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MITO Cercavo l’asola del tempo per scucire il misterioso vestimento delle cose, l’impronta atavica di sotto del molteplice apparente. Mi dissero dell’acqua, “vai all’acqua”: tornare alle sue strade primordiali. Mi immersi giù nel regno delle Madri. Mi aggrappai al seno sconfinato di una grande Notte femminile succhiando – ubriaco di vita il principio della totalità: eredità di terra prenatale. Era una grotta immensa di schisti di stalattiti cosmiche e stellari: un antro di splendenti apparizioni. I corpi rivelavano spontaneamente il gioco dell’amore e della morte iscritto dentro al cerchio della vita, nelle stagioni umane. Mordevo, ebbro, la bellezza del mondo sorretto da forze terrene e – in egual misura da spiriti celesti e soffi rari. Vidi Urano tenebroso, muto, custodire la sorgente prima, lo spazio e il tempo originari, e poi, più in là, l’impensabile inizio, il limite più fondo ed assoluto. Fluttuai, a ritroso, nella liquida oscurità: era uno spazio nero che splendeva. Ascoltai le memorie dell’Oceano: c’era il mistero della storia e il racconto mitico dell’uomo. Vidi staccarsi, dalla fenditura che il tempo nel suo inizio ha procurato e da cui sgorga ancora, una figura familiare, non riconoscibile in un vapore di riflessi ipnotici: si dissolse istantaneamente, dopo millenni e millenni di attesa. Ero giunto appena per coglierne il guizzo, la strana silenziosa apparizione: la mia vita dunque, non era stata vana. Le acque della morte, inesorabili si chiusero per sempre su di me.

Specimen antologico

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Page 1: Specimen antologico

MITO

Cercavo l’asola del tempoper scucire il misterioso vestimentodelle cose, l’impronta atavicadi sotto del molteplice apparente.Mi dissero dell’acqua,“vai all’acqua”:tornare alle sue stradeprimordiali.Mi immersi giù nel regno delle Madri.Mi aggrappai al seno sconfinatodi una grande Notte femminilesucchiando – ubriaco di vitail principio della totalità:eredità di terra prenatale.Era una grotta immensa di schistidi stalattiti cosmiche e stellari:un antro di splendenti apparizioni.I corpi rivelavano spontaneamenteil gioco dell’amore e della morteiscritto dentro al cerchiodella vita, nelle stagioni umane.Mordevo, ebbro, la bellezza del mondosorretto da forze terrene e – in egual misurada spiriti celesti e soffi rari.Vidi Urano tenebroso, muto,custodire la sorgente prima,lo spazio e il tempo originari,e poi, più in là, l’impensabile inizio,il limite più fondo ed assoluto.Fluttuai, a ritroso, nella liquida oscurità:era uno spazio nero che splendeva.Ascoltai le memorie dell’Oceano:c’era il mistero della storiae il racconto mitico dell’uomo.Vidi staccarsi, dalla fenditurache il tempo nel suo inizio ha procuratoe da cui sgorga ancora, una figurafamiliare, non riconoscibilein un vapore di riflessi ipnotici:si dissolse istantaneamente,dopo millenni e millennidi attesa. Ero giunto appenaper coglierne il guizzo, la stranasilenziosa apparizione: la mia vitadunque, non era stata vana.

Le acque della morte, inesorabilisi chiusero per sempre su di me.

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ALTROVE

«Se ti conosco uguale non ti vedo»dissi in uno sguardo alla Signorabiancafalce, dolce, inesoratache giunse all’improvviso dal profondo.Il volto cereo, gli occhi violaceila bocca stretta stretta e cinerina.«Tu, qui. Perché ora?» aggiunsi.«Perché dopo?» replicò immediata.«Lo sanno gli specchi del mondoil motivo del silenzio che li tiene?Così voi… »«Crudele, maledetta, puttana»rosi masticando in mezzo ai denti.«Erri… sono innocentile mie intenzioni. Non ho colpase ci devo stare: sono costretta a fareciò che sempre, da sempre, faccioper l’eternità».«Tu non soffri mai, tu fai soffrire».«Non è vero. Piango senza lacrimeapparenti, la memoria dei corpiche ho reciso: e c’è una voceinterna che mi detta nel silenziole parole».«Non sono ancora pronto», gnaulaicon un singhiozzo di disperazione.«Nessuno mai lo sarà» apposea un brivido di gelo che mi strinsein pugno il cuore. Del vuoto, ostaggioprecipite straniero inospitale«io angelo senz’ala che non trovala sua dimensione, voglio tempo:ho ancora tante cose da pensare.La vivezza persuasiva dei colori.La penombra mercuriale dei confini.Il cristallo liquido dei giorni.E della vita dolce il volto puro,la forma lucisferica essenziale.Il respiro quieto di una casa.E il sorriso ironico del giornocontro i vetri.Le ore dentro gli angoli nascostidi gorghi ristagnanti e polverosilo spazio imponderabile assoluto− un tanfo d’aria fredda, cupabottiglia ribollente di formiche –parole volti musiche visionidei leoni che rombano orizzonti

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negli occhi gialli e stretti dei serpentie i pesci negli stomacie i lecci degli oceani: siamo tuttifusi nello stampo dell’orroreovunque unico e diversocome l’amore».«Evitate se potete definizioni:l’orecchio delle nuvole vi ascolta».«Dammi un’altra scelta, una secondapossibilità: non voglio abbandonarel’universo».«Non avere paura: è soltantouna trasformazione. Non è possibilequello che mi chiedi. La vita umana è una:e la tua, ora, si conclude qua.Dobbiamo andare».E andammo. Rimisi il mio spiritoal creatore, all’immenso mutamentouniversale. Baciai l’acqua del mareonda dopo onda, spuma dopo spumatra le squame luminose in movimento.Mi trasfusi nell’erba, nel ventolungo le curve del cielopei canali scavati nel vuotol’aria aperta all’ariascosciando, scivolandomi addossol’invisibile nebbia dell’incorporeità.E fui erba, cielo, vento, aria e tempo.Seppi che sbagliamo sempre a vedere,profeti del passato che non tornaamleti del futuro che ritornanella totalità. Divenni un drappo neroviola e d’oro, ondulantein volo sulla testa della gente:lo vidi nascere dall’eternitàdal buco gorgogliante della vita.Quando?Ora e altrove, separati da un veloimpercettibile, sottile:la porta è sempre semiaperta,eravamo noi a non volereil varco della liberazione.C’è un corridoio interminabile di tenebree uno stelo di luce radiosanella profondità. Vi entrammo di nuovonel ventre caldo e rosso della madree ascoltammo la segreta musicadel cosmo, nell’istante fermodella totalità, del silenzioda cui fummo condivisicome un pane spezzato da più mani.

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***

Ora sono cosa in ogni cosamescolato a tutto e in fondo a niente,parte dell’eterno divenirearia del blu. Trasparentesono e non sono: essere m’èvedermi, residuo, dal mondoche sorge silenzioso dentro séintimamente fuori, frammisto,come quello che non ho più visto…Scomparso giù nel lago dei miei occhi.Non tornerò mai più.

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D’IO

Ora mi guarda allo specchiodallo specchio che rimandala mia faccia:ecco che lui mi guardoaltro, lontano, diversostessa prossimale alteritàcome l’universoche è qui – e insiemetutto altrove.Mi vedo-riconoscodunque io?Poi, mi guardo vedermivedo che mi guardache mi vedoche miche loche…È nella vertiginedi questo grande abisso minimalein questo giocoche si spalanca il mondoe sento d’iola lontananzail tempo, la cadutail dolce male…Siamo, tutti, polveree materia: carnedi greve imperfezione,inanità…

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METAFISICA

Il lampo che lo aprìil mondo chiude.E il buio profondol’inghiotte.È notte,notte in pienogiorno.Tutto il vuoto si riempiee non c’è spazio:entra nel suo cuoreogni contorno,cede ogni dettaglio.Il tempo si rovesciaal proprio internoe comincia a scorrereal contrario.Siamo riflessi labili di un sogno:questo, forse.I nostri doppi nel mondo parallelosi muovono in senso speculare.Le ombre inquiete, animatesulle pareti della grotta a mare.È la controstoria?È l’antimateria?La dimensione persao la vittoria?Noi siamo quello di noi dueche adesso vegliamentre l’altro dorme.

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RIVELAZIONE

E tu, naufrago dell’universosiderale vagabondo nell’eternonulla, solo, ubriaco di silenzionavigando pienezze sconfinatedi vuoto e immensitàd’improvviso, forse, un giornovedrai emergere per casodall’imbuto del profondo mancamentoquesta bella madre blu:radiosa, sfolgorante in mezzoal nero.Passerà sul tuo volto in un bagliorel’ombra diafana del dioche ci accomuna a te.Ci riconosceremo.Sarà come prendersi per manoe ritrovare insiemela strada del ritorno.

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IL MISTERO

è ovunque intorno a noi,è dentro a ciò che siamo,è in ogni cosa. Anche le stellepiù lontane sono qui.Il cielo inizia a un pelo dalla terraperché la terra è nel cieloun pianeta che rotola pel cosmo.Quest’energia tremenda, silenziosaprorompente, è la stessa chesonnecchia dentro il seme:la scintilla che divampa alle radicie sospinge lo sviluppo della vita.Guarda le zolle di un campoo le foglie di un boscoo i granelli di sabbiain riva al mare:è come contemplareun firmamentodi particole uniche,un labirintodi presenze singolariidentità.La riserva inesauribile di senso.Lo splendore muto delle cose.Il prodigio che non finisce.Guarda, in un pratocome fluisce il palpito del ventoche si comunica ai fili d’erbaverdissimi, lucenti, rigogliosi:come mareggia d’onded’oro il grano gonfio.È la clemente solitudine dei luoghi:il silenzio, che dorme sopra i marie intorno ai monti, mentre la vitaferve e la nuvola va,ombra di mutevole armoniaè l’euritmia che vibra dentro l’arianel corpo vivo della madre terrail fuoco azzurro della sua cinturala grande verità della natura:il mistero è qua!

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PAROLA

L’universo è una parola:l’unica vera,l’unica non nostra.Una parola che significa di sésenza referente.Una parola assolutadai sensi e dai suoni infiniti.Una parola incisa nel silenziocome una ferita.Ora: il grande silenziodell’universoè il silenzio che precedequesta parolase si deve ancora direo dire ancora…o quello che segue la parolache nell’universo già si disse…o è il silenzio la parolache l’universo è e dicee la parola che noi stessigli dobbiamo e ci dobbiamorispondere?E ancora: l’unica parolache si dice da sé, nell’essere,oppure, come tutte le parole,ha bisogno di qualcunoche la dica?Chi è che pronunciòla parola dell’universo?Chi deve dirlao continuare a dirla?