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I dati partono dal 1980, due an- ni prima della nascita ufficiale di Disma e uno prima di quello che possiamo considerare l'an- no record assoluto di questo mercato, il 1981. Il grafico della figura 1 riporta separatamente l'andamento delle vendite di verticali e coda; nel grafico è evidenziato anche l'andamento degli strumenti con integrazio- ne elettronica, volgarmente detti “con la cuffia”, ma che chiameremo d'ora in poi iev, iec (o ie nel caso generale). Il dato più evidente è il calo deciso dei pianoforti verticali, interrotto solo da quello che in linguaggio borsistico si chiama un "rimbal- zo" nella seconda metà degli anni Ottanta. Se ricalcoliamo il totale inclu- dendo gli strumenti con la cuf- fia non notiamo variazioni per- cettibili, per quanto l'incorpora- zione di una quantità non siste- maticamente declinante debba sulla carta frenare la discesa (figura 2). Dalla figura 2 si no- ta come i verticali abbiano subi- to un calo maggiore delle code, tuttavia il grafico non è chiaris- simo perché queste ultime sono schiacciate nella parte bassa del grafico. Riusciamo a seguire meglio i due andamenti se rielaboriamo i dati ponendo il 1980 come ba- se (figura 3). Le due curve non ci dicono molto sulle differenze tra i due tipi di strumento, per- BI G B OX - SPECIALE Il mercato in Italia dal 1980 a oggi Andrea Furcht TRENT'ANNI DI PIANOFORTE D all'anno della sua costituzione, il 1982, l'associazione dei distributori (Disma, poi Dismamusica) raccoglie i dati relativi alla vendita degli strumenti musicali nuovi sul territorio italiano. Negli anni si sono registrati mutamenti (in particolare alcune classificazioni dei prodotti e i criteri di calcolo del valore) e i dati sono costruiti con qualche approssimazione. Ciononostante forniscono una preziosa documentazione, particolarmente per valutare le tendenze di lungo periodo.

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I dati partono dal 1980, due an-ni prima della nascita ufficialedi Disma e uno prima di quelloche possiamo considerare l'an-no record assoluto di questomercato, il 1981. Il grafico dellafigura 1 riporta separatamentel'andamento delle vendite diverticali e coda; nel grafico èevidenziato anche l'andamentodegli strumenti con integrazio-ne elettronica, volgarmentedetti “con la cuffia”, ma chechiameremo d'ora in poi iev, iec(o ie nel caso generale). Il datopiù evidente è il calo deciso deipianoforti verticali, interrottosolo da quello che in linguaggioborsistico si chiama un "rimbal-zo" nella seconda metà deglianni Ottanta.Se ricalcoliamo il totale inclu-dendo gli strumenti con la cuf-fia non notiamo variazioni per-cettibili, per quanto l'incorpora-zione di una quantità non siste-maticamente declinante debbasulla carta frenare la discesa(figura 2). Dalla figura 2 si no-ta come i verticali abbiano subi-to un calo maggiore delle code,tuttavia il grafico non è chiaris-simo perché queste ultime sonoschiacciate nella parte bassadel grafico. Riusciamo a seguire meglio idue andamenti se rielaboriamoi dati ponendo il 1980 come ba-se (figura 3). Le due curve nonci dicono molto sulle differenzetra i due tipi di strumento, per-

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Il mercato in Italia dal 1980 a oggiAndrea Furcht

TRENT'ANNI DI PIANOFORTE

D all'anno della sua costituzione, il 1982,l'associazione dei distributori (Disma, poiDismamusica) raccoglie i dati relativi alla vendita

degli strumenti musicali nuovi sul territorio italiano. Neglianni si sono registrati mutamenti (in particolare alcuneclassificazioni dei prodotti e i criteri di calcolo del valore) ei dati sono costruiti con qualche approssimazione.Ciononostante forniscono una preziosa documentazione,particolarmente per valutare le tendenze di lungo periodo.

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ché tendono nell'insieme a pro-cedere parallelamente; i codamostrano tuttavia una resi-stenza maggiore, non scenden-do praticamente mai sotto iverticali. Conviene distingueretre periodi:- sino al 1994, una discesa de-cisa ma con oscillazioni violen-te; qui i coda mostrano una va-riabilità maggiore dei verticali;- dal 1995 al 2007, un periododi relativa stabilità nei quali icoda resistono molto megliodei verticali, in costante decli-no; val qui la pena segnalareche il 1995 è stato l'ultimo an-no con inflazione sopra il 5%,nonché quello con l'ammonta-re di nascite più basso.- dal 2008, la crisi colpisce an-che e soprattutto i coda, proba-bilmente troppo costosi. Quiagiscono anche fenomeni qua-li i controlli fiscali basati sugliacquisti di beni di lusso e la cri-si finanziaria di associazionimusicali ed enti pubblici, prece-dentemente grandi consuma-tori di pianoforti a coda, sia inacquisto sia a noleggio per con-certi.In alternativa, possiamo vederequanti verticali si sono vendutiogni anno per una coda (figura4). Da notare che il brucianterecupero del verticale negli an-ni Novanta fu in realtà dovutoalla caduta dei pianoforti a co-da, attestatisi per una decina dianni su livelli di 700/900 pezzi,poi persi a causa della crisipost-Lehman. Complessivamente però il codasembra avere retto meglio.

LE CAUSE DEL DECLINOProviamo a questo punto achiederci a cosa sia dovutoquesto andamento discenden-te. Cominciamo con i fattori piùgenerali, relativi all'evoluzionedella società italiana; passere-mo poi a quelli tecnici, interni al

mercato del pianoforte.

Ambiente socioeconomicoLe strutture familiari hanno su-bito negli ultimi cinquant'anniuna grande metamorfosi (il ca-lo della fecondità seguito al ba-by-boom degli anni Sessantane è una spia) e con esse anchel'organizzazione del tempo li-bero e gli orientamenti educati-vi dei genitori. La musica, fon-damentale sino agli anniSettanta, è stata soppiantata dasport, lingue, viaggi e più re-centemente informatica. Laconcorrenza si esercita sia sulreddito sia sul tempo libero:quest'ultimo grandemente ero-so per i bambini di oggi rispettoai loro coetanei di decenni fa; lostudio del pianoforte richiedeinoltre concentrazione ed ap-plicazione, che paiono lontanedallo spirito dei tempi; la sensa-zione è che oggi si tenda a con-durre molte attività in paralleloanziché approfondire. Le lezionirappresentano oltretutto unaspesa aggiuntiva rispetto al pu-ro costo dello strumento e aqueste si potrebbe aggiungereanche un'imputazione di costoper la superficie della casa a es-so destinata.È comunque impossibile quan-tificare direttamente le riper-cussioni sulle vendite di questaprogressiva emarginazione delpianoforte; piuttosto, è possibi-le l'operazione inversa: stimarel'incidenza del consumo rivoltoai principianti (in passato quasitutti bambini, mentre nei de-cenni è in crescita la proporzio-ne di adulti) rispetto all'utenzaavanzata. Si tratta di un calcoloindiretto, basato sul presuppo-sto di una diversa vocazione deidue tipi di pianoforte: il vertica-le, acquistato per lo studio, e ilcoda, tendenzialmente destina-to a un utilizzo professionale.Le nascite

Figura 1 - Vendite di pianoforti acustici per categoria.

Figura 2 - Vendite verticali e code (compresi i modelli dotati di integrazione elettronica).

Figura 3 - Vendite verticali e code (1980 base 100; ie inclusi).

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Prendiamo in considerazione lenascite, fondamentali per laparte di domanda destinata al-la didattica. Si tratta in gran parte di bambi-ni: non sarebbe tuttavia corret-to rapportare le vendite alle na-scite del medesimo anno, per-ché per i neonati non si acqui-sta alcuno strumento (mentrein Giappone, per esempio, neglianni del boom di mercato, leprenotazioni degli strumentiavvenivano al momento della

nascita, con consegna differitadi anni). Al fine di rappresentare la com-posizione media del pubblicodei principianti ho costruito unindice che pondera le nascitedegli anni precedenti (figura 5).Le incidenze proporzionali peretà sono: 4:2%, 5:8%, 6:15%,7:22%, 8:25%, 9:20%, 10:8%.Per questo motivo ho riportatole nascite in Italia a cominciaredagli anni Settanta (fonteWikipedia, voce Demografia

d'Italia). Anche senza sovrap-porre il grafico dell'indice conquello dei verticali, è evidenteche ci può essere stata una no-tevole influenza sull'iniziale de-clino delle vendite. Dalla finedegli anni Ottanta, però, il nu-mero di nascite si stabilizza (econ esso, a distanza di pochianni, l'indice che utilizziamo):da almeno vent'anni questofattore quindi non è più statodeterminante.

I consumiPer rappresentare gli effetti del-le oscillazioni economiche ri-corriamo direttamente alle sta-tistiche sui consumi (fonteIstat), corretti per il livello deiprezzi, e divisi in alimentari enon-alimentari; ovviamentesono questi ultimi a interessar-ci (figura 6). Graficamente, si ravvisanoquattro momenti di regressionedei consumi:1) all'inizio degli anni Ottanta,in una fase di grande sfiduciacivile sotto i colpi del terrorismodal lato della politica e dell'iper-inflazione da quello dell'econo-mia;2) una decina di anni dopo, aitempi delle convulsioni valuta-

rie della lira, con l'Italia che pa-reva destinata a venire esclusadalla futura valuta unica euro-pea;3) a inizio millennio, con culmi-ne nel 2002, anno di introdu-zione dell'euro;4) infine, la "grande recessione"di questi anni; non solo perl'Italia, la più profonda dal do-poguerra.Ci troviamo in una situazionesimmetrica alla precedente:siamo di fronte a una probabileconcausa del declino di fattura-to degli ultimi anni; ma almenosino a fine secolo è stato com-plessivamente in controten-denza. Questo, pur avendo pre-so i consumi a prezzi costanti,cioè ripuliti dall'effetto dell'in-flazione; se avessimo usato ipuri dati nominali avremmoavuto una crescita più spiccatadei valori.

L'inflazioneSi tratta di un dato che non ciinteressa solo per rettificare iprezzi, ma anche in sé: il piano-forte infatti può anche esserevisto come un bene di investi-mento (un'analisi più appro-fondita, in realtà, dovrebbe te-nere conto anche del rendi-

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Figura 4 - Rapporto verticali/coda. Figura 5 - Nascite per anno e indice composto.

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mento delle principali alternati-ve, come i titoli di stato, peresempio, protagonisti del ri-sparmio delle famiglie); un altotasso di inflazione dovrebbe co-munque incoraggiarne l'acqui-sto, così come dei beni durevoliin generale. In figura 7 è ripor-tata la curva, chiaramente di-scendente.Riportando l fatturato in scala1980=100 per agevolare il con-fronto, si nota che l'inflazioneha avuto effetto anche sui co-da; il 1980 fu un anno recordper l'inflazione al 21,1%, la piùelevata dal 1948. La consonanza degli andamen-ti è impressionante dal 1981 al1985, mentre la successiva ri-presa precede, anziché seguire,quella del livello dei prezzi (fi-gura 8).Eccezion fatta per gli anni1986-1993 e per quelli dellagrande crisi degli ultimi annisalta all'occhio una buona cor-relazione. Un'analisi statistica più fine po-trebbe dare conto di maggioridettagli, ma è comunque chiaroche questa spiegazione può es-sere stata rilevante nei primianni. Negli ultimi, tuttavia, ilsuo basso livello lo ha reso inin-fluente, anche perché può esse-re scattato il meccanismo key-nesiano della trappola della li-quidità: l'insensibilità degli in-vestitori a piccoli movimentidel tasso quando questo è vici-no allo zero.

Cause specificheConcentriamoci adesso sulle di-namiche relative al pianofortecome prodotto, con le sue ca-ratteristiche merceologiche ecommerciali. Una delle più evidenti caratteri-stiche del pianoforte tradizio-nale è la spiccata longevità: lavita utile di uno strumento nontroppo sfruttato (condizione ti-

pica di quelli presenti nelle fa-miglie) è sicuramente di diversidecenni; inoltre, non esiste insostanza il fenomeno dell'obso-lescenza tecnologica. La conse-guenza principale è la cosiddet-ta "saturazione" del mercato:chi ha comprato uno strumen-to non è più un cliente poten-ziale, se non per la parte relati-va ai servizi quali soprattuttol'accordatura periodica (quan-do la si fa).L'andamento favorevole delmercato in un determinato pe-riodo tende pertanto a limitarele vendite di quelli successivi;sussistono inoltre le condizioniper lo sviluppo di un mercatodell'usato, che tra l'altro implicaqualche rischio per il consuma-tore perché è molto più difficileil controllo sulla qualità: spessola modestia del valore comestrumento musicale è nascostada un'apparenza invitante (èpiù facile sistemare un mobileche una meccanica, e questovale in particolare per gli usatid'importazione).Su questo punto non è tuttaviapossibile un approfondimentoquantitativo: non solo per lacomplessità di metodo nel va-lutare la saturazione, ma ancheperché mancano quasi comple-tamente i dati sul mercato deipianoforti di seconda mano esullo stock di strumenti presen-te in Italia al 1980.La seconda causa interna almercato è stata di tale impor-tanza da meritare una sezione aparte, anziché apparire comeuna delle numerose concause:si tratta del pianoforte digitale,nato negli anni Ottanta (il pri-mo modello fu lo Yamaha YP-30 del 1983, seguito l'anno suc-cessivo dal Kurzweil K250) eprotagonista di una rivoluzionecommerciale e culturale al tem-po stesso.IL PIANOFORTE DIGITALE

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Figura 6 - Consumi per tipo, deflazionati (base: 2013).

Figura 7 - Tasso di inflazione.

Figura 8 - Vendite di acustici ed inflazione.

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Possiamo considerarlo non soloun discendente dell'acustico,ma anche un frutto tardivo del-l'ondata delle tastiere elettroni-che. Tra i motivi principali dellasua introduzione va annoveratasenz'altro la possibilità del-l'ascolto in cuffia, preziosa perle ore notturne, e la presenza divoci diverse da quella del pia-noforte (disponibile tra l'altro insvariate versioni); ancora, lapossibilità di usufruire di alcunetecnologie, quali il Midi, la regi-strazione/salvataggio in file o -tramite appositi software - di-rettamente come notazionemusicale; la sostanziale super-

fluità della manutenzione, chelo rende ideale per collocazionidi semi-abbandono quali le se-conde case. Le innovazioni tecniche si sonoovviamente accumulate gra-dualmente: anche caratteristi-che primarie quali un prezzo avolte decisamente economico(ovviamente in rapporto conminori esigenze sulla qualità) euna spiccata portabilità su al-cuni modelli sono arrivate dopomolti anni.

I valori assolutiLa storia del digitale non hanulla del malinconico declino di

quella del verticale (se non nelprezzo, come vedremo); ma quinessuna malinconia, almenoper il consumatore. Da un semplice grafico dellevendite annuali, lo vediamosvettare incurante di inflazioni,trasformazioni culturali, rovellifamiliari e psicologici; prosaica-mente, sembra moderatamentesensibile solo alle crisi econo-miche e politiche. Una marciatrionfale che può avere ispiratonei più tradizionalisti l'idea sitrattasse di una sorta di piantainfestante. Nella figura 9 sono riportate levendite per unità, nella suddivi-sione adottata negli anni daDismamusica (nel 1986 e 1987sono compresi anche i pianielettrici).Eclatante il decollo della fasciaamatoriale alla metà del primodecennio del secolo (e del mil-lennio), in corrispondenza conl'introduzione di modelli estre-mamente economici da parte diCasio, soprattutto; contestual-mente, si registra un brusco ri-piegamento dei digitali di fasciaalta: presumibilmente le fami-glie, che spesso li destinano aprincipianti, si orientano versomodelli più economici.Sostituzione del verticale

Se sovrapponiamo i digitali to-tali agli acustici otteniamo nelgrafico (figura 10) una sorta di«x»; i primi scendono mentre isecondi salgono, evidente indi-zio (per quanto non prova cer-ta) di sostituzione; va però an-che detto che l'iniziale, decisadiscesa degli acustici era già inatto prima dell'introduzione deldigitale: imputargliela ricorde-rebbe la favola del lupo e del-l'agnello.L'anno del sorpasso in Italia,simbolicamente importante, è il1998 (il 2004 a livello mondia-le); prendere in considerazionecome raffronto i soli verticali(più corretto dal punto di vistamerceologico) anticiperebbesolamente di un anno.Diventa interessante risponderealla domanda: "quanti digitalivengono venduti ogni vertica-le?". Quella che in un primo mo-mento era una rarità, si affermain modo schiacciante (figura11).Se vi fosse una sostituzioneperfetta, sommando verticali edigitali otterremmo le dimen-sioni della domanda per un uni-co strumento in due versionidiverse (figura 12).L'irregolarità del tracciato chericaviamo suona però come un

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Figura 9 - Vendite di pianoforti digitali per categoria.

Figura 10 - Vendite acustici e digitali. Figura 11 - Rapporto digitali / verticali (ie inclusi).

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campanello di allarme sullafondatezza dell'operazione; cisono alcuni fattori importantiche impediscono al digitale divenire conteggiato alla pari, co-me semplice sostituto:1) in certa misura, si è andatosviluppando come strumentodi dignità autonoma, allonta-nandosi dalla funzione di purosurrogato del pianoforte. Unodei motivi può essere la conti-guità con il mercato delle ta-stiere, dei sintetizzatori e dellemaster keyboard; tale contigui-tà vale in particolare per alcunitipi di prodotto, quali il digitaleda palco;2) ha una vita molto più breve,sia per motivi di resistenza fisi-ca sia per una più rapida obso-lescenza: va pertanto ipotizzatoun riacquisto più frequente;3) spesso è uno strumento ag-giuntivo, per esempio per le se-conde case;4) per quanto riguarda i model-li di basso prezzo, il suo acqui-sto ha spesso rimpiazzato ilsemplice noleggio di un verti-cale, che magari non sarebbepoi stato riscattato;5) in questo raffronto non ab-

biamo dati sull'usato, che nerappresenta il principale con-corrente.Vale comunque la pena di ra-gionare sul fatto che questo to-tale abbia tre picchi (1981,1988/92 e 2011), intercalati daminimi nel 1985 e nel1993/2001. La prima discesa avviene comevisto in era pre-digitale. La suc-cessiva ripresa avviene graziealla preziosa, poi irripetuta,coincidenza di un'espansione diambedue i tipi di pianoforte:l'iniziale adozione del digitaleera probabilmente in funzioneaffiancamento, anziché rim-piazzo, di quello tradizionale;questo anche per via di prezzi (livedremo più avanti) sicura-mente non convenienti se para-gonati a quelli odierni. Anche laseguente fase discendente vedeuna consonanza di andamentitra digitale e acustico: questo cifa riflettere sul fatto che il1993, anno di sostanziale atte-nuazione del calo aggregato,sia uno spartiacque perché è dalì che i due andamenti divergo-no; tutto fa pensare che sial'inizio della vera concorrenza

tra i due strumenti che da allo-ra, salvo marginali eccezioni,avranno sempre andamenticontrapposti. Da quel momentoin poi, l'assottigliamento delverticale fa sì che l'ammontaretotale rispecchi sempre piùl'andamento del solo digitale;anche qui, complice l'andamen-to dei prezzi che lo rende sem-pre più la scelta privilegiata dalprincipiante.

L'integrazione elettronicaAgli inizi degli anni Novanta èstato adottato da Farfisa un si-stema (l'"integrazione elettro-

nica" per l'appunto) che possia-mo vedere alternativamentecome una difesa contro la mi-naccia digitale (più congrua peri verticali) o semplicemente unadeguamento alle nuove possi-bilità offerte dalla tecnologia. Ilsistema, denominato Night&Day, prevedeva in sostanzal'innesto di un digitale nel cor-po dell'acustico, al fine princi-palmente di permettere l'ascol-to in cuffia. Siamo di fronte almaggiore sviluppo tecnologicodel pianoforte, che dalla parteiniziale del secolo non ne avevaregistrate molte, perlomeno

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Figura 12 - Andamento dell'aggregato verticali e digitali.

Figura 13 - Vendite strumenti a integrazione elettronica.

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gratificate da ampia popolarità.Precedenti evidenti innovazionierano state la sostituzione del-la meccanica a baionetta nelverticale e l'invenzione del pe-dale tonale nel coda, mentrel'autopiano introdotto sin daglianni Trenta si estinse a causa diradio e giradischi. La gradualeintroduzione di nuovi materiali

come l'alluminio e l'ABS è statamolto importante, ma pocospettacolare perché sostanzial-mente invisibile.L'andamento dei modelli ie nonè contrassegnato da una stabi-le espansione, come vediamo indettaglio nella figura 13.Il picco di fine anni Novanta(inizialmente la rilevazione non

faceva distinzione tra iev e iec)fa pensare al riempimento diuna nicchia di richiesta con unfenomeno susseguente di satu-razione, tuttavia occorrerebbecapire come hanno influito iprezzi e l'adozione del sistemada parte dei diversi fabbricanti.La ripresa successiva è stata sìfrenata, ma non spenta, dallacrisi economica post-2008. Si noti che i verticali sono deci-samente in maggioranza, maanche soggetti a maggiorioscillazioni: a essi tuttavia vaascritto l'andamento tuttosommato positivo degli ultimianni.Se guardiamo invece alla per-centuale di strumenti che adot-tano l'ie (figura 14) notiamouna presenza maggiore nel ver-ticale e soprattutto un trendcostantemente ascendente, an-che se in misura assai menopronunciata per i coda.

I DATI A VALOREOccorre qui una cautela ancoramaggiore, perché i dati sonostati raccolti con criteri che ne-gli anni sono variati; inoltre lefonti di possibile errore nel de-terminare il prezzo medio di-ventano due, le quantità ven-dute e il loro valore totale.

Ciononostante anche questinumeri possono raccontarciqualcosa di utile.Per poter valutare l'evoluzionedel mercato senza le distorsionidovute alla crescita del livellodei prezzi occorre deflazionarli,scegliendo un anno come base(la scelta più logica è usare ilprimo o l'ultimo anno dell'in-tervallo).

Le vendite complessiveVediamo anzitutto l'andamentodel fatturato per merceologia(figura 15).Abbiamo qui una conferma deitrend individuati per unità, macon qualche differenza:1) anzitutto il fatto che i digita-li diventino la prima voce perfatturato nel 2009, ancora inascesa a fronte di un deciso ar-retramento degli acustici; que-sto succede molti anni dopo ilsorpasso in unità vendute, dalmomento che il prezzo unitarioè decisamente più ridotto;2) negli ultimi anni anche il gi-ro d'affari dei digitali cala: frut-to della crisi, che induce un ul-teriore decremento del prezzomedio;3) i coda superano i verticali nel2004, e da allora hanno sempremantenuto un valore superiore,

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Figura 14 - Quota adozione ie. Figura 15 - Fatturato per categoria di prodotto (prezzi costanti 2013; /000).

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benché con tendenza negativapiù accentuata che non il verti-cale dopo un picco nel 2008.Dal punto di vista puramentegrafico, questo lascerebbe pen-sare a una imminente inversio-ne tra i due. Se la previsione diuna maggiore autonomia delcoda dai fattori di disturbo delmercato (eccettuata la presen-za di crisi economiche) è esatta,sul lungo periodo il coda do-vrebbe tuttavia mantenersi piùforte del verticale.4) l'aumento del digitale nonriesce a compensare quantoperso, specie sul lungo periodo,dall'acustico.È anche interessante vedere co-me dalla metà del decennioscorso si affermino i digitali difascia bassa (figura 16): comevedremo nel prossimo paragra-fo questo si deve a un crollo deiprezzi; il tutto però in quadro dideclino dovuto presumibilmen-te al mordere della crisi.

I prezzi mediQui possiamo avere dettagli il-luminanti sull'evoluzione neltempo dei consumi.I digitaliCominciamo stavolta dagli ulti-mi arrivati (figura 17): nono-stante le oscillazioni dei profes-sionali, il trend del prezzo com-plessivo (sostanzialmente ap-piattito su quello degli amato-riali, molto più diffusi e anchemeno oscillanti) è molto nitido:dopo i primissimi anni, abbas-samento quasi costante.Gli acusticiDal fatto che gli acustici (i ver-ticali in particolare) siano inmarcato declino, e dalla ten-denza del digitale a scendere diprezzo ci si potrebbe attendereuna perdita di valore unitarioanche per i tradizionali. Invece(sorpresa!) non è così (figura18): al netto delle preoccupa-zioni per la coerenza dei dati,

c'è una spiegazione possibile: ildigitale ha sostituito il verticaleprevalentemente nel segmentoeconomico (e ancor più, vien dapensare, in quello dell'usato).Addirittura, potrebbe rivelarsiun alleato sia del coda sia delverticale di pregio: si può inizia-re lo studio del pianoforte conpochi soldi e poi, se si continua,passare a uno strumento mi-gliore. È oggetto di accesa con-troversia se sia meglio un acu-stico, per quanto di fascia bas-sa, o un decoroso digitale; nonentre nel merito, ma segnaloche questo ha rilevanza proprioin tema di abbandono dellostudio, che può essere causatoanche da uno strumento pocoaccattivante.Il grafico di figura 18 contieneperò una seconda rivelazione:se paragoniamo il prezzo deglistrumenti a integrazione elet-tronica con quello degli acusti-ci puri, troviamo che il verticaledebitamente segna una diffe-renza più o meno pari al costodell'apparecchiatura, compren-sivo di installazione in fabbrica.Per i coda però non è così, per-ché le due curve si intersecanopiù volte, senza che quelli "conla cuffia" siano necessariamen-te più costosi. Ebbene, non sitratta di un'assurdità come puòprima facie apparire: il prezzodegli ie nei coda è infatti deter-minato da due componenti(tralasciando qui la meno rile-vante in questo contesto, ilmarchio), l'integrazione elettro-nica in sé e la lunghezza delpianoforte che la ospita; tutta-via, in media, l'integrazioneelettronica si applica su stru-menti più corti (e quindi menocostosi, dal punto di vista dellastruttura acustica). Se a questoaggiungiamo che l'incrementopercentuale di prezzo è di nor-ma meno elevato che nei verti-cali, vediamo come a volte l'"ef-

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Figura 16 - Vendite a valore di digitali per segmento (prezzi base 1980; /000).

Figura 17 - Digitali, prezzo medio (base 1980).

Figura 18 - Prezzi medi acustici (costanti 2013).

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fetto-lunghezza" possa più checontrobilanciare l'"effetto-ie".

ATTREZZARSI PER LA RIPRESAHo provato a individuare alcunecause del declino del pianofor-te, accentuato in questo studiodal fatto di dover essere dovutipartire dal picco storico di ven-dite: non si trattava certo del li-vello fisiologico dei decenniprecedenti.Tra le possibili cause esterneprese in considerazione, alcunesembrano essere state impor-tanti: nei primi anni, la discesadell'inflazione e il calo delle na-scite; negli ultimi, la grande re-cessione che ancora non è ter-minata. Altre (i grandi muta-menti che riguardano la culturadel tempo libero, per le causeesterne; la saturazione, e glistrumenti usati tra quelle inter-ne al mercato) non possono ve-nire indagate con i dati a dispo-sizione, ma hanno avuto proba-bilmente grande rilevanza.Come operatori del settore,quali riflessioni possiamo trarreda questi dati?È importante distinguere lacomponente della crisi econo-

mica (che come tutti i fenome-ni ciclici pare eterna ma non loè, pur avendo la potenzialità dilasciare trasformazioni perma-nenti dietro di sé) dai cambia-menti strutturali. Solo in questomodo chi opera nel settore sa-prà farsi trovare pronto quandola domanda ripartirà, magarisostenuta da nuovi ritorni difiamma dell'inflazione. Oltretutto, la competenza ac-quisita con gli strumenti tradi-zionali rende i negozianti i mi-gliori interpreti di bisogni e de-sideri dei pianisti, persino perl'acquisto del digitale.Il discorso è strettamente lega-to alla rivoluzione generata dal-l'avvento del computer, nellasua doppia declinazione di au-tomazione nel mondo del lavo-ro e di pervasività della rete peril consumatore. Si tratta evi-dentemente di fenomeni al difuori del nostro controllo, ma latentazione del pessimismo èfuorviante: alla lunga (dopo idisagi immediati dell'aggiusta-mento) la tecnologia ha semprearricchito l'umanità; il luddismosettecentesco, con la sua rabbiaverso le macchine che divora-vano posti di lavoro, si è in pro-

spettiva rivelato una battagliadi retroguardia e oggi nessunoambirebbe a prestare la propriaopera in sostituzione dei telaimeccanici.Oltre a un possibile maggior li-vello di ricchezza nel futuro,l'automazione potrebbe portaredue regali al nostro settore: ilprimo, come è stato nel passa-to, un aumento del tempo libe-ro grazie alla maggiore produt-tività; ed è proprio il tempo li-bero la grande sorgente delconsumo di cultura (locuzioneinfelice, perché la cultura ne ri-sulta accresciuta e non distrut-ta). Il secondo (ma qui occorrepiù cautela) è il desiderio dicreatività, che il web probabil-mente incoraggia, grazie ancheal raggrupparsi degli utenti percomunità di interessi.Dal punto di vista commerciale,i negozi dovrebbero tendere atrasformarsi in centri di presta-zioni accessorie, per le quali laconcorrenza ossessiva del com-mercio via web non sussiste:montaggio degli strumentielettronici, mini-corsi e dimo-strazioni per i digitali; accorda-ture, servizio tecnico, trasportiper l'acustico; integrazione conle scuole, noleggio, rapportocontinuo col cliente per ambe-due (grazie anche alla contigui-tà con il mondo artistico e dellospettacolo). Non esistono ricet-te sicure, ma la soluzione nonsta nell'operare come merceriee cartolerie di decenni fa. Di grande interesse il ruolo deldigitale, probabile carnefice delverticale di fascia bassa ma an-

che possibile alleato dell'acusti-co di qualità. La grande affer-mazione dei digitali di primoprezzo in anni di difficoltà raf-forza l'impressione che si trattidi un bene inferiore (ovvero piùacquistato quando si diventameno ricchi e viceversa), anchese alcuni segmenti merceologi-ci stanno assurgendo alla digni-tà di strumenti indipendentidall'originario modello del pia-noforte tradizionale. Occorreforse scuotersi un po' della glo-riosa polvere accumulata neidecenni, ma il nostro strumen-to può tenere il passo con itempi.Altra conclusione da trarre daquesto studio (ma il commercionon ha atteso la teoria per evol-versi), è che i bambini non sonopiù il riferimento privilegiatodel settore: esiste una grandevoglia di fare musica anche tragli adulti, ed è lì che si può fareconquistare nuovo spazio.Del resto, chi commercia in pia-noforti ha il grande privilegio divendere qualcosa che rende mi-gliori le persone, in particolareaffinando le capacità intelletti-ve, oltre che il gusto. Questodovrebbe portare a una pro-gressiva rivalutazione in campoeducativo. Insieme al resto del-la cultura, la musica producecittadini più capaci e consape-voli. La modernità apparente-mente banalizza e soffoca, mapuò anche rivelarsi la leva perliberare energie ancora nasco-ste nella collettività.

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16-25_BB37_Sp_PianoMercato 2-10-2014 19:10 Pagina 24