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U ni '-ruh il dl Dui05bura S.IL EI In ternazion ale ...... di Lingui s tica e -..: I t Filologia Italiana TRADIZIONE & INNOVAZIONE Dall'italiano, lingua storica e funzionale, alle altre lingue ATTI DEL VI CONVEGNO SILFI Societä Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana (Gerhardt-Mercator Universität Duisburg 28 giugno - 2 luglio 2000) A cura di Elisabeth Burr Franeo Cesati Editore

TRADIZIONE INNOVAZIONE - contrastiva...tradizione e innovazione 75 Silvia Calamai – ‘Non sono io che parlo con la E chiusa: siete voi che l’aprite troppo’. Aspetti del vocalismo

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di Linguistica e -..: I tF ilologia It ali a na

TRADIZIONE & INNOVAZIONEDall'italiano, lingua storica e funzionale, alle altre lingue

ATTI DEL VI CONVEGNO SILFI

Societä Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana(Gerhardt-Mercator Universität Duisburg 28 giugno - 2 luglio 2000)

A cura diElisabeth Burr

Franeo Cesati Editore

Burr
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Firenze
Burr
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2009
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INDICE DEL VOLUME

Elisabeth Burr – Premessa 9 PARLATO NELLO SCRITTO 23 Maurizio Dardano, Gianluca Frenguelli, Gianluca Lauta –

Parlato e finzione di parlato nella stampa di oggi 23 Marina Spunta – Usi del parlato nella narrativa di Antonio Ta-

bucchi 37 Antonella Stefinlongo – Esperimenti di parlato nella commedia

di fine Ottocento: 49 VARIETÀ DIATOPICHE 61 Luisa Amenta – Fenomeni di semplificazione in una varietà di

italiano parlato 61 Stefania Tufi – Gli ausiliari nei dialetti dei Castelli Romani: tra

tradizione e innovazione 75 Silvia Calamai – ‘Non sono io che parlo con la E chiusa: siete

voi che l’aprite troppo’. Aspetti del vocalismo pisano e li-vornese 85

VARIETÀ SPECIALISTICHE 101 Angela Chiantera – Segnali linguistici e prassi scrittorie nei Con-

sulti medici di Francesco Redi 101 Fiorenza Fischer – Tradizione ed emergere della novità nell’uso

degli eponimi nel discorso economico scientifico nell’italia-no d’oggi 113

PRAGMATICA 125 Mila Samardžić – L’uso dei connettivi testuali nel parlato 125 Cristina Bertoli Sand – Pragmatica e scope della negazione: Il co-

siddetto sollevamento della negazione 137 Franck Floricic – Il problema dell’imperativo negativo in italiano 151

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Vesna Deželjin – Analisi pragmalinguistica dei croatismi e slove-nismi in alcuni testi letterari triestini 163

Rosalba Galvagno – Nomina Numina - La funzione dei nomi se-condo Carlo Levi 175

LINGUISTICA DEL TESTO 185 Hanne Jansen – Correlazione prototipica e metafora grammati-

cale 185 Elisabeth Stark – Determinazione nominale e coerenza testuale.

Il caso degli indefiniti 199 Steen Jansen & Paola Polito – Tema e metafora in Ora serrata

retinae di Valerio Magrelli. Proposte per l’interpretazione let-teraria 213

GRAMMATICA – SEMANTICA - SINTASSI 229 Pura Guil – Sull’Aspetto degli Aggettivi 229 Saskia Kindt – Analisi dell’uso del gerundio non perifrastico in

italiano contemporaneo 239 Maria Antonietta Spanu – La condizionalità in italiano: proposte

di annotazione linguistica di testi elettronici 251 Rolf Kailuweit – Grammatica e semantica dei verbi di sentimen-

to. Un’analisi basata sulla Role and Reference Grammar 265 Bettina Möllers – ‘I verbi di giudizio’ nel Corriere della Sera

(1994). Analisi di un campo semantico in base a un corpus elettronico 281

Paolo D’Achille – Che ce lo dici a fare? Un costrutto interrogativo di matrice dialettale nell’italiano parlato contemporaneo 293

Katrin Mutz – Polisemia del prefisso auto- in unità lessicali com-plesse dell’italiano 309

Martina Nicklaus – Frase fatta, locuzione, espressione idiomatica: Che cos’è un’unità fraseologica? 319

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INTERLINGUISTICA 331 Carmen González Royo – La sequenza di apertura in incontri di

servizio. Analisi contrastiva Italiano-Spagnolo 331 María Teresa Sanmarco Bande – L’informazione sui falsi amici

nei dizionari bilingui 343 Svetlana Kokoškina – degli interlessemi italiano-russi 351 Vesna Kilibarda – Le traduzioni della letteratura italiana in Mon-

tenegro nell’Ottocento 359 ITALIANO L2 371 Antonella Benucci & Caterina Gennai & Paola Micheli – Il par-

lato nel cinema italiano: tradizione e innovazione nelle va-rietà impiegate a fini umoristici 371

Piera Carroli – World in a Text, Words in Context: Learners’ Expe-rience of L2 Literature 387

Elisabetta Moneta Mazza – Leggendo s’impara. Apprendimento del lessico in corsi per principianti 399

Rosa Ribas Moliné & Alessandra d’Aquino Hilt – Relazioni peri-colose: problemi di apprendimento simultaneo di italiano e spagnolo 411

Julijana Vučo – La lista essenziale del lessico minimo dei manu-ali d’italiano 427

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INTERLINGUISTICA

CARMEN GONZÁLEZ ROYO*

LA SEQUENZA DI APERTURA IN INCONTRI DI SERVIZIO. ANALISI CONTRASTIVA ITALIANO-SPAGNOLO

Con questa relazione si intende analizzare la sequenza di apertura di conversa-zione: la struttura, le strategie e le formule che le esprimono. L’analisi vuole evidenziare più concretamente somiglianze e differenze tra l’italiano e lo spa-gnolo e si basa su una serie di testi conversazionali che presentano delle carat-teristiche, testuali ed extratestuali, comuni in ambedue le lingue. Uno degli sco-pi dello studio è quello di stabilire appunto delle equivalenze pragmatiche tra gli elementi succitati nelle lingue prese in considerazione.

Alla base di questa ricerca c’è un corpus1 raccolto ad hoc, composto da 35 conversazioni faccia a faccia di cui 20 in italiano e 15 in spagnolo registrate dal-l’inizio alla fine, con l’aiuto di un semplice registratore nascosto provvisto di microfono direzionabile. Tutti gli incontri si inquadrano nella definizione gene-rale di incontri di servizio2.

* Titular de Escuela Universitaria di Traduzione e Interpretazione presso l’Universitat d’Ala-

cant dal 2003. Laurea e Dottorato di Ricerca in Filologia ottenuti all’Universitat de València. La sua ricerca si svolge in ambito traduttologico e contrastivo spagnolo-italiano su aspetti pragmatici, didattici e fraseologici. Fa parte dei progetti interuniversitari di ricerca Intermediae e Frasytram (dizionario elettronico multilingue di locuzioni verbali in rete). Coordina un gruppo di lavoro per l’elaborazione di materiali didattici multimediali in rete. Ha al suo attivo la pubblicazione di una ventina di articoli riguardanti i vari aspetti della sua ricerca oltre alle traduzioni di numerosi articoli e di diversi libri..

1 González Royo (1996: 243-368, vol 2). Per la trascrizione dei dati orali si sono seguite le norme ortografiche di ogni lingua e inoltre i simboli proposti da Du Bois (1991) che riproduco: Parola tronca - Inizio turno : Sovrapposizione [ ] Suoni vocalici ( ) Interpellazioe ? Accento principale ^ Rafforzamento ! Salita tono / Prolungamento = Sfumatura voce <> Sillaba non compresa x Unità inton. tronca -- Pausa media ...

2 “Public Service Encounters (PSE) are those which appear to be accountable for in terms of direct (unkeyed) and apparently shared reference to a schema which associates situational

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Aston (1988: 25-42) riflette su quali siano le marche che definiscono gli in-contri di servizio (Public Service Encounters) e prova a stabilire le similitudini e le divergenze rispetto, per esempio, agli incontri con amici (Casual Encounters). Tutte e due le classi di interazione partecipano di tipi di parlata quali la conver-sazione, la discussione o la transazione benché non coincidano negli scopi o nei ruoli. Questi sono aspetti molto istituzionalizzati negli incontri di servizio. Lo stesso autore aggiunge che lo schema implica ovvie presupposizioni e a-spettative sebbene la negoziazione avvenga tramite il processo discorsivo e non si tratti necessariamente del conseguimento di una meta stabilita a priori.

Tutte queste conversazioni si svolgono in spazi commerciali: in linea di mas-sima sono negozi di abbigliamento, di alimentari, qualche bar, qualche cartole-ria, dei grandi magazzini, sia a Valencia che a L’Eliana – cittadina dei dintorni – sia a Roma e anche al mercato di Lorenzo il Magnifico di questa stessa città.

Tutti gli incontri conversazionali condividono delle presupposizioni di par-tenza e certe aspettative che abbozzano i ruoli svolti dagli attanti3 (cf. Ciliberti 1988: 42): cliente/i e commesso/i, senza che ci sia tra di loro un rapporto di confidenza personale. Mentre il primo cerca un articolo preciso, con delle ca-ratteristiche concrete riguardanti prezzo, qualità, design, ecc., il secondo punta sulla vendita: – deve convincere il cliente che le condizioni offerte sono le mi-gliori – se non può fargli avere l’articolo richiesto cercherà di fargli cambiare idea come alternativa più conveniente oppure accetterà di aver perso la vendita. C’è un’evidente lotta di interessi che va risolta, essendo il cliente l’ultimo a pren-dere la decisione definitiva. Se avviene la compera, entrambi rimarranno soddi-sfatti in quell’atto altrimenti il commesso fallisce mentre il cliente è di nuovo disponibile per iniziare un incontro futuro altrove.

Non c’è bisogno di dire che un elemento indispensabile è la presenza fisica degli interlocutori che, secondo la classificazione di André-Larouchebouvy (1984: 31-98), sono del tipo autorizzato4.

features of goals, roles, topic, and setting to the discourse patterns of business transactions” (Aston 1988: 42).

3 Ciliberti (1988: 54-56) fissa tre coppie diverse tra i ruoli degli interattanti in incontri di ser-vizio: a) impiegato / utente (clerk / member of the public): il primo non trae profitto delle decisioni del secondo ma sa di essere strumento senza competenza al di fuori del suo ambito, non ci sono pretese interattive. b) commesso / compratore (vendor / buyer): in questa coppia c’è un rapporto diretto tra merce e denaro; c’è concorrenza con altri commessi. Lo scopo interazionale costitui-sce una parte importante dell’incontro. c) commesso / cliente (assistant / client): il secondo chiede consiglio o sa concretamente che cosa gli serve. Il primo dovrebbe essere capace di aprire delle aspettative ed un’uscita positiva alla sua situazione.

4 “Les interlocuteurs autorisés sont ceux que leur status et leur rôle désignent comme ou-verts au public, mais avec qui la conversation doit être engagée sur un sujet relevant précisement de ces status et rôle.” (André-Larouchebouvy 1984: 87).

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Se, da una parte, la raccolta del corpus rappresenta già un aspetto fonda-mentale della ricerca, dall’altra, l’analisi delle singole conversazioni ci da una vi-sione panoramica di ognuna delle due lingue per i testi trattati e il confronto tra l’italiano e lo spagnolo ci permette di riflettere sulle corrispondenze pragmati-che interlinguistiche da un’ottica pragmatica contrastiva. Evidentemente i dati ci forniscono tante altre informazioni di vario tipo che qui non verranno tratta-te ma che costituiscono del materiale valido per eventuali future ricerche.

La fase di apertura in queste conversazioni si inizia sempre con la presenza fisica degli interlocutori. Di solito è il cliente ad autorizzare il contatto avvici-nandosi al commesso o entrando nel suo territorio ed è generalmente anche lui ad aprire l’interazione. Può però capitare che sia il commesso a rivolgersi per primo all’eventuale cliente. Questi casi sono stati, nel corpus, nettamente meno frequenti (5 in italiano e 3 in spagnolo). Non si può però parlare di una regola fissa nell’iniziare l’interazione come succede nelle conversazioni telefoniche (cf. Schegloff 1968).

Tre sono gli schemi di apertura rilevati da questi incontri conversazionali, sia nei casi in cui i clienti iniziano l’emissione del primo turno verbale (T1) sia in quelli in cui ad aprirli è il commesso: Assenza di sequenza di apertura verbale. Apertura con la coppia adiacente di saluti.

Altri elementi di approccio e presa di contatto introducono il primo topico: 1) Assenza di fase di apertura verbale.

Ci imbattiamo in una serie di conversazioni (6 in ogni lingua) in cui si veri-fica l’assenza dell’apertura verbale in quanto fase iniziale differenziata. Il primo turno viene emesso dal cliente, l’interazione si apre allora direttamente con l’in-troduzione del primo topico: la richiesta del servizio. Ci sarebbe una fase di apertura5 precedente benché costituita da elementi di carattere chinesico6 non raccolti quindi nella registrazione audio. Gli interlocutori sono certi, comun-que, dell’apertura del canale di comunicazione, uno degli obiettivi pretesi dalla sequenza di apertura.

Il cliente, come si può vedere negli esempi riportati di seguito, non si avvale di elementi superflui ma restringe l’emissione alla richiesta del servizio.

5 Kerbrat-Orecchioni (1995: 218-224) sintetizza con grande chiarezza parte della letteratura

che si è occupata dell’organizzazione strutturale della conversazione. Si definisce il concetto di sequenza di apertura e in quanto parte dello schema conversazionale.

6 Kerbrat-Orecchioni (1996: 25-27) y Poyatos (1980) sono molto chiari a questo riguardo.

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(1) PRESENZA INTERLOCUTORI (INIZIO) ––> A: (Eee) volevo un dentifricio: hmm Fluorocaril./ T1: (RISPOSTA)/I B: Sì, poi? T2: R/I (2) PRESENZA INTERLOCUTORI (I) ––> A: Pago el mundo. T1: (R)/I B: El mundo?

Cien. T2: R: RI + RAPPORTO

Si introduce il primo topico con espressioni nominali come dieci blocchetti,

una tessera, la Repubblica (in italiano, 3, 4, 5), poner aquí sellos, rosquilletas, (in spa-gnolo, 6, 7):

(3) ––> A: dieci blocchetti,

(Aaaa) dieci blocchetti. (4) ––> A: Una tessera.

B: Da dieci?. (5) ––> A: La Repûbblica

(....) B: Grazie

(6) ––> A: Poner aquí sellos-- B: se lo voy a hacer, pero usted, si es usuario y viene con esto tiene que colaborar también conmigo y =, por A [yo colaboro]

(7) ––> A: Rosquilletas. B: Cuántas?

Il parlante ha adoperato anche le frasi interrogative richiedendo esplicita-

mente la risposta (rapporto) dal suo interlocutore:

(8) ––> X: Quanto costa questo? B: Quindicimila lire.

(9) ––> A: Tienen horchata? B: Sí=

In altre conversazioni il cliente fa precedere la richiesta da diversi tipi di ini-

zi appositivi: elementi introduttivi del tipo Bueno o dall’emissione di suoni voca-lici che indicano al commesso l’intenzione di prendere il turno di parola. C’è anche l’uso di atti direttivi indiretti del tipo io vorrei (10), eee volevo (1), in italiano oppure quería (11), in spagnolo, per attenuare l’ordine, la richiesta, nell’apertura di questi incontri. Si avverte un minimo cenno di preoccupazione nell’enuncia-re la cortesia negativa7 nel rapporto. Il parlante annuncia all’altro l’imminente presa di turno con la successiva richiesta.

(10)

––> C: Solo che=, (ehehe), io vorrei una xxxx per l'erpess. B: xxxxx

(11) ––> E: Quería= (eee) vibra/cina, jarabe y= xxsine xxxlex (dà la ricetta)

7 “softeners” (Brown / Levinson 1978), “mitigadores” (Haverkate 1987), “adoucisseurs”

(Kerbrat-Orecchioni 1996).

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2) Apertura con una coppia adiacente di saluti. In italiano, 6 dei clienti e 3 dei commessi hanno iniziato un T1 con un sa-

luto all’interlocutore; in spagnolo, 5 clienti e 3 commessi. C’è in questi incontri un inizio comune in T1 e T2 costruito con le due parti della coppia adiacente, abitualmente il saluto. Si è dimostrato un’apertura efficace dell’incontro8.

Come succedeva prima, la presenza fisica degli interlocutori fa le veci delle routines di presa di contatto, diventando il contatto visivo e gestuale anzi che verbale. T1, in questi esempi, si inizia con un saluto come primo approccio con l’emissione della prima parte della coppia adiacente. La formula adoperata in T1 viene sempre ripresa nella risposta-eco, in T2, dall’interlocutore.

Se il primo turno è stato emesso dal cliente, sarà soltanto in T3 quando ver-rà introdotto il primo topico. Riportiamo qui sotto alcuni esempi.

(12) PRESENZA INTERLOCUTORI (I) T1: A: Bungio=rno! T1: (R)/I T2: B: Bongio=rno!. T2: R/ T3: C: Ecco, allora= --- T3: INIZIO APPOSITIVO Mi fa= due seppie?. I

(13) PRESENZA INTERLOCUTORI (I) T1: C: Hola T1: (R)/I T2: V: Hola. T2: R/ T3: C: por favor, T3: I APP Esos, aaa, esas telas que tienes=-- I

Tuttavia, se il commesso emette T1 tutto procede come indicato sopra,

perdendosi però un turno: il cliente risponde alla prima parte della coppia e di seguito introduce il primo topico nello stesso turno. Il saluto di risposta segne-rebbe anche la presa del turno.

(14) PRESENZA INTERLOCUTORI (I) T1: A: Buongiorno, signora, T1: (R)/I T2: B: Buongiorno .. T2: R Senta, quanto vengono queste? I T3: A: Mi dica T3: REINIZIO

(15) PRESENZA INTERLOCUTORI (I) T1: A: Hola, Buenos días. T1: (R) I (1ª COPPIA SALUTI) T2: B: Buenos días. T2: R (2ª COPPIA SALUTI () (RICHIESTA SERVIZIO) T3: A: Vamos a ver.

Ur gên <te= (respira forte)> T3: I (APP)

8 Goffman (1971) considera i saluti come riti positivi, tra gli scambi di appoggio.

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L’italiano ha preferito le routines di saluto buongiorno, buonasera, contenenti le marche di temporalità, mentre lo spagnolo ha scelto invece, in tutti i casi, la formula hola. Le risposte sono state sempre R-eco. Faccio notare che, in 15, l’impiegato accumula due delle routines di saluto hola, buenos días, che trova l’e-co della seconda routine nella risposta. Vediamo ancora altre trascrizioni:

(16) T1:

T2: T3:

A: Buongiorno! B: -ngiorno! A: Senta, Volevo vedere camicie.da notte

(17) T1: T2: T3:

A: Buonasera! B: Buonasera. A: Dunque, Io devo ritirare un sandalo, dove ci volevano un

(18) T1: T2: T3: T4:

A: ngiorno! B: Allora, buongiorno! A: buongiorno! ... A: Senta, cercavo delle camicie da notte di seta.

(19) T1: T2: T3:

A: Hola B: Hola= A: Oye, yo creo que eras tú ayer /. Es que me hiciste una cuenta

(20) T1: T2: T3:

A: Hola B: Hola ... (Otros clientes) B: Quería -- pan de cereales tienes?.

(21) T1: T2:

E: Hola. A: Hola/, No, e=stábamos mirando--- E: Muy bien.

Troviamo anche, in (22) T1 e T2, un inizio con coppia adiacente, con le

routines della richiesta di scusa, adoperato anche nel senso di strategia di ap-proccio, con valore di richiesta di attenzione:

(22) T1:

T2: T3:

A: Mi scusi!. ... B: Prego! A: mi scusi, è possibile ritirare dei soldi con la visa?.

Il T3 viene introdotto in genere con una richiesta di attenzione del tipo / Mi

scusi (22) / Senta (14,16,18,23) / Por favor (13) / Oye (19) o con inizi appositivi come Ecco, allora (12) / Dunque (17) / Pues (24).

(23) T1:

T2: T3:

A: Buongiorno!. B: Buongiorno!. A: Senta, volevo vedere delle camicie da notte, con le maniche, un

(24) T1: T2: T3: T4:

A: Hola B: Hola, qué querías? A: Pue=s, varias cosas B: Dime.

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Per l’emissione del primo topico, in italiano, si è preferita la formulazione indiretta con i modali volere, all’imperfetto (16, 23), o dovere, usato al presente (17) oppure la forma all’imperfetto cercavo (18). Lo spagnolo a questo riguardo ha adoperato sempre l’imperfetto quería (20). 3) Altri elementi di approccio e presa di contatto introducono il primo topico.

In questa serie di conversazioni, 5 in italiano e 1 in spagnolo, si verifica semmai più palesemente lo scarso valore di autentico saluto che serbano le aperture transazionali. I saluti rappresentano qui delle routines altamente ritua-lizzate e diventano le formule per iniziare il primo approccio con l’interlocuto-re. In questi esempi si ovvia perfino il bisogno della risposta con la seconda parte della coppia adiacente e soprattutto il cliente emette, successivamente alla prima parte della coppia di saluti, l’introduzione del primo topico. Il saluto fun-ge dunque da vero e proprio marcatore della presa del turno.

(25) e (26) illustrano lo schema sviluppato nella sequenza di apertura messa in atto in questi incontri in cui T1 viene emesso dal cliente:

(25) PRESENZA INTERLOCUTORI (I) ––> A: Buongiorno!. T1: (I) / I (SALUTO) Volevo = un frullatore. I (INTROD TOPICO) B: I frullatori= .. non ce ne son- più T2: R+ RAPPORTO

(26) PRESENZA INTERLOCUTORI (I) ––> A: /Hôl-\. T1: (R)/ Tiene bonobús? I (RICHIESTA SERVIZIO) B: S-. T2: R+RAPPORTO

Il commesso, da parte sua, si è rivolto al cliente in 4 conversazioni in ita-

liano mentre in spagnolo non lo ha fatto mai nel nostro corpus. A differenza della richiesta del servizio del cliente, con l’introduzione del primo topico, il commesso offre all’interlocutore la propria disponibilità:

(27) PRESENZA INTERLOCUTORI (I) ––> D: mi dica,

signora. T1: (R) I

E: Buonasera. T2: R Ho visto stamattina un pigiama di

seta, grigio. I

Per quanto riguarda le routines rilevate si verifica che sono quelle già elen-

cate sopra per i saluti e la richiesta di scusa. L’introduzione del primo topico viene realizzata, nello stesso modo, come si descriveva precedentemente.

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(28) ––> A: Buongiorno! ... Volevo vorrei vedere quella felpa a pois.. B: Quale?

(29) ––> A: Senta, ieri ho comprato questa carta e non funziona,

L’approccio, perlopiù attuato dal cliente, si è realizzato adoperando delle

routines di saluto (buongiorno, 25, 28, buonasera, 27, / hola, 26) oppure di richiesta di attenzione di diversa natura grammaticale quali imperativi (scusi, senta, 29, nel caso del cliente; mi dica, 27, se emesso dal dipendente), vocativi (signora, 31), oppure la presa del turno di parola e di ordine (Be’, allora a me, 30). Abbinato al vocativo (31) appare un per favore, aggiunto forse per attutire il rischio di un’eventuale richiesta d’attenzione scortese, emessa anche in un tono di voce consapevolmente alto.

(30)

––>

(Rumori, gente che parla e si aggira nel negozio. Dipendenti che parlano ad alta voce.) A: Be’, allora a me. Una bottiglia di vino da pasto, bianco.

(31) ––>

(E’ squillato il campanello nella camera d’accesso) A: Signora, gli oggetti di metallo, per favore!. B: (Aaaaa).

Alta predicibilità dunque nello schema conversazionale che si svolge secon-

do un piano basilare di inizio / risposta sia verbale che non verbale. Questo ultimo aspetto acquisisce gran peso all’interno della sequenza.

Nelle strategie rilevate nella sequenza di apertura si osserva la presa di con-tatto – non verbale in un primo momento poiché ci vuole la presenza fisica degli interlocutori –, l’approccio e l’introduzione del primo topico. Senza che ci siano differenze fondamentali tra le due lingue messe a confronto.

L’approccio è stato realizzato secondo tre schemi se consideriamo gli ele-menti presenti nelle emissioni: - Si verifica l’introduzione del primo topico senza nessun altro introduttore verbale o, al limite, si adoperano marcatori dell’intenzione di presa del turno come, ad esempio, i suoni vocalici.

Le strutture sintattiche si limitano a delle domande dirette, strutture nomi-nali a intonazione imperativa o interrogativa e ad atti direttivi indiretti con condizionali o imperfetti dell’indicativo, in italiano, o soltanto con l’imperfetto in spagnolo. - Si apre l’interazione con una coppia adiacente di saluti, abitualmente, con il solito Inizio / Risposta-eco; oppure con una coppia di richiesta di scuse.

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Buongiorno, buonasera, con risposta eco, per l’italiano e hola, con risposta eco (e un caso con hola, buenos días a cui si replica, nella seconda parte della adia-cente con l’ultima delle routines) oppure la coppia mi scusi/prego. - Si introduce il topico facendolo antecedere da una richiesta di attenzione, con delle routines di saluto, la presenza di vocativi o indicatori di presa di tur-no e si procede come descritto più su.

Formule di saluto o scuse che non aspettano l’emissione di una vera e pro-pria risposta, ma che fungono da elemento di approccio aggiunto, indicano la presa del turno all’altro interlocutore e rafforzano l’introduzione poi del primo topico. Richieste di attenzione: si tratta di imperativi (senta / oye) o vocativi (signora) che, rivolti direttamente all’interlocutore lo costringono a rispondere. C’è talvolta, in italiano, la presenza esplicita di allocutivi personalizzanti come signora.

Benché il campione degli esempi raccolti non consenta di stabilire dei rap-porti statistici categorici poiché quantitativamente non sarebbe magari esau-riente, ritengo affidabile e orientativa la sintesi che riproduco nella tabella. Gli esempi sono stati distribuiti facendo attenzione a chi è stato il primo ad emet-tere il primo turno dell’interazione.

CLIENTE COMMESSO ITALIANO SPAGNOLO ITALIANO SPAGNOLO ASSENZA 6 6 - - COPPIA ADIA-CENTE (SALUTI)

6 5 3 3

RICHIESTA AT-TENZIONE

3 1 2 -

In lingue tanto affini come l’italiano e lo spagnolo, l’evidenza che routines

che, a occhio nudo, potrebbero ritenersi semanticamente interscambiabili, non vengano riprese in realizzazioni simili, in situazioni identiche, dimostra che biso-gna attendere anche ad altri criteri per stabilire le corrispondenze tra gli ele-menti delle diverse lingue.

Krzeszowski (1989: 55-72) si riferisce al concetto di 2-text e prende in con-siderazione, oltre alle equivalenze9 semantiche e sintattiche tra le lingue, altri ordini di equivalenze più legate all’abitudine dei relativi utenti oppure alla fre-quenza di uso (statistical equivalence). Ritengo sia pertinente collegare questa pro-posta con due criteri, fondamentali secondo Schwarze (1982: 27-36) nella va-

9 Nord (1994: 97-112) riprende l’idea di testo duplicato in cui gli aspetti pragmatici diven-tano fondamentali nella traduzione. Gregory e Carroll (1978: 95) antepongono le equivalenze testuali a quelle strutturali (“text-to-text equivalence which involves variety and register conside-rations”).

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lutazione delle espressioni grammaticali mirando verso una grammatica contra-stiva, come sono l’usualità e l’idiomaticità. L’usualità permetterebbe di conoscere le strutture più adatte ad un registro e ad una situazione data mentre l’idiomatici-tà consentirebbe al parlante nativo di riconoscere con naturalezza le espressioni e le catene di espressioni.

I dati ottenuti dal corpus ricavato in italiano e in spagnolo ci fanno incidere su alcune divergenze molto evidenti tra le due lingue per questi testi. Si pos-sono inoltre affrontare i singoli incontri come riflessione intralinguistica per questo tipo di situazioni:

Le routines di saluto preferite dagli utenti italofoni sono stati buongiorno / buonasera di fronte alle preferenze degli utenti ispanofoni registrati che si sono sbilanciati per hola in tutte le realizzazioni.

Altre formule come i vocativi del tipo signora non sono stati prodotti nel corpus spagnolo, mentre ne sono state scelte delle altre con simile valore (oye).

Un fatto a cui non ho fatto allusione diretta prima è l’uso degli allocutivi10 in queste serie di interazioni. Accennandoci brevemente si può far notare una differenza saliente. È la prevalenza, in spagnolo, dell’uso del tú, mentre l’italia-no ha preferito sempre adoperare la forma non canonica Lei. Interessante an-che la circostanza che, in alcune delle interazioni, gli interlocutori non spen-dono nessuno sforzo nel negoziare le distanze sociali nel loro rapporto. Appa-rentemente, è un dato che viene dato come un fatto interno alla situazione comunicativa e agli attanti stessi.

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10 Cf. González Royo, Carmen (i.c.s.): “La referencia al oyente en encuentros de servicio.

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