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La tesi di Agnese
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INDICE
INDICE ................................................................................................................................. 1 Cap ito lo 1 .............................................................................................................................. 3 ANATOMIA E FISIOLOGIA DELLA COLONNA VERTEBRALE............... 3 1.1 LE VERTEBRE ................................................................................................................. 6 1.2 IL DISCO INTERVERTEBRALE .................................................................................... 8 Cap ito lo 2............................................................................................................................. 10 LA LOMBALGIA.............................................................................................................. 10 La corretta ergonomia...................................................................................................... 13 Come dormire..................................................................................................................... 14 Come stare in piedi ........................................................................................................... 14 Come camminare .............................................................................................................. 16 Come portare e sollevare i pesi...................................................................................... 17 2.1 IL DIAFRAMMA ............................................................................................................. 18 2.2 VALUTAZIONE DEL PAZIENTE CO N LOMBALGIA.............................................. 20 2.3 L’ESAME OBIETTIVO DEL PAZIENTE CO N LOMBALGIA................................... 22 Cap ito lo 3............................................................................................................................. 24 LO STRETCHING .......................................................................................................... 24 3.1 LA RESPIRAZIO NE NELLO STRETCHING .............................................................. 30 Cap ito lo 4............................................................................................................................. 32 LO STRETCHING SECONDO BOB ANDERSON ........................................... 32 4.1 IL RIFLESSO DI TENSIONE ........................................................................................ 35 4.2 ESERCIZI DI STRETCHING PER LA COLONNA LOMBARE ................................ 37 Altri esercizi: ....................................................................................................................... 44 Cap ito lo 5............................................................................................................................. 45 RINFORZO DEI MUSCOLI ADDOMINALI ....................................................... 45 5.1 ESERCIZI DI RINFORZO DEI MUSCOLI DELL’ADDOME .................................... 49 Cap ito lo 6............................................................................................................................. 53 LA RIEDUCAZIONE POSTURALE GLOBALE:IL CAMPO CHIUSO ...... 53 6.1 LE FUNZIONI EGEMONICHE ................................................................................... 56 6.2 I MECCANISMI DI DIFESA:I RIFLESSI ANTALGICI ............................................... 60 6.3 I MUSCOLI DELLA STATICA E DELLA DINAMICA................................................ 61 6.4 LE CATENE MUSCOLARI ............................................................................................ 66 6.5 LE POSTURE DI CO RREZIONE ................................................................................. 72 6.7 LA POSTURA .................................................................................................................. 74 6.8 LA SCELTA DELLE POSTURE .................................................................................... 76 6.9 L’ESAME OBIETTIVO SECONDO SOUCHARD ....................................................... 77 Cap ito lo 7............................................................................................................................. 78 MATERIALI E METODI ............................................................................................. 78 7.1 THE NOTTINGHAM HEALTH PRO FILE……………………………………..79
7.2 THE BRIEF PAIN INVENTORY ………………………………...…………….………..80
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Cap ito lo 8............................................................................................................................. 81 CASI CLINICI E GRAFICI .......................................................................................... 81 Capitolo 9........................................................................................................................... 102 RISULTATI...................................................................................................................... 102 Capitolo 10 ......................................................................................................................... 108 CONCLUSIONI .............................................................................................................108 Cap ito lo 11 ......................................................................................................................... 110 RINGRAZIAMENTI ....................................................................................................110 Cap ito lo 12 ......................................................................................................................... 112 BIBLIOGRAFIA .............................................................................................................112
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Capitolo 1
ANATOMIA E FISIOLOGIA DELLA
COLONNA VERTEBRALE
La colonna vertebrale sul piano posteriore appare come una
linea retta; è formata da 33 vertebre: 7 cervicali, 12 dorsali o
toraciche, 5 lombari, 5 sacrali (fuse tra loro) e 4 vertebre
coccigee.
Sul piano sagittale la colonna vertebrale presenta 4 curve
fisiologiche: 2 convesse posteriormente (concave
anteriormente) che vengono definite curve cifotiche e sono la
cifosi dorsale e la cifosi sacrale, e due convesse anteriormente
(concave posteriormente) che vengono definite curve
lordotiche e riguardano la regione cervicale e lombare.
Queste curve lordotiche e cifotiche conferiscono alla colonna
vertebrale una maggiore capacità di resistere al carico assiale e
una maggiore capacità di resistere a forze compressive.
In particolare le curve cifotiche conferiscono protezione a
carico degl’organi interni (cuore, polmoni…) mentre le curve
lordotiche conferiscono movimento alla colonna vertebrale.
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1.1 LE VERTEBRE
La colonna vertebrale è formata da vertebre. La vertebra è
costituita da un corpo vertebrale che insieme all’arco vertebrale
delimita il foro vertebrale, il quale, insieme agli altri fori
vertebrali, per sovrapposizione delle vertebre, costituisce il
canale vertebrale all’interno del quale è contenuto il midollo
spinale. Il corpo vertebrale presenta una superficie articolare
superiore che si articola con la superficie articolare inferiore
della vertebra soprastante, entrambe le superfici sono depresse
al centro e rialzate ai bordi e, affinché combacino, è interposto
tra loro un disco di tessuto fibrocartilagineo detto disco
intervertebrale. L’arco della vertebra è costituito da diverse
porzioni: i peduncoli, le masse apofisarie e le lamine. I peduncoli
rappresentano le radici dell’arco, quei punti, cioè, tramite i quali
l’arco si mette in giunzione con il corpo. I peduncoli presentano
due facce e quattro margini; la faccia esterna o laterale continua
anteriormente nella circonferenza del corpo vertebrale e
posteriormente nei processo trasverso della massa apofisaria ,
mentre quella interna o mediale si affaccia nel foro vertebrale e
continua anteriormente nella porzione posteriore della
circonferenza del corpo e posteriormente nella superficie
anteriore delle lamine dell’arco; il margine anteriore è in
contatto con il corpo vertebrale mentre il margine posteriore e
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in contatto con la massa apofisaria, i margini superiore e
inferiore presentano le incisure intervertebrali, rispettivamente,
superiore (più marcata) e inferiore (più lieve) che, unendosi con
le incisure delle vertebre soprastanti e sottostanti delimitano i
fori intervertebrali che danno passaggio ai nervi spinali. La
massa apofisaria è costituita dal processo trasverso e dai processi
articolari superiore e inferiore. Il processo trasverso, a forma
laminare, si proietta orizzontalmente e lateralmente mentre i
processi articolari si proiettano verticalmente e presentano, alle
loro estremità libere, delle faccette articolari piane, ricoperte di
cartilagine ialina e variamente orientate a seconda del tratto
della colonna, le faccette articolari dei processi articolari
superiori si articolano con quelle dei processi articolari inferiori
della vertebra soprastante (diartrosi del tipo delle artrodie,
articolazioni, caratterizzate de superfici articolari piane, che
permettono lievi movimenti di traslazione ma non di
rotazione). Procedendo all’indietro si trovano le lamine, di forma
quadrangolare, che chiudono posteriormente il foro vertebrale
su cui si affacciano con la loro superficie anteriore e che si
uniscono all’indietro a formare il processo spinoso con
orientamento, forma e dimensione variabili a seconda del tratto
della colonna considerato, la sovrapposizione dei processi
spinosi lungo la colonna vertebrale forma la spina dorsale.
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1.2 IL DISCO INTERVERTEBRALE
Un’altra struttura molto importante al livello della colonna
vertebrale è il disco intervertebrale.
Il d is c o in te rv e rte b rale è formato da due parti distinte: una
esterna costituita da un involucro fibrocartilagineo chiamato
anello fibroso e una interna ; il nucleo polposo.
L’anello fibroso è formato da anelli concentrici di fibre
cartilaginee e funge da sostegno del nucleo polposo costituito da
un gel mucopolisaccaridico localizzato al centro dell’anello
fibroso. Il nucleo polposo è composto per la maggior parte da
acqua e se sottoposto a processi di deterioramento e/o
invecchiamento tende a disidratarsi perdendo le sue proprietà di
distributore di forze.
Il disco intervertebrale assorbe e aiuta a distribuire le forze che
agiscono sulla colonna vertebrale, non è vascolarizzato e riceve
sangue e quindi nutrimento attraverso meccanismi di diffusione
che avvengono per processi di compressione e decompressione
dello stesso.
La colonna vertebrale può compiere quattro tipi di movimenti:
la flessione, l’estensione, la flessione laterale e la rotazione,
anche se i movimenti tra una vertebra le l’altra sono molto
limitati.
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La colonna vertebrale è sostenuta da due legamenti: il
legamento longitudinale anteriore e il legamento longitudinale
posteriore.
Il le g am e n to lo n g itu d in ale an te rio re è un legamento grande
e forte che si estende per tutta la lunghezza della colonna, si
inserisce sui corpi vertebrali e sul disco intervertebrale
anteriormente. La sua funzione principale è quella di sostenere
e rinforzare la superficie anteriore del disco intravertebrale
durante il sollevamento dei pesi.
Anche il le g am e n to lo n g itu d in ale p o s te rio re è molto forte e
si estende per tutta la lunghezza della colonna ma si restringe
man mano che scende e al livello del rachide lombare è così
sottile da fornire pochissima protezione ai dischi intervertebrali
della zona lombare . E’ altamente innervato e nella posizione
flessa è continuamente allungato.
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Capitolo 2
LA LOMBALGIA
La lo m b alg ia o dolore lombare, colpisce il 70-80% della
popolazione nello stesso periodo della vita ed è la causa più
comune di limitazione nelle persone di 45 anni o più giovani.
Gli episodi di lombalgia sono di solito legati o ad un evento
traumatico o ad un sovraccarico biomeccanico.
I fattori che predispongono alla lombalgia comprendono:
la mancanza di esercizio di estensione lombare
le frequenti flessioni del rachide lombare
una cattiva postura da seduti
un’accentuazione della fisiologica lordosi lombare
(iperlordosi) in stazione eretta.
Viene definita lombalgia il dolore che colpisce la regione
lombare e sacrale. Può essere assai difficile riconoscere l’origine
del disturbo che si potrebbe pensare sorgere esclusivamente da
problemi ortopedici. Infatti, anche se nella maggior parte dei
casi la causa è da ricercarsi in disfunzioni dell’apparato
muscolo-scheletrico bisogna rilevare che patologie viscerali,
addominali o pelviche, possono rivelarsi dando dolore lombare
e che la regione lombosacrale, come la regione cervicale, può
divenire bersaglio di patologie psicosomatiche espressione di
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conflitti interiori irrisolti. Il dolore che origina dalla regione
lombare può essere prodotto da diverse cause. Uno sforzo
eccessivo o una caduta che produca un trauma distorsivo –
contusivo o altresì patologie cronico degenerative (per esempio
l’artrosi) possono evocare dolore causato dall’interessamento
sia dell’apparato capsulo-legamentoso vertebrale che dallo
stiramento della muscolatura . La risposta dell’organismo al
dolore è una contrattura della muscolatura lombare che
aumenta la sensazione dolorosa accompagnandola a una
marcata difficoltà nel movimento del tronco. Le cause del
dolore vertebrale sono numerose. Alcuni studi hanno
evidenziato che solo il 20% delle lombalgie è provocato da un
problema specifico della colonna vertebrale (patologie
rachidee); il restante 80% è provocato da cause non specifiche
quali posture e movimenti scorretti, stress psicologici, forma
fisica scadente ed eccesso di peso corporeo. Esistono due tipi
di lombalgia: lombalgia acuta e lombalgia cronica. La lombalgia
acuta è caratterizzata da un tipo di dolore, causato da una
lesione muscolare, legamentosa, articolare e discale, che si
accompagna a fenomeni infiammatori. L’infiammazione e il
dolore fanno parte del processo di guarigione e cessano, quindi,
a guarigione completata in massimo 30 giorni. Il dolore acuto a
livello del rachide è, quindi, un segnale d’allarme per
un’avvenuta lesione, una reazione di difesa, uno stimolo a
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cambiare posizione; ha un ruolo protettivo e adattativo, serve a
impedire i movimenti che possono danneggiare ulteriormente la
colonna vertebrale. La chiave di passaggio fra il mal di schiena
acuto e quello cronico sono i fatto ri s e c o n d ari, fattori di
mantenimento del dolore anche a fronte di una totale
guarigione delle strutture rachidee lese. Questi fattori sono detti
fatto ri d i ris c h io d i c ro n ic izzazio n e e sono sia fisici che,
soprattutto, psichici e sociali. I fattori di rischio fisici sono una
pregressa lombalgia, una lunga durata dei sintomi, un dolore
esteso, un dolore irradiato agli arti inferiori, una limitazione
della mobilità articolare, un’errata gestione ergonomica del
corpo, un basso livello di attività fisica, il sovrappeso, il fumo e
altri disturbi dell’apparato locomotore. Quelli psichici sono lo
stress, la scarsa cura personale, un’auto valutazione di scarsa
salute, la depressione. Infine, i fattori di rischio sociali sono
l’insoddisfazione professionale e il disagio sociale. La lombalgia
cronica, quindi, tende a far perdurare il dolore oltre i 3 mesi
anche a fronte di una lesione inesistente. Il dolore cronico non
ha una funzione protettiva, diventa autonomo, nocivo, riduce la
funzionalità del rachide e favorisce la disabilità.
Per favorire un rapido ed efficace recupero della lombalgia
bisogna:
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Trattare il dolore con mezzi che riducano il riposo a letto
e la dipendenza dai farmaci;
Migliorare la funzionalità vertebrale e rieducare la postura;
Insegnare una c o rre tta e rg o n o m ia vertebrale nella vita
quotidiana e nel lavoro;
Ritorno veloce alle normali attività lavorative.
La corretta ergonomia
Per prevenire l’insorgenza delle problematiche patologiche
correlate ad atteggiamenti compensatori è importante acquisire
le giuste informazioni riguardo al modo attraverso il quale
ciascuno di noi dovrebbe stare in piedi o muoversi durante le
attività quotidiane, riguardo cioè la postura corretta, statica e
dinamica.
Questa è e rg o n o m ia (dal greco érgon, che significa lavoro, e
némein, che significa amministrare, governare), l’insieme, cioè,
delle tecniche migliori per eseguire le attività quotidiane con un
minor dispendio energetico e con una distribuzione ottimale del
carico di lavoro.
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Co m e d o rm ire
Un buon sonno contribuisce in modo determinante al
mantenimento della salute, dell’equilibrio psico-fisico, al
ringiovanimento dei tessuti e alla longevità. Affinché il sonno
sia veramente ristoratore del corpo e della mente, è importante
che sia profondo, tranquillo, possibilmente ininterrotto e che
tutti i muscoli siano distesi. Dormire troppo a lungo, al
contrario di quanto erroneamente si crede, è dannoso quanto
dormire troppo poco. In media sono necessarie da 7 a 9 ore di
sonno per svegliarsi riposati e pronti alle attività giornaliere.
Co m e s tare in p ie d i
La stazione eretta di una persona è il risultato di un equilibrio
strutturale del suo scheletro, della sua attitudine mentale e del
tipo di attività che svolge. La cosa fondamentale per avere un
buon portamento è avere le strutture ossee allineate
correttamente. Per tutti, anche per coloro che sono affetti da
severe alterazioni, esiste un portamento ideale e la possibilità di
migliorare quello che viene assunto abitualmente. Un buon
portamento ha inizio dai piedi. Entrambi devono essere tenuti
rilassati e posti sul pavimento solidamente e in ugual modo. In
secondo luogo vengono le gambe, che normalmente hanno la
stessa lunghezza. In presenza di un accorciamento, reale o
apparente, di un arto, il bacino risulta inclinato dallo stesso lato
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e così pure la colonna lombare, ma con una deviazione opposta
dei tratti superiori della colonna.
Figura .1 Dismetria degli arti inferiori
Sopra le gambe c’è il bacino che sostiene tutta la colonna
vertebrale. E’ questa la zona che causa la maggior parte dei
problemi al portamento. L’equilibrio della colonna vertebrale
dipende dall’allineamento delle varie curve rispetto alla linea a
piombo immaginaria che passa per il centro di gravità:
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l’aumento o la diminuzione di una delle curve viene
compensata dalla variazione delle altre due. Nell’ assetto ideale
della colonna vertebrale, immaginando la persona vista di
profilo, nessuna delle curve fisiologiche della colonna vertebrale
deve essere accentuata o ridotta. Tutto il peso del corpo deve
essere bilanciato al centro, esattamente tra i due piedi.
Co m e c am m inare
Il modo corretto di camminare presuppone che il piede esegua
un movimento di rullata sul terreno a partire dal tallone lungo
tutta la pianta del piede, sino alle dita, in particolare l’alluce che
è l’ultimo a staccarsi dal suolo. La persona che cammina
dovrebbe avere una posizione eretta, ma non rigida, con il
baricentro che cade tra i due piedi (all’interno della base
d’appoggio). Avere un’andatura dondolante, dovuta allo
spostare continuamente l’asse del corpo prima su una gamba e
poi sull’altra, squilibra la normale azione sinergica e antagonista
dei muscoli che sorreggono la colonna vertebrale.
E’ molto importante, infine, ricordare che le braccia devono
eseguire un movimento ritmico e coordinato con il passo: il
braccio destro viene portato in avanti quando si fa il passo con
il piede sinistro e viceversa.
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Co m e p o rtare e s o lle v are i p e s i
Il collo e le spalle sono spesso sede di dolori muscolari e di
tensioni. Questi dolori insorgono durante la giornata se non ci
rilassiamo sufficientemente e in seguito si aggravano con le
attività ripetitive eseguite sempre da uno stesso lato. Si deve
evitare di sollevare oggetti pesanti con movimenti bruschi a
busto flesso. Ricordarsi perciò di piegare sempre le ginocchia
mantenendo il busto eretto e contraendo gli addominali nella
fase di sollevamento del peso. Questo semplice accorgimento
consente di ridurre la pressione sul tratto lombare di circa il
30%.
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2.1 IL DIAFRAMMA
Il diaframma, muscolo impari ed asimmetrico, con le sue
connessioni lombari, esercita una trazione sulla colonna
vertebrale. Questa azione è particolarmente netta a livello di
L1-L4 (zona principale di inserzione dei pilastri del diaframma)
come pure a livello D11-D12 ove la mobilità delle coste
fluttuanti e la direzione leggermente obliqua delle fibre del
diaframma permettono una trazione diretta sulle vertebre. E’
così che ogni blocco diaframmatico in inspirazione corrisponde
ad un’iperlordosi (D11-D12 L1-L2). Sollecitato
permanentemente in contrazione per esercitare la sua funzione
egemonica, il diaframma tende ad adottare una posizione
costantemente inspiratoria, ne deriva una iperpressione
addominale con un ventre appiattito o protuberante a secondo
dello stato degli addominali (validi o insufficienti). L’egemonia
della funzione respiratoria, comporta una supremazia dei
muscoli inspiratori ad ogni livello. Così, lo
sternocleidomastoideo e gli scaleni, non avendo antagonisti
diretti, partecipano alla compressione della colonna vertebrale e
alla trazione verso avanti della testa e della nuca. In
corrispondenza della spalla, la forza del gran dentato, del
piccolo pettorale, tutti inspiratori, portano le scapole in avanti,
la spalla in propulsione elevando il braccio in rotazione interna.
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Nell’ottica della RPG ogni seduta dovrà tener conto del fatto
che il diaframma è un centro essenziale. Il lavoro sul diaframma
si effettua in posizione di correzione del rachide ed in
particolare mediante la correzione dell’iperlordosi lombare
tramite pompage sacrale. Eseguiremo una rieducazione
attraverso l’espirazione profonda che permetterà il
rilasciamento del diaframma sia per la risalita del suo centro
frenico, nel tempo espiratorio, che attraverso la trazione delle
sue connessioni lombari, nella corretta posizione
delordosizzazione. Tale tipo di lavoro comporta una vigorosa
contrazione degli addominali distesi. Eseguiremo una
rieducazione attraverso il lavoro paradosso del diaframma nel
caso in cui gli addominali siano molto tonici. Per ottenere una
distensione tra diaframma e addominali si farà effettuare al
paziente un’espirazione gonfiando l’addome. Per facilitare
ulteriormente il rilasciamento del diaframma si eseguirà prima
della postura un massaggio delle ultime coste fino all’ombelico.
Le pressioni dolci esercitate sulla pelle a tale livello permettono
il rilasciamento del diaframma; esse sono completate da un
massaggio lungo le coste inferiori effettuato con i polpastrelli
dei pollici su entrambi i lati.
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2.2 VALUTAZIONE
DEL PAZIENTE CON LOMBALGIA
ANAMNESI:
Attraverso l’anamnesi acquisiremo informazioni riguardo: l’età
del paziente, il sesso, la provenienza geografica, il suo ambiente
(inteso come luogo di lavoro, il luogo in cui vive e le sue e
abitudini di vita…), i suoi precedenti fisiologici e i suoi
precedenti familiari.
L’anamnesi sarà completata da una serie di domande per
acquisire informazioni sulla storia della patologia, la sua
insorgenza e le cause che l’hanno scatenata:
1. Quali sono i sintomi o i disturbi attuali? Valutiamo se i sintomi
sono simmetrici o asimmetrici, unilaterali o bilaterali, se
c’è la presenza di formicolio o torpore a carico degli arti
inferiori. Sarà quindi utile utilizzare delle scale di
valutazione come per esempio l’Oswestry Low Back Pain
Questionnaire.
2. Quando ha avuto inizio la patologia? Classificandola così in
ac u ta (da 0 a 14 giorni di durata), s u b ac u ta (da 2 a 8
settimane ) o c ro n ic a (più di 8 settimane).
3. Com’è iniziata la sintomatologia dolorosa?
4. Quali sono stati i sintomi di esordio?
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5. Il dolore è costante o intermittente?
6. Com’è l’andamento dei sintomi? (Migliorano o peggiorano
con attività come sedersi, piegarsi, camminare, stare in
piedi o sdraiarsi e se sono più o meno acuti la mattina,
la sera o durante l’arco della giornata).
7. La lombalgia disturba il sonno?
8. Quali sono, se ci sono stati, i precedenti episodi di lombalgia?
9. Ha subito interventi chirurgici?
10. Ha effettuato esami diagnostici specifici? (RMN, TAC,
EMG).
Esamineremo poi la postura sia in stazione eretta sia seduta. In
stazione seduta osserviamo eventuali accentuazioni o riduzioni
della lordosi lombare; se il paziente è seduto simmetricamente o
se è spostato verso un lato rispetto all’altro. In stazione eretta si
valuteranno se vi sono posture “obbligate”, costrette dal dolore,
o “indifferenti”.
I dati dell’anamnesi verranno poi integrati con quelli dell’esame
obiettivo.
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2.3 L’ESAME OBIETTIVO DEL
PAZIENTE CON LOMBALGIA
L’esame obiettivo ci permette di visualizzare e valutare il
paziente in posizione eretta, supina e prona esaminando i
rapporti tra i vari segmenti corporei evitando di limitare la
nostra attenzione solo al segmento corporeo in cui la persona
ha dolore.
Le tappe dell’esame obiettivo:
Valutazione dell’atte g g iam e n to : se il segmento
corporeo preso in esame assume indifferentemente
qualsiasi posizione, avremo un atteggiamento
“neutro”; se invece il segmento corporeo preso in
esame è costretto ad assumere una posizione a causa
del dolore avremo un atteggiamento “obbligato”.
L’is p e zio n e : deve essere effettuata sul piano anteriore,
posteriore e laterale.
Sul p ian o fro n tale : deve esservi una simmetria degli occhi,
delle orecchie, dei capezzoli, delle creste iliache, delle ginocchia
e dei malleoli. La linea congiungente le SIAS (spine-iliache-
antero-superiori) e la linea congiungente le spalle (linea bis-
acromiale) devono essere parallele e i triangoli della taglia
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(toraco-lombo-brachiali) devono essere simmetrici. Il rachide
deve presentarsi come una linea retta.
Sul p ian o late rale si valuta la posizione delle spalle (devono
apparire convesse verso l’esterno), la posizione del bacino
(antiverso o retroverso) e la posizione delle ginocchia (recurvate
o flesse). Il ginocchio, fisiologicamente, deve presentare un
leggero valgismo. Del piede si valuterà l’eventuale rotazione
interna o esterna, la concavità plantare o se è talo o equino.
Non si dovrà tralasciare l’ispezione del tono e del trofismo
muscolare e la valutazione dell’ escursione articolare.
La p alp azio n e valuta la presenza di tumefazioni, la
temperatura e il tono muscolare.
Le m is u razio n i danno indicazioni sulla distanza dei
reperi ossei del braccio, dell’avambraccio, dell’arto
inferiore, della coscia e della gamba sia sulla loro
circonferenza.
24
Capitolo 3
LO STRETCHING
La parola "stretching" è un termine che proviene dall'inglese
"to stretch" che in italiano significa allungamento. È una
metodica che consiste nell'allungamento muscolare e nella
mobilizzazione delle articolazioni attraverso l'esecuzione di
esercizi di stiramento, semplici o complessi, allo scopo di
mantenere il corpo in un buono stato di forma.
(SARCOMERO= unità contrattile del muscolo)
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Gli esercizi di stretching sollecitano, oltre alle fibre muscolari, il
tessuto connettivo (tendini, fasce ecc.) presente nella struttura
contrattile. Il tessuto connettivo è estensibile (può essere
allungato), ma se non viene regolarmente sollecitato con
l'esercizio fisico, in breve tempo perde questa caratteristica
essenziale.
Parlando di stretching è anche d'obbligo parlare della mobilità
articolare cioè la capacità di compiere movimenti ampi ed al
massimo della estensione fisiologica consentita dalle
articolazioni.
Questa capacità è condizionata:
dalla struttura ossea dell'articolazione;
dalle sue componenti anatomiche e funzionali (grado di
estensibilità dei legamenti, tendini e muscoli);
dalla temperatura dell'ambiente;
dal livello di riscaldamento del corpo.
È importante ricordare che le fibre muscolari si adattano
rapidamente a qualsiasi situazione.
Esistono diversi tipi di stretching:
Lo s tre tc h in g b alis tic o : è il primo tipo di
allungamento conosciuto, fa attivare nel muscolo il
riflesso di stiramento (riflesso incondizionato che ordina al
muscolo di reagire ad una tensione brusca con una rapida
26
contrazione) con elevato rischio di trauma muscolare. È
un sistema di stretching vecchio e ormai accantonato
per la sua pericolosità. Il metodo è molto semplice, si
arriva in posizione di allungamento e poi si inizia a
molleggiare.
Lo s tre tc h in g d in am ic o : consigliato in programmi
sportivi in cui sono previsti movimenti ad elevata
velocità. Agisce sull'elasticità di muscoli e tendini. Il
muscolo agonista contraendosi rapidamente tende ad
allungare il muscolo antagonista (il muscolo che in
questo esercizio vogliamo allungare); si effettuano,
quindi, movimenti a "rimbalzo" con una certa rapidità.
La tecnica consiste nello slanciare in modo controllato
le gambe o le braccia, in una determinata direzione,
senza molleggiare, rimbalzare o dondolare.
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Lo s tre tc h in g s tatic o : è il sistema di stretching più
conosciuto, codificato da Bob Anderson, fonda la sua
pratica in esercizi di stiramento muscolare allo scopo di
mantenere il corpo in un buono stato di forma fisica. Si
raggiunge l'allungamento muscolare tramite posizioni di
massima flessione, estensione o torsione. Queste
posizioni devono essere raggiunte lentamente in modo da
non evocare nei muscoli antagonisti il riflesso di
stiramento. Raggiunta la posizione va mantenuta per un
tempo da 15 a 30 secondi: è importante che l'estensione
non superi la soglia del dolore.
Lo s tre tc h in g g lo b ale attiv o : si basa sul principio che
solo gli stiramenti globali sono realmente efficaci. Gli
stiramenti vengono effettuati mediante posizioni che
allungano tutta una catena muscolare portando così ad
una rieducazione della postura. È una forma di stretching
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innovativo per la prevenzione ed il trattamento delle
alterazioni dell'equilibrio tonico dei muscoli e
dell'equilibrio neurovegetativo. Lo stretching globale
attivo trae i suoi principi dalla Rieducazione Posturale
Globale, metodo del "Campo Chiuso", ideata da
Philippe E. Souchard. L'importanza di questo sistema è
che non agisce sul singolo gruppo muscolare ma sulla
globalità del corpo. Quando si esegue un esercizio di
stretching su un muscolo (o un gruppo muscolare),
l’allungamento ottenuto è dato in parte dall’allungamento
delle fibre interessate e in parte è preso “in prestito" da
altri gruppi muscolari. Uno dei principi fondamentali,
sfruttati dallo stretching globale attivo, è la globalità che
prevede, quindi, l'interessamento di tutti i segmenti del
corpo nello stesso momento attraverso la realizzazione di
particolari posizioni che evolvono in maniera dolce e
progressiva, con l'interessamento della respirazione, verso
una posizione finale di massimo allungamento. Un'altra
caratteristica necessaria è costituita dalla partecipazione
"attiva" dei distretti muscolari interessati dallo stiramento,
attraverso la contrazione isotonica-eccentrica, ricercando
così il rilasciamento riflesso. Nelle rieducazione posturale
globale, vengono utilizzate 9 posture, ognuna con la
specificità di agire su una serie determinata di "catene
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muscolari". Ciò realizza un riequilibrio delle tensioni e
permette una maggiore economia del sistema.
30
3.1 LA RESPIRAZIONE NELLO
STRETCHING
Molto importante in qualsiasi sistema di stretching si stia
attuando è la respirazione: deve essere normale e tranquilla.
Non bisogna mai trattenere il respiro durante un esercizio di
allungamento. Lo scopo di una corretta respirazione è
importante perché una buona ossigenazione attenua lo stato di
tensione del soggetto fino a portarlo ad uno stato di equilibrio
delle sue funzioni fisiologiche e quindi anche del tono
muscolare. Se la posizione mantiene il muscolo in un'eccessiva
tensione è probabile che la respirazione diventi affannosa o
difficoltosa, in questo caso è importante diminuire la tensione
finché la respirazione non diventerà naturale. La
concentrazione deve essere sia sulla respirazione, sia
sull'esercizio che si sta attuando. Lo stretching produce benefici
a livello del sistema muscolo-tendineo: aumenta la flessibilità
e l'elasticità dei muscoli e dei tendini, migliora la capacità di
movimento, prepara il muscolo alla contrazione. In alcuni casi
diminuisce la sensazione di fatica e previene i traumi muscolari
e articolari. A livello delle articolazioni previene le malattie
degenerative: stimola la "lubrificazione" articolare, mantenendo
"giovani" le articolazioni e rallentando la calcificazione del
31
tessuto connettivo. A livello del sistema cardiocircolatorio e
respiratorio diminuisce la pressione arteriosa, favorisce la
circolazione, migliora la respirazione e aumenta la capacità
polmonare. A livello del sistema nervoso: sviluppa la
consapevolezza di sé, riduce lo stress fisico e favorisce la
coordinazione dei movimenti.
32
Capitolo 4
LO STRETCHING SECONDO
BOB ANDERSON
Bob Anderson nacque nel 1945 in California e fu il più noto ed
esperto insegnante di stretching in America. Sperimentò su se
stesso i benefici effetti dello stretching e mise a punto un corso
completo di questa disciplina, cominciando ad insegnarlo, con
risultati sorprendenti, a squadre sportive ed atleti.
Lo stretching o “allungamento” è l’importante anello di
congiunzione tra la vita sedentaria e la vita attiva.
L’allungamento mantiene l’elasticità dei muscoli, prepara al
movimento e favorisce il passaggio dall’inattività all’attività
senza eccessivo sforzo.
L’allungamento è una metodica facile ma eseguirlo in modo
errato può causare più danni che benefici.
L’allungamento è facile, semplice ed è un modo indolore per
prepararsi al movimento e se eseguito correttamente e con
regolarità è un valido aiuto per prevenire traumi.
Durante l’allungamento non bisogna forzare i limiti del proprio
corpo essendo l’allungamento una tecnica su base individuale
strettamente correlata alla struttura muscolare, alla flessibilità ed
33
ai vari livelli di tensione con l’obiettivo di ridurre la tensione
muscolare, favorendo la libertà del movimento.
La capacità di allungarsi consiste nel mettersi in sintonia con i
propri muscoli attraverso la presa di coscienza delle tensioni
muscolari, ricordandosi sempre che ognuno di noi è un essere
fisicamente e mentalmente unico, essendo tutti diversi nella
forza, nella resistenza, nella flessibilità e nel carattere.
Riuscendo a capire le necessità del proprio corpo si può
sviluppare un buon potenziale che consentirà di costruire,
gradatamente, una base di salute che durerà tutta la vita.
Chiunque può imparare ad allungarsi, indipendentemente
dall’età e dalla flessibilità, senza essere necessariamente in
perfetta forma fisica o di avere specifiche abilità atletiche.
L’allungamento può essere praticato ogniqualvolta né si senta il
bisogno, è consigliabile però applicarlo prima e dopo l’attività
fisica.
L’allungamento dovrebbe essere parte integrante della vita
quotidiana perché rilassa la mente e tonifica il corpo ed eseguito
con regolarità produrrà:
Una riduzione della tensione muscolare favorendo la
sensazione di rilassamento.
Una maggiore libertà e facilità nell’esecuzione del
movimento favorendo la coordinazione.
Una maggiore capacità nel movimento.
34
Un minore rischio di infortuni da strappo muscolare.
Un miglioramento nelle attività fisiche impegnative (corsa,
sci, nuoto…).
Una migliore consapevolezza del proprio corpo
concentrandosi sulla tensione delle diverse parti del
corpo, stabilendo con esse un rapporto.
Un allentamento del controllo della mente sul corpo così
che il corpo si possa muovere “per se stesso” e non per
raggiungere un risultato in maniera competitiva.
Un miglioramento della circolazione sanguinea.
Una maggiore sensazione di benessere.
La giusta tecnica per allungarsi passa attraverso una tensione
prolungata e rilassata, concentrando l’attenzione sui muscoli
che vengono allungati senza “rimbalzare su e giù”e sentire
dolore durante l’allungamento.
Fondamentale durante l’allungamento è la respirazione che
dovrà essere lenta, ritmica e sotto controllo. Durante
l’allungamento è sbagliato trattenere il respirò bisognerà quindi
espirare eseguendo le tensione e respirare normalmente durante
il suo mantenimento. La tensione inoltre dovrà essere
mantenuta per 10/30 secondi.
35
4.1 IL “RIFLESSO DI TENSIONE”
O
“RIFLESSO DI STIRAMENTO”
I muscoli sono protetti da un meccanismo chiamato “riflesso di
tensione” o “riflesso di stiramento”. Questo riflesso si attiva se
si allungano/stirano troppo le fibre muscolari, questo riflesso
manda un impulso al sistema nervoso centrale che risponde
inviando un segnale ai muscoli che si contraggono, bloccando
l’allungamento, evitando così di subire traumi.
Perciò, allungando eccessivamente un muscolo, questo si
irrigidirà, interferendo e annullando l’effetto dell’allungamento.
E’ sbagliato quindi associare il dolore ad un effetto positivo
dell’allungamento.
36
Durante l’allungamento del muscolo gastrocnemio tenere sempre il tallone
appoggiato a terra, i piedi devono essere parallele e le dita devono essere
rivolte tutte nella stessa direzione.
Molto importante è flettere il tronco seguendo lo spostamento non
iniziandolo dal capo e dalle spalle, causando così un sovraccarico della
regione lombare, ma iniziandolo dalle anche tenendo sempre la zona
lombare ben appiattita e lo sguardo in avanti.
In questa posizione assicurarsi che il piede della gamba che si sta
allungando sia dritto con l’avampiede e la caviglia rilassati, permettendo
così un corretto allineamento della caviglia del ginocchio e dell’anca.
37
4.2 ESERCIZI DI STRETCHING PER LA
COLONNA LOMBARE
1) Ap p iattim e n to d e lla c o lo n n a lo m b are :per alleviare la
tensione a livello della colonna lombare, contraendo i
glutei e, contemporaneamente, i muscoli addominali per
appiattire al suolo la colonna lombare. Mantenere questa
posizione per 5/8 secondi e poi rilassarsi. Ripetere
l’esercizio per 2/3 volte. Eseguire questo esercizio sia da
seduti che in piedi.
2) Ad d uzio n e d e lle s c ap o le e c o n trazio n e d e i g lu te i:
addure le scapole e contemporaneamente contrarre i
glutei e appiattire la colonna lombare. Mantenere la
tensione per 5 secondi e poi rilassare. Tirare poi in avanti
il capo per rilassare i muscoli del collo e del dorso.
Ripetere per 3/4 volte.
38
3) Dalla p o s izio n e a g am b e p ie g ate : portare un braccio
in alto vicino alla testa (palmo in su) l’altro braccio lungo
il fianco (palmo in giù), allungarsi in direzione opposta
mantenendo la tensione per 6/8 secondi. Ripetere per
almeno due volte per entrambi i lati tenendo sempre la
colonna lombare ben appiattita e rilassata.
4) Allu n g am e n to in e s te n s io n e :
Estendere le braccia sopra il capo e raddrizzare le gambe.
Tendere il più possibile in direzione opposta le braccia e
le gambe. Estendere gli avampiedi. Allungarsi per 5
secondi e poi rilassare.
39
Estendere poi l’avampiede della gamba sinistra e il braccio
destro. Allungarsi e mantenere la tensione per 5 secondi e
poi rilassarsi. Allungare la gamba destra ed il braccio
sinistro in direzioni opposte mantenendo ogni tensione
per un minimo di 5 secondi e poi rilassarsi.
Allungare poi di nuovo contemporaneamente le gambe e
le braccia, mantenere la tensione per 5 secondi e poi
rilassarsi.
40
5) Tirare La g am b a d e s tra v e rs o il p e tto m an te n e n d o la
n u c a p o g g iata al s u o lo : mantenere una leggera tensione
per 30 secondi. Ripetere con l’altra gamba assicurandosi
di tener ben appiattita la colonna lombare.
6) Te n s io n e a liv e llo d e lla c o lo n n a lo m b are e il lato
e s te rn o d e lle an c h e : flettere una gamba a 90° e, con la
mano opposta, appoggiata appena sopra al ginocchio
tirare la gamba flessa verso l’alto fin tanto da sentire una
tensione a livello lombare e sui fianchi. Ruotare il capo e
guardare la mano del braccio disteso. La testa e le spalle
devono rimanere appoggiate al suolo. Mantenere la
tensione per 30 secondi per ogni lato.
41
7) T e n s io n i d i rilas s am e n to p e r la s c h ie n a : rilassarsi con
le gambe flesse e la pianta dei piedi a contatto
permettendo così l’allungamento della zona inguinale,
mantenerla per 30 secondi lasciando che la forza di
gravità produca la tensione.
8) Allu n g am e n to d e lla c o lo n n a lo m b are e d e l b ac in o :
partendo dalla stazione eretta con i piedi divaricati con la
stessa ampiezza delle spalle e rivolti in avanti, flettersi
lentamente in avanti, tenendo sempre le gambe
leggermente piegate durante la tensione in modo da non
sforzare la colonna lombare. Rilassare il collo e le braccia
e arrivare fino al punto in cui si sente una lieve tensione
nella muscolatura posteriore delle cosce. Allungarsi per
15/25 secondi fino al rilassamento.
42
Importante in questo esercizio è il piegamento delle gambe che evita eccessive
pressioni sulla colonna lombare.
9) Co n i tallo n i al s u o lo : assumere una posizione in semi
piegamento sulle gambe con i piedi rivolti in avanti e
divaricati alla stessa ampiezza delle spalle e mantenere
questa posizione per 30 secondi.
43
In questa posizione i quadricipiti sono contratti mentre la muscolatura
posteriore delle cosce è rilassata.
10) In p o s izio n e s e d u ta c o n le g am b e e s te s e , p ie d i
riv o lti v e rs o l’alto e le g g e rm e n te d iv aric ati: flettersi in
avanti e mantenere una leggera tensione per 20 secondi.
44
Non iniziare la tensione flettendo il capo ma iniziarla all’altezza del
bacino mantenendo dritta la colonna lombare
ALTRI ESERCIZI:
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Capitolo 5
RINFORZO DEI MUSCOLI ADDOMINALI
I muscoli dell'addome costituiscono un sistema la cui tonicità
assolve diverse funzioni importanti. Infatti, oltre a garantire la
tenuta dei visceri e contribuire ad una corretta meccanica
respiratoria, hanno un ruolo determinate nell'equilibrio
fisiologico del bacino in quanto, i muscoli che vi si inseriscono,
possono indurre un movimento rotatorio comportandosi come
una coppia di forze.
I muscoli flessori del busto (Retto dell'addome, Obliquo esterno ed
Obliquo interno), e gli estensori delle cosce (Grande gluteo, Bicipite
femorale nel capo lungo, Semitendinoso, Semimembranoso, Grande
adduttore, Piriforme) tendono a ruotare il bacino in retroversione,
quindi hanno una azione delordosizzante per la colonna
lombare. Al contrario, i muscoli estensori del busto (Sacrospinale,
Quadrato dei lombi, Spinali, Interspinali, Gran dorsale, Dentato
posteriore inferiore) ed i flessori delle cosce (Ileo-Psoas, il Retto
Anteriore del Quadricipite femorale, Sartorio, Tensore della fascia lata,
Pettineo, Lungo adduttore, Breve adduttore, Gracile) tendono a far
ruotare il bacino in anteroversione, quindi hanno un'azione
lordosizzante per la colonna lombare.
46
Va tenuto presente che una fascia addominale opportunamente
rafforzata permette di scaricare circa il 40% del peso gravante
sulle vertebre lombari.
L'indebolimento dei muscoli Flessori del busto ed Estensori delle cosce
comporta un'anteroversione del bacino e conseguente
accentuazione della lordosi lombare.
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Un'azione preventiva o di ristabilimento della situazione
anatomo-fisiologica della regione lombo-sacrale dovrebbe
seguire due direttive principali:
1. Mantenere sempre forti i muscoli flessori del busto e gli
estensori delle cosce in quanto portano il bacino in
posizione di retroversione (azione delordosizzante). In
questo modo la lordosi lombare tende ad attenuarsi ed i
carichi discali vengono scaricati perpendicolarmente ed in
maniera equamente distribuita su tutta la superficie delle
vertebre. Il rafforzamento deve essere effettuato con
contrazione (flessione del tronco) completa e stiramento
(estensione del tronco) incompleto. Questa modalità di
esecuzione modifica nel tempo la struttura anatomo-
funzionale del muscolo in modo che il ventre muscolare
diventa più corto ed i tendini rimangono invariati.
2. Allungare e mantenere elastici i muscoli estensori del
busto in quanto contrastano la retroversione del bacino
(azione lordosizzante). Pertanto oltre agli esercizi di
stretching va attuato un rafforzamento muscolare con
esercizi con contrazione (estensione del tronco)
incompleta e stiramento (flessione del tronco) completo.
Questa modalità di esecuzione modifica nel tempo la
48
struttura anatomo-funzionale del muscolo in modo che il
ventre muscolare diventa più corto ed i tendini più lunghi.
49
5.1 ESERCIZI DI RINFORZO
MUSCOLARE DEI MUSCOLI
DELL'ADDOME
Per un adeguato svolgimento degli esercizi di rinforzo
muscolare dei muscoli dell’addome, bisogna ridurre, quanto più
possibile, l'intervento dei muscoli flessori delle cosce (Ileo-Psoas,
Sartorio, Tensore della fascia lata, Pettineo, Retto femorale, Lungo
adduttore, Breve adduttore, Gracile). Pertanto è necessario
mantenere sempre le cosce flesse sul bacino. In questa
posizione i capi di origine e inserzione di questi muscoli
risultano ravvicinati e, quindi, non possono esercitare
un'efficace azione dinamica. Il movimento di flessione del
torace sul bacino e viceversa, deve tendere ad avvicinare i due
capi, d’origine e inserzione dei muscoli antero-laterali
dell'addome, quindi il pube e le creste iliache allo sterno
Nella posizione supina, l'allineamento delle cosce col bacino
mette in tensione i muscoli flessori della cosce, in particolar
modo l’Ileo-Psoas (PI) che, a causa dell'inserzione prossimale
sulle ultime vertebre lombari, tende a accentuare la lordosi
lombare.
Con la flessione delle cosce a circa ai 30°, l'azione dinamica dei
muscoli addominali (Ad) e l’avvicinamento dei capi di origine e
50
inserzione dell’Ileo-psoas, portano all'attenuazione della lordosi
lombare.
Il lavoro dinamico dei muscoli addominali inizia quando il
bacino comincia a ruotare e termina con il massimo
avvicinamento tra la gabbia toracica ed il pube
(Rid u zio n e d e lla te n s io n e d e i m u s c o li f le s s o ri d e lla
c o s c ia)
Nella f le s s io n e d e l to rac e s u l b ac in o si ottiene:
un lavoro dinamico localizzato dei muscoli addominali
(a) quando la regione lombare ed i glutei rimangono a
terra e la rotazione avviene intorno alle vertebre
lombari;
un lavoro statico dei muscoli addominali (Ad) se la
rotazione prosegue fino alla posizione seduta. Il
proseguimento dell'azione avviene grazie ai muscoli
flessori delle cosce sul bacino, soprattutto l’Ileo-Psoas
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(PI) e il Retto Femorale (Re) del Quadricipite
femorale.
(Nella posizione intermedia, con i lombi sollevati dal suolo, il carico
vertebrale lombare è notevole e raggiunge i 170-180 Kg in una persona di
taglia media.)
Nella f le s s io n e d e l b ac in o s u l to rac e si ottiene:
un impegno dinamico e localizzato dei muscoli
addominali quando il bacino si solleva e si avvicina il più
possibile al torace, facendo perno sulle vertebre lombari.
La posizione di cosce flesse permette di attenuare
l'intervento dei muscoli flessori delle cosce, in particolare
dell’Ileo-Psoas.
L'utilizzo di un piano inclinato permette di spostare il massimo
braccio di leva, quindi il carico ottimale, su diversi angoli di
flessione.
52
53
Capitolo 6
LA RIEDUCAZIONE POSTURALE
GLOBALE:
IL CAMPO CHIUSO
Nella Rieducazione Posturale Globale, GLOBALE è la parola
chiave. Questo metodo fu introdotto da Philippe Souchard che
lavorò sul concetto di catena muscolare introdotto da Mézières.
Françoise Mézières, diplomata in fisioterapia presso la "Ecole
de Orthopedie et Massage" di Parigi dedicò la sua vita allo
studio della fisiologia e alla ginnastica medica. Si basa sul
semplice concetto che le c ate n e m u s c o lari p o s te rio ri si
comportano come un solo muscolo, sono sempre
“ipertoniche” e mai deboli, quindi andranno solo allungate e
mai contratte.
54
Con questo metodo, per la prima volta, viene abbandonato il
concetto segmentario-analitico dell'allungamento. In
presenza di dolore in una certa regione, l'intervento del
fisioterapista è mirato alla ricerca del compenso muscolare
ed al riequilibrio della postura del paziente e non ad alleviare
direttamente il dolore nella zona in cui questo è avvertito.
Il riequilibrio posturale avviene "forzando" il paziente a una
respirazione corretta e a una postura corretta di base che
metta in gioco gli eventuali squilibri muscolari. Rielaborando
il metodo introdotto da Mézierès, Philippe Souchard
introduce il concetto di Rieducazione Posturale Globale.
I principi fondamentali su cui si fonda la Rieducazione
Posturale Globale sono 3:
1. Curare il m alato e n o n la m alattia : modificando la
visione segmentaria che trattava tutti i traumi, pur con
delle variabili, allo stesso modo, non curando la persona
che ha subito il trauma ma solo ed esclusivamente il
trauma.
2. Ris alire d alle c o n s e g u e n ze alle c au s e d e lla m alattia : il
fisioterapista dovrà cercare di capire perché la malattia è
subentrata e non curarla semplicemente. Il dolore è un
campanello d’allarme e si deve risalire dalla conseguenza
alla causa attraverso la valutazione dei meccanismi antalgici di
difesa: ogni volta che subiamo un trauma , si instaurano
55
dei meccanismi di difesa che assicurano le funzioni
egemoniche.
3. Ad o ttare u n m e to d o g lo b ale .
56
6.1 LE FUNZIONI EGEMONICHE
Per fu n zio n e e g e m o n ic a si intende quella funzione che deve
essere primariamente garantita perché essenziale per la
sopravvivenza. C’è una gerarchia ed una cronologia nelle
egemonie: quella essenziale fin dalla nascita è la re s p irazio n e :
non sarebbe possibile sopravvivere se non ci fosse mobilità del
diaframma, dei muscoli intercostali e accessori che coadiuvano
la respirazione.
Immediatamente dopo subentra il b is o g n o d i n u trirs i
(assicurato dalla madre nei primi mesi di vita e poi dal bambino
autonomamente quando raggiungerà la stazione eretta).
Adempiendo a tale funzione il bambino attiva la “funzione di
prensione” cioè l’adduzione del braccio, la flessione del gomito,
la flessione del polso e la flessione delle dita. Il gesto del
57
prendere, del tenere (flessione delle dita e del polso) del portare
a sé (flessione e supinazione dell’avambraccio sul braccio,
adduzione, rotazione interna della spalla) è dunque facilitato
dall’attivazione di gruppi muscolari più potenti e ha tendenza
prevalentemente statica rispetto ai gruppi muscolari preposti
all’estensione della dita e del polso, all’estensione del gomito e
alla rotazione esterna della spalla.
La terza funzione egemonica è la fu n zio n e s tatic a (lo stare in
piedi o spostarsi) assicurata dai muscoli della statica che
permettono la posizione eretta e quindi la locomozione. Alla
nascita il bambino si trova in una posizione “aperta”, è
estremamente dinamico, elastico e senza tono, proprio per
questo non è in grado di sostenersi, prevale la muscolatura
dinamica e solo in seguito il bambino comincia ad esercitare la
muscolatura statica. Per tentare di alzarsi il bambino dovrà
assicurare l’equilibrio della testa esercitando la muscolatura
58
paravertebrale, formando così la lordosi cervicale, in un
secondo tempo il bambino tenterà di mantenere eretta la testa,
partendo dalla posizione in decubito ventrale, al fine di
acquisire una propria autonomia statica. Un corretto
allineamento del capo è dunque un punto di partenza
dell’attività locomotoria. La stazione eretta è quindi all’origine
delle curve del rachide lombare e della pianta del piede.
La statica è fondamentale, essa beneficia di un sistema
muscolare che sin dalla “fase estensoria” della nascita, impone
la sua supremazia sul sistema dinamico.
59
L’ultima egemonia è la rip ro d u zio n e fondamentale non solo
per il singolo individuo ma per la specie. La funzione sessuale
risulta pertanto ultima perché dipende dalle altre funzioni
egemoniche.
60
6.2 I MECCANISMI DI DIFESA:
I RIFLESSI ANTALGICI
I m e c c an is m i an talg ic i d i d if e s a sono messi in atto allo
scopo di salvaguardare l’organismo da meccanismi patologici di
origine interna o esterna ereditati o acquisiti. I sistemi di
adattamento o di difesa reagiranno a tali aggressioni seguendo
tre regole:
1. Salvaguardare le funzioni egemoniche.
2. Sopprimere o evitare il dolore.
3. Minimizzare al massimo le eventuali conseguenze
psicologiche.
I meccanismi antalgici di difesa hanno due diverse fasi : la
prima, di re azio n e , che porta alla diluizione sul piano
muscolare del dolore; la seconda di f is s azio n e in quanto dopo
la guarigione della malattia rimarrà lo squilibrio muscolare e il
soggetto avrà anche un’alterazione dello schema corporeo.
Non esiste quindi una guarigione del dolore se non si risale alla
causa. Il dolore può essere molto lontano sia nel tempo che
nello spazio dalla causa così da rendere molto difficile la sua
identificazione.
61
6.3 I MUSCOLI DELLA STATICA E DELLA
DINAMICA
Tutta la fisiopatologia muscolare è basata su una nozione: la
d e b o le zza . Molto spesso, infatti, si è detto che la causa di
patologie come la scoliosi, il dorso curvo, l’atteggiamento
astenico, la lombalgia, ecc… sia da attribuire alla debolezza
muscolare.
Noi abbiamo due sistemi muscolari fondamentali:
Il sistema muscolare STATICO
Il sistema muscolare DINAMICO
I muscoli della statica ci permettono di stare in piedi, sono
innervati da motoneuroni alfa tonici, sono molto fibrosi e
permettono contrazioni prolungate con affaticamento minimo.
Sono tonici, tesi e contratti.
I muscoli della dinamica sono innervati da motoneuroni alfa
fasici, non sono fibrosi, non sono tonici e permettono
movimenti rapidi con maggior dispendio di energia.
Sono poco tonici, elastici e rilasciati.
La debolezza quindi, nel caso del sistema dinamico è
rappresentata da un ulteriore rilasciamento, si avrà quindi
ipotono e i muscoli saranno rilassati, completamente distesi e
quindi deboli.
62
Nel caso del sistema statico troveremo l’ipotonia e il
rilassamento muscolare solo nelle patologie di tipo neurologico
(paralisi flaccide), ma in tutti gli altri casi, i muscoli della statica,
come quelli del dorso, non sono assolutamente rilasciati ma
ipertonici, duri, anelastici e la loro funzione è quella di
sostenere e di opporsi alla forza di gravità non potendosi quindi
rilassare.
Più u n m u s c o lo è lu n g o e d e las tic o p iù è fo rte .
La forza di un muscolo è proporzionale all’allungamento che il
muscolo può raggiungere prima che venga effettuata la
contrazione, cioè, più un muscolo può essere inizialmente
allungato più potrà esplicare forza.
Il muscolo elastico sarà forte di forza attiva
Il muscolo rigido sarà forte di forza passiva (resistenza)
In conclusione il concetto di debolezza è accettabile solo se si
afferma che la debolezza degli statici è l’ ”ipertono” e la rigidità
mentre la debolezza dei dinamici è l’iper-rilassamento,
l’ipotonia.
Un trattamento efficace consiste nel ripristinare l’equilibrio tra i
muscoli della statica e della dinamica qualora si sia instaurato un
meccanismo patologico, attraverso la trasfusione del tono.
Procediamo alla trasfusione del tono attraverso:
63
Contrazioni ISOTONICHE CONCENTRICHE o
ISOMETRICHE in massimo accorciamento per i
muscoli della dinamica.
Contrazioni ISOMETRICHE effettuate in posizione di
massimo allungamento (stirando al massimo il muscolo
rigido e chiedendo al paziente di contrarlo mentre il
fisioterapista oppone una resistenza uguale in modo da
farlo accorciare) e contrazioni ISOTONICHE
ECCENTRICHE fino al massimo allungamento (facendo
lavorare in questo modo un muscolo “debole”,
rinforzandolo e allungandolo allo stesso tempo,
rendendolo più elastico) per i muscoli statici troppo tonici
e troppo rigidi.
Si dovrà quindi indirizzare il trattamento ai muscoli della statica
che rappresentano la struttura che si dovrà allungare, in modo
che la tensione neuromuscolare, trasmessa dallo stiramento,
venga riarmonizzata. La contrazione isometrica eccentrica,
aumenta il numero di sarcomeri disposti in serie, e restituisce
forza attiva; conviene dunque applicare tale tipo di contrazione
ai muscoli della statica. Peraltro, l’allungamento auspicabile di
64
un muscolo e del relativo tessuto connettivo è direttamente
proporzionale al tempo di trazione e corrisponde alla formula:
Ogni trazione che abbia per scopo l’allungamento, deve essere
mantenuta il più a lungo possibile.
Le posture di stiramento applicate sui muscoli antigravitari (tra i
100 e i 200 grammi) e mantenute per lungo tempo, hanno sul
piano neurologico, il doppio vantaggio di abbassare l’attività
gamma e il tono e di inibire il muscolo stirato e facilitare così il
suo antagonista con il meccanismo del riflesso miotatico
inverso. Un muscolo messo per lungo tempo in postura di
stiramento e al quale si chiede un lavoro isometrico, avrà come
conseguenza l’aumento del numero dei sarcomeri disposti in
serie, l’allentamento del tessuto connettivo e la diminuzione del
tono. Lo stesso muscolo avrà minore resistenza passiva a
vantaggio della sua forza attiva, sarà divenuto lungo, forte ed
elastico.
La rieducazione posturale globale è un metodo di posture
essenzialmente attive; infatti, realizza contemporaneamente
oltre che l’esercizio concentrico dei muscoli della dinamica
indeboliti e l’esercizio eccentrico dei muscoli della statica
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retratti anche il rilassamento della parte centrale della catena, la
liberazione espiratoria e la riarmonizzazione del tono posturale.
Un tale approccio permette di regolare sul piano somatico
l’insieme dei problemi mio-articolari e morfologici e consente
di risalire, conseguentemente, alla causa delle lesioni.
Attraverso quindi l’allungamento attivo e non passivo e la
contrazione isotonica eccentrica, il muscolo sarà elastico, più
lungo e meno rigido.
I muscoli della statica lavorano sempre e continuamente in
contrazione concentrica, durante il trattamento dovremo quindi
allungarli.
66
6.4 LE CATENE MUSCOLARI
E
LE LORO POSTURE
Le catene muscolari sono anatomicamente impiantate in modo
diverso, il ruolo di ognuna di esse è perfettamente definito, ogni
modificazione anormale porterà ad una modificazione della
funzione attribuita alla catena stessa. Nell’ambito della funzione
statica si sviluppano due grandi sistemi.
Una grande c ate n a di estensione p o s te rio re che ci
mantiene eretti contro la forza di gravità. I principali
muscoli che la compongono sono: tricipite surale, ischio-
crurali, muscoli profondi dei glutei, spinali. In caso di
retrazione di questa catena il portamento generale
sembrerà tonico poiché l’accorciamento degli spinali crea
un dorso piatto e proietta il torace in avanti. L’ipertonicità
di questa catena può inoltre trascinare la nuca in avanti,
causare un’accentuazione della fisiologica lordosi
lombare, verticalizzare il bacino, causare il varismo delle
ginocchia e i piedi cavi.
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La grande c ate n a an te rio re invece assicura prima di tutto
la sospensione prendendo appoggio sui punti fissi
superiori. I muscoli che la compongono sono: scaleni ed
intercostali che mantengono il torace e l’importante
sistema fibroso profondo che tiene sospeso il diaframma
e la massa viscerale. La catena statica anteriore trova
continuità nello psoas, negli adduttori e nei muscoli
anteriori della gamba. Questo grande sistema di
sospensione è fondamentale nella respirazione per il suo
ruolo sul torace e sul diaframma. Il suo accorciamento
trascina la testa in avanti, curva il dorso e arrotonda le
spalle. La retrazione degli adduttori tira le ginocchia in
68
dentro, quella dei muscoli anteriori della gamba li ruota
all’interno ed i piedi appaiono piatti.
69
CATENE STATICHE SECONDARIE:
La c ate n a in s p irato ria la cui retrazione solleva il torace e
gli impedisce di scendere liberamente e limita l’ampiezza
dei movimenti del diaframma.
La c ate n a s u p e rio re la cui retrazione solleva
esageratamente le spalle.
70
La c ate n a an te ro -in te rn a d e lla s p alla la cui retrazione
impedisce alle braccia di sollevarsi e di aprirsi liberamente.
La c ate n a an te ro -in te rn a d e lle an c h e la cui retrazione
accentua la regione lombare, bascula il bacino in avanti e
limita l’abduzione dei femori.
71
La c ate n a late rale d e lle an c h e al cui rigidità colpisce
particolarmente la buona posizione delle ginocchia.
72
6.5 LE POSTURE DI CORREZIONE
Gli stiramenti praticati durante le posture in rieducazione
posturale globale permettono di allungare le catene muscolari
accorciate. E’ possibile in una stessa postura correggere più di
una catena muscolare. Tutte le posture insistono
sull’elasticizzazione dei muscoli inspiratori. In seno a ciascuno
dei quattro gruppi di posture disponiamo inoltre di posture
differenti in scarico (posizione allungata) o in carico (in piedi).
Le prime sono particolarmente utili in caso di dolore, di fragilità
o patologi articolari, le seconde sono ancora più efficaci a livello
muscolare.
73
74
6.7 LA POSTURA
La postura è il rapporto geometrico che c’è tra i vari segmenti
del corpo nel suo insieme e nei confronti della forza
gravitazionale e di adattamento al movimento. La postura è
prodotta da movimenti su base stazionaria che avvengono cioè
senza modificare il poligono d’appoggio. La funzione posturale
è mediata prevalentemente dalle vie reticolo-spinali e dalla via
cortico-spinale diretta e si realizza attraverso una serie di schemi
cinetici capaci di:
Opporsi alle forze agenti dall’eterno sul corpo (postura
antigravitaria)
Far assumere al corpo l’atteggiamento più adeguato per
svolgere una specifica funzione (postura anticipatoria)
Adattare il corpo al movimento nel suo divenire (postura
adattiva)
Il sistema posturale è un insieme molto complesso, che vede
coinvolte strutture del sistema nervoso centrale e periferico,
soprattutto l’occhio, il piede, il sistema cutaneo, i muscoli, le
articolazioni ma anche l’apparato stomatognatico (sistema
occlusale e lingua) e l’orecchio interno. Il sistema nervoso
centrale utilizza le informazioni ricevute da occhio, pianta dei
piedi e cute in primo luogo, per avere la consapevolezza della
75
posizione del corpo e poter impostare correttamente quanto
voluto nei confronti del mondo esterno e di se stesso. Il sistema
posturale è direttamente legato alla singola ed individuale storia
di ognuno di noi e con il passare del tempo và incontro a
modificazioni e problematiche. In un primo momento, il
"sistema" cercherà di compensare in qualche modo eventuali
squilibri, in un secondo momento, invece, quando le capacità
compensatorie dell’organismo si interromperanno,
compariranno le prime avvisaglie patologiche. Questo sistema,
infastidito dai vari compensi, quindi, vedrà insorgere tutte le
problematiche più comuni (cefalee, cervicalgie, nevralgie,
dorsalgie, lo m b alg ie , lombosciatalgie, dolori alle spalle, alle
braccia, alle anche, alle ginocchia, alle caviglie) ma anche
disturbi meno noti (difficoltà di guidare la notte o di
concentrazione nella lettura, maldestrezza, click mandibolari
etc.): tutte patologie che complicano e condizionano
notevolmente la vita quotidiana e, di conseguenza, la nostra
psiche. E’ fondamentale a questo punto, correggere e tentare
una riprogrammazione del "sistema". La posturologia non è
una disciplina a sé stante ma affronta il problema all’origine e
cerca di dare risposte agli effetti e, quindi, alla sintomatologia.
76
6.8 LA SCELTA DELLE POSTURE
Per essere efficaci bisognerà sapere quali posture utilizzare, per
fare questo bisognerà cominciare le sedute partendo da un
adeguato esame obiettivo e da una corretta stabilizzazione dei
punti di riequilibrio.
77
6.9 L’ESAME OBIETTIVO
SECONDO SOUCHARD
L’esame obiettivo viene effettuato nella posizione più
confortevole per il paziente, quindi (se il soggetto può) a piedi
uniti. Si comincia, in primo luogo, da una “fotografia” generale,
di fronte, di profilo, di schiena. Poi, passeremo ai dettagli,
cominciando dall’osservazione di ciò che ci sembra la
modificazione più importante. Se il soggetto presenta un
sintomo, partiremo da questo. L’esame obiettivo ci darà una
serie di elementi utili che completeremo con un interrogatorio.
Dopo l’esame inizieremo la ricerca dei p u n ti d i rie q u ilib rio
che permettono:
La scelta delle posture
Di comprendere i compensi che il soggetto adotterà durante
le posture
Di giungere all’identificazione e al collegamento della cause
agli effetti.
78
Capitolo 7
MATERIALI E METODI
Dal mese di gennaio al mese di settembre 2009 presso l’Istituto
Santa Cecilia di Civitavecchia (Roma) è stato condotto uno
studio osservazionale prospettico, con gruppo di controllo,
sull’efficacia della Rieducazione Posturale Globale nel
trattamento delle lombalgie.
Tra i diversi pazienti con lombalgia trattati, ne sono stati scelti
20 ( 11 uomini e 9 donne) con un’età compresa tra i 30 e i 60
anni; 10 pazienti sono stati trattati con la Rieducazione
Posturale Globale secondo Souchard, mentre gli altri 10 sono
stati trattati esercizi di stretching della muscolatura
paravertebrale e rinforzo della muscolatura addominale.
I criteri di inclusione del nostro studio prevedono una diagnosi
di lombalgia, 10 sedute di trattamento con progetto
riabilitativo a 45 giorni a mantenimento medio con inizio del
trattamento dopo due mesi dall’insorgenza del dolore.
Tutti i pazienti sono stati sottoposti a esame obiettivo, prima e
dopo il trattamento, e a tutti i pazienti sono stati somministrati
due test: uno per valutare il livello soggettivo dello stato di
salute del paziente, un altro per valutare l’intensità del dolore e
quanto questo influisce sulla vita del paziente.
79
7.1 THE NOTTINGHAM
HEALTH PROFILE
“The Nottingham Health Profile” è un questionario che viene
compilato dal paziente e permette di valutare, soggettivamente,
il suo stato di salute. In questo test vengono elencati vari
problemi che si possono riscontrare durante la vita quotidiana
e viene chiesto al soggetto di rispondere “si” per ogni
problema che gli si addice o “no” per ogni problema che non
gli si addice. Le domande del “NHP” permettono di valutare il
livello di energia (EL), il livello del dolore (P), le reazioni emotive
(ER), i disturbi del sonno (S), l’isolamento sociale (SI) causato dalla
patologia e quanto questi influiscano sulle abilità fisiche (PA) del
paziente. Sommando i punteggi delle varie risposte possiamo
ottenere un risultato da 0 a 100 (il peggior livello di salute).
80
7.2 THE BRIEF PAIN INVENTORY
“The Brief Pain Inventory” è un questionario autocompilato dal
paziente in 5-10 minuti di tempo. Si valuta l’intensità del livello del
dolore del paziente (l’intensità del peggior dolore, del dolore
medio, del dolore più leggero nelle ultime 24 ore e l’intensità
del dolore attuale) e quanto il dolore influisce sulla vita del paziente
(sulle attività generali, sull’umore, sul cammino, sul lavoro
normale sia fuori che dentro casa, sulle relazioni con gli altri,
sul sonno e sulla gioia di vivere). L’intensità del dolore e
l’influenza che il dolore ha sulla vita quotidiana vengono
misurate mediante l’utilizzo di una scala di valori che vanno da
0 (assenza di dolore e di limitazioni nella vita quotidiana) a 10
(presenza di dolore e di limitazioni nella vita quotidiana).
81
Capitolo 8
CASI CLINICI E GRAFICI
LEGENDA NHP TEST
EL = Livello di energia P = Dolore ER = Reazioni emotive S = Sonno SI = Isolamento sociale PA = Abilità fisiche
LEGENDA BPI TEST
Intensità peggior dolore nelle ultime 24 h
Intensità dolore più leggero nelle ultime 24 h
Intensità dolore medio nelle ultime 24 h
Intensità dolore attuale
Interferenza dolore su attività generale
Interferenza dolore su umore
Interferenza dolore su cammino
Interferenza dolore sul lavoro
Interferenza dolore nelle relazioni con altri
Interferenza dolore sul sonno Interferenza dolore sulla gioia di vivere
82
8.1 PAZIENTI TRATTATI CON LA
RIEDUCAZIONE POSTURALE GLOBALE:
PAZIENTE 1: 48 anni M
Livell
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Dolore
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Sonno
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Abilità
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Prima010203040506070
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NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 1
Grafico 1 – Paziente n°1 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
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0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 1
Grafico 2 – Paziente n°1 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il trattamento
con RPG.
83
PAZIENTE 2: 42 anni F
Livell
o di e
nergia
Dolore
Reazio
ni emotiv
e
Sonno
Isolamen
to so
ciale
Abilità
fisich
e
Dopo
Prima010203040506070
8090
100
NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 2
Grafico 3 – Paziente n° 2 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
Dolore
medio
Dolore
attua
le
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. att.
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rale
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. Umore
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. Cam
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123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 2
Grafico 4 – Paziente n°2 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il trattamento
con RPG.
84
PAZIENTE 3: 53 anni M
Livello
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Dolore
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Isolamen
to so
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10
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NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 3
Grafico 5 – Paziente n° 3 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
Peggio
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Prima0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 3
Grafico 6 – Paziente n°3 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
85
PAZIENTE 4: 51 anni F
Livell
o di e
nergia
Dolore
Reazio
ni emotiv
e
Sonno
Isolamen
to so
ciale
Abilità
fisich
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Dopo
Prima010203040506070
80
90
100
NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 4
Grafico 7 – Paziente n° 4 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
Peggio
r dolo
re
Dolore
più le
ggero
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medio
Dolore
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le
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gene
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ni
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vere
DopoPrima
0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 4
Grafico 8 – Paziente n° 4 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
86
PAZIENTE 5: 56 anni M
Livello
di ene
rgia
Dolore
Reazio
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Sonno
Isolamen
to so
ciale
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Dopo
Prima0102030405060
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90
100
NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 5
Grafico 9 – Paziente n° 5 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
Peggio
r dolo
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Dolore
più le
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Dolore
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Prima0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 5
Grafico 10 – Paziente n°5 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
87
PAZIENTE 6: 58 anni M
Livell
o di e
nergia
Dolore
Reazio
ni emotiv
e
Sonno
Isolamen
to so
ciale
Abilità
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Dopo
Prima010203040506070
80
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100
NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 6
Grafico 11 – Paziente n° 6 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
Peggio
r dolo
re
Dolore
più le
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Dolore
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Dolore
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le
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. Son
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. Gioi
a di v
ivere
DopoPrima
0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 6
Grafico 12 – Paziente n°6 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
88
PAZIENTE 7: 51 anni F
Livell
o di e
nergia
Dolore
Reazio
ni emotiv
e
Sonno
Isolamen
to so
ciale
Abilità
fisich
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Dopo
Prima0102030405060708090
100
NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 7
Grafico 13 – Paziente n°7 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
Peggio
r dolo
re
Dolore
più le
ggero
Dolore
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Dolore
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le
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gene
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. Gioi
a di v
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DopoPrima
0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 7
Grafico 14 – Paziente n°7 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
89
PAZIENTE 8: 41 anni F
Livell
o di e
nergia
Dolore
Reazio
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e
Sonno
Isolamen
to so
ciale
Abilità
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Dopo
Prima01020304050607080
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NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 8
Grafico 15 – Paziente n° 8 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
Peggio
r dolo
re
Dolore
più le
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Dolore
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Dolore
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le
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. att.
gene
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. Lav
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di viv
ereDopo
Prima0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 8
Grafico 16 – Paziente n°8 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
90
PAZIENTE 9: 50 anni F
Livell
o di e
nergia
Dolore
Reazio
ni emotiv
e
Sonno
Isolamen
to so
ciale
Abilità
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Dopo
Prima010203040506070
8090
100
NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 9
Grafico 17 – Paziente n°9 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
Peggio
r dolo
re
Dolore
più le
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le
Interf
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. Lav
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. Son
no
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. Gioi
a di v
ivere
DopoPrima
0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 9
Grafico 18 – Paziente n°9 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
91
PAZIENTE 10: 55 anni M
Livell
o di e
nergia
Dolore
Reazio
ni emotiv
e
Sonno
Isolamen
to so
ciale
Abilità
fisich
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Dopo
Prima010203040506070
80
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100
NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 10
Grafico 19 – Paziente n° 10 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
Peggio
r dolo
re
Dolore
più le
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Dolore
medio
Dolore
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le
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no
Interf
. Gioi
a di v
ivere
DopoPrima
0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON RPG - 10
Grafico 20 – Paziente n°10 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il
trattamento con RPG.
92
8.2 PAZIENTI TRATTATI CON
STRETCHING E RINFORZO DELLA
MUSCOLATURA ADDOMINALE
PAZIENTE 1 : 43 anni F
Livello
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rgia
Dolore
Reazio
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Sonno
Isolamen
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Dopo
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10
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100
NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE - 1
Grafico 21 – Paziente n° 1 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con Stretching e Rinforzo Muscolare.
Peggior d
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0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE- 1
Grafico 22 – Paziente n°1 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il trattamento
con Stretching e Rinforzo Muscolare.
93
PAZIENTE 2: 42 anni M
Livell
o di e
nergia
Dolore
Reazio
ni emotiv
e
Sonno
Isolamen
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ciale
Abilità
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10
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NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE - 2
Grafico 23 – Paziente n° 2The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con Stretching e Rinforzo Muscolare.
Peggior d
olore
Dolore pi
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ro
Dolore m
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Dolore at
tuale
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generale
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Interf. Gioia di vi
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DopoPrima
0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE- 2
Grafico 24 – Paziente n°2 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il
trattamento con Stretching e Rinforzo Muscolare.
94
PAZIENTE 3: 58 anni M
Livello
di ene
rgia
Dolore
Reazio
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Sonno
Isolamen
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ciale
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Dopo
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10
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NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE - 3
Grafico 25 – Paziente n° 3 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con Stretching e Rinforzo Muscolare.
Peggio
r dolo
re
Dolore
più le
ggero
Dolore
medio
Dolore
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. att.
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. Son
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. Gioia
di viv
ereDopo
Prima0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE- 3
Grafico 26 – Paziente n°3 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il
trattamento con Stretching e Rinforzo Muscolare.
95
PAZIENTE 4: 47 anni F
Livell
o di e
nergia
Dolore
Reazio
ni emotiv
e
Sonno
Isolamen
to so
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NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE - 4
Grafico 27 – Paziente n° 4 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con Stretching e Rinforzo Muscolare.
Peggio
r dolo
re
Dolore
più le
ggero
Dolore
medio
Dolore
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le
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. att.
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Interf
. Lav
oro
Interf
er. R
elazio
ni
Interf
. Son
no
Interf
. Gioia
di viv
ereDopo
Prima0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE- 4
Grafico 28 – Paziente n°4 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il
trattamento con Stretching e Rinforzo Muscolare.
96
PAZIENTE 5: 46 anni F
Livello
di ene
rgia
Dolore
Reazio
ni emotive
Sonno
Isolamen
to so
ciale
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Dopo
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10
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80
90
100
NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE - 5
Grafico 29 – Paziente n° 5 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con Stretching e Rinforzo Muscolare
.
Peggior d
olore
Dolore pi
ù legge
ro
Dolore m
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Dolore at
tuale
Interf. att.
generale
Interf. Umore
Interf. Cammino
Interf. Lavo
ro
Interfer. R
elazioni
Interf. Sonno
Interf. Gioia di vi
vere
DopoPrima
0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE- 5
Grafico 30 – Paziente n ° 5 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il
trattamento con Stretching e Rinforzo Muscolare.
97
PAZIENTE 6: 52 anni M
Livell
o di e
nergia
Dolore
Reazio
ni emotiv
e
Sonno
Isolamen
to so
ciale
Abilità
fisich
e
Dopo
Prima0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE - 6
Grafico 31 – Paziente n° 6 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con Stretching e Rinforzo Muscolare.
Peggio
r dolo
re
Dolore
più le
ggero
Dolore
medio
Dolore
attua
le
Interf
. att.
gene
rale
Interf
. Umore
Interf
. Cam
mino
Interf
. Lav
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Interf
er. R
elazio
ni
Interf
. Son
no
Interf
. Gioia
di viv
ereDopo
Prima0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE-6
Grafico 32 – Paziente n°6 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il
trattamento con Stretching e Rinforzo Muscolare.
98
PAZIENTE 7: 54 anni M
Livell
o di e
nergia
Dolore
Reazio
ni emotiv
e
Sonno
Isolamen
to so
ciale
Abilità
fisich
e
Dopo
Prima0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE - 7
Grafico 33 – Paziente n° 7 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con Stretching e Rinforzo Muscolare.
Peggior d
olore
Dolore pi
ù legge
ro
Dolore m
edio
Dolore at
tuale
Interf. att.
generale
Interf. Umore
Interf. Cammino
Interf. Lavo
ro
Interfer. R
elazioni
Interf. Sonno
Interf. Gioia di vi
vere
DopoPrima
DopoPrima
0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE- 7
Grafico 34 – Paziente n°7 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il
trattamento con Stretching e Rinforzo Muscolare.
99
PAZIENTE 8: 56 anni F
Livell
o di e
nergia
Dolore
Reazio
ni emotiv
e
Sonno
Isolamen
to so
ciale
Abilità
fisich
e
Dopo
Prima0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE - 8
Grafico 35 – Paziente n° 8 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con Stretching e Rinforzo Muscolare.
Peggio
r dolo
re
Dolore
più le
ggero
Dolore
medio
Dolore
attua
le
Interf
. att.
gene
rale
Interf
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Interf
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elazio
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no
Interf
. Gioia
di viv
ereDopo
Prima0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE- 8
Grafico 36 – Paziente n°8 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il trattamento
con Stretching e rinforzo muscolare.
100
PAZIENTE 9: 59 anni M
Livell
o di e
nergia
Dolore
Reazio
ni emotiv
e
Sonno
Isolamen
to so
ciale
Abilità
fisich
e
Dopo
Prima0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE - 9
Grafico 37 – Paziente n° 9 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con Stretching e Rinforzo Muscolare.
Peggior d
olore
Dolore pi
ù legge
ro
Dolore m
edio
Dolore at
tuale
Interf. att.
generale
Interf. Umore
Interf. Cammino
Interf. Lavo
ro
Interfer. R
elazioni
Interf. Sonno
Interf. Gioia di vi
vere
DopoPrima
0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE- 9
Grafico 38 – Paziente n°9 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il trattamento
con Stretching e Rinforzo Muscolare.
101
PAZIENTE 10: 53 anni M
Livell
o di e
nergia
Dolore
Reazio
ni emotiv
e
Sonno
Isolamen
to so
ciale
Abilità
fisich
e
Dopo
Prima0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
NHP TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE - 10
Grafico 39 – Paziente n° 10 The Nottingham Health Profile test somministrato prima e dopo il
trattamento con Stretching e Rinforzo Muscolare.
Peggio
r dolo
re
Dolore
più le
ggero
Dolore
medio
Dolore
attua
le
Interf
. att.
gene
rale
Interf
. Umore
Interf
. Cam
mino
Interf
. Lav
oro
Interf
er. R
elazio
ni
Interf
. Son
no
Interf
. Gioia
di viv
ereDopo
Prima0123456789
10
BPI TEST SU PAZIENTI TRATTATI CON STRETCHING E RINFORZO MUSCOLARE- 10
Grafico 40 – Paziente n°10 The Brief Pain Inventory somministrato prima e dopo il trattamento
con Stretching e Rinforzo Muscolare.
102
Cap ito lo 9
RISULTATI
Per poter valutare l’efficacia di un metodo riabilitativo rispetto
all’altro, i dati ottenuti nei due test somministrati al campione in
esame, sono stati trattati nel seguente modo: è stato utilizzato
l’indice di miglioramento, calcolando la variazione tra il valore
registrato prima del trattamento e quello registrato dopo il
trattamento. Questo valore permette di verificare sulla scala dei
valori proposta da ciascuno dei test utilizzati il reale
miglioramento dopo l’intervento riabilitativo. Un valore più alto
dell’indice di miglioramento esprime una maggiore efficacia del
metodo riabilitativo. Nei grafici è stata riportata la media
dell’indice di miglioramento per ciascuno degli indicatori
utilizzati nei due test.
103
Livell
o di e
nergi
a
Dolore
Reazio
ni em
otive
Sonno
Isolam
ento
socia
le
Abilità
fisich
e
Stretc. Rinf. muscolare
RPG0
102030405060708090
100
INDICE DI MIGLIORAMENTO- CONFRONTO DELLE MEDIE TRA I DUE METODI RIABILITATIVI SECONDO GLI INDICATORI DI NHP
Grafico 41 – Confronto delle medie dell’indice di miglioramento rispetto le due
metodiche riabilitative utilizzate – NHP test.
Peggio
r dolo
re
Dolore
più le
gger
o
Dolore
medio
Dolore
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le
Interf
. att.
gene
rale
Interf
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Interf
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Interf
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oro
Interf
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ni
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no
Interf
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Stret. e Rinf. Muscolare
RPG0123456789
10
INDICE DI MIGLIORAMENTO- CONFRONTO DELLE MEDIE TRA I DUE METODI RIABILITATIVI SECONDO GLI INDICATORI DI BPI
Grafico 42 – Confronto delle medie dell’indice di miglioramento rispetto le due
metodiche riabilitative utilizzate – BPI test.
104
Dall’osservazione degli istogrammi risulta più efficace il
trattamento con la Rieducazione Posturale Globale secondo la
metodica di Souchard ad eccezione dell’unico parametro
rappresentato dall’indicatore “interferenza nel cammino” del
“The Brief Pain Inventory” test. Questo valore risulta
leggermente migliorato attraverso il trattamento della lombalgia
con stretching e rinforzo della muscolatura addominale. Per
verificare che le differenze osservate a favore della migliore
efficacia del metodo RPG di Souchard non siano attribuibili al
solo caso ma ad una reale differenza di efficacia è stato
applicato ai dati un test statistico di significatività attraverso
l’utilizzo del test “ t di Student”. Questo test consente di
calcolare attraverso una formula che utilizza la differenza tra le
medie osservate e il calcolo della deviazione standard un valore
“t” che, confrontato con quelli tabulati in apposite tabelle,
consente di stabilire se la differenza tra le due medie è dovuta o
meno al caso. Grazie all’aiuto di un software dedicato, è stato
possibile dimostrare che la differenza dell’efficacia tra i due
metodi riabilitativi è significativa e non dovuta al caso, dato che
il valore di P risulta inferiore all’1% (P < 0,01) nei parametri
sottoposti al test di Student. Il test “t di Student” è stato
applicato ai seguenti parametri: “dolore” e “abilità fisiche” dell’
NHP, “peggior dolore”, “interferenza del dolore nelle attività
generali” e “interferenza del dolore sul lavoro” del BPI.
105
RPG
STRETCHING E
RINFORZO MUSCOLARE
81,26 0 Metodo riabilitativo Rpg
Stretching e Rinforzo muscolare
84,18 50,3 Numerosità campione 10 10 81,26 31,35 Media 73,6540 44,1140
51,53 60,78 Dev. standard 16,2725 20,5838
71,27 62,51
81,26 59,78 t di Student 3,5601
40,31 63,7 gradi di libertà 18
70,04 30,96
81,26 51,53 P (livello di significatività) 0,0022
94,17 30,23
Commento: Indice di
miglioramento Indice di
miglioramento La differenza fra le medie osservate è significativa per p<0,01
Tab. 1 : Confronto tra due medie : “t” di Student calcolato per l’indicatore
“DOLORE” del test NHP
RPG
STRETCHING E
RINFORZO MUSCOLARE
34,38 0 Metodo riabilitativo Rpg
Stretching e Rinforzo muscolare
34,38 10,57 Numerosità campione 10 10 21,77 10,54 Media 27,0210 11,8000
21,8 0 Dev. standard 6,3638 8,1240
21,77 10,57
34,38 21,77 t 4,6642
21,77 11,57 gradi di libertà 18
34,38 9,3
23,81 20,5 P (livello di significatività) 0,0002
21,77 23,18
Commento: Indice di
miglioramento Indice di
miglioramento La differenza fra le medie osservate è significativa per p<0,01
Tab. 2 : Confronto tra due medie : “t” di Student calcolato per l’indicatore
“ABILITA’ FISICHE” del test NHP
106
RPG
STRETCHING E
RINFORZO MUSCOLARE
3 2 Metodo riabilitativo Rpg
Stretching e Rinforzo muscolare
6 2 Numerosità campione 10 10 7 2 Media 6,1000 2,7000
6 2 Dev. standard 1,1972 0,9487
7 4
7 2 t 7,0387
7 4 gradi di libertà 18
6 4
6 3 P (livello di significatività) 0,0000
6 2
Commento: Indice di
miglioramento Indice di
miglioramento La differenza fra le medie osservate è significativa per p<0,01
Tab. 3 : Confronto tra due medie : “t” di Student calcolato per l’indicatore
“PEGGIOR DOLORE” del test BPI.
RPG
STRETCHING E
RINFORZO MUSCOLARE
3 6 Metodo riabilitativo Rpg
Stretching e Rinforzo muscolare
6 2 Numerosità campione 10 10
8 2 Media 6,2000 4,1000
6 6 Dev. standard 1,3984 1,5239
8 6
7 4 t 3,2108
6 4 gradi di libertà 18
6 4
6 3 P (livello di significatività) 0,0048
6 4
Commento: Indice di
miglioramento Indice di
miglioramento La differenza fra le medie osservate
è significativa per p<0,01
Tab. 4 : Confronto tra due medie : “t” di Student calcolato per l’indicatore
“INTERFERENZA NELL’ATTIVITA’ GENERALE” del test BPI.
107
RPG
STRETCHING E
RINFORZO MUSCOLARE
4 0 Metodo riabilitativo Rpg
Stretching e Rinforzo muscolare
7 0 Numerosità campione 10 10 7 2 Media 6,4000 2,2000
6 4 Dev. standard 1,0750 1,4757
7 4
6 2 t 7,2746
6 2 gradi di libertà 18
7 2
6 2 P (livello di significatività) 0,0000
8 4
Commento: Indice di
miglioramento Indice di
miglioramento La differenza fra le medie osservate è significativa per p<0,01
Tab. 5 : Confronto tra due medie : “t” di Student calcolato per l’indicatore
“INTERFERENZA SUL LAVORO” del test BPI.
108
Cap ito lo 10
CONCLUSIONI
In questo lavoro ho affrontato le problematiche relative alle
lombalgie da un duplice punto di vista. Da una parte ho
cercato di approfondire la conoscenza della patologia con la
consapevolezza che accrescere le competenze consente una
migliore comprensione del problema e riduce il rischio di
terapie inutili. Dall’altra, attraverso una sperimentazione su un
campione di pazienti affetti da questa patologia, ho messo a
confronto due metodi riabilitativi con l’obiettivo di valutarne
l’efficacia stabilendo, con criteri scientifici, i migliori effetti nel
trattamento della patologia lombare.
Dal punto di vista generale è emerso in modo chiaro quanto le
lombalgie siano fortemente invalidanti e estremamente diffuse
nella popolazione italiana.
La lombalgia produce stress psicologici tra i quali: disturbi del
sonno, depressione, difficoltà nelle relazioni umane,
insoddisfazione lavorativa. Inoltre il 70% delle assenze dal
lavoro sono causate da lombalgia determinando un notevole
costo sociale.
Dai dati emersi nel confronto tra i due metodi riabilitativi
applicati nella terapia delle lombalgie, è risultata più efficace la
109
Rieducazione Posturale Globale rispetto al trattamento con lo
stretching e il rinforzo della muscolatura addominale, in quanto
la scomparsa dei sintomi principali ha permesso prima il
recupero delle abilità lavorative, restituendo così i pazienti ad
una vita sociale normale.
L’approccio riabilitativo dell’ RPG è mirato al riequilibrio
posturale e alla riarmonizzazione del paziente nella sua
globalità, presupposto fondamentale per qualsiasi trattamento.
La Rieducazione Posturale Globale tiene conto dell’approccio
olistico: elemento fondamentale da rispettare in qualsiasi
trattamento riabilitativo. Essa può inoltre intervenire sui
meccanismi che migliorano l’assetto posturale della colonna
vertebrale e del bacino migliorando la distribuzione del carico
sui dischi intervertebrali e sulle faccette articolari delle vertebre.
L’applicazione di questa metodica riabilitativa ha consentito di
conseguire sia un miglioramento dell’assetto posturale del
soggetto, ma anche e soprattutto, una sostanziale riduzione del
dolore: aspetti che si ripercuotono positivamente sulla qualità
della vita del paziente, sia a livello psicologico sia a livello
sociale e lavorativo.
110
Capitolo 11
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio la mia relatrice, la Professoressa Maria Antonietta Lai
che mi ha supportato e sopportato, capito e consigliato durante
tutto il mio percorso.
Ringrazio il Professor Rossi che, nonostante nel cielo veda solo
spazzatura, ha saputo sempre trovare le parole giuste e
indicarmi la giusta strada.
Ringrazio la mia famiglia, non solo la mia mamma che mi ha
trasmesso la passione per questa professione e il mio papà che
ha sempre creduto in me, ma anche i miei nonni, i mei zii e
soprattutto i miei cugini: Maty-Mà, la Principessa di Rose Fuxia,
Gabry, Claudio, Chiara e Adriano, per esserci stati sempre.
Ringrazio i miei amici, pochi, ma buonissimi. La mia Miky
lontana ma sempre vicina, la mia Emy, compagna di vita, la mia
Vale da sempre, la mia “Lumaca” e la sua capacità di capirmi in
silenzio, il mio Lele e il mio “Mignimugni”, cinico dal cuore
grande.
Ringrazio i miei compagni di viaggio, quelli che resteranno
sempre nel mio cuore e quelli che mi hanno insegnato che nella
vita non ci si può sempre fidare.
Ringrazio la Scù, il Dorcione, le due More, Daddolo, Lollino, er
Quacio, la mia collega e l’ineguagliabile e adorabile Frà.
111
Ringrazio il mio “fratellone” , esemplare unico e raro.
Ringrazio i miei professori, soprattutto quelli che mi hanno
insegnato molto di più di una semplice materia.
Ringrazio Mario, Loredana, Pamela e zia Betta.
Ringrazio il mio Tutorigno.
Ringrazio Cri, il mio piccolo grande uomo, capace di farmi
tornare sempre il sorriso anche nei momenti più difficili e Vale,
“mimmina”, senza la quale non esisterebbe un piccolo grande
uomo così.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno fatto ridere dandomi la
forza per andare avanti e anche coloro che mi hanno fatto
piangere dandomi il coraggio per non arrendermi mai.
Ringrazio chi ha cercato di ostacolarmi, senza riuscirci e chi
invece non ha mai esitato a spronarmi.
Ringrazio chi c’è sempre stato chi c’è e chi non c’è più.
Ringrazio tutti coloro che hanno fatto parte della mia vita e che
hanno permesso che ora io sia quella che sono.
Grazie.
112
Capitolo 12
BIBLIOGRAFIA
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traumatologia dello sport. Ed.Verduci. – Roma 2000
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biomeccanica- bioenergetica- patologia- e approccio
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P. E. Souchard Ginnastica posturale e tecnica Mézères
Ed Marrapese – Roma 1982
P. E. Souchard Lo stretching globale attivo - la
rieducazione posturale globale al servizio dello sport Ed
Marrapese - Roma 2003
P. E. Souchard Basi del metodo di rieducazione
posturale globale - il campo chiuso Ed Marrapese -
Roma 1994
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M. Frascarelli Neurofisiopatologia in riabilitazione Ed.
Minerva Medica - Torino 2003.
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Ed. Agricole - 1984
M. Cerchiaro e M. G. Bassi Congresso nazionale
riabilitazione e sport Ed Lalli – 1990
M Vincenzi e A. Bergna Stretching multi direzionale
in terapia manuale Ed Marrapese – 1999
I. A. Kapandji Fisiologia articolare Ed. Marrapese –
1981
P. Pizzetti - M. Romano – F. Saveri Il rinforzo
muscolare del distretto lombo addominale Il
fisioterapista gennaio-febbraio 2010.