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Sommario - parrocchiadisalo.it · Rivani Emma Rivani Giacomo Rocca Alessandro Sotgiu Federico Torelli Cecilia Zambelli Filippo Zanca Anita Sono tornati alla casa del Padre: Salò

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Sommario

03 EDITORIALELa parola del Parroco

06 LETTERA DI DON TARCISIOMissionario in Tanzania

07 PANE NOSTRO DELLA CARITAS

08 LE SUORE ANCELLEdi Via Gasparo

12 LE CONFERENZE “I VOLTI”Tre opere di epoche diverse che

raccontano in tre momenti la vicenda dell’incarnazione di Cristo

9 - 01 - 2003 9 - 01 - 2018

Nel 15° anniversario della morte di

Agostino (Tino) Bossonila moglie e i figli lo ricordano con immutato affetto.

Sono entrati a far parte della famiglia di Dio:Salò

Rivani EmmaRivani GiacomoRocca AlessandroSotgiu FedericoTorelli CeciliaZambelli FilippoZanca Anita

Sono tornati alla casa del Padre:Salò

Antolini Anna Maria in Cambiolo anni 80 Cimaschi Carla ved. Pasini anni 94Gaioni Bianca ved. Persavalli anni 82Maifredi Luciano anni 79Martinengo Maria Luisa anni 87Occhi Angelo anni 95Pasinetti Maria in Corazzina anni 84Rosina Ines ved. Don anni 86Venini Marino anni 83Zanini Rosa anni 86

Tappe della vita

HANNO COLLABORATOBottura SimoneCavedaghi DanielaCiato GiovanniCobelli Renato Dondio LambertoGiannetta GiannaGiacomuzzi GiancarloMadureri Luisa

Manni AnnaMarelli Bruno Monti Osvaldo Oliari MarioBeretta Alfredo Pampagnin EraldoRizza Augusto m. Carminati Gianluigi

“Le Madonne di Salò”in Copertina: Natività di Gesù (particolare)

Chiesa di San Bernardino, SalòQuadro centrale del trittico di autore Anonimo - 1490/1510

IL DUOMO - n° 1 - Gennaio 2018• Dir. Responsabile - Antonio Fappani con decreto del

Tribunale - Autorizzazione Tribunale di Brescia n. 6/74 dell’8 - 3 - 1974

• Per pubblicità: Segreteria Parrocchiale - tel. (0365) 521700 Fax. (0365) 523294

• sito internet: www.parrocchiadisalo.it

“Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditando-le nel suo cuore.” (Lc 2, 19)Avvolta nel suo candore Verginale, Maria è raccolta in ado-razione e medita nel suo cuore, proprio come leggiamo nel Vangelo di Luca, il mistero che ha auto in dono.L’atmosfera di questa Natività è complementare, quasi op-posta, al calore affettivo e materno dell’opera del Farinati, anch’essa nella chiesa i San Bernardino, che abbiamo am-mirato il mese scorso. Qui la Sacra Famiglia abita uno spazio ampio, solitario, non ancora popolato di angeli e pastori; le figure sono collocate a rispettosa distanza, unite dalla sacra-le intimità della contemplazione.Mentre Giuseppe con sguardo stupito, più simile all’atteg-giamento dei pastori, si china a venerare il Bambino per accoglierlo e farlo suo, Maria, sembra quasi prendere le di-stanze dal frutto del suo grembo, pronta a donare questo suo Figlio che il Cielo ha adagiato sulla terra.

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a cura di Mons. Gianluigi Carminati La Parola del Parroco

Sinfonia 2017Oratorio di Salò

L’anno appena iniziato si affaccia sulle agitazioni del nostro tem-

po con il carico lasciato in eredità da quello appena trascorso.

Noi, però, nella liturgia del primo gior-no dell’anno, lo abbiamo accolto sotto il segno della benedizione: “Così bene-direte i vostri fratelli: Ti benedica il Si-gnore e ti protegga. Faccia brillare per te il suo volto e ti sia propizio”. (Num 6)

Il nuovo anno, infatti, non nasce nel se-gno delle ansie e delle preoccupazioni provocate dalle faccende degli uomini, ma nel segno della benevolenza di Dio: benedire significa invocare dal cielo una forza che faccia crescere la vita, significa cercare, trovare, proclamare il bene che c’è in ogni fratello. Perché la vita umana non ha il suo segreto in sé, essa dipende sempre dalla “bene-volenza” di qualcuno.

Scambiarci gli auguri, augurare bene e felicità, non è affatto sognare impro-babili pronostici di prosperità, ma im-parare a benedire uomini e storie. Se

non si impara a benedire, l’uomo non potrà mai essere felice.

Benedire è insieme augurio e invocazione perché Dio è l’u-nica fonte del bene

e, come abbiamo imparato nel mistero del Natale, affida agli uomini il compi-to di dare corpo alle sue benedizioni.Ecco perché, da ormai più di cin-quant’anni, l’inizio del nuovo anno è salutato dalla preghiera per la pace. Papa Francesco, nel messaggio per la giornata mondiale della pace, con la concretezza che lo contraddistingue, ci invita ad incarnare l’augurio di pace nella urgente attenzione ai “Migran-ti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”: “Pace a tutte le persone e a tutte le nazioni della terra! La pace [...] è un’aspirazione profonda di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza. Tra questi, i milioni di mi-granti, uomini e donne, bambini, giova-

ni e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace”.

Invita poi ad assumere uno sguardo contemplativo, quello della sapienza della fede: “Chi è animato da questo sguardo sarà in grado di riconoscere i germogli di pace che già stanno spun-tando e si prenderà cura della loro cre-scita. Trasformerà così in cantieri di pace le nostre città, spesso divise e polarizza-te da conflitti che riguardano proprio la presenza di migranti e rifugiati”.

“Abbiamo bisogno di rivolgere anche sulla città in cui viviamo questo sguar-do contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle nostre case, nelle nostre strade, nelle nostre piazze, [...] promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia, in altre parole realizzando la promessa della pace”.

Porti il Signore la sua benedizione di pace sulle nostre famiglie, le nostre comunità e sul mondo intero.

Buon anno, per noi e per il mondo intero

Anche quest’anno, un gruppo di ragazzi delle medie, guidati dalla professoressa

Paola Comini, ha interpretato il recital “ Sin-fonia di Natale”: con impegno, entusiasmo e buona volontà da parte di tutti, il risultato è stato straordinario. E come ogni anno si rinno-va per tutti la Buona Novella: Gesù Bambino nasce per noi, per tutti noi, nella realtà della nostra vita. Lasciamoci dunque abbracciare dall’amore di Dio Padre, che ci ha donato Suo Figlio che, come dice Papa Francesco, è “ la te-nerezza che ci salva”. Abbandoniamoci fiduciosi, chiedendo la Gra-zia di essere forti nella testimonianza quotidia-na della nostra Fede, con la semplicità di tutte le persone che nella notte di duemila anni fa hanno seguito la luce della stella cometa per accogliere la venuta di Gesù.

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Villa e Campoverde

Domenica 10 Dicembre il Vescovo Mons. Pierantonio Tremolada ha officiato la funzione presso il Mona-stero della Visitazione in occasione della professione religiosa di Suor Alba Maria Chiara.

Cosa significa il battesimo di Giovan-ni se non l’aiutare gli abitanti della Giudea e tutte le genti a confessare la miseria dei propri peccati e nell’af-fidarsi all’amore del Signore…La persona che si consacra total-mente a Dio come ha scelto Suor Alba Maria Chiara è un invito ad accogliere una testimonianza capa-ce di offrire un segno più profondo della bellezza della vita, nell’amore sponsale con il Signore. Nella fecon-dità del silenzio immerso nella pre-ghiera, noi tutti possiamo attingere la luce che ci porta a seguire i passi sulla via del Signore. Le nostre Visi-tandine hanno sposato gli ideali di Dio, vivono nell’Amore del Signore e cercano di trasmettere questa fonte a tutti noi, così come ha fatto Gio-vanni Battista, scegliendo uno stile di vita, pur dentro l’asprezza del deser-to, diventando la voce orante della chiesa e dell’umanità. Hanno a cuo-re la salvezza delle anime, il conforto per chi soffre, l’accompagnamento per chi agonizza, la partecipazione affettuosa e orante alle tragedie di tante famiglie, alle disperazioni di massa, ai travagli di giovinezze allo sbando, alla ferocia dei fratelli che non sanno amare.Di tutto si carica un’anima contem-plativa che apre e chiude la sua gior-nata col cuore carico di una umanità di cui - umile suorina nascosta dietro le mura di un’oasi di silenzio e di pre-ghiera - nella grazia si è fatta taber-nacolo.

“Gioisce il mio cuore dell’immenso dono a un umile serva del Dio Signo-re. Da questo momento col canto e la lode, un popolo nuovo ricorda il mio nome.”

(dal Dialogo della Visitazione)Mauro Marini

Benedetto sia Dio che rinnova la vita.

I ragazzi dell’Oratorio di Campo-Villa, accompagnati dai rispettivi catechi-

sti e da numerosi genitori, hanno fatto visita alle Monache della Visitazione, nell’imminenza del Santo Natale. Han-no portato loro i doni della Comunità parrocchiale ed un “regalino” destina-to ad ogni singola monaca.Per l’occasione, hanno allestito una vera e propria mini - rappresentazione

sulla nascita del Presepio, ideato da san Francesco d’Assisi. La carrellata di “statuine viventi” ha avuto molto suc-cesso ed ha contribuito a creare una bella atmosfera natalizia.Le monache non sono state da meno: hanno regalato ai presenti confezioni di lavanda (preparate con le loro mani), a simboleggiare il “profumo” di salvez-za portato sulla terra dal bambinello.

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Nell’Oratorio di Villa di Salò si svolgono molteplici attività or-

ganizzate e coordinate dai volontari e dai catechisti. Grazie ad un ampio sa-lone, un bar ed una cucina attrezzati è possibile ritrovarsi ogni giorno della settimana.

Il bar è aperto tutte le sere dal lune-dì al venerdì anche per la gestione del campo di calcio, martedì e giovedì po-meriggio per le attività di catechismo, sabato e domenica tutto il giorno.

All’esterno, oltre al campo di calcio in erba sintetica, sono presenti una piat-taforma multiuso (pallavolo, pallaca-nestro, ecc.), un piccolo parco giochi per i più piccoli ed un ampio parcheg-gio. Si può dire in sostanza che c’è tut-to ciò che serve per organizzare qualsi-asi tipo di evento: incontri comunitari, incontri sportivi, occasioni per feste e giochi, attività legate alla Parrocchia.

Ed è in questo contesto che i gruppi e le associazioni presenti nelle frazioni di Villa e Cunettone sono coinvolti pro-ponendo ogni genere di evento:

- Gruppo sportivo che da decenni or-ganizza la tradizionale Scurtarola, gara podistica che richiama appassionati e famiglie per una camminata sui sentie-ri dell’entroterra di Villa.

- Gruppo Volontari che oltre alle co-stanti attività settimanali, da anni, in alcune serate d’agosto, trasforma l’oratorio in una festa gastronomica e danzante

- Gruppo Alpini con la castagnata au-tunnale e il vin brolè nella notte di Na-tale

- Gruppo Cacciatori con la cena estiva a base di sardine ed il pranzo degli an-ziani in dicembre

- Catechisti, che oltre agli incontri set-timanali di catechesi ai ragazzi, spesso si ritrovano con i ragazzi stessi e geni-tori per pranzi conviviali e giochi.

Sicuramente possiamo definire l’ora-torio di Villa “luogo di incontro” aper-to a persone di ogni età, dal bambino all’anziano.

Guido Veronesi

I bimbi della Scuola Materna “Maria Trivero”, accompagnati dagli Ammi-

nistratori, dalle Maestre e dai genitori, hanno preparato il consueto spettaco-lo natalizio presso i locali dell’oratorio (bar). Vestiti con costumi preparati per l’occasione, hanno raccontato il Prese-pio attraverso canti e recitazioni. In un clima veramente famigliare e carico di dolcezza, il Parroco ha evidenziato la bontà dell’iniziativa, ha lodato i bim-bi e gli operatori, raccomandando di mantenere in primo piano il Presepio, seppur nel contesto degli addobbi, dei regali e dell’albero tradizionale.

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Un pensiero dalle Missioni don Tarcisio Moreschi

Natale si avvicina a grandi passi: quest’anno, dopo un lungo si-

lenzio, voglio di nuovo farmi vivo. Ho compiuto da pochi giorni 70 anni e, adesso, penso davvero che sia tempo di diminuire l’attività fisica. Edifici nuo-vi non vorrei costruirne più: mi limiterò a mantenere quello che è stato fatto. Darò una mano alle CLARISSE di Son-gea a costruire il loro nuovo convento. Songea è a 300 km da qui e quindi non potrò essere coinvolto più di tanto. Intendo dedicare più tempo alla lettu-ra e alla cura pastorale. Quest’anno, come iniziativa per l’avvento, abbiamo deciso di visitare i cattolici che si sono allontanati dalla pratica cristiana.

Ogni cattolico si impegna a visitare il vicino che non frequenta più. Come al solito, in questo periodo, attendiamo con impazienza la venuta della piog-gia. Altrove è già caduta e qualcuno ha anche seminato. Il seme ha germoglia-to e le piantine sono spuntate, ma poi il sole ha brillato implacabile per più di

un mese e ha fatto seccare quanto era spuntato. Ora ripianteranno. Si pensa che la seconda pioggia non tarderà più di un mese e quindi non si sarà co-stretti a ripiantare.

L’economia pare ristagni un pò, anche perché il prezzo del granoturco è anco-ra basso. Purtroppo la gente usa ancora molto fertilizzante per la sue colture. Essendo basso il prezzo del granoturco, non hanno soldi per comperare i con-cimi. Le terre sono magre e senza fer-tilizzante producono molto poco. Ora si cerca di scoraggiare l’uso dei fertiliz-zanti perché rendono sterile il terreno e inquinano le falde acquifere.

Chi ha letame ormai lo usa e c’è an-che chi lo compera per i propri campi. Ormai questo modo di coltivare si sta espandendo. L’effetto delle idee con-trarie all’uso della chimica nell’agricol-tura arriva anche qui. E’ una fortuna. Secondo me, i paesi occidentali do-vrebbero impegnarsi di più nel bandire la chimica dall’agricoltura. Gli effetti di questa tecnica li vediamo nel degrado dell’ambiente e nella salute di tutti. Vediamo di diminuire i consumi. Mi sembra che siano già iniziate le inizia-tive per incentivare i consumi a Nata-le. Non possiamo tornare indietro un po’ e diventare più parchi in tutto? La corsa alla ricchezza causa anche l’ac-caparramento delle terre da parte dei ricchi. Questo fenomeno purtroppo è più manifesto da queste parti dove la gente non è ancora conscia del valore della terra e delle proprie ricchezze.

Per fortuna il nuovo presidente sta facendo opera di coscientizzazione onde convincere la gente a non ven-dere le proprietà anche se vengono offerte loro grosse somme. La zona a est di Ilembula è molto umida e mol-to favorevole alla forestazione. I Pinus Spatula, una specie di pino provenien-te dal Canada sono ottimi per fare assi per l’edilizia, crescono in fretta e sen-za grandi cure. Dieci anni dopo averli piantati, si possono tagliare e fare assi. Tra l’altro tale tipo di legname è pagato abbastanza bene e viene esportato an-che all’estero. Chi vive da quelle parti è fortunato.

� necessario che Gesù venga davvero accolto perché mi sembra che i poveri stiano soccombendo in tante parti e situazioni del pianeta.

Da tempo ci battiamo per i diritti dei Senza Terra in Brasile, per il ricono-scimento dei diritti degli indigeni sul-le loro terre, per la fine delle varie guerre, ma non mi sembra di vedere miglioramenti. In Palestina gli insedia-menti israeliani continuano, in Sud Su-dan la gente deve fuggire più di prima dai propri villaggi.

In Brasile altre terre vengono assegna-te alle compagnie minerarie, nell’isola di Borneo si continua la deforestazione così come in Papua Nuova Guinea e in Africa centrale. Si fa un gran parlare dei disastri del clima, ma in realtà con-tinuiamo a estrarre petrolio e minerali dal ventre della terra. Le piante sono ancora oggetto di intenso commercio. Non vogliamo cambiare. Qui da noi, gli elefanti stanno diminuendo a vi-sta d’occhio, malgrado una forte lotta contro il contrabbando. Guardate cosa succede all’acqua in Italia: abbiamo fat-to un referendum per renderla bene pubblico, ma in realtà è in via di priva-tizzazione. Sembra che stiamo combat-tendo contro il Demonio in persona. I poveri e i deboli soccombono su quasi tutti i fronti. Abbiamo delle dichiarazio-ni roboanti da parte dei politici, ma poi in realtà, ogni decisione pubblica va a favore dei ricchi e di chi sta bene. Mal-grado ci venga detto che siamo sull’or-lo del baratro, continuiamo a depreda-re il nostro povero pianeta terra. Fino a quando?

Crediamo al vangelo e con-vertiamoci davvero.

BUON NATALE. Facciamo in modo che sia buono specie per i deboli e i poveri. Auguri.

Don Tarcisio Ilembula 1\12\2017

Don Tarcisiomissionario in Tanzania

già Parroco di Villa

Onoranze Funebri TEDESCHICasa funeraria “San Benedetto”

Tel. 0365 40162Cell. 337434380

Pasticceria

VassalliBomboniere

Confezioni regalo

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Caritas Zonale

Filiale di Salò - Località RiveFiliale di Salò - Piazza Vittorio Emanuele

Studio e servizi fotografici

A.R. FOTO di Augusto Rizza

25087 SALÒ (Bs) Piazza Vittorio Emanuele II, 36

Tel. 0365 520572

La Caritas di Brescia da anni nella prima domenica d’Avvento pro-

muove l’iniziativa della “Giornata del pane” alla quale quest’anno ha aderito anche la nostra Caritas Zonale di Salò.Nelle messe della domenica i fedeli hanno avuto la possibilità di ritirare in chiesa il pane della condivisione lasciando in cambio una libera offerta.Alla proposta dell’Avvento 2017 è stato dato il titolo de “Le storie sanno di Padre Nostro”. Quanto raccolto du-rante questa giornata, che ha offerto l’opportunità a ciascuno di noi di vi-vere un gesto concreto di solidarietà, di condivisione e di partecipazione, andrà a confluire nel “Fondo Briciole Lucenti”. Fondo finalizzato a sostene-re le iniziative delle Caritas volte ad attenuare gli effetti più deleteri delle sofferenze finanziarie che attanaglia-no molte famiglie povere del nostro

territorio e che gli operatori toccano con mano ogni giorno.Papa Francesco ci ricorda spesso che attraverso la carne dei poveri noi toc-chiamo la carne di Cristo.In questo Avvento 2017 per ogni setti-mana è data l’occasione di approfon-dire un tema: - nella I domenica “Apri gli occhi” per conoscere le difficoltà che stanno ac-canto a noi, - nella II domenica “Ascolta il cuore” per scoprire la vocazione dei discepoli di Cristo a seguire Gesù povero, - nella III domenica “Riconosci il volto” per incontrare nel concreto il Cristo che sta per nascere per noi e nella IV domenica “Accogli l’altro” perchè siamo chiamati a tendere la mano ai poveri la cui situazione di di-sagio ci interpella.

Gli Operatori della Caritas Zonale

Il Pane si fa BriciolaAnche nelle comunità parrocchiali di Salò

Il Pane della solidarietà in una chiesa salodiana

CaritasDiocesana di Brescia

CARITAS DIOCESANA DI BRESCIA - P.za Martiri di Belfiore, 4 - 25121 BresciaTel. 030.3757746 - Fax 030.3752039 - [email protected] - www.caritasbrescia.it

PRIMA DOMENICADI AVVENTO

3 dicembreGIORNATADEL PANE

con il contributo di

LE STORIE SANNO DI PANE

i n c o l l a b o r a z i o n e c o n U F F I C I O P E R G L I O R AT O R I , I G I O VA N I E L E V O C A Z I O N I - D i o c e s i d i B r e s c i a

avventodi Carità 2017

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Abbiamo un appuntamento con Suor Carla che ci riceve nel suo

piccolo ufficio.

Si capisce subito che è una donna pra-tica, dinamica, soprattutto diretta; non aspetta le nostre domande ma sceglie lei dove indirizzare la nostra conversa-zione. Per descriverci la bussola della sua missione a Salò, cita Papa France-sco e la sua esortazione ad andare ver-so le periferie.

Ricordiamo bene le parole del Papa, quelle dette nella sua prima udienza generale, a solo due settimane dalla sua elezione. E più ancora quelle che sempre lui pronunciò prima di diven-tare Papa, durante una delle congre-gazioni generali pre-Conclave, come le ha riportate alla stampa il cardinale cubano Jaime Ortega, che ancora con-serva il foglietto degli appunti scritto da Bergoglio.

Disse allora il Papa: “La Chiesa è chia-mata a uscire da se stessa e dirigersi verso le periferie, non solo quelle geo-grafiche ma anche quelle esistenziali” e ancora: “Quando la Chiesa non esce da sé stessa per evangelizzare diviene autoreferenziale e si ammala”.

Di malattie suor Carla se ne intende, visto che ha trascorso ormai 40 anni tra strutture ospedaliere e di cura. Un diploma di infermiera prima, inse-gnante infermieristica poi.

Lei ci parla della gente di Salò, dei no-stri bisogni, delle nostre difficoltà. E ce ne sono, anche in una città apparen-temente o forse realmente ricca come la nostra, ma spesso dimentica delle persone ai margini, delle periferie, che anche qui da noi sono luoghi abbando-nati, trascurati.

Siamo immediatamente catturati da questa donna forte e gentile, perché anche noi vediamo quello che lei ci descrive e abbiamo già avuto occa-sione di scriverlo su queste pagine. Ci vorrebbe un po’ più della sua saggezza nelle scelte della nostra città, o me-glio, ci vorrebbe quello che lei mette al primo posto nell’ordine di priorità della sua attività quotidiana: “saper ascoltare”.

Restare sempre collegate con i bisogni che cambiano; questo impegno è tut-to dentro nel carisma del suo ordine,

le Suore Ancelle della Carità. Ci spiega suor Carla che il loro Capitolo Generale si riunisce ogni 6 anni e quell’occasio-ne è importante per fare una pausa di riflessione e una verifica della efficacia dell’azione rispetto ai tempi e alle esi-genze attuali, per aggiornare le azioni e la missione dell’ordine.

Ma torniamo a parlare di Lei. Nata nelle campagne del veronese in una famiglia numerosa, 9 figli, è arrivata nelle nebbie di Brescia. La scelta di di-ventare suora non è stata, all’inizio, né rapida né ferma. È entrata in convento una prima volta dopo aver compiuto i vent’anni, ma se ne è uscita poco dopo per tornare alla vita laica, che allora sentiva più consona per sé. La chiama-ta, quella vera e definitiva, è arrivata al compimento dei 25 anni; allora ha de-ciso di seguire il suo destino, lasciare il lavoro, il fidanzato e dedicarsi total-mente a Dio, al suo prossimo e ai suoi bisogni.

Nelle Ancelle si è fatta notare per la sua determinazione e concretezza, così che, dopo poco, la mandano a Mantova a dirigere e ristrutturare una casa di cura di proprietà dell’ordine. Da allora quella è stata la sua “mis-sione sulla terra”. Di città in città, da Chiari a Reggio Emilia, a Mantova e an-cora a Brescia, negli anni sono nume-rosi i luoghi dove il Consiglio Generale dell’Ordine l’ha mandata in missione, a mettersi in gioco. Ed è quello che la occupa ancora oggi, qui a Salò. Sotto la sua direzione la struttura in via Gaspa-ro, che come sapete accoglie la scuola elementare e il nosocomio per le suo-re anziane, è mantenuta e aggiornata,

tenendo in particolare attenzione le necessità di sicurezza per i bambini e gli altri ospiti.

Ogni mattina, alle 7.00, si officia la messa con la presenza di un frate di Barbarano ed è quella la prima occa-sione per aprire le porte ai laici che desiderano partecipare alle attività del convento. Ci dice suor Carla che sono tante le occasioni in una giornata nel-le quali entrano persone alla ricerca di ascolto o di un aiuto. E la sua porta è sempre aperta e le due sedie accanto al suo tavolo da lavoro nel suo piccolo ufficio sono lì proprio per questo; per accogliere chi ha bisogno.

Da 5 anni è a Salò. Le facciamo una domanda “scomoda”. Che cosa ha col-to della nostra piccola città? Rispon-de “La gente di qui mi piace perché è molto umana. Se chiedi sono disponi-bili. Ci sono ancora valori che altrove il consumismo ha assorbito. Penso alle relazioni umane, all’attenzione per chi soffre. Potrebbero darsi da fare di più.” Poi aggiunge, con uno sguardo serio: “Sono stati dei cucù a lasciarsi scappa-re l’ospedale!”

Con la parrocchia, aggiunge, c’è mol-ta collaborazione, con mons. Andreis prima, e ora con mons. Carminati e i sacerdoti: abbiamo appena termina-to gli esercizi spirituali, organizziamo delle giornate di ritiro per i bambini, abbiamo ospitato i missionari.

Ma ne potremmo fare anche di più. La nostra casa è chiesa e non mi va di chiudere, è sempre aperta a tutti.

Saper AscoltareIncontro con Suor Carla Medea, Madre Superiora del convento di Salò delle Suore Ancelle della Carità di Suor Ma-ria Crocifissa di Rosa.

Le suore Ancelle Intervista di Renato Cobelli e Bruno Marelli

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Madre Carla Medea ci consegna questa breve lettera indirizzata a tutti i salodiani, per raccontarci la loro storia, quello che fanno, quello che sono.Una presenza che ci ha accompa-gnato e ancora oggi continua nel carisma della Carità.Poche e semplici parole, che non hanno la pretesa di contenere il lun-go sentiero di bene che questa sua comunità ha tracciato, profondo, nei nostri animi.

Negli anni ‘70 era un complesso adibito a convitto per signorine, asi-lo e scuola elementare, poi è stato trasformato in una pensione per signore in vacanza sul nostro lago nel periodo estivo. Nel 1995 l’esi-genza del nostro Istituto era quella di accogliere le nostre sorelle Suo-re in pensione, quindi provenienti dalle opere in ospedali, opere par-rocchiali, case di riposo, uffici vari, suore autosufficienti oranti, e am-malate, per assisterle, nella carità come la nostra Fondatrice Suor Ma-ria Crocifissa di Rosa (abbiate carità prima di tutto tra di voi…) ci ha in-segnato. Loro sono la parte più pre-ziosa dell’Istituto, quindi preghiera, sofferenza, per noi Ancelle della Carità sono l’essenziale della vita, come offrire preghiera e assisten-za con molto cuore. Quindi questa casa ha questa finalità, le Sorelle dopo tanti anni di attività vengono per dedicare il loro tempo al Signo-re, nella pace e nella gioia, ringra-ziandolo dei doni ricevuti, pregano per la Chiesa e per il mondo intero. L’Istituto, tutte le sorelle sparse nel mondo missionario come in Brasile, Equador, Africa, Croazia, e infine noi a Salò siamo aperte a tutti co-loro che bussano alla nostra porta e poi li accompagniamo con la pre-ghiera. Io personalmente raccolgo molte sofferenze delle persone. Sembra una cosa poco significativa, in questo nostro mondo disorien-tato e confuso dal consumismo e dall’individualismo. La vita è il più grande dono ricevuto dal Signore e quindi quello che ogni creatura ha di più prezioso nel mondo, anche se nella società odierna non è più il centro come valore inestimabile.Per la gente che avviciniamo a Salo’ vogliamo essere un segno di testi-monianza di CRISTO.Con noi suore collaborano dei lai-ci: sono buoni collaboratori/trici; disponibili, generosi. Così anche le dottoresse, che seguono con molta bontà le suore ammalate.

Quando mi hanno chiesto di scri-vere su questo bollettino parroc-

chiale sulle nostre suore Ancelle della Carità, devo confessare che mi sono un pò emozionata perché in verità, non solo sono il loro medico da più di vent’anni, ma il mio rapporto con loro è sempre stato innanzitutto di grande affetto e rispetto. Le conosco da quan-do a due anni e mezzo ho frequentato la loro scuola materna,le elementari e a Lonato le scuole medie; e se a volte ho pensato che fossero un pò severe, ho capito poi che senza i loro insegna-menti non sarei la persona che sono.Quanti ragazzi salodiani sono cresciuti frequentando le loro scuole; quanti, grazie ai loro insegnamenti, sono en-trati nel mondo, nella vita reale con un bagaglio culturale e morale che li ha aiutati a superare le difficoltà della vita, a essere sempre pronti e fiduciosi. Ci hanno insegnato a essere sicuri del-le nostre scelte , a essere coraggiosi, a prendere decisioni importanti anche se difficili. Con noi sono state dure, molto dure a volte, e noi non capivamo per-ché. Lo abbiamo capito dopo, da adulti, che è stato così : per renderci più forti.Le suore ancelle sono così; sono un piccolo esercito e come tale si compor-tano, fedeli al motto della loro fonda-

trice Santa Paola di Rosa che consacrò i suoi beni e tutta se stessa alla salvezza spirituale e materiale del prossimo e fondò l’Istituto delle Ancelle della Ca-rità. Adesso, cedute le scuole alla coopera-tiva San Giuseppe, si sono ritirate nella loro Casa di Riposo sita sempre in via Gasparo, a trascorrere gli ultimi anni della loro vita e a vivere di ricordi, di una vita trascorsa nella preghiera, di sacrifici durissimi, (non dimentichia-mo le suore che nel nostro ospedale giorno e notte assistevano i salodiani ricoverati).Ancora ricordano i nomi di bambini e ragazzi che hanno seguito per anni, ricordano piccoli fatti quotidiani, le ri-sate, le lacrime asciugate con un sor-riso o una caramella; eh be’, anche le punizioni perchè, dicono ancora oggi, ci volevano anche quelle!.Non dimentichiamole, andiamo a trovarle qualche volta. Come tutte le persone anziane sono diventate molto fragili ed ora sono loro che hanno biso-gno di noi. Il loro sorriso ci farà sentire più buoni e ci aiuterà a ricordare un passato che non può e non deve esse-re dimenticato.d.ssa Marina Bonetti

Un piccolo esercito del Bene

ISCRIZIONIanno scolatico2018/2019

SCUOLA DELL’INFANZIA “ PAOLA DI ROSA ”

SCUOLA PRIMARIA PARITARIA “ SAN GIUSEPPE ”

tel. 0365.521110

OpenDay20 gennaio 2018 ore 15.30 - 17.00

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a cura di Oswald In ascolto della Parola

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Domenica 21 gennaio, terza Do-menica del Tempo Ordinario/B,

leggeremo ed ascolteremo il brano del Vangelo secondo Marco (1,14-20) che ci racconta la chiamata dei discepoli mentre sono occupati nel duro lavo-ro di pescatori. Essi ubbidiscono alla voce di Gesù: subito lasciano le reti e lo seguono. La risposta è immediata e senza incertezze. Non si deve aspetta-re, perché il tempo è compiuto, siamo arrivati al punto culminante della sto-ria: il Figlio di Dio è fra noi. Credere nel Vangelo di Gesù, significa credere che Gesù è venuto per cambiare il mondo, instaurando il regno di Dio. Tutto passa in secondo piano rispetto all’annuncio della salvezza, perché è venuta l’ora di Dio. Tocca a noi saperla accogliere.Nella prima lettura, tratta dal libro del profeta Giona (3.1-5.10) apprendiamo che il profeta va a predicare a Ninive, la città simbolo del mondo pagano. Alle sue parole gli abitanti si converto-no e così evitano la punizione divina.Ninive, la grande città pagana, si è con-vertita. Mentre il popolo eletto aveva logorato tanti profeti, chiedendo con-tinuamente segni e prodigi, per Ninive sono bastate poche parole di un picco-lo profeta come Giona. Così, quando le comunità dei credenti si ripiegano su se stesse, in un morbido fariseismo, Gesù annuncia: “Non avre-te altro segno che quello di Giona”.Il segno di Giona è l’apertura delle por-te della Chiesa: i lontani e gli estranei danno una lezione a quelli che sono “dentro”. Il vero credente non è il frequentato-re abituale di un edificio religioso, ma colui che accetta da parte di Dio lo sconvolgimento inatteso della sua vita quotidiana.

Il ritornello del Salmo responsoriale (24/25) recita: “Fammi conoscere, Si-gnore, le tue vie”. Sant’Agostino dice che Cristo, in questo Salmo, parla e prega “nella persona della sua Chiesa”.Nella seconda lettura, ricavata dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (7.29-31), apprendiamo la provvisorietà della vita terrena.

Passa infatti la figura di questo mondo!Paolo proietta la luce della Pasqua sull’intera vicenda umana fatta di gioia e di dolore. Essa deve acquistare, agli occhi del credente, un valore nuovo: l’unità di misura usata fa saltare certe scale di valori assurdi a cui il mondo ci ha abituati. La decisione radicale per un nuovo sistema di valori (il regno) si impone. E’ come se il tempo si fosse fatto “breve”, cioè ridotto come una vela ammainata secondo il significato originale del testo.

Dal Vangelo secondo Marco (1,14-20) ci viene detto: “Convertitevi e credete al Vangelo”, ossia: “Cambiate in pro-fondità la vostra vita ed accettate Cri-sto, che è il Vangelo vivente.L’annunzio sintetico che Gesù procla-ma in apertura al Vangelo di Marco si sviluppa su due versanti: divino ed umano.“Il tempo è compiuto” è la prima di-chiarazione teologica: la storia della salvezza raggiunge nel Cristo la sua pienezza. “Il regno di Dio è vicino” è il secondo tema. Dio, nella storia, ha un progetto da attuare (il “regno”). Un piano la cui attuazione è già iniziata con il Cristo, ma da incarnare continuamente nella trama oscura ed incerta della nostra storia, così da conferire una “sostanza d’eternità”. All’intervento di Dio deve rispondere l’impegno umano. Esso si manifesta innanzi tutto nella “conversione”: l’uo-mo integrale è invitato a determinare nella sua mentalità e nella sua attività un’inversione di rotta, è chiamato ad un’esistenza morale.La “fede nel Vangelo”, cioè l’adesione al Cristo che salva e che libera, è la se-conda esigenza radicale che l’annunzio di Gesù proclama per l’uomo, e che si realizza attraverso i discepoli, fatti “pe-scatori di uomini”. E così sia.

IL TEMPO È COMPIUTO E IL REGNO DI DIO È VICINO

Credere nel vangelo di Gesù significa credere che Gesù è venuto per cam-biare realmente il mondo, instau-rando il regno di Dio. Tutto passa in secondo piano rispetto all’annuncio della salvezza, perché è venuta l’ora di Dio. Tocca a noi saperla accogliere

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Capire la Liturgia a cura di Gianna Caravaggi Giannetta

Apocalisse dal termine greco Apokàlypsis significa rive-lazio-

ne, disvelamento diversamente dalla connotazione di catastrofe imminen-te che esso ha assunto nel linguaggio corrente. Gesù Cristo attraverso il Suo angelo, rivela a Giovanni i segreti rice-vuti da Dio su ciò che deve accadere. Scrivendo alle Sette Chiese dell’Asia Minore, sette un numero che indica la perfezione universale, lui l’aposto-lo (con ogni probabilità l’auto-re) deportato nell’isola del Mar Egeo, Patmos allora colonia penale romana, a causa della sua fede, “fratello e compagno nelle tribolazioni” dei cristiani delle comunità nascenti (Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia, Laodicea), preso dal-lo Spirito Santo nel “giorno del Signore”, giorno kyriale, scrive loro mentre sono riunite come comunità ecclesiale per cele-brare la liturgia eucaristica. Solo in comunione con i fratelli si in-contra il vero Cristo e per questo Giovanni vuole invitare tutti a ri-manere “saldi nella fede”, a non conformarsi al mondo pagano che esibisce falsi idoli, che sedu-ce con le sue attrazioni come fa-ceva la profetessa dell’A.T. Geza-bele che induceva a prostituirsi agli idoli. Non è in gioco alcuna allusione al giorno del giudizio, giorno di JHWH, come si potreb-be immaginare.La visione inaugurale di Giovan-ni e le Sette Chiese. L’apostolo ode una voce potente come di tromba che lo invita a scri-vere in un libro ciò che vede e a mandarlo alle sette Chiese. Nella visione che accompagna il suono, egli vede uno simile a Figlio d’Uomo (cfr. Daniele), il Gesù risorto in mezzo alla comu-nità, in abito lungo, sacerdotale, dai capelli simili a lana candida come neve, gli occhi fiammeggianti come fuoco a significare la conoscen-za, cinto da una fascia d’oro , segno di regalità, dalla voce ..”simile al fragore delle grandi acque”, segno della po-tenza conferitagli dal Padre, con sette stelle, cioè gli angeli delle Sette Chiese nella mano destra, quella della forza, della benedizione e della vita. Non ultimo, una spada affilata che esce dalla sua bocca a significare la pote-stà giudiziale del Cristo, la Parola, una

lama a doppio taglio. In tutte queste immagini è espresso il carattere dupli-ce della Chiesa quale faro nel mondo, altresì realtà escatologica che rinvia al destino dell’uomo: è terrena quella nella storia, in mezzo a cui cammina il Signore, è celeste quella che il Cristo tiene nelle sue mani e presenta al Pa-dre. Nelle Lettere vengono evidenziati aspetti comuni delle comunità quali la relativa condotta di fede ma anche di

trasgressione, la fatica nella missione, la capacità di smascherare falsi profeti come pure l’affievolimento nella fede, la tentazione idolatrica. Solo a Smirne (e sotto un certo aspetto anche a Fila-delfia, la più giovane), vengono rispar-miati i rimproveri, l’una particolarmen-te virtuosa, meritevole della “corona della vita”, l’altra , fedele al progetto di Gesù, degna di custodia nel momento della tentazione. Nessuna comunità tuttavia viene esclusa dalla salvezza

della croce. Mentre sono in cammino verso la meta, le comunità infatti sono invitate a ravvedersi, vigilare e perse-verare soprattutto nelle prove e gran-di tribolazioni. Il compito di Giovanni è molto alto: egli deve trasmettere la rivelazione comunicatagli da Gesù, il Primo e l’Ultimo, il Primogenito dei Morti, il Vivente, il Risorto, il Sovrano dei re della terra, il Testimone fedele. Esse stanno attraversando momenti di crisi; vivono in continui dissidi anche

con gli ebrei che li definiscono “piccoli”, con il rischio di entrare a patto con il mondo.Giovanni si rende conto del va-lore della prova quale mezzo di purificazione e redenzione per-ché solo nella tribolazione l’uo-mo ritrova se stesso: riprende in mano la propria vita, sosta, perde tempo, quel tempo che spesso lo trascina in una spira-le di cose da fare, spegnendo in lui ogni anelito alla trascenden-za, alla contemplazione , le soli capaci di oltrepassare le cate-gorie di spazio e tempo. Non ci siamo mai domandati perché le liturgie nei paesi di missione per esempio in Africa, sembrano essere senza tempo, non finire mai (metaforicamente) . Il tempo là si vive, non si brucia, permettendo di godere nella comunione la bellezza del rito nel suo più intimo significato. Dio è immobile, sta. Il tempo della salvezza è vicino, viene ripetuto più volte nell’Apocalis-se: in questo senso essa trova un ambito in tutta la liturgia. Le Chiese vengono così invitate alla conversione, all’ascolto del-la Parola per un rinnovamento

morale che le renda “nuove cre-ature” destinate alla risurrezione e alla promessa finale fatta al vincitore. Il richiamo di Giovan-ni “Chi ha orecchi ascolti ciò che

lo Spirito dice alle Chiese…” (Ap.2, 7) è un sussurro che giunge fino a noi, ai nostri orecchi, in particolare quando siamo riuniti nel momento celebrati-vo, nel giorno del Signore, per rivivere il memoriale della Pasqua come ci ha ricordato Papa Francesco nella cate-chesi sulla Messa mercoledì 20 dicem-bre scorso.. “noi andiamo a Messa per farci incontrare da Lui, ascoltare la Sua Parola .. e diventare Corpo vivente nel mondo”.

Giovanni apostolo nell’Apocalisse

Il Polittico dell’Apocalisse (parte centrale); dipinto a tempera e oro su tavola di Jacobello Alberegno, databile al 1360-1390 circa e conservato nelle Gal-lerie dell’Accademia di Venezia

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Ciclo di Conferenze “I Volti”

la Visita di Maria a santa Elisabetta

Elisabetta riceve Maria che giunge a casa sua dopo aver ricevuto l’annuncio dell’angelo che sarà madre di Dio.

Le due donne sono in primo piano nel dipinto di Franceschi-ni. Lo stile classicista del bolognese si addolcisce in un tono di vivace familiarità. Maria è accolta dalla vecchia cugina e in questo modo si compie nella profezia quello che era atte-so e che non è ancora compiuto. A testimoniarlo Giovanni che nel grembo della madre esulta per la vicinanza del Cri-sto. L’atteggiamento di Elisabetta è quello di chi sa cogliere nel momento la presenza di Dio e trasforma l’evento quoti-diano in evento che parla della salvezza. Progredire verso il Natale è accorgersi che i giorni che si susseguono non solo sono i giorni della nostra storia, ma i giorni di una storia che è condivisa da Dio attraverso il suo Figlio che nasce per es-sere l’Emmanuele, il Dio con noi. E questo senza che ci sia una manifestazione del soprannaturale. Come nella pala di Franceschini, nella quale al divino è lasciato solo lo spazio

Tre serate per andare incontro al Natale in un modo forse insolito: interrogando, attraverso tre opere d’arte, altrettanti protagonisti della vicenda: Elisabetta, i pastori e la Vergine Maria.

I dipinti: la Visita di Maria a santa Elisabetta di Marcantonio Franceschini, pala dell’altare maggiore della chiesa della Visi-tazione; l’Adorazione dei pastori di Paolo Farinati nella chiesa di San Bernardino; l’Immacolata di Andrea Celesti nel Duomo. Opere che, in epoche diverse, parlano di tre momenti fondamentali nella vicenda dell’incarnazione di Cristo.

l’Adorazione dei pastori

È lo stesso sentimento di ribaltamento del grande e del piccolo che si legge nella tela di Paolo Farinati nella

quale l’adorazione dei pastori è immaginata all’interno di uno scenario di rovine classiche: quello che è grande vie-

della presenza discreta di alcuni angioletti, così nel quoti-diano la presenza di Dio è solo suggerita, quasi si trattasse di una presenza lieve che si può scoprire solo con l’atten-zione dell’accoglienza. Per Elisabetta la presenza di Maria è subito grazia perché trasforma il suo quotidiano e lei se ne accorge subito; è preparata all’incontro e può subito escla-mare “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”. E per Maria questo incontro diventa consape-volezza dell’eccezionalità della sua esperienza che la mette al di sopra di tutte le creature. Esprimendo il canto di gioia del Magnificat, esalta la grandezza di Dio che fa diventare straordinario il quotidiano e dà alla storia un senso diverso da quello che i grandi decidono di imprimerle.

Percorsi d’arte e musica verso il Natalein collaborazione con “Ateno di Salò”

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ne abbassato, rovina, diventa inservibile davanti al piccolo Gesù che nasce nel segreto della notte e che solo alcuni pastori riescono a percepire. Il grande silenzio che lascia trasparire il Gloria degli angeli è percepito solo da quei pa-stori che vegliavano. E vegliando il loro gregge riescono a sentire il canto angelico e a ricevere l’annuncio. Quello che era atteso nei secoli e che prende forma mortale riesce a penetrare nel mondo rendendosi silenzio. La tela di Farina-ti, che in origine decorava la cappella dell’Immacolata Con-cezione nella chiesa di San Bernardino e che aveva come controparte l’Annunciazione dipinta dallo stesso artista, è densa di suggestioni classiche e tuttavia il linguaggio umile dei pastori e della Vergine che, dimessa, guarda il suo Figlio riconoscendone la divinità, è il fulcro di tutto il racconto. L’atteso dalle genti che la profezia antica, incisa sulla base della fontana classica che sta a destra nel dipinto, poteva solo sperare è diventato vera carne e per questo il suo irrompere nel mondo non po-teva essere che così diverso da quello che si attendevano i grandi. La contrapposi-zione tra quello che lasciano vedere le grandi architetture dipinte e la scabra semplicità del fieno e della paglia indicano quanto sia diverso il de-stino che Dio ha riservato a suo Figlio rispetto a quanto conside-rato dai grandi. I pastori diventa-no la metafora più straordinaria del modo di guardare il Natale: la semplicità, l’attenzione, il si-lenzio. Sono questi elementi che vanno a contestare il biso-gno di riempire di sentimenti una festa che non ha più nulla a che vedere con Cristo e che si accontenta di predicare bontà e buoni sentimenti. Dio è un po’ rude, se si vuole, ma ha accetta-to la rudezza dell’essere umano per essere davvero Dio e non lasciarsi confondere con gli dei che gli uomini riescono a darsi ogni volta che non accettano di ascoltare, abbandonandosi alla falsa speranza che Dio si pieghi al loro desiderio invece che pie-garsi in adorazione, come Maria e i pastori, davanti al più piccolo, al Bambino che brilla di una luce che rende calda e reale la pre-senza di Dio sulla terra. Quello stesso caldo che Dante canta all’inizio del canto XXXIII del Paradiso nel quale, nel giro di una breve terzina, descrive il mistero assoluto dell’incarna-zione:

Ricerca Storica don Giuseppe Fusari, Prof. Andrea Crescini

L’Immacolata

Raccolta, sopra le nubi e con un corteggio di angeli, la Vergine come Immacolata Concezione è raffigurata da

Andrea Celesti senza alcuna enfasi retorica. Già pala d’alta-re della cappella dell’Immacolata in San Bernardino, descri-ve il mistero dell’elezione eterna di Maria ad essere madre di Dio e per questo preservata da ogni colpa, fosse pure quella del peccato di origine che ha toccato tutti gli uomini. Redenta prima degli altri, non è indipendente dalla salvezza di Cristo, anzi diventa necessaria testimone di quel rinno-vamento dell’uomo voluto da Dio in Cristo. E l’elezione che

Dio fa di lei non è per ren-derla più grande, ma

per indicare che l’unica sua

grandezza

Nel ventre tuo si raccese l’amore,

per lo cui caldo nell’etterna pace

così è germinato questo fiore.

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è quella di essere stata scelta, e dall’e-ternità. Celesti la raffigura quasi smar-rita, circondata di dodici stelle e con la luna sotto i suoi piedi così come dice la profezia del libro dell’Apocalisse. Ma non è trionfante: è l’immagine di quell’umiltà che Maria esprime nel Magnificat quando dice che Dio “ha guardato all’umiltà della sua serva” e per questo tutte le generazioni la chiameranno beata. Il singolare privi-legio dell’Immacolata Concezione si riverbera su questa consapevolezza: di essere non grande ma piccola e per questo elevata, salvata per prima, tra-sformata prima ancora di poter essere concepita.

E’ un mistero che si colora dei toni raf-finati e dolcissimi del pittore di Venezia che la ritrae quasi nell’atteggiamento dell’accogliere l’annuncio dell’angelo. In verità accoglie un annuncio arcano, nascosto nei secoli e che lei stessa non poteva immaginare, quello cioè di es-sere stata scelta e pensata così, priva di ogni macchia, per essere la madre di Dio. Un annuncio che fa tremare la persona, ma che fa ringraziare Dio con le stesse parole di Maria: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome”.

I Volti a cura di Lamberto Dondio

E’ giunta a termine la prima edi-zione di un evento nato da una

felice intuizione dell’Ateneo di Salò e della Parrocchia S. Maria Annunziata, consistente nel coniugare arte e musi-ca, ubicando l’evento nelle chiese sa-lodiane in preparazione delle festività natalizie ed avente lo scopo di illustra-re un’opera d’arte presente in dette chiese.

Così, dopo l’esperienza dell’Oratorio Mariano, nel quale sono presenti pre-ghiera e musica, la nostra Parrocchia ha avviato un nuovo percorso che ci si augura possa aver seguito anche in prossime edizioni.

Tre sono state le chiese coinvolte nell’evento:

- Chiesa della Visitazione nella se-rata del 24 novembre- Chiesa di San Bernardino nella se-rata del 1° dicembre- Duomo nella serata del 9 dicembre

I tre momenti dell’eventoOgni serata si compone-va di tre momenti fon-damentali: l’individua-zione e lettura del bra-no delle Sacre Scritture in cui collocare quanto esposto nell’opera d’ar-te, la sua illustrazione e il momento musicale costituito dall’esecuzio-ne di brani per organo. Particolarmente indo-vinata è apparsa la tec-nica di presentazione dell’opera d’arte con-sistente in un dialogo fra i due relatori che si

interrogavano a vicenda sulle caratte-ristiche del quadro traendone ognu-no le proprie specificità. Si trattava di relatori particolarmente qualificati: don Giuseppe Fusari, docente presso l’Università Cattolica, sede di Brescia e Direttore del Museo Diocesano di Bre-scia ed il dott. Andrea Crescini esperto di Storia dell’Arte e Archeologia, resi-dente a Mura, paese del quale è stato Sindaco.I tre organi presenti nelle chiese erano affidati alle mani del Prof. Gerardo Chi-mini che svolge intensa attività concer-tistica in Italia e all’estero dopo aver creato una schiera di allievi durante la sua docenza presso il Conservatorio “Luca Marenzio”di Brescia.Gerardo Chimini ci ha presentato con la sua consueta maestria opere dei grandi classici quali Listz, Frescobaldi, Bertoni, Couperin ma non ha mancato di valorizzare autori locali quali Giu-seppe Pasini.Il momento musicale nella serata del 9 dicembre era svolto, oltre che da Ge-rardo Chimini anche dal soprano Cri-stina Klein.

Una felice intuizione

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Invito alla lettura a cura di Daniela Cavedaghi

Il libro a cura di Cristina Guarnieri e Roberta Turco è un dialogo-intervi-

sta, a Teresa Forcades, monaca bene-dettina di origine catalana, medico, teologa femminista e attivista politica. Tralascio le molte specializzazioni e studi che fanno di questa monaca una figura di particolare, anche se contro-verso, interesse.È evidente che il periodo storico che attraversiamo richiede una visione olistica del mondo ed esiste anche la convinzione, sempre più avvalorata, che le donne siano le figure più rap-presentative del cambiamento epo-cale. Teresa si racconta e la vocazione, attraversata da dubbi personali e un ambiente a volte ostico, le rivela la sua strada: approfondire l’autentico signi-ficato di libertà. Non è facile, in un breve articolo, ri-portare tutte le risposte al “filo di do-mande incandescenti che interpellano ogni essere umano, cristiano o meno che sia”, e le riporto integralmente, dal libro, per incuriosire il lettore che si immerge e si interroga sulla vita nell’ascolto di sé: “Come è possibile amare in uno spazio di libertà? Che significa la distinzione fra maschile e femminile? Che ruolo occupa il corpo nelle nostre esistenze? Quale posto occupa la donna nella storia dell’u-manità e della Chiesa? Che valore ha la diversità sessuale? In che modo il sistema capitalista governa le nostre vite? Siamo ostaggio delle campagne di marketing delle multinazionali o abbiamo, nelle nostre mani, il potere di dare forma alla vita in modo nuovo, inventivo, creativo? Qual è lo spazio di gioco della nostra responsabilità? Su cosa si fonda la morale? La fede è

nemica della ragione? Cosa significa essere queer?

Io trovo il libro di un interesse unico e formativo rispetto alle questioni emer-genti e alla prospettiva di un nuovo Umanesimo seppure, lo stesso, apra ad altri interrogativi. Le argomentazio-ni fanno riferimento, altresì, ai grandi del passato cui Teresa prende spunto e si confronta nel pensiero filosofico, cri-stiano e politico: persone come Lacan, Marx, Simone Weil, Feuerbach e altri.

Presentare questo libro, certamente non facile, mi sembra essenziale perché arriva alla radice della nostra autentici-tà, che è repressa sia dalla storia perso-nale, che inizia già alla nascita, sia dalla società e Teresa indica una possibile e praticabile strada da percorrere.

Io non posso che essere d’accordo, secondo la personale ricerca, che dob-biamo liberarci dalle costrizioni, da ciò che non sentiamo veramente di condividere o di credere, per trovare l’autentico di noi e in noi. Teresa parla di un vuoto interiore che è possibili-tà d’essere “Ciascuno pertanto deve prendersi la responsabilità della pro-pria vita, in ogni momento”.

Noi abbiamo la capacità e possibilità di evolvere, di crescere e di trasformarci nel rispetto della nostra e altrui indi-vidualità e la ricerca è nella direzione dell’attenzione costante all’interiorità, allo svolgersi del pensiero e ai tranelli della mente che ogni giorno, ogni mo-mento sperimentiamo.

Teresa parla di un vuoto che è al di là dal tempo, dove la verità è compassio-ne e amore verso tutto e tutti, indistin-tamente, e la possibilità di riconoscer-

la non è prerogativa di pochi.

Per tornare al ruolo della donna Tere-sa Forcades, completa e termina il suo pensiero, riferendo il messaggio di Dio espresso da Sant’Agostino “Dio ci ha creato senza di noi, però non ci vuole salvare senza di noi. Questa è la nostra dignità, la dignità che corrisponde al nostro essere immagine di Dio, alla nostra libertà.

Maria è il “luogo teologico” per ec-cellenza, nella sua umanità realizzata che dona luce alla luce. Questa giova-ne donna vive fino alle ultime conse-guenze la reciprocità inaudita con Dio. In questo senso mi sento di affermare che l’esperienza cristiana del XXI seco-lo o sarà mariana, o non sarà.

Siamo tutti co-creatori, responsabili di dare luce alla Luce, di creare le nostre vite e trasformare il mondo”.

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Nel libro qui presentato, l’autrice si avventura in un percorso particolarmente ar-dito che si spinge, con intuizioni alternative, su un terreno delicato e propone considerazioni spesso ben lontane dalla sensibilità delle posizioni ufficiali della riflessione teologica. L’argomento, proprio per la sua provocatoria attualità, va accolto con attenzione critica per una esplorazione aperta, ma anche avveduta su argomenti di profonde conseguenze antropologiche.

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a cura di Giovanni Ciato Notizie utili

Ha riempito le pagine dei gior-nali delle ultime settimane la

notizia di una chiatta affondata nel-le acque antistanti Gardone Riviera, davanti a Villa Itolanda il cui nome probabilmente deriva dagli origina-ri proprietari (Italia-Olanda) che, nel periodo della Mittel Europea di inizio novecento, avevano deciso di vivere su questa sponda meravigliosa del lago. Chiatta che stava per provocare un danno irreparabile ad un ambiente, tanto meraviglioso quanto suggesti-vo, per il quale, negli anni ottanta del secolo scorso, sia a livello italiano che europeo, venne presa la decisione di preservarlo e tutelarlo, per-chè l’intera fossa tettonica (questa l’origi-ne geologica del nostro lago) è qualcosa di i r r i p e t i b i l e , formata da un r i p i e g a m e n -to della crosta terrestre che ha determinato anche la nascita dei monti Bal-do, Pizzoccolo e Brione a Riva del Garda, oltre che della Roc-ca di Manerba, che ha preso poi il nome di Lago di Garda.Da lì tutta una serie di studi e progetti per salvaguardare le acque dall’inqui-namento e la nascita di Garda Uno e di Garda Due, due collettori che rac-colgono e confluiscono tutte le acque reflue delle tre sponde (bresciana, veronese e trentina) a Sallionze, dove finisce il lago e nasce il fiume Mincio, con esclusione solo di Limone e Tre-mosine che hanno un loro impianto autonomo che scarica al Porto di Tre-mosine vicino a Campione del Garda. Ma l’orografia del lago è difficile e così questi reflui salgono e scendo-no, come se fossero su un ascensore, con stazioni di pompaggio e tubi in pressione e, in questo complesso im-pianto idraulico, ci sono anche delle condutture subacque, generalmente in prossimità della costa, ma anche una tubazione che attraversa il lago a Toscolano Maderno, per un lungo tratto sospesa perché il fondale è troppo profondo, con tutti i rischi che

da questa situazione ne derivano. Il rischio che queste tubazioni pos-sano perdere fognatura nel lago esi-ste, per effetto di possibili cedimenti strutturali, movimenti sbagliati o mal-funzionamenti, non escluso l’errore umano, ma esiste anche il pericolo che relitti, trascinati dalla corrente, possano causare ingenti danni all’in-tero sistema ecologico.Insomma ci si sta domandando da tempo se, a distanza di quarant’anni dai primi studi, le nuove tecnologie ci consentano di eliminare queste criti-cità, e credo che questo sia uno degli

argomenti più dibattuti ai vari livelli decisionali e tecnico-operativi da co-loro che hanno la responsabilità del futuro. E così, tra chiacchiere da bar, incontri e dibattiti, è tornato di attualità l’an-tico desiderio di conoscere cosa ci sia davvero sotto le acque del nostro lago. Anche se l’acqua non ha radici fisiche mi permetto di ricordare come il Po, fiume italiano per antomasia, è fatto dalla storia del Monviso, ma anche da quelle di tutti i luoghi che attraversa sino ad immettersi nel mare, e che lungo il suo percorso non dimentica né nasconde nulla del suo passato.Allo stesso modo non dobbiamo ne possiamo dimenticare nulla della sto-ria che caratterizza questo bacino di 35 milioni di anni e che ci dà vita e futuro, per questo dobbiamo tutelar-lo, e per farlo dobbiamo conoscerlo, senza remore o timori.

A parte Benny di cui non si ha sentore da tempo e che in molti si domanda-no se esista davvero, mentre altri si preoccupano addirittura del suo stato di salute, sotto sotto, sommersa dalle acque, c’è la storia della regione gar-desana, fatta di tante piccole storie e di un passato antico, che devono, al pari della grande storia del nostro Paese, entrare a far parte del nostro bagaglio culturale.

Nelle acque dei fondali e delle cavità più profonde c’è la genesi biologica e bioclimatica delle origini del lago, ma tra i suoi relitti adagiati sui fondali c’è

la storia degli uomini che su queste sponde hanno vissuto per migliaia di anni.

Il più famoso è la galea vene-ziana affondata nel 1509 da-vanti a Lazise, ma c’è anche la storia più recente con la cannoniera Se-sia affondata nel 1860 da-vanti a Limone, per continuare con lo Spitfi-re colpito nel

1945 dalla con-traerea e che si

è inabissato tra Maderno e punta San Vigilio, oltre a barche di pescatori, barconi che trasportavano derrate in epoca romana, ordigni bellici e carri armati dell’ultimo conflitto mondiale inabbissati perché non passassero in mani nemiche.

Per quanto riguarda il Golfo di Salò è risaputa la presenza del famoso ve-liero (che poi è un barcone) e forse anche di altri reperti che gli esperti di quel mondo ci potranno descrivere e spiegare, che andremo ad intervista-re perché ci illuminino, esattamente come l’amico Mario Tonincelli, che ringrazio, e che ha illuminato, con le sue attente descrizioni, le tenebre dello spazio. Con lo stesso spirito vorremmo illuminare le tenebre dei fondali e andare alle radici del lago, perché senza radici profonde non si può crescere e molte altre genera-zioni addivenire dovranno crescere a loro volta.

Lago di Toblino formatosi dai depositi del Sarca, affluente del Lago di Garda

Alle radici del lago

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Cinema Teatro Cristal a cura di Lamberto Dondio

Molti sono stati i tentativi eroici messi in atto per salvare i cit-

tadini ebrei dalle persecuzioni nazi-ste; coloro che li hanno attuati hanno rischiato le loro vite per raggiungere uno scopo e i loro nomi figurano iscrit-ti nell’elenco dei “Giusti fra le Nazioni” nel Museo Yad Vashem di Gerusalem-me perchè, secondo il motto inciso sulle medaglie distribuite ai “Giusti” o ai loro eredi:

“Chi salva una vita salva il mondo intero”.

Si pensi a Oskar Schindler che ha let-teralmente comprato le vite di 1.200 ebrei o a Irena Sendler che pose in sal-vo, operando nella resistenza polacca

2500 bambini del ghetto di Varsavia o al nostro cittadino di Como Giorgio Perlasca che nel 1944 fingendosi Con-sole generale spagnolo strappò da si-cura deportazione nei campi di stermi-nio nazisti ben 5000 ebrei ungheresi.

La particolarità del salvataggio nello zoo

Ma il Film “La Signora dello Zoo di Varsavia” recentemente presentato al Cristal nella sezione Cineforum de-scrive una operazione di salvataggio di circa trecento cittadini ebrei che per le modalità con il quale è stato attuato ha dell’incredibile. Il film è stato tratto dal libro di Diane Ackerman “Gli ebrei

dello zoo di Varsavia”ed è stato porta-to sugli schermi ad opera del regista Niki Caro.Narra di quanto è stato fatto da Anto-nina Zabinska e da suo marito Jan Za-binski, direttore dello zoo di Varsavia per salvare trecento esseri umani dalla barbarie nazista. Lo specifico sono ap-punto le modalità attuate per realizza-re questo progetto umanitario. Con l’entrata in guerra nel 1939 dichia-rata unilateralmente dalla Germania nazista la Polonia venne messa a ferro e fuoco e lo zoo vene raso al suolo. Il direttore e la moglie raggiunsero un accordo con gli occupanti per far si che lo zoo potesse riprendere una parven-

za di attività e così poterono ricostrui-re alcuni alloggiamenti ove sistemare i pochi animali che si erano salvati. Ma gli alloggiamenti furono realizzati aggiungendovi alcuni spazi sotterranei segreti nei quali, pochi per volta, furo-no sistemati circa trecento ebrei che così poterono salvare le loro vite.Il coraggio dei due coniugi si dimostrò nel continuo rischiare, ogni giorno, nel trasferimento degli ebrei dal ghetto al giardino zoologico letteralmente sot-to il naso delle truppe tedesche che presidiavano la città di Varsavia. Oggi i coniugi Zabinski figurano nell’elenco dei Giusti fra le Nazioni ricordati dalla Polonia e dallo Stato di Israele.

I salvataggi dei cittadini ebrei

Martedì 9 gennaio 2018

Good Time di J. e B. SafdieIncubo notturno (a occhi spalanca-ti) feroce, disturbante, divertente, eccessivo, abbagliante. Fotografia accecante. Sorpresa.

Cineforum

Martedì 16 gennaio 2018

Mr. Ove di H. HolmStoria paradossale di un pensio-nato vedovo e attaccabrighe che vorrebbe regolamentare tutta la vita del quartiere secondo le sue regole. Burbero vegliardo.

Martedì 6 febbraio 2018

Seven Sisters di T. Wircola2073: il pianeta è afflitto da so-vrappopolamento e carestia. L’au-mento incontrollato delle nascite ha costretto i governi a mettere in atto la drastica politica del Figlio Unico, che impone l’ibernazione dei figli in eccesso. Una donna muore durante il parto di sette ge-melle, e per salvarle tutte, il non-no le nasconde. Fantascienza?

Martedì 30 gennaio 2018

Gli sdraiati di F. ArchibugiGiorgio e Tito sono padre e figlio. Due mondi opposti che si scontra-no all’interno di un appartamento a Milano. Giorgio è un giornalista di successo, celebre volto di un programma televisivo, stimato da colleghi e circondato da amici. Suo figlio invece si limita a fare il mi-nimo indispensabile. Attualissimo.

Martedì 23 gennaio 2018

Detroit di K. Bigelow1967, strade di Detroit: i cinque giorni che misero la città a ferro e fuoco. Crudo.

La Signora dello Zoo di Varsavia

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Scuola paritaria cattolica a cura della Scuola “E. Medi”

Le domande grandi che sono nel cuore di tutti noi

Nell’imminenza delle festività natalizie, l’Istituto Enrico Medi

propone ai propri studenti, come pre-visto dalla propria “mission”, degli in-contri formativi di tipo esistenziale. Il programma prevede laboratori sepa-rati in rapporto sia alle classi di età, sia ai vari indirizzi di studio.Quest’anno il filo rosso delle testimo-nianze e del conseguente dibattito è rappresentato dal tema dell’apparte-nenza, in quanto considerato idoneo a mettere in luce sia gli aspetti dell’i-dentità sia quelli delle relazioni. E’ fon-damentale, infatti, porre la riflessione sulla struttura dell’”essere persona”, sul “desiderare ed essere in relazione”, sulla necessità di conoscersi, integrar-si, raccontarsi.La regia degli incontri è affidata a tre educatori, esperti di contesti educativi e di didattica. La loro testimonianza è declinata in forma di domande, riferite alle questioni tipiche delle varie età. Nel loro lavoro, essi si ispirano all’im-

portante invito rivolto da Papa France-sco ai ragazzi ed ai giovani: “realizzare il perché della vita”.Come logo dell’iniziativa natalizia é stato scelto il celebre dipinto di Vin-cent van Gogh: “Paesaggio notturno di Saint-Rèmy-de Provence” (1889), cu-stodito presso il Museum of Modern Art di New York: si tratta di un itine-rario pittorico dagli accenti siderali, che propone l’inquieta consapevolez-za di una situazione desolata e di un animo smarrito e allucinato (quello, appunto, del pittore), simbolo della inconsistenza dell’individuo a fronte della sublime e soverchiante immensi-tà del cosmo. Simbolo e sintesi, quindi, anche di quel perché della vita di cui parla Papa Francesco. L’ispirazione di fondo degli incontri è, ovviamente, “scolastica”: partire dal percepito e dal vissuto, così come si presenta quotidianamente, per interrogarlo secondo la massima profondità (che vuol dire...la massima possibile).

Incontri formativi all’Istituto Enrico MediVi invito a cercare

il significato intrinseco di ogni cosa

che vi appassiona.

Tutte queste passioni conducono infatti a ciò

che realmente desideriamo:la felicità, la verità,

la bellezza e la bontà.Tutte sono indirizzate verso l’origine da cui proveniamo:

Dio.

Non c’è niente di più bello che realizzare

il perché della vita,la ragione che sta dietro

alle vostre passioni!

Papa Francesco

La Valle, il suo lavoro,la sua gente,la sua Banca.

PIZZERIA - GELATERIA

AL MOLOdi CIFALÀ ANTONINO

Via Bolzati, 5 - SALÒ (Bs)tel. 0365 521006

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Vita di Parrocchia a cura di Renato Cobelli

Nella quattrocentesca sede di rappresentanza della canonica

del Duomo, sono presenti questa sera (29 novembre 2017) i Consigli pastora-li delle tre parrocchie salodiane. Sono stati convocati in assemblea straordi-naria dal Parroco, allo scopo di “tasta-re il polso” (appunto delle tre comuni-tà) in questa fase di transizione verso l’organismo unitario della Unità pa-storale. Si tratta, quindi, di un’assem-blea “anomala”, posto che non esiste ancora il canonico Consiglio dell’Unità Pastorale.Dopo una sintetica autopresentazione del nuovo sacerdote di San Giuseppe e della Superiora della comunità delle Suore Elisabettine, don Gianluigi apre sul tema della “nuova evangelizzazio-ne”. Si tratta di una “questione” impor-tante e complessa, tipica del mondo occidentale, identificabile in due com-portamenti apparentemente contrap-posti: il moltiplicarsi di previsioni sulla fine “per insignificanza” dell’esperien-za religiosa e, nello stesso tempo, la presenza di un “interessante, innega-bile e diffuso risveglio religioso” (rap-presentato dalle domande di senso emergenti dalla società). Non si tratta, nel secondo caso, della riedizione di temi facenti parte della tradizione cri-stiana; piuttosto, di sensibilità nuove verso le problematiche ambientali, il lavoro, la dignità della donna, le emi-grazioni, le povertà, la vita, ecc.La risposta “evangelica” a queste do-mande di senso viene declinata – per lo meno in questi ultimi anni – secon-do due modalità: la riaffermazione categorica della Verità cristiana in una società “liquida” (tipica della pastorale di san Giovanni Paolo II) e, di converso, l’utilizzo di un rapporto dialogico con la cultura attuale (metodo utilizzato da papa Francesco, disponibile a dia-logare sempre ed ovunque, pur senza

fare sconti o semplificazioni in materia dottrinale). Ai presenti, il Parroco chie-de di interrogarsi sulle modalità della “nuova” evangelizzazione da adottare per Salò.Questione tosta e di non facile soluzio-ne (lo vedo negli occhi e negli sguardi dei presenti), ma in ogni caso richie-dente risposta. Di certo, sarà opportu-no (per lo meno a parere di chi scrive) agire su tasti diversi: confermando le Verità di fede alla generazione più adulta, cresciuta in un contesto tradi-zionalmente cristiano, e stabilire rela-zioni “dialoganti con le nuove leve (in modo da poter collegare la dottrina della Chiesa a tutti gli aspetti sociali della contemporaneità).Conclusa questa prima fase dell’in-contro, il Parroco sollecita interventi e punti di vista sullo stato attuale delle tre parrocchie. I giudizi riguardanti le attività poste in essere “ a livello co-munitario” (catechismo bimbi e ragaz-zi, ritiri spirituali, bollettino, catechesi per adulti, ecc.) vengono giudicati complessivamente positivi. Bisognerà, tuttavia, calibrare via via i progetti in base alle specificità delle singole par-rocchie, con particolare riguardo alla composizione socio-anagrafica delle stesse.Il parroco fornisce delucidazioni sulla organizzazione del prossimo Sinodo dei giovani, facendo presente che non si procederà (come in occasione del Sinodo sulla Famiglia) ad effettuare un’operazione di raccolta dati. Si pro-cederà, invece, all’interno del mondo giovanile stesso, in forma di interviste tra giovani.Torna anche la questione riguardante il numero e l’orario della Messe festi-ve. Sarà necessario provvedere al ri-ordino del calendario, in maniera da poter tener conto delle forze in campo e della “comodità” dei fedeli .

Si fa cenno anche ad una probabi-le Missione straordinaria, per l’anno 2019, da affidare ai Padri Cappuccini di BarbaranoE’ tanta la carne al fuoco della comu-nità dei credenti di Salò. Si tratta di “ripensare” alla Chiesa locale con uno sguardo nuovo, “pensando al mondo”, cercando di cogliere negli uomini e nella comune condizione la presenza sorprendente dei germi del Regno che viene.

Effemeridi dalla riunione dei Consigli Pastorali Parrocchiali di Salò

Ripensare alla Chiesa locale con uno sguardo nuovo

Pensando al Mondo

FILIALE DI CUNETTONE DI SALÒVia Zette, 31 - tel. 0365 438058

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Accade a Salò a cura di Simone BotturaAccade a Salò a cura di Simone Bottura

Che aria si respira a Salò? Buona, secondo i dati prodotti da Arpa Lombardia, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente che su richiesta dell’assessore all’Ecologia Federico Bana ha eseguito una campagna di valutazione della qualità dell’aria salodiana in due periodi del 2016, uno estivo (22 giugno-4 settembre), l’altro invernale (15 novembre-7 dicembre). I dati raccolti dal laboratorio mobile, dotato di analizzatori e campionatore sequenziale di particolato atmosferico per il prelievo di PM10, sono stati elaborati e consegnati nei giorni scorsi al Comune. Il mezzo ha stazionato in località Due Pini (dove si trovano scuole, impianti spor-tivi e centri commerciali) e ha monitorato i seguenti inquinanti: biossido di zolfo (SO2), monossido di carbonio (CO), ossidi di azoto (NOX), ozono (O3), benzene, toluene e xileni (BTX), PM10. «La qualità dell’aria di Salò – scrive Arpa nelle con-clusioni del suo rapporto - non evidenzia particolari criticità relativamente alle concentrazioni di inquinanti primari e al particolato atmosferico».

Da lunedì 11 dicembre la Fondazione Servizi Integrati Gardesani, ente che gesti-sce in forma associata le attività sociali dei Comuni dell’ambito socio sanitario 11 del Garda, ha riattivato gli sportelli informativi territoriali per immigrati, presso i quali si possono ricevere consulenza relativa a permessi di soggiorno, carte di soggiorno, ricongiungimenti familiari, richiesta del test della lingua italiana e in-formazioni generali sui servizi territoriali. Gli sportelli sono funzionanti a Salò, al piano terra dell’ex liceo in via Fantoni 68 (venerdì 9-13), a Padenghe e a Desenza-no. Lo sportello offre un servizio di orientamento e di mediazione rivolto alla ge-neralità degli stranieri ed immigrati presenti nel territorio, strutturato in modo da garantire assistenza e consulenza alle persone che si trovano in difficoltà a causa della condizione di “nuovo arrivato” in un diverso ambiente socio-culturale.

Il Cai di Salò ha celebrato i 50 anni del rifugio «Pirlo» con un concerto del Coro Monte Pizzocolo che ha avuto luogo il 20 dicembre in Sala dei Provveditori. Il rifugio «Pirlo» allo Spino fu inaugurato l’11 giugno 1967 dal Cai di Salò, che lo costruì sui ruderi di una vecchia caserma della Finanza. La sezione salodiana del Cai, costituitasi il 9 marzo 1963, decise allora di dotarsi di un rifugio nell’entroter-ra montano del Garda. Si optò per la vecchia caserma della finanza situata a poca distanza dal Passo dello Spino, vicina alla generosa fonte della “Mandra” che an-cora oggi alimenta il rifugio e facilmente raggiungibile da molte direzioni: da San Michele di Gardone, da Maderno, da Toscolano e da Degagna di Vobarno. I lavori di ristrutturazione iniziarono nel 1964 e terminarono nel 1967.

Come tradizione Salò celebrerà anche nel 2018 il Giorno della Memoria, ricorren-za che cade il 27 gennaio per commemorare le vittime dell’Olocausto, e il Giorno del Ricordo, solennità civile nazionale celebrata il 10 febbraio per rinnovare la memoria della tragedia delle foibe e dell’esodo degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra. Per il Giorno della Memoria, sabato 27 gennaio, Salò ha organizzato in collaborazione con l’Associazione Bresciana Italia Israele una serata di presentazione, in Sala dei Provveditori, del libro «A colpi di pedale, la straordinaria storia di Gino Bartali». Sarà presente l’autore, il dott. Paolo Reine-ri. Il Giorno del Ricordo, il 9 febbraio, sarà invece celebrato alle 8.45 all’Istituto Battisti e alle 11 al Liceo Fermi con due conferenze della prof.ssa Nidia Cernecca, sopravvissuta istriana che con il suo impegno ha trasmesso la testimonianza del dramma delle Foibe ai ragazzi delle scuole, anche attraverso i suoi volumi, libri che, come lei stessa ha dichiarato, mai avrebbe voluto scrivere.

La Guardia Costiera di stanza a Salò ha diffuso il consueto report riguardante l’o-peratività nel 2017. La stagione balneare si chiude con il record negativo di deces-si in acqua: ben 15 morti (8 nel bresciano, 7 nel veronese), due in più rispetto al 2016, quasi raddoppiati rispetto al 2015, quando i morti furono 8. Nel dettaglio: 4 sono casi di suicidio, 2 annegamenti di sub, 3 casi di annegamento per malori durante la balneazione, 2 annegamenti di persone a bordo di imbarcazioni in oc-casione di incidenti e imprudenze nell’entrata in acqua, 3 casi di malore accusato prima della successiva caduta in acqua e un caso di decesso per imprudenza nella conduzione di imbarcazione. «Tutte circostanze non collegabili al malfunziona-mento della macchina dei soccorsi», precisa il comandante del Nucleo, il Capita-no di Corvetta Sandy Ballis. Nel corso del 2017 la sala operativa di Salò ha ricevuto 1586 chiamate. Le operazioni di soccorso sono state 90 (+30% rispetto al 2016) e hanno portato al salvataggio di 129 persone e 38 unità da diporto. Nel settore della polizia marittima sono stati effettuati 780 controlli ed elevate 142 sanzioni.

Guardia Costiera: nel 2017 ben 15 decessi nel lago

Le giornate della Memoria e del Ricordo

I 50 anni del rifugio Pirlo

Sportello migranti a Salò

Indagine Arpa sull’aria di Salò: i risultati

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Notizie sociali

La RADIO DUOMOdella Parrocchia di Salò

Ascoltiamo e partecipiamo alle iniziative che vengono proposte

in radio!!!

FM. 90,7 Mhz

dal grande libro della natura

acqua minerale

FONTE TAVINA SALÒtel. 0365 441511

IL PIACERE DEL BERE!

Lega di Salò - Brescia

Non è auspicabile che, nonostante le diverse sensibilità, i cattolici si dividano in “cattolici della morale” e in “cattoli-ci del sociale”. Né si può prendersi cura dei migranti e dei poveri per poi dimenticarsi del valore della vita; oppure, al contrario, farsi paladini della cultura della vita e dimen-ticarsi dei migranti e dei poveri sviluppando in alcuni casi addirittura un sentimento ostile verso gli stranieri.

La dignità della persona umana non è mai calpestabile e deve essere il faro dell’azione sociale e politica dei cat-tolici. I cattolici hanno una responsabilità altissima verso il Pa-ese. Dobbiamo, perciò, essere capaci di unire l’Italia e non certo di dividerla.

Card. G. Bassetti, prolusione alla CEI.

DOMANDA: volete precisare i requisiti per ottenere il REI ?

Risposta: Il Reddito di inclusione, in prima battuta riguar-derà le famiglie con minori, disabili, donne in gravidanza e over-55 disoccupati; sarà erogato per un massimo di 18 mesi e potrà essere rinnovato per non più di 12 mesi solo dopo che siano passati 6 mesi dalla fine del primo periodo di godimento. La famiglia beneficiaria del REI deve attener-si a un “progetto personalizzato” a pena di decurtazione o decadenza dalla prestazione . Il REI è incompatibile con la fruizione della Naspi (disoccupazione) o di altri ammortizza-tori sociali da parte di qualsiasi componente della famiglia. Il nucleo familiare deve avere un valore Isee non superiore a 6.000 euro e un valore dell’Isre (indicatore del solo reddito dell’Isee) non superiore a 3.000 euro ( per 1 persona), 4.710 (per 2 persone). Esclusa la casa di abitazione, non si potrà avere un patrimonio immobiliare superiore a 20.000 euro e uno mobiliare (c/c – titoli) superiore a 10.000 euro . Possono chiedere il REI i cittadini dell’Unione europea o gli extracomunitari con permesso di lungo soggiorno purché risiedano in Italia in via continuativa da almeno due anni al momento di presentazione della domanda. L’importo del beneficio è di 187,5 euro mensili per 12 mensilità ( per una persona ) fino al massimo di 485 euro mensili (in caso di almeno cinque persone), ma potrebbe aumentare l’anno prossimo fino a 540 euro mensili. Il beneficio economico del REI è erogato con una carta acquisti chiamata “carta REI” che consente anche prelievi di contante entro la metà dell’importo massimo caricato. La carta si ritira presso le Poste. La domanda, unitamente all’ ISEE, dovrà essere presentata ai Comuni o, talora, ai CAAF. I Comuni inoltreranno le infor-mazioni contenute nelle domande all’Inps entro 15 giorni dalla ricezione della domanda. L’Inps verifica il rispetto dei requisiti entro cinque giorni. In caso di esito positivo l’istitu-to riconosce il REI a condizione che sia firmato il “progetto personalizzato”. Infatti al REI si accede dopo una valutazio-ne (da effettuare entro un mese dalla richiesta del REI) fi-nalizzata ad identificare i reali bisogni del nucleo familiare e dei suoi componenti e a determinare le scelte successive

che porteranno alla definizione del “progetto personalizza-to”. La valutazione è effettuata da operatori sociali apposi-tamente incaricati dai servizi competenti.Presso i Servizi sociali del Comune o presso i CAAF si posso-no avere più specifiche informazioni.

DOMANDA: nel 2018 con quali requisiti contributivi si po-trà ottenere la pensione anticipata?

Risposta: nel 2018 si può conseguire il diritto alla pensione anticipata ( da non confondere con l’APE-anticipo pensioni-stico) se in possesso della seguente anzianità contributiva: gli uomini con 42 anni e 10 mesi , le donne 41 anni e 10 mesi.

DOMANDA: quest’anno ci sarà un ritocco delle pensioni in base all’incremento del costo della vita?

Risposta: si, il tasso di perequazione massimo per il 2018 è dell’1,1% .Però, se la legge di Bilancio ora all’esame del Parlamento non disporrà diversamente, sarà recuperato lo 0,1%, percepito in più nel 2015. L’eventuale recupero av-verrà in un’ unica soluzione con la rata di gennaio nel caso in cui l’importo sia inferiore a 6 euro, in due rate (gennaio e febbraio) se superiore. Queste le percentuali di aumento sull’intera pensione:

Grazie al recente accordo con i Sindacati dal 2019 tornerà un meccanismo di rivalutazione delle pensioni migliore in quanto le percentuali di incremento si applicheranno sugli “scaglioni di importo” e non sull’importo totale della pen-sione.

Pensione sino a 3 voltela minima ovvero fino a 1.505,67 100% + 1,10%

Da 3 fino a 4 da 1.505,67 fino a 2.007,56 95% + 1,045%

Da 4 fino a 5 da 2.007,56 fino a 2.509,45 75% + 0,825%

Da 5 fino a 6 da 2.509,45 fino a 3.011,34 50% + 0,550%

Oltre oltre 3.011,34 45% + 0,495%

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Il 7 ottobre 2017, nel Duomo di Milano è beatificato padre Arse-

nio, con rito presieduto dal Cardinale Angelo Amato, prefetto della Congre-gazione delle Cause dei santi: la messa solenne, sempre in Duomo, è presie-duta dall’arcivescovo di Milano, Mario Delpini. Grande gioia ed emozione profonda nella casa-madre delle Suore di Ma-ria Santissima Consolatrice, a Milano, dove dal 1953, riposano nella cappella le spoglie del nuovo Beato, fondatore della Congregazio-ne: “Per noi questa beatifica-zione rappresenta un atto di restituzione alla giusta me-moria di un uomo che, con il suo servizio e la sua capacità di altruismo -dice la Superiora – ci ha insegnato a vivere la spiritualità ignaziana. Inoltre grazie a lui le mie consorelle di allora hanno imparato ad essere al fianco, nella Milano e Torino di fine Ottocento, dei più poveri: come gli orfani, i malati e gli anziani soli ed ab-bandonati a se stessi”.Carlo Maria Martini esalta in lui la “virtù del silenzio”, in grado di compiere grandi opere di misericordia nell’ob-bedienza assoluta, nell’an-nullamento di sé, nell’umil-tà: “Attraverso la causa di beatificazione – sempre la Superiora – abbiamo potuto toccare con mano tutti gli aspetti della vita “nascosta” di padre Migliavacca a noi sconosciuti. Una delle grandezze di padre Arsenio è aver sempre celato nel silenzio il bene compiuto e le tribo-lazioni e sofferenze subite. E per noi suore è stata la scoperta grazie ai suoi diari ed appunti spirituali dello spesso-re di un fondatore che, alla stregua de-gli insegnamenti di sant’Ignazio, ci ha indicato la strada per annullarci nella volontà di Dio per la sua maggior glo-ria. La sua eredità più grande? Quella di averci educato all’importanza di ri-manere attaccati solo alla persona di Gesù.”Il fascino di una vitaGiuseppe Antonio Migliavacca nasce nel 1849 a Trigolo (Cremona), quinto dei dodici figli di Glicerio Migliavacca ed Annunziata Strumia, bravi gesto-ri della rinomata “Osteria del Moro”. La famiglia è profondamente religiosa

e Giuseppe cresce in un clima sere-no: è bambino buono, docile, gentile, premuroso. Frequenta la parrocchia e presto evidenziali segni di una natura-le predisposizione sacerdotale. A 13 anni entra in seminario a Cremo-na ed è ordinato sacerdote il 21 marzo 1874. Inizia con entusiasmo giovanile il suo ministero in alcune parrocchie: è un anno di lavoro, ma anche di ri-flessione, in cui matura la decisione di entrare in una famiglia religiosa.

Nel 1875 chiede di essere ammesso nella Compagnia di Gesù, affascinato da S. Ignazio, dal suo essere discreto, paziente, umile, affettuoso: gli “Eser-cizi spirituali” sono la sua lettura e lo spirito di dedizione di S. Ignazio, la sua mistica del servizio per la gioia di ama-re Dio “con tutto il cuore, con tutta l’a-nima, con tutta la volontà” diventano il suo segreto.A Cremona è prefetto degli studi nel Collegio Vida, nel 1884 riprende gli studi di teologia, che interrompe per motivi di salute: la sua preparazione è ritenuta dai superiori non idonea e così non riesce ad entrare tra i “pro-fessi” della Compagnia e rimane “co-adiutore spirituale” Si impegna molto nella predicazione, nella confessione, nel catechismo, negli esercizi spirituali e quaresimali, tiene ritiri: è un perio-do felice, sente che è la scelta della vita, ma il suo livello medio di cultura, i problemi di salute, la carenza di un

brillante carisma, di una mondana di-sinvoltura, l’amicizia con alcuni vescovi non graditi in Vaticano, gli creano pro-blemi ed incomprensioni all’interno della Compagnia: è accusato di “im-prudenze”. Così, nel 1892, deve accettare, con grande sofferenza, le dimissioni dalla Compagnia di Gesù: Don Giuseppe ora è a Torino, dove l’arcivescovo lo incarica della formazione di un gruppo di giova-ni donne, nucleo di una nascente fami-

glia religiosa, che si occupano di orfane e di poveri. Padre Giuseppe adegua le Regole di S. Ignazio per il nuovo istituto e diventa così “Fondatore del-le Suore di Maria Santissima Consolatrice”, nel 1893: esse “devono attendere alle opere della misericordia sia spiritua-li che corporali verso i nostri prossimi, massime orfani nel-la tenera età”. Dopo 10 anni a Milano, le suore stesse, per false accuse, invidie, gelosie, si rivolgono al Cardinale Fer-rari (divenuto poi Beato) per costringere don Giuseppe a lasciare l’Istituto. “la croce è la via regia del Paradiso”, dice e così ubbidisce in silenzio.Frate degli umiliA 53 anni chiede di essere accolto tra i Padri Cappuccini: si nasconde, cambia nome, diventa Arsenio da Trigolo.

Dopo la professione, vive a Bergamo, dove continua a dedicarsi alle confes-sioni ed alla predicazione, sereno e si-lenzioso, sempre nascondendo il bene compiuto nella sua vita. “Si perda tut-to, ma si acquisti Dio”: così affronta le difficoltà, l’essere continuamente in transfuga. E’ contento se nel silenzio e nell’essere nascosto tra i frati “tutti si dimenticheranno di me ed io potrò cacciarmi nel cuore di Gesù, tutto, senza riserva”. Raccomanda a sé ed alle sue suore di “lasciarsi lavorare da Dio”. In silenzio se ne va per sempre, il 10 dicembre 1909, rimpianto come “sacerdote zelante, umile, e saggio, semplice e generoso”.La sua memoria è viva e, come sem-pre, ci insegna che “l’andar diritti in Paradiso per noi non è difficile, tenia-mo sempre la nostra volontà diretta a Dio, non vogliamo fare se non ciò che è di suo piacere e gloria, e il Paradiso è nostro”.

Beato Arsenio da TrigoloIl Santo del silenzio

a cura di Luisa Madureri Il Santo del Mese

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a cura di Giancarlo Giacomuzzi Briciole

Il 2018, come era prevedibile, si è fatto avanti incurante di tutti noi

e con i miei auguri ai destinatari del Notiziario aggiungo la speranza che questo muovo anno appena iniziato non chieda ancora sacrifici, ci tenga lontani dalle ambizioni e porti salute e serenità. I tempi che viviamo sono difficili e pieni di incertezze, conviene isolarci in pensieri migliori che ci diano sollievo e gioia; la mia cura in questi casi è sempre stata la musica è la po-esia, che dell’anima è la voce più ge-nuina. Avevo 22 anni quando nel 1957 a set-tantasei anni moriva, a Vichy, Valery Larbaud (1881/1957) un poeta che avevo conosciuto pochi anni prima sui banchi di scuola proprio attraver-so la poesia che è nel riquadro, grazie all’entusiasmo ed alla sensibilità di un docente di nome Guido che, negli anni ‘50 spesso e volentieri diceva a noi ragazzi “…che valeva la pena di pren-derci una vacanza e andare per poeti”. Era il suo espediente per uscire dal rigido programma del piano di studi e farci conoscere i poeti a lui cari che leggeva con passione, e dal canto delle rime passava alla metrica per farcene conoscere anche il suono. Si offriva poi in recitazioni ispirate e contagiose, non stancandosi di ripeterci che solo chi ama la poesia può comprendere il vero significato dell’uso delle parole e dei sentimenti, in quanto la poesia è il frutto maturo di una sensibilità che trova linfa nell’emotività e nella bellez-za. Ora Guido non c’è più, ma gli sono stato vicino fino al compimento dei suoi 93 anni quando ha lasciato per sempre la sua amata Ala, la città dei velluti, ai piedi dell’altro versante del nostro Monte Baldo. Oggi Larbaud è un poeta un poco di-menticato, forse nessuno di chi leg-ge lo conosce, né lo pretendo, ma il nostro Paese gli deve riconoscenza e gratitudine, perché fu un grande ami-co dell’Italia della quale, per i suoi nu-merosi viaggi all’insegna della nostra cultura, parlava la lingua, conosceva i poeti, i paesi, i costumi. Ebbe a dire più volte che, quando era in Italia, il suo amore, fatto di trasporto sincero per il nostro Paese, lo faceva sentire a casa sua, non solo per la dolcezza del clima o per le vestigia dell’antico popolo de-gli Ausoni e dei Latini, ma per i versi dei sui poeti che egli conosceva a me-moria. Quando era preso da qualche malinconia si riconsolava dell’esempio

del suo poeta più amato, il Leopardi che, diceva, sapeva trasfigurare il do-lore in una infinita gioia di parole.Ma Larbaud non era solo un fine pro-satore del quale ricordiamo una tradu-zione francese dell’Ulisse di Joyce, era anche un poeta, un amateur de belles lettres, un bibliofilo sapiente, un buon traduttore dal greco e dal latino che aveva fatto sue le parole dello spagno-lo Juan Ramόn Jiménez (Nobel 1956 per la poesia)….amor y poesia – cada dia…. amore e poesia ogni giorno. Ag-

graziate e ingentilite dalla conoscenza delle letterature antiche e moderne, le sue poesie risultano alla lettura di un realismo sobrio, di uno stile breve e di buon gusto, pulito, moderno e fanno riflettere per la loro grande umanità di cui sono dotate. Veniva in Italia, ma andava anche in Spagna, in Portogallo, in Inghilterra, ciononostante, leggen-do i suoi scritti, abbiamo l’impressione che il nostro paese gli desse quello che non sempre gli altri paesi gli potevano dare: una gran voglia in ogni giorno di sorridere, di sentirsi felice, di riuscire a capire e conoscere tutto, di sentire appagata la sua sete di chiarezza. Se fra quanti amano le lettere qualche volonteroso volesse conoscere più a fondo questo personaggio e leggere qualche sua poesia (con Internet tutto è possibile), lo faccia, ma senza enfasi, senza cerimonie solenni, in semplicità, come egli stesso avrebbe gradito, per-ché egli seppe insegnare e donare una nuova allegria: l’allegria intellettuale, il piacere della lettura, dei viaggi, delle amicizie e soprattutto la capacità di meravigliarsi e commuoversi….aller au coeur, un présent.

Andare per poeti - Valery Larbaud.

Quando già sarò morto da molti e molti anni,e le vetture nella gran nebbia si urteranno

come adesso (le cose non saranno cambiate),ch’io possa essere mano fresca su qualche fronte!

Sulla fronte di alcuno che canticchia in vetturalungo Brompton Road, Merilebone e Holborn,

e che guarda, pensando alla letteratura,i monumenti neri nell’aria spessa e gialla

sí che il pensiero oscuro e dolce io possa essereche si porta in segreto nel rumor cittadino,riposo d’un istante nel vento che ci spinge,

bimbi spersi alla fiera di ogni vanità.E che per i miei esordi nell’eterno, si metta

il semplice ornamento d’un po’ di muschio, ai Santi.

Qui sopra il suo ritratto e una sua lirica nel riquadro sotto.

Come chiusa finale un gigante della musica, il tedesco J.S Bach (1685/1750) e le sue Cantate (forma musicale di origine italiana adattata alla liturgia protestante) eseguite prima del ser-mone domenicale. Segnalo, di tema religioso, la n° 7, ma ricordo anche la curiosa Cantata pro-fana del caffè del 1732, satira musicale sulla bevanda venuta alla moda nella borghesia di Lipsia.

Page 24: Sommario - parrocchiadisalo.it · Rivani Emma Rivani Giacomo Rocca Alessandro Sotgiu Federico Torelli Cecilia Zambelli Filippo Zanca Anita Sono tornati alla casa del Padre: Salò

CALENDARIO PASTORALE IN EVIDENZA

GENNAIO 20189 mar ore 15,00: S. Messa al cimitero

ore 20.30: Consiglio Pastorale Zonale - Salò11 gio Consiglio Affari Economici - Salò ore 20,30: in canonica12 ven Inizio secondo percorso per fidanzati a Salò13 sab incontro primo Gruppo Famiglie - in Oratorio14 Dom ICFR 1: Scuola di preghiera - Monastero17 mer Catechesi degli Adulti: ore 20,30: Fasano-Oratorio

Chiesa e impegno Sociale - don Davide Vicentini [1] 18 gio Consiglio Affari Economici - ore 20,30: a Campoverde19 ven percorso per fidanzati a Salò [2]20 sab incontro secondo Gruppo Famiglie - in Oratorio21 Dom Presentazione dei battezzandi del 4 febbraio ore 09,30 a Villa

ICFR 2: Scuola di preghiera - Monastero22 lun redazione “Il Duomo Insieme” ore 20,30: in canonica a Salò24 mer Catechesi degli Adulti: ore 20,30: Fasano-Oratorio

Chiesa e impegno Sociale - don Davide Vicentini [2] ore 21,00 in Oratorio Scuola di Comunità C.L.

25 gio Consiglio Affari Economici - ore 20,30: a Campoverde26 ven percorso per fidanzati a Salò [3]27 sab incontro terzo Gruppo Famiglie - in Oratorio28 Dom ICFR medie: Incontro zonale a Roè Volciano

Percorso Fidanzati: Ritiro a Montecastello [1]30 mar ore 20,30 in Canonica:

incontro dei Ministri Straordinari della Comunione31 mer Catechesi degli Adulti: ore 20,30: Fasano-Oratorio

Chiesa e impegno Sociale - don Davide Vicentini [3]

FEBBRAIO 20181 gio In S. Giovanni: ore 16,30 Esposizione e Adorazione

ore 18,30 S. Messa per benefattori della Parrocchia2 ven Primo Venerdì del mese: S. Comunione agli ammalati

18,30: Processione: chiesa di S. Antonio-Duomo percorso per fidanzati a Salò [4]

4 Dom Battesimi: ore 12.00 - VillaICFR 5: Incontro genitori del 5° anno

6 mar ore 20,30 in Canonica: - incontro degli Animatori dei Centri di Ascolto7 mer Catechesi degli Adulti: ore 20,30: Fasano-Oratorio

Chiesa e impegno Sociale - don Davide Vicentini [4] 8 gio ore 20,30 in Canonica: - incontro degli Animatori della Liturgia [2]9 ven ore 20,30 in canonica - incontro genitori-padrini

dei battesimi del 31 marzo e 8 aprilepercorso per fidanzati a Salò [5]

10 sab incontro primo Gruppo Famiglie - in Oratorio11 Dom Celebrazione della Unzione degli Infermi - ore 15.30: a Campoverde

Percorso Fidanzati: Ritiro a Montecastello [2 ]

ORARI SS. MESSEDUOMO• Prefestiva e feriale: ore 18.30 • Festive: ore 9.30 - 11.00 - 18.30S. ANTONIO ABATE CAMPOVERDE• Prefestiva e feriale: ore 18.00 • Festive: ore 11.00 - 18.00S. ANTONIO da PADOVA VILLA• Prefestiva: ore 18.30 • Festive: ore 9.30• Feriale: ore 18.00 S. BERNARDINO• Festive: ore 9.00 - 17.00• Feriale: ore 9.00

S. GIUSEPPE• Festive: ore 10.00• Feriale: ore 17.30 (escluso giovedì) S. BENEDETTO • Festive: ore 7.30CHIESA di RENZANO• Solo sabato: ore 18.00 CAPPUCCINI BARBARANO• Festive: ore 10.00 - 17.00• Feriale: ore 17.00MONASTERO DELLA VISITAZIONE • Festive e feriali: ore 8.00S. GIOVANNISolo feriale: ore 7.15 (escluso il sabato)

Duomo/InsiemeLa missione del BollettinoUna nostra affezionata lettrice accoglie la nostra proposta “Missionaria” e ci incorag-gia con le sue belle parole a proseguire sul-la strada tracciata. Ecco la Sua lettera, consegnata a mano a una nostra zelatrica, e che volentieri pub-blichiamo.

Cara amica,ho ricevuto il “Duomo” e ancora una volta

ti ringrazio per la tua “preziosa” disponibi-lità.

Approfitto per fare a te e alla tua famiglia i miglori auguri di Buone Feste.

P.S. Bella l’iniziativa di donare il giornalino a chi non ha mai avuto l’opportunità di leg-gerlo e di apprezzarne le molteplici qualità.

Mi permetto di dare a voi l’incarico di con-segnarlo alla persona più interessata.Ti ringrazio per tutto

Laura

Sottoscrivendo un abbonamento di €. 11, ogni nostro affezionato lettore ci permet-te di regalare una copia ad uno nuovo. In questo modo ci aiuta a diffondere il bollet-tino tra le nuove famiglie della nostre tre parrocchie.Se hai ricevuto gratuitamente questa copia de Il Duomo/Insieme è perchè qualcun’al-tro lo ha pagato per te.

PELLEGRINAGGIO

GIORDANIA & GERUSALEMME

cammino pasqualedall’Esodo alla Terra Promessa

Monte Nebo - Madaba - Betania Mar Morto - Petra - Wadi Rum

domenica delle Palmea Gerusalemme

adesioni entro il 15 gennaioInformazioni: don Valerio Scolari

tel. 338 721 48 77

20-27 marzo 2 0 1 8