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“Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/TV” Tassa Pagata/Taxe Perçue/Prioritario. In caso di mancato recapito inviare al CPO di Treviso per la restituzione al mittente previo pagamento resi. cavanis Trimestrale Congregazione delle Scuole di Carità Istituto Cavanis charitas n. 3/4 SETTEMBRE/DICEMBRE 2016 ANNO LXXXI

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“Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/TV”Tassa Pagata/Taxe Perçue/Prioritario. In caso di mancato recapito inviare al CPO di Treviso per la restituzione al mittente previo pagamento resi.

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Trimestrale Congregazione delle Scuole di Carità Istituto Cavanis

charitasn. 3/4SETTEMBRE/DICEMBRE 2016ANNO LXXXI

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cavanischaritas

CHARITAS CAVANISTrimestrale Congregazionedelle Scuole di Carità Istituto Cavaniswww.cavanis.org

Anno LXXXI n. 3/4

REGISTRAZIONETribunale di Venezia, 20 maggio 1953 n. 139

ISCRIZIONE ROC: n. 24130 del 19/12/2013

Direttore Responsabile:Maurizio Del Maschio

EDITOREAssociazione Sola In Deo Sors Cavanis OnlusP.tta S. Pio X, 3 - Tel. 0423 544003Possagno (TV)

REDAZIONECollegio Canova Istituto CavanisP.tta S. Pio X, 3 - Tel. 0423 544003Possagno (TV)

Coordinamento redazionale:Claudio CallegaroGigi PennacchiMichele FantinSerena Brigata

Collaboratori:Andrea StradellaBeatrice Pandiani Benjamin InsoniClaudia SchiavonClement M. BokeCiro SicignanoEmmanuel Kifuti KieseGigi PennacchiGiovanni Paolo CantoniGiulia MarlettaGiuseppe GiampaoliHéritier BweneLuigi BellinMartina TorresinMatilde VianelloMaurizio Del MaschioOrnella Pizzati PersuatiPaolo TittottoPiero FiettaRaffaella DriganiRoberto PanazzoloSara RossettoValmir Garcia

Progettazione:Delegazione It-Ro

Stampa:Arti Grafiche San MarcoCaerano di San Marco (TV)

L’Editore garantisce la massima riservatezza dei datiforniti degli abbonati e la possibilità di richiedernegratuitamente la rettifica o la cancellazione.Le informazioni custodite verrano utilizzate al soloscopo di inviare agli abbonati la rivista.(D.lgs 196/03 - tutela dati personali)

Abbonamento 2017 - Euro 10,00da versare sul c/c n. 17996315 intestato aCongregazione delle Scuole di CaritàCharitas Cavanis

S O M M A R I O4 Editoriale7 Storie di santità8 GMG10 Roma12 Corsico14 100 Anni di comunicazione18 I Fondatori

20 Possagno 22 Venezia25 Chioggia26 Studentato28 Amicizia Lontana30 Suore Cavanis31 Notizie Tristi

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In copertina:alcune immagini delle 335 copertine del Charitas nei suoi 100 anni di pubblicazioni. Dal 1917 al 1922 con titolo “Il nostro Foglietto” e poi “Charitas”, che fino al 1940 fu stampato due volte l’anno con copertine uguali; nel 1941 e 1942 stampa annuale e dal 1943 al 1946 stampa trimestrale con copertina rinnovata, ma uguale per ogni numero; nel 1947 stampa annuale ancora in bianco e nero; nel 1948 stampa bimestrale e per la prima volta a due colori con copertine diverse per ogni numero; dal 1952 stampa trimestrale e dal 1981 copertine di ogni numero a colori.

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1917-2017:Un secolo di comunicazione Cavanis

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Il nuovo anno costituisce una tappa importante per la comunità Cavanis. Infatti, con il 2017 la comunicazione della famiglia Cavanis taglia il traguardo dei suoi primi cento anni: un vero record per una pubblicazione come la nostra. Gli inizi sono stati “pionieristici”. Eravamo nel pieno della Grande Guerra e Venezia era molto prossima alla prima linea, quella del Piave. Allora, il primo numero di un notiziario, chiamato “il nostro foglietto”, cominciò la sua pubblicazione riservata alla famiglia Cavanis di Venezia e di Possagno. Molta strada è stata fatta da allora. Ottant’anni fa il notiziario ha cambiato nome in “Charitas”, un titolo che si eleva dalla genericità iniziale e che finì per raggiungere tutte le case Cavanis in Italia e all’estero. Sono passati cento anni da quel primo embrione di notiziario

Cavanis. Molte cose sono accadute e molti sono stati coloro che si sono avvicendati nella sua redazione, padri e laici, allievi ed ex-allievi. Essi, con grande pazienza e discreta determinazione, si sono prodigati a trasmetterci e a farci praticare i valori cristiani e caritativi che hanno improntato l’istituzione delle Scuole di Carità e il carisma che contraddistingue le attività di apostolato Cavanis in quattro continenti. Varie volte il Charitas ha cambiato veste editoriale, ma lo spirito che lo contraddistingue rimane sempre il medesimo. Il nostro obiettivo è di continuare a migliorare questo servizio alla grande ed articolata famiglia Cavanis: congregazione, scuole e parrocchie. Ci sentiamo particolarmente privilegiati di aver potuto attingere dall’esempio e dalle parole di chi ci ha preceduto in questo delicato compito quel prezioso bagaglio culturale e quel continuo insegnamento che, come la parabola dei talenti ci insegna, sta a noi ora proteggere, sviluppare e trasmettere. La comunicazione è un veicolo privilegiato di comunione. Senza di essa non ci sarebbe stata la diffusione del Vangelo, della Buona Notizia che ha mutato la sorte dell’umanità. La nostra fede è frutto della trasmissione di quella notizia, la Notizia per eccellenza diffusa da uomini che si sono rivelati efficaci operatori della comunicazione. Con il nostro servizio intendiamo raggiungere l’obiettivo di consentire la più ampia informazione sull’attività dell’Istituto Cavanis in tutte le sue forme per l’utilità comune, dando spazio e voce alle numerose realtà in cui si articola la diversificata attività dei Cavanis, non solo in Italia. Con l’aiuto del Signore, coordineremo i nostri sforzi per dare ai lettori del Charitas la possibilità di vedere nel loro periodico il simbolo di una condivisa e consapevole appartenenza. Un grazie di cuore a tutti coloro che si sono impegnati, anche in quest’anno, per rendere più utile e più bello il nostro notiziario. Continuando nel suo lavoro con questi sentimenti, la Redazione del Charitas augura a tutti coloro che a vario titolo appartengono alla grande famiglia Cavanis un anno di operoso impegno ricco di soddisfazioni.

Maurizio Del Maschio - Direttore

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Terminato l’anno del Giubileo Straordinario della Misericordia voluto da papa Francesco, penso che sia opportuna una riflessione, per non perdere la ricchezza di grazie che il Signore ha seminato in quest’anno nei nostri cuori e nella nostra Congregazione. Domenica 20 novembre è stata chiusa la Porta santa, ma resta sempre aperta la porta della carità attraverso la quale entriamo e usciamo per lasciarci amare da Cristo e per portare ai fratelli l’amore di Cristo.Nella Bolla di indizione del Giubileo della Misericordia papa Francesco ha scritto: «Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di Misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio! A tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo della Misericordia come segno del Regno di Dio già presente in mezzo a noi» (Misericordiæ vultus, 5).Credo che il S. Padre abbia compreso che non ci può essere rinnovamento nella Chiesa e vera evangelizzazione senza prima evangelizzare la nostra idea di Dio; soltanto quando, guidati da Gesù e dal suo Spirito, ci impregniamo della Misericordia di Dio, possiamo essere nel mondo riflesso di questa Misericordia. Come dice nella Evangelii Gaudium, «la nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito amore» (EG 265).

1. Riscopriamo la nostra vera identità: siamo figli di un Padre misericordioso.

Nel nostro cammino ci siamo incontrati con persone, religiosi e laici, che ci hanno trasmesso gioia ed entusiasmo, persone che erano riflesso della Misericordia di Dio. Sono questi i santi di casa nostra, perché i santi non sono altro che peccatori che si sono lasciati lavorare dalla Misericordia divina. Ma ci imbattiamo anche in persone divise, che respirano attraverso le ferite, che non hanno sperimentato a fondo che Dio è misericordioso con loro e, pertanto, non riescono ad avere compassione verso gli altri. Le ferite provengono da esperienze negative vissute in passato, da conflitti comunitari non risolti, da problemi con i Superiori, da fallimenti personali, da maldicenze e calunnie, da eccesso di lavoro, ecc.

Spesso queste ferite non si sono mai cicatrizzate perché non sono state curate con il vino e l’olio della Misericordia, ma con l’aceto della disciplina, dell’indifferenza o del vittimismo. Pertanto la vera sfida è sperimentare la Misericordia di Dio che ci cura e ci aiuta a vivere la nostra identità di figli di Dio.

Coscienti che siamo peccatori, siamo tutti chiamati a vivere l’esperienza di un Dio che ci viene incontro

e che si rallegra perché quelli che erano morti sono tornati in vita e quelli che erano perduti sono stati ritrovati (cf. Lc 15,32). L’esperienza della Misericordia è l’unica che può curare tutte le ferite e restituirci la gioia di vivere. Chi ha preso coscienza della sua vera identità sarà accompagnato dai sentimenti propri di un figlio: dignità, pace, gioia, fiducia... San Paolo esprime questa esperienza con molta intensità: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Niente potrà separarci dall’amore di Dio, manifestato in Cristo Gesù» (Rm 8, 35-36).

Papa Francesco, parlando delle parabole del Capitolo 15 di Luca, nelle quali si narra questa esperienza di essere stati raggiunti dalla Misericordia di Dio, scrive: «In queste parabole, Dio viene sempre presentato come colmo di gioia, soprattutto quando perdona. In esse troviamo il nucleo del Vangelo e della nostra fede, perché la Misericordia è presentata come la forza che tutto vince, che riempie il cuore di amore e che consola con il perdono».

La nostra vera identità ci viene sempre ricordata e rivelata dalla Parola di Dio che deve diventarci familiare, perché ogni giorno ci nutriamo di questa Parola e ci sentiamo da essa accolti: “Tu sei mio figlio molto amato”. In questo senso il Giubileo della Misericordia ci ha invitato ad entrare profondamente nella dinamica della Parola come casa e scuola della

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EDITORIALE

A margine della conclusionedel Giubileo… riflessioni e nuovo impegno

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Misericordia. L’accoglienza quotidiana della Parola (ISTITUTO CAVANIS, Costituzioni e Norme 16/e) è la migliore medicina per curare le nostre ferite.

Trasformati dalla Misericordia, forti della nostra identità e dignità di figli di Dio Padre che ci ama con amore eterno, potremo rispondere con entusiasmo ai cinque inviti che papa Francesco ha proposto nella sua Lettera ai Consacrati e alla Chiesa, del 21 novembre 2014: essere testimoni di gioia – dove ci sono i religiosi c’è la gioia – sperimentando e dimostrando che Dio è capace di colmare i nostri cuori e farci felici; essere profeti che svegliano il mondo perché la caratteristica della Vita religiosa è la profezia; essere esperti in comunione in un mondo frammentato; uscire da noi stessi per andare alle periferie esistenziali: persone che hanno perso la speranza, famiglie in difficoltà, bambini abbandonati, giovani senza alcun futuro, ricchi pieni di beni materiali e con il cuore vuoto, uomini e donne in cerca del senso della vita, con sete di Dio...; interrogarci su ciò che Dio e l’umanità di oggi ci chiede.

2. La vita comunitaria. Fratelli e discepoli nella schola amoris (Scuole di Carità)

La vita in comunità è una sfida e una preoccupazione in questo tempo di individualismo sfrenato. Il documento del Dicastero dei Religiosi La vita Fraterna in comunità, pubblicato il 2 febbraio 1994, così si esprimeva: «la comunità diventa una “Schola Amoris”, per giovani e

adulti. Una scuola ove si impara ad amare Dio, ad amare i fratelli e le sorelle con cui si vive, ad amare l’umanità bisognosa della Misericordia di Dio e della solidarietà fraterna» (VFC 25).

Talora le nostre comunità non sono sempre scholæ amoris o oasi di Misericordia, nonostante siano animate da questo ideale. Quando Papa Francesco ha enunciato le 15 malattie presenti nella Curia romana (22.12.2014), invitava a esaminare anche le nostre comunità. Ricordo brevemente queste malattie: (1) “il sentirsi immortale o indispensabile”, (2) “l’eccessiva operosità”, (3) “l’impietrimento mentale e spirituale”, (4) l’eccessiva pianificazione, (5) il cattivo coordinamento che trasforma una squadra in “un’orchestra che produce chiasso”, (6) “l’Alzheimer spirituale”, (7) la rivalità e la vanagloria, (8) la schizofrenia esistenziale che porta a vivere una doppia vita, (9) le chiacchiere e i pettegolezzi che arrivano a un vero e proprio “terrorismo” delle parole, (10) il carrierismo, (11) l’indifferenza verso i colleghi che priva della solidarietà e del calore umano e che anzi fa gioire delle difficoltà altrui, (12) la faccia funerea di chi è duro e arrogante e non sa che cosa siano l’umorismo e l’autoironia, (13) il desiderio di accumulare ricchezze, (14) i circoli chiusi, (15) l’esibizionismo. Dobbiamo essere umili e riconoscere che anche da noi, talora, ci sono persone che non si parlano, persone condizionate da vecchi pregiudizi, persone individualiste che compiono sì il loro lavoro, ma sono incapaci di aprirsi alla missione condivisa, persone pessimiste che seminano disanimo, persone che antepongono l’agenda personale agli impegni di comunità ecc. La Misericordia di Dio, che ci aiuta a riconoscerci figli del Padre, ricrea anche la nostra condizione di fratelli. In realtà, il bello della vocazione consacrata è che si tratta sempre di una con-vocazione. Siamo chiamati come comunità di discepoli che condividono la vita e la missione di Gesù. Questa grazia si trasforma in impegno che, considerando la nostra fragilità, si potrà realizzare soltanto con il balsamo della Misericordia. Non dimentichiamo che siamo famiglia-scuola di carità, e che la Vita comunitaria è trattata nel Primo capitolo del Diritto proprio dell’Istituto Cavanis. E questo perché è una priorità ed è la caratteristica principale della Vita consacrata; pertanto, con la comunione fraterna radicata e fondata nella Carità, siamo chiamati ad essere esempio di riconciliazione universale in Cristo (cfr. Cost. 10). L’amore fa vivere l’anima; ascolto, dialogo e consolazione ne curano le ferite. P. Jorge Mario Bergoglio, quando era Superiore provinciale, affermava che i Superiori devono essere fattore di unità in tutto il corpo della Congregazione, non solo in una sua parte, avendo a cuore la reputazione di ciascuno, correggendo con coraggio e chiarezza chi attenta alla buona fama della Congregazione. “Chi non ha cura del buon nome della Congregazione significa che non ha capito il valore di un corpo ecclesiale e il sacrificio che comporta accettare di essere membro e non un individuo, accettare di essere seminatore di buona semente di unità” – diceva.

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3. La nostra missione: rivelare l’amore misericordioso del Padre.

Il logo e il motto dell’Anno Giubilare rimarranno impressi nella nostra mente e nel nostro cuore per orientare i nostri atteggiamenti e la nostra missione. Nel motto Misericordiosi come il Padre ci viene proposto di vivere la Misericordia sull’esempio del Padre che chiede di non giudicare e di non condannare, ma di perdonare e di donare amore e perdono senza misura. Il logo mostra Gesù che si carica sulle spalle l’uomo smarrito, recuperando un’immagine molto cara alla Chiesa antica, perché indica l’amore di Cristo che porta a compimento il mistero della sua incarnazione con la redenzione. Il disegno è stato realizzato in modo tale da far emergere che il Buon Pastore tocca in profondità la carne dell’uomo, e lo fa con amore tale da cambiargli la vita.

Nella sequela Christi siamo chiamati ad essere agenti e portatori di Misericordia nel mondo attuale. Ce lo ricorda il S. Padre che nella Bolla di indizione del Giubileo diceva: «ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l’olio della consolazione, fasciarle con la Misericordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta. Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiriamoli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell’amicizia e della fraternità. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo» (MV 15).

Gesù per spiegare l’azione del buon Samaritano, usa otto verbi: “Lo vide, n’ebbe compassione, gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, le curò con olio e vino, lo caricò sopra il suo giumento, lo portò a una locanda, si prese cura di lui”. E poss iamo aggiungere anche: pagò i l conto all’albergatore.

Il samaritano compassionevole rappresenta i nostri santi Padri Fondatori con tutti i santi e le tante persone consacrate che hanno fatto della Misericordia il loro programma di vita. Basterebbe prendere sul serio ciascuno di questi verbi per concretizzare questo programma. Io mi limito a quattro di questi:

- Vedere. C’è un tipo di vita religiosa che vede solo quello che viene filtrato dai mezzi di comunicazione e che si considera dalla propria “zona di conforto”. Ci si chiude nel proprio mondo e non si percepiscono le realtà sofferte delle persone. E sappiamo che quello che non si vede, non esiste: occhio non vede, cuore non duole. Domandiamoci: quali realtà sofferte del nostro mondo non stiamo vedendo, perché siamo troppo occupati nelle nostre cose? Al tempo dei Fondatori c’erano molti giovani che vagavano oziosi per le calli di Venezia, ma solo i nostri Padri hanno saputo vedere.

- Sentire compassione. Nel vangelo di Marco si dice che quando Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore (Mc 6,34). Questa compassione, che si riferisce al movimento interno delle viscere, è un’espressione concreta della Misericordia. Con gli occhi vediamo, con il cuore sentiamo. Come possiamo superare la durezza del cuore che alle volte può caratterizzare un tipo di vita anestetizzata? P. Antonio e P. Marco Cavanis hanno sentito compassione per tanta povera gioventù dispersa.

- Farsi vicini. Il Giubileo della Misericordia ci ha chiamati a una vita di vicinanza, di distanze corte, di prossimità, che non si limita solo a certi valori spirituali, ma che si complica la vita, entrando in relazione stretta con le persone, soprattutto con quelle alle quali nessuno si avvicina. La vicinanza ci fa vulnerabili, ma è proprio in questa vulnerabilità dove ci raggiunge la Misericordia che ci trasforma in strumenti di Misericordia per gli altri. P. Antonio e P. Marco volgendo lo sguardo a Dio, Padre Provvidente e Misericordioso, si sono presi cura di giovani e ragazzi, facendo ciascuno la sua parte e puntando l’attenzione sull’essenziale del Vangelo: in Gesù, la Misericordia fatta carne, rende visibile il grande mistero dell’Amore trinitario di Dio.

- Curare le ferite con olio e vino. Mi sembra questa una bella espressione simbolica con la quale papa Francesco ha voluto presentarci, con parole e azioni, le opere di Misericordia corporali e spirituali. Quello che abbiamo imparato nel vecchio catechismo non è qualcosa che è passato di moda nella società del benessere. Sono espressioni di necessità umane che devono essere affrontate con l’olio e il vino della Misericordia. P. Antonio e P. Marco Cavanis, con la medicina della Misericordia, senza tanti proclami, senza atteggiamenti populisti, senza protagonismi, ma con dedizione compassionevole verso bambini e giovani, con fiducia incondizionata nella Provvidenza, hanno curato la gioventù e la gente di Venezia del loro tempo.

Concludendo auguro che continui a risuonare nel nostro cuore il canto dell’Anno giubilare: Misericordias Domini in æternum cantabo ... ci ricorderà che siamo figli di un Padre misericordioso, che dobbiamo amarci come fratelli con viscere di Misericordia e che dobbiamo uscire dalla nostra confort zone, «complicandoci la vita», per andare incontro alle necessità dei fratelli.Chiediamo alla Madre delle Scuole di Carità che rivolga a noi i suoi occhi misericordiosi, che ci prenda sotto la sua protezione per essere sempre misericordiosi come il Padre nel quale crediamo, come il Figlio che seguiamo, come lo Spirito che infiamma i nostri cuori con la Carità.Il mio più cordiale saluto e augurio a tutte le nostre Lettrici e ai nostri Lettori!

P. Piero Fietta - Preposito Generale

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Al microfono si sono alternati esperti relatori che hanno tracciato un quadro esaustivo del contesto in cui hanno operato il Pavoni e con lui i tanti fondatori e fondatrici di congregazioni religiose attive nell’800. Ne è emerso uno spaccato della vita religiosa a tratti in competizione con la società civile. Incaricato dal P. Preposito, ha partecipato al convegno tra i dodici oratori anche P. Giuseppe Leonardi, che ha lumeggiato la vita e l’opera dei PP. Antonio e Marco Cavanis, e ha messo in risalto che essi avevano intrattenuto una lunga e fruttuosa amicizia con il nuovo santo. In particolare P. Marco, nei suoi viaggi verso Milano e Torino, era stato ospite otto volte nel convento del Pavoni e della sua comunità, sempre accolto con straordinaria gentilezza e con vero affetto. La relazione di P. Leonardi è stata una delle due che hanno provocato applausi a scena aperta, in particolare quando egli ha letto una parte della bellissima lettera che P. Marco aveva inviato al Santo Lodovico Pavoni, in occasione dell’erezione canonica della sua congregazione, nel 1847: “In questo lietissimo avvenimento tutto ridonda di spirituale allegrezza; le passate tribolazioni si convertono in gioia, il presente rallegra nel veder l’Opera pia piena ormai di vigore e di vita, e l’avvenire s’inoltra nell’aspetto il più consolante, poiché una Istituzion religiosa posta fin dal suo nascere sotto gli augusti auspicj della Gran Madre Maria, debbe attendersi fermamente sempre maggior floridezza e dilatazione. Farò dunque con tuon giulivo il fausto presagio dicendo a di lei giusto conforto: Perge iter inceptum, felix faustumque futurum est, sub tanti exortum Nominis auspiciis.”

L’antica abitazione dei Pavoniani a Brescia, ove fu ospite P. Marco.

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Da sinistra: G. Grasselli, G. Leonardi, P. Dal Toso, F. De Giorgi, G. Rocca.

San Lodovico Pavoni

Il 16 ottobre 2016 Lodovico Pavoni (1784-1849) è stato canonizzato a Roma. Per mesi i suoi figli spirituali, i Figli di Maria Immacolata, meglio conosciuti come Pavoniani, si sono preparati all’evento che suggella il cammino spirituale e di vita attiva compiuto da uno di quei “Giganti della Chiesa” di cui tanto ha bisogno tuttora il mondo. Pavoni aveva intuito, che l’educazione dei giovani era l’urgenza maggiore del suo mondo. Ultima tappa compiuta dai Pavoniani in preparazione alla canonizzazione del loro Fondatore è stato il convegno “I santi sociali della Lombardia e del Veneto nell’800 e l’esperienza di Lodovico Pavoni” tenutosi a Brescia presso l’auditorium di San Barnaba, sabato 8 ottobre.

STORIE DI SANTITÀ

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La Giornata Mondiale della Gioventù di quest’anno ha avuto luogo a Cracovia, in Polonia, la città amata di San Giovanni Paolo II, fondatore delle GMG, durante il Giubileo Straordinario della Misericordia. Ho partecipato per la prima volta: da lunedì 25 luglio a domenica 31 luglio 2016. È stato per me un pellegrinaggio indimenticabile. Mi ha fatto molto piacere il viaggio con il pullman, anche se è stato faticoso. Siamo passati dall’Austria e poi dalla Repubblica Ceca. Durante il viaggio mi veniva in testa l’immagine che sarebbe stato un incontro spettacolare e divertente. Una volta arrivato mi sono reso conto di una stupenda ricchezza spirituale, tale che ha cambiato il mio sguardo e il mio parere sulle GMG. Eravamo accolti nelle diverse famiglie della parrocchia. Ci hanno ospitato confortevolmente.Ogni giorno abbiamo potuto visitare alcuni luoghi storici di questa GMG. Già il primo giorno, martedì pomeriggio, abbiamo visitato il museo di Auschwitz-Birkenau, famigerato ex campo nazista di concentramento e di sterminio. Si tratta di un luogo in cui sono stati assassinati milioni di ebrei, Polacchi, prigionieri di guerra sovietici, e non solo! Ne sono stato profondamente colpito fino a sentire tutta la cattiveria dell’essere umano, pur “creato a immagine e alla somiglianza di Dio”. Questa visita mi ha aiutato non solo ad acquisire conoscenza sul passato, ma a vivere un’esperienza singolare: è stata l’occasione per entrare in una profonda meditazione. Mi sono fatto molte domande, ma tutte sono rimaste senza umana risposta. Da quel momento tutto è cambiato dentro di me. Poi è iniziato un vero e proprio pellegrinaggio spirituale. Tra i luoghi visitati possiamo indicare: il Santuario della Divina Misericordia; la Basilica della Divina Misericordia; il Santuario di Papa San Giovanni Paolo II; il Parco di Blonia; il Campus Misericordiæ... Il programma giornaliero sembrava molto stretto. Ogni mattina uscivamo di casa per tornare solo a notte fonda. Abbiamo avuto tre giorni di Catechesi guidata dagli alcuni Vescovi e Cardinali. Giovedì c’è stata la cerimonia d’accoglienza del Santo Padre; venerdì abbiamo fatto la Via crucis; sabato la Veglia di Preghiera con il Santo Padre, nel corso della quale ha rivolto parole forti per noi giovani, invitandoci a lottare per il nostro futuro, a difendere la nostra libertà e a lasciare un’impronta nella vita.

Viva la Giornata Mondiale della Gioventù 2016!

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GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

Con Papa Francescoa Cracovia

Incontro dei giovani di tutto il mondo

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25-31 luglio 2016. Per una settimana, Cracovia è diventata veramente il centro della Chiesa, il suo cuore vivo e giovane, piena di ragazzi che hanno risposto con coraggio all’invito che Gesù ha fatto di rimanere con Lui. Una città piccola e talmente piena che era impossibile non farsi contagiare e toccare dal clima di fraternità, ma soprattutto da una gioia esplosiva che sembrava incontenibile tra le mura della città. La mia GMG è il caldo della messa, la pioggia come fedele compagna di viaggio, le risate, le lacrime, la stanchezza, la sveglia presto e le notti sempre un po’ troppo corte, i canti, i colori delle bandiere, tanta (tantissima) strada a piedi, le mani incrociate, sfiorate, strette e sostenute, i colori dell’alba e il regalo di un tramonto, una signora di ottant’anni che accogliendoci ci ha fatto respirare aria di casa e famiglia, i sorrisi, gli sguardi, l’Amicizia. La mia GMG sono state le continue domande di papa Francesco, di quelle che ti costringono a fermarti, che continuamente chiedevano una risposta in prima persona, un invito a mettersi in movimento, a non “stare sul divano e guardare la vita dagli angoli”… e che difficilmente si potevano ignorare.La mia GMG è stata esperienza di una Fede condivisa, come le tante luci che si sono accese durante la veglia e le mani strette nel padre Nostro.È stata esperienza dell’Incontro. “Cerco il Tuo volto che mi cerca”. Quante volte Ti sei fatto incontrare e Ti sei reso vicino, nella fatica, nella stanchezza e nella gioia. È stata l’incontro-scontro con Zaccheo nella Messa conclusiva: «Scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» (v. 5). “Scendi subito, perché oggi devo fermarmi con te. Aprimi la porta del tuo cuore”. Quell’invito, che come ci ha ricordato il Papa, è rivolto oggi a ognuno di noi: “Oggi devo fermarmi a casa tua. Quell’invito, ripetuto, comincia oggi e continua domani, a casa, perché è lì che Gesù vuole incontrarti d’ora in poi.”.La mia GMG è stata esperienza del silenzio, quello nel Santuario della Divina Misericordia e quello (assoluto) della veglia, che ancora dopo tre Gmg mi commuove ed emoziona. Silenzio che rende viva una Presenza. Silenzio che fa vibrare il cuore nell’esperienza autentica di un abbraccio misericordioso. E un invito ulteriore, fatto ad ognuno di noi. L’invito a sperimentare la gioia e a diffonderla. “E quella gioia che gratuitamente avete ricevuto da Dio, per favore, gratuitamente donatela, perché tanti la attendono! E la attendono da voi!”. Una gioia che arriva dal coraggio di sognare, e di sognare in grande. “Il Signore benedica i vostri sogni” sono le parole che trattengo nel cuore come dono speciale. E allora “… che gioia sia, e che sia piena!”.Grazie. Grazie!

Giulia Marletta

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CRONACA DI ROMA

A Roma si festeggia il Cavanis Birth-Day!Settant’anni e non sentirli! Quella festeggiata domenica 29 maggio presso l’Istituto Cavanis di Roma è stata una festa di compleanno davvero memorabile: al centro delle celebrazioni non c’erano solo i settant’anni di “presenza Cavanis” nella capitale. C’erano anche i sessant’anni di sacerdozio di padre Diego Dogliani e i cinquant’anni di vita sacerdotale di padre Remo Morosin, vere colonne portanti della “storia Cavanis” in via Casilina 600. I due sacerdoti hanno dato il via ai festeggiamenti, presiedendo la messa domenicale presso la chiesa dei S.S. Pietro e Marcellino, attorniati

dall’affetto dei padri, dei parrocchiani, degli alunni “Cavanis” e dei loro genitori e docenti. Al termine della celebrazione eucaristica, la festa si è trasferita nell’ampio giardino dell’Istituto Cavanis, dove il giorno precedente si erano radunati i professori, con alcuni genitori e studenti, per montare tendoni e pagode, e preparare sedie e tavolini per l’evento tanto atteso. Una mostra “en plein-air” di disegni e fotografie, effettuati dagli alunni delle scuole medie inferiori e del liceo scientifico, accoglieva i visitatori calando letteralmente dall’alto: merito dell’abile lavoro ingegneristico del

professore di arte Davide Luca, ideatore di questa ambiziosa iniziativa artistica. La seconda fase della festa si è aperta con tre “sfide agonistiche”: la gara di torte, vinta dalla cuoca-docente di italiano Silvia Di Lembo; la pesca di beneficienza, organizzata dalla famiglia Modesti; la finalissima di calcetto a cinque tra i ragazzi del quarto anno di liceo e i “ragazzi” del team-docenti “Cavanis”, per la cronaca finita 10 a 7… Al termine delle partite, atleti e spettatori si sono radunati per il pranzo comunitario, preparato da alcuni genitori, a base di porchetta, ali di pollo, wurstel e patatine fritte. Al pranzo è seguito il concerto degli alunni della scuola media, radunati nell’aula magna in un coro diretto dal professore di musica, il maestro Massimo Munari. Il concerto, inaugurato dalle canzoni del nostro cantante-chitarrista Jacopo Tarchi, alunno del terzo anno di liceo, ha avuto una parentesi danzante con un balletto realizzato dagli stessi giovani coristi, ben guidati dalle ragazze del quarto anno di liceo. Alla fine dello spettacolo, la preside prof.ssa Maria Grazia Pitaro e il rettore padre Giuseppe Moni hanno voluto ringraziare i presenti, per aver partecipato all’evento. Ai saluti finali si sono aggiunti anche alcuni ex-allievi “Cavanis”, classe 1948-1949, che non hanno fatto mancare il loro supporto al “Cavanis Day 2016”. La festa si è conclusa con le elezioni del nuovo logo “Cavanis”, che verrà adottato il prossimo anno scolastico: per commemorare il traguardo storico di settant’anni di “storia Cavanis” a Roma!

Giovanni Paolo Cantoni - Docente

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L’11 settembre scorso è stato per la comunità di S. Angelo in Campo (LU) una domenica di grande festa. Padre Diego Dogliani, nato e cresciuto nella nostra parrocchia, ha compiuto 60 anni di sacerdozio e ha per l’occasione celebrato la S. Messa alla stessa mensa della chiesa di S. Michele arcangelo in S. Angelo in Campo, dove 60 anni fa celebrò la sua S. Messa novella.Davanti al maestoso altare maggiore di pregevole fattura tardo-barocca romana, si sono trovati a concelebrare con padre Diego altri quattro presbiteri, tutti come lui appartenenti alla Comunità Religiosa Cavanis. Tra questi quattro uno era padre Giuseppe, fratello minore dello stesso padre Diego.La chiesa era piena di fedeli contenti di partecipare alla Messa e a quell’evento straordinario.Le parole di saluto e di amore di padre Diego hanno toccato i cuori di tutti i presenti ed in certi momenti la commozione collettiva era davvero palpabile.

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Padre Diego Dogliani 60 anni di sacerdozio

Mentre il fratello, padre Giuseppe, che è missionario in Brasile, è sempre riuscito in questi anni a trovare le occasioni per tornare ogni tanto a S. Angelo ed incontrare gli amici parrocchiani, padre Diego, che si trova a Roma presso l’Istituto Cavanis dove insegna, ha preferito evitare la frequenza dei contatti diretti, anche se sappiamo -e lui stesso ce lo ha pubblicamente confermato- che è sempre stato molto vicino alla sua chiesa ed ai suoi compaesani col cuore e con la preghiera.S. Angelo ama questi due fratelli che hanno dedicato la loro vita a Dio e si sente a loro vicino in ogni momento, ovunque essi si trovino.Con gli occhi un po’ arrossati i santangiolesi hanno applaudito ed abbracciato quel prete che festeggiava il suo 60° anno di sacerdozio, diventato -come lui afferma- un po’ fragile nella propria struttura corporea, ma rimasto ancora esageratamente fresco nel suo animo e sempre capace di provare lui

e far provare agli altri emozioni forti ed entusiasmi giovanili.Questa terra di S. Angelo in Campo, che ha fruttato nei secoli tante vocazioni e ha donato alla Chiesa tanti sacerdoti, è orgogliosa di annoverare ancora tre preti santangiolesi, fra cui i due fratelli padre Diego e padre Giuseppe.

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Al termine di quest’anno pastorale vorrei ringraziare Dio e la comunità. Dio perché c i ha fa t to fare un cammino sulla strada delle 10 Parole (o comandamenti), nutrendo il nostro vissuto della sua grazia e della sua forza. Cammino che si è concretizzato nel percorso di formazione dei catechisti del nostro decanato, cui hanno preso parte tutte le nostre catechiste e le nostre mamme che hanno deciso di aiutarci a portare la buona parola ai più piccoli. Abbiamo avuto in questa prima parte dell’anno molti battesimi e meno funerali. Questo ci fa ben sperare nel ringiovanimento della comunità e quindi nella presenza di giovani nuove famiglie che sulla scia della Tradizione possano continuare il lavoro del seminatore. Voglio continuare a ringraziare Dio per la presenza di fedeli durante le messe domenicali e nei sacramenti dati ai nostri ragazzi dell’iniziazione cristiana nello scorso mese di aprile. È vero però che la semina della Parola non sempre cade su un buon terreno pronto ad accogliere il Signore, un terreno non sempre capace prima o poi di ricevere quella gran quantità di

semenza che Dio elargisce attraverso la testimonianza e la fede di ognuno di noi. Invece ringrazio la comunità per come si è impegnata nel portare avanti i diversi servizi con cui si fa fronte alle diverse necessità umane, caritative, pastorali che ci hanno impegnato e continuano ad assorbirci in questi ultimi mesi. Penso alla festa patronale, al pellegrinaggio giubilare alla Sacra Famiglia di Cesano Boscone e a quello di Roma. Quest’anno la festa di S. Antonio si è arricchita di novità sia per quanto riguarda l’animazione, nella sua distinzione temporale, sia nella massiccia partecipazione della gente del nostro quartiere e non solo. Ringrazio tutti coloro che ci hanno messo anima, cuore, mente e braccia. Le cose belle ci possono essere solo se scopriamo e viviamo il valore della condivisione di vita e di progetti che ci aiutano ad uscire dai nostri egoismi per mostrare tutto il buono che c’è in noi. Le difficoltà non sono mancate, come tra l’altro non mancheranno mai, ma esse sono solo la possibilità di aiutarci a trovare insieme e personalmente risposte di crescita e confronto senza mai scadere

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CRONACA DI CORSICO

in prevaricazioni e divisioni. La gioia dei nostri 300 ragazzi dell’oratorio estivo è talmente tanta che tra poco dovremo aprire l’oratorio non solo di giorno ma anche di notte, data la loro felicità di stare qui assieme, e con i giovani animatori e adulti che li stanno guidando nel cammino dell’Esodo del popolo d’Israele. Spero che la solidarietà di questa comunità ci spinga sempre più verso Gesù, perché dove c’è carità e amore lì c’è Dio. Sono davvero fortunato di avere fratelli e sorelle che gareggiano nella ricerca del bene del prossimo, specie di quello più bisognoso, e nell’attenzione ai più piccoli; attenzione e stile trasmesso dai nostri fondatori Cavanis e dalla fondatrice delle nostre suore. Spero che le persone in difficoltà non scordino che possono sempre far riferimento al gran cuore di ciascuno di noi e della parrocchia, perché solo insieme possiamo affrontare le insidie della vita. E allora per non perderci continuiamo a pregare gli uni per gli altri e Dio ci farà vicini gli uni agli altri.

P. Ciro Sicignano

Anima, cuore, mente e braccia

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Pellegrinaggio a Roma

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9 maggio 2016 ore 5.00. Piove, gli sguardi dei 71 partecipanti sono assonnati in attesa di partire per Roma. Un pullman a due piani enorme ci porta verso la capitale. Arriviamo presso la chiesa dei SS. Marcellino e Pietro dove ci accolgono p. Moni, p. Edmilson e p. Fietta. Dopo la messa, divisi in 3 gruppi, visitiamo le catacombe, le terze per grandezza a Roma e aperte da due anni. È un’esperienza unica, condotti da un’esperta guida ci addentriamo in cunicoli infiniti e tra mosaici ben conservati. Il giorno seguente inizia il vero pellegrinaggio con il passaggio dalla Porta Santa di S. Pietro e accensione del cero che porteremo a Corsico. Una grande emozione, la messa celebrata da p. Ottavio e p. Mario sulla tomba di san Giovanni XXIII! Sempre divisi in 3 gruppi, accompagnati da 3 bravissime guide che ci hanno assistito durante il soggiorno a Roma, ci siamo tuffati nei Musei Vaticani e alla fine nella Cappella Sistina, che però abbiamo visto a volo d’uccello a causa dell’affluenza spropositata. Quanto abbiamo visto mi ha fatto pensare alle immense ricchezze di opere d’arte che possediamo e che non tutti possono vedere. Siamo passati attraverso le porte sante di Santa Maria Maggiore, San

Giovanni in Laterano e San Paolo fuori le mura, ed abbiamo visitato la chiesa di San Pietro in Vincoli. In tutte queste basiliche le opere d’arte dei nostri migliori artisti hanno reso la visita indimenticabile. Il Mosè di Michelangelo mi ha dato l’impressione di essere... “piccolo” di fronte alla bellezza dei suoi particolari.Ma il giorno più emozionante è stato mercoledì, quando ci siamo recati in S. Pietro per l’udienza con il Papa. Anche se lo abbiamo visto passare vicino a noi con la papamobile, è stato sufficiente per capire quanto tiene alle persone, soprattutto ai bambini. La sua benedizione, veloce, fatta durante il passaggio in piazza, mi ha dato forza per andare avanti anche nelle difficoltà quotidiane. Quest’uomo ispira serenità, gioia per le piccole cose, sensibilità: ha voluto che i malati presenti in piazza fossero portati nell’aula Paolo VI perché minacciava pioggia!Purtroppo il tempo non ci è stato amico durante la visita ai castelli romani e poco abbiamo potuto vedere di Castel

Gandolfo e del lago di Albano; però la cena nel ristorante di Ariccia è valsa la pena!Una serata particolare l’ho vissuta al Foro Traiano, dove è stato proiettato un filmato “targato” Piero Angela che mi ha riportato con immagini, suoni nella Roma antica. Sembrava di essere lì quando Nerone ha incendiato Roma, o durante il terremoto che ha distrutto la città.Orvieto, poi, ci ha accolto con la gara dei fiori. Tutta la città era decorata con fiori e anche nelle chiese si trovavano dei disegni riguardanti temi religiosi fatti con i petali di fiori. Non tutti noi sono scesi nel pozzo di S. Patrizio… 248 gradini in discesa e altrettanti in salita. Pensavo di non riuscire a vedere di nuovo il sole…Un ringraziamento a Paola e Giuliano che hanno organizzato questa settimana in maniera egregia e, come ha detto p. Mario, “tutto è andato bene, non abbiamo perso nessuno”.

Ornella Pizzati Persuati

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charitas100 anni di comunicazione

Molte volte ci capita di avere dei dubbi e degli interrogativi o qualche cosa della quale non siamo perfettamente a conoscenza e oggi abbiamo tutti i mezzi per facilitare la nostra ricerca ed avere in tempo reale la soluzione; infatti attraverso gli interrogativi che poniamo con i nostri telefonini, tablet e computer in internet abbiamo spesso le nostre risposte. Ci stiamo abituando, da un periodo in cui le notizie arrivavano attraverso la carta stampata, ad un modo nuovo di venire a conoscenza delle cose. La domanda che ci facciamo è se ciò che viene stampato sarà ancora veramente utile. È una domanda che ci poniamo anche

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per il Charitas, il Bollettino Trimestrale della Congregazione delle Scuole di Carità. Non è importante la risposta, ma interessante la constatazione: soffermandoci sui primi 100 anni di comunicazione che attraverso il Charitas sono arrivati nelle nostre case, alle famiglie dei nostri alunni, agli amici dell’istituto ed agli ex-allievi, in Archivio Generale dove sono conservate tutte le copie, si scoprono veramente tante notizie che non sarebbero arrivate a noi se non ci fosse stato questo mezzo di comunicazione. Nell’Archivio Generale di Congregazione, presso la Casa Madre di Venezia, sono

diligentemente conservate le copie di tutti i numeri usciti in questi 100 anni. Parlano con semplicità della storia della Congregazione, degli avvenimenti principali delle Comunità e delle opere Cavanis, senza avere un carattere giornalistico, ma un carattere informativo molto preciso di ciò che è accaduto in questi 100 anni; a buon diritto quindi il Charitas sicuramente occupa un ruolo importante nella storia della Congregazione. Bello è sfogliarlo attraverso i decenni, con le sue evoluzioni anche grafiche, dove il bianco e il nero, i caratteri tipografici semplici e vari, le foto senza una buona risoluzione, accompagnano il tempo

che scorre…; cambia nel tempo la dimensione, cambia il numero delle pagine, ma sempre rimane la semplicità di una comunicazione spontanea delle cose che stanno accadendo nelle case dell’Istituto Cavanis. L’inizio della pubblicazione porta il nome de “Il Nostro Foglietto” ed esce il primo gennaio del 1917. Inizialmente è l’organo informativo della Congregazione Mariana, che non parla solamente dei suoi associati e dei suoi avvenimenti, ma inizia a parlare delle case della Congregazione che in quell’anno erano solamente Venezia e Possagno. Dalla Congregazione Mariana, il 2 maggio nel 1802, dalla Cappella del Crocifisso, dove ora riposano le spoglie di P. Antonio e P. Marco, è partita l’opera educativa voluta dai Padri Fondatori, e possiamo dire che dalla stessa Congregazione Mariana è nato il nostro Charitas. In questi cento anni tante persone hanno lavorato perché la pubblicazione potesse uscire, nel tempo sono passati vari Direttori e collaboratori, è mutata l’impostazione tipografica,

1917

Domine, miserere nostri: te enim espectavimus:esto brachium nostrum in mane, et salus nostra

in tempore tribulationis1

1 Gennaio –Lunedì – Oratorio festivo. – Alle 11½ pel popolo Ben.[edizione ] Solenne con discorsetto del P. Fr. Saverio Zanon (anche jeri).Alle 18½ Rosario, poi la Pia Pratica dell’estrazione dei Santi Protettori

dell’anno per la sola Comunità.Oggi fu distribuito fra i Figli di Maria il I° N° del loro giornaletto “Il nostro foglietto”, organo della Congregazione Mariana di Venezia e di Possagno.

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ma nella sostanza i l Charitas è rimasto sempre organo di informazione della Congregazione. Sono sempre state rispettate anche le normative burocratiche dell’editoria e sempre il Charitas è stato coerente con i principi della Chiesa e della libertà. Sono cambiate le tipografie (sei) che lo hanno stampato passando da una stampa manuale ad una stampa informatizzata. Si è sempre adeguato alle normative e alle leggi sulla stampa periodica con l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti del Direttore e con l’iscrizione nell’anno 1953 nel Registro delle Persone giuridiche presso il Tribunale di Venezia (Cancelleria Volontaria Giurisdizione) al numero 139. È sempre stato spedito per posta o consegnato alle famiglie degli alunni e agli ex allievi. È stato richiesto, nel tempo, un contributo alle persone interessate attraverso un simbolico abbonamento che non copre le spese che sono sostenute dalle Case della Congregazione e attualmente

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anche dalla Delegazione Italia-Romania. Il primo gennaio 2017 vogliamo ricordare i 100 anni del Charitas ripercorrendo con le copertine decennali il tempo che è passato. Vogliamo fare un regalo anche al Charitas per il suo centesimo compleanno: tutti i numeri saranno scannerizzati e usufruibili attraverso il sito di Congregazione. Sarà così un piccolo patrimonio che non rimane negli Archivi Generali della Congregazione, ma avrà la possibilità di essere consultato e visto da tutti. La pubblicazione continuerà con la stampa trimestrale. Il ricordo va a tutti i Padri e i collaboratori che hanno lavorato in questi anni, il grazie va a tutti coloro che hanno dato il loro contributo nella stesura di articoli e nell’invio di foto e a quanti lo hanno sostenuto e lo sostengono economicamente. Buon centenario… CHARITAS!

P. Gigi Pennacchi, Superiore Delegato It-Roe la Redazione per il 2017

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I FONDATORI

Alcune grazie ricevute per intercessione di P. Marco e P. Antonio Cavanis riportate dal Charitas nelle varie annualità e poi raccolte dalla Postulazione per la publicazione nell’anno 2003 del volume:

“I VENERABILI SERVI DI DIOP. ANTONIO E P. MARCO CAVANIS

Grazie ricevute per la loro intercessioneFama di Santità e Devozione”

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Cavanis Summer CampGrande successo anche quest’anno del Cavanis Summer Camp organizzato dal 13 giugno al 29 luglio; complessivamente più di un centinaio di bambini dell’età compresa tra i sei e gli undici anni, frequentanti la nostra scuola ma anche provenienti da altre scuole del territorio, hanno avuto modo di sperimentare la bellezza dello stare assieme, del gioco (organizzato o libero), di meravigliose uscite all’acropark, in piscina, al centro Don Paolo Chiavacci di Crespano, al parco acquatico.Da segnalare la “Notte del coraggio”, cui hanno partecipato quasi trenta bambini... con piscina, giochi, festa con cena, sacco a pelo e colazione: una notte indimenticabile, soprattutto per gli animatori che hanno dormito con i bambini, visto che i più mattinieri hanno dato la sveglia alle 5.30. Quest’anno inoltre il Cavanis Summer camp si è arricchito con l’interessante proposta della settimana dell’English Camp durante la quale i bambini hanno avuto modo di “immergersi” nella lingua inglese attraverso giochi, scenette, film, letture e molto altro. Grande la soddisfazione da parte dei bambini e delle famiglie; insomma, una scuola Cavanis a servizio del territorio, non si ferma neppure… d’estate.

Roberto Panazzolo - Docente

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CRONACA DI POSSAGNO

Un camposcuola da “sogno”, un’estate indimenticabileÈ un ritornello che si sono sentite ripetere le famiglie dei ragazzi che hanno partecipato al Camposcuola Cavanis 2016: è stata un’esperienza entusiasmante, sana, giovane e piacevole. Quarantuno ragazzi della scuola secondaria di primo grado guidati da tre professori delle medie - Arianna Parise, Ettore Codemo, Gloria Isma - e da p. Pietro Benacchio, coadiuvati da quattro animatori della scuola superiore, hanno vissuto la loro esperienza a Cesuna di Roana, vicino ad Asiago. Sono stati ospiti dal 25 al 30 giugno nella casa di accoglienza Villa Tabor, immersi nella natura e hanno vissuto straordinari momenti di amicizia, giochi, escursioni e riflessioni sul tema del campo “I sogni”, molto importanti per la loro crescita umana e spirituale. Nell’ultima giornata i ragazzi sono stati coinvolti nella preparazione a squadre dello spettacolo serale “Cavanis ’s got talent” con la realizzazione di tre prove: ballo, canto e recitazione. Nel pomeriggio, a seguito di un momento di riflessione e preparazione, hanno avuto luogo le Confessioni celebrate dai Padri Pietro e Giuseppe Francescon, che ha raggiunto Villa Tabor nel primo pomeriggio con il Preside Ivo Cunial. A seguire giochi d’acqua per tutti! L’avventura di quest’anno è stata innovativa, non soltanto per la diversa location, ma anche perché è stata effettuata in autogestione e tutti, ragazzi compresi, hanno collaborato nel preparare, lavare i piatti e pulire gli spazi comuni. Ha partecipato all’esperienza, come cuoca, Giuseppina, che anche da pensionata continua a dare il suo prezioso contributo per alcune attività organizzate dalla Scuola, coadiuvata dalla Professoressa Martinello e dalla piccola Maria.

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Matematica spensierataGiovedì 25 e venerdì 26 agosto dodici ragazzi che f r equen t e r anno l a t e r za med ia e l a prima superiore si sono trovati all’Istituto Cavanis pe r t r a sco r re re due mattinate in compagnia, allegria e divertimento c on l a ma t ema t i ca . Quest’iniziativa è stata promossa dal Dipartimento

di Matematica del nostro Istituto ed è stata chiamata “Matematica spensierata” proprio per farci scoprire che la matematica non parla solo di numeri e non è sempre così noiosa o difficile come sembra! È stata un’ esperienza positiva in quanto ci siamo confrontati con altri ragazzi che provenivano da scuole diverse, uniti però dal gioco dei calcoli e dalle prove di logica (risoluzione di sudoku, torri di hanoi, tangram...). Assieme alle prof.sse Tonin, Isma, Perizzolo e Bello abbiamo potuto capire che la matematica non è solo calcolo ma anche un modo per formare nuove amicizie, affrontare nuove sfide, mettere alla prova l’intuito e la creatività. Arrivederci alla prossima esperienza.

Paolo Tittotto - Studente Seconda Media

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Nutriamiamoci al Cavanisdi PossagnoL’Istituto Cavanis di Possagno ha proposto la seconda edizione del progetto “Nutriamiamoci” prevedendo nei mesi di settembre e ottobre 2016 due incontri rivolti agli allievi dell’Istituto, alle loro famiglie e alla popolazione locale.Il primo incontro del progetto si è svolto nella Sala Teatro della nostra scuola, martedì 20 settembre, con l’intento di far conoscere e promuovere la scelta biologica della mensa della scuola. Come ha sottolineato in quest’occasione il nostro Preside, Ivo Cunial, la scelta non è stata dettata dalla moda dal momento ma da un’esigenza che sempre più le famiglie chiedono: la scuola si vuole occupare anche di formare ed educare a una corretta alimentazione, tema fondamentale per la vita futura dei nostri ragazzi. Erano presenti al primo incontro anche la cuoca Heidi Brun e la maestra Federica Toscan che, praticando già in altre realtà la cucina biologica, hanno permesso di toccare alcuni aspetti pratici. Il moderatore della serata, il naturopata e fiduciario Slow Food Alpe Madre MMG Loris De Martin, ha presentato la tematica del biologico mettendo in primo piano fin da subito l’importanza di una tale scelta senza tralasciare gli aspetti critici. Ospite di eccellenza la Vicepresidente di Slow Food Italia Cinzia Scaffidi.Nel secondo incontro, tenutosi martedì 4 ottobre, Michela Trevisan (biologa nutrizionista) e Laura Faggian (biologa ed esperta cuoca) hanno ribadito l’importanza dei legumi, di alimenti integrali e di una dieta variegata, illustrando all’assemblea ricette facili, sane e gustose per genitori che lavorano. Gli incontri hanno riscosso un ottimo successo. L’iniziativa è stata attuata grazie all’impegno di un gruppo straordinario di genitori: tra gli sponsor che hanno reso possibile la serata GASolo, Slow Food Alpe Madre-MMG, Frontiere, Farmacia di Castelcucco, AEquilibra, gestiAlpestri. Un ringraziamento particolare va allo staff della mensa Cavanis, guidato dal cuoco Franco Bernardi, che avrà l’onere e l’onore di realizzare il progetto.

Classe capovolta al Cavanis di Possagno:il progetto “Cavanis online”Da quest’anno il Cavanis sperimenta il “flipped teaching” (“insegnamento capovolto”), un metodo didattico che mira a uscire dalla tradizionale lezione frontale in classe e ad adeguare l’insegnamento alle esigenze e ai ritmi di apprendimento degli allievi. Come funziona nel concreto? Ad esempio, nella “classe capovolta” gli studenti hanno accesso permanente a materiali che possono consultare da casa quante volte vogliono per prepararsi alla lezione: l’attività didattica da semplice trasmissione dei contenuti si trasforma poi in chiarimento e approfondimento di quanto preparato a casa. “Cavanis Online” è appunto il progetto con cui la scuola ha avviato la registrazione di alcuni video: lezioni introduttive, esercizi, analisi di testi, sintesi… tutti materiali cui gli studenti delle future “classi rovesciate” potranno avere accesso libero

e illimitato. Finora hanno aderito al progetto (che potrebbe avere il suo battesimo a BassanOrienta del prossimo novembre 2016) le materie di Storia, Filosofia, Italiano, Latino, Matematica, Tecnologia, Informatica. Novità nella novità: gli studenti delle superiori partecipano alla registrazione, al montaggio, al caricamento dei file.

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CRONACA DI VENEZIA

Martedì 25 ottobre tutti gli alunni della scuola comprensiva (Primaria, Secondaria di I° grado e Licei) accompagnati dai loro insegnanti e dai genitori si sono recati in pellegrinaggio alla Basilica di San Marco in occasione del Giubileo della Misericordia. I ragazzi hanno attraversato la Porta Santa e partecipato alla S. Messa presieduta dal Patriarca Francesco Moraglia; hanno concelebrato i Padri: Pierluigi Pennacchi, Superiore Delegato, Fabio Sandri, Rettore della Casa di Venezia, Giuseppe Leonardi, Vicario e Joao Da Cunha. Nell’omelia il Patriarca ha sottolineato l’importanza della Misericordia e di come essa diventi tratto distintivo del buon cristiano. Se Dio è giusto e misericordioso anche noi dobbiamo esercitare giustizia e misericordia.

Pellegrinaggio alla Basilicadi San Marco

Giovedì 3 novembre 2016 alle ore 15.00 nella chiesa di S. Agnese si è tenuto il concerto dei Beacon Voices. È ormai il terzo anno che la nostra scuola ospita questo prestigioso coro inglese che ha proposto agli alunni della scuola primaria e della scuola media un repertorio di canti della tradizione anglosassone ma anche brani di musica d’autore.

Beacon Voices

Gli alunni di due classi del liceo Classico e Scientifico sono stati i protagonisti di una visita didattica della straordinaria Basilica di S. Maria Gloriosa dei Frari. Accompagnati dalla Prof.ssa Martina Galuppo docente di Storia dell'arte e da Padre Giuseppe Leonardi, i ragazzi hanno avuto modo di apprendere e conoscere una tra le più belle e ricche chiese del patrimonio artistico veneziano. Grazie a una fantastica giornata di sole, la passeggiata per raggiungere la meta si è svolta nella più completa spensieratezza ammirando i bellissimi scorci che si offrono tra le strette calli e canali di Venezia. Arrivati di fronte alla magnifica Basilica, i professori hanno illustrato la storia del complesso francescano, parlando della sua evoluzione nel corso dei secoli. All’interno della chiesa, i ragazzi sono stati rapiti da un ambiente grande e riccamente decorato da opere artistiche di valore inestimabile, tali da rendere la basilica un vero e proprio museo sacro. La spiegazione ha consentito di approfondire e capire le varie opere, appartenenti a secoli e stili diversissimi tra loro: dall’Assunta di Tiziano, vera padrona di casa, con le sue braccia aperte dall’alto dell’altare maggiore, al magnifico Trittico del Bellini, senza trascurare gli altari barocchi e i vari monumenti funebri a Canova, Tiziano e al Doge Pesaro. Si possono capire molte cose visitando il luogo per cui un’opera è stata commissionata, dettagli che sicuramente non vengono colti in una piccola immagine in un libro di testo. Anche i colori arrivano agli occhi in maniera più vivida, brillante, stagliandosi incontrastati nella tela. Avere la possibilità di uscire dalla scuola per seguire una lezione un po’ diversa e saggiare la storia, il panorama, l’arte che vi è intorno, è senz’altro un’opportunità da cogliere al volo e, nei limiti del possibile, da ripetere, complice il fatto che l’istituto è nel centro storico di una delle più belle città d’Italia: Venezia.

Sara Rossetto - Studentessa

Arte, storia e cultura, esplorandoil complesso dei Frari

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Grande festa per la seconda edizione del Ballo studentesco di fine anno dell’Istituto Cavanis di Venezia, che ha avuto luogo grazie alla concessione dei Padri Cavanis che da due anni a questa parte mettono a disposizione gli spazi interni ed esterni del complesso. L’organizzazione dell’evento è stata gestita dalla prof.ssa Cristina Pappalardo che si è avvalsa dell’aiuto di alcuni studenti del liceo. “Black and White” il tema scelto. Nella sua elegante semplicità, un vero colpo d’occhio: l’unico dresscode ammesso naturalmente, prevedeva abiti a scelta tra il bianco e il nero. La serata ha avuto inizio con il saluto del Preside, Prof. Claudio Callegaro, seguita dalla presentazione del programma e da una serie di ringraziamenti. Gli studenti hanno poi assistito alle premiazioni del Torneo di calcetto d’Istituto: prima classificata la classe Quinta A, seconda qualificata la Seconda A, tra gli applausi dei presenti. A seguire, il buffet e l’apertura delle danze. Un sentito ringraziamento è rivolto ai padri Cavanis per aver concesso questa opportunità e alla prof.ssa Pappalardo per la disponibilità e l’impegno con i quali si è dedicata all’organizzazione della festa, che ormai sta diventando un appuntamento irrinunciabile per trascorrere, dopo un anno di intensa attività scolastica, qualche ora di svago tutti insieme, alunni e professori.

Beatrice Pandiani e Martina Torresin - Studentesse

Il ballo studentesco sta diventando una tradizione

Quinte della Primaria e Prima e Seconda media

Con l’uscita didattica, attraverso l’esposizione e i laboratori dedicati alle loro diverse età e conoscenze, gli studenti hanno potuto esplorare l’affascinante legame tra un tema a loro caro. L’esposizione dà voce al dialogo tra scienze (fisica, chimica, anatomia e fisiologia, alimentazione, tecnologia, psicologia), cultura e società che ruotano attorno alle varie discipline sportive. I ragazzi, guidati dagli operatori, hanno avuto a disposizione postazioni interattive per svolgere esperimenti e giochi apprezzando come lo sport metta in campo abilità fisiche ma anche mentali e riflettendo sulla sua importanza per la salute fisica e psicologica e per l’educazione alla socialità e il benessere di ogni persona.

Claudia Schiavon - Docente

Visite e laboratori mirati alla mostra “Scienza e Sport” a Montebelluna

Terza media e classi prima liceo

Le classi si sono recate a Montebelluna al Museo della Scienza, per visitare la mostra sullo sport e partecipare ad un laboratorio sui materiali sportivi. Le sale erano allestite in modo che i ragazzi potessero interagire con le varie situazioni proposte e sperimentare come si muove il nostro corpo; il laboratorio invece ha proposto un lavoro a gruppi sulla conoscenza e sperimentazione dei nuovi materiali che la tecnologia utilizza per rendere più sicura e confortevole la pratica delle varie discipline, ma anche per cercare di migliorare sempre più le prestazioni.

Raffaella Drigani - Docente

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24 Charitas 2016 n. 3/4

Ci siamo svegliati sotto un cielo nuvoloso ed un forte vento che agitava la laguna e le sue isole, ma non ci siamo fatti intimorire... San Servolo ci aspettava per le nostre prime Panathliadi! Sfilata, come alle Olimpiadi, tutte le scuole con le magliette colorate, discorso di inaugurazione, proclama dei diritti del giovane sportivo, accensione del tripode... e finalmente, sotto il sole che cominciava a fare capolino tra le nuvole, i giochi sono iniziati. Calcio, pallacanestro, tennis, bocce, vortex, golf orienteering, staffetta, rugby, remoergometro; pausa pranzo con dimostrazione e prova di rianimazione; corsa nei sacchi e tiro alla fune per concludere. Le 16 scuole del veneziano, con 20 alunni ciascuna, si sono sfidate tra risate e mille emozioni. Alla fine è stato proclamato il vincitore, ma tutti gli altri... secondi a pari merito.

Raffaella Drigani - Docente

Cavanis alle Panathliadi

Capitanati dalle prof. Alessandra Rudatis e Stefania Marzolla, noi ragazzi già della 1a e della 2a liceo classico e scientifico, abbiamo intrapreso una gita alla volta di Ravenna. Ci siamo ritrovati presso il Tronchetto, dove ci aspettava il pullman che ci avrebbe portati a destinazione. Tra partite di carte e canzoni di gruppo, il tempo è volato e due ore dopo siamo arrivati. Abbiamo fatto un breve giro per la città, con lo sguardo basso incuriositi dalle vetrine dei negozi e subito dopo con il naso in su per osservare i colorati mosaici dei cartelli con i nomi delle vie. Il nostro percorso è iniziato al Battistero degli Ariani, per poi proseguire alla Piazza del Popolo, visitando la tomba di Dante, il mausoleo di Galla Placidia, la chiesa di San Vitale, la chiesa di Sant’Apollinare Nuovo e infine il Battistero Neoniano. È stata un bella esperienza anche per chi aveva già visitato Ravenna, ma è stato anche un modo per permettere a studenti di classi diverse di passare una giornata tutti insieme. Che bella esperienza!

Matilde Vianello - Studentessa

Ricordando… RavennaPer il secondo anno consecutivo si è ripetuta l’esperienza del coding nella scuola primaria. Il termine coding potrebbe essere tradotto con la parola programmazione; in sostanza l’attività di coding consente di scrivere una sequenza di istruzioni da far eseguire a un dispositivo elettronico, sia esso un computer, uno smartphone o un tablet; in questo modo i bambini possono avere un’idea, da sviluppare e approfondire nei successivi anni di scuola, dei procedimenti e degli strumenti che stanno alla base delle applicazioni informatiche di cui sono solo fruitori. Durante le ore dedicate all’informatica nella scuola primaria, i bambini sono stati guidati a realizzare piccole animazioni e giochi. L’ambiente di programmazione utilizzato è SCRATCH, un software sviluppato presso il MIT Media Lab. Nell’ambiente SCRATCH le istruzioni sono rappresentate da dei mattoncini che possono essere attaccati uno all’altro per formare il programma.

Andrea Stradella - Docente

CODING all’istituto Cavanis di Venezia

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Festa della famigliae premiazione alunni

Charitas 2016 n. 3/4

Le scadenze tra avvenimenti e tempi di pubblicazione non sempre coincidono e per questo, pur ormai alla partenza del nuovo anno scolastico 2016/17, vogliamo condividere l’avvenimento di chiusura dell’anno scolastico 2016, tanto atteso ogni anno dal nostro CFP Cavanis di Chioggia. La festa di maggio è ormai da consolidata tradizione la “Festa delle famiglie”. È il trovarsi della “Scuola Famiglia” nella sua componente di alunni, insegnanti e genitori, con cordialità e semplicità in un clima festoso di chi si riconosce, per condividere un traguardo assieme progettato e con impegno e fatica raggiunto. Per questo il clima è sempre di gioia: gioia nel preparare, gioia nell’incontrarsi, gioia nel celebrare, gioia nel condividere. La preghiera eucaristica di ringraziamento è stata vissuta nella consapevolezza che il dirci “grazie” parte proprio dalla sua origine che è “La Grazia”, dono gratuito di Dio. Noi Cavanis poi l’aiuto lo chiediamo e aspettiamo dalle mani di colei che è “La piena di Grazia”, la nostra “Regina e Madre delle Scuole di Carità”. La presenza del Padre Delegato, P. Pierluigi Pennacchi, del Sindaco

di Chioggia e delle numerose autorità civili hanno sottolineato l’importanza e il riconoscimento di tutto il lavoro educativo svolto nell’Istituto che diventa speranza di buon futuro per i giovani che le famiglie ci affidano e che accogliamo ormai da più di sessant’anni. Gli alunni nelle loro diversificate divise di lavoro hanno dato l’immagine visibile dell’impegno e della speranza di un domani di lavoro e impegno sociale. I premi e gli attestati di merito consegnati agli alunni, specie quelli dell’ultimo anno, sono stati accompagnati da una suggestiva danza e dalla canzone “A modo tuo” di Elisa. Il ritornello dice: “Sarà difficile...”. Sì, ragazzi e ragazze, forza e coraggio! Alle volte sarà anche difficile, ma è anche tanto bella la promessa di vita che vi è posta davanti! Quando queste pagine saranno pubblicate saremo già in piena attività scolastica, per cui arrivi a tutti, alunni, insegnanti e genitori il mio augurio di un nuovo buon cammino sulla strada di una buona vita.

P. Luigi Bellin

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CRONACA DI CHIOGGIA

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“Chiamò a sé quelli che volle” (Mc 3, 13-19)

Questo brano di San Marco non è solo l’istituzione dei Dodici discepoli chiamati apostoli, ma è anche l’annuncio della futura Chiesa.L’evangelista Marco sta trasmettendo un po’ di quella fierezza che i Dodici hanno provato quel giorno. Fierezza e timore insieme. Potremmo quasi dire stupore. Il Signore sceglie quelli che vuole con sé, al di là di qualsiasi pressione sociale, ad agire in nome suo.Essi rispondono ad una chiamata, ricevono un nuovo nome e sono istituiti da Gesù stesso come i suoi compagni. Chiamò a sé ... Chi sente il suo nome si mette al suo fianco e la gioia la si legge direttamente nel volto dei chiamati. È lui, Gesù, il protagonista. Ciò che stupisce è il fatto che lui chiama a sé, e chiama chi vuole. Decide lui chi scegliere.Quante domande sorgono in noi! Chi vuole, Gesù? Perché chiama quelli? E gli altri? “Chiama a sé” perché vuole che qualcuno rimanga con lui, che partecipi della sua vita; la sua vita comunica vita, da vita a vita. Il Vangelo è la possibilità di diventare amico di Gesù, di entrare in comunione con la sua vita, di fare esperienza di lui.“... Quelli che volle”: le persone scelte, sono gente comune, senza particolari qualifiche straordinarie; non risulta che abbia chiamato le persone pie, esperte in Sacra Scrittura, potenti, belle, intelligenti, dolci o irresistibili, il suo amore gratuito. Egli ha visto nel loro cuore qualcosa di speciale. Essi volevano veramente conoscere Cristo, e anche se non capivano subito – l’amore di Dio è più forte delle nostre comprensioni – il loro desiderio di verità, di giustizia e di amore ha fatto superare loro tante paure, tanti dubbi e tante difficoltà. Si può dire di sì, se vivi questo stupore! Si può dire di sì se non ti fermi alla tua risposta, ma alla sua bella e misteriosa chiamata!Essere con Gesù significa conoscenza della verità che libera, intimità dell’amore che appaga. Lo specifico dei chiamati non è un’adesione intellettuale alla dottrina di un maestro, ma è la comunione di vita con Gesù. Si sta con lui “con gli orecchi per ascoltare la sua parola, con gli occhi per vedere il suo volto; con i piedi per seguirlo nella sua stessa via; con le mani per toccarlo e per avere piena comunione con lui nella carità e nel servizio”. Dallo stare

con Gesù, nasce la missione. I Dodici dovranno infatti, in forza di questo legame con Gesù, diventare missionari per annunciare il Regno, condividendo con Gesù il potere sugli spiriti immondi.Allora diventa un’esigenza il farsi missionari di questo incontro che ci ha cambiato, dire a tutti che c’è qualcosa di nuovo, che c’è un amore che riguarda e risana tutti e per davvero. Ci scopriamo missionari, cristiani anche al di là dei muri delle nostre chiese. Missionari, inviati, sono chiamati ad essere testimoni, a gridare, con la parola e con la vita, che in Lui abbiamo trovato grazia e misericordia, perché anche altri possano trovare in Lui le medesime realtà e così aprirsi a cammini di conversione e, a loro volta, di annuncio.Mi sento missionario, testimone e annunciatore dell’amore di Dio nella mia casa, nella scuola, nel lavoro, con gli amici? Annuncio Gesù con la mia vita o vivo, talvolta, la paura o la vergogna di appartenere a Lui?È importante per noi sapere che è sempre Lui che chiama e sceglie. È bello osservare come la scelta dei Dodici avviene dopo una lunga notte in preghiera; infatti, solo all’alba chiama i discepoli e comunica loro la sua decisione. È quello che dovremmo fare noi; pregare e chiedere al buon Dio il suo parere prima di prendere qualsiasi decisione importante. Una delle cose più belle che ci possono capitare è entrare in un posto o in un gruppo di persone in cui ci sentiamo attesi, in cui ci possiamo sentire a casa.La missione apostolica è portare Cristo agli altri. Rendiamo grazie al Signore per il suo sguardo di speranza e di misericordia per ognuno di noi, per il dono del suo spirito che ci mantiene in comunione con Lui. Chiediamo al buon Dio di rafforzare la nostra fede perché gli altri, vedendoci, possano dire: Ecco, quello è un vero discepolo! Chiediamogli di aiutarci ad imitare i Dodici.Il Maestro chiama chi vuole e i chiamati devono restare con Lui per poi essere inviati in missione. La vita cristiana è una chiamata a sostare con Lui, a conoscerlo, a sperimentare la sua presenza. E non importa se non ci sentiamo degni, fedeli, sufficientemente santi. Vieni anche tu? Il Signore ti aspetta! Vieni, vedi e poi decidi se stare. Gesù è un tipo che lascia liberi. Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! (1Cor 9, 24).

“O Gesù, ... riempi del tuo Santo Spirito i chiamati, perché credendo alla tua parola siano fedeli operai nella tua vigna. Fa’ che apprezzando il dono della vocazione sacerdotale e religiosa collaboriamo generosamente con la preghiera e il sacrificio. Cuore di Gesù, dona santità e perseveranza a coloro che hai chiamato”.(da La Nostra Preghiera: Preghiera quotidiana Cavanis, n.1)

Héritier Bwene - Religioso Cavanis

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STUDENTATO

Siamo i chiamati

dellamisericordia

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Ordinazione diaconale di Clément Boke

Charitas 2016 n. 3/4

«Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome». Questo ritornello del Magnificat della Beata Vergine Maria esprime bene la gioia che è nella nostra Congregazione in questo momento. Infatti, domenica 25 settembre 2016 il nostro confratello Clément Boke è stato ordinato Diacono dall’Arcivescovo Mons. Giuseppe Mani (emerito di Cagliari). La celebrazione si è compiuta, qui a Roma, nella Chiesa parrocchiale dei Santi Marcellino e Pietro. La Messa era ricca di simboli significativi, con la partecipazione dei Padri Cavanis – il Rev.mo P. Preposito e il Delegato per l’Italia in primis – e tanti altri sacerdoti che sono venuti accompagnare il nostro nuovo Diacono. Dopo l’omelia, Clément si è presentato davanti al vescovo che lo ha interrogato circa la sua libera volontà di essere

ordinato Diacono. Poi è seguita la promessa di obbedienza al Vescovo e al Superiore legittimo. Durante il canto delle litanie dei Santi, un momento suggestivo e commovente, Clément si è prostrato a terra in segno di umiltà e di totale affidamento a Dio. Alla fine del Rito il Vescovo ha consegnato a Clément il libro dei Vangeli dicendo: “Ricevi il Vangelo di Cristo del quale sei diventato l’annunziatore: credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni”.Il Signore quindi, attraverso questa consacrazione, ha detto a Clément: «Vai anche tu nella mia vigna e ti darò ciò che è giusto». L’«Eccomi» di Clément, è stato la risposta a questa chiamata del Signore, caratterizzata dai momenti centrali del Rito dell’Ordinazione diaconale: l’imposizione delle mani da parte del Vescovo e la Preghiera di Consacrazione. Nella sua omelia, il Vescovo ha ricordato che il Diacono è colui chi è al servizio della Parola, della mensa e dei poveri; e questo servizio lo è per tutta la vita. Il grembiule, portato all’Offertorio, questo ha voluto significare! In quanto

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Diacono quindi, Clément avrà, come ci ricorda il Concilio Vaticano II, il compito di amministrare il Battesimo, distribuire l’Eucaristia, assistere e benedire il Matrimonio, portare il Viatico ai moribondi, proclamare il Vangelo ai fedeli, presiedere al Culto e alla Preghiera dei fedeli.Ha fatto seguito, dopo la celebrazione, la festosa àgape fraterna in Istituto; questa ha dato l’opportunità ai confratelli e agli amici di stringersi attorno al nuovo Diacono per esprimere la loro gioia per il cammino che Clément ha intrapreso. Ringraziamo tutti di cuore il Signore e la Madonna, per questo dono alla Congregazione e alla Chiesa, e preghiamo Lei perché custodisca il nostro confratello Clément in una vita di servizio.

Emmanuel Kifuti KieseSeminarista Religioso

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Annunciare il Vangelo è questione di cuore, di passione. Lo sottolinea la nuova Lettera della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica: ai consacrati e alle consacrate testimoni del Vangelo tra le genti. La Lettera, dopo le tre precedenti: Rallegratevi, Scrutate, Contemplate, ricorda che il cuore dei consacrati dovrebbe avere per sua natura una dimensione essenzialmente in uscita, cioè r ivolta agli al tr i . Per loro vocazione, essi sono gli specialisti della missione, dell’annuncio di Cristo al prossimo, identificato con ogni uomo e ogni donna che incontrano quotidianamente sulla loro strada. Sono chiamati a non passare oltre con indifferenza, ma a interessarsi a lui, alle sue necessità e alle sue attese. Per questo atteggiamento di apertura agli altri sono i primi ad essere, secondo l’espressione molto cara a Papa Francesco, “in uscita”, sempre pronti a cambiare mentalità, a compiere una conversione. Francesco, come aveva fatto nella Evangelii Gaudium, chiede con forza nuovo slancio, coraggio che non indietreggia di fronte alle difficoltà, tenacia nel compiere la missione che Dio ha affidato a ogni consacrato. In particolare, vuole anche da noi Cavanis, che ritroviamo il carisma delle origini, dei Padri Antonio e Marco, vuole che le nostre comunità siano sempre più simili alla primitiva Chiesa, quella degli apostoli. La vita consacrata è chiamata a svolgere la sua missione «fuori della porta e lungo il fiume», a essere presente nelle «situazioni di miseria e di oppressione, di dubbio e di sconforto, di paura e di solitudine, manifestando che la tenerezza di Dio non ha limiti».Tutto ciò richiede energie, preghiera, sacrificio e fermezza, perché la “periferia” non resti solo una parola astratta, ma sia una realtà quotidiana in cui verificare in ogni momento la propria vocazione. Cristo vuole che i consacrati vadano oltre, senza paura, perché la Parola giunga ai confini della terra. Si tratta di trovare nuove modalità per camminare con i poveri, i più bisognosi, accompagnandoli nella loro quotidianità: «Stare in periferia aiuta a vedere e capire

meglio». Guardando il mondo dalle periferie si trova infatti il coraggio di affrontare nuove sfide, sperimentando soluzioni e logiche diverse. È più facile svegliare il mondo se si è abituati alle periferie, qualunque esse siano, perché facilitano l’atteggiamento a rivolgersi a destinatari non scelti in base a considerazioni di comodo, ma su criteri dettati dalla compassione e dall’ardire. Una scelta dettata non da una

moda o fervore passeggero, ma che diventa autentica forma di vita, perché: «servire i poveri è atto di evangelizzazione» (san Gregorio Magno). La fami l ia r i tà con i poveri è sempre stata la caratteristica di ogni nuovo inizio e riforma. Senza dimenticare che le periferie non sono solo un luogo fisico, ma anche una situazione morale, di disagio, culturale e sociale: “Cristo è la

grande tunica dei sacerdoti” (San Giovanni XXIII).Si contribuisce alla felicità di altre persone proprio nella misura in cui si è personalmente felici nel vivere la missione. Per annunciare il Vangelo, specialmente al cuore e alla mente dei giovani, è necessario che il missionario metta insieme, in se stesso, mente e cuore, per testimoniare che ci sono scelte di valori che vanno fatte prima di quelle materiali; che c’è bisogno di imparare e riflettere prima di fare, altrimenti è solo fumo, è solo scena. Il missionario è chiamato a testimoniare che molte delle abitudini quotidiane possono essere abbandonate per servire di più il prossimo e per guadagnare in freschezza e umanità. Gli afflitti, coloro che piangevano, gli esclusi, fecero a Gesù cambiare abitudini, tradizioni e piani di viaggio; così lui ha mostrato che si può vivere libertà, misericordia e felicità, anche nella contraddizione, nella persecuzione, nella sofferenza, nel disprezzo, nella derisione, nell’incomprensione e nel rifiuto. Nel suo ministero, Gesù non ha strumentalizzato il bisogno altrui per sentirsi giustificato o necessario; non ha scaricato sugli altri le colpe per le ingiustizie subite, cercando capri espiatori, non ha vissuto come soffocante e umiliante la vicinanza degli oppressi e degli umiliati.

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AMICIZIA LONTANA

Anno santo della misericordiaOttobre mese missionariotestimoni del vangelo tra le genti

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Charitas 2016 n. 3/4 29

A.L. AMICIZIA LONTANA ONLUSc/o Parrocchia S. Antonio di PadovaPiazza Giovanni XXIII, 3 - 20094 CORSICO (MI) tel. 02.440.98.70Iscritta all’Anagrafe Unica delle Onlus tenuta dall’Agenzia delle Entrate

C.F. 97155030154

Conto corrente postale n° 32384208IBAN: IT 91 Z 08386 33030 000000 460659Donazioni online: www.amicizialontana.orge.mail [email protected]

Notizie da Macomia

L’arrivo in Mozambico di Padre Benjamin con le Suore, un amico della comunità,il Diac. Clement, il laico Valmir Garcia

e il P. Preposito.

Siamo arrivati a Macomia (Mozambico) sabato 15 ottobre nella parrocchia missionaria San Giovanni Bosco. Fanno parte della parrocchia altre 28 comunità/villaggi sparsi nel grande territorio. Alcune di queste comunità/villaggi sono molto lontane, per arrivarci ci sono strade sterrate difficili da percorrere anche in macchina. Vedremo se sarà possibile visitare tutte le comunità entro l’anno. La maggior parte delle persone della parrocchia non parlano portoghese e nemmeno lo capiscono. Parlano i loro dialetti e le loro lingue. Per comunicare bisognerà imparare quanto prima a parlare qualcuna delle loro lingue. Il portoghese lo conoscono solamente quelli che hanno frequentato la scuola e sono pochi. Nelle celebrazioni usiamo la lingua portoghese, ma sono poche le persone che rispondono alla Messa. Si calcola che il 95% della popolazione della nostra parrocchia non ha frequentato la scuola, la gente è poverissima ma gioiosa e accogliente. In ogni celebrazione ci vuole qualcuno che traduca quello che si dice in portoghese nella loro lingua locale. Le letture si fanno sempre in 2 o 3 lingue e così pure l’omelia. L’eucaristia è portata nelle varie comunità da alcune persone di fiducia, ma con poca formazione. Venerdì 21 ottobre abbiamo partecipato ad un incontro a 120 km da Macomia. C’era anche il Vescovo della nostra diocesi di Pemba. Si sta organizzando la catechesi a livello diocesano. La diocesi ha solo 12 sacerdoti diocesani; gli altri sono missionari che vengono da altri paesi, come noi che veniamo dal Congo e Valmir dal Brasile. Nella regione dove si trova la nostra parrocchia è accentuata la presenza mussulmana tra la popolazione.Abbiamo iniziato i lavori per sistemare la cisterna per avere l’acqua in casa, acqua piovana. Ma per ora non ci siamo riusciti. La cisterna ha molte perdite. Speriamo di riuscirci prima dell’arrivo di P. Manoel Rosa dal Congo, nostro superiore Delegato.

Padre Benjamin, diacono Clement e il laico catechista Valmir

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Capita spesso che le cose improvvisate risultino essere le più azzeccate! Proprio questo è accaduto a Villa San Giuseppe - Bosentino (TN) - la “casa vacanze” delle Suore Cavanis. Siamo un gruppo di Porcari (LU), composto prevalentemente da cinquantenni le cui famiglie sono “cresciute insieme”; nel corso degli anni abbiamo avuto modo di condividere molte esperienze di vita organizzando incontri e giornate a tema. In queste giornate era fondamentale lo stare insieme per divertirsi, per confrontarsi, per crescere e per pregare. Ogni periodo aveva le sue peculiarità: ci frequentavamo da ragazzi, abbiamo continuato a frequentarci da fidanzati, ci siamo persi e ritrovati, abbiamo coinvolto nelle nostre iniziative anche i figli che man mano la Divina Provvidenza ci ha voluto donare, e alcuni di noi sono orgogliosi di sentirsi già chiamare nonno. Da diversi anni ci piace trascorrere i giorni a cavallo della Festa dell’Assunta in qualche “buen retiro” sulle nostre Alpi. Quest’anno però, quando è arrivato il momento di decidere dove trascorrere le giornate ferragostane, ci siamo resi conto che era difficile trovare la “casa vacanze” giusta, quella che soddisfacesse tutte le nostre esigenze. Naturalmente le nostre non erano esigenze misurabili con le stelle poste sulla porta di ingresso, noi cercavamo una struttura che ci permettesse di “condividere cristianamente” la festività dell’Assunta e nello stesso tempo ci offrisse la possibilità di “condividere umanamente” uno spensierato divertimento e relax.Fu allora che una “ex-bambina” facente parte del nostro gruppo, si ricordò di qualche decennio fa, quando partecipava ai campi estivi organizzati dalle Suore Cavanis a Bosentino (TN). La Madre Generale delle Suore Cavanis Suor Elsa Bezzi, informata di questa nostra richiesta, si rese subito disponibile a concederci la casa e il 12 agosto incaricò Suor Giuseppina di accoglierci a Villa San Giuseppe.La casa è dotata di tutto il necessario atto ad ospitare un massimo di 35 persone: cucina, sala pranzo, sala riunioni, Cappella, camere e camerate, servizi a volontà. All’esterno dell’edificio un ampio parcheggio e campetto/cortile con tanto di canestri per grandi sfide di basket.Può apparire una banalità, ma anche il fatto di ricreare le camere come 30/40 anni fa, le femmine con le femmine, i maschi con i maschi, ha contribuito in modo determinante

a creare quell’atmosfera di familiarità e di fraternità che ha dato vita ad un mix magico con la serenità che la casa stessa ci faceva respirare.Abbinato a tutto questo dobbiamo anche rimarcare l’evoluzione a livello turistico, negli ultimi anni, di tutta la zona circostante: lago di Caldonazzo, Levico, il suo lago e le montagne di tutta la valle offrono un’ampia gamma di attività ludiche. E non è da sottovalutare il fatto che in meno di un’ora di auto ci possiamo trasferire nel cuore delle Dolimiti vere e proprie.Abbiamo davvero vissuto a pieno la nostra “vacanza comunitaria” alternando momenti di approfondimento a passeggiate in posti incantevoli; siamo passati dal divertimento di un bagno nelle confortevoli acque del lago all’accoglienza che ci ha riservato il parroco di Bosentino e la sua comunità. Semplice, toccante e coinvolgente è stata la celebrazione dell’Eucarestia nel giorno “dell’Assunzione di Maria in Cielo”, il 15 agosto.Vogliamo rivolgere un sentito GRAZIE alle Suore Cavanis per averci offerto questa possibilità, ma vogliamo ringraziare tutto il mondo Cavanis, che da oltre 50 anni costituisce un punto di riferimento per la comunità di Porcari. Non abbiamo dimenticato che le nostre generazioni sono cresciute frequentando l’istituto Cavanis di Porcari e che le attuali mamme e nonne continuano a portare i propri figli e i propri nipoti presso le strutture delle Suore Cavanis per giocare a basket, come loro stesse avevano fatto.Siamo consapevoli del fatto che il Carisma dei Padri Fondatori Antonio e Marco Cavanis, è stato un punto di riferimento per la comunità di Porcari e questa’ultima esperienza ci fa sperare che un tale punto di riferimento possa continuare ad esserci in qualche modo, anche per le future generazioni.La casa di Bosentino - Villa San Giuseppe delle Suore Cavanis (tel. 0583 299080) - è usata prevalentemente per i campi estivi che accolgono anche i bambini disagiati, ma auspichiamo che le porte di villa San Giuseppe si aprano ancora a gruppi di adulti, a famiglie che vivendo questa esperienza, possano consolidare o ritrovare la giusta serenità mentale e spirituale.

Giuseppe Giampaoli

SUORE CAVANIS

La magica atmosferadi Villa San Giuseppe

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NOTIZIE TRISTI

Un uomo geniale che ha speso la sua vita a creare, a costruire, a ideare e a cercare di dare un senso all’esistenza. Un entusiasmo contagiosi che rimarrà per sempre nei nostri cuori.

Prete e missionario, emigrante con gli emigranti in Australia, senza mezzi particolari, non voleva niente per sé ma tuttoper gli altri. Per otto anni accolto con affetto dalla Comunità della Casa del Clero di Treviso, ha vissuto l’ultimo periodo della sua vita nel disagio e sofferenza, con fede e serenità.

Charitas 2016 n. 3/4 31

Le persone che amano non possono morire, lo ha detto Gesù che chi ama non muore ma passa dalla morte alla vita. P. Rocco è stata una persona che ha molto amato: ha amato Gesù Cristo, ha percepito la sua chiamata, lo ha seguito fedelmente, lo ha annunciato e fatto conoscere a generazioni di giovani e adulti, lo ha testimoniato con la sua vita e con il suo buon cuore. Ha amato la Chiesa e la Congregazione; era un vero Cavanis tutto d’un pezzo; ha vissuto il Carisma Cavanis nella scuola dedicando tutte le sue energie alla formazione ed educazione dei giovani; è stato fedele fino alla fine: sabato 22 ottobre ha completato 65 anni di Vita religiosa. Ha amato la sua famiglia dal seno della quale era uscito da ragazzo e alla quale è ritornato per passare gli ultimi anni della sua vita. Ha sempre accompagnato con amore e interesse le vicende della sua famiglia ed è stato ricambiato e gratificato dall’affetto dei suoi cari. Ha amato i giovani come un vero padre. Con loro è stato sempre schietto e deciso come buon educatore. Li ha incamminati e accompagnati nella vita, ed essi con il passare degli anni si sono dimostrati ex allievi riconoscenti e affezionatissimi. P. Rocco, dotato di vasta cultura e di vena poetica, era un uomo pratico, amava il lavoro e più che la tonaca vestiva la tuta del meccanico, insegnando ai giovani a guadagnarsi la vita con il lavoro. Ma quello che ha sempre caratterizzato P. Rocco è stata la sua grande umanità, la capacità di dialogo con tutti, con i ragazzi e con i professori, con i pescatori e con i politici, con le autorità e con la gente semplice. Sapeva ascoltare tutti e per tutti aveva una parola di incoraggiamento, un sorriso, un rimprovero amorevole, una pacca sulla spalla, un aiuto concreto. A P. Rocco piacevano le feste, erano occasioni per rinsaldare legami di amicizia, per celebrare la vita, per partecipare alle gioie e alle conquiste dei suoi giovani e degli amici. La sua presenza era

sempre una festa nella feste annuali dell’Immacolata e della famiglia al Centro di Formazione Professionale di Chioggia, nelle feste degli Ex-Allievi, nelle feste della Città di Chioggia e nelle celebrazioni di vari Reparti militari dei quali era cappellano. Aveva le sue convinzioni politiche, amante del bene e della giustizia; in chiesa, nella scuola, al bar o per strada non aveva paura di rivelare la sua fede cristiana e parlava di Dio con tanta convinzione da toccare il cuore anche di coloro che sembravano indifferenti a certi discorsi. Ecco perché chi ama non muore; P. Rocco fa parte della nostra vita e di chi lo ha conosciuto… P. Rocco è stato provato negli ultimi anni dalla malattia e la sofferenza, sempre assistito amorevolmente dai suoi cari; è stato purificato, se ce ne fosse stato bisogno, come oro al fuoco e tutto ha sopportato con pazienza e cristiana rassegnazione, accettando che in tutto si compisse sempre la volontà di Dio. L’ultima volta che l’ho incontrato mi diceva: «Siamo nelle mani di Dio; prego per la Congregazione e per le vocazioni». La sofferenza che tutti noi cerchiamo di fuggire è diventata per P. Rocco, in questi ultimi anni, il luogo privilegiato dell’incontro con Dio e con i fratelli, il pulpito dal quale ha impartito i suoi insegnamenti di vita e si è trasformata nel luogo dell’estasi e della festa eterna delle nozze. Mentre il suo corpo mortale si andava disfacendo, quello interiore si rinnovava di giorno in giorno. In questi ultimi anni il Signore ha impresso in lui la sua immagine con il duro scalpello della sofferenza. Così aveva scritto nel suo testamento Padre Rocco: «Se al Signore piacerà riportarmi alla sua casa con una morte particolarmente tribolata e dolorosa, gli chiedo di donarmi le forze di saper sopportare il mio Calvario con animo sereno e di accogliere i poveri meriti della mia piccola passione, per portare sugli altari quelle sante creature che sono Antonio e Marco Cavanis, ai quali io dono continuamente la mia gratitudine per avermi creato una culla dalla quale sono uscito come Sacerdote e come Religioso, le uniche realtà della mia vita di cui sono orgoglioso». … Caro Padre Rocco, grazie per la tua bella testimonianza di Vita religiosa, Sacerdotale e Cavanis che ci lasci come preziosa eredità. Sappiamo per la fede che, nel Paradiso, una delle grandi occupazioni è quella di continuare ad amare e a pregare per quelli che hai amato e ti hanno amato quaggiù. Ti affidiamo un incarico, non ci dire di No. Abbiamo bisogno di famiglie buone e cristiane. Abbiamo bisogno di sacerdoti, discepoli missionari del Vangelo e della carità. Abbiamo bisogno di educatori, di educatori e formatori Cavanis, religiosi e laici. Tu prega i nostri bravi e santi Fondatori, il caro P. Basilio e il P. Carlo Donati che hai incontrato ora nella compagnia dei santi. Prega la Santa Vergine e Madre Maria verso la quale hai sempre dimostrato una devozione intensissima e, come hai lasciato scritto nel tuo testamento, hai amato più dei tuoi occhi desiderando che fosse Lei ad attenderti nella soglia del Paradiso. Prega, infine, il Padrone della messe che mandi nuove e sante vocazioni alla nostra Congregazione. Rimaniamo per sempre uniti, nella carità, nella famiglia Cavanis, nella famiglia di Dio. Amen.

(Riflessione del P.Preposito nel giorno delle esequie)

Don GIUSEPPE CANOVA n. 19.1.1929 - m. 10.8.2016

GRAZIANO VIRAGOn. 13.5.1946 - m. 21.8.2016

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