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ICSAIC Presentazione di VITTORIO CAPPELLI FRANCESCO SPINGOLA Antifascismo e sindacalismo in Andrea Croccia

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ICSAIC

Presentazione di VITTORIO CAPPELLI

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In questo lavoro di Francesco Spingola su Andrea Croccia si riconoscono a primavista la passione civile e il «bisogno» di memoria di un sindacalista, che vuol dare alproprio lavoro lo spessore ch’è necessario a un operatore sociale e politico che si mo-stra consapevole della propria identità culturale e delle proprie radici storiche. Il nostroautore ha voluto rivisitare la figura di Andrea Croccia, uno dei protagonisti più originalie ostinati delle lotte sociali, dell’anarchismo e del comunismo nella Calabria setten-trionale, che ha attraversato spavaldamente per circa mezzo secolo non solo la storialocale, ma anche la storia d’Italia e le piste impervie dell’emigrazione transoceanica»...«L’interesse di questo contributo, che è stato accolto molto volentieri dall’Icsaic, di cuil’autore è socio attivo e partecipe, risiede principalmente nella peculiarità e nella ric-chezza dell’esperienza politica, sindacale e umana di Andrea Croccia.

ViTTorio cappelli(dalla presentazione)

Nato a San Donato di Ninea (Cosenza)nel 1959, laureato con lode presso la Fa-coltà di Lettere e Filosofia dell’Universitàdella Calabria con una tesi di laurea inAntropologia Culturale su mito rito e tea-tro, Francesco Spingola è dirigente dellaCgil comprensoriale «Pollino-Sibaritide-Tirreno» di Castrovillari.

Cultore di Antropologia culturale, dal1985 al 1991 ha collaborato, come ricer-catore esterno, alle attività promosse dallaCattedra di Antropologia Culturale del-l’Università della Calabria, dove è statovincitore di due borse annuali di ricercafruite presso il Dipartimento di Scienzedell’Educazione. Nel 1989 ha partecipatoa una ricerca interdisciplinare sulle realtàurbane in Calabria, coordinata dal CESPECalabria, dal titolo: “Analogie e differenzedelle trasformazioni urbane calabresi nelcontesto meridionale. Una attenta valuta-zione della tendenza caratterizzante la tra-sformazione dell’area urbana cosentina”.Dal 1993 al 1995 è stato responsabile del«Progetto immigrazione» della Flai CgilRegionale Calabria realizzando una ri-cerca dal titolo: «Agricoltura, mercato dellavoro e manodopera immigrata in Cala-bria». Ha realizzato documentari di inte-resse etno-antropologico

È autore di vari saggi e articoli di ca-rattere didattico e scientifico, tra cui «Re-altà locali e prospettive di sviluppoeconomico» (1988); «L’immigrazione ex-tracomunitaria in Calabria» (1990); «L’im-migrazione in Calabria (1990); «Il paesee le sue città» (1991); «I nuovi braccianti:immigrazione e agricoltura in Calabria(1995); «Il Mezzogiorno post-industriale(2004); «Il sistema dei saperi e lo svi-luppo del territorio (2004).

Personaggio straordinario per il suoruolo politico svolto lungo tutta la primametà del novecento, che ha interessato la storia non solo locale ma anche nazionale, Andrea Crocciarappresenta il filo rosso che tiene unitala storia politica e quella del movimentooperaio e contadino del territorio del Pollino, dell’Esaro e dell’Alto Ioniocosentino.

Francesco spingolaAntifascismo e sindacalismo in Andrea Croccia

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“la memoria, alla quale attinge la storia, che a sua volta l’alimenta, mira a salvare il passato soltanto per servire  al presente e al futuro.Si deve fare in modo che la memoria collettiva serva alla liberazione, 

e non all’asservimento degli uomini”. JaqUES lE Goff

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Antifascismo e sindacalismoin Andrea Croccia

Documenti e testimonianze

Francesco Spingola

presentazione di

VITTORIO CAPPELLI

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© ICSAIC(Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea)Università della Calabria - Biblioteca Tarantelli - Via Pietro Bucci87036 RENDE (Italia)

I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale,con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.

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Ringraziamenti

Presentazionedi Vittorio Cappelli

PreamboloCome nasce una storia

Capitolo 1Dialogo con Ciccio Marino

Capitolo 2Lotte politiche e sindacali nell’area del Pollino tra fine otto-cento e primo novecento

Capitolo 3Andrea Croccia, politico e sindacalista

Riferimenti bibliografici

Appendice documentaria

Indice dei nomi e dei luoghi

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Indice

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Ringraziamenti

Questo libro non sarebbe mai stato scritto senza la collaborazionegenerosa di molte persone che hanno condiviso con me le loro cono-scenze ed esperienze.

In particolare ringrazio Vittorio Cappelli, Pantaleone Sergi e Giu-seppe Masi; Giuseppe Carlo Siciliano per avermi ascoltato e sostenutofacendomi superare i tanti dubbi che mi hanno assalito nella lunga ge-stazione di questo lavoro; Vincenzo Pugliese per i preziosi documentiche mi ha fornito.

Ringrazio tutto il personale della Biblioteca civica “U. Caldora” delcomune di Castrovillari per la disponibilità, gli amici Saverio San-tandrea e Tonino Bonifati per avermi facilitato contatti importanti eutili per la ricostruzione delle vicende storiche locali, Francesco Rizzutopresidente della Cooperativa “Carlo Iorio” di Castrovillari e le personeche direttamente e indirettamente hanno facilitato il mio lavoro for-nendomi notizie su Andrea Croccia o, più semplicemente, standomi vi-cine.

A tutti va la mia più profonda riconoscenza. F. S.

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In questo lavoro di Francesco Spingola su Andrea Croccia si rico-noscono a prima vista la passione civile e il «bisogno» di memoria diun sindacalista, che vuol dare al proprio lavoro lo spessore ch’è neces-sario a un operatore sociale e politico che si mostra consapevole dellapropria identità culturale e delle proprie radici storiche. Il nostro autoreha voluto rivisitare la figura di Andrea Croccia, uno dei protagonisti piùoriginali e ostinati delle lotte sociali, dell’anarchismo e del comunismonella Calabria settentrionale, che ha attraversato spavaldamente percirca mezzo secolo non solo la storia locale, ma anche la storia d’Italiae le piste impervie dell’emigrazione transoceanica. Spingola, nel suo la-voro d’indagine, ha fatto ricorso principalmente alla testimonianza diCiccio Marino, un ferroviere che aveva avuto intensi e frequenti rap-porti politici e personali con Croccia, il quale fu in qualche modo suo«maestro». L’intervista a Marino ci restituisce il vissuto, gli elementicaratteriali e il carisma di Croccia, che interloquisce con i giovani e icontadini della sua terra. Ma l’autore ha inserito opportunamente lasua «fonte» in un contesto più ampio di riflessioni e percorsi di ricerca.

L’interesse di questo contributo, che è stato accolto molto volentieridall’Icsaic, di cui l’autore è socio attivo e partecipe, risiede principal-mente nella peculiarità e nella ricchezza dell’esperienza politica, sinda-cale e umana di Andrea Croccia, che nel 1907, quando egli era ancoraun bambino di otto anni, prende le mosse dall’emigrazione in Argen-tina, assieme al padre. Rimasto poi orfano a soli undici anni, inizia pre-cocemente la sua odissea umana e avviene il suo primo incontropolitico: nel fare i conti con la solitudine e i gravi problemi di sopravvi-venza, conosce l’anarchico Carlo Berneri, che lo impiega a vendere ilsuo giornale «Arriba» (a quel tempo l’anarchismo italiano in Argentinaha già una lunga storia alle spalle, avviata da Errico Malatesta nel 1885).Trascorsi due anni difficili, il giovanissimo Croccia viene rimpatriato eper qualche anno aiuta la mamma vedova e la sua famiglia a tirareavanti, facendo il pecoraio e il boscaiolo a Frascineto.

Presentazionedi VITTORIO CAPPELLI

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Trascorsi altri due anni, scoppia la Grande Guerra, che lascerà feriteindelebili nel corpo e nella mente di Andrea Croccia. Egli, uno dei tanti«ragazzi del ’99», chiamati alle armi con l’ultima leva del 1917, rimanevittima al fronte di un congelamento, che gli costerà l’amputazione dientrambi i piedi. La drammatica esperienza, anziché fiaccare l’animodel giovane (Croccia a quel tempo ha solo diciotto anni), ne tempra lospirito combattivo e alimenta un intenso attivismo politico che, tra ildopoguerra e l’avvento del fascismo, si muove tra anarchismo e comu-nismo: egli conosce e ammira Errico Malatesta, ma subisce anche il fa-scino di Lenin e della rivoluzione russa. Nel 1921 è tra i fondatori delpartito comunista nella zona del Pollino, con Carlo Iorio e Luigi Cava-liere, ma nel 1924 aderisce al gruppo anarchico cosentino, mentre lapolizia sorveglia i suoi contatti con Malatesta. Da allora in avanti con-vivono, quasi senza contraddizione, in Croccia, un temperamento«anarchico» e l’adesione al partito comunista.

Analogamente, nel suo attivismo, prima durante e dopo il fascismo,si fatica a distinguere sindacalismo e politica, l’apostolato tra i contadinidi Frascineto e del Pollino e l’azione organizzativa all’interno del partitocomunista, dalla clandestinità fino ai primi appuntamenti elettorali del-l’Italia repubblicana. Né il suo vivere sotto il controllo incessante dellapolizia gli impedisce di intrattenere rapporti internazionali, almeno finoa quando la polizia non scopre che egli riceve di nascosto dagli StatiUniti giornali «sovversivi» e antifascisti, tramite un emigrato di Fra-scineto residente a New York.

Il collante della sua poliedrica esperienza politica è riconoscibile inuna forte personalità che lo spinge sempre ad azioni drastiche e coe-renti, le quali gli costano prima, nel 1927, il licenziamento dalle ferrovie(dov’era stato assunto come invalido di guerra) e poi il confino di poliziaper tre anni a Marsiconuovo, nella Val d’Agri, in Basilicata, dal 1938 al1940, sol perché qualcuno ha testimoniato di averlo ascoltato mentreimprecava contro il fiscalismo fascista.

Negli anni della seconda guerra mondiale, rientrato a Frascinetodal confino, fa l’impagliatore di sedie e vende scope di saggina, macontinua con circospezione la sua attività politica clandestina, muo-vendosi orgogliosamente con le sue protesi di legno e le sue stampelle,l’eterno basco in capo e il pizzetto già grigio sul mento; mentre l’oc-chiuta polizia del regime lo segue imperterrita, anche quando va in

Antifascismo e sindacalismo in Andrea Croccia

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giro per l’Italia a comprare partite di saggina per le sue scope.Dopo la Liberazione, Croccia è chiamato subito dal suo partito al-

l’impegno politico e accetta di candidarsi, nel 1946, nelle elezioni perl’Assemblea Costituente. Il Partito Comunista ottiene in Calabria tredeputati (Fausto Gullo, Luigi Silipo ed Eugenio Musolino). Quella diCroccia è solo una candidatura «di bandiera», tuttavia egli ottiene unrisultato dignitoso con le sue 2.382 preferenze, che lo collocano al quat-tordicesimo posto su 24 candidati.

Gli ultimi due appuntamenti istituzionali dell’impegno politico diAndrea Croccia sono le elezioni politiche del 1948 e del 1953. Nelloscontro politico epocale del ‘48, in cui si affrontarono la DemocraziaCristiana e il Fronte Popolare socialcomunista, Croccia è tra i candidatidel Fronte, capeggiato da Fausto Gullo nel Collegio elettorale calabrese.La lista ottiene il 29,5% (a fronte del 48,8% della DC). Gli eletti sonootto, tra i quali, oltre Gullo, ci sono i comunisti Gennaro Miceli, Silipoe Silvo Messinetti e il socialista Giacomo Mancini. L’ultimo degli elettiè l’avvocato comunista Giovanni Bruno, di Rossano, il quale però nel1952 si dimetterà da deputato «per ragioni familiari e professionali».Di conseguenza – come scrisse Jole Lattari Giugni, autrice della primamonografia sui «Parlamentari della Calabria», pubblicata nel 1967 –«al posto del Bruno sarebbe dovuto subentrare il ferroviere AndreaCroccia, primo dei non eletti di quella lista, ma questi declinò il man-dato». Sarebbe questo il motivo della proclamazione a deputato di unadonna, l’unica in quella legislatura tra gli eletti calabresi e una tra lepoche donne elette in Italia. Si trattava della socialista Elsa Molé.

Da allora in avanti si è sempre ripetuta questa narrazione, confer-mata in questo lavoro dalla testimonianza di Ciccio Marino e accoltadall’autore.

Si dà il caso però che le pubblicazioni ufficiali relative ai risultatielettorali di quella tornata politica, danno come prima dei non elettiElsa Molé, con 21.989 preferenze, e solo secondo dei non eletti AndreaCroccia, con 21.967 preferenze. Dunque è lecito supporre che la tem-poranea «elezione» di Croccia sia da attribuire a una svista, correttapoi da un ricontrollo dei voti, che ha dato la precedenza alla Molé, peruna differenza di sole 22 preferenze. Solo questa sfortunata circostanza,per giunta, ci renderebbe ragione della tranquilla e rassegnata accetta-zione da parte di Croccia, il cui temperamento «anarchico» forse diffi-

Presentazione

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Antifascismo e sindacalismo in Andrea Croccia

cilmente avrebbe assecondato una decisione politica verticistica del suopartito, la quale peraltro risulterebbe incomprensibile dallo stessopunto di vista del Partito Comunista, dato il fatto che al posto di Crocciasubentra in Parlamento una socialista.

L’anno successivo, è il 1953, si tengono le nuove elezioni politiche.Croccia è di nuovo candidato, questa volta non alla Camera ma al Se-nato, per il Partito Comunista. Il collegio senatoriale è quello di Castro-villari-Paola, in cui col comunista Croccia competono principalmenteil socialista Attilio Schettini, il democristiano Francesco Miceli Picardi,il neofascista Orlando Mazzotta e il monarchico Ciriaco Scaldaferri. IlDC Miceli Picardi, senatore uscente, non viene rieletto, malgrado 42,6%dei voti. La sinistra ottiene risultati molto modesti: a Croccia va il 17,9%e a Schettini il 9,8. I due candidati non vanno oltre i loro piccoli «forti-lizi» elettorali: Schettini tiene testa a Miceli Picardi soltanto nella suaCastrovillari, dov’è molto stimato come avvocato e intellettuale antifa-scista, e Croccia è il candidato più votato solo nella sua Frascineto, aSaracena, ad Acquaformosa e nella cittadella operaia di Lungro.

La tornata elettorale del ’53 costituisce un punto di svolta nella sto-ria politica locale, oltre che in quella nazionale. I candidati politica-mente più autorevoli, Miceli Picardi, Schettini e Croccia, scompaionodalla scena politica, che si evolve rapidamente assieme al crescente mu-tamento del quadro sociale ed economico, con la ripresa della grandeemigrazione, il boom economico e l’integrazione capitalistico-indu-striale della Penisola. Mentre l’Italia cambia irreversibilmente, si con-clude la parabola politica di Andrea Croccia, che trascorrerà in pacenella sua nuova piccola patria di Celle Ligure il resto della sua vita, pursenza mai dimenticare la sua Calabria.

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Al termine di iniziative politico-sindacali è in uso, soprattutto fra ipensionati, far ricorso alla memoria costruendo un intreccio tra passatoe presente utilizzando i vissuti personali e fondendoli con la storiadell’Organizzazione. È ciò che si è verificato anche con Ciccio Marino,una delle figure più significative e di lunga militanza nella Cgil di Ca-strovillari. E da un semplice episodio è nato l’interesse per la storia lo-cale attraverso la scoperta del vissuto personale di un militante edirigente sindacale. Scavando e indagando nella vita di Ciccio Marinoè emerso l’intreccio tra la sua e altre storie che hanno determinatoeventi importanti come la ricostituzione della Cgil Territoriale legati apersonaggi come Andrea Croccia che sono stati determinanti per i de-stini della vita sociale e politica del territorio del Pollino, dell’Esaro edell’Alto Ionio cosentino, della formazione politica e culturale di tantigiovani, della lotta per i diritti e per la democrazia. Anni di riflessioni e di costante ricerca di testimonianze, documenti,

materiale fotografico costituiscono oggi un lavoro sulla memoria che,nonostante i suoi limiti, può essere reso pubblico quale contributo allapiù generale ricostruzione della storia della Cgil territoriale, regionalee nazionale. Per contribuire, attraverso il racconto dei sopravvissuti, alla rico-

struzione di quella storia, invertendo lo schema classico secondo cui lastoria la si scrive dall’alto, è opportuno ed importante, forse essenziale,proporre una storia dal basso

«complementare ed alternativa, (…) dal punto di vista della memoria deisingoli individui e delle singole famiglie. Questa memoria riesce, attra-verso un complesso e continuo processo di oblio, recupero e reinterpre-tazione, a dare al passato una dimensione concreta, vissuta, attuale”1.

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Preambolo

Come nasce una storia

1 Maurice Aymard, cit. in Vito Teti, Il Patriota e la maestra, Ed. Quodlibet, Roma2012. p. 12.

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Nell’autobiografia di Andrea Croccia prevale l’aspetto politico, comeattivista anarchico e comunista, trascurando ovvero omettendo deltutto l’aspetto sindacale, il suo forte legame con il sindacato ferrovieri,prima, e con la Cgil e la Federterra poi e, soprattutto, il rapporto inscin-dibile con i contadini, i braccianti, gli ultimi a cui pochi prestavano laloro attenzione. Ma la sua stessa esperienza di vita ed il suo legame conil lavoro, fin dalla prima infanzia, fanno di Andrea Croccia un verogrande sindacalista oltre che uomo politico. Ragazzo contadino e pastore in emigrazione, bracciante e ancora pa-

store al ritorno dall’Argentina, impiegato delle poste per un brevissimoperiodo e poi dipendente delle Ferrovie (cosa che gli permette di avvi-cinarsi a una delle strutture sindacali più organizzate), sono le espe-rienze lavorative che caratterizzano in maniera inequivocabile la vitadi Andrea Croccia. Infine, il suo ritorno al mondo contadino: boscaioloe carbonaio, impagliatore di sedie; tutti lavori svolti come coperturadell’altra sua importante attività che era quella di attivista antifascistae comunista. E poi la sua vocazione di educatore: il rapporto con i giovani brac-

cianti nella tenuta di Bianchino (Castrovillari), che racconta Ciccio Ma-rino, ferroviere, sindacalista, nel dialogo contenuto in questo lavoro equello con i giovani studenti che ricorda Giacinto Luzzi, medico, comu-nista, nell’intervista rilasciata a Giuseppe Rizzo, sono le espressioni mi-gliori della piccola pedagogia brechtiana. Proprio Giacinto Luzzi afferma che

Croccia era un maestro inconsapevole. Lui ci raccontava le sue lotte etutto quello che poteva sapere della dottrina comunista. Era stato con-finato ad Alessandria del Carretto, perché era un militante antifascistadeciso, grande invalido di guerra (1915-18), gli mancavano le gambe, eramutilato di guerra, camminava con due bastoni, ma si muoveva constraordinaria sicurezza: marciava come un demonio, a piedi, sulla motoe supe ‘u ciucc. Portava sempre il basco, aveva una bella barba lunga edemanava un fascino ieratico…. Era un apostolo, un sacerdote del comunismo; lui ci credeva. Ci cre-

deva e lavorava per recuperare e per reclutare masse all’idea comunista,anche con una ipotesi rivoluzionaria. Il comunismo lo praticava attiva-mente. All’avvento del fascismo fu anarchico e più volte incarcerato. Enella galera ha incontrato personaggi politici che lo formarono e lo av-viarono alla militanza nel P.C.I.

Antifascismo e sindacalismo in Andrea Croccia

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A quella scuola non poteva che nascere predicatore e formatore dicultura conflittuale con la società di sfruttati e sfruttatori. Ci prepara-vamo per gli eventi; studiando la rivoluzione russa, Marx, Lenin e Gram-sci. Eravamo giovani di 18-19 anni ed era facile sognare di trasformareil mondo, intanto con la parola e poi chissà …. Si, a Oriolo c’era un belgruppo di studenti, tutti di famiglia piccolo-borghese, con qualche figliodi contadini. Si trattava, insomma, di una formazione politica molto pre-parata e studiosa2.

C’è anche il Croccia ricordato da gente comune che non ha avuto conlui rapporti né politici né sindacali ma che ne riconosce qualità e capa-cità umana e politica:

«Ho conosciuto Andrea Croccia e me lo ricordo quando veniva, conil carretto da Frascineto a Castrovillari alla sezione del Partito Comuni-sta. Camminava con le stampelle. Era un comunista deciso. Allora c’eramolta miseria, si mangiava il pane di granturco per sfamarsi, quandoc’era. Non ho partecipato all’occupazione delle terre perché mio padrele aveva comprate ma ricordo i contadini e i braccianti senza terra chehanno fatto l’occupazione di quelle abbandonate e incolte. Ricordoanche che si parlava di questo trattore mandato dalla Russia che è ser-vito per arare tutti i terreni su cui sono nati i vigneti e gli uliveti dellacomune. Quando è nata la Camera del Lavoro, che era situata vicino allasede del Partito comunista, oltre a Croccia c’erano anche De Paola,D’Arienzo, Lanciano e tanti altri di cui non ricordo i nomi. Mi ricordo,invece, una volta che Mirabelli ha chiesto a mio padre di trovare deibraccianti per zappare il vigneto e che la Camera del lavoro ha fatto ladenuncia perché i braccianti non erano stati chiamati dal Colloca-mento»3.

Per comprendere meglio l’azione politica di Andrea Croccia è ne-cessario rileggere le storia politica dei padri fondatori della Cgil e so-prattutto la storia sociale del nostro Paese nei due momenti forse piùsignificativi ed importanti del 900. Il primo periodo post-bellico, suc-cessivo alla prima guerra mondiale, il secondo relativo alla Liberazione

Come nasce una storia

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2 Giuseppe Rizzo, Intervista a Giacinto Luzzi, in «Paese d’Europa», Rivista on linewww.oriolo.eu, marzo 2006, p. 3.

3 Giuseppe Varcasia, nato il 22 ottobre 1921 a Castrovillari, contadino. Colloquiosvoltosi nella sua abitazione in Castrovillari il 7 novembre 2012.

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e alla costruzione dell’Italia repubblicana. Nel primo caso c’è la forma-zione politica di uomini che, dopo la grande guerra e la prima espe-rienza unitaria del Paese, tornano a casa stremati dal conflitto ma fortidelle nuove idee che saranno utili ad avviare una fase di trasformazionedell’Italia. Nel secondo caso gran parte di quegli stessi uomini che, dopoaver combattuto il fascismo in patria e in esilio, lottano e si spendonoper la costruzione di un sistema democratico che avesse al suo internogli anticorpi per evitare brusche ricadute autoritarie, così come era av-venuto negli anni ’20 con l’avvento del fascismo. Un solido sistema de-mocratico, retto da una costituzione moderna e inclusiva che ri -conoscesse e definisse anche ruoli e funzioni, oltre che dei partiti poli-tici, anche del sindacato e della sua sfera d’azione.

Antifascismo e sindacalismo in Andrea Croccia

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Ciccio Marino con Giacinto Luzzi e (al centro) Michele Tempo

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Francesco Marino è nato a Castrovillari il 9 dicembre 1924, dove hafrequentato le scuole elementari , preparandosi da privatista (autodi-datta) per il terzo ginnasio; quindi, con l’ausilio di amici e di compagnipiù avanti negli studi, ha superato l’esame di quinto ginnasio e poi hafrequentato il primo anno di liceo classico. Successivamente, semprecome autodidatta, si è preparato per gli esami della licenza liceale con-seguita nel 1947.Ha partecipato a diversi concorsi nella pubblica amministrazione. È

risultato vincitore del concorso di Capostazione nelle Ferrovie delloStato. Ha percorso la carriera interna alle ferrovie dello Stato e ha svoltola sua attività lavorativa prima a Bari e successivamente a Castrovillarifino alla quiescenza.Giovanissimo tra i fondatori e attivisti della Cgil di Castrovillari, en-

trato in ferrovia, è stato eletto rappresentante per la Cgil del personaledi stazione.Come autodidatta ha approfondito gli studi sulla vitivinicoltura e

sulle colture arboree mantenendo uno stretto contatto con il mondoagricolo castrovillarese e soprattutto con la Cooperativa “Carlo Iorio”,anche in virtù della sua esperienza giovanile e del suo rapporto con quelcontesto sociale organizzato.Nel periodo 1999-2000, in qualità di esperto, ha coordinato un corso

di formazione per vitivinicoltori e colture arboree promosso dal Co-mune di Castrovillari.Collocato in pensione si è iscritto al sindacato pensionati della Cgil.

Componente del Comitato Direttivo Comprensoriale dello SPI Cgil, neldicembre del 2005 ne è stato eletto Presidente all’unanimità rimanendoin carica fino al gennaio del 2010. La sua morte è giunta improvvisa il 15 giugno del 2013.Marino aveva conosciuto bene Andrea Croccia. Riteniamo oppor-

tuno, allora, pubblicare questa testimonianza affinché Andrea Croccia,

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Capitolo 1

Dialogo con Ciccio Marino

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Ciccio Marino

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la sua figura, il suo impegno politico e sociale, la lotta condotta perl’emancipazione, non vengano corrosi dal tempo.

Come hai conosciuto Andrea Croccia?

Avevo 11 anni, era il 1935 e lui era uscito dal carcere di Paola e si eratrasferito a Castrovillari, nella zona Bianchino, dove aveva preso in af-fitto una casa e del terreno. Successivamente si è insediato, sempre inaffitto, in Contrada Brunetta (sempre zona Vigne di Castrovillari), inun casolare con annesso vigneto che faceva coltivare a dei giovani brac-cianti ai quali, ogni sera, al termine del lavoro retribuiva la giornata. Lasera, dopo il lavoro, questi giovani li portava in casa e faceva la scuolaserale, li preparava per accedere poi alla scuola pubblica. Uno di questiragazzi, Francesco Covello è poi diventato autoferrotranviere a Firenzee sindacalista di quella categoria nella Cgil di Firenze. Io e Covello par-tecipavamo quasi ogni sera alle riunioni e alle lezioni serali che AndreaCroccia impartiva appassionatamente. Avevo già fatto le scuole elemen-tari a Castrovillari ed ero quindi di ausilio a quei giovani ragazzi desi-derosi anch’essi di apprendere. Il proposito di Andrea Croccia era,appunto, quello di pervenire alla emancipazione della collettività con-tadina con la prospettiva futura di realizzare una società umana basatasulla giustizia sociale, sull’onestà, sull’amore reciproco e sul lavoro.

Parliamo del rapporto di Andrea Croccia con i giovani. Comesai, anche Giacinto Luzzi, nell’intervista a cura di GiuseppeRizzo, esalta il rapporto di Croccia con i giovani. Lo definisce“un maestro inconsapevole, militante antifascista deciso…. Apo-stolo, sacerdote del comunismo”4. Lo stesso Croccia, nella suaautobiografia evidenzia il rapporto privilegiato con i giovani.Tu cosa mi puoi dire in tal senso?

È vero, Andrea Croccia aveva un carisma straordinario e una fortepresa sui giovani ma anche su tutti coloro che lo avvicinavano. AndreaCroccia ha avuto una grande influenza sulla mia vita e credo anche suquella di tanti altri giovani che come me lo hanno conosciuto in quegli

4 G. Rizzo, Intervista a Giacinto Luzzi, cit..

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anni; anzi, credo che abbia dato tanto all’intero territorio del Pollino ealle zone ove ha avuto occasione di sostare e di svolgervi attività politicae sindacale.

Parliamo della vita di Andrea Croccia antifascista a Castro-villari e nel Pollino.

A Castrovillari, come in tutti i centri cittadini d’Italia, in quegli anniimperversava il fascismo. Mi raccontava Andrea che proprio in quel pe-riodo, una volta recandosi in farmacia entrò e salutò com’era sua con-suetudine. All’interno vi era uno squadrista della prima ora cherimproverò Andrea Croccia, dandogli del maleducato perché lui nonaveva recepito il saluto. Andrea anche in quella occasione rispose conil suo modo tagliente quando veniva provocato e disse: “se io sono ma-leducato è perché non ho avuto l’istruzione necessaria, mentre tu chel’hai avuta sei maleducato fin da quando eri nelle viscere di tuamadre!”. A parte questo episodio, c’è da dire che Andrea Croccia eramolto rispettato anche da diversi fascisti a Castrovillari, per la sua per-sonalità e per la sua condotta morale; era una persona che anticipavale situazioni, aveva una straordinaria prontezza di riflessi e la rispostaal momento giusto.Andrea mi partecipava altri episodi della sua vita, ad esempio,

quando venne accusato di essere in possesso di un moschetto (fucile daguerra) e quindi dovette recarsi al Tribunale di Castrovillari per esseresentito dal giudice. Quando il giudice gli chiese: “è vero che lei è in pos-sesso di un moschetto?” Andrea Croccia rispose: “si, è vero, ma è unmoschetto ricordo della guerra ed è senza otturatore. Come la Patrianon sa che farne delle mie gambe senza di me, così io non posso farealtri usi di un fucile senza otturatore”.Dopo queste dichiarazioni venneassolto dall’accusa e di quanto gli era stato addebitato.Nel periodo dell’antifascismo, tra il 1936 e il 1937, c’erano molti com-

pagni confinati a Castrovillari: Vincenzo Marcont, triestino, Furio, an-tifascista di Empoli e un medico liberale del quale non ricordo il nome,etc.; tutti avevano contatti con Andrea Croccia. Nel 1939, dopo gli annidi confino a Marsiconuovo, in Basilicata, Andrea Croccia si ristabilì aFrascineto e andò a vivere con la madre che si chiamava ‘Zi Dilla (ziaDomenica). Io e il compagno Francesco Covello, quasi tutte le sere, an-

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davamo da lui per discutere di problemi politici e sociali. Partecipavamoagli incontri con gli antifascisti, anche di Castrovillari, che si tenevanosotto un albero di ulivo, nel vigneto di Andrea Croccia, nella zona dettaTrapanata. Inoltre, lui era legato a una cerchia di amici e di compagni di Frasci-

neto con i quali fondò la sezione del Pci dando anche il suo grande ap-porto economico personale. Durante la guerra di liberazione è stato nelComitato di epurazione a Roma e a Cosenza, anche in virtù del suostretto rapporto con il PCI a livello nazionale. Il suo fine era l’emanci-pazione delle masse; a tutti proponeva e consigliava di studiare, di leg-gere, di informarsi non solo di socialismo e comunismo ma di tutto ciòche costituiva conoscenza del sapere e soprattutto di storia come vitadel passato; quindi, per lui, tutto ciò costituiva cultura che era anchesinonimo di progresso. Nell’estate del 1943, subito dopo la caduta del fascismo, tutti noi an-

tifascisti ci raggruppammo e occupammo la sede del Partito nazionalefascista in Corso Garibaldi. All’occupazione di questi locali, eravamopresenti, io, Domenico Arcuri, impiegato del Comune di Castrovillari,Biagio D’Arienzo e altri compagni militanti del Pci. Noi, insieme ad altricompagni e anche a tanti giovani, subito dopo la caduta del fascismo,abbiamo contribuito alla ricostruzione del PCI di Castrovillari, la cuisezione insediata in Corso Garibaldi negli stessi locali dell’ex Partitonazionale fascista, è poi diventata la sede storica del PCI ed è l’attualesede del Partito Democratico. Dopo la Liberazione, dopo il 25 aprile del 1945, oltre alla ricostru-

zione del PCI e della CGIL, ci fu un grande movimento delle sinistreanche qui a Castrovillari. Infatti, con gli anziani militanti del Pci, conBiagio D’Arienzo, con Domenico Arcuri e con tanti altri compagni in-tellettuali, organizzammo la gioventù comunista castrovillarese cheebbe una partecipazione numerosa di giovani, molti dei quali hannocinquistato cariche sociali e politiche importanti; lo stesso D’Arienzo èstato sindaco di Castrovillari dal 1952 al 1954.

Dopo il 1948, nella fase successiva alla sua fuoriuscita dallaCgil, alle dimissioni da parlamentare, Andrea Croccia decide dilasciare Frascineto e la Calabria. Cos’è successo secondo te nelsuo rapporto con il Pci e con il sindacato?

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Intervista di Crocia al periodico comunista cosentino «Ordine Proletario»

L’epurazione è sottoposta a sistematico boicottaggioOrmai è passato abbastanza

tempo da che si è insediata in Cosen-za la delegazione provinciale dell’Alto Commissario per l’epurazi-one e ancora nulla di concreto si è visto.

Intanto da tutte le parti ci giungo-no lamenti fondati circa la mancanza assoluta di provvedimenti adeguati alla effettiva epurazione della nostra provincia.

Impressionati da questo stato di cose, abbiamo voluto assumere sull’argomento dettagliate informa-zioni.

Ci siamo recati perciò alla dele-gazione.

Vi abbiamo trovato sepolto in un mare di carte il compagno Croccia.

Egli, avendo subito intuito la ra-gione della nostra visita, ci accoglie con un sorriso ironico.

Vedo che hai capito cosa voglio da te.

Non ci vuole molto. Dunque tu vuoi sapere come va il nostro lavoro. Ebbene: ti dico subito che le denun-zie non mancano.

Si tratta di rivedere le bucce a tutti gli impiegati fascisti della provincia. E sono moltissimi. Inoltre ci sono molte denunzie per i delitti commessi da fascisti e squadristi durante l’infa-usta dittatura.

Da parte di chi sono fatte tali de-nunzie?

In generale da parte delle Sezioni

Comunista e dalle Camere del lavoro della provincia.

L’epurazione è voluta e seguita quasi esclusivamente dalle classi la-voratrici.

Contengono fatti specifici queste denunzie?

Non solo contengono fatti specifi-ci ma, spesso, sono convalidate da di-chiarazioni scritte e sottoscritte.

Una volta ricevuta la denunzia che cosa fai?

Ne mando copia ai Carabinieri, al Comitato Provinciale di L. N. e alle locali Camere del Lavoro perché fac-ciano indagini sui fatti in esse conte-nute e mi informino di eventuali altre responsabilità.

Questi organi si mostrano attivi e sereni?

Il C.L.N. se ne infischia! I Carabi-nieri rispondono con lunghe relazioni laudative degli indiziati: pare che spieghino tutta la loro attività nel sot-trarre all’epurazione i responsabili , e più responsabili sono più li difendo-no. Finora solo un maresciallo dei ca-rabinieri è stato obiettivo. Le Camere del Lavoro, ordinariamente sono attive e corredano di documenti le accuse.

In questa situazione sono costretto a fare da me tutta l’istruzione e a per-dere, naturalmente, del tempo.

Allora fino a questo momento non sei riuscito a combinare nulla!

No, qualche cosa ho fatto. Ho

fatto destituire dall’impiego un certo numero di persone compromesse. Ho denunziato al Procuratore del Regno cinque o sei criminali fascisti, ho in-sistito preso la Questura per il fermo di elementi pericolosi che tornano al Nord.

Ebbene?Ebbene: il Procuratore del Regno

ha apposto una tenace resistenza pas-siva. Dopo un mese di insistenza ha finalmente spiccato un solo mandato di cattura. Ma intanto il criminale aveva avuto tutto il tempo di farsi uccel di bosco. Probabilmente acca-drà lo stesso per gli altri. La Questu-ra mostra una passività che fa pensa-re, comunque non dispero. Ho pronta una relazione che manderò all’Alto Commissario e spero che, in seguito, questi organi che ancora recalcitrano si metteranno su un altro terreno. Ed ora, caro compagno, ti saluto perché altrimenti perdo tempo prezioso. Gli altri boicottano pure il mio lavoro; non riusciranno a stancarmi.

L’epurazione si farà: il popolo lo vuole ed io come comunista mi rendo conto della necessità di dare a questo sentimento popolare la sua legittima soddisfazione. Questo popolo che ha sete di giustizia dev’essere ascoltato perché esso rappresenta oggi l’unica forza sana e non legata a compromis-sioni su cui si può costruire la demo-crazia italiana ponendo così le basi della rinascita del nostro Paese.

intervista al compagno Croccia Delegato dell’Alto Commissario

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Così «Ordine proletario», giornale comunista presentò il candidato Andrea Croccia

Già dopo il 1945, anche se in maniera temporanea, si era trasferitodalla sorella e dal cognato Peppino Mitidieri a Celle Ligure, in provinciadi Savona, dove risulterà esservi residente poi dal 15 maggio 1950. Lìha acquistato una proprietà e si è unito a una compagna. Nel 1948 An-drea Croccia è stato eletto nella lista del PCI e ha avuto un brevissimoperiodo di vita parlamentare che ha lasciato per esigenze politiche dipartito, senza alcuna conseguenza e senza rimpianti.

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Il facsimile elettorale con l’indicazione a votare Andrea Croccia

Ha continuato, però, a mantenere vivo il rapporto con il partito, conil sindacato e con il territorio. Ha privilegiato la scelta di Celle Ligure a causa non solo della scelta

di vita ma anche dell’acquisto in quel luogo del terreno e del suo recu-pero di produzione agricola. Ricordo che proprio in quel periodo hachiesto a mio fratello di trasferirsi per un paio di mesi in Liguria e diaiutarlo a ripristinare l’uliveto e le altre colture.

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Ogni volta che c’era bisogno, Andrea partiva da Celle Ligure e si re-cava a Frascineto e a Castrovillari per dare una mano ai compagni indifficoltà. Era sempre fortemente interessato al processo di emancipa-zione dei lavoratori e dei cittadini; era molto legato alla sua terra e allasua gente. Infatti, la presenza nella sua Frascineto era deducibile daitanti piccoli raggruppamenti di persone che si formavano lungo lastrada e nella piazza al suo arrivo.Come dicevo, da Celle Ligure veniva spesso a Frascineto e a Castro-

villari per dare una mano a chi era in difficoltà e si trovava impossibi-litato a risolvere qualche problema vitale. Infatti, ci fu una vedova diguerra che non riusciva ad avere alcun riconoscimento previdenzialedallo stato. Andrea Croccia la portò con se a Roma nella sede del PCI aBotteghe Oscure. Dato che lui era privo di entrambi i piedi perduti a causa di un con-

gelamento durante la guerra 15-18 e, pertanto, non poteva salire lescale, chiamò Giorgio Napolitano, allora giovane dirigente del partito,invitandolo a scendere in strada per incontrare la vedova. L’attuale Pre-sidente della Repubblica ascoltò attentamente i problemi esposti dalladonna, aiutata anche da Andrea Croccia che era a conoscenza dei fatti.Il Presidente Giorgio Napolitano dimostrò, anche in quella occasione,grande sensibilità e disponibilità e si fece carico della situazione e dellarivendicazione di un giusto diritto. Dopo circa un mese ci fu la prima risposta dal Ministero e poi la de-

finitiva assegnazione della pensione di guerra alla vedova e agli orfani.Lui mi raccontava questo episodio con grande partecipazione emotivasottolineando ogni volta la sensibilità e l’attenzione dell’allora giovanedirigente del PCI Giorgio Napolitano e del suo impegno per il rispettodei diritti per le persone umili e bisognose5.

Cosa ricordi del periodo successivo alla Liberazione?

Negli anni 1945-50 l’azione del sindacato e della Cgil era fortemente

5 L’episodio a cui fa riferimento Ciccio Marino è stato confermato da familiaridella vedova, nel corso di una conversazione su Andrea Croccia in Frascineto. Vedi,inoltre, la lettera al Presidente Giorgio Napolitano e la sua risposta pubblicate in ap-pendice.

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legata a quella del PCI e del PSI. L’occupazione delle terre, tutte quelleche facevano parte dei comuni di Castrovillari e di Cassano Ionio, nellazona cosiddetta Monte di Cassano e chiamata pure «La Comune». Tuttiquesti terreni furono trasformati in vigneti. Si costituì la Cooperativaagricola «Carlo Iorio» e fu affidata, per la gestione, al Presidente Gue-rino Rizzuti, un allievo di Andrea Croccia. Ci fu poi la ripartizione delleterre e si fece richiesta, tramite il Comitato Centrale del PCI, all’UnioneSovietica di un trattore per arare e dissodare il terreno in maniera ido-nea per gli impianti di vigneto e di uliveto. Infatti, con il trattore cingo-lato di fabbricazione sovietica affidato alla Cooperativa «Carlo Iorio»

Una immagine del trattore cingolato di fabbricazione sovietica inviato da Mosca allaCooperativa «Carlo Iorio» in seguito a una richiesta fatta tramite il Comitato Centraledel PCI. Con un trattore come questo furono arate e dissodati centinaia di tomolatedi terreno. La frase del volantino è tipica della propaganda dell’URSS: «Queste terrenon hanno prezzo. Di anno in anno dobbiamo ricevere dalle terre vergini sempre piùgrano per il popolo!»

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furono eseguiti lavori di scasso di centinaia di tomolate di terreno e ognisocio della stessa Cooperativa fece il suo impianto viticolo anche se congrandi sacrifici di lavoro e di spesa. Andrea Croccia ha avuto un ruoloimportante nel periodo di occupazione delle terre per il rapporto contutti i contadini e braccianti del territorio.

Dopo il trasferimento definitivo in Liguria, quali rapporti hamantenuto Andrea Croccia con il territorio del Pollino e la suagente?

Andrea Croccia, fino a quando le condizioni fisiche glielo hannopermesso, è sempre venuto a Frascineto e a Castrovillari. Mi ricordoche una delle ultime volte è stato nel 1976, nel mese di giugno, passòdal Liceo Classico di Castrovillari proprio quando mia figlia aveva con-seguito la licenza liceale con 60/60. Ne fu davvero contento anche peril rapporto che lo legava a lei e alla nostra famiglia e subito mi rintrac-ciò per esprimermi tutto il suo compiacimento. È tornato ancora quinell’autunno del 1976 e fino a quando le condizioni di salute e fisichenon sono peggiorate, poi ha sempre mantenuto con me contatti tele-fonici.Il suo attaccamento al territorio del Pollino lo ha espresso anche

attraverso l’attenzione verso le giovani generazioni destinando partedel suo patrimonio alla istituzione presso l’Università della Calabriadi una borsa di studio intitolata alla memoria della consorte MariaBruzzo Croccia.Nel suo testamento, oltre a quello che ha lasciato alla sezione del PCI

di Frascineto, l’attuale «Casa del popolo» a lui intitolata, ha dispostoche alla sua morte avrebbero dovuto cremare il suo corpo. Infatti, dopola morte avvenuta il 25 maggio 1984, da Celle Ligure è giunta a Frasci-neto l’urna funeraria con le sue ceneri. Alla commemorazione funebrec’eravamo tutti i compagni e le persone che hanno avuto contatti conlui.

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L’urna con le ceneri di Andrea Croccia

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Momenti della cerimonia funebre di Andrea Croccia a Frascineto

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Immagini dei funerali

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Foglio matricolare

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Il diploma di Croccia di Cavaliere di Vittorio Veneto

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Prologo

1. Nella memoria collettiva1 della Cgil territoriale, pur ricca di ricordie di episodi significativi, a causa dell’assenza di fonti dovuta alla limitatadisponibilità di specifica documentazione e dell’assenza di archivi, nonsempre sono certe e attendibili le notizie riguardanti i tempi e le modalitàcon cui gli operai, i braccianti e i disoccupati, sotto la spinta del «Patto diRoma» del 3 giugno 19442, caparbiamente hanno voluto e ricostruito laCgil unitaria nel territorio del Pollino, dell’Esaro e della Sibaritide, dopola lunga parentesi del ventennio fascista e della clandestinità3.

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1 Sul ruolo della «memoria collettiva operaia», delle «storie di vita, del rinnova-mento della storia sociale e … della storia operaia», vedi Aris Accornero, Quando c’erala classe operaia. Storie di vita e di lotte al cotonificio Valle Susa, Il Mulino, Bologna2011. Vedi, inoltre, Jacques Le Goff, Storia e memoria, Einaudi, Torino 1982.

2 Il 3 giugno 1944, con la sottoscrizione del Patto di Roma tra le correnti sindacalicristiana (DC) rappresentata da Achille Grandi, comunista (PCI) rappresentata da Giu-seppe Di Vittorio, socialista (PSIUP) rappresentata da Emilio Canevari, si realizzal’unità sindacale dei lavoratori mediante la costituzione su tutto il territorio nazionaledi un solo sindacato denominato CGIL - Confederazione Generale Italiana del Lavoro.Come afferma Guglielmo Epifani, «La Cgil unitaria, quella che risorge con il Patto diRoma, nasce sulle basi di un’intesa dei partiti politici del CLN. E’ esattamente il fruttodi un patto di vertice fra le forze politiche più rappresentative, quelle che poi detterovita alla Costituente, al nuovo Parlamento e diventarono protagoniste della storia dellaRepubblica» (Guglielmo Epifani, Vittorio Foa, Cent’anni dopo. Il sindacato dopo il sin-dacato, Einaudi, Torino 2006, p. 47). Per ulteriori approfondimenti cfr. Sergio Turone,Storia del sindacato in Italia, Laterza, Bari 1976, Carlo Vallauri, Storia dei sindacatinella società italiana, Ed. Ediesse, Roma 1995, Adolfo Pepe, Pasquale Iuso, SimoneMisiani, Storia del Sindacato in Italia nel 900 ,Vol. 3: La CGIL e la costruzione dellademocrazia, Ediesse, Roma 2008.

3 La Camera del Lavoro di Castrovillari, come testimoniato da Ciccio Marino, vienericostituita subito dopo la Liberazione perché nel 1922 era stata oggetto della violenzafascista. Come scrive Francesco Spezzano: «A Castrovillari furono incendiate e sac-cheggiate la sezione comunista, la Camera del Lavoro, il Circolo sportivo» (FrancescoSpezzano, Fascismo e antifascismo in Calabria, Lacaita, Manduria 1975, p.70).

Capitolo 2

Lotte politiche e sindacalinell’area del Pollino

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E proprio sull’importanza della costituzione di «un sistema degli ar-chivi storici, biblioteche, centro di documentazione della Cgil», la Fon-dazione G. Di Vittorio ha promosso iniziative e progetti coinvolgendola Confederazione e le categorie ai vari livelli, docenti universitari, ri-cercatori, esperti, centri di ricerca e documentazione, al fine di costruireun sistema nazionale a rete per la raccolta e la conservazione dei docu-menti per salvaguardare «il nesso memoria-storia-identità», oltre acontribuire alla costruzione della storia sociale e al sistema dei dirittiindividuali e collettivi dei lavoratori e al loro riconoscimento4 .

Recuperare la memoria allo scopo di colmare i vuoti che esistono è ilprecipuo intendimento che si vuole realizzare con questo lavoro che siva ad aggiungere, quale ulteriore contributo, al materiale bibliograficogià esistente. Ancora oggi, nel nostro mondo organizzato, fra i nostriiscritti soprattutto all’interno dello Spi che è il sindacato dei pensionati,è possibile trovare traccia di vissuti personali che ripercorrono la storiadella nostra Organizzazione. Tutto ciò, oltre a rappresentare una ric-chezza culturale e politica straordinaria, ci permette di far luce su periodie fasi storiche le cui priorità erano rappresentate, più che dai documenti,dalle lotte e dalle iniziative politico-sindacali. In tal senso, le storie per-sonali e politiche di alcuni militanti e dirigenti della Cgil rappresentanoquel prezioso nesso «memoria-storia-identità» che ancora oggi risultaessere attuale e necessario per la vita stessa dell’Organizzazione.

2. La pubblicazione dei verbali della Commissione esecutiva della Ca-mera confederale provinciale del Lavoro di Cosenza a cura di Katia Mas-sara5, apre una nuova e interessante prospettiva di studio e analisistorico-sociale e consente di collocare storicamente e organizzativamentela grande spinta ideale e il fondamentale contributo dati da Andrea Croc-cia alla ricostituzione del sindacato unitario (la Cgil) in provincia di Co-senza, nell’area del Pollino e alla nascita e/o al rilancio delle piùrappresentative Camere del lavoro di Castrovillari, Morano Calabro,Spezzano Albanese, Cassano Ionio, Altomonte e di altre strutture came-rali presenti sul territorio.

Antifascismo e sindacalismo in Andrea Croccia

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4 Cfr. Storia del lavoro. Un patrimonio comune, Supplemento a «Rassegna Sinda-cale», n. 42, 2009, p. 3 e ss.

5 Katia Massara (a cura di), Il Sindacato Liberato. I verbali della Camera del La-voro di Cosenza (1945-1948), Pellegrini-ICSAIC, Cosenza 2011.

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E non vi è dubbio che è una grande spinta ideale ciò che anima An-drea Croccia insieme ad altri ad agire in una Calabria che, dopo l’armi-stizio dell’8 settembre ’43, si presenta nella sua più acuta drammaticitàsociale ed economica6, che viene colta durante una ricognizione in Ca-labria e Sicilia dal comandante della VII Armata, che in una nota inviataal Capo di stato maggiore Mario Roatta la esprimeva in questi termini:

«Le popolazioni sono in condizioni di smarrimento spirituale, vivononella miseria e con lo spettro della fame: perso ogni freno morale si sonoabbandonati al saccheggio di abitazioni private e specie dei magazzini edegli stabilimenti militari, da cui sono state asportate financo, porte, fi-nestre, mobili. Unica preoccupazione dei civili è oggi l’interesse mate-riale e lo sfamarsi. Grave la situazione della popolazione alle sogliedell’inverno e i relativi problemi risolti volta a volta dall’autorità civileanglo-americana, con provvedimenti empirici e del momento»7.

Tra fine Ottocento e primo Novecento

Il territorio del Pollino, come testimoniano le fonti storiche del no-vecento, è stato protagonista fin dalla nascita del sindacato in Italia enella provincia di Cosenza. Il 1° maggio del 19138, la Società Operaia«Scanderbergh» di Acquaformosa, ha partecipato alla costituzione dellaCamera del Lavoro Provinciale di Cosenza così come, dopo il primoconflitto mondiale, altre società operaie e cooperative di consumo dellastessa area del Pollino contribuirono alla rinascita e al rilancio delle at-tività della Camera del Lavoro Confederale di Cosenza, specialmentequando «sul piano provinciale l’azione dei dirigenti … fu rivolta soprat-tutto a organizzare i lavoratori autonomi in cooperative»9.

Lotte politiche e sindacali nell’area del Pollino

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6 Pantaleone Sergi, La Calabria all’indomani dell’8 settembre 1943, in «Rivista Ca-labrese di Storia del ‘900», 2, 2013, pp. 179-196.

7 Archivio centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, 1944-46, b. 9. Oraanche in Piero Bevilacqua, Le campagne del Mezzogiorno tra fascismo e dopoguerra.Il Caso della Calabria, Einaudi, Torino 1980, p. 354 e in Rocco Lentini, La Cgil in Ca-labria Sindacato e marginalità (1943-1990), Barbaro, Delianuova (RC) 2005, p. 16.

8 Giovanni Sole, Storia della Camera del lavoro di Cosenza. Le origini, Ediesse,Roma 1989, p. 15: «La mattina del 1° maggio 1913, per iniziativa di un Comitatod’Azione Sociale, rappresentanti di società operaie e leghe di resistenza di alcuni paesi,si riunirono a Cosenza per fondare la Camera del Lavoro Provinciale».

9 Ivi, p. 59 e ss.: «Subito dopo la guerra gli ex dirigenti del sindacato furono dura-

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È altresì importante ricordare che lo stesso territorio del Pollino, traottocento e novecento, è ricco di fenomeni di antagonismo sociale e dilotte per la libertà. Tra il 1840 e il 1850, i salinari di Lungro sono statiprotagonisti delle prime lotte sindacali «contro le bestiali condizioni dilavoro e per gli aumenti salariali. […] Ma il vigore e il coraggio dei mi-natori salinari, non riuscirono a far ottenere dei miglioramenti perquanto riguardava le condizioni di lavoro nella salina, in quanto i lavo-ratori erano nella zona politicamente isolati»10.

Una delle pagine più belle del Risorgimento e della storia dell’Unitàd’Italia l’ha scritta proprio il territorio del Pollino che è stato teatro eprotagonista della battaglia di Campotenese del 1848, «… la più ecla-tante tra le rivoluzioni popolari del meridione». Una

«vera e propria rivolta popolare dove secondo molti storici, tante eranole migliaia di giovani che, armati di forconi, zappe e pochi altri mezziadatti all’agricoltura, con poche armi e molta volontà, affidarono il pro-prio destino nelle mani di pochi e improvvisati condottieri ed affronta-rono, a mani nude, il maestoso esercito borbonico composto da oltrecentomila uomini armati di tutto punto, che, da Nord, da Sud e da Ovestcircondò il campo di battaglia, posto sul valico di Campotenese, dove fuscritta una delle pagine più alte e la più cruenta della storia dell’esercitodel Regno delle due Sicilie»11.

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mente criticati dai lavoratori per aver voluto un conflitto da cui avevano ottenuto solomorte e miseria. La guerra, inoltre, aveva distrutto ogni forma di organizzazione prole-taria e in primo luogo la Camera del Lavoro. Nel 1913 essa contava 90 iscritti; nel 1914i soci passarono a 590; nel 1915, primo anno di guerra, diminuirono a 200 e a 125 nel1916, secondo anno di guerra; nel 1917 e nel 1918 non aveva nessun iscritto. La grave si-tuazione economica, la disoccupazione e la fame, spinsero comunque artigiani, proletarie impiegati a dimenticare vecchi risentimenti e lavorare alla ricostruzione del sindacato».

10 Giovanni Sole, Breve Storia della Reale Salina di Lungro, Edizioni Brenner, Co-senza 1981, pp. 43-44. L’autore, citando altre fonti, continua la descrizione delle con-dizioni dei salinari e afferma che «Nel 1858, due anni prima della caduta del governoborbonico, il signor De Marchis, così descrisse le condizioni di lavoro all’interno deicantieri della miniera: «Osservate quelle centinaia di nudi lavorieri, intenti al taglio delsale nei vari siti delle gallerie, al fioco lume di poche lucerne, che moltiplica le ombreproiettate su’ i bianchi massi, e confessate se la rabbrividita immaginazione non vi slan-cia nei grandi gironi concentrici, sedi del dolore, e della eterna disperazione? Dentroquelle ime latebre, l’uomo par che spezzi la vita, sfidando il proprio destino, si pone alotta colle forze della immensa natura».

11 Giuseppe Carlo Siciliano, L’Utopia della Repubblica. Gli Arberëshe e la GranCorte Criminale, Processi Politici dal 1848 al1854, Falco, Cosenza 2006, pp. 37-38.

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Un avvenimento, questo, relegato, nostro malgrado, al valore di sto-ria locale ma che, secondo il parere di autorevoli studiosi, si collocanella storia nazionale tra le grandi battaglie del XIX secolo per la libertàdei popoli, nonché come significativo contributo all’Unità d’Italia.

Quelle lotte, seppure conclusesi in modo drammatico, sia per i pro-tagonisti principali, sia per le larghe fasce di popolazione che vi aderi-rono, condividendone i principi e gli ideali, hanno lasciato tracce benvisibili nelle coscienze di molti che si sono tramandate anche nei de-cenni successivi.

Non è per caso che i salinari di Lungro rappresentino dal punto divista politico la realtà più avanzata, non solo del territorio ma proba-bilmente dell’intera Calabria. Ciò è da attribuire, così come riporta Gio-vanni Sole, al fatto che

«i salinari di Lungro erano conosciuti come ferventi liberali. Molti di essi,del resto, parteciparono attivamente ai moti rivoluzionari di quegli annied alcuni furono anche imprigionati. Questi ultimi, inoltre, furono subitolicenziati per ordine del governo, e, per il moto del ’48, il licenziamentofu addirittura esteso anche ai parenti dei salinari democratici»12.

Nella prima fase dell’Unità d’Italia, tante furono le società operaieche si costituirono nel territorio (vedi la Società Operaia di Castrovillarinata nel 1886, l’Associazione di Mutuo Soccorso fra gli Operai del Paesee della Campagna di Cassano Ionio costituita nel 1887, l’Associazionedi Mutuo Soccorso Italo-Greco fra gli Operai di Civita – Calabria Cite-riore)13, unitamente alla promozione di straordinari strumenti di soli-darietà e di tutela sociale individuale e collettiva come, ad esempio, nelmese di ottobre del 1901 la costituzione della «Società Operaia Sali-nara di Mutuo Soccorso» di Lungro14.

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12 G. Sole, Breve Storia della Reale Salina di Lungro cit., pp. 43-44.13 Vittorio Cappelli, Per una storia dell’associazionismo nel Mezzogiorno. Statuti e

programmi dei sodalizi calabresi (1870-1926), in «Rivista Storica Calabrese», VII, 1-4- 1986, pp. 201-218; Id., Le donne in Calabria nelle Società di Mutuo Soccorso (1875-1900), in «Movimento operaio e socialista», 3, 1981, pp. 287-297.

14 Ivi, p. 52: «I salinari di Lungro, nel 1901, costituirono, appoggiati da alcuni so-cialisti e democratici del paese, la Società Operaia Salinara di Mutuo Soccorso. La so-cietà, che gestiva anche un magazzino di consumo, contava come iscritti 165 uomini e85 donne ed era la più importante della provincia, insieme a quella della popolosa Ros-sano». Sullo stesso argomento si veda: D. Cortese, G. Domestico, cit., che contiene la

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Lo statuto della Società Operaia di M.S. Salinara di Lungro

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Lo statuto della Società Operaia di Castrovillari

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Lo statuto dell’Associazione di M.S. fra gli operai di Cassano Jonio

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Lo statuto dell’Associazione di M.S. Italo-Greco fra gli operai di Civita

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Le prime e più significative manifestazioni di protesta e di scioperiorganizzati tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento, anche se-condo canoni moderni, si sono avuti nell’area del Pollino. Esempio neè la prima manifestazione dei salinari di Lungro che, fin dal 1880,hanno rivendicato migliori condizioni di lavoro e di salario.

Nel 1903 è stato realizzato uno dei più importanti ed emblematiciscioperi dell’inizio del secolo contro il licenziamento di un salinaro15,contribuendo, politicamente, a incrementare quel clima politico cheportò alla nascita del sindacato unitario a livello nazionale.

Agli inizi del 900, al di là della specificità della realtà industriale eoperaia che rappresentava la salina di Lungro, l’intera Calabria è statainteressata da una lunga serie di agitazioni contro le imposte. L’areadel Pollino e dell’Esaro risulta essere una parte della Regione partico-larmente interessata al fenomeno poiché, come afferma Vittorio Cap-pelli «il movimento è più incisivo e articolato» anche «per lapartecipazione di massa e per le componenti politiche locali che lo so-

versione integrale dello «Statuto della Società Operaia di M. S. Salinara di Lungro» chefu «approvato dall’Assemblea generale con verbale N. 49 del giorno 8 Ottobre 1903»(p. 117). È importante ricordare, in questa sede, che «precisamente nel 1842, quandoc’era come direttore della salina l’ingegnere Francesco Fava, fu anche istituita una«Cassa di Risparmio» per gli operai, che prevedeva aiuti specialmente nei casi di ma-lattia e di inabilità al lavoro e riuniva ogni anno la somma di 300 ducati. L’associazione,con alterne vicende e fortune, restò in vita fino al 1884. I salinari, pertanto, molti anniprima della nascita delle società di mutuo soccorso, si erano già mossi ed avevano fattorichieste e serie pressioni in questa direzione» (cfr. G. Sole, Breve Storia della RealeSalina di Lungro cit., p. 43).

15 G. Sole, Breve Storia della Reale Salina di Lungro cit., pp. 49-59. Nel 1880 «I sa-linari scesero, per la prima volta, in lotta per chiedere un aumento salariale e un au-mento del personale dei trasportatori. La lotta ebbe esito positivo: fu concesso dalgoverno un aumento delle paghe e l’inquadramento nell’organico di un notevole numerodi operai». A distanza di oltre venti anni da quel primo miglioramento, le condizionicontinuavano a peggiorare e a diventare «estremamente precarie» e rimanevano apertitutti i problemi relativi a «pensionamento, salari, ambulatorio per il pronto soccorso,assistenza medica, miglioramenti nella miniera, misure di sicurezza, aumento del per-sonale e ammodernamento della salina. (…) tutto rimaneva fermo al vecchio contrattodel 1882. All’inizio del secolo, pertanto, si organizzarono nella miniera, alcune dure lotteche durarono per l’intero decennio. Fra queste, per gli echi che ebbe nell’opinione pub-blica e per la sua durata, bisogna ricordare lo sciopero del 1903», Sullo sciopero del sa-linari di Lungro del 1903 contro il licenziamento dell’operaio Raffale Frega, organizzatodalla Società Operaia Salinara e che ha avuto inizio con il pubblico comizio del 30 agosto

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stengono. […] Saracena è il primo paese che si organizza, fin dal dicem-bre 1906, per non pagare la fondiaria».

Nell’anno seguente, il 1907, cresce la tensione sociale e già

«all’inizio di febbraio un’imponente manifestazione si effettua a SanSosti, al grido «Abbasso il governo, abbasso la camorra!». I pochi cara-binieri presenti cercano di arrestare un giovane studente, un certo DeSantis, ma ne escono malconci, poiché la reazione della folla li costringea desistere. Altre manifestazioni e comizi si tengono a S. Donato Ninea,Altomonte, S. Basile, S. Agata d’Esaro, Mottafollone, Acquaformosa,Spezzano Albanese, Cassano, Roggiano.

La sera dell’11 febbraio a Lungro si tiene una grande dimostrazione,nel corso della quale la folla sfonda la porta del municipio e tenta di bru-ciare i ruoli delle tasse. Ne nasce un conflitto coi carabinieri, con lanciodi sassi da parte dei dimostranti e revolverate, andate per caso a vuoto,da parte delle forze dell’ordine. Il corteo era stato preceduto da un co-mizio, tenuto a più di mille persone da Saverio Samengo, Angelo Dra-mis, assessore comunale socialista, e Trifilio Diodato, operaio dellalocale salina e consigliere comunale. Dopo gli scontri, i militi arrestanogli oratori e cinque manifestanti, ma li rilasciano la sera stessa, in se-guito alle pressioni della popolazione.

Il clima è quindi nella zona molto teso. Il giorno dopo (12 febbraio)a Firmo, che dista da Lungro appena nove chilometri, si tengono duedimostrazioni, una la mattina, l’altra la sera. […]

Il 13 febbraio, cinque giorni prima del termine fissato per i paga-menti della fondiaria, trecento persone attraversano di nuovo in corteoil centro abitato, passando davanti all’esattoria. I manifestanti, che sonopreceduti da una banda musicale, quando arrivano al municipio, gri-dando «Abbasso le tasse, abbasso la fondiaria!» e «Viva il Re, viva laRegina!», vengono aggrediti violentemente dai carabinieri.

Questi ultimi guidati dal sottotenente Cozza, già presente alle mani-festazioni di S. Sosti e Lungro, tentano di sciogliere il corteo, aggredendoin primo luogo i musicanti. Dopo pochi attimi, visto che i dimostrantinon si disperdono, il Cozza ordina il fuoco. Il primo a cadere è il quat-tordicenne Michele De Marco, figlio di un bracciante sessantenne, chestramazza al suolo davanti alla porta di una bottega. Mentre la follafugge terrorizzata, continuano le scariche dei moschetti, che ferisconoaltre tredici persone in fuga».

e si è concluso alla fine dello stesso anno 1903, a tal proposito, si veda Domenico Cor-tese, Gennaro Domestico, Lungro città del sale. La salina e i salinari, TNT Grafica, SanLorenzo del Vallo (CS) 2010, pp. 96-112.

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La stampa locale diffonde con forza ed enfasi le notizie delle manife-stazioni e soprattutto delle violenze e degli eccidi. Anche la stampa na-zionale ne da risalto e così si sviluppano azioni di solidarietà, di sostegnoe di condivisione alle manifestazioni di protesta in altre città. Esempione è la manifestazione di Milano nel corso della quale viene arrestato ilvice segretario della Camera del Lavoro Pietro Bellotti16. I fermenti e lerivolte continuano a interessare la Calabria anche negli anni successivi.Nel novembre del 1909 significativa è la rivolta di Plataci che si è con-clusa con l’uccisione da parte delle forze dell’ordine di tre donne e lamorte di un uomo che era stato gravemente ferito negli scontri con i ca-rabinieri17. È con questo marcato spirito battagliero, che caratterizzaquella fase storica in Calabria, che alcuni uomini hanno dato continuitàalle lotte politiche lungo tutta la prima metà del 900, nonostante la bru-sca interruzione del ventennio fascista. Andrea Croccia si colloca tra que-sti valorosi protagonisti delle lotte politiche e sociali che hanno avutonel «biennio rosso» il primo importante punto di riferimento storico.

Scrive Piero Bevilacqua:

«Dopo il conflitto, il fermento organizzativo negli ambienti socialistie proletari riprese vigore, e questa volta animato da un più radicale spi-rito di conflittualità. Soprattutto nel biennio 1919-20, tanto nelle cittàche nelle campagne, una nuova irrequietezza sociale buttò sulla scenadella lotta aperta una consistente frazione di strati popolari e una ineditavarietà di gruppi e figure. (…) In quegli anni presero spicco figure di di-rigenti del movimento socialista dotati di grande influenza popolare ecapaci di inserire, forse per la prima volta nella storia della regione, ten-sioni e rivendicazioni locali dei ceti proletari entro un progetto più ge-nerale che investiva l’intero Paese. Uomini come Pietro Mancini, FaustoGullo, Nicola De Cardona, nella provincia di Cosenza, Enrico Mastrac-chi, attivo tra i braccianti del Crotonese, e altri leader più o meno oscuriincarnavano in quegli anni le figure realmente nuove che la borghesiaumanistica calabrese era riuscita fino ad allora a esprimere»18.

16 Vittorio Cappelli, Emigranti Moschetti e Podestà. Pagine di storia sociale e po-litica nell’area del Pollino (1880-1943), Il Coscile, Castrovillari 1995, pp. 105-109.

17 Ivi, p. 123-143. Sulla rivolta di Plataci cfr, inoltre, Mario Brunetti, La Piazza dellaRivolta. Microstoria di un paese arberëshe in età giolittiana, Rubbettino Editore, So-veria Mannelli 2003.

18 Piero Bevilacqua, Uomini, terre, economie, in Piero Bevilacqua, Augusto Placa-nica (a cura di), La Calabria, Einaudi, Torino 1985, pp. 331-332.

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Nell’immane lotta, la mia lotta” – La lotta di tutti i diseredati,siano essi del braccio o del pensiero. Per il trionfo di questa causagiusta – l’umanità ha lasciato milioni di uomini migliori, dai tempipiù remoti – Da Socrate prima di Socrate a Cristo – Da Spartaco aGiuditta Levato nostra – dei nostri giorni. I migliori cervelli, i piùgrandi ci hanno indicato il cammino e ci hanno insegnato che nes-sun sacrificio, nessuna rinuncia è tanto grande da uguagliare laconquista prefissaci. Marx, Engels, Lenin, Stalin, Gramsci e tutti imaestri nella lotta per la libertà ci dicono con l’esempio, che bello èvivere lottando, migliorando, insegnando, apprendendo. Ecco labellezza della vita. Ecco, la speranza che cerchi, è fra la tua gente,fra i tuoi fratelli: operando a cancellare quella brutta parola che ilprimo prepotente ha scritto: questo è mio, e sostituirla con un’altraparola più armoniosa, più bella, più umana: questo è nostro.

Andrea Croccia

Personaggio straordinario per il suo ruolo politico svolto lungo tuttala prima metà del novecento, che ha interessato la storia non solo localema anche nazionale, Andrea Croccia rappresenta il filo rosso che tieneunita la storia politica e quella del movimento operaio e contadino delterritorio del Pollino, dell’Esaro e dell’Alto Ionio cosentino. Infatti, findagli anni venti, dopo la sua esperienza militare durante la 1ª guerramondiale, è protagonista delle lotte politiche e sociali territoriali, dellalotta antifascista, della Liberazione e poi della ricostruzione del Paese,anche attraverso l’occupazione delle terre, che vide una grande parte-cipazione dei braccianti e dei contadini dello stesso territorio. Ebbe,inoltre, un ruolo centrale nella ricostituzione dei partiti politici della si-nistra e della Cgil in provincia di Cosenza.Emigrante fanciullo nel 1907, diventato presto orfano per la morte

del padre, Andrea Croccia rimane in Argentina per alcuni anni facendodiversi mestieri e incrociando avvenimenti che hanno influito decisa-mente sulla sua successiva formazione culturale e politica. Sono gli anniin cui l’Argentina è meta di una grande ondata migratoria dall’Italia, e

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Capitolo 3

Andrea Croccia, politico e sindacalista

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dalla Calabria in particolare, che comprendeva

«contadini, braccianti, artigiani, spesso semianalfabeti, che non avevanoavuto in patria alcuna esperienza di lotta politica o di vita sindacale»ma che «diventano attivisti politici e militanti sindacali, si improvvisanoredattori e diffusori di opuscoli e giornali di ispirazione anarchica e li-bertaria, partecipando alle lotte sociali più aspre e alcuni finanche adattentati dinamitardi. Di questi uomini semplici, combattuti tra le no-stalgie e i ricordi della terra e degli affetti lontani e gli ideali di lotta so-ciale, si è occupata poco la storia. Di loro si sono interessate soprattuttole forze di polizia che hanno annotato minuziosamente le iniziative dilotta sindacale, le frequentazioni politiche, gli articoli su giornali e rivi-ste, le attività intraprese all’interno del movimento operaio e che im-mancabilmente li hanno segnalati come pericolosi sovversivi. E dal loropunto di vista forse non avevano tutti i torti giacché la coscienza di classee le idee anarchiche avevano trasformato quei contadini, calzolai e va-gabondi da emigranti in ribelli»1.

Andrea Croccia, che è la tipica figura del ragazzo contadino, oltre alcontatto con i parenti e gli emigrati di origine arbёreshe, viene a con-tatto con il movimento anarco-sindacalista e coinvolto, seppure giova-nissimo, nelle attività di propaganda e di diffusione della stampaanarchica (si tratta del giornale «Arriba» fondato da Carlo Berneri) chein quegli anni ha avuto uno straordinario sviluppo in Argentina e inparticolare a Buenos Aires, dovuto alla presenza di Errico Malatesta edi altri storici rappresentanti del movimento arrivati dall’Italia tra lafine dell’ottocento e gli inizi del novecento. Sono gli anni delle grandi azioni di lotta del movimento anarco-sin-

dacalista e degli scioperi a Buenos Aires e in altre province argentine acui seguirono azioni di repressione da parte della polizia e conseguentirimpatri dei protagonisti. È plausibile che, anche a seguito di questi

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1 Oscar Greco, Anarchici calabresi in Sudamerica, p. 107, in Amelia Paparazzo (acura di) Calabresi sovversivi nel mondo. L’esodo, l’impegno politico, le lotte degli emi-grati in terra straniera (1880-1940), Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004. Sulla pre-senza e diffusione della stampa politica in Argentina tra otto e novecento, cfr.Pantaleone Sergi, Tra coscienza etnica e coscienza di classe. Giornali italiani anarco-comunisti in Argentina (1885-1935), in «Giornale di Storia Contemporanea», 1, 2008,pp. 101-126; dello stesso autore, si veda La Patria di carta. Storia di un quotidiano co-loniale e della stampa italiana in Argentina, Pellegrini, Cosenza 2013.

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provvedimenti e non solo perché «delinquente in erba», nel 1912 An-drea Croccia rientra in Italia per fare i conti con la povertà della propriafamiglia che vive a Frascineto ed è costretto a svolgere vari lavori2. Nel 1917 partecipa da soldato alla 1ª guerra mondiale e dopo la disfatta

di Caporetto, a causa di congelamento, viene ricoverato prima a Cittadella(Padova) e quindi a Palermo dove subisce l’amputazione di entrambi ipiedi3. Nel 1921, insieme a Carlo Iorio4, Luigi Cavaliere e altri, dopo ap-pena sei mesi dalla scissione di Livorno, fonda il Partito Comunista nel

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2 «A Buenos Aires … conobbi un anarchico: Carlo Berneri il quale mi adibì a vendereil giornale anarchico «Arriba» fino a che il gruppo dirigente non fu arrestato, compresoBerneri, per l’avvenuto attentato ed uccisione di un alto funzionario del governo. Poi mirivolsi al Consolato per farmi impiegare in qualche modo per poter sopravvivere. Decli-nate le generalità, cominciarono a cercare fra le pratiche di richiesta notizie. Così mi co-municarono che mia madre aveva richiesto informazioni e la domanda di rimpatrio. Perun mese mi tennero lì come prigioniero e come tale mi trattarono. Nei principi di set-tembre mi imbarcarono e mi spedirono in Italia: fu la mia prima esperienza con le au-torità, per loro ero un delinquente in erba. Arrivato a casa, eravamo in quattro amangiare: una bambina di cinque anni, una vecchia di settantadue anni, mia madre edio; noi due potevamo fare qualche cosa, ma mancava il lavoro. Cosa fare? Mia madre fa-ceva qualche giornata di lavoro quando l’aveva. Eppure si tirò avanti lavorando notte egiorno al telaio per venti lire al mese. Io andai garzone con le pecore portando a casatrentasei chili di grano e cinque lire, qualche altra cosa ricavavamo da un piccolo orticellodi un sesto di ettaro. Così arrivò il 1916, lasciate le pecore cominciai a fare il boscaiolod’estate, e qui vorrei ricordare l’ingegner Rambelli di Bologna, direttore della lavorazionedei legnami in montagna, il quale mi volle tanto bene; egli fu mandato al fronte perchénon era interventista, non era entusiasta della guerra ove morì nel 1918. Con lui ho per-duto un padre e un maestro» (cfr. Pietro Armentano, Mario Bellizzi, Storia e altre storie– Autobiografia di Andrea Croccia, I Parte, in «Asterisco», I, 4, aprile 1986, p. 13.

3 Ibidem: «Nel 1917 quando cominciavamo a sfamarci mi chiamarono soldato, dopotre mesi mi spedirono al fronte. Durante la disfatta di Caporetto, sul Grappa, nel mesedi novembre non vi erano trincee, ricoveri, allo scoperto con la neve, con una mantellinaed una coperta da campo a sparare, andare di pattuglia la notte sicuri di non tornare.La leva del 99 fu decimata: morti, feriti, congelati: io fui uno di questi. Fui ricoverato aCittadella (Padova), mancava ogni attrezzatura, perfino le bende; dopo tre giorni, senzaessere stati medicati, ci spedirono a Palermo. Solo sul piroscafo durante l’attraversatami medicarono: ma il male ormai era irreparabile ed appena ricoverato all’ospedale«Rosolino Pilo» di Palermo mi portarono in sala operatoria e mi tagliarono il piede si-nistro. Fecero di tutto per salvarmi il destro ma sei mesi dopo all’ospedale della CroceRossa mi tagliarono le dita, poi l’avampiede e nel 1920, all’ospedale principale di Pa-lermo, diretto dal dottor Tricomi, dovettero amputarmi anche il piede destro».

4 Carlo Iorio, antifascista, nato a Oriolo Calabro (CS) il 7 aprile 1862, medico, hasvolto la sua attività professionale prima ad Albidona (CS) e poi a Civita (CS). Attivista

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territorio del Pollino, aprendo le sezioni di Civita, Frascineto e Castrovil-lari. Carlo Iorio, conosciuto nel 1916, è stato una figura di rilievo nellavita e nella formazione politica di Andrea Croccia. Egli stesso afferma che

«a lui deve molto la generazione del 1900, io più di tutti perché dal 1916mi educò come un figlio oltre che come un compagno. Egli mi fu semprevicino, specialmente nel periodo del Confino a domicilio dal febbraiodel 1927 al 1931 e poi dal 1931 al 1936 durante il domicilio obbligato finoa quando non morì a solo sessantotto anni. Molto si potrebbe scriveresulla sua figura di medico, educatore, amico, compagno, quando essereamico con noi, in quei tempi, voleva dire prigione, confino e anche, per-ché no, fame»5.

Successivamente, Andrea Croccia entra in contatto con figure poli-tiche rilevanti a livello territoriale, regionale e nazionale come il socia-lista Pietro Mancini e soprattutto con il comunista Fausto Gullo6. Già agli inizi degli anni venti viene attenzionato dal regime fascista

che controlla sia la sua attività lavorativa alle dipendenze delle Ferroviepresso la stazione di Cosenza, sia la sua attività politico-sindacale chesvolge con l’anarchico Nino Malara nel sindacato ferrovieri, una dellestrutture sindacali più organizzate a livello nazionale e anche territo-riale. Gli anni ’20 coincidono con la prima fase di protagonismo politicoe sindacale di Croccia. Dopo la 1ª guerra mondiale e durante la sua con-valescenza iniziata a Palermo, successivamente al ricovero in ospedale,la sua formazione e la sua sensibilità politica sono rivolte alla classeoperaria, ai braccianti e contadini della provincia di Cosenza e all’ac-cesso a quei nuovi e rivoluzionari diritti che per la prima volta vengonosanciti e riconosciuti in Italia7.

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socialista, dopo la scissione di Livorno del 1921 aderisce al Partito Comunista Italiano.Per ulteriori notizie sulla figura e sull’attività politica di Carlo Iorio, vedi GiuseppeRizzo, Carlo Iorio, in «Rinascita Sud», n. 10, 1986, Francesco Spezzano, Fascismo eantifascismo in Calabria, Lacaita, 1975, Salvatore Carbone, Il popolo al confino. Lapersecuzione fascista in Calabria, Lerici, Cosenza-Roma 1977.

5 P. Armentano, M.Bellizzi, Storia e altre storie cit., p. 13.6 Ibidem: «Un’altra figura di grande, accanto a quella di Iorio, è quella di Fausto

Gullo che conobbi nel 1921 in occasione della inaugurazione della nostra sezione. Questidue giganti dell’ideale comunista mi furono maestri, compagni ed amici fino alla loromorte (Iorio morì nel 1935 e Gullo il 4 settembre 1974)».

7 Ibidem : «In quell’anno [1920] conobbi Antonio Vella e Vincenzo Barbaro i quali

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Alla fine della 1ª guerra mondiale inizia una fase di profondo cam-biamento della società italiana che si caratterizza al Nord con l’ingressoin massa nelle fabbriche di contadini e soprattutto di donne e nel Mez-zogiorno prende corpo un importante processo di emancipazione deicontadini e dei braccianti. Andrea Croccia viene coinvolto da questoprocesso di forte cambiamento che interessa anche la Calabria e il ter-ritorio della provincia di Cosenza. Sono gli anni in cui, anche a causadelle forti tensioni sociali, si conquistano importanti diritti. Vengonoriconosciute le commissioni interne nelle fabbriche, le otto ore di lavoroe la contrattazione del salario e delle condizioni di lavoro. Nel 1917, in-fatti, fu creata la Cassa nazionale di previdenza. Nell’aprile del 1919,con l’emanazione della legge n. 603, nasce l’assicurazione obbligatoriacontro l’invalidità e la vecchiaia, estesa a diverse categorie di dipen-denti, affidata alla Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali (CNAS).Nel 1923, Andrea Croccia viene arrestato e successivamente scagio-

nato per omessa denuncia di detenzione di armi. Intensifica i contatticon gli anarchici e, soprattutto, conosce Errico Malatesta, restandoglivicino fino alla morte avvenuta nel 1932. Nel 1924 aderisce al movi-mento anarchico cosentino, ma senza perdere i contatti con i comunisti.Così viene ricordato il Croccia anarchico in una testimonianza da Edo-ardo Tommasini:

«Nel 1924 conobbi il trio (anarcoide) Croccia-Buzza P. – Rogato, ri-masi molto entusiasta sia per la loro emancipazione politica che per illoro comportamento serio e corretto e confrontandoli con i primi com-pagni incontrati dal Lacamera, il cui comportamento e l’abitudine delbere troppo mi avevano in quel primo momento scoraggiato, ne usci-vano vittoriosi»8.

Nel 1926 viene segnalato come sovversivo e nel 1927 con specifico

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furono i primi a parlarmi della Rivoluzione Russa, di Lenin, delle nuove speranze perl’umanità. Da loro appresi che con l’unità dei lavoratori si può cambiare questa societàbasata esclusivamente sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e che la ricchezza non èaltro che il furto legalizzato».

8 Archivio Icsaic, Fondo ANPI Cosenza, f. 2, Materiale vario, Edoardo Tommasini,Relazione dattiloscritta del 25 luglio 1976. Tommasini, operaio e attivita comunista,ha operato a Cosenza in clandestinità durante il fascismo, contribuendo a mantenere icollegamenti tra la Calabria e il Comitato Centrale del Partito Comunista in Francia.

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provvedimento del Ministero delle Comunicazioni viene esonerato dalleFerrovie. Sorvegliato in tutte le sue attività, è prima ammonito e poi nel1932 «denunciato alla competente autorità giudiziaria per contravven-zione ai vincoli di ammonizione. Durante il semestre testé decorso nonha dato prova di aver manifestato le sue convinzioni politiche e il suoatteggiamento verso il Regime». Nel 1937 viene arrestato a Frascinetoe detenuto nelle Carceri giudiziarie di Cosenza e poi assegnato per treanni al confino a Marsiconuovo (Potenza)9.Viene perseguitato dal fascismo che, comunque, non riesce a impe-

dirgli di svolgere un efficace lavoro politico sull’intero territorio del Pol-lino e dell’Alto Ionio cosentino. Egli stesso, nella sua autobiografia,riferisce di una organizzazione capillare creata sul territorio, indicandoanche alcuni dei suoi referenti nei vari comuni:

«Vi era una buona organizzazione, specialmente nelle campagne diCastrovillari e nei paesi viciniori: a Saracena c’era Vincenzo Ferrari, adAltomonte Accursi, a Lungro il farmacista Straticò, Vicchio e Leccadito,minatori nella salina, a Mormanno Fittipaldi, a Morano De Cardona eDiego Ferrari. Nella zona tra San Costantino Albanese, Farneta, Oriolo,Canna, Nocara fino a Moltalbano si fece il lavoro migliore cioè nei paesiin cui i compagni erano più attivi, intelligenti, più coscienti e più ac-corti»10.

E questa organizzazione si rivelerà di grande importanza, probabil-mente determinante, per la ricostruzione della vita democratica nel ter-ritorio dopo la Liberazione.Dalla ricostruzione storica fatta da Croccia nella sua autobiografia,

emerge la sovrapposizione di ruoli politici e sindacali che c’era stataanche in quella delicata fase storica. Come afferma Gloria Chianese:

«Le camere del lavoro o, più spesso, le leghe bracciantili, nascevanodurante le occupazioni di terra interagendo e, talora, sovrapponendosi,con le locali organizzazioni dei partiti di sinistra. Spesso il leader sinda-cale era anche dirigente comunista e socialista e, qualche volta, dopo le

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9 Andrea Croccia: Il Fascicolo del casellario politico centrale, in Bollettino Icsaic,Documenti e testimonianze, 1, f. 11, pp. 61-85.

10 P. Armentano, M. Bellizzi, Storia e altre storie, Autobiografia di Andrea Croccia,II Parte, in «Asterisco», I, 5, 29 Maggio 1986, p. 13.

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prime elezioni amministrative, anche sindaco, assessore o consiglierecomunale. I dirigenti sindacali erano presenti nelle commissioni comu-nali e provinciali per l’assegnazione delle terre incolte ai contadini, incui fronteggiavano l’accanita resistenza degli agrari ad ogni provvedi-mento di riforma e le infinite vischiosità dell’apparato burocratico. Nonva dimenticata infine l’origine meridionale del segretario generale dellaCgil Giuseppe Di Vittorio, il quale era originario di Cerignola, in provin-cia di Foggia. Ciò aggiungeva un di più, un tocco di affettività, alla suaautorevolezza tra i lavoratori agricoli del Mezzogiorno»11.

Questo è un aspetto che riguarda non solo Croccia a livello locale maanche la situazione più generale. La ragione politica stava nel «raffor-zare il sindacato» facendosi eleggere in Parlamento12. Giuseppe Di Vit-torio è stato Segretario generale della Cgil dal 1944 al 1957 nonchédeputato della Repubblica, quale membro della Costituente eletto nel1946, e poi senatore dal 1948 al 1950, apportando un sostanziale con-tributo alla fase di costruzione delle istituzioni democratiche del Paese,anche nel caratterizzare la Costituzione Italiana fondata sul lavoro, i cuivalori e principi fondanti sono quelli della solidarietà e dei diritti13. Vit-torio Foa, entrato nella Segreteria nazionale della Cgil nel 1949, uscitodall’Organizzazione nel 1970, dal 1953 al 1968 è stato deputato primadel Psi e poi del Psiup, e quindi senatore indipendente eletto nel PCI(poi PDS) dal 1987 al 1992. La contemporaneità/contestualità del ruolopolitico e sindacale è, comunque, cosa non nuova per la Cgil che fin daglianni venti ha avuto in Giacomo Matteotti una sintesi di queste due fun-zioni, politica e sindacale, quale strada obbligata, allora, per contrap-porsi alla violenta ascesa del fascismo mussoliniano. Come afferma

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11 Gloria Chianese, Il sindacato nel Sud: cultura del lavoro e sviluppo della demo-crazia nel secondo dopoguerra, in Giuseppe Masi (a cura di), Tra Calabria a Mezzo-giorno – Studi storici in memoria di Tobia Cornacchioli, Pellegrini-Icsaic, Cosenza2007, pp. 358-359.

12 Guglielmo Epifani, Vittorio Foa, Cent’anni dopo. Il sindacato dopo il sindacato,Einaudi, Torino 2006, pp. 41-42.

13 Giuseppe Di Vittorio viene eletto deputato con il Partito Socialista per la primavolta nel 1921 mentre era detenuto nelle carceri di Lucera. Aderisce al Partito Comuni-sta d’Italia dopo la scissione di Livorno. Eletto membro della Costituente, è stato Vice-presidente della XI Commissione (Lavoro e Previdenza Sociale) nella I e II Legislatura.È stato componente della Commissione per la Costituzione (Cfr. Michele Pistillo, Giu-seppe Di Vittorio, Editori Riuniti, Roma 1973).

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Croccia al confino lucano di Marsiconuovo

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In montagna

La vita caro Domenico sarà quella che vogliamo noi, se sapremo mobi-litare gli uomini che: “col carico di legna e di affanni, il volto mesto,emaciato, gli occhi cacciati nell’orbita, salgono … i villici ai loro tuguri,che vi è una vita migliore da conquistare e che questa conquista si ot-tiene con l’unità, con lo studio, con la lotta che ogni palmo di terra chestrapperemo ai baroni, ogni fontana inquinata che riusciremo a boni-ficare, ogni comune che conquisteremo, ogni aula scolastica che faremoaprire, ogni farmacia che faremo impiantare, ogni ambulatorio che fa-remo istituire, ogni ordine del giorno, ogni protesta che faremo, permettere al bando le armi termonucleari, saranno vittorie dell’unità diquei villici che salgono nei tuguri, ma che preso coscienza vogliono unacasa, vogliono essere umani. Ecco la vita caro. Per questo ordine nuovo,per questi ideali di solidarietà e di bellezza ultimamente caddero set-tantacinquemila combattenti della libertà. E se tu leggi le lettere deicondannati a morte dai nazifascisti, vedi quale è la vita e come è degnadi essere vissuta. Ti abbraccio caro Licursi e mi auguro che la tua musasaprà ispirarti il canto eroico della nostra gente.

Andrea Croccia

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Guglielmo Epifani: «Tutte le vicende dei conflitti sindacali a cavallo delsecolo hanno come cuore e come motivo che li ispira il rapporto fra lacondizione di lavoro e la dignità e la libertà dei lavoratori».Afferma ancora Epifani:

«C’è un secondo aspetto importante in questo rapporto tra sviluppodei diritti sindacali, civili, politici e la reazione dei poteri che si sentonominacciati: il modo con cui il fascismo nascente si accanisce contro ilsindacato. Giacomo Matteotti riassume interamente su di sé il caratteredi simbolo e oggetto di quella violenza. Due sono gli avversari che il na-scente regime fascista individua e colpisce: il libero Parlamento e il sin-dacato democratico. Matteotti è l’uomo politico che ha il coraggio didenunciare, in Parlamento, i brogli elettorali, l’uso della violenza, il si-stematico ricorso all’intimidazione e alle pressioni; e lo fa chiamandodirettamente in causa, davanti a tutti, le responsabilità di Mussolini.Negli stessi mesi, per fermare le violenze e le devastazioni contro le

Camere del Lavoro e i quadri sindacali, Matteotti si assume la respon-sabilità di farsi eleggere segretario generale delle Camere del Lavoro diFerrara e di Rovigo, le due città nel suo collegio elettorale. Per questo ègiusto pensare che, nella scelta di ucciderlo e farlo sparire dalla scena,Mussolini e il fascismo abbiano proprio voluto mirare alla sua idea altae integrale di democrazia.

Sostiene ancora Epifani che

«La stessa rinascita democratica del paese dopo la dittatura devemolto al contributo che i lavoratori e il rinascente sindacato democraticohanno dato alla Resistenza, alla lotta di liberazione. Senza gli scioperidel 1943-45, gli unici in un paese occupato dai nazifascisti, noi nonavremmo avuto la nostra Costituzione, né il suo articolo primo, né il sin-dacato, che ha accompagnato tutta la storia italiana del secondo dopo-guerra e della nostra Repubblica»14.

Con lo sbarco degli alleati nel Sud Italia il 25 luglio del 1943, e l’ar-rivo in Calabria il 3 settembre dello stesso anno, riprende slancio l’at-tività politico-sindacale con la riorganizzazione dei partiti politicicattolici e della sinistra e, soprattutto, del sindacato unitario. Questaspinta è determinata anche dal Convegno dei rappresentanti sindacalisvoltosi a Bari il 29 gennaio del 1944 con l’obiettivo di rafforzare la rior-

14 G. Epifani, V. Foa, Cent’anni dopo cit., pp. 6-7.

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ganizzazione sindacale nelle regioni liberate del Mezzogiorno e costi-tuire, con lo spirito unitario di quella fase storica, una riorganizzazionesindacale unitaria aperta a tutte le componenti politiche che facevanoparte del CLN. Decisiva era, quindi, la costituzione delle camere del la-voro e delle sedi sindacali provinciali e locali. Scrive Rocco Lentini:

«Il periodo che va dall’8 settembre alla Liberazione è caratterizzatoin Calabria, con largo anticipo rispetto al resto del Paese, da una grandeattività di riorganizzazione del tessuto democratico. A settembre del1943 la Calabria è già territorio libero dalla presenza nazifascista e anchese si assiste a rilevanti episodi di camaleontismo della classe dirigente,complice un’operazione di facciata, segna un pullulare di iniziative tesea ricostruire i centri di democrazia dal basso, ad aggregare il popolo deilavoratori, a riprendere lentamente contatto con la libertà.Camere del lavoro e Leghe contadine nascono in tutti i centri cala-

bresi e in esse centinaia di pionieri del socialismo e dell’antifascismo sirimettono al lavoro per sostenere le iniziative popolari, per garantire laripresa della vita democratica, per sostenere la guerra di Liberazione»15.

Dopo la Liberazione Andrea Croccia, che insieme a Nicola De Car-dona, Attilio Schettini e Domenico Arcuri è stato l’anima dell’antifasci-smo attivo nella zona di Castrovillari, instancabile attivista comunistache operò in pieno fascismo per organizzare le fila delle resistenza alregime16 , è uno degli uomini politici più pronti a impegnarsi nella rior-ganizzazione delle istituzioni democratiche, del Partito Comunista Ita-liano e, soprattutto, della Cgil che,

«a Cosenza, (…) venne ricostituita nel dicembre del 1943, promotori ilferroviere licenziato Nino Malara, anarchico, e Nino Wodizka, azionista,confinato politico, fondatore del locale Comitato di Liberazione nazio-nale e propugnatore della rifondazione della Camera del lavoro. Il Wo-dizka fu nominato commissario e Ubaldo Montalto, comunista,segretario della Camera confederale provinciale del lavoro. Per dare una

15 Rocco Lentini, La Cgil in Calabria. Sindacato e marginalità (1943-1990), NuoveEdizioni Barbaro, Delianuova (RC), 2005, pp. 15-16.

16 Francesco Spezzano (Fascismo e antifascismo in Calabria cit., p. 153) evidenziaquesto attivismo riportando una nota dello stesso Andrea Croccia «Conobbi alcuni con-finati in Oriolo e in Castrovillari, fra questi Marcont Dalitala che è stato il migliore deimiei collaboratori, egli prese contatti con gli studenti ed al liceo di Castrovillari riuscìa costruire un nucleo che nel 1941 cominciò a dare i suoi frutti. Marcont era un operaio

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sede alle organizzazioni sindacali venne occupato il palazzo della Con-federazione fascista dell’industria in piazza della Vittoria»17.

Croccia lo ritroviamo, così come certificato dai verbali di riunione dellaCamera del Lavoro di Cosenza, quale componente della CommissioneEsecutiva, anche in rappresentanza dell’area del Pollino, oltre che comedirigente della Federterra provinciale18. È proprio lui a firmare nel 1947il primo contratto provinciale per i braccianti della provincia che, comeafferma Claudio Cerenzia, «dava una prima risposta economica, organiz-zativa e politica a masse enormi di contadini, fino ad allora sottoposti, daparte del padronato agrario a bestiali condizioni di vita»19.

di avanguardia. Lavorammo insieme due anni. Poi andai al confino il 1937 e, quando tor-nai, trovai che mi aveva lasciato il suo recapito a Trieste. Potemmo così scriverci attra-verso la vedova Saifert. Nel settembre 1943 mi fece sapere che sarebbe andato inmontagna. Nel 1953 scrissi al comandante politico del suo battaglione e mi rispose “Caddeda eroe fucilato nell’aprile del 1944 …”. Altro attivo confinato era Stragiotti Mario che te-neva i rapporti con gli intellettuali di Castrovillari e con Angelo Straticò di Lungro …. Alritorno dal confino ho conosciuto Parisi Andrea che aveva continuato bene il mio lavoroverso i contadini. Continuammo insieme a tessere la tela ed in quella zona poi sorse laprima cooperativa che intitolammo a Carlo Iorio …. Altri due confinati meritano un par-ticolare ricordo, Pervanze Stanco ed Ignazio, radiotecnico il primo, dentista l’altro. Perle loro qualifiche potevano avere molti contatti e frequentare molte case. AttraversoStanco che aggiustava radio e conosceva molte lingue avevamo molte notizie. Fu lui a co-municarmi l’offensiva sovietica che riuscii a propagare a Mormanno, Altomonte, SanMarco, Rocca Imperiale, Roseto, Oriolo. La sbirraglia fascista, insospettita dalle notiziepropagate a macchia d’olio, venne a casa di mio cognato ad Alessandria del Carretto, vitrovò una radio, la requisì ed arrestò me e mio cognato». Cfr. Angelo Filomia, Castrovil-lari. 100 anni della nostra storia, II Vol., Ecofutura, Castrovillari 2003, pp.214-215.

17 Enzo Misefari, Sindacato in Calabria 1943-1945, Ediesse, Roma 1986, p. 7.18 K. Massara, Il sindacato liberato cit., p.133: «L’anno 1947, il giorno 23 del mese

di aprile, ha avuto luogo la prima riunione della nuova Commissione Esecutiva Provin-ciale eletta dal Congresso Sindacale dei giorni 12 e 13 aprile 1947, per la trattazione delseguente ordine del giorno: Nomina della Commissione Esecutiva; Nomina del Segre-tario responsabile e di due Vice Segretari; Nomina dei Responsabili delle Commissionidi lavoro; Nomina dei delegati al Congresso nazionale; Celebrazione del 25 Aprile e del1° Maggio; Varie. Sono presenti: Montalto Ubaldo – De Cicco Domenico – Picciotto Gino– Gimigliano Fiorino – Bruno Ferruccio – Curcio Cesare – Colletta Francesco – DeMarco Candido – Buccieri Gaetano – Santolla Francesco – Cinelli Francesco – CrocciaAndrea – Giannicola Francesco – D’Ignazio Francesco. Assente giustificato: Gencarelli».

19 Giuseppe Rizzo, Andrea Croccia. La vita esemplare di un antifascista comunistacalabrese, in «Bollettino Icsaic», 1, f. 10, 1991, p. 27. Cfr., inoltre, Claudio Cerenzia, Ri-cordi di Andrea Croccia, in «La Zanzara», n. 2,1987.

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Occupazione delle terre nel Castrovillarese (Foto Archivio Lanciano)

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Occupazione delle terre a Roggiano Gravina negli anni Cinquanta

Occupazione delle terre nel Castrovillarese (Foto Archivio Lanciano)

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La lotta per l’occupazione delle terre, la costituzione della Coopera-tiva Agricola «Carlo Iorio» nel settembre del 1946, l’impegno politicofino alla elezione alla Camera dei Deputati (nel 1948, primo dei noneletti nella lista del Pci alla Camera dei Deputati, subentra a un parla-mentare calabrese deceduto ma si dimette subito dopo in favore di ElsaMolè), la sua uscita dalla Cgil a febbraio del 194820, e la sua definitivapartenza per la Liguria, rappresentano altri tratti salienti della com-plessa personalità di Andrea Croccia, come emerge chiaramente dai do-cumenti consultati e dalle testimonianze di Ciccio Marino e di altrinostri interlocutori contenuti in questo lavoro. Le testimonianze raccolte e i documenti esaminati lasciano questioni

ancora aperte a cui si prova a dare qualche risposta prendendo spuntoanche dagli avvenimenti che in quel periodo (anni 49-52) segnarono lastoria del Paese. Perché un irriducibile come Croccia molla tutto e vain Liguria?La prima questione riguarda le dimissioni di Croccia dalla Cgil i cui

motivi non sono ben specificati nel verbale di riunione della Commis-sione esecutiva della Camera del Lavoro del 6 febbraio 1948 anche acausa della introvabile lettera di dimissioni scritta dallo stesso Crocciaal Segretario Ubaldo Montalto. La seconda riguarda la decisione diCroccia di trasferirsi in Liguria dove non abbandona la vita politica masi batte per i problemi di quel territorio «accanto ad altri uomini chelottano per gli stessi scopi e non meno duramente»21. È possibile che i dissidi con la direzione politica del Pci lo inducono

a rinunciare, oppure i pericoli ambientali derivanti dal suo passato po-litico che lo hanno visto più volte destinatario di attentati lo spingonoad abbandonare la Calabria? Eppure nella lettera a Domenico Licursi del 26 maggio del 1954,

commentando le poesie a lui dedicate, Croccia ritorna con nostalgia

20 K. Massara, Il sindacato liberato cit., p. 217: «Il Consiglio Provinciale delle Leghe,su proposta della Segreteria camerale, delibera la sostituzione del sig. Francesco D’Igna-zio, dimissionario, col Sig. Dott. Carmelo Adami quale rappresentante la corrente sin-dacale cristiana in seno all’Esecutivo. Delibera pure la sostituzione dei compagniAndrea Croccia e Domenico De Cicco, componenti l’Esecutivo per la corrente comuni-sta, dimissionari per ragioni indipendenti dalla loro volontà, con i compagni PasqualeLorenzon ed Emilio Pranno».

21 Lettera a Domenico Licursi del 26 maggio 1954, in Appendice pp. 87-89.

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sulla fuga dalla Calabria: «Io mi rimprovero di essermi allontanatodalla mia terra, dai miei fratelli, anche se il mio allontanamento nonvuol dire fuga ma non condividere più con loro il pane duro, nero, l’ac-qua inquinata».Forse non è solo un caso che la direzione del partito chieda a Croccia

di dimettersi, anzi di non accettare la surroga per la sua nomina a de-putato proprio nel 1948, cedendo il posto alla deputata milanese ElsaMolè, prediletta di Palmiro Togliatti. Sono i dubbi che rimangono an-cora oggi, nonostante le affermazioni di Ciccio Marino secondo cui «halasciato per esigenze politiche del partito, senza alcuna conseguenza esenza rimpianto». Anche Giancinto Luzzi, nell’intrevista a Rizzo, ammette che Croc-

cia è stato «un vero anarchico» che ha aderito al Partito comunista.E in riferimento alla vicenda dimissioni in favore di Elsa Molè, af-ferma che «i rapporti nel partito erano molto rigidi e precisi. Crocciaquando l’hanno candidato, non pensava di essere eletto. Prima delleelezioni del ’48, a Roma si erano stabiliti impegni precisi. Secondo gliaccordi, la Molè doveva essere eletta al Senato, ma anche suo padre do-veva essere il sindaco di Roma, quindi lei era stata candidata a Roma.È vero che Andrea doveva dimettersi per dare posto alla Molè. (…) Equindi Croccia «non la prese a malincuore; egli stesso ne ha dato unalettura politica. (…) È stata una vicenda normalissima. Prima di tuttosi doveva lavorare per il partito, perché c’era da costruire il Partito co-munista». Il suo interventismo manifestato in occasione dell’attentatoa Palmiro Togliatti e la lettera al segretario della Federazione del PCIdi Cosenza, in parte spiegano la distanza tra Croccia e la direzione delpartito. In Croccia, oltre all’interventismo, emerge sempre la sua indoleanarco-sindacalista che non trova spazio nella linea politica assunta dalPci, soprattutto in quella delicata fase storica.A ogni modo, è riscoprendo e valorizzando la figura di Croccia, che

diventa possibile contribuire alla ricostruzione della storia politica esindacale dell’area del Pollino. Qui lo facciamo, attraverso varie testi-monianze e mediante il racconto di un protagonista e testimone privi-legiato, quale è stato Ciccio Marino, che ci dà l’opportunità dicontribuire alla ricomposizione di quelle vicende non solo attraversogli scritti ma con le sue parole, i suoi ricordi e, soprattutto, con la suastoria e la sua vita di militante, attivista e dirigente della Cgil.

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Appendice documentaria

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Dal fascicolo di Croccia nel Casellario Politico Centrale

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Documenti sindacali

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Sindacato Ferrivieri Italiani

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Lettera al segretario federale del PCI

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Una bella lettera di Croccia a Domenco Licursi

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Lettera dell’autore al presidente Napolitano

Ricordando col presidente Napolitano

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Il ricordo del presidente Napolitano

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Accornero Aris, 33n, 61Accursi, 50Acquaformosa, 12, 35, 43Adami Carmelo, 59nAlbidona, 47nAlcaro Mario, 61Alessandria del Carretto, 14, 56nAltomonte, 34, 43, 50, 56nArcuri Domenico, 21, 55Armentano Pietro, 47n, 48n, 50n, 61Aymard Maurice, 13n

Barbaro Vincenzo, 48nBari, 54Bellizzi Mario, 47n, 48n, 50n, 61Bellotti Pietro, 44Berneri Carlo, 9, 46, 47nBevilacqua Piero, 35n, 44 e n, 61Bloise Gino, 61Bologna, 47nBonifati Tonino, 8Brunetti Mario, 44nBruno Giovanni, 11Bruzzo Croccia Maria, 27Buccieri Gaetano, 56nBuzza P., 49

Campotenese, 36Canevari Emilio, 33nCanna, 50Caporetto, 47Cappelli Vittorio, 8, 9, 37n, 42, 44n, 61Carbone Salvatore, 48nCassano Ionio, 26, 34, 37, 40, 43Castrovillari, 8, 12, 14, 17, 19, 20, 21, 25,

26, 27, 34, 37, 39, 48, 50, 55 e n, 56nCavaliere Luigi, 10, 47Celle Ligure, 12, 23, 25, 27Cerenzia Claudio, 56 e n

Cerignola, 51Chianese Gloria, 50, 51n, 62Ciconte Enzo, 62Cinanni Paolo, 62Cinelli Francesco, 56nCittadella (Padova), 47nCivita, 37, 41, 47n, 48Colletta Francesco, 56nCortese Domenico, 37n, 43nCosenza, 21, 35, 36n, 48, 49n, 50, 56, 60Covello Francesco, 19Cozza (sottotenente CC), 43Curcio Cesare, 56n

D’Arienzo Biagio, 15, 21D’Ignazio Francesco, 56n, 59nDaneo Camillo, 62De Cardona Nicola, 44, 50, 55De Cicco Domenico, 59nDe Marco Candido, 56n De Marco Michele, 43De Paola, 15De Santis (studente), 43Di Vittorio Giuseppe, 33n, 51 e nDomestico Giuseppe, 37n, 43nDramis Angelo, 43Durante Domenica (‘Zi Dilla), 20

Engels Friedrich, 45Epifani Guglielmo, 33n, 51n, 54 e n, 62

Farneta, 50Fava Francesco, 42nFerrara, 54Ferrari Diego, 50Ferrari Vincenzo, 50Filomia Angelo, 56n, 62Firenze, 19Firmo, 43

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Indice dei nomi e dei luoghi

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Fittipaldi, 50Foa Vittorio, 33n, 51 e n, 54nFoggia, 51Frascineto, 9, 12, 15, 20, 25 e n, 27, 47, 48, 50Frega Raffale, 42Furio (confinato politico), 20

Gencarelli, 56nGiannicola Francesco, 56nGiovannini Elio, 62Gramsci Antonio, 15, 45Grandi Achille, 33nGreco Oscar, 46n, 62Gullo Fausto, 11, 44, 48 e n

Iorio Carlo, 10, 17, 47 e n, 48 e n, 56nIuso Pasquale, 33n, 63

Lanciano, 15Lattari Giugni Jole, 11Le Goff Jaques, 3, 33n, 62Leccadito (minatore Salina), 50Lenin, 15, 45Lentini Rocco, 35n, 55 e n, 62Levato Giuditta, 45Licursi Domenico, 53, 59 e n, 87Livorno, 47, 51nLorenzon Pasquale, 59nLucca, 51nLucera, 51nLungro, 12, 37, 38, 42 e n, 50Luzzi Giacinto, 14, 16, 60

Malara Nino, 48, 55Malatesta Errico, 9, 10, 46, 49Mancini Giacomo, 11Mancini Pietro, 44, 48Marcont Dalitala Vincenzo, 20, 55nMarino Ciccio (Francesco), 9, 11, 13, 17,

18, 25n, 33n, 59, 60Marsiconuovo, 10, 20, 50, 51Marx Karl, 15, 45Masi Giuseppe, 8, 51n, 62Massara Katia, 34n, 59n, 62Mastracchi Enrico, 44Matteotti Giacomo, 51, 54

Mazzotta Orlando, 12Messinetti Silvio, 11Miceli Gennaro, 11Miceli Picardi Francesco, 11, 12Milano, 44, 60Mirabelli, 15Misefari Enzo, 56n, 63Misiani Simone, 33n, 63Mitidieri Peppino, 23Molé Elsa, 11, 59, 60Moltalbano, 50Montalto Ubaldo, 55, 56n, 59Morano Calabro, 34, 50Mormanno, 50, 56nMottafollone, 43Musolino Eugenio, 11

Napolitano Giorgio, 25New York, 10Nocara, 50

Oriolo Calabro, 15, 47n, 50, 55n, 56n

Palermo, 47n, 48Paola, 12, 19Paparazzo Amelia, 46n, 61, 63Parisi Andrea, 56nPepe Adoldo, 33n, 63Pervanze Ignazio, 56nPervanze Stanco, 56nPistillo Michele, 51n, 63Placanica Augusto, 44n, 61Plataci, 44 e nPotenza, 50Pranno Emilio, 59nPugliese Vincenzo, 8

Rambelli (ing.), 47nRizzo Giuseppe, 14, 15n, 16, 19 e n, 48n,

56n, 60, 63Rizzuti Guerino, 26Rizzuto Francesco, 8Roatta Mario, 35Rocca Imperiale, 56nRogato, 49Roggiano Gravina, 43, 58

Antifascismo e sindacalismo in Andrea Croccia

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Roma, 21, 60Roseto Capo Spulico, 56nRossano, 11, 37nRovigo, 54

S. Agata d’Esaro, 43S. Basile, 43S. Donato Ninea, 43Saifert (vedova), 56nSamengo Saverio, 43San Costantino Albanese, 50San Marco Argentano, 56nSantandrea Saverio, 8Santolla Francesco, 56n Saracena, 12, 50Savona, 23Scaldaferri Ciriaco, 12Schettini Attilio, 12, 55Sergi Pantaleone, 8, 35n, 46n, 63Siciliano Giuseppe Carlo, 8, 36n, 63Silipo Luigi, 11Sole Giovanni, 35n, 36n, 37n, 42n, 63

Spezzano Albanese, 34, 43, 48n, 55nSpezzano Francesco, 33n, 63Spingola Francesco, 9Stalin Josif, 45Stragiotti Mario, 56nStraticò Angelo, 50, 56n

Tempo Michele, 16Teti Vito, 13nTogliatti Palmiro, 60Tommasini Edoardo, 49 e n, 61Tricomi (medico), 47nTrieste, 56nTrifilio Diodato, 43Turone Sergio, 33n, 63

Vallauri Carlo, 33n, 63Varcasia Giuseppe, 15nVella Antonio, 48n Vicchio (minatore Salina), 50

Wodizka Nino, 55

Indice dei nomi e dei luoghi

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Finito di stampare nel mese di luglio 2014Tipografia d’Arte Patitucci di Eduardo Patitucci s.a.s.87012 Castrovillari

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