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Ufficio di Pastorale Giovanile Presenta Commedia musicale in due tempi di Carlo Nardelli — Mirko Orsini Musiche composte da M. Ceccarelli, G. Ferranti, V. Nicchi, F. Ferranti, M. Cacciamani, M. Vinti, A. Pierini, A. Minelli, F. Pierotti, R. Bettelli, C. Baldinelli, S. Miozzi, L. Cannelli Arrangiamento e consulenza musicale: M° Giovanni Sannipoli

Ufficio di Pastorale Giovanile PresentaVescovo di Gubbio, perché con la sua intercessione avrei certamente ottenuto il miracolo desiderato. Venendo qui, lungo la via altri mi hanno

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Ufficio di Pastorale Giovanile Presenta

Commedia musicale in due tempi di Carlo Nardelli — Mirko Orsini

Musiche composte da

M. Ceccarelli, G. Ferranti, V. Nicchi, F. Ferranti, M. Cacciamani, M. Vinti, A. Pierini, A. Minelli, F. Pierotti, R. Bettelli, C. Baldinelli, S. Miozzi, L. Cannelli

Arrangiamento e consulenza musicale: M° Giovanni Sannipoli

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Personaggi

Ubaldo Baldassini Ubaldo giovane Donne eugubine Console Bambo

Teobaldo Amici di Ubaldo Pietro da Rimini

Chierico Canonici Monaci

Parenti di Ubaldo Papa

Onorio II Federico Barbarossa

Cardinale Muratore

Nobili Popolani

Capitano del Popolo Soldati

Bambini Allegorie: Fuoco, Guerra, Umiltà

II racconto narra le vicende della vita di Ubaldo Baldassini, Vescovo di Gubbio (1085 ca. — 1160). La storia, concentrata nelle ore precedenti la morte del Santo, prende l’avvio con il racconto di alcune donne presenti nell’anticamera della Canonica, dove Ubaldo è morente. I dialoghi delle donne, oltre a riportarci al momento reale, ci fanno rivivere gli episodi più salienti della vita di Ubaldo, attraverso flash-back che saranno di volta in volta recitati, cantati e danzati.

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ATTO I SCENA I

Maggio 1160: siamo a Gubbio e l’alba sta lentamente illuminando la piazza principale della Città. Da lontano si ode una musica festosa (cembali, chiarine e liuti) la musica va man mano aumentando fino a quando nella piazza irrompe festosa una moltitudine di giovani che, tra balli e canti, festeggia l’arrivo della primavera.

MAGGIO CORO: Esplode maggio tra mille colori Danza nei prati, canta la via Rose e ginestre, corolle di fiori Vestono i monti di tanta allegria.

Beata gioventù, canta il menestrello Sorridi alla vita che oggi tutto bello. Sulla piazzetta strilla un bambino Batte sul cuoio il ciabattino Balconi profumati di lavanda Canta l’oste fuori la locanda. Beata gioventù, l‘inverno è alle spalle Sorridi alla vita e corri per la valle.

Stormi d’uccelli cantano in coro Verde smeraldo, argento e oro Vanno le donne alla fontana Suona a festa lassù la campana. Canta maggio la primavera! Canta a Dio questa preghiera! Canta maggio dolce è la sera! Canta a Dio questa preghiera!

Nel caos frenetico e assordante i giovani improvvisano una pantomima: tra urla e schiamazzi entra l’allegoria dell’Inverno. I giovani si scaraventano su di lui e con ramazze e bastoni lo scacciano a malo modo. Subito dopo entra sulla sedia portata in alto, l’allegoria della Primavera. A questo punto la festa si fa più sfrenata e chiassosa, alcuni incoronano con ghirlande di fiori Madonna Primavera che cosparge di petali la gente. La festa sta per raggiungere il culmine, quando viene interrotta da un lugubre suono di campane. Tutti si fermano e si guardano sbigottiti. In scena irrompono alcune donne dal volto triste e stravolto.

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1° Donna: Smettetela, smettetela con questo baccano! Giovane: Che sta succedendo monna Giannetta? 3° Donna: Forse non sapete che nostro padre Ubaldo sta morendo?

Veniamo adesso da S. Mariano dove da alcuni giorni è ormai disteso su quel patibolo in fin di vita!

2° Donna: Tiene le mani e gli occhi levati al cielo e prega! Ad un certo

punto mi sembrava di non sentire più il suo debole respiro. Mi sono avvicinata a quel volto scarno e con un lieve alito gli ho sentito dire: “Libera la mia anima dal carcere, perché io possa cantare il Tuo nome”.

Suono di chiarine, entra Il Console Bambo con il suo seguito. Bambo: Cos‘era quel lugubre suono di campane? Ma che forse

Ubaldo…? 3° Donna: La fine è questione di giorni, forse di ore, stavolta Ubaldo

non ce la farà. È già da diverso tempo che sta molto male e se ricordate bene già da prima di Pasqua si era sparsa la notizia che Ubaldo era morto.

Bambo: È proprio per questo che mi recai in canonica e in qualità di

supremo console e intimo amico, dovetti costringerlo io a celebrare la Messa di Risurrezione. Ma quando mi trovai di fronte a lui mi commossi fino al pianto nel vedere quell’esile corpo straziato da tanto male.

4° Donna: Ma è vero che ha detto: “Non ce la faccio! Proprio non ce

la faccio!”? Bambo: Si. Era ridotto pelle e ossa, la sua carne era come rinsecchita

e la pelle era stata come consumata del tutto. Mi feci coraggio, mi avvicinai a lui e gli dissi: “Dolcissimo Padre, Cristo i suoi li ha amati sino alla fine, e tu che sino ad oggi sei vissuto non per te stesso ma per noi, tu, che ora sei sulla porta dell’eternità, non vuoi dar retta ai tuoi figli? Ma se veramente lo vuoi, ascolta le loro preghiere: celebra oggi per noi il Pontificale!”. Mi rendevo conto che il dolore di Ubaldo era tremendo, ma una luce vivida attraversò come un lampo i suoi occhi e mi disse: “Figlio, Cristo ha amato i suoi fino in fondo e per essi è morto: ricordandomelo tu mi

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hai vinto. Preparate subito l’occorrente, portatemi a braccia in Cattedrale! E sia fatta la volontà di Dio!”.

5° Donna: Quel giorno Ubaldo parlò della vita eterna e cantò quella

messa come mai ne aveva cantata un’altra. Fu il suo testamento!

6° Donna: Tutti ci rendemmo conto che quello che egli andava

dicendo, lo attingeva ormai dal cielo. 7° Donna: Così, morendo, canta il cigno bianco, con struggente

dolcezza!

SCENA II Cambia scena, siamo nella stanza dove S. Ubaldo é agonizzante. II gruppo di donne ê raccolto ai piedi del suo giaciglio, gli è vicino anche Teobaldo.

CHIUDETE LE PORTE DONNE: Chiudete le porte Ubaldo va incontro alla morte; + CORO Chiudete la stanza perché vana è la speranza. Chiudete le porte Ubaldo va incontro alla morte Prega sul patibolo il santo, preparate il prezioso manto! Povero uomo martoriato e contorto! Povero uomo martoriato e contorto! Chiudete le porte Ubaldo va incontro alla morte Questo è il canto del cigno che intona con struggente dolcezza! Chiudete le porte Ubaldo va incontro alla morte Leva al cielo le mani pregando con gli occhi fissi, sempre più in alto! Chiudete le porte Ubaldo va incontro alla morte Libera la mia anima da questa prigione perché io possa cantare il tuo nome! Povero uomo martoriato e contorto! Terminato il canto entra in scena un cieco, che barcollando si mette a gridare.

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Cieco: Ubaldo, Vescovo Ubaldo, ti ricordi di me...!?

SCENA III Cambia scena: siamo nella canonica. Ubaldo è solo, immerso nella lettura dei Padri. Entra un chierico. Chierico: Vescovo Ubaldo, mi dispiace interrompere la vostra

meditazione, ma fuori c’è uno scocciatore, ma uno scocciatore... Hm! Hm! Un povero, mandato dal Signore, che chiede umilmente, anche so con insistenza, di parlare con voi. (Fa per uscire, quando improvvisamente torna da Ubaldo e sottovoce dice) Mi è sembrato un tipo poco raccomandabile, devo rimanere qui con voi?

Ubaldo: (sorridendo) Chi mai potrebbe farmi del male? Va, va, fallo

entrare. Chierico: (di nuovo si allontana, ma ci ripensa e rientra di corsa) Ma è cieco! Ubaldo: Accompagnalo qui tu, allora. (Smorfia di disgusto del chierico che

esce, per poi riapparire con il cieco che si appoggia malamente al chierico, la cui espressione è sbigottita).

Cieco: (il cieco entrando si getta a terra) Tu che hai fama di guaritore:

ridammi la vista! Ubaldo: (sconcertato) Fratello carissimo, tu mi prendi in giro! Come

posso farlo se sono anch’io un povero peccatore!? E per questo non ho alcuna autorità presso il buon Dio!

Cieco: Ma si che puoi... L’altra notte feci un sogno in cui fui avvertito

che se volevo riacquistare la luce dovevo andare da Ubaldo, Vescovo di Gubbio, perché con la sua intercessione avrei certamente ottenuto il miracolo desiderato. Venendo qui, lungo la via altri mi hanno parlato del tuoi prodigi e della tua fama: ti prego, abbi pietà di me!

Ubaldo: Mi meraviglia, figliolo, come tu sia tanto desideroso di

riacquistare la luce degli occhi, che con la morte verrà nuovamente a mancarti, e non cerchi invece in Cristo la luce vera che illumina ogni uomo che viene nel mondo, quella luce che mai cesserà di risplendere, e che darà all’anima una felicità senza limiti.

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Cieco: Ma come posso assicurarmi il possesso di questa luce? Ubaldo: Non ti preoccupare per questa tua infelicità, tu non hai

bisogno della luce che I’uomo ha in comune con le bestie, ma hai bisogno della luce celeste che aiuta a vivere onestamente e nella verità.

Cieco: E se io rinuncio alla vista mi garantisci che avrò almeno

questa luce nell’altra vita? Ubaldo: Ti prometto la vera luce se sopporterai pazientemente

l’infermità in cui ti trovi. Cieco: Grazie, grazie Vescovo Ubaldo, ora so che la mia sofferenza

mi procurerà la gioia eterna (II cieco, guidato dal chierico, esce dalla scena esultante).

SCENA IV

Cambia scena, le donne, in gruppo, lavorano insieme nella stanza accanto a quella di Ubaldo morente. 1° donna: Certo che Rovaldo e Giuliana tutto si sarebbero immaginato

fuorché il loro figlio Ubaldo diventasse uomo di Chiesa, e che uomo!!

2° donna: Mi ricordo quando suo padre si fermava a lungo ad

osservare con orgoglio suo figlio giocare in piazza con gli amici! Cercava in lui i segni della vocazione sperata e desiderata: quella delle armi!

3° donna: Ma subito dovette ammettere che nel figlio quei segni

sperati non si vedevano! 4° donna: Comunque fu contento quando conobbe l’indole e la vera

vocazione del figlio. Non era capriccioso, ambizioso, curioso, maleducato. Spesso lo si vedeva con un libro e la lettura lo appassionava a tal punto da estraniarsi totalmente dalla realtà!

5° donna: Purtroppo rimase presto orfano! Fortuna volle che suo zio si

prese cura di lui. (cambia espressione) e del suo grosso

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patrimonio. 6° donna: I genitori gli hanno lasciato un sacco di roba! Tutti dicevano:

“I soldi di quello li beato chi se li cucca!!“ 7° donna: Ah, ma a lui dei soldi, delle case e delle terre non importava

proprio niente! L’unico suo interesse era lo studio dei libri sacri e per questo suo zio lo mandò a Fano.

8° donna: A proposito di Fano, la sapete questa? Si racconta che un

giorno sotto le finestre della scuola passò un lungo e pittoresco corteo di nobili dame e cavalieri che accompagnavano una ricca principessa, allora….

SCENA V

Siamo a Fano: si odono squilli di tromba che preannunciano il passaggio del corteo delta principessa. La scena si riempie di gente curiosa ed eccitata richiamata da quel frastuono festoso. Alcuni giovani studenti con dei libri in mano accorrono anch’essi per strada tra la gente. 1° studente: Ehi, Lorenzo, Iacopo, Ubaldo, presto venite, che sta

arrivando!! 2° studente: (ad un amico) E l’imperatrice Berta che passa? 1° studente: Ma che Berta! Non ricordi che è morta già da nove

anni? Passa il corteo. Esso ê composto da alcune danzatrici che, arrivate in piazza, eseguono una danza di gioia. Al termine la gente applaude tra grida e musiche assordanti. Poi la folla si disperde. Rimangono solo gli studenti. 1° studente: Che spettacolo, mi sono rifatto gli occhi!! 2° studente: Hai visto che sfarzo? 3° studente: Ah, io ho guardato solo quelle belle dame. 2° studente: Sembravano tanti angeli, con quei ricchi ornamenti. 1° studente: Che meraviglia! Potessi essere io il fortunato sposo a cui

la principessa va incontro! 2° studente: Presto, basta fantasticare, anzi, torniamo dentro, se no

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Messer Petruccio ci sgrida e ci mette in punizione: ma ne valeva proprio la pena! Non capita spesso di assistere a questi spettacoli!!

3° studente: Ma Ubaldo dov’è? 1° studente: Ma come, non è sceso? (lo chiama) Ubaldooo!!!

Ubaldooo!!! (arriva Ubaldo) 3° studente: Ma... dove eri? Non hai visto nulla? Ubaldo: No, cosa è successo? Non mi sono mosso dal mio tavolo

di studio. (Gli amici si guardano stupiti). 1° studente: Ma non immagini nemmeno quello che ti sei perso! È

passato il corteo della principessa! 2° studente: Bisogna pure sfruttarle certe occasioni per divertirci, non

è possibile stare sempre a sgobbare sui libri!! Ubaldo: Ma siete proprio sicuri di aver speso il vostro tempo

meglio di me? 3° studente: Beh, forse Ubaldo non ha del tutto torto, che si sia scelto

di nuovo la parte migliore!? 1° studente: (agli altri) Ma vai a capirci qualcosa!! (escono).

SCENA VI

Le donne continuano il racconto.

1° donna: Terminati gli studi a Fano, Ubaldo tornò qui a Gubbio per continuarli e suo zio lo accompagnò alla Cattedrale di S. Mariano e lo presentò al Capitolo dei Canonici.

2° donna: Ah ma fu un trauma per il povero Ubaldo! Si rese subito

conto di essere entrato in un covo di corruzione, simonia e mondanità senza ritegno!!

3° donna: Fuggi disgustato a Fonte Avellana, ma suo zio lo richiamò.

Allora andò a S. Secondo dove ritrovò quella pace che amava più di ogni altra cosa.

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4° donna: Il vecchio vescovo Giovanni, prima di morire, gli fece promettere di non abbandonare a nessun costo S. Mariano, nonostante fosse deluso da quell’ ambiente.

5° donna: Ci si misero pure i parenti, capirai, con tutti quei soldi che

aveva lo lisciavano per benino, ma gli amici gli fecero subito capire l’antifona.

6° donna: Anzi, lo esortavano a riappropriarsi del patrimonio se un

domani avesse scelto di farsi una famiglia.

SCENA VII

Entrano in scena cantando un gruppo di amici che insieme ad Ubaldo si recano a festeggiare le prossime nozze del loro amico Giovanni.

LO SPOSO GIOVANNI

AMICI: Siamo giovani di belle speranze In borsa i soldi apriamo le danze! Domani Giovanni si sposerà In coro gridiamo felicità! CORO: Noi siamo giovani belli e sinceri La nobil dama è ai nostri piedi! La vita è tin gioco a questa età Quel che vogliamo tutto ci dà AMICI: Domani Giovanni a nozze andrà evviva l’amore che felicità! CORO: Noi siamo giovani belli e sinceri La nobil dama è ai nostri piedi La vita è un gioco a questa età Quel che vogliamo tutto ci dà! La vita è un gioco a questa età Quel che vogliamo tutto ci dà! Giovanni: E adesso tutti a casa mia! Ci divertiremo stasera! È la mia

ultima notte da celibe e voglio trascorrerla con voi in

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allegria!! 1° amico: Cosi anche per il nostro amico Giovanni è arrivato il

momento di convolare a giuste nozze! Giovanni: Ridete, ridete pure che tanto prima o poi toccherà anche a

voi fare questo passo, mettere la testa a posto e farsi una famiglia!

2° amico: lo invidio Lorenzo che ha scelto la carriera militare! Almeno

gira un po’ di mondo, incontra gente nuova e guadagna un sacco di soldi!

3° amico: Purtroppo quando si passano i vent’anni come noi, prima o

poi devi prenderla una decisione... 1° amico: Eh si, é la sorte che tocca a tutti: bisognerà pur fare

qualcosa da grandi! A me la famiglia non interessa! Il mio sogno è sempre stato quello di diventare un cavaliere e indossare una preziosa e lucerne armatura!

2° amico: Invece mio padre ha detto che se non mi sposo al più

presto e non do un erede alla casata mi disereda immediatamente!

Giovanni: E tu Ubaldo? Che hai deciso di fare? Quale luminosa

carriera vuoi prendere? Con tutti i soldi che hai, ti vedo maritato a una nobile dama che a sua volta ti porta in dote altrettanto danaro. Abiterai in un palazzo dalle pareti dipinte, farai una vita da vero principe con una nidiata di mocciosi principini intorno, e servi, fantesche, famigli tutti al tuo servizio!!

Ubaldo: (sorridendo) Tutto questo non fa proprio al caso mio. Già da

tempo sento che il mio cuore ha deciso per me un’altra strada...

1° amico: Priore? 2° amico: Capitano? Giovanni: Console?

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3° amico: Oste? Ubaldo: Niente di tutto questo. Quella di servire Dio con tutto me

stesso, con tutta la mia anima, con tutta la mia mente. 3° amico: Come?! (tutti rimangono stupiti) Vorresti farti prete?! 1° amico: Ubaldo, sei proprio sicuro che questa sia la tua strada? Ubaldo: Ne sono sicuro, da tempo non ho alcun dubbio 2° amico: E che ne sarà del tuo casato, dei tuoi beni, della tradizione

della tua famiglia? Ubaldo: Mancano forse rampolli di famiglia più ricca e nobile della

mia per fornire l’esercito eugubino di soldati di valore? E mancano forse famiglie sane e timorate di Dio perché nascano discendenti che le continuino?

3° amico: Tu dunque hai già deciso di essere prete, di non sposarti? Ubaldo: Si, e se fino a questo momento avevo ancora dubbi, ora

proprio tu mi hai aiutato. Non tornerò indietro! (escono)

SCENA VIII

Torna la scena sulle donne, che continuano il racconto. 1° donna: Mi pare che fu ordinato prete intorno al 1115, o giù di li. 2° donna: E poco dopo divenne priore di S. Mariano, anche se il suo

spirito, nell’umiltà sincera, tremò davanti a tante responsabilità!

3° donna: Subito, con anima e corpo si impegnò nella riforma della

sua canonica, nonostante sin dall’inizio incontrasse incomprensione e disprezzo!

4° donna: E perché? 5° donna: La sua vocazione aveva radici troppo profonde per subire il

fascino di altri richiami più allettanti che non fossero quelli di Dio!

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6° donna: Infondeva la pace più di chiunque altro, sempre pieno di benevolenza, calma, aveva sempre una parola buona per tutti. Il suo esempio stimolava a fare la volontà di Dio.

7° donna: Altro che volontà di Dio...!! Ai parenti non dové dispiacere lo

stile di vita di Ubaldo, per loro era più facile divenire fortunati eredi!

1° donna: Ma si sbagliarono di grosso! Rimase fermo nelle sue

convinzioni e per la sua bontà tanti bambini vedevano in lui un nuovo padre! A proposito, ah, ah, ah, sai come lo chiamavano tutti quei chierichetti? Il “priore Baldino”. Proprio così, ah, ah, ah!!

SCENA IX

IL PRIORE BALDINO

SOLISTA: Suonate campane, son chirichetto, adesso a Baldino faccio un dispetto! Son chirichetto, son discoletto al prime Baldino metto grano nel letto! CORO: Priore, priore, priore Baldino più tu ci sgridi, più facciamo casino! Priore, priore, priore Baldino più tu ci sgridi, più facciamo casino! SOLISTA: Son chierichetto non sono perfetto, ti fo lo sgambetto e rotoli giù! Son chirichetto, rubiamo il fiaschetto, trinchiamo quel vino del priore Baldino! CORO: Priore, priore, priore Baldino giocare con te è sempre divino! Priore, priore, priore Baldino giocare con te è sempre divino! SOLISTA: Son chirichetto del priore Baldino, più ne combino, più mi vuole vicino! CORO: Siam chirichetti, vogliamo cantare col priore Baldino il cielo lodare!

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Priore, priore, priore Baldino, facciamo un coretto, corriamo in giardino! Priore, priore, priore Baldino, quanti dispetti già dal mattino! Perché non giochiamo a nascondino! Siam chirichetti a S. Mariano un girotondo e tutti per mano! Ci rincorriamo, scappiamo, frughiamo, su per la corda ci arrampichiamo! Forza Baldino, gioca se vuoi! Sei stato bambino anche tu come noi!

SCENAX

Le donne continuano i racconti 1° donna: Ah, se queste mura potessero parlare! 2° donna: Purtroppo furono ben pochi i momenti che Ubaldo

t rascorse in serenità qui in Canonica: tra queste mura ha dovuto spesso combattere, piangere, soffrire in silenzio e subire le più crude umiliazioni.

3° donna: Ma ne è sempre uscito vittorioso, anche a costo di enormi

sacrifici! Pronto al perdono quando era più volte offeso e deriso, spesso allontanato e abbandonato a se stesso ma sempre disponibile col prossimo, soprattutto se si trattava del suoi cari confratelli.

4° donna: Eh, anche loro quanti dispiaceri gli hanno fatto passare. Si

dice che alcuni di loro si allontanassero giorni e giorni dalla canonica senza sapere dove andassero, disertavano le funzioni, non pregavano più e la vita di comunità era allo sbando più completo!

5° donna: Correva voce che trafficassero in canonica addirittura

donne senza scrupoli! Tutte: Nooooooo!!!!

SCENA XI Canonica di S. Mariano. Ubaldo, diventato priore, sta spazzando e riordinando, solo, pensieroso.

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Ubaldo: (Tra se) Perché, o Dio, questo sacro luogo è diventato

ricettacolo di corruzione? Perché questi miei fratelli a te consacrati sono caduti nel peccato e vivono senza più regola, senza più fede, senza fraternità? So che il mio dovere di priore e quello di ricondurli a te e insieme ritrovare la forza e la gioia del vivere insieme!

Entra un gruppetto di canonici gaudenti. Al vedere Ubaldo con la ramazza scoppiano a ridere sguaiatamente. 1° Canonico: (ironico) Priore, non è degno di voi abbassarsi a servizi così

umili! Perché non facciamo venire una bella donna a fare certi lavori? Ne conosco una...

Ubaldo: (interrompendolo) Ascoltate fratelli, la nostra vita qui non è

ordinata e serena. 1° Canonico: (guardando gli altri canonici, con fare burlesco) Ah, ah, ah non

è ordinata e serena?! Ah, ah, ah! Ubaldo: Guardate che non dipende solo dalla debolezza di

ognuno di noi, ma anche dal fatto che non abbiamo una vera e propria regola da seguire.

2° Canonico: A noi non interessa seguire le regole!! 3° Canonico: Stiamo bene così come stiamo!! 2° Canonico: Perché crearci problemi quando se ne può fare a meno? Ubaldo: Non illudetevi che io possa tornare sulle mie decisioni. Se

non siete d’accordo dovete scegliere: o restare e cambiare vita o andarvene!

3°canonico: (brusio di dissenso tra gli astanti) Se é cosi, abbiamo già

deciso con chi stare!! Ubaldo: Riflettete bene, e vi esorto, io, peccatore come voi, ad

accettare in questa regola l’invito del Signore a convertirci! (risate dei canonici, solo tre di loro si avvicinano ad Ubaldo accettando la sua volontà).

1° Canonico: (adirato) Bene, se è questo che vuoi, noi ce ne andremo!!

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Ma non crediate tutti quanti che finisca così! 2° canonico: In qualche modo, prima o poi, la pagherete cara,

soprattutto tu, presuntuoso fanatico innovatore di regole, novello porta bandiera di castità, umiltà e obbedienza!!

1° canonico: Chi la pensa come me esca subito, e mi segua fuori

dove c’é aria pura!!! Voi rimanete pure in questo triste luogo, infetto e ammuffito.

COSI’ NON VA

UBALDO: Fratelli no, così non va, questo luogo di preghiera è stato offeso e abbandonato non c’é più comunità! Siete pecore allo sbando siete stati consacrati Tornate a Dio voi tutti quanti non c’è più comunità! CORO: Noi farem quel che ci pare, noi vogliamo comandare! Basta leggi e disciplina, basta messa la mattina! UBALDO: Fratelli no, cosi non va, non c’è più comunità Tornate qui con umiltà certo Dio perdonerà! CORO: Noi farem quel che ci pare, non vogliamo più seguirti! Sempre, sempre ubbidire, ognun di noi se la godrà! 1 ° CAN.: lo ti ascolto pio maestro con rispetto e con pietà Abbandono tutto il resto per seguir la povertà! 2 ° CAN.: II tuo esempio vien da Dio la tua parola è verità Qui attendo il bisognoso per seguir la carità 3 ° CAN.: Ed io pure amato padre niente più immoralità Rimarrò con te anch’io per seguir la castità! UBALDO: Prendiamo la Croce cantiamo la lode, fratelli si, cosi si fa per

tornar comunità! CORO: Per tornar comunità! Per tornar comunità!

SCENA XII Anticamera della canonica. Le donne stanno preparando delle bende e della biancheria. Entra Teobaldo venuto a prendere altre bende.

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1° donna: Allora!? Ha ripreso un po’ di forze? Teobaldo: Peggiora sempre più! Anzi, ho bisogno di più bende ora che

il corpo si sta riempiendo di pustole e l’ulcera della mano destra emette pus in continuazione! Ma non si lamenta mai, accetta la tribolazione chinando il capo alla volontà di Dio!

2° donna: E vero?! Comunque neanche io l’ho mai sentito borbottare;

e per di più, nonostante le atroci sofferenze, ha sempre voluto assolvere a quasi tutti i doveri di un Vescovo!

Teobaldo: Il suo fisico è quello di un uccellino. Hai paura di muoverlo,

potrebbe spezzarsi tra le mani. Poco fa ha voluto che gli recassi il libro della Regola che andò a prendere a S. Maria in Porto, dove in quella canonica già da tempo veniva messa in pratica, l’ha baciato e stretto al petto!

3° donna: Ma su questa famosa Regola che c’è scritto? Teobaldo: È come un codice di osservanze religiose. Ma due regole in

particolare affascinarono Ubaldo: mettere in pratica gli insegnamenti del Vangelo, l’esercizio assiduo della preghiera e in particolare ospitalità e aiuto ai bisognosi. Del resto, basta ripercorrere con la memoria la sua vita tra noi per comprendere chiaramente la Regola e quanto Ubaldo stesso vi abbia aderito senza riserve!

4° donna: È proprio vero! Vi ricordate, Teobaldo, quando quel

maledetto fuoco si incendiò Gubbio quasi per intero? Teobaldo: E come se me lo ricordo!! Era il 1126. Quella notte soffiava

giù per la gola un vento terribile! All’ improvviso prese a fuoco tutto, anche Ia canonica!! Ebbene, Ubaldo fu il primo ad accorrere...

1° donna: a darsi da fare... 2° donna: ...a salvare gente... 3° donna: …a soccorrere quei poveri disgraziati rimasti senza tetto! Teobaldo: Non solo, ma in seguito aiutò quei poveracci anche a

ricostruire le loro case!

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4° donna: Li organizzava... 5° donna: dirigeva... 6° donna: metteva lui stesso pietra su pietra ... per riparare la sua

chiesa. 7° donna: ... oh, in quattro e quattr’otto tutti riebbero le proprie case... 8° donna: ...e che case! Teobaldo: Tutte di pietra.

SCENA XIII Balletto con allegoria del fuoco, mentre c’è un via vai di gente disperata.

FUOCO

FUOCO: Io sono il vento che spira dall’oscura gola Io sono il vento che stride nel buio inverno Io sono il vento che danza tra mille scintille Io sono il vento che sparge fuoco di morte Io sono il vento che nutre le lingue infuocate rosse di rabbia, gialle d’invidia Io sono il vento che sparge solo morte e dolore Io sono il vento malvagio, io sono il vento distruttore. Rossa è la notte tra le povere case, rosso riverbero che tutto distrugge. Odore acre di paglia stipata, puzza di morte e di umide stanze. Fuoco Brucia l’incenso, brucia l’altare, brucia la culla, che si può fare? Tetti di paglia, sinistri roghi, sui freddi muri strani bagliori! Fuoco Corre un bambino, cerca la madre,

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la vecchia immobile fissa i falò. Un povero padre vuole salvare sulle deboli spalle quel poco the può. Si stringono in piazza quei pochi, sgomenti Ubaldo piange tra I carboni fumanti Stavolta e la fine, la fine di tutto povera Gubbio, adesso sei in lutto!

SCENA XIV Fonte Avellana. Ubaldo è in attesa di essere ricevuto dal priore Pietro da Rimini. 1° monaco: Oh, il nostro Ubaldo!! Sei di nuovo qui tra noi a Fonte

Avellana, sentivamo la tua mancanza!! 2° monaco: Speriamo che questa volta ti trattieni un po’ di più!

Abbiamo tante cose da raccontarti... ma hai lo sguardo assente, che ti è successo?

Ubaldo: Avrei urgenza di incontrare il Priore Pietro! 1° Monaco: Certo Ubaldo, adesso te lo vado a chiamare! (rivolto

all’altro monaco) Sai dove può essere? 2° Monaco: Dovrebbe essere allo scriptorium, tu aspetta qui, che

andiamo a cercarlo! Ubaldo: (Ubaldo nel frattempo, rimasto solo, disperato, dice tra sé) Non è

restato che un mucchio di cenere! Povera S. Mariano! Non ci sei più! Dove vivere ora? Dove pregare, studiare, lavorare insieme? Quella piccola comunità che con tanto sacrificio e amore avevo ricostruito, ora è sbriciolata! Sarà davvero questa la mia strada...? O forse è un’altra...? Forse tutto questo è avvenuto per farmi capire che il mio posto non è qui, ma altrove... (entra Pietro da Rimini) Padre!! (gli si inginocchia davanti)

Pietro: Ubaldo caro, sei il benvenuto tra queste mura e sono felice ogni volta che torni tra noi a cercare pace e serenità. Ma oggi ti vedo preoccupato e triste. Cos’è che non va?

Ubaldo: Sono deluso e amareggiato, caro padre, non ho più

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l’animo per proseguire oltre; mi sento servo inutile e ho deciso di dedicare la mia vita al Signore in mezzo a voi, accoglietemi tra i vostri monaci!

Pietro: Dovrei gioire a queste tue parole, sei sempre stato ospite

gradito. Ma so perché sei venuto qui, dovrei dirti di rimanere, ma non posso fare i miei interessi prima di fare quelli di Dio e della sua Chiesa!

Ubaldo: Non é una fuga la mia! È forse un’altra tappa della mia

obbedienza ai disegni del Signore. Gubbio può essere stato il mio noviziato, qui, a Fonte Avellana, vorrei vivere la mia professione monastica. Per sempre!

Pietro: No, Ubaldo, no!! Non é questa la tua strada; è a Gubbio che devi tornare, e tornaci al più presto!! Tu hai bisogno di loro, dei tuoi canonici, della tua gente e loro hanno bisogno di te! Non li abbandonare proprio ora: torna alla tua Chiesa e accingiti con coraggio a ricostruire la tua Gubbio materialmente, ma soprattutto riedificala spiritualmente e ricorda che il premio tocca di diritto solo a chi ha combattuto! E ho l’impressione che presto dovrai fare ancora di più per loro... ora va, e ricostruisci nella pietra e nello spirito la tua Gubbio! (Ubaldo, sollevato, esce correndo).

SCENA XV

La scena si anima con più personaggi che si danno da fare per far risorgere la città. Intenso lavorio e animazione.

SUL TORRENTE CAMIGNANO CORO: Piano, piano, piano, piano Piano, piano, piano, piano... SOLISTA: Sul torrente Camignano risorge Gubbio, e piano piano La vita ritorna nel borgo montano povero e ricco si danno la mano. Piccole case ma tutte di pietra rinasce il mulino, è più grande la chiesa Uomini e donne, preti e bambini li vedi sul tetto, su torri e camini!

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CORO: Tra un gaio vocio di gente serena Ubaldo è vicino nessuno più trema! Sulle pendici del monte Ingino, Ubaldo è felice come un bambino! C. UOMINI: Si taglia la pietra, s’impasta la calce, nella pianura lavora la falce. C. DONNE: Nel forno il pane s‘indora alla brace, nei tini ribolle il vino che piace. C. UQMINI: II ferro rovente è di nuovo piegato, nel vicolo buio riluce il selciato. CORO: Canta il garzone con tutto il suo fiato è un volo d’uccelli giù nel contado Fan ghirigori nel cielo assolato! C. UOMINI: Col passamano faremo più in fretta! Al capomastro non date più retta! È tanta la voglia di ricostruire tra un mese al massimo vogliamo finire! CORO: Metti la croce sul campanile dietro quel muro facciamo un ovile è tanta la voglia di ricostruire tra un mese a! massimo vogliamo finire Sempre più in fretta vogliamo finire, ricostruire, ricostruire! Ricostruire, ricostruire! Piano, piano, piano, piano. Piano, piano, piano, piano... SOLISTA: Poi verso sera all’Ave Maria Ubaldo ci chiama e lungo la via è un coro sommesso di lode e d’amore che sale dai cuori a Nostro Signore Sul piccolo gregge scende ora la pace e dentro le mura tutto ora tace Ubaldo in ginocchio ringrazia il Creatore la sua preghiera è colme di ardore Dice una stella alla sua vicina: certo che Gubbio è proprio carina! Dice la luna alla volta stellata:

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son proprio contenta che Gubbio è rinata!

SCENA XVI Anticarnera della canonica. Le donne proseguono il racconto con Teobaldo. 1° donna: Che voleva intendere il priore Pietro quando disse a Ubaldo:

“Ho l’impressione che presto dovrai fare ancora di più per loro?”

Teobaldo: Che presto sarebbe diventato loro vescovo! Quanto fu

travagliata questa storia! Quando mor ì il vescovo di Perugia, Gennaro, una delegazione di Perugini venne a Gubbio e senza mezzi termini disse a Ubaldo che era stato eletto vescovo di Perugia.

2° donna: Ah, me lo ricordo bene. Figurarsi se quei rapaci dei perugini

non si impicciavano dei fatti nostri!! 3° donna: Ah, ma non l’ebbero vinta! Fu un coro unanime di no!

Capirai, allergico al potere com’è Ubaldo! E poi gli eugubini volevano tenerselo ben stretto! Allora si nascose su per i monti, in una grotta sperduta, ma i perugini, ostinati e orgogliosi, minacciarono Ubaldo di ricorrere addirittura al Papa!!

Teobaldo: L’umiltà di Ubaldo fu davvero grande quella volta! Ma il suo

rifiuto poteva sembrare disubbidienza alla Chiesa. Cosi lui stesso decise di appellarsi al Papa. Andò a Roma, si fece ricevere, e davanti al Pontefice Onorio confermò il proprio rifiuto insistendo che i perugini avevano preso un abbaglio colossale!

4° donna: E il Papa!? Teobaldo: Onorio accettò la rinuncia e il pericolo fu scongiurato. Mi

ricordo che Ubaldo, sulla via del ritorno, era felice come un bambino! Ma passò poco tempo che di nuovo in canonica si preannunciò una nuova bufera. Morto il vescovo Stefano, il clero non riusciva a trovare un accordo per eleggere il nuovo vescovo di Gubbio.

1° donna: Eh già, a molti faceva gola quel posto!!

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2° donna: Capirai, davanti a tutto quel ben di Dio si scatenò subito un putiferio di interessi e ambizioni!

Teobaldo: Si, ognuno tirava acqua al proprio mulino, cosi si decise di

appellarsi di nuovo al Papa, il quale avrebbe eletto uno di sua fiducia al di sopra delle parti!

3° donna: Ma le cose non andarono proprio così...

SCENA XVII

Una musica austera e solenne (coro gregoriano) introduce nell’anticarnera papale. Siamo in Laterano, sede pontificia. C’ê un via vai di chierici, prelati, cardinali ecc. La delegazione eugubina si guarda intorno attonita, stupita da tanto sfarzo. E in attesa di essere ricevuta dal Papa. Si spalanca la porta centrale e da una scalea, in un tripudio di lumi, incensi e ori, fa ingresso il Papa in abiti pontificali. Tutti si inchinano. Cardinale: Santità, è una delegazione del clero eugubino. Viene per

fare atto di sottomissione e per appellarsi a Vostra Grazia riguardo la nomina del vescovo della loro città, in quanto i grandi elettori si sono trovati in contrasto nelle scelta del candidato. Li guida Ubaldo, Priore in Gubbio della Canonica di S. Mariano.

Papa: Vieni avanti, Ubaldo! Perché sei venuto di nuovo da noi? Hai

chiesto il permesso di parlarci, allora parla! Ubaldo: (intimorito) Santità, con la gratitudine fiduciosa che nutriamo

per la vostra preziosa persona, umilmente siamo venuti a implorare il vostro aiuto affinché Gubbio abbia il suo vescovo. Santo Padre, da soli non ci siamo riusciti, tocca a voi con la vostra saggezza che viene da Dio, nominare un nuovo pastore per la nostra città.

Papa: (annuisce sorridendo) Fammi tu dei nomi! Ubaldo: (disorientato) Saremmo ben felici che Sua Santità ci desseuUn

sant’uomo della Curia Romana di cui Vostra Grazia conosca le virtù e i meriti.

Papa: E se invece dovessi scegliere tu fra il tuo clero, chi

proporresti?

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Ubaldo: (preso alla sprovvista) Beh.. non so... forse 1’Abate di S. Pietro che è un sant’uomo... il Priore di S. Secondo, persona autorevole e di grande fede... il preposto Baroncio da Ravenna... ci sarebbe l’Abate... (Papa Onorlo ad ogni nome fa no con la testa, sempre sorridendo)

Papa: Eh... come lo vorreste questo vescovo? Ubaldo: Noi ci auguriamo che sia bravo, preparato, un santo se

possibile! Papa: Beh, ma allora lo avete qui tra voi il vostro vescovo! (Brusio

tra la delegazione di eugubini che si guardano l’un l’altro sgomenti). II dialogo seguente è cantato (il Papa alzando il dito in alto) PAPA: Il vescovo di Gubbio sarai tu!! UBALDO: No! Io no! Mai e poi mai accetterò! PAPA: Questa volta devi accettare! CORO: Devi accettare! UBALDO: No, non ne sono degno! PAPA: E volere di Dio! CORO: E volere di Dio! UBALDO: Se è volere di Dio, sia fatta la sua volontà! PAPA: Io stesso lo consacrerò! UBALDO: Dolore e gioia in me... CORO: Inginocchiati! UBALDO: Vescovo a Gubbio tornerò! PAPA: E volere di Dio! CORO: Sia fatta la sua volontà!

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UBALDO: E fatta la tua volontà! Termina la parte cantata, riprende il dialogo Papa: Tu governerai la Chiesa eugubina! Questo potere ti viene

dato dall’alto, dallo Spirito Santo che, tramite me, indegno vicario di Cristo, illumina, agisce e decide!!!

Ubaldo: Ma io...(Onorio non lo ascolta nemmeno) Papa: E voi, eugubini, vi esorto ad accettare il nuovo vescovo, ad

obbedirgli e ad amarlo come il più giusto pastore che mi è stato possibile darvi. Vieni qui, Ubaldo Baldassini da Gubbio: con i poteri conferitimi da Santa Romana Chiesa noi ti ungiamo Pastore di anime. Proteggi la tua chiesa, sii faro ed esempio per tutti!

Ubaldo: Sia fatta la volontà di Dio! Segue il rito di unzione a Vescovo di Ubaldo, poi Onorio si commuove Papa: Oggi, Ubaldo, ml hai dato una grande gioia: vedi, quando

ero giovane come te, tanti anni fa, anch’io avevo il tuo stesso entusiasmo, poi, quando fui gravato del governo della Chiesa, quell’entusiasmo si affievolì, preso com’ero dal proteggere e mantenere i beni terreni; che Dio possa conservare il candore della tua anima; con la tua semplicità hai saputo umiliarci, incrostati come siamo di ricchezza e di potere. Ora va nel nome di Cristo, porta la sua luce ai tuoi cittadini e fa che la loro fede possa moltiplicarsi all’infinito! (musica solenne: Gloria. Ubaldo con i suoi esce).

SCENA XVIII

Siamo di nuovo a Gubbio: Ubaldo, appena tornato, viene festeggiato dai cittadini e intona la canzone:

PREGHIERA SU GUBBIO

UBALDO: Padre, che mi hai voluto indegno pastore di questa città; padre che solo tu sai dove questo amato popolo andrà; fa che nei secoli possa cantare ovunque si trovi per terra e per mare la fede più viva, la fede più vera,

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la fede profonda, la fede sincera! Oh Gubbio mia, sino alla fine uniti pregheremo per un domani sereno E per tutte quelle terre ferite dalle guerre; CORO: Oh Gubbio mia, la sofferenza e il pianto possa questo giorno sciogliersi in un canto! Oh Gubbio mia, mi stringo a te, vicino, ai cuori più duri del ghiaccio stretti come in un abbraccio! Oh Gubbio mia nella tua semplicità possa trionfare la felicità Oh Dio proteggi questa città ora, per sempre, per l’eternità!

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ATTO II SCENA I

Ubaldo e in canonica e sta facendo un umile pasto. Canonico: (piagnucolando) Padre, sono tornati di nuovo, che debbo

fare? Gli ho detto che stavate mangiando, ma quei maleducati mi hanno insultato e spinto per terra!!

Ubaldo: (paziente e rassegnato) Falli entrare. (entrano con irruenza alcuni

parenti con fare arrogante) Donna: Ma come, un vescovo a pane e acqua!? Che vergogna!

Solo come un cane e senza uno straccio di servo per compagnia! Con tutto il ben di Dio che ti ritrovi, caro cugino, potresti passare per un taccagno!!

1° uomo: Un peccato non godere di tutti i vantaggi e i beni che hai

come vescovo. Di la verità, tu vuoi beneficiare qualcun’altro e lasciare noi, tuoi parenti, a bocca asciutta!!

Canonico: Come osate… Donna: Tu stai zitto, zitto, capito?! (rivolta a Ubaldo) E tu, invece, se

proprio vuoi fare questa vita, falla pure, ma noi, noi che figura facciamo in città? Tutti ci additano e deridono perché ben sanno che ti siamo congiunti... senza aver ottenuto il benché minimo favore! Le mie amiche mi prendono in giro tutto il giorno per questo, capisci?

Canonico: Ma senti che pretese... Donna: Tu, piccolo verme taci, altrimenti... 2° uomo: Via, Ubaldo! Ce n’è per tutti! Del resto siamo tuoi diretti

congiunti; non dico tanto, ma quel pezzetto di terra dietro il torrione mi farebbe proprio comodo; sai, devo fare la dote a mia figlia e... (lo interrompe la donna)

Donna: Io ti chiedo solo quella casetta giù in fondo al vicolo, del

resto non sono che poche stanze e.. (la interrompe l’altro uomo)

1° uomo: Potresti prestarmi una certa somma? Con tutte le rendite

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che ti ritrovi… vedi, mio figlio è un po’ scapestrato, ha debiti di gioco... anzi, potrebbe venire a vivere qui con il caro zietto... (Ubaldo lo interrompe)

Ubaldo: Io non posseggo niente. Tutto quello che ho non mi

appartiene, è roba di Dio, e se di Dio appartiene ai poveri, ai bisognosi, a chi non ha niente!

Donna: (inferocita) E tu beneficeresti pezzenti e vagabondi invece di

aiutare noi, che abbiamo lo stesso tuo sangue? Idiota figlio di una storpia! Ma ti rendi conto di quello che fai?

2° uomo: Lascia stare, non vedi com’è ridotto? È il disonore

dell’episcopato, un uomo buono a nulla, incapace! Donna: Maschera inutile! A che scopo tieni occupata questa terra? 1° uomo: Potessi crepare di colpo! Vergogna dei vescovi del mondo

intero! Canonico: Vergognatevi voi!! Vai a fidarti dei parenti... tutti serpenti!!

PARENTI SERPENTI CORO: Quando vescovo fu eletto Del denaro ebbe rigetto E un bel di ormai si sa, Si coprì di povertà. Quei sciacalli dei congiunti Digrignarono i denti Contraffecero le carte Reclamarono la parte: PARENTI: Il patrimonio non ci hai dato e tutti hai diseredato! Vile cane di un parente tutto agli altri per noi niente! UBALDO: Se il denar non ti consegno è perché non hai bisogno; come te quel poveretto potrà dormire in un bel letto! +CORO: Non t’arrabbiar caro cugino, verso Dio è il tuo cammino Com’è felice il disgraziato perché tutto gli hai donato! Dai al povero l’amore, dai al prossimo il tuo avere,

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la carità é quel valore che va su diritto al cuore!

SCENA II Le donne continuano a ricordare insieme a Teobaldo. 1° donna: Ah, ma Ubaldo tenne duro con i parenti! Che roba!

Approfittarsi della sua bontà! Il suo motto era quello di vivere al servizio dei propri fratelli. Volle subito liberarsi anche dell’eredità, causa di litigi e odio; dopo aver accontentato i parenti, divise tutto tra i poveri e le necessità della chiesa.

2° donna: Però, quante ne dovette ingoiare! Quei parenti, visto che

oramai non c’era niente da fare, lo misero in cattiva luce, sparlarono di lui e andarono dicendo che era un debole, un avaro, un pusillanime!

3° donna: Molti si approfittarono della sua bontà, della sua mitezza.

Anche i portinai del duomo lo chiusero più volte fuori! Una volta addirittura gli sbatterono la porta in faccia! Ma lui mai rese ad alcuno male per male!

Teobaldo: Una mattina si ribellarono pure i chierici! Ubaldo va a

celebrare Messa come al solito. Aspetta, aspetta, non arriva nessuno. Allora china la testa, torna pazientemente in sacrestia e con tranquillità si toglie i paramenti.

4° donna; Quella volta la colpa fu anche in parte nostra! 5° donna: Furono i nostri mariti che accecati dall’odio ricorsero

all’arma delle minacce! Teobaldo: Il clero, sobillato dai Capi del Popolo, fu persuaso ad

allontanarsi dal suo Vescovo, indegno di stare a capo della Chiesa di Gubbio.

6° donna: Ah, ecco perché quel giorno Ubaldo si ritrovò da solo a dire

Messa! Adesso ricordo bene, me lo raccontò mio figlio. Quella mattina i Capi del Popolo si recarono in Canonica decisi a chiedere al Vescovo la scomunica per i nobili che si erano ribellati alle nuove elezioni dei Consoli.

7° donna: Certo! Prima avevano loro le mani in pasta, mentre oggi

siamo noi che comandiamo!

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Teobaldo: Hai ragione, il popolo finalmente si era reso conto che era

arrivato il momento di cambiare e che la forza politica era nelle sue mani. Nominò i Consoli del proprio libero comune sfidando la nobiltà che subito entrò in conflitto con la plebe.

8° donna: Da quel giorno Gubbio non ebbe più pace! Ogni scusa era

buona per litigare! 1° donna: Litigare!? Ci stavamo ammazzando! C’ero anch’io sulla

piazza quella volta e gridavo: “Vendetta fratelli, vendetta!!“

SCENA III Cambia la scena. Balletto con allegoria della vendetta che introduce la scena dello scontro tra le due fazioni cittadine.

VENDETTA SOLISTA: Sinistri rulli di tamburo oltrepassano quel muro Presagio di morte, di violenza; la mischia è cruenta! CORO: Vendetta! Fratelli vendetta! Vendetta! Fratelli vendetta! SOLISTA: Cupa la piazza tra fumi di odio guizza la spada nell’osceno tumulto lucide lame infilano carni! CORO: Vendetta! Fratelli vendetta! Vendetta! Fratelli vendetta! SOLISTA: Grida di morte tra polvere e sangue Cade l’amico, l’amico di sempre; con un colpo secco nel basso ventre! CORO: Vendetta! Fratelli vendetta! Vendetta! Fratelli vendetta! SOLISTA: Piange la madre quel figlio squarciato Un povero babbo è stato scannato; misera Gubbio questo è il tuo stato!

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Piazza centrale della città. Via vai di persone, artigiani, bambini che giocano ecc. Entrano da patti opposte due gruppi di giovinastri appartenenti alle due fazioni da tempo in lotta tra loro: Nobili e Popolo. 1° Nob.: (all’amico) Sbaglio, o quelli sono i nostri... amici! 2° Nob.; Lascia perdere... 1 ° Nob.; Non avere paura, ora ci divertiremo! (morde una mela e mentre

passa davanti al nemico sputa la mela a terra). 1° Pop.: A chi stai sputando, scusa... 1° Nob.: Sputavo questo schifo di mela... (gli va sotto la faccia) e

marcia!! 2° Pop.: No, no, dicevo… la sputavi per noi? 1° Nob.: Ma guarda, non la sputavo affatto per voi. Però sputavo. 1° Pop.: Cerchi rogna? 1° Nob.: Rogna, dici?? No, no di certo! Vai al diavolo!! (sta per

andarsene, ma il ghibellino gli fa lo sgambetto) 1° Pop.: (sfoderando le armi) Sotto, sotto se siete uomini!! Vili codardi!

Odio la pace come odio le vostre famiglie!!

1° Nob.: Ed io avrò pace solo quando vedrò le vostre torri rase al suolo e voi impiccati! Carogne!! Forza, facciamoli fuori tutti!

Inizia il combattimento tra grida e insulti. La mischia si trasforma in un grande caos. 2° Nob.: Infilziamoli tutti come carne allo spiedo!! Cosi almeno

saremo liberi di scegliere i Consoli che ci pare!! 1° Pop.: Stanotte andrai a far compagnia ai tuoi amici all’inferno! 1° Nob.: E tu codardo, beccati questa carezza!! Mentre la zuffa si fa più cruenta e feroce con morti e feriti, giunge di corsa Ubaldo. Ubaldo: Fermatevi, in nome di Dio!! Basta sangue! Riponete le armi

che portano odio su odio! La violenza non serve!

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Nessuno lo ascolta, all’improvviso Ubaldo cade a terra come morto. Nel vederlo, man mano cessano di combattere e accorrono tutti intorno al suo corpo esanime. 1° Nob.: Il vescovo è caduto!! 1° Pop.: Hanno ammazzato Ubaldo!! 2° Nob.: Dannazione a noi, lo abbiamo ucciso!! Mentre tutti restano in silenzio a guardarlo, Ubaldo si rimette lentamente in piedi. Ubaldo: Figli miei, no, non sono morto, (brusio di sollievo) nessuno di voi

si è macchiato del sangue del suo vescovo. Ma quello che bagna la mia veste è sangue umano come il mio, è come se lo aveste versato! È sangue di fratelli versato da fratelli: il delitto più atroce per un uomo! Quando vi ho implorato non mi avete ascoltato, ma avete smesso di uccidervi solo quando mi avete creduto morto. Sappiate che quello che ora non è accaduto io sono pronto ad accettarlo, di dare la mia vita perché sia pace tra voi!

Tutti depongono le armi, si abbracciano e si inginocchiano a chiedere la sua benedizione.

SCENA IV Ritorna la canonica, Riprende il dialogo tra le donne. 1° donna: Eh, fu troppo buono quella volta Ubaldo! Fossi stato io il

vescovo una bella scomunica a tutti quanti non gliela avrebbe levata nessuno!!

2° donna: Però la studiò bene quel furbacchione! Hai capito? Fece

finta di essere colpito, cadde come morto e quando smisero di combattere, calmo, calmo si rialzò come se niente fosse!!

3° donna: L’importante per lui era fermarli, e come se ci è riuscito!!

Dopo quello scontro alcuni furono esiliati e benché continuassero a tramare contro Gubbio, Ubaldo chiedeva sempre loro notizie e in cuor suo soffriva per questi figli lontani. Comunque, da quel giorno in avanti tutti capirono che non c’era bisogno di ammazzarsi per risolvere i litigi!

4° donna: Oh, pensala come vuoi, ma lui, nel bene o nel male, riusciva

sempre a sistemare le situazioni!

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5° donna: Finalmente comprendemmo la generosità di Ubaldo che

non otteneva con l’arroganza e la forza ma con la sua bontà e fede.

6° donna: Nessuno gli fu più nemico, anzi, il rispetto e l’affetto verso di

lui aumentarono a tal punto che il popolo stesso divenne suo difensore.

7° donna: Non vi ricordate del fattaccio del muratore? Quella volta si

passò davvero il limite! 8° donna: Si, si lo ricordo bene! Mentre un giorno si costruivano le mura

della città e i muratori innalzavano sopra di esse un edificio che avrebbe arrecato grave danno alla sottostante vigna del vescovado, Ubaldo vi si oppose, ma con le buone, cosi...

SCENAV

UBALDO E IL MURATORE

SOLISTA: La rugiada del mattino, il sole alto a mezzogiorno, le ombre scure della sera. SOLISTA: Oggi si cambia, andiamo sul monte, ci han detto :“prendete gli attrezzi, riempite i carretti, si va sulle mura, sopra la vigna del Vescovo Ubaldo c’è un lavoro da fare, un lavoro che serve, un lavoro importante per la nostra città.” CORO: Ecco la pala, dov‘è lo scalpello, nel carretto ogni cosa il suo posto avrà, SOLISTA: Ma qualcosa non quadra: l’edificio che cresce è un insulto a quel luogo, ne profana la pace, rovina il profumo e il Vescovo Ubaldo è obbligato a salire per chiedere al Mastro, con garbo e fermezza, di ridare decoro, fermare il lavoro e prestargli l’ascolto. CORO: Così non va bene, non puoi continuare,

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quell’opera tua solo danno farà, SOLISTA: Rude di modi, svelto di mano, il Mastro non vuole ascoltare e capire Allunga il suo braccio, colpisce e spintona e il Vescovo Ubaldo barcolla e si piega. CORO: La gente grida e l‘urlo si leva Quest‘uomo ora lasci la nostra città, E Ubaldo ora parla con voce decisa: UBALDO: Figli e fratelli, perdonate l’ingiuria, non potete punirlo senza offendere me, non cercate vendetta, pensate agli sputi, agli schiaffi e ai flagelli Alla morte di Croce del nostro Signore, che non volle sottrarsi al dolore e al rifiuto. Ed ora ti dico, fratello in errore, che Dio ti perdoni, avrai salva la vita. Ma cerca in futuro di vincere l’ira, di aprire il tuo cuore all’amore per l’uomo. di aprire il tuo cuore all’amore per l’uomo. CORO: Ubaldo l‘abbraccia, la folla ora esulta, la mono ai fratelli ora il Mastro darà.

SCENA VI

Le donne continuano il dialogo. 1° donna: Che faccia tosta quel muratore! Sapevo che era una testa

calda, ma non che fosse capace di arrivare a quel punto. 2° donna: Ma quel villano dopo la bravata passò un brutto momento.

Appena saputo del fatto, arrabbiati ci organizzammo subito e ci recammo a casa del muratore!

3° donna: Eravamo decisi a dar fuoco alla casa e buttar fuori lui e

tutta la sua famiglia 4° donna: Per fortuna arrivò Ubaldo che non solo lo difese, ma lo

perdonò anche.

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5° donna: Che esempio per tutti noi. Mai un risentimento, sempre pronto ad amare e pregare per i propri nemici e sempre disponibile a correre in aiuto dei più bisognosi!!

6° donna: Quante persone ha aiutato! Ricordo tutti quei poveri che in

continuazione facevano la fila qui in canonica; e i malati? Li conosceva uno per uno e lo vedevi felice quando poteva far loro del bene! Sapeva parlare al cuore della gente!

7° donna: No, Ubaldo non fu un debole, fu un mite, che è dire

tutt’altro!!

SCENA VII

UMILTA’ Durante la canzone si vede Ubaldo con i poveri, i malati ecc. mentre li soccorre e conforta. SOLISTA: Umiltà, umiltà che fai grande Ubaldo, questa è la santità.

Umiltà, umiltà che abbracci chi non ha questa è la pietà. Figlio di carità che dai quel che hai questa è la bontà. Una parola di conforto un piatto di minestra un sorriso dalla finestra un soldo nella mano. Stringi quei pochi stracci solo nell’angolo scuro mentre guardi in su so che in alto ci sei tu. Mani sporche sfiorano il tuo viso e ti illumini nel sorriso non piangere più c’è chi ti ama lassù il sole è anche per te l’amore è tutto per te quel sole si apre per te anche il cielo gioisce per te. mani sporche sfiorano il tuo viso e ti illumini nel sorriso non piangere più c’è chi ti ama lassù non piangere più c’è chi ti ama lassù

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SCENA VIII Durante la canzone verranno eseguiti movimenti coreografici da un personaggio allegorico che rappresenta la guerra. Atmosfera da presagio di rovina e morte.

L’ASSEDIO SOLISTA: Un ghigno infernale osceno e bestiale sale dal piano, presagio di male E prelude una festa di turpe vendetta fatta di sangue mortale. CORO: Sarà strage! L’orda attaccherà! Povera Gubbio, di te che ne sarà? SOLISTA: Undici vessilli grondano odio e umidi di nebbia sbattono al vento Sussurrano all’unisono un lamento per vendicare l’affronto! CORO: Sarà strage! L’orda attaccherà! Povera Gubbio, di te che ne sarà? SOLISTA: Undici falchi bramosi di scacco già sono pronti a sferrare l’attacco, arrotano gli artigli, pregustano sangue, Si scelgono prede tra donne e tesori. CORO: Sarà strage! L’orda attaccherà! Povera Gubbio, di te che ne sarà? SOLISTA: Cerchi di fuoco sporcano la valle, giù verso Perugia risuona la paura, Si affilano le lame e lugubri megere preannunciano la sorte danzando con la morte. CORO: Sarà strage! L’orda attaccherà! Povera Gubbio, di te che ne sarà? SOLISTA: Sconcia risata tra lucide lamiere già assapora la vittoria il condottiere il bottino è già spartito tra Ie undici città, povera Gubbio, di te che rimarrà?

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povera Gubbio, di te che rimarrà?

SCENA IX Bambo e Ubaldo, preoccupati, scrutano dall’alto della città la pianura sottostante. Bambo: Guarda, Ubaldo: sono fitti come cavallette!! Stanno

avanzando giorno dopo giorno, inesorabilmente; tra poco saranno qui sotto di noi e sarà l’assedio!

Ubaldo: È un numero sproporzionato! I nobili che hai a suo tempo

esiliato fanno sul serio e sarà atroce la loro vendetta! Chissà quali promesse avranno fatto alle città vicine per convincerle a radunare questo immenso esercito!

Bambo: Stavolta, Ubaldo, è la fine! È solo questione di tempo.

Guarda come scalpitano, sono impazienti di farsi questa scorpacciata!!

Ubaldo: (volgendo lo sguardo in alto) Non dobbiamo avere paura di

questa orda di nemici: se il Signore intende liberarci, essi non potranno farci alcun male; se il Signore ha deciso di punirci, ci può spazzare via anche senza costoro!!

Bambo: La nostra ultima speranza sei tu! Salvaci dal disastro e

diventa stratega del tuo popolo!! Ubaldo: Ogni salvezza è opera di Dio, non dimenticarlo mai! Noi

siamo solo suo strumento! (prega in silenzio con lo sguardo in alto, poi...) forza, allora!! Non c’è più tempo da perdere! Siamo in pochi, ma con un po’ di astuzia e rapidità forse ce la faremo! Ho in mente un piano: dovremo agire con scaltrezza e decisione e tentare il tutto per tutto!!

Bambo: Presto, Capitano! (entra il Capitano) Raduna subito i più

coraggiosi! Forse Ubaldo ha trovato il modo di spezzare le ali a questi falchi.

Ubaldo: Stanotte I più arditi usciranno dalla città, a nord;

nell’oscurità risaliranno le pendici del monte, scenderanno nella gola, risaliranno le pendici della foce per discendere nella pianura, alle spalle degli assedianti.

Capitano: L’idea non è malvagia, però siamo sempre troppo pochi e

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ho paura che prima dell’attacco ci scoprino. Ubaldo: E necessario trovare qualcuno che ci sostenga! Capitano: Sono d’accordo! Dirò loro di convincere la gente del

contado di infoltire le file; sono convinto che staranno tutti dalla nostra parte.

Bambo: Nel frattempo attaccheremo frontalmente! Così quei

dannati saranno del tutto accerchiati!! Ubaldo: Badate bene Capitano, l’importante è coglierli di sorpresa!

Ora affidiamo a Dio la riuscita di questa triste impresa; preghiamo perché vegli su di noi.

Buio. Musica che evoca uno scontro armato. Nella penombra si scorgono armigeri che di soppiatto stanno tramando qualcosa. D’improvviso vocio e clamore di armi. Poi urla che sfociano nel silenzio. Luce sulla piazza di Gubbio. Ubaldo, felice, è tra il suo popolo festante. Uomini: Ubaldo, sei grande! Li abbiamo sconfitti!! Vedessi come se

la davano a gambe! Siamo liberi finalmente! Ubaldo fa segno con la mano, Silenzio. Ubaldo: Figli miei, Dio non ci ha deluso! Pochi come siete, avete

sgominato un esercito alleato e umiliato persino la grande Perugia! Ringraziamo il Signore, e prepariamoci a vivere questa vittoria, soprattutto questa pace, come un dono celeste!!

Tutti: Evviva!! Evviva!!

FESTA IN CITTA’ CORO: Giorno di festa, l’assedio è finito! Esulta Gubbio, l‘esercito è sparito! Apri le porte sulla pianura liberi siamo lontana è la paura! UBALDO: Intreccia ghirlande, danza fino a sera brinda con gioia la notizia è vera! Laggiù d’improvviso son tutti spariti non c’è più traccia dei tristi nemici!

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CORO: E tutti in coro con fare spavaldo corriamo in chiesa a ringraziare Ubaldo! UBALDO: Figli diletti merito non è mio ma dell’onnipotente nostro Iddio!

SCENAX Le donne proseguono il racconto. 1° donna: Che giorno quel giorno!! Dopo tanta paura, finalmente

liberi!! 2° donna: Paura?! Altro che!? Io ero terrorizzata!! Mi nascosi in cantina

e rimasi lì buona, buona accucciata!! Per più di una settimana non vidi la luce del sole!

3° donna: Che gioia, però, quando vedemmo i Perugini darsela a

gambe! Chissà che avranno pensato di noi! 4° donna: Che eravamo matti del tutto!! 5° donna: Mi chiedo sempre: ma come avrà fatto quel sant’uomo a

farci stravincere! Dico, eravamo uno contro quaranta!! 6° donna: Ci vuole poco a capirlo! Dio è dalla sua parte! 7° donna: E lo è davvero! Ha tenuto testa persino ad un imperatore!!

E con che coraggio!! 8° donna: Povero vecchietto! E pensare che aveva già settanta

anni!! 1° donna: Eravamo sul finire dell’estate, circa sei anni fa, quando una

mattina in fondo alla valle vedemmo alzarsi all’improvviso un gran polverone, come il vortice di una tempesta!! Venimmo poi a sapere chi era!

2° donna: Federico Barbarossa! 3° donna: E non aveva intenzioni pacifiche!

SCENA XI Canonica. La scena è vuota. Entra il chierico trafelato.

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Chierico: Vescovo Ubaldo! Vescovo Ubaldo! (entra Ubaldo) Siamo perduti! Stavolta moriremo tutti, tutti!! (stramazza sfinito su una sedia)

Ubaldo: Calmati e dimmi che succede! Chierico: Vengo adesso da casa del Console Bambo! L’esercito di

Federico il Barbarossa, con a capo l’imperatore in persona, si è accampato non lontano di qui! L’imperatore ha già inviato alcuni messaggeri ai Capitani del Popolo e proprio in questo momento sta già trattando! Quei prepotenti sono stati accolti con timore e deferenza, solo a vederli si capisce al volo che quei bestioni hanno intenzioni poco serie!!

Rumori esterni, poi entra agitato il console Bambo reduce dal colloquio con gli ambasciatori. Ubaldo: Console Bambo, questa non me la aspettavo davvero! So

già tutto, ma ditemi... quali sono le condizioni? Si guardano fissi negli occhi: si sono già capiti. Bambo in silenzio porge una pergamena a Ubaldo che la legge, poi I’arrotola in silenzio. Ubaldo: Oro, denaro, armi, vettovaglie, il sostentamento di tutto

l’esercito per il tempo che si fermerà a Gubbio!! Bambo: Dannato tedesco! Le cifre del riscatto sono da rapina!! Ma

non c’è scampo, l’alternativa già la sappiamo: o le richieste vengono esaudite o Gubbio subirà immediatamente la sorte di Spoleto!!

Capitano: Abbiamo già inviato all’imperatore alcuni giovani ostaggi

scelti tra le più nobili casate eugubine. Pensavamo così di limitare le sue pretese e prendere tempo, ma il Barbarossa non vuole sentire ragioni: o subito il denaro oppure la città sarà messa a ferro e fuoco!!

Ubaldo: (come tra se) Assedio... rapine... distruzione... saccheggio...

morte... Bambo: Vescovo Ubaldo, siamo venuti perché... ecco... forse solo

voi potreste ricondurlo a più miti consigli! Sappiamo che non state troppo bene in salute ma non abbiamo altra

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scelta: solo voi con la vostra autorità e santità potete affrontarlo!!

Ubaldo: Presto, portatemi mitria e piviale! Io non sono uomo

d’arme, non ho mai impugnato una spada, ma impugnerò la croce!! (afferra una croce a stile) Andiamo!!

SCENA XII Accampamento del Barbarossa. Federico, in attesa della delegazione eugubina, sta brindando con i suoi fidi al buon esito dell’attacco alla città,

CANZONACCIA BARBAROSSA: Miei soldati dai brindiamo! Quei bastardi in pugno abbiamo! All’alba li stermineremo! Niente sarà risparmiato! SOLDATO: Grande sei o Federico che ci porti alla vittoria E godiamo nella sorte quando gridi: Morte! BARBAROSSA: Voglio Gubbio rasa al suolo! Sarò ancora più spietato! Voglio Gubbio rasa al suolo! Niente sarà risparmiato! SOLDATO: Sarà un gran divertimento! Sarà una carneficina! Sarà un gran divertimento! Niente sarà come prima Grande sei o Federico che ci porti alla vittoria E godiamo nella sorte quando gridi: Morte! BARBAROSSA: Che sia presto domattina! Quando il sangue affogherà! Che sia presto domattina! E la stirpe annegherà!

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SOLDATO: Sarà un gran divertimento! Sarà una carneficina! Sarà un gran divertimento! Niente sarà come prima Grande sei o Federico che ci porti alla vittoria E godiamo nella sorte quando gridi: Morte! BARBAROSSA: Sarà un gioco da ragazzi donne, oro, gran bottino! Guai a voi: niente pietà! Solo odio a sazietà! 1° soldato: Ah, ah, ah!!! Non vedo l’ora di sgozzare quei codardi

degli eugubini! Forse non conoscono le nostre buone maniere, ah, ah, ah!!

2° soldato: Hanno bisogno di una bella lezione! Credono di

convincerci con le loro bugie; se rifiuteranno di darci quel che vogliamo, ci serviremo da noi! Ah, ah, ah...!!

3° soldato: (entrando) Maestà, sono arrivati! (Barbarossa fa cenno di farli

entrare) Barbarossa: Allora? Quali sono le vostre decisioni? Facciamo presto,

che non ho tempo da perdere!! Capitano: Mio sovrano, accetteresti benignamente di incontrare il

nostro vescovo Ubaldo della nobile famiglia dei Baldassini? Le sue origini sono germaniche, nel suo sangue c’è anche sangue tedesco. Ha sempre agito per il bene della città, ottenendo con la pace ciò che Gubbio invece ha sempre perduto ogni volta che ha tentato la guerra!

Barbarossa: Conosco di fama il vostro vescovo, ritengo sia degno in

tutto delle origini che ha in comune con me. Ma io sono qui per riscuotere i tributi di cui ho diritto come sovrano; non mescolatemi le questioni della santa Chiesa, della quale sono sempre stato fido devoto, con le ragioni, i diritti e le necessità dell’impero!! (pausa, li osserva a lungo, poi..) Ben venga alla mia presenza quest’uomo di Dio di

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cui sino in Germania ho sentito lodare le virtù, il coraggio, la saggezza! Vuol dire che se non ci intenderemo come cristiani, ci intenderemo come uomini. Fatelo venire!

Ubaldo entra con il suo seguito. Federico fa cenno a tutti di lasciarli soli. Ubaldo: Signore, siamo onorati che tu sia venuto a Gubbio libera

città, ma pur sempre feudataria della Sua signoria, e pronta con sincero animo a salutare in te colui che Dio ha voluto consacrare. So delle tue richieste…

Barbarossa: (interrompendolo) Se lo sai vieni al dunque: voglio solo sapere se accettate o meno le condizioni per prendere i provvedimenti necessari!

Ubaldo: Ti prego di accogliere le mie parole come la voce sia di

Cristo, che io qui ora rappresento, sia di Gubbio, città che ti onora e ti ammira. Le tue richieste non è possibile accettarle! In tutta Gubbio non c’è né il denaro, né l’oro, né i generi in natura che tu pretendi. Vorresti perciò passare a fil di spada gli eugubini solo perché davvero non hanno da darti quanto tu chiedi?

Barbarossa: Dannazione, mentite! So che dentro le vostre mura c’è

una tale abbondanza da mantenere più di un esercito! Guai a voi se rifiutate di consegnarci quello che ci è dovuto!

Ubaldo: Speravamo che tu venissi a noi nel segno della pace e

dell’amicizia, non per saccheggiare, incendiare e decimare la popolazione! Sii benigno! Potrai sempre contare sulla nostra gratitudine e sulla nostra fedeltà. Lascia a noi un segno di amicizia, non di morte, tu che in Cristo credi come crediamo noi!!

Barbarossa: (scattando) Ah, è questa dunque l’amicizia che ci offre la

vostra città? Io dono la giusta pace solo ai popoli che mi accolgono e assecondano i miei sacri destini.

Ubaldo: Il tuo destino è seminare pace, non sangue! Barbarossa: Conosco a memoria questi discorsi!! E non vi ho mai

creduto!! Non sono obbligato a render conto a nessuno!! Non ho creduto alle preghiere di Papa Adriano, e tu vuoi

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che ascolti le tue? Ubaldo: Si, signore, proprio questo e soltanto questo io ti

domando per il mio popolo. Molti peccati ti saranno perdonati per questa clemenza...

Barbarossa: Clemenza, clemenza! Io non conosco la clemenza! Ubaldo: Ma Dio si! È l’arma che conduce al perdono. Dimostra

coraggio come uomo, come imperatore, come figlio di Dio!

Barbarossa: (sorpreso dall’ardire di Ubaldo, si alza di scatto furente, gli si

avvicina, lo guarda fisso, ma all’improvviso torna tranquillo) Voglio esserti amico, vescovo Ubaldo. La tua fede, la tua forza mi hanno convinto a non macchiare le mie armi di sangue! Tu, umile vecchio, sei riuscito a dominare il mio orgoglio, a sovrastare la potenza di un esercito e infondere pietà a un cuore duro che non conosce amore! Gubbio non sarà saccheggiata e distrutta...

Ubaldo: Ma io ti chiedo di esentarci anche dal tributo richiesto.

Risparmiare Gubbio è giustizia, signore, rinunciare al tributo è misericordia!

Barbarossa: Le tue parole mi ispirano clemenza, virtù che mi consento

di rado, come tu sai! Firmiamo, come si usa in Germania, questo patto di alleanza bevendo in questa tazza di argento (versa del vino nella coppa, lo offre a Ubaldo e bevono insieme dalla stessa coppa). Tieni, te la regalo: porgila alla bocca degli assetati di pietà e di vita!

Ubaldo: Dio, che ti ha concesso la corona del potere terreno, ti

conceda la ricompensa del Regno celeste! Barbarossa: (abbracciandolo) Sento che resteremo amici, vescovo

Ubaldo! È così difficile per un sovrano essere felice!! (con l’abbraccio si chiude la scena)

SCENA XIII

Ubaldo ritorna trionfante tra il suo popolo. Suono di campane a festa.

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GRAZIE PADRE UBALDO: Figli, ecco I’umile legno sporco di sangue che non teme sconfitte che aborrisce la morte! Figli, ecco l’umile croce che spezza la spada che infonde nel cuore solo l’amore! Coraggio eugubini non vi rattristate! CORO: Coraggio eugubini non vi rattristate! UBALDO: Sono qui tra voi, sono qui vincitore CORO: Confidate in lui e vi proteggerà. Grazie Padre che getti la tua vita per la nostra vita. Grazie Padre che getti la tua vita per la nostra vita. Che ti umili per noi tu che l’odio non vuoi! Che ti umili per noi tu the I’odio non vuoi! Grazie Padre Grazie Padre Grazie Padre UBALDO: Coraggio eugubini non disperate! Che l’umile croce riporta la pace! Nel cuore di ognuno e nel cuore di lui che non sa, non sa... CORO: Che sei Padre che getti la tua vita per la nostra vita. Grazie Padre la vittoria tu vuoi con quell’umile legno sei ancora tra noi!! Grazie Padre Grazie Padre Grazie Padre Grazie Padre Grazie Padre

SCENAXIV Ritorna la scena delle donne in canonica. 1° donna: Fu il suo ultimo, grande regalo che fece a tutti noi! E da

quella volta in poi che cominciò a stare poco bene... 2° donna: Eh, gli anni si fanno sentire e aggravano i malanni. Poi

peggiorò sempre più: sulla sua mano destra comparve una piaga incurabile che lo tormentava in continuazione.

3° donna: Andava dicendo che era giusta punizione perché la alzò

sull’altare papale quando davanti al Papa giurò che mai avrebbe accettato di diventare vescovo!

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4° donna: Ecco fatto! Le bende sono pronte! Chissà perché Teobaldo ritarda a venirle a prendere?

5° donna: Povero Teobaldo, è come fuori di sé, lo vedo preoccupato,

è smagrito, pallido! In questi ultimi giorni lo ha vegliato giorno e notte! Non ha voluto lasciarlo solo nemmeno un istante!

6° donna: Lo capisco; è stato il suo più caro amico. Lo ha assistito

sempre con amore e dedizione assoluta, soprattutto adesso, da quando si è ammalato!

7° donna: Nonostante si renda conto che Ubaldo è giunto alla fine,

pare non voglia accettare che egli muoia. L’altra notte l’ho visto piangere di nascosto ai piedi del letto e sentivo che ripeteva: “Non mi lasciare solo, non mi lasciare solo!!”. Che pena mi ha fatto! Per me dovrebbe essere lui il suo successore, e l’unico secondo me che potrebbe continuare la sua opera!

In lontananza si sente un coro sommesso. 8° donna: (si alza e come affacciandosi) Correte, presto! Venite a vedere!

(accorrono tulle) 1° donna: La notte sembra di colpo svanita! Guardate laggiù in fondo

alla pianura, quanti falò accesi! 2° donna: Ma è un fiume di luce! 3° donna: E i1 popolo eugubino che sta venendo qui in vescovado.

Hanno tutti un cero acceso!! 4° donna: Vengono a dare l’estremo saluto al loro caro Ubaldo!

Guardate, ci sono tutti: i Consoli, Bambo, i Capitani del Popolo e tutte le famiglie nobili del contado...

5° donna: ...e i tanti poveretti che Ubaldo ha sempre soccorso e

aiutato! 6° donna: E stato un santo anche in vita! Ha compiuto tanti di quei

prodigi!! 7° donna: II prodigio più grande è stato quello di averlo avuto in

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mezzo a noi! 8° donna: Ma tra non molto non ci sarà più! 1° donna: Ti sbagli di grosso, egli rimarrà il vivente di tutte le case! Pausa. Riprendono a lavorare in silenzio. 2° donna: Che giorno é oggi? Questi ricordi così straordinari mi hanno

fatto perdere il senso del tempo! 3° donna: È lunedì 16 maggio da poco, laggiù albeggia, credo che

anche oggi dovrebbe essere una bella giornata! Entra Teobaldo trafelato. Le donne si alzano, lo guardano, fa cenno di si col capo. Capiscono che Ubaldo è spirato. Gli si fanno vicino, Teobaldo si inginocchia in mezzo a loro che fanno altrettanto. Teobaldo: Ha sussurrato: “Libera dal carcere la mia anima, perché io

possa cantare il tuo nome!”. 1° donna: Il carcere si apre... 2° donna: Ubaldo è libero.,. 3° donna: E sale alla luce che non ha tramonto! Mentre le donne intonano la canzone “Ubaldo è qui” entrano man mano in scena altre persone che si uniscono al canto.

UBALDO E’ QUI SOLISTA D.: Ubaldo è qui per sempre tra noi, Indegni figli tuoi ti vogliamo sempre qui. SOLISTA U.: L’esempio che ci hai dato sempre a capo chino, a tutti dai sostegno parlando del tuo Regno. SOLISTA D.: Offeso ed oltraggiato mai vendicativo, Con animo giulivo conforto sempre dai.

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SOLISTA U.+D.: Pietà per chi ti offende perdoni al peccatore, sei scevro d’ogni onore ci guardi con il cuore. CORO: Conosci ad uno ad uno il popolo eugubino, Sei sempre tra di noi indegni figli tuoi. indegni figli tuoi. Terminato il canto, entrano in scena quattro uomini che trasportano il corpo di Ubaldo su una semplice lettiga e lo depongono a terra. Irrompe il cieco che all’inizio del racconto aveva avuto un colloquio con Ubaldo. Cieco: Ubaldo! Ubaldo! Dove sei? Ti ricordi di me? Ecco, sono

arrivato! Oh Ubaldo santo, io non sono venuto per chiederti la luce degli occhi, ma solo per domandarti che innanzi a Dio ti ricordi di me. Intercedi per me quando morirò, perché per la rinuncia da me fatta della luce terrena, io ottenga dal Signore la luce eterna e la salvezza per la mia anima peccatrice! Ti ricordi la promessa? Ubaldo, dove sei... Dove sei rispondimi!!

Donna: È qui! Una donna lo porta vicino a Ubaldo. Il cieco lo tocca e comprende che è spirato, si segna con la croce e rimane in ginocchio. Suono delle campane in crescendo e musica di sottofondo, gli uomini riprendono sulle spalle la lettiga e si dirigono lentamente verso il fondo. La porta si spalanca e un bagliore di luce accecante accoglie il mesto corteo che scompare nella luce al di là di essa. Al centro delta scena rimangono solo tre grossi ceri accesi. Buio.

FINE