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-1- S S k k a a n n A A M M A A Z Z I I N N G G M M A A G G A A Z Z I I N N E E Anno 1 Numero 10 Giugno 2013 La rivista multicanale di narrativa fantastica liofilizzata istantanea Toy Bot di Luca Oleastri di Jackie de Ripper Bright Side Testa o croce Tradimenti Non sono stato io Il signor Morfeo X non è morto Grilli Serial Driver Minuti Contati A National Acrobat Senza speranza Una Storia al Mese Bambole Lo Scrittore, il Lagnoso e l'Innominabile NASF: Le Tre Lune Un eroe, forse Sii un bravo cartografo I gialli di Marzia Musneci The Quantum Thief Protocollo Stonehenge Zombie Press R.E.M. 13 ore di paura La Regola del Santo e del Peccatore Lucio Fulci Creare enigmi

Skan Magazine n.10

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Il numero 10 (giugno 2013) della rivista multicanale di narrativa fantastica

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  • -- 11 --

    SSkkaannAAMMAAZZIINNGGMMAAGGAAZZIINNEEAAnnnnoo 11 NNuummeerroo 1100 GGiiuuggnnoo 22001133LLaa rriivviissttaammuullttiiccaannaallee ddiinnaarrrraattiivvaa ffaannttaassttiiccaalliiooffiilliizzzzaattaa iissttaannttaanneeaa

    TTooyy BBoottddii LLuuccaa OOlleeaassttrriiddii JJaacckkiiee ddee RRiippppeerr

    Bright SideTTeessttaa oo ccrroocceeTTrraaddiimmeennttiiNNoonn ssoonnoo ssttaattoo iiooIIll ssiiggnnoorr MMoorrffeeoo XXnnoonn mmoorrttooGGrriilllliiSSeerriiaall DDrriivveerrMMiinnuuttii CCoonnttaattiiAA NNaattiioonnaall AAccrroobbaattSSeennzzaa ssppeerraannzzaaUUnnaa SSttoorriiaa aall MMeesseeBBaammbboolleeLLoo SSccrriittttoorree,, iill LLaaggnnoossooee ll''IInnnnoommiinnaabbiilleeNNAASSFF:: LLee TTrree LLuunneeUUnn eerrooee,, ffoorrsseeSSiiii uunn bbrraavvoo ccaarrttooggrraaffooII ggiiaallllii ddiiMMaarrzziiaa MMuussnneeccii

    TThhee QQuuaannttuumm TThhiieeffPPrroottooccoolllloo SSttoonneehheennggeeZZoommbbiiee PPrreessssRR..EE..MM.. 1133 oorree ddii ppaauurraaLLaa RReeggoollaa ddeell SSaannttooee ddeell PPeeccccaattoorreeLLuucciioo FFuullcciiCCrreeaarree eenniiggmmii

  • NNoonn ppeerrddeetteeiill nnuummeerroo ddiiLLuugglliioo 22001133CChhiiaammaatteemmiiIIssmmaaeellee

  • -- 33 --

    L'editoriale ............................. 5di Jackie de RipperFront Story"Testa o croce" .................. 6di Giorgio SangiorgiUna voce da Malta"Tradimenti" ......................9di Roberto BommaritoBeing Piscu"Non sono stato io" .......... 10di Andrea ViscusiPoscritti di futuro ordinario"Il signor Morfeo Xnon morto" ................... 12di Luigi BonaroGuest Stars"Grilli" ............................... 19di Stefano Pastor"Serial Driver" .................. 26di Mirko GiacchettiOltre lo SkannatoioMinuti Contati"A National Acrobat" ...... 28di Alberto Della Rossa"Senza speranza" .............. 29di Marco LomonacoUSAM Una Storia al Mese"Bambole" ......................... 31di Stefano Pastor"Lo Scrittore, il Lagnosoe l'Innominabile" ............ 36di Maurizio BertinoNASF Le Tre Lune"Un eroe, forse" ................. 40di Polly Russell

    Il libro da rileggere"Six Shots"(presentazione) ............. 41Nella pancia del Drago"Sii un bravo cartografo"di Andrea Atzori .......... 42Il Giudizio... Di DioI gialli di Marzia Musnecidi Diego Di Dio ............ 44Il libro da tradurre"The Quantum Thief"di Massimo Luciani ..... 46L'eBook nell'eReader"Protocollo Stonehenge"(presentazione) ............. 48"Zombie Press A.Z.A.B."(presentazione) ............. 50"R.E.M. 13 ore di paura"(presentazione) ............. 51"La Regola del Santoe del Peccatore"(presentazione) ............. 52Il saggio sullo scaffale"Lucio Fulci Le radicidell'horror"(presentazione) ............. 53Narrativa interattiva"Creare enigmi"di Bob Bates .................. 55Vale pi di mille parole"Testa o croce?" ................. 63di Giorgio SangiorgiDARK SIDE ........................... 64

    J a c k i e d e R i p p e reGio r g i o S an g i o r g iRo b e r t o Bommar i t oAndr e a V i s c u s iLu i g i Bonar oS t e f ano Pa s t o rMi r k o G i a c c h e t t iA l b e r t o D e l l a Ro s s aMar c o Lomona c oPo l l y Ru s s e l lMaur i z i o B e r t in oAndr e a A t z o r iMa s s imo Lu c i an iA l e x i a B i an c h in iF r an c e s c o Ba s s oGord i ano Lup iBo b Ba t e s

    Hanno collaborato Sommario del BBrriigghhtt SSiiddee

  • -- 44 --

    Vale pi di mille parole"Toy Bot" ........................... 64di Luca OleastriSkannatoio edizione XVIIILe specifiche ..................... 65di TETRACTYSSpeciale ventiquattr'ore"Diverso"di GDN76 ...................... 66"Sanmai"di Sol Weintraub .......... 67"Senza tregua"di anark2000 ..................73"Un mare di quiete"di Polly Russell ............ 76"Leda e lo specchio"di Albertine ................... 77Il Lato Oscuro"Il vicolo dei fabbri"di TETRACTYS ............. 78Risultati e classifiche"Skannatoio 5 e mezzo"... 85

    TETRACTYSGDN76So l W e in t r au banark2000Po l l y Ru s s e l lA l b e r t i n eeLu c a Ol e a s t r i

    Hanno collaboratoSommario del DDaarrkk SSiiddee

  • -- 55 --

    Nel mezzodel cammindi nostra vita

    SSkkaannAAMMAAZZIINNGGMMAAGGAAZZIINNEE

  • -- 66 --

    T e s t a o c r o c e GGiioorrggiioo SSaannggiioorrggiiFront StorySSkkaann

  • -- 77 --

  • -- 88 --

  • -- 99 --

    T r a d i m e n t iSSkkaann

    RRoobbeerrttoo BBoommmmaarriittooTerritori d'oltremareUna voce da Malta

  • -- 1010 --

    N o n s o n o s t a t o i o AAnnddrreeaa VViissccuussiiBeing PiscuSSkkaann

  • -- 1111 --

  • -- 1212 --

    LLuuiiggii BBoonnaarroo

    1 5/8/201 3

    Conoscevo bene Teodoro Astro-

    poli . Nel periodo in cui la moglie

    se ne era andata, portandosi die-

    tro suo figl io, si era appoggiato a

    casa mia. Faceva discorsi strani

    su Dio, anche diffici le spiegarlo,

    ma sembra che Teo fosse

    convinto che Dio gl i parlasse, gl i

    dicesse cose, gl i mandasse dei

    messaggi attraverso gli elettrodo-

    mestici.

    Per fare un esempio, aveva

    letto REX sul la porta del frigori-

    fero e nello stesso istante al la TV

    cera una pubblicit dove inqua-

    dravano una strana Renault4 che

    passava davanti al la sede della

    COELI, una societ dinvesti-

    mento di Stoccolma. La scritta

    Rex e il nome Coeli che tro-

    neggiava dallo schermo della tv,

    data la contiguit temporale,

    formava nella mente di Teodoro

    un lapalissiano riferimento a un

    messaggio segreto, un dispaccio

    in codice da parte dell Altissimo,

    Rex Coeli , appunto.

    Eh, Dio ci parla. Aveva so-

    spirato quel giorno.

    Era una brava persona, un amico

    fidato. Certo, era piuttosto strano.

    La domanda che si poneva era

    quella che si sono posti tutti ,

    almeno una volta nella vita, chi

    sono, da dove vengo.

    Per lui, per, era diverso. Questo

    interrogativo, lungi dal l 'essere solo

    un interrogativo di natura esi-

    stenziale, chi sono, si era tra-

    sformato non si sa come in

    una domanda che aveva assunto

    progressivamente connotazioni di

    una vera e propria ossessione.

    Tutto per lui aveva un significato

    differente rispetto al l ordinario,

    tutto era come in quella canzone

    di Frank Sinatra, I 've got you

    under my skin, dove lui ravvisava

    indizi, messaggi atti a testimoniare

    una certezza, cera in lui qualcosa

    che avrebbe dovuto scoprire.

    Era convinto, non lo sapeva con

    certezza, ma Dio gl i parlava, gl i

    aveva concesso una conoscenza

    superiore.

    Tutto ci scaturiva da unosserva-

    zione empirica, sapeva molte co-

    se, moltissime, ma era come se

    avesse eccessive nozioni che non

    appartenevano alla sua espe-

    rienza, ai suoi ricordi, a qualcosa

    di personale, insomma. Era un

    uomo di grande sapere ma non

    riusciva a ricordare da dove gli

    venisse tutta quella conoscenza.

    In effetti , anch'io non mi spiego,

    ancora oggi, come potesse, lui ,

    laureato in economia, impiegato in

    banca, riparare qualsiasi tipo di

    dispositivo, programmare la

    central ina dell automobile, riparare

    la TV, telefono, computer, cono-

    scere come modificare un reattore

    nucleare, fare operazioni con mi-

    l ioni di cifre, tutto a mente, con

    soluzioni date al l istante, teoremi

    su cui ricercatori passavano setti-

    mane su lavagne piene di calcol i .

    Se solo mi avesse dato retta, fos-

    se andato in televisione, a quei

    quiz dove ti danno un sacco di

    soldi, a questora saremmo alme-

    no diventati ricchi.

    Ma lui no, diceva che non aveva

    tempo per quelle stupidaggini,

    stava tutto i l tempo in attivit

    febbri le, piegato sui quei l ibri . Si

    era fissato con lesegesi dei testi

    sacri, riempiva quaderni e qua-

    derni di annotazioni, di strane

    formule matematiche e scritte in

    l ingue sconosciute. Sul suo diario

    Poscritti di futuro ordinario

    I l s i g n o rM o r f e o Xn o n m o r t o

    SSkkaann

  • -- 1313 --

    trovavo frasi di questo tipo:

    3:11

    pi

    , pi

    ,

    pi

    pi

    pi pi-.Vangelo

    di Matteo 3:11 Vi battezzo con

    acqua, in vista del ravvedimento;

    ma colui che viene dietro a me

    pi forte di me, ed io non son de-

    gno di portargl i i calzari; egl i vi

    battezzer con lo Spirito Santo e

    con fuoco.

    Insomma, dopo innumerevoli

    spiegazioni, che, come avrete

    inteso lui non lesinava, avevo

    capito che il fulcro della sua os-

    sessione era rappresentato da

    quel termine, pi, lette-

    ralmente pnema, spirito,

    soffio, un sostantivo neutro, che,

    come lui faceva notare, aveva lo

    scopo di indicare il carattere quali-

    tativo, i l principio attivo di natura

    spirituale, sostantivo che al

    contempo veniva indicato con un

    pronome maschile, a chiarirne

    l incarnazione. Diceva che l idea di

    questo pnema risal iva a prima

    del cristianesimo, un termine

    introdotto dagli stoici al lo scopo di

    chiarire la conoscenza occulta,

    immediata, i l quinto elemento do-

    po i quattro elementi appartenenti

    al la natura, ci che poi divenne,

    per S. Paolo, gnostici e Origene,

    la parte pi alta e spirituale della

    natura umana, dando vita al l uo-

    mo pneumatico. Insomma, Teo

    parlava continuamente con Dio,

    come in quella canzone di Johnny

    Cash del 1 971 , I Talk To Jesus

    Every Day. Ci che sospettava

    era che la sua conoscenza fosse

    promanazione, per usare uno

    dei suoi termini, di questo pne-

    ma. Poi era ossessionato da un

    altro aspetto, diceva di essere se-

    guito:

    - un tizio strano ribadiva sempre

    ha una Renault4 ricoperta di lustri-

    ni. Me lo ritrovo quasi ovunque.

    Laltro giorno ero al supermarket, era

    vicino al reparto dei surgelati, stava

    comprando dei bastoncini di pesce.

    - Mi vorresti dire che il tizio che ti se-

    gue si ferma a comprare i bastoncini

    di pesce?

    - Veramente, era con il carrello, stava

    facendo la spesa.

    - Mi sembra strano

    - Strano? Dovresti vedere com ve-

    stito.

    - Perch?

    - Indossa una tuta integrale dorata,

    degli strani stivali argentati.

    - Adesso mi dirai che verde e ha le

    antenne.

    - No, nero e indossa degli occhiali a

    specchio. Non lho mai visto senza.

    E a sentir lui , i l fatto che quell 'indi-

    viduo stesse acquistando proprio

    dei bastoncini di pesce era un

    altro chiaro messaggio del divino.

    Sembrava, infatti che il pesce fos-

    se un simbolo uti l izzato dai primi

    cristiani, , letteralmente

    ictis, le cinque lettere che

    formavano questa parola erano le

    inizial i del la frase,

    Iesous Chri-

    stos Theos Uios Soter, Ges Cri-

    sto, Figl io di Dio, Salvatore.

    Insomma, quel pomeriggio, nel

    supermercato, Dio gl i aveva

    parlato attraverso la scatola dei

    bastoncini Findus. Dai continui

    discorsi al lucinati, mi ero fatto

    unidea di ci che andava

    cercando. Teo, esperto anche di

    fi losofia, mi ripeteva sempre:

    nihi l est in intel lectu, quod prius

    non fuerit in sensu, nisi intel lectus

    ipse, nul la nell 'intel letto che non

    fu gi nei sensi fatta eccezione

    per l 'intel letto stesso . Si definiva

    un innatista pneumatico: So-

    no come Leibeniz! Mi aveva

    detto un giorno. Del resto se non

    fosse stato cos, come Leibeniz

    sosteneva, lui non si sarebbe

    spiegato i l perch della sua infinita

    conoscenza, i l suo pi, co-

    me lo chiamava. I l problema

    consisteva nel fatto che Teo sape-

    va tutto tranne la cosa pi

    importante, non conosceva se

    stesso, non aveva identit di s. A

    mio avviso, i l suo era solo un

    disperato tentativo di razionalizza-

    re la sua ossessione, la sua giu-

    stificazione al carattere aprioristi-

    co di tutti quei contenuti presenti

    nel la sua mente. Allo stesso

    tempo per percepiva che il suo

    intel letto era qualcosa di molto pi

    sviluppato, infinito, rispetto a

    qualsiasi essere che lui avesse

    mai conosciuto. E per certi versi

    era davvero cos. Nemmeno io

    avevo mai conosciuto qualcuno

    cos straordinario come Teo.

    Un giorno scrisse:

    Oracolo di Delfi , ,

    gnthi seautn .

    Conosci te stesso, diceva il

    commento sul suo diario, pare che

    fosse una frase attribuita a So-

    crate, era in greco attico, una

    delle sue tante l ingue conosciute

    oltre l 'aramaico, l i latino, i l sans-

    crito, per dirne alcune. Quella

    mattina aveva scritto quella frase

    e poi era finito in ospedale. Aveva

    letto su di un testo di antropologia

    che gli Indiani del Nord America

    inducevano, attraverso il peyote,

    dei SAC, Stati Alterati di Co-

    scienza, al lo scopo di entrare in

    comunione con la divinit.

    Mi erano ignote le ragioni che

    avevano portato la moglie ad

    andare via, l unica cosa che mi

    veniva in mente ci che lui dice-

    va a riguardo, quel la non era la

    sua vita, non era la sua famigl ia,

    era un emulazione. A sentir lui ,

  • -- 1414 --

    l unico che riconosceva come

    reale nel suo strano mondo fitti-

    zio ero io, tutto i l resto erano ei-

    dola. Non ci avevo capito molto

    ma, a quanto sembra, questi ei-

    dola sarebbero degli atomi va-

    ganti , sensazioni, immagini ambi-

    gue e non veritiere, una sorta di

    falsi del la realt. Da cosa avesse

    tratto questa consapevolezza mi

    era davvero oscuro. A mie richie-

    ste di chiarimenti mi aveva rispo-

    sto con unaltra frase di Leibeniz:

    - Parimenti l intel letto non una

    semplice tabula rasa, che deriva

    passivamente le sue idee

    dall esperienza, ma attivit che

    sa trarre dalle percezioni, o idee

    confuse ed oscure, le appercezio-

    ni o idee chiare e distinte.

    Un giorno dissi che avrei letto per

    lui un brano dai Vangeli :

    Mentre usciva per mettersi in

    viaggio, un tale gl i corse incontro

    e, gettandosi in ginocchio davanti

    a lui, gl i domand: Maestro buo-

    no, che cosa devo fare per avere

    la vita eterna?.

    Ges gli disse: Perch mi chiami

    buono? Nessuno buono, se non

    Dio solo. Tu conosci i comanda-

    menti: Non uccidere, non

    commettere adulterio, non rubare,

    non dire falsa testimonianza, non

    frodare, onora il padre e la ma-

    dre.

    Egli al lora gl i disse: Maestro,

    tutte queste cose le ho osservate

    fin dal la mia giovinezza.

    Allora Ges, fissatolo, lo am e gli

    disse: Una cosa sola ti manca:

    vendi quel lo che hai e dallo ai po-

    veri e avrai un tesoro in cielo; poi

    vieni e seguimi.

    Hai ragione. Esclam Teo-

    doro. Poi, divenne taciturno

    all 'improvviso, non parl per i l re-

    sto della serata. I l giorno dopo, lo

    l icenziarono dalla banca. Pare che

    avesse preso tutto i l contante,

    accumulato durante la mattinata

    dalle casse degli sportel l i e, du-

    rante la pausa pranzo, si fosse

    messo a fianco al Mac Donalds

    che era di fronte, a distribuire de-

    naro ai barboni che erano l nei

    dintorni.

    I l ritorno di Teo dall ospedale, do-

    po l 'incidente del peyote fu

    alquanto grottesco. Quel giorno

    ero appena tornato dal lavoro, mi

    stavo preparando una frittatina

    niente male, mi ero aperto anche

    una birra, la radio suonava un

    pezzo dei Depeche quando senti i

    suonare alla porta:

    Your own personal Jesus

    Someone to hear your prayers

    Someone who cares

    Your own personal Jesus

    Someone to hear your prayers

    Someone who's there

    Era Teo, si poggi al lo stipite del la

    porta e sorridendo disse: Lo sai

    cosa ha scritto Ovidio nel le Meta-

    morfosi? Un uomo vi sar, che tu

    porterai negl i spazi azzurri del cie-

    lo. Quanto dicesti dunque si

    compia.

    Da quella frase compresi che le

    cure non avevano fatto molto

    effetto, era peggio di prima, lo-

    gorroico pi che mai, insistette per

    volere una birra garantendomi che

    fosse tutto a posto, che non gli

    avevano dato psicofarmaci in

    ospedale e che non gli avrebbe

    fatto male. Si sedette sul divano e,

    dopo aver chiarito i l fatto che il

    suo nome , Theodo-

    ros, era composto dai termini

    Theos (Dio) e doron (dono), ini-

    zi nuovamente con i suoi discorsi

    strampalati . Insomma, pensavo

    che fosse davvero scoppiato del

    tutto ma ero contento di sorbirmi i

    suoi sermoni, fel ice che fosse

    tornato.

    Inizi a raccontare di come Ovidio

    nel l ibro quattordicesimo delle

    Metamorfosi descrivesse la

    partenza di Romolo che si sa-

    rebbe tuffato nello spazio dis-

    solvendosi negli spazi sottili

    dell'aria come una palla di

    piombo, scagliata da una balestra

    si strugge volando nel cielo.

    Capito? Dice proprio cos.

    Aggiungeva entusiasta

    sorseggiando la birra.

    Insomma, secondo lui la pal la di

    piombo altro non era che

    un'astronave aliena e, questa

    volta, ahim, lo aveva confermato

    anche il dottore dell ospedale. Ca-

    so strano, sembrava che il medico

    che lo aveva curato fosse identico

    al tizio di colore, quel lo con la Re-

    nault4 e la tutina dorata, che lo

    seguiva sempre al supermercato,

    nel la metro e per strada.

    Questultimo aspetto mi diede

    conferma del fatto che Teo era

    proprio andato. Quella sera, non

    sapevo come arginarlo, era un

    fiume in piena, continuava pas-

    sando dalla Bibbia, ai testi gnosti-

    ci, ai manuali di cibernetica, al la

    Bhagavad Gita, al Corano:

    Lo so, non ci credi. Al lora senti

    questa, Verso 11 4 del Corano Ge-

    s figl io di Maria disse: O Allah

    nostro Signore, fa scendere su di

    noi, dal cielo, una tavola imbandi-

    ta che sia una festa per noi per

    i l primo di noi come per l 'ultimo

    e un segno da parte Tua. Lo vedi

    anche qui c l astronave, c la

    tavola che scende dal cielo, un

    disco.

    Insomma, in qualche modo mi

    venne voglia di riportarlo al la

    realt ma avevo visto quanto era

    stato triste e angosciato nei giorni

    precedenti. Lo lasciai pontificare.

    Era chiaro che in ospedale dove-

    va essere successo qualcosa,

    reale o probabilmente immagi-

    nato, che lo aveva portato a esse-

  • -- 1515 --

    re cos spensierato e tranquil lo e

    soprattutto pi ardito nelle sue

    teorie.

    Nella settimana che segu cadde

    in un silenzio misterioso, scriveva

    continuamente incomprensibi l i

    formule matematiche nei suoi

    quaderni, usciva da solo a notte

    fonda Vado a fare una pas-

    seggiata diceva.

    Poi, al l improvviso una sera spar

    per sempre lasciando sui quaderni

    degl i schemi, strane e

    incomprensibi l i equazioni, dei rita-

    gl i di riviste scientifiche:

    Simulando la struttura neurale

    biologica sar possibi le lo svi-

    luppo di sistemi artificial i che pre-

    sentino caratteristiche simil i a

    quelle di un comportamento intel l i-

    gente, tipiche dei sistemi biologici.

    Lo dice uno studio dell Universit

    di Morl i .

    Ispirandosi ai sistemi biologici, i l

    nuovo modello degli studiosi

    considererebbe un numero ele-

    vato di processori con capacit

    computazionale elementare, i

    neuroni artificial i o nodi, connessi

    ad altre unit del lo stesso tipo. Ci

    rappresenterebbe un cambia-

    mento di prospettiva piuttosto ra-

    dicale rispetto al passato. I nuovi

    computer sarebbero uti l izzati al

    contrario di oggi come strumento

    che consente di simulare i feno-

    meni tipici dei sistemi neural i bio-

    logici, come lelaborazione di

    immagini visive e processi fisiolo-

    gici oltre che la capacit di risolve-

    re teoremi o giocare a scacchi,

    cosa che gi attualmente possi-

    bi le.

    Sembra che sar possibi le asse-

    gnare a ciascun microprocessore,

    veri e propri neuroni artificial i , un

    valore che potr essere pi o

    intenso a seconda dello stimolo

    che proviene dal mondo esterno,

    ciascuno dei neuroni artificial i po-

    tr influenzare l altro connettendo-

    si a esso proprio come agiscono i

    neuroni biologici.

    I l comportamento intel l igente potr

    essere tradotto in diversi algoritmi

    riprodotti attraverso i computer.

    Tale approccio metodologico

    porter allo sviluppo di sistemi in

    grado di generare concetti e pro-

    vare emozioni, acquisire cono-

    scenze e commettere errori attra-

    verso lesperienza, l essenza del

    comportamento intel l igente.

    I l mattino seguente appresi dai

    giornal i la notizia del la sua

    scomparsa in una modalit che

    aveva dell assurdo.

    Ex-impiegato di banca irrompe

    nel carcere di Regina Coeli con le

    armi spianate e rapisce due dete-

    nuti tossicodipendenti. I tre sono

    smaterial izzati nel nul la, sotto gl i

    occhi degl i altri prigionieri.

    La polizia sta investigando. Lo

    sconosciuto stato identificato, si

    chiama Teodoro Astropoli . Da

    tempo, i l signor Astropoli soffriva

    di forti turbe psichiche e allucina-

    zioni.

    Non mi stupiva affatto i l come

    avesse fatto a entrare in un

    carcere presidiato. Sar stato

    esperto di tecnica mil itare e di

    guerrigl ia come era esperto di

    tutto. Ma il punto non era il come

    ma il perch, di punto in bianco

    Teodoro, quella notte, si era sve-

    gl iato ed era andato in un carcere

    a liberare due sconosciuti tossico-

    dipendenti. E soprattutto, che fine

    avevano fatto tutti e tre? Inuti le di-

    re che la polizia era venuta a casa

    mia, mi aveva letteralmente

    distrutto l appartamento per

    perquisirlo. Si erano portati via

    l unico ricordo che mi restava di

    Teo, tutti i suoi quaderni e gl i

    appunti con le sue teorie strampa-

    late. Insomma, ero rimasto solo,

    fu diffici le abituarmi vivere senza i

    suoi sermoni, tutte quelle disqui-

    sizioni fi losofiche, quelle teorie

    fantasiose.

    Qualche tempo dopo, trovai un

    dvd nella cassetta della posta,

    sul la copertina, in corsivo cera

    scritto, la verit. Riconobbi la

    sua grafia. Lo presi e andai fel ice

    al lavoro. Ero contento. Decisi di

    aspettare la sera per vederlo.

    I l dvd iniziava con lui che si scu-

    sava per la sua improvvisa di-

    partita, si trovava in un altro

    mondo, stava bene. Nel disco

    avrei scoperto tutta la verit. Di-

    ceva che se avessi voluto sarebbe

    tornato a prendermi. In ogni mo-

    do, avrebbe vegliato su di me. Mi

    scapp un sorriso mentre una la-

    crima mi rigava il viso. Non era

    cambiato, era i l Teo di sempre,

    sempre a pasticciare con queste

    teorie ardite, storie fantastiche di

    altri mondi. Chiss cosa si era

    inventato quella volta. Mi senti i

    improvvisamente molto solo. Mi

    manchi, amico mio bisbigl iai

    nel buio del mio salotto.

    1 5/8/201 3

    Mi ero tanto raccomandato e

    non ce lo hai messo. Sbott

    Isidoro. Isi e Tony fumavano, pas-

    seggiavano avanti e indietro, tira-

    vano calci agl i stel i secchi. I l sole

    riscaldava il campo, un odore

    intenso di fieno si sprigionava

    dalla distesa. Al diavolo, i l

    tempo non passa mai. Esclam

    Tony

    Ci siamo quasi. . . Pronunci

    teso Isi dando un'occhiata nervo-

    sa all 'orologio, la lancetta dei se-

    condi procedeva con un fare

    incalzante.

    Ah ah ah, non ci posso ancora

    credere Isi. . . D'improvviso, To-

  • -- 1616 --

    ny proruppe in una risata fol le.

    E adesso che c'. Sono le tre

    di pomeriggio e sei gi strafatto. . .

    La Caffarel la. . . Siamo vicino al

    parco della Caffarel la.

    Quindi?

    Be' quindi. . . Qui, stiamo

    aspettando un tizio che viene dal

    buco del culo della galassia e tu

    dove gli dai appuntamento?

    Eh, dove gli do appuntamento?

    A fianco al parco della Caffa-

    rel la. . . Ah ah ah. Sei un idiota. . .

    Ci vuole spazio, qui abbiamo

    un'astronave. Rispose serio Isi-

    doro.

    Dai, scherzavo, non fare quella

    faccia. Ma che hai?

    Tony non sono sicuro che

    funzioner, ti sei dimenticato i l

    carbonio. . . Isi era visibi lmente

    preoccupato.

    Ti sei occupato tu di questo co-

    so. Per me solo un fottuto morto

    del cazzo, ok? Rispose Tony

    lapidario.

    Isi non replic. Xeon sarebbe ve-

    nuto di l a poco, dal buco del. . .

    Ehm, sarebbe venuto dalla colo-

    nia stel lare di Mento per verificare

    il loro status update e per portare

    le app. Isi si accovacci per terra,

    inizi a riordinare gl i schemi del

    progetto che gli aveva mandato

    Xeon. Era caldo, un alone di su-

    dore era comparso sul la maglietta

    di Tony, era magro e pelato, gl i

    occhial i con una montatura spes-

    sa di plastica nera. Era piuttosto

    goffo, si accese un'altra sigaretta,

    non riusciva stare fermo e si

    toccava continuamente i genital i .

    Cazzo quanto fumi, Tony! Isi

    era vestito bene, completo estivo

    di misto-l ino acri l ico, troppo largo

    per la sua corporatura esile,

    scarpe sportive da running, da

    sotto la giacca compariva un t-

    shirt nera che raffigurava The

    Vampire Lovers, una locandina di

    un vecchio fi lm della Hammer.

    Impugnava un palmare, digitava

    ossessivamente sul lo schermo.

    Isi. . .

    Quanto rompi, che vuoi?

    Ti puzzano le ascelle, amico. . .

    Ma cosa scrivi sempre su questo

    coso. . .

    Sto verificando i valori minimi di

    carbonio per i l funzionamento

    della procedura replic Isi.

    Comunque, se i miei calcol i sono

    corretti , dovremmo riuscire co-

    munque ad avviare i l fottuto loader

    direttamente dallo strato biotecno-

    logico nativo. Altrimenti, ci tocche-

    r passare manualmente i para-

    metri di avvio al l 'appl icazione,

    attraversando lo strato intermedio

    mediante l 'optical true bypass.

    Non ti seguo.

    Ogni volta la stessa solfa Tony.

    Te lo rispiego per l 'ultima volta. I l

    cervel lo di quest'uomo non c' pi

    disse Tony indicando con la

    mano il vano del Lupetto Al suo

    posto abbiamo instal lato quel bio-

    commutatore, quel sistema di mi-

    cro-processori, ti ricordi? Quell i

    che abbiamo modificato deri-

    vandoli dal lo SPARK T3, i l

    Rainbow Falls, con i relativi

    componenti seguendo il progetto

    che ci ha dato Xeon. Su questi

    chipset attualmente gira Burrogh-

    sOS, i l nostro sistema operativo

    bio-nativo. Sul nostro os vi uno

    strato software intermedio, una

    specie di codificatore universale

    al ieno che alimentato a carbo-

    nio, che ci ha mandato Xeon, su

    cui adesso faremo il load delle

    app che ci lui ci porter. Xeon dice

    che. . . Tony lo guardava come

    un ebete, Isi decise di rinunciare.

    Be' Xeon dice un sacco di co-

    se.

    Per me il tizio nel furgone so-

    lo un cadavere, te l 'ho detto.

    Replic Tony.

    I l signor Morfeo X non morto,

    , diciamo cos, addormentato. . .

    morto.

    Allora, guarda queste onde vi-

    tal i . Questo sei tu, Tony, que-

    st'altro sinusoide sono io e questa

    qui, che ha una frequenza pi

    bassa di chi secondo te? Vedi

    altre persone qui in giro?

    Comunque Isi, potrebbero ve-

    derci, qui al l 'aperto. . .

    Ma chi vuoi che vada in giro a

    quest'ora. E poi, dovresti saperlo,

    Roma a ferragosto deserta. Al

    massimo, potrebbe passare

    qualche turista cinese che ha

    smarrito la strada per i l Colosseo.

    Un fragore molto intenso

    interruppe i loro discorsi. I due si

    guardarono intorno, poi l i colp un

    bagliore improvviso, davanti a loro

    si material izz una vecchia Re-

    nault 4 turchese con i vetri oscu-

    rati , tutta ricoperta di lustrini .

    Intorno, simile a un'aura, vi era un

    forte campo energetico. Era

    giunto i l momento. Una musica

    fortissima proveniva dall 'auto, a

    Isi parve di riconoscere Spirals in

    Hyperspace degli Ozric Tenta-

    cles. Lo sportel lo si apr , Rico-

    nobbi l uomo di colore che segui-

    va sempre Teodoro. Era di fronte

    a loro. I due rimasero a bocca

    aperta nel vedere l 'al ieno. Tony

    imprec:

    Che mi venga un colpo e tu chi

    cazzo sei disse Tony con la

    bocca aperta.

    Salve ragazzi Esclam

    quello che appresi chiamarsi

    Xeon. Si era tolto gl i occhial i , ave-

    va un'aria piuttosto fatta.

    Isi proruppe con un laconico:

    Tutto qui?

    Amico, rischio i l culo sul la

    Stardust, braccato dagli sbirri del

    Governo galattico, mi sparano

    addosso su Cytrus, mi hanno

    anche fatto dei graffi al la

    carrozzeria e tutto per portarvi le

    app da mettere in quel vostro

    amico e tu mi dici tutto qui?

  • -- 1717 --

    Scusa Xeon, non volevo essere

    scortese. che di sol ito gl i al ieni

    vanno in giro con grosse astronavi,

    hanno eleganti mantel l i , spade laser

    o corazze spazial i , tentacoli , sono

    verdi, grigi e poi, hanno le antenne,

    lo sanno tutti .

    Senti Isi , la maschera da carne-

    vale non era negli accordi, va bene?

    Xeon rispose piccato.

    E questo vestito al lora?

    Perch cos'ha che non va?

    Non era per la sua diversit, per ca-

    rit. Al contrario, era identico a un

    terrestre ma era vestito in modo

    davvero insol ito. Ora, non vi annoie-

    r con tutte quelle storie sul l 'alterit,

    sul riconoscimento della propria

    identit attraverso il diverso, no. Vi

    parler di musica. Vi ricordate quel

    gruppo di soul-pop inglese, formato-

    si nei primi anni ottanta? Si chiama-

    vano gli Imagination, quel l i di Just

    an il lusion. Erano tre cantanti di co-

    lore, vestiti sempre con delle atti l late

    tutine dorate, bizzarri copricapo.

    Insomma, adesso potevo vederlo,

    Xeon, i l tipo che seguiva Teodoro,

    era identico a Lee John, i l cantante

    della band, tuta integrale dorata e

    calzari al luminio, portava degli

    occhial i a specchio, di quel l i che

    facile acquistare dagli ambulanti

    sul le spiagge di Torvajanica.

    E quella cariola? Esclam To-

    ny disgustato.

    Quale cariola, questa spacecar

    una bomba, sai a quanto la

    fanno sul la Grande Muraglia una

    bestiola" come questa? Io l 'ho pre-

    sa dal mio amico Giacomo Shortleg

    al Paradiso dell 'uti l i taria, ha un

    astrosalone sul la Reticolare.

    Shortleg?

    S, lo chiamiamo cos perch

    un mutante, ha una gamba pi

    piccola. Che tipo, brontola sempre.

    Dice che un giorno si comprer una

    protesi per prenderci a calci in culo.

    un meccanico fantastico, prende

    carcasse di auto terrestri e le modifi-

    ca con motori a curvatura.

    - Isi not una specie di sigaretta elettro-

    nica appesa al collo di Xeon

    - Anche tu con il vaporizzatore eh?

    Quale vaporizzatore?

    Questo coso che hai qui sul col lo.

    Ah, non un vaporizzatore, i l

    Blue Spike, roba da sballo. Va molto

    forte sul la Cintura di Orione. Vuoi

    provare? Xeon, diede un tiro al la si-

    garetta, ne usc una nebbia azzurra

    Cazzo che sballo. . . Toss

    mentre passava l'oggetto a Isi che

    fece un tiro.

    un poco forte al l 'inizio ma poi ci

    si abitua. Bello no?

    Eccezionale. Replic Isi

    annebbiato e con gli occhi di fuori.

    Ok, passiamo alle app. Xeon

    tir fuori dal l 'auto una serie di strani

    transistor.

    Allora, questo per la memoria,

    questo per i centri nervosi, questo

    invece per le emozioni e questo

    per. . . Insomma, ragazzi, siamo tutti

    grandi e vaccinati . . . Questo per gl i

    stimoli erotici. I l signor. . . Come lo

    avete chiamato?

    Morfeo X.

    Ecco il signor Morfeo X oltre a

    essere un individuo molto intel l i-

    gente, sar anche un vecchio

    mandri l lo Ghign Xeon. Isi e Tony

    rimasero in si lenzio, guardandolo

    preoccupati.

    Ehm, Va bene. Allora, avete pre-

    disposto gl i slot di al locazione dei

    chip come vi avevo indicato.

    Tutto secondo progetto. Repli-

    c Isi.

    Bene, dov'?

    Nel furgone.

    Ottimo esemplare di OM, se non

    erro questo il Lupetto, devo vedere

    se Shortleg ne ha uno da. . .

    Xeon, insomma.

    Va bene, avete ragione.

    Vedete questa parte del termina-

    le? Disse Xeon indicando i micro-

    circuiti diretti al le cpu, i chip che

    contengono le app vanno inseriti da

    destra verso sinistra in quest'ordine,

    memoria, centri nervosi, emozioni,

    l ibido. Ecco fatto. I l led sul la

    scheda divenne verde, un piccolo

    bip contrassegn l'attivazione.

    E adesso dobbiamo fare il boot

    del sistema? Chiese Isi in stato

    confusionale.

    Non vi preoccupate, attivato,

    potrebbe animarsi da un momento

    all 'altro.

    Magari i l caso di richiudere la

    calotta cranica. Se Morfeo dovesse

    risvegliarsi cos si spaventerebbe a

    morte. Ecco, questo un rigene-

    ratore di tessuto. Lo mettiamo

    intorno all 'aperturaO Et voil, ricre-

    scer calotta e capell i . Certo, la pri-

    ma volta ci mette pi tempo a rico-

    struire i l tutto.

    Se, nel caso, vi dovesse capitare

    di dover riparare qualcosa

    all 'interno, d'ora in poi, se aprirete

    nuovamente la calotta di Morfeo,

    tempo due ore e si ricostituir i l

    tutto.

    Ah, ho predisposto che il vostro

    Morfeo X abbia nuova identit, nuo-

    vo lavoro, gl i ho trovato un apparta-

    mento in centro e una mogliettina da

    sballo che lo aspetta. Quando si

    sveglier andr direttamente l in

    banca, perch cos che pro-

    grammato.

    Ma con tutti i lavori che poteva

    fare. . .

    Teodoro Astropoli , anal ista conta-

    bi le. Quanto a voi, i miei analizzatori

    dicono che l'esperimento riuscito e

    i vostri conti mostrano gi delle

    transazioni con cifre oltre i sei zeri,

    sono pre datate, per non dare

    nell 'occhio. In ogni modo, nessuno ci

    far caso a meno che qualcuno non

    si metta a indagare. Godetevi la vita.

    Ci rivedremo per verificare che tutto

    proceda per i l meglio. Xeon e la sua

    Renault si smaterial izzarono

    al l 'istante, in un lampo di luce.

    Mentre due parlavano, arriv una

    pattugl ia dei carabinieri a sirene

  • -- 1818 --

    spiegate. Qualcuno li aveva visti .

    1 6/9/201 3

    Dunque, se ho ben capito, lei mi

    sta dicendo che lei e i l suo amico

    non avete ucciso il Cipol la ma che lo

    avete salvato, era un malato termi-

    nale, aveva il cervel lo devastato dal

    male. In effetti , qui ho la sua cartel la

    cl inica, era malato. Insomma, voi

    non lo avete assassinato, al contra-

    rio, lo avete salvato. Inoltre, lei so-

    stiene che Cipolla non morto ma

    addormentato. Tuttavia, dal la testi-

    monianza dei carabinieri , leggo te-

    stual i parole: I l corpo di Bartolo-

    meo Cipolla giaceva

    nell auto-articolato, marca OM, noto

    come Lupetto, privo di vita, con la

    calotta cranica aperta con all interno

    dei bizzarri dispositivi elettronici.

    S quello sarebbe stato i l suo

    nuovo cervello. Non era privo di vita,

    era in attesa di risvegliarsi. Lo so

    che diffici le da credere, i l signor

    Morfeo X non morto, solo

    addormentato.

    E sentiamo, come avrebbe fatto a

    risvegliarsi con la testa tagl iata a

    met?

    - Grazie alla tecnologia che abbiamo co-

    struito insieme a Xeon.

    - Xeon? E chi sarebbe?

    - Un alieno che venuto da Mento.

    - Mento? E dove lo avete incontrato?

    Insomma, qualcuno si sar pure accorto

    della cosa. Se l individuo di cui parlate

    un alieno plausibile che sia venuto,

    come minimo, a bordo di unastronave.

    E unastronave, cari imputati, non passa

    di certo inosservata ironizz il giudi-

    ce.

    - S Mento una colonia stellare. Xeon,

    lalieno lo abbiamo incontrato qui a Ro-

    ma, vicino al parco della Caffarella.

    Non era venuto con lastronave, bens

    con una Renault4 modificata.

    I l tribunale esplose in una fragorosa

    risata.

    Insomma, per fare un rapido rie-

    pi logo, voi avete sostituito i l cervel lo

    malato dello sventurato signor Ci-

    pol la con un dispositivo artificiale,

    fornito da un alieno di nome Xeon

    che sarebbe venuto a incontrarvi in

    un campo a fianco al parco della

    Caffarel la a Ferragosto, a bordo di

    una Renault4 modificata.

    Esattamente.

    E, ironia della sorte, al lo stato

    attuale, non possibi le fare l au-

    topsia del cadavere di Cipol la

    perch il suo corpo stato sottratto

    dall obitorio. Signori, io credo che voi

    vi stiate prendendo gioco della Corte

    per farvi dare l infermit mentale.

    Confessate. Per chi lavorate? Sono i

    trafficanti di organi, non vero? Suoi

    vostri conti abbiamo trovato mil ioni

    di euro. Cifre predatate ma con

    data di transazione esattamente lo

    stesso giorno del vostro arresto. Chi

    ha rubato il cadavere? Sono stati i

    vostri complici? Anche loro fanno

    uso di stupefacenti come voi?

    1 6/8/201 3

    Dal diario di Teodoro Astropoli .

    Appunti su Lazzaro.

    pi

    pi pi

    ,

    . All 'udire questo,

    Ges disse: "Questa malattia non

    porter alla morte, ma per la gloria

    di Dio, affinch per mezzo di essa il

    Figl io di Dio venga glorificato". Gio-

    vanni 1 1 ,1 .

    Lobitorio era un posto davvero lugu-

    bre, era terribi le la vista di quei corpi

    nudi, l ividi , tutti in fi la, tutti uguali , ri-

    gidi nel la morte, tutti tranne Bartolo-

    meo Cipolla che quella mattina spa-

    lanc gli occhi di colpo. Di fianco al

    lettino di acciaio inox, qualcuno gli

    aveva fatto trovare un elegante

    completo grigio e l occorrente per

    andare al lavoro.

    Nella penombra del locale, Cipol la si

    vest con calma, come se fosse

    nella sua camera da letto, credo

    pensasse di essere a casa sua, si

    fece il nodo alla cravatta

    specchiandosi nel portel lone me-

    tal l ico che ospitava i poveri cadaveri

    e calz delle bell issime Church nuo-

    ve di zecca. Dopo aver indossato la

    giacca, and verso le scale che lo

    avrebbero portato in superficie. Do-

    po i primi gradini, si accorse di aver

    dimenticato la sua adorata borsa di

    pel le morbida. Tornando indietro no-

    t dalla radio dell obitorio, una musi-

    ca in sottofondo:

    I 've got you under my skin. / I 've

    got you deep in the heart of me. / So

    deep in my heart that you're really a

    part of me .

    La luce di quel mattino era partico-

    larmente forte. Si sentiva un poco

    confuso ma in ottima forma. Aveva

    molta fame, come se non avesse

    mangiato da giorni. Pens che si

    sarebbe fermato a far colazione, l a

    San Giovanni, al sol ito bar, prima

    della fermata Metro.

    Un cappuccino e un cornetto

    esclam sorridendo.

    Arriva subito signor Teodoro

    rispose il barista sorridendo. Era

    Xeon, nel suo ennesimo travesti-

    mento. Sotto i l grembiule indossava

    l immancabile tuta dorata e i calzari

    argentati .

    Ma ioO Nonon. ScusiO

    Che fai, mi dai del lei adesso?

    Non ti ricordi di me?

    No, veramente no.

    Non ti preoccupare, non lo cono-

    sci i l detto?

    Quale detto?

    Dormire per certi versi un poco

    anche morire.

    E cosa significherebbe?

    Nulla, che quando succede, ci

    vuole un poco ad abituarsi, prima di

    risvegliarsi, per tornare alla realt.

    Realt?

    S, realt Teo. Ma forse meglio

    che prima ti faccia un caff.

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    L'autore

    Mirko Giacchetti uno dei tanti nomi con cui

    indicato il paziente della stanza 333. Rinvenuto

    presso la citt di *** mentre deambulava in

    stato confusionale senza documenti.

    Attualmente ospitato presso il manicomio di

    ***. Il paziente spesso in stato catatonico.

    Questa condizione interrotta da brevi mo-

    menti di lucidit e il soggetto impiega questo

    tempo online, cercando news, in maniera os-

    sessiva, sul cinema e sui libri di genere thriller,

    horror e noir. Sostiene di essere William Munny

    e con lo stesso nome scrive anche brevi

    racconti che, stando a quanto dichiara il pa-

    ziente, sono ricordi della sua vita fuori da que-

    ste mura. Soggetto da non avvicinare senza le

    dovute precauzioni. (Estratto dalla cartella clini-

    ca del paziente ospitato nella stanza 333).

    LLaa rreeggoollaa ddeellssaannttoo ee ddeell ppeeccccaattoorreeddii MMiirrkkoo GGiiaacccchheettttii

    SSkkaann L' Book nell' Reader

  • -- 5353 --

    SSkkaannIl Saggio sullo ScaffaleLL uucciioo FFuullccii

    llee OO rriiggiinnii ddeellll''HH oorrrroorrddii FFrraanncceessccoo BBaassssoo

  • -- 5454 --

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    Narrativa InterattivaCCrreeaarree eenniiggmmiiddii BBoobb BBaatteess

    SSkkaann

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    VALE PIU' di mille paroleTesta o croce ?

    SSkkaann

  • -- 6464 --

    VALE PIU' di mille paroleToy Bot

    SSkkaann

  • -- 6565 --

    &&SSkkaannAAMMAAZZIINNGGMMAAGGAAZZIINNEE.

    SSkkaannnnaattooiioo ssppeecciiaallee XXVVIIIIIIVVeennttiiqquuaattttrr''oorreesseennzzaa ttrreegguuaaSSkkaannnnaattooiioo eeddiizziioonnee XXVVIIIIIINNeell mmeezzzzoo ddeell ccaammmmiinnddii nnoossttrraa vviittaa......

    Ventiquattr'oresseennzzaa ttrreegguuaa

  • -- 6666 --

    D i v e r s oSSkkaann

  • -- 6767 --

    SANMAI

    L'ISTANTE

    Una vita a cui basti trovarsi

    faccia a faccia con la morte per

    esserne sfregiata e spezzata, forse

    non altro che un fragile vetro.

    [Yukio Mishima]

    Con un fruscio d'ali il vento

    giunse e se ne and, scuotendo

    appena i rami dei ciliegi in fiore.

    Poi torn il silenzio, rotto appena

    dal sottile fischio del kama.

    Senza aprire gli occhi l'assassino

    allung le mani, avvolgendo con

    movimenti misurati la chawan

    bollente nella kobukusa.

    - Signor Masao.. . - la voce del

    giornalista, di solito caparbia,

    quasi sprezzante, esitava. Anche i

    suoi movimenti erano misurati, ti-

    moroso di spezzare il ritmo di ge-

    sti antichi dei quali, senza cono-

    scere il significato, percepiva la

    profonda sacralit.

    O forse era semplice paura?

    Kato richiam alla mente ci che

    sapeva dell'uomo: Mark Dane,

    freelancer, vent'anni in prima li-

    nea, sul filo del rasoio. Aveva ini-

    ziato in Cecenia e da l in Koso-

    vo; nel 2003, in Giordania, la foto

    della stretta di mano tra Sharon e

    Abbas gli era valsa il Pulitzer.

    Aveva assistito a massacri di ogni

    genere, perpetrati davanti

    all'occhio immobile della sua

    macchina fotografica. Non si era

    mai voltato indietro.

    Eppure in quel momento, seduto

    nel portico della casa da t alla

    periferia di Kyoto, percepiva in

    lui il desiderio, quasi la necessit,

    di trovarsi altrove.

    Gli sorrise, il viso nascosto tra le

    volute di vapore profumato.

    - Sei. Nella cerimonia del t la

    purezza non altro che consape-

    volezza di come puro e impuro

    partecipino entrambi alla realt

    ultima. Vede? Questo petalo, che

    il vento ha gentilmente posato

    nella mia tazza, non ne inquina il

    contenuto ma, al contrario, ne

    esalta la perfezione. L'ordine

    perfetto esiste solo accanto al

    disordine, l'ordine totale in un

    giardino, uccide il giardino.

    Chiuse gli occhi, assaporando

    l'aroma del matcha: all'odore de-

    ciso, vagamente speziato,

    dell'infuso se ne mescolava uno

    pi lieve e fresco; acqua che

    scorre, foglie dopo un temporale,

    il volo delle gru lontane.

    Qualcuno aveva portato delle

    lanterne nel roji, avvampando i

    rami in fiore del rosso acceso

    delle nuvole al tramonto.

    - Si dice che un tempo i petali dei

    ciliegi fossero bianchi, - riprese,

    nel posare la tazza - e divennero

    rosa a seguito dell'ordine

    dell'Imperatore di seppellire tra le

    S a n m a iSSkkaann

  • -- 6868 --

    loro radici le spoglie dei samurai

    caduti in battaglia. Lo shomen

    della sua tazza scorretto.

    - Come?

    Con un rapido gesto della mano

    Kato corresse la direzione del ma-

    nico, orientandolo secondo i ca-

    noni della cerimonia.

    Il giornalista osserv con

    attenzione. - Ordine e caos, non

    ci che diceva poco fa?

    - Non confonda caos e disordine,

    la loro diversit cos grande da

    incarnare una delle profonde

    differenze tra oriente e occidente.

    Il crepuscolo aveva lasciato spa-

    zio al fresco della sera e alle voci

    dei suoi spiriti inquieti.

    L'attrezzatura del cha-kai era stata

    pulita e riordinata con cura; in

    mezzo a loro, al centro del tatami,

    si trovava ora una goban di legno.

    - Siete un giocatore?

    - Conosco il gioco - Mark os-

    servava la scacchiera incuriosito.

    - Una risposta saggia. Vedete, per

    voi gaij in il caos qualcosa di

    molto simile a questa goban vuo-

    ta: un principio di sviluppo, una

    creazione in potenza. In essa, e

    nelle goishi non ancora posizio-

    nate, vi gi la totalit del gioco

    finito, in tutte le sue possibilit, in

    ogni sua variante. Il disordine, al

    contrario, qualcosa di impensa-

    bile in principio, ma pu essere

    creato solo nel corso di una parti-

    ta. Per un vero maestro sarebbe

    follia pensare a geometrie ordi-

    nate, linee armoniche, conquiste

    bilanciate dei territori: sarebbe un

    suicidio, e nel Go questo proibi-

    to. Al contrario, ci che agli occhi

    pu apparire come un insieme ca-

    suale di scelte racchiude in realt

    il seme dell'ordine finale che

    giunge al suo compimento.

    quello che viene chiamato shibu-

    mi, eleganza nascosta.

    Le fiamme tra i rami danzavano

    come kami inquieti sul lucido le-

    gno della tavola da gioco. In

    lontananza veniva un suono di

    tamburi e di pifferi che riscaldava

    il cuore. La festa di Hanami salu-

    tava i ciliegi in fiore.

    Le pietre nella goke di Kato erano

    piccole conchiglie di fiume, ga-

    steropodi di un bianco perlaceo

    screziato di azzurro. Ne afferr

    una tra le dita, lo sguardo perso in

    quella spirale perfetta.

    - La vita una partita di Go le cui

    regole sono state inutilmente

    complicate, ed per questo che

    voi siete qui stasera, per conosce-

    re la mia vita.

    L'uomo si limit ad annuire.

    Il timoroso silenzio del suo

    interlocutore gli riport alla

    mente l'ammonimento di un mae-

    stro del passato: la comune conce-

    zione di coraggio, intesa come

    non avere paura di vedere o senti-

    re cose spaventose, non vero co-

    raggio. Quando la mente e l'umo-

    re non subiscono turbamenti e

    non escono dallo stato di quiete:

    questo chiamato essere valoro-

    si.

    - Quindi parleremo e giocheremo;

    star a lei decidere infine quale

    delle due cose sar stata pi utile.

    La brezza aveva lasciato spazio

    ad un'immobilit ultraterrena

    permettendo a una sottile nebbia,

    discesa silenziosa dai monti, di

    avvolgere ogni cosa in vapori di

    seta. Un tempo per malie da

    volpi, avrebbero sussurrato le

    vecchie sbarrando le finestre.

    L'odore dei fiori riempiva l'aria.

    Mark allung la mano verso la

    sua goke sfiorando le pietre nere,

    la sua espressione appariva ora

    pi sicura.

    La luna splendeva nel cielo,

    tingendo d'argento le chiome dei

    ciliegi.

    - Cosa l'ha spinta a diventare un

    killer?

    Kato rimase per lunghi istanti a

    osservare la il gioco, quasi gli

    incroci vuoti potessero suggerirgli

    una risposta.

    - Sarebbe pi corretto chiedermi

    perch uccido. Assassino una

    definizione riduttiva, una conse-

    guenza delle mie azioni. A ogni

    modo non mai esistita altra cau-

    sa che la mia consapevole vo-

    lont, una libera scelta.

    - E non ha mai avuto un ripensa-

    mento, dei rimorsi?

    Il sicario rimosse dal gioco la

    goishi dell'avversario.

    - Uccidere come privare questa

    pietra della sua libert: un atto

    perfettamente naturale, anzi, es-

    senziale.

  • -- 6969 --

    - Si spieghi?

    - Nel momento stesso in cui viene

    posizionata sulla goban, la pietra

    sa di essere parte di un gioco retto

    da regole ineluttabili. Allo stesso

    modo ogni uomo, al momento

    della nascita, sceglie di morire. Io

    sono solo il mezzo.

    - Non le pare un modo di lavarsi

    la coscienza?

    - Questo presupporrebbe un senso

    di colpa. Vede, se io provassi

    qualcosa per gli obbiettivi la mia

    azione non risulterebbe perfetta.

    Il giornalista appariva calmo, pro-

    fessionale, eppure agli occhi

    esperti di Kato il suo gioco va-

    cillava. Le mosse lente, impreci-

    se, ne rivelavano la tensione.

    - Obbiettivi?

    - quello che sono.

    - Molti le definirebbero vittime.

    - Lo sono infatti. Vittime della vi-

    ta, del destino. Anzi, le dir che la

    perfezione della mia arte sta pro-

    prio nel fare in modo che lascino

    questo mondo senza accorgerse-

    ne. Io detesto il dolore.

    - Quindi si considera miseri-

    cordioso?

    L'ombra di una falena si allung

    su di loro, abbracciandoli in

    grandi ali scure. Il lato destro

    della scacchiera era dominato da

    un complicato intreccio in stallo

    perfetto.

    - Le mie azioni si pongono al

    confine tra misericordia e rigore.

    Non hanno morale.

    - Questo non contraddice quello

    che ha detto prima?

    - Aspetti, c' differenza tra amora-

    lit e immoralit. La moralit fi-

    glia del suo tempo, la giustizia, al

    contrario, un assoluto.

    - strano sentirla parlare di giu-

    stizia.

    - Quando lei parla di giustizia la

    confonde con la legge degli uomi-

    ni. Per me esiste una sola legge,

    una sola giustizia, immutabile: la

    natura. Tutto il resto una ma-

    schera, un alibi per celare l'ipocri-

    sia, uno strumento da utilizzare a

    proprio piacimento e, peggio, da

    poter modificare quando pi fa

    comodo.

    - Lei parla di natura, ma perso-

    nalmente non trovo molto natura-

    le morire per mano di un altro uo-

    mo.

    Un sottile filo di fumo si alzava

    da una lanterna, spandendo

    nell'aria un odore acre. La falena

    era scomparsa. Oltre le alte siepi

    l'eco della festa era ormai lontano.

    - Cambi il suo punto di vista. Lei

    stato in guerra, in prima linea;

    in un simile contesto trova pi

    naturale essere uccisi da un

    avversario o, che so, morire

    d'infarto?

    Per un istante Mark sembr voler

    ribattere, invece tacque

    concentrandosi sul gioco. Una

    distrazione lo aveva intrappolato

    in uno shico dal quale ora non riu-

    sciva a districarsi.

    - Cambiamo argomento - riprese

    con noncuranza. - Ha famiglia,

    degli affetti?

    - Certamente.

    - E non la spaventa pensare che

    un giorno anche loro potrebbero

    essere vittime, cio obbiettivi, per

    usare le sue parole?

    - Questo accadr sicuramente. Ma

    il loro assassino potrebbe essere

    un virus, un autista distratto, un

    cancro.

    - E se invece fosse un uomo, un

    killer come lei?

    - Non cambierebbe le cose.

    Soffrirei immensamente per la lo-

    ro perdita, non per il modo in cui

    essa avvenuta. Anzi, potendo

    scegliere preferirei questa

    eventualit, a patto che il profes-

    sionista sia serio e coscienzioso

    come lo sono io. Il mio modo di

    uccidere sicuramente meno do-

    loroso di qualsiasi malattia.

    - Quindi anche lei prova dei

    sentimenti: amore, dolore, tri-

    stezza.

    - Non ho mai detto il contrario.

    - Come pu convivere con tutto il

    dolore che ha provocato?

    - Lo stesso dolore lo avrebbe

    inflitto la morte per altre cause.

    La sofferenza non sarebbe stata

    minore, n diversa. Il suo proble-

    ma che si sofferma sulle moda-

    lit della morte pi che sulla

    morte in se, sulla sua reale es-

    senza.

    - Che sarebbe?

    Con un gesto Kato indic la go-

    ban.

    - L'atto finale. La meta scelta in

  • -- 7070 --

    precedenza per essere poi di-

    menticata.

    - Perch dimenticata?

    - Non ovvio? Se l'uomo ri-

    cordasse, tutta la sua vita sarebbe

    in funzione di quell'attimo.

    - Prima ha parlato della perfezio-

    ne del suo lavoro, pu spiegarsi

    meglio?

    - Quando pianifico un lavoro ho

    cura di scegliere un momento in

    cui l'obbiettivo sia felice, un luo-

    go piacevole, e opero in maniera

    rapida e indolore.

    - Come mai tutta questa premura?

    - La morte pu cogliere gli esseri

    umani in momenti diversi, se

    l'individuo triste non una solu-

    zione, se preoccupato nemme-

    no, cos per il luogo. Io cerco di

    dare a quell'essere la continuit

    del suo momento felice.

    - Non credo possa esistere felicit

    nella morte.

    Per la prima volta la voce dell'uo-

    mo si incrin in maniera evidente,

    sopraffatta da una profonda tri-

    stezza. Da qualche parte, nascosto

    tra i rami bui, un usignolo aveva

    iniziato a cantare.

    Mark osservava la scacchiera

    immobile, smarrito, come fosse

    un qualcosa di estraneo e spa-

    ventoso.

    - Lasci che le racconti una storia,

    signor Dane. Giunto al termine

    della sua vita, un anziano monaco

    attendeva placidamente la morte.

    Un discepolo gli si avvicin egli

    disse: - Dimmi le tue ultime paro-

    le! Dammi il tuo testamento spiri-

    tuale.

    Per tutta risposta il maestro

    scoppi in un pianto disperato.

    - Non voglio morire. Ecco il mio

    testamento spirituale: non voglio

    morire.

    - Questo mi d ragione.

    - Al contrario. Ci pensi: il monaco

    era sereno fino all'intervento del

    discepolo. Pur essendo in punto di

    morte continuava a vivere in un

    istante di presente eterno, al di

    fuori del tempo ed in perfetta

    quiete. Esiste una parola per defi-

    nire questo stato di elevazione:

    satori, che voi tradurreste erronea-

    mente come illuminazione.

    - Erroneamente?

    - L'illuminazione presa di co-

    scienza del trascendente, satori al

    contrario l'intuizione del nulla.

    Prima di venire al mondo non

    provavamo alcuna paura, perch

    quindi dovremmo temere il ri-

    torno a quel principio? Il concetto

    di morte che abbiamo costruito ci

    pone in attesa costante: attendia-

    mo il momento in cui saremo

    talmente soddisfatti di noi stessi

    da poter accettare l'idea di

    abbandonare la vita, senza

    ammettere che questo non arrive-

    r mai, lasciandoci nell'illusione

    di un'apoteosi finale. Anche satori

    attesa, ma attesa del nulla.

    - Quindi qual' stato l'errore del

    discepolo?

    - Il restituire una forma al nulla.

    E' in questo che risiede la perfe-

    zione della mia arte: io non ucci-

    do, dono istantanee di eternit.

    Il gioco aveva ripreso il suo

    ritmo: le pietre nere si infrange-

    vano sui confini come onde, ri-

    traendosi per tornare ancora.

    Nel ro le braci si erano ormai

    spente. Kato sentiva il freddo

    della notte penetrargli tra le pie-

    ghe del keikogi. La fronte

    dell'avversario, al contrario, era

    imperlata di sudore.

    - Ha mai ucciso per vendetta, per

    odio o per salvaguardare in

    qualche modo se stesso?

    - No, mai.

    Le mosse dell'uomo di sussegui-

    vano ormai frenetiche, ben lonta-

    ne dalle eleganti strategie del fu-

    seki; era come se, con l'avanzare

    del gioco, il timore iniziale fosse

    avvampato, trasformandosi in

    rabbia.

    Per quanto l'uomo cercasse di na-

    scondere le emozioni, le sue pie-

    tre parlavano per lui.

    - Conosce Masahiro Adachi, si-

    gnor Dane?

    - No.

    - Fu tra i fondatori della scuola

    del Guerriero Divino, proprio qui

    a Kyoto. Scrisse pochissimo,

    eppure i suoi insegnamenti sono

    tra i pi profondi del bushido. In

    uno di essi racconta come il servo

    di un certo sensei della Spada

    Unica fu convocato da un altro

    personaggio importante, al quale

    aveva fatto uno sgarro. Venuto a

    saperlo il maestro fece chiamare

  • -- 7171 --

    il giovane e gli disse: Hai offeso

    un uomo molto importante ed ora

    mi stato chiesto di mandarti da

    lui. Mi dispiace, ma non posso fa-

    re altrimenti. Non ho dubbi che ti

    uccider. La tua vita ormai fini-

    ta, quindi ti dar la mia spada e,

    se mi ucciderai, sarai libero di

    andartene.

    Il servo rispose: Come pu uno

    come me, senza alcuna destrezza,

    vincere contro uno come te, pa-

    drone? Ti prego di scusarmi.

    Non ho mai affrontato una

    persona furibonda, disse il mae-

    stro mi servir come prova.

    Quindi, visto che sei comunque

    un uomo morto, ti prendo come

    avversario per un esperimento.

    Combatti con tutte le tue forze!

    Mentre duellavano, il maestro

    indietreggi inaspettatamente e

    alla fine si trov con le spalle al

    muro. Vistosi in pericolo cacci

    un urlo e abbatt il servo con un

    solo fendente.

    Voltandosi verso gli allievi che

    assistevano dichiar: Bene, un

    avversario infuriato pericoloso!

    Non fate mai esperimenti del ge-

    nere. Se un servo senza alcuna

    abilit si comporta cos, chiss

    cosa farebbe chi ha un po' di

    addestramento: se combattesse

    quando adirato, nessuno gli po-

    trebbe resistere.

    I discepoli chiesero: Quando sei

    indietreggiato, eri davvero

    incalzato o fingevi di esserlo?

    Ero davvero incalzato rispose il

    maestro. La sua lama era affilata

    e sono indietreggiato senza alcuna

    premeditazione.

    Attorno a loro la quiete della

    notte, in attesa.

    - Perch qui signor Dane?

    - Emanuelle Guibert.

    Il giornalista scatt in piedi, la vo-

    ce strozzata, i pugni chiusi, come

    a stringere brandelli di quel nome

    strappato a forza dal cuore.

    Kato annu appena.

    - Capisco.

    - Ti ricordi di lei? Era una giorna-

    lista del France Soir.

    - Non saprei con certezza.

    - Tre anni fa, a Vladivostok, stava

    indagando sul traffico di armi tra

    Russia e Cina, sulle operazioni

    congiunte della Bratva con le

    Tong di confine e sugli interessi

    di Sergue Pougatchev. Era

    convinta di riuscire a provare il

    coinvolgimento degli oligarchi

    industriali, dello stesso Putin.

    - Si, ora ricordo con precisione,

    una donna molto coraggiosa.

    Il sicario era ancora seduto

    quando Mark estrasse la pistola.

    - Quanto ti hanno pagato, Masao,

    quanto costata la tua perfezio-

    ne? O forse il vostro incontro era

    scritto nel destino? Era stata lei a

    scegliere di morire?

    - Non credo lei voglia davvero

    una risposta.

    Anni di lacrime scendevano sul

    viso dell'uomo divenendo sangue

    alla luce delle lanterne, eppure sul

    suo volto non vi era dolore,

    piuttosto sollievo.

    - Ho passato gli ultimi tre anni a

    cercare: nomi, date, contatti, tutto

    mi riportava a te, al Kisei. Non

    stato facile trovarti, a quanto pare

    di te hanno tutti una fottuta paura.

    Ho perso tutto: amici, soldi, repu-

    tazione! Mi sono immischiato con

    persone orribili, le stesse che ho

    sempre condannato!

    - Ne valsa la pena?

    - Dovevo guardarti in faccia, do-

    vevo essere sicuro che fossi stato

    tu. Sono arrivato a pensare di as-

    soldarti pur di poterti incontrare,

    di compiere azioni terribili per

    farmi notare. Non avrei mai

    pensato che alla fine avresti

    accettato un'intervista. Cazzo, ho

    anche imparato il tuo gioco di

    merda!

    - E ora soddisfatto?

    - Quello non era un obbiettivo, fi-

    glio di puttana! Era mia moglie!

    E tu l'hai uccisa proprio nel suo

    momento pi felice. Era al telefo-

    no con me quando le hai sparato,

    per dirmi che aspettava nostro fi-

    glio!

    Kato chiuse gli occhi.

    - Mi dispiace immensamente.

    Lo sparo ruppe il silenzio.

    La vera risolutezza quando, nel

    mezzo delle alte fiamme che ti

    circondano, ti rendi conto che

    non hai vie d'uscita e ti siedi

    tranquillamente, come se stessi

    fumando del tabacco, conside-

    rando un ricordo nell'imminenza

  • -- 7272 --

    della morte; rinunci a te stesso,

    plachi il pensiero e affronti

    l'avversario immemore del nemi-

    co davanti a te. Il fato in para-

    diso, l'armatura sul torace, il ri-

    sultato nei piedi; combatti

    sempre tenendo in pugno

    l'avversario e non verrai mai feri-

    to. Se combattendo sei pronto a

    morire sopravviverai; se combatti

    cercando di sopravvivere, mori-

    rai. Se pensi di non fare pi ri-

    torno a casa, ci tornerai; se speri

    di ritornare a casa, non la rive-

    drai. Anche se non sbagliato

    pensare che al mondo tutto

    incerto, un guerriero non do-

    vrebbe considerarlo incerto ma

    come totalmente certo. Quando

    totale, questa rinuncia di se di-

    venta la mente imperturbabile. La

    mente imperturbabile il segreto

    della guerra.

    Le parole gli balenarono nella

    mente mentre, con un gesto rapi-

    do, affondava la lama nel bulbo

    oculare dell'uomo e deviava al

    contempo la traiettoria del colpo.

    Il corpo di Mark si afflosci tra le

    sue braccia e lui lo strinse a s, a

    lungo.

    Voci concitate si erano riversate

    in cortile, alcune gridavano il suo

    nome; a Kato non importava, ci

    sarebbe stato tempo per spiegare e

    comunque, come al solito, nessu-

    no avrebbe parlato.

    Sent la tristezza fiorirgli nel

    petto: quel trambusto avrebbe

    fatto scappare gli usignoli.

    Mark Dane. Nel momento stesso

    in cui aveva accettato di

    incontrarlo sapeva gi che

    quell'uomo, divorato dal dolore e

    dall'odio, avrebbe cercato di ucci-

    derlo, senza riuscirci. Ma il vero

    motivo era stato il gioco a sve-

    larlo, mossa dopo mossa. Fin dal

    principio non aveva mirato alla

    conquista, o alla vittoria, ma

    all'annientamento, sia

    dell'avversario che di s stesso.

    In una partita di Go l'anima non

    pu fare a meno di parlare: quella

    di Mark era pronta alla morte,

    anzi, la desiderava.

    Le stelle punteggiavano il cielo,

    petali bianchi sul pelo dell'acqua.

    Pens alla sua casa lontana, ad

    Asuka, sola, nel letto vuoto e Sae-

    ko che sorrideda nel sonno, so-

    gnando Kyrin al galoppo tra le

    nuvole.

    Aveva giurato di non uccidere

    mai per passione, n per vendetta,

    ma se avessero fatto del male a

    sua figlia ne sarebbe davvero

    stato capace?

    Strappato dal vento un petalo

    cadde, solcando il silenzio.

    Sulla goban le pietre narravano ri-

    cordi di vite vissute a chi, in

    quella notte di spiriti e volpi,

    avesse aperto il cuore per ascolta-

    re.

    Kato aveva viaggiato molto, ma

    non era mai stato a Vladivostok,

    n aveva mai sentito il nome di

    Emanuelle. Eppure, guardando il

    sorriso immobile sul volto

    dell'uomo, cap di aver fatto la

    scelta giusta.

    La luce di una lanterna tremol e

    si spense.

    Da lontano i gong del Tempio

    D'Oro cominciarono a suonare.

    Kato alz una mano, leggera, la-

    sciando posare il petalo sul palmo

    aperto.

    Satori.

    Nota dell'autore: il dialogo tra

    Mark e Kato, per quanto inverosi-

    mile, ispirato a un'intervista

    reale concessa nel 1994 a uno

    psicoterapeuta e giornalista italia-

    no da un killer, il cui nome

    ovviamente ignoto. Durante il

    dialogo l'assassino fa pi volte ri-

    ferimento agli insegnamenti della

    chiesa Essena e, tra le righe, rive-

    la di esserne un sacerdote. In due

    casi ho riportato letteralmente la

    frase di risposta, per non falsarne

    il pensiero.

    Il protagonista, Kato Masao,

    prende il nome da un IX Dan di

    Go realmente esistente, sopranno-

    minato appunto "l'Assassino" nei

    circuiti professionisti.

    Note:

    1: antico proverbio cinese.

    2: l'autore e Hojo Ujinaga

    3: parafrasato dall'Ashitaka di

    Masashiro Adachi

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