8
n. 95 - Novembre 2010 Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. Paganini Autorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92 Si riparte Lorenzo Costa (continua in seconda pagina) “L a tisi non le accorda che poche ore” dice il medico ad Annina nel- l’ultimo atto di “Traviata” commentan- do lo stato di salute della povera Vio- letta. “La crisi non gli accorda che po- che settimane”, dicevano in molti al capezzale del Carlo Felice. Il medico verdiano aveva purtroppo visto giusto, la povera Violetta, di lì a poco si spe- gne fra le braccia del suo Alfredo. Au- guriamoci che i medici del Carlo Felice siano stati eccessivamente pessimisti. Intanto, in attesa di giorni migliori, di qualche finanziamento in più e di mol- te spese in meno, festeggiamo il sipa- rio che è tornato ad alzarsi. Dopo me- si di polemiche, tensioni, paure, preoccupazioni, oggi si può parlare di musica con “Traviata”. Era stato Verdi con “Trovatore” ad inaugurare il nuovo Carlo Felice. E’ ancora Verdi a illumi- nare questa “seconda inaugurazione”. Certo le prospettive non sono rosee. Si è all’inizio di un lungo percorso per arrivare a rilanciare davvero il Teatro. C’è molto da ricostruire. Non solo in termini economici, ma strutturali. Mancano alcuni ruoli chiave come il di- rettore artistico, il direttore del coro, il direttore principale: in pratica tutto il vertice artistico. C’è molto da fare, ma intanto go- diamoci la ripartenza e con Alfredo e Violetta, “libiamo ne’ lieti calici”. Roberto Iovino P otrebbe essere la chiusa di un coro de I Puritani o dell’Ernani ma, come sappiamo, è una strofa dell’Inno a Garibaldi, su testo di Luigi Mercantini e musica di Alessio Olivieri, “capo musica nel secondo reggimento della brigata Savoia, che dalla strofa ispirata di Luigi Mercanti- ni, trasse l’inno fatidico, squillante da San Fermo a Mentana”. La tradizione dell’inno patriottico vede il ruolo fondamentale di tanti compositori “carneadi” della musica, tra cui il citato Olivieri e il nostro con- cittadino Novaro, che, oltre a musica- re l’Inno di Mameli, fondò a Genova una scuola Corale popolare e fu mae- stro del coro dei teatri Carignano e Regio a Torino. Accanto a questo filone vi è quello della canzone popolare, che presenta accezioni poetiche diverse tra l’eroi- co, il malinconico ed il satirico (“Io vor- rei che a Metternicche, gli tagliasser le basette; vorrei farne le spazzette per le scarpe del su’ re. Io vorrei che a Metternicche gli tagliasser le budel- le; vorrei farne le bretelle per le bra- che del su’ re”. (canto dei volontari to- scani 1848). Ma quel grande movimento ideale dell’Ottocento italiano, fu seguito, ac- colto e, qualche volta,preceduto dalla “vetrina sociale” più rappresentativa e popolare dell’epoca: il melodramma. In Europa gli aneliti nazionalisti si ve- stiranno anche di abiti strumentali “Le spade nel pugno, gli allori alle chiome, la fiamma ed il nome di patria nel cor” e/o sinfonici, (Mazeppa di Liszt, La Caduta di Varsavia di Chopin, il ciclo Ma Vlast di Smetana, Finlandia di Si- belius per citare i primi che vengono in mente) ma in Italia dove non vi è una radicata tradizione musicale stru- mentale “colta”, l’opera è l’unica espressione di musica artistica in cui infondere le aspirazioni risorgimentali. I teatri lirici erano lo specchio del- la società ottocentesca, ed erano frequentati da tutte le classi, dalla nobiltà alla borghesia grande e media (dei teatri di cartello), al basso ceto (che riempiva i teatri di provincia o quelli ove si rappresentavano opere buffe e farse). Il potenziale “insurre- zionalista”che quello spettacolo pote- va avere sul pubblico, si può capire dal valore riposto nella censura dalle DINO BURLANDO ORAFO Pezzi unici di laboratorio 16121 GENOVA - PIAZZA COLOMBO, 3/10 TEL. E FAX 010 589362 [email protected]

Si riparte “Le spade nel pugno, gli allori alle chiome, Pamicicarlofeliceconservatoriopaganini.org/invito_archivio/2010-11.pdf · Violetta, “libiamo ne’ lieti calici”. Roberto

Embed Size (px)

Citation preview

n. 95 - Novembre 2010

Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. PaganiniAutorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92

Si riparte

Lorenzo Costa(continua in seconda pagina)

“La tisi non le accorda che pocheore” dice il medico ad Annina nel-

l’ultimo atto di “Traviata” commentan-do lo stato di salute della povera Vio-letta. “La crisi non gli accorda che po-che settimane”, dicevano in molti alcapezzale del Carlo Felice. Il medicoverdiano aveva purtroppo visto giusto,la povera Violetta, di lì a poco si spe-gne fra le braccia del suo Alfredo. Au-guriamoci che i medici del Carlo Felicesiano stati eccessivamente pessimisti.Intanto, in attesa di giorni migliori, diqualche finanziamento in più e di mol-te spese in meno, festeggiamo il sipa-rio che è tornato ad alzarsi. Dopo me-si di polemiche, tensioni, paure,preoccupazioni, oggi si può parlare dimusica con “Traviata”. Era stato Verdicon “Trovatore” ad inaugurare il nuovoCarlo Felice. E’ ancora Verdi a illumi-nare questa “seconda inaugurazione”.Certo le prospettive non sono rosee.Si è all’inizio di un lungo percorso perarrivare a rilanciare davvero il Teatro.C’è molto da ricostruire. Non solo intermini economici, ma strutturali.Mancano alcuni ruoli chiave come il di-rettore artistico, il direttore del coro,il direttore principale: in pratica tutto ilvertice artistico.C’è molto da fare, ma intanto go-

diamoci la ripartenza e con Alfredo eVioletta, “libiamo ne’ lieti calici”.

Roberto Iovino

Potrebbe essere la chiusa di uncoro de I Puritani o dell’Ernanima, come sappiamo, è una

strofa dell’Inno a Garibaldi, su testo diLuigi Mercantini e musica di AlessioOlivieri, “capo musica nel secondoreggimento della brigata Savoia, chedalla strofa ispirata di Luigi Mercanti-ni, trasse l’inno fatidico, squillante daSan Fermo a Mentana”. La tradizione dell’inno patriottico

vede il ruolo fondamentale di tanticompositori “carneadi” della musica,tra cui il citato Olivieri e il nostro con-cittadino Novaro, che, oltre a musica-re l’Inno di Mameli, fondò a Genovauna scuola Corale popolare e fu mae-stro del coro dei teatri Carignano eRegio a Torino. Accanto a questo filone vi è quello

della canzone popolare, che presentaaccezioni poetiche diverse tra l’eroi-co, il malinconico ed il satirico (“Io vor-rei che a Metternicche, gli tagliasserle basette; vorrei farne le spazzetteper le scarpe del su’ re. Io vorrei chea Metternicche gli tagliasser le budel-le; vorrei farne le bretelle per le bra-che del su’ re”. (canto dei volontari to-scani 1848).Ma quel grande movimento ideale

dell’Ottocento italiano, fu seguito, ac-colto e, qualche volta,preceduto dalla“vetrina sociale” più rappresentativa epopolare dell’epoca: il melodramma.In Europa gli aneliti nazionalisti si ve-stiranno anche di abiti strumentali

“Le spade nel pugno, gli allori alle chiome,la fiamma ed il nome di patria nel cor”

e/o sinfonici, (Mazeppa di Liszt, LaCaduta di Varsavia di Chopin, il cicloMa Vlast di Smetana, Finlandia di Si-belius per citare i primi che vengonoin mente) ma in Italia dove non vi èuna radicata tradizione musicale stru-mentale “colta”, l’opera è l’unicaespressione di musica artistica in cuiinfondere le aspirazioni risorgimentali.I teatri lirici erano lo specchio del-

la società ottocentesca, ed eranofrequentati da tutte le classi, dallanobiltà alla borghesia grande e media(dei teatri di cartello), al basso ceto(che riempiva i teatri di provincia oquelli ove si rappresentavano operebuffe e farse). Il potenziale “insurre-zionalista”che quello spettacolo pote-va avere sul pubblico, si può capiredal valore riposto nella censura dalle

DINO BURLANDOORAFO

Pezzi unici di laboratorio16121 GENOVA - PIAZZA COLOMBO, 3/10

TEL. E FAX 010 [email protected]

(segue dalla prima pagina)

Le spade nel pugno...

2

la lirica

“autorità” di allora. E si badi bene apartire anche da anni molto lontanida quelli in cui occorreva tenere afreno le manifestazioni durante lerappresentazioni operistiche (e chenon furono soltanto appannaggio del-le opere di Verdi , come si tende acredere). Il giovane Bellini fu vittima della cen-

sura per aver aderito, nel 1820, allaCarboneria, ma l’ esempio più lam-pante di repressione fu il caso di Pie-ro Maroncelli, musicista di talento edi sicuro avvenire, se non fosse statoper quel suo “vezzo” d’essere un car-bonaro. Conseguenza: carriera stron-cata, carcere duro; esilio in America,dopo la scarcerazione condusse un’e-sistenza di stenti come maestro dicanto e d’italiano. Donizetti rimase fondamentalmen-

te indifferente alle istanze risorgimen-tali, Da Roma, quando Gregorio XVIfece reprimere a fucilate i moti degliaffiliati alla Giovine Italia di GiuseppeMazzini, scriveva al padre: «Io sonouomo che di poche cose s’inquieta,anzi di una sola, cioè se l’opera mia vamale. Del resto non mi curo». Nono-stante l’apparente carenza di sensibi-lità politica del musicista bergama-sco, una personalità impegnata comequella di Mazzini avrebbe di lì a qual-che anno tentato di sfruttare proprioa fini politici la musica donizettiana. Inuno scritto del 1836 (Filosofia dellamusica) Mazzini scrive: «Forse v’è piùche presentimento e speranza lonta-na che anche tra’ viventi avremmo chipotrebbe, volendo, levarsi all’officio difondatore della scuola musicale Italo-europea, e porsi a rigeneratore,dov’oggi non è che primo tra quantimilitano sotto le bandiere della scuolaRossiniana Italiana. Parlo di Donizetti,l’unico il cui ingegno altamente pro-

gressivo riveli tendenze rigeneratrici,l’unico ch’io mi sappia, sul quale pos-sa in oggi riposare con un po’ di fidu-cia l’animo stanco e nauseato del vol-go d’imitatori servili che brulicano inquesta nostra Italia».Nella febbrile atmosfera dei giorni

che precedettero le insurrezioni del1848, durante una rappresentazionedella donizettiana Gemma di Vergy aPalermo, mentre il tenore cantava«Mi togliesti e core e mente, | Patria,Numi e libertà», questa fatidica paro-la scatenò i sentimenti risorgimentalidel pubblico, che eruppe in grida pa-triottiche, costringendo la primadon-na della serata, Teresa Parodi, ad ap-parire in scena col tricolore. Natural-mente anche la musica di Bellini fecela sua parte nel risveglio del furorepatriottico nazionale. La stretta Suonila tromba, che conclude il secondo at-to de I puritani (1835), suscitò, a Pa-rigi, l’entusiasmo generale, a livello diparossismo. Cristina di Belgioioso, coisuoi furori rivoluzionari d’élite, pensòdi invitare i musicisti che frequentava-no il suo salotto a comporre alcunevariazioni sul tema: aderirono di buongrado Liszt, Thalberg, Herz, Czerny,Chopin, che misero insieme una com-posizione dal titolo Hexaméron. Nel 1847 Goffredo Mameli fu il de-

stinatario d’un breve carteggio conMazzini, il quale chiedeva al poeta, inuna lettera del 6 giugno 1848 (alle-gando una nota di Verdi), un inno pa-triottico che poi il maestro avrebbemusicato. Il testo fu scritto e l’innomusicato: ebbe (ed ha) il nome di Suo-na la tromba. Verdi lo mandò a Maz-zini, accompagnandolo con questeparole: «Ho cercato d’essere più po-polare e facile che mi sia stato possi-bile. Fatene quell’uso che credete: ab-bruciatelo anche se lo credete degno[…] Possa quest’inno, fra la musicadel cannone, essere presto cantatonelle pianure lombarde. Ricevete uncordiale saluto di chi ha per voi tuttala venerazione».

Parole illuminanti sull’atteggiamen-to di Verdi verso quel periodo storico.In una lettera di Verdi al librettista

Piave, arruolato a Venezia nella Guar-dia Nazionale, il compositore scrive:«… Sì, sì, ancora pochi anni forse po-chi mesi e l’Italia sarà libera, una, re-pubblicana. Cosa dovrebbe essere?Tu mi parli di musica!! Cosa ti passain corpo?... Tu credi che io voglia oraoccuparmi di note, di suoni?... Nonc’è né ci deve essere che una musicagrata alle orecchie delli Italiani nel1848. La musica del cannone!».Nella sua musica ed in particolare

nei cori la musica verdiana si vestesempre di un’aura che anela ai nuoviideali: la poetica dell’assoluto, dall’infi-nito immanente alla realtà dolorantema anche la presenza di una sorta disensucht, desiderio del desiderio omale del desiderio o ancora un sensodi continua inquietudine e struggentetensione, un sentimento che affliggee spinge ad oltrepassare i limiti dellarealtà data, opprimente e soffocante,per dirigersi in una dimensione nuova.(Va pensiero, Patria oppressa, Si ri-desti il leon di Castiglia, O Signore deltetto natio). Dell’Inno delle Nazioni sucui tanti hanno ricamato profezie diun’Europa del futuro, siamo portatipiù a dire che di composizione cele-brativa su commissione si tratta.Gli accesi toni della musica del Ri-

sorgimento infine, si colorano di sar-castica vivacità nelle caricature diMelchiorre De Filippis Delfico: Ne ri-cordiamo uno “Serenata” in cui Giu-seppe Garibaldi alla chitarra, attornia-to da tutte quelle città e regioni chehanno trovato l’unità, canta a Venezia– ancora sotto il dominio austriaco –il rossiniano “Ecco ridente in cielo…. Etu non sorgi ancora”. Ed infine una pa-rola sul Risorgimento ed i suoi eroicome possible soggetto per composi-tori della generazione successiva. Un

Lorenzo Costa(continua in quarta pagina)

- L’attività produttiva implica unosforzo organizzativo non indifferen-te…“Premesso che non ho mai dimen-

ticato che noi siamo, prima di tutto,una Scuola, è vero che l’attività diproduzione e di ricerca ci ha aumen-tato il lavoro. Servirebbero specifichestrutture che non ci possiamo per-mettere e che ci obbligano a gestiredifferenti livelli (formazione, produzio-ne, ricerca) con estrema fatica. Inquesto senso, il mio lavoro è statodavvero massacrante perché non cisiamo fatti mancare nulla… un po’come guidare una Ferrari con il mo-tore di una Cinquecento. Ma i risulta-ti ottenuti credo siano sotto gli occhidi tutti.

- Il Conservatorio di Genova ha unorganico di 77 docenti interni aiquali si aggiungono gli insegnanti acontratto. Gli studenti si avvicinanoa quota 600. Numeri importantiche richiedono una organizzazionemolto attenta del funzionamentoquotidiano. Soprattutto in un mo-mento come questo, così delicatoper gli istituti musicali nel mezzo diuna radicale riforma…“Siamo in effetti quasi alla fine del

guado. Quest’anno sono partiti itrienni ordinamentali e sono stati difatto archiviati i vecchi corsi, ad esau-rimento. Allo stato attuale dobbiamogestire cinque diverse tipologie dicorsi, una mole di lavoro davvero pe-sante sia per i docenti sia per gli uffi-ci didattico-amministrativi che si tro-vano ad affrontare problemi assai di-versi da uno studente ad un altro. Mace la faremo”.

- Torniamo al bilancio…“Se mi si chiede cosa ho fatto, non

posso tacere che ho fatto .. tutto ilpossibile! Mi attribuisco, senza timo-re di immodestia, ottime capacità or-ganizzative e spalle “da mulo”, due co-se senz’altro indispensabili a condur-re il conservatorio durante questa dif-ficile e complessa riforma. Sono na-turalmente stata aiutata da moltepersone anche perché ho credutocon forza nel lavoro collegiale, condi-viso, democratico, fatto di opinionimolteplici e quindi… più giuste! Senzalesinare le battaglie e le discussioni,indispensabili se si vuole davvero ilmeglio.

- La più grande soddisfazione?“Non saprei indicarne una in asso-

luto. A costo di sembrare retorica,ciò che negli anni mi ha appagato di

3

l’intervista

Sono soddisfatta del lavoro fat-to. Il Conservatorio “Paganini”ha del resto straordinarie po-

tenzialità che si erano già ampiamen-te espresse prima del mio arrivo. Patrizia Conti traccia un primo, po-

sitivo bilancio di questi ultimi anni tra-scorsi alla direzione dell’Istituto musi-cale genovese.Pianista, clavicembalista, musico-

loga e didatta, Patrizia Conti è do-cente in ruolo a Genova dal 1992.Nel dicembre 2004 è subentrata aldirettore dimissionario Angelo Guara-gna ed è stata poi eletta per duemandati consecutivi dal collegio do-centi. L’anno accademico appena av-viato sarà quello conclusivo del suomandato in quanto la legge non con-sente di essere nominati per altri treanni consecutivi.“Sono stati anni molto intensi –

spiega la musicista – durante i qualiho davvero dedicato “anima e corpo”al Paganini. Il lavoro partiva bene,però, poiché questo conservatorio hasempre vantato un’alta qualità fra idocenti e un elevato numero di stu-denti che hanno intrapreso importan-ti carriere”.

- In questi ultimi anni il Conserva-torio si è aperto sempre più all’e-sterno…“Questo succedeva, in verità, già

prima che io arrivassi, ma è vero chequesta “apertura” si è ulteriormenteincrementata in virtù della riformache ci ha legittimati ad affiancare allanostra missione didattica un’attività diproduzione e di ricerca. Abbiamo cosìallacciato rapporti sempre più strettinon solo con la città, con gli enti localie le istituzioni culturali, ma anche connumerose istituzioni nazionali ed inter-nazionali. Ad esempio il nostro è l’uni-co Conservatorio italiano che aderi-sce alla rete ECUME, sin dalla sua co-stituzione: dialoghiamo regolarmentecon le istituzioni musicali del Mediter-raneo e proprio negli scorsi giorni ab-biamo ospitato qui a Genova quindicidelegazioni provenienti dall’estero”.

- Fra le associazioni con le quali ilconservatorio dialoga c’è anchequella che produce questo giornale:cosa può dare il conservatorio alleassociazioni e cosa possono fare leassociazioni per il conservatorio?Le associazioni musicali locali han-

no còlto il valore del nostro istituto esvolgono un importante lavoro di valo-rizzazione, utile ad entrambi, organiz-zando concerti con i nostri studenti.

PPaattrr iizz iiaa CCoonntt ii :: ll ’’eemmoozziioonnee ddeell llaa mmuussiiccaa ccoonn ii ggiioovvaannii

più dalle fatiche quotidiane è statal’approvazione da parte degli studenti(sanno essere molto esigenti e moltogiusti) soddisfatti, per esempio, allafine di un esame condotto con cor-rettezza, o alla fine di un importanteevento in cui loro erano protagonisti.O semplicemente soddisfatti per l’at-tenzione che ho loro riservato. Da lo-ro ho ricevuto quotidianamente la for-za per andare avanti”.

- E ciò che non ha fatto e vorreb-be fare?“Due cose, credo, non mi sono pie-

namente riuscite: non sono riuscita acoinvolgere tutti i docenti (molti sì,ma non tutti) in un progetto comuneche individuasse come prioritario edesclusivo un lavoro per gli studenti (cisono ancora troppi disturbi, pigrizie,ambizioni personali, frustrazioni,…).Si tratta di modificare la mentalità, diindirizzare le nostre energie verso unobiettivo fra i più alti ma forse nontutti sono ancora pronti a questo sal-to di qualità. E poi la comunicazione:sono convinta che in questo senso sisia fatto troppo poco (per mancanzadi fondi, principalmente): i nostri ra-gazzi fanno molte cose, quotidiana-mente, ma all’esterno non se ne hala percezione. Recentemente una no-stra ex allieva si è laureata all’Univer-sità Bocconi con una tesi sulla ge-stione del nostro Conservatorio. Be-ne, a fronte di risultati tutti incredibil-mente positivi, l’unico neo corrispon-deva proprio alla mancanza di strut-ture appositamente destinate alla co-municazione e diffusione del nostrolavoro che rimane, ancora, in granparte sconosciuto.

Roberto Iovino

4

l’approfondimento

Quando tutti i boschi dormiva-no, egli cominciò a scavare;scavava senza sosta nelle vi-

scere della montagna alla ricerca diun tesoro. Frattanto gli angeli di Diocantavano nella notte silenziosa;come occhi di fuoco i metalli spun-tavano dal pozzo […] ed egli scava-va sempre più accanito nel profon-do, ma ecco che pietre e macerieprecipitarono sul folle. Un riso sfre-nato risonò beffardo dall’anfratto inrovina; e il canto degli angeli sispense tristemente nell’aria. Non sorprende che Robert Schu-

mann - di cui quest’anno ricorre ilBicentenario della sua nascita - ab-bia scelto questi versi di Josephvon Eichendorff per un Lied, poichésembrano riassumere mirabilmen-te la parabola artistica ed umanadella sua esistenza. Nell’immaginario comune Schu-

mann è in effetti il romantico pereccellenza, rara sintesi di passiona-lità focosa e di sentimenti intimi,sensuali, autunnali… possiede unostile ricco di sfumature, semprechiaro e preciso nella condotta del-le parti, uno stile che, come avvie-ne per i suoi grandi contemporanei(in particolare Chopin e Liszt), sirende immediatamente riconoscibi-le all’orecchio dell’ascoltatore… èparticolarmente amato per gli innu-merevoli pezzi pianistici - ove la suaoriginale concezione formale si sot-

trae ad ogni schematismo, espri-mendo, in una continua ricerca, lepiù sottili vibrazioni del sentimento -, per le Sinfonie, i Concerti, i cicliliederistici… incarna “la coscienzastessa” del Romanticismo poiché,profondamente legato alla poesia ealle concezioni filosofiche del suotempo, fondò la rivista musicaleNeue Zeitschrift für Musik, destina-ta ad opporsi ai vecchi metodi di in-segnamento, che corrompevano ilgusto e impedivano lo slancio del-l’arte. Infine la catastrofe, quella fol-lia tanto scandagliata dalla ricercamusicologica e che tanto ha colpitola sensibilità moderna, ispirandouna pletora di racconti, romanzi efilm. Eppure, quanta poca attenzio-ne si ha proprio per la complessastagione creativa che contraddistin-se i suoi ultimi tormentati anni di vi-ta… forse perché le opere sono co-me oppresse da procedimenti sin-copati, ritmi ossessivi, grevi ripeti-zioni, in una sorta di disgregazionedove i sussulti di esaltazione siesauriscono in tempi spezzati, inmelodie interrotte. Se l’avvicinarsi della follia sembrò

aumentare la virtù creatrice – conalcuni esiti di inesprimibile bellezza -, gli scompensi comportamentali gliimpedirono di trattenere quelle so-norità inaudite, quella musica dell’in-finito che percepiva, che ascoltavacon meraviglia e che con dispera-

zione tentava invano di fissare sullacarta. Schumann aveva in realtàsempre avuto fobie e sbalzi d’umoree fu forse per vincere almeno in par-te le divisioni della sua personalitàche creò le figure letterario-musica-li di Florestano (ricco di slanci e poe-ticità), Eusebio (riflessivo e pacato)e Maestro Raro (la giusta misurafra i due), sotto i cui pseudonimiscrisse le recensioni nella sua rivi-sta musicale, figure che pervadonocostantemente, in un gioco di sdop-piamenti, la sua musica. Ben vengano, insomma, le cele-

brazioni del Bicentenario se non sa-ranno solo il pretesto per qualchepubblicazione o per un nuovo film.Schumann stesso, nel suo sforzo dirinnovamento e di instancabile per-fezionamento, mai cessava la suapersonalissima riflessione sui gran-di maestri, una riflessione semprevissuta con profondissima intensitàemotiva - sappiamo come l’anniver-sario della morte di Beethoven locolpisse intimamente e segnasse l’i-nizio di episodi depressivi che pote-vano durare anche periodi prolun-gati. Giusto, dunque, riconsiderareuna personalità artistica così com-plessa, fortemente attratta dallapercezione del passato e, al tempostesso, interessata al futuro e alpensiero che di lui avrebbero avutole nuove generazioni.

Aureliano Zattoni

Schumann, il cercatore di tesori

... dal Kindergarten alla Maturità.Divertirsi da piccoli per essere internazionali da grandi

Via Mylius 1, 16128 GenovaTel. 010564334 - E-mail: [email protected] - Homepage: www.dsgenua.de

(segue dalla seconda pagina)

Le spade nel pugno...esempio su tutti “Mameli o Alba Itali-ca” di Leoncavallo, che l’autore avevatenuto a battesimo proprio al Carlo

Felice di Genova il 24 febbraio 1916.Ben venga l’annunciata ripresa al Car-lo Felice nella inizianda stagione. Scel-ta originale ed interessante. Sullascena oltre a Goffredo Mameli e lamoglie Delia Terzaghi, altri personag-gi storici come Enrico Dandolo, Lucia-no Manara, ed anche la principessa

di Belgioioso. L’opera è stata di re-cente ritrovata e ri presentata al pub-blico da quell’apostolo del repertoriooperistico italiano alternativo che è Al-berto Veronesi, successore in questoruolo del compianto Gianandrea Ga-vazzeni.

Lorenzo Costa

Per unad o n n a

del Sette-cento dedi-carsi profes-sionalmentealla musica,non era cer-to facile. C’e-rano, sì lec a n t a n t i ,spesso ac-compagnateda una fama

“equivoca” (“Sai tu perché né tanto mai né quanto sa il suo me-stiero canterina donna? – si legge in un feroce epigramma dell’e-poca di Paolo Rolli – Perché al bel primo cominciar del canto do-po alzata la voce alza la gonna”), ma in altri settori entrare in con-correnza con gli uomini era impresa ardua se non impossibile. Pi-nuccia Carrer (docente di storia della musica al Conservatorio diMilano dopo aver ricoperto lo stesso incarico nell’Istituto musica-le genovese) e Barbara Petrucci (docente di clavicembalo al Con-servatorio di Genova), hanno dedicato un pregevole studio critico-biografico a Teresa Agnesi (sorella della matematica Maria Cae-tana), una delle poche compositrici italiane del XVIII secolo di fa-ma internazionale. Il volume, edito da San Marco dei Giustiniani, èarricchito da un interessante CD sulla musica da tasto dell’Agne-si, nella brillante interpretazione di Barbara Petrucci (clavicemba-lo) e di Luisella Ginanni (organo).Nata nel 1720, morta nel 1795, Teresa Agnesi è stata com-

positrice e clavicembalista: a lei si deve la prima opera seria (Sofo-nisba) scritta da una donna italiana. Frutto di una meticolosa ri-cerca documentaria e tuttavia costruito in uno stile espositivo pia-cevole e scorrevole, il volume ripercorre con rigore e intelligenzala vita e la produzione artistica della Agnesi, sullo sfondo di unaMilano ricca di stimoli culturali. Il dato documentario rigoroso si unisce all’aneddoto più curioso

contribuendo a dipingere un affresco vivo e cattivante di un’epocaancora in parte da studiare e scoprire. Fra i vari avvenimenti rac-contati si può segnalare il ricevimento organizzato a Palazzo Mel-zi dal Conte Firmian il 7 febbraio 1770 in onore del fanciullo pro-digio Wolfgang Amadeus Mozart, in visita a Milano con il padreLeopold. La lista degli invitati era davvero esclusiva: e fra i “vip” diallora c’era anche Teresa Agnesi che non aveva una posizione isti-tuzionale, né faceva parte dei musicisti impegnati nel concertoprevisto. La sua presenza era evidentemente determinata dal pre-stigio di cui godeva all’epoca nella sua città e non solo.

5

dischi & libri

di Macchiavello Maura & Vescina Maria Flora s.n.c.Via Roma, 70-72 RECCO (GE) - Tel. 0185 74336

[email protected] - www.mangiareinliguria.it/dalino

Teresa Agnesi, la musica al femminile nella Milano del Settecento

Cajkovskij, il fascino della tastiera

La principaledote di Cajkov-

skij, universalmen-te riconosciutagli,è la genialità nellaorchestraz ione.Per questo la suafama è essenzial-mente legata alsettore sinfonico eteatrale: si pensi apartiture struggen-ti e straordinaria-mente “cantabili”come la “Patetica”, ma anche ai gioielli del reperto-rio ballettistico, da “Il lago dei Cigni” a “Lo schiaccia-noci”. Pianista raffinato, l’artista russo ha tuttavia la-sciato anche una corposa e interessante raccolta dipagine per tastiera che il pianista ligure Franco Tra-bucco ha recentemente registrato per la Dynamicnel corso di una serie di recital tenuti al Conserva-torio “Paganini”.Il prezioso cofanetto di 7 CD raccoglie l’intera pro-

duzione pianistica di Cajkovskij e contribuisce a chia-rirne la personalità artistica, i suoi “debiti” nei con-fronti della cultura occidentale. I circa cento brani sidistribuiscono in un arco di circa un trentennio, dal1863 (Impromptu op. 1) alla morte nel 1893 (18Morceaux op. 72). Sul piano formale, a parte dueSonate, prevalgono i pezzi strutturalmente più liberi,riuniti in brevi e articolate raccolte. Brani caratteristici in taluni casi risolti con brillan-

tezza virtuosistica, in altri indugianti su un lirismo sa-lottiero e raffinato. Due raccolte vanno segnalate:l’Album pour enfants op. 39 (24 brevi pagine scrittenel 1878 e inserite in un filone, quello dell’infanzia,che aveva avuto illustre predecessore in Schumann)e le “Stagioni”, dodici brani scritti fra il 1875 e il1876, fra i quali la Barcarola (Giugno) può essereannoverata fra i temi più eleganti e conosciuti diCajkovskij. Docente per decenni al Conservatorio“Paganini”, una intensa attività come solista e comecomponente di duo e di formazioni cameristiche,Trabucco esibisce in Cajkovskij tecnica inappuntabile,fraseggio elegante e raffinato, ammirevole duttilitànel suono. Ne derivano letture piacevoli, lucide e in-telligentemente variegate.

6

attualità

ALDO DABOVE & FIGLI s.n.c.

di A.F. e M. Dabove

Riparazioni - Installazioni

Riscaldamento Idraulica - Manutenzioni

16143 Genova - Via G.B. D’Albertis, 101 r. - Tel. 010.508122

Nello scorso numero avevamoanticipato il programma dellaseconda edizione della rasse-

gna “Autunno a Spinola” incentrata, que-st’anno, sui centenari della nascita di Fre-derik Chopin e Robert Schumann. Comeannunciato, la rassegna si è svolta se-condo il programma indicato e con gran-dissimo successo di pubblico che, ad ogniconcerto, ha affollato tutte le sale del se-condo piano nobile della Galleria Spinola.Ai concerti già annunciati si sono aggiun-te due altre iniziative: “Alla immortaleamata”, conversazione-spettacolo con Ro-berto Iovino e Marta Musso, voci narran-

ti e Valentina Messa, più brava che mai, al pianofor-te. L’altra iniziativa “Da Chopin… a Chopin. Voce dal-l’nfinito”, concerto-spettacolo ideato da Rossana Fio-rini ha narrato la vicenda umana del grande compo-sitore passando dagli anni giovanili a Varsavia alle ul-time composizioni a Parigi accompagnando le rifles-sioni dello stesso Chopin con tratti della sua immor-tale musica. Gino Alò ha prestato la sua voce alla do-lente umanità chopiniana e Nunzio Dello Iacovo hamagistralmente interpretato alcune tra le più signifi-cative pagine pianistiche.

Autunno a Spinola

Andar per mostre e per teatriGiovedì 2 DicembreMOSTRA FRATELLI GUIDOBONO “IL BACIO”

Appuntamento alle ore 15,30 davanti a Palazzo Lomel-lino in via Garibaldi per la mostra “Guidobono” e poi pro-seguimento al Museo del Risorgimento per il “Bacio”.

Marzo 2011: Stiamo organizzando una trasferta a Napoli per assiste-re ad una rappresentazione di “CARMEN” di G. Bizet alTeatro S. Carlo. Prossimamente forniremo il programmadettagliato che prevede anche la visita alla Reggia di Ca-serta. Chi fosse interessato, può rivolgersi alla Sig.ra Ma-ria Grazia Romano tel. 010.589059 / 347.0814676.

Nello scorso mese di ottobre, nei giorni delPremio internazionale di violino “Niccolò Pagani-ni” si è svolta, nel foyer del Teatro Carlo Feliceuna bellissima mostra del nostro “Amico” NevioZanardi, non solo apprezzato violoncellista emaestro, ma anche sensibilissimo pittore. Unasplendida serie di quadri che illustravano i ca-pricci di Paganini. La mostra è stata molto fre-quentata riscuotendo un grande successo.

Valentina Messa

Francesco Ma-scardi, sas-

sofono e Danilo Del-lepiane, pianoforte,sono stati i protago-nisti del concerto dimartedì 16 novem-bre. Il loro program-ma spaziava dalclassico alla musicacon temporaneapassando attraver-so il jazz. La parti-colare sonorità del

sassofono, di raroascolto, ha colpitoed entusiasmato ilfolto pubblico pre-sente che ha sapu-to apprezzare le do-ti musicali dei dueartisti che hannointerpretato l’impe-gnativo program-ma con una parti-colare partecipazio-ne che ha coinvoltotutti i presenti.

7

vita associativa

I nostri concerti

16149 Genova - via Sampierdarena, 54-2 - tel. 010.6454634 - fax 010.415075E-mail: [email protected] - internet: www.mantelli1948.com

La nostra attività presso il Circolo Unificatodell’Esercito è iniziata il 5 ottobre con l’esibi-zione di un quartetto di giovani, ma già ap-

plauditi interpreti: “Quartetto darchi”, di nome e difatto. Il programma prevedeva l’esecuzione del Quar-tetto K 589 di Mozart e il Quartetto op. 18 n. 4 diBeethoven. I giovani interpreti Cecilia Ziano e ErmirAbeshi, violino, Matteo Brasciolu, viola e AlessandroCopia, violoncello, hanno saputo dar vita ed espres-sione musicalissima ai due impegnativi quartetti fa-cendoli apprezzare dal numerosissimo pubblico pre-sente che li ha premiati con i più calorosi applausi.

ASSOCIAZIONE AMICI DEL CARLO FELICEE DEL CONSERVATORIO N. PAGANINI

Quote socialiSocio ordinario da € 85,00Socio sostenitore da € 145,00Socio familiare € 50,00Giovani € 30,00

(fino al 25° anno di età)

Gabriella Fiammengo, importante artista torine-se che ha all’attivo una bella carriera con af-

fermazioni di pubblico e critica, è stata protagonistadel concerto del 19 ottobre con un programma va-riegato e intrigante, quanto poco frequentato. Tradue trascrizioni del Requien di Mozart, il Larghettodi Donizetti, l’Intermezzo della mascagniana Cavalle-ria e due pezzi di Verdi, spiccavano alcune brevi e po-co conosciute composizioni di Puccini che hanno in-curiosito e allietato il pubblico dei nostri soci. Un bel-lissimo successo per una musicalissima artista.

Gabriella Fiammengo

Danilo Dellepiane

Francesco Mascardi

8

i nostri appuntamenti

Periodico d’informazione musicale

Direttore responsabileRoberto Iovino

AssociazioneAmici del Carlo Felice

e del Conservatorio N. Paganini

Presidente: Giuseppe Isoleri

Segreteria: Adriana Caviglia Maria Grazia Romano

Tel. (010) 352122 - (010) 589059Cell. 3470814676 - Fax (010) 5221808

www.AmiciCarloFeliceConservatorioPaganini.org

[email protected]

Stampa: essegraph Genova

Si ringrazia

per la concreta collaborazione

ATTIVITA’ SOCIALE DAL 27 NOVEMBRE 2010 AL 18 FEBBRAIO 2011Salone di Rappresentanza del Circolo Unificato - Concerti del Martedì, ore 16,00dell’Esercito: - Conferenze Musicali del Martedì e

- Un Palco all’Opera, ore 15,30Auditorium “E. Montale” del Teatro Carlo Felice: - Audizioni discografiche, ore 16,00Biblioteca Berio - Sala dei Chierici: - Storia del Melodramma, ore 16,00Concerti nei Musei, ore 16.30 (Galleria Spinola e Palazzo Reale) e 11 (Museo Chiossone)

Sabato 27 novembre, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHELA TRAVIATA: Il grido di un amore disperatoRelatore Lorenzo Costa,

Martedì 30 novembre, ore 16CONCERTO DI ELENA PICCIONE, pianoforteMusiche di Mozart, Liszt, Ginastera, Piazzolla,

Venerdì 3 dicembre, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: IL VIAGGIO A REIMS di G. RossiniA cura di Lorenzo Costa,

Martedì 7 dicembre, ore 15,30PADRI E FIGLI IN VERDIA cura di Maria Luisa Firpo,

Venerdì 10 dicembre, ore 15,30ROMEO ET JULIETTE di H. BerliozA cura di Lorenzo Costa.

2011

Martedì 4 gennaio, ore 15,30I GRANDI ROMANTICI DELLA MUSICAA cura di Adolfo Palau, (eventuale recupero dal 23/11 causa sciopero AMT)

Sabato 8 gennaio, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHEL’ELISIR D’AMORE: Una fresca storia campagnolaRelatore Lorenzo Costa,

Martedì 11 gennaio, ore 16CONCERTO DI MATTEO COSTA, pianoforteMusiche di Beethoven, Liszt, Mendelssohn,

Venerdì 14 gennaio, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: MARIN FALIERO di G. DonizettiA cura di Claudia Habich,

Sabato 15 gennaio, ore 16INCONTRI ALLA BIBLIOTECA BERIO: STORIA DEL MELODRAMMALA MUSICA DELL’EST: BEDRICH SMETANARelatore Lorenzo Costa,

Martedì 18 gennaio, ore 15,30LA MUSICA VOCALE DI ISAAC ALBENIZA cura di Carmen Vilalta,

Martedì 25 gennaio, ore 16CONCERTO DI ANDREA PORTA, basso-baritonoENRICO ZUCCA al pianoforte,

Martedì 1° febbraio, ore 15,30GIORDANO, OLTRE CHENIER: “MARCELLA” E “IL RE”A cura di Dario Peytrignet,

Venerdì 4 febbraio, ore 16INCONTRI ALLA BIBLIOTECA BERIO: STORIA DEL MELODRAMMALA MUSICA DELL’EST: ANTONIN DVORAKRelatore Massimo Arduino,

Martedì 8 febbraio, ore 16CONCERTO DEL DUO GIACOSA – SALIO, violoncello e pianoforteMusiche di Beethoven, Schumann,

Venerdì 11 febbraio, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: LE STELLE DELLA DANZAA cura di Elvira Bonfanti,

Martedì 15 febbraio, ore 15,30OTELLO: LE DIVERSE ISPIRAZIONI DI ROSSINI E VERDIA cura di Adolfo Palau,

Venerdì 18 febbraio, ore 16INCONTRI ALLA BIBLIOTECA BERIO: STORIA DEL MELODRAMMALA MUSICA DELL’EST: LEOS JANACEKRelatore Edwin W. Rosasco,