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asicurezzadeglialimenti è giustamente una delle principali preoccupazio- nideiconsumatoriitalia- ni,anchesenelnostroPaeseicasi diintossicazioneodiprodottiadul- teratisonorarissimi.Ilsistemadei controlli,siadapartedelleautorità chedapartedelleaziendecheope- ranonelsettoreagroalimentare,so- nomoltoseverieinumeripubblica- tidalministerodellaSalutecertifi- canola;bontà<deglialimentiven- dutiinItalia. temamoltovasto L eimplicazionidellaquestione;si- curezza alimentare< vanno però benoltrelasempliceindividuazio- nedeiprodottinociviperlasalute dell8uomo,perquantoimportante questasia.Iltemaèmoltovasto:si va dagli aspetti psicologici, come peresempioquelliemersidirecen- teinconcomitanzadelcoronavirus chehannopenalizzatoiristoranti cinesisenzachecifossealcunreale pericolo,finoaquellieconomici,co- mestaavvenendoconilforterialzo delprezzodellacarnedimaialein seguitoalladiffusionedellapeste suinainestremooriente(conpesan- tiripercussioniperiproduttoridi salumiitalianiancheseutilizzano solo carne proveniente da alleva- mentinazionali). Percapirequantosianosicurigli alimentielebevandevendutenei negozieneisupermercatiitalianiè sufficiente leggere il documento ;Vigilanzaecontrollodeglialimen- tiedellebevandeinItalia3Anno 2018<direcentepubblicatodalmi- nisterodellaSalute.Neidodicimesi inesamesonostatiprelevati50.481 campioni di prodotti alimentari, compreselebevande,sucuisono stateeffettuate129.504analisi,con unamediadicirca2,6ricercheana- litiche per campione: dei 129.504 controllianaliticieffettuatisonori- sultatiirregolaricircalo1,14%delle analisielenonconformitàsicon- centranoprevalentementeneipro- dottidiorigineanimaleesonoprin- cipalmenteditipomicrobiologico. Solouncontrolloogni100harileva- tovalorifuoridellanormae,perdi più,questononsignificacheipro- dottigiudicati«nonconformi»sia- noperforzanociviperlasalutedel consumatore.Inmoltocasiinfattii limiti sono estremamente bassi, m entrelanocivitàèpervalorideci- samentepiùelevati.Nel2018ilmini- sterohainoltreeffettuato78.055ri- cerchemicrobiologichechehanno riguardatomicrorganismi,parassi- ti,lievitiemuffe.Aquesteanalisisi sonopoiaggiunteleispezionirealiz- zatedaiServiziIgienedegliAlimen- tieNutrizioneediServiziVeterina- rideiDipartimentidiPrevenzione delleA.S.L,chehannocomplessiva- m ente controllato 144.916 stabili- m enti;diquesti30.690hannomo- stratoinfrazioniduranteleispezio- ni(parial21%).Aicontrollipubblici siaggiungonopoiovviamentequel- liprivati,ovveroquellidelleazien- dechecontrollanoipropriprodotti equellidialtreaziendeconcuilavo- rano.Nonesistonodatiaggregatisu scalanazionalemasitrattadinume- rimoltoalti. Inunmondosemprepiùinter- connessosoprattuttodalpuntodi vistaeconomico,leproblematiche dellasicurezzaalimentaretravalica- noperòfacilmentelefrontiere.Que- stononsignificacheivirusoibatte- Icontrollisulla sicurezzadegli alimentisono fondamentali perlafiduciadei consumatori Sicurezzadei M alapestesui Focus OsservaItalia Nelnostropaeseèsemprepiùlunga lacatenadelleverifichesuquantoviene messoinvendita.Tuttaviaesistono problemiinternazionalichepossono interferireconimercatieiconsumatori L Ilcaso marcofrojo ,milano Segui OsservaItalia anchesu: osservaitalia.it 1,14 PERCENTO Dei129.504 controllisono risultatiirregolari circalo1,14%delle analisi 40 PERCENTO L8industriadegli insaccatista avendocosti incrementatidi oltreil40% Focus COMECOLPISCELAMALATTI Lapestesuina,lacuio asiaticamaafricanaè conl8acronimoPsa,ch PesteSuinaAfricana.N statalanotificadiPs maggioreproduttoree consumatoredicarnedi daalloralamalattias Paeseconunavelocità straordinariaportando del40-50%delpatrimon suinicolocinese.Lasit portatoadunaumentod allaproduzionee,sopr importazioniconunrit precedentipersoddisfa domandacinese 1 GETTY/VETTA pagina 38 Lunedì, 24 febbraio 2020 .

Sicurezza dei cibi, Italia promossa Ma la peste suina fa ......trollo unificato dei sistemi di qualità e sicurezza, applicato a tutti i livelli del-la produzione nei quali gli alimenti

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Page 1: Sicurezza dei cibi, Italia promossa Ma la peste suina fa ......trollo unificato dei sistemi di qualità e sicurezza, applicato a tutti i livelli del-la produzione nei quali gli alimenti

a sicurezza degli alimenti è giustamente una delle principali preoccupazio-ni dei consumatori italia-

ni, anche se nel nostro Paese i casi di intossicazione o di prodotti adul-terati sono rarissimi. Il sistema dei controlli, sia da parte delle autorità che da parte delle aziende che ope-rano nel settore agroalimentare, so-no molto severi e i numeri pubblica-ti dal ministero della Salute certifi-cano la “bontà” degli alimenti ven-duti in Italia.

tema molto vasto

Le implicazioni della questione “si-curezza alimentare” vanno però ben oltre la semplice individuazio-ne dei prodotti nocivi per la salute dell’uomo, per quanto importante questa sia. Il tema è molto vasto: si va dagli aspetti psicologici, come per esempio quelli emersi di recen-

te in concomitanza del coronavirus che hanno penalizzato i ristoranti cinesi senza che ci fosse alcun reale pericolo, fino a quelli economici, co-me sta avvenendo con il forte rialzo del prezzo della carne di maiale in seguito alla diffusione della peste suina in estremo oriente (con pesan-ti ripercussioni per i produttori di salumi italiani anche se utilizzano solo carne proveniente da alleva-menti nazionali).

Per capire quanto siano sicuri gli alimenti e le bevande vendute nei negozi e nei supermercati italiani è sufficiente leggere il documento “Vigilanza e controllo degli alimen-ti e delle bevande in Italia — Anno 2018” di recente pubblicato dal mi-nistero della Salute. Nei dodici mesi in esame sono stati prelevati 50.481 campioni di prodotti alimentari, comprese le bevande, su cui sono state effettuate 129.504 analisi, con una media di circa 2,6 ricerche ana-litiche per campione: dei 129.504 controlli analitici effettuati sono ri-sultati irregolari circa lo 1,14% delle analisi e le non conformità si con-centrano prevalentemente nei pro-dotti di origine animale e sono prin-cipalmente di tipo microbiologico. Solo un controllo ogni 100 ha rileva-to valori fuori della norma e, per di più, questo non significa che i pro-dotti giudicati «non conformi» sia-

no per forza nocivi per la salute del consumatore. In molto casi infatti i limiti sono estremamente bassi, mentre la nocività è per valori deci-samente più elevati. Nel 2018 il mini-stero ha inoltre effettuato 78.055 ri-cerche microbiologiche che hanno riguardato microrganismi, parassi-ti, lieviti e muffe. A queste analisi si sono poi aggiunte le ispezioni realiz-zate dai Servizi Igiene degli Alimen-ti e Nutrizione ed i Servizi Veterina-ri dei Dipartimenti di Prevenzione delle A.S.L, che hanno complessiva-mente controllato 144.916 stabili-menti; di questi 30.690 hanno mo-strato infrazioni durante le ispezio-ni (pari al 21%). Ai controlli pubblici si aggiungono poi ovviamente quel-li privati, ovvero quelli delle azien-de che controllano i propri prodotti e quelli di altre aziende con cui lavo-rano. Non esistono dati aggregati su scala nazionale ma si tratta di nume-ri molto alti.

In un mondo sempre più inter-connesso soprattutto dal punto di vista economico, le problematiche della sicurezza alimentare travalica-no però facilmente le frontiere. Que-sto non significa che i virus o i batte-

ri arrivino sulle tavole italiane, co-me pensano erroneamente gli amanti della cucina cinese che han-no deciso di sospendere le loro visi-te al loro ristorante preferito in se-guito al coronavirus (la rete dei con-trolli riguarda ovviamente anche i locali etnici, assicurando così gli stessi standard per ogni attività aperta sul territorio nazionale), ma i prezzi di acquisto delle materie pri-me. Un esempio eloquente e molto attuale riguarda la carne di maiale e anche in questo caso c’è un virus che si sta diffondendo velocemente in Cina: si tratta della peste suina, la cui origine non è asiatica ma africa-na; in ambito veterinario si fa infatti riferimento a questa malattia con l’acronimo Psa, che sta per Peste Suina Africana. «Nel 2018 c’è stata la notifica di Psa in Cina, il maggio-re produttore e consumatore di car-ne di maiale, e da allora la malattia si è diffusa nel Paese con una veloci-tà straordinaria portando alla perdi-ta del 40-50% del patrimonio suini-colo cinese — spiega Angelo Ferrari, direttore dell’Istituto Zooprofilatti-co Sperimentale del Piemonte, Ligu-ria — Tale situazione ha portato ad un aumento del prezzo alla produ-zione e, soprattutto, delle importa-zioni con un ritmo senza preceden-ti per soddisfare la domanda cine-se. Questa epidemia ha creato un

vuoto tra la produzione e la doman-da cinese, che non riesce ad essere colmato dalle importazioni e si sti-ma un vuoto di offerta pari al dop-pio dell’attuale volume di scambi di carne suina nel mondo».

aumento dei prezzi

«Ciò pare essere alla base dell’au-mento dei prezzi anche fuori dalla Cina, tanto che l’Europa ha registra-to un balzo di almeno il 35% dall’ini-zio del 2019», afferma Ferrari. An-che se il settore suinicolo italiano non risulta direttamente coinvolto nei flussi di carne suina verso la Ci-na, il mercato nazionale risente di un “effetto domino” dettato dall’au-mento delle quotazioni internazio-nali dei suini da allevamento (sui-netti) e della carne suina fresca, di cui l’Italia è importatrice netta. E questo rappresenta un enorme pro-blema soprattutto per quei produt-tori di insaccati che hanno stipula-to contratti di fornitura della dura-ta di un anno, fissando così i prezzi di vendita fino alla fine del 2020 sen-za la possibilità di ritoccarli al rialzo in seguito al balzo del prezzo della materia prima.

«Proprio a causa della Psa l’indu-stria degli insaccati (circa 900 azien-de) sta avendo costi di produzione incrementati di oltre il 40%, dove la materia prima rappresenta dal 50% al 75% del costo complessivo — con-clude Ferrari — L’industria della tra-sformazione si trova così compres-sa fra i prezzi alti della materia pri-ma e il necessario contenimento dei prezzi di vendita finale. Questo panorama interviene proprio su un’eccellenza agroalimentare italia-na, con il rischio anche di forniture di prodotti più scadenti e a discapi-to della sicurezza alimentare. Una situazione eccezionale che richiede soluzioni fuori dall’ordinario».

Focus Osserva Italia

1 I controlli sulla sicurezza degli alimenti sonofondamentali per la fiducia dei consumatori

Sicurezza dei cibi, Italia promossaMa la peste suina fa volare i prezzi

on un fatturato di 4 miliardi di euro e oltre 3mila referen-ze, Conad è l’indiscusso lea-der del prodotti a marchio

proprio nel settore della grande distri-buzione italiana. Al raggiungimento di questo successo ha contribuito in maniera decisiva anche l’attenzione che il gruppo guidato da Francesco Pugliese ha dato ai controlli sulla sicu-rezza e sulla qualità. Un sistema dalle maglie molte strette, il cui obiettivo è evitare che finiscano sugli scaffali ali-menti e bevande che non rispettano le normative o che non sono in linea con gli standard più stringenti rispet-to a quanto previsto dalle leggi, stabi-liti da Conad stessa. «I nostri controlli riguardano sia i produttori che i pro-dotti e si suddividono in verifiche di pre-fornitura e, successivamente, di sorveglianza», spiega Francesco Avan-zini, direttore generale di Conad. La macchina messa a punto dal consor-zio di dettaglianti è composta dagli 11 addetti della divisione “Qualità e svi-luppo”, da oltre 50 ispettori che ope-rano per conto di Conad e che si ap-poggiano a 10 laboratori di analisi sparsi su tutto il territorio nazionale. Nel 2019 si è così arrivati a 2.200 verifi-che svolte presso le aziende che pro-ducono per Conad e più di un milione di analisi svolte su 10mila campioni (su ogni campione sono state effettua-te più analisi).

la selezione

«La prima importante verifica viene realizzata quando selezioniamo le aziende con cui vogliamo lavorare — prosegue Avanzini — Visitiamo gli sta-bilimenti produttivi e controlliamo che rispettino gli standard inseriti nel-le nostre linee guida. Questi vanno dai requisiti strutturali al sistema qua-lità applicato, fino ai requisiti etico-so-ciali. Questo pacchetto di regole, che diventa poi parte integrante del con-tratto di fornitura, recepisce ovvia-mente tutto quello previsto dalla leg-ge, a cui si vanno aggiungere alcuni principi propri di Conad».

I controlli, che adottano una scala di giudizio che va da 1 (voto più alto) a 5 (voto più basso), continuano poi per tutta la vita del contratto. «Ai produt-tori che nel corso del contratto scivo-lano verso il basso chiediamo un pia-no di rientro all’interno degli stan-dard», afferma Avanzini. L’anno scor-

so solo il 2% delle verifiche ha avuto come esito il voto più basso e tutti i ca-si sono stati gestiti dalla divisione qua-lità, guidata da Andrea Artoni.

Le linee guida di Conad si basano sullo standard Ifs (International Fea-tured Standard), un sistema di con-trollo unificato dei sistemi di qualità e sicurezza, applicato a tutti i livelli del-la produzione nei quali gli alimenti vengono lavorati. Esso è stato messo a punto a più riprese e l’ultima versio-ne, la sesta del 2012, è espressione del-la grande distribuzione tedesca, fran-cese italiana e spagnola.

gestione della qualità

I requisiti imposti da questo standard fanno riferimento ai sistemi di gestio-ne qualità, alla metodologia Haccp, e ad un insieme di requisiti Gmp (Good Manufacturing Practice), Glp (Good Laboratory Practice) e Ghp (Good Hy-giene Practice). L’obiettivo è quello di assicurare il rispetto dei requisiti di qualità e sicurezza degli alimenti ol-tre che il rispetto delle norme di legge che regolano il settore. Lo standard Ifs soddisfa i criteri della Global Food Safety Initiative emessi dal Cies — The Food Business Forum, l’organizzazio-ne globale a cui partecipano ammini-stratori delegati e alti dirigenti di qua-

si 400 fra retailer (con quasi 200mila punti vendita) e produttori di ogni di-mensione.

Per quel che riguarda le marche in-dustriali il responsabile per i control-li, nonché il referente per i reclami, non è Conad bensì il produttore. «I clienti hanno ben chiara questa diffe-renza e ne è una conferma il fatto che non riceviamo praticamente mai ri-chieste relative a prodotti che non so-no i nostri — dice Avanzini — I proble-mi vengono risolti direttamente nel punto vendita o con il servizio clienti del produttore». Il servizio clienti di Conad utilizza il canale Web e i recla-mi raccolti vengono utilizzati anche per individuare i difetti dei prodotti, che risultano comunque essere com-plessivamente rari: solo lo 0,4% delle segnalazioni su prodotti a marchio Conad ha avuto un livello di rating 5 l’anno scorso. «In Italia il consumato-re può fare acquisti tranquillo — con-clude il direttore generale di Conad — Viviamo in un Paese dove le regole sul-la sicurezza alimentare sono molto se-vere. I controlli sono tanti lungo tutta la filiera e i risultati si vedono. Negli ul-timi anni non si sono registrati proble-mi degni di nota. Il famigerato caso del vino al metanolo risale non a caso a 34 anni fa. In termini di sicurezza ali-mentare stiamo parlando di un’altra era». – m.fr.

FocusOsserva Italia

Il personaggio

I numeri

Nel nostro paese è sempre più lunga la catena delle verifiche su quanto viene messo in vendita. Tuttavia esistono problemi internazionali che possonointerferire con i mercati e i consumatori

L

Il caso

marco frojo, milano

C

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Le strategie

SeguiOsserva Italiaanche su:osservaitalia.it

milano

Il gruppo guidato da Francesco Pugliese ha puntato su un sistema dalle maglie molte strette. Le linee guida si basano su uno standard internazionale

Un milione di analisi e i voticosì Conad firma i prodotti

Focus

LO STANDARD IFSLe linee guida di Conad si basano sullo standard Ifs (International featured standard). È stato messo a punto a più riprese e l’ultima versione, la sesta del 2012, è espressione della grande distribuzione tedesca, francese italiana e spagnola. I requisiti imposti da questo standard fanno riferimento ai sistemi di gestione qualità

1,14PER CENTODei 129.504 controlli sono risultati irregolari circa lo 1,14% delle analisi

i controllinel settore alimentare in italia

Francesco Avanzini Il direttore generale di Conad, spiega come funziona la catena dei controlli

4MILIARDIÈ il fatturato di Conad leader indiscusso dei prodotti a marchio proprio

50ISPETTORI

Ci sono 11 addetti della divisione e oltre 50 ispettori che operano per conto di Conad

©RIPRODUZIONE RISERVATA

40PER CENTOL’industria degli insaccati sta avendo costi incrementati di oltre il 40%

il trenddelle sanzioni penali rilevate nel settore alimentare in italia

Focus

COME COLPISCE LA MALATTIALa peste suina, la cui origine non è asiatica ma africana è nota anche con l’acronimo Psa, che sta per Peste Suina Africana. Nel 2018 c’è stata la notifica di Psa in Cina, il maggiore produttore e consumatore di carne di maiale, e da allora la malattia si è diffusa nel Paese con una velocità straordinaria portando alla perdita del 40-50% del patrimonio suinicolo cinese. La situazione ha portato ad un aumento del prezzo alla produzione e, soprattutto, delle importazioni con un ritmo senza precedenti per soddisfare la domanda cinese

1

50.481I CAMPIONI PRELEVATIIl numero di prodotti alimentari presi in esame per garantire la sicurezza, comprese le bevande, su cui sono state effettuate 129.504 analisi, con una media di circa 2,6 ricerche analitiche per campione

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ETTA

pagina 38 Lunedì, 24 febbraio 2020.

Page 2: Sicurezza dei cibi, Italia promossa Ma la peste suina fa ......trollo unificato dei sistemi di qualità e sicurezza, applicato a tutti i livelli del-la produzione nei quali gli alimenti

a sicurezza degli alimenti è giustamente una delle principali preoccupazio-ni dei consumatori italia-

ni, anche se nel nostro Paese i casi di intossicazione o di prodotti adul-terati sono rarissimi. Il sistema dei controlli, sia da parte delle autorità che da parte delle aziende che ope-rano nel settore agroalimentare, so-no molto severi e i numeri pubblica-ti dal ministero della Salute certifi-cano la “bontà” degli alimenti ven-duti in Italia.

tema molto vasto

Le implicazioni della questione “si-curezza alimentare” vanno però ben oltre la semplice individuazio-ne dei prodotti nocivi per la salute dell’uomo, per quanto importante questa sia. Il tema è molto vasto: si va dagli aspetti psicologici, come per esempio quelli emersi di recen-

te in concomitanza del coronavirus che hanno penalizzato i ristoranti cinesi senza che ci fosse alcun reale pericolo, fino a quelli economici, co-me sta avvenendo con il forte rialzo del prezzo della carne di maiale in seguito alla diffusione della peste suina in estremo oriente (con pesan-ti ripercussioni per i produttori di salumi italiani anche se utilizzano solo carne proveniente da alleva-menti nazionali).

Per capire quanto siano sicuri gli alimenti e le bevande vendute nei negozi e nei supermercati italiani è sufficiente leggere il documento “Vigilanza e controllo degli alimen-ti e delle bevande in Italia — Anno 2018” di recente pubblicato dal mi-nistero della Salute. Nei dodici mesi in esame sono stati prelevati 50.481 campioni di prodotti alimentari, comprese le bevande, su cui sono state effettuate 129.504 analisi, con una media di circa 2,6 ricerche ana-litiche per campione: dei 129.504 controlli analitici effettuati sono ri-sultati irregolari circa lo 1,14% delle analisi e le non conformità si con-centrano prevalentemente nei pro-dotti di origine animale e sono prin-cipalmente di tipo microbiologico. Solo un controllo ogni 100 ha rileva-to valori fuori della norma e, per di più, questo non significa che i pro-dotti giudicati «non conformi» sia-

no per forza nocivi per la salute del consumatore. In molto casi infatti i limiti sono estremamente bassi, mentre la nocività è per valori deci-samente più elevati. Nel 2018 il mini-stero ha inoltre effettuato 78.055 ri-cerche microbiologiche che hanno riguardato microrganismi, parassi-ti, lieviti e muffe. A queste analisi si sono poi aggiunte le ispezioni realiz-zate dai Servizi Igiene degli Alimen-ti e Nutrizione ed i Servizi Veterina-ri dei Dipartimenti di Prevenzione delle A.S.L, che hanno complessiva-mente controllato 144.916 stabili-menti; di questi 30.690 hanno mo-strato infrazioni durante le ispezio-ni (pari al 21%). Ai controlli pubblici si aggiungono poi ovviamente quel-li privati, ovvero quelli delle azien-de che controllano i propri prodotti e quelli di altre aziende con cui lavo-rano. Non esistono dati aggregati su scala nazionale ma si tratta di nume-ri molto alti.

In un mondo sempre più inter-connesso soprattutto dal punto di vista economico, le problematiche della sicurezza alimentare travalica-no però facilmente le frontiere. Que-sto non significa che i virus o i batte-

ri arrivino sulle tavole italiane, co-me pensano erroneamente gli amanti della cucina cinese che han-no deciso di sospendere le loro visi-te al loro ristorante preferito in se-guito al coronavirus (la rete dei con-trolli riguarda ovviamente anche i locali etnici, assicurando così gli stessi standard per ogni attività aperta sul territorio nazionale), ma i prezzi di acquisto delle materie pri-me. Un esempio eloquente e molto attuale riguarda la carne di maiale e anche in questo caso c’è un virus che si sta diffondendo velocemente in Cina: si tratta della peste suina, la cui origine non è asiatica ma africa-na; in ambito veterinario si fa infatti riferimento a questa malattia con l’acronimo Psa, che sta per Peste Suina Africana. «Nel 2018 c’è stata la notifica di Psa in Cina, il maggio-re produttore e consumatore di car-ne di maiale, e da allora la malattia si è diffusa nel Paese con una veloci-tà straordinaria portando alla perdi-ta del 40-50% del patrimonio suini-colo cinese — spiega Angelo Ferrari, direttore dell’Istituto Zooprofilatti-co Sperimentale del Piemonte, Ligu-ria — Tale situazione ha portato ad un aumento del prezzo alla produ-zione e, soprattutto, delle importa-zioni con un ritmo senza preceden-ti per soddisfare la domanda cine-se. Questa epidemia ha creato un

vuoto tra la produzione e la doman-da cinese, che non riesce ad essere colmato dalle importazioni e si sti-ma un vuoto di offerta pari al dop-pio dell’attuale volume di scambi di carne suina nel mondo».

aumento dei prezzi

«Ciò pare essere alla base dell’au-mento dei prezzi anche fuori dalla Cina, tanto che l’Europa ha registra-to un balzo di almeno il 35% dall’ini-zio del 2019», afferma Ferrari. An-che se il settore suinicolo italiano non risulta direttamente coinvolto nei flussi di carne suina verso la Ci-na, il mercato nazionale risente di un “effetto domino” dettato dall’au-mento delle quotazioni internazio-nali dei suini da allevamento (sui-netti) e della carne suina fresca, di cui l’Italia è importatrice netta. E questo rappresenta un enorme pro-blema soprattutto per quei produt-tori di insaccati che hanno stipula-to contratti di fornitura della dura-ta di un anno, fissando così i prezzi di vendita fino alla fine del 2020 sen-za la possibilità di ritoccarli al rialzo in seguito al balzo del prezzo della materia prima.

«Proprio a causa della Psa l’indu-stria degli insaccati (circa 900 azien-de) sta avendo costi di produzione incrementati di oltre il 40%, dove la materia prima rappresenta dal 50% al 75% del costo complessivo — con-clude Ferrari — L’industria della tra-sformazione si trova così compres-sa fra i prezzi alti della materia pri-ma e il necessario contenimento dei prezzi di vendita finale. Questo panorama interviene proprio su un’eccellenza agroalimentare italia-na, con il rischio anche di forniture di prodotti più scadenti e a discapi-to della sicurezza alimentare. Una situazione eccezionale che richiede soluzioni fuori dall’ordinario».

Focus Osserva Italia

1 I controlli sulla sicurezza degli alimenti sonofondamentali per la fiducia dei consumatori

Sicurezza dei cibi, Italia promossaMa la peste suina fa volare i prezzi

on un fatturato di 4 miliardi di euro e oltre 3mila referen-ze, Conad è l’indiscusso lea-der del prodotti a marchio

proprio nel settore della grande distri-buzione italiana. Al raggiungimento di questo successo ha contribuito in maniera decisiva anche l’attenzione che il gruppo guidato da Francesco Pugliese ha dato ai controlli sulla sicu-rezza e sulla qualità. Un sistema dalle maglie molte strette, il cui obiettivo è evitare che finiscano sugli scaffali ali-menti e bevande che non rispettano le normative o che non sono in linea con gli standard più stringenti rispet-to a quanto previsto dalle leggi, stabi-liti da Conad stessa. «I nostri controlli riguardano sia i produttori che i pro-dotti e si suddividono in verifiche di pre-fornitura e, successivamente, di sorveglianza», spiega Francesco Avan-zini, direttore generale di Conad. La macchina messa a punto dal consor-zio di dettaglianti è composta dagli 11 addetti della divisione “Qualità e svi-luppo”, da oltre 50 ispettori che ope-rano per conto di Conad e che si ap-poggiano a 10 laboratori di analisi sparsi su tutto il territorio nazionale. Nel 2019 si è così arrivati a 2.200 verifi-che svolte presso le aziende che pro-ducono per Conad e più di un milione di analisi svolte su 10mila campioni (su ogni campione sono state effettua-te più analisi).

la selezione

«La prima importante verifica viene realizzata quando selezioniamo le aziende con cui vogliamo lavorare — prosegue Avanzini — Visitiamo gli sta-bilimenti produttivi e controlliamo che rispettino gli standard inseriti nel-le nostre linee guida. Questi vanno dai requisiti strutturali al sistema qua-lità applicato, fino ai requisiti etico-so-ciali. Questo pacchetto di regole, che diventa poi parte integrante del con-tratto di fornitura, recepisce ovvia-mente tutto quello previsto dalla leg-ge, a cui si vanno aggiungere alcuni principi propri di Conad».

I controlli, che adottano una scala di giudizio che va da 1 (voto più alto) a 5 (voto più basso), continuano poi per tutta la vita del contratto. «Ai produt-tori che nel corso del contratto scivo-lano verso il basso chiediamo un pia-no di rientro all’interno degli stan-dard», afferma Avanzini. L’anno scor-

so solo il 2% delle verifiche ha avuto come esito il voto più basso e tutti i ca-si sono stati gestiti dalla divisione qua-lità, guidata da Andrea Artoni.

Le linee guida di Conad si basano sullo standard Ifs (International Fea-tured Standard), un sistema di con-trollo unificato dei sistemi di qualità e sicurezza, applicato a tutti i livelli del-la produzione nei quali gli alimenti vengono lavorati. Esso è stato messo a punto a più riprese e l’ultima versio-ne, la sesta del 2012, è espressione del-la grande distribuzione tedesca, fran-cese italiana e spagnola.

gestione della qualità

I requisiti imposti da questo standard fanno riferimento ai sistemi di gestio-ne qualità, alla metodologia Haccp, e ad un insieme di requisiti Gmp (Good Manufacturing Practice), Glp (Good Laboratory Practice) e Ghp (Good Hy-giene Practice). L’obiettivo è quello di assicurare il rispetto dei requisiti di qualità e sicurezza degli alimenti ol-tre che il rispetto delle norme di legge che regolano il settore. Lo standard Ifs soddisfa i criteri della Global Food Safety Initiative emessi dal Cies — The Food Business Forum, l’organizzazio-ne globale a cui partecipano ammini-stratori delegati e alti dirigenti di qua-

si 400 fra retailer (con quasi 200mila punti vendita) e produttori di ogni di-mensione.

Per quel che riguarda le marche in-dustriali il responsabile per i control-li, nonché il referente per i reclami, non è Conad bensì il produttore. «I clienti hanno ben chiara questa diffe-renza e ne è una conferma il fatto che non riceviamo praticamente mai ri-chieste relative a prodotti che non so-no i nostri — dice Avanzini — I proble-mi vengono risolti direttamente nel punto vendita o con il servizio clienti del produttore». Il servizio clienti di Conad utilizza il canale Web e i recla-mi raccolti vengono utilizzati anche per individuare i difetti dei prodotti, che risultano comunque essere com-plessivamente rari: solo lo 0,4% delle segnalazioni su prodotti a marchio Conad ha avuto un livello di rating 5 l’anno scorso. «In Italia il consumato-re può fare acquisti tranquillo — con-clude il direttore generale di Conad — Viviamo in un Paese dove le regole sul-la sicurezza alimentare sono molto se-vere. I controlli sono tanti lungo tutta la filiera e i risultati si vedono. Negli ul-timi anni non si sono registrati proble-mi degni di nota. Il famigerato caso del vino al metanolo risale non a caso a 34 anni fa. In termini di sicurezza ali-mentare stiamo parlando di un’altra era». – m.fr.

FocusOsserva Italia

Il personaggio

I numeri

Nel nostro paese è sempre più lunga la catena delle verifiche su quanto viene messo in vendita. Tuttavia esistono problemi internazionali che possonointerferire con i mercati e i consumatori

L

Il caso

marco frojo, milano

C

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Le strategie

SeguiOsserva Italiaanche su:osservaitalia.it

milano

Il gruppo guidato da Francesco Pugliese ha puntato su un sistema dalle maglie molte strette. Le linee guida si basano su uno standard internazionale

Un milione di analisi e i voticosì Conad firma i prodotti

Focus

LO STANDARD IFSLe linee guida di Conad si basano sullo standard Ifs (International featured standard). È stato messo a punto a più riprese e l’ultima versione, la sesta del 2012, è espressione della grande distribuzione tedesca, francese italiana e spagnola. I requisiti imposti da questo standard fanno riferimento ai sistemi di gestione qualità

1,14PER CENTODei 129.504 controlli sono risultati irregolari circa lo 1,14% delle analisi

i controllinel settore alimentare in italia

Francesco Avanzini Il direttore generale di Conad, spiega come funziona la catena dei controlli

4MILIARDIÈ il fatturato di Conad leader indiscusso dei prodotti a marchio proprio

50ISPETTORI

Ci sono 11 addetti della divisione e oltre 50 ispettori che operano per conto di Conad

©RIPRODUZIONE RISERVATA

40PER CENTOL’industria degli insaccati sta avendo costi incrementati di oltre il 40%

il trenddelle sanzioni penali rilevate nel settore alimentare in italia

Focus

COME COLPISCE LA MALATTIALa peste suina, la cui origine non è asiatica ma africana è nota anche con l’acronimo Psa, che sta per Peste Suina Africana. Nel 2018 c’è stata la notifica di Psa in Cina, il maggiore produttore e consumatore di carne di maiale, e da allora la malattia si è diffusa nel Paese con una velocità straordinaria portando alla perdita del 40-50% del patrimonio suinicolo cinese. La situazione ha portato ad un aumento del prezzo alla produzione e, soprattutto, delle importazioni con un ritmo senza precedenti per soddisfare la domanda cinese

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50.481I CAMPIONI PRELEVATIIl numero di prodotti alimentari presi in esame per garantire la sicurezza, comprese le bevande, su cui sono state effettuate 129.504 analisi, con una media di circa 2,6 ricerche analitiche per campione

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Lunedì, 24 febbraio 2020 pagina 39.