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4/24/09 2:22 PMUn vaccino per curare « Oggi Scienza
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2009 aprile 22
Un vaccino per curare
tags: linfociti, tumore, vaccinoby Federica Sgorbissa
Al via la sperimentazione per ilvaccino antilinfoma messo a punto dal Centro Internazionale diIngegneria Genetica e Biotecnologia (ICGEB)
I vaccini non servono solo per prevenire una malattia, talvolta la curano anche. È il
caso del vaccino antitumorale messo a punto dal Centro Internazionale di Ingegneria
Genetica e Biotecnologia (ICGEB) di Trieste che scatena nell’organismo degli individui
ammalati di linfoma una risposta immunitaria in grado di contrastare la forma
cancerosa. La sperimentazione della terapia sugli animali ha rivelato una particolare
efficacia nel ridurre il linfoma di tipo Non-Hodgkins, che colpisce i linfociti B, una
categoria specifica di globuli bianchi.
Ieri, martedì 21 aprile, Oscar Burrone, a capo del progetto e responsabile del
Laboratorio di Immunologia Molecolare dell’ICGEB, e Mario Petrini, responsabile
clinico della sperimentazione e Direttore della Divisione di Ematologia del
Dipartimento di Oncologia dei Trapianti e Nuove Tecnologie in Medicina
HomeIl progettoLa redazione
4/24/09 2:22 PMUn vaccino per curare « Oggi Scienza
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Dipartimento di Oncologia dei Trapianti e Nuove Tecnologie in Medicina
dell’Università di Pisa hanno annunciato l’inizio della sperimentazione clinica del
vaccino sugli esseri umani.
Il vaccino terapeutico agirà direttamente sul codice genetico delle cellule tumorali,
colpendo un gene caratteristico, diverso da quello dell’organismo dell’individuo che
“ospita” la neoplasia. Il vaccino è innovativo anche perché rappresenta
un’appliocazione di quella che oggi viene considerata una nuova frontiera dei
trattamenti medici, la “medicina personalizzata”. La terapia antilinfoma infatti sarà
diversa per ciascun paziente perché si baserà proprio sul suo codice genetico e
ciascun vaccino dovrà essere progettato ad hoc per ciascun caso.
La sperimentazione su modelli animali effattuata all’ICGEB ha dato risultati
promettenti. Ora verranno selezionati dei pazienti ai quali verrà somministrato il
vaccino e sui quali, per tre anni, si seguirà l’evoluzione clinica. Il metodo è
estremamente semplice e non invasivo e non necessita nemmeno di ricovero. Secondo
i ricercatori inoltre non presenta alcun rischio per i pazienti e nessun effetto
collaterale.
La speranza futura è che, se verrà provata l’efficacia del trattamento sull’essere
umano, la metodologia possa venire applicata anche per curare altri tipi di cancro
molti diffusi come quello alla mammella.
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