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Si parla di noi Rubrica 29 la Stampa 14/10/2014 SCUOLA, IL CONTO DELLA FUGA SUPERA I 100 MILIARDI L'ANNO (F.Amabile) 2 46 il Sole 24 Ore 14/10/2014 ACCORDO CON IL MIUR SUL TIROCINIO IN UNIVERSITA' (M.c.d.) 3 38 Italia Oggi 14/10/2014 COMPLETAMENTO A DOPPIA FACCIA (A.Di geronimo) 4 38 Italia Oggi 14/10/2014 PENSIONI, DEROGHE ALL'ACCESSO PER I PRIVATI. PER I DOCENTI DI QUOTA 96 RESTA UNA PORTA SBATTUTA... (N.Mondelli) 5 39 Italia Oggi 14/10/2014 FARSI LA VISITA MEDICA? UN CAOS (C.Forte) 6 40 Italia Oggi 14/10/2014 ANCHE GLI INDUSTRIALI HANNO LE LORO COLPE SE LA SCUOLA E' LONTANA DALLA VITA (R.Pellegatta) 7 40 Italia Oggi 14/10/2014 INSEGNANTI RECLUTATI DALLA RETE (G.Scancarello) 8 41 Italia Oggi 14/10/2014 L'UNIONE EUROPEA SBARCA IN CLASSE (M.Dei) 9 45 Gazzetta di Parma 14/10/2014 AL VIA I CANTIERI PER ARTE E MUSICA 10 12 Il Giorno - Ed. Grande Milano 14/10/2014 DAVIDE E' ANCORA SENZA SOSTEGNO "TROPPE PORTE CHIUSE IN FACCIA" 11 5 il Manifesto 14/10/2014 SCUOLA: IN ARRIVO LA SENTENZA SUI PRECARI 12 43 Il Quotidiano del Sud 14/10/2014 IL LEOPARDI DI MARTONE FILM EVENTO ANCHE A SCUOLA 13 6 Il Secolo XIX 14/10/2014 "NEO ASSUNTI, ZERO CONTRIBUTI PER 3 ANNI" (I.Lombardo) 14 17 Il Tirreno - Ed. Lucca 14/10/2014 LA MINISTRA TORNA NELLA SUA SCUOLA 16 Ilfogliettodellaricerca.it 14/10/2014 LA BUONA SCUOLA TARGATA RENZI SI AFFIDA ALL'HACKATHON 17 Ilsussidiario.net 14/10/2014 SCUOLA/ PERCHE' LA RIFORMA RENZI-GIANNINI NON SCALDA GLI ANIMI? 21 51 La Provincia (CO) 14/10/2014 A SCUOLA CON IL PROFESSORE IN TASCA (C.Lavalle) 23 5 La Repubblica - Cronaca di Roma 14/10/2014 PIANO ANTI-OMOFOBIA PER 25MILA STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI (S.g.) 24 9 la Repubblica - ed. Torino 14/10/2014 LA "BUONA SCUOLA" SERIE DI INCONTRI ORGANIZZATI DAL CIDI PER LA CONTROPROPOSTA 25 35 Mattino di Padova e catena Veneta 14/10/2014 ADDIO A DEMATTE', CHE SAPEVA PARLARE AI RAGAZZI 26 OrizzonteScuola.it 14/10/2014 RIFORMA SCUOLA. I DANNI ECONOMICI PER GLI INSEGNANTI: DAL BLOCCO DEL CONTRATTO AI NUOVI SCATTI PER M 27 Scuola24.Ilsole24ore.com 14/10/2014 L'ABBANDONO SCOLASTICO CI COSTA TRA I 21 E 106 MILIARDI DI EURO 29 Scenario politico Rubrica 1 il Mattino 14/10/2014 AULE TERRA DI NESSUNO E' ORA DI INTERVENIRE (P.Treccagnoli) 31 33 il Mattino 14/10/2014 IL BUCO NERO DELLE TELECAMERE LA GIANNINI: SONO SCONCERATA (E.Romanazzi) 32 16 la Gazzetta del Mezzogiorno 14/10/2014 SCUOLA SUPERIORI DA 5 A 4 ANNI? PRIMA SI DISCUTE... (A.Sasso) 34 Lavoro Rubrica VII la Gazzetta del Mezzogiorno 14/10/2014 "STUDENTI DISABILI SENZA PROF DA ASSEGANRE ALTRI 600 POSTI 35 Sommario Rassegna Stampa Pagina Testata Data Titolo Pag.

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Si parla di noiRubrica

29 la Stampa 14/10/2014 SCUOLA, IL CONTO DELLA FUGA SUPERA I 100 MILIARDI L'ANNO(F.Amabile)

2

46 il Sole 24 Ore 14/10/2014 ACCORDO CON IL MIUR SUL TIROCINIO IN UNIVERSITA' (M.c.d.) 3

38 Italia Oggi 14/10/2014 COMPLETAMENTO A DOPPIA FACCIA (A.Di geronimo) 4

38 Italia Oggi 14/10/2014 PENSIONI, DEROGHE ALL'ACCESSO PER I PRIVATI. PER I DOCENTI DIQUOTA 96 RESTA UNA PORTA SBATTUTA... (N.Mondelli)

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39 Italia Oggi 14/10/2014 FARSI LA VISITA MEDICA? UN CAOS (C.Forte) 6

40 Italia Oggi 14/10/2014 ANCHE GLI INDUSTRIALI HANNO LE LORO COLPE SE LA SCUOLA E'LONTANA DALLA VITA (R.Pellegatta)

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40 Italia Oggi 14/10/2014 INSEGNANTI RECLUTATI DALLA RETE (G.Scancarello) 8

41 Italia Oggi 14/10/2014 L'UNIONE EUROPEA SBARCA IN CLASSE (M.Dei) 9

45 Gazzetta di Parma 14/10/2014 AL VIA I CANTIERI PER ARTE E MUSICA 10

12 Il Giorno - Ed. Grande Milano 14/10/2014 DAVIDE E' ANCORA SENZA SOSTEGNO "TROPPE PORTE CHIUSE INFACCIA"

11

5 il Manifesto 14/10/2014 SCUOLA: IN ARRIVO LA SENTENZA SUI PRECARI 12

43 Il Quotidiano del Sud 14/10/2014 IL LEOPARDI DI MARTONE FILM EVENTO ANCHE A SCUOLA 13

6 Il Secolo XIX 14/10/2014 "NEO ASSUNTI, ZERO CONTRIBUTI PER 3 ANNI" (I.Lombardo) 14

17 Il Tirreno - Ed. Lucca 14/10/2014 LA MINISTRA TORNA NELLA SUA SCUOLA 16

Ilfogliettodellaricerca.it 14/10/2014 LA BUONA SCUOLA TARGATA RENZI SI AFFIDA ALL'HACKATHON 17

Ilsussidiario.net 14/10/2014 SCUOLA/ PERCHE' LA RIFORMA RENZI-GIANNINI NON SCALDA GLIANIMI?

21

51 La Provincia (CO) 14/10/2014 A SCUOLA CON IL PROFESSORE IN TASCA (C.Lavalle) 23

5 La Repubblica - Cronaca di Roma 14/10/2014 PIANO ANTI-OMOFOBIA PER 25MILA STUDENTI DELLE SCUOLESUPERIORI (S.g.)

24

9 la Repubblica - ed. Torino 14/10/2014 LA "BUONA SCUOLA" SERIE DI INCONTRI ORGANIZZATI DAL CIDIPER LA CONTROPROPOSTA

25

35 Mattino di Padova e catena Veneta 14/10/2014 ADDIO A DEMATTE', CHE SAPEVA PARLARE AI RAGAZZI 26

OrizzonteScuola.it 14/10/2014 RIFORMA SCUOLA. I DANNI ECONOMICI PER GLI INSEGNANTI: DALBLOCCO DEL CONTRATTO AI NUOVI SCATTI PER M

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Scuola24.Ilsole24ore.com 14/10/2014 L'ABBANDONO SCOLASTICO CI COSTA TRA I 21 E 106 MILIARDI DIEURO

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Scenario politicoRubrica

1 il Mattino 14/10/2014 AULE TERRA DI NESSUNO E' ORA DI INTERVENIRE (P.Treccagnoli) 31

33 il Mattino 14/10/2014 IL BUCO NERO DELLE TELECAMERE LA GIANNINI: SONOSCONCERATA (E.Romanazzi)

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16 la Gazzetta del Mezzogiorno 14/10/2014 SCUOLA SUPERIORI DA 5 A 4 ANNI? PRIMA SI DISCUTE... (A.Sasso) 34

LavoroRubrica

VII la Gazzetta del Mezzogiorno 14/10/2014 "STUDENTI DISABILI SENZA PROF DA ASSEGANRE ALTRI 600 POSTI 35

Sommario Rassegna Stampa

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YOU ARE HERE: NOTIZIE EDITORIALI/1 LA “BUONA SCUOLA” TARGATA RENZI SI AFFIDA ALL'HACKATHON

La “buona scuola” targata Renzi si affidaall'hackathon

IL FOGLIETTO DELLA RICERCA

di Adriana Spera

“Per fare la buona scuola non basta solo un Governo. Ci

vuole un Paese intero”. Con questo slogan il governo, forse

meglio il premier, intende avviare una consultazione, chissà

quanto vera, con gli italiani “Perché ci aiutino a migliorare le

proposte, a capire cosa manca, a decidere cosa sia più

urgente cambiare e attuare”.

Non possiamo credere che un docente, quale è il ministro dell'istruzione, possa intendere per riforma

un intervento sulle piante organiche o l' estensione del decreto legislativo n. 150 del 2009, meglio

noto come “riforma Brunetta”, agli insegnanti. Né si può parlare di riforma a proposito degli interventi

(peraltro minimali) sull'edilizia scolastica o per la digitalizzazione del Miur.

Tuttavia, nella consultazione ad oggi non è ancora chiaro se rientrerà quella con i sindacati degli

insegnanti. Forse a quelli che si misurano ogni giorno sul campo con i problemi, a chi ha qualche

nozione di pedagogia, è difficile far credere che con gli slogan si possa innovare la scuola.

E dire che, scorrendo le prime due pagine del documento "La buona scuola. Facciamo crescere il

paese", quando si leggono frasi come: “all'Italia serve una buona scuola che sviluppi nei ragazzi la

curiosità per il mondo e il senso critico che stimoli la loro creatività”, si spera che l'epoca buia di

Moratti e Gelmini sia definitivamente chiusa. Una pia illusione, perché entrando nel dettaglio ci si

accorge che al peggio ormai non c'è fine.

“Lanciamo un piano straordinario per assumere a settembre 2015 150.000 docenti: tutti i precari

storici, i vincitori e gli idonei dell'ultimo concorso. Bandiamo, nello stesso tempo, un nuovo concorso

per permettere ad altri 40.000 abilitati all'insegnamento di entrare in ruolo sostituendo tra 2016 e 2019

i colleghi che andranno in pensione”.

Bene, finalmente si chiude l'orrenda piaga del precariato che tanto incide sulla vita di migliaia di

insegnanti e si torna al dettato costituzionale. Tante volte ci siamo chiesti come si possa fare un

lavoro così difficile e delicato senza avere alcuna certezza sul proprio futuro. Ma che andranno a fare i

“nuovi assunti”? In 50.000 copriranno le cattedre scoperte; 18.000 insegnanti di musica, storia, arte e

sport, oggi senza cattedra, andranno a rafforzare l'offerta formativa; 60.000 saranno utilizzati nelle

scuola dell'infanzia e nelle elementari per le supplenze, per sostenere i passaggi da una scuola

all'altra e nel tempo pieno; 20.000 saranno assunti nelle scuole secondarie di primo e secondo grado

come “organico dell'autonomia”, ossia, “a disposizione di scuole, o di reti di scuole, sia per svolgere

altri compiti legati all'autonomia e all'ampliamento dell'offerta formativa (insegnamenti extra-

curricolari, predisposizione di contenuti innovativi per la didattica, progettualità di vario tipo,

affiancamento ai tirocinanti, ecc.); sia, per coprire una parte delle supplenze brevi”.

Insomma, nasce l'insegnante à la carte.

Ma non basta, cadrà l'attuale “vincolo di destinazione” in base al quale si insegna nella provincia dove

si è inseriti in graduatoria e si potrà essere destinati anche ad altra regione.

I primi ad essere usati come jolly saranno i docenti di materie che non ci sono più (steno-dattilografia,

economia domestica, ecc), che dovranno riconvertirsi e insegnare materie affini. Se vi saranno

rinunce si provvederà ad assumere innanzitutto i laureati in scienze della formazione primaria vecchio

ordinamento e i cosiddetti congelati SISS rimasti fuori dalle graduatorie. Ma il premier è al corrente

dell'ammontare delle buste paga degli insegnanti? In molti casi le rinunce saranno inevitabili.

Insomma, “grazie al piano straordinario di assunzioni sarà possibile intervenire in modo efficace sulla

scuola dell’infanzia e primaria per avere una crescita sana dei nostri bambini (educazione fisica) e lo

MARTEDÌ 14 OTTOBRE 2014 00:00

di Flavia Scotti Dopo la vicenda che abbiamo raccontato e documentato con un articolo apparso sul Foglietto della scorsa settimana, in materia di reclutamento di un addetto stampa per l’evento...

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sviluppo della loro sensibilità e del loro spirito critico (musica, educazione artistica). Ci sarà la

possibilità di una maggiore continuità didattica e di più classi a tempo pieno. Il conseguente

potenziamento della scuola primaria e della secondaria di primo grado si accompagnerà alle altre

misure, quali soprattutto il rafforzamento del binomio scuola-lavoro, previste per le scuole secondarie

di secondo grado, capaci di contrastare anche la dispersione scolastica.“(sic!)

La novità è questa: si “innova” rafforzando il binomio scuola-lavoro piuttosto che inserendo gli asili

nido nel percorso educativo. Per rilanciare il lavoro e dare pari opportunità bisogna partire da lì, aprire

asili nido in tutti i comuni, incentivare le aziende ad aprirne. Così come avviene in tutti i paesi più

evoluti.

Per assumere questi 148mila “nuovi” docenti si dice che saranno necessari 3 miliardi di euro, ma

facendo meglio i conti sembrerebbero almeno 4,5 a meno che non si voglia anche ridurre

ulteriormente lo stipendio dei neo assunti.

Nel 2016, e poi ogni 2 anni, dovrebbe essere bandito un concorso a cui potranno partecipare, in

prima battuta, gli abilitati. In futuro, si prevede di riformare gli ordinamenti universitari, aggiungendo un

ulteriore biennio specialistico a numero chiuso, improntato alla didattica e alla pedagogia, concluso il

quale l'aspirante docente dovrà superare un tirocinio a scuola della durata di sei mesi. Sarà abilitato

solo se otterrà dalla stessa scuola un giudizio positivo sul lavoro svolto. Se la valutazione sarà

negativa, potrà riprovarci solo un'altra volta.

Altro capitolo è quello della formazione: “bisogna rendere realmente obbligatoria la formazione, e

disegnare un sistema di Crediti Formativi (CF) da raggiungere ogni anno per l’aggiornamento e da

legare alle possibilità di carriera e alla possibilità di conferimento di incarichi aggiuntivi. Questa

formazione obbligatoria ...dovrà essere definita a livello di Istituto ...dovrà fondarsi sul superamento di

approcci formativi a base teorica, e dovrà essere mutata invece in un modello incentrato sulla

formazione esperienziale tra colleghi, attraverso la creazione di una rete di formazione permanente

dei docenti”. In altre parole, i docenti si formeranno a vicenda, aiutati dalle associazioni professionali

mentre un’attenzione particolare sarà data alla “formazione dei docenti al digitale”. Le reti di scuole

individueranno un docente di riferimento che “sarà referente per i propri colleghi e loro sostegno per le

pratiche di innovazione didattica”.

Pensavamo che fosse ora di fare della buona formazione, smettendola di ricorrere a corsi tanto

scadenti quanto costosi, a volte scelti fra enti amici dei politici, e passando a corsi di formazione

presso le università.

Ma quel che è peggio è che si mette in moto un meccanismo per creare docenti di serie A e docenti di

serie B. Nasce la figura del mentor, ossia del docente che: “coordina le attività di formazione degli

altri colleghi, compresa la formazione tra pari, accompagna il percorso dei tirocinanti ... e in generale

aiuta il preside (ma non si chiamavano dirigenti scolastici? ndr) e la scuola nei compiti più delicati

legati alla valorizzazione delle risorse umane nell'ambito della didattica”. “Scelto dal Nucleo di

Valutazione interno, tra i docenti che per tre trienni consecutivi hanno avuto uno scatto di

competenza”. Rimangono in carica per tre anni e possono essere riconfermati, retribuiti con una

indennità di posizione e nel loro ruolo continuano “a maturare, triennalmente, i crediti formativi,

didattici e professionali”. In altri termini, saranno sempre gli stessi a prendere gli scatti stipendiali.

Con questa proposta, il contestato d.lgs n. 150/09, ideato dall’allora ministro della semplificazione,

Brunetta, entra a scuola. “E' necessario ripensare la carriera dei docenti, per introdurre elementi di

differenziazione basati sul riconoscimento di impegno e meriti oltre che degli anni trascorsi

dall’immissione in ruolo. Occorre quindi, prima di ogni altra cosa, un nuovo status giuridico dei

docenti, che consenta incentivi economici basati sulla qualità della didattica, la formazione in

servizio, il lavoro svolto per sviluppare e migliorare il progetto formativo della propria scuola”. “Ogni 3

anni, due terzi (66%) di tutti i docenti di ogni scuola (o rete di scuole) avranno diritto ad uno scatto

di retribuzione. Si tratterà del 66% di quei docenti della singola scuola (o della singola rete di

scuole) che avranno maturato più crediti nel triennio precedente”. Lo stesso meccanismo sarà

esteso anche al personale Ata.

Sarà istituito un registro pubblico dei docenti in cui saranno registrati curriculum e crediti di ognuno. I

dirigenti scolastici potranno consultare l'elenco e scegliere i migliori per potenziare la propria scuola.

“Affinché progressivamente tutti i docenti abbiano, nel corso della loro carriere la possibilità di

svolgere tanti lavori diversi ma complementari – dal fare lezione in classe, allo sviluppare la

progettualità extra-curriculare, al seguire la formazione dei tirocinanti – che contribuiscono, tutti, a

migliorare i progetti formativi delle scuole e in generale a far crescere i ragazzi”.

Ciascuna scuola, pubblica e paritaria, dovrà sviluppare un piano triennale di miglioramento che, se

positivamente valutato, sarà finanziato. Alla valutazione concorrerà anche il successo scolastico degli

studenti. Come dire che più promossi ci saranno, più sarà certo e alto il finanziamento.

Sarà costituita un'anagrafe delle scuole in cui sarà dato conto, oltre che dei suddetti piani di

miglioramento, dei risultati raggiunti, dell'organico, della situazione degli edifici, del bilancio, delle

interazioni con il territorio (partenariati con imprese, fondazioni, enti locali, eventi).

La scuola targata Renzi riflette a pieno la sua idea di governo (del paese e del partito di cui è

segretario) dove è uno solo a decidere. Nella scuola il dominus sarà sempre più il dirigente

scolastico, che accederà al ruolo mediante corso-concorso presso la Scuola superiore di pubblica

amministrazione, perché “occorre puntare sullo sviluppo di competenze professionali connesse alla

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promozione della didattica e della qualificazione dell'offerta formativa”. Ma una scuola che seleziona

tutti i dirigenti amministrativi dello Stato è idonea a selezionare chi si deve occupare di didattica? Una

contraddizione, come la previsione di presidi manager ma affiancati da un “Direttore dei Servizi

Generali e Amministrativi, suo braccio esecutivo per la parte di gestione contabile”.

I presidi verranno valutati e controllati da ispettori “reclutati per chiamata su progetto e competenze

documentabili” fra i presidi stessi.

Non bastava lo Sbloccaitalia (ribattezzato dai più Rottamaitalia) arriva anche lo sbloccascuola, perché:

“Serve fare, direttamente con i dirigenti scolastici, i docenti e il personale amministrativo, una

ricognizione dettagliata delle 100 misure più fastidiose, vincolanti e inutili che l’amministrazione

scolastica ha adottato nel corso dei decenni decenni, e abrogarle tutte insieme, con un unico

provvedimento “Sblocca Scuola””. Pensavamo che il tempo dei Calderoli fosse finito!

Leggendo: “Vogliamo che la scuola diventi il filo forte di un tessuto sociale da rammendare. Che

ritorni ad essere centro inclusivo e gravitazionale di scambi culturali, creativi, intergenerazionali,

produttivi.” abbiamo sperato in un progetto forte che riportasse l'istituzione scolastica al centro delle

comunità territoriali, invece subito dopo troviamo la frase: “Per liberare la scuola ci vuole più

connessione, anzitutto digitale“.

Anche quella che sembrava una vera innovazione, le scuole aperte oltre l'orario curricolare, risulta

essere una roba ben diversa da ciò che ci si aspetterebbe. Scuole aperte non per contrastare la

dispersione scolastica, non per aiutare gli alunni più in difficoltà, non per aiutare chi ha genitori che

lavorano fino a tardi o poco scolarizzati. Scuole aperte non per garantire pari opportunità di successo

formativo ma per “coinvolgere le associazioni che si occupano di progetti educativi, culturali e

sociali diretti a ragazzi e famiglie e dare a famiglie e associazioni del territorio (terzo settore)

luoghi fisici per sviluppare progettualità.” Come se non bastassero i tanti spazi già assegnati e non

sempre con criteri trasparenti ad associazioni.

Ma non basta, a realtà esterne verranno assegnati fondi europei per gestire i “laboratori del territorio”

ossia “nuovi spazi formativi a disposizione della scuola, ma non sotto la sua gestione diretta, se non

attraverso modelli “a rete” ”, perché “aprire la scuola significa mobilitare persone e competenze

esterne”. E come se non bastasse si vuole avviare un “piano di servizio civile per la buona scuola”,

aperto a singoli e dipendenti di imprese.

Per insegnare, come è noto, occorrono competenze specifiche che può avere, di certo, un ex

insegnante ma non una persona qualsiasi. Questo, in realtà, sembra essere soltanto un modo per

privatizzare parti del percorso educativo, assegnandolo al privato sociale e al terzo settore.

Ma veniamo alla revisione dei programmi educativi.

Nel capitolo cultura in corpore sano: musica, storia dell'arte e sport, si dice: “Nel corso degli anni la

scuola ha indebolito la sua capacità di trasmissione di un patrimonio storico, culturale e creativo

unico al mondo. Un patrimonio che è molto di più di una semplice tradizione da ricordare: è ciò che

contraddistingue la nostra identità, e che alimenta la nostra creatività. La conoscenza dell’arte e della

cultura, così come la pratica della musica, devono essere più presenti tra gli insegnamenti che la

scuola fornisce ai nostri giovani” fin dalle elementari.

A queste materie vanno aggiunti l'insegnamento delle lingue straniere fin dalla scuola dell'infanzia e

l'informatica per fare dei ragazzi “dei produttori digitali” ossia dei programmatori.

Insomma, da un lato c'è un'inversione di rotta rispetto alla Moratti, che aveva tagliato proprio gli

insegnamenti di arte, musica ed educazione fisica, dall'altro, si torna alle tre i della Moratti.

Nell'insieme le proposte non sono del tutto balzane, seppur poste con un accenno patriottico fuor di

luogo, ma non si affrontano le vere carenze della scuola italiana in cui la cultura umanistica la fa da

padrona rispetto a quella scientifica.

Rassegniamoci, resteremo un paese con pochi matematici e pochi scienziati, dove,

conseguentemente, poco si investe nella ricerca scientifica.

Sapete come si contrastano la crescente dispersione scolastica (siamo al 17,6%) e la carenza di

laureati in materie scientifiche (meno dell'8%)? Con l'alternanza scuola-lavoro obbligatoria negli ultimi

tre anni degli istituti tecnici e professionali (dove già si pratica) per almeno 200ore l'anno e

l'apprendistato negli ultimi due anni. Con la possibilità di vendere i prodotti della scuola e di mandare

i ragazzi “a bottega” dagli artigiani. “Per sostenere un disegno chiaro, allineare filiere formative e filiere

produttive”.

In altri termini: i programmi educativi vengono decisi dalle imprese, che ottengono pure manodopera

a costo zero e finanziamenti (100 milioni). Inoltre, si istituiscono, sempre per privati e imprese: lo

School bonus, ovvero un bonus fiscale per gli investimenti privati nelle scuole e lo school guarantee,

mirato a premiare l'investimento nella scuola che crea occupazione.

Il governo, poi, intende incentivare i piccoli contributi dei cittadini alle scuole, i microfinanziamenti a

progetti innovativi e inclusivi - che chiama, come è in auge, col termine inglese crowdfunding –

aggiungendo di suo, un euro per ogni euro (o due non è chiaro) messo dai cittadini.

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Come genitori - che da anni versiamo cospicui contributi, impropriamente definiti volontari, per ogni

necessità della scuola, dalla carta igienica alle riparazioni dei laboratori, dalla carta per fotocopie ai

progetti più vari - abbiamo qualche speranza di veder ripagati i nostri sforzi.

Al di là della terminologia inglese profusa a piene mani, talvolta fino a rasentare il comico per

ingenerare un'idea di innovazione in corso, come quando si propone: “Lanceremo in autunno il primo

hackathon sui dati del Ministero, dalle stanze del Ministero. Sarà organizzato in collaborazione con

tutte le comunità che costruiscono consapevolezza e conoscenza sul valore dei dati aperti.

Dobbiamo aumentare la comprensione e l’utilizzo dei nostri dati, perché non esiste trasparenza fine a

se stessa, e non si realizzano efficienze senza coinvolgere in maniera credibile studenti e mondo

della scuola, esperti, cittadini, imprese, giornalisti. Per l’hackathon, a partire dal rilascio di dati del

Ministero, in 24 ore si lavorerà – e i nostri ragazzi saranno protagonisti – alla creazione di

applicazioni: una app, un nuovo servizio ai cittadini, una visualizzazione interattiva. Saranno inoltre

coinvolte tante altre amministrazioni, compresi l’Istat e il Garante per la Privacy. Tutti hanno l’esigenza

di fare comprendere i propri dati, le sfide di bilancio, di amministrazione, di policy. Il MIUR ha il

desiderio di coinvolgere i ragazzi in quella che diventerà a regime una Data School nazionale.

Perché lavorare con i dati è una competenza chiave del nostro tempo, e utilizzarli per produrre

inchieste, storie, visualizzazioni i modi migliori per applicarla”, in realtà si tratta di tornare a una

scuola vecchia con un'esaltazione dei valori nazionali, che si vuol far passare attraverso gli

insegnamenti di storia dell'arte e musica, un ritorno al vecchio mens sana in corpore sano, alle tre i

(inglese, informatica e impresa) e al tutor della Moratti (qui mentor).

Sotto la patina c'è la vecchia idea di una scuola che si fa impresa. Una scuola aperta e prona,

addirittura dipendente economicamente dalle imprese del territorio. Una scuola classista, dove per i

più agiati vi saranno licei e università mentre per gli altri il ritorno al vecchio avviamento professionale.

Una scuola autoritaria in cui il preside è il dominus incontrastabile.

Eppure, bastava poco per migliorare la nostra scuola: includere nel percorso educativo anche gli asili

nido, fare classi di massimo 15 ragazzi, aprire le scuole tutto il giorno per dare un'alternativa e

un'opportunità a tanti ragazzini lasciati soli in casa alla balia televisione, garantire un sostegno pieno

ai ragazzi diversamente abili, aggiornare ed arricchire i programmi, assecondare i tempi dei bambini.

Piccole cose che possono contrastare la dispersione scolastica, garantire un buon successo

formativo per poter accedere al lavoro.

Se le imprese, grazie alla “buona scuola” di Renzi, potranno accedere a forza lavoro a costo zero

perché dovrebbero assumere nuovo personale?

Ma quel che è più grave è che con questa proposta si va a ledere quello che era il senso di squadra

fra gli insegnanti, che da domani per accedere ogni tre anni agli “scatti di competenza” e al salario

“accessorio e variabile” per lo svolgimento di ore e attività aggiuntive, saranno l'un contro l'altro armati.

Si rompe una comunità a tutto discapito della serenità di bambini e ragazzi.

Non è certamente così che si costruisce la scuola di qualità degli anni 2000.

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Home » Riforma scuola. I danni economici per gli insegnanti: dal blocco del contratto ai nuovi scatti per merito.Lettera

Home Scadenze Guide Legislazione Voglioilruolo | ATA GaE Immissioni in ruolo In classe con la lim

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Riforma scuola. I danni economici per gli insegnanti: dal bloccodel contratto ai nuovi scatti per merito. Letteradi redazione

inviato da Giuseppe Adernò - I molteplici aspetti organizzativi e didattici indicati nel dossier

su “La Buona Scuola” appaiono ancora incerti, presentano numerosi interrogativi, perplessità

e, secondo alcuni, conoscendo la lentezza burocratica del sistema scolastico, molte delle

innovazioni proposte appaiono d’impossibile attuazione almeno nel rispetto dei tempi indicati.

Nucleo d’istituto per la valutazione dei crediti, registro nazionale dei docenti, la “banca ore”, la

mobilità “orizzontale” dei docenti tra le diverse scuole per la valorizzazione dei meriti, nel

conteggio del 66% per ciascun istituto, la mobilità professionale: da cattedra ad organico

funzionale, il docente mentor, tutti elementi significativi ed importanti che necessitano una

nuova cultura ed una rinnovata idea di scuola.

“Vino nuovo in otri vecchi” è stato definito il progetto effervescente e spumeggiante nella

forma, apparentemente “dolce” e “bello” che disegna una “buona scuola” e quindi efficiente e

di qualità, ma, se si prende coscienza dei vincoli normativi, che bloccano e mortificano la

carriera e gli stipendi dei docenti, sempre più decurtati e ridotti per una serie di leggi, leggine,

decreti e intese, anche con l’avallo delle organizzazioni sindacali, la situazione appare

alquanto tenebrosa.

Secondo la lettura chiara e franca presentata dal prof. Marcello Pacifico, presidente dell’Anief,

in un seminario di studio presso l’ITIS “Cannizzaro” di Catania, risulta che lo stipendio dei

docenti resterà bloccato dal 2013 fino al 2018; gli anni 2010/2012 non valgono per la

progressione di carriera dei neoassunti, i quali perdono anche il primo gradone stipendiale, nel

passaggio dal TFS al TFR per il 2011/2012 il singolo docente perde circa tremila euro, lo Stato

non ha versato in solido i contributi INPS né del TFR per i docenti e poi l’allungamento della

vita degli italiani proroga i limiti per andare in pensione, nella direzione dei 74 anni (docenti

della terza età!) e, nonostante tutto ciò si apprende che la pensione, con la riduzione del 33%

corrisponderà a circa 500 euro al mese e…. dopo tanti anni di lavoro.

Allora la scuola che si auspica e si progetta “buona” per gli studenti e la società, risulta proprio

“cattiva” nei confronti degli operatori scolastici e rende impossibile ogni sforzo ed ogni

prospettiva di miglioramento.

Gli annunciati investimenti per la qualità della scuola, si legge su Orizzonte scuola e sul “Sole

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DiventareInsegnanti Regioni BES e DSA Chiedilo a Lalla Didattica TV Forum Libreria Altri links 146milaMi piaceMi piace

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Argomenti

anief ATA Concorsi concorso docenti

Didattica Dirigenti scolastici Formazione

docenti graduatorie ad esaurimento

graduatorie di istituto immissioni in ruolo

lettere in redazione Mobilità

Organici Pensioni Precariato

Rassegna stampa Riforme scatti dianzianità Sostegno - Handicap stipendio

supplenze tagli TFA - Tirocinio

Formativo Attivo Valutazione Variealtri argomenti

Mar, 14/10/2014 - 05:57 - Categoria: lettere in redazione

24 ore”, sono frutto non di scelte politiche finalizzate a sostenere la scuola, bensì da tagli di

spesa, di fatto superiori agli investimenti, quali appunto: le commissioni degli esami di stato, il

blocco degli scatti di anzianità, le supplenze brevi inferiori a 7 giorni, riduzione del fondo di

funzionamento delle scuole e “razionalizzazione delle spese di pulizia”.

Nascosta nella grafica di un prodotto di dolciumi, con i colori della squisitezza e della bontà il

libro rosso de “La Buona Scuola” contiene il veleno amaro della riduzione dello stipendio e

l’annunciato “merito” e la tanta esaltata”premialità” sono quantificati in 60 euro dopo tre anni di

lavoro con il conseguimento di tanti crediti didattici, formativi e professionali e per di più

quest’aumento sarà riservato soltanto al 66% determinando tra i docenti: gelosia, rancori,

ripicche, frustrazioni e demotivazione nel lavoro didattico, tanto usurante che non dovrebbe

avere vincoli di permanenza in servizio, quando vengono meno le motivazioni di base al

difficile compito di insegnare ed educare.

Addio sogni di gloria, addio prospettive di qualità.

Non si possono pretendere livelli di eccellenza e lasciare a bocca asciutta gli operatori

scolastici, ogni giorno sempre più delusi e amareggiati, e quindi privi di ogni motivazione ed

entusiasmo.

La consultazione pubblica consente anche di prendere visione della dietrologia che sostiene

l’apparato innovatore e, quindi, di aprire gli occhi, guardando la realtà con la concretezza dei

fatti e tenendo in mano il cedolino dello stipendio che un giorno diventerà pensione, (almeno si

spera!).

Si auspica che la nuova politica di tagli per investimenti non si blocchi soltanto ai tagli e

sostenga la forza del motore della scuola, che sono appunto i docenti.

C’è il rischio che il sogno della “buona scuola” si trasformi in un incubo, che produrrà soltanto

negatività e danni sociali, producendo nei fatti una scuola “cattiva”

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Scuole medie

FAMIGLIE E STUDENTI

L’abbandono scolastico ci costa tra i 21 e 106miliardi di eurodi Eugenio Bruno

Anche quest'anno la campanella non ha suonato per tutti. Come testimoniano gli altitassi di dispersione scolastica con cui l’Italia deve continuare a fronteggiarsi. Unamalattia endemica del nostro sistema di istruzione e formazione professionale che cicosta dai 21 ai 106 miliardi di euro. La stima è contenuta nella ricerca “Lost-Dispersionescolastica: il costo per la collettività e il ruolo di scuole e terzo settore”, che è statarealizzata da WeWorld Intervita, Associazione Bruno Trentin e e Fondazione GiovanniAgnelli, in collaborazione con CSVnet e verrà presentata oggi al ministerodell’Istruzione.

Le dimensioni del fenomeno Ogni anno decine di migliaia di studenti (soprattutto maschi) non tornano sui banchidegli istituti scolastici e della formazione professionale. Come conferma un tasso didispersione che si aggira ancora sul 17% e che al Sud supera il 25 per cento. Nonostantequalche progresso, l'Italia fatica infatti ad avvicinarsi all'obiettivo del 10% stabilitodall'Unione Europea per il 2020. Tanto più - si legge nella ricerca - che per la scuolasecondaria di I e II grado si possono stimare tassi di abbandono «per ogni singolo grado(dalla prima media all'ultima classe di scuola superiore) che si cumulano in un tasso diabbandono complessivo pari al 30% per ogni coorte di età». Di fatto - prosegue ildocumento - «oggi quasi un terzo degli studenti ha abbandonato gli studi tout courtoppure è inserito in percorsi che non danno accesso all'istruzione terziaria». Una cifraenorme che rende ancora più complicato il raggiungimento di un altro target di Europa2020: una quota di laureati del 40% entro il decennio.

I costi per il paeseTutto questo ha anche un costo. Concentrandosi sul reddito permanente, quello cioèmediamente fruibile nell'arco della vita, l’indagine sottolinea come l'azzeramento delladispersione scolastica possa avere un impatto sul Pil compreso in una forbice che va daun minimo dell'1,4% ed un massimo del 6,8 per cento. E pari cioè, a seconda delle stime,a un range compreso tra i 21 e 106 miliardi di euro. A tanto ammontano le risorse - ed èl’altra faccia della medaglia - che si rischia di dissipare se non si riesce ad arrestarequesta piaga sociale.

Il ruolo degli enti no profitLa ricerca - che si concentra sulle scuole medie e superiori di quattro aree metropolitane(Milano, Roma, Napoli e Palermo - studia modalità, caratteristiche e valore economicodegli interventi per contrastare la dispersione ascrivibili al terzo settore. Pur con

Leggi il testo della ricercaPDF

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notevoli differenze da città a città, l'attività principale è l'aiuto nei compiti scolastici(46,5%), seguita a distanza dai centri di aggregazione giovanile (25,6%) e da attività disocializzazione. Nel complesso le organizzazioni no profit investono ogni anno 60milioni di euro per contrastare l’abbandono. Uno sforzo economicamente comparabile aquello del ministero dell'Istruzione, che investe circa 55 milioni di euro ogni anno inprogetti attivati nelle scuole, principalmente con finalità di recupero.

Le conclusioni del rapportoNel passare da un piano quantitativo a uno qualitativo la ricerca evidenzia come i «duepotenziali partner (scuole e terzo settore, ndr) continuino ad operare in modoindipendente e non coordinato». Complice l’assenza di una «reciproca legittimazione tragli attori». Molti operatori del no profit ritengono che «le scuole siano almeno in parteresponsabili della disaffezione e della demotivazione dei ragazzi maggiormente espostial rischio abbandono a causa di un deficit di attenzione rispetto ai loro bisogni»; a lorovolta, molti insegnanti ritengono «inefficace l'azione dei volontari e degli operatori deglienti non profit, in quanto spesso carenti di competenze educative specifiche». Da quil’appello alle scuole affinché si aprano maggiormente alle istanze della società civile estimolino il terzo settore a offrirsi come partner adeguato all'azione formativa.Sepossibile mettendosi in rete.

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