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Dubliners diario di bordo di Valeria Merlini

The Dubliners

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I Diari di bordo di Valeria Merlini

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Dubliners

diario di bordo di Valeria Merlini

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DIARIO DI BORDO

THE DUBLINERS. IL VIAGGIO E “THE FIT-ZWILLIAM HOTEL” (day 1)

Visto l’enorme successo di “lettura/contatti/visite” del primo Diario di Bordo, che faccio, mi fermo? Non sia mai! Proseguo quindi con questa seconda avventura, che rientra perfettamente nel periodo natalizio.

I partecipanti: io e LUI, coppia decennale che con-tinua a vivere nel peccato, questa volta senza di lei (4 anni e mezzo superati, grande viaggiatrice-vacan-ziera, soprannominata affettuosamente “la nana”). Fatte le dovute presentazioni, via, c’è un aereo da prendere!

Milano Linate – Francoforte - Dublino. 4-8 dicembre 2009, ovvero il ponte di Sant’Ambro-gio.

Voliamo Lufthansa…il meglio: dal check-in elettro-nico ai posti della prima tratta (LIN-FRA) spazio-sissimi. Essendo viaggiatori avezzi ai low cost, ogni volta il volo di linea ti spiazza: magni e bevi e non devi pagare.La partenza è ottima.All’imbarco per la seconda tratta, quella finale (FRA-DUB), si iniziano a intravedere facce da irlan-

desi.Stiamo arrivando.E poi Dublino. Che ci accoglie buia e con una pioggerella fastidiosa che serve solo a far arricciare i capelli.La nostra amica, che vive qui ormai da 6 anni, è in fibrillazione ufficiale da ieri. E’ addirittura venuta ad ispezionare il nostro hotel. Suo commento è: “Non potevate che capitare lì. Lo sapevi che è pieno di cose viola?“… Ma daiiiiiiii!!!!Il nostro tassista, tipicamente irlandese (pakistano?), ci conduce in mezzo al traffico atroce del venerdì sera (anche i semafori cavolo, che lunghi) fino alla meta: The Fitzwilliam HotelSono commossa.Tutto viola. Più viola di così non si può. Anche le grucce dell’accappatoio in bagno (che finiranno nelle mie valigie, of course). E i cuscini. E la testata del letto. E le ciabattine. E la chiave magnetica. E poi, chevvelodicoaffare?Ora siamo qui, sistemati e profumati, ad attendere lei, il nostro Virgilio.Vediamo cosa ci ha organizzato per la prima serata in Dublin……P.S. ma Bono, cosa starà facendo? Dove sarà?

The Brazen Head; The Oliver St. John Gogarty (day 1)

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La fame che avanza.

Virgilio ci propone il pub più antico di Irlanda (con tanto di dichiarazione del Guinnes dei primati!). Pec-cato che per raggiungerlo abbiamo camminato sotto la pioggia, con più o meno disinvoltura. Non è che iniziamo tanto bene così, eh?

L’assurdo? Sono tutti assolutamente disposti a lavar-si, pur di stare fuori (e c’è davvero tanta, ma tanta gente…) e andare a bersi la loro “meritata” pinta. A questo punto me la sono meritata anche io!

Il locale è il The Brazen Head. Andate al sito perchè ne vale la pena.. Anche solo per la musica…

La mia impressione? Caldo e accogliente, come qualcosa che sa dei tempi andati…

Abbiamo quindi finalmente cenato (rispettando gli orari assolutamente italiani).…Cosa abbiamo mangiato:- Soup of the day (with vegetables)- Traditional boiled bacon & cabbage- Traditional irish stew- Chicken curry

Sarà stato il viaggio, sarà stato il luogo, sarà stata la compagnia, l’essersi ritrovate, ma era davvero tutto buonissimo.

Cosa abbiamo bevuto:- pinte di Harp…Quando è iniziata la musica non abbiamo trovato posto nella saletta (per grande dispiacere di LUI che faceva il lumacone con due giovani donne), quindi decidiamo di andare nel più classico dei posti per turisti: il Gogarty.

Fermarsi ad ascoltare chi sta suonando è sempre una scoperta. Se poi si sorseggia un buon Irish Coffee, beh, ancora meglio.E fuori piove…

St. Stephen’s Green; Trinity College: The Book of Kells and The Long Room; Starbucks. (day 2, part 1)

Oggi si fa sul serio.

Il programma della giornata più fitto. Ma nessuno si immaginava certo che sarebbe stato “così” fitto.

Iniziamo soli, io e LUI. Il nostro Virgilio ci raggiun-gerà più tardi.

Attraversando la strada entriamo nel parco di St. Stephen\’s Green. Che colpa ne abbiamo noi se una delle attrattive di Dublino è casualmente di fronte

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al nostro fighissimo hotel? Nessuna! Che dire del parco… Già si sa, sono una ragazza di città, ma per quel poco che ne posso capire e apprezzare, mi pare ordinato, pulito, carino, da godere sicuramente con il bel tempo, visti i gazebo per la lettura e quelli per la musica.

Avevo portato poi dall’Italia un pacco da spedire ad un’amica (quella che vive lontano)… Sì, lo so, la domanda sorge spontanea: “ma che ti porti a fare il pacco, in Italia non esistono le poste?”. Chiaro che esistono, ma primo siamo ormai avezzi a portare pacchi in giro per il mondo (vedi quello volato con noi fino a NY che doveva andare in Oregon); e poi, spedire da qui a molto, molto meglio. In termini eco-nomici e in quelli di soddisfazione personale. Vuoi mettere l’organizzazione, la disponibilità e la genti-lezza di chi lavora qui? Anni luce dall’Italia…

La tappa successiva ci porta al Trinity College, in particolare a vedere “The Book of Kells”, realizzato nei primi anni del nono secolo, contiene una copia dei quattro Vangeli, riccamente decorata con la tecni-ca miniata – 2 a rotazione presenti al Trinity, per ovvi motivi di sicurezza –. Sicuramente un’esperien-za di cui non si può godere tutti i giorni: le precise spiegazioni della tecnica sorprendono e stupiscono. Lascia a bocca aperta per il tempo impiegato a “crea-re” un libro (mai verbo fu più adeguato).

Da qui si accede ad una scala che porta alla “Long Room”. La Sala Lunga della Vecchia Biblioteca.

Senza parole. O forse qualcosa che si avvicina molto alla “Sindrome di Stendhal”. Libri, antichissimi libri, qualcosa come duecentomila libri, disposti ordina-tamente e con estrema cautela in una sala meravi-gliosa, anzi un vero e proprio corridoio. Soffitto a botte, odore di libri antichi, legno ovunque, libri fino al soffitto suddivisi per lettera in gallerie, enormi e altissime. Qui è contenuta anche la più antica arpa rimasta in Irlanda, risalente probabilmente al XV secolo. Fatta in legno di salice, con corde in ottone.

Insomma, siamo capitati in una delle più antiche sale contenenti i più antichi volumi qui al Trinity. E io che mi emoziono. Davvero. Come non mai. Un sen-so di vertigine incredibile. L’emozione per i libri… LUI che mi viene incontro e mi sorregge, un po’ ba-sito, un po’ divertito, e mi tira fuori questa cosa della Sindrome di Stendhal…

Usciti dal Trinity, mando sms a Virgilio e le dico che siamo pronti per andare avanti con il programma della giornata.

Ma occorre ricaricarsi dopo tanta emozione. E ov-viamente ci tuffiamo nel nostro adorato Starbucks di fronte al Trinity e alla Banca di Dublino, ubicata in un imponente palazzo circolare.

in attesa di Virgilio …

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Temple Bar Food Market and Cow’s Lane; The Clarence; Christ Church Cathedral & Saint Patrick’s Cathedral; Queen of Tarts; Avoca; Monsoon; Mothercare. (day 2, part 2)

E Virgilio arriva…

Ora è la volta del Temple Bar Food Market, presente solo di sabato.Ma prima di arrivarci capitiamo dentro all’Urban Outfitters, un po’ negozio design, un po’ regno della minchiata (infatti acqui-stati qui alcuni regali per Natale).

Il Temple Bar Food Market è un Mercato Boqueria barcellonese in versione mignon: nella piazzetta bancarelle disposto lungo i quattro lati con prodotti da degustare al momento, in piedi, ahimè. Dal succo di mirtilli biologico al sidro di mele caldo, dalla macelleria che ti cucina anche il bra-twurst, dalla crepe dolce e salata al cinese che ti prepara le sue pietanze nella wok, all’irish puro e duro alla bancarella di torte dolci e salate. Un tripudio. Di sapori, odori e colori. Mangiamo ovviamente qui. Non si può passare senza assaggiare. Ottimo per lo spuntino del pranzo.

Dal lato opposto del Food Market, regno di ogni Magna Magna che si rispetti, ecco il market del non-food, pr meglio dire, del design: Cow\’s Lane. Qui altre bancarelle espongono le loro mercanzie: si tratta per lo più di bigiotteria (molto carina), dipinti, arredo per la casa (tipo vasi) e, tra queste, ne spicca una in particolare che attira subito la mia attenzione. E siccome la qui presente ha naso, spulcia tra le creazioni appese di una certa Chupi. Provo l’abito prescelto (meglio non dire “come” e “dove”) e faccio l’acquisto della mia vita… Uno dei tanti di questi giorni. Sì care le mie signo-re, perchè la Chupi in questione mi è una giovane stilista che vende i suoi modelli di fianco all’orridume della skeleton-Kate-Moss da Topshop (ne parlerò più avanti)… E, per giunta, il prezzo di vendita qui a Cow’s Lane è al 50% (non da Topshop per lo stesso modello….ahahah!!!). Quando c’è

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naso, c’è naso!

Noooooooooo, dopo il mio “appenaall’iniziodello-shopping” inizia a pioviginare…eccheppalle! Ma oggi non mi frega, ieri sera mi sono bagnata fin troppo (e poi mica posso rovinare il colbacco di visone della mamma), quindi apro il mio micro-ombrellino.

Peccato poi che questi due, LUI e Virgilio, tentino di fregarmi. Pensano forse che non mi sia accorta che siamo sbucati di fronte all’Hotel di Bono & The Edge??? Che faccio, non entro? La struttura del Clarence Hotel, all’esterno è a dir poco “urenda“, ma il solo sapere che lui possa essere nel suo attico privato all’ultimo piano mi fa ribollire il sangue. Pensa se lo incontro mentre esce dall’ascensore. Entriamo! E con mio sommo dispiacere, non solo Bono non si vede, ma l’urendo da fuori è urendo anche dentro (dal sito rivaluto la penthouse per la vista sul fiume e la terrazza). Non ci siamo, siamo abituati troppo bene con quel viola che ci portia-mo dentro. Bono, ma che combini? Via…

E’ ora la volta delle Chiese. Dai, facciamo i turisti seri.

Peccato che arrivati sia alla Christ Church Cathedral prima che alla Saint Patrick\’s Cathedral poi, abbia-mo rinunciato per la prima volta nella nostra car-riera da turisti, alla loro visita. Non concepiamo che per entrare in un luogo pubblico e di culto come le chiese si debba pagare. Quindi giriamo i tacchi.

Oltretutto è l’ora della merenda.

Quindi ritorniamo al Cow’s Lane dove Virgilio ci obbliga ad entrare da Queen of Tarts: un tripudio di dolci, piattini con porzioni gigantesche, ma io che non sono amante del dolce mi limito ad un cap-puccino. Ma voi andateci!

E finalmente ora tocca allo shopping, quello fatto come si deve.

Dove andare assolutamente: da Avoca (un pò re-gno della minchiata); da Monsoon (reparto bambi-ni, ma troppo caro); da Mothercare (reparto bambi-ne, prezzi competitivi, roba di buona qualità).

Poi in hotel… Sono spezzata.E non è ancora finita…

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le foto sono di Violablanca

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Cena al Bleu. E le femmine. (day 2, part 3)

Stasera si cena un pò fashion. Anche i dublinesi ci vanno, quindi ormai ci va anche Virgilio.

Il luogo prescelto, dopo indecisione infinita, è il Bleu.Tra l’altro, vicinissimo all’hotel… Che ci volete fare?

Il Bleu di fashion ha che non è un pub. Per iniziare. E mi sembra per finire.

Sì perchè (come dice Cocò) è più europeo che irlan-dese. E per stasera va bene così. Per questa che si prospetta FINALMENTE una serata di chiacchiere e di sfoghi come si deve. Tra amici veri.

Da segnalare lo chef, Eamonn O’Reilly, e il suo staff (tra cui un ragazzo italiano tanto gentile e cortese da essersi meritato una mancia!) per i premi vinti negli anni.…Il bistro propone, per il mese di dicembre, un Christmas Dinner menu, con 3 piatti a scelta tra quelli proposti (…sarà stato per questo che Virgilio premeva per portarci al Cafè en Seine? Bah!).

Cosa abbiamo mangiato.

Starters:

- Smoked Salmon, Avocado Puree, Horseradish & Apple Remoulade- Warm Roast Aubergine, Goats Cheese, Tomato, Pistou- Chicken Liver Parfait, Apple & Vanilla Puree, Toa-sted Sourdough (mio, buonissimo!)

Main Courses:- Rib Eye Steak Fat Chips, Bearnaise or Black Pepper Sauce, Fagiolini and Potatoes… per tutti e 3, per-chè abbiamo fantasia. Buonissima!

Desserts:- Crème Brulee, White Chocolate Ice Cream- Warm Christmas pudding, Brandy Custard & Ice Cream

Cosa abbiamo bevuto.- Chablis (stasera niente birra)…Giudizio: ci tornerei? Direi che non ne vale la pena, anche se la carne era davvero ottima.…Rientrando all’albergo, scortati sempre da Virgilio, non posso fare a meno di notare, anche questa sera, le femmine.

Qui le femmine che escono di sera si “tirano” a luci-do come non mai.

Qui le femmine hanno tutte la gonna, pardon, la minigonna, ops, la micro-gonna.

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Qui le femmine, però, non hanno gli specchi. Per-chè sotto le micro-gonne spuntano non gambe, ma cosciotti di montone. Tutte, indistintamente.

Qui le femmine sopra i cosciotti non portano le calze (forse vedono tanti film americani…).

Qui le femmine in fondo ai cosciotti calzano sanda-li. Sìssì, proprio sandali (che va bene, per carità…) o zeppe (ATTENZIONE: non plateau, ma zeppe).

Qui le femmine, ahimé, anzi, ahi loro, devono cion-dolare sui trampoli, ma non sull’asfalto normale di un marciapiede normale. No, devono stare attente all’acciottolato delle stradine del centro…

Dura la vita qui a Dublino.

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THE DUBLINERS. Molly Malone; Malahide Castle; Howth. (day 3, part 1)

La giornata perfetta.

Oggi sole. In un cielo azzurro, ma di quell’azzurro che noi a Milano ce lo possiamo scordare. O forse capita talmente di rado che non me lo ricordo…

L’appuntamento di questa mattina con Virgilio è alla Molly Malone.

http://www.youtube.com/watch?v=vdxLxnhGnvo

Oggi, per la prima volta, attraversiamo il Liffey per andare nella zona nord a prendere un bus (42) che ci porterà alla nostra meta odierna: Il Castello di Malahide.

Per non saper né leggere né scrivere io sono stata obbligata da Virgilio ad indossare gli Hunter. Con il sole, ma a Dublino vanno benissimo. Caldi e con-

fortevoli al punto giusto. Utili anche…

Finalmente posso prendere un bus doppio, da cui si gode una visuale perfetta e fantastica. Pian piano abbandoniamo la città e si iniziano ad intrave-dere verdi prati, colline più o meno alte, insomma una parte dell’Irlanda come deve essere. E poi arriviamo a Malahide, in realtà prima della cittadina.

E qui accade uno degli eventi incredibili di questa giornata perfetta.

Credevamo che Virgilio fosse scesa a chiedere un’informazione all’autista. Quindi la seguiamo,

!

!

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ma con calma. E ci troviamo ad una fermata, porte aperte del bus e autista, Virgilio e un passeggero che se la chiacchierano amorevolmente, alla gran-de direi. Parlano sulla strada da prendere, su come rientrare in città, ma facendo la costa, su quanto dista poi il villaggio… Il tutto a quella che scopro essere la nostra fermata, con gli altri passeggeri che non proferiscono obiezione a questa sosta inattesa. Il gruppetto si intrattiene per una decina di minuti (non esagero!), fino a quando ci salutiamo, ci augu-rano buona gita e noi scendiamo.

Uno dei motivi per cui la nostra Virgilio ama questo posto e ha deciso di stabilirvisi 6 anni fa.

Uno dei motivi che hanno reso perfetta questa giornata.

E poi l’entrata nel parco della tenuta per arrivare al Castello. La bellissima camminata lungo i suoi viali, con i prati verdissimi ai lati. Una meraviglia. E il vento che qui si fa sentire. Gelido, ma puro. E i miei Hunter, che mi salvano dalle mille pozze (o veri e propri laghi fangosi) sparsi qui e là. LUI che si fa entrare l’acqua nelle scarpe (anche se dice “poca“); lei che strilla per non sporcarsi di fango i suoi orridi UGG; io che godo. Ma che, alla fine, mi faccio pren-dere dalla bontà d’animo e faccio una cosa che solo un’amica può fare: prendere lei in spalletta per farle attraversare incolume la fanghiglia. Che amica!!!

Alla nostra sinistra, all’improvviso, ecco il castello. Bello come i castelli delle fiabe. Antico, non molto imponente, ma affascinante.

La cosa che mi è piaciuta di più? Apprendere (ma non pensate male, è che fa un effetto strano) che l’ultima ad abitare il castello fino al 1976, Rose Talbot, trasferitasi poi nella tenuta di famiglia in Ta-smania, è mancata nel febbraio di quest’anno alla veneranda età di 93 anni. Lascia un pò di stucco, perchè il quadro che la ritrae ce la mostra bambina e abitante di un castello, come se fosse una princi-pessa…

Dopo la visita al castello ci dirigiamo a piedi al villaggio. Giusto per guardare il mare, le colline in mezzo al mare e riportarmi così alla memoria il mio viaggio di lavoro di anni fa nella meravigliosa Zierikzee e nella sua marina (Olanda).

Poi Virgilio ha un’illuminazione: “Non si può non andare a Howth proprio oggi che c’è il mercato e non mangiare del fish&chips!“… Ah no?

Eccoci sul taxi. Ed ecco un’altra occasione che ha fatto di questa la giornata perfetta.

Parla te che parlo io, il tassista, il mitico David Dunne, ci dice: “Dovete assolutamente andare sulla collina di Howth – una sorta di mirador, tanto per intenderci – da cui potrete ammirare un paesaggio mozzafiato e abbracciare con lo sguardo l’intera contea di Wicklaw!“. Io osservo la strada che sta in-dicando, quanto è lontana la collina, il vento fuori, il calduccio qui nel taxi e, mentre Virgilio risponde che era proprio quello che pensava di fare dopo pranzo, io, senza nemmeno accorgermene scuoto la testa come una forsennata e tra me e me ripeto “Mai, mai e poi mai!“.

Il nostro David ha un sesto senso, evidentemente.

E cogliendoci tutti di sorpresa annuncia che per la modica cifra di 20,00€, senza ulteriori aggiunte alla tariffa, ci porta lui sulla collina.

Silenzio.

Forse non abbiamo capito bene.

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Ma che persone deliziose vivono qui in Irlanda? Nella mia vita di utilizzatrice di taxi non ricordo proprio che mi sia mai successa una cosa del gene-re…

Insomma, David ci porta su (e io avrei dovuto farmela a piedi???) e ci lascia sulla punta più alta dicendoci “Take your time!“, mentre lui legge il gior-nale. Il tempo a nostra disposizione però è inver-samente proporzionale al raffreddarsi delle mani, della faccia intera e delle stilettate di gelo. Qualche foto allo scenario meraviglioso, al faro, a noi due fidanzatini e via, di corsa al caldo tepore del taxi di David. ___ ... ___

!

THE DUBLINERS. Howth: il fish&chips, una meravi-glia della natura, Beshoffs and Ivans; Penneys; Mark & Spencer. (day 3, part 2)

Ecco quindi che David ci riporta alla marina di Howth.Siamo affamati e assetati. E’ giunto il momento, ahimè anche per me, di provare questa roba qui del Fish&Chips.

Il locale tipico qui a Howth dove lo fanno meglio si chiama Caira Fish & Chips (fantasia…). Molto alla

buona, forse troppo alla buona.

Non servono nemmeno alcolici…LUI, niente birra.

Cosa abbiamo mangiato:- 2 fish & chips- scamp & chips (per fortuna avevano questi mera-vigliosi gamberi…)Cosa abbiamo bevuto:- acqua (qui te la danno, in qualunque posto, a bicchiere e dal rubinetto…ahahah!!!)- coca cola- tea caldo.

Ed eccoci a passeggiare verso il mercatino. Dove

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purtroppo è quasi tutto finito, fa un freddo allu-cinante, tira un vento che ti porta via, ma faccio comunque in tempo ad acquistare un delizioso tris di marmellatine From Mother’s Kitchen, fatte in casa praticamente. La mamma gradirà. Finito anche il sidro di mele caldo, che sebbene io lo trovi agghiacciante, ora una sorsatina ci sarebbe stata bene. Pazienza.

Ci dirigiamo verso la stazione per rientrare a Dubli-no.

Ma per fortuna ci sono io!

Dico ai nostri, LUI e Virgilio: “Ehi, perchè non fac-ciamo una passeggiata fino là in fondo? Cosa c’è?“. Virgilio mi dice che ci sono i magazzini del pesce e qualche ristorantino. Andiamo.

E qui capisco delle cose. Per esempio che col cavo-lo che una prossima volta si mangia F&C… Qui c’è il tripudio del pesce, dell’ostrica per meglio dire!!! Per esempio in questo posticino delizioso, stile Claudio la Pescheria dei Milanesi, puoi sia acquistare pesce freschissimo (peccato che qui sia il regno dell’odia-to salmone!) che sederti e gustare dei plateau royal di cruditè di mare. Annaffiato da un calice di bolli-cine… Si chiama Beshoffs of Howth e il suo degno compare è Ivans Oyster Bar and Grill Howth. Quan-do tornerò una delle tappe sarà sicuramente qui!

Mentre stiamo per tornare alla stazione, LUI lo vede. Vede il camioncino visto la mattina prima di fronte al parco che reca una scritta legata al cibo per i leoni marini.

Leoni marini? Virgilio non ne sa nulla… In 6 anni non li aveva mai visti. Ma questa, lo ricordo, è la giornata perfetta.

Attraversiamo la strada per andare sul molo di fron-te alle pescherie ed eccoli. Loro. Tanti. Incredibili con i loro occhioni e baffoni. Occhioni che sembra-

no implorare “pesce, dammi pesce, per favore“. E ogni tanto qualcuno dalla pescheria arriva a buttar-gli qualcosa. Uno spettacolo. Belli grassocci e teneri da morire.

Ma Virgilio, dove ti abbiamo portata?

Il treno (abbastanza urfido) ci riporta in città in una ventina di minuti. LUI, tanto per cambiare, dorme sulla mia spalla.

Prima di rientrare in albergo Virgilio non resiste dal portarci in uno store pazzesco: Penneys, dove abbiamo fatto incetta, per me, per nana e anche

per lui…

Infine, una capatina da Mark & Spencer dove pro-fumi di pasticceria calda si mescolano a visioni di cazzate inenarrabili.

Di nuovo schiena a pezzi. Andiamo nella nostra meritata stanza…

Stasera seratone.

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continua....

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THE DUBLINERS. Cena da Johnnie Fox’s. (day 3, part 3)

Poteva Virgilio non portarci qui? E’ dalla prima sera che sta facendo i numeri: e prima non c’è lo spet-tacolo, e poi non c’è la saletta con il camino, e poi altre balle varie.

Ma ora ci siamo. Per raggiungere questo locale, tipicissimo che più tipico non si può e che tutti conoscono, abbiamo preso la Luas (treno leggero?) dalla fermata esattamente davanti all’hotel (che ricordo è il The Fitzwilliam Hotel (mai scelta fu più azzeccata). La linea va da qui, St. Stephen’s Gre-en – Green Line – alla fermata di Sandyford. Poi si prende un taxi (tassista scorreggione!).

Ed eccoci al famigerato Johnnie Fox’s.

Peccato che sia sera, quindi buio, perchè anche solo girovagare tra quanto è esposto all’esterno è uno spettacolo: auto d’epoca, moto e vecchie pom-pe di benzina. Ma andate al sito e date un’occhiata voi stessi, perchè ne vale la pena. L’interno è diviso in piccole e medie sale. La nostra, quella tanto desiderata e bramata da Virgilio, è quella in fondo, con il benedetto camino. I tavolini sono vicini, ma per fortuna non è serata di pienone.

Le stanze sono tutte colme di oggetti: foto, quadri, poster, bicchieri da birra appesi, persino scarpe. Pieno zeppo che non riesci a vedere tutto, è im-possibile. Ma ogni stanza è calda, perchè ricca del passaggio di tanti. Per esempio, Bono & Co., come riportato dalle testimonianze di chi dal Johnnie Fox’s ci è passato.

Aaaaaah, ora sono più tranquilla. Sapere che loro sono stati qui mi dà serenità.

Si vociferava che la cucina fosse ottima, squisite le specialità di mare. O era la sera sbagliata, oppure ho scelto le pietanze sbagliate, o qui dicono un sacco di fandonie!

Cosa abbiamo mangiato (dal menù à la carte).

Starters:

- Irish Smoked Salmon (Oak smoked salmon de-licately sliced, garnished with capers, onions and lemon, complete with our fresh salad of the day and our own homemade brown bread)

- Wild Mussels (A House Speciality – steamed in garlic & served with homemade brown bread)

- Colcannon Soup (Cream of potatoes and leek made with our delicious vegetable stock, so it’s full of flavour!)

Main Course:

- Irish Salmon (Can be either poached or grilled – capped with a duo of roasted pepper sauces and served with fresh vegetables & potatoes, and ser-ved chilled with our own house salad & dressing)

- Prime Sirloin Steak (Traditionally matured “old sty-le” and voted the Best Prime Sirloin Steak in Dublin. Chargrilled and served with fresh vegetables and potatoes)

- Tortino di Granchio Blu (evidentemente disponi-bile quella sera – servito con patate e una specie di purè)

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Dessert:

- Apple Pie and Cream (Prepared in our bakery in traditional homemade fashion)

Cosa abbiamo bevuto.- 3 pinte di birra- 3 Irish Coffee…

Sul cibo:- mai assaggiate delle cozze così terribili, o forse sì (e dovevano essere la specialità della casa?).- il tortino di granchio molto buono, ma mi sono abbuffata di patate buonissime, per cui mi sono rovinata la portata principale.…

Ci tornerei?Chiaramente sì, anche solo per l’atmosfera.…Sorseggiando i nostri Irish Coffee assistia-mo allo spettacolo. Stasera si suona.Poi arriva l’ora del rientro, abbiamo i tempi stretti.Domani è un altro giorno…

to be continued.....

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i diari di bordodi Valeria Merlini

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questo, non spenderei altre parole, se non per dire che dall’ultimo piano, dal Gravity Bar, la vista su Dublino è davvero unica.

All’uscita, tra una cosa e l’altra, è ora di pranzo. Vir-gilio ci dà le indicazioni sul luogo giusto. Torniamo quindi in centro, verso Grafton Street (la Storehou-se è un pò fuori, ma la camminata è piacevole).

Destinazione Cornucopia (sito in costruzione), pare il trend del momento. Ma attenzione: è un ristoran-tino vegetariano, solo vegetariano.

Photo by ViolaBlanca

E infatti LUI continua a dire che sta mangiando “puppette“, celeberrima frase tratta dal film “I Fichissimi” (“mmmh che profumino...che avete cu-cinato di buono oggi? polpette di merda?”)

Non è affatto vero, solo che LUI ha preso la cosa sbagliata… Per giunta non sa nemmeno cosa ha

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THE DUBLINERS. Guinness Storehouse; Cornucopia; George’s Street Arcade; Marsh Library; Harty Place. (day 4, part 1)

Un pò d’ozio non ha mai fatto male a nessuno.

Quindi oggi ce la prendiamo con calma.

In programma c’è la visita alla Guinness Storehou-se. Andate al sito, MA QUI FATELO DAVVERO SE VI INTERESSA L’ARGOMENTO PERCHE’ FATTO BENISSI-MO!!!

E così vi eviterete la vera visita perchè noi la boc-ciamo. Primo, perchè per queste poche ore senza Virgilio abbiamo litigato (eh sì, capita anche in paradiso, ovviamente per una cazzata). Secondo, perchè non ne vale assolutamente la pena. Molto

meglio, a nostro avviso, l’Heineken Experience di Amsterdam. Perchè? Non ce lo ricordiamo, ma sap-piamo che è così. Fidatevi.

Posso però dire che qui alla Guinness ci sono un paio di cosette inutili, messe per riempire uno spa-zio, cioè quello della pinta di Guinness più grande del mondo. Sì perchè questa Storehouse, alta 7 piani, ha esattamente la forma di una pinta gigan-tesca. E quando la visiti, ci sguazzi dentro. Ma detto

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preso…

Virgilio ci raggiun-ge, mentre LUI an-cora bofonchia…

Un passaggio ra-dente al George\’s Street Arcade, dove mi intrufolo in un negozio vin-tage per provare gonne che Virgi-lio non avrebbe MAI pensato che potessero piacer-mi. E invece sì. Ma

l’oscura presenza di un metallico diquellicheerano-annichenonsivedevanoingirocontantoditutaade-renteinpellebiancocadaverico e pure pienodibuchi-sullafaccia mi turba assai. Usciamo.

Photo by ViolaBlanca

Adesso è la volta di una biblioteca molto partico-lare. La Marsh Library, prima biblioteca pubblica

d’Irlanda e una delle più vecchie di queste isole. Costruita nel 1701.

Cosa ci è piaciuto di più? Le eleganti alcove o “gab-bie” in cui si rinchiudevano i lettori che desideravano consultare dei libri rari.

Infine, tappa d’obbligo. Virgilio ci vuole mostrare il luogo più felice per lei di Dublino.

Photo by ViolaBlanca

questo, non spenderei altre parole, se non per dire che dall’ultimo piano, dal Gravity Bar, la vista su Dublino è davvero unica.

All’uscita, tra una cosa e l’altra, è ora di pranzo. Vir-gilio ci dà le indicazioni sul luogo giusto. Torniamo quindi in centro, verso Grafton Street (la Storehou-se è un pò fuori, ma la camminata è piacevole).

Destinazione Cornucopia (sito in costruzione), pare il trend del momento. Ma attenzione: è un ristoran-tino vegetariano, solo vegetariano.

Photo by ViolaBlanca

E infatti LUI continua a dire che sta mangiando “puppette“, celeberrima frase tratta dal film “I Fichissimi” (“mmmh che profumino...che avete cu-cinato di buono oggi? polpette di merda?”)

Non è affatto vero, solo che LUI ha preso la cosa sbagliata… Per giunta non sa nemmeno cosa ha

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THE DUBLINERS. Lo shopping vintage: Topshop. (day 4, part 2)

Passaggio in hotel per bisogni fisiologici impellenti. LUI ci abbandona… Dice che sale in camera per leggere un po’ di notizie. Ma chi crede di prendere in giro???

Virgilio è preoccupata. Mi chiede: “Ma secondo te, io parlo tanto?“

Io la rassicuro: “No, tu parli troppo!“

Virgilio: “Ma come?“

Io: “Ma guarda che a me non dà mica fastidio, non ero più abituata, ma sai che siamo così noi” (ovviamente se l’interlocutrice dice cose sensate, intelligenti e di comune interesse, come in questo caso…)

Virgilio: “Ma LUI quindi se ne è andato in camera perchè parlo troppo?“

Io: “Può essere, ma che ti frega?“

Virgilio: “Beh, mi dispiace se l’ho annoiato…“

Io: “LUI non è abituato, pensa che io ci metto tipo 3 giorni per dirgli una cosa, quindi forse è stato intos-sicato dalle troppe parole… Ma stai tranquilla, ce la godiamo, io e te adesso….“

Sono le 17,00, io e Virgilio abbiamo tutto il tempo per dedicarci all’ultimo luogo tralasciato di propo-sito: Topshop.

Le creazioni della Kate Moss fanno un po’ paura,

tranne un solo vestito (ma che non trovo sul sito, quindi non posso mostrarvelo).

Per il resto Topshop non mi è sembrato un gran-ché… Girovaghiamo per almeno mezz’ora (tra l’al-tro Virgilio mi obbliga a provare quel vestito), fino a quando proprio i camerini ci danno l’ispirazione. E trovo due pezzi assolutamente perfetti, assoluta-mente vintage. Quello che mi mancava, quello che proprio mi serviva.

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