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. Ognimolecolahaunapro- priafrequenzadioscillazio- ne,comenelcasodiunpen- dolo,cheoscillapiùomeno frequentementeaseconda dellasualunghezza.Sela frequenzaconcuioscillano lemolecoleèugualeaquel- ladellaradiazioneinciden- te,sidicechequesteentra- noinrisonanzae,quindi,in- teragisconomediantepro- cessidiassorbimentoedi emissione.Sehanno,inve- ce,frequenzediverse,non avviene alcuna interazio- ne,inquantolemolecoleri- sultanotrasparentiaquella radiazione.Possiamodire, peresempio,chelemoleco- le presenti nell8atmosfera sianoquasideltuttotraspa- renti alla luce visibile, la quale,infatti,giungeanoi senzatroppiostacoli.Irag- giultravioletti,invece,per nostrafortunavengonofil- trati dalla parte più alta dell8atmosfera,incuièpre- senteunagrandequantità dimolecolediozono,chein- teragiscono con gli Uv e, quindi, ne assorbono una partenotevole. Leradiazionidellaregio- ne spettrale dell8infrarosso entranoinrisonanza,inve- ce,conlemolecoledeigas serra,icuiprincipalicompo- nentisonoilvaporeacqueo, l8anidridecarbonicaeilme- tano.Equisiarrivaalpunto. L8infrarossochelaTerrarie- mettesottoformadicalore, inclusoillontanoinfrarosso che misurerà «Forum», in- contralemolecoledeigas serranell8atmosferache,en- trandoinrisonanza,loassor- bonoeloriemettonoinogni direzione.Unapartedique- sta energia torna, quindi, sulla Terra, riscaldandone lasuperficie.Sicrea,inque- stomodo,ilprocessoormai universalmente noto come effettoserra. Nell8ipotesichelaTerrasi troviinequilibriotermico ciòche«entra»dovrebbees- serepariaciòche«esce». «L8energiasolarechearriva sullaTerra-spiegaPalchet- ti-èdell8ordinedi300watt permetroquadratoeanche quellauscenteèpiùomeno dellostessoordine».Qualè ilproblema,allora?«Sebbe- neladifferenzasiadell8ordi- nedi0,6wattpermetro quadratoe,quindi,rappre- sentiunnumeromoltopic- colo-risponde-, dellasuperficiet parladiunvalore iadigigawatt,add paragonabileall 300milacentralin Questo;sbilancio na,perciò,untre damentochepuòp reicambiamenticl OsservarelaTerr occhidi«Forum», all8inesplorata tralechecontien gretideiprocess incorso,consent di migliorare i mod previsioneepotr letanteincertez rache,ancoraog no:ilPianetaele nuemetamorfosisi noinmodiinattesi. 3 c BYNCNDALCUNIDIRITIRI festival«TriesteNext» Ultraviolettoeinfrarossosonofrequenzeinvisibiliaoc hionudo ICA decifrareilclima< ompighiac cioitaliana MARCOPIVATO I l78% dellasoiachecirco- lanelmondoètransgeni- caetransgenicoèil74% delmercatodelcotone. Ilmaisarrivaal26%.In Italia,però,èvietatocol- tivareOgme,quindi,siamo un Paese Ogm-free? Non proprio. Lacarneeiformaggichear- rivanosuinostripiattideriva- nodaanimaliprincipalmen- teallevatiamangimitransge- nici, mentre, per fare un esempio,traiprodottidiori- ginevegetalelapolentabian- caèunodeitantialimentidi importazionegenetica mente modificati. Quindi, sia che mangiatecarnesiacheabbia- tesceltodiesserevegetariani, ingerite Ogm, perché fanno parte della dieta. Senza di- menticare che il cotone (Ogm)vieneimpiegatoneive- stitieneicerotti. Questidatiperintrodurre al «dove siamo», necessaria premessaal«cosaciaspetta» nelcampodell8ingegneriage- netica.ChegliOgmnonabbia- nomostratotossicitànell8uo- moèunadelleinformazioni (pubblichedaanni,madure da assimilare) che Vittoria Brambilla-ricercatriceinbo- tanica al Dipartimento di scienzeagrarieeambientali dellaStatalediMilano-ha spiegatolunedìscorsoaUrbi- noinoccasionedell8«Unistem Tour».E8laseriedieventipro- mossidallascienziataesena- triceavitaElenaCattaneoafa- voredeglistudentidinumero- se scuole superiori italiane: potrannocosìascoltareedia- logareconalcunitraimigliori ricercatoriitalianineiprossi- mimesi,finoatuttoil2020. Smontatalabufalapiùin- gombrante,ilcampoèsgom- bro per spiegare le novità: «Grazieallaricercadibasee alleapplicazioninelmigliora- mentogenetico,laresadelle colture,in20anni,èaumenta- ta.Unabuonanotizia-specifi- caBrambilla-adascoltaregli scenaridiunPianetapopola- todaquasi10miliardidiindi- viduientroil2050».E,intan- to,aldilàdellagenetica,l8agri- colturatradizionalehafatto passi enormi. Tuttavia non sufficienti a fare fronte alla crescita demografica, senza contareimilionidiindigenti giàcondannatiallanascitain moltiPaesi. Così Brambilla e il suo team,nelpropriolaborato- rio, hanno rivoluzionato la coltura del riso: «Abbiamo scopertoduegenicheritarda- nolafioriturae,grazieall8edi- tinggenetico,liabbiamoresi inattivi,abbreviandoilciclo colturale». L8editing geneti- coconsentemodifiche«pun- tiformi»,utilia«silenziare»o bloccarel8azionediparticola- riporzionidelDna.«Sempre nelrisocisonoalcunigeni- continua-checonferiscono suscettibilità al fungo che causaunamalattiachiamata ;brusone<: è bastato inatti- va rnealcunitramitelatecni- caCrisprperrenderelecoltu- repiùresistenti». EppureOgmcomeilmais resistenteagliattacchidell8in- settopiralideeil«Goldenri- ce»,capacediprodurrevita- minaApersopperirealleca- renze in molte popolazioni, spaventano ancora, perché sembrano«contronatura».Ba- sterebbeinvecespiegareche anche nell8agricoltura tradi- zionalec8è,inrealtà,pocodi «naturale»,cosìcomeinteso da un certo ambientalismo estremo:l8uomohacomincia- toadaddomesticar 10milaannifa,nel quando l8ambienteof bopoconutriente sto.«Altroche;n stessomaistradizi ta da modifiche ad dell8uomoapartir tica pianta poco n chiamata;Teosinte ilpomodoroselvat ra,alivellonutr moltopocoeanch tomigliorato,incr rietàmigliori». Abbiamomanipolat bientedasempree reazionedelpubbl ma:selascienzaè ti,lapercezioned questionetutt8al nale.«Suquestoh tato certe campa esempiodiGreenpea raffiguravano per campiOgm,coperte daper icolobiologico» ra,quindi,l8agen sièadeguata.Tant goleUesonochiare membriposso nocoltivar lorodiscrezione,m ne semine autorizz maggiorpartedeiPa hadetto«no»albi compresa.Brambill colleghi,così,so studiarelemiglior loinlaboratorio. ha ripercussioni n sull8agricoltura esempioèilmais:si mentecolpitodall lasuaproduzionev tutaanchedel50%» 3 c BYNCNDALCUNIDIRITIRIS LAPRIMACONFERENZADELL8UNISTEMTOUR:VITTORIABRAMBILLACONGLISTUDENTIDIURBINO Tuttelefakenewssugl ;Cispaventano,ep Eilnodell8Ital epuòfunge- cargoeoffri- sticoallaba- i»nelMa- fettiilpri- ortareri- ostrabase iega Paola fadell8Uni- , che in ilescientifi- ainAntarti- staffdi20 rcatrici. rseràilCa- aggiungere .ALyttel- fornimenti poi, avanti aiadiTerra vistometà mpagna àagenna- o,ricordan- todiCnr, università Napoli, Lanave rmaperstu- o,lavariabi- delmaredi aicambia- onitorare iaccio,inal- ionedellaca- lacontamina- cioèquali otraspor- . ioneinAn- avoltarisale nnofesteg- rgentoconil esprime ntagiosola sserelapri- «lanuova ca» della ,costruita matorenor- pingeuti- hAntarctic nnovatanel- icheeattrez- sereanco- te». tide-ag- arelesorti hélezone colarmente menticli- iòchesuc- oi,siriflette latitudini».Il triestino diceimpa- .Allasuade- imaripo- voltealPolo tide,non traighiac- ltanuovee zioni.«Na- onno-rac- nCinaper ovi.Iova- 8Antartideè o». ISERVATI VITTORIABRAMBILLA E8RICERCATRICEINBOTANICA ALDIPARTIMENTODISCIENZE AGRARIEEAMBIENTALI DELL8UNIVERSITÀSTATALEDIMILANO e diazionedellaTerra< Lasoiaèilsimbolodelladiffusionecapillaredeinuoviprodottitransgenici MERCOLEDÌ 16 OTTOBRE 2019 LA STAMPA 31 tuttoscienze

tuttoscienze MERCOLEDÌ 16 OTTOBRE 2019 LASTAMPA · 2019. 10. 21. · lore, è quella trasportata dalle radiazioni a basse fre-quenze ed elevate lunghez- ... mina A per sopperire

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    SILVIA BANDELLONI

    Sentiamo parlare quotidianamente di cambiamento climatico, ma non sempre è evi-dente come que-

    sto rappresenti l’effetto di un insieme di fattori inter-connessi, tra cui il fenome-no del riscaldamento terre-stre.

    Per comprenderlo nel det-taglio un gruppo internazio-

    nale, frutto di una collabo-razione tra Cnr, Università di Bologna, della Basilicata e con il supporto dall’Agen-zia Spaziale Italiana e coor-dinato da Luca Palchetti dell’Istituto Nazionale di Ot-tica del Cnr (Cnr-Ino), ha proposto all’Esa, l’Agenzia spaziale europea, la missio-ne «Forum», acronimo di «Far-infrared Outgoing Ra-diation Understanding and Monitoring».

    La missione prevede il lan-cio di una sonda, nel 2026, con la quale fornire misure accurate della radiazione ter-mica emessa dalla Terra e dall’atmosfera. «Queste mi-surazioni saranno ottenute in una regione spettrale dove le altre missioni non hanno operato finora», commenta Palchetti. E, allora, di quale regione spettrale parliamo?

    Lo spettro di emissione è una sequenza di frequenze

    che comprende tutti i colori visibili, ma anche quelli in-visibili a occhio nudo, come l’ultravioletto e l’infraros-so. L’energia termica che la Terra emette, perdendo ca-lore, è quella trasportata dalle radiazioni a basse fre-quenze ed elevate lunghez-ze d’onda, quella dell’infra-rosso, appunto. Ma, se fino-ra l’osservazione spettrale della Terra è stata limitata in un minore intervallo del-

    lo spettro, con la nuova mis-sione «Forum» la finestra di osservazione si allargherà fi-no al lontano infrarosso, vale a dire a lunghezze d’onda maggiori, tra i 15 e i 100 mi-lionesimi di metro: tutto que-sto consentirà agli studiosi di misurare con maggiore accu-ratezza i meccanismi fisici che determinano l’intensità della radiazione emessa.

    «Questa regione spettra-le è molto importante per il bilancio energetico della Terra, perché contiene cir-ca il 50% dell’energia termi-ca che viene dispersa dal no-stro Pianeta verso lo spa-zio», osserva Palchetti. Ma che cosa si intende per bi-lancio energetico della Ter-ra e come si lega al cambia-mento climatico?

    Ogni molecola ha una pro-pria frequenza di oscillazio-ne, come nel caso di un pen-dolo, che oscilla più o meno frequentemente a seconda della sua lunghezza. Se la frequenza con cui oscillano le molecole è uguale a quel-la della radiazione inciden-te, si dice che queste entra-no in risonanza e, quindi, in-teragiscono mediante pro-cessi di assorbimento e di emissione. Se hanno, inve-ce, frequenze diverse, non avviene alcuna interazio-ne, in quanto le molecole ri-sultano trasparenti a quella radiazione. Possiamo dire, per esempio, che le moleco-le presenti nell’atmosfera siano quasi del tutto traspa-renti alla luce visibile, la quale, infatti, giunge a noi

    senza troppi ostacoli. I rag-gi ultravioletti, invece, per nostra fortuna vengono fil-trati dalla parte più alta dell’atmosfera, in cui è pre-sente una grande quantità di molecole di ozono, che in-teragiscono con gli Uv e, quindi, ne assorbono una parte notevole.

    Le radiazioni della regio-ne spettrale dell’infrarosso entrano in risonanza, inve-ce, con le molecole dei gas serra, i cui principali compo-nenti sono il vapore acqueo, l’anidride carbonica e il me-tano. E qui si arriva al punto. L’infrarosso che la Terra rie-mette sotto forma di calore, incluso il lontano infrarosso che misurerà «Forum», in-contra le molecole dei gas serra nell’atmosfera che, en-

    trando in risonanza, lo assor-bono e lo riemettono in ogni direzione. Una parte di que-sta energia torna, quindi, sulla Terra, riscaldandone la superficie. Si crea, in que-sto modo, il processo ormai universalmente noto come effetto serra.

    Nell’ipotesi che la Terra si trovi in equilibrio termico ciò che «entra» dovrebbe es-sere pari a ciò che «esce». «L’energia solare che arriva sulla Terra - spiega Palchet-ti - è dell’ordine di 300 watt per metro quadrato e anche quella uscente è più o meno dello stesso ordine». Qual è il problema, allora? «Sebbe-ne la differenza sia dell’ordi-ne di 0,6 watt per metro quadrato e, quindi, rappre-senti un numero molto pic-

    colo - risponde -, sul totale della superficie terrestre si parla di un valore di miglia-ia di gigawatt, addirittura paragonabile all’energia di 300 mila centrali nucleari. Questo “sbilancio” determi-na, perciò, un trend di riscal-damento che può provoca-re i cambiamenti climatici».

    Osservare la Terra con gli occhi di «Forum», sensibili all’inesplorata regione spet-trale che contiene molti se-greti dei processi climatici in corso, consentirà quindi di migliorare i modelli di previsione e potrà ridurre le tante incertezze di misu-ra che, ancora oggi, esisto-no: il Pianeta e le sue conti-nue metamorfosi si sveleran-no in modi inattesi. —

    c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

    La nave per missioni scientifiche «Laura Bassi» all’ancora a Trieste, in occasione del recente festival «Trieste Next»

    Ultravioletto e infrarosso sono frequenze invisibili a occhio nudo

    L A “ L AU RA BA S S I ” D I V E N TA I L F I O R E A L L’ O C C H I E L L O D E L L ’ I S T I T U T O D I O C E A N O G R A F I A E G E O F I S I CA

    “Al Polo Sud per decifrare il clima”Parte la prima rompighiaccio italiana

    MARCO PIVATO

    Il 78% della soia che circo-la nel mondo è transgeni-ca e transgenico è il 74% del mercato del cotone. Il mais arriva al 26%. In Italia, però, è vietato col-

    tivare Ogm e, quindi, siamo un Paese Ogm-free? Non proprio.

    La carne e i formaggi che ar-rivano sui nostri piatti deriva-no da animali principalmen-te allevati a mangimi transge-nici, mentre, per fare un esempio, tra i prodotti di ori-gine vegetale la polenta bian-ca è uno dei tanti alimenti di importazione geneticamente modificati. Quindi, sia che mangiate carne sia che abbia-te scelto di essere vegetariani, ingerite Ogm, perché fanno parte della dieta. Senza di-menticare che il cotone

    (Ogm) viene impiegato nei ve-stiti e nei cerotti.

    Questi dati per introdurre al «dove siamo», necessaria premessa al «cosa ci aspetta» nel campo dell’ingegneria ge-netica. Che gli Ogm non abbia-no mostrato tossicità nell’uo-mo è una delle informazioni (pubbliche da anni, ma dure da assimilare) che Vittoria Brambilla - ricercatrice in bo-tanica al Dipartimento di scienze agrarie e ambientali della Statale di Milano - ha spiegato lunedì scorso a Urbi-no in occasione dell’«Unistem Tour». E’ la serie di eventi pro-mossi dalla scienziata e sena-trice a vita Elena Cattaneo a fa-vore degli studenti di numero-se scuole superiori italiane: potranno così ascoltare e dia-logare con alcuni tra i migliori ricercatori italiani nei prossi-

    mi mesi, fino a tutto il 2020.Smontata la bufala più in-

    gombrante, il campo è sgom-bro per spiegare le novità: «Grazie alla ricerca di base e alle applicazioni nel migliora-

    mento genetico, la resa delle colture, in 20 anni, è aumenta-ta. Una buona notizia - specifi-ca Brambilla - ad ascoltare gli scenari di un Pianeta popola-to da quasi 10 miliardi di indi-vidui entro il 2050». E, intan-to, al di là della genetica, l’agri-coltura tradizionale ha fatto passi enormi. Tuttavia non sufficienti a fare fronte alla crescita demografica, senza contare i milioni di indigenti già condannati alla nascita in molti Paesi.

    Così Brambilla e il suo team, nel proprio laborato-rio, hanno rivoluzionato la coltura del riso: «Abbiamo scoperto due geni che ritarda-no la fioritura e, grazie all’edi-ting genetico, li abbiamo resi inattivi, abbreviando il ciclo colturale». L’editing geneti-co consente modifiche «pun-

    tiformi», utili a «silenziare» o bloccare l’azione di particola-ri porzioni del Dna. «Sempre nel riso ci sono alcuni geni - continua - che conferiscono suscettibilità al fungo che causa una malattia chiamata “brusone”: è bastato inatti-varne alcuni tramite la tecni-ca Crispr per rendere le coltu-re più resistenti».

    Eppure Ogm come il mais resistente agli attacchi dell’in-setto piralide e il «Golden ri-ce», capace di produrre vita-mina A per sopperire alle ca-renze in molte popolazioni, spaventano ancora, perché sembrano «contronatura». Ba-sterebbe invece spiegare che anche nell’agricoltura tradi-zionale c’è, in realtà, poco di «naturale», così come inteso da un certo ambientalismo estremo: l’uomo ha comincia-

    to ad addomesticare le piante 10mila anni fa, nel Neolitico, quando l’ambiente offriva ci-bo poco nutriente o indige-sto. «Altro che “naturale”: lo stesso mais tradizionale risul-ta da modifiche ad opera dell’uomo a partire da una an-tica pianta poco nutriente chiamata “Teosinte”, mentre il pomodoro selvatico di allo-ra, a livello nutritivo, valeva molto poco e anch’esso è sta-to migliorato, incrociando va-rietà migliori».

    Abbiamo manipolato l’am-biente da sempre e tuttavia la reazione del pubblico è pessi-ma: se la scienza è fatta di da-ti, la percezione del rischio è questione tutt’altro che razio-nale. «Su questo hanno pun-tato certe campagne, per esempio di Greenpeace, che raffiguravano persone, in campi Ogm, coperte con tute da pericolo biologico». Fino-ra, quindi, l’agenda politica si è adeguata. Tanto che le re-gole Ue sono chiare: i Paesi membri possono coltivare a loro discrezione, ma solo alcu-ne semine autorizzate e la maggior parte dei Parlamenti ha detto «no» al biotech. Italia compresa. Brambilla e i suoi colleghi, così, sono costretti a studiare le migliorie al riso so-lo in laboratorio. «Tutto ciò ha ripercussioni negative sull’agricoltura italiana. Un esempio è il mais: sistematica-mente colpito dalla piralide, la sua produzione viene abbat-tuta anche del 50%». —

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    LA PRIMA CONFERENZA DELL’UNISTEM TOUR: VIT TORIA BRAMBILLA CON GLI STUDENTI DI URBINO

    Tutte le fake news sugli Ogm“Ci spaventano, eppure li mangiamo”E il no dell’Italia danneggia i raccolti

    SIMONA REGINATRIESTE

    C’è tanto entusia-smo a bordo della «Laura Bassi», la pri-ma rompi-ghiaccio bat-

    tente bandiera italiana. I la-vori fervono per far sì che sia tutto pronto per la partenza prevista per oggi. Destinazio-ne: Antartide.

    Sarà la prima spedizione scientifica per la nave acqui-stata dall’Ogs, l’Istituto Na-zionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste, per rimpiazzare la «vecchia signora», la «Ogs Ex-plora» che, in seguito alle nor-mative che regolano la navi-

    gazione in acque artiche e an-tartiche, non può più essere operativa.

    «La nave, che abbiamo ac-quistato grazie a un finanzia-mento del ministero dell’I-struzione di 12 milioni, e bat-tezzata “Laura Bassi” in ono-re della scienziata italiana, prima donna al mondo, nel 1700, a ottenere una catte-dra universitaria, è una rom-pighiaccio e pertanto confor-me alle nuove regole interna-zionali per l’accesso alle aree polari, il “PolarCode”», spie-ga Franco Coren, direttore della sezione infrastrutture dell’Ogs. «Riesce ad accede-re a zone coperte da ghiaccio marino, fatto che in passato non era possibile con navi ita-

    liane, aprendo nuove oppor-tunità di ricerca alla comuni-tà scientifica che studia i Po-li». Aspetto da non sottovalu-tare, dato che, con l’uscita di scena anche della nave «Itali-ca», «Laura Bassi» è oggi l’uni-ca imbarcazione italiana per la ricerca oceanografica in grado di solcare i mari polari. Sarà dunque la protagonista delle spedizioni italiane del «Pnra», il Programma nazio-nale per le ricerche in Antarti-de, e del «Pra», il Programma di ricerche in Artico.

    Lunga 80 metri e larga 17, con una stazza da 4028 ton-nellate, una stiva da 3 mila metri cubi, e 90 metri quadra-ti destinati ai laboratori scien-tifici, la nave è un’infrastrut-

    tura di ricerca che può funge-re anche da nave cargo e offri-re supporto logistico alla ba-se «Mario Zucchelli» nel Ma-re di Ross. «E in effetti il pri-mo impegno sarà portare ri-fornimenti alla nostra base in Antartide», spiega Paola Rivaro, oceanografa dell’Uni-versità di Genova, che in quanto responsabile scientifi-ca della campagna in Antarti-de coordinerà uno staff di 20 ricercatori e ricercatrici.

    La nave attraverserà il Ca-nale di Suez per raggiungere la Nuova Zelanda. A Lyttel-ton imbarcherà rifornimenti e carburante e, poi, avanti tutta fino alla Baia di Terra Nova. Arrivo previsto metà dicembre. «La campagna scientifica inizierà a genna-io», precisa Rivaro, ricordan-do il coinvolgimento di Cnr, Enea, Ogs e molte università italiane (Genova, Napoli, Marche, Venezia). «La nave sarà la piattaforma per stu-diare, per esempio, la variabi-lità delle acque del mare di Ross in risposta ai cambia-menti climatici, monitorare la superficie di ghiaccio, in al-tre parole la fusione della ca-lotta polare, e la contamina-zione ambientale, cioè quali inquinanti vengono traspor-tati fino a lì...».

    Alla nona spedizione in An-tartide - «la prima volta risale al 1994 e quest’anno festeg-gio le nozze d’argento con il Polo Sud» - Rivaro esprime con un sorriso contagioso la soddisfazione di essere la pri-ma a coordinare «la nuova stagione di ricerca» della rompighiaccio che, costruita nel 1995 dall’armatore nor-vegese Rieber Shipping e uti-lizzata dal British Antarctic Survey, è stata rinnovata nel-le parti elettroniche e attrez-zata in modo da essere anco-ra «più performante».

    «Andiamo in Antartide - ag-giunge - per studiare le sorti del Pianeta. Perché le zone polari sono particolarmente sensibili ai cambiamenti cli-matici in corso e ciò che suc-cede lì, prima o poi, si riflette anche alle altre latitudini». Il comandante, il triestino Franco Sedmak, si dice impa-ziente di salpare. Alla sua de-cima spedizione nei mari po-lari, dopo sette volte al Polo Sud e due in Antartide, non nega che navigare tra i ghiac-ci regala ogni volta nuove e straordinarie emozioni. «Na-vigava anche mio nonno - rac-conta -. Andava in Cina per scoprire mondi nuovi. Io va-do al Polo Sud: l’Antartide è il luogo più remoto». —

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    ricerca su “science”

    Grandi fiumi di acqua caldastanno erodendo l’Antartide

    Nuovi e inquietanti video al rallentatore rivelano che grandi fiumi di acqua calda finiti in mare stanno eroden-do le calotte polari. La clip è composta da immagini satel-litari che coprono un perio-do lungo 15 anni e mostrano il bordo permanente del ghiaccio mentre si sta dissol-vendo. Le immagini, descrit-te sulla rivista «Science Ad-vances», rivelano che il lato orientale della piattaforma di ghiaccio Getz - una delle

    più grandi in Antartide - si di-sintegra e che le rotture con-tribuiscono all'innalzamen-to del livello dei mari. I ricer-catori spiegano che l'acqua più calda si trova sopra l'ac-qua fredda e si getta sul ghiaccio, provocandone la distruzione. E’ un processo ancora in parte enigmatico - ha detto Karen Alley del Col-lege of Wooster in Colorado - e che non è pienamente spiegabile con i modelli sul riscaldamento globale.

    VITTORIA BRAMBILLAE’ RICERCATRICE IN BOTANICAAL DIPARTIMENTO DI SCIENZE AGRARIE E AMBIENTALIDELL’UNIVERSITÀ STATALE DI MILANO

    L A M I S S I ON E S PA Z I A L E C H E ST U D I E R À I L P I A N E TA N E L L A R E G I ON E D E L L’ I N F RA R O S S O

    Mai vista così la febbre globale“Con Forum misureremo la radiazione della Terra”

    La soia è il simbolo della diffusione capillare dei nuovi prodotti transgenici

    MERCOLEDÌ 16 OTTOBRE 2019 LASTAMPA 31tuttoscienze