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0 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE MEDICHE E BIOLOGICHE Corso di Studi in Infermieristica Tesi di Laurea UMIDIFICAZIONE E RISCALDAMENTO DEI GAS NEI PAZIENTI IN VENTILAZIONE MECCANICA: VALUTAZIONE DELLA PRATICA CLINICA E CONFRONTO CON LE LINEE GUIDARelatore: Dott.ssa Comisso Irene Laureando: Miani Alen Correlatore: Dott. Bambi Stefano ANNO ACCADEMICO 2012 / 2013

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE

DIPARTIMENTO DI SCIENZE MEDICHE E BIOLOGICHE

Corso di Studi in Infermieristica

Tesi di Laurea

“ UMIDIFICAZIONE E RISCALDAMENTO DEI GAS NEI

PAZIENTI IN VENTILAZIONE MECCANICA:

VALUTAZIONE DELLA PRATICA CLINICA E CONFRONTO

CON LE LINEE GUIDA ”

Relatore: Dott.ssa Comisso Irene Laureando: Miani Alen

Correlatore: Dott. Bambi Stefano

ANNO ACCADEMICO 2012 / 2013

Page 2: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

1

INDICE

Introduzione pag. 3

CAPITOLO 1 BACKGROUND pag. 4

1.1 Fisiologia dell’umidificazione: anatomia e fisiologia respiratoria pag. 4

1.1.1 Anatomia delle vie aeree pag. 4

1.1.1.1 Anatomia del naso pag. 4

1.1.1.2 Anatomia delle vie aeree inferiori pag. 6

1.1.2 Fisiologia della respirazione pag. 7

1.1.3 Il lavoro respiratorio pag. 8

1.1.4 Umidificazione delle vie respiratorie: fisiologia pag. 9

1.2 Elementi di fisica correlati all’umidificazione pag. 10

1.2.1 Definizione di umidità pag. 10

1.2.2 Definizione di calore pag. 12

1.3 Controllo fisiologico del condizionamento dell’aria inspirata pag. 13

1.3.1 Funzione di umidificazione pag. 13

1.3.2 Funzione di riscaldamento pag. 15

1.3.3 Funzione di protezione delle infezioni pag. 15

1.3.4 Conseguenze di un’inadeguata umidificazione pag. 16

1.3.4.1 Umidificazione insufficiente pag. 16

1.3.4.2 Umidificazione eccessiva pag. 18

1.4 Umidificazione nella ventilazione meccanica e device pag. 19

1.4.1 Metodi di umidificazione artificiale pag. 20

1.4.1.1 Umidificazione riscaldata (HH) pag. 20

1.4.1.2 Scambiatori di calore e umidità (HME) pag. 22

1.4.2 Umidificazione attiva versus passiva: confronto

dell’efficacia tra i due metodi pag. 26

1.4.3 Umidificazione nella ventilazione meccanica non

invasiva pag. 26

1.5 Concetti chiave delle linee guida AARC pag. 28

1.5.1 Indicazioni metodologiche delle linee guida pag. 28

1.5.2 Raccomandazioni delle linee guida pag. 30

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2

CAPITOLO 2 MATERIALI E METODI pag. 31

2.1 Tipologia di studio pag. 31

2.2 Unità operative pag. 31

2.3 Obiettivi dello studio pag. 31

2.4 Setting pag. 31

2.5 Popolazione pag. 32

2.6 Variabili pag. 32

2.7 Elaborazione statistica e tipologia di analisi pag. 33

CAPITOLO 3 RISULTATI pag. 34

3.1 Dati relativi a pazienti pag. 34

3.2 Dati relativi agli infermieri pag. 41

CAPITOLO 4 DISCUSSIONE pag. 46

4.1 Limiti dello studio pag. 51

CAPITOLO 5 CONCLUSIONI pag. 52

Bibliografia pag. 54

Allegati:

Allegato 1 Consenso alla partecipazione alla raccolta dati e al

trattamento dei dati pag. 59

Allegato 2 Scheda di raccolta dati pag. 60

Page 4: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

3

Introduzione

L’umidificazione dei gas inspirati è una delle funzioni essenziali nella pratica

della ventilazione meccanica in Terapia Intensiva.

L’importanza dell’umidificazione e del suo impatto sulla prognosi, svezzamento,

controllo delle secrezioni bronchiali, scambio dei gas e complicanze correlate alla

ventilazione meccanica, sono ancora poco riconosciute da molti professionisti e

non vi è ancora un ampio consenso ed una standardizzazione sulle modalità di

gestione ed applicazione dei dispositivi di umidificazione.

Il gold standard per l’umidificazione delle vie aeree non è ancora stato identificato

per i diversi scenari clinici dei pazienti in condizioni critiche, ma i significativi

sviluppi della tecnologia nella produzione degli umidificatori attivi o passivi

hanno aperto la strada a future ricerche per stabilire linee guida sull’utilizzo

efficace di tali dispositivi nella ventilazione meccanica.

Le recenti linee guida dell’AARC (American Association for Respiratory Care)

sulla pratica clinica di umidificazione durante la ventilazione meccanica (AARC

Clinical Practice Guideline for Humidification during Mechanical Ventilation [1]),

hanno definito alcune raccomandazioni che potrebbero aiutare i professionisti

nell’applicazione dell’umidificazione al paziente in ventilazione meccanica.

La finalità della tesi è dunque quella di fare un confronto tra le pratiche cliniche

utilizzate presso i reparti di Terapia Intensiva dell’Azienda Ospedaliero

Universitaria - Santa Maria della Misericordia di Udine con le linee guida

dell’AARC.

Page 5: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

4

CAPITOLO 1 - BACKGROUND

1.1 - Fisiologia dell’umidificazione: anatomia e fisiologia respiratoria

Il condizionamento dell’aria inspirata e la filtrazione delle particelle con diametro

superiore a 3 micrometri (µm) rappresentano i principali compiti delle vie aeree

superiori riguardo alla funzione respiratoria. In circostanze normali l’aria inspirata

viene riscaldata alla temperatura corporea e acquisisce una umidità relativa del

100% prima di arrivare agli alveoli, prevenendo così danni all’organismo.

1.1.1 - Anatomia delle vie aeree

Il tratto respiratorio è suddiviso in due parti: le vie aeree che portano l’aria e gli

organi preposti allo scambio dei gas, gli alveoli. Le vie aeree, inoltre, possono

essere suddivise in vie aeree superiori, costituite da naso, bocca e faringe, e le vie

aeree inferiori, costituite da laringe, trachea, bronchi, bronchioli. Il confine tra le

vie aeree superiori ed inferiori è rappresentato dalla laringe.

1.1.1.1 - Anatomia del naso

Il naso è, insieme alla bocca, l’organo preposto all’inalazione ed eliminazione

dell’aria durante la respirazione. È diviso dal setto nasale in due vie separate, che

si estendono dalle narici alla parte posteriore. La superficie interna del naso,

grazie alla presenza dei turbinati, viene aumentata ed arriva fino a 100-200 cm2 [2].

La geometria nasale è funzionale alla ripartizione e modulazione della velocità del

flusso aereo per facilitare un rapido trasferimento del calore e dell’umidità dalla

mucosa nasale all’aria. Il flusso turbolento dell’aria rallenta per garantire il

massimo contatto con la mucosa nasale e questo determina un riscaldamento

dell’aria ambientale approssimativamente intorno a 34 °C. Lo stesso meccanismo

umidifica l’aria inspirata portandolo ad una umidità relativa intorno al 100% nelle

vie aeree inferiori [3]. Nel contempo, il contatto dell’aria inspirata con la mucosa

nasale, facilita la deposizione e la cattura delle particelle inalate da parte della

mucosa nasale stessa.

Page 6: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

5

La regione vestibolare è costituita da una superficie di epitelio squamoso sottile

ricoperto da vibrisse che fungono da recettori per gli stimoli meccanici e inducono

lo starnuto, quale meccanismo di difesa per l’espulsione delle particelle inalate.

Inoltre la regione vestibolare contiene termorecettori in grado di modificare le

resistenze al flusso: in presenza di aria calda le resistenze diminuiscono ed, al

contrario, in presenza di aria fredda. Nella parte posteriore del naso l’epitelio si

trasforma in epitelio colonnare ciliato.

Le ghiandole della mucosa producono

una secrezione composta da uno strato

a bassa viscosità (fase di sol) ed uno

strato ad alta viscosità (fase di gel) più

superficiale (Fig. 1).

Lo strato sottomucoso tra epitelio e

membrana basale presenta un

importante vascolarizzazione. Le

arterie e le arteriole presentano

un’innervazione adrenergica. I

capillari confluiscono nelle vene

sinusoidi o nel plesso cavernoso.

La regolazione della perfusione della mucosa è importante per il condizionamento

dell’aria inspirata. La vasocostrizione delle arterie, indotta da un impulso

simpatico o dall’applicazione locale di farmaci simpatico-mimetici, comporta una

riduzione della perfusione alla mucosa e di conseguenza la capacità della mucosa

stessa di condizionare l’aria. Al contrario, un aumento della perfusione con edema

della mucosa, può comportare un aumento delle resistenze nel naso inducendo una

respirazione preferenzialmente orale che rappresenta un ostacolo al

condizionamento dell’aria inspirata. Inoltre, infezioni ed infiammazioni della

mucosa, la ventilazione con pressioni positive continue (CPAP) o la ventilazione

non invasiva (NIV) attraverso una maschera nasale, possono causare edema della

mucosa e di conseguenza ridurre la capacità di condizionamento dell’aria

inspirata.

Fig. 1 - Sistema di trasporto mucociliare http://www.fphcare.com/respiratory/adult-and-pediatric-care/respiratory-care-continuum/humidity-is-vital/

Page 7: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

6

La mucosa nasale riscalda ed umidifica i gas durante l’inspirazione e raffredda e

trattiene acqua dai gas durante l’espirazione. Nei confronti dell’aria inspirata

svolge fondamentalmente tre funzioni: umidificante (l’acqua contenuta nel muco

secreto evaporando umidifica l’aria che viene inspirata), termica (il calore emesso

dalla tunica sottomucosa fortemente vascolarizzata riscalda l’aria al suo

passaggio), depuratrice e di difesa (il secreto emesso dalla mucosa e dalle ciglia

vibratili arresta i corpuscoli più grossolani contenuti nell’aria, > 3 µm, il materiale

viene quindi eliminato dal movimento delle ciglia). Il muco secreto svolge anche

un effetto barriera nei confronti di batteri e virus infatti contiene enzimi

proteolitici, che attaccano ed alterano la membrana batterica, interferone, che

svolge attività antagonista ai virus, e linfociti macrofagi che aumentano nel caso

di risposte immunitarie.

Non esistono dati precisi in merito alla capacità di condizionamento, dell’aria

inspirata, durante la respirazione orale (es. grave dispnea); infatti la mucosa della

cavità orale e della faringe ha una capacità di umidificazione e riscaldamento

molto inferiore al naso a causa della superficie di contatto inferiore e della portata

d’aria maggiore.

1.1.1.2 - Anatomia delle vie aeree inferiori

La trachea costituisce la porzione delle vie aeree che connette la laringe con

l’albero bronchiale dal quale si diramano i due bronchi principali. Nell’adulto la

trachea ha una lunghezza complessiva di circa 10-12 cm e un diametro di circa 2-

3 cm. La sua struttura anatomica è costituita da componenti cartilaginee,

muscolari e mucose; queste ultime sono rivolte verso la cavità interna e sono

dotate di epitelio cigliato muco-secernente. La struttura cartilaginea è costituita da

semianelli rigidi a forma di C che si aprono posteriormente, grazie ai quali la

trachea risulta rigida allo schiacciamento trasversale, mentre può più agevolmente

muoversi in senso longitudinale. Questo tipo di struttura cartilaginea, ad anelli

incompleti, caratterizza anche i bronchi nella loro porzione extrapolmonare,

mentre dall’entrata nel parenchima polmonare in avanti gli anelli cartilaginei

risultano completi per garantire il mantenimento del calibro durante il ritorno

elastico del polmone.

Page 8: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

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1.1.2 - Fisiologia della respirazione

La ventilazione polmonare è un processo ciclico (ciclo respiratorio), con il quale

avviene l’ingresso dell’aria nei polmoni (inspirazione) e la successiva fuoriuscita

(espirazione). Questo movimento aereo si verifica mediante variazioni cicliche di

pressione e volume che si articolano in fasi sequenziali: fase inspiratoria,

determinata dall’attività contrattile dei muscoli respiratori, che si conclude con

una breve pausa teleinspiratoria; fase espiratoria, che avviene passivamente grazie

all’elasticità del sistema toraco-polmonare e che si conclude con una pausa

teleespiratoria, più ampia durante la quale non si ha alcun movimento di gas.

La respirazione è il processo per il quale si scambiano ossigeno e anidride

carbonica tra i nostri tessuti e l'ambiente esterno. Lo scambio dei gas respiratori

attraverso la membrana alveolo-capillare, è determinato da due processi distinti e

interconnessi che si verificano sui due versanti della membrana, rispettivamente il

versante alveolare (ventilazione polmonare) e quello vascolare (perfusione

polmonare).

La ventilazione polmonare totale (VPt), cioè il volume di aria che entra ed esce dai

polmoni in un minuto (volume/minuto), corrisponde al volume di aria mobilizzato

con un atto respiratorio (Volume Corrente o VC e Tidal Volume o TV) per la

frequenza respiratoria (FR)

FRVV CPt ⋅=

Nel soggetto adulto

normale questo

volume è di circa 6

L/minuto (calcolato

per una FR di 12 atti

al minuto con un VC

di 500 ml per atto

respiratorio).

Non tutta l’aria

mobilizzata in un

atto respiratorio

partecipa agli Fig. 2 - Volumi e capacità polmonari Shier D, Butler J, Lewis R. Hole’s human anatomy and physiology. 2004

Page 9: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

8

scambi gassosi alveolari tra aria e sangue, infatti una quota di essa rimane nelle

vie aeree di conduzione (vie aeree superiori, trachea e bronchi fino alla penultima

generazione) senza raggiungere la zona di scambio gassoso, questa quota

costituisce lo spazio morto anatomico, di circa 175 ml. Ai fini dello scambio

gassoso è particolarmente importante il concetto di ventilazione polmonare

alveolare (VPA, di circa 350-400 ml per atto respiratorio), ossia il volume d’aria

per minuto che entra o esce dagli alveoli e partecipa effettivamente agli scambi

gassosi.

La valutazione dell’efficacia della ventilazione si effettua calcolando anche altri

volumi polmonari, la cui somma di due o più viene detta capacità (Fig. 2).

1.1.3 - Il lavoro respiratorio

Nella respirazione spontanea durante l’inspirazione è indispensabile una riduzione

della pressione negativa intratoracica (valori che oscillano da -5 cmH2O alla fine

dell’espirazione a -8 cmH2O alla fine dell’inspirazione) per creare la differenza di

pressione che permette al flusso di aria di arrivare dalla bocca agli alveoli e, di

conseguenza, permettendo l’ingresso dell’ossigeno e l’eliminazione dell’anidride

carbonica.

Il lavoro respiratorio, garantito dai muscoli respiratori, deve superare le proprietà

resistive e le proprietà elastiche delle vie aeree, del polmone e della gabbia

toracica. Il diaframma costituisce il principale muscolo respiratorio. A riposo ed

in condizioni fisiologiche, l’espirazione avviene passivamente attraverso il ritorno

elastico del polmone e della gabbia toracica al volume di partenza prima

dell’inspirazione (CFR - capacità funzionale residua).

Le proprietà elastiche del polmone sono determinate dalla compliance (C) e dal

volume corrente (o tidal volume) secondo l’equazione

CVP Cel =

dove Pel è la pressione necessaria per superare le proprietà elastiche durante la

respirazione spontanea.

Le proprietà resistive del polmone (Pres) sono determinate dal flusso (V’) e dalla

resistenza delle vie aeree (R) descritte nell’equazione

R VPres ⋅′=

Page 10: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

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Il lavoro respiratorio viene effettuato attivamente dalla persona durante la

respirazione spontanea, quando efficace (ventilazione spontanea), supportato da

un ventilatore, quando parzialmente efficace (ventilazione assistita), oppure

totalmente sostituito dal ventilatore, quando inefficace (ventilazione controllata).

1.1.4 - Umidificazione delle vie respiratorie: fisiologia

La prevenzione della disidratazione cellulare è un requisito omeostatico primario

dell'uomo che viene mantenuto attraverso meccanismi complessi in grado di

conservare l'equilibrio complessivo dei fluidi. La pelle e le mucose sono

relativamente impermeabili all'umidità ed in grado di ridurre la perdita di acqua

per evaporazione e conseguente raffreddamento. In alcune condizioni, ad esempio

in presenza di gravi ustioni o patologie a carico dei polmoni e durante le

procedure chirurgiche, si assiste ad un’alterazione di questo meccanismo di difesa.

In queste condizioni, quindi, è di fondamentale importanza contenere le perdite di

acqua per evaporazione e la conseguente perdita di calore che possono addirittura

porre a rischio la vita del paziente.

L’umidità svolge un ruolo determinante per il mantenimento del benessere anche

delle nostre vie respiratorie. Queste, infatti,

condizionano naturalmente l’aria inspirata

ad una temperatura ed umidità tali da

consentire il mantenimento dell’equilibrio

fisiologico nelle vie aeree. Quando questa

omeostasi viene interrotta da una condizione

patologica o da interventi terapeutici, è

necessario simulare tale funzione attraverso

dispositivi che riproducano le naturali

condizioni di temperatura e di umidità del

sistema respiratorio sano. Tali interventi

garantiscono la prevenzione dei danni al

sistema respiratorio e il miglioramento degli

esiti per i pazienti.

Fig. 3 - Bypass delle vie aeree http://www.fphcare.co.nz/files/documents/product-documents/gen_adu_restoring-natural-balance_en_185045716_b/

Page 11: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

10

La corretta umidificazione dell’aria inspirata è una delle funzioni indispensabili

per i pazienti in ventilazione meccanica. Infatti, in questi pazienti, le vie aeree

superiori, vengono by-passate dalla presenza di una via aerea artificiale (Fig. 3).

Se il gas erogato che entra nelle vie aeree è anidro si assiste ad una disidratazione

delle secrezioni, una diminuzione dell’attività ciliare, una riduzione della

funzionalità polmonare e dell'attività tensioattiva alveolare, con un aumento del

rischio di atelettasia ed ipossiemia. Ciascuno di questi problemi può

rappresentare, nel paziente in ventilazione invasiva, un ostacolo al processo di

weaning e, di conseguenza, può prolungare la degenza [4].

Nei pazienti intubati per via oro-naso-tracheale o tracheostomica per prevenire i

danni da inappropriato condizionamento, il gas inspirato dovrebbe mantenere una

umidità assoluta tra 33 e 44 mgH2O/L e una temperatura dai 34 ai 41 °C con una

umidità relativa del 100% [1]. Tali limiti dovrebbero essere costantemente

conservati nel tempo attraverso un monitoraggio adeguato per evitare i danni

conseguenti sia ad un eccesso che un difetto di esposizione.

Nella ventilazione meccanica non invasiva (NIV), dove vengono mantenute le

funzioni fisiologiche delle prime vie aeree, l’umidificazione è una pratica ancora

poco approfondita che necessita di ulteriori studi per definire evidenze che ne

supportino l’uso standardizzato. Sono però stati dimostrati i benefici

dell’umidificazione durante la NIV che riguardano soprattutto il comfort del

paziente [5].

1.2 - Elementi di fisica correlati all’umidificazione

1. 2.1 - Definizione di umidità

L’acqua in natura si presenta, in base ai vari range di pressione e temperatura, in

tre fasi: solida, liquida e gassosa. Il vapore è la fase gassosa di una sostanza che

normalmente è liquida a temperatura e pressione ambientale.

L’umidità rappresenta la quantità di vapore acqueo contenuto in uno specifico gas,

nel nostro caso, nell’aria inspirata. Il contenuto di vapore acqueo dipende dalla

Page 12: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

11

temperatura, con valori assoluti elevati ad elevate temperature. Essa può essere

espressa in vari modi [6]:

Umidità assoluta (Fig. 4) - è la

massa di acqua in un volume di

gas corrispondente alla quantità

di vapore acqueo in grammi

contenuta in un metro cubo

d'aria. (mgH2O/L, gH2O/m3).

L’umidità assoluta varia con la

pressione ambientale; a 37 °C

l’umidità assoluta del gas

completamente saturo è di 44

mgH2O/L. Più l'aria è calda,

maggiore è la quantità di acqua,

in grammi, che essa può contenere.

Umidità relativa (Fig. 5) - è la

quantità di vapore acqueo

presente in un gas espressa in

percentuale della capacità di

saturazione. Essa corrisponde

al rapporto tra la tensione di

vapore effettiva e la tensione

massima moltiplicato per 100.

L’umidità relativa varia con la

temperatura e la pressione.

Fig. 4 - Umidità assoluta http://www.fphcare.com/respiratory/adult-and-pediatric-care/respiratory-care-continuum/humidity-defined

Fig. 5 - Umidità relativa http://www.fphcare.com/respiratory/adult-and-pediatric-care/respiratory-care-continuum/humidity-defined

Page 13: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

12

Pressione di vapore saturo (SVP) - è la pressione parziale del vapore superiore

allo stato liquido in equilibrio, e dipende dal tipo di liquido e dalla sua

temperatura.

Se un liquido volatile viene

introdotto in un contenitore

chiuso, la pressione nel

contenitore aumenterà in

proporzione alla pressione

parziale del vapore. La SVP di

acqua a 37 °C all’interno delle

vie respiratorie è di 47 mmHg e

contiene 44 mgH2O/L, mentre a

temperatura ambiente (20 °C) è

di 20 mmHg e contiene solo 18 mgH2O/L (Fig. 6).

1.2.2 - Definizione di calore

Il calore è una forma di energia che può essere trasferita da un oggetto più caldo a

uno più freddo ed è correlato all'energia cinetica di vibrazione delle molecole. Le

sue unità di misura sono i Joule [J].

La produzione di calore corporea totale è circa 80 Watt (cioè Joule al secondo) per

una persona media. Questa produzione può essere espressa come 288 kJ/hr, 7000

kJ/giorno, o altrimenti 1700 kcal/giorno. Il brivido può aumentare fino a quattro

volte la produzione di calore.

Il calore specifico è la quantità di calore necessaria per innalzare la temperatura di

1 Kg di una sostanza di un grado Kelvin (°K), la stessa di un grado centigrado

(°C), le unità di misura sono KKg

J

°⋅. Il calore specifico dell'acqua è 4,18 KJ per

Kg per °C, ma è spesso scritto come 1 Kcal.

La capacità termica si riferisce alla quantità di calore necessaria per innalzare la

temperatura di un oggetto di un grado centigrado. Per un paziente di 70 Kg questa

è circa 245 KJ per °C. Poiché la produzione di calore basale è di circa 280 KJ/hr

Fig. 6 - Curva di rapporto tra SVP, temperatura e umidità assoluta. http://www.anaesthesia.med.usyd.edu.au/resources/lectures/humidity_clt/humidity.html

Page 14: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

13

ci vuole un po' meno di 1 ora per innalzare passivamente la temperatura interna

del paziente di 1 °C.

Il calore specifico latente di evaporazione è il calore necessario per convertire 1

Kg di un liquido al suo vapore ad una data temperatura.

Il consumo di energia per riscaldare l’aria inspirata da 20 °C a 37 °C può essere

calcolata attraverso questa formula:

Ventilazione x Calore specifico dell’aria x aumento temperatura =

=°⋅

°⋅⋅= Watto

hr

KJo

JouleC

Clitro

Joulelitro38,26,8

min8,142172,1

min7

Quindi in condizioni fisiologiche per riscaldare l'aria inspirata da 20 °C a 37 °C è

necessario circa il 3% della normale produzione di calore del corpo e questo

comporta una riduzione della temperatura corporea di circa 0.035 °C per ora.

Nel caso dell’inspirazione di gas completamente anidri l’energia necessaria per

riscaldarli ed umidificarli potrebbe arrivare fino all’11,3% (circa 0,132 °C per

ora), con conseguente eccessivo consumo di calore e rischio di ipotermia.

1.3 - Controllo fisiologico del condizionamento dell’aria inspirata

Il riscaldamento e l’umidificazione sono funzioni fondamentali delle vie aeree

superiori. Se questo meccanismo fisiologico fallisce si possono avere conseguenze

negative sulla clearance mucociliare e provocare danni all’epitelio ciliato,

ispessimento delle secrezioni nelle vie aeree inferiori con gravi conseguenze per la

salute.

1.3.1 - Funzione di umidificazione

Lo strato mucoso nasale (Fig. 7) mantiene l’umidificazione ottimale dalle vie

aeree attraverso le ghiandole mucose, il trasudato di fluidi dalle cellule epiteliali e

dalla condensazione dell’umidità espirata. Anche la mucosa che tappezza i seni

paranasali, la trachea ed i bronchi supportando il riscaldamento e l’umidificazione

ma in modo meno significativo.

Page 15: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

14

L’aria inspirata viene

riscaldata (per convezione) e

raccoglie il vapore acqueo

dallo strato mucoso (per

evaporazione) raffreddando

la superficie mucosa. Durante

l’espirazione, il gas espirato

trasferisce il calore alla

trachea e alla mucosa nasale

per convezione. Quando il

gas si raffredda trattiene

meno vapore acqueo. Durante l’espirazione avviene la condensazione sulla

superficie mucosa e l’acqua viene riassorbita dalla mucosa stessa (reidratazione).

L’umidità originata a livello della mucosa nasale e faringo-tracheale va dai 36

mgH2O/L ai 40 mgH2O/L e l’umidità ottimale raggiunta al di sotto della

biforcazione bronchiale è di 44 mgH2O/L (100% di umidità relativa, a 37 °C) [1]

che rappresenta la condizione ideale di temperatura, pressione, saturazione di

vapore acqueo e di umidità relativa. Il punto di saturazione isotermico (isothermic

saturation boundary - ISB) [7] (Fig. 8), normalmente collocato 5 cm al di sotto

della biforcazione tracheale, è il punto dove l’aria raggiunge una temperatura di

37 °C, una umidità relativa del

100% che corrisponde ad una

umidità assoluta di 44

mgH2O/L[8]. La posizione del

confine isotermico può variare

e spostarsi più in basso a causa

di numerosi fattori: la

respirazione orale in ambiente

freddo e asciutto, l’aumento del

volume minuto, la ventilazione

con gas anidri e il by-pass delle

vie aeree superiori.

Fig. 8 - Punto di saturazione isotermico (ISB) From Fink J: Humidity and aerosol therapy. In Cairo J, Pilbeam S, editors: Mosby’s respiratory equipment, ed 8, St. Louis, 2010, Mosby

Fig. 7 - Mucosa delle vie respiratorie http://en.wikipedia.org/wiki/File:Blausen_0766_RespiratoryEpithelium.png

Page 16: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

15

Durante la fase espiratoria fisiologica si ha una normale emissione di umidità

(contenuto di acqua di circa 34 mgH2O/L nell’aria espirata) della quale una buona

parte viene recuperata e trattenuta dalla mucosa delle vie aeree. Fisiologicamente,

la quota calcolata di perdita di acqua sotto forma di vapore saturo nei gas espirati

è di circa 250 ml al giorno.

1.3.2 - Funzione di riscaldamento

L’altra funzione indispensabile delle vie aeree è il riscaldamento dell’aria

inspirata. Nel naso avviene la principale variazione termica. La temperatura della

mucosa nasale è tra i 30 °C e 36,6 °C [9] in base al metodo di misura, alla sede ed

alla fase del ciclo respiratorio. Il grado di riscaldamento dell’aria inspirata dipende

direttamente dalla temperatura dell’aria ambiente. Il tempo di contatto dell’aria

inspirata con la mucosa nasale sembra essere sufficientemente lungo per

consentire un trasferimento di calore per convezione ed irraggiamento dalla parete

nasale all’aria.

La mucosa delle prime vie aeree ha un’importante ruolo nel riscaldamento

dell’aria inspirata grazie alla sua capacità di modulare la perfusione di sangue per

compensare la perdita di calore durante l’inspirazione ed evitare danni alla

clearance mucociliare, che è dipendente dalla temperatura.

La temperatura dell’aria inspirata quando oltrepassa il naso e di circa 34 °C e

subisce un ulteriore aumento nelle vie aeree inferiori, per cui l’aria che entra negli

alveoli ha già raggiunto la temperatura corporea ed è satura di umidità al 100%.

Durante l’espirazione il calore viene parzialmente conservato dalla condensazione

del vapore acqueo sulla mucosa a causa delle grandi differenze di temperatura

principalmente nelle cavità nasali. L’aria viene espirata a una temperatura di circa

32 °C.

1.3.3 - Funzione di protezione dalle infezioni

Una ulteriore importante funzione delle vie aeree superiori è costituita dalla sua

capacità di proteggere l’organismo dalle infezioni. Infatti il muco che riveste le

vie aeree superiori fornisce un'attività antibatterica per intrappolare le particelle di

pulviscolo e le gocce di liquido inspirate che possono veicolare batteri e virus. La

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16

conformazione delle cavità nasali e la zona faringo-laringea contribuisce

all’efficace protezione delle vie respiratorie inferiori.

L’avvio della ventilazione meccanica invasiva crea un by-pass della prima

barriera difensiva fisiologica dall’ingresso dei microrganismi. Il risultato è che

cariche microbiche significative possono raggiungere le vie aeree inferiori.

Diversi studi che hanno valutato le fonti di contaminazione microbiologica hanno

dimostrato che i principali responsabili sono i dispositivi di ventilazione

meccanica (tubi, valvole, raccordi e camere di condensazione), utilizzati durante

la ventilazione [10].

Da questo si comprende l’importanza dell’adozione di sistemi barriera o

metodiche che evitino la contaminazione batterica e virale soprattutto durante la

ventilazione invasiva per contenere e limitare la propagazione delle infezioni

nosocomiali.

1.3.4 - Conseguenze di una inadeguata umidificazione

Una esposizione a livelli di umidità inferiori a 25 mgH2O/L per un’ora o a 30

mgH2O/L per 24 ore è stata correlata ad una disfunzione della mucosa delle vie

aeree, per questo nei pazienti con una via aerea artificiale viene raccomandato un

minimo di 33 mgH2O/L di umidità relativa [1] (Fig. 9).

1.3.4.1 - Umidificazione insufficiente

Una ventilazione con gas secco provoca modifiche nella fisiologia della

respirazione. L'entità di tali cambiamenti è correlata al grado di umidificazione dei

Fig. 9 – Effetti di una inadeguata umidificazione sulla funzionalità mucosa. From Williams et al (1996) - http://www.fphcare.co.nz/files/documents/product-documents/gen_adu_restoring-natural-balance_en_185045716_b/

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17

gas inspirati [11], e possono essere classificati come derivanti da perdita di calore,

perdita di umidità o di meccanica polmonare alterati.

L'epitelio tracheale e bronchiale è ricoperto da uno strato di muco che lubrifica e

protegge le vie respiratorie da polvere o materiale solido depositati dall’aria

ispirata. Il continuo movimento dell’epitelio ciliato di rivestimento della

superficie tracheale spinge il muco verso l'alto superando la laringe e la glottide. Il

gradiente di umidità generata dall'inalazione di gas secchi favorisce l'evaporazione

dell'acqua dal muco. Questo provoca una disidratazione dello strato superficiale

del muco viscoso e, in casi estremi, trasforma il muco in uno strato incrostato che

copre la superficie epiteliale.

Perdita di umidità e calore

Durante la ventilazione con gas anidro vi è una considerevole perdita di umidità

dal tratto respiratorio che comporta non solo la perdita di calore, ma anche un

notevole calo di peso corporeo a causa della disidratazione. Una perdita di peso

del 2% è stato riportato nel coniglio in seguito 6 ore di ventilazione con gas

asciutto [11].

La disidratazione del tratto respiratorio causa un danno epiteliale, in particolare

nella trachea e nei bronchi superiori. Da alcuni studi eseguiti in passato il grado di

danno istologico sembra essere direttamente proporzionale alla durata della

ventilazione con gas anidri [12].

Dalla letteratura sono state riportate diverse tipologie di lesioni istologiche:

distruzione di ciglia e danni alla mucosa ghiandolare; disorganizzazione e

appiattimento dell’epitelio e della membrana basale; degenerazione citoplasmatica

e nucleare; desquamazione delle cellule; ulcerazioni della mucosa ed iperemia

reattiva a seguito dei danni. Il risultato più importante di questi cambiamenti sono

la compromissione della clearance mucociliare che porta alla ritenzione

dell’espettorato con ridotta elasticità dei tessuti, collasso dei bronchioli, edema

della mucosa ed atelettasia. Inoltre le principali alterazioni riportate sono: il

discomfort del paziente, l’aumentata viscosità delle secrezioni, sanguinamento, un

aumento delle resistenze, la compromissione delle difese naturali (aumento del

rischio infettivo), occlusione del tubo tracheale [11].

Page 19: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

18

Il recupero sia della struttura che della funzionalità è inversamente proporzionale

alla durata della ventilazione con gas secco [12]; la riparazione dei danni

all’epitelio ciliare richiede 2-3 giorni, mentre la riparazione di lesioni epiteliali

maggiori richiedono 2-3 settimane [13].

Lo spostamento verso il basso del ISB durante la ventilazione con gas anidri altera

la meccanica polmonare, causando ipossiemia. Vi è una riduzione della capacità

residua funzionale e della compliance polmonare, una differenza nella

distribuzione alveolare dell’ossigeno, necessaria per sopperire alla difficoltà di

alcune zone di essere ventilate rispetto ad altre che vengono invece iperventilate

(shunt intrapolmonari) [14].

1.3.4.2 - Umidificazione eccessiva

L'eccessiva umidificazione artificiale dei gas ispirati può anch’essa produrre una

situazione non fisiologica. L’equilibrio dinamico dello scambio di calore e

umidità nelle vie aeree superiori viene sostituito da un ambiente che determina

una eccessiva umidificazione e riscaldamento del corpo.

L’eccessivo calore provocato da un riscaldamento artificiale può provocare

ipertermia ed ustione della mucosa con il rischio di edema polmonare e

formazione di stenosi. L’eccessiva umidità comporta uno squilibrio del bilancio

idrico. La quota di perspiratio insensibile viene considerevolmente ridotta e può

causare un sovraccarico emodinamico da eccessiva ritenzione idrica [11].

I principali cambiamenti determinati da una eccessiva umidificazione sono:

degenerazione e adesione delle ciglia nei bronchi secondari e periferici,

irregolarità nella dispersione del muco, ed aumento del volume delle secrezioni

con rischio di atelettasia.

L’umidificazione eccessiva porta ad una diminuzione della capacità funzionale

residua e della compliance polmonare, con ipossiemia arteriosa. Questi

cambiamenti riflettono la ridotta funzione a causa di atelettasia e shunt

intrapolmonare.

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19

1.4 - Umidificazione nella ventilazione meccanica e device

Le vie aeree superiori mantengono fisiologicamente una efficace umidificazione e

riscaldamento dell’aria inspirata, questo processo viene compromesso dal by-pass

delle prime vie aeree. I dispositivi usati in questo caso possono essere sia tubi

endotracheali che cannule tracheostomiche, entrambi consentono l’accesso diretto

alla trachea.

Con la somministrazione di un flusso di gas freddo e anidro l’ISB viene spostato

più in basso nella via respiratoria [15]. Il risultato è una grave perdita di calore ed

umidità della mucosa [16] ed una compromissione della clearance mucociliare. La

compromissione della capacità della mucosa ciliata di detergere l’albero

respiratorio dalle secrezioni, ne causa un ristagno e determina un ambiente ideale

per la colonizzazione batterica, predisponendo il paziente alle infezioni

(ventilator-associated pneumonia – VAP) [17].

Una inadeguata umidificazione e riscaldamento può anche comportare un

essiccamento delle secrezioni e causare l’atelettasia che, a sua volta, può ridurre la

CFR, ridurre la compliance polmonare e compromettere gravemente lo scambio

dei gas [18].

L’umidificazione artificiale è, di conseguenza un aspetto essenziale nella cura del

paziente in ventilazione meccanica soprattutto in presenza di una via aerea

artificiale [19]. Una appropriata umidificazione dell’aria inspirata durante la

ventilazione meccanica rappresenta lo standard in tutto il mondo. Nonostante sia

ormai chiara l’importanza dell’umidificazione dei gas sugli outcome dei pazienti,

esiste ancora una notevole confusione tra i professionisti della salute su quale sia

una ottimale umidità e con cosa si possa ottenere [20].

Per prevenire gli effetti negativi correlati al by-pass delle vie aeree ed alla

somministrazione di gas privi di vapore acqueo e temperatura non ottimale, è

assolutamente necessaria una integrazione di calore ed umidità all’aria inspirata. Il

condizionamento delle vie aeree attraverso i sistemi passivi (Heat and Moisture

Exchange - HME) o attivi (Heated Humidifiers - HH) dovrebbe iniziare

immediatamente dopo l’avvio della ventilazione meccanica invasiva [21].

Page 21: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

20

1.4.1 - Metodi di umidificazione artificiale

L’umidificazione artificiale si può distinguere in attiva e passiva [18];

l’umidificazione attiva si ottiene utilizzando umidificatori ad acqua riscaldata

(HH), in cui i gas passano attraverso un sistema che fa loro incamerare vapore

acqueo, mentre l’umidificazione passiva è ottenuta con filtri scambiatori di

umidità e calore (HME).

Quando viene applicata una umidificazione attiva ad un paziente in ventilazione

invasiva, viene raccomandato che il dispositivo utilizzato per umidificare

garantisca un livello di umidità tra i 33 mgH2O/L e i 44 mgH2O/L e una

temperatura dei gas tra i 34 °C e i 41 °C con una RH del 100% per evitare di

asciugare le secrezioni nelle vie aeree artificiali [1].

Quando viene applicata una umidificazione passiva, viene raccomandato un

dispositivo che garantisca un grado di umidità minimo di 30 mgH2O/L.

1.4.1.1 - Umidificazione riscaldata (HH)

L’umidificazione riscaldata è un’umidificazione attiva che aggiunge vapore

acqueo e calore all’aria inspirata attraverso un sistema che regola la temperatura

in un reservoir di acqua. È la tecnica di umidificazione tradizionalmente utilizzata.

Gli HH sono generalmente connessi al circuito inspiratorio del paziente e

controllati da un microprocessore che, attraverso dei sensori, apporta i necessari

correttivi per mantenere l’umidificazione e la temperatura impostate. Se uno o più

parametri escono dal range impostato si attiva un sistema di allarme, quando

presente, per segnalare il problema.

Gli HH (Fig. 10) consistono generalmente in una fonte di calore, una camera

d'acqua o di umidificazione riempita con acqua sterile, una unità di controllo della

temperatura ed una interfaccia gas/liquido [18].

La camera di umidificazione è di solito posta sulla piastra riscaldante che

favorisce la produzione di vapore acqueo. Il gas secco, che attraversa la camera di

umidificazione, raccoglie il vapore d'acqua grazie alla grande superficie di

contatto.

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21

Il livello dell'acqua nella camera di umidificazione può essere mantenuta

manualmente (rabboccamento al bisogno aprendo la camera di umidificazione)

oppure utilizzando un sistema automatico di alimentazione con una valvola a

galleggiante integrato che regola e mantiene costante il livello dell'acqua. Con i

metodi manuali è più facile la contaminazione della camera ed è possibile un

riempimento eccessivo.

Un’unità di controllo regola la temperatura del gas che fluisce attraverso il

circuito di ventilazione, e garantisce una temperatura di 34 ± 2 °C ed un’umidità

assoluta minima di 33 mgH2O/L come previsto dalle linee guida AARC [1]. Un

sistema di umidificazione riscaldato può essere utilizzato sia con un circuito

normale che con un circuito a filo riscaldato [15].

Con gli HH, il gas umidificato passando attraverso il circuito, si raffredda e causa

un deposito di acqua all'interno del circuito stesso (condensa). Per evitare questo

problema il gas nell’umidificatore può essere riscaldato oltre i 37 °C, ma questo

potrebbe aumentare il rischio di danno termico al paziente. Con l’utilizzo del

circuito a filo riscaldato si riduce la necessità di surriscaldare il gas nella camera

di umidificazione e, di conseguenza, si riduce la formazione di condensa nel

circuito. Lo scopo del filo riscaldato è di mantenere o aumentare la temperatura

Fig. 10 – Umidificatore attivo (HH) Da Manuale per l’utente dell’umidificatore a camera d’acqua riscaldata ConchaTherm® Neptune™

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22

del gas pari o superiore al punto di rugiada (il punto in cui l'acqua condensa),

eliminando quindi la condensazione dell'acqua [22].

Vantaggi e svantaggi

L’umidificazione riscaldata ha dimostrato una migliore umidificazione del gas

rispetto agli scambiatori di umidità, anche se non ci sono prove che dimostrino un

miglior risultato clinico [22] [23]. Un comune svantaggio attribuito

all’umidificazione riscaldata è la formazione della condensa nei circuiti respiratori [24], aumentando così il rischio di colonizzazione batterica all'interno del circuito [25], il rischio di accidentale deflusso dell’acqua di condensa verso le vie aeree e

asincronie ventilatorie legate all’accumulo di condensa nel circuito [1]. Utilizzando

un circuito respiratorio a filo riscaldato si può ridurre la formazione di condensa [26], ma finora non sono stati documentati studi che ne comprovino il vantaggio

rispetto ai circuiti senza filo riscaldato [27].

L’umidificazione riscaldata presenta altri svantaggi tra cui gli alti costi di

manutenzione, un maggiore carico di lavoro per gli infermieri ed il rischio di

occlusione del tubo endotracheale o della tracheostomia a causa di impostazioni

non corrette della temperatura [28]. Altri svantaggi includono i rischi elettrici,

potenziali ustioni al personale sanitario causate dagli elementi riscaldanti, una

eccessiva o inefficace umidificazione dei gas e lesioni da ustione [18]. Inoltre, visto

i numerosi componenti del circuito di ventilazione, viene aumentato il rischio di

disconnessione causato dal peso e dall’ingombro dei componenti stessi.

Infine, una eccessiva umidità nel circuito respiratorio prossimale potrebbe

interferire con altri dispositivi quali gli analizzatori di CO2 [29].

1.4.1.2 - Scambiatori di calore e umidità (HME)

Gli HME descritti già intorno al 1950, hanno avuto un considerevole sviluppo

nelle tecniche di produzione e nella loro efficacia [30]. Gli HME sono dispositivi

che imitano la funzione delle vie aeree superiori, infatti il principio di base di

questi devices sta nella loro capacità di trattenere l’umidità ed il calore dai gas

durante l’espirazione e successivamente restituirli durante l’inspirazione [31].

Questa funzione passiva può essere ottenuta attraverso diversi meccanismi.

Page 24: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

23

Gli HME sono comunemente usati in combinazione ad un filtro antimicrobico.

Esistono tre ragioni per il loro utilizzo: scaldare ed umidificare le vie aeree del

paziente e proteggere il

paziente dalla

contaminazione e prevenire

la contaminazione del

circuito e del ventilatore.

Lo scambiatore di calore ed

umidità viene interposto tra

il catetere mount fissato al

tubo endotracheale del

paziente ed il connettore ad

“Y” del circuito ventilatorio

(Fig. 11).

Gli HME sono dispositivi monouso racchiusi in un contenitore plastico con

connettori standard da 15 e 22 mm [32]. Il materiale filtrante (fibra di ceramica,

alluminio ondulato o carta, cellulosa, schiuma di poliuretano metallizzato o fibre

di acciaio inossidabile), racchiuso nel contenitore plastico, è “a fisarmonica” e

presenta fori la cui dimensione è inferiore di 0.2 µm in grado di intrappolare il

99.9% dei batteri. Sono leggeri, efficienti e monouso per singolo paziente. In

commercio sono disponibili due tipi di HME: idrofobici ed igroscopici.

Gli HME a membrana idrofobica sono composti da elementi in fibra di ceramica

con piccoli pori. Il gradiente di temperatura viene ottenuto grazie alla bassa

conduttività termica della membrana idrofobica e alla sua ampia superficie. Il

vantaggio di questo device è quello di permettere il passaggio di vapore acqueo

ma non dei liquidi; tuttavia, la sua performance è compromessa in caso di

temperature ambientali elevate. [26]

Gli HME a membrana igroscopica sono invece composti da una membrana di

lana, di schiuma o di carta, rivestiti con sostanze chimiche che trattengono

l’umidità. La membrana può essere impregnata con una sostanza battericida.

Questi sono più efficienti degli HME con membrana idrofobica, soprattutto

quando si aumenta il volume corrente.

Fig. 11 – Filtro HME con Catetere Mount From: http://www.deasnet.it/it/product-catalogue/filters-and-hmes/

Page 25: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

24

La maggior parte degli scambiatori di calore e umidità forniscono un’umidità tra i

22 e i 34 mgH2O/L [22]. Pazienti ventilati meccanicamente con secrezioni normali,

per mantenere una funzione mucociliare fisiologica, necessitano di una umidità

assoluta minima di 26 mgH2O/L [33].

L’efficienza degli HME come sistemi umidificanti e riscaldanti, cambia in

relazione di alcuni fattori quali: il volume corrente, il tempo inspiratorio, la

frequenza respiratoria e la temperatura [34]. In uno studio che ha confrontato 48

diversi HME [35] è stato dimostrato che solo il 37% segue gli standard dell’AARC

e ISO garantendo valori > 30 mgH2O/L, mentre il 25% garantisce meno di 25

mgH2O/L.

Nella ventilazione meccanica questi devices vengono spesso utilizzati solo per

brevi periodi (< 96 h e durante il trasporto [1]) e, ad oggi, in letteratura non c’è

accordo su quando sostituirli per mantenere comunque un profilo di sicurezza ed

efficacia. Alcuni studi raccomandano che gli HME possono essere utilizzati con

sicurezza per tre giorni [36], mentre altri raccomandano la loro sostituzione dopo

sette giorni [37]. Tuttavia, le linee guida sulla prevenzione della polmonite

acquisita in ospedale suggeriscono che gli scambiatori di calore e umidità non

devono essere sostituiti di routine ma

consigliano ai professionisti di seguire le

indicazioni dei costruttori per un ottimale

utilizzo e sostituzione del device [38].

In alcuni contesti viene utilizzato un nuovo

sistema di scambiatore di calore ed umidità:

l’HME Booster® (Fig. 12). Questo sistema è

un esempio di HME attivo infatti è costituito

da una membrana idrofobica (strato di Gore-

tex e alluminio), un sistema di infusione di

acqua attivo ed un elemento riscaldante. La

sua funzione è simile al sistema tradizionale

di umidificazione riscaldata. La sua

applicazione può migliorare la gestione delle vie aeree garantendo una soluzione

ideale che offre i vantaggi del sistema HME, semplicità e costi inferiori, ma nel

Fig. 12 – Filtro HME Booster® con Catetere Mount From:http://www.medisize.com/products.asp?lng=4&cat_type=1&cat_id=1&subcat_id=6&product_id=20

Page 26: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

25

contempo ne supera i limiti rappresentati dalla bassa capacità di umidificazione e

riscaldamento [39].

Vantaggi e svantaggi

Molti autori sostengono l'uso degli HME per garantire una umidificazione ai

sistemi di ventilazione meccanica [40] attribuendo a loro una maggiore sicurezza di

utilizzo ed un migliore rapporto costo efficacia rispetto all’umidificazione

riscaldata. Inoltre, gli HME evitano la formazione di condensa nel circuito

riducendo la necessità delle sostituzioni dei circuiti stessi [33], diminuiscono il

carico di lavoro infermieristico, i costi e migliorano la sicurezza per il paziente [41]. Gli HME rappresentano il metodo di umidificazione preferito durante il

trasferimento di pazienti critici tra i servizi e le altre unità. Gli HME sono devices

di piccole dimensioni, facili da installare e trasportare e non richiedono

un'alimentazione elettrica.

L’utilizzo degli HME è controindicato [1] in alcune circostanze quali:

- in presenza di secrezioni abbondanti, secche o francamente ematiche [39];

- in pazienti con un volume corrente espirato inferiore al 70% del volume

corrente erogato (es. in presenza di fistola broncopleurocutanea,

malfunzionamento della cuffia del tubo, tubo non cuffiato);

- in pazienti con volumi correnti bassi, l’HME costituisce un spazio morto

addizionale che può aumentare le necessità ventilatorie e la PaCO2;

- in pazienti con insufficienza respiratoria acuta, l’HME aumenta la ventilazione

minuto, il drive ventilatorio ed il lavoro respiratorio;

- in presenza di temperature corporee basse, < 32 °C;

- in presenza di un volume minuto elevato (> 10 L/min) [15];

- quando viene applicato un nebulizzatore per erogare aerosol nel circuito;

- quando costituisce un incremento delle resistenze e dello spazio morto nella

NIV;

- in presenza di grandi perdite aeree nella NIV.

Inoltre gli HME sono associati ad un aumentato rischio di occlusione delle vie

aeree [42] e dislocazione del tubo endotracheale [18].

Page 27: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

26

1.4.2 - Umidificazione attiva versus passiva: confronto dell’efficacia tra i due

metodi

L’umidificazione artificiale è stata progettata per impedire la disidratazione delle

vie respiratorie durante la ventilazione meccanica. Idealmente, l’umidificazione

dovrebbe simulare il fisiologico processo di umidificazione/riscaldamento. Come

ampiamente già documentato, in commercio sono disponibili vari tipi di devices,

ciascuno dei quali presenta dei vantaggi e degli svantaggi.

Secondo una recente revisione sistematica della Cochrane Collaboration del 2010 [23] che ha confrontato gli HH e gli HME sono state riportate le seguenti

conclusioni: non ci sono prove a sostegno di una reale differenza fra i due sistemi

nella prevenzione della mortalità, non ci sono significative differenze

nell’incidenza della VAP ed altre complicanze nei pazienti ventilati

meccanicamente e sono necessari ulteriori studi in merito. Tuttavia, sono emerse

alcune informazioni utili: il filtro HME idrofobo può ridurre il rischio di

polmonite, ma può aumentare il rischio di occlusione del tubo in alcuni

sottogruppi di pazienti. Inoltre, l’HME non è un device adatto ai pazienti con

ridotta riserva respiratoria o soggetti ad ostruzione delle vie aeree [43].

Sono stati anche fatti dei confronti fra i circuiti ventilatori con filo riscaldato e

senza filo ed è stato rilevato che questi ultimi utilizzano più acqua, producono più

condensa e sono più costosi in termini di tempo, rispetto all’utilizzo dei circuiti

con filo riscaldato [32]. Infatti, i primi hanno il vantaggio di ridurre la condensa,

permettendo il funzionamento dei ventilatori con una maggiore efficacia, riducono

sia l'utilizzo di acqua che i costi. Più a lungo viene utilizzato il circuito a filo

riscaldato, maggiore è il risparmio sui costi. L'investimento iniziale di circuiti con

filo riscaldato è maggiore, ma se vengono utilizzati per pazienti che necessitano di

un sostegno a lungo termine, i costi dei circuiti a filo riscaldato si avvicinano ai

costi di utilizzo degli HME per un periodo di circa una settimana [44].

1.4.3 - Umidificazione nella ventilazione meccanica non invasiva (NIV)

L’utilizzo della NIV nelle riacutizzazioni delle malattie polmonari cronico-

ostruttive (COPD) [45] confrontata con l’intubazione endotracheale, ha dimostrato

di ridurre sia la morbilità che la mortalità [46]. Inoltre la NIV può essere

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27

efficacemente utilizzata in altre patologie quali l’edema polmonare cardiogeno,

l’ipossiemia post-estubazione e nella insufficienza respiratoria cronica associata a

malattia muscolare. Nella NIV si utilizzano diverse tipologie di interfaccia:

maschere nasali, maschere oro-nasali, maschere full-face o caschi. Tutte le

interfacce, seppur in misura diversa, hanno un rischio di perdite aeree durante la

fase espiratoria ed inspiratoria della ventilazione [47] [48]. Le perdite aeree

rappresentano il principale aspetto negativo che caratterizza la NIV, possono

alterare il triggering, il ciclaggio ed il mantenimento dell’umidificazione durante

la ventilazione.

Non c’è ancora un chiaro consenso se sia o no necessaria una umidificazione e

riscaldamento addizionali quando le vie aeree non sono bypassate, come nella

NIV, ma l’umidificazione attiva è altamente consigliata per migliorare il comfort

del paziente [1]. A riguardo, non esistono standard o raccomandazioni, ma si

rendono necessari ulteriori studi per definire evidenze che supportino l’utilizzo

dell’umidificazione durante la NIV.

L’utilizzo dell’umidificazione durante la NIV migliora la tolleranza alla metodica,

il comfort e migliora la funzione delle vie aeree e la clearance mucociliare,

soprattutto nella NIV a lungo termine. La metodica utilizzata in questo caso è

preferenzialmente l’umidificazione attiva. Uno studio pilota condotto nel 2008 [49]

su un numero ristretto di pazienti (16) in NIV a lungo termine ha dimostrato che

la compliance al trattamento e l’insorgenza di infezioni era simile

nell’umidificazione mediante sistemi HH e HME, ma i pazienti umidificati con

l’HH presentavano meno secchezza della gola e secchezza nasale portando la

grande maggioranza dei pazienti a preferire questo sistema di umidificazione

rispetto all’HME.

Le evidenze che riguardano il successo dell’umidificazione durante la NIV sono

per lo più circostanziali. Fino ad ora, sono stati chiaramente dimostrati le

modificazioni fisiologiche associate ad una bassa umidità con un aumento delle

resistenze delle vie aeree, ma, soprattutto nel comfort del paziente [45].

L’approfondimento futuro di questa metodica ed il suo meccanismo di azione

potrà definire il migliore sistema per garantire una umidificazione efficace durante

la NIV.

Page 29: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

28

1.5 - Concetti chiave delle linee guida AARC “Clinical Practice Guideline -

Humidification During Invasive and Noninvasive Mechanical Ventilation:

2012”

Le linee guida alla pratica clinica (CPG – Clinical Practice Guidelines)

dell’American Association for Respiratory Care (AARC) sono una risorsa

ampiamente utilizzata in tutto il mondo per determinare i gold standard per

l’assistenza respiratoria. Dal 1991 sono state pubblicate oltre 50 CPG

sull’assistenza respiratoria

Secondo le linee guida AARC del 2012 [1] l’umidificazione dei gas inspirati

durante la ventilazione meccanica è obbligatoria quando è presente una via aerea

artificiale (endotracheale o tracheostomica) ed opzionale durante la ventilazione

meccanica non invasiva (NIV). Il condizionamento dei gas inspirati può essere

effettuato utilizzando entrambi i sistemi: HME o HH.

Le performances degli umidificatori devono essere testate per assicurare

un’adeguata umidificazione e riscaldamento in relazione alla normativa ISO.

Il personale di assistenza deve avere avuto un training relativo alla umidificazione

e aver dimostrato la capacità di utilizzare correttamente l’umidificazione durante

la ventilazione meccanica, di saper valutare il paziente e il sistema ventilatore-

paziente e avere la competenza di gestire appropriatamente l’umidificazione in

base al proprio giudizio clinico.

1.5.1 - Indicazioni metodologiche delle linee guida

Le linee guida AARC [1] riportano alcune indicazioni metodologiche inerenti

l’umidificazione e il riscaldamento dei gas durante la ventilazione meccanica

invasiva e non invasiva.

La presenza della condensa nel circuito respiratorio viene considerato un

indicatore di adeguata performance dell’umidificatore, ma questo non è un marker

clinico affidabile quando la temperatura dell’aria ambientale è elevata.

Il sistema di umidificazione deve essere ispezionato abitualmente durante la

verifica del sistema paziente - ventilatore, e la condensa, se necessario, deve

essere rimossa dal circuito del paziente.

Page 30: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

29

Gli umidificatori passivi devono essere ispezionati e sostituiti se le secrezioni li

hanno contaminati e/o le resistenze al flusso sono aumentate, determinando un

aumento del lavoro respiratorio.

Le seguenti variabili dovrebbero essere registrate durante il controllo del sistema:

- Il settaggio dell’umidificatore (impostazione della temperatura). Durante l’uso

di un umidificatore nei pazienti intubati, l’HH dovrebbe essere impostato per

erogare una temperatura del gas inspirato > 34 °C, ma < a 41 °C alla Y del

circuito e dovrebbe garantire un minimo di 33 mgH2O/L. Lo standard ISO

considera che una inaccuratezza ≤ 2 °C del sistema di misurazione della

temperatura dei gas non compromette le condizioni cliniche o la sicurezza del

paziente.

Durante la NIV, la temperatura dei gas dovrebbe essere selezionata in base al

comfort, la tolleranza e l’aderenza del paziente considerando i problemi

polmonari di base.

- La temperatura del gas inspirato. I sensori di temperatura si trovano sia

all’uscita dell’umidificatore che in prossimità del paziente. Per un uniformità di

misurazione e una sicurezza maggiore sulla temperatura dei gas insuflati al

paziente, la temperatura da tenere in considerazione è quella più prossimale al

paziente. Lo standard ISO raccomanda che le temperature dovrebbero oscillare

entro + 2 °C della temperatura impostata. La temperatura non dovrebbe superare

i 41 °C alla Y del circuito ed il sistema di sicurezza dovrebbe spegnere

automaticamente il riscaldamento raggiunti i 43 °C.

- L’ impostazione dell’allarme. La temperatura massima dovrebbe essere

impostata non più alta di 41 °C (con un limite massimo di temperature di 43

°C). L’allarme di temperatura minima non dovrebbe scendere sotto i 2 °C della

temperatura desiderata alla Y del circuito.

- Il livello di acqua ed il funzionamento del sistema di rifornimento automatico.

- La quantità e la consistenza di secrezioni. Le caratteristiche delle secrezioni

dovrebbero essere registrate sulla documentazione clinica. Utilizzando un HME,

se le secrezioni diventano abbondanti o più tenaci, dovrebbe essere sostituito

con un sistema di umidificazione HH. Se le secrezioni diventano tenaci anche

durante l’uso dell’HH dovrebbe essere aumentata la temperatura per erogare una

Page 31: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

30

umidità assoluta maggiore e la temperatura dovrebbe essere aggiustata per

raggiungere una umidità relativa ottimale.

- L’ ostruzione delle vie aeree. La presenza di abbondanti secrezioni aumentano

le resistenze al flusso d’aria attraverso l’HME. Questo può aumentare il picco di

pressione ed indurre modifiche consistenti dell’onda di flusso come quelle

osservate con l’ostruzione delle vie aeree. Se questo problema persiste dopo la

sostituzione dell’HME a causa di abbondanti secrezioni, questo sistema di

umidificazione dovrebbe essere sostituito con un HH.

1.5.2 - Raccomandazioni delle linee guida

La Tabella 1 mostra le raccomandazioni riportate nella linea guida AARC Clinical

Practice Guideline - Humidification During Invasive and Noninvasive Mechanical

Ventilation: 2012 classificate secondo il metodo GRADE [50] (Grading of

Recommendations Assessment, Development, and Evaluation) che rappresenta un

approccio sistematico per esprime un giudizio sulla qualità delle prove e la forza

delle raccomandazioni [51]. Il livello di evidenza (A-D) e la forza delle

raccomandazioni (1-2) sono definite dopo le “Raccomandazioni”.

Raccomandazione GRADE 1 L’umidificazione è raccomandata per ogni paziente sottoposto a

ventilazione meccanica invasiva. 1A

2 L’umidificazione attiva viene suggerita nella NIV, in quanto può migliorare l’aderenza ed il comfort.

2B

3 Quando si applica l’umidificazione attiva ai pazienti che vengono ventilati in modo invasivo, viene suggerito che il dispositivo garantisca un livello di umidità tra i 33 mgH2O/L e 44 mgH2O/L e una temperatura dei gas tra 34 °C e 41 °C alla Y del circuito, con una RH del 100%.

2B

4 Quando si applica una umidificazione passiva ai pazienti sottoposti a ventilazione meccanica invasiva, si suggerisce di utilizzare un HME in grado di garantire una umidità minima di 30 mgH2O/L.

2B

5 Gli umidificatori passivi non sono raccomandati per la NIV. 2C 6 Quando viene applicata l’umidificazione a pazienti con volumi

correnti bassi, l’HME non è raccomandato in quanto è causa dell’aumento dello spazio morto con aumento delle necessità ventilatorie e della PaCO2.

2B

7 Viene suggerito di non utilizzare gli HME come strategia preventive delle polmoniti associate al ventilatore.

2B

Tabella 1 - Raccomandazioni linee guida AARC secondo metodo GRADE.

Page 32: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

31

CAPITOLO 2 - MATERIALI E METODI

2.1 - Tipologia di studio

Per lo svolgimento di questo studio si è scelto un metodo di studio di tipo

osservazionale prospettico.

2.2 - Unità operative

Lo studio è stato condotto in collaborazione con i reparti di Terapia Intensiva

dell’Azienda Ospedaliero - Universitaria - Santa Maria della Misericordia di

Udine: Clinica di Anestesia e Rianimazione, Anestesia e rianimazione 1,

Anestesia e rianimazione 2.

2.3 - Obiettivo dello studio

L’obiettivo dello studio intende valutare i livelli di aderenza delle pratiche e le

decisioni cliniche utilizzate dal personale infermieristico per la gestione

dell’umidificazione dei gas nei pazienti in ventilazione meccanica, confrontandole

con le linee guida dell’AARC Clinical Practice Guideline - Humidification During

Invasive and Noninvasive Mechanical Ventilation: 2012.

2.4 - Setting

La raccolta dati è stata effettuata coinvolgendo gli infermieri di riferimento che

avevano in carico il paziente, ai quali, dopo l’acquisizione del consenso alla

partecipazione alla raccolta dati e al trattamento dei dati (allegato 1), è stato

somministrato un questionario (allegato 2) creato appositamente per questo studio

dallo studente.

Il periodo di osservazione è stato circa un mese e mezzo (dal 1 Settembre all’11

Ottobre), concordando le date con i relativi Coordinatori dei vari reparti di

riferimento.

I dati analizzati hanno riguardato:

- dati anagrafici, setting di riferimento, diagnosi di ricovero e data dell’inizio

della ventilazione;

Page 33: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

32

- dati riguardanti il tipo e le modalità di ventilazione, i parametri ventilatori ed il

sistema di umidificazione;

- dati riferiti dall’infermiere riguardanti la valutazione del tipo di respiro, la

presenza di tosse, la qualità delle secrezioni ed il numero di aspirazioni

giornaliere;

- dati riguardanti il processo decisionale sulle modalità di condizionamento

applicato in base a protocolli standard o in base alla valutazione clinica e ai

parametri funzionali respiratori.

2.5 - Popolazione

Per lo studio sono stati reclutati pazienti in ventilazione meccanica sottoposti ad

umidificazione delle vie aeree.

Per ogni paziente preso in carico sono stati eseguiti più accessi nell’arco del loro

ricovero presso i reparti di terapia intensiva in modo da valutare eventuali

cambiamenti e rispettive decisioni cliniche degli infermieri sulle modifiche

apportate.

Gli intervalli di tempo di raccolta dei dati sono stati indicativamente a 24 ore (t1),

a 96 ore (t2), ad una settimana (t3) dall’inizio della ventilazione meccanica e nel

caso di modifiche dei parametri di umidificazione per variazioni dello stato

clinico del paziente.

Questo timing è stato concordato in base a tre variabili: a 24 ore, perché entro

questo tempo si definisce la direzione clinica che prende il paziente nella prima

fase; a 96 ore perché è quella che divide la “short term ventilation” dalla “long

term ventilation”, e ad una settimana, per l’eventuale lungo-degenza, che

dovrebbe determinare scelte definitive, anche in termini di umidificazione.

2.6 - Variabili

Criteri di inclusione

I pazienti presi in considerazione come campione di riferimento per questo studio

hanno rispettato i seguenti criteri:

- ricoverati presso i reparti di terapia intensiva dell’Azienda Ospedaliera

Universitaria – Santa Maria della Misericordia di Udine;

Page 34: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

33

- età superiore/uguale a 18 anni;

- in ventilazione meccanica invasiva e non invasiva.

Criteri di esclusione

In questo studio non sono stati raccolti dati di pazienti:

- in fase terminale;

- con una durata prevista dell’intubazione inferiore a 24 ore.

2.7 - Elaborazione statistica e tipologia di analisi

I dati raccolti con il questionario sono stati inseriti in una tabella in formato

Microsoft Excel ed elaborati con il software GraphPad Prism Versione 6.03 per

l’analisi statistica dei dati.

Sono stati elaborati indici di posizione (Media, Mediana, 25° percentile e 75°

percentile), indici di variabilità (Range, Deviazione Standard) e Intervallo di

Confidenza con un livello di significatività di 0,05.

Page 35: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

34

CAPITOLO 3 - RISULTATI

3.1 - Dati relativi a pazienti

Nel periodo di studio sono stati osservati 30 pazienti con un’età media di 64 anni

(mediana 68; deviazione standard 19,91; range 22-87). Di questi pazienti osservati

21 (70%) sono di sesso maschile e 9 (30%) sono si sesso femminile.

Numero pazienti osservati 30 Età (anni) Media 64 Mediana 68 25° Percentile 52,75 75° Percentile 79,75 Deviazione Standard 19,91 Range 22 - 87

Limiti superiore di un intervallo di confidenza al 95% 71,7

Limiti inferiore di un intervallo di confidenza al 95% 56,83

Sesso Maschi 21 (70%) Femmine 9 (30%) Diagnosi di ricovero Cardiologica 3 (10%) Neurologica 12 (40%) Trauma 7 (23,3%) Post-operatorio chirurgia 6 (20%) Respiratoria 2 (6,7%) Unità operativa di ricovero Terapia intensiva generale 1 11 (36,67%) Terapia intensiva generale 2 14 (46,67%) Clinica di Anestesia e Rianimazione 5 (16,66%)

Su 30 pazienti osservati sono state effettuate 153 rilevazioni, delle quali 109

(71,24%) sono condotte su pazienti di sesso maschile e 44 (28,76%) di sesso

femminile. Di queste rilevazioni 57 (37,25%) sono state condotte nel reparto di

Terapia Intensiva Generale 1, 70 (45,75%) in Terapia Intensiva Generale 2 e 26

(17%) in Clinica di Anestesia e Rianimazione.

I problemi di salute prioritari dei pazienti presi in esame sono stati raggruppati in

base alla diagnosi di ricovero: 13 osservazioni (8,49%) su pazienti che presentano

Tabella 2 - Statistiche descrittive relative alla popolazione

Page 36: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

35

problematiche cardiologiche, 65 (42,48%) per problematiche neurologiche, 39

(25,49%) per problematiche traumatologiche, 28 (18,31%) nel post-operatorio

chirurgico e 8 (5,23%) per problematiche respiratorie.

Numero rilevazioni 153 Sesso Maschi 109 (71,24%) Femmine 44 (28,76%) Unità operativa di ricovero Terapia intensiva generale 1 57 (37,25%) Terapia intensiva generale 2 70 (45,75%) Clinica di Anestesia e Rianimazione 26 (17%) Diagnosi di ricovero Cardiologica 13 (8,49%) Neurologica 65 (42,48%) Trauma 39 (25,49%) Post-operatorio chirurgia 28 (18,31%) Respiratoria 8 (5,23%)

Dei pazienti osservati sono stati raccolti dati inerenti i parametri ventilatori

riportati nella tabella 4

FiO2 [%]

SpO2 [%]

EtCO2 [mmHg]

P.Picco [cmH2O]

PEEP [cmH2O]

tidal volume

[ml] FR

[atti/min]

volume minimo [ml/min]

Numero di osservazioni 153 153 144 153 153 153 153 153 Minimo 24 94 20 7 2 300 7 4200 25° Percentile 35 98 32 14 5 500 12 6600 Mediana 35 100 35,5 17 5 590 13 7920 75° Percentile 40 100 38,75 19 7 650 16 9410 Massimo 60 100 54 28 12 1000 24 18170 Media 37,3 99,03 35,32 16,22 5,68 589,9 13,92 8127 Deviazione standard 7,26 1,402 5,059 4,113 1,681 126,6 3,107 2281 Errore standard della media 0,59 0,113 0,4216 0,3326 0,1359 10,23 0,2512 184,4 Limiti superiore di un intervallo di confidenza al 95% 36,2 98,81 34,49 15,56 5,411 569,7 13,43 7762

Tabella 3 - Statistiche descrittive relative alla popolazione

Page 37: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

36

Limiti inferiore di un intervallo di confidenza al 95% 38,5 99,26 36,15 16,87 5,948 610,1 14,42 8491

Per i dati inerenti l’EtCO2 sono state effettuate 144 rilevazioni in quanto per 9

osservazioni non era presente il rilevatore di CO2.

Riguardo l’umidificazione dei gas utilizzati durante la ventilazione meccanica

sono stati raccolti i dati riportati nella tabella 5.

temperatura

[°C] umidità

[mgH2O/L] umidità relativa

[%] Numero di osservazioni 147 147 147 Minimo 30 35,68 81,08 25° Percentile 34 40,43 91,89 Mediana 34 41,62 94,59 75° Percentile 34 42,81 97,3 Massimo 34 44 100 Media 33,52 41,65 94,67 Deviazione standard 1,081 2,036 4,628 Errore standard della media 0,08917 0,1679 0,3817 Limiti superiore di un intervallo di confidenza al 95% 33,35 41,32 93,91 Limiti inferiore di un intervallo di confidenza al 95% 33,7 41,98 95,42

Tabella 5 - Statistiche parametri umidificatore

Tabella 4 - Statistiche parametri ventilatori

Page 38: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

37

Il calcolo dell’umidità assoluta e relativa, forniti dall’umidificatore, sono stati

effettuati dallo studente sulla base delle informazioni ricavate dal manuale per

l’utente ConchaTherm® Neptune™, e sono stati riportati nella tabella 6.

Si fa notare che le temperature rilevate nel corso dello studio sono state rilevate

alla Y del circuito (sede prossimale al paziente).

Temperatura alla Y del

circuito [°C] gradiente di temperatura

temperatura umidificatore [°C]

umidità assoluta

[mgH2O/L] umidità relativa [%] 30 +3 27 32,11 72,97 30 +2 28 33,30 75,68 30 +1 29 34,49 78,38 30 0 30 35,68 81,08 30 -1 31 36,86 83,78 30 -2 32 38,05 86,49 30 -3 33 39,24 89,19 32 +3 29 34,49 78,38 32 +2 30 35,68 81,08 32 +1 31 36,86 83,78 32 0 32 38,05 86,49 32 -1 33 39,24 89,19 32 -2 34 40,43 91,89 32 -3 35 41,62 94,59 33 +3 30 35,68 81,08 33 +2 31 36,86 83,78 33 +1 32 38,05 86,49 33 0 33 39,24 89,19 33 -1 34 40,43 91,89 33 -2 35 41,62 94,59 33 -3 36 42,81 97,30 34 +3 31 36,86 83,78 34 +2 32 38,05 86,49 34 +1 33 39,24 89,19 34 0 34 40,43 91,89 34 -1 35 41,62 94,59 34 -2 36 42,81 97,30 34 -3 37 44,00 100,00

Tabella 6 - Umidità assoluta e relativa secondo gradiente impostato

Page 39: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

38

Presso il reparto di Terapia Intensiva 1 sono state eseguite 57 osservazioni di cui

54 (94,74%) su pazienti in ventilazione invasiva con umidificazione attiva

impostata a 34 °C, e 3 (5,26%) su pazienti in NIV senza umidificazione dei gas

inspirati.

Terapia intensiva 1 Numero osservazioni 57 Temperatura impostata [°C] Umidificazione attiva 54 (94,74%) 34 Umidificazione passiva 0 Nessuna umidificazione 3 (5,26%) ambiente temperatura [°C] umidità [mgH2O/L] umidità relativa [%] Numero di osservazioni 54 54 54 Minimo 34 38,05 86,49 25° Percentile 34 41,62 94,59 Mediana 34 42,81 97,3 75° Percentile 34 44 100 Massimo 34 44 100 Media 34 42,48 96,55 Deviazione standard 0 1,395 3,169 Errore standard della media 0 0,1898 0,4313 Limiti superiore di un intervallo di confidenza al 95% 34 42,1 95,68 Limiti inferiore di un intervallo di confidenza al 95% 34 42,86 97,41

Tabella 7 - Statistiche Umidificazione presso la Terapia intensiva 1

Page 40: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

39

Nel reparto di Terapia Intensiva 2 sono state eseguite 70 osservazioni di cui 59

(84,29%) su pazienti in ventilazione meccanica invasiva con tubo oro-tracheale e

umidificazione attiva impostata a 34 °C, 6 (8,57%) su pazienti in ventilazione

meccanica invasiva con tracheostomia e umidificazione attiva impostata a 30 °C e

5 (7,14%) su pazienti in NIV con umidificazione attiva impostata a 30 °C.

Terapia intensiva 2 Numero osservazioni 70 Temperatura impostata [°C]

Umidificazione attiva 59 (84,29%) 34 (in ventilazione invasiva con tubo oro-tracheale)

6 (8,57%) 30 (in ventilazione invasiva con tracheo) 5 (7,14%) 30 (in ventilazione non invasiva) Umidificazione passiva 0 Nessuna umidificazione 0 temperatura [°C] umidità [mgH2O/L] umidità relativa [%] Numero di osservazioni 70 70 70 Minimo 30 35,68 81,08 25° Percentile 34 40,43 91,89 Mediana 34 41,62 94,59 75° Percentile 34 42,81 97,3 Massimo 34 44 100 Media 33,37 41,37 94,01 Deviazione standard 1,466 2,368 5,384 Errore standard della media 0,1753 0,2831 0,6435 Limiti superiore di un intervallo di confidenza al 95% 33,02 40,8 92,73 Limiti inferiore di un intervallo di confidenza al 95% 33,72 41,93 95,3

Tabella 8 - Statistiche Umidificazione presso la Terapia intensiva 2

Page 41: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

40

Nel reparto di Clinica di Anestesia e Rianimazione sono state eseguite 26

osservazioni di cui 23 (88,46%) su pazienti in ventilazione meccanica invasiva

con umidificazione attiva impostata a 32 °C, 2 (7,69%) su un paziente in

ventilazione meccanica con umidificazione passiva e 1 (3,85%) su un paziente in

NIV senza umidificazione dei gas inspirati.

Clinica di Anestesia e Rianimazione Numero osservazioni 26 Temperatura impostata [°C] Umidificazione attiva 23 (88,46%) 32 Umidificazione passiva 2 (7,69%) ambiente Nessuna umidificazione 1 (3,85%) ambiente temperatura [°C] umidità [mgH2O/L] umidità relativa [%] Numero di osservazioni 23 23 23 Minimo 32 35,68 81,08 25° Percentile 32 39,24 89,19 Mediana 32 40,43 91,89 75° Percentile 32 40,43 91,89 Massimo 34 42,81 97,3 Media 32,35 39,76 90,36 Deviazione standard 0,7751 2,083 4,739 Errore standard della media 0,1616 0,4344 0,9881 Limiti superiore di un intervallo di confidenza al 95% 32,01 38,86 88,31 Limiti inferiore di un intervallo di confidenza al 95% 32,68 40,66 92,41

Tabella 9 - Statistiche Umidificazione presso la Clinica di Anestesia e Rianimazione

Page 42: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

41

Durante lo studio sono stati effettuate 11 osservazioni su pazienti sottoposti a

NIV, suddivise nei tre reparti come riportato nella tabella 10. Di queste

osservazioni 3 sono state effettuate in Terapia Intensiva 1 (dove si è rilevato che

in nessuna delle tre viene utilizzata l’umidificazione attiva), 5 presso la Terapia

Intensiva 2 (dove per tutte viene utilizzata l’umidificazione attiva) e 3 presso la

Clinica di Anestesia e Rianimazione (dove in due casi viene utilizzata

l’umidificazione attiva ed in un caso non viene applicata l’umidificazione).

Terapia Intensiva 1

Terapia Intensiva 2

Clinica di Anestesia e Rianimazione

Numero osservazioni 3 5 3 Utilizzo umidificazione 0 5 2 Nessun utilizzo umidificazione 3 0 1

3.2 - Dati relativi agli infermieri

In questo studio sono stati intervistati 32 infermieri di cui 17 (53,13%) lavorano

presso la Terapia Intensiva Generale 1, 12 (37,5%) presso la Terapia Intensiva

Generale 2 e 3 (9,37%) presso la Clinica di Anestesia e Rianimazione.

Nella tabella 11 vengono riportate le rilevazioni relative ai dati raccolti, in tutti e

tre i reparti, sugli infermieri.

E’ stato chiesto agli infermieri in base a cosa viene deciso il sistema di

umidificazione e si è rilevato che: 14 (43,75%) infermieri riferiscono di prendere

la decisione in base ai dispositivi disponibili in reparto, 5 (15,63%) in base alle

caratteristiche cliniche del paziente, 11 (34,38%) in base ai dispositivi disponibili

in reparto e alle caratteristiche cliniche del paziente, 1 (3,13%) in base ad altri

motivi (per i pazienti intubati vengono utilizzati dispositivi disponibili in reparto,

per i pazienti non intubati vengono prese decisioni in base alle caratteristiche del

paziente) ed infine 1 (3,13%) vengono decise in base a caratteristiche cliniche del

paziente ed al tipo di ventilazione adottata in quel momento.

Tabella 10 - Utilizzo umidificazione durante la NIV

Page 43: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

42

Numero infermieri intervistati 32 Reparto Terapia intensiva generale 1 17 (53,13%) Terapia intensiva generale 2 12 (37,5%) Clinica di Anestesia e Rianimazione 3 (9,38%) Decisione sistema di umidificazione Dispositivi disponibili in reparto 14 (43,75%) Caratteristiche del paziente 5 (15,63%) Altro 1 (3,13%)

Dispositivi disponibili in reparto e caratteristiche del paziente 11 (34,38%)

Caratteristiche del paziente e altro 1 (3,13%) Parametri per modificare gradiente Qualità secrezioni 9 (28,13%) Qualità e quantità secrezioni 15 (46,88%) Qualità, quantità secrezioni e numero aspirazioni 3 (9,38%)

Qualità, quantità secrezioni, numero aspirazioni e bilancio idrico 1 (3,13%)

Qualità secrezioni e numero aspirazioni 2 (6,25%) Quantità secrezioni e numero aspirazioni 1 (3,13%)

Qualità, quantità secrezioni e bilancio idrico 1 (3,13%) Decisioni sulla temperatura dell'umidificatore Disposizioni di reparto 17 (53,13%) Caratteristiche del paziente 10 (31,25%) Disposizioni di reparto e caratteristiche del paziente 5 (15,63%) Tipo di formazione Formazione di base (diploma/laurea) 5 (15,63%) Formazione sul campo (in reparto) 12 (37,5%)

Formazione di base (diploma/laurea) e formazione sul campo (in reparto) 7 (21,88%)

Formazione di base (diploma/laurea) e formazione residenziale (corsi di aggiornamento specifici) 1 (3,13%)

Formazione sul campo (in reparto) e formazione residenziale (corsi di aggiornamento specifici) 1 (3,13%)

Formazione di base (diploma/laurea) Formazione sul campo (in reparto) e Formazione residenziale (corsi di aggiornamento specifici) 6 (18,75%)

Infermiere può gestire umidificazione e riscaldamento Sì 31 (96,88%) No 1 (3,13%)

Nella tabella 12 sono riportati i dati rilevati all’intervista effettuata agli infermieri

riguardanti le decisioni su quale sistema di umidificazione utilizzare suddiviso

nelle diverse SOC.

Tabella 11 - Dati rilevati dagli infermieri

Page 44: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

43

Decisione sistema di umidificazione Terapia Intensiva 1

Terapia Intensiva 2

Clinica di Anestesia e Rianimazione

Dispositivi disponibili in reparto 8 (47,06%) 4 (33,33%) 2 (66,67%) Caratteristiche del paziente 1 (5,88%) 4 (33,33%) 0 Altro 1 (5,88%) 0 0

Dispositivi disponibili in reparto e caratteristiche del paziente 6 (35,29%) 4 (33,33%) 1 (33,33%)

Caratteristiche del paziente e altro 1 (5,88%) 0 0

Per quanto riguarda quali sono i parametri che gli infermieri valutano per

modificare il gradiente degli umidificatori è risultato che 9 (28,13%) infermieri

ritengono di valutare solamente la qualità delle secrezioni del paziente, 15

(46,88%) infermieri ritengono di valutare la qualità e la quantità delle secrezioni,

3 (9,38%) di valutare la qualità, la quantità delle secrezioni ed il numero di

aspirazioni effettuate, 1 (3,13%) di valutare la qualità, la quantità delle secrezioni,

il numero di aspirazioni e il bilancio idrico del paziente, 2 (6,25%) ritengono di

valutare la qualità delle secrezioni e il numero di aspirazioni effettuate, 1 (3,13%)

ritiene di valutare la quantità delle secrezioni e il numero di aspirazioni e 1

(3,13%) di valutare la qualità, la quantità delle secrezioni e il bilancio idrico del

paziente.

Nella tabella 13 vengono riportati i parametri che gli infermieri valutano per

modificare il gradiente degli umidificatori suddiviso nei tre reparti presi in

considerazione per lo studio.

Parametri per modificare gradiente Terapia Intensiva 1

Terapia Intensiva 2

Clinica di Anestesia e Rianimazione

Qualità secrezioni 5 (29,41%) 4(33,33%) 0 Qualità e quantità secrezioni 8 (47,06%) 6(50%) 1 (33,33%)

Qualità, quantità secrezioni e numero aspirazioni 2 (11,76%) 1 (8,33%) 0

Qualità, quantità secrezioni, numero aspirazioni e bilancio idrico

0 1 (8,33%) 0

Qualità secrezioni e numero aspirazioni 2 (11,76%) 0 0

Quantità secrezioni e numero aspirazioni 0 0 1 (33,33%)

Qualità, quantità secrezioni e bilancio idrico 0 0 1 (33,33%)

Tabella 12 - Decisione sistema di umidificazione diviso per SOC

Tabella 13 - Parametri per modificare gradiente diviso per SOC

Page 45: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

44

Per quanto riguarda le decisioni sull’impostazione della temperatura degli

umidificatori 17 (53,13%) infermieri hanno riferito di impostare la temperatura in

base a disposizioni fornite dal reparto, 10 (31,25%) hanno riferito di impostarla in

base alle caratteristiche del paziente, valutando il suo stato clinico, e 5 (15,63%)

prendono decisioni in base a disposizioni fornite dal reparto e valutando anche le

caratteristiche cliniche del paziente.

Nella tabella 14 sono riportate le risposte fornite dagli infermieri sulle decisioni

dell’impostazione della temperatura degli umidificatori suddiviso per i tre reparti

presi in considerazione per lo studio.

Decisioni sulla temperatura dell'umidificatore

Terapia Intensiva 1

Terapia Intensiva 2

Clinica di Anestesia e Rianimazione

Disposizioni di reparto 9 (52,94%) 7 (58,33%) 1 (33,33%) Caratteristiche del paziente 5 (29,41%) 3 (25%) 2 (66,67%)

Disposizioni di reparto e caratteristiche del paziente 3 (17,65%) 2 (16,67%) 0

Per quanto riguarda la formazione degli infermieri inerente l’umidificazione, 5

(15,63%) infermieri hanno riferito una formazione di base, acquisita durante il

corso di diploma o di laurea, 12 (37,5%) infermieri hanno acquisito competenze

attraverso la formazione sul campo nel corso delle esperienza lavorativa, 7

(21,88%) sia da una formazione di base che da una formazione sul campo, 1

(3,13%) da una formazione di base e attraverso l’approfondimento con una

formazione residenziale (corsi di aggiornamento specifici), 1 (3,13%) da una

formazione sul campo supportata da una formazione residenziale e 6 (18,75%) da

una formazione di base e una formazione sul campo associate a una formazione

residenziale per approfondire le proprie competenze.

Nella tabella 15 sono riportati i dati sulla formazione degli infermieri suddivisi per

i tre reparti presi in considerazione per lo studio.

Tabella 14 - Decisioni sulla temperatura dell'umidificatore diviso per SOC

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45

Tipo di formazione Terapia Intensiva 1

Terapia Intensiva 2

Clinica di Anestesia e Rianimazione

Formazione di base (diploma/laurea) 2 (11,76%) 1 (8,33%) 2 (66,67%) Formazione sul campo (in reparto) 8 (47,06%) 4 (33,33%) 0

Formazione di base (diploma/laurea) e formazione sul campo (in reparto) 5 (29,41%) 2 (16,67%) 0

Formazione di base (diploma/laurea) e formazione residenziale (corsi di aggiornamento specifici) 1 (5,88%) 0 0

Formazione sul campo (in reparto) e formazione residenziale (corsi di aggiornamento specifici) 1 (5,88%) 0 0

Formazione di base (diploma/laurea) Formazione sul campo (in reparto) e Formazione residenziale (corsi di aggiornamento specifici) 0 5 (41,67%) 1 (33,33%)

Agli infermieri è stato chiesto se ritengono che l’infermiere abbia conoscenze,

competenze e capacità decisionali utili a gestire in sicurezza il condizionamento

dei gas nei pazienti in ventilazione meccanica. Da questo è risultato che 31

infermieri su 32 (96,88%), ritengono che l’infermiere abbia tutte queste

caratteristiche che lo rendono competente nella gestione dell’umidificazione,

mentre 1 (3,13%) non ritiene che l’infermiere sia competente a causa di numerose

variabili.

Nella tabella 16 sono riportati i dati sulla percezione della competenza

dell’infermiere nella gestione dell’umidificazione suddivisi per i tre reparti presi

in considerazione per lo studio.

Infermiere può gestire umidificazione e riscaldamento

Terapia Intensiva 1

Terapia Intensiva 2

Clinica di Anestesia e Rianimazione

Sì 16 (94,12%) 12 (100%) 3 (100%) No 1 (5,88%) 0 0

Tabella 16 - Infermiere può gestire umidificazione e riscaldamento diviso per SOC

Tabella 15 - Tipo di formazione diviso per SOC

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46

CAPITOLO 4 - DISCUSSIONE

Dall’analisi dei dati osservati nei tre reparti presi in considerazione si è

evidenziata una completa adesione alle linee guida dell’AARC per quanto

riguarda la raccomandazione di utilizzare l’umidificazione per ogni paziente

sottoposto a ventilazione meccanica invasiva (GRADE 1A). Per tutti i pazienti in

ventilazione meccanica invasiva vengono utilizzati sistemi di umidificazione

attiva, ad eccezione dei casi in cui l’umidificatore non funzioni o durante il

trasporto dei pazienti ad esempio per esami diagnostici. In questi casi il

condizionamento dei gas viene garantito dagli umidificatori passivi che

sostituiscono temporaneamente il sistema attivo.

Analizzando i dati raccolti nel corso dello studio, inerenti le impostazioni della

temperatura degli umidificatori attivi, si è rilevato che nei tre reparti presi in

considerazione è stato adottato uno schema predefinito di impostazioni.

In base alle osservazioni eseguite presso la Terapia Intensiva 1 e la Terapia

Intensiva 2 si è presentata la seguente metodica: gli umidificatori vengono

impostati a 34 °C per i pazienti ventilati meccanicamente con tubi oro-tracheali

(osservato in entrambi i reparti) e a 30 °C per i pazienti ventilati meccanicamente

con tracheostomia (osservato nella Terapia Intensiva 2) (Tabella 7 e 8).

Per questi due reparti esiste una disposizione interna, fornita al personale di

assistenza, che ha come oggetto l’impostazione della temperatura degli

umidificatori attivi. Questo documento interno alle SOC redatto “a seguito di

consultazione di materiale bibliografico e consiglio di esperti” definisce la

raccomandazione di “impostare a 34 °C la temperatura standard degli apparecchi

per l’umidificazione delle vie aeree nei pazienti sottoposti a ventilazione

meccanica e di mantenere un gradiente di temperatura che garantisca una

condensa adeguata.” La disposizione poi ricorda che, “al momento

dell’accensione, l’umidificatore mantiene in memoria i parametri impostati al

paziente precedente” per cui richiama l’attenzione degli operatori a controllare i

parametri ad ogni accensione della macchina. Queste indicazioni inoltre riportano:

“Ove necessario i parametri possono essere modificati, ma è opportuna la

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47

segnalazione sulla grafica.” ritenendo che ci possa essere una variabilità di

impostazioni in base alle caratteristiche cliniche del paziente a discrezione del

professionista, con l’opportuna registrazione sulla documentazione clinica che

definisce l’assunzione di responsabilità sulle modifiche apportate.

Presso la Clinica di Anestesia e Rianimazione non esistono disposizioni di reparto

che raccomandino le impostazioni dei parametri degli umidificatori. In questo

reparto si è osservato che le impostazioni si basano sulla valutazione clinica del

paziente e sull’esperienza dell’operatore. Come si può vedere nella tabella 9 ai

pazienti in ventilazione meccanica invasiva con tubo oro-tracheale, viene

impostata una temperatura tra i 32 °C e i 33 °C.

Confrontando le raccomandazioni delle linee guida AARC rispetto alle

impostazioni della temperatura dei gas “Quando si applica l’umidificazione attiva

ai pazienti che vengono ventilati in modo invasivo, viene suggerito che il

dispositivo garantisca un livello di temperatura dei gas tra 34 °C e 41 °C alla Y

del circuito” (GRADE 2B), si è potuto notare (grafico 1) che: nel reparto di

Terapia Intensiva 1 viene rispettata tale raccomandazione mantenendo una

temperatura media di impostazioni degli umidificatori di 34 °C, nel reparto di

Terapia intensiva 2 sono al

limite della raccomandazione

con una temperatura media di

33,37 °C. Mentre, presso la

Clinica di Anestesia e

Rianimazione, si sono rilevate

discrepanze rispetto alla

raccomandazione delle linee

guida rilevando una

temperatura media di

impostazioni di 32,35 °C.

Grafico 1 - Confronto temperature umidificatori nei reparti

Page 49: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

48

Nonostante, come detto in

precedenza, si siano notate

discrepanze sulle metodiche

di impostazione della

temperatura degli

umidificatori attivi, si può

vedere dal grafico 2 che

l’umidità assoluta fornita

dagli umidificatori in tutti e

tre i reparti osservati per lo

studio rispettano le

raccomandazioni delle linee

guida AARC, che raccomandano che il dispositivo garantisca un livello di umidità

assoluta tra i 33 mgH2O/L e 44 mgH2O/L (GRADE 2B).

Per quanto riguarda l’umidità relativa le linee guida AARC raccomandano di

fornire una umidità relativa del 100% (GRADE 2B) e nel grafico 3 sono riportate

le medie delle

rilevazioni eseguite con

la deviazione standard

divise per i reparti

osservati. Dall’analisi di

queste osservazioni si

può rilevare che

l’umidità relativa

fornita al paziente

durante la ventilazione

meccanica invasiva è

mediamente sempre

inferiore a quella

raccomandata dalle

linee guida.

Grafico 2 - Confronto umidità assoluta fornita dagli umidificatori nei reparti

Grafico 3 - Confronto umidità relativa fornita dagli umidificatori nei reparti

Page 50: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

49

Per quanto riguarda la NIV sono state riscontrate discrepanze nei tre reparti presi

in considerazione (Tabella 10). In base alle linee guida dell’AARC

l’umidificazione attiva viene suggerita nella NIV (GRADE 2B), in quanto può

migliorare l’aderenza ed il comfort del paziente. Nella SOC di Terapia intensiva

1, nei 3 casi osservati, non è stato utilizzato alcun sistema di umidificazione. La

motivazione a sostegno di questa scelta è stata un discomfort maggiore per il

paziente legato alla condensa all’interno della maschera full-face utilizzata. Al

contrario, in Terapia Intensiva 2, nei 5 casi osservati, è stata sempre utilizzata

l’umidificazione attiva, impostando la temperatura a 30 °C. Questo

comportamento è perciò in linea con il suggerimento delle linee guida e rispetta le

aspettative di una migliore aderenza e comfort durante la NIV. In Clinica di

Anestesia e Rianimazione dalle 3 osservazioni effettuate si è rilevato che si

utilizza l’umidificazione attiva durante la NIV in base alle caratteristiche cliniche

del paziente. Nei due casi in cui è stato utilizzato un sistema di umidificazione la

temperatura è stata impostata a 34 °C.

Le linee guida AARC per l’umidificazione durante la NIV non raccomandano

l’utilizzo degli umidificatori passivi (GRADE 2C). Dall’analisi dei dati osservati

nei tre reparti presi in considerazione si è evidenziata una completa adesione a

questa raccomandazione infatti nessuno dei reparti adotta questo sistema per

l’umidificazione dei pazienti in NIV.

Per quanto riguarda i dati relativi alla gestione dell’umidificazione da parte degli

infermieri è stata fatta l’analisi delle risposte per i tre reparti presi in

considerazione per lo studio (tabella 14). Presso i reparti di Terapia Intensiva 1 e 2

la maggior parte degli infermieri, rispettivamente il 52,94% e il 58,33%,

riferiscono di impostare l’umidificatore in base alle disposizioni presenti in

reparto, mentre presso la Clinica di Anestesia e Rianimazione la maggior parte

degli infermieri, il 66,67%, riferiscono, in assenza di direttive all’interno della

SOC, di prendere decisioni sulle impostazioni dell’umidificatore in base alle

caratteristiche cliniche del paziente. Questa ultima modalità di gestione, non

definita da direttive, dimostra le capacità decisionali del gruppo di infermieri che è

Page 51: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

50

in grado di modulare le diverse necessità del paziente in base alla rilevazione dei

parametri clinici più significativi per questo aspetto dell’assistenza.

Per quanto riguarda i parametri che gli infermieri valutano per modificare il

gradiente di temperatura degli umidificatori (tabella 11) si è visto

complessivamente che la maggior parte degli infermieri (46,88%) valuta sia la

qualità che la quantità delle secrezioni, il 28,13% valuta solo la qualità, mentre

una piccola parte degli infermieri inserisce anche altri parametri quali il numero di

aspirazioni ed il bilancio idrico. Si ritiene che per modificare opportunamente il

gradiente di temperatura e di conseguenza anche l’umidità relativa ed assoluta, sia

importante una valutazione complessiva dei parametri per evitare errori che

potrebbero incidere sullo stato clinico del paziente.

Per quanto riguarda la formazione inerente l’umidificazione dei gas (tabella 11) la

maggior parte degli infermieri (37,5%) riferisce di aver acquisito le competenze

necessarie in reparto con la formazione sul campo, il 21,88% riferisce di averle

acquisite sia attraverso il percorso formativo di base (corso di laurea/diploma) che

in reparto con la formazione sul campo ed il 18,75% riferisce di aver acquisito le

competenze necessarie con il percorso di base e la formazione sul campo ma

anche con corsi di aggiornamento specifici (formazione residenziale). Si ritiene

che questo ultimo approccio sia la modalità migliore per affrontare le

problematiche assistenziali in quanto il confronto e l’approfondimento di

tematiche specifiche permettono al professionista di ottimizzare e certificare la

propria competenza.

Per quanto riguarda la domanda fatta agli infermieri rispetto alla percezione di

possedere come professionista sufficienti conoscenze, competenze e capacità

decisionali utili a gestire l’aspetto del condizionamento dei gas nei pazienti in

ventilazione meccanica (tabella 11) la quasi totalità degli infermieri (96,88%)

ritiene di possedere queste caratteristiche, in un caso è stato specificato che

sarebbe necessario attivare corsi di aggiornamento specifici sull’argomento. Il

3,13% (un infermiere) ritiene che l’infermiere non abbia le competenze necessarie

Page 52: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO DI SCIENZE

51

per prendere decisioni riguardo il condizionamento dei gas riportando come

motivazione “il tutto è basato su una formazione sul campo variabile da

professionista a professionista, perchè non tutto è codificato e chiaro a tutti;

l’unico mezzo di approfondimento è la letteratura (usata a discrezione del

professionista e comunque non applicata su larga scala)”.

Questa segnalazione può rappresentare uno spunto di riflessione sulla necessità e

responsabilità dei professionisti di effettuare autonomamente approfondimenti

personali, anche con corsi tematici, quando in ambito clinico, non si trovi una

risposta univoca o si trovi di fronte a difficoltà nella risoluzione dei problemi

assistenziali.

4.1 - Limiti dello studio

Uno dei limiti maggiori dello studio è la ridotta numerosità del campione. Infatti

sono state eseguite 153 osservazioni, su 30 pazienti, di cui solamente 11 in

ventilazione non invasiva e 142 in ventilazioni invasiva (140 con umidificazione

attiva e 2 con umidificazione passiva). Queste numero limitato di osservazioni

influisce sulla qualità dello studio soprattutto per quanto riguarda gli aspetti della

ventilazione non invasiva e l’umidificazione passiva.

Un altro limite dello studio è il breve periodo di osservazione che ha influito sulla

quantità delle osservazioni che è stato possibile effettuare.

Inoltre, aver assunto come gold standard solo le linee guida dell’AARC (Clinical

Practice Guideline - Humidification During Invasive and Noninvasive Mechanical

Ventilation: 2012) potrebbe rappresentare un limite metodologico dello studio.

Infatti, questo potrebbe aver delimitato eccessivamente l’analisi delle pratiche

assistenziali e delle decisioni cliniche adottate entro i limiti delle raccomandazioni

di tali linee guida.

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52

CAPITOLO 5 - CONCLUSIONI

L’umidificazione artificiale è un aspetto essenziale nella cura del paziente in

ventilazione meccanica, soprattutto in presenza di una via aerea artificiale. Per

prevenire gli effetti negativi correlati al by-pass delle vie aeree, all’erogazione di

gas privi di vapore acqueo e a temperature non ottimali, è assolutamente

necessaria una integrazione di umidità e calore all’aria inspirata attraverso

l’applicazione di sistemi di umidificazione attivi o passivi.

Nonostante la letteratura disponibile riporti chiaramente l’importanza del

condizionamento dei gas sugli outcome dei pazienti, esiste ancora una notevole

confusione tra i professionisti della salute su come ciò si possa ottenere.

Per questo studio, condotto in collaborazione con i reparti di Terapia Intensiva

dell’Azienda Ospedaliera Universitaria – Santa Maria della Misericordia, si sono

prese in esame le linee guida dell’AARC (American Association for Respiratory

Care) sulla pratica clinica dell’umidificazione durante la ventilazione meccanica.

Tali linee guida riportano alcune indicazioni metodologiche e definiscono

raccomandazioni e suggerimenti sostenuti da evidenze.

L’obiettivo di questo studio è stato valutare le pratiche e le decisioni cliniche

adottate dal personale infermieristico per l’applicazione dell’umidificazione nei

pazienti in ventilazione meccanica confrontandole con le linee guida citate.

I dati emersi confermano, come rilevato dall’analisi della letteratura, la variabilità

della gestione dell’umidificazione non tanto per quanto riguarda i dispositivi,

quanto per i parametri clinici presi in esame per modificare le impostazioni degli

umidificatori ed identificare l’efficacia o meno del condizionamento dei gas.

Inoltre, è emerso come gli infermieri riconoscano la necessità di ottimizzare e

certificare la propria competenza con un appropriato training formativo per

dimostrare la capacità di utilizzare correttamente l’umidificazione, saper valutare

il paziente, il sistema ventilatore-paziente e gestire appropriatamente

l’umidificazione in base al proprio giudizio clinico.

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53

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Allegato 1

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Allegato 2

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