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© Mondadori Education 1 Sallustio Un excursus geo-etnografico: l’Africa e i Numidi (Bellum Iugurthinum, 17-18) Poiché il Bellum Iugurthinum è ambientato quasi interamente in Africa, Sallustio inserì degli ex- cursus per illustrare l’estensione e la natura dei luoghi di cui parlava, probabilmente poco note al lettore. Questa è certamente la digressione più importante, posta dopo il primo intervento diplomatico del senato romano, con il quale si era stabilita la suddivisione del regno di Numidia tra Giugurta e Aderbale. Ad un inquadramento geografico dei luoghi e delle loro caratteristiche fisiche segue una breve storia delle popolazioni africane, ricca di elementi leggendari e in parte desunta da fonti locali che Sallustio poté consultare durante l’anno da governatore in Africa. [17,1] Res postulare videtur Africae situm paucis exponere et eas gentis, quibuscum nobis bellum aut amicitia fuit, adtingere. [2] Sed quae loca et nationes ob calorem aut asperitatem, item solitudines minus frequentata sunt, de iis haud facile conpertum narraverim. Cetera quam paucissumis absolvam. [3] In divisione orbis terrae plerique in parte tertia Africam posuere, pauci tantummodo Asiam et Europam esse, sed Africam in Europa. [4] Ea finis habet ab occidente fretum nostri maris et Oceani 1 , [17,1] Mi sembra che l’argomento richieda una breve descrizione geografica dell’Africa e un cenno alle popolazioni che ebbero con noi rapporti di guerra o di amicizia. [2] Delle località e dei popoli che sono poco visitati per via del caldo, dell’impraticabilità del terreno o del deserto, non mi sarebbe facile dare notizie certe; delle altre dirò molto in breve. [3] Nella divisione della sfera terrestre, l’Africa è per lo più collocata nella terza parte; solo pochi dividono la terra in Asia ed Europa, ponendo l’Africa in Europa. [4] I suoi confini sono: a ovest lo stretto tra il Mediterraneo e l’Oceano 1 , 1. Lo stretto di Gibilterra.

Un excursus geo-etnografico: l’Africa e i Numidi · II, quello di cui parla Sallustio: fedele alleato di roma, ebbe un regno tranquillo e lungo (105-62 a.C.); diversamente dal padre,

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Un excursus geo-etnografico: l’Africa e i Numidi(Bellum Iugurthinum, 17-18)

Poiché il Bellum Iugurthinum è ambientato quasi interamente in Africa, Sallustio inserì degli ex-cursus per illustrare l’estensione e la natura dei luoghi di cui parlava, probabilmente poco note al lettore. Questa è certamente la digressione più importante, posta dopo il primo intervento diplomatico del senato romano, con il quale si era stabilita la suddivisione del regno di Numidia tra Giugurta e Aderbale. Ad un inquadramento geografico dei luoghi e delle loro caratteristiche fisiche segue una breve storia delle popolazioni africane, ricca di elementi leggendari e in parte desunta da fonti locali che Sallustio poté consultare durante l’anno da governatore in Africa.

[17,1] Res postulare videtur Africae situm paucis exponere et eas gentis, quibuscum nobis bellum aut amicitia fuit, adtingere. [2] Sed quae loca et nationes ob calorem aut asperitatem, item solitudines minus frequentata sunt, de iis haud facile conpertum narraverim. Cetera quam paucissumis absolvam. [3] In divisione orbis terrae plerique in parte tertia Africam posuere, pauci tantummodo Asiam et Europam esse, sed Africam in Europa. [4] Ea finis habet ab occidente fretum nostri maris et Oceani1,

[17,1] Mi sembra che l’argomento richieda una breve descrizione geografica dell’Africa e un cenno alle popolazioni che ebbero con noi rapporti di guerra o di amicizia. [2] Delle località e dei popoli che sono poco visitati per via del caldo, dell’impraticabilità del terreno o del deserto, non mi sarebbe facile dare notizie certe; delle altre dirò molto in breve. [3] Nella divisione della sfera terrestre, l’Africa è per lo più collocata nella terza parte; solo pochi dividono la terra in Asia ed Europa, ponendo l’Africa in Europa. [4] I suoi confini sono: a ovest lo stretto tra il Mediterraneo e l’Oceano1,

1. Lo stretto di Gibilterra.

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ab ortu solis declivem latitudinem, quem locum Catabathmon2 incolae appellant. [5] Mare saevom, inportuosum; ager frugum fertilis, bonus pecori, arbori infecundus; caelo terraque penuria aquarum. [6] Genus hominum salubri corpore, velox, patiens laborum. Plerosque senectus dissolvit, nisi qui ferro aut bestiis interiere, nam morbus haud saepe quemquam superat; ad hoc malefici generis pluruma animalia. [7] Sed qui mortales initio Africam habuerint quique postea adcesserint aut quo modo inter se permixti sint, quamquam ab ea fama, quae plerosque obtinet, divorsum est, tamen, uti ex libris Punicis, qui regis Hiempsalis3 dicebantur, interpretatum nobis est utique rem sese habere cultores eius terrae putant, quam paucissumis dicam. Ceterum fides eius rei penes auctores erit. [18,1] Africam initio habuere Gaetuli4 et Libyes, asperi incultique, quis cibus erat caro ferina atque humi pabulum uti pecoribus. [2] Ii neque moribus neque lege aut imperio quoiusquam regebantur: vagi palantes quas nox coegerat sedes habebant. [3] Sed postquam in Hispania Hercules, sicuti Afri putant, interiit, exercitus eius, conpositus ex variis gentibus, amisso duce ac passim multis sibi quisque imperium petentibus brevi dilabitur. [4] Ex eo numero Medi, Persae et Armenii navibus in Africam transvecti proxumos nostro mari locos occupavere, [5] sed Persae intra Oceanum magis, iique alveos navium invorsos pro tuguriis habuere, quia neque

2. In greco «discesa», è la pianura tra la Libia e l’Egitto.3. Iempsale II, re di Numidia dal

105 al 62 a.C., autore di un’opera antiquaria; su di lui vedi la Guida alla lettura.

4. Popolazione situata a sud della Numidia, ai confini del Sahara.

a est quella pianura declive che gli abitanti chiamano Catabathmon2. [5] Il mare è burrascoso, i porti non esistono; il terreno è fertile di messi, buono per l’allevamento, ma inadatto agli alberi; l’acqua, piovana o di fonte, scarseggia. [6] La gente è sana di fisico, veloce, resistente alla fatica. La maggior parte, se non cade in guerra o sotto i denti delle bestie, muore di vecchiaia: è raro che qualcuno sia ucciso dalla malattia. Va ricordato che sono moltissimi gli animali pericolosi. [7] Dei primi abitanti dell’Africa invece, e di quelli che poi si aggiunsero, o dei loro successivi incroci, io tratterò molto in breve, seguendo la traduzione che mi è stata fatta dei libri punici attribuiti al re Iempsale3, e riportando l’opinione sull’argomento degli indigeni, anche se le mie parole risulteranno discordanti con l’opinione più diffusa. Quanto alla veridicità di queste notizie, la responsabilità è degli autori. [18,1] L’Africa all’inizio fu abitata da Getuli4 e Libici, gente selvaggia e incivile, che si cibava di carne di animali selvatici e di erba dei campi, come le bestie. [2] Non avevano tradizioni né legge o autorità che li guidasse: dispersi e vagabondi, si fermavano dove la notte li coglieva.[3] Ma quando, secondo la versione africana, Ercole morì in Ispagna, il suo esercito, composto da genti diverse, rimasto senza il suo capo in balia di molti che cercavano di accaparrarsi il potere, in breve si disperse. [4] Di quel gruppo, i Medi, i Persiani e gli Armeni, imbarcatisi per l’Africa, occuparono le località vicine al Mediterraneo; [5] i Persiani però si stanziarono più vicini all’Oceano e usarono come capanne le chiglie delle navi rovesciate, perché non c’era altro legname nei campi né era

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materia in agris neque ab Hispanis emundi aut mutandi copia erat: [6] mare magnum et ignara lingua conmercio prohibebant. [7] Ii paulatim per conubia Gaetulos secum miscuere et, quia saepe temptantes agros alia, deinde alia loca petiverant, semet ipsi Numidas appellavere. [8] Ceterum adhuc aedificia Numidarum agrestium, quae mapalia5 illi vocant, oblonga, incurvis lateribus, tecta quasi navium carinae sunt. […] [11] Sed res Persarum brevi adolevit, ac postea nomine Numidae, propter multitudinem a parentibus digressi, possedere ea loca, quae proxuma Carthagine Numidia appellatur. […] [12] Denique Africae pars inferior pleraque ab Numidis possessa est, victi omnes in gentem nomenque imperantium concessere.

possibile fare acquisti o scambi con gli Spagnoli: [6] la vastità del mare e l’ignoranza della lingua ostacolavano il commercio. [7] A poco a poco si mescolarono ai Getuli per via di matrimoni, e poiché con frequenti esplorazioni avevano via via occupato altre località, si diedero da sé il nome di Nomadi. [8] Del resto ancora oggi gli edifici dei contadini Numidi, che essi chiamano mapalia5, con la loro forma allungata, coi fianchi ricurvi, chiusi in alto, assomigliano a carene di navi. […] [11] Ma la potenza dei Persiani crebbe rapidamente e in seguito, col nome di Numidi, spinti dalla sovrappopolazione, lasciarono i loro padri e andarono a occupare il territorio vicino a Cartagine che si chiama Numidia. […] [12] Alla fine la maggior parte dell’Africa inferiore era nelle mani dei Numidi, e tutti i vinti rientrarono nel popolo dei vincitori e ne assunsero il nome.

(trad. di L. Zuccoli Clerici)

5. Parola punica che ricorre anche in Catone e Virgilio nella forma magalia, a indicare le antiche abitazioni dei Punici, poi sostituite da edifici veri e propri.

Guida di lettura

StrUttUrA La sezione geografica Il breve excursus è strutturato da Sallustio in modo rigoroso. Pro-cedendo dal più grande al più piccolo, il capi-tolo più propriamente geografico dell’opera (17) si apre con una premessa (par. 1); segue la definizione dell’Africa come un continente e la delimitazione dei suoi confini (parr. 3-4); ne vengono poi illustrate le caratteristiche fi-siche (par. 5), mentre la descrizione di uomini e animali conclude la sezione (par. 6).La sezione etnografica E così, attraverso un raccordo (par. 7) avviene il passaggio alla se-

zione etnografica, a cui è dedicato il capitolo 18. La ricostruzione di Sallustio è priva di fon-damento scientifico (né poteva fare di meglio con le conoscenze dell’epoca) e ricorre alla mitologia per sostenere la superiorità della civiltà greca (e implicitamente di quella roma-na, sua erede) sulle altre: prima dell’arrivo di Ercole, in Africa abitavano uomini primitivi e selvaggi; furono i seguaci dell’eroe, sbandati dopo la sua morte, a civilizzarli mescolandosi a loro (parr. 1-3). Nulla di strano che Sallustio ponga la morte di Ercole in Africa, perché gli antichi attribuivano al grande eroe viaggi in

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tutto il mondo e quindi le tradizioni sulla sua morte erano le più disparate (anzi, alcuni so-stenevano che fossero esistiti diversi ‘Ercoli’ sparsi in varie località). Antiche popolazioni Sembra inoltre che la popolazione cui apparteneva Giugurta si chiamasse in origine Nomadi (parola greca probabilmente legata al verbo némo, «pasco-lare», che indicava le popolazioni che si spo-stavano con il bestiame alla continua ricerca di nuovi pascoli), da cui poi i romani derivaro-no il nome di Numidi (parr. 7-8; 11). Molto più strano, invece, che Sallustio chiami Persiani, Medi e Armeni i gruppi dei seguaci di Ercole: si tratta di tre popolazioni indoeuropee che in realtà si stabilirono all’estremità opposta dell’Europa, a sud del Caucaso, dando vita a regni e imperi dall’identità ben precisa. È inoltre scorretto affermare che i Persiani si fusero con i Getuli a formare i Nomadi/Numi-di, perché in età storica Numidi e Getuli era-no due popolazioni ben distinte.

CoNtEStoLe fonti di Sallustio Particolarmente interes-sante è il discorso sulle fonti di questi capito-li. Come sappiamo, Sallustio fu nominato go-vernatore della provincia Africa Nova da Cesa-re (che la costituì dopo la vittoria di tapso nel 46 a.C.), come premio per avergli fornito un ottimo supporto logistico con la flotta negli anni precedenti. Inoltre, tra le sue fonti cita

«i libri punici attribuiti al re Iempsale» (par. 17,7), che si sarebbe fatto tradurre durante il suo governatorato.Iempsale, il re erudito Chi è il re Iempsale di cui Sallustio dice di essersi fatto tradurre i libri (par. 17,7), e perché questi libri sono chiamati «punici»? Non è ovviamente lo sfor-tunato figlio di Micipsa che Giugurta, suo fra-tello adottivo, fece uccidere nel 118 a.C. Dopo la morte di Giugurta (105 a.C.), i romani non ridussero la Numidia a provincia ma ne die-dero il trono a Gauda, fratello di Giugurta, innocuo in quanto ritardato mentale. Quasi subito il trono passò a suo figlio Iempsale II, quello di cui parla Sallustio: fedele alleato di roma, ebbe un regno tranquillo e lungo (105-62 a.C.); diversamente dal padre, era molto intelligente e colto, tanto che raccolse i libri cartaginesi (ecco perché Sallustio li chia-ma «punici») di argomento storico e scrisse un’opera erudita sulle origini dell’Africa. Gli successe il figlio Giuba (62-46 a.C.), che nella guerra civile tra Cesare e Pompeo parteggiò per il secondo e morì a tapso. Dopo questa battaglia, Cesare ridusse la regione a provin-cia (Africa Nova) e vi mise a capo Sallustio, che si interessò della storia e degli usi della terra di cui era governatore facendosi tradurre il libro di Iempsale II ma anche informandosi personalmente presso gli indigeni («ripor-tando l’opinione sull’argomento degli indige-ni», par. 17,7).