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STREGA / 6 Studi Testimonianze Ricerche Educazione Genere Antropologia & arti

STREGA / 6 S T R E G Antropologia arti - Aracne2.3.2 La teoria della Regina Rossa, il femminile nell’immaginario della genetica 201 - 2.4. Il Novecento e la fantascienza: techno-ideolon,

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Quando leggo di una strega gettata nel fiume,mi dico che siamo sulle tracce

di un romanziere perduto,di un poeta costretto al silenzio

Virginia Woolf

STREGAStudi Testimonianze Ricerche Educazione Genere Antropologia & arti

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Questa collana di studi sulle donne è dedicata alla memoria di una donna meravigliosa,

Eileen Tyack–Lignot

Intento della collana

Donne non si nasce, si diventa. È ciò che scrivevaSimone de Beauvoir ne Il secondo sesso. L’intento dellapresente collana è indagare quell’habitus multiforme nelquale, da più di duemila anni, il femminile continua adimmergersi per divenire e rimanere tale.

Un habitus fatto non solo di precetti ufficiali, talvol-ta persino giuridici, ma anche e soprattutto di formantisimbolico - culturali occulti, eppur non meno efficaci.

Formanti anche taglienti come lo stigma, donde ilnome provocatorio di “Strega”, epiteto che si rivolge alledonne che escono dai parametri tradizionalmente pensa-ti per loro, e che è anche un acronimo in grado di rias-sumere la connotazione volutamente multidisciplinare epluridisciplinare di questa raccolta di studi, testi—testi-monianze, ricerche, inchieste sociologiche, antropologi-che, educative e pedagogiche, preziosi contributi storio-grafici, riflessioni sull’arte e sulla letteratura.

Una collana pensata per cercare di ricostruire ilmosaico dai tasselli disparati che ha disegnato, e ancoraoggi disegna, la femminilità.

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DirezioneMargherita Musello

Coordinamento scientificoClelia Castellano

Ogni volume viene sottoposto a doppio referaggio anonimo.Il Comitato scientifico svolge anche le funzioni di comitato dei referee.

Comitato scientificoMargherita Musello (Università degli Studi di Napoli Suor OrsolaBenincasa), Tassadit Yacine (E.H.E.S.S. Parigi) Lucio d’Alessandro(Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa) JacquelineKelen, Nathalie Heinich (E.H.E.S.S. Parigi), Catherine Fahri,Françoise Bonardel (Università di Parigi La Sorbonne), AnnamariaRufino (Seconda Università di Napoli), Giuseppe Zanniello(Università degli Studi di Palermo), Cosimo Laneve (Università degliStudi di Bari, Università degli Studi di Napoli Suor OrsolaBenincasa), Ferdinando Raffaele, Jacques Donzelot, CleliaCastellano (Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa),Ilario Belloni (Università degli Studi di Pisa), PejmanAbdolmohammadi (Università degli Studi di Genova), SilvioLugnano (Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa),Fabrizio Manuel Sirignano (Università degli Studi di Napoli SuorOrsola Benincasa), Maria Valeria del Tufo (Università degli Studi diNapoli Suor Orsola Benincasa), Gioia Angeletti (Università degliStudi di Bologna).

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In copertina: Elena Di Gregorio, Lady Cyborg (olio su tela), 2011.

Giovane artista trentina, Elena Di Gregorio alterna opere di ispirazione classica (figu-re umane e paesaggi realizzati in olio su tela) ad opere sperimentali (clip art, manu-fatti primitivi di ispirazione etnica eseguiti in tecnica mista-graffi, spatolate e inse-rimento di elementi preziosi). La sua pittura è come in bilico fra memoria e futuro,come la sua tecnica, che alterna l'urgenza naturalista e realista alla dispersione cro-matica, in cui la dimensione figurativa compie un esodo cromatico–dimensionalesenza ritorno, alla ricerca della vita vera.

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ALIENEIL FEMMINILE, LA TECNICA, LA FANTASCIENZA

Prefazione di Agata Piromallo Gambardella

Postfazione di Michel Maffesoli

Michele Infante

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Copyright © MMXIIIARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, 133/A–B00173 Roma

(06) 93781065

ISBN 978–88–548–5851–0

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: maggio 2013

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L’Odissea, nel suo complesso, è un’epopea della vittoria sui pericoli dell’onda come della femminilità. Gilbert Durand, Le strutture antropologiche dell’immaginario

Das Ewig-Weibliche, Zieht uns hinan

Goethe, Faust, vv. 12104-12111.

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Perché io sono colei che è prima e ultima Io sono colei che è venerata e disprezzata,

Io sono colei che è prostituta e santa, Io sono sposa e vergine, Io sono madre e figlia,

Io sono le braccia di mia madre, Io sono sterile, eppure sono numerosi i miei figli,

Io sono donna sposata e nubile, Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito,

Io sono colei che consola dei dolori del parto. Io sono sposa e sposo,

E il mio uomo nutrì la mia fertilità, Io sono Madre di mio padre, Io sono sorella di mio marito,

Ed egli è il figlio che ho respinto. Rispettatemi sempre,

Poiché io sono colei che da Scandalo e colei che Santifica.

Inno a Iside, rinvenuto a Nag Hammadi, Egitto;

risalente al III-IV secolo a.C.

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Indice 11 Prefazione di Agata Gambardella Piromallo 17 Introduzione. La Scienza Nuova come FantaScienza

I. La metodologia di analisi: da Giambattista Vico a Marshall McLuhan, 17 - II. Dal “bestione” al Cyborg: dall’animalità alla tecnica, 25 - III. La «fantasia che è l’occhio dell’ingegno», 32 - IV. Il femminile come civilizzazione: la copertina della Scienza Nuova, 38 - V. Dal maschile (Ansaldi Innocenti) al femminile (Vico): la femmina come Sapienza (Divina gnosi) o come Peccato (Eva), 41

PARTE I

La mitografia polimorfa del femminile 51 Capitolo I Il male ed il femminile: Lilith e la Grande Prostituta

dell’Apocalisse come prefigurazioni dell’Aliena

1.1 Lilith la prima moglie di Adamo, proto-figura negativa del femminile, 51 - 1.2 La Grande Meretrice dell’Apocalisse, 64 – 1.3 Le Amazzoni: come mito di separazione e conflitto di genere, 76 - 1.4 Teriomorfismo, antropomorfismo, tecnomorfismo, 81 - 1.5 Dal «mostro» al «cyborg», dal divino al tecnologico, 85 – 1.5.1 Le origini: dal feto cyborg al “parto alieno”, 96 - 1.5.2 L’Aliena come «dispositivo multimediale dell’immaginario», 108 - 1.5.3 Cyborg e femminismo, 118 – 1.6. Le madri mitopoietiche dell’aliena: le Streghe della Klassischen Walpurgisnacht (Goethe), 127 - 1.7 La femme fatale: il male sublime, 138

147 Capitolo II La Magna Mater: il mostro e la dea e le strutture antropologiche dell’immaginario

2.1 Dalla Magna Mater alla femminilizzazione della società post-moderna (da Durand a Maffesoli), 147 - 2.2. Femminilità mostruose attraverso gli immaginari storici, 163 - 2.2.1. La fantascienza misogina di Luciano di Samosata e le Lamie di Orazio, 164 - 2.2.2 Le succubi cacciatrici di umori nei letti medievali, 169 - 2.2.3 Robot ed automi della modernità 176 - 2.3. La vampira: il sangue ed il seme, 191 - 2.3.1 La zombie Alice di Resident Evil, ovvero video-giocare con la morte, 197 - 2.3.2 La teoria della Regina Rossa, il femminile nell’immaginario della genetica 201 - 2.4. Il Novecento e la fantascienza: techno-ideolon, ginoide ed Eva futura, 203 - 2.5. Mo(n)strare il mostro: ovvero l’estetica dell’inorganico, 210 – 2.6 Le macchine celibi di Duchamp e la Sposa Meccanica di McLuhan, 217 - 2.7 Anime giapponesi e miti greci: il “pre-individuale” nelle strutture antropologiche dell’immaginario globale, 224 - CORPUS ICONOGRAFICO DELLA FIGURA DEL GINOIDE NELL’IMMAGINARIO POSTMODERNO, 232

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PARTE II Genere, bio-politica e corpo nell’Età della Tecnica

239 Capitolo III Genesi sociale dell’immaginario fantascientifico femminile

3.1. Il cinema di Fantascienza hollywoodiano come Poesia Epica dell’Età della Tecnica, 239 - 3.2. La Fantascienza come meta genere della postmodernità, 249 - 3.3 Fantascienza, cyberpunk e cyberfemminismo, 253 – 3.3.1 Videodrome: quando la vera forma aliena è la televisione, 258 - 3.3.2 Blade Runnner, l’androide Rachel, 263 - 3.3.3 Visitors: il drago dentro la donna, 273 - 3.3.4 X-files: la sibilla e la strega dentro la donna-detective, 277 – 3.4. Metropolis, topografie simboliche del femminile, 280 – 3.4.1 La donna e l’Alien: Ellen Ripley, 289 – 3.4.2 La donna e l’Avatar: Neytiri, 298 - 3.5 L’oggetto reso corpo (la fantascienza) ed il corpo reso oggetto (la pornografia), 308 - 3.6 Dal Panopticon al Pornopticon: la telecamera come dispositivo sessuale (tra Foucault e Sade), 321 - 3.7. La meccanica dell’audiovisivo: il montaggio ed il desiderio, 331 - 3.8. La fantascienza come genere egemone delle culture di massa tra XX e XXI secolo, 399 – Tabella: I PRIMI QUINDICI FILM PER INCASSO DELLA STORIA DEL CINEMA, 346

347 Capitolo IV Soggetto ed automa:immunizzazione della carne e superamento del dualismo maschile/femminile

4.1. «L’Essere è nel linguaggio» (…dei media). Heidegger: da Hölderlin ad Hollywood, 347 - 4.2 L’oggetto tecnico e la signification (Simondon), 360 – 4.3 Per un’ontologia del cyborg: la filosofia della nuova carne ed i filosofi della nuda vita, 365 – 4.4 L’icona cyborg come mito dell’eterno femminino in Donna Haraway, 375 - 4.5. Soggetto ed automa: per una filosofia dell’immaginario femminista (Butler, Braidotti, Cavarero, Irigaray, de Lauretis) 384 – 4.6. La tecno-immunizzazione della vita (la Macchina Morbida di W. Burroughs e la biopolitica di R. Esposito), 396 - 4.7 Dall’homo sacer (G. Agamben) alla donna sacer (il mito di Atteone e di Kore)?, 406

415 Conclusioni L’Aliena come icona del post-human 449 Postfazione di Michel Maffesoli 457 Bibliografia 473 Ringraziamenti

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Prefazione Dal femminile al postvitale

di Agata Gambardella Piromallo

Chi l’avrebbe detto soltanto qualche decina di anni fa che la tecnologia sarebbe stata un’alleata potente del femminismo? Oggi, invece, una delle icone più seducenti del postfemminismo è quella Lara Croft che sfonda il cyberspazio e l’immaginario collettivo come versione femminile di Indiana Jones, lontana anni luce dall’affascinante robot Maria di Metropolis e dall’androide Rachel di Blade Runner: entrambe create da una tecnologia che le ha asservite al modello tardo-capitalista.

Laddove la cybercultura si configura come spazio “sintetico,

completamente ri-creato dalla tecnologia elettronica”, dove le opposizioni – a cominciare da quelle di genere – si ibridano e si rimescolano in un gioco continuo che “rappresenta paradossalmente un nuovo umanesimo”. Infatti, come ribadisce Infante, “la fusione con la tecnologia è l’unico modo per resistere in un mondo dis-umano”.

In questo nuovo scenario il femminismo – ovvero il

cyberfemminismo - gioca la sua carta vincente: si riveste di una “nuova carne”, refrattaria alle ferite, al tempo, alla violenza, essa stessa arma contundente, leva per penetrare in recessi interdetti, veicolo per muoversi nel cyberspazio. Una carne dura, lucente, sfaccettata come il cristallo, pronta a captare le mille luci della Rete per ri-crearsi e trasmutarsi in una nuova identità: “il nuovo cybercorpo” infatti “ appartiene a soggetti nomadi, mobili, rizomatici”.

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Aliene. Il femminile, la tecnica,la fantascienza

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Donna Haraway, punto di riferimento centrale nell’analisi di Infante, è stata una delle prime a comprendere come la tecnologia (il cyborg) potesse essere un volano potente per un’affermazione irreversibile del femminismo, non tanto in termini di “valori” che hanno ormai mostrato una scarsa capacità “contrattuale”, ma sul piano concreto, immediato del corpo che ritorna finalmente al centro della scena come unico, reale perno su cui far ruotare la voglia di futuro.

E ritorna sulla scena sotto un duplice aspetto: “da un lato, un ritorno violento alla fisicità, spinto fino all’innesto di protesi tecnologiche, dall’altro, la sua totale evanescenza, la fuga dalla realtà concreta e il suo assorbimento in una dimensione virtuale, attraverso gli schermi del cinema, del computer, del videogame”.

Il trionfo della tecnologia non è vissuto più come momento di

disincanto, di affermazione di quella volontà di potenza che opera distinzioni per meglio sorvegliare e dominare, ma come una nuova visione politica che fa da apripista a una vertiginosa, seppur silente, rivoluzione che ribalta l’immaginario su nuovi scenari per i quali usiamo il termine fantascienza, non essendo noi ancora in grado di formulare l’ipotesi di nuovi spazi vitali.

Il cyberspazio apre una “nuova frontiera” nella quale è possibile “pensare un (cyber)soggetto nuovo, libero, senza distinzioni di genere o razza ma anzi molteplice, ibrido e in continua metamorfosi”: caratteristiche, queste ultime, non molto dissimili da quelle del mondo del mito.

Infatti, l’ibridazione, categoria vincente dell’attuale software culture e che designa “l’accoppiamento strutturale” uomo/tecnologia, è già presente nel mondo magico nel rapporto uomo/dio/animale, all’interno del quale si delineava la possibilità che venissero alla luce mostri ovvero creature ibride in cui i tre livelli dell’umano, del divino e del naturale si metamorfosavano continuamente, testimoniando l’incanto e il mistero di un’armonia ormai perduta.

Non a caso, Infante si ricollega a Vico e proietta il cyberfemminismo in un passato mitico dove il femminile manteneva ancora i suo potere fascinatorio, distruttivo, fatale.

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Prefazione 13

D’altro canto, la linea di continuità tra mondo magico e mondo tecnologico è stata messa in luce da Simondon in un testo del 1958, Du mode d’existence des objets techniques, dove egli afferma che bisogna partire “dall’unità magica primitiva dei rapporti dell’uomo e del mondo …. per comprendere il vero rapporto delle tecniche con le altre funzioni del pensiero umano” (p. 162).

Per cui la opposizione che spesso si vuol vedere tra l’uomo e la macchina è falsa. L’evoluzione di quest’ultima è legata a quella dell’uomo in quanto entrambe rispondono alle sollecitazioni del mondo esterno.

Infatti, “il vero perfezionamento delle macchine non corrisponde a

un accrescimento dell’automatismo, ma al contrario al fatto che il funzionamento di una macchina nasconde un certo margine d’indeterminazione. “E questo margine che permette alla macchina d’essere sensibile a una informazione esterna” (p.11) e quindi di entrare in consonanza col mondo circostante. Tale consonanza si è articolata nel tempo in maniera diversa, ma, al di là delle differenti ricadute sul reale, essa ha alimentato un immaginario che ha mantenuto inalterate alcune costanti e che ha permesso di evidenziare un filo rosso tra le figure degli antichi miti come le Amazzoni e i “mostri” e le più recenti “aliene”.

Il punto focale, però, dell’analisi di Simondon è rappresentato dal

fatto che l’oggetto tecnico, proprio perché si pone all’interno del processo evolutivo umano, non può assolutamente essere considerato veicolo di dis-umanità. E ciò sembra averlo ben compreso il movimento cyberfemminista.

Dal momento, infatti, che l’oggetto tecnico non si limita a creare una mediazione tra l’uomo e la natura, ma è “ un misto stabile di umano e di naturale”, esso “permette l’inserimento nel mondo delle cause e degli effetti naturali di questa realtà umana” e conferisce alla relazione uomo/natura, che spesso viene praticata e vissuta in modo oscuro, “uno statuto di stabilità, di consistenza, che fa di essa una realtà che ha le sue leggi e la sua permanenza ordinata” (p. 245). In questo modo, l’oggetto tecnico non è solamente un oggetto utile, ma un oggetto portatore d’invenzione, d’informazione e anche di bellezza; in quanto “ogni oggetto tecnico, mobile o fisso, può avere una sua

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Aliene. Il femminile, la tecnica,la fantascienza

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epifania estetica, nella misura in cui esso prolunga il mondo e vi s’inserisce” (p. 185).

In questa prospettiva, la tecnologia non può essere uno strumento

di discriminazione e di violenza, ma, contaminandosi e ibridandosi continuamente con l’uomo e la natura, “crea una relazione interumana che è il modello della transindividualità” (p. 248).

E’ proprio, quindi, grazie alla tecnologia che gli apparati di potere

subiscono un drastico ridimensionamento e le differenze, dal momento che tendono a sfumare e a ibridarsi, non possono più innalzare invalicabili muri di incomunicabilità.

Per questi nuovi scenari sembra opportuno riproporre un famoso

testo di Baudrillard, Della seduzione, (trad. it. 1980) che potrebbe fornire una risposta al problema della “irruzione dell’osceno”, posto dallo stesso Baudrillard e ripreso da Infante nel delineare quella che lui definisce “la meccanica sessuale del corpo negli immaginari pornografici”, che costituisce l’altra faccia dell’uso del corpo da parte del modello tardo-capitalista, incentrato sul meccanismo produzione-consumo. Il testo di Baudrillard sembrerebbe offrire al cybercorpo (nella versione femminile) la possibilità di sfuggire alla logica di dominio, esercitata dalla sessualità, attraverso la strategia della seduzione che si sottrae a ogni potere e sapere.

Essa si pone “come forma ironica e alternativa, che spezza la funzione di referente del sesso: spazio non di desiderio, ma di gioco e di sfida” (p. 36). Baudrillard ci ricorda che “la seduzione non appartiene al campo del reale” (p. 68), ma aggiunge che “ d’altronde, il reale non ha mai interessato nessuno” (p. 69), e oggi più che mai.

Con l’avvento del cyberspazio, la seduzione, al di là di quanto

avrebbe immaginato Baudrillard trent’anni fa, ritorna a rappresentare “la signoria dell’universo simbolico” e il superamento della logica della differenza. Ma, ancora prima, il manichino di Fritz Lang è stato la prima icona seducente, nel senso pieno del termine, che ha sostituito al piacere legato alla carne la vertigine di una presenza-assenza, il fascino di un modello di bellezza algida, geometrica, disarticolata, mutante.

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Prefazione 15

Un modello in un certo senso ripreso dal mondo della moda le cui vestali – le mannequins ossia manichini - sono simulacri che si moltiplicano senza più alcun originale di riferimento. In questo senso la moda è stata profetica e ha contribuito a fondare “l’estetica trascendente della seduzione contro l’estetica immanente del piacere e del desiderio” (p. 118).

La tecnologia ibridata con i corpi crea nuovi interstizi nei quali il

concetto di seduzione trova oggi un’ulteriore conferma: oggi essa, proiettata nel cyberspazio, rivela pienamente la sua vocazione simulacrale, rimandando il desiderio “a una indistinzione e a una levità vertiginosa, emanazione sottile di un ‘indifferenza superiore” (p. 143).

Negli interstizi degli ibridi potrebbe svilupparsi anche un nuovo

tipo di fantascienza che dal postumano ci proietterebbe in maniera sempre più radicale verso quella che definirei la postvita.

Non si tratta, infatti, di esplorare nuovi mondi e di sperimentare nuove forme di umanità, ma di imprimere una violenta accelerazione al nostro processo evolutivo verso dimensioni inesplorate anche dalla nostra immaginazione. In quest’ottica, non è più sufficiente inventare nuove creature e nuovi spazi: basta iniziare a “preparare” il corpo umano ad abbandonare realmente - e forse per sempre - il pianeta Terra; ma questo corpo dovrà diventare più veloce del suono, più trasparente della luce, del tutto alieno rispetto alla nostra attuale sfera esperienziale.

E le “aliene” di cui parla Infante potrebbero considerarsi - come

questo libro documenta ed argomenta in modo esauriente - come l’annuncio di una dimensione postvitale e post-umana.

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