Uno sguardo sui principali autori e sulle dottrine filosofiche, teologiche e scientifiche dal IV al...
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La Filosofia occidentale da Sant’Agostino a Giordano Bruno Uno sguardo sui principali autori e sulle dottrine filosofiche, teologiche e scientifiche dal IV al XVI secolo
Uno sguardo sui principali autori e sulle dottrine filosofiche, teologiche e scientifiche dal IV al XVI secolo
Uno sguardo sui principali autori e sulle dottrine filosofiche,
teologiche e scientifiche dal IV al XVI secolo
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heri dicebamus I Nello scorso Anno Accademico abbiamo insieme
percorso un itinerario difficile e nello stesso tempo
entusiasmante: abbiamo esplorato gli antichi Miti e accolto il
lento protendersi della Ragione filosofica da quei Miti e Racconti.
Abbiamo ammirato lacume scientifico dei primi sapienti che si
facevano le domande fondamentali sulluomo e sul mondo, e -come
cuore del corso- abbiamo trattato i grandi filosofi greci, che si
sono posti i quesiti fondamentali sulla Natura e sullUomo,
sullEssere, sul Bene, sul Vero, i famosi concetti
trascendentali
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heri dicebamus II Abbiamo insieme attraversato il lungo cammino
della grande Filosofia antica del nostro Occidente, incontrando
figure gigantesche come quelle di Eraclito, Parmenide, Socrate,
Platone, Aristotele, Epicuro avvicinandoci progressivamente al
punto di cesura decisivo tra un prima e un poi, alla nascita di Ges
di Nazaret, detto il Cristo, che divide il tempo e la storia.
Abbiamo un poco sorvolato i primi quattro secoli, ma ecco che ora
ci viene incontro un gigante, santAgostino (dIppona o da Tagaste),
che per noi qui -in sede filosofica- chiameremo semplicemente
Agostino.
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Agostino: biografia I (354-430) Aurelio Agostino nasce a
Tagaste (una citt dellattuale Algeria non distante dal confine
tunisino). Studia a Tagaste, Madaura e Cartagine. A diciannove anni
riconosciuto eccellente retore, iniziando a fare il professore di
grammatica e retorica latine. Conosce una donna a Cartagine (Floria
Emilia, come suggerisce Jostein Gaarder in Vita brevis?) e con lei
ha un figlio, Adeodato (dato da Dio). Parte per lItalia e va a Roma
nel 383 e poi a Milano, dove si compie il grande cambiamento, dopo
lincontro con il vescovo Ambrogio. A Cassiciaco fonda il primo
gruppo di studio e meditazione sulla Scrittura con un gruppo di
amici, tra i quali il suo biografo Possidio.
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Agostino: biografia II Nel 387 torna in Africa, dopo la morte
della madre Monica. A Tagaste fonda un cenobio per studiare le
Scritture, si trasferisce per un breve periodo a Cartagine e poi ad
Ippona, dove ordinato sacerdote. Nel 395 nominato vescovo di quella
citt, lattuale Hannba in Algeria. Muore durante lassedio di Ippona
da parte dei Vandali di Genserico. La considerazione e limportanza
di Agostino sar immensa fino a oggi, sia in ambito cristiano sia
extra.
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Agostino: formazione A diciannove anni Agostino gi considerato
vir eloquentissimus atque doctissimus, in realt essendo un ottimo
retore e grammatico latino. Uomo vivacissimo e inquieto conosce un
cambiamento quando incontra la filosofia ciceroniana dellOrtensio,
opera perduta, che lo avvicina al pensiero greco-latino. Lo
colpisce come un dardo che d una ferita inguaribile il problema del
male, cui dedicher molti sforzi di riflessione teologica e
filosofica. Il male come dimensione generale della vita umana:
metafisica, fisica e morale.
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Agostino: manicheo! Il tema del male gli fa credere alla
veridicit della dottrina del sacerdote orientale Mani, che riteneva
vi fossero due principi originari: quello del Bene e quello del
Male perennemente in lotta. Agostino approfondisce il tema
acquisendo coscienza che il principio stesso del male nelluomo,
nella sua possibilit di scelta, nella sua libert. Ecco che Agostino
coglie nel primato della spiritualit la chiave fondamentale di
lettura dellessere umano, ereditando la lezione platonica tramite
la dottrina di Plotino.
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Agostino: il dubbio e Dio 1200 anni prima di Cartesio, Agostino
indica, dubitando, la dottrina psicologica del soggetto, delluomo
che fonda la sua stessa ragion dessere sul dubbio, sulla
riflessione intorno alla verit. Il coglimento della verit, cos come
in Platone (con la reminiscenza) e Plotino (con lilluminazione), d
ad Agostino la certezza che la verit si fondi sulla sua eternit
trascendente, illuminata dal Verbo stesso di Dio, ratio superior:
() noli de te exire, in teipsum redi, quia in interiore homine
habitat veritas ().
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Agostino: filosofia e religione Lilluminazione divina per
Agostino linizio di ogni sapienza: tutto deriva da Dio, soprattutto
la verit, che si pu manifestare, sia nella sua veste religiosa
della fede, sia nella sua veste intellettiva della ragione. Con uno
dei suoi aforismi, che spesso si configurano come ossimori,
Agostino afferma che il cristianesimo la vera filosofia: con ci
egli non intende dire che il cristiano debba rinunziare alla
riflessione razionale, ma che questa illuminata dalla fede nelle
cose celesti che riguardano Dio e che sono state rivelate alluomo
dalla Scrittura e dalla Persona di Ges Cristo.
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Agostino: la sapienza vera San Bonaventura da Bagnoregio
avrebbe intitolato 900 anni dopo Agostino la sua opera maggiore:
Itinerarium mentis in Deum, Itinerario della mente verso Dio: la
posizione agostiniana. Tutte le discipline della scienza umana, per
Agostino, debbono essere al servizio della ricerca di Dio, che
nella sua essenza resta inaccessibile, ma a cui ci si pu avvicinare
se gli occhi della ragione si alleano alla visione di fede. Nulla
del mondo sfugge alla scienza divina e pertanto, trattando della
scienza divina, si possono conoscere anche le cose del mondo.
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Agostino: Dio-Trinit Ma Dio, che colui che (ejeh asher ejeh,
Esodo 3, 14), e anche lipsum esse subsistens, cio lessere stesso
sussistente, vere esse enim semper eodem modo esse, il vero essere
che sempre nello stesso modo, impassibile ed immobile, ma che nel
contempo contiene la dinamicit che propria dellanima umana, unica
sua analogia accessibile alluomo stesso. Lanima, infatti, agisce
sia come memoria, sia come intelligenza, sia come volont, e
pertanto Dio stesso pu essere detto nella sua unica natura come
mens, notitia et amor, Padre Figlio e Spirito. Deus, per Agostino,
non solo il Padre, ma la Natura stessa di Dio vivente nelle tre
Persone: e in questo il nostro grande padre latino si differenzia
da molta teologia greco-alessandrina (Cirillo, in parte Origene
stesso, Eutiche, etc.).
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Agostino: la creazione, il tempo e lanima I Per Agostino Dio
lessere, lintelligenza e la volont per s sussistenti, uno e
unitrino, atto dessere atemporale. La creazione invece vestigium
Dei, libero atto damore creativo. Ci che nel e del mondo deriva il
suo essere e il suo esistere dalla libera volont creatrice di Dio;
tutto ci che esiste o che pu esistere secondo una ratio seminalis
di Dio stesso, da lui deriva e ha lessere. Ogni essere creato da
Dio limitato e finito: dallInfinito e dallIncondizionato di Dio
deriva il finito e il condizionato delle creature, tra le quali
luomo.
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Agostino: la creazione, il tempo e lanima II Il tempo stesso
con-creato con le creature che stanno dentro al tempo (forse qui
non siamo tanto distanti da alcune teorie astrofisiche
contemporanee), e quindi il tempo ha un inizio e una fine, ma il
tempo esiste solo in quanto presente, poich il passato e il futuro
non esistono pi o non esistono ancora: pertanto, per Agostino si pu
dire che solo alla mente esiste un presente del passato come
memoria e un presente del futuro come attesa e speranza. lanima che
percepisce il tempo come durata, comprendendo confusamente che
questa durata dentro latemporalit delleterno, cio di Dio.
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Agostino: il male e la libert Per Agostino il male esiste, ma
il male non ha lessere, essendo lessere solo di Dio, perch il male
una mancanza, una privazione (defectio boni, mancanza di bene) e
luomo lo pu declinare in tre modi: - male metafisico: defectio
boni, cio non-essere. - male fisico: cui luomo si deve adattare
cercando i rimedi della ragione naturale, - male morale: esso
deriva dallesercizio del libero arbitrio che per per Agostino
limitato, e vedremo pi avanti questo difficile tema.
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Agostino: la grazia e la libert nelluomo I Loccasione per
trattare il tema in tutta la sua profondit per Agostino la
cosiddetta polemica antipelagiana, dal nome di un monaco irlandese
che aveva una visione antropologica e teologica molto diversa dal
maestro numida. Pelagio riteneva che luomo stesso con le sue opere
avrebbe deciso della propria salvezza, mentre Agostino era pi
propenso alla centralit della Grazia divina, che ogni anima
credente deve umilmente chiedere a Dio per la propria salvezza. Il
rapporto tra grazia e opere risale a san Paolo (Lettera ai Romani)
di cui Agostino era attento interprete: il tema quello della
debolezza umana e dellumilt che Agostino predica come virt somma, e
quindi dellaffidamento a Dio.
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Agostino: la grazia e la libert nelluomo II Grazia e Libert
sono i temi che resteranno nella discussione teologico-morale fino
a Lutero e ai nostri giorni. Agostino, fondamentalmente pessimista
sulla natura umana, ritiene che solo la fede nellimperscrutabile e
libera volont di Dio possa trovarsi la salvezza, non data (o non
solo) per atto di giustizia e riparazione, ma gratia gratis data,
per infinit bont del Creatore stesso. Per Agostino, solo il
sacrificio sulla croce di Ges Cristo ha potuto dare soddisfazione
allinfinita offesa inferta a Dio dalluomo che gli ha preferito nel
tempo i beni finiti piuttosto che Lui stesso. Lunico sacrificio di
espiazione e soddisfazione degno dellinfinit divina.
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Agostino: le due citt e la storia Nella vita delluomo, nella
storia umana vi una continua tensione, fra la citt delluomo
(civitas terrena) che egli ha costruito nella storia (civilt,
regni, battaglie, conquiste, sconfitte, etc.) e la citt di Dio
(Civitas Dei), preparata per luomo, ma che attende dalluomo una sua
disposizione spirituale ad accedervi. Nella grande opera omonima
Agostino traccia una specie di teologia della storia o teodicea,
per rappresentare la possibilit che nella Chiesa universale di
Cristo, cio nellachiamata di tutti i popoli e genti di ogni tempo e
luogo si possa realizzare alla fine la ricongiunzione e la
riconciliazione tra le due citt (mundus reconciliatus), nella vita
eterna.
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Leredit di Agostino Non facile dire qui quale e quanta sia
leredit di Agostino nel tempo, e nel nostro tempo in particolare.
Se lo si considera come pensatore cristiano, si tratta
indubbiamente del pi grande Padre latino della Chiesa; se lo si
considera come filosofo, si tratta forse del maggior pensatore
neo-platonico, ma caratterizzato da una personalit cos autonoma e
particolare che la dizione pensatore neo-platonico sembra molto
riduttiva. Se infine lo si considera come pensatore tout court, si
tratta della figura iniziale e forse pi importante della cultura
occidentale ai suoi primordi, e dellautore di una sintesi
insuperata tra cultura greco-latina e cultura biblica, fonti
immortali per tutti e per ciascuno di noi. La sua eredit odierna,
peraltro ripresa in molti autori contemporanei e nella ricerca
antropologica (Husserl, Jung, etc.), nonch dal papa Benedetto XVI,
fortemente attuale e meritevole di grande attenzione, per la
perspicacia profondissima delle sue riflessioni sulla struttura
naturale (psicologia) delluomo e sul suo rapporto con la
trascendenza.
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Agostino: le opere principali e alcuni studi Opere di
SantAgostino: De Civitate Dei, De Trinitate, Confessiones, De
Doctrina Christiana, De libero arbitrio, Soliloquia, Commentarium
ad Johannem, Expositio super Psalmos, De immortalitate animae,
Litteras, Contra accademicos, etc. edizione latino-italiana,
diretta da A. Trap, cura di vari, ed. Citt Nuova, Roma 1965 e sgg.,
e sul web in www.augustinus.itwww.augustinus.it Opere politiche, ne
Il pensiero politico cristiano, vol II, a cura di G. Barbero, Utet,
Torino 1965 La vita di santAgostino, scritta da Possidio, trad. it.
A cura di M. Pellegrino, Verba seniorum, 4, Alba 1955 M.
Pellegrino, Le Confessioni di SantAgostino, Studium, Roma 1956 A.
Pincherle, SantAgostino, Laterza, Bari 1939 H. Marrou,
SantAgostino, Mondadori, Milano 1965 P. Brown, Agostino, Einaudi,
Torino 1971
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Proclo I (412-485) Limpero romano dOccidente, con la morte di
Agostino si avviava al declino. In Oriente brillava ancora la luce
della filosofia neo-platonica, di cui Proclo fu sommo esponente.
Nato a Costantinopoli, studio ad Alessandria e ad Atene con insigni
maestri della tradizione platonica cos come la portarono avanti
Plotino e Porfirio, Olimpiodoro, Plutarco e Siriano. Da Plotino,
Proclo prese alcuni principi fondamentali: - la provenienza di
tutti gli esseri dallUno,
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Proclo II - lUno oltre lessere delle cose, - LUno oltre il
tutto, oltre ogni distinzione di generi e specie, - LUno
inconoscibile e ineffabile, - dellUno non pu dirsi e predicarsi
alcunch, poich ogni predicazione porta limitazione DellUno, quindi,
si pu dire solo mediante negazioni: lUno non non non , applicando
una teoria riflessiva del silenzio, detta apofatica.
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Proclo III DallUno tutto procede in modo triadico, perch lUno
permane in s, pur generando ci che appare allessere, il molteplice
fuori di s, ma che deve ritornare allUno per i suoi limiti. La
processione avviene secondo una certa scalarit per cui ogni essere
deriva dal superiore e produce linferiore in un rapporto di
causalit e partecipazione (sembra il contrario dellevoluzione
darwiniana!), ma il tutto per poi essere ricongiunto allUno, in un
sommo atto di intuizione estatica, che supera ogni discorso
(dinoia) e ogni intellezione umana (nesis).
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La chiusura delle scuole filosofiche Nel 529 limperatore
Giustiniano ordin la chiusura di tutte le scuole filosofiche di
Atene. Per limpero esse sostenevano dottrine incompatibili con
quella cristiana, che era diventata, con Teodosio I, religio
principis et imperii. In ogni caso la tradizione filosofica
classica, soprattutto quella platonica, sopravvisse e si innest
comunque nel filone filosofico-religioso cristiano. Unopera
fondamentale di quest temperie fu la raccolta denominata corpus
dyonisianum, di autore ignoto, ma solitamente attribuita a un
Dionigi lAreopagita.
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Il corpus dionysianum composto da quattro trattati di enorme
importanza teologico-filosofica: - De coelesti hierarchia, - De
ecclesiatica hierarchia, - De divinis nominibus, - De mystica
theologia. Lispirazione di questi testi senzaltro platonico-
plotiniana, ponendo il tema dellUno come fonte di ogni essere, di
cui si pu dire solo negando ogni possibilit di definizione, essendo
possibile solo lilluminazione della manifestazione dellUno
(teofania) che esprime il molteplice delle cose del mondo e
delluomo stesso.
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Da santAgostino a Boezio In Occidente la teologia e la
filosofia agostiniana si diffondono sempre di pi e vengono raccolte
nel VI secolo in particolare da Severino Boezio. Amico e
consigliere di re Teodorico, cadde in disgrazia per un supposto
accordo con il basileus di Costantinopoli e fu imprigionato. In
carcere scrisse la grande opera De consolatione philosophiae, che
segna linizio della riflessione filosofica alto-medievale. Boezio
si occup anche dei testi aristotelici traducendo lOrganon, cio le
Categorie, il De interpretatione, gli Analitici primi e secondi e i
Topici. Spiegare la Logica e la Metafisica platonico-aristotelica
furono la sua missione filosofica pi ambiziosa, che gli riusc solo
in parte.
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Severino Boezio (480-526) Nel De consolatione philosophiae
Boezio invita alla contemplazione di Dio in questa vita nel mondo,
che come un inserto nelleternit (interminabilis vitae tota simul et
perfecta possessio). Straordinaria e insuperabile la sua
definizione antropologica delluomo: persona est rationalis naturae
individua substantia, la persona una sostanza individuale di natura
intellettuale.
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Dalla rinascita carolingia al XII sec. A volte si sente parlare
di secoli bui con riferimento a quel periodo che gli storici,
nellarbitraria classificazione a posteriori, chiamano Medioevo. Vi
da chiedersi Medioevo rispetto a chi, a cosa? Certamente rispetto
agli studiosi degli ultimi duecento anni, che si sentono in grado
quasi di dominare il passato e alcuni aggiungono secoli bui. Ma bui
perch? Se il Medioevo ha avuto pensatori come Boezio, come
Abelardo, come Anselmo, come Tommaso, come Bonaventura?
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I secoli VII-XII Forse si possono individuare due linee di
pensiero nella christianitas medievale, quella degli agostinisti
intrisi di pessimismo antropologico, come Pier Damiani e san
Bernardo, e altri pensatori pi fiduciosi nella ragione umana e
nella possibilit autoredentiva delluomo, come Abelardo, i Vittorini
e i filosofi della scuola di Chartres. In questi secoli, comunque,
il minimo comun denominatore quello teologico, per cui la filosofia
occidentale del tutto assorbita nella riflessione teologica, come
stiamo constatando.
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Giovanni Scoto Eriugena (810-877) Dotto e pensatore ardito del
IX secolo, agostiniano nella struttura del pensiero, Giovanni Scoto
Eriugena non fu considerato molto ortodosso dalla Chiesa, perch
considerava la ragione come ausilio indispensabile della fede: fede
e ragione non potevano essere disgiunte nella vita spirituale
delluomo. Egli sosteneva che senza la ragione la fede lenta, ma
senza la fede la ragione vuota. Ben si capisce come ci si stia
muovendo verso altri lidi intellettuali, che troveranno un paio di
secoli dopo emuli straordinari come Anselmo dAosta e Abelardo, sia
pure su fronti diversi. Per Giovanni Scoto Eriugena Dio creatura
increata creante e il mondo naturale natura creata creante
(evoluzionismo in nuce).
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Il problema degli universali La domanda derivava dalla
tradizione aristotelica cos come laveva trasmessa Porfirio
(nellIsagoge): le idee universali che abbiamo delle cose
corrispondono alle cose stesse come concrete e reali? Il dibattito
fu accanito tra tesi estreme: tra il realismo (cf. Gerberto
dAurillac) che sosteneva come le idee universali fossero realt in
s, e il nominalismo (cf. Roscellino di Compiegne, aristotelico,
maestro di Abelardo) che sosteneva lopposto, che cio le idee sono
solo i nomi che diamo alle cose. Berengario di Tours propose invece
la tesi intermedia della dialettica tra i nomi/idee e le cose
stesse. Intanto nella Chiesa reagivano personaggi come Pier Damiani
che trovava inaccettabile inquadrare le realt del mondo in concetti
logici che pretendessero di comprendere linfinit di
Dio-Creatore.
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La Scuola di Chartres Il XII secolo vide uno straordinario
risveglio spirituale, scambi tra mondi diversi (anche per le
Crociate); fu allora che fiorirono diverse scuole
teologico-filosofiche, come quella di Chartres. Alcuni nomi:
Adelardo di Bath, che conobbe Euclide tramite gli arabi; Bernardo e
Thierry di Chartres, Gilberto Porrettano, Guglielmo di Conches,
Alano di Lilla Questi autori sostenevano che la scienza nutrita
dalla ragione non che la spiegazione con linguaggio umano del
linguaggio divino, che altrimenti resterebbe incomprensibile
alluomo.
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Pietro Abelardo (1079-1142) Troppo nota la sua storia dolorosa
e intensa con Eloisa, perch ivi ci soffermiamo. Qui parliamo della
sottolineatura potente della ragione, che Abelardo, forse con forza
maggiore di altri, sostenne al prezzo di scontri ed esili. Per
Abelardo la logica della ragione era precisazione di termini,
liberazione da oscurit incomprensibili, chiarezza. ma diceva: Io
non voglio essere filosofo contraddicendo san Paolo; n voglio esser
un Aristotele per separami da Cristo.
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San Bernardo di Chiaravalle (1091-1159) Fu lavversario per
eccellenza di Abelardo. Ma Bernardo faceva parte di un contesto
monastico che si opponeva a quella che veniva ritenuta uneccessiva
sottolineatura della ragione a scapito della fede in Dio. In un
certo senso troviamo su fronti opposti Reims, Laon, Parigi e
Chartres, da un lato e Citeux, Clairvaux e Signy dallaltro, le citt
mercantili e universitarie vs. i monasteri benedettini nelle varie
congregazioni nascenti (Cistercensi, etc.). Per Bernardo in
Abelardo c lusurpazione totale del ruolo della fede da parte della
ragione, poich luomo non pu levarsi superbamente faccia a faccia
con Dio in unintuizione solamente intellettuale
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I Vittorini Se san Bernardo tendeva a privilegiare la fede per
amore di Dio sul sapere razionale, come in un perenne moto
dialettico, nellAbbazia parigina di San Vittore, si cerc di
conciliare fede e ragione. I due maggiori rappresentanti di tale
tendenza furono Ugo, sassone e Riccardo, scozzese. Da loro pervenne
la sintesi che meglio rappresenta la collaborazione e quasi la
fusione di ragione e fede, di mente e cuore, il progresso
spirituale rappresentato dai tre momenti: cogitatio, meditatio,
contemplatio, cio i gradi che innalzano le creature al Creatore.
Riccardo addirittura parla di: dilatatio mentis, sublevatio mentis
e infine di alienatio mentis.
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Anselmo dAosta I (1033-1109) Nato a Pavia, Anselmo fu monaco a
Bec in Normandia, e poi consacrato vescovo di Canterbury; non ebbe
vita facile con i potenti del tempo (re Guglielmo II). Scrisse
alcune opere che furono fondamentali per la ricerca filosofica e
teologica successiva: Monologion, Proslogion, De Veritate, De
libertate arbitrii, Cur Deus homo, etc.. Il suo attributo di padre
della Scolastica deriva dal fatto che per primo concep la
possibilit di una teologia come scienza.
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Anselmo dAosta II Fides quaerens intellectum, era il suo motto,
cio un atteggiamento di apertura alla potenzialit conoscitiva della
ragione, ma illuminata dalla fede: non solo ratio e non solo
auctoritas, dunque. Vi per Anselmo una ratio fidei, cio una
possibilit di sviluppare la conoscenza tramite laffidamento alla
fede, che non riduce la ragione, bens la rinforza. Ci possibile
perch la ragione umana stessa parte, se pure sbiadita e indebolita,
della Ragione divina, che governa tutte le cose. la debolezza della
ragione umana che dice perch essa stessa debba operare
indefinitamente senza la pretesa di comprendere totalmente quella
divina. Ragione e fede sono dunque per Anselmo due momenti di un
unico processo conoscitivo, che cresce in funzione dellarmonia che
lanima umana riesce e dar loro.
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Anselmo dAosta III Anselmo si impegn a riflettere sullesistenza
di Dio in modo originale, sia rispetto ai predecessori, sia
rispetto ai pensatori successivi, come san Tommaso dAquino. Se vi
sono, dice Anselmo, cose buone che conosciamo, non vi pu essere che
un Summum Bonum che tutte le ricomprende e riassume, come Bene in
s. Summe Bonum anche Summe Magnum, e infine Esse Summum Omnium.
Questo Essere dunque Id quo magis cogitari nequit, Ci di cui non si
pu pensare nulla di pi grande, lEssere Assoluto, cio Dio
stesso.
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Anselmo dAosta IV La cosiddetta prova ontologica dellesistenza
di Dio suscit non poche perplessit successive. Sostenitori della
prova ontologica anselmiana nella storia della filosofia furono san
Bonaventura, Leibniz e Hegel: per costoro lesse in mente coincide
con lesse in re. La realt corrisponde alla razionalit. Altri, da
Gaunilone di Tours (monaco benedettino), a san Tommaso dAquino a
Kant, tale ragione- motivazione non si reggeva sul piano razionale,
perch non sarebbe possibile un passaggio dallordine logico
allordine ontologico, cos tout court.
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Il XIII secolo Secolo fondamentale, il periodo di Tommaso e
Bonaventura, il secolo della grande filosofia e teologia
scolastica. La grande novit culturale costituita dalla scoperta
dellopera integrale di Aristotele, di fisica, metafisica, politica
e morale. Fonti importanti della riscoperta aristotelica furono gli
arabi Avicenna e Averro. ma fu Tommaso dAquino a tentare di
utilizzare la ragione aristotelica nella teologia e filosofia
cristiane. I due ordini mendicanti fondati al tempo,
rispettivamente da Francesco dAssisi e Domenico Guzman, i
francescani e i domenicani si riferirono alla tradizione
agostiniana, pi platonica, e a quella aristotelica, mediante
Tommaso.
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Le filosofie araba ed ebraica Le relazioni tra la filosofia
araba e quella cristiana sono indubbie: infatti furono i cristiani
di Siria (cf. Scuola di santEfrem il Siro di Nisibis di Edessa) a
tradurre in arabo le opere di Aristotele e degli altri antichi
filosofi (Platone). Non a caso limperatore Zenone la chiuse per il
suo nestorianesimo (visione teologica che considerava solo la
natura umana di Ges Cristo). Le tendenze filosofiche arabe, in
qualche modo influenzate, oltrech dalle dottrine islamiche, dalle
opere della classicit filosofica greco-antica si possono dividere
in orientali e occidentali.
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Alfarabi (sufita) e Avicenna Alfarabi di Bagdad (950 ca) era un
platonico-aristotelico classico, accettando egli dai due grandi
greci anche la divisione dei saperi, a partire dalla teologia o
metafisica, secondo la quale Dio stesso muove tutto (primo motore
non mobile). Lintelletto umano, invece, procede da Dio stesso per
illuminazione. Avicenna (Ibn Sina, 980-1037) fu il massimo filosofo
musulmano orientale. Persiano di nascita scrisse la sua opera
maggiore in arabo (Sufficientiae, cio a-ifa), nella quale comprese
logica, fisica, matematica, scienze naturali, psicologia e
metafisica.
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Avicenna I Avicenna divise i temi in: logica, propedeutica alla
filosofia, filosofia speculativa (fisica, matematica e teologia) e
filosofia pratica (etica, economia e politica), e la teologia in
prima (quella di derivazione greca) e seconda (di derivazione
islamica). La sua gnoseologia aristotelica, ma anche platonica (e
potremmo dire quasi agostiniana e pre-cartesiana), perch ammette la
possibilit della coscienza di s anche prescindendo dallesperienza.
Per lui tutti gli esseri sono necessari anche se, in s,
contingenti: io nasco per decisone altrui, e quindi sono
necessitato a nascere, ma poi muoio, e dunque la mia una struttura
ontologica contingente.
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Avicenna II La serie delle cause non per infinita, cosicch si
deve giungere ad una causa-incausata, a un essere necessario e non
contingente. In questa prospettiva Avicenna aristotelico,
attribuendo solo allessere necessario lessenza in s e per s, e
allessere contingente lessenza per analogia. Egli segue Aristotele
anche nella teoria della potenza e dellatto, come principio di
mutamento in altro in quanto altro, distinguendo tra potenza attiva
(agente) e passiva nel paziente: ci si manifesta dalla potenza
pura, materia prima fino allatto puro, lessere necessario.
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Avicenna III Solo Dio lEssere necessario, che crea
incessantemente, Egli il Bene assoluto, agente dalleternit mediante
una Intelligenza prima, che possiede essenza ed esistenza, e altre
dieci Intelligenze in grado di colmare tutte le gradazioni
dellessere che le separa dallUno, da Dio stesso. La Decima
Intelligenza quella che d la forma corporeitatis a tutti gli esseri
che esistono come emanazioni, a partire dallintelletto umano.
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Algazali I (1058-1111) Algazali fu un pensatore, potremmo dire,
ortodosso dellIslam, poich si oppose sia ad Alfarabi sia ad
Avicenna. Era soprattutto un teologo, e quindi legato a una visione
del mondo e del rapporto con Dio di tipo fideistico. La sua
Destructio philosophorum provoc pi tardi la reazione di Averro con
la Destructio destructionis philosophorum. Per Algazali il mondo
stato creato da Dio dal nulla, per cui il succedersi degli eventi
dovuto solamente allonnipotenza di Dio stesso.
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Algazali II Filosofo (suo malgrado in qualche modo), teologo e
sufi, fu uno scrittore mistico e spirituale. Da Bagdad, dove
studiava e insegnava, si port in Siria per condurre una vita
ascetica e contemplativa, condividendola a volte con dei discepoli.
Il suo ritiro e scuola sufistica fu a Tus, e la sua ricerca fu
essenzialmente mistica: potremmo pensarlo come un emulo dei Padri
del deserto della tradizione cristiana dei primi quattro secoli
dopo Cristo.
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Averro I (1126-1196) Averro o Ibn Rud, studi a Cordoba
teologia, giurisprudenza, medicina, matematica e filosofia. Dedic
la sua vita di studio a commentare essenzialmente i testi
aristotelici, dividendoli in tre parti: a) i commentari minori,
dove le sue tesi si mescolano a quelle del maestro di Stagira, b) i
commentari maggiori dove si distingue meglio il suo pensiero, c) i
piccoli commenti, destinati ad allievi e studenti.
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Averro II Per Averro Dio estrae le forme delle cose materiali
dalla potenza della materia pura, e quindi propone una creazione,
una generazione di ogni cosa determinata. Circa lanima spirituale,
o intelletto agente, Averro non ammette la sopravvivenza
individuale al corpo, ma il ricongiungimento allIntelletto agente
universale, tesi questa combattuta da Tommaso dAquino. Il pi
importante contributo di Averro lo troviamo probabilmente nel suo
studio del rapporto tra teologia e filosofia.
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Averro III Egli teorizz una sorta di doppia verit delle cose,
che la filosofia e la teologia comprendono diversamente: a) la
filosofia con il suo metodico procedere logico e scientifico, b) la
teologia con la metafore e il sapere allegorico. Non vi una
gerarchia tra i due saperi, ma una integrazione che permette
allintelletto umano una pi completa conoscenza delle opere
dellintelligenza divina: mentre il Corano si esprime per essere
compreso dalluomo comune, il testo filosofico va oltre lallegoria
cogliendo la verit intelligibile.
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La Kabbala e la filosofia ebraica La filosofia ebraica pu
essere fatta iniziare da Filone Alessandrino (ca 25 a.C. - ca 40
d.C.), che cerc di conciliare la tradizione giudaica con la
filosofia greca, specialmente di tradizione platonica. La qabblh,
cio la tradizione propose la teoria emanazionista di stampo
neoplatonico, con un inizio risalente al X secolo e uno sviluppo
fino al XIV, soprattutto per merito del filosofo giudeo-spagnolo
chiamato Avicebron (testi kabbalistici: lo Jezirah, la Creazione, e
lo Zohar, lo Splendore).
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Avicebron (Salomon Ibn Gabirol) I (1021-1070) La sua opera
principale Fons vitae, fu scritta in arabo, e perci fu ritenuto al
suo tempo arabo. La sua impostazione filosofica senzaltro
neoplatonica, concependo lesistenza di tutti gli esseri come
emanazioni divine, per cui lunica possibilit di accedere alla
nozione di Dio la via dellintuizione estatica. Dio, per Avicebron,
crea attraverso lAnima del mondo che procede da lui, ed materia e
forma della creazione.
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Avicebron (Salomon Ibn Gabirol) II Avicebron sostenne la natura
ilemorfica delle creature (composizione di materia e forma), e
quindi il loro limite, rispetto alla semplicit e unitariet
ontologica di Dio. Questa natura, per, graduata nelle varie forme
dellessere: ad esempio la forma corporeitatis delluomo comprende,
sia la vita vegetativa (in comune con il mondo vegetale) sia la
vita sensitiva (in comune con la vita animale), sia vita
intellettiva (tipica delluomo). Bonaventura da Bagnoregio riprese
alcuni suoi temi.
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Mos Maimonide I (1135-1204) Nel suo trattato forse pi
importante, La guida dei perplessi, di impostazione aristotelica,
egli cerca di dare alla teologia una base razionale filosofica. Ci
che nella Bibbia si mostra in contrasto con le acquisizioni della
ragione e della scienza, deve essere interpretato in maniera
allegorica, ma nella concezione di Dio Maimonide si avvicina a
Platone, concependo la Divinit come onnipotenza assoluta e quindi
in grado di creare dal nulla.
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Mos Maimonide II Maimonide ebbe non pochi problemi dai suoi
correligionari, che lo ritenevano troppo razionalista, ma la sua
ricerca procedette, in parte ispirata dagli scritti di Alfarabi e
Avicenna, anticip alcune determinazioni teoriche di Tommaso
dAquino, come sul tema delle prove dellesistenza di Dio, anche se
scegliendo prevalentemente affermazioni negative, cio Dio non , non
, non , non , per cui, non essendo ci che lintelligenza umana pu
dire, supera infinitamente ogni concetto dicibile.
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Filosofia araba e aristotelica in Occidente Nel XII e XIII
molti centri culturali cristiani, ebraici e arabi presenti sul
territorio europeo, dalla Spagna allItalia favorirono il lavoro di
capaci e tenaci traduttori per la traduzione in latino -anche
attraverso un passaggio nelle nascenti lingue volgari- delle opere
dei filosofi arabi di cui abbiamo parlato, e delle opere di
Aristotele. Centri come Toledo, Padova, Oxford o la Palermo di
Federico II di Svevia, operarono alacremente sui testi antichi di
origine siriaca, araba e greca.
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La reazione ecclesiastica Anche se molti lavori di traduzione
avvenivano in ambienti ecclesiastici, la prevalenza delle dottrine
aristoteliche (ad es. la Fisica aristotelica vs. il Timeo
platonico) non manc di preoccupare gli ambienti ufficiali della
Chiesa cattolica nelle sue varie articolazioni, reagisce, con
divieti e proibizioni delle dottrine aristoteliche, ritenute troppo
razionaliste. Pensatori come Avicenna, Averro, e al-Gazzl, dal 1223
al 1263, furono messi allindice dai papi Gregorio IX, Innocenzo IV
e Urbano IV. Ma ci non sort grandi effetti, perch stava per
iniziare la stagione della grande scolastica con Tommaso dAquino,
che gi stava studiando e producendo testi fondamentali per la
teologia e la filosofia del tempo, e oltre.
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Origine e strutture delle universit dellOccidente medievale I
Il lungo lavoro di ripresa e assorbimento della grande filosofia
greco-araba cre le condizioni per la fondazione di Studia e di
Universitates studiorum atti a sviluppare liberamente gli studi
nuovi, mediante forme di associazionismo libero e diverso dalla
tradizione monastica e abbaziale. Centri come Bologna, Parigi,
Oxford, Colonia diventano luoghi di irradiazione formidabile delle
idee e degli autori pi controversi, soprattutto della tradizione
aristotelica.
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Origine e strutture delle universit dellOccidente medievale II
Accanto agli studi teologici e filosofici si sviluppa la Facultas
artium, nella quale si organizzano liberamente i corsi di medicina
e diritto, secondo i propri iura et libertates e senza
condizionamenti ecclesiastici (cf. scuola di medicina di Salerno).
Tra i grandi centri universitari si devono annoverare fin dalle
origini Parigi, Bologna, Padova, Tolosa, Oxford, Colonia. Si inizi,
da Parigi a Oxford a Bologna a comporre la possibilit di studiare
ancora i Padri (Agostino in primis), insieme con le nuove dottrine
provenienti dalla tradizione greco-araba, anche se nel XIII sec. si
realizz il progressivo distacco della filosofia dalla
teologia.
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Filosofia e Teologia nel XIII secolo I Il fondo
platonico-agostiniano di questi saperi permase dai tempi dei Padri
fino al XIII secolo. Il tema era quello tra fede e intelletto:
lintelletto, creato da Dio, non pu che essere, secondo questa
impostazione teoretica, il mezzo che permette alla verit, e alla
verit della fede, di estrinsecarsi. Intelletto e fede sono perci
strettamente connessi, perch il primo illuminato dalla fede e
questa aiutata dallintelletto. La novit dunque costituita da una
sorta di affrancamento dellintelletto dalla fede, con la ripresa
scolastica dellaristotelismo.
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Filosofia e Teologia nel XIII secolo II La filosofia, fino ad
allora quasi sinonimico procedere della dottrina della fede, la
teologia, inizia un percorso autonomo, affidato alla pura ragione
naturale. Iniziano a quel punto due itinerari, che possiamo cos
definire: a) prosecuzione della tradizione platonico- agostiniana
di una teologia filosofica cristiana, facente capo a Bonaventura da
Bagnoregio; b) inizio della scolastica, basata su una forma di
aristotelismo cristianizzato ad opera di Tommaso dAquino.
Francescani e domenicani, gli ordini mendicanti fondati da
Francesco dAssisi (1182-1226) e Domenico Guzman (1170-1221), sono
dunque i protagonisti del rinnovamento del pensiero cristiano del
XIII secolo.
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Lagostinismo francescano Prima di Bonaventura, vanno annoverati
alcuni maestri insigni come Guglielmo di Auxerre, Guglielmo di
Alvernia e Alessandro di Hales. Il compito affidato a costoro dalle
autorit ecclesiastiche fu quello di depurare in qualche modo le
dottrine aristoteliche alla luce della tradizione agostiniana: la
principale mediazione riguard il tema dellanima spirituale. Costoro
accolsero la definizione di anima forma corporis, ma mantennero
anche la nozione platonico-agostiniana di unanima come entit
autonoma dal corpo. I concetti di intelletto possibile e di
intelletto agente di derivazione aristotelica furono declinati in
linguaggio agostiniano come ratio inferior e ratio superior.
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Bonaventura da Bagnoregio I (1221-1274) Nel pieno dellascesa
dellaristotelismo, paladino della ragione naturale, Bonaventura si
erse come paladino della nobile tradizione derivante dalla sintesi
agostiniana del pensiero platonico, trasmesso negli ultimi otto
secoli. Allievo di Alessandro di Hales a Parigi, divenne magister
stimato e onorato, al punto da assurgere alla posizione di padre
generale dellOrdine francescano. Bonaventura continu la sua ricerca
lungo la traccia delle Confessiones agostiniane e del Proslogion di
Anselmo, attendendo a un itinerario della mente verso Dio, affidato
primariamente alla preghiera e alla contemplazione del Sommo
bene.
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Bonaventura da Bagnoregio II Itinerarium mentis in Deum infatti
il titolo della sua opera maggiore, con la quale Bonaventura
descrive il viaggio dellanima verso Dio unitrino. Dalla
contemplazione del mondo, lanima si ritira in se stessa, e poi
procede verso lalto, cercando limpronta (vestigium) di Dio e la sua
luce trinitaria. Luomo pu accogliere Dio nella propria anima ( la
capacitas Dei agostiniana), nelle sue facolt operative di
intelletto e volont. Lanima infine conosce la luce divina tramite
la scientia e la sapientia, che corrispondono alla ratio inferior e
alla ratio superior di Agostino.
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Bonaventura da Bagnoregio III Per Bonaventura la conoscenza
certa (certitudinis cognitio) possibile solo se lintelletto
illuminato dalla luce divina, con le sue rationes aeternae. La luce
del Verbo la stessa logica umana argomentante. Largomento
dellesistenza di Dio in Bonaventura rigorosamente anselmiano,e
perci indubitabile la sua presenza come creatore e come luce di
verit. Alla fine, dunque, la stessa filosofia, che comunque ha un
suo procedimento autonomo, altro non che espressione del Verbo come
medium omnium scientiarum, e principium essendi et
cognoscendi.
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I domenicani, Alberto Magno e Tommaso dAquino Mentre i
francescani difendevano lagostinismo spirituale e filosofico, i
padri domenicani si proposero di recuperare la filosofia
aristotelica entro uno schema che scongiurasse il rischio di un
panteismo di stampo neoplatonico. Le due pi autorevoli figure di
quelle cultura furono Alberto Magno e Tommaso dAquino. Il primo fu
a Parigi e poi a Colonia, dove fu anche maestro di Tommaso. Alberto
e Tommaso dissero sempre che nei temi di fede avrebbero seguito
Agostino, ma nelle cose della fisica Aristotele sarebbe stato il
loro maestro.
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Roberto Grossatesta (1168-1253) Della scuola di Oxford il
francescano Roberto Bighead fu molto importante per i suoi studi di
ottica, di astronomia e fisica. La sua intuizione della luce come
origine e fonte della materia lo colloca tra i primi che intuirono
in qualche modo lipotesi di una fondazione delluniverso dalla luce,
che si estrinseca secondo leggi matematiche. Per Grossatesta la
matematica la fonte descrittiva della natura, ma va sperimentata
nellambiente fisico, per poter essere considerata veritativa.
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Ruggero Bacone (1214-1292) Anche questo studioso, come il suo
predecessore oxfordiano diede una grande importanza alla
matematica. Ruggero Bacone considera lottica matematica come fonte
di tutte le possibilit di misurazione della natura (tradizione
agostiniana), ma lesperienza deve confermare tutto ci che gli
assiomi matematici pretendono dimostrare. Il sapere per Bacone
salva gli uomini dalla malvagit della menzogna e dellignoranza, e
quindi collabora alla costruzione della respublica fidelium.
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Raimondo Lullo I (1232-) Limpegno di studio e ricerca di
Raimondo Lullo dedito per tutta la vita alla scoperta e
allapplicazione di un metodo, o di una scienza generale applicabile
a tutte le conoscenze con dei principi generalissimi in cui
contenuto il principio delle scienze particolari come il
particolare nelluniversale. Egli desidera spiegare concetti e temi
della conoscenza mediante una simbologia alfanumerica, che riesca
ad evitare lequivocit del discorso logico-argomentativo. Egli
chiama questo metodo ars combinatoria, volendo, in definitiva, far
coincidere la logica con la metafisica, cio con il rispecchiamento
concettuale preciso del reale stesso.
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Raimondo Lullo II Egli ritiene che questo metodo sia in grado
di dare conto di tutta la realt, cos come conosciuta e creata da
Dio stesso. Per rinforzare il suo metodo Raimondo ricorre
esplicitamente alle dottrine anselmiane e agostiniane, e in ultima
analisi platoniche, della scala degli esseri, che derivano dal
grado superlativo appartenente solo a Dio. In definitiva, Lullo
sogna di ricondurre a unit un sapere che laristotelismo averroista,
a suo parere, stava conducendo verso una dicotomia pericolosa tra
scienza e fede, tra filosofia e teologia.
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Sigieri di Brabante I (1240-1284) Maestro delle arti, cio
filosofo, autorevole mentore dellaristotelismo averroista presente
a Parigi nel XIII secolo, fu Sigieri di Brabante. Per lui non
faceva problema dirsi e operare come filosofo poich tale sapere
doveva essere distinto e distante dalla teologia: la sua tesi,
spiccatamente averroistica sosteneva che tutto derivasse da Dio
come prima causa, causante unIntelligenza prima, a sua volta causa
del molteplice, che si genera e si coorrompe in un eterno e ciclico
ritorno.
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Sigieri di Brabante II In contrasto con Tommaso dAquino,
Sigieri sostiene la pura realt della potenza e dellatto, negando
ogni differenziazione tra essenza ed esistenza. Per lui esiste ed
solo la materia come principio di individuazione che forma
sostanziale. Ogni intelligenza separata unica, questo come in
Tommaso, dottrina condannata nel 1277 dal vescovo di Parigi Stefano
Tempier. Si distacca dallaverroismo per la dottrina dellintelletto,
che egli ritiene, non solo unico come possibile, ma anche
individualizzabile, pur restando distinto dallanima vegetativa.
Solo Dio intelletto agente, cosicch quello umano pu congiungersi ad
esso tramite una graduale crescita spirituale.
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Tommaso dAquino (1225-1274) Tommaso, figlio del conte dAquino
nasce a Roccasecca (Latina) e studia, fattosi domenicano, prima a
Napoli e poi a Parigi e a Colonia con Alberto Magno. Diventa
magister a Parigi nel 1257, dove torna nel 1269. Nel frattempo
sviluppa in Italia molte sue opere usufruendo delle traduzioni
delle opere di Aristotele dal greco di frate Guglielmo di
Moerbecke, suo amico. Nel 1270 insegna alluniversit di Napoli:
chiamato al secondo Concilio di Lione, muore in viaggio nellabbazia
di Fossanova a 49 anni.
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Tommaso dAquino. Le fonti Il pensiero di Tommaso dAquino non
riconducibile a una mera revisione dellaristotelismo tornato in
auge, poich molto di pi e molto altro: infatti nella sua
elaborazione teoretica convergono, non solo le tesi del grande
Stagirita, ma anche quelle di Agostino, Gregorio Magno, Boezio, lo
pseudo-Dionigi, il liber de causis (Proclo?), Avicenna e altri. In
ogni caso laristotelismo fu senzaltro la fonte principale
dellelaborazione tommasiana: fisica e metafisica, teologia, logica
e teoria della scienza risentirono fortemente di tutti questi
afflati.
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Tommaso dAquino. Metafisica: Materia e Forma, Potenza e Atto Il
tema principale della metafisica tommasiana, da cui partiamo nella
nostra trattazione, la distinzione radicale tra essenza ed atto
dessere (cio esistenza). Materia e forma, negli essere molteplici
costituiscono la sostanza, o essenza, cui si aggiunge latto dessere
o esistenza. Nelle sostanze materiali vi poi la potenza e latto,
cio il poter essere qualcosa e lesserlo effettivamente (cf. il
marmo e la statua compiuta).
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Tommaso dAquino. Metafisica: le Sostanze spirituali Le sostanze
spirituali (intelligenze pure o angeli), invece, sono forme pure
senza materia, ma non sono atti puri, in s, poich anchesse mostrano
la composizione di essenza e atto dessere, in quanto sostanza. Esse
sono infatti create da Dio, che solamente Atto puro dessere. Latto,
dunque, prevale anche sulla forma, lipsum esse, la radice di ogni
realt, esistenzialit purissima, principio formale e sostanziale di
ogni cosa e di tutte le cose.
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Tommaso dAquino: lesistenza di Dio I Per Tommaso la
dimostrazione anselmiana dellesistenza di Dio non plausibile, poich
non distingue lesse in intellectu dallesse in re: egli infatti
giudica indebito il passaggio tra il pensare una cosa e lesistenza
di essa come necessaria. Per Tommaso bisogna passare attraverso la
considerazione del sensibile, a posteriori, per mostrare anche
lesistenza di Dio. Egli dunque propone cinque cause cosmologico-
metafisiche, correlate e armonicamente strutturate come un
percorso.
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Tommaso dAquino: lesistenza di Dio II La prima via si desume
dal moto: ora, siccome tutto ci che si muove mosso da una causa,
esister una causa prima che ha dato origine al moto, poich non
possibile andare indietro allinfinito: questo primo motore Dio. La
seconda via si desume dalla causa efficiente: anche in questo caso,
come nel precedente, vi deve essere una causa prima, che Dio. La
terza via concerne le nozioni di possibile e di necessario: le cose
che vediamo possono essere o non essere, cio contingenti, non
avendo in s la ragione della propria esistenza: un tempo dunque non
avevano lesistenza, e perci
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Tommaso dAquino: lesistenza di Dio III devono aver avuto una
causa necessaria, sempre esistente, indipendente da altre cause
(causa sui), e questa causa non pu che essere Dio, che lessere per
s necessario. La quarta via si desume dai gradi che si riscontrano
nelle cose: vi sono il pi e il meno, il pi e il meno perfetto, il
minore e il maggiore dellessere, del bene, del vero, del bello, e
perci vi il fondamento di questi valori (trascendentali) che Dio
stesso. La quinta via si desume dal governo delle cose e dalla
finalit di ciascuna e di tutte: ogni cosa non pu che tendere al suo
fine, per cui il Fine ultimo consiste in Chi ha dato ordine a tutti
i fini, cio Dio.
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Tommaso dAquino: la Creazione e la Natura. Ragione e Fede Per
Tommaso le cinque vie mostrano lesistenza di Dio, ma anche che Egli
il Creatore del mondo, anche se filosoficamente non si pu mostrare
n leternit n la creazione del mondo. La filosofia, invece, pu
mostrare che tutte le creature sono nature reali (Aristotele), non
partecipazione di forme eterne (Platone): esse sono rette dal
principio di causalit, in un contesto di mutue relazioni,e
costituiscono il contesto della filosofia naturale. Anche se tutte
le creature sono sostenute nel loro essere e nel loro operare da
Dio, ciascuna di esse causa prossima, reale e concreta di se
stessa: Tommaso rifugge dallo spiritualismo idealista
platonico-agostiniano, dando senso a una natura che esiste
certamente in quanto creata da Dio, ma dotata di un destino
proprio.
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Tommaso dAquino: lUomo, lAnima, lIntelletto Le creature dotate
di materia e forma (materia signata quantitate), per Tommaso, sono
gli uomini. Egli va oltre la posizione agostiniana che riteneva
lanima razionale entitativamente separabile dalla forma sostanziale
del corpo, sostenendo che lanima la forma sostanziale del corpo, ma
che, in quanto operativamente razionale, non necessita degli organi
corporei, e pertanto immortale. Lanima e il corpo sono dunque nella
vita umana un sun-lon, un sinolo, per poi separarsi allatto della
morte corporea.
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Tommaso dAquino: la Conoscenza Per Tommaso la psicologia
(scienza del pensiero pensante) e la gnoseologia (teoria della
conoscenza) dipendono dal flusso causato dalla sensazione derivante
dallorgano di senso esterno, unificata e interpretata dal senso
interno presente nellintelletto. Non vi sono dunque illuminazioni
divine nella conoscenza, ma processi naturali che permettono lo
sviluppo della conoscenza delle cose esterne, mediante lintelletto
agente di ciascun uomo. Lintelletto quindi una facolt individuale
delluomo, che funziona di per s senza bisogno di una continua
illuminazione divina (Agostino e Avicenna).
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Tommaso dAquino: la Morale Lintelletto umano, insieme con la
volont, la fonte dellazione umana libera, cui spetta la conoscenza
del bene e il suo tendere verso il bene stesso (sinderesi).
Lintelletto ratio causa libertatis, mentre il senso morale
unimpronta divina nellanima umana: lex naturalis est nihil aliud
quam participatio legis aeternae in rationali creatura. La legge
naturale (divina) conosciuta tramite una particolare disposizione
presente nella ragione umana, la sinderesi, cio la capacit di
tendere al bene di chi intelligente, esercitata attraverso la
volont. Subordinata alla legge naturale la legge umana positiva (le
leggi scritte).
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Tommaso dAquino: la Politica Anche per quanto concerne larte
della politica Tommaso si collega alla visione aristotelica: homo
non solum animal rationale, sed etiam animal sociale est. Pertanto,
luomo si deve occupare della politica, comebene comune, che deve
essere perseguito nellordine terreno delle cose, con razionalit e
misura. Tommaso non prefigura forme di societ democratiche,
attribuendo al princeps/potestas publica una specie di delega
razionale di governo, ma certamente in vista di una gestione equa e
giusta. Una sorta di welfare ante litteram?
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Tommaso dAquino: Filosofia e Teologia I Tommaso, con la ripresa
e la valorizzazione piena delle dottrine aristoteliche, in questo
modo sottolinea il valore della ragione, autonoma nel suo proprio
ambito e non in contrasto con linsegnamento rivelato. Egli
distingue in modo rigoroso la filosofia dalla teologia, attribuendo
alla prima una sorta di primazia metodologica, utile, anzi
indispensabile, anche per la teologia: in questo senso va inteso il
suo detto Philosophia ut ancilla Theologiae. Il punto di aggancio
tra i due saperi la teologia naturale, che, sulla base del dato
rivelato, pone temi accessibili anche alla pura ragione.
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Tommaso dAquino: Filosofia e Teologia II Temi come la
spiritualit e limmortalit dellanima, preambula fidei, scientia Dei
che pu essere declinata anche come scientia humanissima et
rationalis. Infatti, proprio lutilizzo dei concetti metafisici,
sostanza e accidente, potenza e atto, materia e forma, essenza ed
esistenza, mette Tommaso nelle condizioni di poter trovare un
equilibrio tra laristotelismo come filosofia razionale e la
dottrina cristiano-cattolica. Limpostazione tommasiana, soprattutto
nelle sue declinazioni pi pedisseque non mancher di creare non
poche polemiche e battaglie teoretiche, che incontreremo.
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Tommaso dAquino: lAnalogia La gnoseologia di Tommaso si basa
fortemente sul principio di analogia (che fu particolarmente
studiato dal nostro grande conterraneo padre Cornelio Fabro). Tale
principio prevede si possa conoscere comparando le cose e gli
esseri, cio gli enti; egli distingue lanalogia in due grandi
strutture: a) lanalogia di attribuzione, con la quale si conosce ci
che pu essere correlato a un analogato principale, ad esempio
vita-vivente, dove vita il termine di paragone; b) lanalogia di
partecipazione (di proporzionalit, secondo il padre Giovanni
Cavalcoli), mediante la quale si conoscono gli enti nel loro
rapporto di grado, ad esempio uomo-Dio (anima spirituale-Dio) dove
Dio stesso lanalogato principale e fondante di tutta la realt, in
questo caso umana, pur nella sua irriducibile distanza e differenza
ontologica.
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Linfluenza successiva di Tommaso dAquino Leredit di Tommaso
dAquino, nonostante le vulgate della tarda scolastica tomista,
stancamente ripetitiva e ormai messa in crisi dalla rivoluzione
filosofica del XVI secolo, con una ripresa del platonismo e i
prodromi della rivoluzione scientifica, resta nei secoli, e fino ai
nostri giorni immensa, e oggi addirittura in ripresa. Tommaso
dAquino tuttora attuale con il suo metodo, con il suo umanesimo
razionale, con la sua epistme metafisica, con la sua morale
naturale, davvero prezioso come ricerca per i nostri tempi
difficili.
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Tommaso dAquino: le opere principali e alcuni studi Summa
theologica, testo lat. e trad. a cura di T. Centi O.P., EDB Bologna
1970 Summa contra Gentiles, a cura di A. Puccetti, Sei Ed., Torino
1930 De ente et essentia, testo lat. e trad. a cura di T. Centi
O.P., EDB Bologna 1972 De unitate intellectus contra averroistas, a
cura di B. Nardi, Sansoni, Firenze 1938 Opuscoli e testi filosofici
scelti e annotati, a cura di B. Nardi, Laterza, Bari 1916 Scritti
politici, a cura di A. Passerin dEntreves, Zanichelli, Bologna1946
M. D. Chenu, Tommaso dAquino, Cei, Milano 1967 S. Vanni Rovighi,
Introduzione a Tommaso dAquino, Laterza Roma-Bari 1973 A. D.
Sertillanges, San Tommaso dAquino, Ed. Paoline, Roma 1957
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Il XIV secolo e la crisi della Scolastica Nel XIV secolo, se da
un lato i regni europei si consolidano, nelle citt cominciano a
svilupparsi i ceti produttivi borghesi (si pensi alla nascita delle
corporazioni a Firenze). Il Papato, con Bonifacio VIII si propone
sempre di pi come teocrazia. Vi un gran movimento, che quasi
prelude a ci che un secolo pi tardi si svilupper come umanesimo. I
Francescani e i Domenicani, oltre a rilanciare lazione della Chiesa
cattolica si scontrano, sia al proprio interno (i Francescani tra i
conventuali e gli spirituali), sia tra di loro. I pi noti
rappresentanti del movimento degli spirituali furono Gioacchino da
Fiore, con il suo messianismo escatologico, Ubertino da Casale e il
pi famoso Jacopone da Todi. Costoro riprendono pienamente lo
spiritualismo agostiniano (teoria dellilluminazione) rappresentando
un baluardo contro il nascente razionalismo
aristotelico-tommasiano.
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La mediazione di Enrico di Gand e di Egidio Romano In questo
nascente conflitto teoretico e spirituale si ersero tra altre ( ad
es. il cardinale francescano Matteo dAcquasparta, Ruggero di
Marston) due figure eminenti come Enrico di Gand (1223-1293) e
Egidio Romano (1243-1316). Enrico, pur mantenendo un fondamento
agostiniano- avicennista nel suo pensiero, ammise la libert di Dio
creatore, ma anche lautonomia dellessere umano che dotato di facolt
conoscitive autonome. Egidio, si adoper per una conciliazione tra
il tomismo aristotelico e lagostinismo platonico. Come si vede il
dibattito era vivissimo e tuttaltro che scontato, potremmo dire,
alla faccia di coloro che parlano del Medioevo come di un periodo
di secoli bui.
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Giovanni Duns Scoto I (1266-1308) Fu Giovanni Duns Scoto un
pensatore straordinario. Studi a Oxford e a Parigi dove pure
insegn. Duns Scoto cerc di porre allattenzione dei contemporanei,
sia i valori della ricerca razionale, sia la dottrina della fede
religiosa. Due sono infatti i piani dellindagine, quello filosofico
e quello teologico: in questo ambito di confronto, per Giovanni, il
platonismo agostiniano mediato tramite la razionalit
aristotelico-tomista, e questultimo tramite le dottrine di
Avicenna, possono trovare una conciliazione, come si deve trovare
tra teorie che guidano alla verit e teorie che guidano alla prassi
virtuosa del bene, cio a una moralit rispettosa della legge
naturale-divina.
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Giovanni Duns Scoto II Giovanni tenta di salvare in tal modo il
tomismo da un aristotelismo eccessivamente razionalistico e
negatore dei principi fondamentali del cristianesimo. Dio creatore,
libert e volont, individualit dellessere umano e provvidenza. Duns
Scoto cerca di mettere in relazione lefficacia della ricerca
sperimentale aristotelica, con lesigenza di salvaguardare la
spiritualit dellanima che tramite lintelletto apprende le cose del
mondo perch messa in grado di farlo dalla propria intrinseca
struttura spirituale. Ma per Giovanni, la conoscenza degli enti non
avviene per analogia come per Tommaso, in quanto non si pu risalire
allEssere dagli esseri/enti, ma al contrario dallEssere che si
deduce lesistenza di tutti gli enti/esseri.
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Giovanni Duns Scoto III Perci Giovanni, constatando lassoluta
libert di Dio, non accett lipotesi aristotelico-tomista di
unessenza staccata dallindividualit: per Duns Scoto si deve dunque
parlare di differenza ontologica tra individuo e individuo: non
dunqueumanit, che resta un concetto astrattamente metafisico, ma
questuomo qui, Pietro, quelluomo, Carlo, quellaltro : questa cosa e
non laltra, che Giovanni chiama appunto haecceitas, cio questit.
Lecceit non dunque un universale, ma un particolare, che esiste per
volont di Dio. Necessit, volontarismo e individualit sono in questo
modo salvaguardati. Giovanni fu proclamato Beato da Giovanni Paolo
II.
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Guglielmo dOccam I (1295-1350 ca) Francescano, Guglielmo dOccam
fu oltremodo polemico verso laristotelismo e soprattutto
laverroismo. Studi a Oxford, dove forte era leredit teoretica di
Ruggero Bacone e di Duns Scoto. Fu sottoposto ad un processo
inquisitoriale per sospetto deresia, perch vicino al capo degli
frati francescani spirituali Michele da Cesena. Spar dalla
circolazione dopo essersi rifugiato a Monaco presso Ludovico il
Bavaro a Monaco dove incontr Marsilio da Padova e Giovanni di
Jandun. Scrisse moltissimo e mori in un anno imprecisato forse di
peste, durante lepidemia che sconvolse lEuropa tra il 1348 e il
1350.
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Guglielmo dOccam II Guglielmo oppose al concetto del Dio dei
filosofi, di origine greca, il pensiero di pensiero, un Dio che
volont e libert, onnipotenza e infinitezza. Dio per lui pu fare
tutto quello che non contradditorio, per cui non vi legge di natura
necessaria, perch tutta continuamente a disposizione della volont
di Dio (in questo senso si pensi alla miracolistica di Lourdes), e
quindi, per Guglielmo, nulla si pu dare se non per volont di Dio.
Diceva: Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem, gli enti
esistono solo se necessari: si tratta del famoso detto che dett il
motto del rasoio di Occam.
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Guglielmo dOccam III Per Occam le creature di Dio sono solo
enti individuali, non c posto per i generi e le specie
aristotelico-tomiste. Per lui non vi neppure la struttura comune
che Duns Scoto aveva chiamato formalitates communes, che poi
sarebbero state individualizzate nellhaecceitas, la questit.
Luniversale per Occam una fictio, una costruzione della mente, che
serve solo a catalogare e a classificare. Generi e specie
universali sono solo termini che vengono utilizzati come strutture
di relazione descrittiva. La conoscenza si fonda, per Guglielmo,
sullintuizione immediata del concreto individuo quale si presenta
alla mente dellosservatore, il quale d un nome alla cosa.
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Guglielmo dOccam IV Gli universali,i generi e le specie sono
solo una terminologia intenzionale, non descrittiva e definitoria:
infatti per Occam solo il soggetto e il predicato di una frase
hanno un significato rispondente alla realt, come categoremi. Dire
che Pietro un uomo, ma anche un animale, non significa dire che
Pietro possiede lumanit o lanimalit, n che luomo o lanimale sono
una parte di Pietro: significa semplicemente che Pietro creatura
tale per cui si attagliano gli attributi di uomo e dianimale.
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Guglielmo dOccam V Non vi dunque, per Guglielmo, inerenza tra
lattribuzione e il soggetto, ma semplice accostamento, n si pu dire
che gli effetti prodotti siano originati da specifiche cause
(prodromi di Hume!). Per lOccam leffetto non dovuto necessariamente
a una causa efficiente, ma a una catena teoricamente infinita di
atti e di fatti che concorrono alla costruzione delleffetto stesso:
perci la causa ultima e visibile solo occasione delleffetto. Ecco
loccasionalismo di Occam! Tali teorie, fondamentalmente ebbero
effetti notevoli anche sul pensiero socio-politico di stampo
anglosassone, con la rigorosa distinzione tra ci che concerne la
Chiesa e ci che riguarda il potere civile.
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Loccamismo, i fisici parigini, i logici nuovi, i calculatores
Ne ricordiamo tre, tra non pochi studiosi del tempo. Nicola
dAutrecourt: nato attorno al 1300, studi teologia e arti alla
Sorbonne, e fu inquisito per il suo scetticismo antimetafisico
radicale e sottoposto al giudizio papale; come Guglielmo dOccam si
rifugi presso Ludovico il Bavaro. Giovanni Buridano: nato verso la
fine del XIII sec. nellArtois, mor verso il 1360. Maestro alla
scuola delle arti a Parigi, si occup di logica, di filosofia della
natura e di etica. Critic la fisica aristotelica del moto, e segu
lOccam in logica, manifestando una linea scettica. Celebre lapologo
dellasino indeciso che a lui si riferisce. Nicola Oresme: nato
verso la met del XIV sec., fu maestro delle arti a Parigi. Studioso
di matematica e delle calculationes, nonch della geometria
euclidea, Nicola applic le figure geometriche allindagine delle
qualit fisiche. Ipotizz, tra i primi, (dopo Roberto Grossatesta)
leliocentrismo. Mor nel 1382.
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La politica. Dante, Occam, Marsilio da Padova, Giovanni di
Jandun Citiamo questi quattro autori per non dimenticare
limportanza di quella che oggi chiameremmo riflessione
politologica. Questi tre autori, cos diversi tra loro, posero come
tema centrale la distinzione radicale tra potere spirituale della
Chiesa e gestione del potere temporale, da affidare a strutture
civiche laiche, fossero limpero o le autorit comunali. Dante,
Guglielmo dOccam, Marsilio da Padova e Giovanni di Jandun
testimoniarono lesistenza di un tema e problema che nei secoli
successivi e fino quasi ai giorni nostri avrebbe avuto grande
importanza.
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La mistica. Meister Eckhart I (1250-1325 ca) Maestro Johannes
Eckhart, domenicano della Turingia, studi a Strasburgo e a Colonia.
Divenne maestro di sacra teologia e insegn a Parigi. Sub vari
processi ecclesiastici perch sospettato di eresia, e molte sue tesi
vennero condannate. Scrisse molte opere esegetiche e trattati
filosofico-teologici, tra i quali ricordiamo lOpus tripartitum.
Insieme con Eckhart vanno ricordate anche altre figure
contemporanee, come Enrico Seuse, Johannes Tauler, o le badesse
Hadewijck e Gertrud der Grosse. Si tratta dellamistica renana,
assai diversa da quella precedente di un Pier Damiani, san Bernardo
o dei Vittorini, pi orientata a un neo- platonismo filtrato da
Plotino e dallo Scoto Eriugena.
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La mistica. Meister Eckhart II Dopo la separazione tra ragione
e fede, per Eckhart Dio raggiungibile solo attraverso la fede,
mediante la ricerca interiore. Poich di Dio nulla si pu dire, Dio
al di l di tutto, ma tutto un aspetto di Dio, tutto deriva da lui,
che decide creando e mantenendo nellessere ogni cosa in piena
libert. Lanima, per Meister Eckhart, deve farsi assolutamente
povera per tornare a Dio, anche al di fuori della Chiesa, sempre
meno povera ed evangelica; lanima deve fare spazio dentro se
stessa, fino allo svuotamento del s. La mistica spirituale di
Eckhart ebbe seguito, filosoficamente nelle successive riflessioni
di Nicola Cusano,e religiosamente nella successiva Riforma
protestante.
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La nuova et. Pre-umanesimo in Petrarca e Coluccio Salutati Il
XIV secolo una fucina di novit straordinarie sotto il profilo
filosofico e culturale in generale. Firenze un luogo cruciale, nel
quale avviene una ripresa di tematiche platoniche e agostiniane,
contro un aristotelismo teologico, gi irrigiditosi in schemi che
cominciavano a risultare insufficienti a rappresentare la
molteplice realt, contraddittoria e cangiante, per cui larte, la
poesia, la mistica platonico-agostiniana sembrava pi adatta.
Lattribuzione del merito di questa rinascita va riconosciuto al
Petrarca (1304-1374) e al Cancelliere della Repubblica Coluccio
Salutati (1331-1406).
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Umanesimo e Rinascimento I Si soliti accreditare una
storiografia che concepisce lapertura umanistica dellUmanesimo, tra
la fine del XIV e i primi anni del XV secolo, come cesura radicale
nei confronti dei valori culturali, filosofici, estetici e morali
del Medioevo. Come sempre accade nelle vicende umane, non mai del
tutto cos, perch i passaggi tra una sensibilit precedente e una
successiva, sono sempre graduali e contradditori. Ad esempio, se si
tratta dellattenzione alluomo, cifra portante dellUmanesimo, non si
pu negare che altrettale attenzione fosse portata dai grandi
esponenti della cultura medievale, che abbiamo fin qui studiato.
Altrettanto si pu dire dellattenzione ai classici. Su questo tema,
piuttosto, si pu dire che la novit dellUmanesimo va attribuita a
una maggiore attenzione filologica al testo, come testimoniato
dallo stesso Petrarca
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Umanesimo e Rinascimento II e poi da autori come Lorenzo Valla,
Erasmo da Rotterdam, Angelo (Ambrogini) Poliziano, Leon Battista
Alberti, e altri, soprattutto i grandi artisti e scienziati del
Rinascimento (Raffaello, Piero della Francesca, Masaccio,
Michelangelo, Leonardo, Galileo, ), ma anche scienziati della
politica come Macchiavelli e Guicciardini. La filologia torna ad
essere parte importante di una scienza ermeneutica che permette un
approccio scientifico ai testi classici, con minori edulcoramenti
di tipo teologico o concordismi strumentali.
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Interpretazioni del Rinascimento Abbiamo appena detto che tra
Medioevo, Umanesimo e Rinascimento vi sono certamente elementi di
rottura, ma anche di profonda continuit. Ma gli elementi di rottura
non sono certo rinvenibili nella sostanziale continuit dellamore e
dello studio dei classici greco-latini della letteratura e della
filosofia mentre quelli di rottura appartengono piuttosto allo
sviluppo degli studi scientifici, che favorirono il distacco
progressivo del sapere teologico da quello filosofico, e
successivamente avrebbero favorito il distacco di questultimo dal
sapere scientifico.(basti solo ricordare il lungo percorso che da
Robert Bighead, Nicola Oresme e Niccol Copernico, port
allaffermazione delleliocentrismo e ai successivi approfondimenti e
scoperte di Galileo e di Keplero!).
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Platonismo e Aristotelismo I due grandi mentori del pensiero
antico, Platone e Aristotele, sono sempre presenti nella
riflessione e nella ricerca della cultura europea. A partire dalla
fine del XIV e con il XV sec. nelle universit dominava
laristotelismo scolastico, ma fuori, nei circoli intellettuali e
nelle corti era tornato fortemente in auge il platonismo, che
meglio si attagliava a stili e ad approcci alla vita pi aperti e
meno dogmatici. Petrarca, abbiamo visto, fu uno dei sostenitori di
tale linea, derivando lungo la linea
platonico-plotiniano-agostiniana una nuova sensibilit estetica e
filosofica.
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Marsilio Ficino (1433-1499) Marsilio tradusse molti testi
platonici e plotiniani, redigendo anche unopera importante, la
Theologia platonica de immortalitate animarum, contro gli sviluppi
naturalistici dellaristotelismo. Vi una tradizione antichissima che
riguarda la rivelazione del Verbo-Lgos, risalente ai profeti
orientali, come Zoroastro, a Ermete Trismegisto, a Platone e poi
alla dottrina cristiana, cos come commentata e trasmessa dai Padri
greci, da Dionigi lAreopagita, e infine da Agostino. Una pia
philosophia che diventa anche docta religio, affine e convergente
con il cristianesimo, affermante il primato dello spirito sulle
cose terrene, della trascendenza sul mondo sensibile, di Dio cui
luomo pu accedere con una progressiva ascesa dellintelletto e della
volont (atto damore-eros). Per Marsilio, dunque, vi un primato del
bene sull essere e dellamore sul conoscere: il mondo tutto appare
come manifestazione della bellezza e dellamore di Dio stesso per
luomo.
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Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494) Umanista di cultura
vastissima, Giovanni Pico della Mirandola visse a contato con gli
ambienti pi vivaci della cultura italiana, da Firenze (Marsilio
Ficino e Savonarola) a Padova. Studi la filosofia araba e d
ebraica, soprattutto linterpretazione kabbalistica delle Scritture.
La Kabbala un testo composto verso VIII/IX sec. improntato a un
certo neoplatonismo alla numerologia (ghematria). Pratico di testi
ermetici e di magia, concep luomo (cf. Orazione sulla dignit
delluomo) come massima opera del Creatore, superiore e compendio di
tutte le creature, cui affidato un mandato sul mondo e un impegno a
sviluppare tutti propri talenti in libert e rispetto, potendo
degenerare nelle cose inferiori, o rigenerarti nelle cose divine.
Il primo messaggio dellUmanesimo europeo, quello di Pico.
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Laristotelismo La visione aristotelica del mondo continu a
dominare nelle accademie universitarie per i secoli dal XII al
XVII, anche se molte altre suggestioni, come il recupero del divino
Platone riprendevano quota negli studi e nella considerazione
generale. Nuove traduzioni di Aristotele aiutavano a comparare
meglio le dottrine dei Due grandi Greci. Si trov interesse sempre
maggiore per gli scritti etici e politici dello Stagirita,
lasciando con il tempo sempre pi sullo sfondo gli scritti fisici e
metafisici: si era oramai alla vigilia della rivoluzione filosofica
e scientifica del XVI secolo! Allorizzonte stavano apparendo le
sagome di Galileo Galilei e di Cartesio (Ren Descartes), che
studieremo il prossimo anno.
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Pietro Pomponazzi I (1462-1525) Insegn le dottrine
aristoteliche a Padova, Ferrara e Bologna. celebre soprattutto
lopuscolo De immortalitate animae, nel quale Pomponazzi spieg
limpossibilit di dimostrare limmortalit dellanima con la filosofia
aristotelica. Lanima umana, in quanto collegata al sistema
neuro-vegetativo, in s e per s mortale, anche se odorat (profuma)
di immortalit. Lanima dunque un oggetto conoscibile solo in parte
dalla scienza, perch la credenza della sua immortalit affidata alla
fede. Alluomo comunque conveniente un comportamento virtuoso, non
in funzione di un primo o di una punizione ultraterrena, ma perch
ci bene in s e premio in s.
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Pietro Pomponazzi II Pomponazzi fu ritenuto ai suoi tempi il
teorico della mortalit dellanima. Nelle altre sue opere, come il De
naturalium effectuum admirandorum causis sive de incantationibus e
nel De fato, Pomponazzi sostenne che la stragrande maggioranza
delle cause presenti e osservabili sono naturali, nel senso che
derivano da intelligenze ed influenze fisiche e cosmiche. Il
razionalismo del Pomponazzi dunque ancora del tutto intriso di
culture legate allastrologia, alla magia, allesoterismo, dove
aristotelismo e platonismo quasi si mescolano, prima della
rivoluzione filosofica e scientifica, improntata al naturalismo
meccanicistico e naturalistico, che si sta preparando. Nel De fato,
Pietro tratta il rapporto esistente tra provvidenza, fato e libero
arbitrio, concludendo che ogni vita vita ab aeterno umana ed
sottoposta a un destino necessario, definito da Dio.
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Niccol Cusano (1401-1464) Nato a Kues nel dipartimento della
Mosella in Francia, studi a Heidelberg e a Padova, e infine a
Colonia dove di divenne magister di sacra teologia. Niccol Cusano
ebbe incarichi importanti allinterno della Chiesa, sia di carattere
teologico, sia diplomatico, partecipando attivamente alla
preparazione del Concilio di Firenze-Ferrara (1437). Fu nominato
cardinale e consacrato vescovo di Bressanone nel 1450. Scrisse
varie opere filosofico-teologiche di grande importanza, come il De
docta ignorantia, i De pace fidei, il Complementum theologicum, il
De visione Dei, e, verso la fine, il De apice theoriae.
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Niccol Cusano: la dotta ignoranza I La riflessione del
cardinale di Cusa si concentra, in termini oggi potremmo dire di
grande modernit, sui limiti del pensiero umano e sulle possibilit
della conoscenza. Lottimismo gnoseologico dellaristotelismo, con
Niccol Cusano, subisce una critica radicale. Egli si sofferma sulla
questione della conoscibilit dellinfinito, e nega questa possibilit
per lintelletto umano. I suoi esempi di tipo matematico-geometrico,
interessano anche i ricercatori dei nostri giorni. Ad esempio
linfinit dei lati di una circonferenza, in quanto punti matematici
(cf. lesempio del poligono, che partendo dalla figura dellottagono
inscritto nel cerchio acquisisce sempre pi lati senza mai riuscire
a coincidere con il cerchio stesso, oppure dalla doppia linea di
numeri, la prima di interi 1,2, 3e ss , la seconda dei numeri pari
doppi dei primi, 2, 4, 6, e ss , costituenti due infiniti diversi,
di cui non si pu dire quale sia pi grande ). Linfinito dunque
lassoluto, che nulla ha al di fuori di s.
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Niccol Cusano: la dotta ignoranza II Linfinito, in quanto
negazione di tutte le determinazioni finite, anche al di l degli
opposti come minimo e massimo nelle grandezze, e dunque costituisce
il punto dove gli opposti coincidono, la coincidentia oppositorum.
Anche lassoluto sfugge alla conoscenza dellintelletto umano,
poichnoi non possiamo connettere insieme i contraddittori che
distano allinfinito, e dunque vi una sorta di coincidentia
contradictorium. In Cusano si nota la profonda influenza delle
dottrine di Proclo e di Dionigi lAreopagita, che gli diedero
unimpronta legata a una teologia negativa: se non si pu conoscere n
linfinito, n lassoluto, non si pu conoscere neppure Dio, di cui si
possono solo predicare le caratteristiche che non ha. La docta
ingnorantia, dunque, permette di intelligere incomprehensibiliter,
una critica radicale alla gnoseologia classica.
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Niccol Cusano: conoscere come congettura Non possibile, di
conseguenza, per Niccol, conoscere nella loro intrinseca verit
neppure gli Enti razionali finiti, cio gli esseri e le cose del
mondo, poich essi sono nella loro verit solamente nella mente di
Dio, che li crea. Solo per immagine razionale luomo pu conoscerli e
definirli in qualche modo. Ma tra gli enti reali creati da Dio e
gli enti razionali, cos come i primi possono essere conosciuti
dalluomo, resta un abisso incolmabile, solo in parte superabile con
unanalogia, che resta per sfuggente partecipazione della verit.
Anche la matematica come costruzione convenzionale- congetturale
delluomo solo uno strumento conoscitivo, se pure elevatissimo (il
pi elevato per Cusano), per la conoscenza delle cose, nei limiti
dellintelletto umano.
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Niccol Cusano: Dio e mondo Il sistema aristotelico-tolemaico
superato da Cusano in una visione delluniverso complicata e
implicata in Dio stesso, e dunque complessa, da comprendere, sia
pure imperfettamente, non da spiegare. Dio per luniverso principio
e fine, cos come il numero 1 per sistema numerico, unit e infinit
nel contempo. La mediazione tra Dio e mondo per Cusano Cristo
incarnato, massimo assoluto e massimo limite, teandrico,
divino-umano che sintetizza il Tutto. La discesa del Lgos divino in
Cristo-Ges rid alluomo tutta la dignit di essere a immagine di Dio
Creatore.
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Niccol Cusano: una nuova cosmologia Cusano mostra di intuire
linfinit delluniverso partendo dai suoi assunti circa i rapporti
tra finito e infinito: tutti i parametri geocentrici per la
conoscenza del mondo sono eliminati, perch insufficienti e
fuorvianti per lintelletto umano. Non vi pi la gerarchia
aristotelico-tolemaica nella visione del cosmo, perch non vi
misura, n un massimo n un minimo nella concezione del Cusano. E
neppure un centro e una periferia. Sembra quasi di sentir
echeggiare le ultime teorie cosmologiche di un Paul Davies, (cf.
Sullorlo dellinfinito) o di Stephen Hawking (cf. Dal big bang ai
buchi neri).
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Niccol Cusano: la tolleranza Il cardinale di Cusa, di fronte al
nuovo nemico costituito dai Turchi musulmani che nel 1453 avevano
conquistato Costantinopoli, si oppose alla proposta di una
crociata, suggerendo di avviare un dialogo per stabilire una
pacifica convivenza in nome della fede in Dio (de pace fidei). Il
suo discorso aperto a tutte le religioni conosciute, poich coglie
una profonda unit nella fede nellunico Dio, pure nella differenza
dei riti. Unit nella fede in Dio e rispetto per la diversit delle
declinazioni cultuali e delle confessioni religiose, in ci il
Cusano un precursore di percorsi di dialogo che iniziarono molto
vicino ai nostri tempi, prima con Giovanni XXIII e Paolo VI e
successivamente con papa Wojtyla, Ratzinger e lo stesso Bergoglio,
sia pure con stili molto diversi. Nicola Cusano, perci, un po
nostro contemporaneo.
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Filosofia della natura e nuova scienza: Paracelso La ripresa
del platonismo congiunto al pitagorismo, rimette al centro della
ricerca filosofica e scientifica la matematica come scienza della
natura (cf. proxime Keplero e Galilei). Personaggi come Paracelso
(1493-1541), cio Filippo Teofrasto Bombast von Hohenheim, filosofo
e medico, sono emblematici di quel tempo, studi medicina in Italia
e si stabil a Basilea, dove entr in rapporto con Erasmo da
Rotterdam. In Paracelso confluirono diversi e elementi
neoplatonici, astrologici, magici e alchimistici. Egli riteneva che
vi fosse una corrispondenza fra dimensioni cosmiche e le parti del
corpo umano, per cui occorreva connettere tutte le conoscenze
fisiche del mondo e anatomiche delluomo per potere, con probit,
propriet e preparazione, esercitare larte medica.
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Gerolamo Cardano e altri (1501-1576) Classico rappresentante
del naturalismo rinascimentale, filosofo e inventore, Gerolamo
Cardano riteneva la natura fosse retta da forze spirituali
naturali, per cui ogni movimento deve essere interpretato alla luce
del rapporto unit- molteplicit, derivando questultima nozione
dallUno che Dio stesso. Per Cardano lesperienza del molteplice deve
essere mediata dal sapere matematico, che la rende meno
approssimativa. Sue opere importanti furono il De subitlitate e il
De rerum varietate. Altri autori come il Giovanni Battista della
Porta (1535-1615) e Cornelio Agrippa di Nettesheim (1486-1535),
insieme con chi abbiamo citato furono fondamentali per preparare un
percorso nuovo alla filosofia e alla scienza, combattendo le
dottrine aristoteliche degli elementi, recuperando dottrine pi
antiche di carattere vitalistico, ilozoistico e atomistico, e
preparando la strada alla riflessione filosofico-scientifica
successiva di Bernardino Telesio, Tommaso Campanella e Giordano
Bruno.
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Bernardino Telesio (1509-1588) Con Bernardino Telesio abbiamo
una delle prime compiute espressioni di filosofia della natura del
Rinascimento, prima di Bruno. In La natura secondo i suoi propri
princpi, Telesio propone come elementi fondativi di ogni moto
naturale, le nature agenti, come il caldo e il freddo, o linerzia e
loscurit per quanto riguarda la materia. Tutto ci spiega, come il
moto non sia causato da agenti esterni, ma da intrinseche forze che
operano nel sole e nei cieli, operando pure sulla terra. Non vi
dunque una scalarit dellessere tra gli enti, n distinzione
sostanziale tra organico e inorganico, ma solo una diversit di
sentire pi o meno. Luomo mantiene comunque una posizione
preminente, voluta da Dio e infusa in ogni singola persona: luomo
infatti si eleva sugli altri animali perch in grado di superare
lappetito sensibile, per desiderare beni spirituali e perfino
limmortalit, sviluppando cos una sorta di morale naturale connessa
con le cose divine.
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Tommaso Campanella I (1568-1639) Seguace di Telesio, suo
conterraneo, Tommaso Campanella entr giovanissimo nellordine
domenicano e studi a Napoli. Si interess prestissimo a pratiche
magico-astrologiche, e fu pi volte processato per ipotesi di
eresia. Coinvolto nella rivolta antispagnola del 1599, viene
arrestato e incarcerato per lunghi anni. Scarcerato nel 1629, papa
Urbano VIII gli fa conferire il titolo di magister. Di nuovo
perseguitato dal governo spagnolo, fugge a Parigi dove gli vengono
riconosciuti grandi onori negli ambienti della nuova filosofia e
dove si occupa delle sue maggiori pubblicazioni. Ivi muore nel
1639. Tra le sue opere pi importanti ricordiamo il De sensu rerum
sive de magia, la Philosophia realis, la Citt del sole, lApologia
pro Galileo, lAtheismus triumphatus e una imponente Theologia.
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Tommaso Campanella II Campanella sostiene che il linguaggio di
Dio nella natura diverso da quello delle Sacre scritture, e perci
bisogna procedere con unanalisi separata dalla dottrina religiosa o
dallindagine teologica. Cita lesempio di un Cristoforo Colombo che
secondo lui cap, della natura, pi cose di Agostino (!!!). Di
Telesio, frate Tommaso accoglie gli insegnamenti sui principi
attivi naturali (caldo, freddo, organicit della natura, etc.). Ogni
essere possiede una perceptio passionis, consapevolezza di sentire,
che gli d una sapientia intuitiva. Questa conoscenza comunque
sempre scientia sui, cio sapere su di s, siccome si viene,
conoscendo, modificati dalla conoscenza stessa.
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Tommaso Campanella III Il sensus inditus o cognitio sui, sempre
alla base di ogni conoscenza. Qui Campanella anticipa alcune tesi
cartesiane, sulle tracce di Agostino (non posso ingannarmi se non
sono) e psicologiche contemporanee (una certa psicanalisi?). Tutte
le cose,comunque, hanno ricevuto da Dio la capacit di
autoconservarsi e di amare se stesse, conseguendo il fine proprio.
Dio, che , per Campanella, nella sua divina Trinit, come Possanza
Prima, Sapienza Prima e Amor Primo, a tutti e a tutto provvede. E
tra tutte le creature, in forza dello spirito diffuso, spicca luomo
il quale dotato da Dio di una mens, che lanima immortale, abitante
nello spirito (platonismo e dottrine cristiane in questo quadro
teoretico si incontrano).
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Tommaso Campanella: La Citt del sole I Tra le opere di
Campanella ci soffermiamo brevemente suLa citt del sole, perch
parte di una sorta di genere letterario di gran momento, come
vedremo. Si tratta di un ripensamento de La Repubblica di Platone,
nella quale vengono ripresi i temi principali come la comunanza dei
beni, la comunanza sessuale, una sorta di religione naturale, che
comunque prevede la presenza di un Dio provvidente e limmortalit
dellanima. Al vertice posto un Sovrano, che servito da treprimalit
mutuate dalla S. ma Trinit: Pon, Sin e Mor. Il Sovrano la sapienza
metafisica e teologica, conoscendo la radice ultima della realt, ma
anche tutte le arti liberali e meccaniche, e dunque depositario del
sapere, supportato dalla tre potenze su nominate.
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Tommaso Campanella: La Citt del sole II Il sapere fondato su
uneducazione non rigidamente collegata alle dottrine scolastiche e
agli schemi libreschi, bens allosservazione della natura e al
lavoro. Uneducazione resa accessibile a tutti e non solo a pochi
privilegiati. Lutopia di Tommaso trae senso dallaspettativa che
egli aveva di una generale palingenesi, politica, scientifica,
religiosa e morale, tale da rinnovare la vita degli uomini su tutta
la terra un solo ovile sotto un solo pastore (ahi quanto attuale!).
In realt il Campanella non vuole sostituire il cristianesimo con la
religione naturale, ma mostrare come il cristianesimo sia la pi
naturale delle religioni.
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La nuova scienza Con prodromi che abbiamo visto manifestarsi
fin dai due secoli precedenti, dal XVI secolo si afferma sempre pi
una metodologia e un approccio epistemologico al sapere che si pu
definire nuova scienza. Essa avr poi nel prosieguo ulteriore spinta
dai grandi pensatori e scienziati del secolo successivo (Bacon,
Descartes, Galileo, Newton ). La cifra teoretica unificante
sicuramente un deciso ritorno al platonismo come concezione in
grado di unificare i saperi, sostenendo una profonda corrispondenza
tra la mente umana e la natura tutta. Una notevole spinta in questo
senso fu data anche dalla riscoperta dei grandi classici della
scienza matematica dellantichit. Di seguito daremo di tutto ci una
sommaria nozione.
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La crisi della cosmologia aristotelica La concezione della
struttura cosmologica aristotelico- tolemaica, cos come era stata
tramandata, accolta pienamente nellaccademia europea a partire dal
XIII secolo entra in crisi, a partire dalla constatazione di una
rigidit e di uno schematismo che mal si attagliava alle riflessione
e scoperte che stavano emergendo. Abbiamo gi visto come diversi
pensatori del Duecento e Trecento gi mettessero in dubbio quelle
ipotesi (Grossatesta, lOresme e altri). La visione del mondo e
della terra in particolare era caratterizzata da pregiudizi e
leggende, come quella sullinabitabilit di intere zone del
pianeta.
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La rivoluzione copernicana e le scoperte geografiche proprio
questa concezione del mondo che viene messa in crisi
dallarivoluzione scientifica che ha inizio nel XVI secolo! In
questo secolo innanzitutto risalta la rivoluzione copernicana
(Niccol Copernico, 1473-1543)nella cosmologia e astronomia: si
passa alleliocentrismo! E poi le grandi scoperte geografiche, opera
di navigatori coraggiosi come Colombo, Vespucci, Caboto, Vasco de
Gama, Magellano, che contribuirono a fugare, rendendole
leggendarie, opinioni consolidate sulla non raggiungibilit di certi
luoghi della terra. Una ulteriore riflessione si poneva sul piano
antropologico ed etico: se cio le popolazioni autoctone incontrate
dagli esploratori europei fossero da definire selvaggi
(corrispettivo di barbari di greca memoria!), o possedessero essi
stessi una religione naturale, una morale e uno stile di vita
plausibile, anche alla luce della dottrina cristiana. La
definizione di barbari veniva posta in discussione.
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Le arti meccaniche e Leonardo Detto degli esploratori e
navigatori, un altro capitolo concern