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Società di mutuo soccorso Il contesto storico di Stefano Maggi Prof. di Storia contemporanea all’Università di Siena Responsabile scientifico della Biblioteca Cesare Pozzo

Società di mutuo soccorso Il contesto storico di Stefano Maggi Prof. di Storia contemporanea allUniversità di Siena Responsabile scientifico della Biblioteca

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Società di mutuo soccorsoIl contesto storico

di Stefano Maggi

Prof. di Storia contemporanea all’Università di Siena

Responsabile scientifico della Biblioteca Cesare Pozzo

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Le origini del mutualismo

• La più antica forma di mutualismo strutturato sembra derivare dai “collegia opificum” (associazioni di artigiani) della Roma antica, che rappresentavano una forma di organizzazione finalizzata ad affrontare i disagi dovuti a malattie, invalidità, guerre, povertà e vecchiaia. Tali collegia costituirono una protezione per diverse categorie professionali, prima del declino barbarico.

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Il mutualismo in epoca moderna

• In epoca moderna le società di mutuo soccorso sono nate, a partire dalla fine del 1700, come associazioni volontarie con lo scopo di migliorare le condizioni materiali e morali dei ceti lavoratori.

• Era una forma nuova di solidarietà reciproca, diversa dalla tradizionale beneficenza, con la quale i ceti più ricchi provvedevano ai poveri, ritenendolo una sorta di dovere morale.

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I principi del mutualismo

• Le società operaie di mutuo soccorso si fondavano sul principio di solidarietà ed erano strettamente legate al territorio in cui nascevano.

• Oltre alla solidarietà fra lavoratori, i punti caratterizzanti erano l’autogestione dei fondi sociali e la questione della moralità. Era infatti frequente trovare negli Statuti norme che vietavano l’elargizione di sussidi nell’ipotesi in cui le malattie fossero state causate dall’abuso di vini e liquori, o norme che vietavano ai soci il gioco d’azzardo.

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Il bisogno di mutualismo

• Le società di muto soccorso nacquero per fare fronte ai bisogni di assistenza e di previdenza manifestatisi nel nuovo contesto sociale che si andava affermando nel corso dell’Ottocento.

• Con il pagamento di una modica quota mensile, garantivano sussidi in caso di malattia, di invalidità o di morte a chi si trovava in una situazione di bisogno.

• Occorre tenere presente che non esisteva all’epoca nessuna forma di servizio sanitario, come non esisteva la pensione: quindi non vi era né previdenza né assistenza e i salari operai erano fermi al puro sostentamento.

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Il mutualismo: un fenomeno urbano

• In caso di malattia del capo famiglia, moglie e figli erano ridotti alla fame, o nella migliore delle ipotesi erano costretti a chiedere aiuto a parenti e amici.

• Se nelle campagne le vecchie famiglie patriarcali allargate consentivano di trovare l’aiuto necessario all’interno della famiglia stessa, nei centri urbani dove i nuclei familiari erano più ristretti, questo aiuto spesso non era disponibile e pertanto il mutuo soccorso divenne una necessità molto sentita.

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Struttura e opera delle società operaie di mutuo soccorso

• Sussidi d’infortunio, di malattia o di morte, scuole serali e cooperative di consumo erano le attività principali svolte dalle società di mutuo soccorso.

• Tutto questo in cambio del pagamento ogni sabato di una quota associativa, in coincidenza con la riscossione della paga che era settimanale.

• Si trattava, come si diceva all’epoca, di “una forma di associazione volta al bene”, nella quale i lavoratori si univano, e proprio grazie all’unione raccoglievano i fondi sufficienti per soccorrere i soci che ne avevano necessità e le loro famiglie.

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Lo sviluppo del mutualismo

• Il maggiore sviluppo si verificò in Piemonte perché in questo Stato il mutualismo poteva contare sulla libertà di associazione prevista dallo Statuto concesso da Carlo Alberto di Savoia nel 1848, il cosiddetto Statuto Albertino, rimasto poi in vigore nel nostro paese per un secolo fino alla Costituzione repubblicana.

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Le due anime del mutualismo• Le società operaie nate nel

Piemonte sabaudo erano in gran parte emanazioni paternalistiche, sorte con l’appoggio delle autorità o di esponenti borghesi estranei al mondo del lavoro.

• Le società liguri, che subirono l’influsso di Giuseppe Mazzini, rappresentarono invece una forza per l’organizzazione democratica con funzioni di propaganda politica.

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La consistenza delle società di mutuo soccorso

• Nel 1864 il Ministero di agricoltura, industria e commercio pubblicò la prima statistica post-unitaria delle società di mutuo soccorso aggiornata al 31 dicembre 1862.

• L’indagine rilevò la presenza di 443 società operaie concentrate in Piemonte, Liguria, Emilia, Lombardia, Toscana e Umbria.

• Le 408 società che fornirono al Ministero il numero degli aderenti contarono 111.608 soci effettivi.

• Il Comune di Milano contò 38 società operaie alle quali aderivano 9.923 soci, Torino 13 con 14.864 associati.

• 267 società erano aperte a tutte le professioni e i mestieri, mentre 155 erano costituite sulla base di un’unica professione.

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Il riconoscimento giuridico• Un fenomeno così consistente richiese una presa d’atto da

parte dello Stato, che arrivò con la legge 15 aprile 1886 n. 3.818, tuttora in vigore in alcune parti.

• Tale legge regolava quelle società che avevano lo scopo di assicurare ai soci un sussidio nei casi di malattia, di impotenza al lavoro o di vecchiaia, ovvero un aiuto alle loro famiglie in caso di decesso.

• Le componenti più avanzate del movimento mutualistico si opposero però a questa legge, perché imponendo forti vincoli di controllo, come l’obbligo di trasmettere ogni anno al Ministero di Agricoltura Industria e Commercio copia dello statuto e del bilancio.

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Il mutualismo tra i ferrovieri

• Nel contesto di ampia crescita associativa del mutualismo, si inserirono i ferrovieri, che allora rappresentavano, in un’Italia quasi esclusivamente agricola, i lavoratori industriali più numerosi e soprattutto più diffusi nel territorio nazionale.

• La prima organizzazione dei ferrovieri risale al 1862, quando venne fondato a Torino, presso il deposito locomotive, un sodalizio con lo scopo di soccorrere i familiari dei soci in caso di decesso.

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Il treno simbolo del progresso

• Quando l’associazionismo cominciò a diffondersi nella mentalità dei lavoratori, il continuo viaggiare per l’Italia e gli scambi di idee che questa tipologia d’impiego comportava, resero sorprendentemente veloce la diffusione di società di mutuo soccorso.

• I ferrovieri erano del resto i principali portatori di progresso, vera e propria guida per gli altri lavoratori.

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La società dei macchinisti

• Il primo maggio 1877 venne fondata a Milano la Società di mutuo soccorso fra i macchinisti e fuochisti della Ferrovia Alta Italia, antenata dell’attuale Mutuo soccorso Cesare Pozzo.

• Si trattava della prima organizzazione di mestiere che unisse lavoratori sparsi in numerosi impianti ferroviari del nord della penisola.

• L’importanza e la forza di quella che divenne ben presto nota come la “Macchinisti e Fuochisti” stava nel suo carattere professionale, cioè nel riunire addetti aventi i medesimi bisogni e le stesse rivendicazioni da sostenere.

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Il manifesto di propaganda

“In mezzo alle tante Società di Mutuo Soccorso sorte da ogni parte, ne mancava una che raccogliesse una classe numerosa e bisognevole di soccorsi, qual è quella dei Macchinisti e Fuochisti della ferrovia

dell’Alta Italia. Noi tutti che lavoriamo, ascritti alla grandiosa istituzione di queste Ferrovie, qualunque sia il nostro Deposito, abbiamo le stesse necessità, gli stessi desideri, e tendiamo tutti

verso quello stesso miglioramento che il nostro assiduo lavoro ci fa sperare... Noi non vogliamo unirci, né per sospendere, né per

impedire, né per rincarare i lavori; vogliamo solamente ripararci dalle disgrazie che ci possono colpire, vogliamo poter legalmente

aiutare i fratelli che soffrono... Unitevi tutti con noi, se volete compiere qualche cosa di utile; perché è

coll’unione di tutti, che noi, poveri e deboli come siamo, se isolati, potremo diventare una forza”.

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La prima assemblea generale

• Il 6 luglio 1878 si tenne a Milano la prima adunanza generale della Macchinisti e Fuochisti, allo scopo di approvarne lo statuto costitutivo. Il numero dei delegati si era accresciuto rispetto alle precedenti riunioni e dal deposito locomotive di Pontedecimo, nei pressi di Genova, arrivò Cesare Pozzo, che allora aveva 25 anni.

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L’estensione nazionale della mutua

• Nel 1885, per opera di Pozzo, la mutua dei macchinisti e fuochisti si aprì a tutta l’Italia e assunse il nome di Società di mutuo soccorso fra macchinisti e fuochisti delle ferrovie italiane.

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Cesare Pozzo presidente

• Pozzo divenne presidente della Macchinisti e Fuochisti nell’aprile 1886, conferendo all’associazione lo slancio morale e amministrativo necessario per affermarsi definitivamente nella stima dei lavoratori.

• Egli rimase presidente fino al 1889, quando lasciò la carica perché trasferito da Milano nella lontana Moretta, in provincia di Cuneo dai dirigenti della compagnia ferroviaria su richiesta del prefetto. Si temeva infatti che stesse preparando uno sciopero di ferrovieri. Rimase tuttavia l’anima della mutua anche in seguito, fino alla morte nel 1898.

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La figura di Cesare Pozzo

• Cesare Pozzo fu autore di una grande quantità di scritti di propaganda e di rivendicazione per il miglioramento delle dure condizioni di lavoro. Inoltre tenne numerosi incontri e conferenze in tutta Italia.

• Dal suo eccezionale lavoro, Pozzo non ricavò onori, carriera o denaro e fu anzi sempre pronto a rinunciare a quanto gli veniva offerto in virtù della posizione di leader dei ferrovieri, dai seggi di consigliere comunale, alla carriera di capo deposito, alle candidature parlamentari.

• Senza mai tirarsi indietro, svolse sempre con abnegazione il duro servizio di macchinista nei depositi locomotive di mezza Italia, con tanti trasferimenti punitivi dovuti alla sua attività mutualistica e poi sindacale.

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La morte di Cesare Pozzo

• Con la repressione del 1898 e lo scioglimento di tutto quanto il movimento operaio aveva costruito, Pozzo vide crollare i valori in cui aveva creduto e si gettò sotto le ruote della locomotiva alle porte di Udine, la città dove aveva a lungo lavorato negli anni ’70.

• Nel maggio 1898 era però pronta la sede della società di mutuo soccorso, costruita come Casa del ferroviere, sul modello delle case del popolo allora in crescita in tutta Italia.

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Necrologio di Cesare Pozzo• Adatto a ricordarne le eccezionali qualità è il necrologio apparso sul

giornale “Avanti” del 20 maggio 1898:

“Di carattere tenacissimo, mai fu fiaccato dalle persecuzioni dell’amministrazione a cui sempre tenne testa, senza esserne per un

solo istante sconfortato. Era di mente elettissima, ed oltre le sue qualità d’uomo d’azione, stanno ad attestarlo il numero grandissimo dei suoi scritti, d’indole tecnica, storica e di

propaganda. Il suo stile era sobrio, corretto, lucidissimo, i suoi scritti densi di pensiero, rivelavano anziché‚ un autodidatta, un

uomo che avesse ricevuto in un corso regolare di studi, una coltura superiore... Il suo nome sarà segnato a caratteri d’oro nella storia

delle organizzazioni operaie…”.

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Il primo Novecento• Con il primo Novecento, si

affermò la legislazione sociale: nel 1904 fu estesa l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e nel 1912 venne costituito l’INA, con il compito di estendere la previdenza per invalidità e vecchiaia.

• La mutua dei macchinisti e fuochisti continuò comunque a svilupparsi, anche grazie ai sussidi per i problemi penali e civili legati al lavoro di macchinista che comportava grandi responsabilità personali.

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Lo sciopero del 1905

• Nell’aprile 1905 nella sede della mutua fu proclamato lo sciopero dei ferrovieri, che rappresentò il primo sciopero nazionale di categoria della storia italiana.

• A fianco il disegno che raffigura l’evento sulla copertina della “Domenica del Corriere”.

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Gli anni ’20

• Al 31 dicembre 1924 risultavano presenti nel territorio nazionale 2.130 mutue giuridicamente riconosciute, con 366.826 soci e 21.578 socie, e 3.589 mutue non riconosciute con 439.410 soci e 57.579 socie, in totale 5.719 mutue con 885.393 iscritti, un fenomeno quindi dal largo seguito popolare e dalla notevole importanza economica.

• L’anno successivo il regime fascista sciolse la Federazione italiana delle Società di mutuo soccorso, per la sua “attività apertamente in contrasto coi fini nazionali”.

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Le mutue sotto il fascismo• Potendo continuare a esistere come associazioni di fatto, alcune

mutue operarono una tenace resistenza al fascismo, che dovette emanare continuamente circolari per far cessare, ad esempio, l’uso di simboli e bandiere pre-fasciste.

• Dopo l’epurazione dei ferrovieri voluta da Mussolini, la mutua dei macchinisti era divenuta per molti ferrovieri un luogo di rifugio, fino a costituire una cooperativa di costruzione case al fine di dar lavoro ai soci rimasti disoccupati. Questo fatto non sfuggì alle autorità di pubblica sicurezza, portando nel settembre 1928 a sciogliere il consiglio di amministrazione e a nominare un commissario straordinario, che cercò di far confluire la mutua nell’Istituto nazionale di previdenza e di credito per il personale delle comunicazioni. Ma il tenace rifiuto dei soci portò a continui rinvii.

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L’autonomia della Macchinisti e Fuochisti

• In un documento del ’30 si legge: “colpire oggi la Mutua Macchinisti e Fuochisti, che tanto ha dato senza nulla mai chiedere, significa colpire al cuore il movimento dell’assistenza e della mutualità”.

• Alla fine, nel 1936, si rinunciò del tutto alla fusione e il nuovo capo compartimento di Milano autorizzò la mutua a riscuotere le quote mensili negli stessi locali della stazione centrale dove si pagavano gli stipendi, quindi senza nascondersi in alcun modo.

• La Mutua Macchinisti e Fuochisti aveva quindi salvato la propria autonomia senza scendere a imbarazzanti compromessi con il regime.

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La riorganizzazione dopo la guerra• Il sodalizio aveva sempre rappresentato nel corso del

ventennio un punto di riferimento per la categoria e nel 1945, nel giro di pochi mesi la Mutua raggiunse 5.000 iscrizioni, crescendo ulteriormente negli anni successivi.

• Il nuovo nome dal 1947 fu Mutua del personale di macchina delle Ferrovie dello Stato.

• Nel corso degli anni ‘60 e ‘70, la Mutua rafforzò la propria presenza per l’antico prestigio e per la specificità del lavoro in ferrovia sempre soggetto al rischio di infortuni e di incidenti.

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La mutua dagli anni ’70

• La svolta per la vecchia Macchinisti e Fuochisti avvenne nel 1977 sotto la guida di Gabriele Ferri, quando venne modificato l’articolo 1 dello statuto, cambiando la denominazione in Società di mutuo soccorso fra ferrovieri F.S. Già dal marzo 1976 il sodalizio era stato aperto a tutti i ferrovieri.

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Dopo il 1977

• Dal 1977 la Società di mutuo soccorso cominciò la forte crescita che l’avrebbe portata in breve tempo a diventare in assoluto la più grande d’Italia. Nello stesso anno 1977, durante le celebrazioni per il centenario, veniva costituita la Biblioteca Cesare Pozzo, nel 1979 usciva il primo numero del giornale sociale “Il Treno”, nel 1980 la mutua veniva aperta a tutti i lavoratori dei trasporti e l’anno successivo superava i 30.000 soci, che un decennio dopo sarebbero divenuti oltre 80.000.

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La mutua degli ultimi 20 anni

• Il 15 maggio 1986, dopo l’apertura del 1980, la mutua assunse di il nome di Società nazionale di mutuo soccorso fra ferrovieri e lavoratori dei trasporti.

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La mutua degli ultimi 20 anni

• Dal 22 novembre 1994 ha preso il nome di Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo.

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Il movimento mutualistico nel secondo Novecento

• Il movimento mutualistico delle origini, è stato schiacciato dagli sviluppi delle sue filiazioni (come le cooperative di consumo) e dall’intervento dello Stato con la legislazione sociale.

• L’enorme patrimonio storico e il non trascurabile patrimonio economico accumulati dai lavoratori in quasi due secoli di associazione mutualistica, nel secondo Novecento sono dunque rimasti in ombra, e un gran numero di piccole e piccolissime società di mutuo soccorso si sono dedicate solo a scopi di intrattenimento, limitandosi a gestire edifici e luoghi di svago ereditati dal passato, come i circoli ricreativi.

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Il movimento mutualistico nel secondo Novecento

• Importante è rilevare come lo stesso termine “mutua” abbia assunto a partire dagli anni ’50 un significato diverso da quello originario, indicando gli istituti di gestione delle assicurazioni sociali deputate all’assistenza contro le malattie; cioè tutte quelle “mutue” obbligatorie di categoria – spesso fonte di sperequazione tra i lavoratori – che solo a fine anni ‘70 sono confluite nel Servizio sanitario nazionale.

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Il movimento mutualistico nel secondo Novecento

• Perfino una serie di espressioni colloquiali, dure a estinguersi presso le vecchie generazioni, sono derivate da tale situazione, ad esempio “avere la mutua” che significava avere l’assistenza sanitaria pagata, o “mettersi in mutua” come sinonimo di farsi riconoscere malato o inabile al lavoro.

• Questa percezione, molto diffusa a livello di “senso comune” della gente, ha offuscato finora il vero valore del mutualismo come unione volontaria e solidaristica e persino il suo riconoscimento da parte dell’opinione pubblica.

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Il mutuo soccorso: una nuova visione

• A fine Novecento, soltanto le società mutualistiche più solide hanno continuato a operare nel settore sanitario, offrendo prestazioni anche innovative.

• Oggi la riduzione dello stato sociale e i nuovi bisogni emergenti, collegati agli scenari della globalizzazione possono costituire l’occasione di un rilancio, purché la mutua riesca a operare nell’inedito scenario di competizione che tutti stiamo vivendo sulla nostra pelle.

• Per questo occorre una gestione adeguata al contesto presente, e la capacità di comunicare il grande valore della solidarietà che viene dal passato, ma che è quanto mai attuale: non è nostalgia, è identità.