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1/2006 LETTER Puntare piú in alto della deontologia EDITORIALE Il futuro in un pugno di lievito CREATIVITÀ UCID La nuova civiltà del lavoro SENSO DEL LAVORO Quando la redditività dice moralità ETICA E PROFITTO

UCID Letter n°1/2006

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UCID Letter n°1/2006

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1/2006

L E T T E R

Puntare piú in alto della deontologiaEDITORIALE

Il futuro in un pugno di lievitoCREATIVITÀ UCID

La nuova civiltà del lavoroSENSO DEL LAVORO

Quando la redditività dice moralitàETICA E PROFITTO

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Periodico quadrimestrale dell’UCIDUnione Cristiana Imprenditori Dirigenti

Anno IX, 1/2006

Autorizzazione del Tribunale di Roma

N. 437/05 del 4/8/2005

L E T T E R

UCID, Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, èun’Associazione privata, nata nel 1947, che impe-gna i propri Soci alla realizzazione del Bene Comu-ne mediante comportamenti coerenti con lo spiritoevangelico e con gli indirizzi della Dottrina Socile del-la Chiesa Cattolica.Con questo impegno l’UCID pone al servizio dellacomunità civile le esperienze e le conoscenze che de-rivano ai propri Soci dalle loro attività imprendito-riali e professionali.I fondamentali princípi etici ispiratori e di riferimen-to che l’UCID ha adottato e che propone a tutti i pro-pri soci sono:• la centralità della persona, accolta e valorizza-ta nella sua globalità;• l’equilibrato utilizzo dei beni del Creato, nelpieno rispetto dell’ambiente, sia per le presenti cheper le future generazioni;• il sano e corretto esercizio dell’impresa e del-la professione come obbligo verso la società e co-me opportunità per moltiplicare i talenti ricevuti abeneficio di tutti;• la conoscenza e la diffusione del Vangelo,ap-plicando le indicazioni ideali e pratiche della Dottri-na Sociale della Chiesa;• un’efficace ed equa collaborazione fra i sogget-ti dell’impresa, promuovendo la solidarietà e svilup-pando la sussidiarietà.Da queste linee ideali e di impegno deriva una or-ganizzazione composta, a livello nazionale, di circa4.000 soci. UCID Nazionale è articolata a livello ter-ritoriale in 16 Gruppi Regionali e 74 Sezioni Provin-ciali e Diocesane. L’UCID Nazionale fa parte dell’U-NIAPAC, “International Christian Union of BusinessExecutives”.

U C I D

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1/2006UCID LETTER

ATTIVITA’

Periodico quadrimestrale dell’UCIDUnione Cristiana Imprenditori Dirigenti

Direttore ResponsabileGiovanni Locatelli

RedazioneSegreteria UCID Nazionale

Via Di Trasone 56 - 00199 RomaTel. 06 86323058 - fax 06 86399535e.mail: [email protected]

site web: www.ucid.it

Anno IX 1/2006

Autorizzazione del Tribunale di RomaN. 437/05 del 4/8/2005

Sped. in Abbon. Postale - D.L. 353/2003(conv. in l. 27/02/2004 n° 46)art. 1, comma 2, DCB Padova

Progetto grafico e impaginazioneGermano Bertin

TipografiaNuova Grafotecnica,Via L. da Vinci 835020 Casalserugo - PadovaTel.049 643195 - Fax 049 8740592site web: www.grafotecnica.it

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SOMMARIO

Parte Prima

Editoriale 5

Deus Caritas estdi Mario Bartocci 7

Etica e profitto di mons. Pompeo Piva 8

Parte Seconda

Un amico che ha molto seminatodi Filippo Ciuffi 16

Imprenditori cristiani. La sfida possibiledi Emilio Iaboni 18

La nuova civiltà del lavorodi Gianni Manzone 19

Dopo il “Compendio” un “Dizionario”di Alessandro Crespi 20

Il futuro in un pugno di lievitodi Giovanni Scanagatta 22

Il senso etico della pressione fiscaledi Giovanni Scanagatta 31

Parte Terza

UNIAPAC. Convegno di Lisbona 37

Assetto e promozione del Movimento Giovani UCID 38

Attività Gruppi Regionali e Sezioni 39

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AI CRISTIANI

IMPRENDITORI, DIRIGENTI

E PROFESSIONISTI

È CHIESTO

DI PUNTARE PIÚ

IN ALTO DELLA

SEMPLICE

DEONTOLOGIA

PROFESSIONALE

EDITORIALEATTIVITA’

L’incontro con il Santo Padre

Benedetto XVI rimarrà scolpito nelcuore e nella mente

di ogni ucidino, con l’impegno di essere

lievito che fa crescerenei valori e sale dellaterra che arricchisce

di senso l’esistenza

Il 4 marzo 2006 l’UCID ha vissuto una giornata memorabiledella sua storia, nell’udienza con il Santo Padre Benedetto XVInell’aula Paolo VI in Vaticano. Un numero straordinario di par-

tecipanti, circa novemila, ha ascoltato il grande insegnamento delSanto Padre che, nel suo discorso, ha sottolineato l’importanzaper i cristiani imprenditori, dirigenti e professionisti, di puntarenei loro comportamenti in campo economico e nella società ci-vile piú in alto della deontologia professionale, anche se questosarebbe già un risultato, secondo gli insegnamenti del Vangelo edella Dottrina Sociale della Chiesa per la costruzione di una ci-viltà dell’amore.

Nel suo discorso il Papa ha ricordato la “Carta dei valori” delGruppo Nazionale Giovani dell’UCID, come esempio di ispira-zione ai princípi del Vangelo e della Dottrina Sociale della Chie-sa e come testimonianza concreta nell’azione quotidiana.

Il Gruppo Nazionale Giovani UCID ha svolto un eccellente la-voro di sviluppo, iniziato con gli incontri preparatori di Brescia,per il Nord, sulla formazione dei valori, di Loreto, per il Centro,sulla trasmissione di valori, di Palermo, per il Sud, sulla testimo-nianza dei valori.

Tutta questa attività è culminata nel pomeriggio dell’udienzacon il Santo Padre, per il Convegno Nazionale dei Giovani UCIDsul tema “Crescere nei valori”. Si è trattato di un’occasione di al-to profilo per presentare i risultati dell’inchiesta sui valori realiz-zata presso i giovani dell’UCID e per una tavola rotonda in cui igiovani hanno chiesto a eminenti rappresentanti del mondo delcredito, dell’impresa, della ricerca scientifica, della comunicazionee dello sport le loro testimonianze di vita vissuta alla luce dei va-lori cristiani in cui credono.

Questo incontro con il Santo Padre Benedetto XVI rimarrà scol-pito nel cuore e nella mente di ogni ucidino, con l’impegno di es-sere lievito che fa crescere nei valori e sale della terra che arric-chisce di senso la nostra esistenza.

Un’esistenza che deve mirare alla costruzione della società del-l’amore, perché Dio è carità e amore e l’uomo è fatto a sua im-magine e somiglianza. È questa la strada che ci indica il SantoPadre con l’Enciclica Deus Caritas est.

Le giornate del 4 marzo e gli altri momenti con il Pontefice del15 e del 19 marzo sono raccolti in un libretto “L’Ucid incontra ilPapa” consegnato a tutti gli intervenuti e a disposizione di chi lovolesse chiedere.

* * *

La prima parte - dottrinaria - di Ucid Letter 1/2006 viene aper-ta da un intervento di Mario Bartocci sull’Enciclica di Benedet-to XVI, Deus Caritas Est, cui segue la riflessione di Pompeo Pi-

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Tutti insiemebisogna puntare alla costruzione della nuova società dell’amore

va sulla moralità del profitto.La seconda parte - applicativa - inizia con un commovente ri-

cordo di Francesco Porcari, Presidente della Sezione UCID di Ma-tera, che ci ha lasciato nei mesi scorsi. L’Ing. Ciuffi ricorda i mo-menti fondamentali della vita ucidina vissuta con Francesco Por-cari, sempre tesa alla ricerca della crescita dei valori cristiani peril Bene Comune.

L’intervento di Emilio Iaboni, Presidente della Sezione UCIDdi Frosinone, si inserisce nel ciclo di incontri su “Etica ed Eco-nomia”, organizzati dall’UCID Nazionale con il Collegio Uni-versitario Don Nicola Mazza di Roma, tra l’8 marzo e il 19 apri-le 2006. Iaboni sottolinea l’importanza per lo sviluppo di una au-tentica cultura del mercato e della competizione, quale strumen-to di costruzione del Bene Comune come segnala opportuna-mente la Dottrina Sociale della Chiesa, soprattutto nella Centesi-mus Annus di Giovanni Paolo II.

Giovanni Scanagatta fa vivere un elemento significativo: “la crea-tività UCID”.

Viene quindi presentato il bel libro di Gianni Manzone, dellaPontificia Università Lateranense, sul “Lavoro come Dono”. Il La-voro viene elevato da semplice merce di scambio a strumento direalizzazione e di formazione dell’uomo, fatto a immagine e so-miglianza di Dio e segue la menzione di Alessandro Crespi sulDizionario della Dottrina Sociale della Chiesa pubblicato nel2005

Infine, la terza parte - informativa - documenta le attività del-l’Uniapac, dell’Ucid Nazionale, dei Gruppi e delle Sezioni.

Gli amici della Presidenza Nazionale

Maggio 2006

ATTIVITA’EDITORIALE

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dell’Amore non nei termini teo-logici dell’ «amor che move ilsole e le altre stelle», per dirlacon Dante, ma di quell’Amoreche - sono parole Sue - «è la co-sa piú bella della vita» (3).

Di questo amore, per cosí di-re “terreno”, Benedetto XVIconsidera in una visione unita-ria le diverse manifestazioni incui esso si esprime, senza ri-gettarne alcuna, ma ammo-nendo che tutte valgono sol-tanto quando «spirito e corposi ritrovano in intima unità»(5) e quando si abbeverano «aquella prima originaria sor-gente che è Gesú Cristo» (7).

Il secondo concetto è il ri-chiamo, intenso e profondo, al-la Carità come amore per ilprossimo, «radicato nell’amo-re di Dio» e compito «per ognisingolo fedele, ma anche uncompito per l’intera comunitàecclesiale» (20).

Sul primato della Carità, Be-nedetto XVI spende parole for-ti, che riecheggiano il Messag-gio di San Paolo, peraltro piúvolte richiamato nell’Enciclica;scrive il Papa: «Se però nellamia vita tralascio completa-mente l’attenzione per l’altro,volendo essere solamente pio ecompiere i miei doveri religio-si, allora s’inaridisce anche ilrapporto con Dio» (18).

E piú oltre: «Chi esercita lacarità in nome della Chiesanon cercherà mai di imporreagli altri la fede della Chiesa… Il cristiano sa quando è tem-po di parlare di Dio e quandoè giusto tacere di Lui e lasciarparlare soltanto l’amore»(31c); è una grande visione del-

DEUS

CARITAS

EST

Il Pontefice ripropone in forma “moderna”il tema dell’amore.Una meditazione per cristiani e non cristiani

la Carità in chiave ecumenica. Chiudiamo qui le nostre ri-

flessioni, tralasciando voluta-mente altri aspetti importantidi questa Enciclica.

Ci premeva commentare,semplicemente, da ucidini cheamano la loro impresa e la lo-ro professione, la ripresa, daparte di questo Papa, di un Te-ma che, certo, è proprio dellaChiesa, che nasce - giova ri-cordarlo - da quella supremamanifestazione d’Amore che èil Sacrificio di Gesú, ma che ilPontefice ripropone in forma“moderna”, come tema di me-ditazione per cristiani e non cri-stiani.

ENCICLICADEUS CARITAS EST

ATTIVITA’

di Mario BartocciComitato Tecnico Scientifico Ucid

Lo slogan con cui moltastampa ha definito que-sta prima Enciclica di

Benedetto XVI non rende giu-stizia, come peraltro era ovvio,alla forza dei suoi contenuti,alla profondità dei suoi con-cetti, alla chiarezza dell’espo-sizione.

Lungi da noi la presunzionedi svilupparne un’analisi criti-ca, che lasciamo a ben altri-menti autorevoli commentato-ri, ci azzardiamo soltanto a co-glierne alcuni aspetti.

In primo luogo, quella chepotrebbe essere definita la tec-nica della comunicazione. Co-me i suoi Predecessori, ma inmodo ancor piú accentuato,questo Papa abbandona il tono“pontificale” per esprimersi conun linguaggio colloquiale e di-scorsivo, che, indubbiamente,rende agevole anche una lettu-ra poco approfondita.

Oltre a ciò, il modo di espor-re didascalico, i ragionamentisvolti con logica stringente, lenumerose citazioni di Autori,anche lontani dalla Chiesa, tra-discono, ci si passi il termine,l’uomo di cultura e l’esperien-za di docente vissuta da Rat-zinger nel suo passato; se ci èconsentita una piccola irrive-renza, è come se la Cattedra diPietro avesse anche un po’del-la cattedra del Professore.

Quanto ai contenuti, due con-cetti ci sembrano avere una par-ticolare forza.

Il primo è la visione globalee universale dell’Amore.

Questo Papa dal backgrounddi custode rigoroso e intransi-gente dell’ortodossia ci parla

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QUANDO

LA REDDITIVITÀ

DICE MORALITÀ

Il profitto appare come un elementoessenziale inserito dentro un movimento circolare di fini e di obiettivi importanti

negative che una siffatta ricer-ca del profitto potrebbe averesulla competitività dell’impre-sa e sul consenso sociale di cuiessa gode, o dovrebbe godere.

Le imprese possono fare an-che a meno di sviluppare unorientamento di servizio alcliente, oppure di avere un per-sonale che si senta parte attivadell’impresa, ma solo fino aquando non ci si misura conuna concorrenza evoluta, pro-tesa a percepire la necessità delcliente e a cercare di rispon-dervi, facendo leva tra l’altro suun personale ben motivato eformato, capace di mobilitarsi,perché l’impresa esca vincen-te dal confronto. Senza questaprospettiva non c’è alcuno spa-zio per una valutazione etica,soprattutto in chiave cristiana.

La valorizzazione dei colla-boratori e il servizio al clientediventano uno dei princípi eti-ci, che si afferma non solo inforza del rifiuto di qualsiasi “lo-gica di sfruttamento” come con-traria alla morale, ma anche invirtú di una giustificazione eco-nomica.

Se l’evolversi del gioco con-correnziale richiede alle im-prese di migliorare la qualità deiloro prodotti o servizi senza ag-gravi di costo, di migliorare laproduttività e, nello stesso tem-po, la flessibilità di risposta aun mercato che esige piú qua-lità, consegne piú veloci, as-sortimenti piú vasti, innova-zioni di prodotto piú frequen-ti, l’importanza del fattore uma-no diventa grandissima.

Questo perché si tratta sia diapprendere modi nuovi di pro-

Un’ideologia del profitto che rendaprimario in senso assoluto ed esclusivo il ruolo economicodell’impresa e faccia del profitto un fine in sé,porta a strumentalizzaretutti i valori di cui s’intesse la vita di un’impresa

ATTIVITA’ETICA E PROFITTO

di Mons. Pompeo PivaAssistente Ecclesiastico del Gruppo di Lavoro

Èuno dei temi piú diffici-li di tutta la storia del-l’economia e della teo-

logia morale. Il problema è ipo-tecato da due ricordi storici fon-damentali: il liberalismo otto-centesco e il marxismo-comu-nismo del Novecento.

Vorrei tentare un discorso cheuscisse dalle pastoie storiche eguardasse in faccia la realtàodierna. Solo cosí è possibilecercare una valutazione eticain prospettiva di teologia cri-stiana.

ASSOLUTIZZAZIONE

DEL PROFITTO

Un’ideologia del profitto cherenda primario in senso asso-luto ed esclusivo il ruolo eco-nomico dell’impresa e facciadel profitto un fine in sé, por-ta a strumentalizzare tutti i va-lori di cui s’intesse la vita diun’impresa.

Tutto questo si riflette fral’altro sul modo di rapportarsicon i clienti, che conduce allanegazione di un orientamentodi servizio, sul modello di rap-portarsi con i dipendenti, cherende problematica una loro in-tegrazione con l’impresa e isuoi obiettivi, con il territorioe le sue istituzioni.

Infatti, se il profitto è vissu-to dal management aziendalecome il massimo bene cui ognialtro valore va subordinato, èinevitabile che si producano at-teggiamenti e comportamentidi ricerca di qualsiasi opportu-nità per “fare profitti”, che il si-stema e la situazione consen-tono; con la conseguenza disottovalutare le ripercussioni

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Proprio esigenze di razionalità

economica, fondate su un obiettivo

di reddito, impongonoun ripensamento

del modo di rapportarsicon i clienti e

di trattare con i dipendenti

durre e di operare nel mercatosia di essere disponibili per far-si carico dei problemi azien-dali, con tutto quello che ciòcomporta sul piano della dedi-zione e del sacrificio persona-le.

Si potrebbe argomentare che,ove si prospettino situazioniconcorrenziali di questo tipo,proprio le esigenze di raziona-lità economica, fondate su unobiettivo di reddito, impongo-no un ripensamento del mododi rapportarsi con i clienti e ditrattare con i dipendenti e che,quindi, lo scopo perseguito è inultima analisi il profitto.

Questo è vero, purché ci sirenda conto che:

a) il profitto perseguito di-venta di lungo periodo che vie-ne a coniugarsi con obiettivi dicompetitività e di socialità. Ciòimplica un radicale cambia-mento nei valori, negli atteg-giamenti, nella filosofia del ma-nagement e nella cultura del-l’impresa;

b) tale cambiamento nonè, e non può essere, il prodot-to automatico della stessa ra-zionalità economica, che indi-rizza l’impresa in tutt’altra di-rezione e rende quindi impro-babile una revisione tantoprofonda, a meno che la situa-zione aziendale sia talmentecritica da rendere indilaziona-bile una simile inversione dimarcia.

Un’assolutizzazione del pro-fitto è connaturata con il mo-dello di ricerca del successoimprenditoriale, basato sullosfruttamento di opportunità,che hanno il loro presupposto

in condizioni ambientali favo-revoli, come: una domanda inforte sviluppo, una disponibi-lità di mano d’opera a bassocosto, la possibilità di fruire diconsistenti agevolazioni credi-tizie e/o fiscali, l’accesso pri-vilegiato a fonti di rifornimen-to di materiali scarsi, una cro-nica debolezza contrattuale deifornitori, un cartello nel soste-nere i prezzi di vendita e nel re-golare l’offerta, le barriere pro-tezionistiche e cosí via.

Tale modello, pur non aven-do perso la sua attualità, trovavariscontro piú frequente in pas-sato, allorché le pressioni con-correnziali e sociali erano me-no intense.

La diffusione che esso ebbein passato non è estranea all’e-splosione di rabbia sindacaledel cosí detto “autunno caldodel 1968”, che risparmiò benpoche imprese, animate peral-tro, a quanto è dato di cono-scere, da una ben diversa con-cezione del profitto.

Esso è anche all’origine ditanti dissesti prodottisi proprioin seguito all’aumento dellepressioni concorrenziali, origi-nate per lo piú dall’ingresso dinuovi concorrenti e/o da unacaduta della domanda e dall’e-splodere del conflitto sociale.

Fenomeni di assolutizzazio-ne del profitto e di subordina-zione ad esso delle altre fina-lità aziendali, competitive e so-ciali, possono prodursi anche inimprese dalle buone formuleimprenditoriali.

I fattori che spiegano il pas-saggio da un orientamento alprofitto di lungo periodo a un

profitto di breve periodo, sa-crificando le basi di successoduraturo, possono essere i piúvari e non sempre sono facili dacapire.

Si tratta di complessi feno-meni di perdita di vitalità im-prenditoriale, legati a una mol-teplicità di fattori economici,culturali, biologici, che posso-no indurre gli esponenti dellaproprietà e del management adatteggiamenti e sentimenti didisaffezione, sfiducia, paura diintraprendere nuovi investi-menti; o possono portare al-l’affermarsi di una nuova lea-dership aziendale, che punti arapidi successi e imprima un

ETICA E PROFITTO

ATTIVITA’

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Se esiste lo spirito d’impresa, se l’eccellenza tecnica è infrastruttura culturale, le competenze economico-aziendali e manageriali necessarienon mancheranno d’essere sviluppate e il profitto diventerà un valore operante

le possibilità di ripresa dell’e-conomia.

DECLASSAMENTO

DELLA FINALITÀ DEL PROFITTO

Non meno dannose per le sor-ti dell’impresa sono le conce-zioni che fanno del profitto unoscopo di secondaria importan-za, da sacrificarlo in varia mi-sura a obiettivi che, secondo icasi, possono essere di eccel-lenza tecnica, di natura socia-le, di prestigio, di potere e co-sí via.

Non mi riferisco all’ipotesi incui tali obiettivi siano corret-tamente perseguiti in funzionedi una redditività di lungo pe-riodo, dato che in tal caso loscopo di profitto non sarebbe af-fatto declassato a fine secon-dario o del tutto trascurabile.

Mi riferisco ai casi in cui ilfine fondamentale dell’impre-sa diventa il perseguimento diuno degli obiettivi sopra indi-cati. Esaminiamoli ad uno aduno.

L’eccellenza tecnica diventanon di rado un fine a sé, quan-do l’impresa è guidata da tec-nici valorosi o da inventori de-terminati, ma privi di basi cul-turali di carattere economicoaziendale. La motivazione fon-damentale di queste persone èvedere realizzato il prodottodel loro ingegno.

La comprensione del siste-ma competitivo e lo sviluppo diuna strategia che consenta diconquistare e conservare unabuona posizione sul mercato,facendo leva sulla superioritàtecnologica di cui dispongono,è estranea alla loro mentalità.

D’altra parte, richiede stru-menti culturali di cui ignoranopersino l’esistenza. Non aven-do una preparazione aziendali-sta, la logica economica del-l’impresa e i meccanismi di ef-ficiente gestione operativa sfug-gono alle loro possibilità dicomprensione.

Ne consegue che, nonostan-te la validità del prodotto, nonriescono a realizzare condizio-ni di equilibrio economico-fi-nanziario duraturo. In fondo,ciò che manca in situazioni si-mili è un vero spirito impren-ditoriale, animato da una fortetensione alla economicità, ca-pace di integrare la creativitàtecnica con una formula im-prenditoriale vincente. Se esi-ste lo spirito d’impresa, se l’ec-cellenza tecnica è infrastruttu-ra culturale, le competenze eco-nomico-aziendali e managerialinecessarie non mancherannod’essere sviluppate e il profit-to non avrebbe un posto mar-ginale nell’orientamento stra-tegico, ma sarebbe un valoreoperante.

Diverso è il caso di quelleimprese, solitamente pubbliche(ma non solo), in cui una ma-lintesa socialità détta i fini daperseguire. Qui gioca una mo-tivazione di carattere ideologi-co: la supremazia del socialesull’economico.

Anche se recepita in buonafede, di fatto apre la strada a unodei mali dell’impresa. I fini so-ciali possono essere in sé lo-devoli, quali la tutela del postodi lavoro dei dipendenti, la crea-zione di nuove opportunità oc-cupazionali, l’industrializza-

orientamento alla produzionedi risultati a breve periodo.

Questo caso è tipico delle im-prese in cui subentra un’ambi-ziosa leadership di matrice fi-nanziaria, culturalmente di-staccata dalle problematichecompetitive, tecnologiche, pro-duttive e commerciali delle areedi business.

Il primo caso, invece, è spes-so legato al ciclo vitale del-l’imprenditore e a problemi suc-cessivi irrisolti o non risoltiadeguatamente; e si evidenziamaggiormente nei periodi dif-ficili di crisi economica, quan-do si diffonde una sfiducia nel-le potenzialità del settore e nel-

ATTIVITA’ETICAE PROFITTO

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Il problema di combinare

l’economico con il sociale nella realtà

dell’impresa, si risolve integrando creativamente

esigenze sociali e bisogni del mercato,

all’interno di visioniimprenditoriali dotate di una loro intrinseca

validità economica

zione di una zona economica-mente depressa e via dicendo.

Ma l’impresa non è stru-mento idoneo al perseguimen-to di questi fini, se non nella mi-sura in cui essi vengono a co-niugarsi con l’economicità al-l’interno d’iniziative impren-ditoriali valide, in grado di com-portarsi con efficacia nelle are-ne competitive e di auto-soste-nersi.

L’imprenditorialità pubblicaha un suo ruolo nel consegui-mento di finalità sociali, solonella misura in cui si fa caricodi disegni imprenditoriali di va-sto respiro, ai quali l’iniziativaprivata spesso si sottrae. Nonper questo devono essere me-no dotati di una loro validitàeconomica. Diversamente l’im-presa perde la natura d’istitutoproduttivo di ricchezza e si tra-sforma in un ente dispensato-re di risorse, sempre bisogno-so di ricevere sussidi.

È appena il caso di ricorda-re che la teoria della suprema-zia del sociale sull’economico,applicata alla realtà delle im-prese, può aprire la porta aobiettivi di bassa politica am-mantata di socialità, a pressio-ni politico-sociali che si eser-citano su un management in-debolito nella sua autonomiadecisionale, non potendo farconto su una consistente capa-cità d’auto-finanziamento del-l’impresa. Né si dimentichi che,ove si affermasse il principiodella “sopravvivenza senza eco-nomicità”, diventa difficile te-nere viva nell’impresa una ten-sione verso traguardi di effi-cienza e di redditività.

L’uso improprio dell’impre-sa per finalità sociali esiste an-che quando sono operanti con-cezioni di finalismo aziendale,tendenti a stabilire un collega-mento tra scopo di reddito e fi-ni sociali, ma al di fuori di ognilogica imprenditoriale.

Intendo riferirmi alle conce-zioni secondo cui l’impresa, inspecie quella pubblica, do-vrebbe indirizzarsi al perse-guimento di finalità sociali, ac-colto il vincolo di un’econo-micità della gestione oppuredovrebbe perseguire lo scopo direddito, accolto il vincolo di unobiettivo sociale.

Il problema di combinare l’e-conomico con il sociale nellarealtà dell’impresa si risolveintegrando creativamente esi-genze sociali e bisogni del mer-cato, all’interno di visioni im-prenditoriali vincenti, dotate diuna loro intrinseca validità eco-nomica. Questa è la sola via disoluzione compatibile con lanatura dell’impresa e la sua ra-gion d’essere; una via che com-porta lo sviluppo di un’im-prenditorialità sensibile a cer-te istanze sociali, ma non perquesto meno protesa alla pro-duzione di reddito.

Diversamente si formano del-le imprese asfittiche, handi-cappate in partenza di frontealla concorrenza, appesantiteda vincoli e oneri che ne in-taccano lo “spirito d’impresa”e quindi la vitalità imprendito-riale. Non c’è indennizzo, co-munque calcolato, che possaporre riparo a tutto questo. An-zi, qualsiasi espediente com-pensativo non fa che aggrava-

re il danno. A ben vedere, la concezione

dell’impresa secondo cui l’e-conomico è necessariamentenemico del “sociale”, per cuiquest’ultimo deve essere sa-crificato, sottende, da un lato,un’idea di economicità che s’i-dentifica con la ricerca oppor-tunistica di un profitto di cor-to respiro; e dall’altro, un’ideadi socialità che prescinde to-talmente dal significato socia-le della funzione produttrice diricchezza, propria dell’impre-sa.

Su quanto siano errati questimodi di intendere l’economicitàe la socialità, e sulle conse-

ETICA E PROFITTO

ATTIVITA’

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Lo sviluppo è un obiettivo che, quando non è funzionalealla redditività di lungoperiodo, si collega necessariamente a obiettivi di prestigio, di potere o di sopravvivenza senza economicità

vi reddituali e competitivi pas-sassero in secondo piano, ri-spetto a quelli di un’errata in-tesa socialità.

Le connotazioni di una ge-stione socialmente ispirata so-no prive di una forte tensioneall’economicità, incapaci disensibilizzare adeguatamentetutti i livelli e le funzioni azien-dali alla dimensione economi-ca dell’operare dell’impresa.

All’origine, impostazioni diquesto tipo sono gradite a unimprenditore idealista, forseanche geniale e innovativo, pro-teso a realizzare un rapportoarmonioso con i suoi collabo-ratori e dipendenti, ma non al-trettanto determinato nel per-seguire una consistente reddi-tività di lungo periodo.

Le conseguenze negative sifanno sentire sul piano del rin-novamento dell’impostazionestrategica, e soprattutto su quel-lo di un continuo aumento del-la produttività e dell’efficien-za operativa.

Impostazioni siffatte solita-mente reggono bene finché lepressioni concorrenziali sonorelativamente contenute; men-tre mostrano i loro limiti quan-do il gioco competitivo impo-ne una revisione profonda, al-l’insegna di una dura ricercadel profitto.

Tuttavia, nell’affrontare que-ste fasi delicate, in cui può es-sere in gioco la sopravvivenzadell’impresa, la qualità del per-sonale e del rapporto che essoha con l’azienda rappresentaun punto di forza

Diversi sono, inoltre, i casid’imprese, i cui obiettivi di pre-

stigio o di potere hanno il so-pravvento sul fine di reddito.

La ricerca del prestigio puòmanifestarsi in un vero e pro-prio culto delle relazioni pub-bliche; nel sostenimento di spe-se di rappresentanza eccessi-ve, che inducono nell’organiz-zazione una cultura dello spre-co; in una politica dell’imma-gine aziendale molto curata,che non si raccorda con unastrategia di continuo migliora-mento dell’impresa e che quin-di non è utilizzata per genera-re e diffondere nell’organizza-zione una tensione in tal sen-so; in una leadership dal trattosignorile, che usa il denaro condistaccata eleganza e sembraconsiderare disdicevole la pres-sione a produrre profitti, anchequando il loro livello è moltoesiguo.

La ricerca del potere può as-sumere forme di ben piú gravestrumentalizzazione dell’im-presa per finalità ad essa estra-nee. È interessante osservarecome obiettivi di prestigio e dipotere si ammantino dell’inte-resse aziendale, data la facilitàcon cui il prestigio e il poterepersonali degli attori-chiave siconfondono con quelli del-l’impresa.

Ciononostante, non riescedifficile cogliere i segni di unasvalutazione dello scopo di red-dito nell’àmbito del finalismodell’impresa.

Da ultimo lo sviluppo. È unobiettivo che, quando non èfunzionale alla redditività dilungo periodo, si collega ne-cessariamente a obiettivi di pre-stigio, di potere o di sopravvi-

guenze che ne discendono sulterreno del finalismo dell’im-presa, non possono esservi dub-bi, tanto è evidente il caratteredistorto della concezione del-l’impresa che ne deriva. Unaconcezione del genere ebbe unacrescente diffusione in Italiasoprattutto nel corso degli an-ni 1960-80, nell’àmbito delleimprese a partecipazione sta-tale, dove si produssero effettidevastanti di dimensioni enor-mi.

L’imprenditoria privata nonseppe, forse non volle, oppor-re un’adeguata resistenza a que-sta realtà, ma in varia misura lasubí, lasciando che gli obietti-

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Un’impresa non può permettersi

di perseguire un certo fine

senza coniugarlo con la redditività, senza prescindere

dalla competitività

venza senza economicità. Inquest’ultimo caso la crescitadimensionale si connette conmeccanismi di alimentazionefinanziaria, che consentono al-l’impresa di sopravvivere e dirinviare il momento in cui i no-di verranno al pettine.

In tal modo, si eludono i pro-blemi nella speranza illusoria ditrovare una via d’uscita indo-lore.

Anche in tutti questi casi, incui il profitto è declassato a fi-ne secondario da sacrificare aqualche altra finalità ritenutaben piú importante, si affermaun’ottica miope, di corto re-spiro nella conduzione del-l’impresa.

Ciò denota mancanza di pro-fessionalità manageriale, ca-renza di creatività imprendito-riale, prevalenza di obiettivi in-dividuali su quelli istituziona-li; indebolimento dell’efficien-za dell’impresa. Concezioni sif-fatte del finalismo dell’impre-sa sono censurabili da un pun-to di vista economico e anchemorale.

IL PROFITTO IN RAPPORTO

AL FINALISMO D’IMPRESA

La patologia del profitto (l’in-debita esaltazione o il suo de-classamento), mostra quantodiverse siano le situazioni incui il profitto non si colloca nelfinalismo dell’impresa comeun valore cardine della sua fun-zionalità duratura. Si configu-rano i profili della fisiologiaimprenditoriale a questo ri-guardo. Le disfunzioni cui por-ta l’assolutizzazione del fine direddito o il suo declassamento

a scopo di secondaria impor-tanza, si possono evitare se siriconosce che:

a) non esiste fine che l’im-presa possa permettersi di per-seguire senza coniugarlo conla redditività, pena una divari-cazione di obiettivi destinata asfociare nella negazione del suoruolo economico e della sua ra-gion d’essere;

b) una redditività dalle ba-si solide e durature non puòprescindere dalla competitività,da un elevato grado di consen-so e di coesione sociale attor-no all’impresa. Di conseguen-za, lo scopo del reddito deve asua volta coniugarsi con le fi-nalità competitive;

c) il reddito da perseguirecome fine, che riassume ognialtro obiettivo dell’impresa, èil reddito di lungo periodo, per-ché solo nel lungo periodo sipossono attivare dei circoli vir-tuosi, in cui i risultati economicicompetitivi e sociali si colle-gano sinergicamente gli uni infunzione degli altri;

d) il reddito di breve pe-riodo va perseguito, ma senzasacrificare le basi di successoduraturo; anzi può essere unmezzo necessario per ottenerele risorse finanziarie occorren-ti agli investimenti, su cui co-struire il futuro a lungo termi-ne dell’impresa.

Il primo assunto diventa at-tuale, quando manca una com-prensione profonda di che co-sa sia l’impresa nella sua uni-tarietà e nella sua ragion d’es-sere, necessariamente inclusi-va della dimensione economi-ca. Gli altri tre acquistano una

particolare rilevanza in tutti icasi in cui si afferma un dele-terio orientamento al profittodi breve periodo, che mina lebasi di un successo duraturo.

In altri termini, in una con-cezione fisiologica del finali-smo dell’impresa, il profittonon si colloca all’interno di unastruttura gerarchica piramida-le di fini e di obiettivi, che por-ti o ad assolutizzare il profittoo a sminuirne l’importanza, fa-cendo venire meno quella ten-sione alla economicità piú chemai necessaria alla sopravvi-venza dell’impresa. Il profittoappare come un elemento es-senziale inserito in un movi-

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ATTIVITA’

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È di cruciale importanzache la dimensione umanae quella economica dell’impresa vengano a compenetrarsi. Se ciò accade, il profitto non è piú assolutizzato, ma perseguito in funzione del benesseree del progresso

bili in gioco. Si tratta di unaconcezione del finalismo d’im-presa in cui la prosperità e lasoddisfazione degli interlocu-tori sociali vengono a saldarsi,al punto da diventare un tutt’u-no. Perché ciò possa verificar-si, è essenziale il rifiuto di qual-siasi concezione della produt-tività e della economicità chesia inconciliabile con il rispet-to della persona umana, sia deilavoratori dell’impresa, sia deiconsumatori dei suoi prodotti,sia degli abitanti del territorioin cui sono insediati i suoi cen-tri produttivi nonché di qualsiasiconcezione dei fini sociali chepossa sfociare in una negazio-ne del ruolo economico del-l’impresa. Insomma, è di cru-ciale importanza che la di-mensione umana e quella eco-nomica dell’impresa vengano acompenetrarsi.

In tal modo il profitto non èpiú assolutizzato, perché è infunzione del benessere e delprogresso; neppure è sottova-lutato e sminuito, poiché è ele-mento essenziale per il rag-giungimento dello scopo. Maera caparbiamente ricercato.

Una concezione cosí lungi-mirante del profitto e del fina-lismo aziendale non è solo eco-nomicamente ineccepibile, èanche moralmente corretta, seè vero, come ritengo, che essaimplichi un profondo rispettosia per coloro cui si rivolge l’of-ferta dell’impresa sia per colo-ro che mettono a disposizionedella stessa le necessarie risor-se di lavoro e di capitale.

Ciò è vero oggi piú che inpassato, perché le aumentate

pressioni concorrenziali e so-ciali rendono ben piú precaria,di quanto non lo sia stata untempo, la situazione delle im-prese impegnate in una ricercaopportunistica del profitto e chenon sanno costruire né un au-tentico rapporto di fiducia conil cliente né una base di con-senso sociale. Si tratta di unaconcezione ideale che non puòmai dirsi pienamente realizza-ta, il cui ruolo è di prospettareuna situazione desiderabile, at-ta a orientare il cammino del-le imprese e a suscitare una ten-sione costruttiva per avanzarenella direzione indicata.

E allora domandiamoci: esi-ste un afflato per individuare ta-le orientamento? E dove pos-siamo trovarlo?

LO SPIRITO SANTO CREATORE

Nel Nuovo Testamentoecheggiano spesso i termini:nuova creazione, tempi nuovi,cieli nuovi e terra nuova, vitanuova, creatura nuova.

«Ma voi non cosí avete im-parato da Cristo, se pur gli ave-te dato ascolto e in lui siete sta-ti istruiti, secondo la sua verità,per la quale dovete deporrel’uomo vecchio con la condot-ta di prima, e dovete rinnovarvinello Spirito della vostra men-te e rivestire l’uomo nuovo,creato secondo Dio nella giu-stizia e nella santità vera. In-dossate l’uomo nuovo, creatosecondo Dio» (Ef 4, 20-24)).

Il “nuovo” è frutto dello Spi-rito. La sua opera non è la pri-ma creazione, ma la trasfor-mazione di ciò che è morto inrealtà viva, di ciò che è transi-

mento circolare di fini e obiet-tivi importanti, con i quali de-ve coniugarsi sinergicamente.

In questa concezione, il pro-fitto si qualifica perché scatu-risce da una capacità di servi-re i bisogni del cliente e ali-menta una capacità di soddi-sfare le attese degli interlocu-tori sociali. Questa capacità, asua volta, produce fiducia, de-dizione, coesione, stimolo mo-tivazionale, elementi essenzia-li ad una superiore performan-ce competitiva.

Il funzionamento del circolovirtuoso è poi rinforzato da al-tre relazioni che cortocircuita-no questa o quella delle varia-

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Il cristiano imprenditorecerca di elaborare

forme concrete di esistenza

per il bene comune, suscettibili d’essere

amministrate per la salvezza

del mondo, secondo le intenzioni di Dio

torio in realtà eterna, di ciò cheè terreno in creatura celeste; diciò che è fisso in storia. Il cheequivale a una nuova creazio-ne.

Nella realtà umana si na-scondono sempre una morte euna risurrezione, una schiavitúe un balzo al di sopra dei pro-pri limiti, che si compie solonella potenza dello Spirito San-to. Cristo ha generato per noiil nuovo. Lo Spirito lo mette adisposizione come uno spazioaperto. Noi dobbiamo credere,rimetterci a lui. Questo è il mo-do proprio dei credenti di con-fessare la loro fede.

Ma chi è veramente in gradodi sapere quale sia il significa-to di una tale professione di fe-de?

Lo Spirito Santo attua in noiquanto noi non comprendiamopienamente. Egli è la nuovarealtà che, senza il nostro agi-re aggiuntivo, ci è elargita gra-tuitamente da Cristo; d’altrocanto la nostra partecipazioneal “regno del Figlio diletto”non avviene senza la nostra ac-coglienza, per la fede donata.

Non possiamo essere intro-dotti nel nuovo spazio creatodallo Spirito quali mendicantio ladri. Entriamo nello spaziovitale dello Spirito non solo,quindi, in virtú di un titolo a noimeritato dal Figlio, ma anchesul fondamento di una nostrainiziativa.

Se immettiamo l’uomo-crea-tura credente in questo miste-ro avvolgente, non si può mi-sconoscere un’analogia.

L’apice della crescita delmondo spinge verso l’elemen-

to utopico, ma nello stesso tem-po crea spazi nuovi, concreti,in cui l’uomo si addentra conun’attenzione alle leggi dellamateria. Può inventare, crearesolo chi lungamente ha servi-to.

Nulla è fissato a priori: néDio né l’uomo né la Chiesa néil sistema impresa.

Ogni essere può sbocciarenel tempo. Ha sempre in sé unalegge, che guida il superamen-to, senza determinarlo in ma-niera fissista, senza negare lospazio per l’esercizio dell’im-prenditorialità. La legge si chia-ma: amore creativo. Non è l’e-quivalente, in alto, dello spiri-to d’imprenditorialità?

Una piena coordinazione trail divenire del mondo e quellodella vita dei cristiani, per ope-ra dello Spirito, verso la pie-nezza di Cristo, si può difficil-mente raggiungere: questo èvero.

Infatti, l’elemento titanico,l’ebbrezza del proprio potereche si dispiega e domina le co-se e le persone, appaiono dovelo spirito creato acquisisce unpossesso crescente di sé e delproprio mondo.

Lo Spirito di Cristo, invece,è creativo là dove uno spiritoumano, nell’estrema ubbidien-za della croce, si mette a di-sposizione degli altri, giornodopo giorno. Il cristiano im-prenditore cerca di elaborareforme concrete di esistenza peril bene comune, suscettibilid’essere amministrate per lasalvezza del mondo, secondo leintenzioni di Dio.

È sicuro che lo Spirito, ad

ogni istante, s’incarna. Nellostesso tempo, è come una cu-pola, che sta sopra tutti i pro-getti dell’uomo.

Egli è piú libero, piú creati-vo, piú ingegnoso, piú intra-prendente di chi ha ricevuto daLui libertà ed energia inventi-va. L’uomo però ottiene nel Diotrinitario, fatto uomo in Gesúdi Nazareth, di conoscere le pa-role risolutive: accoglimento,custodia, trasformazione amo-rosa della realtà, spirito d’im-prenditorialità.

«Da questo conosciamo cheDio dimora in noi: dallo Spi-rito che ci ha dato» (1a Lette-ra di S.Giovanni Apostolo).

ETICA E PROFITTO

ATTIVITA’

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UN AMICO

CHE HA MOLTO

SEMINATO

Ricordando Francesco Porcaririemerge tutta la sua passione per un impegno sociale forte ed esigente

sue “vibrazioni” servivano percontenere, sotto un velo di ap-parente distacco, una passioneforte, misurata, ma non per que-sto meno profonda. Vibrava-no, costantemente, in lui, le cor-de di un impegno sociale e diun malcelato eccesso di amo-re per la propria terra.

Dai tanti fotogrammi chescorrono e si accavallano nel-la mia memoria, estrapolo efaccio rivivere alcuni di questimomenti di “vibrazione”, im-portanti per le ricadute socio-economiche, ma, soprattutto,fondamentali per l’indispensa-bile cambio di forma mentis, afronte degli incalzanti muta-menti epocali.

Rivivo le “vibrazioni” diFrancesco, correlate allo svi-luppo di una tematica di fron-tiera: “Lavoro o Posto di La-voro?”. Dopo un anno di im-pegno, (circa 3.500 questiona-ri, elaborati con il prezioso con-tributo del segretario generaledel CENSIS, dottor De Rita,furono fatti compilare a giova-ni di tutt’Italia) Francesco fumagna pars nella organizza-zione, a Matera, di uno dei dueconvegni nazionali (Novembre1995), che videro la partecipa-zione attiva oltre che del cita-to professor Zamagni, del pro-fessor Grilli(Executive Direc-tor della World Bank) e di pa-dre Vanzan di Civiltà Cattoli-ca. Gran parte del merito fu diFrancesco se quel convegno,arricchito dalla presenza di mol-tissimi giovani, non fu solo unevento (ripreso da numerosimedia), ma un’esperienza pro-gettuale, nella quale nacque an-

Le sue “vibrazioni”esprimevano, sotto un velo di apparente distacco,una passione forte, misurata, profonda. Vibravanocostantementein lui anche le corde di un grande amore per la propria terra

ATTIVITA’IN RICORDO

di Filippo CiuffiComitato Presidenza NazionaleGruppo Lavoro “Microcredito”

«Filippo, sento semprepiú pressante l’esi-genza di interpretare

il pensiero del grande Papa Gio-vanni Paolo II, relativamentealla simbiosi tra sviluppo del-le attività economiche e visio-ne solidaristica della società.

In quest’ottica, la sezione diMatera vorrebbe organizzareuna conferenza-dibattito e ab-biamo pensato a un relatoreprestigioso, di alto profilo, ilprofessor Stefano Zamagni, giàpreside della facoltà di Econo-mia dell’Università di Bolo-gna. Il professor Zamagni, co-me sai bene, è unanimementericonosciuto, in Italia, come ilpadre dell’“economia sociale”.Potresti contattarlo, per verifi-care la sua disponibilità a tenereuna conferenza a Matera?».

Ho risentito in questa telefo-nata di Francesco Porcari (unadelle ultime) tutta la sua fortetensione morale; ho avvertito,ancora una volta, una partico-lare vibrazione nella sua ansiadi approfondire «una tematicanon solo di attualità, ma chetocca da vicino l’impegno pro-fessionale e la responsabilitàsociale principalmente di ognioperatore economico, anche sepoi riguarda il mondo della cul-tura, delle professioni e dellapolitica».

E il tema delle “vibrazioni”ha costituito quasi una costan-te nel rapporto di amicizia conFrancesco, che ha “passato lasoglia” (per dirla con il poetaMario Luzi) lo scorso 11 Feb-braio, in punta di piedi, in lineacon quella discrezione che gliè sempre stata congeniale. Le

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Vorrei arrivare al varco con pochi, essenziali bagagli,

liberato dai molti inutili,

di cui l’epoca tragica e fatua

ci ha sovraccaricato. … vorrei passare questa soglia …

che l’idea-base (sembrava unaprovocazione) che avrebbe da-to vita, successivamente, al co-siddetto “prestito d’onore”.

Rivivo le “vibrazioni” diFrancesco, in occasione dellaentusiasta e attiva partecipa-zione (nella veste di vicepresi-dente dell’UCID Basilicata) alConvegno di Foligno, organiz-zato (1996) dalla PresidenzaNazionale dell’UCID e, suc-cessivamente (1998), a Roma,al Congresso Internazionaledell’UNIAPAC.

Rivivo le “vibrazioni” diFrancesco, nella preparazionedell’importante tavola roton-da, tenutasi a Matera, nel Feb-braio 2000, su un tematica, an-che in questo caso, di frontie-ra: “Dalla Fine dei Monopoliall’Etica della Competizioneper far Nascere lo Spirito d’Im-presa?” Si stavano aprendo iprimi spiragli di liberalizza-zione anche nel campo dell’E-nergia e la presenza, a Matera,del professor Pippo Ranci (Pre-sidente dell’ Autorità per l’E-nergia Elettrica e il Gas) e deldottor Alberto Falck (Presidentedell’omonimo Gruppo, che, tral’altro, aveva programmato, peril Mezzogiorno, forti investi-menti nel settore energetico)costituí un innovativo momen-to di costruttivo confronto,aperto ai contributi di studiosi,imprenditori, operatori econo-mici, amministratori.

Rivivo le “vibrazioni” diFrancesco nelle complesse ela-borazioni progettuali per co-struire “Percorsi per Valoriz-zare il Capitale della Cono-scenza”. Significativi sono sta-

ti i suoi attenti ed equilibraticontributi, per lo sviluppo diun innovativo Progetto-Pilotae l’organizzazione di tre mani-festazioni, di ampio respiro:“Le Sfide per la Funzione So-ciale del Credito per far Na-scere lo Spirito d’Impresa” (Po-tenza, 2001); “Le valli del sa-pere” (Potenza, 2002); “Le val-li del sapere. Alleanze traEconomie” (Matera, 2003). Perquest’ultimo convegno, in par-ticolare, determinante fu l’ap-porto di Francesco, avendo eglila responsabilità di “padronedi casa”, nell’àmbito di una ma-nifestazione nella quale si pro-poneva di coniugare (con lapartecipazione, tra gli altri, del-l’onorevole Francesco Merlo-ni e del senatore Sergio Zavo-li) lo sviluppo di “Distretti del-la Conoscenza” e la riconver-sione (secondo un’ottica nuo-va) del “Distretto del Salotto”,progettando un’inedita Allean-za tra Economie.

Scorrono i fotogrammi e miaccorgo di aver omesso un’al-tra “vibrazione”: questa volta ri-flessa, ma non per questo me-no importante, anzi.

Ricordo, con commozione,la sorpresa del “canto della spo-sa”, nel giorno del matrimoniodi Francesca e Francesco, ce-lebrato da Monsignor Conese,nella Cattedrale di Matera. Nonmi era mai capitato - e ritengosia veramente raro - di ascol-tare la sposa, radiosa, intonareun canto con una voce emo-zionata ma ferma, trepidante,ma ricca di “vibrazioni” mul-tiformi. Quelle “vibrazioni” so-nore si sposavano con le “vi-

brazioni” dell’anima di Fran-cesco, sublimandosi, insieme,nella sacralità dell’amore co-niugale.

Mi sembra naturale che Fran-cesco abbia “passato la soglia”,sostenuto anche da queste in-delebili immagini, sulla scia diquanto suggerito da Mario Lu-zi:

«Vorrei arrivare al varco con pochi, essenziali bagagli,liberato dai molti inutili, di cui l’epoca tragica e fatua ci ha sovraccaricato …E vorrei passare questa soglia sostenuto da poche,

IN RICORDO

ATTIVITA’

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sostanziali acquisizioni e da immagini irrevocabiliper intensità e bellezza che sono rimaste come retaggio.Occorre una specie di rogo purificatorio del vaniloquiocui ci siamo abbandonatie del quale ci siamo compiaciuti. Il bulbo della speranza, ora occulta sotto il suoloingombro di macerie,non muoia, in attesa di fiorire alla prima primavera».E la speranza si riempie di

contenuti, vedendo come stia-no cominciando a fiorire, già inquesta imminente, attesa pri-mavera, i primi fiori correlati auna delle tante semine alla qua-li ha attivamente partecipatoanche Francesco Porcari.

In queste settimane, infatti, sista cantierando in Basilicata ilcitato Progetto-Pilota “Le val-li del sapere”, con l’obiettivodi contribuire ad arginare la co-siddetta “fuga di cervelli” dal-le aree piú emarginate ed evi-tarne il depauperamento. Fran-cesco, quindi, ha, sempre, conamore, seminato molto e hacontribuito a scrivere belle pa-gine per il Bene Comune.

Francesco, da circa un mese,sta continuando a scrivere pa-gine importanti per le genti diBasilicata e per la sua famiglia:l’unica differenza è che, ades-so, queste pagine sono ancorapiú forti, in quanto egli le scri-ve su uno degli infiniti qua-derni dell’Eternità.

lo sviluppo economico.Il mercato è un’istituzione

delicatissima che non può es-sere improvvisata.

Il mercato esige regole e leg-gi: regole morali di comporta-mento, ma anche leggi anti-monopolio, leggi contro la pre-varicazione del forte sul debo-le. Spesso si tratta di leggi di tu-tela della concorrenza che noidifficilmente siamo in grado diistituire.

Infatti, le prime leggi anti-monopolio sono state varate inPaesi di grandi tradizioni libe-rali.

Nel 1895 gli Stati uniti d’A-merica produssero lo Sherman

IMPRENDITORI CRISTIANI

LA SFIDA

POSSIBILE

Efficienza e solidarietà non sono in conflitto.Possono andare di pari passo efavorire lo sviluppoeconomico (*)

di Emilio IaboniPresidente Sezione UCID Frosinone

Ogni cittadino per esse-re nato in un luogo, perappartenere a una co-

munità, ha il diritto di vedererealizzato il proprio progettodi vita, un diritto fondamenta-le come individuo, come per-sona.

È su questa logica dei dirittiche un grande economista,Amartya Sen, sostiene che oc-corre riconoscere a ciascunodei “diritti”, ossia la possibi-lità di sviluppare le “propriecapacità”.

Ciò non significa costruireuno stato sociale come l’ab-biamo inteso noi in Italia, incui bisogna dare tutto a tutti espesso tutto e subito.

Diritto è sinonimo di re-sponsabilità, di capacità, d’im-pegno.

In assenza di questo paralle-lismo andiamo incontro a unadeformazione dello stato so-ciale, del “welfare state” chepurtroppo ha caratterizzato perlunghi anni l’economia italia-na e per cui portiamo ancora ilpeso.

Oggi dobbiamo avere una so-cietà in cui questo qualcosa dadare a chi è meno dotato, nondipende da sentimenti di gene-rosità o di bontà individualeche possono essere notevoli,ma deve derivare dalla consa-pevolezza che la persona è por-tatrice di diritti ai quali corri-spondono responsabilità, ca-pacità e impegno.

In questo modo efficienza esolidarietà non sono piú in con-flitto, ma possono andare di pa-ri passo ed elevare complessi-vamente il sistema, avviando

(segue da pg. 17)

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Act, il Clayton Act, due atti fon-damentali della legislazioneamericana in tema di lotta almonopolio, ai trust e a tutte leforme di collusione anticon-correnza.

L’Unione Europea non è an-cora riuscita a produrre una leg-ge antimonopolio in grado dicompetere con quella america-na.

Questo per dimostrare quan-to siamo indietro come tradi-zione, come cultura, nel pro-durre questo tipo di istituzioni.

Il mercato è un’istituzioneche va tutelata, un’istituzionepreziosa che non va deforma-ta, ma che deve essere compe-netrata da leggi efficienti e dacomportamenti individuali eti-ci.

Riporto la sintesi di un capi-tolo dell’Enciclica “Centesi-mus Annus”: «Il mondo del fu-turo non è quello del socialismoreale, né dell’economia liberi-sta pura, è il mondo della li-bertà d’impresa, del lavoro edella partecipazione.

Tre parole chiave: Impresa,lavoro e partecipazione».

È questa la sfida possibile dinoi imprenditori dirigenti e pro-fessionisti cristiani.

(*) Viene qui pubblicato l’in-tervento di Emilio Iaboni per la 3a

sessione di incontri sul tema Eti-ca ed Economia, preparati dall’U-CID Nazione in collaborazionecon il Collegio Universitario DonNicola Mazza di Roma nel quadrodelle iniziative formative per i gio-vani.

LA NUOVA

CIVILTÀ

DEL LAVORO

Occorre valorizzareil lavoro manuale, la cultura della festa,l’educazione professionale attentaa tutte le dimensionidella persona

industriale ed economica.Si tratta di riconoscere l’atti-

vità lavorativa, che in quantoazione umana non può esserecompresa unicamente in una re-lazione di scambio, ma riman-da alla “logica del dono”. La di-gnità umana del lavoro riguar-da il riconoscimento di qualcu-no (il lavoratore), di qualcosa(l’opera), di sé nella reciprocità(la relazione di prossimità). Ilpercorso del riconoscimento dellavoro animato da una speranzaper l’uomo: la sua speranza esca-tologica, che è riflessa nelle evi-denze etiche che possono e deb-bono animare l’impegno stori-co dell’uomo, salvandolo da de-

SENSO DEL LAVORO

ATTIVITA’

di Gianni ManzonePontif. Università Lateranense

Il libro analizza il tendenzia-le svuotamento di significa-to e di valori del lavoro sot-

to il profilo dei suoi contenuti eti-co-ideali. Di fatto l’uomo con-temporaneo vive il lavoro concrescente distacco, come neces-sità subita e attività estranea al-la persona. Identifica il signifi-cato del lavoro con un’attività re-tribuita, un’attività suscettibile discambio e alla quale è social-mente riconosciuto un prezzo.

Il lavoro è ridotto a un’operastrumentale e accessoria rispet-to all’identità essenziale del sin-golo, identità isolata nella sferaextraeconomica e relegata allaprivacy. In tale contesto cultu-rale è ancora possibile il rico-noscimento della dignità umanadel lavoro? Può essere l’uomo ri-conosciuto nel suo lavoro? O illavoro è destinato a essere defi-nitivamente “demoralizzato”?

Il libro mostra come l’espe-rienza lavorativa contempora-nea e i suoi profondi cambia-menti rimandano alle questionifondamentali intorno alla spe-ranza e alla verità del destinoumano. Finché non sia istituitain tale maniera specifica la que-stione, l’evangelizzazione dellavoro non potrà che apparireestrinseca e retorica.

Nel libro si fa vedere come latradizione dell’insegnamento so-ciale della Chiesa si rivolge de-cisamente al senso del lavoroquale categoria antropologicagenerale e stimola a esplicitar-ne il significato nei termini di unaimpostazione non tecnocratica enon puramente gestionale dellerelazioni produttive, suggeren-do ipotesi forti di democrazia

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cadimento in un’opera materia-le, indeterminabile e senza sen-so. È in questa prospettiva cheappare il significato e l’urgen-za di una rinnovata riflessionecristiana, teologica e morale, sullavoro.

Il libro affronta alcuni rile-vanti problemi: il rapporto tra la-voro e reddito, l’equilibrio tra la-voro e famiglia, il ruolo del sin-dacato e la figura odierna dellosciopero. Indica che le sfide del-la “nuova civiltà del lavoro” esi-gono di valorizzare il lavoro ma-nuale, la cultura della festa el’educazione professionale at-tenta a tutte le dimensioni del-la persona che lavora.

siglio della Giustizia e dellaPace».

La ricca e stimolante pre-sentazione di Mario Toso sot-tolinea l’originalità del Dizio-nario, indicando la sfida di unnuovo umanesimo controcor-rente.

Nelle sue parole, «il Com-pendio e il Dizionario, che adesso si rapporta, illuminanoun’anima culturale né indivi-dualistica né utilitaristica, ben-sí personalista, comunitaria ecomunionale, aperta alla tra-scendenza. Insegnano, in so-stanza, a porre al centro dellacittà non le cose, l’impresa, ilprofitto, i poteri forti, visibili o

DOTTRINA SOCIALE

DOPO

IL “COMPENDIO” UN “DIZIONARIO”

Per imparare a porre al centrodella città non le cose, l’impresa, il profitto, ma l’uomo, inteso nella sua globalità

di Alessandro CrespiGruppo “Il lavoro come dono”

Èstato di recente pubbli-cato dalla Libreria del-l’Ateneo Salesiano

(LAS, Roma 2005, pp. 840) ilDizionario di Dottrina Socia-le della Chiesa del PontificoConsiglio della Giustizia e del-la Pace (S.E.R. Giampaolo Cre-paldi e Rev. Prof. Enrique Co-lom).

Esso segue, a poca distanzadi tempo, la pubblicazione delCompendio della Dottrina So-ciale della Chiesa di cui si è giàparlato in un precedente nu-mero di Ucid Letter.

La nuova pubblicazione te-stimonia ancora una volta ilgrande interesse per il tema del-la Dottrina Sociale della Chie-sa, in un mondo che ha estre-mo bisogno di riferimenti eti-ci e valoriali per il discerni-mento delle molteplici attivitàdell’uomo e delle sue organiz-zazioni nell’èra dell’economiaglobale e della crescente inte-grazione e concorrenza a li-vello mondiale.

Il Cardinale Renato Raffae-le Martino, Presidente del Pon-tificio Consiglio della Giustiziae della Pace, ha curato la Pre-fazione del Dizionario e MarioToso, Rettore dell’UniversitàPontificia Salesiana, ha scrittola Presentazione.

Come si afferma nella Pre-messa, «il dizionario si propo-ne come un sussidio per stu-diare tematicamente le princi-pali nozioni che riguardano laDottrina Sociale della Chiesa,con un particolare riferimentoal recente documento Com-pendio della Dottrina Socialedella Chiesa del Pontificio Con-

(segue da pg. 19)

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La proposta di un nuovo umanesimo

lanciata dalla Dottrina Sociale

della Chiesa accende e alimenta

una speranza nuova per il futuro

dell’umanità

occulti, della finanza, della tec-nica, dei gruppi malavitosi, mal’uomo, inteso nella sua glo-balità, essere libero e respon-sabile, soggetto di diritti e di do-veri».

La proposta di un nuovoumanesimo lanciata dalla Dot-trina Sociale della Chiesa ac-cende e alimenta una speranzanuova per il futuro dell’uma-nità.

I mezzi per tendere a questodifficile obiettivo sono per icristiani innanzi tutto spiritua-li, in forza della dimensioneteologica della Dottrina Socia-le della Chiesa (punto 41 del-la Sollicitudo rei socialis diGiovanni Paolo II) accanto aquella storica e contingente.

Il Dizionario contiene 167voci sui diversi temi della Dot-trina Sociale della Chiesa, conuna media di 4/5 pagine pervoce. Ogni voce è articolata inquattro sezioni comprendentil’introduzione al tema, i riferi-menti al Compendio, i colle-gamenti tra i diversi temi e labibliografia.

Le voci del Dizionario sonopoco piú della metà di quellecontenute nell’indice analiticodel Compendio, pari a 316.

Questa operazione di allar-gamento dell’area tematica diciascuna voce del Dizionario ri-spetto al Compendio, rispondecertamente alla necessità disemplificare la consultazioneda parte del lettore, ma ha co-me rovescio della medaglia ilsacrificio di alcune importantivoci come, ad esempio, quellariguardante lo “sviluppo”.

Tale voce figura in modo

esplicito nell’indice analiticodel Compendio, con circa uncentinaio di riferimenti e di rin-vii ad uno o piú punti del Com-pendio stesso.

La voce “sviluppo” presen-ta nel Compendio un numero diriferimenti molto elevato ri-spetto alla media, assieme ad al-tre voci legate tra di loro da unprofondo nesso nella visionedella Dottrina Sociale dellaChiesa come sono la solida-rietà e il bene comune.

In sintesi: sviluppo, solida-rietà e bene comune sono visticome momenti di uno stessocammino per l’affermazionedella centralità dell’uomo coni suoi valori di libertà e di di-gnità, essendo egli stato crea-to ad immagine e somiglianzadi Dio.

Nelle encicliche sociali diGiovanni Paolo II (Laboremexercens, Sollicitudo rei socia-lis, Centesimus Annus) il temadello sviluppo viene distinto daquello del progresso, assu-mendo il primo una superiorevalenza di tipo antropologico espirituale per il bene comune ditutta l’umanità.

In definitiva, il Dizionariocostituisce un momento di ul-teriore arricchimento dell’of-ferta formativa per i cristianiche sono impegnati nelle lorodiverse attività temporali perla costruzione del bene comu-ne. Lo è in modo particolareper i soci dell’UCID, per testi-moniare la loro vocazione diimprenditori, dirigenti e pro-fessionisti cristiani, impegnatinella costruzione del bene co-mune di tutti gli uomini.

Il Dizionario costituisce

un ulteriore momento di arricchimento

dell’offerta formativaper i cristiani

che sono impegnati nelle diverse

attività temporali per la costruzione

del bene comune

DOTTRINA SOCIALE

ATTIVITA’

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IL FUTURO

IN UN PUGNO

DI LIEVITO

Per costruire il bene comune serve una nuova cultura dell’offertabasata sulla creativitàe sul progresso tecnico-scientifico (*)

l’eredità di un profondo pen-siero sulle minoranze creative.«Gli uomini della minoranzasono necessari perché il mec-canismo economico, sociale,morale, intellettuale di una so-cietà viva e progressiva è ne-cessariamente soggetto a ri-schi» (1).

Sullo stesso tema desideroricordare il recente appello del-l’UCID nazionale, apparso suiprincipali organi di stampa, peruna nuova responsabilità degliimprenditori per il bene comu-ne. Per dare un futuro di svi-luppo al nostro Paese e soprat-tutto alle giovani generazioni,l’appello afferma che è piú chemai necessaria una nuova cul-tura dell’offerta basata sullacreatività e sul progresso scien-tifico e tecnico per creare nuo-vi beni, nuovi servizi, nuoveimprese.

In questo quadro è interes-sante ricordare che, agli inizi delsecolo scorso, un grande eco-nomista austriaco, J.A. Schum-peter, ha scritto un’opera fon-damentale in cui si afferma chela scienza e il progresso tecni-co sono i motori dello svilup-po economico. Schumpeter ciricorda che le forze fonda-mentali dello sviluppo econo-mico risiedono nel ruolo cru-ciale dell’imprenditore-inno-vatore; noi possiamo parlare diimprenditore-creatore, nelleforme di mercato concorren-ziali, nella funzione delle ban-che che creano credito e ren-dono possibile attraverso la fi-nanza la trasformazione delleinnovazioni in risultati per ilmercato.

Il destino di una società dipende sempre da minoranze creative. I cristiani credenti dovrebbero sempre piú concepire sé stessi come una tale minoranza

ATTIVITA’CREATIVITÀE BENE COMUNE

di Giovanni ScanagattaSegretario Generale

UCID Nazionale

Ringrazio S. E. Monsi-gnor Boccaccio, il Pre-sidente Iaboni, il Presi-

dente Bertani e tutti gli amicidella Provincia di Frosinoneper l’opportunità che mi è sta-ta data anche quest’anno di par-tecipare all’apertura del nuovoanno sociale.

Il tema scelto dal PresidenteIaboni per l’inaugurazione delnuovo anno sociale riveste ungrande significato per i valoricristiani che guidano la nostraazione e le nostre opere di im-prenditori, dirigenti e profes-sionisti.

Parliamo della creatività edello sviluppo per la diffusio-ne del bene comune, che tro-vano fondamento nella Dottri-na sociale della Chiesa, ora di-sponibile nell’utilissimo Com-pendio del Pontificio Consigliodella Giustizia e della Pace.

Minoranza creativa

Sul tema della creatività ci of-fre un alto insegnamento il San-to Padre Benedetto XVI, comeimprenditori, dirigenti e pro-fessionisti che operano secon-do la visione cristiana della vi-ta e dell’etica cristiana.

Ecco l’esortazione del Papa:«Il destino di una società di-pende sempre da minoranzecreative. I cristiani credenti do-vrebbero concepire sé stessi co-me una tale minoranza creati-va e contribuire a che l’Euro-pa riacquisti nuovamente il me-glio della sua creatività e siacosí a servizio dell’intera uma-nità».

Luigi Einaudi, in Predicheinutili del 1962, ci ha lasciato

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Nei processi di innovazione

occorre sempre ricordare che

l’uomo è il centro della creatività

e l’impresa è il luogo privilegiato

in cui essa si manifesta

Queste sono le sue parole:«L’impulso fondamentale alprocesso di sviluppo viene dal-l’innovazione, cioè dai nuovibeni di consumo, dai nuovi me-todi di produzione o di tra-sporto, dai nuovi mercati, dal-le nuove forme di organizza-zione industriale» (2).

Si tratta di un paradigma diinnovazione molto ampio, cheva ben al di là delle innova-zioni di processo e di prodottoe che investe la società nel suocomplesso in tutte le sue ma-nifestazioni. L’uomo è il cen-tro di questa creatività e l’im-presa è il luogo privilegiato incui essa si manifesta.

Sembra un paradosso, ma ilfatto che le imprese possano edebbano fallire è un corollariofondamentale di questa visio-ne dello sviluppo. Le impresevecchie muoiono e nascono lenuove per dare sempre nuovoimpulso allo sviluppo.

Come afferma Schumpeter,«le nuove imprese vengono perlo piú fondate da uomini nuo-vi e le vecchie aziende deca-dono fino a perdere ogni im-portanza» (3).

Qui viene subito alla mentel’uomo vecchio di cui parla ilVangelo, che deve morire perfare risorgere l’uomo nuovo,nel segno della morte e della ri-surrezione di Cristo.

Mercato, tecnologia e svi-luppo sono legati da un rap-porto reciproco di causa ed ef-fetto. Se è vero che i bisogni de-terminano l’evoluzione scien-tifica e tecnologica, è altret-tanto vero che quest’ultima aprenuovi orizzonti alla soddisfa-

zione di nuovi bisogni, secon-do un meccanismo interattivo.

I bisogni vengono espressinel momento in cui si percepi-sce la possibilità di poterli sod-disfare attraverso lo svilupposcientifico e le nuove tecnolo-gie. Si realizza cosí un proces-so circolare secondo il quale lacreatività e le realizzazioni in-novative aprono nuove oppor-tunità ai mercati, che costitui-scono, a loro volta, la premes-sa per ulteriori sviluppi.

Mercati aperti concorrenzia-li e progresso scientifico e tec-nico costituiscono in definitivaun binomio inscindibile per unnuovo sviluppo, nel quadro deiprocessi di globalizzazione del-le economie che stiamo viven-do.

Risultati per il mercato

La creatività, la scienza e laconoscenza dell’uomo si tra-sformano attraverso la tecnicain risultati per il mercato, ac-crescendo il livello di sviluppoeconomico, sociale e civile deipopoli.

Come è noto, da alcuni annistiamo assistendo a una forte ac-celerazione del progresso scien-tifico e tecnico. Le aree prin-cipali di questo progresso ri-guardano le tecnologie del-l’informazione e della comu-nicazione, le biotecnologie, lenanotecnologie, i nuovi mate-riali. Assisteremo in futuro auna crescente integrazione traqueste aree, con conseguenzeoggi difficilmente immaginabilisulla capacità di soddisfare nuo-vi bisogni dell’uomo e sullaqualità della vita umana.

Si tratta di una delle tre gran-di sfide che si trova di fronte l’u-manità all’inizio del terzo mil-lennio, indicate dal Compen-dio della Dottrina sociale del-la Chiesa. È la sfida della ve-rità stessa dell’essere-uomo.

Il confine e la relazione tranatura, tecnica e morale sonoquestioni che interpellano de-cisamente la responsabilità per-sonale e collettiva in ordine aicomportamenti da tenere ri-spetto a ciò che l’uomo è, a ciòche può fare e a ciò che deveessere.

Per coniugare positivamen-te il progresso scientifico e tec-nico con lo sviluppo economi-

CREATIVITÀ E BENE COMUNE

ATTIVITA’

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L’Università deve diventare il luogo di eccellenzaper la formazione scientifica, indirizzandoe sostenendo i giovaniche intraprendono impegnativi percorsi. Solo in questo modo si può sviluppare l’offerta scientifica etecnica nel nostro Paese

Solo in questo modo si puòsviluppare l’offerta scientificae tecnica nel nostro Paese, persoddisfare la domanda che sa-le dai settori nuovi e dalle im-prese nuove che presentanomaggiori tassi di sviluppo e piúlarghe opportunità occupazio-nali.

I dati disponibili indicano lalunga strada che dobbiamocompiere per elevare la qualitàdel nostro capitale umano e percogliere le grandi opportunitàofferte dal progresso scientifi-co e tecnico in termini di svi-luppo.

In generale, i servizi alle im-prese, potente fattore di com-petitività, detengono un livel-lo di istruzione dei propri ad-detti decisamente superiore aquello dell’industria manifat-turiera. Il settore manifatturie-ro presenta, infatti, una quotadi occupati in possesso del so-lo diploma della scuola del-l’obbligo quasi doppia rispet-to a quella dei servizi alle im-prese, nonché una quota di lau-reati circa tre volte inferiore.

Se si guarda alla percentua-le di neoassunti con laurea sultotale delle assunzioni effet-tuate nel triennio 2001-2003,il quadro cambia un po’, con ilsettore manifatturiero che re-cupera lentamente rispetto aibassi livelli strutturali che locaratterizzano, passando dal4,2% del 2001 al 4,7% del2003.

L’impresa nell’economia di mercato

Il luogo privilegiato dellacreatività è l’impresa che ope-

ra nell’economia di mercato.La Centesimus annus al punto42 «riconosce il ruolo fonda-mentale e positivo dell’impre-sa, del mercato, della proprietàprivata e della conseguente re-sponsabilità per i mezzi di pro-duzione, della libera creativitàumana nel settore dell’econo-mia».

L’enciclica Sollicitudo rei so-cialis parla di diritto di inizia-tiva economica, ricordandocial punto 15 che «la negazionedi un tale diritto, o la sua limi-tazione in nome di una pretesa“eguaglianza” di tutti nella so-cietà riduce, o addirittura di-strugge di fatto lo spirito d’i-niziativa, cioè la soggettivitàcreativa del cittadino».

La creatività e l’iniziativaeconomica sono espressionedell’intelligenza dell’uomo, fat-to a immagine e somiglianza diDio creatore. Emerge qui la di-mensione teologica della Dot-trina sociale della Chiesa ri-spetto a quella contingente estorica, come strumento e gui-da per i credenti per il discer-nimento morale dei fatti con-creti e delle scelte della vita ditutti i giorni.

L’impresa è il perno e il cuo-re dello sviluppo economico.La creatività, il progresso scien-tifico e tecnico che in essa sirealizzano in forza di una co-munità di persone (Centesimusannus) che condividono e cre-dono in un obiettivo comune,segnano un passaggio crucialenella storia dell’uomo e del-l’evoluzione del pensiero eco-nomico: dalla visione dell’e-conomia a somma zero, dove

co occorre investire nel capitaleumano, cioè nella creatività del-l’uomo.

Il ruolo della scuola e dellaformazione ai piú alti livelli,pensiamo all’Università, rive-ste natura strategica per soste-nere la ricerca dal lato dell’of-ferta, rispetto a una politica diintervento che in passato ha danoi privilegiato il sostegno al-la domanda di ricerca e inno-vazione.

L’Università deve diventareil luogo di eccellenza per laformazione scientifica, indi-rizzando e sostenendo i giova-ni che intraprendono impegna-tivi percorsi.

ATTIVITA’CREATIVITÀE BENE COMUNE

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Dobbiamo impegnarci a combattere

il clima di forte “riduzionismo economico”

che caratterizza la nostra epoca.

Si è affievolito l’amore per il bene comune

e dimenticata la centralità

dell’uomo

a una persona che si arricchi-sce deve necessariamente cor-rispondere una persona che siimpoverisce, alla visione del-l’economia di sviluppo, doveattraverso la creatività, la co-noscenza, l’innovazione, l’a-more al lavoro, attraverso l’im-presa insomma, si creano nuo-ve utilità per il bene comune.

«In una società fondata sul-la proprietà privata e sulla con-correnza, questo processo è ilnecessario complemento di unimpulso economico e socialesempre nuovo e di un crescen-te reddito reale di tutte le cate-gorie di soggetti economici. Senon ci fossero movimenti cicliciesso sarebbe piú lieve, ma nonè da essi che dipende e si svol-ge anche al di fuori di essi. Que-sti cambiamenti sono assai piúimportanti, teoricamente e pra-ticamente, economicamente eculturalmente, della esistenza dicondizioni di stabilità econo-mica sui cui è stata concentra-ta per tanto tempo tutta l’at-tenzione dell’analisi» (5). QuiSchumpeter si riferisce alla re-frattarietà della teoria dell’e-quilibrio economico generalerispetto alla teoria dello svi-luppo. La centralità dell’uomonei processi di sviluppo con isuoi valori di libertà, di creati-vità e di responsabilità, emer-ge per noi cristiani con tuttaevidenza nel significato profon-do del pensiero filosofico ro-sminiano.

Nella sua Filosofia della po-litica Rosmini afferma che ilcristianesimo ha salvato le so-cietà umane rivolgendosi agliindividui, cioè a ciascuno di

noi, non alle masse. Ancora nel1847, un anno prima della pub-blicazione del Manifesto diMarx e Engels, Antonio Ro-smini nel Saggio sul comuni-smo e sul socialismo mette chia-ramente in luce l’errore di fon-do di tali sistemi, cioè la pre-tesa di costruire una societàperfetta in cui «l’individuo nonsia piú nulla, quando il gover-no è tutto».

Come ci insegna la Dottrinasociale della Chiesa, i princípidi sussidiarietà devono ac-compagnarsi a quelli di soli-darietà, senza sconfinare neipoli opposti dell’egoismo e del-l’assistenzialismo.

Dobbiamo anche distingue-re in modo fondamentale, co-me fa Veblen, tra imprenditoricreatori e costruttori di svilup-po e uomini d’affari che fannodell’accumulazione di ric-chezze il fine ultimo dello lo-ro esistenza. La nostra visionecristiana e gli insegnamenti del-la Dottrina sociale della Chie-sa ci dicono a questo riguardoche l’uomo non è fatto per il da-naro, ma il danaro per l’uomo(ricordiamo il passo evangeli-co del sabato) .

Dobbiamo per questo impe-gnarci per combattere il climadi forte “riduzionismo econo-mico” che caratterizza la nostraepoca in cui si è affievolito l’a-more per il bene comune. Siavverte, infatti, sempre piú lamancanza di inquadramentodei fenomeni economici nellavisione piú generale della cen-tralità dell’uomo e dei suoi va-lori.

Certamente i Padri della

Chiesa e gli Scolastici dall’al-to Medio Evo al nostro Rina-scimento vantavano, rispettoalle attuali tendenze, una mag-giore ricchezza di contorniumani che costituiscono in de-finitiva i problemi essenzialidella storia.

Il Santo Padre Benedetto XVIcon sollecitudine pastorale ci ri-chiama costantemente contro irischi del relativismo etico, chepermea la nostra società all’i-nizio del terzo millennio.

La distinzione di Veblen traimprenditori creatori o inno-vatori nel significato schum-peteriano, e uomini d’affari ma-nifesta l’infondatezza dell’i-

CREATIVITÀ E BENE COMUNE

ATTIVITA’

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Le imprese con alta propensione agli investimenti in tecnologie dell’informazione e della comunicazionepresentano una maggioretensione alla crescitaesterna, una piú spiccataattitudine a cooperare,una maggiore propensione all’innovazione

Impresa: comunità di persone

La creatività riferita all’im-prenditore o all’impresa nel si-gnificato di comunità di per-sone (Centesimus annus) puòessere considerata almeno sot-to due punti vista.

Il primo, come propensioneall’innovazione nelle impreseesistenti. Il secondo, come pro-pensione alla creazione di nuo-ve imprese, soprattutto nei set-tori a piú elevata tecnologia chemostrano maggiori tassi di cre-scita e piú elevate opportunitàoccupazionali.

Dobbiamo nel primo casoconfrontare le imprese esisten-ti ad alta propensione all’inno-vazione (alta creatività) conquelle che manifestano, inve-ce, una bassa propensione al-l’innovazione (bassa creatività)per rilevarne le effettive diffe-renze. È quello che abbiamotentato di fare confrontando duegruppi dicotomici di impresemanifatturiere con alta e bassapropensione all’investimentoin tecnologie dell’informazio-ne e della comunicazione, perindividuare degli insiemi di va-riabili quantitative e qualitati-ve che discriminano, a certi li-velli di probabilità, i due grup-pi.

Ecco in sintesi i risultati. Leimprese con alta propensioneagli investimenti in tecnologiedell’informazione e della co-municazione presentano unamaggiore tensione alla cresci-ta esterna attraverso le acqui-sizioni; una piú spiccata attitu-dine a cooperare con altre im-prese attraverso i consorzi; unamaggiore propensione all’in-

novazione di prodotto e al con-trollo di qualità (certificazioneIso); una quota superiore di oc-cupati nelle attività di ricerca esviluppo; una redditività ope-rativa superiore; una maggio-re propensione all’esportazio-ne; una crescita della produtti-vità del lavoro superiore a quel-la delle imprese con bassa pro-pensione agli investimenti intecnologie dell’informazione edella comunicazione.

I risultati dell’analisi stati-stica ci consentono in definiti-va di affermare che le impresemanifatturiere che investono dipiú in tecnologie dell’informa-zione e della comunicazionesono diverse da quelle che in-vestono poco o nulla. Queste di-versità positive riassumibili inuna forte propensione alla crea-tività, consentono una elevatacompetitività sul mercato in-terno e sui mercati internazio-nali che si traduce in una mag-giore domanda e in una cresci-ta piú elevata.

Vediamo ora la seconda di-mensione della creatività: lapropensione alla creazione dinuove imprese, soprattutto diquelle innovative.

Quando l’economia ristagnaper piú anni, è necessario por-re mano ai problemi struttura-li e in particolare a un diversomodello di sviluppo fondatonon solo sulla crescita delle im-prese esistenti che caratteriz-zano il nostro modello “stori-co” di specializzazione, ma so-prattutto sulla nascita di nuoveimprese a piú elevata tecnolo-gia per un nuovo modello dispecializzazione che garanti-

dentificazione di Marx tra im-prenditori e capitalisti.

Nelle democrazie economi-che le due figure non coinci-dono perché l’imprenditore ècolui che ha le idee, crea nuo-vi prodotti, nuovi servizi, nuo-ve imprese, ricorrendo al si-stema bancario o al mercatodei capitali per reperire le ri-sorse finanziarie che gli man-cano.

In una vera democrazia eco-nomica, il sistema bancario e ilmercato dei capitali devono sa-pere selezionare i progetti im-prenditoriali meritevoli perchécapaci di creare vero sviluppoper il bene comune.

ATTIVITA’CREATIVITÀE BENE COMUNE

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È necessario un nuovo e piú intenso

rapporto tra Università, centri di ricerca,

pubblici e privati, e imprese

per trasformare le scoperte scientifiche

nei vari campi in risultati

per il mercato e per lo sviluppo

sca maggiore crescita e mag-giore occupazione.

Qui diventano fondamenta-li le banche e la finanza, comeci ricorda Schumpeter, per so-stenere nelle diverse fasi la na-scita e lo sviluppo di nuove im-prese nei settori a piú elevatatecnologia, fornendo la giustaquantità e qualità di capitale dirischio per finanziare progettiche presentano elevate combi-nazioni tra rendimento e ri-schio.

Il sistema bancario e gli in-vestitori istituzionali devonodare il loro contributo, soprat-tutto alla luce del nuovo ac-cordo di Basilea sui nuovi pa-rametri per la valutazione delmerito del credito alle impre-se.

Una nuova politica delle ga-ranzie costituisce un passo fon-damentale per spostare le pre-ferenze delle banche verso ilfinanziamento di imprese a piúelevata combinazione rendi-mento-rischio, e il Fondo cen-trale di garanzia per le piccolee medie imprese del Ministerodelle Attività Produttive puòfare molto in questa direzione.

Il sistema dei confidi, chemostrano negli ultimi anni for-ti tassi di crescita, indica che laloro azione, che poggia sullacooperazione tra imprese, è fon-damentale per la riduzione deirischi, per il miglioramento del-la qualità del credito (maggio-re credito a medio e lungo ter-mine) e per il contenimento delcosto del capitale.

Quanto le banche e la finan-za possano diventare strumen-ti fondamentali a sostegno di un

nuovo modello di sviluppo, in-sieme a una grande propensio-ne alla creatività e all’innova-zione finanziaria, lo possiamovedere ricordando il nostro Ri-nascimento, con i mercanti-banchieri fiorentini e le altreimportanti città mercantili ita-liane (1252-1492).

Un fattore fondamentale checonsentí a Firenze di diventa-re ricca e potente riguardò ilsolido equilibrio tra i diversirami dell’attività economica:la manifattura, la mercatura el’attività bancaria, insieme auna forte propensione all’in-ternazionalizzazione e ai mo-delli organizzativi per la con-duzione degli affari basati su ef-ficienti sistemi informativi (re-ti di agenti nelle diverse piaz-ze internazionali).

I mercanti-banchieri del no-stro Rinascimento avevano rag-giunto una conoscenza talmentesofisticata dell’arte della mer-catura, del cambio, bancaria efinanziaria (creatività), da po-ter scorgere qui, come ci ha in-dicato il nostro storico OscarNuccio, le vere origini dellospirito del capitalismo. Tale spi-rito della società borghese ita-liana anticipa di almeno due-cento anni l’etica protestantecalvinista, indicata da Max We-ber e dai suoi seguaci come lavera origine dello spirito delcapitalismo.

Ritornando alla creatività, al-la ricerca e all’innovazione perun nuovo modello di sviluppo,è necessario un diverso rap-porto tra Università, centri di ri-cerca pubblici e privati, im-prese, per trasformare le sco-

perte scientifiche nei vari cam-pi in risultati per il mercato eper lo sviluppo.

Per creare nuove imprese so-no necessari spin-off dalle Uni-versità, dai centri di ricerca e an-che dalle imprese piú grandi,sostenuti sul piano finanziariodalle banche e dalle istituzionifinanziarie, per offrire il capi-tale di rischio e i servizi finan-ziari necessari per iniziativeche, come è noto, presentanoelevati livelli di rischiosità.

La politica industriale si ègià mossa nel sostegno di que-sti spin-off da Università e cen-tri di ricerca, ma bisogna cheanche il sistema bancario e le

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Occorre un nuovo patto tra banche e imprese per una nuova stagione di sviluppo e di modernizzazione del nostro Paese, nello scenario dell’Unione Europea e delle grandi sfide dell’economia globale

quindi bisogno di istituzioni fi-nanziarie che sappiano fare fi-nanza per lo sviluppo in basealla validità dei programmi fu-turi.

Solo cosí possiamo passarea un uovo modello di sviluppobasato sulla scienza, sulla crea-tività e sulla conoscenza, ac-compagnato da un grosso sfor-zo nel campo della formazio-ne del capitale umano ai piú al-ti livelli.

Per quanto riguarda il capi-tale di rischio a sostegno dellanascita di nuove imprese e perlo sviluppo di quelle giovani,non possiamo qui tacere sulloscarso sostegno che sta dandoil sistema bancario a una misurasignificativa di politica indu-striale del Ministero delle At-tività Produttive che prevedeanticipazioni con risorse pub-bliche agli intermediari finan-ziari che assumono partecipa-zioni di minoranza al capitaledi rischio di piccole e medieimprese, di nuova o recente co-stituzione, che operano in set-tori innovativi e che investonosoprattutto nelle forme strate-giche delle tecnologie del-l’informazione e della comu-nicazione.

Occorre un nuovo patto trabanche e imprese per una nuo-va stagione di sviluppo e di mo-dernizzazione del nostro Pae-se, nello scenario dell’UnioneEuropea e delle grandi sfidedell’economia globale al no-stro modello di specializzazio-ne produttiva.

Come è noto, a partire dallametà degli anni Novanta iniziaun grande processo di aggiu-

stamento strutturale del sistemabancario italiano all’indomanidel Testo Unico in materia ban-caria.

Con il Testo Unico, che re-cepisce importanti direttive eu-ropee in materia, l’attività ban-caria viene considerata a tuttigli effetti attività d’impresa e inquanto tale orientata all’obiet-tivo della redditività per gliazionisti. Il processo di con-centrazioni e fusioni nel siste-ma bancario porta a una forteriduzione del numero delle ban-che con una perdita di prossi-mità con il territorio e di co-noscenza diretta tra banche eimprese (asimmetrie informa-tive), soprattutto di piccole emedie dimensioni e delle loroaggregazioni come i distretti.

Cade il principio della spe-cializzazione del credito, siasul piano temporale che su quel-lo funzionale. Le due categoriedi intermediari finanziari, ban-che di credito ordinario e isti-tuti di credito speciale per il fi-nanziamento degli investimentie per la finanza delle imprese,vengono meno per lasciare ilposto alle sole banche che pos-sono operare sia nel credito chenella finanza a breve e a medioe lungo termine.

Il nuovo ruolo della banca, al-l’indomani dell’entrata in vi-gore del Testo Unico, viene pre-visto su tre fronti tra loro con-nessi: il credito, il capitale di ri-schio, la consulenza.

A piú di dieci anni di distan-za dal Testo Unico bancario,due obiettivi sono stati rag-giunti: l’aumento della dimen-sione media delle nostre ban-

istituzioni finanziarie faccianola loro parte nel sostegno concapitale di rischio dei businessangels, del seed capital, deglistart up, dei finanziamenti perlo sviluppo.

Come è noto, l’applicazionedel nuovo accordo di Basilea la-scia spazi limitati in questocampo perché la selezione delmerito del credito si basa suparametri finanziari che guar-dano al passato e non allo svi-luppo futuro delle imprese.

Le nuove imprese non han-no storia, non hanno bilanci sucui compiere le valutazioniquantitative per la determina-zione del rating e abbiamo

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Una visione incentrata unicamente

sul profitto può condurre

nel lungo periodo alla distruzione

dei valori e dei fondamenti stessi

della società

che e la nascita di importantigruppi bancari di grandezza pa-ragonabile a quella dei princi-pali gruppi europei; la crescitadella redditività del capitaledelle banche che è passata davalori inferiori al 5% a valoriprossimi al 15%. Tale redditi-vità si confronta con quella mol-to piú bassa e calante del si-stema industriale italiano ne-gli ultimi anni. I dati disponi-bili indicano che nel triennio2001-2003 le imprese mani-fatturiere con piú di 10 addet-ti hanno accusato un calo del-la redditività operativa da cir-ca il 10% al 7% e di quellacomplessiva, al netto delle im-poste, da circa il 5% al 2%. Lastruttura finanziaria del sistemaindustriale abbassa pertanto laredditività operativa di ben 5punti percentuali.

Un notevole sviluppo ha avu-to il credito bancario, ma nel so-stegno dell’esistente e poco onulla del nuovo.

Praticamente assente è statal’azione delle banche a soste-gno della diffusione del capi-tale di rischio, soprattutto del-le imprese di piccole e mediedimensioni, rispetto alle po-tenzialità offerte direttamentedalla nuova legge bancaria. Perquanto riguarda la consulenzae i servizi finanziari, è manca-ta quasi totalmente la prima,soprattutto per la nascita di nuo-ve imprese e per la crescita diquelle esistenti, mentre i se-condi si sono fortemente svi-luppati in un clima poco con-correnziale e privo di rischio perle banche, con prezzi di tipooligopolistico, che spiegano in

parte significativa la forte ri-presa di redditività.

Di fronte a questa situazionefrutto dell’esperienza di piú diun decennio del nuovo TestoUnico bancario, risulta neces-sario agire per il futuro alme-no su due fronti.

Il primo, di cui si avvertonogià i primi movimenti, riguar-da il recupero da parte dellebanche della prossimità con iterritorio e con i nostri sistemidi piccole e medie imprese (di-stretti). In questo senso, l’evi-denza empirica mostra che lebanche radicate sul territorio,solitamente non di grandi di-mensioni, conoscono meglio leimprese, soprattutto piccole emedie, riducendo gli effetti del-le asimmetrie informative sulmercato del credito in terminidi selezione avversa e di az-zardo morale. Si può control-lare meglio il rischio, grazieanche all’azione efficace deisistemi dei confidi molto diffusitra le piccole e medie imprese,riducendo il razionamento delcredito che colpisce soprattut-to le imprese piccole e quelleubicate nel Mezzogiorno.

Il secondo è relativo al recu-pero della cultura della finan-za specializzata, che si è persacon l’avvento della banca uni-versale e con la scomparsa de-gli istituti di credito specialeche tanta parte hanno avuto nelsostegno del “miracolo econo-mico italiano” basato sulle pic-cole e medie imprese e sui di-stretti.

Ma sopra ogni cosa va recu-perata la visione etica del mo-do di concepire la funzione del-

la banca, che va ben al di là delperseguimento esclusivo del-l’obiettivo della creazione divalore per gli azionisti (profit-to). Questa teoria ha avuto unruolo fortemente negativo ne-gli anni Novanta, al punto cheil principio unico della crea-zione di valore per gli azioni-sti è stato addirittura recepitonel Codice di Autodisciplinadella Borsa Italiana.

Il profitto, come riconosce laDottrina sociale della Chiesa(Centesimus annus), è un fon-damentale misuratore dell’ef-ficienza dell’impresa e condi-zione importante per l’accu-mulazione e lo sviluppo, ma

CREATIVITÀ E BENE COMUNE

ATTIVITA’

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Occorreuna visione di piú lungo respiro che valorizzi insieme la dottrina della responsabilità etica dell’impresa e quella della crescita e dello sviluppo economico e sociale

nisti». Occorre, invece, una visione

di piú lungo respiro che valo-rizzi insieme la dottrina della re-sponsabilità etica dell’impresae quella della crescita e dellosviluppo economico e sociale.

Non si tratta di un rapportodi tipo negativo ma positivo,perché il credere e praticare laresponsabilità etica dell’im-presa è funzionale alla cresci-ta economica nel lungo perio-do. E questo vale per le impre-se e ancor piú per le banche.

Guardare al futurocon fiducia e creatività

Le sfide che abbiamo davantia noi sono grandi, ma ritengoalla nostra portata, se rinfor-ziamo la nostra fiducia per il fu-turo (per noi cristiani le virtúteologali della fede e della spe-ranza) con una nuova tensioneverso lo sviluppo rispetto allaconservazione dell’esistente edi quello che abbiamo accu-mulato in passato.

È compito di una classe im-prenditoriale e dirigente lungi-mirante sapersi coagulare neimomenti di maggiore difficoltàcome gli attuali, per raggiun-gere nuovi traguardi di benes-sere per il Paese.

Si tratta di una responsabilitàparticolare che devono sentiregli imprenditori cristiani e quin-di noi dell’UCID.

Per questo la Presidenza Na-zionale, su proposta del Pro-fessor Ferro, ha deciso, con ilComitato tecnico scientificodell’UCID, di diffondere, a set-tembre scorso sui principali or-gani di stampa nazionali un ap-

pello per una nuova responsa-bilità degli imprenditori.

È fondamentale ora diffon-derlo e creare un costruttivo di-battito a livello locale nei Grup-pi e nelle Sezioni per un nuo-vo modello di sviluppo ispira-to ai valori cristiani in cui cre-diamo.

Nel concludere, desidero ri-prendere l’esortazione ricor-data all’inizio del S. Padre aicristiani ad essere come mino-ranza creativa per i destini del-l’Europa, per essere al servi-zio dell’intera umanità.

L’esortazione ha un signifi-cato del tutto particolare pernoi dell’UCID, a per lo svi-luppo e la diffusione del benecomune.

(*) In occasione dell’apertura delnuovo anno sociale il 23/11/2005a Frosinone, nella sezione UCID,il Segretario Generale ha sviluppatoquesto tema, fondamentale in quan-to il tema di quest’anno ha riguar-dato la creatività dell’UCID per lacostruzione del Bene Comune.

1) L. Einaudi, Prediche inutili,1962, p. 193.2) J. A. Schumpeter, Teoria del-lo sviluppo economico, 1911.3) J. A. Schumpeter, Teoria …,op. cit., p. 154.4) J. A. Schumpeter, Teoria …,op. cit., p. 262.

non può essere l’unico obietti-vo.

Una visione incentrata uni-camente sul profitto può con-durre nel lungo periodo alla di-struzione di valore e dei fon-damenti stessi della società.

Noi non crediamo, comeFriedman, che «la teoria delleresponsabilità sociali sia unadottrina sostanzialmente sov-versiva e che poche tendenzepotrebbero minare le basi fon-damentali di una società libe-ra, quanto la possibilità che ledirezioni aziendali assumanoresponsabilità sociali che nonsiano quelle di procurare utilisempre maggiori ai propri azio-

ATTIVITA’CREATIVITÀE BENE COMUNE

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lineamenti di un’etica della fi-scalità. La terza parte affrontale problematiche aperte ri-guardanti l’etica della fiscalitàdopo l’ingresso del nostro Pae-se nella moneta unica europea,con le diverse posizioni sul pia-no politico in ordine ai princí-pi fondamentali della Dottrinasociale della Chiesa riguardantila solidarietà e la sussidiarietà.Seguono le conclusioni.

Spesa pubblica e pressione tributaria

Se osserviamo la dinamicadella spesa pubblica e dellapressione fiscale sul reddito na-zionale dei principali Paesi trala prima guerra mondiale e laprima metà degli anni Novan-ta, troviamo la conferma dellalegge di Wagner sull’espansio-ne della spesa pubblica.

La spesa pubblica assorbivamediamente il 15% delle ri-sorse prodotte dai vari Paesiantecedentemente la primaguerra mondiale e si arriva alpicco che supera il 50% deiredditi nazionali verso la finedegli anno Ottanta.

Il grande impulso all’au-mento della spesa pubblica edella pressione fiscale avvienedopo la grande crisi del 1929in cui i sistemi capitalistici ri-velano la loro incapacità di as-sicurare soddisfacenti livelli dicrescita e occupazione. È inquesto contesto che esce nel1936 la Teoria Generale diKeynes con l’obiettivo di offrirei rimedi per fare uscire i siste-mi capitalistici dal profondostato di depressione in cui era-no precipitati.

IL SENSO ETICO

DELLA PRESSIONE

FISCALE

La finanza pubblicadeve mirare allo sviluppo per il bene comune,creando equilibriotra i princípi dellasolidarietà e quellidella sussidiarietà (*)

L’incertezza è l’elemento chepermea tutto il mondo dellaTeoria Generale e che sta allabase delle crisi. Essa colpiscel’efficienza marginale del ca-pitale facendola scendere a li-velli cosí bassi, che anche tas-si di interesse minimi non sa-rebbero in grado di mettere inmoto per via endogena secon-do le forze di mercato la do-manda, la produzione, l’occu-pazione.

«Sembra probabile - affermaKeynes - che le fluttuazioni nel-la valutazione del mercato inmerito all’efficienza margina-le del capitale siano troppograndi da essere compensate

ETICA E FISCO

ATTIVITA’

di Giovanni ScanagattaSegretario Generale

UCID Nazionale

Scopo delle presenti ri-flessioni è di analizzarel’etica e il fisco alla luce

della Dottrina Sociale dellaChiesa, ora disponibile nell’u-tilissimo Compendio del Pon-tificio Consiglio della Giustiziae della Pace.

L’etica cristiana costituisceil paradigma della nostra ana-lisi della finanza pubblica, vi-sta sotto i due aspetti fonda-mentali e inscindibili del pre-lievo fiscale e della spesa. Inquesto modo allarghiamo l’àm-bito di analisi della finanza pub-blica e delle scelte finanziariedall’àmbito economico e poli-tico a quello morale.

Le riflessioni sono organiz-zate nel modo seguente. Nellaprima parte viene presentatoun breve excursus storico sul-la tendenza alla crescita dellaspesa pubblica sul reddito na-zionale dei vari Paesi, a parti-re dal prima guerra mondiale fi-no alla prima metà degli anniNovanta, a cui si accompagnauna crescita parallela della pres-sione tributaria.

Dopo tale periodo inizia neivari Paesi una discesa della spe-sa pubblica e della pressionefiscale sul reddito nazionale, inrelazione all’affacciarsi di unadiversa concezione del ruolodello Stato in economia di fron-te ai processi di globalizzazio-ne e di crescente concorrenzaa livello mondiale. Segue unaparte dedicata all’analisi dellerelazioni tra finanza pubblica,sviluppo, bene comune, soli-darietà e sussidiarietà nella vi-sione della Dottrina sociale del-la Chiesa, al fine di tracciare i

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A partire dalla primaguerra mondiale fino alla prima metà degli anni Novanta, si assiste alla progressiva crescita della spesa pubblica sul reddito nazionale di vari Paesi

nee del mercato non sarebberomai state in grado da sole di ri-portare i sistemi economici fuo-ri dalla crisi in tempi relativa-mente brevi, mentre il lungoperiodo era troppo lungo perimpedire sacrifici insopportabilia grandi masse di lavoratori.

È il diffondersi di queste idee,certamente comprensibili neicontesti economici in cui sononate, che ha innescato un’ondalunga, poi degenerata (deficitspending), di un crescente in-tervento dello Stato in econo-mia e di una continua crescitadella pressione fiscale.

Keynes, quando sosteneva lanecessità di vedere lo Stato as-sumersi una responsabilità sem-pre maggiore nell’organizza-zione diretta degli investimen-ti, aveva di fronte a sé una realtàben precisa. L’eccezionale li-vello raggiunto dalla disoccu-pazione e i prezzi calanti nonlo facevano temere per gli ef-fetti inflazionistici dell’inter-vento dello Stato in economia.

L’intervento stesso si collo-cava allora su livelli modesti ela spinta della domanda pub-blica avrebbe certamente con-tribuito nel breve periodo a ri-sollevare la produzione e a ri-durre la disoccupazione. La po-litica monetaria era inefficaceed era per questo necessario ri-correre a una massiccia politi-ca fiscale.

Ai nostri giorni i contesti eco-nomici sono profondamentemutati e ci muoviamo nell’e-conomia globale e dalla cre-scente concorrenza a livellomondiale, ma con un pesantefardello che i vari Paesi eredi-

tano dal passato sotto forma diingenti debiti pubblici che su-perano, come nel caso del no-stro Paese, il valore del reddi-to nazionale.

La situazione è abbastanzadiversa all’interno dei Paesimaggiormente sviluppati, conl’altissima incidenza della spe-sa pubblica e della pressionefiscale sul prodotto interno lor-do nei Paesi europei rispetto aquelli anglosassoni. Tale inci-denza sta scendendo nelle duegrandi aree economiche, macon i Paesi dell’Europa che ere-ditano dal passato livelli ecce-zionalmente elevati.

In Germania, il picco del-l’incidenza della spesa pubbli-ca sul prodotto interno lordo siregistra nel 1996 con il 47,3%e scende al 46,3% nel 2002. InFrancia, l’incidenza massimaè del 51,8% nel 1993 e scendeal 49% nel 2002. Il picco del-l’Italia si registra nel 1993 conil 55,4% e l’incidenza si ab-bassa al 45,5% nel 2002.

Diversa si presenta la situa-zione negli Stati Uniti e nel Re-gno Unito con punte rispetti-vamente nel 1992 con il 34,8%e nel 1993 con il 43,2%. Gli Sta-ti Uniti scendono al 30,9% nel2002 e il Regno Unito al 39,1%.

La velocità di discesa dipen-de naturalmente dal picco dipartenza e dalla capacità deiGoverni di realizzare efficaciriforme strutturali per crearemaggiori spazi di mercato perle attività produttive di beni eservizi. Sul piano empirico, ne-gli anni a noi piú vicini si no-ta in ogni caso una riduzionedella variabilità attorno alla me-

da un fattibile mutamento deltasso di interesse». E aggiun-ge: «attendo di vedere lo Statoassumere, sulla base del van-taggio sociale generale, una re-sponsabilità sempre piú gran-de di diretta organizzazione de-gli investimenti».

La grande crisi in cui era pre-cipitata l’economia mondialee la grande disoccupazione ave-vano portato Keynes ad auspi-care l’intervento dello Statonell’organizzazione diretta de-gli investimenti per risolleva-re la domanda globale, la cre-scita del reddito e dell’occu-pazione.

Per Keynes, le forze sponta-

ATTIVITA’ETICA E FISCO

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Secondo il padre dell’economia politica,

Adamo Smith, sono quattro i princípi

fondamentali dell’attività fiscale

dello Stato: l’uguaglianza,

la certezza, la comodità

di pagamento, l’economia

della riscossione

dia delle incidenze della spesapubblica sul prodotto internolordo dei principali Paesi in-dustrializzati.

Sembra, pertanto, che l’eco-nomia globale stia spingendoverso una convergenza del pe-so dello Stato e della pressio-ne fiscale sul reddito naziona-le dei Paesi maggiormente svi-luppati, con un livello-obietti-vo quantificato dagli analistiintorno al 30%. Nella misura incui la produttività del settoreprivato supera quella del settorepubblico, tali tendenze do-vrebbero portare a un recupe-ro di produttività dei Paesi Eu-ropei rispetto a quelli anglo-sassoni.

È utile, infine, ricordare chesul piano empirico non si notaalcuna relazione tra l’inciden-za della spesa pubblica sul pro-dotto interno lordo dei princi-pali Paesi maggiormente indu-strializzati e l’indicatore dellosviluppo umano elaborato dal-le Nazione Unite.

Sviluppo e solidarietà

I princípi dell’attività fisca-le dello Stato hanno avuto findall’inizio della nascita dellascienza economica un fonda-mento morale. Il padre dell’e-conomia politica, Adamo Smith(1), nella Ricchezza delle na-zioni del 1776 indicava quattroprincípi fondamentali dell’at-tività fiscale dello Stato: l’u-guaglianza, la certezza, la co-modità di pagamento, l’econo-mia della riscossione (2). Sitratta di quattro canoni che,guardando alla complessità deinostri sistemi fiscali, sono an-

dati in gran parte persi. Il principio di uguaglianza

ha dato origine a quello dellaproporzionalità delle impostee, successivamente, a quellodella progressività. Quest’ulti-mo principio trova fondamen-to nel paradigma della utilitàmarginale decrescente del red-dito, nato con la teoria margi-nalista, ma che risale sul pianostorico almeno a due mila an-ni fa. Per noi cristiani viene su-bito alla mente l’episodio evan-gelico della vedova che ha da-to molto di piú dei ricchi, po-nendo nel tesoro del tempio l’u-nico spicciolo che aveva, men-tre i ricchi, anche se ponevanomolto di piú, si privavano so-lo del superfluo.

Possiamo individuare tre pe-riodi che caratterizzano l’atti-vità impositiva nella storia deipopoli e delle nazioni. Il piúantico è quello del privilegiopolitico che trova la sua mas-sima espressione nel tributo chei vincitori impongono ai vinti,come è avvenuto con il tributoa Cesare ai tempi della con-quista romana della Palestina.Successivamente si è osserva-to il principio dell’uguaglian-za e della proporzionalità del tri-buto. Ai nostri giorni prevale ilprincipio della solidarietà, se-condo la capacità contributivadei soggetti, come previsto dal-la nostra Carta costituzionale,e dell’applicazione del princi-pio della progressività delle im-poste.

Entriamo ora nell’analisi del-la finanza pubblica alla lucedella Dottrina Sociale dellaChiesa, cioè della morale cri-

stiana, rispetto ai campi di ana-lisi di tipo strettamente econo-mico, politico e sociologico.

Al punto 355 del Compendiodella Dottrina Sociale dellaChiesa si legge che «La rac-colta fiscale e la spesa pubbli-ca assumono un’importanzaeconomica cruciale per ognicomunità civile e politica: l’o-biettivo verso cui tendere è unafinanza pubblica capace di pro-porsi come strumento di svi-luppo e di solidarietà». E an-cora: «La finanza pubblica siorienta al bene comune quan-do si attiene ad alcuni fonda-mentali princípi: il pagamentodelle imposte come specifica-

ETICA E FISCO

ATTIVITA’

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La solidarietà senza sussidiarietàpuò degenerarein assistenzialismo,mentre la sussidiarietàsenza solidarietà rischia di alimentareforme di localismo egoistico

a questo riguardo è il punto 351del Compendio che cosí recita:«L’azione dello Stato e deglialtri poteri pubblici deve confor-marsi al principio di sussidia-rietà e creare situazioni favore-voli al libero esercizio dell’at-tività economica; essa deve an-che ispirarsi al principio di so-lidarietà e stabilire dei limiti al-l’autonomia delle parti per di-fendere la piú debole. La soli-darietà senza sussidiarietà, in-fatti, può degenerare facilmen-te in assistenzialismo, mentre lasussidiarietà senza solidarietàrischia di alimentare forme di lo-calismo egoistico».

Abbiamo in questo modo adisposizione tutti gli elementiper definire l’attività di finan-za pubblica, sia dal lato delle en-trate che da quello delle spese,alla luce dei princípi della Dot-trina Sociale della Chiesa.

La finanza pubblica secondol’etica cristiana deve mirare al-lo sviluppo per il bene comu-ne, trovando un equilibrio tra iprincipi della solidarietà e quel-li della sussidiarietà.

Il campo di analisi dellascienza delle finanze tende acollocarsi nell’àmbito della na-tura e degli effetti economicidella finanza pubblica, sia dallato delle spese che da quellodelle entrate. Può, ad esempio,trattarsi degli effetti economi-ci delle imposte con l’impiegodegli strumenti classici dellamicroeconomia e, in particola-re, delle forme di mercato diconcorrenza, di monopolio e diquelle intermedie. Oppure de-gli effetti economici della spe-sa pubblica sotto forma di in-

vestimenti sul reddito nazio-nale, sui conti con l’estero esull’occupazione, impiegandostrumenti di tipo macroecono-mico come quello del molti-plicatore keynesiano. E anco-ra, in senso macroeconomico,degli effetti della tassazionesulla propensione al consumo.

Se il campo di analisi dellafinanza pubblica si estende aquello politico, possiamo ana-lizzare i limiti entro cui si muo-ve l’attività finanziaria rappre-sentati, secondo Gaetano Mo-sca, dal massimo vantaggio del-la classe politica governante eda quello minimo richiesto daigovernati (3).

Se il campo di analisi è quel-lo dell’etica e, nel nostro caso,dell’etica cristiana, i giudizi divalore si spostano agli effettidella finanza pubblica sullo svi-luppo (diverso dal concetto dicrescita e progresso) (4), sulbene comune, in rapporto aivalori della solidarietà e dellasussidiarietà. Un eccesso di tas-sazione e di spesa pubblica sulreddito nazionale, trasforma ilvalore positivo della solidarietàin assistenzialismo, con sacri-ficio del valore della sussidia-rietà, dell’iniziativa privata edella creatività dei corpi mi-nori, a danno dello sviluppo edel bene comune.

Un difetto di tassazione e dispesa pubblica sul reddito na-zionale conduce a sacrificareil valore etico della solidarietà,trasformando il valore positivodella sussidiarietà in egoismolocalistico. Emerge in questomodo dai princípi della Dottri-na Sociale della Chiesa il pa-

zione del dovere di solidarietà;razionalità ed equità nell’im-posizione dei tributi; rigore e in-tegrità nell’amministrazione enella destinazione delle risor-se pubbliche. Nel distribuire lerisorse, la finanza pubblica de-ve seguire i princípi della soli-darietà, dell’uguaglianza, del-la valorizzazione dei talenti, eprestare grande attenzione a so-stenere le famiglie, destinandoa tal fine un’adeguata quantitàdi risorse».

Un altro punto importante perl’individuazione dei princípi dietica cristiana cui deve attener-si la finanza pubblica riguardala sussidiarietà. Fondamentale

ATTIVITA’ETICA E FISCO

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Il nostro Paese, con l’entrata nella moneta

unica europea, ha compiuto

una fondamentale scelta storica,

in linea di continuitàcon i Padri fondatori

del Mercato comune europeo,

nato alla fine degli anni Cinquanta

con i Trattati di Roma

radigma di finanza pubblicagiusta, caratterizzato da una po-litica delle entrate e delle spe-se pubbliche che sappia coniu-gare i principi della solidarietàe della sussidiarietà per lo svi-luppo e per il conseguimentodel bene comune.

Diversi progetti politici

Il nostro Paese, con l’entra-ta nella moneta unica europea,ha compiuto una fondamenta-le scelta storica, in linea di con-tinuità con i Padri fondatori delMercato comune europeo, na-to alla fine degli anni Cinquantacon i Trattati di Roma.

Per raggiungere questo im-portante obiettivo l’Italia hacompiuto notevoli sacrifici, conun aggiustamento che in gran-dissima parte è avvenuto sullato dell’aumento della pres-sione fiscale. L’altro elementoimportante ha riguardato la ri-duzione dei tassi di interesse,che ha consentito di abbassarefortemente il costo del gigan-tesco debito pubblico.

Le incognite attuali e futureriguardano la politica fiscale, afronte di una sovranità e di unapolitica monetaria che non èpiú nelle nostre mani. È super-fluo dire che stanno qui le dif-ferenze di “visione del mon-do” tra i due grandi schiera-menti politici in campo. Il vin-colo del bilancio pubblico inpareggio, o vicino al pareggio,prescinde da quale delle duecoalizioni sta al governo delPaese: si tratta, infatti ,di unobbligo esterno fissato da untrattato (quello di Maastricht,1992) che abbiamo liberamen-

te sottoscritto e che comunquesiamo tenuti a rispettare, penal’emarginazione dall’Europa.

La differenza sostanziale pas-sa attraverso le politiche dellatassazione e della spesa pub-blica. Se la spesa pubblica vie-ne mantenuta alta, è gioco for-za tenere alta la tassazione ri-spetto al reddito. In caso con-trario, la riduzione della pres-sione fiscale porta necessaria-mente con sé la riduzione del-la spesa pubblica rispetto alreddito, lasciando maggiorespazio all’iniziativa e alla crea-tività dei privati.

I fautori della prima pro-spettiva ripongono la propriafiducia in una produttività del-la spesa pubblica non inferio-re a quella della spesa privata,mentre i sostenitori della se-conda sono convinti che le ve-re forze dell’accumulazione edello sviluppo risiedono nel-l’iniziativa privata e nella pro-pensione a intraprendere da par-te degli individui e dei gruppiliberamente costituiti.

Una minore tassazione lasciaall’individuo maggiore libertàdi scelta sull’impiego del pro-prio reddito, secondo il princi-pio di sussidiarietà proclama-to dall’Enciclica Quadragesi-mo Anno del 1931. Un ecces-so di tassazione mortifica ilprincipio di libertà dell’indivi-duo, snaturando i fondamentidella solidarietà verso l’assi-stenzialismo. D’altra parte, undifetto di tassazione fa veniremeno i princípi di solidarietàsoffocati dagli egoismi del sin-golo e dal consumismo, per-dendo di vista il bene comune.

Esiste, in definitiva, il valo-re della giusta tassazione che as-sicura, come già detto, l’equi-librio tra i princípi della soli-darietà e quelli della sussidia-rietà proclamati dalla Dottrinasociale della Chiesa. Il fonda-mento lo troviamo nell’episo-dio evangelico del tributo a Ce-sare in cui Gesú afferma «Da-te a Cesare quello che è di Ce-sare a Dio quello che è di Dio».

Uno “scatto morale”

Nelle presenti riflessioni suirapporti tra etica cristiana e fi-nanza pubblica, si è tentato in-nanzi tutto di porre in eviden-za, sotto la spinta dei processi

ETICA E FISCO

ATTIVITA’

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Occorre uno “scatto morale” da parte di tutti, sapendo che la via fondamentale per ridurre l’eccessivapressione fiscale sulla parte emersa è quella di liberarsi dall’area dell’evasione

glosassoni. È una visione di diversa cul-

tura dell’economia di mercatoche deve penetrare di piú neimodi di pensare e di agire de-gli europei, nella consapevo-lezza che le regole servono apoco se non sono fondate susaldi princípi di carattere eticoe morale.

Sta qui la questione genera-le dei rapporti tra etica e fisco:una questione di libertà chechiama immediatamente in cau-sa il dovere della responsabilitàdell’agire dell’individuo e del-le sue libere organizzazioni peril perseguimento del bene co-mune. In questo senso abbiamoparlato di finanza pubblica giu-sta, capace di coniugare i valoridella solidarietà e della sussi-diarietà per lo sviluppo fina-lizzato al bene comune.

Con riferimento ai problemipiú diretti del nostro Paese, nonpossiamo dimenticare la que-stione morale fiscale connessaai fenomeni di evasione. Il va-lore stimato dell’economiasommersa nel nostro Paese siaggira intorno al 30% del pro-dotto interno lordo. Ciò signi-fica che una tassazione mediaintorno al 40% del reddito na-zionale emerso conduce ad unatassazione media sul redditoeffettivamente prodotto intor-no al 30%.

Il sistema in qualche modo siè aggiustato, ma nel modo nonmoralmente giusto. Occorre inquesto campo uno “scatto mo-rale” da parte di tutti, sapendoche la via fondamentale per ri-durre l’eccessiva pressione fi-scale sulla parte emersa è quel-

la di liberarsi dall’area dell’e-vasione. Si tratta di un proble-ma non solo di controlli e disanzioni ma soprattutto di re-sponsabilità morale.

Per concludere, abbiamo par-lato della finanza pubblica sulpiano politico ricordando i li-miti entro i quali essa si muo-ve: il limite del vantaggio mas-simo dei governanti e quellodel vantaggio minimo richiestodai governati. Una concezionedella politica eminentementecome espressione dell’eserciziodel potere porta inevitabilmentea mantenere largo lo spazio traquesti due limiti. Per avvici-narli è indispensabile una vi-sione etica della politica. Av-vertiamo, per questo, forte ilbisogno di una politica vissutae testimoniata come servizio,nello spirito dell’alto insegna-mento di Luigi Sturzo.

(*) Viene qui pubblicato l’inter-vento del Segretario Generale del-l’UCID, Giovanni Scanagatta, te-nuto al Convegno della SezioneUCID di Torino (26 gennaio 2006).

1) Cfr. A. Smith (1723-1790) inLa ricchezza delle nazioni, 1776. 2) Cfr. A. Smith, An inquiry intothe Nature and the Causes of theWealth of Nations, London 1776,pp. 567-568; G. Parravicini, Scien-za delle Finanze, Principi, Giuffré,Milano 1975. 3) Cfr. G. Parravicini, Scienza del-le Finanze, Principi, op. cit., p. VI.4) Cfr. encicliche sociali di Gio-vanni Paolo II, Laborem exercens,Sollicitudo rei socialis, CentesimusAnnus.

di globalizzazione e di cre-scente concorrenza a livellomondiale, la convergenza delpeso della spesa pubblica sulreddito nazionale dei vari Pae-si verso livelli piú bassi di quel-li storicamente osservati in pas-sato. Gli economisti parlano diun valore intorno al 30%, maquesta indicazione va colta na-turalmente per il suo significa-to generale di natura tenden-ziale. Parallelamente la tassa-zione sul reddito nazionale vie-ne interessata dalla stessa ten-denza e, come abbiamo visto,in questo processo i Paesi eu-ropei devono compiere gli sfor-zi maggiori rispetto a quelli an-

ATTIVITA’ETICA E FISCO

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al giusto posto all’interno del-l’azienda? Cosa possiamo fareaffinché i manager piú isolati(ad esempio gli imprenditoridelle piccole e medie imprese)siano messi in condizione diporsi al servizio dell’essereumano?

Quali azioni pratiche possia-mo mettere in atto per aiutarele persone piú escluse? Pos-siamo migliorare le nostre ca-pacità di discernimento nellavita di tutti i giorni nella nostraduplice veste di cristiani e im-prenditori? Come possiamo fa-re in modo che l’etica porti al-la realizzazione di migliora-menti pratici all’interno dellecomunità imprenditoriali?

Queste sono alcune delle que-stioni affrontate durante lo svol-gimento del Congresso.

Ciascuno dei partecipanti,dopo una fase iniziale di ap-profondimento attraverso ta-vole rotonde e testimonianzeselezionate, si è confrontato sututte queste tematiche. Ovvia-mente non è stato semplicissi-mo, a causa delle complessitàculturali e linguistiche, ma losi è fatto ugualmente, tenendoconto delle diversità e cercan-do di trarne arricchimento. Èstato garantito un accurato ser-vizio di traduzione (inglese,spagnolo, portoghese, francesee italiano e ancora alcune altrelingue) al fine di permettere aquanti piú partecipanti possibiledi capire le sfumature piú si-gnificative delle testimonian-ze, dei forum e delle tavole ro-tonde.

Di conseguenza, per ogni ses-sione principale del program-

VERSO

UNA LEADERSHIP

PIÚ RESPONSABILE

Portare gli imprenditori a operare al serviziodell’essere umanonel mondo moderno.Questo l’obiettivodel Congresso di Lisbona 2006

ma il tempo dedicato ai picco-li gruppi di lavoro è stato paria quello dedicato alle esposi-zioni iniziali rese attraverso ta-vole rotonde e forum.

Il Congresso è stato concepitoper essere fortemente interatti-vo. Non si sono invitate le per-sone a parteciparvi solo per sta-re sedute, ascoltare e applaudiregentilmente di tanto in tanto. Siè voluto rendere gli invitati“protagonisti”.

Non c’erano lezioni da dare,ma esperienze e opinioni dacondividere e da confrontare!Quindi, un momento impor-tante di presenza e di parteci-pazione.

UNIAPACATTIVITA’

di Benoit BonamySegretario Generale UNIAPAC

Il 25-26-27 maggio si è te-nuto a Lisbona il CongressoMondiale UNIAPAC sul tema“Portare gli imprenditori adoperare al servizio dell’essereumano nel mondo moderno -Verso una leadership piú re-sponsabile, come cristiani, nel-la complessità del mondo glo-bale”.

È stato il 22o Congresso Mon-diale UNIAPAC, dopo una ric-ca storia di congressi interna-zionali iniziati molto prima chequesto tipo di meeting globalicominciassero a fare tendenza.

Questa volta, dopo le prece-denti edizioni dedicate a ri-flessioni piú “macroeconomi-che”, UNIAPAC ha scelto difocalizzare l’interesse sui fu-turi cambiamenti nella personadell’imprenditore, sia riguardoal suo ruolo nell’azienda, siarispetto alle sue responsabilitàpratiche di servire il prossimoattraverso il proprio impegnoprofessionale.

Quali sono le sfide incom-benti per l’imprenditore cri-stiano dei giorni nostri? In chemisura l’imprenditore è re-sponsabile per lo sviluppo per-sonale dei suoi dipendenti?

Qual è l’estensione delle sueresponsabilità pratiche verso lasocietà, e per che livello di so-cietà? Quale metodo pratico diassumersi queste responsabi-lità può essere proposto comebest-pratice?

Come possiamo promuove-re tra i top manager delle gran-di aziende il concetto di operareal servizio dell’essere umano?Come possiamo fare in modoche l’essere umano sia messo

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ASSETTO

E PROMOZIONE

DEL MOVIMENTO

GIOVANI UCID

Ecco amici: le linee sono tracciate. Ora tocca proprio a noi!

ganti (la quota di iscrizione èopportuno sia differenziata ri-spetto alla sezione);

- esistono uno/due delegatiper le relazioni con il Movi-mento Nazionale;

- i nominativi dei soci, deiresponsabili e dei delegati so-no stati comunicati alla Segre-teria Nazionale.

Al momento sono attivi igruppi di Torino, Genova, Mi-lano, Frosinone, Reggio Cala-bria. Anche Padova e Roma so-no attive, ma hanno un refe-rente fuori quota d’età. Berga-mo ha appena comunicato ilnome del responsabile.

Sviluppo di nuovi gruppi

A fronte di un diffuso entu-siasmo, si è riscontrata una cer-ta difficoltà a far nascere e svi-luppare nuovi gruppi giovani acausa dei seguenti problemiidentificati: a) mancanza di au-tonomia operativa rispetto al-la sezione; b) difficoltà a im-postare un primo programma dibase che funga da catalizzato-re sul territorio.

Per le città dove è possibilecreare un gruppo (Potenza, Bre-scia, Mantova, Firenze, Napo-li, Parma, La Spezia, Vero-na/Vicenza, Udine) si effettueràuna visita in loco articolata indue fasi: la prima con i senior(19-20) per spiegare il proget-to e i risultasti già raggiunti euna seconda, in pizzeria, (20-22) senza senior con i giovanidella sezione e i loro amici, trai quali scegliere uno/due refe-renti per il prossimo anno cheaiutino ad aggregare.

Obiettivo è dichiarare attivi

entro giugno Bergamo, Brescia(13 maggio), Potenza, Mantova,La Spezia, nonché Padova e Ro-ma. Laddove non sia possibileuna presenza cosí capillare, ci sa-ranno dei delegati di area perpromuovere presenze e attività.

Supporto all’attività

Mentre il Gruppo Ucid Re-gionale identificherà un refe-rente per Ucid Giovani:

- come riferimento internodell’organizzazione a cui UcidGiovani fa capo, è necessario,

- che ogni Gruppo Giovanidefinisca un proprio program-ma comprensivo di almeno 4eventi. A tal fine è stato predi-sposto un format di supportogestito in allineamento con ilResponsabile Nazionale Gio-vani per i nuovi gruppi com-posto da: a) una serata con unpersonaggio di rilievo dell’U-cid come testimonial del suoimpegno nell’intraprendere; b)un progetto comune con la lo-cale università; c) l’alimenta-zione del sito e/o della new-sletter con un lavoro di grup-po; d) una forma di volonta-riato da attivare.

Tema comune

Per rafforzare la conoscenzae l’amicizia tra i gruppi si sta-bilisce la necessità di una atti-vità interregionale e nazionalecoordinata. Il tema scelto è ilpassaggio dal mondo della scuo-la a quello del lavoro con il sup-porto di coaching. Proposte so-no già giunte da Genova, Mila-no e dal Veneto. Ecco amici: lelinee sono tracciate. Ora pro-prio tocca a noi!

Premessa

Scopo dell’attività del Mo-vimento Giovani Nazionale èquello di portare nuovi amici inverde età all’UCID, perché di-ventino in tempi medio/brevisoci delle rispettive sezioni, co-me è già avvenuto a Torino,Milano e Genova.

Gruppi esistenti

L’attività del gruppo deveavvenire con una certa auto-nomia, pur all’interno della re-lativa sezione. Un gruppo Gio-vani locale è costituito uffi-cialmente se:

- esiste un responsabile (na-to non prima del 1965);

- esistono almeno 5 soci pa-

ATTIVITA’UCID GIOVANI

di Alberto Carpinetti

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Appuntamento che si colloca nel-l’articolata iniziativa “Mettiamo-ci in rete”, attraverso la quale il so-dalizio intende esplorare e pro-muovere vari settori d’informa-zione pertinenti alla propria realtàassociativa. Sono intervenuti il Presidente del-la Sezione Ferdinando Cavalli, DonGiuseppe Castellanelli, Consu-lente Ecclesiastico, Paola Vilardi,Presidente del Consiglio Provin-ciale di Brescia; Mariolina Tita, ti-tolare di farmacia, esponente del-l’Associazione donne manager diSoroptimist e Suor Pia Pelucchidella Congregazione delle SuoreOperaie della Santa Casa di Na-zareth. L’incontro è stato coordinato dalSegretario della Sezione Doni Fer-rari. È seguito un interessante dibatti-to.• 11 febbraio 2006 - Dopo laSanta Messa incontro dal tema“La Banca d’Italia dopo la nuovalegge sul risparmio”.È intervenuto Marcello Callari di-rettore della filiale di Brescia del-la Banca d’Italia.• 11 marzo 2006 - Dopo la San-ta Messa incontro dal tema “La fa-tica del cammello: l’imprenditoree il dirigente tra ricchezza e po-vertà”. È intervenuto Giorgio Campanini.Imprenditori hanno dato testi-monianza.• 8 aprile 2006 - Santa Messacelebrata dal Vescovo VicarioMons. Francesco Beschi e da Don

GRUPPO REGIONALELOMBARDO

• Sua Eminenza il Card. Dioni-gi Tettamanzi ha avuto il piaceredi comunicare al Tesoriere Nazio-nale e Presidente del Gruppo Lom-bardo, Grand’Uff. Renzo Bozzet-ti, la Sua nomina nel Consiglio diAmministrazione dell’UniversitàCattolica del Sacro Cuore. È con vivo piacere che la Redazionedi UCID LETTER, nel congratular-si, comunica questa bella notiziaa tutti i Soci e porge al Presiden-te i piú fervidi auguri di buon la-voro per questo importante e de-licato incarico a cui è stato chia-mato.• Il Gruppo UCID Lombardo hacelebrato il 60° anniversario dal-la fondazione con un dibattito digrande rilievo culturale.• Lunedí 19 dicembre 2005, al-le ore 18 presso l’Università Cat-tolica del Sacro Cuore, il Presi-dente del Senato Marcello Pera,il Rettore dell’Università prof. Lo-renzo Ornaghi, il Presidente del-la Camera di Commercio di Mi-lano Carlo Sangalli, moderati daMassimiliano Finazzer Flory, si so-no confrontati sul tema: “Quan-do cultura e mercato si incontra-no?”.Il Presidente del Gruppo Lom-bardo dell’Ucid Renzo Bozzetti eil Presidente nazionale AngeloFerro invitano a ricordare come in60 anni di storia - a partire dal-l’immediato dopo guerra - l’Ucid

si sia proposto come positivoesempio di integrazione tra i va-lori cristiani e quelli del mercato. Nel sito internet c’è un’ampia sin-tesi degli interventi.L’11 maggio 1945, a pochi gior-ni dalla Liberazione, un gruppo diimprenditori cattolici, desiderosi dicontribuire alla ricostruzione del-la nazione nel rispetto dei princí-pi cristiani, costituí a Milano il“Gruppo Lombardo Dirigentid’Impresa Cattolici”, che in pocotempo si sviluppò tanto da coin-volgere gruppi di regioni vicine ecosí da costituirsi nel 1947 come“Unione Cristiana ImprenditoriDirigenti”. Il Gruppo Lombardo, congiunta-mente alle attuali 18 Sezioni ter-ritoriali, è da sempre impegnatoa un costante sviluppo associati-vo e all’accrescimento della co-noscenza e dell’attuazione dellaDottrina sociale della Chiesa nelcampo delle imprese, delle orga-nizzazioni e nel contesto socialegenerale. In particolare, una speciale at-tenzione è rivolta allo sviluppo digruppi giovani e all’aggregazio-ne di donne imprenditrici e diri-genti, sempre piú protagonistenella vita economica e sociale delnostro Paese.

SEZIONE DI BRESCIA

• 14 gennaio 2006 - Primo in-contro sul tema “La donna, il la-voro e la festa”.

ATTIVITÀGRUPPI REGIONALI

E SEZIONI

ATTIVITA’

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Giuseppe Castellanelli, Consu-lente Ecclesiastico della Sezione. È seguito un incontro di medita-zione guidato da Mons. France-sco Beschi.

SEZIONE DI BUSTO ARSIZIO -VALLE OLONA

• 23 febbraio 2006 - “La guer-ra santa della finanza islamica”• 29 marzo 2006 - Convegnosul tema “Che tutti siano uno,utopia? No, una risposta”.

SEZIONE DI COMO

• 31 gennaio 2006 - Incontroperiodico / conferenza sul tema“L’ospedale e il suo territorio”.• 12 aprile 2006 - In prepara-zione alla S. Pasqua il VescovoMons. Alessandro Maggiolini hacelebrato la Santa Messa. A questo incontro liturgico di pre-ghiera e meditazione sono stateinvitate le Autorità.

SEZIONE DI LECCO

• Il Presidente della SezioneDott. Maurizio Crippa è stato no-minato nuovo Direttore Genera-le di UNIPRO. Tutta la Redazione di UCID Let-ter, nel congratularsi con il neoe-letto, porge al Presidente Crippail piú grande augurio di Buon La-voro.

SEZIONE DI MANTOVA

• 25 marzo 2006 - Quarto in-contro su “L’etica degli affari inItalia dal 1948 al 2005”. Sono in-tervenuti Enzo Reni, socio, che haportato la testimonianza di cre-scita della sua impresa, con par-ticolare riferimento agli anni re-lativi al periodo indicato nel te-ma.Maurizio Lotti, già Presidente del-la Provincia dal 1975 al 1983 edex Senatore, che ha illustrato lasua visione di quegli anni con ri-guardo ai temi che ci impegna-no in questo momento.

GRUPPO INTERREGIONALEPIEMONTE VALLE D’AOSTA

SEZIONE DI ASTI

• 18 marzo 2006 - Presso il Cen-tro Culturale San Secondo, la Se-zione ha tenuto un Convegno sultema “Le strade di uno svilupposostenibile nella Provincia di Asti”.Relatore il Presidente NazionaleAngelo Ferro. Qualche anno fa, nel corso di unconvegno organizzato dall’UCID,l’associazione che raggruppa im-prenditori, dirigenti e professioni-sti, il cardinale Saldarini uscí conuna domanda che raggelò nonpoco una platea di imprenditori to-rinesi che discutevano di Vange-lo e di “Dottrina sociale della Chie-sa”.

Il cardinale chiedeva se è possibi-le per un imprenditore diventaresanto. Qualcuno tentò una rispo-sta citando l’esempio di ex colle-ghi che avevano venduto quelloche possedevano per andare a co-struire ospedali e scuole nel terzomondo, ma subito il prelato ri-badí il senso della domanda, spie-gando che si riferiva al mestiere diimprenditore e non alle scelte in-dividuali di vita di qualcuno.Il prof. Angelo Ferro, al Conve-gno del 18 marzo scorso, nellasua relazione ha affrontato so-stanzialmente proprio le temati-che che scaturiscono dalla do-manda del Cardinale, chiedendosicome possano imprenditori, diri-genti e professionisti, essere con-siderati tra i facenti parte della“Sequela di Cristo”.Ha parlato di libertà e dignità del-la persona, di talenti, di fede, ditestimonianza, di sfide, di para-dossi e soprattutto di carità cri-stiana. La sfida personale piú importan-te è il famoso passaggio attraver-so la cruna dell’ago, i paradossi so-no le leggi dell’economia e delprogresso tecnologico, che da unaparte risolvono i problemi, dal-l’altra ne generano di nuovi, ta-lora piú complessi di quelli chehanno risolto; la carità cristiana èquella che trasforma le regole giu-ste in regole solidali.In questo mare, sempre procello-so, l’imprenditore cristiano, noc-chiere della sua barchetta, ha unastella polare: i valori del Vangelo,

ATTIVITA’ATTIVITÀ GRUPPI REGIONALI

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È un settore con luci ed ombre, consfide vinte e alcune opportunità piúpotenziali che realizzate, e qual-che disastro del passato (meta-nolo, Asti nord) da non ripetere,ma che è tornato a coinvolgereuna buona schiera di giovani, tec-nicamente preparati, e pronti ascommettere sui valori della pro-pria terra. È proseguita una breve illustra-zione dell’attività universitaria asti-giana (ASTISS) che ha messo inevidenza l’importanza del lega-me scuola superiore -territorio inprospettiva sviluppo.Partendo da queste premesse si èsvolta la tavola rotonda, parteci-pata da autorevoli rappresentan-ti delle realtà astigiane. Il mondoindustriale ha fatto presente lascarsa probabilità che la soluzio-ne dei problemi occupazionali inatto possa essere risolta da nuo-vi grandi insediamenti manifattu-rieri, tesi confermata anche dalrappresentante del settore ban-cario che ha rilevato come, no-nostante il boom dei risparmi af-fidati alle banche, siano pratica-mente azzerate le richieste di fi-nanziamento di nuovi progetti in-dustriali, e ciò nonostante esista-no in provincia aziende con ca-ratteristiche di eccellenza nel lorosettore.Il rappresentante degli artigiani haevidenziato alcuni successi dellapropria categoria, con l’affida-mento di importanti lavori ad ar-tigiani astigiani proprio in occa-sione delle recenti Olimpiadi, e ha

interpretati anche alla luce degliinsegnamenti della Dottrina so-ciale della Chiesa, e, cosciente deipropri limiti ma anche dei suoi va-lori, prosegue nella rotta verso ac-que piú tranquille, per il bene suoe dei compagni d’avventura.Il convegno è proseguito metten-do a fuoco le problematiche legateal territorio, cosí come indicatodal suo titolo. La presentazionedei dati, predisposti da un appo-sito gruppo di lavoro, ha messo inevidenza la struttura socio-eco-nomica e demografica della pro-vincia, identificando le principalievoluzioni a partire dal momentodella costituzione della provincia,fino alla situazione dei giorni no-stri.Si parte dal 1935 con una popo-lazione superiore di ben 40.000unità rispetto a quella attuale, no-nostante il capoluogo sia cresciu-to negli ultimi 50 anni di ben20.000 unità, a testimonianza delgraduale abbandono dell’agricol-tura, che nell’anno di costituzio-ne della provincia occupava circail 35% della popolazione attiva. All’unione industriale aderivanoallora 631 ditte, con circa 7.000dipendenti, oggi circa 9.000, chehanno costituito il primo ciclo diindustrializzazione e che oggi, fat-ta eccezione per le spumantiere,si sono ridotte nella dimensione osono scomparse, per fine ciclo delprodotto, ridimensionamento delmercato o crisi di varia natura.Negli anni 60, anche sulla spintadel boom torinese, inizia un altro

ciclo, con il trasferimento in pro-vincia di alcune importanti azien-de, con insediamenti che rag-giungono e superano nel loro in-sieme i 3.500 dipendenti. Anchequeste si sono fortemente ridi-mensionate a fine secolo (IB mei,IB mec, Weber, per citare le piú im-portanti). Ed eccoci ai giorni nostri, con unapopolazione di addetti all’indu-stria di circa 14.000 dipendenti(oltre 50% metalmeccanica), conalcune criticità in atto, e una di-mensione aziendale fortementeridotta anche nelle aziende leader.Nel frattempo aumentano i servi-zi, fino a raggiungere, nella si-tuazione attuale, il 56% degli oc-cupati. Contemporaneamente si espan-de il popolo degli artigiani, oggila componente produttiva piú nu-merosa con circa 19.000 addettie forte incidenza del settore edi-le (3.131 aziende su 7.006). Tie-ne bene il settore commerciale, inlieve costante aumento negli ul-timi tre anni e una forza lavorati-va di oltre 15.000 addetti.E finalmente l’attività storica, tra-dizionale, che ha reso famosa lanostra provincia per alcuni pro-dotti tipici, il vino in generale e ilmoscato d’Asti in particolare, va-le a dire il settore agricolo. Nonostante la forte riduzione de-gli addetti, oggi sono circa 6.000quelli che svolgono in agricolturala loro attività principale e intor-no a 10.000, se si aggiungono glialtri.

ATTIVITÀ GRUPPI REGIONALI

ATTIVITA’

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ribadito l’importanza del ruolodella stessa. Il mondo agricolo ha espresso lasperanza che, in un momento digrandi cambiamenti, non vengatrascurata la risorsa piú immedia-ta, la terra che ci nutre da sem-pre, e che si riesca a coniugare po-sitivamente il legame tra occupa-zione e territorio; e alcune nuovestrade sono promettenti. (a curadi Evasio Sattanino)

SEZIONE DI TORINO

• 27 gennaio 2006 - Convegnosu “Etica e Fisco”. Fatti di crona-ca recente hanno reso oggetto digrande attenzione la cosiddettaquestione morale, concetto che ri-guarda soprattutto gli intrecci il-leciti o inopportuni tra potere po-litico ed economia.In questo àmbito si pone la que-stione dei rapporti tra etica e fi-sco.La tematica, assai risalente neltempo, non rappresenta una realtàsoltanto italiana. Essa investe una dimensione cen-trale dell’uomo, da un lato in quan-to membro della comunità e dal-l’altro in quanto portatore di va-lori e di cultura.La questione morale fiscale è di-venuta assai acuta sia per la di-mensione assunta dall’evasionefiscale, sia per le non sempre chia-re analisi e per le soluzioni chevengono proposte, chiamando incausa tutti coloro che, come l’U-

CID, hanno fatto dell’etica ragio-ne e criterio del proprio compor-tamento.Pertanto, responsabilmente non sipuò non denunciare la gravità delfenomeno: la prima regola moraleè dire la verità. Inoltre l’UCID, in occasione di que-sto Convegno, con una serie di ri-flessioni in dialettica interdiscipli-nare, ha inteso ribadire pubblica-mente la propria identità di valo-ri e dare un segno di non inerzia.Proprio la questione morale fiscaleè stata il filo conduttore degli in-terventi dei relatori:1. La cultura tributaria Il dovere costituzionale di con-correre alla spesa pubblica Prof. Avv. Claudio Sacchetto, Or-dinario di Diritto tributario, Fa-coltà di Economia, Università di To-rino, Socio Torino.2. L’imprenditorialità È possibile oggi in Italia produrrericchezza senza violare le regole fi-scali?Cav. lav. Maria Luisa Cosso Ey-nard, Presidente Gruppo indu-striale Corcos.3. L’applicazione della norma L’etica di chi deve fare applicarela leggeCol. T. ST. Carmine Lopez, Co-mandante del Nucleo regionaledi Polizia tributaria Piemonte del-la Guardia di Finanza.4. La politica Le responsabilità della politica.Che fare?On. Avv. Michele Vietti, Sottose-gretario, Ministero dell’Economia

e delle Finanze, Socio Torino5. L’etica Il fondamento etico del dovere diconcorrere alle spese pubblichePadre Gianpaolo Salvini s.j., Di-rettore de “La Civiltà Cattolica”.Poiché il Segretario nazionale del-la UCID, dr. Giovanni Scanagatta,non ha potuto raggiungere Tori-no, è stata data lettura della suarelazione sul tema: Etica e fisco nel-la visione della Dottrina Socialedella Chiesa.È seguita una tavola rotonda condibattito, moderata dal dr. PaoloVernero, dottore commercialista,Socio Torino.• 21 marzo 2006 - L’Associa-zione “Come Noi - Onlus”, che sioccupa dello sviluppo dei proget-ti nel Terzo Mondo, ha organizzatocon l’Associazione “Cascina Archi”una serata per la presentazione diprogetti in via di realizzazione inAfrica.• 3 aprile 2006 - Incontro/con-fronto “Prospettive di sviluppo in-dustriale per Torino e il Piemon-te”. Sono intervenuti: On.le MicheleVietti, deputato al Parlamento,Sottosegretario al Ministero del-l’Economia e delle Finanze, Sociodella Sezione; On.le GianfrancoMorgando, deputato al Parla-mento, già Sottosegretario al Mi-nistero dell’Industria.• 10 aprile 2006 - Concerto Go-spel per la Settimana Santa (e dibeneficenza per la Quaresima difraternità) “Hora Nona GospelSingers”.

ATTIVITA’ATTIVITÀ GRUPPI REGIONALI

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tore Generale dell’Agenzia delleEntrate per la Liguria, e ha vistola partecipazione del Prof. Avv.Gianni Marongiu e dell’Avv. An-drea Manzitti. L’incontro è statoorganizzato in collaborazione conl’ADC Liguria (Associazione deiDottori Commercialisti e degliEsperti Contabili).• 23 marzo 2006 - Convegnodal tema: “Il programma dell’u-nione per l’economia e il lavoro”.Ha partecipato il Socio On.le Ste-fano Zara intervistato dal Dott.Franco Manzitti (Capo RedattoreDe “La Repubblica - Il Lavoro”) • 4 aprile 2006 - Nella Cappel-la del Convento delle Figlie di S.Giuseppe 15, celebrazione della S.Messa in preparazione della San-ta Pasqua, da parte di Mons. Gae-tano Canepa.

GRUPPO REGIONALE VENETO

SEZIONE DI PADOVA

• 20 gennaio 2006 - Confe-renza sul tema : “L’imprenditore:moltiplicatore dei pani e dei pe-sci”. Salvatore Basile, Ammini-straatore Delegato Baxi Sistemi eC.E.O. Baxi International.• 17 febbraio 2006 - Giornatadi studio sul tema “Il senso del la-voro”. Relatori Padre GiampaoloSalvini, Direttore di “Civiltà Cat-tolica”; Giorgio Santini, Segreta-rio Generale Aggiunto della CISL. Di seguito si riportano gli appun-

SEZIONE DI TORINOGRUPPO GIOVANI

• 23 gennaio 2006 - Incontrosu “TAV/NO TAV: opinioni a con-fronto”. Relatori un pro-TAV “isti-tuzionale”, l’Ing. Franco Campia,Assessore ai Trasporti e alle infra-strutture della Provincia di Torino;un no-TAV convinto, Padre Bep-pe Giunti, Superiore del Conven-to dei Frati Minori di Susa e Con-sulente Ecclesiastico del GruppoGiovani; un consulente per i ri-svolti tecnici dell’argomento, Bru-no Dalla Chiara, del Dipartimen-to DITIC - Trasporti del Politecni-co di Torino.Obiettivi e contenuti dell’iniziati-va: l’enorme coinvolgimento po-polare e dei media ha dimostrtaoche si tratta di qualcosa di piú diun problema tecnico, politico oeconomico, ma di un tema che hachiamato in causa l’uomo, il suodesiderio di accorciare le distan-ze, la responsabilità di decisioniimportanti, il rispetto per l’am-biente … L’obiettivo è capire dal-l’esperienza delle persone piú di-rettamente coinvolte le ragioni diuno scontro che ha polarizzatol’attenzione di tutta Italia e ci ri-guarda molto da vicino.

GRUPPO REGIONALE LIGURE

• 7 febbraio 2006 - Medita-zione per i Soci e loro famigliari.È ripreso il ciclo di incontri per i

Soci e famigliari guidati da Mons.Canepa. Gli incontri del primo tri-mestre si terranno il primo mar-tedí del mese • 14 febbraio 2006 - Conve-gno dal titolo: “Quale futuro perla scuola cattolica: valori cristianie riforma del sistema scolastico”.Il Convegno si è aperto con gli in-terventi di S.E. il Cardinale Tarci-sio Bertone e del Prof. Avv. SergioMaria Carbone, cui è seguita unatavola rotonda che ha visto la par-tecipazione del Dott. Alberto Car-pinetti (Presidente Nazionale Gio-vani UCID), di Padre Giuseppe Bas-sotti (Rettore dell’Istituto Vittori-no Da Feltre), del Prof. SantinoBozzo (Preside e Docente IstitutoVittorino Da Feltre) e di alcuni exalunni dell’istituto stesso. Il Convegno è stato organizzatodalla Delegazione Ucid dei Giovanidella Liguria e si è trattato del pri-mo incontro interregionale orga-nizzato dai Gruppi giovani delNord Est (Liguria, Piemonte e Lom-bardia)• 24 febbraio 2006 - Confe-renza dal titolo: “Italia al bivio:crescita o declino?”. Ha parteci-pato il socio Senatore Luigi Grillointervistato dal Direttore del SecoloXIX Lanfranco Vaccari. • 16 marzo 2006 - Convegnodal titolo: “Lo Statuto dei diritti delContribuente”. L’incontro, mo-derato dal Presidente dell’ADC Li-guria, Dott. Dante Benzi, è inizia-to con i saluti da parte del Vice Pre-sidente UCID, Ing. Davide Vizia-no e del Dott. Enrico Pardi, Diret-

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ti sul tema.a) Spunti della relazione di PadreSalvini, Direttore rivista “CiviltàCattolica”.La prima risposta della Chiesa aiquesiti posti da una conferenza sullavoro è che deve esserci un’eco-nomia al servizio dell’uomo. In ciò vi è una specificità del lavo-ro nella classica triangolazione difrutto, terra e lavoro; quest’ultimova visto come un’opera creativa enon come alienazione che com-porta il riesame, poi, di come spen-dere il tempo libero.Il lavoro va inteso in senso cristia-no come un dono, poiché dal la-voro può e deve nascere un nuo-vo lavoro. La parola lavoro designa un’atti-vità umana che può essere servi-le, direttiva, autonoma, manuale,progettuale o creativa; ne rimaneesclusa l’attività ludica. La persona che lavora è in relazionecon gli altri e si ritiene che la feli-cità non è data dal denaro, ma daltipo di rapporti personali che si rie-scono ad avere con gli altri. A ta-le riguardo la sola ricchezza nonbasta.Il lavoro indica fatica e quello ma-nuale è per sua natura faticoso.L’attuale società è diversa da quel-la passata ed il pensiero cristianoriflette i tempi, poiché il lavoro, perla dottrina cristiana, rappresentatuttora un tema attualissimo.Il lavoro è dignità specifica del-l’uomo e rende la terra fertile; illavoro è inteso come dono e ca-stigo celeste, poiché fa sí che il

suolo produca i suoi frutti, ma èanche lotta col suolo per render-lo fertile.Per i Romani nell’antichità vi eral’“otium”, che veniva contrappo-sto al lavoro inteso come fatica,riservata solo agli schiavi e, su unapopolazione di dodici milioni diabitanti, due terzi erano schiavi.È stata la Chiesa che li ha riscat-tati con il suo messaggio univer-sale verso gli umili.Al progetto della Chiesa va iscrit-to il riposo festivo, affinché gli uo-mini si dedichino agli atti di cul-to. Nel Catechismo della ChiesaCattolica è ribadito l’obbligo disantificare le feste.La Chiesa ha avuto da sempre unasua teologia del lavoro visto nel-la sua valenza. Vi è l’esaltazionedel lavoro come valore intrinsecoe bisogna salvare le dimensionidel lavoro, l’ottimo faber, ancheattraverso le encicliche di GiovanniPaolo II. Per la Chiesa si è posta la questionesociale riguardo al lavoro umano. L’uomo col lavoro realizza sé stes-so e quindi il lavoro diventa unaricchezza condivisa, donata. Es-sendo il lavoro un atto di creati-vità, esso viene prima della pro-prietà; la dimensione del lavoro ela spiritualità rappresentano la glo-balità dell’esistenza dell’uomo.b) Spunti della relazione del Dott.Giorgio Santini, Segretario Gene-rale Aggiunto della CISL.Esiste una centralità del lavoro,mentre gli anni Novanta hanno vi-sto il declino del lavoro com’era

stato conosciuto negli anni passati.È importante passare dalla cen-tralità del consumo a quella del la-voro. Il lavoro va visto come unarealizzazione di vita e di dimen-sione umana per una persona el’organizzazione solidaristica pro-muove il lavoro attraverso lo svi-luppo della comunità.Attualmente a livello Italia il tassodi occupazione è al settanta percento e bisogna vedere il rappor-to intercorrente fra il lavoro e il pro-getto di vita. Ora piú che mai, dati i tempi, laflessibilità è considerata giusta-mente incertezza, mentre la sta-bilità del lavoro rappresenta unacertezza, e non solo per i giova-ni.L’età lavorativa ormai si è alzata co-me soglia e per il cinquantuno percento dei giovani è vicina ai tren-tun’anni.Vi è uno stretto rapporto fra il la-voro e la sicurezza sociale che ri-flette lo stato sociale.1. La crisi sociale equivale alla mo-bilità.2. Una corretta centralità del la-voro viene prima del sociale.Il sociale certamente rappresentauna misura superiore per soddi-sfare le necessità degli altri e il la-voro cristianamente inteso va con-siderato come un dono e non unregalo, poiché in questo spirito ilcristiano si concede senza aspet-tarsi altro.Per molti, anzi per quasi tutti, il la-voro è una necessità dalla qualenon si può prescindere. Ma la no-

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po.Fabrizio Panozzo, Università di Ve-nezia, Docente di Economia del-le azienda e delle P.A. Paolo Feltrin, Università di Trieste,Docente di scienze della politica.• 20 febbraio 2006 - Conciliazione tra famiglia e la-voro, una politica che non c’è. Flavia Pristinger, Università di Pa-dova, Docente di Sociologia.2° Ciclo: Un territorio per lo svi-luppo. Un ambiente da riconside-rare come risorsa.• 6 marzo 2006 - I piani di assetto territoriale tracompatibilità ambientale e svi-luppo.Dino De Zan, architetto, liberoprofessionista.Carlo Canato, architetto, settoreurbanistica nel Comune di Cone-gliano.Diego Signor, avvocato, libero pro-fessionista.• 13 marzo 2006- La gestione dei rifiuti tra si-curezza ed economicità.Paolo Contò, direttore Consorziointercomunale Piula, Autorità diBacino TV2.Vincenzo Pellegrini, avvocato, li-bero professionista.Diego Signor, Scuola Agraria delParco di Monza.• 20 marzo 2006 - Infrastrutture e viabilità: qua-le sviluppo possibile?Dino De Zan, architetto, liberoprofessionista.Roberto Piccoli, ingegnere, liberoprofessionista.

stra società è sazia e al contem-po profondamente insoddisfatta.Nessuno, ormai, anche senza la-voro rischia di morire letteralmentedi fame, come purtroppo ancoraaccade in tante parti del pianetae, per questo e tanti altri motivi,nella nostra società i lavori menocreativi, definiti impropriamenteumili, li fanno gli altri.In Italia, come nel resto dell’Euro-pa, c’è la mistica del lavoro; ci so-no problemi di occupazione an-che nel ricco Nord- Est, ma i lavoriutili e meno attrattivi sono lascia-ti agli altri, come gli extracomu-nitari.• 21 marzo 2006 - Esperienzedi lavori.• 8 aprile 2006 - Ritiro Spiri-tuale di Quaresima presso il Se-minario Maggiore. Riflessione su“Pasqua Ebraica - Pasqua Cristia-na”. Relatore Prof. Don MarcelloMilani.

SEZIONE DI TREVISO

• 10 dicembre 2005 - Il Vesco-vo S.E. Mons. Bruno Mazzocatoha tenuto una riflessione sul te-ma: “Testimoni della luce” in oc-casione del Santo Natale. Il Vescovo ha delineato quello chedovrebbe essere il ns. Natale sul-l’esempio del Battista.“Preparare la via del Signore” si-gnifica quindi:- accogliere la luce che viene;- essere testimoni della luce;- essere testimoni coraggiosi.

Questi punti sono stati sviluppaticon domande di riflessione per-sonale. Dopo gli interventi del-l’assemblea è seguito il momen-to conviviale durante il quale c’èstato lo scambio degli auguri.• Sono ripartiti gli incontri del-la “Scuola di Formazione socio-po-litica provinciale” iniziata nel 2005,promossa da Ascom - CNA - Coldiretti - Confcooperative - Lega del-le Cooperative - Diocesi di Trevi-so - Associazione Comuni dellaMarca e da quest’anno, 2006, l’U-CID ha collaborato fattivamenteall’organizzazione e diffusione diquesta iniziativa coinvolgendo an-che la Diocesi di Vittorio Venetoe Federmanager. Tema generale:“Lo sviluppo locale” cosí articolato:- Persona- Ambiente- Sviluppo- Etica.Per ogni area era previsto un ci-clo di 4 incontri.1° ciclo: La persona come risorsadello sviluppo• 23 gennaio 2006- Trasformazioni demografichee trasformazioni familiari.Vittorio Filippi, Università di Ve-nezia, Docente di Sociologia.• 30 gennaio 2006 - La scuola per la crescita del-le nuove generazioni e lo svilup-po dell’economia nel territorio.Lino Sartori, Filosofo, UniversitàCattolica.• 13 febbraio 2006 - Dentro a una crisi. Il dopoNord-Est e le possibilità di svilup-

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Giuseppe Fasil, dirigente Diparti-mento viabilità Regione Veneto.• 8 aprile 2006 - Ritiro spirituale in occasionedella S. Pasqua con S.E. Vescovodi Vittorio Veneto Mons. Zenti sultema “Meditazioni sul Misterodella S. Pasqua”. S. Messa cui è seguito il momen-to conviviale con il tradizionalescambio degli auguri.

SEZIONE DI VICENZA

• 30 gennaio 2006 - Convegnosul tema “Tra economia dell’im-presa ed economia della finan-za”. È intervenuto il Dott. PaoloFiorini, dottore commercialista,Advisor Finanziario.• 27 marzo 2006 - Incontro/di-battito sul tema:”Le opportunitàe i condizionamenti della pubbli-cità”. È intervenuto Felice Lioy Pre-sidente di Audiradio, già Diretto-re Generale U.P.A.• 10 aprile 2006 - Incontro conDon Giuseppe Dal Ferro, Consu-lente Ecclesiastico della Sezione,che ha introdotto il tema “Le cul-ture e le religioni in un mondoglobalizzato”.

GRUPPO REGIONALETRENTINO ALTO ADIGE

SEZIONE DI BOLZANO

• 7 marzo 2006 - L’UCID di Bol-

zano e le mele al Papa RatzingerCon orgoglio e un po’ di speran-za abbiamo “osato”. Volevamo ri-cordare al nostro Santo Padre ilprofumo delle “nostre terre” e cisiamo riusciti.In testa i due “cestofori” della Se-zione di Bolzano dell’UCID, a pie-di per Viale Gregorio VII, dal par-cheggio del nostro autobus, ver-so il Vaticano, con un cesto in vi-mini, con le mele belle e in vista,con i formaggi, lo speck e i sala-mini tipici dell’Alto Adige, i suc-chi di mela e le marmellate, tuttoin vista, come sulle nostre tavolenelle feste con gli amici. Nessuna confezione particolare,se non la natura in vista.È proprio questo aspetto “profu-mato” e “vivo” di questo cesto,che ha attirato i Romani, curiosi eattenti, mentre ci avvicinavamo ingruppo al Vaticano e alla sala Ner-vi.Siamo riusciti a fare arrivare il ce-sto fino a pochi metri dal Papa,dove è stato depositato su un ta-volino alla sua sinistra, quasi fos-se stato pensato a ornamento,per richiamare la bellezza dellanatura. Alberto Berger e PaoloBassani, i “cestofori” dell’UCID.

GRUPPO REGIONALEEMILIANO ROMAGNOLO

SEZIONE DI BOLOGNA

• Sono proseguiti gli incontri

nell’ambito del secondo Ciclo for-mativo per i Soci della Sezioneche ha per tema “Come realizza-re un dialogo specifico con im-prenditori e dirigenti”. Il terzo di tali incontri ha avutoluogo il 18 gennaio e ha svilup-pato il tema “l’educazione alla le-galità, tra rispetto dei principi e sen-so della responsabilità persona-le”. Il quarto e quinto incontro, te-nuti rispettivamente il 15 febbraioe il 15 marzo, si sono incentratisu “Come far crescere professio-nalmente e umanamente il per-sonale all’interno dell’azienda”.Tutti gli incontri, preceduti da “let-ture” evangeliche e da spunti trat-ti dal Compendio della DottrinaSociale della Chiesa, sono staticoordinati dal Consulente Eccle-siastico Regionale p. Giovanni Ber-tuzzi o.p. e hanno registrato undialogo franco e appassionato ditutti i partecipanti.

SEZIONE DI FIDENZA

• 7 aprile 2006 - Iniziativa“Onorare un professionista loca-le di fama internazionale nel cam-po della Cardiochirurgia”.Dott. Alessandro Parolari, CentroMonzino di Milano. Dopo brevi cenni sulla storia del-la cardiochirurgia, ha parlato deiprogressi nella cura delle malattiecardiovascolari e delle possibilitàche offrono gli studi sulle cellulestaminali.

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nella sua Arcidiocesi.

GRUPPO REGIONALETOSCANO

Riepilogo attività svolte dal gen-naio 2006 ad oggi.• 5 gennaio 2006 - Riunionedel direttivo con il Consulente Ec-clesistico per preparare l’incontropubblico dell’11 gennaio• 11 gennaio 2006 - Incontropubblico sul Tema “Sacralità delLavoro” a San Donnino, presso ilcentro Spazio Reale.• 20 febbraio 2006 - Incontropubblico presso la Cassa di Ri-sparmio di Firenze sul tema “Eti-ca e Impresa” con il Cardinale An-tonelli.• 31 marzo 2006 - Incontropresso Hotel Anglo American sulTema “Cattolici a confronto” conun esponente del centrosinistra euno del centrodestra; moderatodal Caporedattore del quotidiano“la Nazione”, Dr. Pier Andrea Van-ni.• 10 aprile 2006 - Presso Par-rocchia Santa Lucia Galluzzo, in-contro Diocesano delle Aggrega-zioni Laicali.• 11 aprile 2006 - Incontro aPrato con la locale Associazione in-dustriali, presente il Vescovo Si-moni.Relatore il Presidente NazionaleAngelo Ferro.• 2 maggio 2006 - Incontro conil mondo della moda e del made

GRUPPO REGIONALEMARCHIGIANO

SEZIONE DI SAN MARINO

• 16 marzo 2006 - Presenta-zione dell’Enciclica di Papa Bene-detto XVI “Deus Caritas Est” sul-l’amore Cristiano. Relatore Padre Ciro Benedettini,Vice Direttore della sala stampadella Santa Sede.

GRUPPO REGIONALEDEL LAZIO

• 18 gennaio 2006 - ConsiglioDirettivo della Sezione.• 6 febbraio 2006 - Workshopsul tema “Vivere la complessitàdi una grande metropoli - Disagiogiovanile: prospettive e propo-ste”. Sono intervenuti: D.ssa Simonet-ta Matone, Sostituto Procuratoredella Repubblica presso il TribunaleMinorile di Roma; Pier Luigi Vi-gna, Procuratore Generale Ono-rario della Corte di Cassazione,già Procuratore Nazionale dellaDirezione Antimafia. Moderatore il Socio Max MizzauPerczel editorialista.• 22 febbraio 2006 - ConsiglioDirettivo della Sezione.• 11 marzo 2006 - Ritiro Spiri-tuale della Sezione. Il Ritiro Spirituale sul tema: “Aga-pe: originalità dell’amore cristia-no”.

Una meditazione sulla Lettera En-ciclica di Papa Bendetto XVI “DeusCaritas Est”. Il Ritiro è stato guidato da S.E.Mons. Rino Fisichella, Rettore Ma-gnifico della Pontificia UniversitàLateranense, Vescovo Ausiliare diRoma.• 4 aprile 2006 - Santa Messaper la Pasqua. La Santa Messa è stata celebratada S.E. Mons. Paolo Schiavon,Vescovo Ausiliare di Roma e Con-sulente Ecclesiastico della Sezio-ne.

GRUPPO INTERREGIONALEABRUZZO MOLISE

• Sono proseguiti gli incontriperiodici con l'intervento del con-sigliere ecclesiastico regionale donPiero Santoro.• Sono in corso di costituzionele sezioni di Chieti e Pescara. Vi so-no contatti per la costituzione disezioni sia a L’Aquila che a Cam-pobasso.• Il 6 maggio, il presidente re-gionale G. Smargiassi ha incon-trato, unitamente ad alcuni sim-patizzanti baresi, l’Arcivescovo diBari e Bitonto, Monsignor FrancoCacucci. L’accoglienza è stata cordiale, ilcolloquio proficuo e dai toni es-senzialmente pastorali. L’Arcivescovo ha assicurato tuttoil proprio appoggio per la ricosti-tuzione di una sezione dell’UCID

ATTIVITÀ GRUPPI REGIONALI

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in Italy a Palazzo Ferravamo, pre-sente la D.ssa Freno Ucid Cala-bria.• 8 maggio 2006 - Incontro conUCID Nazionale con il CardinaleAntonelli, Palazzo Vescovile Fi-renze.• 17 maggio 2006 - Incontrocon il Presidente del Consiglio Re-gionale Dr. Nencini per la presen-tazione della nostra Associazio-ne.(a cura di Stefano Caramelli)

GRUPPO REGIONALE UMBRO

• Il Gruppo Umbro dell’Ucidsta lavorando a un riassetto or-ganizzativo che possa garantirglidi svolgere con crescente incisi-vità il proprio ruolo di animazio-ne spirituale e di proposizione delmessaggio evangelico e della Dot-trina Sociale della Chiesa nel con-testo del mondo imprenditorialee professionale operante in Um-bria. • Il gruppo intende continua-re il discorso avviato da alcuni an-ni su temi di grande rilevanza perla comunità regionale: si iniziò nel2003 con un incontro sui temidelle residenze per anziani e del-le politiche regionali di welfare,per proseguire nel 2004 con un’a-nalisi dei contenuti, delle oppor-tunità e dei limiti del Patto per losviluppo e l’innovazione in Umbria,e per affrontare nel 2005, in unampio consesso dell’imprendito-

ria regionale, il tema della re-sponsabilità sociale d’impresa. Su questo patrimonio di riflessio-ni comuni, il gruppo ritiene di po-ter innestare ulteriori approfon-dimenti da offrire alla comunità re-gionale sui nodi principali che que-sta deve sciogliere per aprirsi in mo-do piú significativo al mondo ester-no, per rafforzare il proprio tessutoproduttivo, e accrescerne la pro-duttività, migliorando al contem-po la valorizzazione delle perso-ne, la qualità dell’occupazione ela qualità complessiva della vita.• In occasione del recente in-contro (marzo 2006) dell’Ucid na-zionale con Papa Benedetto XVI,il Gruppo Umbro si è recato a Ro-ma, partecipando anche ai lavoriorganizzati in quel giorno dal Mo-vimento, e prendendo consape-volezza del cammino deciso chequesto sta compiendo, per con-tribuire a un processo di profon-da umanizzazione delle attivitàeconomiche e finanziarie, di cui siavverte sempre piú l’indispensa-bilità, proprio anche in vista diprogressi rilevanti e stabili sul fron-te dell’efficienza. A questi fini, il Gruppo avvertel’opportunità di stringere legamiqualificati con altre componentidell’Ucid nazionale, per portareavanti una riflessione comune daproporre alla “business commu-nity” nazionale su come coniu-gare efficienza, piena ed equa va-lorizzazione delle risorse umane egiustizia sociale. (a cura di Pierluigi Grasselli)

GRUPPO REGIONALECAMPANO

• Le attività del Gruppo Cam-pano nei primi mesi dell’anno2006 sono state caratterizzate daalcune iniziative che hanno coin-volto associati e simpatizzanti. La principale attività è stata la par-tecipazione all'Udienza del Papadel 4 marzo u.s. L'iniziativa è sta-ta particolarmente sentita e hacoinvolto nella sua organizzazio-ne molti nostri soci, i quali si so-no adoperati per cercare di ren-dere numerosa e qualificata la rap-presentanza del Gruppo Campa-no all’evento. Si è riusciti, infatti,a coinvolgere circa 450 parteci-panti, tra cui molti rappresentan-ti delle istituzioni imprenditoriali lo-cali, quali i consiglieri dell’Unionedegli Industriali di Napoli e dellealtre quattro rappresentanze con-findustriali della regione, i consi-glieri della Camera di Commercio,i consiglieri di Manageritalia e iconsiglieri dell’Ordine dei DottoriCommercialisti di Napoli. La manifestazione ha permessoquindi di avere un significativocontatto con le realtà imprendi-toriali e professionali cattolichedella regione e di dare particola-re evidenza, anche attraverso imass media, alla nostra associa-zione. Il Gruppo Regionale Cam-pano si augura in tal senso che vipossa essere in futuro almeno ungrande evento all’anno per potermeglio rappresentare agli asso-

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sicurezza e legalità». Lo hannodetto quasi in coro Santo Versa-ce, presidente della “Gianni Ver-sace Spa”, l’economista Benia-mino Quintieri, Eduardo Lamber-ti Castronuovo presidente di Svi-luppo Italia Calabria, ed ErcolePellicanò, Presidente del Comita-to per lo sviluppo del Sud dell’A-merican Chamber of Commercein Italia. Un convegno che ha segnato lanascita di una “piattaforma di ri-flessione” per costruire nuove pro-spettive di sviluppo per la Calabria,raccogliendo le indicazioni degliimprenditori artefici del successoitaliano nel mondo. E ha visto si-glata dai tre soggetti promotori deldibattito, una convenzione concui si dà vita a un “laboratorio”diretto ad attrarre investimentistranieri in Calabria. Il “laborato-rio” avrà il compito di individua-re i campi di attività compatibili conla situazione calabrese, e indivi-duerà anche gli strumenti di ga-ranzia che a detti operatori inter-nazionali «dovranno essere ap-prestati con il concorso delle am-ministrazioni locali».A puntare sul turismo associato aibeni culturali, «uno degli elementistrategici per creare sviluppo», èla Regione Calabria. Lo slogan“Identità Calabria” presentato al-la BIT di Berlino, ha spiegato l’as-sessore Beniamino Donnici, «pun-ta a creare l’immagine di una re-gione che vuole partecipare alcambiamento forte di un patri-monio storico, di musei e siti ar-

ciati dei Gruppi Regionali quantosia grande la famiglia a cui tuttipartecipiamo. • Altra iniziativa di particolarerilievo è stata quella posta in es-sere dal nostro Consigliere della Se-zione Napoli, Dott.ssa AnnalisaMignogna, che, dando seguito aun convegno sullo stesso temaorganizzato in Napoli nel 2005, èstata tra i promotori di un conve-gno europeo sullo stress, tenutoa Roma nel mese di febbraio u.s.dal titolo “Benessere - I problemidello stress sul lavoro: quale la vianecessaria verso l’affermazionedel benessere sul luogo del lavo-ro?”. Il convegno è stato orga-nizzato con la SIF - Società Italia-na di Psicoterapia Funzionale Cor-porea, con l'Ispel - Istituto Supe-riore per la Prevenzione e la Sicu-rezza del Lavoro e con il Diparti-mento Nazionale Salute e Sicu-rezza sul Lavoro e Sviluppo So-stenibile della CISL. • Per ultimo, si segnala la par-tecipazione al Convegno su “Eti-che e Finanza: come farle coesi-stere nell’attuale contesto socio-economicico. Pareri e testimo-nianze”, tenutosi a Napoli nel me-se di aprile u.s. e organizzato dal-l’Università degli Studi di Napoli“Parthenope” e dall’AssociazioneLyons Club di Napoli. Nel conve-gno, il Presidente del Gruppo Cam-pano, Dott Aurelio Fedele, harappresentato l’interesse che l’U-CID ha al tema dell’etica e dellafinanza e gli studi e le iniziative chein àmbito nazionale abbiamo rea-

lizzato. In questi giorni è stato reso notoil nome di Sua Eminenza CardinaleSepe quale successore, per la dio-cesi di Napoli, del Cardinale Gior-dano che lascia il suo incarico perlimiti di età e che ringraziamo peril supporto spirituale e gli inse-gnamenti che in questi anni hadato ai nostri associati . Stiamo or-ganizzando un incontro con SuaEminenza il Cardinale Sepe peravviare anche con lui un proficuocammino di stretta collaborazio-ne e di attività per il bene spiritualedei nostri associati e lo sviluppo del-la nostra associazione.

GRUPPO REGIONALECALABRO

• 20 maggio 2006 - Convegno“Calabria: Un ponte tra il Medi-terraneo e l’Europa. Cultura Ri-cerca Impresa e Turismo”, pro-mosso a Villa San Giovanni nel-l’elegante cornice dell’Hotel Pla-za, dall’UCID, dalla rivista Opera-re e dal Comitato per lo sviluppodel Sud. Nell’occasione è stato si-glato, tra l’UCID Calabria e Il Co-mitato Sviluppo del Sud, un “la-boratorio” per attrarre investi-menti internazionali in Calabria. «Lo sviluppo della Calabria passaattraverso investimenti forti nelleinfrastrutture, la cooperazione ela messa in rete delle imprese lo-cali commerciali, del terziario edel turismo, in un quadro certo di

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cheologici e bellezze naturali epaesaggistiche di notevole im-portanza nel mondo».«Se il quadro economico della Ca-labria è drammatico, nulla però èperso» ha dichiarato FrancescoMinicucci, presidente della Com-pagnia delle Opere di Reggio Ca-labria e testimone dell’afferma-zione del circuito di distribuzioneSISA Calabria. «Un consorzio diquattro imprenditori di Reggio na-to 12 anni fa - ha raccontato Mi-nicucci - oggi è composto di 52imprenditori che hanno preferitola formula della società consorti-le, raggiungendo cosí la conside-revole quota di mercato del 18per cento in Calabria». «Si puòdunque, riuscire nel fare impresain Calabria», il suggerimento di Mi-nicucci che ha messo in evidenzaun altro dato: solo il 15% dei pro-dotti distribuiti è calabrese, il re-sto è importato. «Una tendenzache si potrà cambiare solo se iproduttori calabresi faranno retetra loro, innoveranno il sistemadistributivo e di commercializza-zione del marchio regionale».«L’UCID persegue uno scopo, met-tere in rete l’imprenditore», sot-tolinea il presidente dell’Ucid Ca-labria, Francesco Granato, per ilquale occorre «invertire gli sguar-di e guardare l’Europa dalla Cala-bria porta del Mediterraneo». IlPonte sullo Stretto, «pur se al cen-tro di polemiche» resta per l’av-vocato Francesco Granato, «un’o-pera indispensabile». Gli ha fatto subito eco Michele

Pazienza presidente di Federpro-prietà per il quale «ovunque siastato all’estero tutti sono curiosidi sapere come sarà fatto, quan-do lo faranno, quale tecnologiaadopereranno». «Una curiositàlegittima visto che in tante partidel mondo dove sono stati co-struiti ponti di grandi dimensioni- ha dichiarato Santo Versace - lagente è orgogliosa di queste ope-re dell’ingegno umano, la cui rea-lizzazione ha comportato vantaggieconomico-finanziari e significa-tive innovazioni in molti campi,soprattutto in quello tecnologi-co».Difforme la voce del Comune diVilla San Giovanni il cui vicesindacoGiancarlo Melito, ha criticato ilpassato governo Berlusconi “ri-masto insensibile” alle questionitecniche e urbanistiche sollevatedalla propria amministrazione, chesconsigliano la realizzazione del-l’opera.Posizione aperta sul Ponte delloStretto quella del presidente diSviluppo Italia della Calabria,Eduardo Lamberti Castronuovo,che ha lamentato, invece, i «trop-pi silenzi sul porto di Gioia Tauro»:«Doveva essere il motore di svi-luppo del Mezzogiorno - è statoil rammarico del manager pub-blico -, mentre ci si è attardati inaltre realtà (telefonia, pizzerie,pub) che poi falliscono. La cultu-ra dell’impresa non esiste, si de-ve ancora creare». Le aziende delNord, per il presidente di Svilup-po Italia Calabria, «non vengono

qui perché oltre a una grave que-stione sicurezza, mancano unaautostrada degna di questo nomee utili collegamenti ferroviari». PerLamberti Castronuovo «deve es-sere evidente che non esiste svi-luppo senza infrastrutture. Nel no-stro grande porto del Mediterra-neo occorre passare dal semplicetranshpment alla logistica; fareaprire i containers che arrivano aGioia Tauro da tutto il mondo, perapportare sensibili benefici eco-nomici alle casse degli enti localie della Regione, creare nuova oc-cupazione».I lavori, moderati dal giornalistaFrancio Bruno, sono stati conclu-si dall’intervento di Antonella Fre-no, direttrice della rivista “Opera-re”, nella quale largo spazio è sta-to dedicato ai giovani della Cala-bria. «Qui non si vive in assoluta peri-fericità, ma da qui devono parti-re nuove sinergie, un senso nuo-vo del vivere, dare loro la speran-za di cominciare riconvertendo,escludendo le demagogie facili».Antonella Freno, dopo un richia-mo a «coniugare amore e ragio-ne», ha esortato ad «avere la vo-glia e la speranza di rappresenta-re con passione le minoranze me-ridionali, cosí come sta facendo Pa-pa Benedetto XVI».(a cura di Filippo Praticò)

ATTIVITA’ATTIVITÀGRUPPI REGIONALI

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Ancona Ascoli Piceno-S.Benedetto

AstiBellunoBergamoBiellaBolognaBolzanoBresciaBrescia-Manerbio

Brescia -Valle Camonica

Busto Arsizio-Valle Olona

Alto MilaneseCaltanissettaCatanzaroCivitavecchiaComoCosenzaCremaCremonaFermoFerraraFidenza

FirenzeForlí-CesenaFrosinoneGenovaGorizia-Monfalcone

La SpeziaLatinaLeccoLodiMacerataMantovaMateraMilanoMonzaNapoliNovaraPadovaParmaPaviaPesaroPiacenzaPordenonePotenzaRavennaReggio CalabriaReggio Emilia

RiminiRomaRovigoSalernoSavonaSondrioTeramoTigullioTivoliTolmezzoTorinoTrentoTreviglioTrevisoTriesteUdineUgentoVareseVenezia-MestreVercelliVeronaVibo ValenziaVicenzaVigevano Rep. S. Marino

Le Sezioni Provinciali e Diocesane

16 Gruppi Regionali74 Sezioni Provinciali e Diocesane4.000 Soci

Gruppo Regionale LombardoGruppo Interregionale Piemonte e Valle d’AostaGruppo Regionale LigureGruppo Regionale Trentino Alto AdigeGruppo Regionale VenetoGruppo Regionale Friuli Venezia Giulia Gruppo Regionale Emilano RomagnoloGruppo Regionale ToscanoGruppo Regionale MarchigianoGruppo Regionale UmbroGruppo Regionale LazioGruppo Regionale CampanoGruppo Interregionale Abruzzo MoliseGruppo Regionale BasilicataGruppo Regionale CalabroGruppo Regionale Siciliano

I Gruppi Regionali

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TAR. ASSOCIAZIONI SENZA FINI DI LUCRO: POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZ. IN ABBON. POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 2, DCB PADOVA

Unione Cristiana Imprenditori DirigentiPresidenza Nazionale - Via Di Trasone 56/58, 00199 RomaTel 06 86323058 - fax 06 86399535 - e.mail: [email protected]