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AmicI della F am ilia C hr isti associazione Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abbon. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in l. 27-02-04 n. 46) art. 1 comma 2 e 3 / Roma AMICI DELLA FAMILIA CHRISTI N. 1 - anno XLIV Aprile 2014 TRIMESTRALE CATTOLICO DI FORMAZIONE E CULTURA RELIGIOSA N. 1 - anno XLIV Aprile 2014 TRIMESTRALE CATTOLICO DI FORMAZIONE E CULTURA RELIGIOSA

Sosta e ripresa n 1 aprile 2014 bassa

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AMICI DELLAFAMILIA CHRISTI

N. 1 - anno XLIV Aprile 2014TRIMESTRALE CATTOLICO DI FORMAZIONE E CULTURA RELIGIOSA

N. 1 - anno XLIV Aprile 2014TRIMESTRALE CATTOLICO DI FORMAZIONE E CULTURA RELIGIOSA

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L’esortazione Apostolica EvangeliiGaudium di Papa Francesco.Fuori dalle sacrestie(Pierluigi Natalia)

Dignità all’altare(Metodio)

L’Ecumenismo in Tomassina Alfieri(Aldo Cicinelli)

Festa di S. Francesco di SalesPatrono dei giornalistiLavoro e comunicazione oggi in Italia(E. Soletta)

Visita del ReverendoFr Julian M. Booth(Antonino Corradini)

Ricordi(Elsa Vannucci)

Ricordo di Mario Tiburtini( Yana Crechykhina)

Corso extrascolastico di Giornalismo(Giovanni Di Natale)

Le Attività dell’AssociazioneAmici della Familia Christi(Mario Mancini)

DIRETTORE RESPONSABILE: Pierluigi Natalia DIRETTORE: Mario Mancini VICE DIRETTORE: Bruno Napoli 0761.308169 - 347.9941590 E-mail: [email protected] www.amicidellafamiliachristi.orgIscr. Trib. VT n. 1/07 del 21/3/2007

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Anno XLIV n. 1 - APRILE 2014TRIMESTRALE CATTOLICO DI FORMAZIONE E CULTURA RELIGIOSA

SOMMARIO

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1a DI COPERTINA:Via Crucis XV stazione: Risurrezione

(scultore Mario Vinci)

1a DI COPERTINA:27 Apile 2014 - I quattro Papi

Auguri di Buona Pasqua

dalla Redazione e dagli Amici

della Familia Christi

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Fuori dalle sacrestie. Fuori dallechiese ridotte a supermercatidi sacramenti. E anche fuori

dalle comunità autoreferenziali enon disposte a compromettersi conla storia quotidiana. Fuori dallaconnivenza con situazioni socialiinaccettabili. Fuori: nel mondo, conla gioia del messaggio del Vangelo.La esortazione apostolica Evan-gelii gaudium di Papa Francesco,data a conclusione dell'Anno dellafede, non è solo il tradizionale mes-saggio che i Papi rivolgono allaChiesa dopo un sinodo dei Vescovi(sinodo 2012 sulla cosiddetta nuo-va evangelizzazione). Del resto, vimanca la tradizionale dicitura “po-st-sinodale”. Si deve invece, a giustaragione, parlare di un manifestoprogrammatico di un pontificatoche fin dai primi gesti e dalle primeparole ha colpito profondamente icuori, all'interno e all'esterno dellaChiesa.

Ne fanno fede tanto la dimensio-ne, 220 pagine nella versione italia-na, quanto i temi trattati.

Il testo è, appunto, un'esortazio-ne apostolica, è rivolto cioè ai catto-

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L’ESORTAZIONE APOSTOLICA

EVANGELII GAUDIUMDI PAPA FRANCESCO

DI PIERLUIGI NATALIA

Fuori dalle sacrestie

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lici (vescovi, pre-sbiteri, diaconi,persone consacra-te, fedeli laici). Latitolazione specificache riguarda l'an-nuncio del Vangelonel mondo contem-poraneo.

L'espressione “nuo-va evangelizzazione”,pur presente nel testo,dunque non comparenel titolo. Si tratta di unaspetto significativo.Non è una novità ilVangelo, ma una ricchezza che inogni tempo si è chiamati a spende-re e a moltiplicare. Papa Francescosollecita «una nuova tappa evange-lizzatrice» e aggiunge esplicita-mente di voler «indicare vie per ilcammino della Chiesa nei prossimianni», sulla strada della «conversio-ne pastorale e missionaria». Singolicredenti e comunità ecclesiali sonochiamati a trasformare nel profon-do consuetudini, stili, linguaggio,strutture, orientandoli verso l’evan-gelizzazione piuttosto che versol’autopreservazione.

Per quanti sono stati arricchitidalla lezione di Tommasa Alfieri,non si tratta certo di una novità,anche se, purtroppo, esistono pre-sunti continuatori della sua operache dell'arroccamento nelle sacre-stie e dei comportamenti clericali(cosa diversa, se non antitetica, aicomportamenti ecclesiali) si sonofatti una divisa.

Nonostante l'imponenza deldocumento, il Papa rinuncia a trat-

tare «gli innume-revoli temi com-messi all'evange-lizzazione delmondo attuale».Infatti dice dinon credere op-

portuno «che il Papa sosti-tuisca gli Episcopati locali neldiscernimento di tutte le problema-tiche che si prospettano nei loroterritori. In questo senso, avverto lanecessità di procedere in una salu-tare “decentralizzazione”».

Francesco sceglie di soffermarsisu sette punti, uniti da un precisofilo conduttore: il compito missio-nario della Chiesa (il primo è pro-prio “La riforma della Chiesa inuscita missionaria”). Nel testo nonmanca la presa d'atto di situazionidi latitanza, se non di peccato “toutcourt”. In questo senso, tra i puntiindicati dal Papa figura al secondoposto quello sulle tentazioni deglioperatori pastorali, dal disincantoall'autoreferenzialità.

Segue la riflessione sul sacerdo-zio comune dei battezzati, nel capi-tolo sulla Chiesa intesa come latotalità del Popolo di Dio che evan-gelizza.

Chiara e puntuale è qui – e nonsolo – l'insistenza sulla ricchezzainsostituibile della donna e la preci-sazione che quella ministeriale è

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una gerarchia di servizio, non dipotere, tanto meno di prevaricazio-ne maschilista. Significativo è ilriferimento al fatto che il confessio-nale non può essere un «luogo ditortura» e l'affermazione che «laChiesa non è una dogana, è la casapaterna dove c'è posto per ciascunocon la sua vita faticosa».

Il quarto punto riguarda il ruolospecifico dei Pastori con particolareriferimento all'omelia e alla suapreparazione. Secondo Papa Fran-cesco l'omelia non deve essere unosfoggio di preparazione teologica ouno strumento di trasmissione diconvinzioni proprie, ma un mo-mento propriamente liturgico, de-stinato a contribuire al perenne dia-logo tra Dio e il suo popolo. Unmomento da preparare ogni voltaaccuratamente, per farsi permearedalla Parola di Dio.

Estremamente chiara, nei capito-li dedicati ai poveri, alla pace e ildialogo sociale, è la denuncia diquelle che il Papa chiama economiadell'esclusione e dell'iniquità, ido-latria del denaro e “cultura delloscarto” nella quale «si consideral’essere umano in se stesso come unbene di consumo, che si può usare epoi gettare».

A quasi mezzo secolo dalla“Populorum progressio” di Paolo VI,Papa Francesco ne riprende il senso

profondo e toglie ogni alibi, almenoper i cristiani, a quel liberismo – unpervertimento del concetto dilibertà - che di fatto si è tradottosempre in discriminazione. «Alcuni- scrive - ancora difendono le teoriedella “ricaduta favorevole”, che pre-suppongono che ogni crescita eco-nomica, favorita dal libero mercato,riesce a produrre di per sé una mag-giore equità e inclusione sociale nelmondo. Questa opinione, che non èmai stata confermata dai fatti,esprime una fiducia grossolana eingenua nella bontà di coloro chedetengono il potere economico enei meccanismi sacralizzati delsistema economico imperante. Nelfrattempo, gli esclusi continuano adaspettare».

Le responsabilità sono chiare e icattolici non possono ignorarle: ilPapa ricorda che lo squilibrio tra ipochi che hanno tantissimo e ilmoltissimi che non hanno nulladeriva «da ideologie che difendonol'autonomia assoluta dei mercati ela speculazione finanziaria».

Circa questo primato della perso-na umana il Papa innesta anche lariflessione sul dialogo con le altreconfessioni e con le diverse culture.Il documento si conclude con lemotivazioni spirituali per l’impe-gno missionario, perché «non ser-vono né le proposte mistiche senzaun forte impegno sociale e missio-nario, né i discorsi e le prassi socialie pastorali senza una spiritualitàche trasformi il cuore».

Credo che dal Cielo, alla pubbli-cazione dell'Evangelii gaudium,Tommasa Alfieri abbia sorriso.

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cumento conciliare “Sacrosan-ctum Concilium” al § 7”: “Perciòogni celebrazione liturgica, inquanto opera di Cristo sacerdote edel suo corpo, che è la Chiesa, èazione sacra per eccellenza, e nes-sun’altra azione della Chiesa neuguaglia l’efficacia allo stesso tito-lo e allo stesso grado”.

Nell’Esortazione ApostolicaSacramentum Caritatis si confer-ma:

(38.) la necessità di superareogni possibile separazione tral’ars celebrandi, cioè l’arte di cele-brare rettamente, e la partecipa-zione piena, attiva e fruttuosa ditutti i fedeli. In effetti, il primomodo con cui si favorisce la parte-cipazione del Popolo di Dio al Ritosacro è la celebrazione adeguatadel Rito stesso e

(40.) L’ars celebrandi deve favo-rire il senso del sacro e l’utilizzo diquelle forme esteriori che educa-no a tale senso

E più recentemente nel Mes-saggio post-sinodale sulla nuovaevangelizzazione: “Occorre dareforma a comunità accoglienti, incui tutti gli emarginati trovino laloro casa, a concrete esperienze dicomunione, che, con la forzaardente dell’amore – «Vedi come

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E’avvilente lo spettacolo diuna Lettura “proclamata”dall’Ambone in modo in-

certo, incespicato, inintelligibile.Ne va del decoro della pratica reli-giosa, della comprensibilità deltesto letto, della serietà della fun-zione. Con ragione fra i parteci-panti qualcuno reprime a stentoun sorriso od aggrotta scandaliz-zato la fronte.

Non a caso la Chiesa costante-mente prescrive la dignità, la cor-rettezza, l’eccellenza. Così il Do-

DI METODIO

Dignitàall’altare

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organo, neppure perché si fannodei bei canti, solenne perché sisente che la gente che sta lì ha ilsenso di quello che fa, il senso delsacro, è così difficile trovare ilsenso del sacro, e vedete: il sensodel sacro non soltanto quandostiamo facendo cose sacre, ma ilsenso del sacro anche quandoviviamo fuori delle cose tipica-mente sacre.”

Anche la parabola del convitoalle nozze, quando l’invitato chenon ha l’abito nuziale viene “get-tato fuori nelle tenebre” (Mt22,13), sembra evidenziare lanecessità di un comportamentoadeguato all’altezza della dignitàdell’evento.

Tutto questo non toglie che ilSignore scruta i cuori e non siferma all’apparenza, al candoreesteriore: considera l’intenzione:

si amano!» (Tertulliano, Apolo-getico, 39, 7), attirino lo sguardodisincantato dell’umanità con-temporanea. La bellezza della fededeve risplendere, in particolare,nelle azioni della sacra Liturgia,nell’Eucaristia domenicale anzi-tutto. Proprio nelle celebrazioniliturgiche la Chiesa svela infatti ilsuo volto di opera di Dio e rendevisibile, nelle parole e nei gesti, ilsignificato del Vangelo.”

Anche la Signorina Masa nell’i-struzione del 26.11.73, colloquial-mente insisteva “quando noi cer-chiamo nella celebrazione dellaSanta Messa, molte volte, me lodico sempre, migliorare, migliora-re, più degni, più sacro, più vera-mente di Dio, ci penso di continuomolte volte, cosa si può fare perarrivare a rendere questo semprepiù solenne, non perché suono un

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Costituzione Sacrosanctum Conci-lium al n. 13 : I «pii esercizi» delpopolo cristiano, purché sianoconformi alle leggi e alle normedella Chiesa, sono vivamente rac-comandati, soprattutto quando sicompiono per mandato della Sedeapostolica. Di speciale dignitàgodono anche quei «sacri esercizi»delle Chiese particolari che ven-gono compiuti per disposizionedei vescovi, secondo le consuetu-dini o i libri legittimamenteapprovati. Bisogna però che taliesercizi siano regolati, tenendoconto dei tempi liturgici e in mododa armonizzarsi con la liturgia;derivino in qualche modo da essae ad essa introducano il popolo,dal momento che la liturgia è pernatura sua, di gran lunga superio-re ai pii esercizi.

Senza contraddire tanti solennidocumenti, Papa Francesco, nel-l’Evangelii Gaudium (EsortazioneApostolica sulla Nuova Evange-lizzazione) al n. 49 sbotta in unaaccorata esortazione: ”Usciamo,usciamo… preferisco una Chiesaaccidentata… piuttosto che unaChiesa malata per la chiusura e lacomodità di aggrapparsi alle pro-prie sicurezze”.

Anche questa sembra lametafora dell’andare appresso lapecorella smarrita che bela fuoridal coro, ma che intimamentepone nel suo incespicare più sfor-zo e buona volontà delle altre. Èl’immagine del Signore che sorri-de del balbettìo dell’incolto edaggrotta la fronte allo scandalodell’istruito.

quella lettura inadeguata puònascere da un sincero desiderio dipartecipare alla preghiera comu-nitaria, da un mettersi in gioco,mostrando anche il proprio difet-to con umiltà. Può essere accom-pagnata da impegno e sforzo disuperare la difficoltà anche ri-schiando il ridicolo, per con-tri-buire alla assemblea dei fedeli. Iltributo della povera vedova, vienelodato e valorizzato da nostroSignore.

La contabilità del Cristiano,ancora una volta, non segue leregole della matematica monda-na: lei gettando nel “tesoro” duemonetine ha gettato più di tutti(confr Lc 21 3). Il valore del gestoè proporzionato alle possibilità dicui si dispone.

Illuminante è anche il passodella lettera di S. Giacomo chesempre a proposito delle riunionidei primi Cristiani, ammonisce dinon fare distinzione tra “qualcunocon un anello d’oro vestito lussu-osamente e… un povero con ilvestito logoro” (Gc 2, 2).

L’abbigliamento esteriore puòessere preso come metafora dialtri generi di ricchezza, ancheintellettuale o oratoria. Piuttostorimane la responsabilità di chi èdelegato a preparare l’assembleadi mettere ognuno in grado diessere all’altezza della dignitàdella riunione.

Ciò dovrebbe valere quando sitratta non della “preghiera uffi-ciale” della Chiesa, ma di quellepie pratiche ancora così popolarida essere considerate anche nella

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Spello (PG), uomodi sicura culturaletteraria perchésacerdote e Ret-tore prima diseguire France-sco da frate. Co-

me noto, Fran-cesco è forse il più

antico Autore in lin-gua volgare (italiano).

La fondatrice della FamiliaChristi acquistò, per le finalità for-mative da lei progettate e persegui-te, un fatiscente immobile delviterbese, non privo di problemidal punto di vista conservativo:l’Eremo di S. Antonio alla Palan-zana: piccolo monumento delfrancescanesimo rinascimentaleperché noviziato cappuccino. Co-me noto l’Ordine dei Frati MinoriFrancescani, si divise presto fraConventuali ed Osservanti. Nel1528 un cospicuo gruppo diOsservanti desideroso di un ancorpiù rigoroso stile di vita fu dotatoda fra Matteo da Bascio, di unaspecifica Regola, approvata dalPapa Clemente VII e prese il nomedi Ordine dei Frati Minori Cap-puccini. Ma Tommasa Alfieri ha

Sappiamo chela Professo-ressa Tomma-

sina Alfieri, pio-niera dell’Ecu-menismo nellaChiesa Cattolica(ben prima delConcilio Ecume-nico Vaticano II), eraattenta alla ricerca dellepiù antiche preghiere cri-stiane soprattutto quelle che pote-vano essere condivise anche daaltre fedi monoteiste quali l’ebrai-smo. Per la verità, stando al pensie-ro del filosofo Gandhi, anche ilpoliteismo Indù si può intenderecome Monoteismo, perché l’In-duismo vero è monoteista, e gli dèivenerati ingenuamente dal popolonon sono altro che i molti nomi diun unico Dio adorato in una sortadi Trinità denominata divinaTrimurti.

Tra queste preghiere non pote-vano mancare quelle innalzate aDio da frate Francesco di Assisi,brevemente scritte dallo stessosanto a dai suoi 7 primi seguaci, trai quali ricordiamo il Beato AndreaCaccioli il cui corpo si venera a

L’Ecumenismoin Tommasina AlfieriDI ALDO CICINELLI

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voluto inserire nell’umile cortilettodei frati - anche se in contrasto conle vigenti regole del restauro - unframmento più antico: una partedel chiostro a mattoni di unMonastero Agostiniano o Bene-dettino proveniente dall’Umbriache molto probabilmente ha cosìsalvato dalla totale distruzione. Èanche un riferimento simbolico:l’unione tra la vita di continua pre-ghiera ed ascesi del monaco conquella piena di carità ed amore peril Creato del frate, da frater, fratel-lo: l’uomo non è il padrone, ma ilcustode del mondo che Dio gli affi-da. Infatti nella Bibbia il Creatoregli presenta gli animali dei quali glifa scegliere i nomi; il frate medie-vale ne fa le lodi secondo il pensie-ro di San Tommaso d’Aquino percui le creature stesse rinviano alCreatore costituendo una delleprove dell’esistenza di Dio. Tom-masina Alfieri si rivolgeva, comeabbiamo già visto, principalmenteai Laici, come avevano fatto inmodi e tempi diversi, nel cosiddet-to terz’ordine, S. Benedetto daNorcia e S. Scolastica, S. Francescod’Assisi e S. Chiara, che non eranofondatori di Chierici, ma di Laiciimpegnati. Ripercorriamone insie-me l’itinerario.

Nel Medioevo, sia Alto che Bassola letteratura (anche avventurosa enovellistica) e l’Arte erano di argo-mento esclusivamente religioso.Poco dopo il mille, particolare ri-lievo assume il dialetto Umbro chesi innalza subito a lingua poeticavolgare, e la cui arte (soprattut-to pittura) si evolve sotto lo stimo-

lo (ancora bizantineggiante, vediSosta e Ripresa n. 2/2012) di mae-stri romani e toscani tra i quali pri-meggiano i pisani.

Percorso spesso citato dall’Al-fieri benché all’epoca della sua for-mazione la critica letteraria ancoranon ritenesse quella etteraturamedievale, in quanto forma di pre-ghiera, opera d’arte poetica. Bi-sogna arrivare a Benedetto Croce,primi decenni del’900, con i suoinumerosi studi di estetica, per ildefinitivo riconoscimento dellecantiche del Paradiso Dantesco,prima ritenuto opera di carattereesclusivamente “teologico”, comecomposizione poetica, letteraria-mente rilevante e valida.

Francesco e Jacopone, ben notia Tommasina Alfieri, nei loro versiscritti alla fine del ‘200, trattano il

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tema della Morte senza esprimere iterrori apocalittici dell’anno 1000(per la verità francesi) raffiguratinei portali in pietra scolpiti ancoranel XII secolo per le Cattedralifrancesi più celebri, per lo piùromaniche.

Questa terrificante tematicaartistica derivava dalla controversainterpretazione di un passo enig-matico e molto discusso della IILettera di S. Paolo ai Tessalonicesidove scrivendo della fine dei tempil’Apostolo la fa precedere dalla diffusione dell’Apostasia e dallavenuta dell’Avversario di Dio (tòkatèchon).

Francesco la citerà come MorteSecunda, ma insieme a Jacoponela trascrisse con un linguaggio disperanza o almeno di quieta accet-tazione della realtà.

COSÌ FRANCESCO:

Laudato si’ mi SignorePer sora nostra morte corporaleDalla quale nullo homo vivente

po’ scappareGuai a quilli che morranno ne’ le

peccata mortaliBeati quilli che se trovarà nelle tue

santissime voluntatiChe la morte seconda non farà

male

COSÌ JACOPONE:Quando t’allegri, omo d’alturaVà poni mente a la sepolturaE loco poni lo tuo contemplareE pensa bene che tu de’ tornareEn quella forma che tu vedi stare L’omo che iace ne la fossa scura.

Come si vede l’ultimo eventonon è trattato alla stregua di unaterribile punizione finale, ma, spe-cialmente in Francesco è presentela possibilità della salvezza perchéil Signore gliene dà i mezzi.

La prima figura di una eventualerassegna di antiche preghiere poe-tiche è quella di S. Francesco diAssisi di cui abbiamo riportato iversi 27-30 del Cantico delleCreature composto tra il 1222 e il1224; la seconda a lui molto vicinaè quella di Jacopone da Todi di cuiabbiamo riportato dalla Lauda“Quando t’allegri omo” i versi 1-6tenendo ben presente cha Ja-copone dal 1268 fu terziario fran-cescano, dal 1278 frate minorefrancescano, della corrente degliSpirituali, irriducibile nemico diPapa Bonifacio VIII, firmatario nel

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1297 di un documento che chiede-va , l’allontanamento di lui dalPapato e la indizione di unConcilio che eleggesse un Papa piùdegno.

Questi fatti letterari vanno dipari passo con la nascita di un “vol-gare “ artistico e particolarmentepittorico italiano, sempre menoinfluenzato dalla pittura imperialebizantina, sempre più vicino alleesigenze ed al modo di capire dellaborghesia mercantile italiana, par-ticolarmente toscana, ancora piùparticolarmente fiorentina, chesecondo la ben nota analisi otto-centesca della società europea inCarl Marx segna l’avvento delladecadenza del Feudalesimo e del-l’avvio del mondo moderno.

Nonostante la celebrità dell’artetardo-gotica e rinascimentaleumbra con il Duomo di Orvieto,con il Perugino, il Pinturicchio,Luca Signorelli, il fulcro della cul-tura sia religiosa sia letteraria siaartistica dell’Italia Centrale è costi-tuito dalla “doppia” Basilica di S.Francesco in Assisi e delle Cat-tedrali ad essa collegate come ilDuomo (S. Rufino) di Assisi e quel-lo di Spoleto. In essa si venera lasepoltura del “santo poverello” chein pieno medioevo comunale vollerivivere la povertà della primitivaChiesa di Cristo e degli Apostoli,esperienza eternata dalla pitturaCimabuesca e giottesca e dei nu-merosi maestri derivati ed ispiratiche abbellirono l’equilibrate archi-tetture gotiche francescane. Quimaestri di scuola sia d’oltralpe, chetoscana e romana si alternarono

sui ponteggi nella seconda metàdel ‘200 ed il primo ‘300 creandoun cantiere artistico entro un invo-lucro architettonico completa-mente affrescato espanso poi nellacittà stessa e nel territorio, uniconell’ Europa occidentale dell’epo-ca. La tecnica del muro istoriato edornato ad affresco si sposa profon-damente con la semplicità france-scana, meglio che il più costoso eprezioso mosaico. Simone Martinidalla Toscana e Matteo Giovannettida Viterbo, soggiornando in Francia,presso i Papi avignonesi diffuseronel Nord Europa a partire daAvignone (Provenza) la cultura e latecnica figurativa gotica toscanamentre la cultura architettonicagotica scendeva in Italia, iniziandodai Cistercensi. Questa realtà fran-cescana fu ben presente all’Alfieriche nel 1937 scelse il Conventinofrancescano di Fonte Colombo peril suo ritiro spirituale in prepara-zione alla fondazione dell’Opera“Regina Crucis”, che cambierà poiin “Familia Christi”. Senza per que-sto trascurare l’influsso che le veni-va da un’altra grande componentedella cultura e spiritualità medie-vale come quella di S. Caterina daSiena per essere una “Caterinata”.

D’altro lato la ProfessoressaAlfieri aveva fatto profonde ricer-che sulla spiritualità paleocristianae su quella della Chiesa Ortodossacome dimostra la meditazione sultesto della “Didachè” al quale ab-biamo fatto già riferimento e su cuitorneremo in seguito e la raccoltadi preghiere delle antiche ChieseOrientali.

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L’Unione Cattolica StampaItaliana (Ucsi) del Lazio,Sabato 8 Febbraio 2014

con la collaborazione dell’ufficioComunicazioni Sociali DellaDiocesi, delle ACLI di Viterbo edell’Associazione Amici della Fa-milia Christi hanno solennizzatola festa di San Francesco di SalesPatrono dei Giornalisti.

Mons. Vescovo Lino Fumagalliha presieduto la S. Messa svoltasinel Seminario ad apertura dellamanifestazione che è poi prose-guita con un Convegno-Dibattitonella Sala del Centro di Docu-mentazione (Ce.Di.Do) al PalazzoPapale su “LAVORO e COMUNI-CAZIONE OGGI IN ITALIA”. Ha

moderato ilConvegno Ma-rio Mancini, Pre-sidente della sezioneviterbese dell’Ucsi, mentre hadato il benvenuto don Ema-nuele Germani, Direttore del-l’Ufficio Comunicazioni SocialiDiocesi di Viterbo.

Il Vescovo non ha voluto farmancare il suo saluto incorag-giando gli operatori della comu-nicazione all’etica deontologicanel solco del loro santo patrono,auspicando una giusta e sanacomunicazione con la respon-sabilità ad educare, a plasmarele persone alla solidarietà con-divisa.

Festa di San Francesco di Sales patrono dei giornalisti

Lavoro e comunicazioneoggi in ItaliaDI E. SOLETTA

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Sono seguiti i saluti del Prof.Luciano Osbat, Responsabile delCe.Di.Do. e quelli del ConsigliereComunale Daniela Bizzarri anome del Sindaco. Il Convegno siè aperto con la relazione diMichele Zanzucchi, direttore del-la rivista “Città nuova”, che ha il-lustrato le difficoltà ed i pericoliprofessionali di un cattolico pra-ticante, nello svolgere la comuni-cazione come missione. Ha pro-seguito Miela Fagiolo D’Attilia delDirettivo Ucsi Lazio, (giornalistadi Radiovaticana e Redattoredella rivista «Popoli e Missioni»)che, come quota rosa del tavolodei relatori, ha rivelato il tagliofemminile del lavoro di giornali-sta come missione verso i poverie gli esclusi sull’eco degli ultimiinsegnamenti di Papa Francesco.

Ha concluso gli interventiDario Cirrincione, giornalistaSkyTv, parlando dei precari del

web. Sono intervenuti PierluigiGregori (Ucsi-Lazio) ricordandoil progetto Mediaetica dell’Ucsi, ilgiornalista Emanuele Mariani sualcuni aspetti tecnici della pro-fessione, il giornalista StefanoStefanini come attenzione al ter-ritorio. Il servizio di comunica-zione deve essere per il benecomune, come la globalizzazionesolidale attraverso la quale si puòricomporre una società “frantu-mata”. Così si possono educare lepersone ad esercitare la “faticadel pensare” (Paolo VI) special-mente oggi da quando tutto èdiventato contemporaneo e velo-ce con la rivoluzione digitale.

Il convegno si è chiuso con laconsapevolezza di tutti i presentiche il comunicatore sociale ha inmano una buona “arma” per sot-trarre l’umanità dalle tenebredell’angoscia e riportare la spe-ranza nell’Altissimo.

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Accompagnato da alcuni membridell' Ass. Beato Domenico Barberi,Fr Julian, ha voluto visitare i luoghidove nel lontano 1792, da umiliorigini, nacque, Meco della Palan-zana. In quel contesto, dove sirespira ancora un'aria di vero rac-coglimento, non sono mancatiattimi di sincera riflessione. Infatti,quando il Reverendo, ha volutovisitare l'interno dell'abitazione,siamo stati accolti con gioia dallafamiglia che da cinque generazio-ni vi risiede e che ha lasciato tuttocome presumibilmente era, quan-do vi nacque il Beato Domenico; cisiamo accorti di respirare aria disantità, sensazione, forse dovutaanche alle splendide ed ospitalipersone che vivono in quel luogo.

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Nel giorno di Sabato 15 feb-braio, a Viterbo, abbiamoricevuto la gradita visita del

Reverendo Fr Julian M. Booth dellaArcidiocesi di Birghingham, ilquale è incaricato dal proprioArcivescovo, Bernard Longley, disviluppare e diffondere il culto delviterbese Beato Domenico dellaMadre di Dio, già venerato nel U.K.come l’Apostolo dell’Inghilterra.

Visita del ReverendoFr Julian M. BoothDI ANTONINO CORRADINI

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Quando poila signora no-vantaduenneche occupa lastanza dovenacque il Bea-to Domenicoha chiesto edottenuto, la be-nedizione di Fr.Julian qualchelacrima è spun-tata nei suoiocchi, così dol-ci e ardenti difede, creandonei presenti unsentimento disincera com-mozione.

Dopo una co-munitaria pre-ghiera davanti

alla lapide posta a ricordo del luogoed un giro nel giardinocircostante, ci siamo re-cati, presso la Cappel-lina di Merlano-Belcolledove il Passionista ebbela prima locuzione dellasua missione in Inghil-terra. Fr Julian ha conce-lebrato con Padre Adol-fo Lippi dei Passionisti, laS. Messa che ha trovatouna folta partecipazionedi fedeli, presenti; alcunidiscendenti del Beato e rappresentanti dellastampa locale, quindi èstato proiettato un filma-to (realizzato da Fr Julianin occasione del 50°

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anniversario della Beatificazione diP Domenico) riguardante l’apostola-to svolto dal passionista viterbese inInghilterra. Missionario “per tutte lestagioni” seppe conquistare a Dio edalla Chiesa di Roma, sia poveriimmigrati irlandesi che dotti pro-fessori di Oxford quali, John H.Newman e Ignatius Spencer (ante-nato della principessa Diana).Quindi al termine della sua visita, FrJulian ha fatto rientro a Roma doverisiederà per qualche tempo,al finedi concertare con l'associazioneviterbese, Amici del Beato Domeni-co Barberi, il pellegrinaggio a Vi-terbo, di un discreto numero didevoti inglesi guidati dal loro Ar-civescovo Bernard Longley. Altresì èprevista la pianificazione di un pelle-grinaggio presso il Santuario diSutton (U.K.) dove sono conservate evenerate le spoglie mortali del BeatoDomenico Barberi.

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IL 17 GENNAIO 2014 è stato esatta-mente il 70° anniversario (1944-2014) dacché Viterbo visse una

delle più devastanti e luttuose giorna-te della sua storia. Era l’ora del rientroa casa per il pranzo (sempre magrissi-mo in quei tristi giorni di guerra) e neipressi di Porta Fiorentina molta genteera in attesa degli autobus di Garbiniper raggiungere i vari paesi.

Improvvisamente sbucò dal cieloun nugolo di aerei che si abbatté sulluogo mitragliando e bombardandotutto intorno. Fu una vera strage: aterra rimase un cumulo di personemorte o agonizzanti, straziate dallamitraglia. Questa feroce incursioneebbe luogo 5 giorni prima dello sbar-co delle truppe Alleate ad Anzio, avve-nuto la sera del 22 gennaio 1944.Questo sbarco a Nord di Cassinodoveva risolvere le spaventose diffi-coltà che Inglesi ed Americani anda-vano affrontando da mesi in quel ter-ritorio. Perdurando così la situazione,Churchill disse: ”ConquisteremoMontecassino alla rovescia” e cosìebbe luogo lo sbarco di Anzio. Frat-tanto il Monastero Benedettino siergeva lassù, bianco, svettante, inte-gro sul suo monte. Ancora oggi sifreme di sdegno nel considerare conquale animo si poté prendere la deci-sione di bombardare quello che è unodei maggiori pilastri della cristianità edella cultura occidentale. A fine guer-ra, quante situazioni vennero alla luce,

che al momen-to furono subitea causa di falseinformazioni. Vi-terbo fu dilaniatadai bombardamentiper la falsa notiziadella presenza, neidintorni della città, delcomandante tedesco inItalia Gen. Kesselring. Inrealtà il generale ed il suostato maggiore restavano benprotetti all’interno del MonteSoratte. La sorte dell’Abbazia diMontecassino fu segnata da altrafalsa notizia: il Gen. neozelandeseBernard Freyberg fece presente inmodo perentorio al suo Comando chel’Abbazia era occupata dalle forzetedesche. A dargli man forte seguì latestimonianza del Gen inglese HenryWilson che asserì di aver visto, sorvo-lando a bassa quota il Monastero, sol-dati tedeschi aggirarsi per quei cortili.Bisognava bombardare l’Abbazia.Freyberg fu bersagliato da aspre pole-miche e nessun comandante volevaprendersi la responsabilità di quelloscempio. Il comandante Clark della V Armata passò la decisione adAlexander. Questi si convinse dellanecessità di effettuare il progetto edette l’ordine di procedere. Era il 15febbraio 1944. Questa infame datasarà ricordata nei secoli con orrore edolore. Il Generale Kesserling aveva

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RicordiDI ELSA VANNUCCI

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dato assicurazione al Vaticano di nonpermettere l’occupazione dell’Abba-zia ed anzi di proteggerla con un cor-done di “zona franca”, esteso per 300metri, tutt’attorno al prezioso edificio.Era il giorno di S. Scolastica ed il vec-chio Abate Gregorio Diomare vollecelebrare la S. Messa per le oltre 200persone che avevano trovato rifugiotra quelle mura. Alle ore 9:30, una for-mazione di 140 “fortezze volanti” sigettò come un bolide sull’anticomonastero, sganciando in 2 ondate400 tonnellate di bombe. In pochiminuti tutto fu distrutto, restò solo uncumulo di fumo e macerie, solo laCripta di S. Benedetto rimase inden-ne. Quando si poterono esaminare ifatti, si constatò che Kesselring avevarispettato i patti ed anzi aveva provve-duto a far trasportare in Vaticano itesori e l’immensa Biblioteca.

Lo sbarco ad Anzio non risolse lasituazione: le truppe alleate non riu-scirono per mesi a guadagnare terre-no nella Valle del Liri, sovrastata daaspri monti, rocce, burroni profondi.Intanto dall’Adriatico al Tirreno i Te-deschi avevano formato la Linea Gu-stav che richiederà mesi e mesi di “la-crime e sangue” per essere superata.

L’inverno 1943-44 fu un calvarioper tutto il Centro Italia: i Tedeschitenevano le postazioni saldamente, ibombardamenti sulle città stroncava-no la vita ed il morale delle popolazio-ni, la fame dava i crampi allo stomacoda mattina a sera, le corse ai rifugi inpiena notte ed il freddo dentro quellecantine erano devastanti. Le notiziedelle deportazioni in Germania strin-gevano il cuore in una morsa di gelo epaura. A fine maggio le sirene dall’al-larme presero a suonare ininterrotta-mente e non capivamo più se fosse l’i-

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nizio o la fine d’allarme. Spesso passa-vamo la notte intera nel rifugio. Erapassata la primavera, stava arrivandol’estate, ma i nostri vestiti erano sem-pre quelli dell’inverno. Il poco ciboche mandavamo giù era sempre fred-do ed un tremito nervoso si stavaimpossessando del nostro corpo.

Dopo 10 mesi dallo sbarco di Sa-lerno (8 settembre 1943), cinque mesidallo sbarco di Anzio (22 gennaio1944), le truppe alleate giunsero aRoma la mattina del 6 giugno 1944, lostesso giorno dello sbarco inNormandia.

All’alba dell’8 giugno le truppedell’VIII Armata britannica entraronoin Viterbo ed il comando alleato, cheseguiva l’esercito con l’incarico dellaricostruzione degli impianti di acqua,gas e luce, si diresse subito in Prefet-tura, dove prese stanza per primo ilCapitano John Kane di Scotland Yard;seguì il governatore, inglese, Colon-nello Bonham-Carter. Così ebbe ini-zio la ricostruzione della città, fattacon una decina di carretti tirati damagrissimi cavalli e con pochi vecchicamion. Posso riferire queste notizieperché una settimana dopo il passag-gio del fronte, informata dall’amicoProf. Alessandro Vismara, che in Pre-fettura, cercavano un traduttore, io mipresentai per quel lavoro e fui assuntasu due piedi. Non capivo una paroladi quel che veniva detto intorno a me,però sapevo tradurre testi scritti equesto era quanto mi si chiedeva difare. C’erano due o tre interpreti fra iquali una signora inglese, Mrs EmilyHealy, l’altra, presente solo saltuaria-mente, Kathleen Mac Kenna, irlande-se, sempre acida contro gli Inglesi.Due figure di donne interessantissimealle quali porto in cuore tanta ricono-

scenza perché mi furono di grandissi-mo aiuto al momento e per il miofuturo quando mi iscrissi alla facoltàdi lingue all’Istituto UniversitarioOrientale di Napoli.

Era passato da pochi giorni il fron-te da Viterbo (che ora combatteva aiconfini con l’Umbria), quando alcomando Alleato corse voce che aBolsena, ospite nella roulotte delGenerale Alexander, c’era il Re GiorgioVI. La mattina seguente, infatti, ci fuuna cerimonia in Piazza del Gesù, aViterbo, presso della chiesa di S. Sil-vestro che si erge in fondo alla Piazza.In quella chiesa nel Medioevo si con-sumò uno dei delitti più esecrabili neisecoli: il giovanissimo Principe EnricoAlmaine di Cornovaglia, nipote delPlantageneto Enrico III, di ritorno dauna Crociata si era fermato a Viterbodove si andava svolgendo il “lungoConclave” (1268-1271).

Nella Chiesa si stava celebrando laS. Messa alla quale assisteva anche ilgiovane Principe Enrico. D’un trattofu spalancata la porta della Chiesa eribaldamente la navata fu attraversatadai due cugini del Principe, i fratelliDe Monfort. Erano piombati lì pervendicare la morte del loro padreSimon, avvenuta nella battaglia diEvesham. Enrico di Cornovaglia nonaveva nessuna colpa dell’atroce mor-te di Simon, ma la parentela con il ReEnrico III, che i De Monfort riteneva-no responsabile delle atrocità com-messe sul loro padre, trasformò il gio-vane Enrico in vittima sacrificale e lacieca vendetta si abbatté su di lui.Quel che era stato fatto al padre, essifecero ad Enrico di Cornovaglia: nemutilarono il corpo pezzo a pezzo edinfine la testa fu messa su una picca…

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Ma è ora di ritornare all’estate 1944.Il Re Giorgio VI, in ruvida divisa dasemplice soldato in guerra, a di-stanzadi quasi settecento anni, volle rendereomaggio a quel giovanetto innocenteucciso in modo così barbaro. Il Re pro-nunziò un brevissimo discorso, poi fudato l’attenti ad un drappello di solda-ti ed anche il Re ubbidì al comando.Per qualche minuto alcuni soldatiscozzesi suonarono con le cornamuseuna nenia celtica e tutta la cerimoniasi concluse lì. Ci fu qualche battimanoda parte di alcuni passanti che sierano fermati incuriositi forse più chealtro dal cordone di Carabinieri cheaveva isolato la piazza.

Il 17 gennaio 2014, LXX anniversa-rio di quella giornata luttuosa perViterbo, mi sono tornati alla mentetutti questi ricordi che credevo si fos-sero persi nel tempo. È balzato allamente anche il ricordo di quando mifu richiesto dal comando alleato diaccompagnare un ufficiale addettoalle sepolture a Castel d’Asso (Pro-coio) dove era caduto un aereo ingle-se nei mesi passati. Seppi dal Capi-tano che tra i piloti del “caccia” c’eraun parente della famiglia reale ingle-se. I contadini del posto dissero chel’aereo era rimasto conficcato nel ter-reno per tanti giorni e che i due pilotimorti erano rimasti fra tutte quelleferraglie a cielo aperto quindi espostialle intemperie ed allo scempio ope-rato dagli animali della zona. Disseroche un giorno, dopo il passaggio delfronte da Viterbo, era giunto sul postoun grosso mezzo militare ed avevaportato via quanto restava dell’aereo edei piloti. Il Capitano ne dedusse che icorpi dei due ragazzi potessero esserstati portati al Cimitero di Viterbo,dove nella stessa mattinata ci trasfe-

rimmo. Qui fu possibile rinveniredentro una cassetta dei pezzi di stoffae delle mostrine della RAF ed il Ca-pitano ritenne così di aver assolto ilsuo pietoso compito.

Ora, nel 2014, molte cose sonocambiate nel mondo, una sola, pur-troppo, è sempre presente ed è la piùdevastante, la guerra. Nel 1944-45 sipensava e si diceva convinti che l’u-manità non sarebbe mai più cadutanella trappola infernale della guerra laquale non ha mai risolto nulla se nondiminuire il totale della popolazionemondiale.

Non è stato così: guerre e venti diguerra hanno devastato e devastano iquattro angoli della terra e la paceresta ancora un sogno.

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Ricordo di MarioTiburtini

Ogni uno di noi ha giardino secreto... non sta lon-tano e dentro di noi... E anche io ho il mio... Miritrovo sempre davanti cancello verde... numero

33... il mio pensiero immediatamente mi porta li davan-ti... e... sempre aperto... perché immaginario... Facciosalita... e mi ritrovo in una cucina... molto maestosa;mobili fatti a mano su misura... tarda mattinata... versole 10... sul tavolo una tazza di caffè latte... e 6 biscotti... eeccolo arriva... nostro amato vecchietto... ora di fare col-lazione...

Conservo tenerissimi ricordi... di sig. Mario Tibur-tini... ex maresciallo di guardia di finanza... che amavascherzare dicendo....

“Cara sig.Yana... in tutti questi anni ho fallito il statoitaliano... perché ancora mi paga pensione...” (aveva 100anni)... ma di una risata sempre pronta... di una mentelucida... e conosceva tante belle storielle da raccontare...

Finito collazione... alzava dicendo: “Andiamo...lavorà...” e si recava nella stanza di caminetto... li era unaportrona vicino caminetto... era tutta sua... passavamaggior parte della giornata guardare tv... si teneva sem-pre informato... delle cose del mondo...

Fra mezzoretta appariva di nuovo in cucina e conocchio vispo diceva... “Ma c’è un caffè... signora?”

Amava prendere qualche tazzina in più... e... puredolcetti... (nonostante dottore proibito)...

E così tra una risata e altra passavamo il nostro tempoall’Eremo cucinando, scherzando, e meditando... men-tre... si preparava pranzo o cena...

Vorrei ritornare nei luogi dove sono stata felice... dovetempo scorreva in modo... senza accorgersi, dove, c’èaria di santità, dove nessuna fatica pesava, dove ce unaporta invisibile... nel refettorio... e erano solo tre gradi-ni... e ora di pranzo... e ogni volta... se guardavo conocchi di fede... scendeva... il stesso Signore... pranzareinsieme me... aveva 100 anni... e io potevo servire... Dioin uomo...

DI YANA GRECHYKHINA

Il “Signor Mario” papà diRosella, la Vice-Presidentedell’Associazione Amici dellaFamilia Christi, è passato alSignore il 25 Marzo 2014all’età di 102 anni. Pervolontà della figlia la raccoltadegli amici è andata ad uncentro di volontariato inMadacascar. Sosta e Ripresagli dedica la seguente sponta-nea “poesia” scritta in unapprossimativo “pidgin-italian” da una autrice russo-ucraina.

Mario e Mario (foto di Maria Rosa Spagnolo)

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All’Istituto Santa Rosa diViterbo gli studenti diven-tano cronisti. Una trentina

gli alunni che hanno preso parteal primo corso di giornalismoorganizzato a scuola. Ad organiz-zarlo i professionisti di “A Scuoladi News”: società di Roma chepunta a promuovere la diffusionedella cultura dei media tra i gio-vani.

Poca teoria e tanta pratica. Glistudenti hanno imparato a rico-noscere una notizia, a verificarele fonti e a scrivere un articolo dicronaca. Durante il corso hannoanche imparato le basi di impagi-nazione, a correggere e titolareun articolo.

La redazione dei “Colori dellanotizia”, questo il nome sceltodagli studenti, è stata coordinataa scuola dalla professoressa CarlaLuciani. Tanti i temi trattati dagli

studenti. Dai riscaldamenti spenti a

scuola durante i mesi invernalialle gite di classe in Italia e inEuropa. Ampio spazio è statodedicato anche alle notizie extra-scolastiche. Due studenti hannoraccontato la vita del pendolare,mettendo in evidenza pro e con-tro. Altre ragazze, invece, si sonoconcentrate sulle attività divolontariato e in particolare sullaclownterapia.

“L’entusiasmo dei ragazzi ècontagioso – spiega Giovanni DiNatale, direttore di Ascuola-dinews.it – Spesso noi giornalistidimentichiamo la spontaneitàdei giovani.

Tanti sono convinti che perfare un giornalino a scuola bastafar leggere agli studenti un quoti-diano, ma non è così. Bisognaspiegare loro cos’è una notizia, le

Corso extrascolastico di giornalismo

Una collaborazionetra “UCSI-Viterbo”, l’associazione “Amici della Familia Christi”e la società

“A Scuola di News”DI GIOVANNI DI NATALE

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regole della deontolo-gia.

Il corretto modo diraccontare restandoimparziali e di appro-fondire le fonti. Alcunistudenti da grandisognano di diventaregiornalisti. Noi diamoloro le basi e facciamocapire loro che nonbasta avere la passioneper la scrittura”.

Il corso di giornali-smo ha incuriositosoprattutto i maturan-di. L’articolo di giorna-le, infatti, ormai è unadelle tracce della primaprova dell’esame diStato. Per tutti la scuola,che non ha sostenutoalcun costo, ha decisodi riconoscere un credi-to formativo.

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pomeriggio, dopo la Mensaconsumata in fraterna condi-visione, P. Ubaldo Terrinoni(ofm capp.) ha condotto la“Lectio Divina” sulla Paroladel giorno.

Per ricambiare l’o-spitalità accordataci ecome servizio alla comu-nità locale, l’Associazione Amicidella Familia Christi si è impegnatacon il Centro Sociale a collaborarealle sue attività impegnandosi, oltrealla celebrazione domenicale efestiva, alla manutenzione straordi-naria del Centro e della Chiesa, alladistribuzione degli avvisi per laBenedizione pasquale delle fami-glie, alla raccolta di generi per i car-cerati, alla apertura e animazionedel Centro una volta a settimana (ilGiovedì pomeriggio), a dei corsi diistruzione, il più seguito dei quali èquello di “Alfabetizzazione informa-tica”. Così si vedono anziani e nipo-tini martellare sulle stesse tastieree… bucare gli stessi schermi.

Il Coro ha continuato nella suaattività non solo animando la S.Messa a Castel d’Asso, ma ancheaccompagnando due commemora-zioni nella Chiesa di S. Giacintadelle Sorelle Clarisse del Monasterodi S. Bernardino.

Nella stessa Chiesa, per tutta laQuaresima, è stata svolta, il venerdì,con le Clarisse, la pia pratica della

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Le attività dell’Associazione AMICI DELLA FAMILIA CHRISTI

AmicI della

Fam iliaChr isti

DI MARIO MANCINI

V ari soci dell’Associazionehanno partecipato dal 2 al 5Gennaio a Sacrofano (RM) al

progetto Mistero Grande per pro-muovere la pastorale familiare.

Dalla collaborazione a questapastorale è nato, per cominciare,l’Incontro di Aprile a Castel d’Asso.In questa località bucolica delComune di Viterbo (a un paio di kmdalle Terme dei Papi), nella Chie-setta dedicata a S. Maria, gli Amicidella Familia Christi celebrano tuttele domeniche ed i giorni di festa,come servizio alla comunità locale.La S. Messa è presieduta da donAngelo Massi, parroco emerito dellaBasilica Santuario di S. Maria dellaQuercia.

Gli Incontri Comunitari di rifles-sione e preghiera, proseguono dopola S. Messa ed un ristoro negli adia-centi locali della Circoscrizione.

Con il nuovo anno 2014, in questiIncontri mensili, il tema dell’Istru-zione è “La dottrina sociale dellaChiesa” nella ultima EsortazioneApostolica “Evangelii Gaudium”.

Domenica 12 Gennaio il Prof.Carlo Cirotto, Citologo (Presidentedel MEIC) ha affrontato questotema con: “La terra è la nostra casacomune e noi siamo tutti fratelli”

Domenica 9 Febbraio ha parlatol’Arch. Dott. Bruno Napoli (dellaSovraintendenza di Perugia). Comein ogni Incontro Comunitario nel

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come è più diffusamente descritto apag. 16.

Un altro importante evento com-partecipato dall’Associazione è statala festa del patrono dei giornalisti S.Francesco di Sales, la cui cronaca èriportata a pag. 13

A Roma, sono proseguiti gliincontri mensili presso la Basilica diSan Lorenzo in Lucina.

“Via Crucis” seguita dai VespriNella Cappellina del Merlano

/Belcolle è proseguita la celebrazio-ne della S. Messa, l’ultimo venerdìdel mese, con l’Associazione Amicidel “Beato Domenico della Madre diDio”.

In questo contesto è stata parti-colarmente rilevante la visita aViterbo del Rev Fr Julian M. Booth

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invece una cadenza mensile con unnuovo ciclo di lezioni sull’Esorta-zione Apostolica Evangelii Gau-dium.

Per i prossimi mesi le attività dellaassociazione si svolgerano secondoil Calendario riportato da pagg. 28 a31.

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Dopo la S. Messa parrocchialedella Domenica, nella Sala Lauren-tina P. Fausto Gianfreda (S. J) svolgeun ciclo di lezioni magistrali con unpercorso di Riflessione su: “Salvezzadella creazione - Linee di una est-etica teologica”. Il ciclo si è svolto in5 mattinate della Domenica traGennaio e Febbraio.

A Marzo, Domenica 2, è ripresa

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DOMENICA 6

A ROMA: (Basilica san Lorenzo in Lucina)Ore 10:00 S. Messa Parrocchiale

“ 11:00 Sala Laurentina - Percorso di Riflessione sull’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium. (P. FAUSTO GIANFREDA, S.J.)

“ 13:00 Commiato

DOMENICA 6

A VITERBO: Chiesa di S. Maria di Castel d’AssoOre 9:00 S. Messa

GIOVEDI’ 10

Ore 15:30 Prove di Canto (Castel d’Asso)“ 17:30 Alfabetizzazione informatica (scuola di personal computer)

DOMENICA 13

INCONTRO MENSILE A VITERBO (Chiesa di S. Maria di Castel d’Asso)Ore 8:45 Appuntamento accoglienza

“ 9:00 S. Messa Liturgia delle Palme con benedizione e processione, lettura del Passio

“ 10:30 Ristoro “ 11:00 La Dottrina Sociale della Chiesa: “Cap III della EVANGELII GAUDIUM”

(Coniugi MARCO E ROMINA MANARA del progetto MISTERO GRANDE)“ 13:00 Pranzo“ 15:00 Lectio Divina P. Giovanni Boggio “ 16:00 Commiato, recita dei Vespri.

GIOVEDI’ 17

Ore 15:30 Prove di Canto (Castel d’Asso)

DOMENICA 20

SANTA PASQUA - A VITERBO: Chiesa di S. Maria di Castel d’AssoOre 9:00 S. Messa

MARTEDI’ 22

VISITA FR JULIAN A VITERBOOre 17:30 Cappella del Merlano - Belcolle

S. Messa per il Beato Domenico Barberi

GIOVEDI’ 24

Ore 15:30 Prove di Canto (Castel d’Asso)“ 17:30 Alfabetizzazione informatica

SABATO 26

A ROMA: (Basilica san Lorenzo in Lucina)Ore 18:00 Sala Laurentina - Percorso di Riflessione:

“La giustizia quale assimilazione a Dio. Simone Weil e la Grecia delle intuizioni precristiane”.(P. FAUSTO GIANFREDA, S.J.)

Aprile 2014

I PROSSIMIAPPUNTAMENTI

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DOMENICA 27

A VITERBO: Chiesa di S. Maria di Castel d’AssoOre 9:00 S. Messa

DOMENICA 4

A VITERBO: Chiesa di S. Maria di Castel d’AssoOre 9:00 S. Messa

GIOVEDI’ 8

Ore 15:30 Prove di Canto (Castel d’Asso)

SABATO 10 Convegno UCSI a Barbiana

DOMENICA 11

INCONTRO MENSILE A VITERBO (Chiesa di S. Maria di Castel d’Asso)Ore 8:45 Appuntamento accoglienza

“ 9:00 S. Messa“ 10:00 Ristoro “ 10:00 La Dottrina Sociale della Chiesa, EVANGELII GAUDIUM”

“La terra è la nostra casa comune e noi siamo tutti fratelli”. PROF. TOMMASO PONZIANI

“ 13:00 Pranzo“ 15:00 lectio divina (P. IGNAZIO MARTELLETTO)“ 16:00 Commiato, recita dei Vespri.

GIOVEDI’ 15

Ore 15:30 Prove di Canto (Castel d’Asso)

DOMENICA 18

A VITERBO: Chiesa di S. Maria di Castel d’AssoOre 9:00 S. Messa

DOMENICA 18

A ROMA: (Basilica san Lorenzo in Lucina)Ore 10:00 S. Messa Parrocchiale

“ 11:00 Sala Laurentina -Percorso di Riflessione sull’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium. (P. FAUSTO GIANFREDA, S.J.)

“ 13:00 Commiato

GIOVEDI’ 22Ore 15:30 Prove di Canto (Castel d’Asso)

SABATO 24

USCITA UCSI - Viterbo a Bolsena

Maggio 2014

Aprile 2014

Page 30: Sosta e ripresa n 1 aprile 2014 bassa

SABATO 24

A ROMA: (Basilica san Lorenzo in Lucina)Ore 18:00 Sala Laurentina - Percorso di Riflessione:

“La giustizia quale assimilazione a Dio. Simone Weil e la Grecia delle intuizioni precristiane”.(P. FAUSTO GIANFREDA, S.J.)

DOMENICA 25

A VITERBO: Chiesa di S. Maria di Castel d’AssoOre 9:00 S. Messa

GIOVEDI’ 29

Ore 15:30 Prove di Canto (Castel d’Asso)

VENERDI’ 30A VITERBO Cappella del Merlano - Belcolle

Ore 16:30 S. Messa per il Beato Domenico Barberi

DOMENICA 1

INCONTRO MENSILE A ROMA (Basilica san Lorenzo in Lucina)Ore 10:00 S. Messa Parrocchiale

“ 10:45 Sala Laurentina – Ristoro“ 11:00 Sala Laurentina - Percorso di Riflessione sull’Esortazione Apostolica

Evangelii Gaudium. (P. Fausto Gianfreda, S.J.)“ 13:00 Commiato

DOMENICA 1

A VITERBO: Chiesa di S. Maria di Castel d’AssoOre 9:00 S. Messa

GIOVEDI’ 5Ore 15:30 Prove di Canto (Castel d’Asso)

DOMENICA 8

INCONTRO MENSILE A VITERBO (Chiesa di S. Maria di Castel d’Asso)Ore 8:45 Appuntamento accoglienza

“ 9:00 S. Messa“ 10:00 Ristoro “ 10:30 La Dottrina Sociale della Chiesa, “EVANGELII GAUDIUM” “La terra

è la nostra casa comune e noi siamo tutti fratelli”. PROF MAURIZIO SEVERINI

“ 13:00 Pranzo“ 15:00 Lectio divina “ 16:00 Commiato, recita dei Vespri.

GIOVEDI’ 12

Ore 15:30 Prove di Canto (Castel d’Asso)

Giugno 2014

Maggio 2014

Page 31: Sosta e ripresa n 1 aprile 2014 bassa

Febbraio 2014

Luglio 2014

Giugno 2014

SABATO 14

A ROMA: (Basilica san Lorenzo in Lucina)Ore 18:00 Sala Laurentina - Percorso di Riflessione:

“La giustizia quale assimilazione a Dio. Simone Weil e la Grecia delle intuizioniprecristiane”. (P. FAUSTO GIANFREDA, S.J.)

DOMENICA 15

A VITERBO: Chiesa di S. Maria di Castel d’AssoOre 9:00 S. Messa

GIOVEDI 19

Ore 15:30 Prove di Canto ( Castel d’Asso)

DOMENICA 22

A VITERBO: Chiesa di S. Maria di Castel d’AssoOre 9:00 S. Messa

VENERDI’ 27

A ROMA: Presentazione degli Atti del Convegno su Tommasina Alfieri

SABATO 28

A ROMA: (Basilica san Lorenzo in Lucina)Ore 18:00 Sala Laurentina - Percorso di Riflessione:

“La giustizia quale assimilazione a Dio. Simone Weil e la Grecia delle intuizioniprecristiane”. (P. FAUSTO GIANFREDA, S.J.)

DOMENICA 29

A VITERBO: Chiesa di S. Maria di Castel d’AssoOre 9:00 S. Messa

DOMENICA 6

INCONTRO MENSILE A ROMA (Basilica san Lorenzo in Lucina)

SABATO 12

A ROMA: (Basilica san Lorenzo in Lucina)Ore 18:00 Sala Laurentina - Percorso di Riflessione:

“La giustizia quale assimilazione a Dio. Simone Weil e la Grecia delle intuizioniprecristiane”. (P. FAUSTO GIANFREDA, S.J.)

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Associazione Amici della Familia ChristiVia Pietra del Pesce, 1 - 01100 Viterbo