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228 TORCELLO: INTERVENTI E INDAGINI STRATIGRAFICHE IN APPOGGIO AI CANTIERI DEL MAGISTRATO ALLE ACQUE (1998-2002) di MARCO BORTOLETTO, MASSIMO CAPULLI, MARCO D’AGOSTINO, LUIGI FOZZATI, ALBERTO LEZZIERO PREMESSA. I PROGETTI DEL MAGISTRATO ALLE ACQUE – CONSORZIO VENEZIA NUOVA Nel corso degli ultimi decenni le stesse motivazioni che hanno spinto in tutta la Laguna all’abbandono dei centri sto- rici e delle isole hanno causato l’isolamento anche di Torcel- lo. L’isola, essendo molto frequentata, ha subito un grave degrado che ha interessato l’intero territorio. In particolare sponde e rive dei canali che, unitamente alle aree barenicole presenti nell’isola, sono l’oggetto dell’intervento del Magi- strato alle Acque. Queste, in assenza di adeguata e costante manutenzione, hanno subito l’attacco sia degli agenti natura- li sia delle azioni dannose dovute al traffico nautico. Il verifi- carsi di cedimenti delle pavimentazioni e di franamenti delle sponde, hanno attivato conseguenti provvedimenti d’urgen- za volti alla salvaguardia dell’incolumità pubblica, sufficienti per la risoluzione di puntuali e localizzate problematiche ma non in grado di dare soluzioni definitive. L’Ufficio Salva- guardia del Magistrato alle Acque, dopo una attenta valuta- zione dello stato dei luoghi, ha intrapreso da tempo la pro- gettazione di opere per la ristrutturazione, la conservazione e la protezione delle sponde e delle rive dell’intera isola e delle sue barene. In quest’ambito rientrano, ad esempio, gli inter- venti archeologici pubblicati nell’ambito del I Convegno Na- zionale di Archeologia Medievale, inerenti la scoperta di una banchina di attracco databile all’XI secolo (sito n° 243 della Carta Archeologica) (D’AGOSTINO, FOZZATI 1997. L’esito della dendrocronologia e dei C 14 , giunto posteriormente alla pub- blicazione degli atti, conferma le ipotesi avanzate in prima istanza. Infatti, per la dendrocronologia, i confronti ottici e statistici effettuati hanno condotto all’individuazione di due gruppi di elementi e alla conseguente creazione di due curve medie, GR 60 e GR 61, lunghe rispettivamente 62 e 44 anni, tra loro non correlate. Fanno parte della media GR 60 i pali P1 e P5 per cui i confronti operati con le cronologie d’oltral- pe non hanno evidenziato alcuna sicura datazione assoluta. Più fruttuosi sono stati i tentativi di sincronizzazione operati con altre curve quercine, non datate, dell’Italia settentriona- le. Buoni valori di sincronizzazione si sono ottenuti con la curva media elaborata per una villa del Vicentino, per la qua- le è già stata proposta un’attribuzione all’XI secolo d.C. Fan- no parte della media GR 61 i pali P2 e P4. Anche in questo caso non è stato possibile evidenziare alcuna datazione asso- luta sulle curve standard della quercia, ma si può segnalare la sincronizzazione ottenuta con la curva media elaborata per un palazzo storico di Como, attribuito al XIII secolo d.C. La brevità della sovrapposizione (39 anelli), tuttavia, suggeri- sce prudenza nell’acquisizione di tale risultato. La datazione dendroconologica sembrerebbe confermata dall’esame C 14 eseguito sul palo P1 che ha, infatti, fornito un’età radiometri- ca di 1.070 ± 55 anni BP [883-1037 AD cal 2s]). Lo studio dei necessari interventi è stato effettuato in seguito a rilievi topobatimetrici e di ricerche sulla natura dell’isola, che hanno permesso di individuare una serie di tipologie di opere che bene si adattano alle varie situazioni morfologiche delle sponde o delle rive. Lo sviluppo delle attività progettuali è stato effettuato tenendo in debito con- to le esigenze storiche ed architettoniche dei luoghi. Per una approfondita verifica dello stato dei luoghi è stata svolta una serie di indagini conoscitive. Una campa- gna di rilievi topografici estesa alla maggior parte delle spon- de e delle rive di tutta l’isola ha permesso la valutazione dell’effettiva situazione delle attuali strutture di margina- mento di barene e canali. Una serie di sopralluoghi, prope- deutici alla campagna di rilievi topografici, effettuati in periodi concomitanti con condizioni estreme di alta e bassa marea, hanno permesso di osservare e di prendere visione delle condizioni morfologiche di rive e canali che, anche con livelli non proprio di eccezionale bassa marea, lasciano emergere quasi completamente il fondo. L’attuale stato dei luoghi presenta caratteristiche fisi- che e morfologiche molto varie. Si trovano infatti situazio- ni che consentono lavorazioni di varia natura ad altre che, per la presenza di manufatti storici, permettono l’esecuzio- ne degli interventi di salvaguardia soltanto mediante l’ado- zione di tecnologie costruttive molto cautelative, che non vadano a compromettere in alcun modo la stabilità o l’inte- grità delle strutture esistenti. La complessità e la diversificazione degli interventi che hanno scopi ed effetti diversi a seconda della natura e della morfologia dell’isola, ha reso indispensabile suddividere l’insieme dei lavori in raggruppamenti omogenei secondo criteri riferiti allo stato dei luoghi ed alla finalità degli in- terventi stessi. Osservando la corografia dell’isola, questa risulta deli- mitata da canali di grandi dimensioni e fondali profondi. Sui lati nord, sud e sud-est, l’isola è perimetrata da vaste aree di barena, all’interno delle quali si trovano grandi su- perfici con fondali al di sotto del livello del medio mare. La parte più elevata di quota per allevamenti o colture specia- lizzate ed è attraversata da canali di limitata larghezza e profondità. In base quindi alla situazione dell’isola ed alla finalità del progetto, è stata fatta la seguente suddivisione delle opere: Aree esterne MARGINAMENTI ESTERNI, PROSPICIENTI LA LAGUNA E/O CANALI PROFONDI La metodologia di intervento studiata per queste opere, ha dovuto tenere conto dell’esposizione dei marginamenti al consistente moto ondoso ed alla profondità dei fondali, interessati dalla vicinanza dei canali navigabili Borgognoni, S. Antonio e Torcello, e delle attuali condizioni delle rive. Aree interne MARGINAMENTI DEI CANALI INTERNI Queste opere sono state inserite in un contesto per certi aspetti molto simile a quello del centro storico di Venezia, perciò la tipologia esecutiva delle opere ha dovuto tenere conto delle particolari esigenze operative del luogo (canali stretti ed interrati, presenza di fabbricati e strutture di carat- tere storico, ecc.). Tav. 1

TORCELLO: INTERVENTI E INDAGINI · ca di 1.070 ± 55 anni BP [883-1037 AD cal 2s]). Lo studio dei necessari interventi è stato effettuato in seguito a rilievi topobatimetrici e di

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TORCELLO: INTERVENTI E INDAGINISTRATIGRAFICHE IN APPOGGIOAI CANTIERI DEL MAGISTRATO

ALLE ACQUE (1998-2002)

diMARCO BORTOLETTO, MASSIMO CAPULLI,

MARCO D’AGOSTINO, LUIGI FOZZATI,ALBERTO LEZZIERO

PREMESSA. I PROGETTI DEL MAGISTRATO ALLEACQUE – CONSORZIO VENEZIA NUOVA

Nel corso degli ultimi decenni le stesse motivazioni chehanno spinto in tutta la Laguna all’abbandono dei centri sto-rici e delle isole hanno causato l’isolamento anche di Torcel-lo. L’isola, essendo molto frequentata, ha subito un gravedegrado che ha interessato l’intero territorio. In particolaresponde e rive dei canali che, unitamente alle aree barenicolepresenti nell’isola, sono l’oggetto dell’intervento del Magi-strato alle Acque. Queste, in assenza di adeguata e costantemanutenzione, hanno subito l’attacco sia degli agenti natura-li sia delle azioni dannose dovute al traffico nautico. Il verifi-carsi di cedimenti delle pavimentazioni e di franamenti dellesponde, hanno attivato conseguenti provvedimenti d’urgen-za volti alla salvaguardia dell’incolumità pubblica, sufficientiper la risoluzione di puntuali e localizzate problematiche manon in grado di dare soluzioni definitive. L’Ufficio Salva-guardia del Magistrato alle Acque, dopo una attenta valuta-zione dello stato dei luoghi, ha intrapreso da tempo la pro-gettazione di opere per la ristrutturazione, la conservazione ela protezione delle sponde e delle rive dell’intera isola e dellesue barene. In quest’ambito rientrano, ad esempio, gli inter-venti archeologici pubblicati nell’ambito del I Convegno Na-zionale di Archeologia Medievale, inerenti la scoperta di unabanchina di attracco databile all’XI secolo (sito n° 243 dellaCarta Archeologica) (D’AGOSTINO, FOZZATI 1997. L’esito delladendrocronologia e dei C 14, giunto posteriormente alla pub-blicazione degli atti, conferma le ipotesi avanzate in primaistanza. Infatti, per la dendrocronologia, i confronti ottici estatistici effettuati hanno condotto all’individuazione di duegruppi di elementi e alla conseguente creazione di due curvemedie, GR 60 e GR 61, lunghe rispettivamente 62 e 44 anni,tra loro non correlate. Fanno parte della media GR 60 i paliP1 e P5 per cui i confronti operati con le cronologie d’oltral-pe non hanno evidenziato alcuna sicura datazione assoluta.Più fruttuosi sono stati i tentativi di sincronizzazione operaticon altre curve quercine, non datate, dell’Italia settentriona-le. Buoni valori di sincronizzazione si sono ottenuti con lacurva media elaborata per una villa del Vicentino, per la qua-le è già stata proposta un’attribuzione all’XI secolo d.C. Fan-

no parte della media GR 61 i pali P2 e P4. Anche in questocaso non è stato possibile evidenziare alcuna datazione asso-luta sulle curve standard della quercia, ma si può segnalare lasincronizzazione ottenuta con la curva media elaborata perun palazzo storico di Como, attribuito al XIII secolo d.C. Labrevità della sovrapposizione (39 anelli), tuttavia, suggeri-sce prudenza nell’acquisizione di tale risultato. La datazionedendroconologica sembrerebbe confermata dall’esame C 14

eseguito sul palo P1 che ha, infatti, fornito un’età radiometri-ca di 1.070 ± 55 anni BP [883-1037 AD cal 2s]).

Lo studio dei necessari interventi è stato effettuato inseguito a rilievi topobatimetrici e di ricerche sulla naturadell’isola, che hanno permesso di individuare una serie ditipologie di opere che bene si adattano alle varie situazionimorfologiche delle sponde o delle rive. Lo sviluppo delleattività progettuali è stato effettuato tenendo in debito con-to le esigenze storiche ed architettoniche dei luoghi.

Per una approfondita verifica dello stato dei luoghi èstata svolta una serie di indagini conoscitive. Una campa-gna di rilievi topografici estesa alla maggior parte delle spon-de e delle rive di tutta l’isola ha permesso la valutazionedell’effettiva situazione delle attuali strutture di margina-mento di barene e canali. Una serie di sopralluoghi, prope-deutici alla campagna di rilievi topografici, effettuati inperiodi concomitanti con condizioni estreme di alta e bassamarea, hanno permesso di osservare e di prendere visionedelle condizioni morfologiche di rive e canali che, anchecon livelli non proprio di eccezionale bassa marea, lascianoemergere quasi completamente il fondo.

L’attuale stato dei luoghi presenta caratteristiche fisi-che e morfologiche molto varie. Si trovano infatti situazio-ni che consentono lavorazioni di varia natura ad altre che,per la presenza di manufatti storici, permettono l’esecuzio-ne degli interventi di salvaguardia soltanto mediante l’ado-zione di tecnologie costruttive molto cautelative, che nonvadano a compromettere in alcun modo la stabilità o l’inte-grità delle strutture esistenti.

La complessità e la diversificazione degli interventi chehanno scopi ed effetti diversi a seconda della natura e dellamorfologia dell’isola, ha reso indispensabile suddividerel’insieme dei lavori in raggruppamenti omogenei secondocriteri riferiti allo stato dei luoghi ed alla finalità degli in-terventi stessi.

Osservando la corografia dell’isola, questa risulta deli-mitata da canali di grandi dimensioni e fondali profondi.Sui lati nord, sud e sud-est, l’isola è perimetrata da vastearee di barena, all’interno delle quali si trovano grandi su-perfici con fondali al di sotto del livello del medio mare. Laparte più elevata di quota per allevamenti o colture specia-lizzate ed è attraversata da canali di limitata larghezza eprofondità. In base quindi alla situazione dell’isola ed allafinalità del progetto, è stata fatta la seguente suddivisionedelle opere:

Aree esterne

MARGINAMENTI ESTERNI, PROSPICIENTI LA LAGUNA E/O CANALIPROFONDI

La metodologia di intervento studiata per queste opere,ha dovuto tenere conto dell’esposizione dei marginamential consistente moto ondoso ed alla profondità dei fondali,interessati dalla vicinanza dei canali navigabili Borgognoni,S. Antonio e Torcello, e delle attuali condizioni delle rive.Aree interneMARGINAMENTI DEI CANALI INTERNI

Queste opere sono state inserite in un contesto per certiaspetti molto simile a quello del centro storico di Venezia,perciò la tipologia esecutiva delle opere ha dovuto tenereconto delle particolari esigenze operative del luogo (canalistretti ed interrati, presenza di fabbricati e strutture di carat-tere storico, ecc.).Tav. 1

Page 2: TORCELLO: INTERVENTI E INDAGINI · ca di 1.070 ± 55 anni BP [883-1037 AD cal 2s]). Lo studio dei necessari interventi è stato effettuato in seguito a rilievi topobatimetrici e di

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Difese di BarenaSi tratta di opere volte alla sistemazione delle superfici

barenali e della protezione delle sponde dall’erosione do-vuta al moto ondoso.

Vivificazione e sistemazione aree interneL’escavo di canali di vivificazione delle aree a chiaro

ed il tombamento di altri canali, all’interno dell’isola, com-pletano le opere.

Il progetto “Isola di Torcello. Interventi di difesa spon-dale, dragaggio e recupero morfologico. 1° stralcio” è sta-to sottoposto al parere di merito della Soprintendenza Ar-cheologica per il Veneto che ha provveduto ad emanare unaserie di prescrizioni:– indagini archivistiche e cartografiche sulle aree oggettodegli interventi;– ricerca paleoambientale e “geoarcheologica” mediantel’esecuzione di una serie di carotaggi in punti di potenzialeinteresse archeologico;– ricognizioni archeologiche subacquee preventive;– assistenza continua ai lavori da parte di personale specia-lizzato.

Inoltre il Consorzio Venezia Nuova ha fatto eseguiredall’Istituto Universitario CIRCE della facoltà di Architet-tura di Venezia il rilievo fotogrammetrico dei prospetti del-le rive, ivi compreso il muro perimetrale dell’area monasti-ca di San Giovanni Evangelista, e un fotopiano in scala 1:500dell’intera isola.

I risultati delle indagini subacquee sono attualmente incorso di stampa (D’AGOSTINO, in c.s.), mentre è prevista lapubblicazione di una monografia che riunisca tutte le atti-vità scientifiche svolte sull’isola.

In questo contributo si intende dare resoconto sinteticodelle ricerche, svolte per conto del Magistrato alle Acque –Consorzio Venezia Nuova, di un’indagine stratigrafica esau-stiva realizzata in appoggio alla realizzazione di un percor-so provvisorio interno e alternativo all’attuale fondamentadi transito lungo il canale Maggiore (M. Bortoletto), deilavori svolti all’interno dell’attuale proprietà Baslini (M.Bortoletto), dell’indagine nei pressi di una struttura mura-ria sommersa lungo lo stesso canale Maggiore (M. Capullie M. D’Agostino), nonché delle ricerche di carattere paleo-ambientale (A. Lezziero).

M.D.

STORIA DEGLI STUDI

L’isola lagunare di Torcello, sede episcopale dal VII seco-lo, residenza di un Magister Militum della Provincia delleVenezie, ma soprattutto emporion mega, quale a ragione vienecitata da Costantino Porfirogenito nel suo De AdministrandoImperio, come è noto fu negli anni Sessanta del XX secoloprima sede sperimentale e per questo privilegiata di applica-zione del moderno progetto ispirato dal Bognetti, avente comeobiettivo l’interdisciplinarietà delle metodologie di ricerca con-cernente le origini di Venezia. In altri termini, in un originale eproficuo connubio, per la prima volta un dimenticato angolodella laguna veneziana, esplorato marginalmente soltanto dalturismo stagionale, fu scelto quale avamposto di studio per laricostruzione evolutiva ambientale e antropologica degli inse-diamenti lagunari, in uno sforzo multidisciplinare apprezzabi-le tuttora, che vide unirsi scienze antropologiche, pedologiche(MARCELLO 1966, pp. 63-64), osteologiche (RIEDEL 1981, pp.117-118) e geologiche accanto all’archeologia stratigrafica, conquel comune intento finalizzante. Una valutazione dei risultatidi questo scavo si può ricavare dalla lettura dell’edizione defi-nitiva, che, dopo una serie di relazioni preliminari, vide la lucenel 1977 (LECIEJEWICZ, TABACZYNSKI, TABACYNSKA 1977). Cer-tamente, allo stato attuale delle ricerche, molti dei risultati pub-

blicati allora dovrebbero essere oggi rivisti alla luce delle nuo-ve metodologie e conoscenze, restando comunque indiscussila validità degli spunti propositivi, la genuinità dello spirito diricerca e gli obiettivi; peraltro questo va detto non soltanto peril valore storico dell’evento, ma anche, e soprattutto, per laconseguenza di aver risvegliato un più moderno dibattito sulleorigini degli insediamenti lagunari, dal quale, dopo la pubbli-cazione del monumentale studio del prof. Wladimiro Dorigosulle origini di Venezia (DORIGO 1983), più nessuno studiosodi storia ed archeologia altoadriatica ha potuto sottrarsi(BORTOLETTO 1999, pp. 55-73). Dunque va sottolineata l’impor-tanza di ulteriori approfondimenti, mai del resto tralasciati, nelsegno della continuità e della salvaguardia di un patrimoniostorico-archeologico diventato ormai fertile terreno, sul qualepoter effettuare verifiche e confronti con i risultati di indaginituttora in corso su altri interessanti siti lagunari, nell’ottica diuna programmazione di ricerca già in atto di più ampio respi-ro, avente come scopo la ricostruzione storico-ambientale del-le aree lagunari antropizzate, nel loro percorso evolutivo dalpunto di vista culturale, nell’accezione più ampia del termine.

S. TOMMASO DEI BORGOGNONI (Tavv. n. 1, 2, 3;Figg. 1, 2 – Sito n° 235 della Carta Archeologica)

Si tratta di un monastero ubicato nell’area sud dell’isola.In quest’area, tra i mesi di maggio e giugno 2001, su

incarico del Consorzio Venezia Nuova, si sono svolti all’in-terno della zona compresa tra la riva del canale Maggiore equella ove erano anticamente collocate le antiche pertinen-ze del monastero cistercense di S. Tommaso, dei sondaggiarcheologici in due spazi attualmente ubicati in una porzio-ne di terreno, racchiusa tra una servitù di passaggio e lafondamenta detta dei Borgognoni. Ai limiti di queste zonenella primavera del 2000 sono state identificate delle strut-ture di valenza archeologica durante l’escavo di una trin-cea, parallela ad un percorso viario alternativo al principa-le, da adibirsi alla posa di sottoservizi di primaria impor-tanza per le fruizioni civiche dell’isola medesima.

Tali emergenze hanno dato il via ad una serie di indagi-ni archeologiche corredate da una voluminosa ricerca sto-rico archivistica, che hanno portato all’identificazione diuna vasta opera di antropizzazione iniziata in loco a partiredalla fine dell’altomedioevo.

Le indagini svolte hanno coperto una superficie com-plessiva di m 2.400, divisi in tre sondaggi principali aventicome scopo quello di indagare e ricostruire la formazionedell’area dal momento dell’antropizzazione, fino alle recentievoluzioni storiche, con lo scopo di predisporre una valuta-zione d’impatto archeologico, in quanto l’intera zona sa-rebbe stata oggetto di lavori di riprofilatura delle sponde edi messa in opera di un grosso cantiere edilizio.

I numerosi dati archivistici sull’area in oggetto attesta-no una colonizzazione del sito anteriore al 1190, anno incui un gruppo di Cistercensi originari della Borgogna, ot-tiene dal vescovo di Torcello la vecchia parrocchiale di S.Tommaso edificandovi accanto un convento.

Gran parte delle fonti documentarie attestano come imonaci riuscirono ad acquisire gran parte dei terreni circo-stanti, tra i quali spicca la denominata “vigna mezana”, iden-tificabile col sito soggetto all’intervento.

All’epoca la zona era costituita da un ampio spazio mar-ginato a meridione da una linea di sponda, realizzata attra-verso l’infissione di radi pali in quercia piantati vertical-mente sul fondo del canale e da una sequenza di tavole,anch’esse verticali, appena arretrate rispetto ai pali.

Proseguendo verso settentrione, lungo lo stesso asse, lafascia interditale cessa di essere lignea ed acquista una struttu-ra petrinea. A circa cinquanta metri dall’area appena descrittavenne impostato su uno spesso deposito lagunare, compostoda limo grigio organico, la cui parte superiore presenta al suointerno numerosi inclusi artificiali, un tavolato con orienta-mento parallelo all’attuale riva nord-nord est, sud sud-ovest,

Page 3: TORCELLO: INTERVENTI E INDAGINI · ca di 1.070 ± 55 anni BP [883-1037 AD cal 2s]). Lo studio dei necessari interventi è stato effettuato in seguito a rilievi topobatimetrici e di

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fermato con due grossi pali in legno posti ortogonalmente allatrave ed infissi nel limo lagunare. Sulla trave venne dispostouno strato di materiali da risulta edile di media pezzatura, com-posto soprattutto da frammenti di laterizi d’epoca altomedie-vale e scaglie di arenaria. Sopra a questo strato fu dispostanuovamente un’altra trave spessa circa 16 cm, che servì d’im-posta per la costruzione di una struttura petrinea, realizzatacon blocchi malamente squadrati di arenaria, disposti su varicorsi zeppati in più punti e legati con una malta di calce me-scolata ad inerte sabbioso di origine marina dilavata, però, nel-la zona intertidale della riva medesima. Sopra a questa unostrato in sabbia limosa di colore grigio, nella quale sono pre-senti numerosi frustuli carboniosi e grumi di malta di calce,indica l’ultimo piano di calpestio relativo all’ultima frequenta-zione della riva medesima.

Questo marginamento era andato a racchiudere la fasepiù antica dell’area, la quale si riferisce ad una barena fre-quentata in un periodo non meglio precisato, ma, con moltaapprossimazione, compreso tra il II ed il IV secolo d.C. Ilprimo strato antropizzato si presenta, infatti, come un de-posito di sabbia debolmente limosa di colore giallo-verda-stro solcata verticalmente da tracce di ossidazione bruno ros-sastre corrispondenti a manicotti di antichi apparati radicolaridi erbacee allofile. Queste particolari bioturbazioni prose-guono in profondità incidendo il sottostante strato francoargillo-siltoso di colore grigio giallo nella parte superficia-le, che via via tende a divenire grigio laddove non sia venu-to in contatto con gli elementi atmosferici, che avrebberoaltrimenti finito con l’ossidarlo (fenomeno peraltro puntual-mente verificatosi nel breve giro di poche ore dall’esposi-zione del medesimo durante le operazioni di scavo).

Questo strato conteneva un consistente numero di in-clusi sia naturali che artificiali: tra i primi spiccavano nume-rosi frammenti di Venus Verrucosa, di Tepes Decussatus,Ostrea Edulis ed Arca Noae; mentre tra gli elementi artifi-ciali sono stati recuperati numerosi frammenti di “terra si-gillata” tipo A, e Sud Gallica uniti ad alcuni frammenti, in-vero assai minuti, di vetro.

La vocazione agricola dell’area è attestata dalla presenzadi due spessi strati di sabbia fine debolmente limosa carat-terizzata da uno forte componente organica, che gli confe-risce la caratteristica colorazione grigio nera già riscontratain altre aree dell’isola. Lo strato contiene al suo internonumerosi frammenti fittili, vitrei ed organici come ossa,frammenti di gusci di malacofauna locale e numerosi fru-stuli carboniosi distribuiti omogeneamente, ma con un an-damento, che potremmo definire caotico. Entrambi i limitidi questi strati possono essere definiti netti, anche se il tettorisulta essere notevolmente eroso e sconvolto dagli inter-venti antropici di costruzione dell’edificio sovrastante e dalle

lavorazioni agricole effettuate precedentemente alla costru-zione dell’edificio e posteriormente alla sua demolizione.

Su questo terreno, infatti, attorno alla prima metà delXV secolo, viene innalzato un edificio di grosse dimensioni asviluppo quadrangolare munito di pilastro centrale, che pro-babilmente sorreggeva una trave relativa ad un tetto a due fal-de. I perimetrali sono realizzati in laterizi delle dimensioni dicm 26×13×6 disposti a due teste secondo il sistema definito“alla cappuccina” con contrafforte interno. I perimetrali sonoa loro volta sistemati su una fondazione continua, a plinto de-gradante interno, realizzata anch’essa con gli stessi laterizi deiperimetrali ed alloggiate in aderenza in due cavi con pareti ascarpata, scavate partendo dalla parte interna dell’edificiomedesimo e riempite dello stesso materiale da esse asportato.

Sul fondo delle trincee erano stati infissi dei pali lignei deldiametro medio di ca. 16 cm e dell’altezza media di cm 140,disposti a costipamento del fondo delle trincee e ivi posti persostenere la spinta verticale dei muri, che, va sottolineato, era-no tutti legati attraverso una buona malta di calce mescolata adinerti sabbiosi di origine marina e laterizi macinati, che avreb-bero dovuto garantire una certa idraulicità delle fondazioni.

La pavimentazione era in terra battuta priva di un qual-siasi drenaggio e ciò, viste tutte le tipologie di pavimenta-zioni lagunari al pian terreno, farebbe pensare ad una strut-tura utilizzata a scopi differenti da quelli abitativi.

I perimetrali dell’edificio erano tutti rasati alla medesi-ma quota e a loro volta incisi, inoltre ampiamente danneg-

Tav. 2

Tav. 3

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Tav. 4

Due forti incendi, avvenuti rispettivamente nel 1279 enel 1343, distrussero la chiesa ed il monastero, che, comeappare dagli accenni storici, dovettero essere ricostruiti;forse solo parzialmente dopo il primo incendio, in misurasensibile, invece, dopo il secondo, prestando fede a quantosi legge in una lapide con iscrizione a caratteri gotici, postanel Chiostro del Monastero ed attualmente conservata nelSeminario Patriarcale.

Non disponiamo di notizie su ulteriori lavori agli edifi-ci, ma è da credere che la chiesa abbia avuto l’ultimo totalerifacimento successivamente al 1523.

Nel 1810, per effetto della soppressione degli OrdiniReligiosi, disposta dalla legge napoleonica, il complessomonastico passò al demanio e qualche decennio dopo, a cau-sa dell’abbandono, cadde inevitabilmente in totale rovina.

Gli interventi di sondaggio archeologico condotti al-l’interno dell’antico complesso monasteriale benedettino diS. Giovanni Evangelista in Torcello si sono svolti all’inter-no di una pianificazione, che prevedeva l’esecuzione diquattro trinche da effettuarsi una in corrispondenza del pe-rimetrale nord dell’edificio padronale, identificabile comeparte dell’antica foresteria del monastero; la seconda e laterza si sarebbero dovute invece scavare lungo il perime-trale esterno del monastero stesso, mentre il quarto sondag-gio era stato previsto tra il palancolato e la fondamenta pro-spiciente l’immobile sopra menzionato.

Il sondaggio effettuato nell’area adiacente l’edificio tar-dogotico, ultima vestigia dell’antico monastero, ha evidenzia-to una serie di fasi antropiche, che hanno permesso una rico-struzione storico-evolutiva che denuncia un’antropizzazionedell’area relativamente recente, rispetto alla zona più internascavata negli anni ’60 del XX secolo: lo spesso deposito lagu-nare composto da limo grigio, la cui parte superiore si presen-ta fortemente erosa al tetto per opera di un livello sabbioso dicolore giallo con screziature grigioverdi, contenente lamina-zioni interne suborizzontali, anch’esse attraversate dalle trac-ce radicolari, lascia inequivocabilmente intravedere i limiti diuna barena non antropizzata assai vicina al canale.

Qui in una seconda fase venne a depositarsi uno stratodi sabbia limosa contenente numerosi inclusi antropici, trai quali spiccano alcuni materiali fittili d’epoca trecentesca,che aggiunti alle caratteristiche morfologiche e meccani-

giati, soprattutto quello meridionale, da una serie di trinceee buche poste a distanza irregolare, realizzate tra il XVII edil XX secolo, per l’impianto nell’area di coltivazioni singo-le, come alberi da frutta, ed a filare, come viti o asparagi.Questi tagli, in gran parte, partivano da uno strato di riportodi terreno lagunare sabbioso limoso di colore bruno, stesoall’indomani della demolizione dell’edificio e sigillante leoperazioni della demolizione stessa.

S. GIOVANNI EVANGELISTA

Una seconda serie d’interventi veniva quasi contempo-raneamente attuata nell’ambito dell’area, su cui sorgeva laChiesa di San Giovanni Evangelista e l’omonimo monaste-ro di suore benedettine, uno dei più antichi e celebri com-plessi di carattere religioso, fra i sette annoverati nel luogo.

Il complesso di San Giovanni Evangelista sorgeva sull’iso-letta contraddistinta dallo stesso nome, giacente a sud dell’ag-gregato di Torcello, nella parte prospiciente Mazzorbo, a pocopiù di trecento metri, in linea d’aria, dalla Cattedrale

Nell’isoletta, raggiungibile a piedi sormontando il tipi-co “ponte del diavolo”, sopravvivono solo resti del con-vento conservati nel fabbricato di stile gotico adibito a casacolonica e qualche tratto del muro di cinta, mentre dellachiesa, andata totalmente distrutta, venne scavata dall’allo-ra Soprintendenza ai Monumenti del Veneto Orientale.

La tradizione formatasi sulle notizie offerte dalChronicon Gradense, ripetuta poi da vari storici, assegna lafondazione della chiesa e del cenobio all’anno 640 circa.Secondo una versione accolta dal Dandolo, l’erezione delCenobio sarebbe attribuita all’ iniziativa di alcune pie don-ne, al consiglio del vescovo altinate Paolo ed al favore dimolti ottimati. Va tuttavia rilevato che le due versioni con-tengono delle inesattezze e presentano fra loro notevoli di-scordanze, che danno adito a seri dubbi sull’integrale cor-rettezza del loro contenuto.

Infatti, nonostante questa tradizione orale, l’archivio delmonastero annovera tra le sue prime carte l’attestazione diun fatto di rilievo avvenuto nel 1009, allorché dalla Basili-ca ducale in Venezia fu in essa traslato il corpo della Vergi-ne e Martire Santa Barbara di Nicomedia, concesso in donodal Doge Pietro Orseolo II in seguito ad istanza della Ba-dessa Felicita e del Vescovo Orso I, figli suoi.

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Figg..1- 6

che del suolo, indicherebbero un riporto di origine allocto-na privo di bioturbazioni.

Su questo stesso strato venne incisa una trincea orien-tata est-ovest realizzata per la posa del perimetrale nord del-l’edificio, denominato “villa Baslini”, le cui fondazioni sonorealizzate, almeno per quanto concerne il tratto esplorato,da blocchi squadrati di arenaria, sui quali s’impostano i pri-mi corsi di laterizi.

Si tratta di un sistema costruttivo assai comune per l’areatorcellana, prevedente la posa delle fondazioni dei perime-trali esterni direttamente sopra al cavo di fondazione, senzala realizzazione di una palificata di sostruzione ed il relativotavolato. Le tecniche costruttive, con le quali fu costruita lastruttura, possono essere considerate abbastanza accurate siaper la tipologia edilizia, sia per l’epoca: i laterizi sono statisottoposti ad un’attenta vagliatura, la tessitura a vista denotauna buona capacità tecnica delle maestranze. Il piano di ap-poggio nel cavo fondazionale si presenta come un sempliceterreno pareggiato da un sottile strato di arena litoranea, ma-nifestando così fin dal suo nascere la progettazione della co-struzione di un edificio di modesta elevazione in verticale, in

quanto altrimenti inadatto ad esercitare una forte pressionesu un terreno, le cui capacità di carico non superano il kg percmq. Le fondazioni erano lineari e costituite da grossi bloc-chi di arenaria malamente legati tra loro, con una pessimamalta di calce aerea e sul cui piano di spiccato si impostanole file di laterizi tardogotici, posizionati secondo il sistemaassai comune della così detta tessitura “gotico-veneziana”,che prevede la fila a passo “due lungo uno corto”.

La stessa situazione costruttiva la troviamo anche sulvecchio muro perimetrale del monastero, che attualmentesi conserva in alzato per circa duecento metri in direzionesud-est ed i cui piani di cantiere concorrono a datare versola prima metà del XV secolo.

Una menzione particolare e diversa, invece, deve esse-re data alla riva basso-medievale posta di rimpetto all’en-trata d’acqua dell’edificio tardogotico appena descritto. Sitratta della costruzione di una struttura realizzata diretta-mente sul limo spondale, posizionandovi una base in lateri-zi di reimpiego, sopra ai quali vennero disposti dei conci

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quadrangolari di pietra calcarea aventi varie dimensioni elegati tra loro da una malta di calce selvatica, mescolata adinerte sabbioso di origine marina unito a polvere di matto-ne, ma che allo stato attuale risulta essere assai dilavatadall’azione meccanica delle acque.

Durante questa fase, e per tutto il periodo successivoalla funzione della sponda, si deposita contro questa strut-tura uno spesso strato di limo lagunare di colore grigio,bioturbato dalla presenza di malacofauna locale.

In un secondo momento l’imposta della sponda viene rial-zata attraverso al realizzazione di una scarpata composta dasei corsi di laterizi, tipo altinelle, posti di traverso alla strut-tura medesima in posizione “a chiave”. Su questo impalcatofondazionale venne realizzata una struttura in laterizi delledimensioni di cm 26×13×6,5 con muro a due teste, posti susette corsi terminanti nella parte superiore con una copertinain pietra d’Istria, successivamente ristrutturata attraverso al-cuni rinforzi realizzati in malta cementizia.

M. B.

CANALE MAGGIORE (Fig. n. 5 – Sito n° 236 della CartaArcheologica)

Un intervento subacqueo è stato effettuato da chi scrivenel febbraio del 2000 ed ha riguardato le strutture murarieparzialmente sommerse presenti lungo la riva sud-est nonurbanizzata del canale Maggiore (Identificato nel progettoCVN come canale 1) a partire dall’angolo con il canale diSan Giovanni (canale 2) e apparentemente riscontrabili finoltre il ponte del Diavolo. Tutto il fronte in questione sem-bra rientrare nelle pertinenze dell’antica parrocchia di S.Andrea (Non vi sono fonti dirette che menzionino S. An-drea. I cronisti veneziani la ricordano come esistente findall’altomedioevo unitamente, forse, ad un monastero [cfr.CORNER 1749, p. 55; RIVA 1960, p. 195]). La riva nord-ovestdel canale è occupata invece dalla fondamenta deiBorgognoni, il principale asse viario dell’isola.

La struttura oggetto d’indagine a prima vista sembre-rebbe identificabile con una riva costruita in grossi blocchilapidei parallelepipedi squadrati (soprattutto trachite e are-naria) di probabile reimpiego con importanti opere di su-perfetazione in laterizi visibili in elevato in alcuni punti.Questa grossa struttura è stata giudicata di interesse dallaSoprintendenza, che ne ha previsto la tutela preventiva acausa delle lavorazioni previste in zona dal Magistrato alleAcque. Il progetto lungo questa sponda prevedeva infatti iltotale rifacimento della riva mediante l’infissione dipalancole a ridosso di quella esistente.

L’intervento archeologico si è concretizzato in un limi-tato saggio di scavo atto a verificare la morfologia dellasuddetta struttura semisommersa e prelevarne alcuni cam-pioni delle strutture lignee di fondazione. La stretta trinceadi scavo, perpendicolare al canale, è stata parzialmente ese-guita con l’ausilio di una piccola benna che ha provvedutoa rimuovere il sedimento limoso di recente sedimentazio-ne. Tale intervento è stato fondamentale per mettere in lucele strutture di fondazione, ubicate a circa m 1,5 dal piano difondale. Esse sono costituite da uno zatterone ligneo postoa sottofondare una prima fila di lastre e blocchi lapidei unitia formare una gradinatura accostata ad un’altra fila paralle-la e superiore. Dinanzi lo zatterone sono stati infissi nume-rosi pali presumibilmente con la funzione di sostruire lafondazione. L’ingombro totale della struttura arriva ad oc-cupare una buona metà del canale.

Ai fini della datazione sono stati campionati un elementodello zatterone di fondazione e un palo ad essa antistante. Idue campioni, sottoposti a datazione radiometrica col C 14,hanno fornito le seguenti datazioni:– Palo Torcello 2 (Alnus sp.): ha restituito un’età radiome-trica pari a 910 ± 40; la distribuzione della probabilità siconcentra nel periodo compreso fra la seconda metà dell’XIsecolo e la prima metà del XII secolo d.C.

Dalla relazione DendroData sas di Verona: L’età cali-brata del campione, definita tramite la semplice intercetta-zione della curva di calibrazione, si colloca nel seguenteintervallo di tempo:

1σ 1037-1144 AD1148-1189 AD1204-1206 AD

2σ 1022-1219 AD

– Trave Torcello 3 (Quercus sp. sezione Robur): ha re-stituito un’età radiometrica pari a 1240 ± 30 anni BP; Lacurva di calibrazione è intercettata in più punti, determi-nando quattro intervalli temporali che, comunque, oscilla-no tra VII e IX secolo d.C.

Dalla relazione DendroData: L’età calibrata del cam-pione, definita tramite la semplice intercettazione della curvadi calibrazione, si colloca nel seguente intervallo di tempo:

1σ 694-697 AD718-747 AD767-781 AD792-805 AD

2σ 686-887 AD

Da quanto emerso sono evidenti le discrepanze crono-logiche tra gli elementi esaminati. Volendo accreditare unadatazione precisa è possibile affermare che la struttura inquestione è stata soggetta ad una serie di manutenzioni du-rante il suo periodo di esistenza.

M.D.

CANALE MAGGIORE (Secondo intervento) (Tav. n. 4;Fig. n. 4)

Nel maggio del 2001, si è svolto un secondo interventodi indagine archeologica subacquea sulla struttura in que-stione con carattere di somma urgenza (L’intervento è statoeffettuato da personale della ditta IDRA s.n.c sotto la dire-zione scientifica del Dott. Luigi Fozzati della Soprinten-denza Archeologica per il Veneto – uff. NAUSICAA, la di-rezione tecnica del Dott. Marco D’Agostino del ConsorzioVenezia Nuova e la direzione operativa dello scrivente).

L’intervento oggetto della presente comunicazione è sta-to effettuato in prossimità della confluenza tra il canale RioMaggiore e il canale S. Giovanni Evangelista, e per la preci-sione dove alla sponda in pali si sostituisce quella in palancolemetalliche tipo Larsen. L’indagine è stata finalizzata, infatti,all’accertamento di un eventuale contatto con le strutture diinteresse archeologico durante i recenti lavori di rifacimentodelle rive proprio mediante impiego di palancole.

La sponda meridionale del canale Maggiore era già sta-ta, per la verità, oggetto di due interventi. La prima indagi-ne risale al febbraio del 2000 e se ne è dato resoconto inquesto contributo. La seconda risale, invece, al novembredello stesso anno a cura dello scrivente (L’avanzato stato didegrado strutturale in cui si trovava il ponte del Diavoloaveva indotto l’Amministrazione Comunale di Venezia –Ufficio Lavori Pubblici, sezione manutenzione edilizia – apredisporne un intervento di presidio statico. Visto che ilprogetto per l’intervento di messa in sicurezza del ponteprevedeva l’infissione di quattro palancole Larsen diretta-mente nel canale, la Soprintendenza, sulla scorta di quantoemerso dalla precedente indagine del collega D’Agostino,ha richiesto un’indagine subacquea preventiva). In quellacircostanza furono eseguiti quattro piccoli saggi di scavo:sponda sud - un saggio in prossimità del ponte e una sezio-ne sotto a quest’ultimo; sponda nord - due saggi, uno perlato del ponte. Nella sponda sud furono individuati dei pali,di diametro compreso tra i 17 e i 18 cm, e nella sezionescavata sotto la volta del ponte, da un piccolo trave a sezio-ne quadrangolare, il cui lato misurava 5 cm. Tutti i legni, adeccezione di uno orizzontale, presentavano giacitura verti-cale, facendo registrare una distanza massima dalla sponda

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di 60 cm. Nella sponda nord oltre agli elementi lignei verti-cali, di diametro compreso tra i 14 e i 6 cm, fu anche regi-strata la presenza di due tavole di grosso spessore, 5 e 3 cm,inclinate di circa 45° rispetto alla riva e ad una distanza dicirca 55 cm da quest’ultima.

Il terzo e più ampio intervento, di cui si da qui comunica-zione preliminare, ha avuto inizio con una attività di tipo ri-cognitivo, che ha peraltro portato al recupero di un elementoarchitettonico decontestualizzato con protome cefalomorfa.Lo scavo (Per le operazioni di scavo subacqueo sono statiimpiegati un archeologo subacqueo, da due a tre operatorisubacquei, una motopompa ed un’imbarcazione appoggio. Acompletamento dei lavori è stata anche realizzata una docu-mentazione fotografica con Nikonos V, munita di obbiettivoda 35 mm in superficie e da 15 mm sott’acqua, e video convideocamera scafandrata) è stato orientato a cavallo tra lariva in pali lignei e quella in palancole, ossia laddove sareb-be stato più immediato verificare il contatto con una even-tuale struttura sottostante. Infatti, già una prima lettura delsito dalla superficie denotava in corrispondenza dei pali lapresenza di blocchi lapidei, verosimilmente ancora in situ, diuna riva più antica, che si interrompeva proprio in corrispon-denza delle palancole.

Per prima cosa è stato necessario delimitare e segnalarela zona d’intervento; nel canale, infatti, transitano numero-se imbarcazioni che costituiscono un reale pericolo per l’ope-ratore in acqua. Inoltre il continuo passaggio di natanti ri-duce talvolta la visibilità, che nei canali interni è già nor-malmente limitata praticamente a zero. Mediante utilizzodi sorbona ad acqua è stato, poi, asportato un primo stratosuperficiale di alghe e quindi, utilizzando anche una lanciaad acqua, uno strato di limo inglobante clasti litici franatidalla parte atta della riva moderna, nonché rifiuti di variogenere gettati nel canale. Al di sotto è stata immediatamen-te individuata la vecchia riva costituita da blocchi di pietra,per la più parte ancora in situ, posti in modo tale da formareuna sorta di gradinata. Si è pertanto proceduto a seguire ilimiti della struttura fino a trovarne la fondazione Per esse-re certi dei limiti della riva si è inoltre scavato, utilizzandoanche un mezzo meccanico, una trincea parallela alla riva;questa ha rilevato la presenza di numerosi pali, di diversodiametro e infissi senza un ordine apparente, da interpretar-si come opera di costipazione del sedimento lagunare. Dopoaver così messo in luce un area di circa m 4×4, si è dunqueproceduto ad eseguire un rilievo della sezione della riva(Al fine di proteggere la struttura e di facilitare eventualinuove indagini, a lavori ultimati lo scavo è stato copertocon circa 10 m2 di geotessuto e quindici sacchi di sabbia).

Lo scavo ha messo in evidenza probabilmente l’anticariva del canale Maggiore. Questa è risultata costituita dagrossi blocchi squadrati di pietra d’Istria, posti in manierada formare dei gradoni, poggianti su blocchi di trachite,rozzamente sbozzati in maniera da formare degli incastri,su alcuni delle quali si è conservato uno strato di malta. Lafondazione è costituita da una serie di travi di grosse di-mensioni (sez. circa 14×24 cm.), paralleli alla riva e pog-gianti su un letto di pali di dimensioni comprese tra i 6 e i20 cm di diametro. Sono stati individuati anche altri ele-menti lignei, di cui non è chiara l’esatta funzione, sia nellaparte media, sia alta della riva; si tratta di pochi pali, deldiametro medio di 10 cm. Nella parte media della riva si èregistrato inoltre un allineamento di almeno tre elementilignei verticali, paralleli alla sponda e distanti poco più didue metri dalle palancole Larsen. È degno di nota, inoltre,il fatto che la distanza tra la fondazione della riva antica e lariva moderna del canale Maggiore aumenti, anche se solodi alcune decine di centimetri, man mano che ci si avvicinaalla confluenza con il canale di S. Giovanni. Ciò è verosi-milmente da imputarsi al fatto che la riva antica avesse unaforma più angolata alla confluenza tra i due canali, come sievince anche dalle carte del Denaix (1809-1811) e del Ge-nio Civile del 1899-1901.

Il saggio, scavato a cavallo della riva moderna in palie di quella in palancole Larsen, mostra una uniformità,per quanto concerne la fondazione, mentre la situazionerisulta assai diversa per quanto riguarda la parte alta dellastruttura. Al di sotto della riva in pali si sono conservatipersino i primi corsi della riva più antica. Si segnala lapresenza, tra gli altri, di un blocco a sezione circolare dainterpretarsi, verosimilmente, come reimpiego di un roc-chio di colonna. Al contrario, al di sotto delle palancoleLarsen, il deposito è manifestamente sconvolto fino auna distanza di oltre due metri dalla riva moderna: nellaparte alta dello scavo sono visibili solo alcuni elementilapidei della riva antica, e tutti sconnessi. Ed è qui che,durante la prima fase di prospezione, è stato rinvenuto,all’altezza della prima palancola Larsen del canale Mag-giore, un elemento architettonico lapideo con protomecefalomorfa, della dimensioni approssimative di 17cmdi larghezza, 24 di altezza e 26 di profondità. Si tratta diun blocco in pietra d’Istria che su una faccia ritrae il vol-to di un uomo e dall’altra presenta uno piccolo scasso,3×4 cm, con ancora conservate le tracce di piombo del-l’ancoraggio. Il viso ritratto ha una capigliatura appenaaccennata, la fronte aggrottata, occhi spalancati, boccaaperta rivolta verso il basso con denti accennati e grossibaffi. La prima impressione che si ricava è che si tratti diuna decorazione architettonica di valore probabilmenteapotropaico ascrivibile al XVII-XVIII sec. Il fatto, inol-tre, che manchi una porzione della parte destra del voltodenota che ci si trova di fronte ad un elemento verosi-milmente di riutilizzo, di cui non è dato sapere se abbiamantenuto l’originaria valenza decorativa. Il ritrovamentofuori contesto non consente di andare al di là della con-gettura, anche se appare probabile che facesse parte del-la riva o di un edificio ad essa prospiciente databile adetà postmedievale.

M.C.

CANALE MAGGIORE: PROPOSTA DI INTERPRETAZIONE

Durante l’ultimo intervento sono stati prelevati i seguen-ti campioni lignei per procedere con un’ulteriore datazioneradiometrica e dendrocronologica (Dati DendroData sas diVerona):– palo n. 8 (quercia caducifoglia, sez. Robur)

L’età calibrata del campione, definita tramite la sempli-ce intercettazione della curva di calibrazione, si colloca nelseguente intervallo di tempo:

1σ 261-279 AD294-295 AD324-428 AD

2σ 240-537 AD

– palo n. 9 (quercia caducifoglia, sez. Robur)– tavola n. 47 (Ulnus sp.)

L’età calibrata del campione, definita tramite la sempli-ce intercettazione della curva di calibrazione, si colloca nelseguente intervallo di tempo:

1σ 997-1043 AD1091-1120 AD1139-1155 AD

2σ 901-918 AD960-1190 AD

1203-1206 AD

– trave n. 48 (Ulnus sp.)L’età calibrata del campione, definita tramite la sempli-

ce intercettazione della curva di calibrazione, si colloca nelseguente intervallo di tempo:

1σ 979-1029 AD2σ 891-1072 AD

1078-1132 AD1135-1159 AD

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In sostanza i reperti lignei campionati e datati, scartan-do l’aberrazione probabile del palo n. 8, sembrano ricaderenell’ambito cronologico oscillante tra XI e XII secolo d.C.

La datazione delle sottofondazioni lignee di questa strut-tura, e le sue caratteristiche costruttive molto simili a quelledella banchina rinvenuta qualche anno fa dietro la cattedrale(D’AGOSTINO, FOZZATI 1997), fanno ipotizzare una sistemazio-ne medievale cronologicamente univoca della viabilità acqueae delle sponde dell’isola. E’ molto probabile che tali interventidi riassetto generale siano da ascrivere alla fase dei grandi re-stauri sulla Cattedrale avvenuti, appunto, nell’XI secolo.

M.C., M.D.

INDAGINI GEOARCHEOLOGICHE

Nell’ambito delle prospezioni di impatto archeologicorealizzate nell’Isola di Torcello, sono stati eseguiti una se-rie di sondaggi a carotaggio continuo allo scopo di indaga-re l’evoluzione paleoambientale dei diversi siti archeologi-ci studiati.

Decenni di studi, eseguiti in gran parte dal CNR –ISDGM di Venezia (ALBEROTANZA et al. 1977; BORTOLAMI etal. 1977; GATTO, CARBOGNIN 1981; CARBOGNIN 1992;CORREGGIARI et al. 1996; MULLENDERS. et al. 1996) e, negliultimi anni, indagini geoarcheologiche condotte in nume-rose aree lagunari (LEZZIERO 2000; SERANDREI BARBERO etal. 2001), hanno definito l’origine dei sedimenti che costi-tuiscono il sottosuolo del bacino lagunare. Nell’area oggioccupata dalla vicina Isola di Burano l’ambiente lagunarefa la sua comparsa intorno a 4120 anni BP (LEZZIERO 2002)sostituendosi ad una pianura alluvionale creatasi per l’ab-bassamento del livello marino legato all’ultima glaciazio-ne; nel sottosuolo di Venezia i primi depositi lagunari sidatano a circa 4500 anni BP.

Da queste date fino ad oggi si susseguono differentiambienti sempre contraddistinti dalla presenza di acqua sal-mastra ma caratterizzati da energia, profondità e grado dicomunicazione con il mare differenti.

L’evidenza dell’ingressione marina che ha causato laformazione del bacino lagunare si osserva nel sottosuolodei siti studiati a quote variabili tra 4 e 5 m circa (Tutte lequote si intendono da l.m.m. 1897 Mareografo di Punta dellaSalute a Venezia, livello di riferimento consueto per le quo-te assolute in laguna Veneta).

Nell’area di studio sono stati eseguiti 3 carotaggi di pro-fondità 15 m, che hanno attraversato per intero la sequenzalagunare ed in parte i depositi continentali sottostanti.

Le indagini sono state realizzate in aree situate ad oveste a sud-ovest del Ponte del Diavolo

Le strutture descritte nel testo si ubicano nei primi me-tri della sottosuolo dell’isola, si procede quindi di seguitoalla descrizione delle fasi paleoambientali discriminate nellaparte più alta della successione attraversata dai carotaggi.

A partire da quote assolute intorno ai -2 m circa si iden-tificano condizioni di acque salmastre molto poco profon-de, caratterizzate da bassa energia.

Si riconoscono a tratti gli indicatori dell’emersione deifondali, segnalati anche dalle analisi della microfauna in-globata nel sedimento che rivelano un ambiente costituitoin alcune aree da barene, ovvero da aree lagunari affiorantidalle acque per pochi decimetri e sommerse solo in occa-sione di alte maree eccezionali. Gran parte dell’area inda-gata era caratterizzata da fondali emergenti in occasione dibasse maree, cioè velme, oltre a paludi salmastre e bacini amaggiore profondità ma sempre caratterizzati da scarso ri-cambio delle acque.

Lo stadio iniziale della fase descritta potrebbe esserericonducibile al periodo di regressione delle acque marineidentificato dal Canal (CANAL et al. 2001) nel I-II secolod.C. nella curva di oscillazione eustatica costruita per l’arealagunare e descritto anche in Favero e Serandrei (1983). Lastessa fase potrebbe essere coeva al marginamento descrit-

to da Bortoletto in questo testo, relativamente a S. Tomma-so dei Borgognoni.

Salendo nella successione, nell’area ad ovest del Pontedel Diavolo non si incontrano tracce di frequentazione men-tre a sud-ovest dello stesso ponte si osservano strutture diorigine antropica. Si tratta di un frammento di palo in legnoinclinato di 35° dall’orizzontale, in parte combusto, a cui sisovrappone un livello costituito da frammenti centimetricidi laterizi. I due orizzonti potrebbero essere riconducibiliad un’opera di costipamento, ma la struttura è di difficileinterpretazione dato che il carotaggio permette solo una ri-stretta visione orizzontale del deposito.

Si sottolinea che la sequenza descritta è situata a pochimetri dall’area investigata da D’Agostino e Capulli , chedescrivono strutture spondali e di costipamento sepolte nelfondale del canale Maggiore.

Al di sopra del livello di frammenti di laterizio ci sononuovamente evidenze di ambienti lagunari confinati.

In tutta la zona indagata le condizioni ambientali sopradescritte permangono fino a quote variabili tra -0,85 m e-0,50 m: secondo Favero e Serandrei (1983) i depositi osser-vabili a queste profondità sarebbero già di età medievale, ri-conducibili a periodi collocabili tra il VII e l’XI secolo.

Da queste quote le sequenze studiate si differenzianonuovamente. L’area ubicata ad Ovest del Ponte del Diavolovede la presenza di un piccolo canale, riempito di materialiaccumulatesi per azioni antropiche. I riporti che colmano ilcanale poco profondo provengono da aree lagunari sogget-te ad emersioni e ad episodi di impaludamento.

L’area più meridionale è invece caratterizzata dalla messain posto di riporti costituiti da materiale grossolano di risulta.

La parte più superficiale delle sequenze analizzate, ilprimo metro circa, è rappresentata da una serie di riportieterogenei ricchi di materiale antropico di diverso tipo in-globati in matrice sabbiosa o limoso-sabbiosa.

La porzione superiore dei livelli riportati è sede di unsuolo agricolo dato che l’isola di Torcello ancora oggi èadibita ad attività di coltivazione.

A.L.

CONCLUSIONI

Queste ricerche rappresentano un chiaro esempio dicome gli interventi pubblici di manutenzione, quale la posadi sottoservizi ed interventi di ripristino delle rive, dianol’ulteriore opportunità di promuovere in modo proficuo laricerca su un sito, che rimane punto basilare per la com-prensione dello sviluppo insediativo lagunare più ampia-mente inteso. L’isola di Torcello a ragione può infatti esse-re considerata l’area di sperimentazione pionieristica dinuove metodologie di ricerca all’interno della laguna diVenezia e vanta per questo il più datato e complesso insie-me d’informazioni ricavate da scavi archeologici in areaveneziana, per i quali non è stata ancora posta la parolafine, nonostante un lavoro che sta per raggiungere il mezzosecolo di attuazione pressoché ininterrotta.

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