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REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO IDROELETTRICO IN LOCALITA’ PEDEGNANO A PENNA SAN GIOVANNI (MC)
REGIONE MARCHE
PROVINCIA DI MACERATA
Comune di Penna San Giovanni
PROGETTO
RIPRISTINO DI UNA VECCHIA OPERA DI PRESA SUL TORRENTE TENNACOLA CON
REALIZZAZIONE DI UN NUOVO IMPIANTO IDROELETTRICO
COMMITTENTE
DILETTI MAURIZIO & C. Via Grazi, 108 - 62020 PENNA SAN GIOVANNI (MC)
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
PENNA SAN GIOVANNI LUGLIO 2013
IL TECNICO
DOTT. ANDREA BRUSAFERRO
1
A.1. PREMESSA
Il presente elaborato viene redatto in quanto il progetto proposto risulta far parte di una delle
tipologie progettuali indicate nell’allegato B1 alla L.R. 7/2004: Impianti per la produzione di
energia idroelettrica con potenza installata superiore a 100 kW.
Il sito di progetto individuato non ricade all’interno di aree protette. Di conseguenza, secondo
quanto previsto dall’art. 3 comma 1, punto c) della L.R. 7/2004, il progetto è assoggettato alla
procedura di verifica con le modalità specificate dall’art. 6 della stessa legge.
Il presente elaborato è impostato in coerenza con quanto indicato dalle Linee guida della Regione
Marche (pag. 122 e seguenti). Al fine di garantire una migliore lettura e verifica da parte del
decisore pubblico, l’incapitolazione dell’elaborato, segue l’ordine definito dalla check list specifica
riportata in allegato alla Linee guida.
A.2. IL PROGETTO
Il progetto prevede la realizzazione di un impianto idroelettrico a flusso fluente di tipo forzato, che
ha per obiettivo l’utilizzazione di acque derivate dal torrente Tennacola nel comune di Penna San
Giovanni (MC). Catastalmente l’area di interesse ricade nel foglio N. 24 del Catasto Terreni della
prov. di Macerata, mentre le particelle interessate dai vari componenti dell’impianto sono le
seguenti: 173, 119, 120, 121, 268. Altre particelle dello stesso foglio saranno interessate
dall’elettrodotto aereo di allaccio alla rete elettrica nazionale (163, 168, 169, 268, 292 e 311).
Come opera accessoria e necessaria all’intervento, in quanto richiesta da ENEL distribuzione in
fase di preventivazione d’allaccio, è prevista una nuova linea aerea di potenziamento, capace di
collegare la linea esistente "CRITOLI" DH0029301, ubicata nella contrada Caselunghe di Penna San
Giovanni (MC) ad una cabina di consegna posizionata in prossimità di C. MICONI (cab. più vicina
35826 PEDEGNANO) nel comune di Servigliano (FM). La maggior parte di tale intervento
accessorio ricade all’interno del foglio catastale 60.
L’impianto è costituito essenzialmente dai seguenti elementi:
� Ripristino opera di presa e derivazione della portata necessaria all’alimentazione dell’impianto
con rilascio delle portate necessarie e di quelle per il DMV;
� Realizzazione di una vasca di alimentazione interrata;
� Realizzazione della scala di risalita dei pesci, costituente anche lo scarico del DMV;
� Posa della condotta idrica forzata interrata;
� Realizzazione del fabbricato di produzione, contenente la turbina e tutti gli altri sistemi di
misura e controllo (contatori ecc..);
� Realizzazione del canale di scarico;
� Realizzazione dell’elettrodotto di collegamento alla rete ielettrica nazionale.
2
Il ripristino dell’opera di presa verrà attuato tramite opere in calcestruzzo armato, necessarie per
garantire la conservazione degli interventi nel tempo. L’altezza totale dell’opera finita sarà di 3,0
metri, misurata a partire dall’alveo di deflusso attuale del torrente, ed occuperà trasversalmente
tutta la sezione necessaria fino al raccordo con le scarpate naturali (circa 14,5 metri).
Nello specifico, per individuare cartograficamente il sito di interesse, si forniscono le coordinate
geografiche dell'opera di presa:
� Latitudine 43°04’05.71” Nord
� Longitudine 13°39’94.54” Est
Lateralmente, sulla porzione meridionale dell’opera di presa, verrà realizzata la vasca di
alimentazione della condotta forzata, con tutti i sistemi di regolazione ed arresto dei flussi idrici
tramite saracinesche a controllo remoto. La soglia sommitale della vasca, collegata alla scala a
chiocciola per il DMV e la risalita del pesce, sarà ubicata 20 cm più in basso, rispetto alla soglia
massima costituente lo sfioro della briglia di derivazione. Il salto finale utile al calcolo della
potenza prodotta sarà quindi di 9,0 metri (291,0 metri slm - 282 metri s.l.m.).
La vasca di alimentazione della condotta, sempre in calcestruzzo armato con pareti da 20 cm e
chiusa superiormente con una griglia di sghiaiamento, avrà una lunghezza utile interna di 5,95
metri, una larghezza e un’altezza interna utili di 2,50 metri. La parte superiore esterna della vasca
sarà sormontata da un setto perimetrale in calcestruzzo, alto 1,1 metri e avente funzione di
incanalamento e contenimento dei flussi idrici in entrata e di sostegno per le saracinesche di
regolazione. La parete posta verso il torrente presenterà un’apertura di 0,9 x 1,3 metri, necessaria
per permettere il DMV e il collegamento con la scala di risalita del pesce. Tramite il controllo
remoto di tale saracinesca e dei sistemi di chiusura della condotta forzata sarà regolato il DMV e il
deflusso dall’opera di presa.
La vasca prevedrà un’alimentazione regolata da una saracinesca di afflusso regolabile, gestita con
controllo remoto tramite software dedicato. Lo scarico di fondo dei fanghi accumulati nella vasca
verrà attuato con una saracinesca interna ad apertura manuale.
La condotta forzata di alimentazione della turbina sarà realizzata con tubi in PRFV (vetroresina) o
PE dal diametro interno di 90 cm, lunga circa 600 metri.
Il dimensionamento della condotta è stato attuato prendendo come valore di riferimento la
portata media del torrente Tennacola, pari a 2,68 mc/sec, valore ottenuto scorporando dalla
portata media calcolata del torrente (2,80 mc/sec) il valore del deflusso minimo vitale (0,12
mc/sec). Utilizzando la relazione di Hazen-Williams, per un coefficiente di scabrezza del tubo pari a
120, considerando 600 metri di condotta con un dislivello piezometrico di 9,0 metri, si ottiene una
portata utile del tubo di circa 2,68 mc/s.
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I locali turbina e generazione verranno realizzati in calcestruzzo armato, prevalentemente
interrati. Le dimensioni dei locali saranno valutati in relazione alle caratteristiche della turbina, del
generatore e dei relativi accessori. Allo stato attuale si prevede una pianta utile interna di circa
18,0 mq. Il locale contatori ed apparati di misura, in pianta di circa 6,0 mq, sarà invece realizzato in
aderenza alla parete meridionale esterna del locale turbina e risulterà totalmente fuori terra. Le
porzioni fuori terra dei due vani saranno rivestite in materiali idonei a garantire l’inserimento con
l’ambiente circostante.
Relativamente alla turbina, la necessità di modulare i flussi in entrata ed in uscita in relazione alle
portate fortemente variabili del torrente, obbligherà all’uso di un modello Ossberger.
La turbina in questione, avendo sistemi di regolazione efficaci, è l’unica in grado di operare con
variazioni delle portate comprese tra 0,25 e 2,5 mc/s. Il dimensionamento della turbina verrà
attuato per una produzione di energia compresa tra 100 e 200 Kwe. La turbina verrà accoppiata ad
un generatore asincrono collegato in parallelo e predisposto per fornire energia alla vicina centrale
ENEL in media tensione.
Il rilascio delle acque avverrà tramite un canale di scarico interrato, allo stato attuale previsto in
calcestruzzo armato e lungo circa 10,0 metri.
La centrale di produzione verrà collegata alla rete elettrica tramite un piccolo elettrodotto aereo
lungo circa 225 metri. Sono previsti solo tre pali di sostegno tra la centrale idroelettrica e la linea
d’allaccio esistente:
4
1. palo tipo 12G24 con fondazione interrata 1.50x1.50x1.50
2. palo tipo 16E17 con fondazione interrata 0.90x0.90x1.80
3. palo tipo 16H24 con fondazione interrata 1.90x1.90x2.00
Relativamente all’elettrodotto in media tensione richiesto da ENEL Distribuzione per il
potenziamento della rete appartenente alla linea “CRITOLI”, la parte interrata del tracciato, lunga
circa 235 metri, riguarda la contrada di Caselunge di Penna San Giovanni, si parte dall'allaccio alla
cabina nei pressi del pastificio e si supera l'intera area edificata fiancheggiando 135 ml di strada
comunale (collegamento alla c.da Guerci), 50 ml di strada Provinciale (SP70) e una porzione di
terreno coltivato. Lungo questo primo tratto si dovranno gestire le interferenze dovute ai servizi
interrati della zona abitata ed in particolare: linea acqua, fognature, linee illuminazione pubblica e
condotte metano. La profondità di scavo prevista sarà di 1.10 ml e si utilizzerà un tubo di
protezione in P.V.C di tipo "N" e di sezione 160 mm, conforme alle norme CEI EN 50086-2-4 e
realizzato nel rispetto delle norme cei 11-17 e 11-47 concernenti la costruzione di elettrodotti ed
impianti tecnologici sotterranei. Tutti i materiali scavati saranno riutilizzati per il ritombamento.
La parte aerea, lunga circa 1.560 metri, è sostenuta da 16 pali a sezione poligonale in acciaio
aventi le seguenti caratteristiche:
1. palo tipo 14H24 con fondazione interrata 2.10x2.10x1.70 (Penna San Giovanni)
2. palo tipo 14D14 con fondazione interrata 0.90x0.90x1.60 (Penna San Giovanni)
3. palo tipo 14G24 con fondazione interrata 1.50x1.50x1.70 (Penna San Giovanni)
4. palo tipo 14E17 con fondazione interrata 1.00x1.00x1.60 (Penna San Giovanni)
5. palo tipo 14D14 con fondazione interrata 0.90x0.90x1.60 (Penna San Giovanni)
6. palo tipo 14D24 con fondazione interrata 0.90x0.90x1.60 (Penna San Giovanni)
7. palo tipo 14H24 con fondazione interrata 2.10x2.10x1.70 (Penna San Giovanni)
8. palo tipo 14E17 con fondazione interrata 1.00x1.00x1.60 (Penna San Giovanni)
9. palo tipo 14E17 con fondazione interrata 1.00x1.00x1.60 (Penna San Giovanni)
10. palo tipo 14E17 con fondazione interrata 1.00x1.00x1.60 (Penna San Giovanni)
11. palo tipo 14G24 con fondazione interrata 1.50x1.50x1.70 (Penna San Giovanni)
12. palo tipo 16E17 con fondazione interrata 0.90x0.90x1.80 (Servigliano)
13. palo tipo 16E17 con fondazione interrata 0.90x0.90x1.80 (Servigliano)
14. palo tipo 14F17 con fondazione interrata 1.20x1.20x1.60 (Servigliano)
15. palo tipo 14D14 con fondazione interrata 0.90x0.90x1.60 (Servigliano)
16. palo tipo 12H24 con fondazione interrata 2.10x2.10x1.50 (Servigliano)
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Tutti i materiali scavati per la posa delle fondazioni saranno riutilizzati in loco per il rinterro della
fondazione e per il sormonto delle stesse.
Lungo il tracciato si incrocia la linea di alta tensione (dalla quale si terrà un franco maggiore di 6
ml, visibile sulla tavola del profilo longitudinale) e si attraversa il fiume Tenna.
B.1. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
B.1.1. La nature di beni e servizi offerti
L’impianto progettato riguarda la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile. La
produzione di energia elettrica della centrale in progetto consentirà un risparmio di circa 1.700
barili di petrolio/anno (quantità occorrente ad una centrale termoelettrica per produrre un
quantitativo di energia elettrica annuale pari a quello medio prodotto dalla centrale in oggetto).
Ciò comporterà di conseguenza la mancata emissione in atmosfera di circa 612 tonnellate/anno di
anidride carbonica (gas serra).
B.1.2. Descrizione del livello di copertura della domanda d’intervento
L’intervento, così come progettato, risulta in linea con le normative tecniche relative agli impianti
idroelettrici ed è incentivato ai sensi dell’art. DM 18 dicembre 2008 che dà attuazione ai
meccanismi di incentivazione già introdotti dalla Legge 24 dicembre 2007 n. 244 (Legge Finanziaria
2008) e dalla Legge 29 novembre 2007, n. 222 (Collegato alla Finanziaria 2008).
B.1.3. Descrizione del bacino d’utenza del progetto
La realizzazione della nuova centrale comporterà un incremento occupazionale:
� nella fase di cantiere, con l’impiego di almeno 10 unità lavorative, occupate per circa 1 mese;
� nella fase di gestione, almeno 2 persone, per un periodo più o meno continuativo, necessarie
per il controllo, la manutenzione e la gestione dell’impianto.
L’Energia elettrica prodotta verrà totalmente immessa nella Rete Elettrica Nazionale gestita
dall’Enel ed il suo bacino d’utenza è dunque l’intera area coperta da tale Rete.
B.1.4. Motivazioni che hanno guidato le scelte progettuali, in relazione alle trasformazioni
territoriali di breve e lungo periodo
Sono diversi i fattori alla base delle scelte progettuali:
� la presenza di una concessione in atto, con un’utilizzazione da ottimizzare e da razionalizzare,
senza incrementi particolari di impatto ambientale dell’opera in generale e di quella di presa in
particolare;
6
� la possibilità di sfruttare un salto maggiore, ottenendo, quindi una maggiore quantità di
energia elettrica,
� la necessità di ristrutturare l’opera di presa, non in buone condizioni di manutenzione. La
ristrutturazione comporterà anche la realizzazione di una scala di rimonta della fauna ittica e
l’installazione di una paratoia di sghiaiamento per il mantenimento della continuità fluviale.
La scelta del tipo di impianto e del tipo di turbina è legata alle portate ed ai salti disponibili.
Il dimensionamento ha anche, obbligatoriamente, tenuto conto del deflusso minimo vitale, DMV,
ossia della “quantità minima di acqua che deve essere assicurata per la sopravvivenza delle
biocenosi acquatiche, la salvaguardia del corpo idrico e, in generale, per gli usi plurimi a cui il fiume
è destinato”.
L’obbligatorietà della considerazione del DMV nasce dal D. Lgs 275/93 (art.5) laddove si prescrive
che: “…il provvedimento di concessione tiene conto del minimo deflusso costante vitale da
assicurare nei corsi d'acqua, ove definito, delle esigenze di tutela della qualità e dell'equilibrio
stagionale del corpo idrico, delle opportunità di risparmio, riutilizzo e riciclo della risorsa…”
Il dimensionamento dell’impianto ha tenuto conto del DMV calcolato secondo i criteri stabiliti nel
PTA della Regione Marche.
B.1.5. Descrizione delle aree potenzialmente idonee per la localizzazione delle opere
La presenza di una vecchia opera di derivazione presente nel torrente Tennacola, risalente all’800
e in pessimo stato di conservazione ha vincolato la scelta della sponda idrica destra per la
canalizzazione delle acque derivate. Gli accessi all’area e la posa della condotta sfrutteranno in
parte il vecchio tracciato della strada vicinale del Tennacola, anticamente presente a sud del
torrente ed attualmente parzialmente obliterata dalla crescita di vegetazione spontanea a seguito
del recente abbandono.
B.1.6. Descrizione delle alternative per la localizzazione delle opere
Non è possibile ipotizzare alternative nella localizzazione delle opere.
B.1.7. Descrizione degli usi del suolo presenti ante operam
L’uso del suolo è stato analizzato con riferimento ad un significativo intorno in un tratto del fiume
compreso tra 500 metri a monte del punto di presa e 500 metri a valle del punto di rilascio. La
superficie cartografata nell’intorno analizzato è pari a circa 138 ettari.
Ci si è concentrati, poi su di un buffer di 100 mt ai lati delle sponde del fiume, sempre per la
lunghezza sopra indicata. I risultati dell’analisi, condotta con fotointerpretazione e successiva
verifica sul campo e con specifico software GIS, sono sintetizzati nelle seguente tabelle e
visualizzati nell’allegata Tavola 1 Carta della vegetazione.
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Raggruppando i diversi usi del suolo nelle tre categorie di sintesi del “Sistema naturale”, “Sistema
agricolo” e “Sistema edificato” si ottengono le seguenti tabelle:
Tabella 1 - Tipologia nell'intorno Tabella 2 - Tipologia nel buffer
TIPOLOGIA USO Ha % TIPOLOGIA USO Ha %
Agricolo 81,43 59,10 Agricolo 5,62 37,19
Naturale 53,96 39,16 Naturale 10,03 66,38
Edificato 2,40 1,74 Edificato 0,46 3,04
TOTALE 137,79 100,00 TOTALE 15,11 100,00
Tabella 3 – Uso del suolo in un significativo intorno del sito
Uso suolo Ha %
Boschi di carpino nero 0,53 0,38
Boschi di roverella 32,81 23,81
Seminativi 81,43 59,10
Strada sterrata 2,00 1,45
Urbanizzato esterno 0,39 0,28
Vegetazione ripariale 20,63 14,97
TOTALE 137,79 100,00
Tabella 4 – Uso del suolo nel buffer
Uso suolo Ha %
Boschi di carpino nero 4,21 28,03
Boschi di roverella 0,00 0,00
Seminativi 4,62 30,76
Strada sterrata 0,35 2,33
Urbanizzato esterno 0,01 0,07
Vegetazione ripariale 5,83 38,81
TOTALE 15,11 100,00
Si nota come il sistema agricolo e quello naturale siano prevalenti, con il rapporto tra i due che si
inverte a favore di quello naturale all’interno del buffer, più prossimo all’alveo del fiume.
Se si guarda con puntualità ai siti interessati dai manufatti si osserva che:
� nel punto di prelievo siamo all’interno del sistema naturale e più precisamente in alveo e in
parte all’interno della fascia di vegetazione ripariale;
� nel punto di uscita della condotta forzata, nel sito di costruzione della centrale di produzione si
è all’interno di un seminativo;
� tutto il tratto della condotta è interrata al di sotto del sistema naturale;
� l’elettrodotto di collegamento alla rete insiste su aree agricole seminative;
� l’elettrodotto di potenziamento della linea elettrica ricade in parte in area urbana (Caselunghe
di Penna San Giovanni) per poi continuare in aree agricole seminative.
L’attuazione del progetto non muta l’uso del suolo, se non limitatamente alle porzioni di terreno
occupate dai manufatti e delle piste di accesso alle stesse (che per l’area della centrale
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idroelettrica si tratta di circa 300 mq di cui 250 mq riferibili a piste d’accesso, mentre per
l’elettrodotto sono aree locali alla base dei piloni).
B.1.8. Descrizione d’inquadramento del piano territoriale regionale P.I.T.
L’area interessata all’intervento non risulta interessata da opere attuali o previsionali del PIT.
B.1.9. Descrizione d’inquadramento del piano paesistico regionale PPAR
a) Sottosistema geologico, geomorfologico, idrogeologico (Art. 6-9 PPAR): La Tav. A-2 Carta dei
vincoli del PPAR evidenzia il fatto che il sito oggetto di intervento è parzialmente compreso
all’interno di Area GC di qualità diffusa (Tav. del PPAR).
b) Sottosistema Botanico-vegetazionale (Art. 10-14 PPAR): il sito oggetto di intervento è
parzialmente compreso all’interno di Area BC di qualità diffusa (Tav. del PPAR).
c) Sottosistema storico culturale (Art. 15-19 PPAR): Nel sito oggetto di intervento non si
segnalano emergenze del sottosistema storico-culturale.
d) Sottosistemi territoriali (Art. 20 PPAR): il sito oggetto di intervento è parzialmente compreso
all’interno di Area C di qualità diffusa (Tav. del PPAR).
e) Emergenze geologiche, geomorfologiche e idrogeologiche (Art. 28 PPAR cat.cost.paes.):
L’impianto in progetto non risulta all’interno di aree di emergenza geologica, geomorfologia o
idrogeologica (vedi Tav. A2 – Carta dei vincoli del PPAR.).
f) Corsi d’acqua (Art. 29 PPAR cat.cost.paes.): L’impianto in progetto, dalla trasposizione passiva
degli ambiti di tutela individuati dal PPAR, risulta all’interno dell’area subappenninica, in corso
d’acqua di classe 1 ordine di appartenenza 6 (Tav. 12 del PPAR). L’impianto in progetto si trova,
quindi, in parte all’interno della fascia di tutela permanente del corso d’acqua.
g) Crinali (Art. 30 PPAR cat.cost.paes.): L’impianto in progetto risulta completamente al di fuori
dell’ambito di tutela dei crinali presenti.
h) Versanti (Art. 31 PPAR cat.cost.paes.): L’impianto in progetto non risulta all’interno di aree di
versante con pendenza superiore al 30%.
i) Aree Floristiche (Art. 33 PPAR cat.cost.paes.): L’impianto non risulta inserito all’interno del
perimetro di aree floristiche (vedi Tav. A-4 Carta dei vincolinaturalistici.).
j) Boschi e Pascoli (Art. 34 e 35 PPAR cat.cost.paes.): La zona non risulta inclusa in aree
classificate dalle Tavv. 5 e 14 del PPAR come Boschi e Pascoli.
k) Zone Umide (Art. 36 cat.cost.paes.) La zona non risulta inclusa in aree classificate dal PPAR
come zone umide.
l) Paesaggio agrario di interesse storico-ambientale (Art. 38 cat.patr.sto.cult.): L’impianto in
progetto non risulta, dalla trasposizione passiva degli ambiti di tutela individuati dal PPAR,
inserito in aree di interesse storico ambientale (vedi Tav. 8. del PPAR).
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m) Zone Archeologiche e strade consolari (Art. 41-42 cat.patr.sto.cult.): L’impianto in progetto non
risulta, dalla trasposizione passiva degli ambiti di tutela individuati dal PPAR, inserito in zone
archeologiche o su strade consolari (vedi Tav. 10 del PPAR).
B.1.10 . Descrizione del progetto in relazione ai piani per le aree naturali protette di cui alla
legge 394/91
L’area non risulta perimetrata all’interno di aree naturali protette.
B.1.11. Descrizione del progetto in relazione al piano per l’assetto idrogeologico (P.A.I.)
La visione della cartografia del P.A.I. (Tavola RI 65 del Piano di Assetto Idrogeologico – Autorità di
Bacino della Regione Marche) aggiornata al Decreto del Segretario Generale n.22/SABN del
09/06/2011 (Fig. 1) evidenzia che non sono presenti aree di perimetrazione in corrispondenza
dell’impianto idroelettrico, mentre sono presenti perimetrazioni sull’area indicata da ENEL
Distribuzione come necessaria di potenziamento. La zona ove dovrà passare l’elettrodotto in
media tensione ricade su aree perimetrate con codice identificativo F-21-0426 (P2) e F-210431
(P3) mentre costeggia altre aree perimetrale. In corrispondenza dell’attraversamento del fiume
Tenna viene intercettata la perimetrazione E-21-0034, che definisce un rischio esondazione basso.
Area della centrale idroelettrica Area dell’elettrodotto di potenziamento
Nell’elaborato 5054/DI/00/08 viene riportata la cartografia del PAI con sovrapposte le opere da
realizzare.
Le aree perimetrate sono normate dalle NTA del Piano di Assesto Idrogeologico della Regione
Marche riportate nell’Elaborato d all’Art. 12 comma 2 di seguito riportato:
10
Art. 9
1. Nella fascia inondabile, a prescindere dal livello di rischio associato, sono consentiti esclusivamente
….:
……
i) realizzazione ed ampliamento di infrastrutture tecnologiche o viarie, pubbliche o di interesse pubblico,
nonché delle relative strutture accessorie; tali opere, di cui il soggetto attuatore da comunque
preventiva comunicazione all’Autorità di bacino contestualmente alla richiesta del parere previsto nella
presente lettera, sono condizionate ad uno studio da parte del soggetto attuatore in cui siano valutate
eventuali soluzioni alternative, la sostenibilità economica e la compatibilità con la pericolosità delle
aree, previo parere vincolante della Autorità idraulica competente che nelle more di specifica direttiva
da parte dell’Autorità può sottoporre alla stessa l’istanza;
Art. 12
2. Nelle aree di versante a rischio frana con livello di pericolosità AVD_P1 e AVD_P2 sono consentite
trasformazioni dello stato dei luoghi nel rispetto del D.M. LL.PP. 11 marzo 1998 e nel rispetto delle
vigenti normative tecniche;
3. Nelle aree di versante a rischio frana con livello di pericolosità elevata AVD_P3, sono consentiti
esclusivamente, nel rispetto delle vigenti normative tecniche:
……
j) realizzazione ed ampliamento di infrastrutture tecnologiche o viarie, pubbliche o di interesse pubblico,
nonché delle relative strutture accessorie; tali opere sono condizionate ad uno studio da parte del
soggetto attuatore in cui siano valutate eventuali soluzioni alternative, la compatibilità con la
pericolosità delle aree e l’esigenza di realizzare interventi per la mitigazione della pericolosità, previo
parere vincolante dell’Autorità di bacino;
Gli elementi riportati nella cartografia ufficiale sono stati confermati dal rilevamento geologico-
geomorfologico di dettaglio.
Alla luce di quanto sopra riportato si può affermare che il sito oggetto dell’intervento non sono
interessati da problematiche di dissesto idrogeologico tali da vincolare la realizzazione delle opere.
Resta comunque obbligo di ENEL Distribuzione valutare soluzioni alternative all’attraversamento
delle aree in dissesto con l’elettrodotto.
B.1.12. Descrizione del progetto in relazione alla zona di rispetto e di protezione di acque
superficiali e sotterranee destinate al consumo umano erogate a terzi di cui al DPR 236/1988
Nell’area di intervento non sono presenti sorgenti o pozzi adibiti ad uso idropotabile; l’esiguo
spessore dei depositi alluvionali terrazzati non garantisce la presenza di falde idriche sfruttabili per
tali finalità; la quota d’imposta della condotta forzata è comunque tale da non determinare
interferenze con la falda idrica.
11
B.1.13. Descrizione d’inquadramento del piano territoriale di coordinamento P.T.C.
Tutto il Comune di Penna San Giovanni è inserito in un’Area di riequilibrio idrogeologico
(art.10.2.5. – Tav. En 02). Si tratta di un'area che, pur presentando una forte propensione al
dissesto (per erosione del suolo), è destinata, con opportuni interventi di miglioramento del suolo
e di regimazione delle acque, a svolgere una funzione di riequilibrio del sistema idrico e
idrogeologico della media e bassa collina. L’Art.15 del PTC indica Direttive per la salvaguardia e la
difesa del suolo e, per l'area di riequilibrio idrogeologico vengono definite le seguenti direttive
specifiche.
15.1.- Direttiva specifica n.1: attuazione ed incentivazione di interventi di bioingegneria per il
recupero e la difesa del suolo.
15.2.- Direttiva specifica n.2: attuazione ed incentivazione di interventi di ricostituzione del manto
vegetale.
15.3.- Direttiva specifica n.3: attuazione ed incentivazione di interventi di messa in sicurezza dei
terreni al fine di assicurare la protezione civile.
Il PTC in queste aree (art.19.4) detta indicazioni per la redazione degli strumenti urbanistici e nulla
di dice riguardo le captazioni.
La Tav. En03 segnala la vicinanza con aree a bosco e arbusteti, situazione peraltro ben dettagliata
nella Tavola allegata dell’uso del suolo.
B.1.14. Descrizione del progetto in relazione agli strumenti urbanistici comunali vigenti che
interessano i siti d’intervento
Il progetto si sviluppa nella sua quasi totale interezza all’interno di aree indicate nel PRG come
aree agricole. Solo una parte dell’elettrodotto di potenziamento ricade in zona urbana soggetta a
completamento.
B.1.15. Descrizione d’inquadramento di altri strumenti di pianificazione territoriale che
interessano i siti d’intervento
Il sito non rientra in nessun altro strumento di pianificazione territoriale.
B.1.16. Descrizione di inquadramento del progetto in relazione a strumenti di pianificazione
settoriali
Si ritiene importante sottolineare che il P.E.A.R., pur non ritenendo importante la quota aggiuntiva
che potrà derivare dallo sviluppo ulteriore del settore idroelettrico, afferma la seguente linea di
concetto: “Poiché si ritiene che, di norma, non esistano le condizioni per la realizzazione di nuovi
sbarramenti ed invasi di grandi dimensioni sulle aste fluviali, la capacità residua andrà rintracciata
nello sfruttamento a fini idroelettrici delle traverse esistenti, dei salti degli acquedotti e dei salti
12
dei consorzi di bonifica e su siti in cui le potenze installabili sono caratteristiche degli impianti
MiniHydro (<3MW)”. Nel caso in esame si seguirà tale linea guida, infatti esiste già una traversa
per la derivazione delle acque. (vedi foto di pag.3 ed allegato fotografico)
B.1.17. Descrizione di inquadramento dei vincoli naturalistici
La superficie interessata dal progetto non è inclusa all’interno di siti della Rete Natura 2000 ne’ ha
rapporti funzionali di qualsiasi tipo con essi. Il SIC più vicino è, infatti, IT5340015 – Montefalcone
Appennino, posizionato a Sud della SS 210 (Vedi Tav. 2- Carta dei vincoli naturalistici).
B.1.18. Descrizione dei vincoli paesaggistici (D.lgs 42/2004) che interessano i siti d’intervento
Il sito di progetto è interno della fascia di rispetto dell’alveo del torrente Tennacola (vedi Tavola A-
3 Carta dei vincoli paesaggistici) tutelato ope legis ai sensi dell’art. 142 comma 1 lettera c del D.
Lgs. Nr. 42/2004 (già art. 1 della legge nr. 431/1985).
B.1.19. Descrizione dei vincoli architettonici (D.lgs 42/2004) che interessano i siti d’intervento
L’area non è interessata dal vincolo architettonico.
B.1.20. Descrizione dei vincoli archeologici (D.lgs 42/2004) che interessano i siti d’intervento
L’area non è interessata dal vincolo archeologico.
B.1.21. Descrizione dei vincoli storico-culturali (D.lgs 42/2004) che interessano i siti d’intervento
L’area non è interessata da vincoli storico-culturali.
B.1.22. Descrizione delle zone demaniali che interessano i siti d’intervento
L’area dell’alveo del Fiume è zona demaniale ma non ci sono Foreste Demaniali come risulta
dall’elenco allegato al P.P.A.R. (Art. 34).
B.1.23. Descrizione dei vincoli idrogeologici (R.D.L. n. 3267/1923) che interessano i siti
d’intervento
L’area risulta interessata da vincolo idrogeologico.
B.1.24. Considerazioni di eventuali modifiche intervenute rispetto alle ipotesi di sviluppo assunte
dalla pianificazione settoriale, territoriale, urbanistica
Non risultano che siano state programmate o attuate modifiche rispetto alla pianificazione
territoriale, settoriale o urbanistica.
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B.1.25. Descrizione delle disarmonie reciproche eventuali di previsioni contenute in distinti
strumenti programmatori, piani o normative
Nessuna.
B.1.26. Autorizzazioni, pareri, nulla osta necessari per la realizzazione delle opere
La realizzazione di una centrale idroelettrica, oltre alla necessaria procedura d’impatto ambientale,
segue l’iter autorizzativo semplificato previsto dal D. Lgs. 387/03 che prevede una procedura
unica, sotto il controllo della Regione, per ottenere tutti i nulla osta previsti, tra i quali:
� Autorizzazioni paesaggistiche;
� Autorizzazione del Genio Civile per la concessione delle acque;
� Autorizzazioni edilizie comunali e provinciali
B.2. IL QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
B.2.1. Cronoprogramma dei lavori
Il lavori saranno realizzati nell’arco di circa 6,5 mesi, secondo il seguente cronoprogramma di
massima, secondo il diagramma di Gantt:
TEMPI ESPRESSI IN SETTIMANE
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25
AZIONE
Predisposizione cantiere
Posa condotta
Opere civili centrale produzione
Opere civili presa
Opere elettromeccaniche presa
Fornitura macchine
Installazione macchine
Allaccio ENEL
Taratura avviamento impianto
Collaudo impianto
Ripristino ambientale dismissione cantiere
B.2.2. Programma temporale di gestione delle opere
La centrale idroelettrica in progetto ha una vita tecnica non definibile con precisione in quanto,
usualmente, molto lunga. Il tempo minimo stimato per l’analisi del rendimento dell’investimento
pone la vita dell’opera a 30 anni, ma si ritiene plausibile una durata oltre i 40 anni al termine dei
quali andrà sostituita gran parte dei componenti meccanici. La vita dell’opera intesa come opere di
convogliamento si può supporre infinita. L’incentivazione statale per la produzione di energia
elettrica grazie a fonti rinnovabili (tariffa omnicomprensiva) ha una durata di 15 anni.
14
B.2.3. Programma temporale di dismissione delle opere
E’ probabile che non sarà mai necessario dismettere le opere.
Nel caso in cui dovesse essere necessario smantellare l’opera si provvederà all’abbattimento di
tutti i fabbricati costruiti, allo smantellamento della condotta interrata ed al ripristino dell’area.
B.2.4. Progetto preliminare
Il progetto preliminare si compone dei seguenti elaborati:
Relazioni
� Relazione tecnica generale
� Relazione tecnica elettrodotto
� Relazione di fattibilità idrologica ed idraulica
� Relazione sulle terre e rocce da scavo
� Relazione Paesaggistica centrale idroelettrica
� Relazione Paesaggistica elettrodotto
� Relazione sul programma di attuazione, sui costi e sulla dismissione dell’impianto
� Rapporto fotografico
� Relazione Ambientale
Elaborati grafici
� Inquadramento, rilievo e sezioni
� Particolari progettuali
� Preventivo Enel Distribuzione e domanda di accettazione
� Modello “A” (istanza di valutazione d’impatto ambientale)
B.2.5. Soluzioni alternative realistiche per metodi costruttivi di cantiere impiegati
Il cantiere è ideato con l’obiettivo di ridurre al minimo gli spazi occupati dai materiali e dai mezzi
d’opera.
La dislocazione delle strutture di cantiere che sono riassumibili nelle seguenti:
� Area di cantiere della opera di presa e di realizzazione della centrale produttiva e del canale di
scarico, che sarà opportunamente recintata e che fungerà anche da area per il carico e lo
scarico dei materiali;
� Area di cantiere della tratta per la posa della condotta forzata che sarà recintata. In questa
area verrà depositato temporaneamente il materiale di scavo della galleria e le tubazioni,
ripristinando completamente l’area dopo la posa della condotta.
� Per l’elettrodotto si ipotizza una procedura di scavo all’interno di un’area recintata (per la
condotta interrata), che procederà man mano con la posa del tubo passa-cavi e con il
15
conseguente rinterro. Per l’elettrodotto aereo si ipotizza la creazione di piccole aree di
cantiere temporaneo, necessarie per la realizzione delle fondazioni e per la posa dei piloni.
B.2.6. Soluzioni alternative realistiche per la gestione delle opere e le tecnologie impiegate
La tecnologia idroelettrica è ormai ampiamente collaudata ed altamente efficiente anche per le
basse potenze installate.
L’entità delle portate derivabili e il valore del salto motore dell’impianto consigliano l’installazione
di una turbina Ossberger a flusso radiale.
Non sono state considerate altre alternative tecnologiche.
B.2.7. Interventi connessi, complementari o a servizio di quelli proposti
L’unico intervento complementare connesso alla costruzione della nuova centrale idroelettrica è
l’allaccio alla rete ENEL.
Come già specificato sono previsti due tipi di interventi: uno necessario al collegamento della
centrale idroelettrica alla rete elettrica locale, che avverrà tramite un elettrodotto aereo, ed un
secondo intervento, richiesto da ENEL Distribuzione per il potenziamento della rete locale, che
avverrà in parte con elettrodotto interrato ed in parte con elettrodotto aereo.
B.2.8. Attualità del progetto e delle tecniche scelte
Come descritto al punto 2.6 la tecnologia costruttiva delle centrali idroelettriche è matura, ma di
estrema attualità grazie alla continua evoluzione che i produttori di turbine idrauliche e di
componentistica elettromeccanica hanno ottenuto.
Nel caso specifico ci si avvarrà di una turbina OSSBERGER ovvero una macchina idraulica in grado
di ottimizzare il proprio funzionamento in al variale della portata disponibile istantaneamente tale
da incrementare al massimo la resa energetica dell’impianto.
Al fine di gestire al meglio la centrale idroelettrica, il controllo e la supervisione della stessa è
basato su un PLC in centrale, connesso con un PC dove è basato il sistema di supervisione; a sua
volta la centrale può essere supervisionata da remoto tramite diversi sistemi di connessione (via
satellite, linea telefonica, GSM, GPRS, Wired).
Le centrali sono gestite localmente da un Controllore Logico Programmabile (PLC), che è in grado
di gestire l’automazione e la supervisione della centrale idroelettrica e di svolgere il controllo dello
stato di tutti i parametri dell’impianto garantendo la sicurezza e l’efficienza dell’impianto.
Principalmente le funzioni monitorate sono:
� controllo dei guasti;
� controllo dell’intervento delle protezioni elettriche;
� controllo delle temperature;
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� controllo della velocità gruppo turbina-generatore;
� controllo delle grandezze elettriche;
� controllo dei parametri idraulici.
Tali parametri sono gestiti secondo l’impostazione dell’allarme corrispondente.
I parametri sopra indicati vengono anche memorizzati all’interno di appositi database sia in locale
(PC di centrale) sia in remoto (Server Sede Hydrowatt) dove sono utilizzati a supporto della
gestione degli impianti ed alle attività manutentive.
Inoltre il PLC al fine di gestire le fasi operative, le regolazioni secondo i vari modi di operare, i valori
di ritorno dai trasduttori e sensori di campo, svolge le seguenti funzioni:
� acquisizione di ingressi analogici e digitali dal campo;
� attuazione delle uscite digitali verso gli attuatori in campo;
� esecuzione delle logiche relative alle sequenze di gestione dell'impianto;
� monitoraggio delle varie periferiche controllate;
� interfacciamento con il posto operatore per consentire l'acquisizione dei comandi eseguiti da
consolle, la visualizzazione delle informazioni relative allo stato delle apparecchiature ed alle
relative anomalie;
� comunicazione con l'interfaccia di telecontrollo situata in una postazione locale/remota (pc di
centrale o pc remoto);
� invio di allarmi in caso di anomalia/blocco impianto.
Il sistema di invio allarmi nelle centrali è strutturato:
� tramite modem, combinatore telefonico, modem GSM, ecc;
� tramite e-mail di allarme (tramite il PC collegato alla rete internet) ad un indirizzo definito.
B.2.9. Metodi costruttivi delle opere
Le opere da realizzare sono molteplici e le metodologie costruttive sono indicate di seguito:
➢ Centrale idroelettrica di valle: sarà realizzata una struttura interrata in calcestruzzo armato
con un solo volume fuori terra di altezza non superiore ai 2,5 metri, misurati in corrispondenza del
colmo della copertura a falda inclinata. In corrispondenza della copertura sarà presente
un’apertura quadrata, necessaria per la movimentazione del gruppo turbina generatore in fase di
cantiere o manutenzione. Le superfici esterne saranno trattate con tinteggiatura di colore in
assonanza ai luoghi. I serramenti esterni saranno quelli standard unificati per la cabina elettrica e
metallici verniciati gli altri. All’uscita dalla centrale sarà realizzato il canale di scarico interrato; allo
stato attuale tale canale è previsto in calcestruzzo armato e caratterizzato da sezione di deflusso
rettangolare, con luce utile di 0,8 metri di larghezza per 0,7 metri di altezza. All’uscita del canale,
prima dell’immissione nel torrente Tennacola, verranno realizzati tutti i sistemi necessari al
controllo dell’erosione (soglie di tracimazione e letti anti-erosione). Di tutto il canale rimarrà
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visibile solo la porzione d’uscita in corrispondenza del torrente. Per la realizzazione della parte
interrata della centrale è previsto uno sbancamento di circa 75 mc mentre per il canale di scarico
sono previsti circa 50 mc. Gra parte dei materiali estratti verranno riutilizzati per i vari rinterri,
soprattutto in corrispondenza del canale di scarico.
➢ Briglia di derivazione: si procederà al potenziamento della vecchia opera di derivazione,
ormai evidente solo in corrispondenza di frammenti di muro in destra ed in sinistra idrografica. La
nuova briglia sarà realizzata in calcestruzzo armato, adottando un profilo tale da limitare i
fenomeni di erosione e scalzamento a valle dell’opera. Lo scavo per la posa della fondazione sarà
lungo circa 15 metri ed approfondito nei depositi fluviali per circa 60 cm. A monte ed a valle della
fondazione saranno creati due setti di approfondimento, necessari per evitare fenomeni di
scalzamento basali. Il volume di scavo previsto è di circa 48 mc.
➢ Vasca di carico: sarà realizzata in aderenza alla briglia di sbarramento, mediante lo scavo di
un’area di circa 21 mq ed una profondità di circa 3,0 m rispetto il piano campagna attuale, per un
volume complessivo di circa 63 mc; su tale scavo verranno poi costruite la vasca di convogliamento
in cemento armato. Al termine della vasca verrà innestata la condotta di alimentazione della
centrale, dal diametro di 90 cm. Alla base della vasca sarà presente la paratoia per lo scarico e la
pulizia della vasca dai sedimenti fini trasportati dalla corrente. Il controllo delle portate di ingresso
nella vasca saranno regolate con saracinesche motorizzate controllate in remoto.
➢ Condotta di adduzione: verrà realizzata con tubi in vetroresina da 90 cm di diametro, per
una lunghezza di circa 600 metri, totalmente interrati e posati, per la maggior parte di percorso, in
corrispondenza del tracciato del vecchio canale di adduzione del mulino “Rigoli”. Per la
realizzazione dello scavo di posa della condotta si prevedono circa 900 mc di movimentazioni.
➢ Elettrodotto: le operazioni per la posa dell’elettrodotto sono inerenti la realizzazione
delle fondazioni dei piloni e la realizzazione della trincea per la parte interrata. Tra fondazioni e
trincee si prevedono circa 50 mc di movimentazioni.
Tutte le operazioni di scavo verranno attuate tramite escvatrice cingolata, munita di cucchiaio
rovescio. Le movimentazioni locali verranno attuate tramite pala gommata ed autocarro. Tutti i
mezzi saranno muniti di sistemi di controllo del rumore e di abbattimento dei fumi di
combustione.
B.2.10. Descrizione dei processi gestionali aventi rilevanza ambientale
Gli unici aspetti di rilevanza ambientale che dovranno essere affrontati nel corso della gestione
della centrale sono relativi alle manutenzione di tutti gli apparati oleodinamici e meccanici. Infatti
la loro efficienza è legata alla perfetta lubrificazione dei cuscinetti e degli organi meccanici in
movimento. Per evitare ogni forma d’inquinamento accidentale durante le fasi di lubrificazione è
18
stato previsto l’utilizzo di olio biodegradabile e l’installazione di una vasca di raccolta al di sotto
della centralina oleodinamica.
B.2.11. Norme Tecniche di riferimento che regolano la realizzazione delle opere
La opere elettro-meccaniche saranno realizzate confermemente alle seguenti direttive
comunitarie: 98/37/CEE, 73/23/CEE e successive integrazioni (93/68/CEE) 89/336/CEE e successive
modificazioni ed integrazioni (92/31/CEE e 93/61/CEE). Inoltre saranno conformi alle seguenti
norme armonizzate: UNI EN ISO 12100:2005 parte 1-2 (sicurezza del macchinario) EN -60204-1
(sicurezza degli apparati elettrici) ed alle seguenti norme e regole tecniche: CNR-UNI 10011-88
(costruzioni in acciaio) DIN 2545 (dimensionamento flange delle tubazioni) UNI-EN 10025 (qualità
degli acciai).
B.2.12. Regime di proprietà delle aree interessate dall’intervento
Le opere (vedi sovrapposizione planimetria di progetto – mappa catastale) interesseranno le
seguenti particelle catastali:
Foglio Particella Proprietà
24 119 Diletti Maurizio & C. sas
24 120 Diletti Maurizio & C. sas
24 121 Diletti Maurizio & C. sas
24 163 Benedetti Maria Teresa 4/30
Benedetti Riccardo 4/30
Carota Katia 8/30
Marcoaldi Adalgisa 2/30
Marcoaldi Marco 5/30
Marcoaldi Romanina 2/30
Melappioni Imperia 5/30
24 168 Diletti Concetto
24 169 Diletti Concetto
24 173 Regoli Ferdinando
24 195 Regoli Ferdinando
24 292 Jaunviksna Martins Yngve
24 268 Diletti Maurizio & C. sas
24 311 Diletti Maurizio & C. sas
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Le particelle catastali relative all’elettrodotto di potenziamento sono illustrate nella Tavola E01
della Relazione Tecnico Illustrativa Elettrodotti.
B.2.13. Demolizione di manufatti esistenti
Non è prevista la demolizione di manufatti esistenti, ad esclusione delle porzioni rimaste della
briglia di sbarramento esistente.
B.2.14. Vicinanza dell’opera a usi territoriali o attività incompatibili
Il progetto si colloca in un’area a vocazione prettamente agricola. Non si ravvisano quindi
incompatibilità tra l’opera in progetto e le attività dell’area circostante.
B.2.15. Opere necessarie per garantire la viabilità di cantiere
L’accesso al cantiere per la realizzazione della opera di presa avverrà su una tracciato esistente,
costituente la vecchia strada vicinale del Tennacola. Tale strada verrà utilizzata per il tratto
terminale della condotta e per il cantiere relativo alla centrale idroelettrica ed al canale di scarico.
L’accesso al cantiere per la realizzazione della vasca di carico, della briglia di derivazione e della
condotta forzata avverrà attraverso la particella 173 del Foglio 24 del Comune di Penna San
Giovanni.
B.2.16. Movimenti di terra e volumi movimentati
Gli scavi previsti in fase di cantiere sono i seguenti:
� Opera di sbarramento: 48 mc
� Vasca di carico: 63 mc
� Condotta forzata: 900 mc
� Edificio di Centrale: 75 mc
� Canale di scarico: 50 mc
� Elettrodotto: 50 mc
Per complessivi: 1.186,4 mc
B.2.17. Movimenti di terra e volumi movimentati nella fase di esercizio
In fase di esercizio non avverranno movimenti terra e meno che non sia necessario liberare l’opera
di presa a seguito di un evento di piena.
B.2.18. Modalità di trasporto e frequenza dei trasporti in fase di cantiere
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I materiali da costruzione e tutte le apparecchiature elettromeccaniche saranno trasportate
mediante autocarri cassonati di dimensioni standard. La frequenza di passaggio nelle aree di
cantiere, specie per il recupero del materiale di scavo proveniente dalla realizzazione dello scavo
per la posa della condotta, dovrebbe attestarsi sui 5 passaggi complessivi giornalieri (per 6
settimane – vedi cronoprogramma).
Il calcestruzzo sarà gettato mediante betoniera che transiterà, sia per le strutture di monte che di
valle, 2 volte al giorno (per 14 settimane – vedi cronoprogramma).
Gli scavi effettuabili con mezzi saranno delegati ad un scavatore cingolato, una pala meccanica
cingolata o un bob-cat che transiteranno all’interno dell’area all’inizio ed alla fine dei lavori di
scavo. Durante il periodo di scavo saranno parcheggiati in prossimità delle aree di intervento.
B.2.19. Modalità e frequenza di trasporto dei materiali in fase di esercizio
Non sarà generato traffico nel corso dell’esercizio della centrale. Le uniche necessità di trasporto
saranno legate al recupero del materia sgrigliato dallo sgrigliatore (2 volte al mese nel periodo
autunnale e 1,5 ogni due mesi nei restanti periodi dell’anno), ed alle operazioni di gestione e
manutenzione (3 volte al mese).
B.2.20. Descrizione delle misure di dismissione delle opere
E’ probabile che non sarà mai necessario dismettere le opere.
Il tempo minimo stimato per l’analisi del rendimento dell’investimento pone la vita dell’opera a 30
anni, ma si ritiene plausibile una durata oltre i 40 anni al termine dei quali andrà sostituita gran
parte dei componenti meccanici. La vita dell’opera intesa come opere di convogliamento si può
supporre infinita.
B.2.21. Descrizione delle soluzioni progettuali alternative per la dismissione delle opere
Non esistono soluzioni alternative.
B.2.22. Consumi di materiali di costruzione
I materiali di costruzione utilizzati saranno calcestruzzo, ferro per armature, laterizi, pietre di
rivestimento, guaine impermeabili, vetroresina per la condotta forzata e tubi di PE per i
convogliamenti.
Il consumo di risorse naturali sarà invece legato agli scavi (quantità indicate nel punto 2.16) e al
prelevamento di acqua dal fiume come indicato nei successivi punti B.2.24. e B.2.25.
B.2.23. Alternative per l’utilizzo di risorse naturali o di materie prime nelle varie fasi del progetto
Non si prevede l’utilizzo di risorse naturali o di materie prime
21
B.2.24. Apporti idrici per realizzare il progetto
Il fulcro del progetto è lo sfruttamento di risorsa idrica che, come descritto al punto B.1.1.,
consiste nella derivazione del torrente Tennacola.
La portata media prevista in derivazione risulta di 2,68 m3/s. Il DMV garantito è di 0,12 m
3/s.
B.2.25. Impiego di acqua in modo da influenzare la disponibilità di risorse idriche a livello locale
La derivazione dell’acqua nella zona oggetto del presente progetto non influenzerà la disponibilità
di risorsa idrica a livello locale, perché non ci sono particolari esigenze di utilizzo dell’acqua del
fiume nel tratto considerato.
B.2.26. Eliminazione di acque effluenti
Il progetto non prevede l’eliminazione di acque effluenti.
B.2.27. Quantità e caratteristiche dei rifiuti prodotti in fase di cantiere
I rifiuti prodotti in fase di cantiere sono limitati alla terra esuberante dagli scavi, come indicato al
punto B.2.16.; tale terra sarà poi destinata al riutilizzo. Altri rifiuti, di piccola entità non rilevabile,
saranno quelli generati dalla costruzione edile e degli impianti all’interno della centrale.
B.2.28. Quantità e caratteristiche dei rifiuti prodotti in fase di esercizio
Una centrale idroelettrica non produce rifiuti, né solidi né liquidi né gassosi in fase di esercizio. E’
un sistema di produzione di energia da fonte rinnovabile e ad “emissioni zero”.
B.2.29. Rumori prodotti durante la fase di cantiere
Il rumore prodotto dai mezzi d’opera per le varie operazioni sarà il seguente:
� Scavo su terra: < 90 decibel;
� Trasporti: < 80 decibel;
� Tutte le altre operazioni previste: < 80 decibel.
Per mitigare la rumorosità degli scavi, particolarmente elevata, si organizzeranno le attività di
cantiere in modo tale da non sovrapporre mai a tale scavo altre operazioni con produzione di
rumore. Lo scavo si stima che sarà effettuato in 5 giornate lavorative da un unico mezzo d’opera
quindi, essendo l’area non particolarmente abitata, non verranno adottate altre misure di
mitigazione che si ritengono sproporzionate rispetto alla reale entità del rumore prodotto,
soprattutto in relazione alla durata.
22
Saranno invece adottate misure di sicurezza per gli operatori incaricati allo scavo mediante
l’utilizzo di opportuni DPI e l’allontanamento di tutti gli altri operatori non necessari
all’operazione.
B.2.30. Rumori prodotti durante la fase di esercizio
I rumori prodotti in fase di esercizio sono relativi alla condotta forzata percorsa da acqua a media
velocità, alla centrale idroelettrica all’interno della quale la rotazione della turbina crea vibrazioni
e dallo scarico dell’acqua presso il fiume.
La posizione della condotta forzata (interrata) in uscita dalla vasca di carico sono tali da non
generare rumore significativo.
Lo scarico d’acqua dalla centrale avverrà con una velocità bassa, circa 2 m al secondo e senza alcun
salto: è dunque presumibile che il rumore non sia percepibile vista la distanza dagli edifici più
prossimi di circa 150 m.
La centrale presenterà delle pareti in calcestruzzo armato. Parte dell’edificio sarà interrato
presentando quindi valori notevoli della massa areale delle pareti.
Un piano, quello in cui sarà posizionata la macchina idraulica, risulta seminterrato. Quindi sarà
sufficiente prevedere una adeguata prestazione acustica della porta di accesso per ottenere nel
complesso un ottimo fonoisolamento dal rumore generato all’interno della centrale. Per quanto
riguarda la trasmissione del rumore tramite vibrazioni, è possibile minimizzarne l’effetto mediante
l’inserimento di giunti antivibranti tra la struttura della centrale e le turbine per limitare il
passaggio di vibrazioni e quindi la generazione e la trasmissione del rumore.
La movimentazione meccanica di tutte le opere di regolazione e filtrazione dell’acqua è effettuata
mediante motori elettrici di bassa potenza che saranno in funzione per brevi intervalli di tempo. Il
livello sonoro equivalente ponderato A, legato a tali dispositivi è per questa ragione molto
limitato. (rif. D.P.C.M. 14/11/97 ).
Una possibile soluzione per annullare la rumorosità della centrale è l’interramento completo della
struttura. Tale alternativa non è stata presa in considerazione in quanto si ritiene superfluo
sostenere i costi rilevanti che derivano da una struttura interrata considerando anche la maggiore
facilità di operare la gestione e la manutenzione delle apparecchiature elettromeccaniche su una
struttura fuori terra e potendo contare su soluzioni tecniche efficaci per annullare gli effetti del
rumore.
B.2.31. Vibrazioni prodotte in fase di cantiere
Le vibrazioni saranno prodotte essenzialmente dalle operazioni di scavo.
Per mitigare l’effetto delle vibrazioni prodotte si organizzeranno le attività di cantiere in modo tale
da non sovrapporre mai a tale scavo altre lavorazioni nella stessa area. Essendo l’area poco abitata
23
(area agricola), non verranno adottate altre misure di mitigazione che si ritengono sproporzionate
rispetto alla reale entità delle vibrazioni prodotte, soprattutto in relazione alla durata.
Saranno invece adottate misure di sicurezza per gli operatori incaricati allo scavo mediante
l’utilizzo di opportuni DPI e l’allontanamento di tutti gli altri operatori non necessari
all’operazione.
B.2.32. Vibrazioni prodotte in fase di esercizio
Come indicato al precedente punto 2.30 le vibrazioni prodotte si manifesteranno prevalentemente
in rumore mentre non saranno apprezzabili le vibrazioni vere e proprie se non all’interno della
centrale. Le misure di mitigazione proposte nel punto B.2.30. si ritengono sufficienti a limitare al
minimo tale problema in fase di esercizio.
B.2.33. Scarichi idrici prodotti in fase di cantiere
In fase di cantiere non saranno prodotti scarichi idrici.
Le uniche operazioni che richiedono utilizzo di acqua sono i getti di calcestruzzo che dovrà essere
bagnato, durante i 15 giorni di maturazione, per evitare le spaccature tipiche del materiale. Si
ritiene che tali scarichi siano ininfluenti, per la loro entità e per l’assenza di sostanze inquinanti,
sull’equilibrio idrico della zona.
B.2.34. Scarichi idrici prodotti in fase di esercizio
In fase di esercizio lo scarico idrico principale sarà determinato dall’opera di restituzione, ovvero il
flusso di acqua in uscita dalla centrale che viene restituito al torrente. Tale flusso, di portata pari a
quella derivata, sarà costituito da acqua pura che, grazie alla caratteristica costruttiva della
centrale, verrà in contatto solo con le pale in acciaio della turbina e quindi non subirà
inquinamenti di alcun genere né riscaldamento apprezzabile.
B.2.35. Scarichi in atmosfera prodotti in fase di cantiere
Emissioni di polvere verranno generate solo in fase di scavo. Tali lavorazioni saranno limitate sia
nelle quantità che nel tempo di emissione. Non si ritiene quindi necessaria l’adozione di misure di
mitigazione che, vista l’area disabitata e la difficoltà di organizzarle, risulterebbero sproporzionate
rispetto alla quantità effettivamente prodotta.
I gas inquinanti prodotti saranno limitati ai gas di scarico dei motori dei mezzi d’opera utilizzati e,
vista la vastità dell’area in cui saranno prodotti e la lontananza del sito da edifici residenziali, non si
ritiene necessario mitigarli.
B.2.36. Scarichi in atmosfera prodotti in fase di esercizio
Non saranno prodotti scarichi in atmosfera in fase di esercizio.
24
B.2.37. Rischi d’incidente in fase di cantiere
Durante la stesura del progetto esecutivo verrà redatto il piano di sicurezza e coordinamento e
successivamente all’affidamento dei lavori i relativi POS (Piano Operativo di Sicurezza) delle ditte
subappaltatrici.
B.2.38. Rischi d’incidente in fase di esercizio
In fase di esercizio sarà considerato il rischio di elettrocuzione generato da maldestre operazioni
all’interno dei quadri di comando e gestione della centrale.
Altri rischi derivano dal possibile contatto di operatori con gli organi meccanici in movimento.
Per entrambi questi rischi la centrale sarà dotata di sicurezze automatiche in grado di proteggere
l’operatore in caso di errata manovra o di superamento di zone a rischio.
B.2.39. Luoghi con rischio di esplosione o incendio
Nella centrale, all’interno della quale è posto l’alternatore ed il trasformatore elettrico,
potrebbero generarsi scintille e incendio dovuto a cortocircuito, anche se non esistono precedenti.
Per limitare al minimo tali rischi la linea elettrica verrà opportunamente protetta con interruttori
magnetotermici differenziali e sonde di temperatura nei punti critici d’impianto. All’interno
dell’edificio di centrale è prevista la presenza di un estintore e di un sacco di sabbia per il
soffocamento di eventuali principi d’incendio.
B.2.40. Utilizzo di agenti chimici
Il progetto non prevede l’utilizzo di agenti chimici.
B.2.41. Utilizzo o produzione di materiali instabili, infiammabili o esplosivi
Il progetto non prevede l’utilizzo ne la produzione di materiali esplosivi.
B.2.42. Utilizzo di processi chimici
Il progetto non prevede l’utilizzo di processi chimici.
B.2.43. Accessori d’intervento sugli organi d’intercettazione delle tubazioni
La centrale sarà equipaggiata con un PLC che gestirà l’apertura e la chiusura delle paratoie poste a
ridosso dell’opera di presa. Eventuali blocchi di produzione, saranno gestiti in maniera da deviare il
flusso direttamente nel fiume, con l’azionamento della by-pass posto nella vasca di carico.
L’eventuale mancanza di acqua nell’opera di presa sarà rilevata da un sensore di livello che agirà
sull’apertura o la chiusura del distributore di macchina.
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Il livello delle vasche poste in prossimità dell’opera di presa e della vasca di carico o eventuali
anomalie nelle tubazioni di convogliamento potranno essere lette da una postazione remota.
B.2.44. Utilizzo di sostanze tossiche
Il progetto non prevede l’utilizzo di sostanze tossiche.
B.2.45. Analisi dei fenomeni di corrosione
Qualora se ne verificasse la necessità, per limitare gli effetti della corrosione sulla condotta forzata
e quella di scarico (by-pass) si valuterà l’opportunità d’installare un dispositivo di protezione
catodica.
B.2.46. Sfiati, valvole di sicurezza o dischi di rottura di apparecchi in pressione
Il flusso dell’acqua alla centrale può essere interrotto istantaneamente dalla chiusura della
paratoia motorizzata tramite una centralina oleodinamica posta all’imbocco della condotta forzata
e dalla contemporanea apertura della paratoia di by-pass.
B.2.47. Sistemi di allarme, di blocco, di diagnostica delle anomalie e guasti
Una serie di sensori collegati ad un PLC permetterà la gestione integrata della centrale
monitorando eventuali anomalie.
I principali sensori che sono stati previsti sono:
� Sensore livello acqua nelle vasca dell’opera di presa.
� Sensore di livello della vasca di carico: con livello basso viene regolata progressivamente
l’apertura del distributore. Superata una soglia di minima produzione si attiva un allarme letto
in remoto dall’operatore che dovrà verificare le ragioni della carenza di acqua;
� Il PLC di gestione delle apparecchiature elettromeccaniche in centrale, in caso di anomalia di
produzione, chiude progressivamente la valvola a monte e quella a valle deviando il flusso
direttamente al corso d’acqua.
Quelli proposti sono i controlli fondamentali previsti, oltre a tutti gli indicatori previsti dai
produttori della turbina e degli allacci elettrici, come produzione istantanea, giornaliera, mensile,
rendimento, controllo usura, controllo livello lubrificanti, controllo delle temperature degli organi
meccanici ecc.
B.2.48. Sistemi di protezione individuali o collettivi nell’ipotesi di eventi anomali, pericolosi o
incidenti
Non sono ipotizzabili incidenti o eventi anomali che possano creare la necessità di sistemi o
procedure di protezione collettiva.
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Per quanto riguarda la protezione individuale, l’accesso alla centrale sarà riservato solo a
personale altamente specializzato, equipaggiato con gli opportuni D.P.I. e dotato di tutte le
procedure necessarie per operare in sicurezza sull’impianto. Oltre alle sicurezze automatiche
dell’impianto (ad esempio chiusura valvole e blocco turbine nel caso di apertura dei coperchi di
protezione degli apparecchi in rotazione oppure dei quadri elettrici) gli operatori saranno dotati di
guanti e scarpe anti-elettrocuzione e cuffie antirumore.
Una particolare valutazione del rischio andrà fatta per le vasche di sedimentazione e di carico per
evitare il rischio di annegamento. Le vasche andranno quindi recintate.
B.2.49 Bacini di contenimento nell’ipotesi di sversamenti di liquidi tossici o pericolosi
Il rischio di sversamento di olii lubrificanti pericolosi (descritto anche nel punto B.2.10.) non esiste
in quanto si utilizzano lubrificanti biodegradabili. Al di sotto della centralina oledinamica è previsto
una vasca di raccolta dell’olio.
B.2.50. Piani di emergenza e sistemi d’intervento nell’ipotesi di manifestazione di emergenze
particolari o incidenti
La centrale non può generare rischi tali da generare la necessità di piani di emergenza.
B.2.51. Descrizione dei bacini di contenimento nell’ipotesi di sversamenti di liquidi tossici o
pericolosi
Vedere punto B.2.49. e B.2.10.
B.2.52 Analisi economica dell’investimento
Il costo di realizzo dell’impianto, così come risultante dal Computo metrico estimativo inserito
nella relazione generale, è di € 522.000,00 + IVA.
B.2.53. Recuperi di materiali ed energia
Oltre la produzione di circa 1.311.552 kWh/anno non sono previsti ulteriori recuperi di energia e
materiali.
B.2.54. Analisi e verifica delle condizioni di equilibrio a breve, medio e lungo termine dei veranti,
delle masse di materiali movimentati e più in generale delle opere in terra in fase di cantiere
L’opera in oggetto è posta sul versante di destra idrografica del torrente Tennacola dove non sono
presenti movimenti gravitativi attivi o quiescenti. Sia il rilevamento geologico-geomorfologico di
dettaglio effettuato dallo scrivente che la visione delle cartografie edite dalla Regione Marche
(Carta geologica e geomorfologica) non hanno evidenziato aree in dissesto.
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Alla luce di quanto sopra riportato si può affermare che il sito oggetto dell’intervento (punto di
derivazione, percorso e punto di rilascio) è morfologicamente stabile.
B.3. FATTORI SINERGICI
L’area di progetto e la tipologia d’impianto sono tali da non creare interferenze con altre attività
similari che sono presenti nel territorio del Comune di Penna San Giovanni e che sfruttano l’acqua
del torrente Tennacola per finalità idroelettriche. Non esistono altre attività che interferiscono con
l’installazione proposta.
B.3.1. Esistenza di altri impianti simili nell’area (ante Operam)
Non sono presenti nell’area impianti simili già esistenti.
B.3.2 Previsione della Presenza di altri impianti simili nell’area (ante Operam)
Non si hanno informazioni sulla presenza futura di altri impianti simili in zona e/o di richieste
analoghe alla presente.
B.3.3. Presenza di altre attività antropiche ad elevato rischio di incidente (ante operam)
Nell’area non sono presenti attività particolarmente pericolose
B.3.4. Previsione della presenza di altre attività antropiche ad elevato rischio di incidente (post
operam)
Allo stato attuale delle conoscenze, non sono previste o prevedibili nell’area attività umane che
possano generare particolari rischi di incidente.
B.4. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE - DESCRIZIONE DELL'AMBIENTE DI RIFERIMENTO
(ante operam)
B.4.1. Presenza di zone di tutele a parco, zone protette dalla normativa o altre zone naturali
sensibili connesse con l'intervento proposto (oasi, zone di protezione, ecc.)
Non sono presenti zone protette da normativa, fatta eccezione per gli ambiti di protezione fluviale
previsti dal D.Lsg. 42/2004.
B.4.2. Appartenenza ad aree a rischio idrogeologico individuate dal PAI
Vedi i punti B.1.11 e B.2.54
B.4.3. Ubicazione del progetto in zone ambientali particolari
Il progetto non ricade in ambientali particolari.
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B.4.4. Ubicazione del progetto in un’area che presenta elementi naturali unici (p.e. specie rare)
Non sono presenti elementi naturali unici.
B.4.5. Ubicazione del progetto in ambiti ove i limiti di qualità ambientale stabiliti dalla
normativa sono superati (p.e. rumorosità eccessiva ante operam)
L’area di progetto è al di fuori da ambiti ove i limiti di qualità ambientale sono superati.
B.4.6. Ubicazione del progetto in ambiti che presentano attualmente alti livelli d’inquinamento o
rischi ambientali (p.e. falde e terreni contaminati ante operam)
L’area di progetto è al di fuori da ambiti che presentano alti livelli d’inquinamento o rischi
ambientali.
B.4.7. Ubicazione del progetto in un’area che presenta aspetti naturali caratteristici (p.e. boschi
o morfologie tipiche)
L’area non presenta aspetti geomorfologici particolari e non ricade in aree cartografate dal PPAR
come Emergenze Geomorfologiche.
L’Inventario Forestale Regionale indica la presenza, in area vasta rispetto al sito di intervento, delle
formazioni forestali tipiche dell’area (vedi Tav. 3 Carta della vegetazione):
� Boschi di carpino nero;
� Querceto mesoxerofilo di roverella;
� Vegetazione ripariale;
Nei pressi del punto di presa e di rilascio, la vegetazione è quella tipica del pioppeto saliceto
ripariale, con un piano dominante dovuto al pioppo nero e al salice bianco, ma anche con la
roverella, la robinia, l’olmo, l’ontano nero, e un piano dominato caratterizzato in prevalenza dalla
presenza dei salici arbustivi, del sanguinello, del sambuco, del rovo, dell’edera.
B.4.8. Ubicazione del progetto in ambiti con problemi legati al degrado degli habitat terrestri,
acquatici o palustri (situazione ante operam)
Il progetto si colloca in aree in cui non sono presenti degradi degli habitat terrestri, acquatici o
palustri.
B.4.9. Collocamento del progetto in ambiti con significative patologie delle specie animali o
vegetali (situazione ante operam)
Non risultano significative patologie delle specie animali e vegetali presenti nell’area d’intervento.
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B.4.10. Elementi di criticità della capacità di rigenerazione delle risorse naturali (p.e. nell’area
sono presenti specie rare o minacciate)
Il sito in questione non sembra rappresentare un sito di importanza strategica per la fauna
dell’Appennino e non è inserito in nessuna direttiva comunitaria (SIC, ZPS ed Important Bird Area)
o nazionale.
Il tratto di interesse si colloca nel settore pedemontano collinare, definito come Zona dei ciprinidi
superiori, caratterizzato da acque mediamente veloci, fresche e ossigenate, con eventuale
modesta presenza di inquinanti. Il fondo è ciottoloso, ghiaioso o sabbioso. Le specie dominanti
sono il barbo (Barbus plebejus) e il cavedano (Leuciscus cephalus), le altre specie comuni sono la
rovella (Rutilus rubilio), l'alborella (Alburnus a. alborella) e il vairone (Telestes muticellus), mentre
più rara è la trota fario (Salmo trutta trutta). La popolazione di cavedano è molto abbondante e il
sito sembra essere in grado di sopportare troficamente la popolazione, ma non riesce a far fronte
a un numero maggiore di individui. Le popolazioni di trota fario sono seminaturali in quanto
soggetti, nel corso degli anni, a successivi ripopolamenti al fine di soddisfare le esigenze alieutiche
dei pescatori locali; la popolazione, tuttavia, mantiene una certa capacità biogenica autonoma, che
rende molto naturale o omogenea la struttura demografica di questo salmonide.
La vallata che comprende il tratto di fiume in oggetto ospita un’erpetofauna consistente.
L’eccellente copertura vegetale, i substrati ricchi di detrito pedogenico (clastico e vegetale),
costituscono l’habitat ideale per la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata). E’ molto
consistente la presenza di specie ad ampia diffusione, come la rana verde dei fossi (Rana bergeri),
il rospo comune (Bufo bufo) e la rana appenninica (Rana italica).
Nel versante soggetto a maggiore irraggiamento, si rinvengono le specie di rettili più comuni: la
lucertola muraiola (Podarcis muralis), la biscia dal collare (Natrix natrix), il biacco (Coluber
viridiflavus) ed il saettone (Elaphe longissima). Interessante è la presenza, abbastanza rara e
localizzata, della biscia tessellata (Natrix tessellata), unica specie di rettile potamofilo, nonché
dell’orbettino (Anguis fragilis).
L’ambiente ripariale fortemente integrato con affioramenti rocciosi costituisce un ambiente molto
interessante per gli uccelli che vi nidificano e che vi svernano. E’ importante sottolineare la
presenza potenziale del merlo acquaiolo (Cinclus cinclus). La massima diversità specifica viene
comunque raggiunta lungo l'alveo del torrente; in questi ambienti vivono l’usignolo (Luscinia
megarhynchos), il merlo (Turdus merula) ed alcuni fringillidi canori come il cardellino (Carduelis
carduelis) e il verdone (Carduelis chloris). Molto ricca ed abbondante è anche la presenza di rapaci
notturni come l’allocco (Strix aluco), la civetta (Athene noctua) ed il barbagianni (Tyto alba); tale
ricchezza è anche dovuta alla presenza massiccia e satellitare su tutto il territorio di numerosi
ruderi che costituiscono importanti siti riproduttivi per gli Strigiformi e non solo (si pensi ai
chirotteri).
La lista dei carnivori include specie relativamente comuni e ad ampia distribuzione nazionale,
come la volpe (Vulpes vulpes), il tasso (Meles meles), carnivori di taglia medio piccola,
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caratterizzati da una notevole adattabilità e plasticità ecologica, che consente di occupare habitat
molto diversificati. Tra gli ungulati ricordiamo il cinghiale (Sus scrofa) ed il capriolo (Capreolus
capreolus).
In conclusione, le potenzialità nei confronti della comunità faunistica sono rivolte verso specie
comuni, di ampia valenza ecologica e di esteso areale distributivo che risultano essere
ampiamente rappresentative della realtà faunistica dell’Italia mediterranea. Il quadro faunistico
locale rispecchia i rapporti numerici esistenti tra le singole specie all’interno dei principali taxa del
contesto nazionale e pertanto non sembrano esserci elementi di criticità nella capacità di
rigenerazione delle risorse naturali (flora e fauna). Non si riscontrano specie di rilevante interesse
conservazionistico e gli habitat di maggiore interesse naturalistico sono localizzati a monte
dell’area di intervento. Non sono presenti elementi naturali unici. Nell’ambito fluviale le specie
autoctone dominanti sono molto abbondanti nei bacini idrici della Provincia di Macerata e non
sono inserite nelle liste di conservazione nazionale e internazionale. La popolazione di cavedano è
molto abbondante e il sito sembra essere in grado di sopportare troficamente la popolazione di
tale specie. Il cavedano è un ciprinide di dimensioni medio grandi che sembra risentire meno
dell’inquinamento sia di origine urbana che industriale, tendenzialmente reofilo, come habitat di
elezione sceglie il tratto medio dei corsi d’acqua di maggiori dimensioni, dove si trova associato ad
altri ciprinidi in particolare il barbo e la lasca; le piene o le secche improvvise o comunque le
variazioni del deflusso possono influire sul livello di frega. Il barbo è specie gregaria e bentonica
diffusa principalmente nelle acque correnti e ben ossigenate dei fiumi appenninici; la riproduzione
ha luogo dalla fine di aprile all’inizio di giugno quando la temperatura dell’acqua oscilla fra i 16 e i
17 °C. In questo periodo le femmine depongono due o tre volte; la strategia di una multipla
deposizione sembra essere interpretata come un adattamento alla variabilità del regime idrico dei
bacini in cui la specie è diffusa.
La Tavola 4 Carta degli ecosistemi schematizza quattro macrocategorie ecosistemiche:
- ecosistema naturale associato, in genere alla presenza di boschi, ambienti rocciosi;
- ecosistema acquatico, naturale come il precedente ma riferito in via esclusiva ai corsi
d’acqua presenti
- ecosistema antropico, comprendente tutto l’edificato, le strade;
- ecosistema semi naturale, riferito all’agroecosistema.
Nel buffer osservato sono stati rilevate le seguenti informazioni superficiali:
ECOSISTEMA TOT. HA
Semi-naturale 95,90
Naturale 24,39
Antropico 5,45
Acquatico 12,1
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L’assenza di ricerche specifiche non permette una suddivisione tra le diverse associazioni vegetali
presenti e d’altra parte per le comunità ornitiche forestali ciò che più di tutto determina la
ricchezza e diversità è la struttura della vegetazione con particolare riguardo all’età degli alberi e
alla presenza o meno di sottobosco. In questo senso quindi boschi maturi e ricchi di sottobosco
ospitano più specie di quelli giovani e poveri di arbusti e piccoli alberi. Ancor più importante è la
dimensione del bosco, come noto aree piccole ospitano meno specie di quelle grandi e nella
comunità tendono a prevalere quelle ubiquiste rispetto a quelle strettamente boschive. In questo
senso sarebbe importante avere dei criteri certi per definire la soglia che distingue un bosco
grande da uno piccolo. Questa soglia tuttavia varia di specie in specie ed è fortemente
condizionata dalla distanza dei boschi piccoli da quelli grandi; una piccola superficie boscata può
ospitare più specie di una un po’ più grande se è vicina ad un complesso forestale ampio (effetto
source-sink). In assenza di dati puntuali per questa distinzione per boschi piccoli si intenderanno
solo quelli di pochi ettari isolati da altri boschi più grandi. In generale si può comunque affermare
che nell’area oggetto dell’indagine le comunità forestali, pur essendo ricche e diversificate, non
presentano specie di elevatissimo valore conservazionistico. Questo deriva dal generale degrado
che quest’ambiente ha subito a causa del secolare assoggettamento al governo a ceduo che ha
determinato una semplificazione della struttura d’età e la conseguente scomparsa delle specie
legate ai grandi alberi secolari.
Agli ambienti fluviali è stato conferito un valore medio perché costituiscono, in genere, un
importante momento di raccordo tra le diverse aree poste lungo il suo corso. La fascia ripariale
rappresenta l’unico corridoio utilizzabile dalla fauna per spostarsi lungo la valle. Il valore
naturalistico del fiume è pertanto strettamente correlato con l’estensione della fascia ripariale.
Gli arbusteti rappresentano in genere una fase dinamica della vegetazione successiva ad un
disturbo significativo dell’ambiente. Il suo collocarsi all’interno di una serie dinamica, influisce
notevolmente sulla comunità animale ospitata che, almeno per quanto riguarda gli uccelli è
piuttosto povera numericamente anche se interessante sotto il profilo conservazionistico.
In genere negli arbusteti sono presenti specie tipiche del sottobosco, come il Merlo, la Capinera, lo
Scricciolo ecc.; accanto ad esse questi ambienti sono i luoghi di elezione di alcune specie della
famiglia delle Silvie tipicamente mediterranee che ritrovano in essi la caratteristica struttura della
macchia. In particolare nell’area sono presenti l’Occhiocotto, la Sterpazzolina e il Canapino. Una
certa importanza gli arbusteti la rivestono anche come luogo di rifugio e sviluppo per molte specie
di lepidotteri, soprattutto quando sono inseriti in un contesto agricolo e quindi rappresentano
delle isole di vegetazione naturale tra le colture. Nell’area di studio questa situazione si verifica di
rado dato che non sono presenti superfici significative di paesaggio agrario semplice.
Le aree coltivate, a differenza di quanto in genere si crede, rappresentano attualmente uno degli
habitat più importanti per la conservazione della biodiversità in Europa; circa la metà delle specie
classificate SPEC sono legate a quest’ambiente. In particolare sono importanti le aree ad
32
agricoltura marginale in cui gli effetti dannosi della modernizzazione (semplificazione del
paesaggio, uso della chimica, riduzione dei cicli di coltivazione ecc.) si sono fatti sentire con minor
intensità. D’altra parte sono queste anche le aree dove più forte e rapida è la perdita di questo
habitat per l’abbandono delle colture.
Nelle aree agricole la maggior parte delle specie presenti non sono legate direttamente alle
colture erbacee ma alle strutture seminaturali o naturali ad esse collegate (siepi, bordi erbosi, filari
alberati ecc.) o alle colture legnose (frutteti, alberate ecc.). Questo spiega l’importanza che hanno
le poche zone in cui il paesaggio agrario si è conservato integro.
Tra le specie da segnalare la maggior parte è quindi legata a quello che abbiamo chiamato
Agroecosistema con elementi diffusi arborei ed arbustivi intendendo raggruppare in questa
categoria le aree in cui siano presenti o strutture vegetali naturali come ad esempio le siepi o
forme tradizionali di coltura mista legnoso/erbacea come appunto le alberate. Nei coltivi semplici,
cioè caratterizzati soprattutto dalle colture erbacee, le specie più importanti sono quaglia, allodola
e strillozzo, la presenza di queste specie è legata comunque al mantenimento di forme colturali
tradizionali come le rotazione essendo la loro presenza certamente limitata dalle pratiche
dell’agricoltura intensiva. Ben diverso è il discorso quando si analizzano le aree agricole con
notevole dotazione di patrimonio arboreo ed arbustivo. Qui la diversità risulta più alta cosi come il
valore complessivo della comunità composta in molti casi da specie in forte decremento sia di
popolazione che di areale. Risulta interessante notare come anche specie apparentemente comuni
siano state inserite tra quelle meritevoli di conservazione; il caso più ecclatante è forse il merlo
comune un po’ ovunque nelle nostre campagne. La spiegazione va ricercata nei criteri che hanno
guidato la definizione del grado di interesse, il merlo (Turdus merula) è SPEC 4, una specie cioè il
cui status di conservazione è favorevole ma la cui popolazione è concentrata in Europa e la cui
sopravvivenza è strettamente legata alle azioni avviate a livello continentale.
Con riferimento alla suddetta classificazione,
In base a queste considerazioni è stata redatta la carta del valore naturalistico (Tavola A-6 Carta
del valore naturalistico) categorizzata in base alla seguente tassonomia, ove il valore delle risorse
naturali, è stato valutato in base alla presenza di fauna, dovuta alla conservazione degli ambienti,
alla loro estensione e alla presenza di corridoi biologici:
0 - Valore nullo: strutture antropiche
1 - Valore basso: coltivi senza alberi, impianti arborei specializzati
2 - Valore medio: arbusteti, coltivi con alberi, boschi di piccole dimensioni
3 - Valore alto: pascoli cespugliati, boschi di medie dimensioni, pascoli, fascia ripariale, ambiente
fluviale
4 - Valore molto alto: ambienti rocciosi, boschi di dimensioni significative
Si osservano, nel buffer, i seguenti dati quantitativi:
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VALORE NATURALISTICO TOT. HA %
Medio 67,21 48,78
Basso 41,24 29,93
Alto 21,86 15,86
Nullo 5,45 3,96
Molto alto 2,03 1,47
Dalla cartografia si può rilevare come le categorie nulle e basse siano localizzate nell’area
direttamente interessata dall’intervento e comunque rappresentino quasi il 50% delle coperture
totali; non sono presenti unità con valore molto alto.
B.4.11. Presenza di carenti stati di qualità dell’atmosfera vicino all’intervento proposto
(situazione “ante operam”)
La qualità dell’atmosfera vicino all’area dell’intervento risulta buona.
B.4.12. Collocazione del progetto presso corpi idrici con problemi di qualità delle acque
superficiali (situazione “ante operam”)
La qualità delle acque nell’area dell’intervento risulta discreta. Il progetto in discussione non
interferisce con la qualità delle acque attualmente presente.
B.4.13. Gli acquiferi sono caratterizzati da alta sensibilità nei confronti del progetto (p.e. Attività
idroesigenti alimentate da aquiferi con debole ricarica)?
Il progetto è dimensionato rispettando il D.M.V. . Inoltre non sono presenti sorgenti nell’area
interessata dal progetto.
B.4.14. Inserimento del progetto in ambienti ad elevata sensibilità degli acquiferi.
Non risultano, in fase preliminare, ambienti ad elevata sensibilità degli acquiferi nell’area di
intervento.
B.4.15. Presenza di frane e condizioni di instabilità potenziale di versanti vicino all’intervento
(situazione ante operam).
Movimenti gravitativi attivi di una cerca rilevanza sono presenti nei dintorni dell’area esaminata,
come visibile dalle cartografie allegate; questi non interferiscono con il progetto attuale.
B.4.16. Presenza di pendii che possono essere soggetti ad erosioni (situazione ante operam).
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Le zone interessate dall’opera di presa e di rilascio sono poste su scarpate di bordo fluviale che
non sono soggette a fenomeni di erosione, sia per la natura litologica dei terreni presenti che per
la morfologia sub-pianeggiante.
B.4.17. Sensibilità degli ecosistemi nei confronti del progetto (p.e. capacità portante prossima al
nuovo carico complessivo generato)
L’ecosistema fluviale, così come tutti i sistemi naturali, è il risultato della interazione di un
complesso di fattori, biotici ed abiotici, che concorrono alla determinazione di uno o più particolari
habitat. Nel caso di un ecosistema fluviale, l’equilibrio delle caratteristiche ambientali è in
continua evoluzione e determina, in particolar modo nei corsi d’acqua a regime torrentizio, tipici
dell’Appennino, habitat particolarmente instabili e sensibili alle minime variazioni dei parametri
idrologici e della qualità delle acque. Il fattore più evidente che condiziona e caratterizza un corso
fluviale è costituito dalla variazione delle portate lungo l’asta fluviale nel corso dell’anno, ed in
particolare tra la stagione invernale e quella estiva.
Tra i numerosi fattori che concorrono ad alterare la naturale evoluzione e diversità degli ambienti
fluviali, particolare rilevanza assumono le opere di diversione e di ritenuta per scopi idroelettrici,
irrigui ed idropotabili che modificano in modo radicale il naturale deflusso delle acque.
La realizzazione di tali opere, in generale, comporta delle modificazioni evidenti dei parametri
idrologici, della morfologia dell’alveo, delle caratteristiche del substrato, delle variazioni dei
parametri chimico-fisici delle acque che si riflettono su tutte le comunità animali e vegetali del
corso d’acqua.
Il concetto di deflusso minimo vitale (DMV) è stato introdotto nella legislazione nazionale con la
Legge n. 183 del 18 maggio 1989 - Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del
suolo - che si menziona il "minimo deflusso costante vitale". In particolare la lettera i) del punto 1
dell’articolo 3 di detta legge, relativo alle attività di pianificazione, di programmazione e di
attuazione dei Piani di Bacino, indica tra queste "la razionale utilizzazione delle risorse idriche
superficiali e profonde, con una efficiente rete idraulica, irrigua ed idrica, garantendo, comunque,
che l’insieme delle derivazioni non pregiudichi il minimo deflusso costante vitale negli alvei sottesi,
nonché la polizia delle acque".
Lo stesso concetto viene ripreso dalla Legge n. 36 del 5 gennaio 1994, la quale al punto 3
dell’articolo 3, prevede che "nei bacini idrografici caratterizzati da consistenti prelievi o da
trasferimenti, sia a valle che oltre la linea di displuvio, le derivazioni sono regolate in modo da
garantire il livello di deflusso necessario alla vita negli alvei sottesi e tale da non danneggiare gli
equilibri degli ecosistemi interessati".
I criteri generali di stima del deflusso minimo vitale seguono essenzialmente due procedure di
calcolo differenti: l'indagine di tipo teorico si basa sull'applicazione di una variabile posta in
relazione alla portata, oppure di tipo sperimentale in cui vengono raccolti una serie di dati in
riferimento ad un preciso obiettivo di tutela ambientale. In quest' ultimo caso le portate sono
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ricavate dalla relazione tra una variabile idraulica o strutturale del corso d'acqua, rilevata
sperimentalmente, e la portata.
L'analisi critica delle metodologie precedentemente descritte evidenzia come quelle di tipo
sperimentale, in cui i dati biologici sono posti in relazione con quelli idrologici, siano le più
qualificate per ottenere valori attendibili di portata residua tali da permettere un soddisfacente
mantenimento dell'ecosistema fluviale. In particolare il PHABSIM (Physical HABitat Simulation) è
risultato il metodo più efficace, soprattutto per l'ampio uso in tutto il mondo ed in Italia.
L’applicazione in territorio italiano, presuppone la conoscenza delle curve di idoneità (probability
of use curves) per le specie ittiche tipiche del corso d'acqua interessato. Nonostante che tali curve
di idoneità si basino, nel metodo originario, sull'ecologia di alcune specie salmonicole americane,
successive verifiche effettuate in Francia sulla trota fario hanno evidenziato una generale
accettabilità anche per i salmonidi europei. Pertanto, si reputa che tali valori siano adeguati anche
in Italia per le acque a salmonidi.
L’Autorità di Bacino delle Marche, per garantire il minimo impatto sull’ecosistema fluviale di opere
di derivazione, adotta la formula citata al punto per il calcolo del D.M.V. che sarà garantito in fase
di esercizio della centrale.
B.4.18. Sono presenti carenti stati di qualità del clima acustico vicini all’intervento proposto
(situazione ante operam)
La qualità del clima acustico vicino all’area dell’intervento risulta buono. Non è stata ancora
effettuata la Classificazione Acustica del Territorio del Comune di Penna San Giovanni (Legge
n.447/1995 “Legge quadro sull’inquinamento acustico” e legge regionale 14 novembre 2001, n.28
“Norme per la tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo dall’inquinamento acustico
nella Regione Marche”) ma l’area in esame, presentando attività prevalentemente rurale non
presenta inquinamento acustico evidente.
B.4.19. Bacino visivo degli interventi, con le foto degli elementi caratteristici del paesaggio
attuale.
Vedasi rapporto fotografico.
B.4.20. Caratterizzazione del paesaggio da un’alta sensibilità nei confronti del progetto
Il progetto non sarà invasivo dal punto di vista estetico e si collocherà nel paesaggio in modo
armonico.
B.4.21. Collocazione del progetto presso unità di paesaggio degradate (situazione ante operam)
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Il paesaggio dell’area risulta sufficientemente integro, come si può evincere dalla documentazione
fotografica. Il PTC della provincia di Macerata non segnala, peraltro, situazioni di degrado
paesaggistico nell’areale di intervento.
B.4.22. Collocazione del progetto presso presenze architettoniche, culturali e/o storiche
significative
Non esistono, nell’area di progetto, elementi architettonici, storici o culturali di particolare rilievo.
B.4.23. Collocazione del progetto presso aree ad elevata densità demografica
L’area dove sorgerà la centrale risulta disabitata.
B.4.24. Collocazione del progetto presso ambiti con problemi legati ai livelli di benessere e di
salute della popolazione
L’area dove sorgerà la centrale non risulta interagire con problemi di benessere e di salute della
popolazione e comunque non è interessata da definizione di “aree depresse” o simili
provvedimenti.
B.4.25. Collocazione del progetto presso ambiti con usi plurimi del territorio reciprocamente
poco compatibili (situazione ante operam)
L’ambito di progetto non ha usi plurimi o incompatibili con le opere in progetto.
B.4.26. Considerazioni sulle evoluzioni significative dello stato ambientale attuale in assenza di
intervento (p.e. aumento demografico, estensione di contaminazioni, ecc.)
L’intervento non interagisce sullo stato ambientale presente e futuro.
B.4.27. Descrizione di tutte le infrastrutture pubbliche e private che ricadono o sono prossime
all’area di intervento (linee elettriche aeree, linee elettriche interrate, captazioni e linee
acquedottistiche, condotte fognarie, linee telefoniche, metanodotti, oleodotti, strade private,
strade pubbliche, abitazioni private, strutture ad uso collettivo, linee ferroviarie, fossi, corsi
d’acqua, ecc.)
Nell’area di progetto o nelle sue immediate prossimità non sono individuate infrastrutture
potenzialmente interagenti con l’intervento.
B.4.28. Analisi dell’ambiente di riferimento
Al fine di dettagliare l’ambiente di riferimento sono state allestite le seguenti cartografie:
� Tav.1 - Carta della vegetazione
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� Tav.2 - Carta dei vincoli naturalistici (aree floristiche e Natura 2000)
� Tav.3 - Carta del valore naturalistico
� Tav.4 - Carta degli ecosistemi.
Da essi si desume che l’ambiente di riferimento è caratteristico degli habitat vallivi, sia per quanto
riguarda l’uso del suolo, sia per gli elementi botanico-vegetazionale, sia per quelli di tipo
faunistico.
B.5. VALUTAZIONI DEGLI IMPATTI AMBIENTALI POTENZIALI A BREVE, MEDIO E LUNGO PERIODO
B.5.1. Verifica della compatibilità dell’intervento con gli standards ed i criteri per la tutela delle
acque sotterranee
Nell’area in esame non sono presenti sorgenti o pozzi; ciò ha permesso di ipotizzare che l’esiguo
spessore dei depositi alluvionali terrazzati non sono sede di falde idriche tali da permettere
l’istaurarsi di una circolazione idrica basale interessante e potenzialmente interagente con gli
interventi previsti.
B.5.2. Verifica della compatibilità dell’intervento con gli standards ed i criteri per la tutela delle
acque superficiali
Vedi punto precedente.
B.5.3. Verifica della compatibilità dell’intervento con gli standards ed i criteri per la tutela
dell’atmosfera
Il progetto in esame non ha nessun effetto sull’atmosfera in quanto non comporta emissioni
gassose di alcun tipo, se non limitatamente alla fase di cantiere.
B.5.4. Potenziali influssi negativi sulla salute e sul benessere degli esseri umani dovute alla
produzione di polvere in fase di cantiere
Il cantiere comporterà una produzione di polvere minima in quanto non si avranno demolizioni di
opere murarie e gli scavi avverranno su terra compatta e umida e a distanze di centinaia di metri
dalle più vicine abitazioni.
B.5.5. Valutazione di eventuali impatti ambientali fuori Regione o a grande distanza.
L’unica possibile influenza del progetto considerato a grande distanza è l’immissione di energia
elettrica nella rete nazionale tramite la cabina dell’Enel cui esso sarà collegato.
B.5.6. Verifica degli impatti in relazione alle varie alternative progettuali
Non sono previste soluzioni alternative
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B.5.7. Verifica dell’esistenza di soluzioni alternative non analizzate di minore impatto
Vista la conformazione del sito non si ritengono possibili altre soluzioni progettuali rispetto a
quelle elencate al punto precedente.
B.5.8. Verifica della compatibilità dell’intervento con i criteri per la tutela della stabilità dei
versanti
L’opera in oggetto è posta sul versante di destra idrografica del torrente Tennacola dove non sono
presenti movimenti gravitativi attivi o quiescenti. I rilevamenti geologici-geomorfologici di
dettaglio e la visione delle cartografie edite dalla Regione Marche (Carta geologica e
geomorfologica), non hanno evidenziato per tale area la presenza di zone in dissesto. Aree in
dissesto sono invece state rilevate lungo la linea di potenziamento elettrico prevista da ENEL
Distribuzione.
Alla luce di quanto sopra riportato si può affermare comunque che non si rilevano elementi
vincolanti alla realizzazione dell’intervento.
B.5.9. Verifica della compatibilità dell’intervento con i criteri per la tutela dall’erosione
Non sono state rinvenute manifestazioni di erosione nei tratti interessati dall’opera (zona di presa
e di rilascio).
B.5.10. Verifica della compatibilità dell’intervento con i criteri per la tutela dalla vegetazione
Dall’analisi dei vincoli relativi al sottosistema Botanico risulta che l’opera in esame non comporta
interventi diretti o indiretti a piante protette. Sia l’opera di presa, sia i manufatti a valle della
stessa, durante la loro realizzazione non intercettano esemplari arborei di nessuna specie.
B.5.11. Verifica della compatibilità dell’intervento con i criteri per la tutela dalla fauna
Nel punto in cui l’acqua del canale dovrà essere accumulata in una vasca per essere
successivamente captata in una condotta forzata, si crea impatto ambientale solo per la
realizzazione degli scavi necessari ad interrare il tratto della condotta. Si ritiene basso il rischio di
eliminazione di specie protette, in quanto la procedura di esecuzione dei lavori non comporta
interventi invasivi di scavo o comunque una perdita significativa di habitat destinato alla
riproduzione od a qualunque altra attività del ciclo biologico. Anche le interferenze sui percorsi
critici non influiscono sui meccanismi di dispersione della fauna selvatica; l’elettrodotto non
influisce sui rischi di elettrocuzione in quanto i cavi sono isolati, mentre per quanto riguarda i rischi
di collisione la rete MT ha un rischio quasi nullo. La perdita di habitat nella realizzazione
dell’intervento di scavo non costituisce una percentuale rilevante rispetto alle potenzialità offerte
dal territorio; ugualmente se viene preso in considerazione la frammentazione dello stesso. Nel
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complesso si ritiene che l’intervento possa determinare una trascurabile alterazione
dell’ecosistema faunistico.
B.5.12. Verifica della compatibilità dell’intervento con i criteri per la tutela della qualità degli
ecosistemi
Non immettendo inquinanti di nessun genere, né rumori rilevanti, e prevedendo, in caso di guasti
al sistema di lubrificazione, un pozzetto di sicurezza, per le eventuali perdite, l’opera non modifica
gli equilibri degli ecosistemi locali. La perdita di habitat nella realizzazione dell’intervento di scavo
non costituisce una percentuale rilevante rispetto alle potenzialità offerte dal territorio;
ugualmente se viene preso in considerazione la frammentazione dello stesso. Per quanto riguarda
il rilascio dell’acqua nell’alveo fluviale l’alterazione dell’ecosistema rimane trascurabile qualora la
temperatura dell’acqua in alveo non subisca variazioni significative di temperatura (>3 gradi);
diversamente, l’intervento comporterebbe un’alterazione dell’ecosistema molto alta, non solo per
il tratto fluviale a valle, ma produrrebbe anche interruzioni significative delle vie di dispersione
della fauna ittica (trota fario), interrompendone il flusso in maniera definitiva.
B.5.13 Verifica della compatibilità dell’intervento con gli standards ed i criteri per la tutela della
qualità degli elementi paesaggistici
L’area appartiene all’area di tutela degli elementi paesaggistici associata a fiumi e corsi d’acqua. Il
progetto non interferisce in nessun modo con la qualità degli elementi paesaggistici. L’opera di
presa da realizzare non modifica, se non marginalmente l’attuale stato dei luoghi.
B.5.14. Verifica della compatibilità dell’intervento con gli standards ed i criteri per la tutela della
qualità dei valori del patrimonio socio-culturale
Non sono presenti particolari valori del patrimonio socio culturale.
Dal punto di vista architettonico, non sono presenti particolari vincoli secondo gli strumenti di
pianificazione vigenti.
B.5.15 Verifica della compatibilità dell’intervento con gli standards ed i criteri per la tutela del
benessere e della salute umana
L’intervento è compatibile con gli standards ed i criteri per la tutela del benessere e della salute
umana.
B.5.16. Verifica della compatibilità dell’intervento con gli standards ed i criteri per la
prevenzione del rischio di incidente
L’intervento è compatibile con gli standards ed i criteri per la prevenzione del rischio di incidente.
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B.5.17. Potenziale accrescimento del rischio di incendio
Non si registrano, statisticamente, particolari rischi di incendio legati alla presenza di una centrale
idroelettrica.
B.5.18. Potenziali peggioramenti dei rischi riguardanti la salute della popolazione e dei
lavoratori
Una centrale idroelettrica non presenta emissioni inquinanti di alcun genere che possano nuocere
alla salute della popolazione limitrofa, né a maggiore distanza da essa.
I lavoratori in fase di cantiere saranno tutti attrezzati con opportuni D.P.I. e il cantiere stesso sarà
adeguato alle norme pertinenti. In fase di esercizio verranno verificate le eventuali condizioni di
rischio per la salute dei lavoratori secondo le vigenti norme di pertinenza. La gestione
dell’impianto non comporta ordinariamente manovre pericolose e l’uso della migliore tecnologia
(automazione e antinfortunistica) disponibile attualmente allo stato dell’arte per opere di questo
genere sarà volta a minimizzare i rischi per chi vi lavora.
B.5.19. Verifica della compatibilità dell’intervento con gli standards ed i criteri per la tutela delle
possibilità di svago della popolazione
L’opera in esame non lede in alcun modo le possibilità di svago della popolazione. L’area in esame
non è infatti meta di particolare interesse.
B.5.20 Verifica della compatibilità dell’intervento con i criteri per la tutela del valore dei beni
materiali
Il progetto in esame non lede in alcun modo la tutela del valore dei beni materiali. Secondo il D.
Lgs. 387/03 l’opera è considerata di “Pubblica Utilità” e di conseguenza gli espropri dei terreni che
ne permettano la realizzazione sono previsti dalla legge. Il progetto comunque è concepito
prevedendo solo servitù di passaggio ed alcun tipo di esproprio.
B.5.21. Verifica della compatibilità dell’intervento con i criteri per la tutela degli usi plurimi delle
risorse materiali
La centrale idroelettrica in esame, per la limitatezza delle aree occupate e per l’integrazione con le
opere già esistenti, non preclude l’utilizzo dell’area circostante sia per fini agricoli che per fini
ricreativi. L’acqua derivata sarà, dopo circa 1500 metri di percorso non naturale, di nuovo
disponibile per tutti i suoi possibili utilizzi con proprietà e qualità immutate.
B.5.22. Potenziali danni di aree turisticamente importanti
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L’area non presenta aree particolarmente rilevanti dal punto di vista turistico, mentre dal punto di
vista culturale, una centrale idroelettrica, in quanto fonte rinnovabile, può essere considerata
occasione di visite a scopo educativo nonché valorizzatrice del territorio.
B.5.23. Potenziali danni di aree importanti dal punto di vista ricreativo
L’area non è considerata particolarmente interessante dal punto di vista ricreativo. L’accesso alla
sponda del fiume non viene ostacolato in alcun modo dalla presenza della centrale.
B.5.24. Potenziali danni a terreni di rilevante valore agricola
Le superfici agricole interessate dall’opera sono di entità non rilevante e non presentano
particolari valori che non siano comunemente riscontrabili in tutta l’area. Il terreno su cui sorgerà
la centrale è un seminativo non particolarmente fertile, molto ricco di scheletro negli strati
superficiali
B.5.25. Influenza sul mercato del lavoro dell’area
Il mercato del lavoro dell’area risentirà positivamente dell’opera per la necessità di una persone
adibita alla vigilanza e alla manutenzione degli impianti.
B.5.26. Influenza sul mercato immobiliare dell’area
Non sono razionalmente prevedibili effetti sul mercato immobiliare della zona, che risulta,
secondo il P.R.G. vigente area di completamento industriale.
B.5.27. Verifica della compatibilità dell’intervento con la capacità delle infrastrutture viarie
La centrale non genererà traffico significativo nelle strade limitrofe. La manutenzione con
personale e attrezzature specializzate avrà una frequenza tale da non risultare percepibile. Le
strade di accesso all’area, permettono e permetteranno il transito di mezzi mediamente pesanti
senza particolari problemi.
B.5.28. Interazioni con altre eventuali pressioni ambientali che cumulativamente possono
esercitare impatti o rischi significativi
Non essendo la zona in esame soggetta a particolari pressioni ambientali, né attuali né
nell’immediato futuro, secondo quanto attualmente ipotizzabile, la realizzazione del progetto
della piccola centrale idroelettrica non presenta interazione con altre attività con significativo
impatto ambientale.
B.5.29. Misure di emergenza per rischio di potenziali incidenti
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La strada d’accesso alla centrale prevista sarà sufficientemente ampia per l’ingresso di eventuali
ambulanze. L’opera eventuale di VV.FF. non occorre quindi in ostacoli particolari.
B.5.30. Mitigazione e compensazione degli impatti ambientali
I periodi critici nei quali è necessaria una maggiore attenzione per il mantenimento del D.M.V.
sono due: il primo riguarda l’arco temporale novembre – marzo in cui ha luogo la riproduzione
della trota fario. Lo sviluppo delle uova di questo salmonide avviene con lentezza, determinata in
450 °C/giorno (Gandolfi et al, 1991): ciò significa che, con una T° media dell’acqua di 10 °C, la
fuoriuscita dall’uovo avverrà in 45 giorni, periodo nel quale le acque non devono subire grosse
variazioni nei flussi, nella limpidezza e nei livelli di ossigenazione e gli alvei non devono essere
minimamente alterati.
Il secondo riguarda il periodo febbraio – maggio, nel quale si esplica l’attività riproduttiva delle due
specie di anfibi più sensibili. La rana appenninica e la salamandrina dagli occhiali possono
maggiormente risentire delle fluttuazioni/diminuzioni dei flussi idrici, in quanto hanno
ovodeposizione riacofila ed epilitica.
Si ritiene di poter garantire la sopravvivenza dell’ittiofauna garantendo il 20% della portata media
nel periodo riproduttivo febbraio-maggio.
B.5.31. Mitigazione nel tempo degli impatti ambientali
L’impatto potenziale principale può essere legato a possibili malfunzionamenti dei meccanismi di
regolazione della portata d’acqua prelevata. I programmi di manutenzione di routine, che
prevedono visite molto frequenti alla centrale, tendono a minimizzare tale rischio, limitandolo
nell’entità e nella possibile durata.
B.5.32. Impatti e rischi residui dopo l’applicazione degli interventi di mitigazione
Non si prevedono impatti e rischi residui dopo l’applicazione degli interventi di mitigazione.
B.5.33. Impatti ambientali residui dopo la dismissione delle opere e sistemazione
Sarà possibile, dopo eventuale dismissione e sistemazione, ripristinare completamente l’area alle
condizioni attuali, ad eccezione della galleria, per la quale il reinterro non avrebbe alcun
significato.
B.5.34. Rischi e impatti ambientali significativi per le alternative di progetto
Non sono previste alternative di progetto
B.5.35. Programmi di monitoraggio degli impatti ambientali
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Al fine di conoscere in dettaglio gli esiti e gli impatti dell’opera, riteniamo necessarie le seguenti
operazioni:
� monitoraggio dell’ittiofauna e dell’erpetofauna a monte e a valle della presa ad un anno dal
funzionamento della centrale idroelettrica a pieno regime;
� misurazione della temperatura nel punto di presa e in quello di rilascio dell’acqua con
frequenza almeno mensile e per un periodo di dodici mesi.
Qualora si dovessero registrare mutamenti significativi nei parametri sopra citati (temperatura e
popolamento ittico), dovranno essere adottate misure di mitigazione che potranno prevedere
anche nuove valutazioni dei D.M.V..
B.5.36. Raccolta, coordinamento ed esame dei dati per la valutazione degli impatti ambientali
Per l’effettuazione della presente relazione sono state utilizzate cartografie ufficiali relative agli
strumenti di pianificazione del territorio a livello regionale, provinciale e comunale. Le
informazioni risultanti dall’insieme di tali fonti, dai sopralluoghi e dai rilievi in situ, dalle statistiche
e da tecnici esperti in questo tipo di opere, sono in definitiva risultate sufficienti al fine di ottenere
un quadro coerente e completo relativo all’area in esame.
B.5.37. Informazioni da reperire utili alla completezza dello Screening
Tutte le informazioni utili per l’effettuazione dello screening sono state reperite.
B.5.38. Complessità degli effetti del progetto sull’ambiente: sinergia degli impatti
Non sono rilevabili particolari fenomeni o interazioni tra gli impatti ambientali che possano
generare conseguenze non direttamente valutabili o prevedibili.
B.5.39. Incertezza e difficoltà nella stima degli impatti
La valutazione degli impatti sui sistemi viventi, essendo essi sistemi complessi ed essendo
numerosissime le variabili in gioco, presentano per loro natura delle difficoltà previsionali cui si è
cercato di ovviare facendo riferimento puntuale alla normativa e alle direttive delle Autorità
competenti. (Es: valutazione del D.M.V.)
B.5.40 AEVIA (Valutazione di impatto per le attività estrattive)
Le uniche attività estrattive legate all’opera in esame sono rappresentate dagli scavi. Buona parte
del terreno che ne deriverà verrà riutilizzato all’interno del cantiere mentre una parte verrà
destinato ad attività limitrofe o smaltito in apposita discarica. L’entità contenuta degli scavi e
soprattutto le opere di rinverdimento successive renderanno minimo l’impatto derivante da tali
operazioni di scavo.
COMUNE DI PENNA SAN GIOVANNI (MC) DITTA: DILETTI MAURIZIO & C. SNC
RELAZIONE DI STUDIO D’IMPATTO AMBIENTALE - TAVOLE
PROGETTO RIPRISTINO DI UNA VECCHIA OPERA DI PRESA
CON REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO IDROELETTRICO
SUL TORRENTE TENNACOLA
TAVOLA 1 – Carta vegetazione
COMUNE DI PENNA SAN GIOVANNI (MC) DITTA: DILETTI MAURIZIO & C. SNC
RELAZIONE DI STUDIO D’IMPATTO AMBIENTALE - TAVOLE
PROGETTO RIPRISTINO DI UNA VECCHIA OPERA DI PRESA
CON REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO IDROELETTRICO
SUL TORRENTE TENNACOLA
TAVOLA 2 – Rete Natura 2000
COMUNE DI PENNA SAN GIOVANNI (MC) DITTA: DILETTI MAURIZIO & C. SNC
RELAZIONE DI STUDIO D’IMPATTO AMBIENTALE - TAVOLE
PROGETTO RIPRISTINO DI UNA VECCHIA OPERA DI PRESA
CON REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO IDROELETTRICO
SUL TORRENTE TENNACOLA
TAVOLA 3 – Valore naturalistico