontro con i genitori E’ stato svolto al termine del progetto. La partecipazione non è stata nume-rosa ma comunque i presenti si sono dimostrati molto motivati. Ogni riunione ha avuto inizio con la presentazione del progetto, del riferimento legislativo, ossia della L.R. 16/2009 e dei suoi obiettivi riguardo la differenza di genere, le pari opportunità ed i temi ad essi legati. I genitori hanno riportato il racconto dei loro figli, il loro interesse, il divertimento del gioco. Durante la riunione sono state commentate le foto dei bambini ripresi durante l’attività, cercando gli in-dizi di possibili stereotipi. E’ stato difficile riconoscere la diversità di colore dei grembiuli, assegnati per genere ma ciò ha dato la possibilità di riflettere su quanto non si riesca a vedere, ad ascoltare, ad osservare perché diventato “normale”e di consuetudine. La discussione si è poi incentrata su alcuni vis-suti quali la scelta dello sport, dei colori dell’abbigliamento, dei giocattoli e della loro impronta di genere. E’ emerso come alcune scelte non stereotipate,

Risultati questionari di gradimentoData la tenera età dei bambini il questionario di gradimento è stato consegnato

ai 10 insegnanti e di seguito ne riportiamo i risultati:

Modalità organizzativa Tot. Risposte 10Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 0 Buono 4 Ottimo 6

Durata Tot. Risposte 10Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 1 Buono 6 Ottimo 3

Professionalità degli/lle esperti/e Tot. Risposte 10Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 0 Buono 1 Ottimo 9

Metodo di insegnamento Tot. Risposte 10Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 0 Buono 1 Ottimo 9

Tema affrontato Tot. Risposte 10Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 0 Buono 3 Ottimo 7

Comprensione e interiorizzazione Tot. Risposte 10SI 10 NO 0

Valutazione dell’iniziativa Tot. Risposte 10Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 0 Buono 3 Ottimo 7

Partecipazione ad un’altra iniziativa Tot. Risposte 10SI 10 NO 0

Moduli Attuativi “ABBASSA LO STEREO/tipo” destinato ai ragazzi della scuola media inferiore“Io Tarzan, tu Jane” destinato ragazzi della scuola media superiore

Incarico ad Angelina Gerardi, con la collaborazione di Albalisa Sampieri

Il modulo attuativo, condotto da Angelina Gerardi, con la collaborazione di Albalisa Sampieri ha visto coinvolte le seguenti scuole:

4 Scuola secondaria di primo grado di Pienza 4 classi 72 alunni5 Scuola secondaria di primo grado di Piancastagnaio 1 classe 20 alunni6 Scuola secondaria di secondo grado di Montalcino 1 classe 21 alunni

Nei moduli attuativi in esame sono stati perseguiti i seguenti obiettivi:• promuovere un immaginario non sessista e una cultura dei ruoli non più

rigida ma plurale;• promuovere tra gli/le adolescenti relazioni amicali e amorose sane e

egualitarie (eque), nonché la loro capacità di riconoscere soprattutto nella sfera sessuale, i propri desideri e limiti e comunicarli efficacemente;

• promuovere la capacità di riconoscere la responsabilità di chi agisce comportamenti di controllo e in parallelo, sostenere un atteggiamento

empatico verso chi è vittima di stereotipi sessisti;• promuovere l’impegno sociale degli adolescenti nel denunciare e

contrastare tutte le manifestazioni umane prodotte da una cultura sessista.

I laboratori “Io Tarzan, tu Jane”e “Abbassa lo STEREOtipo” , con studenti e studentesse delle scuole secondarie di primo e secondo grado, hanno offerto uno strumento di decodifica e messa in discussione di modelli relazionali dove responsabilità e desideri non sono giocati equamente dal maschile e dal femminile. Il lavoro si è incentrato, in una prima fase, a svelare ai ragazzi e alle ragazze i condizionamenti, le indicazioni, le aspettative, le abitudini, i malesseri prodotti dagli stereotipi maschili e femminili. Successivamente i ragazzi sono stati avviati alla decostruzione di quel muro invisibile che non solo separa i loro

Il laboratorio è uno spazio in cui fornire ai ragazzi e alle ragazze non solo sapere, ma è anche un’occasione per misu-rarsi con il loro saper essere me-diante attività di gruppo dove esprimere una loro visione. Di-venta così un lavoro di ricerca sugli stereotipi di genere che popolano l’immaginario di ragazzi e ragazze oggi, fino ad arrivare ad una definizione di quelle lenti (stereotipi) che alimentano credenze

luoghi comuni, idee dure a morire su ciò che deve essere il maschile e ciò chedeve essere il femminile. Le due polarità del maschile e femminile, poste sulla scena del mondo come se fossero una naturale conseguenza della differenza sessuale, vengono disegnate e il determinismo biologico che giustificherebbe questi percorsi separati, viene messo in discussione. Attraverso un semplicedisegno la classe viene condotta a scoprire il passaggio concettuale tra differenza sessuale e differenza di genere. La costruzione sociale cheinterviene diventa il focus di questo passaggio ed è oggetto di scambio e di altre consapevolezze quali: la presenza di una cultura patriarcale che sub-ordina il femminile, un corredo di nascita influenzato dalle aspettative sociali legate alla dicotomia femminile/maschile, la innaturalità del potere assegnato al genere maschile e l’arbitrarietà di un discorso svalorizzante il generefemminile, la grande opportunità di un discorso capace di integrare il maschile e il femminile dentro di noi e nel mondo. Le domande chiavi rivolte ai ragazzi sono: quel femminile che sin dalle favole è disegnato come premuroso, emotivo, accogliente, pauroso, servizievole, piagnucoloso ecc., ha la libertà di esprimersi con i caratteri del maschile quali la competitività, la forza, la sicurezza di sé, l’audacia, la potenza, il coraggio ecc., senza che scatti un castigo? La casa, lo spazio privato, può essere un luogo abitato dal maschile a fronte di un femminile che chiede di stare nella “polis”?

La rigidità dei ruoli disegnati dagli stereotipi sostiene o minaccia il benessere delle relazioni amorose? Per aiutare i ragazzi e le ragazze a trovare una risposta a queste domande, le educatrici hanno ripercorso quella strada lastri-cata di stereotipi di genere alla ricerca di quelle esperienze passate ed attuali che segnano le vite di ciascuno/a di loro.

L’approccio è stato quello del doppio binario: favorire in ciascuno e ciascuna (dimensione individuale) una consapevolezza di sé e del mondo sganciata dai ruoli di genere, responsabilizzare il gruppo classe (dimensione collettiva) nell’agire un cambiamento.

Nello specifico:

i ragazzi e le ragazze delle scuole medie di I Grado sono stati condotti alla scoperta di quei caratteri che sin dalle favole, poi con i giochi e a seguire con la televisione vengono cuciti come un vestito addosso a bambini e bambine portandoli a esprimere abilità e competenze differenti e a mantener lo status quo nella divisione dei ruoli. In questo laboratorio è stato importante mettere in evidenza la polarità passivo attivo che disegna un maschile com-petitivo, orientato al successo, aggressivo, cinico, anaffettivo, audace e un femminile comprensivo, accogliente, generoso, spaventato e premuroso. L’interazione di ragazzi e ragazze prima con una fiaba classica che simboleg-gia la storia /narrazione dei sessi, poi con un salto nel presente in cui cogliere le linee di continuità con il messaggio di “altri tempi”, ha permesso di metter a fuoco che l’immaginario dei Fratelli Grimm e poi della Disney ha i suoi approdi nell’odierna comunicazione di massa. Molti esempi vengono fatti per attualiz-zare il tema: la pubblicità del Dash in cui la soluzione ingegnosa per il bucato è portata da un maschio che non ha un curriculum che lo legittima e dove si scopre che il gioco delle assimetrie di potere è immutato, la pubblicità di Antonio Banderas (biscotti Mulino Bianchi) che più che un cuoco sembra es-ser un ricercatore collocato in un grande laboratorio a fare, con nuove vesti, quei biscotti genuini che facevano le nostre nonne; anche gli show televisivi vengono rivisitati con un nuovo sguardo critico e hanno offerto spunti di discussione e decostruzione.

I ragazzi e le ragazze delle scuole medie di II Grado sono stati condotti alla scoperta di quelle parole, significati, emozioni ed azioni che disegnanosecondo loro una relazione amorosa sana e nutriente. L’interazione dei ragazzi e delle ragazze con delle storie vere di altri adolescenti permette lorodi acquisire la capacità di leggere criticamente l’attuale strutturazione dei ruoli di genere (rimando agli stereotipi) e le relative asimmetrie (rimando al valore del cambiamento), nonché il confine fra relazione amorosa “fatta di controllo” e relazione amorosa “sana e nutriente”.Il focus su alcune storie che narrano momenti diversi di relazioni tra adolescenti, diventa il tramite per allenarsi a riconoscere la differenza sostanziale tra il conflitto agito come occasione di proficuo cambiamento e il conflitto come anticamera della violenza di genere.

Il dépliant, realizzato per sintetizzare questo concetto, è stato distribuito ai ragazzi e alle ragazze che hanno partecipato ai laboratori.In questa disamina c’è stato un continuo riferimento alle 3C della relazione sessuale piacevole: Conoscere i propri desideri e confini, Comunicarli efficacemente, Consenso reciproco.

Le storie proposte, il dibattito

Storia di Laura e Vincenzo: mette a tema i caratteri della passività e dell’attività rispettivamente attribuiti a lei e a lui e le aspettative che questi caratteri disegnano nei protagonisti. Abbiamo un Vincenzo intraprendente che pianifica unilateralmente un approccio sessuale e una Laura incapacedi comunicare efficacemente il suo diniego. La storia di Laura e Vincenzo ha permesso di mettere in discussione i pregiudizi rivolti alle ragazze quando nonriescono ad affermarsi con un NO deciso di fronte alle avances di un ragazzo.

La discussione ha messo in evidenza quanto ragazzi e ragazze, nella maggioranza dei casi, guardino alle loro relazioni con la lente degli stereotipi di genere con il risultato che:

- lo stereotipo maschile sollecita i ragazzi ad essere intraprendenti, a non esitare di fronte al primo rifiuto, ad affermare il proprio progetto anche

unilateralmente;- i toccamenti, l’invadenza di un ragazzo vengono giustificati e rubricati

come normale approccio, l’attenzione al desiderio dell’altra, al linguaggio non verbale non fanno parte del corredo di competenza relazionale, lo ste-

reotipo maschile assolve il maschio troppo intraprendente;- il rifiuto imbarazzato di una ragazza non viene preso in considerazione

come rifiuto ma come propensione femminile alla passività e alla timidezza;- la ragazza viene colpevolizzata per non essersi difesa efficacemente, mentre si deresponsabilizza il ragazzo che non si è preoccupato di verificare il

consenso di lei;- lo stereotipo sulla femminilità continua a valorizzare un femminile più attento ai bisogni dell’altro, tanto da rinunciare ad affermare chiaramente i

propri limiti e desideri;

Storia di Marco e Sofia: mette a tema lo stereotipo della virilità maschile e i comportamenti conseguenti a prescindere dai propri personali desideri e con-fini. Qui ci troviamo di fronte alle pressioni di una ragazza nei confronti del suo partner e allo stigma del gruppo di amici che spingono Marco ad abdicare ai suoi desideri e cadere nella trappola della manipolazione. Marco in questa storia si sente costretto a corrispondere allo stereotipo del vero uomo.Nella discussione attorno a questa storia, i commenti dei ragazzi e delle ragazze sono generalmente e fortemente impregnati, tranne alcune eccezioni, da idee dure a morire sul maschile ed il femminile. Scatta una difesa ad oltranza dell’immagine della virilità in base alla quale un ragazzo non può rifiutare le avances di una ragazza, mentre le pressioni di Sofia, a differenza di quelle di Vincenzo nella storia precedente, sono socialmente condannate attraverso un giudizio molto severo. Netta è la presa di distanza sia da parte delle ragazze che dei ragazzi da questo maschio incerto, molti/e, pensano infatti che Marco vada incorag-giato a superare le sue incertezze e non ad ascoltare i suoi desideri. Dopo una più attenta riflessione che chiarisce il peso dello stereotipo, c’è stata una presa di coscienza importante e nuova circa il peso che gli stereotipi possono avere nelle scelte dei maschi.

Storia di Rossana e Gabriele: mette a tema, nell’ambito di una relazione stabile, l’importanza del consenso ad avere rapporti sessuali e la libertà e il diritto di cambiare idea in qualsiasi momento. Qui Gabriele non rispetta i de-sideri ed i limiti della sua partner, preoccupandosi esclusivamente di se stesso e Rossana non riesce a sottrarsi ad un rapporto sessuale non desiderato.Di fronte ad un atto chiaramente aggressivo, le osservazioni di una parte dei ragazzi e delle ragazze hanno dimostrato la capacità di riconoscere lo stereotipo ed hanno preso le distanze dalla modalità relazionale di Gabriele, così come hanno saputo decostruire facilmente lo stereotipo secondo cui una volta iniziato un rapporto, un ragazzo non può fermarsi. Al contempo permane, in alcuni/e, uno sguardo inquinato dallo stereotipo che colpevolizza Rossana per aver cambiato idea. In altri ancora, una minoranza di ragazzi di cui però dobbiamo dare conto, ritiene, malgrado l’evidente mancanza di consenso, che Rossana sia acquiescente e assolve Gabriele dalle sue respon-sabilità.

Storia di Giacomo e Arianna: mette a tema l’importanza del consenso reciproco valido solo se entrambi hanno la piena capacità di intendere e di volere. Giacomo, avvalendosi anche della complicità dell’amico Stefano, pianifica unilateralmente un rapporto sessuale con Arianna che ha solo la responsabilità di non essersi protetta a sufficienza, accettando di bere senza averne l’abitudine.La discussione su questa storia è senza dubbio una delle più animate e controverse. C’è infatti una forte tendenza a non considerare sufficientemente grave l’azione manipolativa e pianificatrice del protagonista, mentre il focus è tutto continuamente spostato sulle azioni di lei, in particolare sul fatto che ha bevuto, interpretato da molti/e come segno di disponibilità e consenso. Rimane quindi difficile per la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze riconoscere la piena responsabilità di Giacomo pur avendo egli agito con chiara premeditazione, mentre su Arianna si costruisce un giudizio negativo legato ad una visione stereotipata del corpo femminile provocante e sempre al servizio del desiderio maschile. Anche la complicità e quindi la responsabilità di Stefano non sempre vengono messe in discussione, ma, semmai, vengono ricondotte ad una rappresentazione dell’amicizia tra maschi costruita, come nel passaggio precedente, sulla stessa visione dell’altra.

Le conclusioniI moduli attuativi hanno dunque sollecitato i ragazzi e le ragazze a rivisitare fiabe, messaggi pubblicitari e TV, ecc., storie vere di altri adolescenti e riconoscere la parzialità dello sguardo quando è nutrito da un immaginariosessista. Con domande mirate hanno potuto rileggere i materiali le storie e per rispondere hanno dovuto spostare lo sguardo e attivare capacità empatiche, han-no dovuto misurarsi con altri punti di vista presenti nel loro gruppo e dare risposte collettive in plenaria che svelavano l’asimmetria maschile/femminile o, altre volte,rappresentavano il segno di una integrazione possibile fra questi due punti di vista.

I ragazzi e le ragazze sono stati capaci di:

- riconoscere la costruzione sociale dei sessi (il genere), evidenziandola nelle sto-rie esaminate o mettendo in atto meccanismi di resistenza che si sono palesati

nel confronto sia nel lavoro in piccoli gruppi che nella plenaria ;

- scoprire quanto gli stereotipi condizionano ancora il loro immaginario, produ-cendo spesso conflitti interiori fra il devo essere in quanto maschio e il desidero

di essere in quanto persona; su questo terreno le educatrici si sono misurate con una sorta di intensificazione di genere al maschile tipica in preadolescenza e adolescenza e con la censura messa in atto da loro verso forme di espressioni

ritenute di pertinenza femminile. Anche le ragazze hanno rivelato la tensione fra il dover essere del registro femminile e il desidero di essere in quanto persona; su questo terreno si è riscontrata una sorta di dis-intensificazione di genere femmini-

le alimentata dal discorso sull’uguaglianza di tipo omologante (al maschile);

- evidenziare come i modelli identitari tradizionali siano dominanti nei mezzi di comunicazione di massa e rafforzati dall’idea che siano la carta vincente per una vita di successo a dispetto dei conflitti intrapersonali e interpersonali che si

vanno configurando;

- prospettare una cittadinanza di genere come opportunità di esprimersi e vi-vere identità plurali, svincolate dagli stereotipi.

I Laboratori “ Abbassa lo STEREOtipo” e “Io Tarzan, tu Jane” sono stati per i ragazzi e le ragazze uno spazio di ricerca-azione mettendo tutti nella condizione di vedere, leggere, sentire, pensare, vivere e dibattere intorno alla relazione tra i sessi. Ognuno e ognuna lo ha fatto a partire dal punto in cui si colloca in questa relazione, ma riuscendo anche ad operare quegli spostamenti di sguardo necessari ad iniziare il lavoro di decostruzione degli stereotipi obbiettivo del nos-tro progetto.

PAROLE CHIAVI

GENERE

Stereotipi

Relazione piacevole /sana

Controllo

Gerarchie

Differenze

Pur tuttavia, l’immaginario con il quale si sono confrontate le educatrici è risultato intriso di stereotipi di genere ed è stata avvertita una intensifi-cazione che ha inquietato: la disposizione dei corpi nello spazio classi, laritrosia delle ragazze nel prendere parola su questi temi, il timore di alcu-ni ragazzi illuminati nell’assumere posizioni aperte a favore di una mascoli-nità più sensibile, l’ipersessualizzazione delle relazioni anche al loro esordio, l’adesione delle ragazze al paradigma maschilista (detta anche collu-sione femminile), il fatto che non prendano aperta posizione verso chiare espres-sioni di sessismo, il diffuso ricorso alle nuove tecnologie (social network) per costruire e diffondere immagini seduttive e fortemente oggettivizzanti……tutto questo fa registrare che il cambiamento ha tempi di maturazione lunghi. Sappiamo bene che l’età preadolescenziale e adolescenziale ri-sulta un periodo cruciale per lo sviluppo e la trasformazione delle iden-tità individuali ed è in questa fase che diviene fondamentale la dimensionerelazionale sia con il mondo degli adulti che con quello dei pari che, in quanto tali, diventano punto di riferimento e di scambio di valori e norme, ma anche di

ma anche di stereotipi e pregiudizi. Tuttavia, il fatto che l’individuo apprenda ed elabori la realtà che lo circonda attraverso l’interazione con gli altri, per-mette una “contaminazione” di idee che possono aiutare a superare gli stereo-tipi ed aprirsi di conseguenza ad una cultura più consapevole della condizione di disagio di entrambi i generi e quindi più aperta al cambiamento.Occorre inoltre sottolineare che il cambiamento avviene anche passando attraverso le maglie di una educazione che porti alla conoscenza di quei mec-canismi che sviluppano e promuovono gli stereotipi ed i pregiudizi di genere. E’ da tale conoscenza, infatti, che i ragazzi e le ragazze possono diventare più consapevoli della realtà che li/le circonda e di come essa viene costruita so-cialmente. Durante gli incontri è stato necessario in molti momenti marcare dei confini valoriali, ri-precisare la necessaria reciprocità del benessere nelle scelte quotidiane, nelle relazioni amorose, sottolineare il pericolo dei sistemi e delle rappresentazioni rigide.

Risultati questionari di gradimentoRiportiamo i risultati del modulo attuativo “Abbassa lo STEREOtipo”:

I^ MEDIAPartecipanti: 21

Di cui 9 femmine e 12 maschiDi cui 20 italiani e 1 extra comunitari

Durata Tot. Risposte 21Giudizio: Insufficiente 3 Sufficiente 5 Buono 9 Ottimo 4

Preparazione degli/lle esperti/e Tot. Risposte 21Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 3 Buono 6 Ottimo 12

Metodo di insegnamento Tot. Risposte 21Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 2 Buono 11 Ottimo 8

Tema affrontato Tot. Risposte 21Giudizio: Insufficiente 2 Sufficiente 4 Buono 10 Ottimo 5

Come definiresti l’iniziativa Tot. Risposte 21NON UTILE 0 NOIOSA 1 EDUCATIVA 14 INTERESSANTE 6

II^ MEDIAPartecipanti: 19

Di cui 9 femmine e 10 maschiDi cui 19 italiani e 0 extra comunitari

Durata Tot. Risposte 19Giudizio: Insufficiente 1 Sufficiente 4 Buono 10 Ottimo 4

Preparazione degli/lle esperti/e Tot. Risposte 19Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 1 Buono 8 Ottimo 10

Metodo di insegnamento Tot. Risposte 19Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 6 Buono 8 Ottimo 5

Tema affrontato Tot. Risposte 19Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 1 Buono 9 Ottimo 9

Come definiresti l’iniziativa Tot. Risposte 19NON UTILE 1 NOIOSA 0 EDUCATIVA 10 INTERESSANTE 8

Ti piacerebbe approfondire ulteriormente questi argomenti Tot. Risposte 19SI 9 NO 2 NON SO 8

III^ MEDIAPartecipanti: 46

Di cui 16 femmine e 30 maschiDi cui 42 italiani e 4 extra comunitari

Durata Tot. Risposte 46Giudizio: Insufficiente 1 Sufficiente 5 Buono 35 Ottimo 5

Preparazione degli/lle esperti/e Tot. Risposte 46Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 2 Buono 26 Ottimo 17

Metodo di insegnamento Tot. Risposte 46Giudizio: Insufficiente 1 Sufficiente 6 Buono 27 Ottimo 12

Tema affrontato Tot. Risposte 46Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 4 Buono 26 Ottimo 16

Come definiresti l’iniziativa Tot. Risposte 46NON UTILE 0 NOIOSA 1 EDUCATIVA 29 INTERESSANTE 16

Ti piacerebbe approfondire ulteriormente questi argomenti Tot. Risposte 46SI 15 NO 3 NON SO 28

Riportiamo i risultati del modulo attuativo “Io Tarzan, tu Jane”:LICEO LINGUISTICO

Partecipanti: 21Di cui 18 femmine e 3 maschi

Di cui 15 italiani e 6 extra comunitari

Durata Tot. Risposte 21Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 3 Buono 16 Ottimo 2

Preparazione degli/lle esperti/e Tot. Risposte 21Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 1 Buono 4 Ottimo 16

Metodo di insegnamento Tot. Risposte 21Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 1 Buono 12 Ottimo 8

Tema affrontato Tot. Risposte 21Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 2 Buono 7 Ottimo 12

Come definiresti l’iniziativa Tot. Risposte 21NON UTILE 0 NOIOSA 1 EDUCATIVA 15 INTERESSANTE 5

Ti piacerebbe approfondire ulteriormente questi argomenti Tot. Risposte 21SI 13 NO 1 NON SO 7

MODULO DI PSICOMOTRICITA’MODULO ATTUATIVO Modulo “Generi a ludico confronto”

destinato agli alunni della scuola primariaIncarico a Laura Tosti

Il modulo attuativo, condotto da Laura Tosti ha visto coinvolte le seguenti scuole:

7 Scuola primaria di Pienza 17 bambini I A10 bambini II A18 bambini III A14 bambini IV A20 bambini V A

8 Scuola primaria di Radicofani 12 bambini I - II - III A13 bambini IV – V A

9 Scuola primaria di Piancastagnaio 14 bambini – I A16 bambini I B

16 bambini II A18 bambini II B

17 bambini III A18 bambini III B

25 bambini IV A23 bambini V A

10 Scuola primaria di Castiglione d’Orcia 22 bambini – I 11 bambini II10 bambini III17 bambini IV18 bambini V

Il modulo attuativo è stato intitolato “Generi a ludico confronto” perché ha proposto attività psicomotoria di tipo ludico a favore della prevenzione ed il superamento degli stereotipi di genere, un percorso di cinque incontri a classe. Nella prima parte di ogni lezione i bambini venivano posti in cerchio, poi un bambino o una bambina si poneva al centro dello stesso e rispondeva ad una domanda: come ti chiami, quanti anni hai, che sport faresti se fossi nato maschio o femmina, che vorresti fare da grande…

Ognuno ha così raccontato un po’ di sé agli altri; ei primi incontri alcuni bambini si sono mostrati un po’ timidi, ma in quelli successivi erano loro stessi a porre le domande. Poi sono stati proposti esercizi per la scoperta o la riscoperta di sé nel tempo e nello spazio e di sé in rapporto con gli altri, per esempio i ragazzi dovevano camminare in uno spazio delimitato facendo finta di essere da soli, poi, stesso tipo di esercizio con la variante che se nel loro percorso incontravano un altro compagno/a lo dovevano salutare prima verbalmente, poi stringendo la mano, oppure con una “pacca” sulla spalla o battendo il “cinque”, successivamente ogni volta che venivano faccia a faccia con un altro/a dovevano fare finta che fosse un amico/a che non vedevano da tempo quindi lo dovevano abbracciare e qui, inizialmente, c’è stata (anche se non da parte di tutti) un po’ di titubanza: o si abbracciavano solo con quelli dello stesso sesso o se si incontravano tra maschio e femmina c’erano dei finti abbracci o addirittura si evitavano. Questa difficoltà iniziale è stata superata, parlandone per capire il problema e fornendo esercizi mirati dove fosse neces-sario il contatto fisico.

La seconda parte di ogni lezione si è incentrata su un’attività motoria più dinamica con prevalenza di esercizi fatti a coppie (chiaramente maschio e femmina). E’ stata fatta anche una lezione dove per metà erano proposti esercizi più adatti al genere femminile, l’altra metà esercizi più adatti al genere maschile, questo per fare emergere le differenze di genere in base ai vari eser-cizi proposti ed, analizzando in seguito con i ragazzi quanto fatto, è emerso che tutti indistintamente possono fare qualsiasi sport sia maschi che femmine scegliendo soltanto in base al proprio gradimento.

Anche se gli esercizi ed i giochi proposti erano propedeutici al judo, an-che se all’inizio ed al termine di ogni lezione si proponeva il “saluto”, quale forma di rispetto, verso i compagni, verso l’insegnante, verso il luogo ospi-tante, solo all’ultima lezione è stata affrontata la disciplina di judo con gli esercizi a terra dove il denominatore comune è stato il lavoro a coppie miste e, cosa particolarmente gradita, sono stati i salti e le capriole sul tap-peto morbido, per i quali è stata spiegata la tecnica per non farsi male.Il judo è uno sport che può essere utilizzato per fare capire e superare gli stereotipi di genere perché è uno sport che non è praticabile da soli, è necessaria la presenza di due persone, dove l’allenamento è collettivo senza distinzione di sesso, dove si privilegia il contatto fisico ed i ragazzi sono continuamente in relazione l’uno con l’altro nel pieno rispetto della persona e delle proprie caratteristiche personali.

Riportiamo i risultati del modulo attuativo “Generi a ludico confronto”:

Partecipanti: 24

Durata Tot. Risposte 24Giudizio: Insufficiente 2 Sufficiente 6 Buono 13 Ottimo 3

Preparazione degli/lle esperti/e Tot. Risposte 24Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 0 Buono 4 Ottimo 20

Metodo di insegnamento Tot. Risposte 24Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 0 Buono 7 Ottimo 17

Tema affrontato Tot. Risposte 24Giudizio: Insufficiente 0 Sufficiente 2 Buono 9 Ottimo 13

Come definiresti l’iniziativa Tot. Risposte 24NON UTILE 0 NOIOSA 0 EDUCATIVA 10 INTERESSANTE 14

Ti piacerebbe approfondire ulteriormente questi argomenti Tot. Risposte 24SI 21 NO 3

La pubblicazione è a cura diProvincia di Siena, Assessorato alle Pari opportunitàProvincia di Siena, Settore cultura, scuola e welfare

CoordinamentoRoberta Guerri, CPO Provincia di Siena

Grafica e impaginazioneCamilla Palagi

Con la collaborazione diCecilia Marcotriggiani

Si ringrazianoGli istituti scolastici dell’area territoriale dell’Amiata Val d’Orcia aderenti

al progetto, i Dirigenti scolastici, l’Unione dei Comunidell’Amiata Val d’Orcia,

i soggetti attuatori.

La presente pubblicazione è presente in formato PDF sul sito internetdella Provincia di Siena

- sezione Pari Opportunitàhttp://www.provincia.siena.it/Aree-tematiche/Pari-opportunita

Progetto realizzato con i fondi della legge 16/2009sulla Cittadinanza di genere