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Corso di Laurea in Economia Prova finale di Laurea Silvio Gesell e l'imposta sulla liquidità Relatore Ch. Prof. Giuseppe Cusin Correlatore Ch. Prof. Giovanni Bertin Laureando Umberto Parisi Matricola 806230 Anno Accademico 2008 / 2009

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Corso di Laureain Economia

Prova finale di Laurea

Silvio Gesell e l'impostasulla liquidità

RelatoreCh. Prof. Giuseppe Cusin

CorrelatoreCh. Prof. Giovanni Bertin

LaureandoUmberto ParisiMatricola 806230

Anno Accademico2008 / 2009

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“I believe that the future will learn more from the spirit of Gesell than from that of Marx.”

(J.M.Keynes)

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Indice generale

Introduzione.....................................................................................................................1

Capitolo 1: Silvio Gesell (La vita)....................................................................................3

Capitolo 2: L'Ordine Economico Naturale, la moneta come è.........................................52.1 Critica alla Teoria del Valore...................................................................................52.2 Il potere della domanda..........................................................................................6

2.2.1 Critica indiretta alla legge di Say...................................................................82.2.2 Gesell e la Teoria Quantitativa........................................................................9

Capitolo 3: La moneta come dovrebbe essere ...............................................................103.1 L'imposta sulla liquidità........................................................................................11

Capitolo 4: La moneta stampigliata e il tasso d'interesse...............................................144.1 Robinson Crusoe...................................................................................................14

4.1.1 L'interpretazione della storia: dietro le quinte...............................................154.2 Considerazioni sul tasso d' interesse.....................................................................16

4.2.1 Interesse e capitale reale................................................................................174.2.2 Rapporto fra rendimento del capitale reale e interesse................................19

Capitolo 5: Statica comparata.........................................................................................215.1 Introduzione della moneta stampigliata................................................................21

5.1.1 Effetti sulla domanda di moneta....................................................................215.1.2 La trappola della liquidità.............................................................................245.1.3 Effetti sull'offerta di moneta..........................................................................26

5.2 Gli effetti dell'imposta sulla liquidità sulla teoria degli investimenti...................31

Capitolo 6: Gesell e gli economisti moderni..................................................................336.1 La posizione di J.M. Keynes.................................................................................336.2 La posizione di Irving Fisher................................................................................346.3 La posizione di Jerome Blanc...............................................................................35 6.3.1 La proposta di Maurice Allais........................................................................366.4 La posizione di Gregory Mankiw.........................................................................37

Conclusione....................................................................................................................39

APPENDICE A..............................................................................................................41

Bibliografia.....................................................................................................................43

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Elenco delle Figure

• Figura 1: Silvio Gesell..........................................................................................3

• Figura 2: Cento dollari di moneta stampigliata del 1960...................................13

• Figura 3: Investimenti e tasso d'interesse...........................................................19

• Figura 4: La domanda di moneta con la moneta stampigliata............................23

• Figura 5: La trappola della liquidità...................................................................24

• Figura 6: La trappola della liquidità con la moneta stampigliata.......................25

• Figura 7: Attività e passività della Banca Centrale............................................27

• Figura 8: Offerta di moneta con la moneta stampigliata....................................29

• Figura 9: L'equilibrio nel mercato della moneta con la moneta stampigliata.... 30

• Figura 10: Investimenti e tasso d'interesse con la moneta stampigliata.............32

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Introduzione

In questi ultimi mesi il mondo intero è stato sconvolto da una crisi economica

paragonabile alla Grande Depressione del 1929 e tutti gli economisti si interrogano su

quali possano essere i rimedi per uscire da questa situazione.

Tra le diverse vie d'uscita ipotizzate si è sentito parlare, grazie ad un articolo del

Professor Gregory Mankiw del 18 aprile 2009 sul New York Times, dell'introduzione di

un’imposta sulla moneta, teorizzata dall’economista tedesco Silvio Gesell nei primi anni

del ‘900. Lo scritto principale di Gesell datato 1906, “L'ordine economico naturale”,

rappresenta la prima formulazione di un sistema monetario alternativo fondato su una

nuova idea di moneta: la moneta stampigliata.

La teoria su questa particolare moneta, che a una prima lettura può apparire fondata su

principi economici vaghi, in realtà, se spogliata degli accenti politici e spesso polemici

di Gesell, e tenendo conto che l'autore si muove agli inizi del secolo scorso, rivela

diversi elementi di interesse che molti economisti non hanno voluto considerare.

Le riflessioni che si possono fare in proposito sono particolarmente stimolanti in questo

periodo in cui vengono messe sotto accusa le presunte certezze sul libero mercato e si

ricercano soluzioni, più o meno innovative, per contenere e risolvere questa epocale

crisi economica.

Con questo elaborato abbiamo cercato di verificare se le teorie di Gesell possano

ritenersi valide se confrontate con i moderni modelli economici.

In questa tesi si riportano dal capitolo 1 al 4 le teorie fondamentali del pensiero

geselliano.

Nel primo capitolo incominciamo con l’introduzione delle basi del pensiero dell'autore

tedesco e, nel secondo capitolo, illustriamo come, attraverso la critica alla concezione

scolastica della moneta, egli arrivi a formulare la moneta stampigliata quale fondamento

di un nuovo ordine monetario.

Nel terzo capitolo descriviamo le caratteristiche fondamentali della nuova valuta,

mentre nel quarto capitolo analizziamo le ipotesi di Gesell sui movimenti del tasso di

interesse causati dall'introduzione dell'imposta sulla liquidità, proseguendo nel quinto

capitolo per verificare se queste ipotesi possano ritenersi coerenti con il modello

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keynesiano.

Concludiamo nel sesto capitolo riportando le considerazioni di grandi economisti sulle

teorie geselliane e alcune proposte per risolvere la crisi odierna, ispirate al pensiero di

Gesell.

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Capitolo 1: Silvio Gesell (La vita)

Figura 1: ritratto di Silvio Gesell

Silvio Gesell nasce a Sankt Vith il 17 maggio del 1862, una cittadina nell'attuale

provincia di Liegi, in Belgio, dal padre Ernesto, impiegato tributario, e dalla madre

Jeanette Talbot.

A sedici anni Silvio è costretto per motivi economici ad abbandonare il liceo per

lavorare come impiegato postale prima, al servizio del fratello in uno studio dentistico

poi.

Il primo vero incarico nel mondo del commercio Silvio lo ottiene dal 1882 al 1884 a

Malaga in Spagna come agente di commercio; successivamente lavora a Braunschweig,

poi ad Amburgo per approdare a Buenos Aires nel 1887, luogo che si rivelerà

fondamentale per la stesura delle sue tesi economiche.

Infatti in quegli anni l'Argentina dovette fronteggiare i problemi economici derivanti

dall'introduzione del Gold Standard; deflazione causata dalla scarsità d'oro, e

iperinflazione scatenata dall'eccessiva emissione di banconote nel tentativo di colmare

la mancanza di metallo.

Fino a qui Silvio Gesell si rivela essere una brillante mente, destreggiandosi con abilità

tra le insidie della crisi economica in Argentina, riuscendo a collezionare un

considerevole patrimonio che gli permetterà di dedicarsi due anni più tardi agli studi

economici.

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Nel 1890 inizia la sua produzione letteraria scrivendo “La riforma monetaria come

ponte verso uno stato sociale“ e “L'amministrazione valutaria“, interessandosi

particolarmente al filosofo francese Proudhon, ai grandi classici come Smith e Ricardo e

alla critica aperta delle tesi di Karl Marx.

Nel 1900 si fa sostituire dal fratello Paul nella conduzione della sua attività ritirandosi

in Europa dove nel 1906 scrive la sua opera principale “L'ordine economico naturale”.

Nel 1912 inizia la pubblicazione di un giornale “Physiocrat”, sospeso poi nel 1916

dall'amministrazione prussiana.

Nel 1919 Gesell si avvicina all'anarchico Landauer, che lo nomina Ministro delle

Finanze in una giunta bavarese, successivamente sciolta dal governo federale; Landauer

venne ucciso, Gesell arrestato ma in seguito assolto dalla magistratura tedesca.

Tornato in Argentina nel 1924 dove scrisse “Lo smantellamento dello Stato”, Gesell

rientrò poi in Germania dove morì di polmonite nel 1930.

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Capitolo 2: L'Ordine Economico Naturale, la moneta come è

In questo capitolo esporremo le principali teorie economiche che Gesell ha formulato

nella prima parte del suo scritto “L'ordine Economico Naturale”; ci soffermeremo

brevemente sulle critiche che l'autore muove nei confronti del Gold Standard, il sistema

monetario presente agli inizi del '900, per poi focalizzare la nostra attenzione ai capitoli

del suo lavoro nei quali l'autore sottolinea l'importanza della domanda di beni, in netto

contrasto con la Legge di Say e la teoria quantitativa della moneta.

2.1 Critica alla Teoria del Valore

“Non è il materiale dei soldi ma la funzione dei soldi stessi come mezzo di scambio che

assicura la domanda economica per essi”. (Gesell,1958, Volume III, Capitolo 1)

Da questa citazione possiamo immaginare quali fossero le posizioni dell'autore sul

sistema monetario presente ai suoi giorni, il Gold Standard.

Gesell riteneva che la moneta non dovesse essere collegata a nessun bene, in particolare

all'oro, considerato per antonomasia il bene rifugio; la moneta deve invece essere

considerata, secondo l'autore tedesco, un puro e semplice mezzo di scambio.

I prodotti della divisione del lavoro, fondamento dell'economia moderna e causa della

nascita della moneta, non sono beni consumabili direttamente dal produttore, bensì utili

come mezzo di scambio; le vendite sono possibili attraverso l'utilizzo del denaro, al

commerciante però non interessa assolutamente di che materiale sia fatto il mezzo di

scambio, ma solo l'adempimento delle sue funzioni.

Questa concezione della moneta va in direzione totalmente opposta a quello che

proponevano i sostenitori della “teoria del valore dell'oro”1, per le quali il denaro

cartaceo possedeva un valore trasferitogli dall'oro a garanzia della sua redenzione;

queste teorie sono secondo Gesell prive di alcun fondamento scientifico, poco chiare,

mai spiegate.

1 La teoria del valore è stata oggetto di un lungo dibattito in tutta l'economia classica, nel tentativo di trovare il “giusto prezzo” o prezzo naturale di ogni singolo bene; in questo caso specifico ci riferiamo alla teoria più moderna, la quale prende in considerazione l'oro e il suo valore intrinseco.

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Argomentando questa critica egli afferma che un mezzo di scambio è possibile solo se

emesso e controllato dallo Stato: se lo Stato non emette altro che denaro cartaceo, tutti i

possessori di beni possono scegliere tra non vendere il bene o accettare la moneta di

carta, priva di qualsiasi valore intrinseco. Durante l'epoca di Gesell infatti non sarebbe

stato possibile convertire tutte le banconote circolanti in oro, a dimostrazione del fatto

che la teoria del valore si fondava su ipotesi inesistenti.

2.2 Il potere della domanda

Gesell vuole ricercare il rapporto fra cartamoneta e un bene qualsiasi, vuole cioè

comprendere per quante banconote debba essere scambiato un certo bene. Fin dal

principio ci annuncia che non potrà essere utilizzata alcuna teoria per la quale il

rapporto con cui i beni sono scambiati sia determinato dalla quantità di lavoro

necessario per produrre il denaro, poiché le banconote non hanno alcun lavoro alle loro

spalle. In altre parole Gesell vuole ricercare quali siano le determinanti del prezzo dei

beni in denaro cartaceo, in quanto non ritiene significativo il valore intrinseco nelle

banconote garantito dall'oro, accettato dalle teorie del valore della sua epoca; l'autore

tedesco si chiede quindi quanto valga una banconota.

Egli arriva alla conclusione che le forze che determinano il “prezzo” dei beni (e quindi

quanti beni una banconota può comprare) sono esclusivamente la domanda e l'offerta

stessa di beni. Gesell però non definisce in maniera esauriente, e a nostro avviso

soddisfacente, la domanda e l'offerta di moneta, in quanto riduce la questione a una

semplice considerazione: essendo la moneta solo un mezzo di scambio, la domanda per

essa sarà semplicemente l'offerta di beni, specularmente la domanda di beni altro non

sarà che offerta di moneta.

La domanda di moneta è quindi uguale allo stock di beni prodotti e dipende dalla

velocità con la quale questi passano dal produttore al consumatore; al contrario l'offerta

di moneta non sarà per forza uguale alla quantità di moneta in circolazione.

Gesell ritiene inoltre che la domanda di beni, ovvero l'offerta di moneta, abbia un potere

sull'offerta di beni (la domanda di moneta).

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Questo vantaggio è causato dal fatto che i beni che compongono l'offerta sono in genere

beni che decadono, perdono qualità, il cui stoccaggio e mantenimento hanno un costo:

l'unico modo per il produttore per proteggersi da tali perdite è vendere questi prodotti, è

quindi quasi “obbligato” dalla natura della sua proprietà a liberarsi nel minor tempo

possibile dei suoi beni. E' logica conclusione che l'offerta non possa quindi essere

posposta senza arrecare danno al produttore.

L'offerta di moneta (domanda di beni), al contrario, non è minacciata da tali forze: la

moneta, al passare del tempo, non causa significanti perdite al suo possessore e permette

a questi di avere la libertà di decidere quando lo scambio possa avvenire.

Chi detiene moneta ha un potere di mercato che farà sì che lo scambio di beni avvenga

sotto l'unica condizione di ricevere un “tributo”2 per la moneta stessa sotto forma di

interesse; questo tributo non è il profitto commerciale, bensì un vantaggio dovuto dal

fatto che la moneta può minacciare di togliersi dal mercato nel caso le condizioni dello

scambio non fossero favorevoli.

Infatti il possessore di moneta non subisce alcun tipo di perdita dal ritardare il momento

della transazione di un giorno/mese/anno, mentre il proprietario del bene prodotto che

dovrà essere scambiato ha la necessità di vendere il suo bene nel minor tempo possibile,

evitando così i costi e le perdite legate al deterioramento e stoccaggio.

Riteniamo che tale concezione sia importante perché, oltre ad essere il cardine del

pensiero geselliano, può essere interpretata come una anticipazione delle critiche

keynesiane alle fondamenta del pensiero neoclassico riguardanti l'equilibrio del mercato

dei beni, riassunte dalla “legge degli sbocchi” o legge di Say ad opera dell'economista

francese Jean-Baptiste Say, scritta durante il periodo napoleonico e poi abbracciata dagli

economisti neoclassici qualche decennio successivo.

2 Spiegheremo più accuratamente questa concezione all'interno del quarto capitolo

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2.2.1 Critica indiretta alla legge di Say

La legge di Say, cardine della teoria neoclassica, afferma che la spesa totale di tutti gli

agenti economici deve essere uguale alle entrate totali del sistema e quindi, seguendo le

parole di Keynes, che “l'offerta crea la propria domanda”.

Seguendo questa teoria se i produttori aumentassero la produzione, tale incremento si

tramuterebbe in un aumento dell'occupazione e salari, che farebbero salire il reddito

complessivo. Non essendo contemplato nel modello di Say il risparmio, la domanda di

beni si espanderebbe impedendo un eccesso di offerta; il mercato globale sarà quindi

sempre in perfetto equilibrio e non si verificherà mai un eccesso di domanda o offerta di

beni.

Guardando questa legge in termini monetari Say e i suoi seguaci negavano la possibilità

che la domanda di moneta potesse avere scopi diversi da quelli transattivi, proprio come

previsto negli obiettivi della visione geselliana. La sostanziale differenza però fra la

legge di Say e il pensiero dell'autore tedesco sta nel fatto che per i neoclassici tutta la

moneta posseduta dagli agenti economici è impiegata, interamente spesa e di

conseguenza un eventuale aumento della produzione andrebbe ad aumentare i salari,

facendo così crescere il reddito degli agenti economici e proporzionalmente i consumi.

A livello aggregato risulta evidente che non venga considerato il risparmio: per ogni

agente che non spenda tutto il suo reddito ce ne sarà un altro che ne utilizzerà più di

quanto ne disponga, riportando così in equilibrio di pieno impiego delle risorse il

sistema.

Gesell invece teorizza che nel momento in cui non si dovessero presentare condizioni

favorevoli, la domanda di beni potrebbe ritirarsi dal mercato creando un eccesso di

offerta, impossibile nel modello di Say.

Nell'ottica neoclassica è l'offerta di beni ad avere un potere sulla domanda, in quanto un

aumento/diminuzione dell'offerta causa sicuramente un aumento/riduzione della

domanda, la quale sembra quasi essere una componente passiva dell'equilibrio generale.

La critica alla legge di Say e le sue conseguenze sul sistema economico sono l'obiettivo

principale del tedesco; egli vuole infatti creare un sistema monetario capace di ridurre al

minimo il risparmio per spingere costantemente la domanda al livello dell'offerta.

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2.2.2 Gesell e la Teoria Quantitativa

Un ulteriore considerazione che ci sembra opportuno fare è il rapporto fra il pensiero di

Gesell e la teoria quantitativa3 della moneta formulata qualche decennio più tardi

dall'economista americano Irving Fisher4. L'equazione di Fisher che descrive tale teoria

è la seguente:

MV=PY dove

M è la quantità di moneta

V è la velocità di circolazione della moneta

P è il livello generale dei prezzi

Y la quantità di beni prodotta dal sistema

Nella formulazione di Fisher si suppone, seguendo le teorie economiche della tradizione

neoclassica, che l'economia si trovi in uno stato di pieno impiego delle risorse e della

produzione Y , la quale quindi risulta sempre costante. La velocità di circolazione v

veniva considerata esogena e quindi costante.

Questa equazione afferma come reazioni nello stock esistente di moneta provochino

solo una variazione nel livello generale dei prezzi P (inflazione).

Il punto è in netto contrasto con il pensiero di Gesell, egli infatti afferma che

“se ad ognuno fosse riconosciuto il diritto di tagliare a metà le banconote, buoni del

tesoro e monete d’oro, quotando ogni metà per il pieno valore, allora la domanda ed

anche i prezzi raddoppierebbero prontamente” (Gesell, 1958, Volume III , Capitolo 8)

Secondo Gesell aumentando la massa monetaria non solo dovrebbero aumentare i

prezzi, ma anche la domanda di beni e quindi il reddito d'equilibrio. Gesell non poteva

conoscere i modelli keynesiani; il solo fatto però di aver capito che un'espansione

monetaria provoca un aumento della domanda oltre all'inflazione, è a nostro avviso

un'ottima intuizione, in chiaro contrasto con le teorie della corrente neoclassica.

3 Formulata nel testo “The Purchasing Power Of Money” edito nel 19114 Irving Fisher (1867-1947) matematico e uno dei maggiori economisti monetaristi statunitensi

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Capitolo 3: La moneta come dovrebbe essere

La classica definizione di moneta che troviamo in qualsiasi manuale di macroeconomia

ci spiega come l'unità monetaria abbia tre funzioni fondamentali:

unita di conto: la moneta infatti ci dà una misura universale standard per valutare

il prezzo di beni e servizi

mezzo di scambio nella compravendita di beni e servizi

riserva di valore, ovvero la moneta è un bene che tende a conservare il suo

valore nel tempo, e per tale motivo può essere detenuto per un utilizzo futuro

senza il pericolo che si "deteriori".

Gesell critica fortemente il sistema monetario che noi tutti conosciamo attaccando

questo terzo punto. Infatti, come ribadito in precedenza, la funzione di riserva di valore

permette a chi detiene la moneta di poter esigere un tributo solo per il fatto che la

circolazione della stessa può essere dilazionata nel tempo senza costi particolari, tipici

invece di qualsiasi altro bene (se un venditore di mele ritarda la vendita del proprio

prodotto le sue mele marciranno e lui non le potrà più vendere).

La moneta deve quindi perdere, secondo l'autore, questa sua funzione e ritornare ad

adempiere allo scopo principale per la quale fu originariamente inventata: “La moneta è

un mezzo di scambio e nulla di più” (Gesell, 1958, Volume III, Capitolo 13)

Secondo Gesell infatti la moneta attuale

“ha perso la sua natura istituzionale di chiave del mercato per divenirne chiavistello,

nonché di ponte che unisce per divenirne sbarra che divide; e mentre esso stesso

dovrebbe favorire lo scambio e ridurne il costo, tenderà invece a frenarlo ed

aggravarlo: ne dedurremo che il denaro allora non può e non deve, nello stesso tempo,

fare sia mezzo di scambio che quello di risparmio, cioè allo stesso tempo frusta e

freno”. (Gesell, 1958, Volume III, Capitolo 13)

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L'unico diritto che al possessore di moneta deve essere garantito è solo quello di poterla

impiegare.

Il diritto ad un interesse, secondo le parole dell'autore, assomiglia solamente ad una

tassa sullo scambio, in quanto permette al possessore di moneta di interrompere la

compravendita; ritardando o annullando l'acquisto di un bene infatti il possessore di

moneta non subisce alcun tipo di perdita legata al deterioramento del suo capitale,

perdita invece che il produttore del bene deve subire.

3.1 L'imposta sulla liquidità

Le caratteristiche di un efficiente mezzo di scambio secondo Gesell dovrebbero essere:

• assicurare lo scambio dei beni

• accelerare la velocità di circolazione

• rendere lo scambio meno costoso

Come fare quindi per ottenere queste qualità senza però inciampare nuovamente nella

vecchia moneta?

Come scardinare la funzione di riserva di valore mantenendo intatte le altre due

peculiarità?

“ Perchè merci povere e sporche come paglia, petrolio, si possono tanto meglio

scambiare, quanto più indifferenti al possesso di denaro restino gli acquirenti, e ciò si

verificherà solo quando il denaro condividerà con le merci tutte le loro caratteristiche

negative; esse marciscono, si deteriorano, si rompono, arrugginiscono. Solo quando al

denaro accada altrettanto, ed il suo possesso crei le stesse loro inevitabili perdite, lo

scambio sarà alla pari, ed avverrà celermente, con sicurezza e economicamente, perchè

nessuno, in nessun momento o luogo, avrà più preferenze.

Solo denaro, che divenga obsoleto come il giornale, marcisca come le patate,

arrugginisca come il ferro, si volatilizzi come l'etere, può dare buon risultato come

mezzo di scambio di patate, giornali, ferro, etere! Dobbiamo assolutamente optare per

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una qualche moneta che per il compratore non sia preferibile alle merci; quindi, per

ottenere ciò, ovvero per uguagliare la moneta a qualsiasi merce, bisogna assolutamente

rendere deperibile il denaro” (Gesell, 1958, Volume IV Capitolo 1).

Con questa frase Silvio Gesell ha dato vita ad una nuova concezione monetaria; egli

infatti propone una nuova moneta, chiamata freigeld5 in tedesco, free money6 in inglese,

tradotta in italiano con “moneta stampigliata”7, la quale dovrebbe sostituire la moneta

ufficiale per eliminare il potere di mercato che il possessore di moneta esercita potendo

esigere un profitto, il tasso di interesse base.

Vediamo infatti come ai giorni nostri il possessore di capitale (tipico esempio le banche)

può trarre un profitto solamente grazie al fatto di detenere il capitale, prestandolo a terzi

e richiedendo in cambio la restituzione dello stesso maggiorata di una quota, definita dal

tasso di interesse applicato sul prestito.

Come impedire tale situazione?

Creando una moneta che si deteriori periodicamente, proprio come tutti gli altri beni.

Vediamo ora come tecnicamente può funzionare, secondo l'autore, la moneta

stampigliata.

• L'autorità monetaria, oltre ad emettere la moneta stampigliata, vende marche da

bollo del valore 1-2-5-10-20-50 centesimi

• La moneta stampigliata perde un millesimo del suo valore settimanalmente; il

possessore delle banconote, per mantenere inalterato il valore iniziale, è

obbligato ad applicare alla fine di ogni settimana le marche da bollo per far

fronte all'imposta sulla liquidità.

• Ogni agente economico cercherà di evitare di possedere le banconote il giorno in

cui bisognerà obbligatoriamente applicare il bollo su di esse; l'unico modo per

evitare questo costo è disfarsene o depositare il denaro in un istituto di credito, il

quale, per evitare a sua volta l'imposta, presterà il denaro a terzi.

• Le vendite delle marche da bollo creano un'entrata aggiuntiva per lo Stato.5 Letteralmente “moneta libera”6 Vedi nota 57 Stampigliare: imprimere con una stampiglia, marcare con un timbro di metallo o gomma

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Figura 2: esempio di banconota stampigliata. I rettangoli neri rappresentano le marche da bollo applicate,

quelli bianchi gli spazi dedicati all'affrancatura futura . Si noti che sono presenti 52 celle, una per ogni

settimana dell'anno solare.

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Capitolo 4: La moneta stampigliata e il tasso d'interesse

4.1 Robinson Crusoe

Dopo aver introdotto il concetto della moneta stampigliata, Gesell illustra quali sono gli

effetti sul tasso di interesse provocati da questa nuova valuta.

Per introdurre l'argomento l'autore tedesco ci narra una breve storiella riguardante

Robinson Crousoe con l'obiettivo di spiegare al lettore, attraverso una semplice

metafora, il principio fondamentale della moneta stampigliata. Ci sembra quindi utile

riportare brevemente questo racconto per comprenderne in maniera più chiara i

vantaggi.

“ Il dialogo tra Robinson Crusoe e uno straniero è una eccellente parabola economica ”

(Keynes, 1971, p. 499)

La storia inizia in un'isola deserta nella quale Robinson ha immagazzinato una grande

quantità di cibo e beni di altro genere per potersi interamente dedicare alla realizzazione

di un canale di navigazione per i successivi tre anni, senza dover interrompere il lavoro

per cercare cibo e altri beni necessari alla sua sopravvivenza.

Improvvisamente naufraga sull'isola un altro uomo, il quale è grato alla fortuna di

avergli fatto incontrare il nostro Robinson, in grado, grazie ai suoi beni così

meticolosamente raccolti, di aiutarlo a sopravvivere.

Robinson ha quindi una sorta di potere di mercato assoluto, in quanto è l'unico a

possedere tutti i beni e ha di fronte a sè un individuo disposto a tutto pur di ottenerli;

quale occasione migliore per realizzare il maggior profitto?

Il nostro protagonista infatti fa subito capire al nuovo naufrago che non ha nessuna

intenzione di prestargli i suoi beni senza un'adeguata ricompensa per averglieli

gentilmente concessi; fino ad adesso questo racconto non ci dice nulla di nuovo dal

punto di vista economico e sembra anzi banale e scontato.

In realtà la situazione è molto differente da quella che Robinson si era immaginato;

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l'astuto naufrago inizia infatti a porre a Robinson una serie di domande mirate a fargli

ottenere in prestito i beni senza dover pagare alcun tipo di interesse.

Il naufrago inizia con il chiedere, essendo nudo e infreddolito, dei vestiti a Robinson, il

quale risponde prontamente che ne ha in abbondanza stivati in una cassa sottoterra.

Il nuovo arrivato gli fa prontamente notare che tutti i vestiti, così sotterrati, sono facili

prede delle tarme e dell'umidità; sarebbe quindi vantaggioso per Robinson evitare di

tenere questi indumenti stipati dentro la cassa e darli a prestito al naufrago in modo da

evitare che si logorino nel tempo.

In breve, per ogni bene accumulato e conservato meticolosamente da Robinson, il

nuovo naufrago rileva come sarebbe molto più vantaggioso per il nostro protagonista

prestargli tutto il necessario per la sua sopravvivenza, senza sentirsi obbligato ad

ottenere un extra profitto sul ripagamento del debito, ma facendosi restituire lo stesso

tipo di beni, in qualità e quantità (nuovi indumenti, utensili,ecc) una volta che il nuovo

naufrago sia in grado di fabbricarli.

4.1.1 L' interpretazione della storia: dietro le quinte

Dal punto di vista economico Gesell, attraverso questa semplice storia, ci vuole far

notare come il tasso di deterioramento del capitale possa essere per il suo possessore

uno svantaggio anche nelle situazioni più economicamente favorevoli (monopolio

dell'offerta di beni e rigidità della domanda).

Data infatti la quota di capitale k di Robinson, in caso egli decida di immobilizzare il

suo capitale per i futuri tre anni, alla fine del suddetto periodo il suo capitale sarà

inevitabilmente k− k dove è la quota triennale di deterioramento del capitale.

Nel caso invece egli decidesse di prestare i suoi beni al nuovo naufrago, Robinson potrà

ritenere conveniente chiedere la restituzione di k , evitando così il costo del

deterioramento del capitale.

L'esempio è semplice da capire in un contesto in cui non sia presente alcun tipo di

moneta; se però il naufrago fosse giunto in una normale città (un sistema economico più

complesso) si sarebbe dovuto recare dal possessore di capitale (Robinson) per chiedere

a prestito del denaro da spendere poi per comprare i beni di cui aveva bisogno;

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Robinson, sapendo che il denaro non si deteriora, avrebbe fatto pagare un premio di

liquidità al povero naufrago.

Analizzando la stessa situazione con la moneta stampigliata invece il capitalista

Robinson si troverebbe nella stessa situazione descritta nella storiella, facendoci così

intuire come in un sistema nel quale la moneta ufficiale è stampigliata, l'esistenza del

tasso di interesse è difficilmente concepibile.

4.2 Considerazioni sul tasso d' interesse

Riprendendo le tesi geselliane che stanno alla base dell'avventura di Robinson,

possiamo finalmente capire che, a differenza dei sistemi monetari attuali dove il tasso di

interesse base è sempre maggiore di zero, nella visione di Gesell il tasso di interesse

dovrebbe tendere a zero, in quanto il denaro, deteriorandosi come tutti gli altri beni, non

potrebbe pretendere un interesse per essere immesso sul mercato; attualmente infatti la

moneta non subisce alcun costo di deterioramento o stoccaggio, potendo essere sottratta

al libero gioco del mercato senza arrecare alcun danno al suo possessore.

Dobbiamo però fare una precisazione: rendendo la moneta un bene deperibile come tutti

gli altri, Gesell non fa alcuna critica all'esistenza del profitto commerciale; se un

mercante compra una merce a 10 e la rivende a 15 con capitale preso a prestito, il suo

profitto iniziale sarà 15-10=5, se però 2 di questi 5 dovrà pagarli come interesse a colui

che gli ha prestato il denaro, il suo profitto commerciale sarà 3.

Gesell non critica l'esistenza di tale profitto; egli però non è d'accordo sul fatto che il

possessore di denaro possa generare dei profitti solamente grazie al fatto di possederlo,

sfruttando la possibilità di rallentare lo scambio di merci invece che velocizzarlo, scopo

principale della moneta e la sua vera ragion d'essere.

L'unico modo per non dover pagare un interesse nel caso in cui non si disponga di

capitale proprio è rappresentato dalle vendite a credito, dal baratto e dalla produzione

primitiva; quando infatti l'interesse è troppo alto aumentano le vendite a credito, sistema

che permette ai commercianti di evitare l'intervento di un prestatore di denaro, facendo

diminuire la domanda di moneta, abbassando così il tasso di interesse.

Fondamentalmente la produzione primitiva e il baratto agiscono, nel pensiero

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geselliano, come le vendite a credito; un tasso di interesse troppo elevato provocherà

questi effetti:

aumento della produzione primitiva, ovvero si produrrà meno per il mercato e

più per l' auto sussistenza; un classico esempio è rappresentato dall'imprenditore

agricolo che non coltiverà più solamente il bene che gli permette di avere un

ritorno dell'investimento maggiore, ma tutto il necessario per la sua

sopravvivenza.

un tasso di interesse elevato influirà sul baratto in maniera analoga alle vendite

a credito: all'aumentare cioè del tasso di interesse diminuirà la convenienza allo

scambio per coloro sprovvisti di capitale proprio, rendendo così più conveniente

la compravendita senza l'uso del denaro.

Dobbiamo comunque considerare il fatto che tali riflessioni sono giustificate solamente

se inserite in un contesto di inizio secolo, quando ancora non esisteva la globalizzazione

e il mercato non era così ampio ed evoluto come invece è ai giorni nostri.

Oggi come oggi sarebbe inconcepibile ipotizzare un significativo aumento delle vendite

tramite baratto o un ritorno all'economia di sussistenza come effetti di un saggio

d'interesse troppo alto. Le vendite a credito invece, a nostro avviso, possono risultare

attuabili anche ai giorni nostri: bisognerebbe però verificare quanto pesino le vendite a

credito sul totale delle vendite, in modo da comprendere se effettivamente una

variazione delle stesse possa modificare la domanda di moneta e quindi il saggio

d'interesse.

4.2.1 Interesse e capitale reale

In questo breve riassunto dello scritto geselliano non si può non citare la relazione

individuata dall'autore fra saggio d'interesse e rendimento del capitale reale.

Quella che noi diamo è una interpretazione di ciò che l'autore tedesco ci ha lasciato (lo

schema logico delle sue argomentazioni non viene comunque contaminato da questa

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nostra rivisitazione), in quanto, vista la limitata importanza degli strumenti finanziari

all'epoca, egli non collega tanto il tasso di interesse alle attività speculative presenti nel

mercato finanziario, quanto alla concessione di credito finalizzata alla produzione di

beni reali e al commercio.

L'esempio (Gesell, 1958, Volume V capitolo 3) con il quale l'autore tedesco ci introduce

le sue considerazioni è il seguente: un uomo compra dei mattoni, la malta ed una

cazzuola al fine di costruire una casa; egli mette quindi fine al flusso di entrate pari al

tasso di interesse che avrebbe potuto ottenere concedendo il suo denaro a prestito. Se il

denaro può generare un interesse del 5% annuale, la casa deve poter rendere al suo

proprietario attraverso l'affitto come minimo la stessa percentuale annuale, altrimenti

egli non costruirà la casa ma utilizzerà il suo capitale in un'altra maniera.

“ Le case, le navi, le fabbriche, in breve tutto ciò che possiamo chiamare capitale reale,

deve quindi necessariamente garantire lo stesso rendimento che il denaro può ottenere

attraverso la concessione di credito per lo scambio di beni”.

(Gesell, 1958, Volume V, capitolo 4)

Tale teoria è esattamente ciò che, nello schema keynesiano, viene chiamato la “teoria

dei rendimenti marginali del capitale”. (Keynes, 1971, p. 374-375)

Keynes infatti sostiene che gli investimenti non dipendano solo dal reddito ma anche dal

livello del saggio di interesse.

L'imprenditore, immagina Keynes, classificherà i propri investimenti programmati in

ordine decrescente in base al rendimento atteso (come si vede in figura).

Mettendo in relazione il rendimento atteso del capitale con il saggio di interesse,

deciderà quindi se investire o meno; investirà se il tasso di rendimento del capitale è

maggiore o uguale al tasso di interesse, non investirà in caso contrario.

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Figura 3: Disponendo gli investimenti in ordine di rendimento decrescente si nota che si investirà solo in

quelle attività che rendono almeno quanto il tasso di interesse i, che rappresenta l' equivalente di un

investimento nel mercato finanziario

Possiamo quindi notare come le due teorie (con un'appropriata rivisitazione di quella

geselliana), sembrino quasi sovrapponibili, ulteriore dimostrazione di come i due

pensatori, se pur con obiettivi diversi, siano più vicini di quanto possa sembrare da una

superficiale lettura dello scritto di Gesell.

4.2.2 Rapporto fra rendimento del capitale reale e interesse

Dopo aver delineato la sua teoria sugli investimenti del capitale reale, Gesell mira a

provare che l'interesse su tale capitale dipende dall'interesse base; per dimostrare questo

rapporto ci porta un esempio (Gesell, 1958, Volume V Capitolo 6).

L'autore tedesco immagina che se un cataclisma naturale sterminasse il 75% della

popolazione mondiale questo causerebbe un'immensa sproporzione fra capitale reale e

popolazione, in quanto avremmo ad esempio un affittuario ogni 4 case, un contadino

ogni 4 campi; la sproporzione fra domanda e offerta causerebbe un crollo dell'interesse

sul capitale reale (basti pensare a ciò che successe dopo la liberazione di Berlino Est8).

8 Dopo la Caduta del Muro di Berlino nel 1989 il governo tedesco attuò dei piani di ristrutturazione e agevolazioni fiscali creando così un'offerta di immobili troppo elevata, provocando un abbassamento consistente degli affitti; tutt'oggi i prezzi sono relativamente bassi se confrontati con gli affitti delle

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Quando però con il passare del tempo il deterioramento del capitale farà sì che il

rapporto fra popolazione e capitale reale sia ripristinato, il tasso di rendimento del

capitale reale tornerà ai livelli del tasso di interesse.

Nel caso in cui il tasso di rendimento del capitale reale cresca per qualche motivo sopra

all'interesse base, aumenteranno gli investimenti in quel determinato settore,

provocando un incremento di offerta di capitale reale (se infatti il costruire case risulta

molto vantaggioso ci saranno troppe case costruite in vendita e ciò porterà alla riduzione

del profitto ricavabile dalla loro vendita/affitto) facendo così diminuire la redditività del

capitale, fino a ritornare al livello del tasso di interesse base.

Possiamo concludere questo paragrafo affermando che il rendimento del capitale reale

nel lungo periodo tende ad eguagliare il tasso di interesse base.

altre capitali europee

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Capitolo 5: Statica comparata

Siamo ora giunti a dover analizzare quello che è il punto focale di questo nostro

elaborato e della teoria geselliana. Dopo aver descritto brevemente il pensiero

dell'autore e le sue teorie principali, verifichiamo sul piano formale se esse possano

essere accettate, inserendole nei moderni modelli economici.

Il punto fondamentale del pensiero geselliano e del suo scritto “L'ordine economico

naturale”, è il raggiungimento di un tasso di interesse d'equilibrio pari a zero; esso viene

descritto come naturale conseguenza dell'introduzione dell'imposta sulla liquidità nel

sistema monetario. Proviamo a verificare se effettivamente tale conseguenza sia

accettabile; a tal proposito consideriamo l'introduzione dell'imposta sulla liquidità,

valutando se nello schema keynesiano il risultato che ne deriva è effettivamente ciò che

Gesell teorizzava.

5.1 Introduzione della moneta stampigliata

Analizziamo gli effetti sulla domanda e offerta di moneta con l'introduzione della

moneta stampigliata all'interno del sistema keynesiano.

5.1.1 Effetti sulla domanda di moneta

La caratteristica principale della moneta stampigliata è l'imposta sulla liquidità che

grava su di essa periodicamente; essa deve essere quindi incorporata nell'equazione

della domanda, in che modo?

Abbassandone la curva; infatti l'imposta pesa negativamente sul desiderio da parte del

pubblico di detenere moneta, e all'aumentare dell'imposta corrispondono proporzionali

diminuzioni della domanda di moneta9.

Ipotizziamo per semplicità che la domanda di moneta L d sia lineare di equazione

L d=kY−hi

dove

9 Gli effetti sulla domanda di moneta a scopo transattivo vengono analizzati nell' APPENDICE A, servendoci del modello Allais, Baumol, Tobin

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k è la sensibilità della domanda di moneta rispetto al livello del reddito

Y è il reddito

h è la sensibilità della moneta rispetto al tasso di interesse

i è il tasso d'interesse

dopo l'introduzione dell'imposta sulla liquidità l'equazione diventa

Ld=LokY−hi−sLd

dove s rappresenta l'imposta sulla liquidità in percentuale rispetto la domanda di

moneta.

Sviluppando tale equazione si ottiene:

1s Ld=LokY −hi

da cui

Ld=LokY −hi1s

ove Ld

s=− Ld

1s0 0s1

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Figura 4: spostamento della curva di domanda di moneta causato dall'introduzione di una imposta sulla

liquidità

Vediamo come la curva, oltre a spostarsi verso sinistra, cambi anche di inclinazione: il

coefficiente angolare −h dopo l'introduzione della moneta stampigliata diviene

−h1s .

La curva di domanda sembra così diventare più sensibile alle variazioni del tasso

d'interesse: detenere moneta liquida implica un costo aggiuntivo al costo opportunità

i , dovuto all'imposta s .

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5.1.2 La trappola della liquidità

Gli effetti dell'introduzione della moneta geselliana sulla domanda di moneta non si

fermano, a nostro avviso, qui. La domanda di moneta, nella versione più moderna

formulata da J.M. Keynes, si contraddistingue anche per una importante peculiarità;

essa infatti, quando il tasso di interesse scende al di sotto di un certo livello, diventa

infinitamente elastica. Questo significa che per un certo tasso di interesse gli agenti

economici sono indifferenti fra detenere moneta o titoli finanziari: questa situazione è

chiamata “trappola della liquidità” ed è rappresentata nella figura sottostante.

Figura 5: quando il tasso di interesse raggiunge il livello it il pubblico è indifferente fra detenere moneta

o titoli finanziari

Possiamo quindi capire che in caso si raggiunga il livello limite al di sotto del quale la

domanda di moneta risulti infinitamente elastica, una politica espansiva, finalizzata a

diminuire il tasso di interesse e quindi ad aumentare il livello degli investimenti reali nel

sistema, non porti invece alcun beneficio all'economia.

Attraverso l'imposizione di una imposta sulla liquidità, anche con un tasso di interesse

vicino allo zero o addirittura uguale a zero questa trappola non scatta; grazie all'imposta,

gli agenti economici preferiscono sempre detenere la minor quantità di moneta possibile

per non trovarsi nell'eventualità di pagare questa imposta periodica.

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Possiamo inoltre fare una ulteriore considerazione a riguardo: esisterà un valore del

tasso di interesse anche nella moneta di Gesell per il quale il pubblico sarà indifferente

fra possedere moneta o titoli?

La risposta, è affermativa; infatti nel caso in cui il tasso di interesse scenda al di sotto

dello zero per un valore in modulo uguale all'imposta sulla liquidità, gli agenti

economici saranno indifferenti fra il detenere moneta o meno in quanto ambedue le

soluzioni comportano lo stesso costo, come evidenziato nella figura sottostante.

Ad una prima lettura un tasso di interesse negativo può lasciare perplesso anche il meno

scettico dei lettori, a questo proposito rimandiamo il dibattito al paragrafo 6.4 dove

viene analizzata la proposta recente del Professor Mankiv dell'università di Harvard

sulla possibilità di portare il tasso di interesse della FED al di sotto del valore zero.

Figura 6: la trappola della liquidità con l'imposta scatta a livelli negativi it del tasso di interesse pari

all'entità dell'imposta s

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5.1.3 Effetti sull'offerta di moneta

Per analizzare gli effetti che l'introduzione dell'imposta sulla liquidità causa sull'offerta

di moneta dobbiamo avanzare alcune ipotesi sul comportamento dei depositi bancari:

ci basiamo infatti sul sistema del “doppio deposito” teorizzato dal francese Blanc10.

Nel sistema bancario ogni agente economico può scegliere fra depositare il proprio

denaro in un conto corrente semplice o a risparmio. Dal conto corrente semplice il

pubblico può prelevare in qualsiasi momento la somma di denaro desiderata; nel

sistema di Blanc però la banca non può attingervi per finanziare prestiti o investimenti.

L'imposta sulla liquidità grava sull' intestatario del conto; possiamo quindi considerare

le somme presenti nei depositi semplici come parte del circolante nelle mani del

pubblico C p .

Al contrario, il pubblico non può prelevare a suo piacimento dal deposito a risparmio;

quando un agente economico accende questo deposito concorda con la banca i tempi e i

metodi del prelevamento. Con questi depositi gli istituti di credito possono finanziare

prestiti e investimenti, in quanto l'onere della tassa grava sulle loro spalle e non sul

proprietario del deposito a risparmio; prestando il denaro trasferiscono a terzi il costo

dell'imposta sulla liquidità.

Guardiamo quindi quali sono le fonti che compongono la base monetaria, ovvero come

la banca centrale la crei:

10 Il pensiero di Blanc e la sua teoria sui doppi conti è analizzata al paragrafo 6.3

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Figura 7: il bilancio semplificato di una Banca Centrale

in cui

RU = oro e valuta estera posseduti dalla banca centrale

H o = titoli posseduti dalle banche

H p = prestiti alle banche

R1 = riserve obbligatorie

R2 = riserve in eccesso (detenute dalle banche a scopo precauzionale)

C p = circolante detenuto dal pubblico

CS = capitale sociale che considereremo, per semplicità, nullo.

Nell'equazione monetaria compaiono le scorte possedute e desiderate dalle famiglie;

cercando di definire come si compongano, dobbiamo sottrarre dalle voci dell'attivo la

quota di riserve in eccesso che le banche desiderano tenere:

BM=[RUH 0H p−R2]

Utilizziamo l'equazione dell'offerta di moneta del modello keynesiano

M 1= 1

BM

l' equazione che esprime il rapporto fra offerta di moneta e base monetaria diventa così

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M 1=1

[RUH 0H p−R2]

Considerando il rapporto fra circolante e depositi costante, il sistema dei doppi

depositi provoca:

un annullamento delle riserve in eccesso: le banche, non potendo più prestare i

soldi depositati in conto corrente semplice, hanno sempre la liquidità necessaria

per fronteggiare le richieste di prelevamento immediate; possiamo quindi

ipotizzare R2 =0 dove R=R1R2

una riduzione del rapporto fra riserve e depositi : considerando il livello dei

depositi costante, la diminuzione delle riserve complessive R=R1R2 fa

diminuire il rapporto RD abbassando

L'effetto congiunto di queste due modifiche è un aumento della base monetaria

BM=[RUH 0H p−R2] e un incremento del rapporto 1 . Abbiamo quindi un

aumento dell'offerta di moneta

M 1=1

[RUH 0H p−R2]

espressa in termini reali

M 1

P=m

PBM .

che graficamente si traduce in uno spostamento verso destra della curva.

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Figura 8: aumento dell'offerta di moneta causato dall'imposta sulla liquidità

L'effetto congiunto è uno spostamento dell'equilibrio nel mercato della moneta; con

l'introduzione dell'imposta sulla liquidità, l'offerta di moneta espressa in termini reali

aumenta, mentre il tasso d'interesse d'equilibrio i* diminuisce avvicinandosi allo zero.

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Figura 9: nuovo equilibrio nel mercato della moneta dopo l'introduzione dell'imposta sulla liquidità

Le tesi di Gesell che sostengono che dopo l'introduzione della moneta stampigliata il

tasso d'interesse d'equilibrio si avvicini allo zero sono quindi potenzialmente confermate

da un punto di vista formale.

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5.2 Gli effetti dell'imposta sulla liquidità sulla teoria degli investimenti

L'abbassamento del tasso d'interesse d'equilibrio può ripercuotersi sulle scelte

d'investimento dell'agente economico, in armonia con lo schema dell'investimento

keynesiano.

Keynes stesso infatti, nella parte del Capitolo XXIII della Teoria Generale dedicato a

Gesell, si chiede quale dovrebbe essere l'entità dell'imposta sulla liquidità: a parer suo il

valore fissato da Gesell all'1 settimanale, equivalente al 5,2% annuo, è troppo alto.

Secondo l'economista inglese per trovare la giusta entità di questa imposta si dovrebbe

calcolare la differenza fra saggio d'interesse ed efficienza marginale del capitale,

fissando successivamente la tassa al valore trovato:

”secondo la mia teoria questo costo dovrebbe essere uguale, all'ingrosso, all'eccedenza

del saggio monetario di interesse (escluse le marche) sull'efficienza marginale del

capitale corrispondente ad un ritmo di investimento nuovo compatibile con la piena

occupazione”. (Keynes, 1971, p.500)

Nello schema degli investimenti keynesiani analizzato precedentemente, il pubblico

risulta essere indifferente fra gli investimenti in capitale reale e gli investimenti nel

mercato finanziario con pari rendimento.

Grazie all'introduzione dell'imposta sulla liquidità si ottiene un aumento degli

investimenti in capitale reale, in quanto con la diminuzione del tasso di interesse gli

agenti economici iniziano ora ad investire in quelle attività reali che prima non

risultavano remunerative in termini di costo opportunità; è logico prevedere che nel

momento in cui il tasso d'interesse scenda a zero anche rendimenti minimi sul capitale

reale garantiscano investimenti sullo stesso.

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Figura 10: si confronti con la figura 3 per individuare le differenze sulle decisioni di investimento prima

e dopo l'introduzione della moneta stampigliata (con la conseguente diminuzione del tasso di interesse i)

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Capitolo 6: Gesell e gli economisti moderni

6.1 La posizione di J.M. Keynes

Abbiamo visto come Keynes descrive l'imposta sulla liquidità nel suo libro “la teoria

generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta”. In questo lavoro l'economista

inglese dedica all'autore tedesco una parte del capitolo XXIII, del quale sintetizziamo i

punti principali.

Egli definisce la teoria di Gesell sul tasso di interesse corretta ma incompleta; l'autore

inglese riconosce come il tedesco sia riuscito a criticare la teoria classica non riuscendo

però a descrivere esaurientemente la sua nuova teoria. Gesell infatti non spiega in modo

esplicito perché gli agenti economici abbiano una “preferenza per la liquidità”; secondo

Keynes, il tedesco non descrive in maniera completa come a variazioni del tasso di

interesse corrispondano variazioni nella domanda di moneta. In poche parole Gesell

spiega per quale motivo il tasso di interesse non sarà mai negativo senza l'introduzione

della moneta stampigliata, ma non coglie completamente quali siano i meccanismi che

rendono il tasso di interesse positivo.

Keynes comunque ritiene che la moneta stampigliata possa funzionare se applicata a

comunità locali, riconoscendo i meriti della teoria geselliana, muovendo però una critica

a tale concezione. L'autore inglese ritiene infatti che a causa dell'introduzione

dell'imposta sulla liquidità il pubblico acquisterebbe beni (ad esempio gioielli e metalli

preziosi) in grado di fornire ugualmente quel premio per la liquidità sottratto alla

moneta dall'imposta, rendendo così vano il tentativo di eliminare completamente quel

“tributo”, il tasso di interesse.

Il giudizio complessivo dell'economista inglese è comunque sicuramente positivo; egli

infatti ha dedicato a Gesell alcune considerazioni degne di essere riportate:

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“Credo che il futuro imparerà più dallo spirito di Gesell che da quello di Marx.”

“La prefazione al Sistema Economico Naturale mostrerà al lettore tutto l’ impegno morale di Gesell.”

“ Io penso che lungo questa strada sarà possibile trovare la risposta al marxismo”

(Keynes, 1971, p.498)

6.2 La posizione di Irving Fisher

Irving Fisher nel suo lavoro “Stamp Scrip”11 ha affrontato il tema della moneta

stampigliata in un contesto locale; infatti, secondo l'autore americano, la grande

innovazione di Silvio Gesell rimaneva però utopistica nella sua applicazione su larga

scala.

Fisher riteneva che la moneta stampigliata dovesse essere introdotta soltanto durante i

periodi di crisi, lasciandola in circolazione solo per periodi definiti, in regioni

circoscritte e di piccole dimensioni.

Negli “Stamp Scrip” Fisher attribuisce a questa nuova moneta l'unica funzione di

acceleratore dei consumi per la sua capacità di velocizzare la circolazione della moneta.

Parlando di una applicazione su scala locale il modello dell'economista americano

prevedeva la possibilità di riconvertire la moneta stampigliata nella valuta ufficiale

pagando una piccola commissione, dando così alla nuova moneta un carattere

complementare rispetto all'idea alternativa geselliana dove invece la moneta

stampigliata avrebbe dovuto sostituire completamente quella ufficiale.

La concezione di Fisher è sicuramente di più facile realizzazione paragonata ai progetti

del suo ispiratore, quasi che l'economista americano avesse voluto riportare le idee di

Gesell, bollate troppo spesso come pure utopie, ad una sorta di pragmatismo razionale

che ne permettesse una vera applicazione, pur ritenendone validi i principi

fondamentali.

11 Edito nel 1932

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6.3 La posizione di Jerome Blanc12

In uno breve scritto del 1998 ad opera del professore Jerome Blanc dell'università di

Lione viene analizzata la proposta dell'imposta sulla liquidità di Silvio Gesell.

Dopo una breve panoramica sulle idee geselliane già affrontate in questa tesi, l'autore

francese muove alcune critiche alla moneta stampigliata così concepita dall'autore

tedesco.

Blanc ritiene che per l'affermazione di questa nuova valuta sia necessaria la piena

fiducia della popolazione interessata; se gli agenti economici perdessero confidenza nel

sistema ci sarebbe il rischio di una spirale inflazionistica o iper inflazionistica dettata

dal desiderio incontrollato di liberarsi della valuta.

Un ulteriore rischio dettato dalla mancanza di fiducia sarebbe la ricerca da parte del

pubblico di nuovi metodi di pagamento; è qui che Blanc cita le proposte di

ammodernamento delle teorie di Gesell, il quale ricordiamo vide solo il primo

trentennio del 1900.

Infatti, secondo l'autore francese, se si applicasse il modello così come formulato da

Gesell il pubblico pagherebbe qualsiasi transazione con bancomat o carta di credito, in

quanto il denaro depositato in banca non comporta il pagamento dell'imposta; questo

causerebbe non pochi problemi alla teoria geselliana (Keynes stesso ammonì riguardo

questo problema).

Il francese ha quindi ipotizzato che ogni agente economico all'interno del sistema

geselliano debba disporre di due conti bancari separati e differenti tra di loro.

Il primo, il conto corrente semplice, verrebbe usato per i pagamenti/prelievi del

pubblico. L'imposta sulla liquidità graverebbe sulle spalle dello stesso intestatario, non

permettendo così alla banca in nessuna maniera di disporre/prestare il denaro presente

sul conto; la banca in questa situazione agirebbe semplicemente come custode.

Il secondo conto invece, denominato a risparmio, viene destinato al risparmio degli

agenti economici, i quali non possono effettuare pagamenti di nessun genere prelevando

12 Docente all'Università Lumière di Lione in Francia, specialista della moneta in tutte le sue dimensioni (storica, sociologica, politica, economica). Responsabile dal 1999 del polo «Finance, exclusion et activité» del Centro Walras (uno dei più antichi centri di ricerche associate al CNRS e dedicato alla storia del pensiero economico). Si è anche occupato di monete locali.

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il denaro se non concordandoli con la banca stessa, la quale può prestare tutto il denaro

presente in questi conti a risparmio.

In questo secondo conto il pagamento dell'imposta sulla liquidità spetta alla banca, la

quale ha quindi tutto l'interesse a liberarsi da questo costo prestando le somme presenti

in questi depositi; l'onere dell'imposta è così trasferito a terzi, i quali dovranno pagare

alla banca solo il premio al rischio e le eventuali spese di commissione legate al prestito.

6.3.1 La proposta di Maurice Allais13

Anche il premio Nobel per l’economia del 1988 Maurice Allais avanza, in articoli del

1988 apparsi su “Le figaro” il 12, 19 e 26 ottobre, la stessa radicale proposta

dell’utilizzo obbligatorio dei due conti, uno dei quali, quello in conto corrente semplice,

non può essere utilizzato dalle banche per fare prestiti. Questa proposta viene però

avanzata dal premio Nobel allo scopo di eliminare il vero problema del sistema

bancario, ovvero il permettere alle banche di poter creare moneta ex nihilo, cioè dal

nulla, e non è collegata a una imposta sulla liquidità come invece avviene in Blanc.

Gli agenti economici nel sistema di Allais depositando denaro nel conto corrente

semplice perdono solo il costo opportunità; tale costo è rappresentato dal tasso di

interesse i che potrebbero ricevere se depositassero il denaro nel conto a risparmio. Nel

sistema geselliano dei doppi conti ipotizzato da Blanc invece gli agenti economici

devono sostenere l'imposta sulla liquidità sul denaro depositato nel conto corrente

semplice.

13 Maurice Allais (Parigi, 31 maggio 1911) è un ingegnere, fisico ed economista francese, Premio Nobel per l'economia nel 1988 per i suoi contributi determinanti per la teoria dei mercati e l'utilizzo efficiente delle risorse. Lavorò fino al 1944 come professore di economia all' École nationale supérieure des mines di Parigi. Dal 1946 è direttore dell' Economic Analysis Centre.

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6.4 La posizione di Gregory Mankiw14

Per concludere il dibattito andremo ad analizzare il punto di vista di Gregory Mankiw,

docente di economia all'università di Harvard, espresso in un articolo15 sul New York

Times.

L'articolo inizia con una breve descrizione dei tipici metodi con i quali una banca

centrale cerca di porre rimedio alle situazioni di crisi come quella che il mercato globale

sta affrontando in questo periodo. Una banca centrale tenta, in primis, di abbassare i

tassi d'interesse tramite operazioni sul mercato aperto, in modo da stimolare la domanda

di moneta e far ripartire i consumi. Purtroppo però, dato che ormai il tasso di interesse è

stato portato a livelli vicini allo zero, e che tale manovra non sembra aver ottenuto i

risultati sperati, le banche centrali hanno cercato delle soluzioni alternative per

fronteggiare la crisi (ad esempio agendo attraverso bond a lunga scadenza).

Tali manovre sono però di incerto risultato e comportano un grado di rischio non

indifferente.

La proposta di Mankiw è allora questa: perchè non continuare a tagliare i tassi

d'interesse, portandoli così a livelli negativi?

In questo modo prendere a prestito risulterà addirittura vantaggioso: ad un tasso

d'interesse negativo del 3%, prendendo in prestito 100 euro dovremmo restituirne a fine

anno 97; la ripartenza del credito avrà effetti positivi sulla domanda aggregata facendo

ripartire l'economia.

Ma chi sarebbe, a queste condizioni, disposto a dare a prestito?

La risposta di Mankiw è emblematica: “bisogna trovare un modo per rendere meno

attrattivo il detenere moneta”.

La soluzione proposta dal professore americano non è altro che un'estremizzazione del

pensiero geselliano: viene proposto infatti di rendere illegale periodicamente il 10%

14 Nicholas Gregory "Greg" Mankiw (Trenton, 3 febbraio 1958) è un economista statunitense. Insegna economia alla Harvard University dal 1985. È stato consigliere economico del presidente americano George W. Bush dal 2003 al 2005. Le sue pubblicazioni sono state classificate al ventiduesimo posto delle più influenti fra quelle degli oltre 18,000 economisti registrati.

15 New York Times, 18 Aprile 2009

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della moneta circolante. In questo modo l'agente economico possessore di denaro in

eccesso si troverebbe di fronte ad una spiacevole scelta: perdere il 3% prestando il

proprio capitale o perdere il 10% trattenendolo.

Questa proposta risulta forse troppo audace, è lo stesso Mankiw ad ammetterlo; il

professore americano propone quindi un'altra soluzione per raggiungere lo stesso

obiettivo.

Secondo Mankiw bisogna lavorare sul concetto di tasso d'interesse reale.

Tale concezione fu formalizzata inizialmente da Irving Fisher: egli calcolò che il tasso

d'interesse reale r non fosse altro che la differenza fra tasso d'interesse nominale e

inflazione:

r=i−

Mankiw ipotizza che se la FED si proponesse di mantenere un tasso d'inflazione

positivo e lasciasse invariato il tasso nominale a livelli vicini allo zero (come sta

avvenendo in queste settimane), gli agenti economici sarebbero avvantaggiati nel

prendere a prestito e ripagare successivamente il loro debito con dollari svalutati

dall'inflazione, in quanto il tasso di interesse reale risulterebbe negativo. Questa

soluzione potrebbe far inorridire gli economisti e gli osservatori della FED, i quali

sostengono che le politiche economiche delle banche centrali debbano essere finalizzate

al raggiungimento della stabilità dei prezzi. Ma non è forse preferibile una lieve

inflazione rispetto ad un sostanzioso aumento di debito pubblico trovandosi con una

disoccupazione crescente, proprio come sta accadendo in questo periodo?

Ne è convinto il professor Mankiw, che vede in Ben Bernanke16 l'uomo giusto per

accettare questa sfida.

16 Ben Shalom Bernanke (Augusta, 13 dicembre 1953) è un economista statunitense, attuale Presidente del Comitato dei Governatori della Federal Reserve negli Stati Uniti. In precedenza ha ricoperto la carica di Presidente del Comitato dei Consiglieri Economici del Presidente degli Stati Uniti e membro del Comitato dei Governatori della Federal Reserve.

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Conclusione

Siamo giunti alla fine di questo nostro elaborato. Che conclusioni possiamo trarre su

Gesell e sull'imposta sulla liquidità?

A nostro avviso Gesell è un autore che è stato ingiustamente ricordato da pochi

nell'economia moderna, anche se, è necessario dire, in parte per colpa propria: egli

infatti nel suo lavoro non mantiene un tono razionale e distaccato, ma alterna

ragionamenti di squisita natura logica a invettive polemiche. Lo stesso Keynes gli

muove una critica analoga, affermando che inizialmente fece molta difficoltà a prendere

in considerazione gli scritti dell'autore tedesco poiché i suoi seguaci lo bombardarono di

scritti così “politicizzati” da far pensare allo scrittore inglese che le teorie di Gesell

fossero prive di valore.

In realtà l'autore tedesco, con le sue idee che miravano a rendere la moneta unicamente

uno strumento di scambio al servizio dell’economia reale, è meritevole di

considerazione soprattutto oggi che ci troviamo ad affrontare i problemi creati da una

finanza pompata all'infinito dalla speculazione e dalla ricerca esasperata del profitto.

L’economista tedesco, emigrato nel primo ’900 in Argentina per cercare fortuna e

venuto lì a contatto con i problemi di una economia fragile, è stato considerato

positivamente dai pochi economisti che lo hanno studiato. Secondo noi inoltre è

risultato più pragmatico di quegli economisti che non solo non hanno saputo proporre

dei suggerimenti per evitare di cadere nella crisi in cui oggi ci dibattiamo, ma non

hanno neppure saputo prevederla e hanno anzi continuato a esaltare le fortune del

mercato senza regole fino al giorno del crollo.

Abbiamo verificato inoltre che le teorie dell'autore tedesco, opportunamente rivisitate e

staccate dal contesto dei primi del ’900, possono ritenersi coerenti con il modello

keynesiano.

Speriamo infine che questo nostro tentativo, seppur nei limiti della natura del presente

scritto, contribuisca a dare maggior dignità ad un autore che troppo spesso viene

etichettato per le sue idee politiche e non per le teorie economiche. Queste al contrario

mantengono molto del loro valore anche a distanza di anni, soprattutto oggi che il

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mondo è in preda a una crisi che ha in qualche modo minato le basi delle teorie poste a

fondamento dell’economia moderna: fino a qualche mese fa le teorie di Gesell erano

considerate utopistiche, ora invece sono entrate nel dibattito tra le soluzioni possibili.

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APPENDICE ALa domanda di moneta per transazioni

Il modello Allais, Baumol17, Tobin18

Nel capitolo 5 di questa tesi esaminiamo la variazione della domanda di moneta a

seguito dell'introduzione dell'imposta sulla liquidità. E' utile comprendere come

l'imposta sulla liquidità modifichi la domanda di moneta per transazioni.

Ipotizziamo che all'inizio di ogni mese un individuo programmi di spendere una certa

quota di denaro Sp presente nel conto a risparmio; mantendo il denaro su tale conto

riceve un interesse pari a i, mentre ogniqualvolta egli effettua un prelievo il costo della

transazione è uguale a b.

Dobbiamo determinare il numero ottimo di prelevamenti ipotizzando che sussista

un'imposta sulla liquidità mensile pari a t, e che depositando il denaro sul conto

l'intestatario scarichi l'onere dell'imposta sulla banca.

La quantità media M di moneta posseduta nel corso del mese è uguale a:

M=12

Spn

Il costo complessivo che l'individuo deve sopportare nel detenere moneta è:

CT=NbiMtM =nbit Spn

L'individuo preleva un numero di volte n in funzione del costo CT : la sua scelta è

determinata dal minimo di tale funzione:

dCT

dn=d nb

dn

d [it M ]dn

=b – it Sp2n2

17 William Jack Baumol (26 febbraio 1922) è un economista statunitense, professore della New York University e della Princeton University

18 James Tobin (5 marzo 1918 – 11 marzo 2002) è stato un economista statunitense, vincitore del Premio Nobel per l'economia nel 1981, per "l' analisi dei mercati finanziari e le loro relazioni con le decisioni di spesa, con l'occupazione, con la produzione e con i prezzi".

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ponendo dCT

dn=0 il numero ottimo di prelevamenti risulta

n*=it Sp2b

sostituendo n * dentro l'equazione che identifica la quantità media M si ottiene

M *= bSp2it

Nel modello originale la quantità ottimale media di moneta richiesta M è

M *= b Sp2i

Risulta quindi spiegato, dal punto di vista formale, il motivo dell'abbassamento della

curva di domanda di moneta causato dall'introduzione dell'imposta sulla liquidità

descritto nel paragrafo 5.1.1.

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Bibliografia

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