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Domenico Dall’Olio – www.QuantOptions.it Copyright Dott. Domenico Dall’Olio, [email protected] TRADERS’ TOUR PADOVA, 21 Novembre 2015 Domenico Dall’Olio Direttore di QuantOptions Prof. a contratto in Mercati e Strumenti Finanziari Università di Venezia Ca’ Foscari www.quantoptions.it

TRADERS’ TOUR PADOVA, 21 Novembre 2015 · Il problema dei dati è soprattutto uno: la liquidità dei mercati. I dati devono essere reali , ma per poter fare backtesting di strategie

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TRADERS’ TOUR

PADOVA, 21 Novembre 2015

Domenico Dall’OlioDirettore di QuantOptions

Prof. a contratto in Mercati e Strumenti FinanziariUniversità di Venezia Ca’ Foscari

www.quantoptions.it

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I vantaggi delle strategie sistematiche

Secondo Robert Pardo, il padre del trading quantistico, una strategia sistematica di trading offreall’investitore cinque vantaggi specifici:

1. Verificabilità :una codifica univoca permette di fare test di validità della strategia, da cuidevono uscire alcune informazioni a conferma della stessa; innanzitutto la sua capacità diprodurre profitti sistematici nel tempo ;

2. Quantificabilità : il test storico può fornire valori di tutti i parametri utili alla valutazione dellaperseguibilità della strategia; non solo profitto totale, ma anche profitto medio, profit factor,profitto medio su perdita media… in sostanza l’informazione primaria è se la strategia sia ingrado di produrre profitti con un rischio sostenibile e a fronte di un numero statisticamentesignificativo di operazioni ; è altresì importante sapere come sono distribuiti nel tempo i profittie le perdite, e quanto la strategia sia capace di performare anche in fasi di mercato ostili;

3. Consistenza ; una strategia codificata opera sempre nello stesso modo; ciò che si dimostraefficace viene applicato ogni volta nello stesso modo;

4. Obiettività ; un segnale di trading viene eseguito senza alcuna esitazione; le emozioni nonfanno parte delle strategie sistematiche;

5. Estensibilità ; gli esseri umani possono seguire solo un numero limitato di mercati etimeframe, un computer trova limiti soltanto nella sua potenza di calcolo.

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Trading sistematico in opzioni: si può?

Per poter creare, testare e ottimizzare strategie sistematiche di trading sulleopzioni servono tre elementi fondamentali:1. una banca dati affidabile;2. un software di analisi funzionale, efficace e fruibile;3. competenza.

Il problema dei dati è soprattutto uno: la liquidità dei mercati. I dati devonoessere reali , ma per poter fare backtesting di strategie su dati reali delle opzioniservono mercati su cui i dati abbiano senso, ossia che siano obiettivi, coerenti ecompatibili con l’andamento del sottostante.

In materia di software, il parco degli strumenti disponibili nell’ambito delleopzioni è veramente ristretto.

La competenza è necessaria in due ambiti specifici: sulle opzioni e sul tradingsistematico. Non basta saper usare un software di backtesting: è necessarioanche saper valutare i risultati ottenuti.

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Trading sistematico in opzioni: si può?

Bisogna saper leggere un system report e valutare criticamente tutti i parametriin esso riportati. Come anche saper distinguere i parametri davvero rilevanti,primo fra tutti il rendimento aggiustato sul rischio.

E’ opportuno capire se i risultati che emergono dall’analisi possano avere unfondamento logico, statistico e di mercato.

Bisogna saper valutare il rischio di poter avere iper-ottimizzato il proprio sistema(vedi slide successiva)

E’ altresì di primaria importanza saper distinguere tra un trading system basatosu situazioni di mercato ripetibili oppure no. Per fare un esempio, strategiebasate sul verificarsi di determinati rapporti di volatilità implicita vs storica – siacome setup operativo che come filtro di entrata – hanno senso, come hannosenso anche strategie di tipo spread. Una vendita di opzioni generica, singola ocombinata, può invece restituire risultati non ripetibili in futuro, dal momento cheil profitto di una opzione venduta dipende anche da una volatilità implicita chepotrebbe non ripresentarsi nel trading reale rispetto a quanto avvenuto in test.

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I rischi delle strategie sistematiche

Uno dei rischi principali che possono colpire il trader sistematico è quello di overfitting, ossia diiper-ottimizzazione delle proprie strategie: il computer viene utilizzato per andare alla ricercaspasmodica di una combinazione di parametri talmente efficiente da azzerare le operazioni inperdita.

Il rischio di una simile scelta è quello di produrre un set di regole decisionali tanto complesso earticolato da ridurre il numero di operazioni storiche ad un numero talmente esiguo da perderequalsiasi significatività statistica dei risultati, e comunque da ottenere un sistema di trading chepoi nella realtà dei mercati non funziona affatto.

Il programma di backtesting deve essere il punto di arrivo, n on quello di partenza!

La strategia deve funzionare PRIMA che intervenga il comput er ad ottimizzarla.

Le proprie strategie operative devono quindi essere innanzitutto generate da una idea logica diinvestimento, una idea che dovrebbe funzionare perché non fa altro che assecondare logicheeconomiche, matematiche e statistiche di mercato.

Successivamente un programma di backtesting deve intervenire a migliorarle e a darne unaconvalida meccanica.

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Due esempi emblematici

Una delle strategie più comuni è il naked put selling, ossia vendita allo scoperto di put noncoperte su azioni e indici azionari.

E’ una strategia che nasce da considerazioni logiche sul mercato azionario: in un temporelativamente breve, ad esempio un anno, un singolo titolo quotato ha una probabilitàgeneralmente molto ridotta di perdere una larga parte del proprio valore (diciamo la metà, peresempio); ma la stessa probabilità simultanea su due titoli – possibilmente poco correlati tra loro– è molto più ridotta. La stessa probabilità su dieci titoli poco correlati tra loro è ancora piùridotta. E così via: al crescere della dimensione del portafoglio la probabilità di osservare unevento negativo simultaneo su tutti i componenti è marginale, tendente a zero.

Tutto ciò è sintetizzabile nell’osservazione del comportamento di un indice cumulativo di un grannumero di aziende, come ad esempio l’S&P500.

Dati statistici alla mano, infatti, la vendita di put con strike sufficientemente distante dal prezzocorrente del sottostante e con scadenza di circa un anno produce una equity line che tra il 2005e il 2013 non mostra alcun drawdown, cioè non perde mai. Se ci si focalizza sul periodo 2008-2013, in particolare (vedi slide successive), la strategia si dimostra sempre crescente e con unaverage trade discreto (oltre 48$) a fronte di ben 184 operazioni storiche, un numero altamentesignificativo..

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Equity line del naked put sellingsu indice S&P500

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Performance report del naked put sellingsu indice S&P500

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Troppo bello per essere vero?

Ora sono sicuramente molte le domande che possono sorgere.

Premesso che il sistema appena mostrato è reale e non è il frutto di una ottimizzazioneesasperata di una serie di parametri e indicatori di varia natura, sono comunque molti i dubbiche richiedono di essere chiariti:

1. quale capitale richiede la strategia?2. l’equity close to close è una cosa, ma anche sapere cosa può essere successo tra unaoperazione chiusa e l’altra può essere utile!3. il sistema si è mai trovato opzioni in the money tra una scadenza e l’altra? Può quindi esserecapitato qualche caso di esercizio anticipato della controparte?

In effetti le domande potrebbero essere anche molte altre, ma il punto è che la strategia quipresentata non può considerarsi applicabile in reale, proprio perché lascia comunque diversiinterrogativi aperti.

Il software di backtesting può fornire risposta a diversi di tali interrogativi, ma ancora una voltal’invito è a non utilizzare il pc per costruire una strategia, aggiustandola man mano in funzionedei risultati fino a trovare la combinazione migliore dei parametri. E’ sufficiente infatti effettuareuna semplice analisi in excel per scoprire che l’indice S&P500 negli ultimi 15 anni non è maisceso più di una certa percentuale su base annuale (mobile).

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Filtri operativi

La stessa analisi compiuta sui 30 titoli del Dow Jones dimostra che vi sono alcuni titoli chestoricamente non hanno mai perso più del 30% su base annua.

Su quei titoli, come anche su altri che statisticamente hanno subito perdite annuali maggiori èpossibile applicare semplici filtri logici per ridurre drasticamente il rischio di perdita con lavendita scoperta di put, massimizzando i profitti e riducendo il capitale necessario per trade.

E’ ben diverso, in termini di redditività attesa, vendere opzioni put con scadenza annuale estrike a -20% piuttosto che a -50%... Ma bisogna sapere se sia possibile ridurre la distanza dellostrike, a quali particolari condizioni, con quali filtri, con quali precauzioni…

Questo è e deve essere il lavoro del trader sistematico in opzioni: entrare dentro le strategie perdare una loro valutazione concettuale, statistica e matematica prima di darle in pasto ad unsoftware di backtesting, perché i risultati del backtest siano supportati da una ferrea logicaoperativa, che nasce dall’osservazione dei mercati e non da un procedere per tentativi.

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Straddle: meglio long o short?

A volte le idee e i falsi miti che ci vengono presentati nei corsi, nei libri, e nei seminari, possonoportarci a prendere per buoni concetti che ci vengono portati come postulati senza alcunadimostrazione empirica della loro consistenza.

Una di queste idee distorte è che comprare opzioni sia comunque penalizzante, perché il tempocomunque gioca contro e quindi a essere compratori si perde sempre. Lo straddle ad esempio èuna strategia che presuppone l’acquisto simultaneo di una call e una put at the money, quindimolto care. Un suicidio, se si prende per valido l’assunto che il tempo porterà inesorabilmente ilvalore di entrambe le opzioni ad assottigliarsi senza poter fare nulla al riguardo.

La verità è che la curva at now (vedi slide successiva) dice l’esatto contrario, e a meno che nonsi costruisca uno straddle su un mercato che poi per diversi giorni non si muove, e senza averela minima idea di che cosa poter fare per gestire le singole situazioni che si presenteranno, cisono vari modi di trarre profitto dalla strategia, quindi la domanda non è se sia meglio comprareo vendere uno straddle, ma piuttosto a quali condizioni sia meglio una scelta o piuttosto l’altra.

E anche che cosa si possa fare, a seconda degli eventi contingenti per gestire il rischio o ilprofitto della strategia in corso d’opera.

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Straddle: meglio long o short?

Payoff di un long straddle a scadenza e curva at nowFonte: Option-Price.com

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Straddle: meglio long o short?

E’ quindi una questione di quali particolari situazioni di mercato si prestino più ad unaoperatività in acquisto piuttosto che a quella in vendita, quali filtri in entrata possano dareal trader maggiori probabilità di successo in un caso o nell’altro, quali scelte gestionalipossano permettere di spremere il massimo profitto possibile da ciascuna situazione,minimizzando il rischio.

E di nuovo può venirci in aiuto una semplice analisi in excel, con la quale potremmoscoprire, ad esempio, che un long straddle può essere molto profittevole su una base diun certo numero di giorni e a fronte di particolari condizioni iniziali di volatilità. Cosìscopriremmo anche che, a differenza di ciò che spesso si legge in giro, per avere volatilità(condizione di base per trarre profitto da un long straddle) ci vuole volatilità, quindicomprare in bassa volatilità per risparmiare sui premi non è la condizione giusta perricavare un profitto da questa operatività…

Potremmo anche scoprire che vi sono giorni della settimana in cui il mercato è più inclinea mettere a segno uno di quei rally che possono rendere profittevole un long straddle, eche è sufficiente conoscere le dinamiche delle opzioni per trasformare – alle giustecondizioni di mercato – una strategia inizialmente a rischio limitato, ma comunquesostanziale, in altre strategie totalmente prive di rischio, con poche mosse ben studiate emesse a segno con perizia e al momento giusto.

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Capire la struttura del mercato è il primopasso per trarre vantaggio dalle opzioniIl nocciolo della questione è che il mercato tende a seguire un comportamento statisticoben definito: i rendimenti su un certo numero di periodi tendono infatti a distribuirsi inmodo simile alla Normale (vedi figura sottostante), dunque a rimanere concentrati in zonerelativamente ristrette per molto tempo e a spingersi saltuariamente verso le cosiddette“code”, eventi tendenzialmente a bassa probabilità.

Distribuzione Normale e aree di probabilitàFonte: quantera.blogspot.com

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Capire la struttura del mercato è il primopasso per trarre vantaggio dalle opzioniComprare opzioni significa quindi generalmente scommettere su eventi di coda, cioèquegli eventi che più di qualsiasi altro possono rendere profittevoli le strategie long.

Ma siccome sappiamo di avere le probabilità tendenzialmente contro dobbiamo fareessenzialmente due cose: attivarci quando le condizioni di mercato ci possono portare apensare di non avere le probabilità di successo poi così basse come ci racconti il modello,e avere pronto un piano di gestione sia se le cose vanno bene che se vanno male.

Ciò perché le code sono eventi a bassa probabilità nella media delle situazioni di mercato:la distribuzione storica dei rendimenti tiene inatti conto di tutte le specifiche situazioni chesi sono verificate nell’arco temporale di analisi; in altri termini si tratta della proverbiale“media del pollo”.

La distribuzione prospettica dei rendimenti non sarà quindi lo specchio di quella mediapassata, bensì della media di quelle che in passato sono state originate da condizioniiniziali simili a quelle correnti.

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Capire la struttura del mercato è il primopasso per trarre vantaggio dalle opzioniLa domanda da porsi quindi di volta in volta non è cosa il mercato tenda a fare in media inuna generica situazione sulla scorta dei dati degli ultimi 10-15-20 anni, ma che cosapotrebbe fare nei prossimi X giorni sulla scorta del fatto che ogni volta che in passato si ètrovato alle medesime condizioni di oggi statisticamente ha messo a segno un certocomportamento piuttosto che un altro.

Alla luce di questo modo di ragionare ci si rende conto che se da un lato è vero che lavolatilità ha un comportamento mean reverting, è anche vero che il ritorno in media non èimmediato, e che piuttosto una alta volatilità chiama altra volatilità. Da cui la conclusioneche in alta volatilità essere compratori di opzioni su un orizzonte temporale di brevetermine può portare i suoi frutti.

Allo stesso tempo, vendere opzioni significa puntare su tutto ciò che non è un evento dicoda. Se è vero che gli eventi non di coda, in situazioni di mercato “normale”, includono il75-85% delle osservazioni, è anche vero che al mutare della volatilità la probabilità dellecode può crescere in modo significativo e in breve tempo (vedi slide seguente), quindi dinuovo il modo giusto di agire non è andare alla ricerca della strategia “perfetta” per ognistagione, bensì spendere il proprio tempo nello studio di quali particolari situazionicontingenti giochino a favore di una scelta o dell’altra, e di come si possa intervenire inqualsiasi situazione futura per arginare gli effetti negativi di un mercato sfavorevole o pergestire i profitti di un mercato favorevole.

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La distribuzione Normale in funzionedella deviazione standard

Diverse curve Normali per diversi valori di deviazione standard (volatilità)Fonte: slideplayer.it

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Conclusioni

Ciò che emerge dalle considerazioni di cui alle slide precedenti è che il backtesting distrategie in opzioni deve essere l’ultima parte del lavoro di ricerca: a monte di tutto èopportuno effettuare una analisi statistica del comportamento del mercato a fronte dideterminati input.

Una volta individuate le tendenze generali dei prezzi in funzione delle specifichecondizioni ambientali è opportuno costruire strategie basate su logiche operative ferree,basate sui dati statistici, l’osservazione e l’esperienza.

Infine il lavoro deve essere integrato con l’utilizzo di un backtester che permetta anche dieffettuare simulazioni degli effetti di particolari modifiche alle logiche operative, sia dientrata che di gestione.

Ancora una volta, il backtester deve essere impiegato come mezzo di miglioramento delleproprie strategie e non come generatore di strategie.

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La vera distribuzione dei rendimenti

Rendimenti a 1 giornoSPY ETF su S&P500

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La vera distribuzione dei rendimenti

Rendimenti a 40 ggSPY ETF su S&P500