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Gruppo di Lavoro Nazionale Flussi Informativi INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA Versione 1.0 Utilizzo dei sistemi informativi correnti per la programmazione delle attività di prevenzione nei luoghi di lavoro

Uti ill izzzzoo ddeei ississtteemmi iinnffoorrmmaattiivvi ... · Cipolloni Federica INAIL De Merich Diego ISPESL Di Giorgio Maurizio Regione Lazio Filignano Teresa IPSEMA Gallieri

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Gruppo di Lavoro NazionaleFlussi Informativi

INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

Versione 1.0

UUttiilliizzzzoo ddeeii ssiisstteemmii iinnffoorrmmaattiivvii ccoorrrreennttiippeerr llaa pprrooggrraammmmaazziioonnee

ddeellllee aattttiivviittàà ddii pprreevveennzziioonnee

nneeii lluuoogghhii ddii llaavvoorroo

Gruppo di Lavoro NazionaleFlussi Informativi

INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

Versione 1.0

Gruppo di Lavoro NazionaleFlussi Informativi

INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

III

Coordinamento del testo a cura di Antonella Bena e Alberto Baldasseroni

Prodotto dal Gruppo di Lavoro Nazionale “Flussi Informativi”

INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

Agnesi Roberto Regione Veneto

Amatucci Silvia INAIL

Aquila Massimo Regione Emilia-Romagna

Assogna Alessandra INAIL

Baldasseroni Alberto Regione Toscana

Bena Antonella Regione Piemonte

Brusco Adelina INAIL

Bruzzone Massimo Regione Liguria

Calabresi Claudio INAIL

Calamita Maria Luisa INAIL

Campo Giuseppe ISPESL

Cantoni Susanna Regione Lombardia

Cipolloni Federica INAIL

De Merich Diego ISPESL

Di Giorgio Maurizio Regione Lazio

Filignano Teresa IPSEMA

Gallieri Daniela INAIL

Guglielmi Armando ISPESL

Leva Antonio ISPESL

Lupelli Roberto Regione Lazio

Gruppo di Lavoro NazionaleFlussi Informativi

INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

IV

Magna Battista Regione Lombardia

Marracino Francesca INAIL

Mochi Silvia INAIL

Montanari Paolo ISPESL

Morbidoni Marco Regione Marche

Morinelli Pino INAIL

Pasqualini Osvaldo Regione Piemonte

Piacentini Cristina INAIL

Romanelli Antonio Regione Emilia-Romagna

Salardi Silvia IPSEMA

Serretti Nadi Regione Toscana

Veronico Liana INAIL

Si ringraziano per la collaborazione

Filippo Ariani Azienda Sanitaria di FirenzeGabriella Madeo Regione Umbria

Firenze, 25 maggio 2010

Gruppo di Lavoro NazionaleFlussi Informativi

INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

V

11 –– GGllii IInnffoorrttuunnii

Per costituire un gruppo di lavorooccorrono tempo, pensiero e comunicazione

in stretta collaborazione.

D. Meltzer

Gruppo di Lavoro NazionaleFlussi InformativiINAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

VI

Gruppo di Lavoro NazionaleFlussi Informativi

INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

VII

UUttiilliizzzzoo ddeeii ssiisstteemmii iinnffoorrmmaattiivvii ccoorrrreennttiippeerr llaa pprrooggrraammmmaazziioonnee

ddeellllee aattttiivviittàà ddii pprreevveennzziioonnee

nneeii lluuoogghhii ddii llaavvoorroo

11 –– GGllii IInnffoorrttuunnii

Gruppo di Lavoro NazionaleFlussi InformativiINAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

VIII

1 – GLI INFORTUNIIndice

IX

IInnddiiccee

Presentazione XI

Parte prima Pag.Documento di sintesi e schede operative 1

Introduzione Programmare per prevenire 3

La programmazione degli interventi nei luoghi di lavoro in Italiaalla luce della recente legislazione di riordino della materia(DLvo 81/08 e 106/09)

5

La costruzione del Sistema Informativo Nazionale per laPrevenzione nei luoghi di lavoro

7

Esperienze di programmazione 9

Obiettivi e destinatari del documento 11

Qualche considerazione finale in merito alle schede 12

Premessa alla lettura delle schede 13

La struttura delle schede 15

Schedeoperative

Schede operative 17Scheda 1

La programmazione delle priorità a livello nazionale e regionale:la scelta dei settori/comparti prioritari

19

Scheda 2La programmazione delle priorità a livello nazionale e regionale:la scelta di sottogruppi di popolazione su cui intervenireprioritariamente

21

Scheda 3La programmazione delle priorità a livello locale:la creazione di liste di aziende

23

Scheda 4La programmazione delle priorità a livello locale:liste di aziende che abbiano registrato “Eventi Sentinella” negli ultimitre anni

25

Scheda 5La programmazione delle priorità a livello locale:liste di aziende non trattate nelle precedenti modalità di scelta

27

GlossarioGlossario essenziale 29

1 – GLI INFORTUNIIndice

X

Parte secondaDocumenti di accompagnamento ed analisi 33

Misure sintetiche di salute delle popolazionia cura di Alberto Baldasseroni e Filippo Ariani

35

Metodologia per il calcolo della speranza di vita usata neglistudi di tipo assicurativo, negli studi di tipo demografico e ditipo socialea cura di Giuseppe Morinelli

39

Disomogeneità tra numeratori e denominatori nel calcolodegli Indicatoria cura di Roberto Agnesi e Alberto Baldasseroni

41

Il fenomeno della sottonotificaa cura di Roberto Agnesi, Antonella Bena e Claudio Calabresi

45

Frequenza e/o Gravitàa cura di Gabriella Madeo

51

Indicatori proporzionali utili per la descrizione del rischioinfortunistico in assenza di informazioni sul denominatore

a cura di Antonella Bena

55

Gli eventi sentinellaa cura di Antonella Bena e Alberto Baldasseroni

57

Trattare l’incertezza delle stimea cura di Alberto Baldasseroni e Antonella Bena

59

NoteBibliografia 61Sitografia 63

1 – GLI INFORTUNIPresentazione

XI

PPrreesseennttaazziioonnee

Scopo del presente documento è quello difornire alcuni elementi utili alle decisioni sullaprogrammazione degli interventi per laprevenzione nei luoghi di lavoro.

I destinatari del documento sono i tecnici chesupportano, ai diversi livelli organizzativi, idecisori delle politiche sanitarie che siedononelle sedi istituzionalmente preposte a questoscopo. Anche gli operatori della prevenzione,a qualunque amministrazione essi appar-tengano, sono destinatari del contenuto deldocumento. Infine, le forze sociali, al di làdella collaborazione istituzionale garantitanelle sedi previste dall’attuale legislazione,potranno trovare in questo documentoesplicitati i criteri che stanno alla base dellescelte operative che li riguardano da vicino.

Il documento si articola in una parteintroduttiva a carattere generale che vuoldare gli elementi principali su cui può basarsiun processo di programmazione che siavvalga di informazioni pertinenti. Sono presein considerazione le più interessanti esperien-ze internazionali calandole nella realtà dellenorme che recentemente hanno riordinato inItalia la materia della sicurezza e igiene deiluoghi di lavoro. Ovviamente i criteri di esamedelle informazioni proposti non possonoessere applicati in modo meccanicistico (equindi vanno sempre valutati ed interpretatiin una lettura complessiva della specificarealtà territoriale) e soprattutto non sonoesaustivi dell’intera attività di program-mazione in materia.

Il cuore principale del documento è costituitoda alcune SCHEDE OPERATIVE, riferite aiproblemi concreti della programmazione.

In queste schede si possono trovaresinteticamente elencate le caratteristiche delproblema affrontato, le azioni suggerite perrisolverlo, le cautele da tener presenti, i puntidi forza e di debolezza.

Le schede operative non sono esaustive ditutti i problemi concreti di programmazione,ma concentrano l’attenzione sugli infortuni sullavoro.

La scelta è dovuta essenzialmente alladisponibilità di dati e di esperienze giàcondotte in Italia, più numerose e di migliorequalità nel caso degli eventi infortunistici.

Tutto questo trova giustificazione nella storiache caratterizza la nascita e lo sviluppo delSistema Informativo Nazionale per laPrevenzione nei luoghi di lavoro (SINP), cheha visto finora principalmente al lavoro ilGruppo nazionale che ha seguito lo sviluppodei Flussi informativi INAIL-ISPESL-Regioni (nelprosieguo denominati Flussi). Documentianaloghi sul tema della salute e delleesposizioni potranno essere redatti in futuro sesi riterrà utile e produttivo.

Le schede operative non possono e nonvogliono sostituirsi ai decisori e/o aglioperatori della prevenzione, cui restaovviamente la responsabilità e la scelta delledecisioni. Rappresentano però un importantesupporto tecnico che suggerisce strumenti emetodi che tengono conto dei limiti deisistemi informativi disponibili.

Le schede operative, infine, non indicano gliinterventi da effettuare, la scelta dei qualiresta anch’essa nelle mani di decisori edoperatori.

1 – GLI INFORTUNIPresentazione

XII

Si tratta di un passaggio delicato, soprattuttose si tiene conto delle difficoltà anchemetodologiche nel valutare l’efficacia degliinterventi preventivi. Anche su questo tema,se si riterrà utile, potranno essere preparati infuturo documenti analoghi.

Il documento è affiancato da una serie didocumenti di accompagnamento ed analisiche entrano nel dettaglio delle scelteeffettuate e forniscono anche un’ampialetteratura scientifica e grigia di riferimentoper chi vorrà cimentarsi nell’approfondimentodi argomenti talvolta complessi e di soluzionenon diretta.

Il documento è fortemente dipendente dalcontesto generale (organizzazione dellaprevenzione e realtà normativa) e dall’ag-giornamento dei sistemi informativi e dellemodalità tecniche di utilizzo disponibili almomento in cui è stato pensato.

È intenzione del gruppo di lavoro curarnel’aggiornamento periodico, ogniqualvolta sene ravvisi la necessità.

I contenuti operativi di questo documentosaranno resi applicativi attraverso modifichenel software di riferimento (EPIWORK, EPIWEB).

1 – GLI INFORTUNIParte Prima

Gruppo di Lavoro Nazionale “Flussi Informativi”INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

1

UUttiilliizzzzoo ddeeii ssiisstteemmii iinnffoorrmmaattiivvii ccoorrrreennttiippeerr llaa pprrooggrraammmmaazziioonnee

ddeellllee aattttiivviittàà ddii pprreevveennzziioonnee

nneeii lluuoogghhii ddii llaavvoorroo

11 –– GGllii IInnffoorrttuunnii

PPAARRTTEE PPRRIIMMAADDooccuummeennttoo ddii ssiinntteessii ee sscchheeddee ooppeerraattiivvee

1 – GLI INFORTUNIParte Prima

2

1 – GLI INFORTUNIProgrammare per prevenire

3

PPrrooggrraammmmaarree ppeerr pprreevveenniirree

Programmare significa predisporre unprogramma, cioè “…definire il percorso perraggiungere un determinato obiettivotenendo conto delle risorse disponibili, dellecondizioni al contorno, delle attività daintraprendere e dei tempi necessari perrealizzarle”.

Nel senso più ampio è la definizioneoperativa di un piano o di un progetto. Insenso più ristretto è una lista di “cose dafare1”. Implicita in questa definizione diprogramma è quindi la selezione dellepriorità, ma anche la finalizzazione nell’usodelle risorse all’obiettivo da raggiungere.

E’ quindi essenziale ribadire che per la SanitàPubblica, ambito prioritario, anche se nonunico, in cui si inseriscono le attività diprevenzione di cui parleremo, l’obiettivo èquello di un guadagno di salute nellapopolazione interessata.

I modi per raggiungere tale guadagno sonovari. Tra questi c’è anche quello della verificanel rispetto dell’applicazione di normative(regole) decise per proteggere e salva-guardare la salute e la sicurezza deilavoratori.

La stesura del programma, come sopradefinito, deve basarsi sulla conoscenzadocumentata della situazione e su valoriespressi dalla società civile nelle sue istanze dipartecipazione democratica.

In altri termini la stesura del programma devecontemperare i dati oggettivi che descrivonol’esistente e l’opinione, basata anche suvalori condivisi, dei soggetti interessati,espressa attraverso loro rappresentantiqualificati (forze sociali, rappresentanzepolitiche, gruppi di opinione portatori degliinteressi della popolazione).

1 Da Wikipedia-ad vocem, consultata il 28/10/2009

Nell’esperienza di altri paesi, la scelta dellepriorità da indicare agli attori delle politiched’intervento per ciò che riguarda la salute ela sicurezza nei luoghi di lavoro vienegeneralmente effettuata seguendo leindicazioni di Agenzie nazionali ointernazionali per la prevenzione e lasicurezza sul lavoro (OSH), che, dopo unapreliminare revisione dei dati disponibili edella letteratura tematica, selezionanoun’ampia lista di rischi.

Questa lista viene successivamente ridottaattraverso la discussione di esperti e dirappresentanti delle organizzazioni sindacali,imprenditoriali, del pubblico, etc., utilizzandocriteri che vengono discussi e alla finecondivisi dall’insieme del gruppo di lavoro.

Le fonti informative utilizzate a questo scoposono rappresentate essenzialmente da dati disorveglianza sulla salute occupazionale(indicatori di mortalità, morbosità, invaliditàlavorativa, malattie professionali e infortuni,altre patologie associate al lavoro, assenzeper malattia, sintomi) e sull’esposizione a rischiprofessionali (prevalenza e intensità diesposizione a fattori fisici, chimici, ergonomici,psicologici, psicosociali), oltre che da studiepidemiologici analitici.

Questo processo per l’individuazione dellepriorità è stato seguito per esempiodall’Occupational Safety & Health Agencystatunitense (OSHA) e dall’Health & SafetyExecutive britannico (HSE).

1 – GLI INFORTUNIProgrammare per prevenire

4

Anche l’Agenzia Europea per la Salute e laSicurezza sul Lavoro (EU-OSHA) ha indicato lepriorità di intervento e ricerca per il triennio2001-2004 nei paesi membri, utilizzando unpercorso caratterizzato:

dall’utilizzo di varie fonti informative,che comprendevano indaginieuropee e nazionali sulle condizioni divita e di lavoro e sulla salutepercepita (Fondazione Europea diDublino; indagini nazionali inGermania, Gran Bretagna, Olanda,Francia, Paesi Scandinavi), sullo statodell’occupazione e delle imprese, e suinfortuni e malattie professionali(Eurostat);

dalla consultazione tramitequestionario di focal points nazionaliEU-OSHA (in Italia rappresentatodall’ISPESL), e di esperti, parti sociali,regioni autonome ed enti assicurativistatutari dei paesi membri.

Analizzando le risposte dei focal pointsnazionali, i rischi occupazionali riferiti comeprioritari con maggiore frequenza erano, inordine decrescente, i cancerogeni chimici, lostress, gli sforzi fisici (inclusa lamovimentazione dei carichi), i movimentiripetuti, il rumore e le vibrazioni, la sicurezzadelle macchine, l’asbesto, i campi elettro-magnetici a bassa frequenza, il rischio dicadute dall’alto e i solventi organici.

Tra i settori produttivi indicati come prioritaridai centri di riferimento nazionali si citano lecostruzioni, la sanità, l’agricoltura, i trasporti,l’industria alimentare e lo smaltimento rifiuti,seguiti dall’industria chimica e da quella dellegno.

Naturalmente, la distribuzione geografica deirischi occupazionali non è uniforme, madipende dalla struttura produttiva di ogniarea, che condiziona la prevalenza delleesposizioni, in relazione alla diffusione dellelavorazioni svolte nell’area considerata.

Ciò significa che un rischio può essereparticolarmente rilevante in un certo territorio,ma essere di scarsa importanza in un altro,per il fatto che in quest’ultimo i settoriproduttivi o le lavorazioni dove è prevalentel’esposizione a quel fattore di rischio sonopoco diffusi.

Anche differenze di sviluppo tecnologicoall’interno di uno stesso comparto produttivoinfluenzano la rilevanza dei rischi cui sonoesposti gli addetti; per esempio, in undeterminato settore i cancerogeni possonoessere considerati un fattore di rischioimportante in aree in cui la diffusione el’intensità di esposizione siano elevate, puressendo valutati come un rischio di rilevanzamarginale qualora sia l’intensità, sia il numerodegli addetti esposti siano state fortementeridotti da precedenti interventi preventivi.

Per questi motivi appare necessario che alivello locale (regione, provincia, distretto,ASL) l’analisi delle priorità di intervento suirischi lavorativi venga effettuata sulla base diinformazioni disponibili per quell’area sullastruttura produttiva del territorio, sulladistribuzione per settore e occupazione dellapopolazione in esso residente, nonchésull’occorrenza di infortuni e di patologiepotenzialmente derivanti dall’esposizione atali rischi.

1 – GLI INFORTUNILa programmazione degli interventi

5

LLaa pprrooggrraammmmaazziioonnee ddeeggllii iinntteerrvveennttii nneeii lluuoogghhii ddii llaavvoorroo iinn IIttaalliiaa

aallllaa lluuccee ddeellllaa rreecceennttee lleeggiissllaazziioonnee

ddii rriioorrddiinnoo ddeellllaa mmaatteerriiaa

DDLLvvoo 8811//0088 ee 110066//0099

Calando questi ragionamenti a caratteregenerale nel concreto delle norme cherecentemente hanno riordinato la materiadella sicurezza e igiene dei luoghi di lavoro(DLvo 81/08 e sue modifiche con ilDLvo106/09) si deve tener presente che sonopreviste delle sedi privilegiate dove sancireprogrammi di lavoro e condividere prioritàd’intervento tra attori diversi, ma tutti facenticapo alla verifica e controllo delle condizionidi lavoro ed alle azioni di prevenzione.

Per esempio l’art.5, facente parte del CapoII-Sistema Istituzionale del 81/08, così comemodificato dal 106/09, prevede l’istituzione diun “Comitato per l’indirizzo e la valutazionedelle politiche attive e per il coordinamentonazionale delle attività di vigilanza in materiadi salute e sicurezza sul lavoro” con compitielencati in alcuni commi, qui sotto riportati:

a. stabilire le linee comuni delle politichenazionali in materia di salute esicurezza sul lavoro;

b. individuare obiettivi e programmidell'azione pubblica di miglioramentodelle condizioni di salute e sicurezzadei lavoratori;

c. definire la programmazione annualein ordine ai settori prioritari diintervento dell'azione di vigilanza, ipiani di attività e i progetti operativi alivello nazionale, tenendo conto delleindicazioni provenienti dai Comitatiregionali di coordinamento e daiprogrammi di azione individuati insede comunitaria;

d. programmare il coordinamento dellavigilanza a livello nazionale in materiadi salute e sicurezza sul lavoro;

e. garantire lo scambio di informazionitra i soggetti istituzionali al fine dipromuovere l'uniformità dell'appli-cazione della normativa vigente;

f. individuare le priorità della ricerca intema di prevenzione dei rischi per lasalute e sicurezza dei lavoratori.

All’art.6, punto 8, comma b – si ribadisce chela “Commissione consultiva per-manente perla salute e sicurezza sul lavoro” tra i suoicompiti ha anche quello di “esprimere parerisui piani annuali elaborati dal Comitato di cuiall’art.5”.

L’art.7, infine, richiama il ruolo dei “Comitatiregionali di coordinamento”, già normati conapposito DPCM del 27 Dicembre 2007 (GUn.31 del 06/02/2008). Nel menzionato DPCM icompiti del Comitato regionale erano cosìdefiniti:

a. sviluppa, tenendo conto dellespecificità territoriali, i piani di attività ei progetti operativi individuati dalleAmministrazioni a livello nazionale;

b. svolge funzioni di indirizzo e program-mazione delle attività di prevenzionee di vigilanza e promuove l'attività dicomunicazione, informazione, forma-zione e assistenza operando il neces-sario coordinamento tra le diverseistituzioni;

c. provvede alla raccolta ed analisidelle informazioni relative agli eventidannosi e ai rischi, proponendosoluzioni operative e tecniche atte aridurre il fenomeno degli infortuni edelle malattie da lavoro;

d. … omissis.

1 – GLI INFORTUNILa programmazione degli interventi

6

Come si vede il legislatore ha previsto uncoordinato impianto di norme che indi-viduano le istanze nella quali si deve svolgerela funzione di programmazione, a livellonazionale e territoriale.

Di questo quadro è indispensabile tenerconto per garantire l’attuazione dei principi el’uso degli strumenti più adatti nel concreto.

In particolare questo significa cheprogrammare gli interventi per la salva-guardia delle condizioni di lavoro è attivitàcomplessa che non si esaurisce in sceltetecniche relative a strumenti di raccolta eanalisi delle informazioni disponibili, maimplica la ponderazione di valori da parte ditutti gli attori sociali coinvolti, il rispetto didiverse scale di priorità nel proprio e nell’altruimandato istituzionale da parte dei diversi enticoinvolti, l’attenzione verso le diversità, purnel legittimo perseguimento della maggiorstandardizzazione possibile.

Va ricordato inoltre che la prevenzione neiluoghi di lavoro e la tutela della salute esicurezza dei lavoratori implicano iniziative edazioni complesse da parte di una molteplicitàdi soggetti: informazione, formazione,assistenza e consulenza, controllo e vigilanza,promozione ed incentivazione di compor-tamenti positivi nel mondo del lavoro.

Le stesse nuove normative, in particolare ilcombinato dei Decreti legislativi 81/2008 e106/2009, delineano efficacemente l’arti-colazione dei vari possibili interventi.

Sapere dove esistono i maggiori e principaliproblemi deve quindi consentire di attivare edi finalizzare, appunto procedendo perpriorità, le azioni che nei vari e diversi casisono più idonee per migliorare le condizioni dilavoro e di tutela, spesso articolando – anchetra più soggetti con differenti ruoli ecompetenze – azioni integrate e sinergiche.

1 – GLI INFORTUNILa costruzione del Sistema Informativo Nazionale

7

LLaa ccoossttrruuzziioonnee ddeell SSiisstteemmaa IInnffoorrmmaattiivvoo NNaazziioonnaallee

ppeerr llaa PPrreevveennzziioonnee nneeii lluuoogghhii ddii llaavvoorroo

La necessità di creare un sistema informativonazionale per la prevenzione nei luoghi dilavoro è una questione aperta da moltidecenni, in particolare dai tempi della legge833 di Riforma Sanitaria (1978).

Centrale è stata da tempo la consape-volezza, presente sia nelle istituzioni sia alivello degli “addetti ai lavori”, che“conoscere” è indispensabile per “prevenire”,ma in sostanza a tale consapevolezza permolti anni non sono conseguite iniziativeefficaci, tali da portare strumenti diffusa-mente utili in questo senso.

E’nei primi anni 2000, sulla base di un’iniziativapromossa all’interno dell’INAIL, che è statoimpresso un nuovo impulso su questi aspetti,culminato con il Protocollo d’intesa siglato il25 luglio 2002 tra INAIL, ISPESL e Regioni eProvince Autonome (P.A.).

In esso si è delineato un piano/patto per ilfuturo a favore della prevenzione in cui si èdata particolare enfasi alla costruzione di unSistema informativo integrato per laprevenzione nei luoghi di lavoro, a partiredall’accordo di attivare flussi informativireciproci ed azioni comuni.

È stato dunque attivato un Gruppo di lavoronazionale che ha progettato, prodotto edistribuito informazioni e dati - su aziende,infortuni, patologie da lavoro - utili per laconoscenza del territorio, per definire prioritàdi rischio e d’intervento, per pianificare evalutare attività.

Dal 2002 ad ogni Regione/P.A. ed ASL, adogni Direzione regionale e Sede INAIL edall’ISPESL, è stato inviato un data basecontenente:

gli archivi anagrafici di aziende eunità produttive (integrati tra INAIL edISPESL);

gli archivi degli eventi (infortuni emalattie professionali, tabellate e non)denunciati e definiti, aggiornati all’an-no precedente a quello dell’invio, conindicazioni anagrafiche identificativedei lavoratori interessati e delleaziende in cui gli eventi sono avvenuti;

chiavi di lettura (e glossario) perl’interpretazione dei fenomeni e deidati;

indicatori statistici di sintesi;

un software di gestione dei dati(EPIwork), aggiornato ogni anno.

Caratteristiche peculiari del sistema sono: laperiodicità annuale ed il processo diadeguamento in continuo dei dati anchesulla base delle esperienze e dei “ritorni” dagliutilizzatori, nella logica di perseguire unmiglioramento continuo della qualità dei dati.

Parallelamente alla distribuzione dei dati èstata avviata un’azione di aggiornamentodegli operatori, con l’obiettivo di facilitare efavorirne l’uso nell’attività corrente, ed anchedi contribuire alla creazione in ogniRegione/P.A. di gruppi di riferimento in gradodi seguire l’iniziativa (utilizzi, problemi,ricadute, “ritorni”). Ad oggi sono stati coinvoltialmeno un migliaio di operatori delleRegioni/P.A., delle ASL e dell’Inail, distribuiti sututto il territorio nazionale.

Si tratta dunque di un’iniziativa che haprodotto notevoli risultati in termini sia dimerito, attraverso un’intensa produzione, siadi metodo, con l’attivazione di un nuovomodo di rapportarsi e sviluppare progettiintegrati.

1 – GLI INFORTUNILa costruzione del Sistema Informativo Nazionale

8

L’evoluzione naturale ha negli ultimi annicominciato a coinvolgere altri soggetti:

sul piano tecnico l’IPSEMA, l’ente cheassicura i lavoratori marittimi,popolazione di non grandi dimensioniquantitative, ma che interessa granparte del territorio nazionale e chenon è esente da rischi lavorativi“importanti”;

sul piano politico-istituzionale i Ministeridella Salute e del Lavoro, che hannoattivato un confronto ed un nuovoimpegno anche sui problemi dellaprevenzione occupazionale;

ciò è avvenuto soprattutto a partiredall’impulso dato per alcuni anni dalCentro di Prevenzione e controllodelle malattie (CCM) del Ministerodella Salute.

Il frutto di tale coinvolgimento ha portatoall’adeguamento del Protocollo d’Intesa del2002: nel luglio 2007 (esattamente 5 annidopo il precedente) si è condiviso un nuovoProtocollo, che ha definito la cooperazione diMinisteri della Salute e del Lavoro,Regioni/P.A., INAIL, ISPESL e IPSEMA per la“realizzazione del Sistema InformativoNazionale integrato per la Prevenzione (SINP)nei luoghi di lavoro e per la tutela della salutee sicurezza dei lavoratori”.

Il Protocollo consta di un documentopiuttosto esauriente, che prevede lo“sviluppo in progress del Sistema informativointegrato nazionale … con articolazioni intutto il territorio nazionale” al fine della“conoscenza dei rischi e dei danni da lavorointegrata e condivisa, per orientare laprogrammazione e pianificazione di azioni edinterventi di prevenzione e tutela”.

Nel periodo immediatamente successivo, lalegge 123 (3 agosto 2007) ha dedicatospecifica attenzione al tema della necessitàdi un sistema informativo nazionale per laprevenzione nei luoghi di lavoro, utile per“valorizzare le competenze esistenti edeliminare ogni sovrapposizione o duplicazionedi intervento”.

Su queste basi è venuto l’art. 8 del D.Lgsl.81/2008 implementato dal D.Lgsl. 106/2009 inparticolare in merito al trasferimento al SINPdelle informazioni relative agli infortuni al disotto dei tre giorni, acquisite da INAIL edall’IPSEMA, per i rispettivi ambiti, cheprevede l’istituzione del SINP nei luoghi dilavoro al fine di fornire dati utili per orientare,programmare, pianificare e valutarel’efficacia della attività di prevenzione degliinfortuni e delle malattie professionalirelativamente ai lavoratori iscritti e non iscrittiagli enti assicurativi pubblici e per indirizzarele attività di vigilanza, attraverso l’utilizzointegrato delle informazioni disponibili negliattuali sistemi informativi, anche tramitel’integrazione di specifici archivi e lacreazione di banche dati unificate.

Le sinergie promosse con l’iniziativa dei Flussihanno reso possibile e favorito anche laProgettazione e la realizzazione dell’Indagineintegrata (Inail-Ispesl-Regioni) sugli Infortunimortali (e su una casistica di infortuni gravi)nel triennio 2002-2004, cui dal 2007 èconseguita l’attivazione di un Sistemanazionale integrato di Sorveglianzapermanente sugli Infortuni mortali.

1 – GLI INFORTUNIEsperienze di programmazione

9

EEssppeerriieennzzee ddii pprrooggrraammmmaazziioonnee

I Flussi informativi ed il Sistema di Sorveglianzasugli infortuni mortali (che ai flussi si colleganon solo idealmente) sono oggi componentidecisive del Sistema informativo per laprevenzione nei luoghi di lavoro, nerappresentano l’anticipazione ed al tempostesso le prime componenti stabili, che negliultimi anni hanno notevolmente potenziato leconoscenze disponibili e fruibili sullacollocazione dei luoghi di lavoro di ogniterritorio e sugli eventi che in ogni luogo dilavoro avvengono nel tempo, almeno dalpunto di vista delle conseguenze piùeclatanti dei rischi (infortuni e malattie dalavoro).

Pur non potendo attivare un percorsocompleto, simile a quelli descritti nelparagrafo introduttivo, sulla base di questidue sistemi informativi, è possibile tuttaviasviluppare un insieme di ragionamenti cheaiutino complessivamente gli attori dellaprevenzione a lavorare per priorità.

Si utilizza così un metodo di lavoro basato suun processo formalizzato in cui tutte le fasisono trasparenti e partecipate.

A seguito della disponibilità e fruibilità diinformazioni, in questi ultimi anni sono stateintraprese alcune esperienze sia a livello disingola unità operativa territoriale (scelta dipriorità d’intervento su singole aziende), sia alivello di regione (scelta di comparti olavorazioni prioritarie per gli interventi deiservizi di prevenzione).

Sono stati utilizzati criteri diversi per tali scelte,utilizzando i dati in maniere e conmetodologie diverse. Sono state censitealcune esperienze, sulla cui base si è avviatauna discussione in merito a quali possanoessere i criteri migliori da suggerire a tutte lerealtà che vogliano cimentarsi in questapianificazione di politiche sanitarie.

I temi sui quali si è articolato il dibattito sono:

analisi ed identificazionedei bisogni

1. la programmazione delle priorità a livello aggregato (es percomparto) utile a livello nazionale o regionale

2. la creazione di liste di aziende sulla base di indicatoriinfortunistici, soprattutto utile a livello di ASL

3. l'approccio per eventi sentinella (a partire dagli infortunimortali o da alcune categorie di infortuni gravi)

criteri di individuazionedelle priorità

4. gli indicatori “influenzati ” da logiche di costruzione degliarchivi non direttamente rispondenti a letture diprevenzione (sottonotifica degli eventi,sottodimensionamento degli assicurati, disallineamento tranumeratore e denominatore, ecc): utilizzo di indicatori digravità da soli o in combinazione con indicatori difrequenza

5. gli indicatori per il confronto con altre politiche sanitarie(LLY, DALY)

individuazione partecipatadelle priorità

6. esempi di lavoro sia a livello di ufficio operativo sia di avviodi tavoli locali di consultazione/confronto/programmazione

Le schede operative sono basate anche su queste esperienze e sul dibattito che ne è seguito.

1 – GLI INFORTUNIGruppo di Lavoro Nazionale “Flussi Informativi”INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

10

1 – GLI INFORTUNIObiettivo e destinatari

11

OObbiieettttiivvoo ee ddeessttiinnaattaarrii ddeell ddooccuummeennttoo

Scopo del presente documento è quello difornire alcuni elementi utili alle decisioni sullaprogrammazione degli interventi per laprevenzione nei luoghi di lavoro.

Per fare ciò sono state costruite una serie diSCHEDE OPERATIVE, riferite ai problemiconcreti della programmazione. In questeschede si possono trovare sinteticamenteelencate le caratteristiche del problemaaffrontato, le azioni suggerite per risolverlo, lecautele da tener presenti, i punti di forza e didebolezza.

L’attenzione è concentrata sugli infortuni sullavoro.

Questo documento non tratta di problemi disalute (malattie attribuibili al lavoro o lavoro-correlate, salute percepita, assenteismo) oesposizioni lavorative presenti. Questa sceltaè basata essenzialmente sulla disponibilità didati e di esperienze già condotte in Italia, piùnumerose e di migliore qualità nel caso deglieventi infortunistici. In particolare parleremosempre di infortuni definiti positivamentedall’ente assicuratore, cioè riconosciutidall’INAIL come infortuni sul lavoro. In questasede non verrà trattato il tema degli infortuni“denunciati” dal momento che per questiultimi sussistono difficoltà notevoli perconsiderarne l’uso a fini di programmazionedel lavoro 2.

Le schede operative non possono e nonvogliono sostituirsi ai decisori e/o aglioperatori della prevenzione, cui restaovviamente la responsabilità e la scelta delledecisioni.

2 Gli infortuni denunciati all’ente assicuratore

contengono una quota di eventi destinati a non farparte dell’universo di riferimento. Per esempio gli infortuniche vengono respinti in quanto non da lavoro oaccaduti a soggetti non tutelati dall’INAIL, oppure quegliinfortuni che si risolvono con il rientro al lavoro entro i tregiorni dal’evento, cosiddetti infortuni “in franchigia”. Laquota di questi ultimi infortuni che risulta dalle statistichedi quelli denunciati è molto varia e fluttuante nel corsodel tempo e in aree diverse del paese.

Questo anche in considerazione del fatto chel’aggiornamento dei sistemi informatividisponibili non è in grado di seguiretempestivamente i cambiamenti repentini esempre più veloci del mercato del lavoro.

Rappresentano però un importante supportotecnico che suggerisce strumenti e metodiche tengono conto dei limiti dei sistemiinformativi disponibili e delle esperienze finoracondotte in Italia.

I destinatari del documento sono i tecnici chesupportano, ai diversi livelli organizzativi, idecisori delle politiche sanitarie che siedononelle sedi istituzionalmente preposte a questoscopo. Anche gli operatori della prevenzione,a qualunque amministrazione essi appar-tengano, sono destinatari del contenuto deldocumento. Infine, le forze sociali, al di làdella collaborazione istituzionale garantitanelle sedi previste dall’attuale legislazione,potranno trovare in questo documentoesplicitati i criteri che stanno alla base dellescelte operative che li riguardano da vicino.

1 – GLI INFORTUNIConsiderazione finale in merito alle Schede

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QQuuaallcchhee ccoonnssiiddeerraazziioonnee ffiinnaallee

iinn mmeerriittoo aallllee SScchheeddee

Le schede forniscono indicazioni operativeche tengono conto delle esperienze giàcondotte e dei limiti dei sistemi informatividisponibili. Lo scopo è quello di utilizzare unlinguaggio comune che permetta un miglioreconfronto nello spazio e nel tempo e tra entidiversi.

Le schede sono frutto di un consensoraggiunto all’interno del gruppo flussi, traoperatori con professionalità diverse appar-tenenti ad enti diversi. Per comprendere afondo le ragioni di alcune scelte si possonoconsultare il documento di analisi e labibliografia a corredo.

Alcune scelte possono essere oggetto diconfronto: dipendono dal contesto e dalbilanciamento tra valutazioni sui vari profili diconnessione e di relazione sia sul versante deifattori coinvolti, sia sul versante delle“esperienze” e di implementazioni di tipoevolutivo.

Saranno dunque oggetto di monitoraggio erevisione periodica tanto che alcune schedeprevedono già un paragrafo di sviluppi.

Sarà cura del Gruppo Flussi adeguare isupporti informatici al fine di predisporreprocedure automatiche che permettano larealizzazione pratica delle raccomandazionicontenute nelle schede.

La pubblicazione sulla versione web dei flussidegli indicatori così calcolati ne permetteràl’uso ad una platea più vasta di operatoriinteressati.

Sarà inoltre avviato un percorso di diffusionee di formazione degli operatori dellaprevenzione al fine di permetterne un utilizzoampio e consapevole.

Si vuole infine sottolineare che tra i risultati piùimportanti che questo documento intenderaggiungere vi sono la chiarezza e latrasparenza sui criteri di programmazioneadottati, presupposto indispensabile pergarantire equità nelle scelte e per permetterela valutazione dei risultati ottenuti.

1 – GLI INFORTUNIPremessa alla lettura delle Schede

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PPrreemmeessssaa aallllaa lleettttuurraa ddeellllee SScchheeddee

Le schede tecniche che seguono rap-presentano alcuni esempi di possibili criterioperativi per la scelta di priorità d’interventobasate su dati contenuti nei flussi INAIL –ISPESL – Regioni e nel sistema di sorveglianzanazionale sugli infortuni mortali.

Nel proporle il gruppo è ben consapevoleche esse riguardano solo una parte dei criterisu cui si basa la reale scelta delle priorità aidiversi livelli di responsabilità.

In Fig. 1 e 2Si riporta uno schema complessivo dei fattori che influenzanotali scelte a livello territoriale e regionale.

Fig. 1Schema generale del processodi Pianificazione a livelloNazionale e Regionale

1 – GLI INFORTUNIPremessa alla lettura delle Schede

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E’ parso però utile proporre un metodo dianalisi degli elementi a disposizione anche invista del progressivo ampliamento delle basidi dati che costituiranno il SINP. In futuroanalogo esercizio andrà realizzato perquanto riguarda fonti informative sullemalattie da lavoro, sui fattori di rischio per ilavoratori, sui dati della sorveglianza sanitariaderivanti dal sistema dei medici competenti,ecc.

Per ognuna di queste ulteriori fonti informativedovranno essere messe a punto analogheschede in modo da facilitare il compito di chidovrà utilizzare questi dati a fini diprogrammazione degli interventi. Un ulteriorescopo delle schede è quello di favorire unmigliore confronto tra regioni e servizi diversinei criteri dichiarati di scelta. In nessun casotuttavia quanto segue deve ritenersivincolante rispetto all’autonomia di sceltediverse che vengano ritenute necessarie alivello regionale o territoriale.

Decisore localeDirettore SPSAL

Ele

men

tiin

INP

UT

per

laP

ian

ific

azio

ne

Segnalazioni diinfortuni dalpronto soccorso

Segnalazioni dimalattiaprofessionale

Esposti dilavoratori o dicittadini

Richieste dellaProcura dellaRepubblica

Richieste delleparti sociali

Richiestedirezionegenerale -budget

Pianificazioniregionali

Datiepidemiologici suinfortuni emalattieprofessionali

Dati FLUSSI INFORMATIVIINAIL ISPESL REGIONI

Conoscenza delterritorio

Andamentostorico dei carichidi lavoro

ALTRO …

Attività svolta d’ufficio:indagini di P. Giudiziaria perinfortuni e M.P., altro

Attivitàprogrammata

Per Obiettivi regionali Per Obiettivi del servizio

Prevenzione MP

Prevenzione infortuni: In base a dati dei flussi INAIL In base ad altre informazioni

ALTRO

RISORSEDISPONIBILI

Attività svolta arichiestadall’utenza(lavoratoriistituzioni etc.)

Ele

men

tiin

US

CIT

A-

Pia

nif

icaz

ion

e

Fig. 2Schema generale del processodi Pianificazione a livello Locale

1 – GLI INFORTUNILa struttura delle schede

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LLaa ssttrruuttttuurraa ddeellllee SScchheeddee

Le schede sono tutte strutturate in manieraanaloga e constano di un titolo seguito dauna breve descrizione narrativa del lorosignificato.

I paragrafi standard di ogni scheda sono poirappresentati da:

un’Affermazione di base nella quale sisintetizza il problema affrontato;

un paragrafo di Raccomandazioni,che indicano cosa fare per affrontareil problema enunciato;

Azioni suggerite che riguardanoinvece il come fare;

Cautele che segnalano alcuni pericoliinsiti nel modo suggerito di risolvere ilproblema;

Punti di forza e Punti di debolezza chesono invece dedicati ai pro e aicontro del modo suggerito diaffrontare il problema, soprattutto inrelazione ai limiti dei dati disponibili.

Sviluppi che in alcune schedesegnalano i possibili e futuri scenarirelativi al tema trattato.

I contenuti delle schede sono frutto dellaraccolta delle esperienze attivate in Italia suquesti argomenti e della discussioneall’interno del gruppo di lavoro INAIL – ISPESL –Regioni.

Le azioni suggerite tengono conto delleopportunità e dei limiti presenti nei sistemiinformativi correnti attualmente disponibili inItalia (per un approfondimento si vedano ibrevi paragrafi contenuti nella seconda partedel documento).

Si prevede sin da adesso quindi la necessitàdi aggiornamenti periodici legati all’evo-luzione dei sistemi informativi ed al cos-truendo SINP.

1 – GLI INFORTUNIGruppo di Lavoro Nazionale “Flussi Informativi”INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

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1 – GLI INFORTUNILe Schede

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LLEE SSCCHHEEDDEE

UUttiilliizzzzoo ddeeii ssiisstteemmii iinnffoorrmmaattiivvii ccoorrrreennttiippeerr llaa pprrooggrraammmmaazziioonnee

ddeellllee aattttiivviittàà ddii pprreevveennzziioonnee

nneeii lluuoogghhii ddii llaavvoorroo

11 –– GGllii IInnffoorrttuunnii

1 – GLI INFORTUNIGruppo di Lavoro Nazionale “Flussi Informativi”INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

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1 – GLI INFORTUNIScheda 1

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Scheda 1

LLaa pprrooggrraammmmaazziioonnee ddeellllee pprriioorriittàà aa lliivveelllloo nnaazziioonnaallee ee rreeggiioonnaallee::

llaa sscceellttee ddeeii sseettttoorrii//ccoommppaarrttii pprriioorriittaarrii

Affermazione di base

“Nella programmazione di livello nazionale eregionale, su base periodica (ad es.triennale) devono essere indicate le areeprioritarie, verso le quali indirizzare i maggiorisforzi, basandosi su adeguate caratteristichepresenti nei dati disponibili (codice ATECO, lavoce di tariffa Inail,…).”

Razionale

A livello nazionale e regionale è correttoindicare le priorità d’intervento usando comecaratteristica di riferimento il settoreproduttivo o analoga informazione a cuiappartengono le aziende, nellaconsapevolezza che tali caratteristiche sianocorrelate con i livelli di rischio.

La metrica necessaria a decidere su qualisiano le priorità d’intervento devecontemperare due esigenze concomitanti:da una parte la valutazione del rischioindividuale per il singolo dipendente delladitta di andare incontro ad un infortunio,dall’altra il carico complessivo di danni chequella ditta produce tra i suoi dipendenti. Intermini diversi dovremo contemperare neicriteri di scelta delle priorità “Frequenza“degli infortuni con “Gravità” delle loroconseguenze.

Tutto questo dovrà avvenire avendo cura digarantire il minimo errore in relazione ai limitied alle potenzialità dei sistemi informatividisponibili.

Raccomandazioni

Livello nazionale:

procedere a un confronto tra le diversemodalità della caratteristica scelta (codiceAteco, voce di tariffa Inail, …) che tengaconto del rischio individuale d’infortunio(probabilità di andare incontro ad uninfortunio da parte del singolo addetto) e del“carico” complessivo di danni (sommatoria difrequenza e gravità).

Livello regionale:

tenendo conto delle indicazioni presenti nellaprogrammazione di livello aggregatonazionale, confrontare su base regionale leindicazioni nazionali e decidere secorrispondono a un’analoga scala di prioritàsu base territoriale, attraverso una proceduradi benchmarking regionale.

E’ noto lo squilibrio territoriale tra diverseregioni e/o tra territori più ampi del paese perciò che riguarda l’evasione all’obbligo didenuncia degli eventi e/o quello didichiarazione degli addetti impiegati.

Questo rende parzialmente inaffidabile unbenchmarking regionale che riguardi l’interoterritorio nazionale:

si suggerisce quindi di procedere anche a unconfronto con il territorio più vicino diriferimento (Nord, Centro, Sud-Isole).Graduare la destinazione delle risorse (pianiregionali) in base alla scala delle prioritàcostruita dopo tale confronto, confermandoin toto o parzialmente modificando quellaproposta nel livello di programmazionenazionale.

1 – GLI INFORTUNIScheda 1

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Azione suggerita

Calcolare misure sintetiche della salute dellepopolazioni lavorative in grado di esprimerecon un unico indicatore sia il “rischio”individuale sia il “carico complessivo didanni” dovuto al settore o compartoproduttivo.

Si suggerisce di utilizzare per questo calcolo iltasso di infortuni gravi (numero di infortunigravi in rapporto al numero di addetti). Siconsidera opportuno usare una definizione diinfortunio grave, un evento che abbia datoesito a morte, oppure a un dannopermanente di qualunque grado, oppure aun periodo di inabilità temporanea di almeno30 giorni (Gravi_T30). Numeratore edenominatore devono essere confrontabili:quando si calcola l’indicatore a livelloregionale si suggerisce di inserire eventi eaddetti delle aziende con sede nella regioneindipendentemente dal luogo diaccadimento dell’infortunio (indicatore perazienda secondo la definizione presente neiflussi).

Cautele

Non dovranno essere inserite nelle proceduredi valutazione modalità delle caratteristichescelte (codice ATECO, voce di tariffa Inail, …)che abbiano registrato meno di 5 eventiinfortunistici gravi nel periodo considerato peril calcolo.

Nel caso che abbiano registrato da 5 a 19eventi infortunistici gravi, dovrà essereadottata una particolare cautela nelconsiderare il posto in graduatoria ottenuto,a causa di incertezze nelle stime.

Punti di Forza

La capacità di orientare in base asettori produttivi a maggior rischiorappresenta uno dei punti cruciali nelraggiungimento di una efficaceprogrammazione degli interventi.

Considerare solo gli infortuni gravi enon tutti gli infortuni permette diarginare il problema dellasottonotifica degli eventi lievi edassicura una maggiore confrontabilità(per territorio, per settore, ecc).

Punti di debolezza

Se non viene effettuato unadattamento a livello regionale e/oterritoriale più ampio, si corre il rischiodi disperdere le energie su settori giàaffrontati e, seppur localmente,efficacemente risanati.

Una eccessiva genericità diindicazioni può indurre la sensazionein chi opera sul territorio dell’ovvietànell’operazione di scelta delle prioritàeffettuata.

Non applicabile per l’agricoltura e intutti i casi in cui mancano leinformazioni sugli addetti.

Sviluppi

La forza dell’azione suggerita sarebbedecisamente superiore se si utilizzasse una”misura sintetica della salute di unapopolazione lavorativa”. Sono state suggeritedue differenti metriche: da una parte il DALY,proposto in campo sanitario dall’OMS, chemisura gli “anni di vita persi” per infortunimortali + gli anni di vita trascorsi in condizionimenomate a causa di invalidità permanenti;dall’altra misure di tipo attuariale basate sulle“Life Tables”, volte a prevedere lasopravvivenza di soggetti colpiti da infortunicon conseguenze permanenti.

Sono necessari ulteriori approfondimenti econfronti per definire quale o quali possanoessere le misure più appropriate. Si avviapertanto una sperimentazione che condurràad una proposta operativa.

GLI INFORTUNIScheda 2

21

Scheda 2

LLaa pprrooggrraammmmaazziioonnee ddeellllee pprriioorriittàà aa lliivveelllloo nnaazziioonnaallee//rreeggiioonnaallee::

llaa sscceellttaa ddii ssoottttooggrruuppppii ddii ppooppoollaazziioonnee

ssuu ccuuii iinntteerrvveenniirree pprriioorriittaarriiaammeennttee

Affermazione di base

“Nella programmazione di livello regionale, subase periodica (ad es. triennale) possonoessere indicati i sottogruppi della popolazionelavorativa nei confronti dei quali attivare unamaggior attenzione ed interventi in misuraprioritaria (es. immigrati, precari, donne, …).”

Razionale

A livello regionale è corretto indicare ulterioripriorità d’intervento usando come categoriadi stratificazione caratteristiche demo-grafiche e occupazionali della manodoperaimpiegata.

Per esempio, sulla base di evidenze empiriche(dati) e valoriali (equità nell’accesso allerisorse sanitarie e preventive) si può sceglieredi privilegiare gli interventi su sottogruppi dellapopolazione particolarmente sfavoriti o“fragili”.

Raccomandazioni

Calcolare indicatori di frequenza e gravitàstratificati per sottogruppi specifici dipopolazione lavorativa (es. immigrati, precari,anziani, …).

Al momento questa azione è resa difficiledalla mancanza di informazioni sulle variabilidi stratificazione nella popolazione lavorativadisponibile nei flussi.

Si avvia pertanto una sperimentazione pervalutare la fattibilità di utilizzare informazionisui lavoratori provenienti da altre fontiinformative.

Azioni suggerite

Non essendo possibile calcolare dei tassi diinfortunio, si suggerisce di calcolare indicatoriproporzionali.

In particolare se ne suggeriscono uno difrequenza ed uno di gravità:

percentuale di infortuni per compartonei lavoratori stratificati per classid’età, oppure sesso, oppure nazio-nalità oppure, tipologia contrattuale,ecc.;

ridit medio.

Cautele

I confronti tra proporzioni possono esseresoggetti a distorsioni a causa della differentenumerosità dei gruppi di popolazioneconfrontati.

Punti di forza

L’utilizzo di misure proporzionalipermette di analizzare sottogruppicon importanti problemi di sicurezza eper i quali non sono disponibiliinformazioni sui lavoratori esposti.

La proposta è applicabile anche alle

attività economiche per le qualimancano informazioni sugli addetti(ad es. agricoltura).

Lo sbilanciamento verso l’alto del riditfornisce informazioni anche sullasottonotifica se è stato opportuna-mente scelto il gruppo di controllo.

1 – GLI INFORTUNIScheda 2

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Punti di debolezza

La sottonotifica differenziale persottogruppi di popolazione puògenerare distorsioni nella letturadell’indicatore percentuale difrequenza.

Sviluppi

La forza dell’azione suggerita sarebbedecisamente superiore se si utilizzassero tassidi infortunio.

Tuttavia nei dati di popolazione lavorativacontenute nei flussi INAIL – ISPESL – Regioni,non sono attualmente disponibili informazionisulla composizione per sesso, età, origineetnica, tipologia contrattuale e altrecaratteristiche potenzialmente interessantiper rispondere ai quesiti sopra delineati.

Sarà valutata la fattibilità di utilizzare adenominatore informazioni sui lavoratoriesposti provenienti da altre basi dati (BancaDati Nominativa Assicurati dell’Inail, Inps,Osservatori Regionali del Mercato del Lavoro,Indagine trimestrale Istat sulle forze di lavoro,…).

Si avvia pertanto una sperimentazione checondurrà ad una proposta operativa entroun anno.

1 – GLI INFORTUNIScheda 3

23

Scheda 3

LLaa pprrooggrraammmmaazziioonnee ddeellllee pprriioorriittàà aa lliivveelllloo llooccaallee::

llaa ccrreeaazziioonnee ddii lliissttee ddii aazziieennddee

Affermazione di base

“Al fine di ottimizzare le risorse è opportunoconcentrare le energie sul segmento diaziende che determinano il più alto rischioindividuale e il più ampio carico di danni allasalute.”

Razionale

Il livello di programmazione territoriale deveanche decidere quali siano le realtà aziendalida sottoporre ad intervento.

Spetta quindi a questo livello decisionale lacreazione di “liste” di aziende 3.

Raccomandazione

“Determinare quali siano le aziende checausano il più alto rischio individuale e il piùampio carico di danni alla salute, mediantela misure di frequenza e gravità degli infortuni.Tali misure debbono dar conto:

Dell’intensità del rischio, cioè dellaprobabilità del danno per il singoloindividuo;

Del carico complessivo di danniprovocato, dovuto, oltre che allaprecedente grandezza, anche alnumero di addetti.”

3 In alcune esperienze, soprattutto nell’ambito di regionipiccole, è ipotizzabile che la creazione di liste di aziendeavvenga a livello di aggregazione regionale ocomunque su scala territoriale intermedia (Aree vaste,ecc.)

Azione suggerita

Si suggerisce di utilizzare per questo calcolo iltasso di infortuni gravi (numero di infortunigravi in rapporto al numero di addetti delladitta).

Si può considerare grave un evento cheabbia dato esito a morte, oppure ad undanno permanente di qualunque grado,oppure ad un periodo di inabilitàtemporanea di almeno 30 giorni (Gravi_T30).

Numeratore e denominatore devono essereconfrontabili: si suggerisce di inserire eventied addetti dell’azienda indipendentementedal luogo di accadimento dell’infortunio(indicatore per azienda secondo ladefinizione presente nei flussi).

Si può effettuare il calcolo su un periodo di 3anni. Si suggerisce di confrontare il tasso perazienda calcolato con quello regionaledell’attività economica (codice ATECO, vocedi tariffa Inail, …) corrispondente.

1 – GLI INFORTUNIScheda 3

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Cautele

Non dovranno essere inserite nellegraduatorie così costruite ditte che hannoregistrato meno di 5 eventi infortunistici gravinel periodo considerato per il calcolo. Inaziende che abbiano registrato da 5 a 19eventi infortunistici gravi, dovrà essereadottata una particolare cautela nelconsiderare il posto in graduatoria ottenuto,a causa di incertezze nelle stime.

Le liste di aziende prodotte devono essereoggetto di ulteriori verifiche da parte deglioperatori di prevenzione. In particolare sisuggerisce di leggere le dinamicheinfortunistiche al fine di scegliere solo le piùsignificative.

Punti di forza

Considerare solo gli infortuni gravi enon tutti gli infortuni permette diarginare il problema della sotto-notifica degli eventi lievi ed assicurauna maggiore possibilità di confronto(per territorio, per settore, ecc).

L’effettuazione del calcolo su unperiodo di tre anni permette disuperare i limiti di cautela per unnumero maggiore di ditte.

Punti di debolezza

Solo le ditte di maggiori dimensionirispondono ai requisiti di cautela.

Problemi di tipo amministrativo

(cambiamento indirizzo, denomi-nazioni, ecc) potrebbero rendere nonmonitorabile la ditta per un periodo ditre anni.

L’aggiornamento dell’archivio risale a

due anni prima: la ditta potrebbe nonessere più attiva.

Non applicabile per l’agricoltura e intutti i casi in cui mancano leinformazioni sugli addetti.

Sviluppi

La forza dell’azione suggerita sarebbedecisamente superiore se si utilizzasse una”misura sintetica della salute di unapopolazione lavorativa”. Sono state suggeritedue differenti metriche:

da una parte il DALY, proposto in camposanitario dall’OMS, che misura gli “anni di vitapersi” per infortuni mortali + gli anni di vitatrascorsi in condizioni menomate a causa diinvalidità permanenti; dall’altra misure di tipoattuariale basate sulle “Life Tables”, volte aprevedere la sopravvivenza di soggetti colpitida infortuni con conseguenze permanenti.

Sono necessari ulteriori approfondimenti econfronti per definire quale o quali possanoessere le misure più appropriate.

Si avvia pertanto una sperimentazione checondurrà ad una proposta operativa entroun anno.

GLI INFORTUNIScheda 4

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Scheda 4

LLaa pprrooggrraammmmaazziioonnee ddeellllee pprriioorriittàà aa lliivveelllloo llooccaallee::

lliissttee ddii aazziieennddee cchhee aabbbbiiaannoo rreeggiissttrraattoo

““EEvveennttii SSeennttiinneellllaa”” nneeggllii uullttiimmii ttrree aannnnii

Affermazione di base

“Al fine di ottimizzare le risorse è opportunoconcentrare le energie sulle situazioni cheabbiano dato luogo a “Eventi Sentinella” diun potenziale rischio grave e imminente allasalute, la cui analisi possa suggerire azioni nonlimitate alla sola realtà produttiva sededell’evento, ma da allargare a tutte le dittedove siano presenti analoghe condizioni dirischio.”

Razionale

In tutte quelle realtà produttive che sonoescluse dalla creazione delle liste di prioritàviste in precedenza (dal momento chehanno registrato tra 0 e 4 eventi nell’arcodegli ultimi tre anni), un criterio plausibile perprogrammare comunque l’attività può esserequello dei cosiddetti “Eventi Sentinella”.

Si tratta cioè di definire quegli eventi avversiper la salute che siano particolarmentesignificativi e rilevanti da meritare unapprofondimento della realtà da cuiscaturiscono, a prescindere da qualsiasi altraconsiderazione.

Raccomandazione

Decidere “a priori” le tipologie dieventi ritenute rilevanti perl’inserimento tra gli “Eventi Sentinella”.

Elencare le ditte che in undeterminato periodo abbiano datoluogo ad almeno un “EventoSentinella” così definito.

Azioni suggerite

Si suggerisce di basarsi su criteri formalizzati,utilizzando il codice ATECO, la voce di tariffao il Comparto se si vuole effettuare unaselezione del settore produttivo.

Tra i criteri suggeriti:

gravità del danno verificatosiprognosi iniziale >30 giorni – Gravi_T30

modalità di accadimento così comescaturiscono dall’analisi delle variabiliESAW del tracciato record INAIL (ades. accaduti su particolari macchine,per caduta dall’alto, altro);

analisi delle dinamiche infortunisticheche scaturiscono dal sistemainformativo sugli infortuni mortali.

Cautele

Per un intervento tempestivo, volto acorreggere con urgenza eventuali carenzenei sistemi di prevenzione dove si sia verificatol’Evento Sentinella i dati dei flussi INAIL-ISPESL-Regioni non sono utilizzabili, data la latenzanella loro disponibilità dal momentodell’evento.

E’ quindi necessario basarsi su altre fontiinformative più tempestive (Referti dei ProntoSoccorso, dati gestionali locali delle sediINAIL, dati delle autorità di pubblicasicurezza).

E’ necessario porre in essere adeguatimeccanismi di feed-back per garantire larelativa completezza/adeguatezza dell’elen-co degli “Eventi Sentinella” decisi.

1 – GLI INFORTUNIScheda 4

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Punti di forza

La proposta è indipendente dalnumero di addetti presenti nell’im-presa ed è applicabile anche alleditte di piccole dimensioni cherappresentano la maggior parte deltessuto produttivo italiano.

La proposta è applicabile anche inassenza di informazioni sugli addetti(ad es. agricoltura).

L’uso dei dati relativi agli Eventi

Sentinella presenti nei flussi puòcontribuire ad individuare altresituazioni a rischio analogo che nonabbiano provocato eventi sentinella.

Punti di debolezza

Si agisce sulle situazioni di rischio solose hanno portato al verificarsidell’Evento Sentinella (in media, solo il7% delle ditte presenti in un territorioha infortuni in un anno).

La qualità delle codifiche ESAW èvariabile nel tempo ed affetta daproblemi di completezza.

L’aggiornamento dell’archivio INAIL-ISPESL-Regioni non è sufficientementetempestivo per consentirne l’usonell’individuazione di Eventi Sentinellaa fini d’intervento immediato.

1 – GLI INFORTUNIScheda 5

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Scheda 5

LLaa pprrooggrraammmmaazziioonnee ddeellllee pprriioorriittàà aa lliivveelllloo llooccaallee::

lliissttee ddii aazziieennddee nnoonn ttrraattttaattee nneellllee pprreecceeddeennttii mmooddaalliittàà ddii sscceellttaa ((**))

Affermazione di base

“Per non escludere dalla programmazionedegli interventi l’amplissimo novero delle ditteche hanno registrato tra 0 e 4 eventiinfortunistici nell’ultimo triennio e che nonhanno registrato “Eventi Sentinella”, si puòprocedere ad un’estrazione casuale(random) delle realtà produttive dasottoporre ad intervento.”

Razionale

Il tessuto produttivo italiano è costituito dauna fetta molto ampia di aziende piccole opiccolissime che, pur impiegando nelcomplesso una quota consistente dimanodopera, non possono essere inseritenella programmazione basata sui criteridefiniti più sopra dal momento che hannouna bassa probabilità di registrare eventiinfortunistici anche in presenza di condizionidi rischio prevenibili.

È utile applicare a queste aziende un criteriodi scelta campionaria randomizzata,basandosi sul presupposto che non esistanosostanziali differenze nelle condizioni di rischio,a parità di tipologia produttiva, tra ditte nellequali si realizza un infortunio e ditte dellastessa dimensione nelle quali l’infortunio non siverifica. Ciò in quanto il realizzarsi dell’eventosingolo, a parità di condizioni di rischio, puòessere considerato legato al caso.

Pertanto appare logico non vincolarsiall’accadimento (casuale), ma inveceattivare l’intervento sull’insieme delle aziendedi medesima tipologia, “come se” fosseroaggregate in un’unica entità.

Stiamo parlando di interventi da“somministrare” a singole aziende (es.vigilanza; verifica di azioni somministrate alivello collettivo).

((**)) Ditte che hanno avuto da 0 a 4 eventi nel triennio

precedente e che nel medesimo periodo non hannoregistrato alcun Evento Sentinella

Se si pensa invece di realizzare interventi ingrado di raggiungere l’universo delle aziende(es. distribuzione di strumenti informativi,formazione ai datori di lavoro) l’estrazionecasuale non è necessaria.

E’ da notare che per attuare una scelta diprogrammazione basata sui criteri di questascheda, non è necessario utilizzare i dati deglieventi infortunistici, dato che il data base deiflussi viene interrogato solo relativamente agliarchivi delle PAT, Posizioni AssicurativeTerritoriali, cioè relativamente allecaratteristiche delle aziende del territorio.

Raccomandazione 1

a. Decidere “a priori” i settori produttivisu cui intervenire.

b. Creare liste di ditte appartenenti al/isettore/i decisi.

c. Procedere ad un campionamentocasuale semplice della quota diaziende da sottoporre ad intervento.

1 – GLI INFORTUNIScheda 5

28

Raccomandazione 2

a. Decidere “a priori” uno o più “EventiSentinella” ritenuti significativi (vedischeda 4).

b. Descrivere le caratteristiche delle ditte(comparto, artigianato/industria, clas-se di addetti, presenza di socilavoratori, ecc) che in un determinatoperiodo abbiano dato luogo ad un“Evento Sentinella” così definito.

c. Creare liste di ditte che rispondono atali caratteristiche ma in cui si sonoverificati tra 0 e 4 infortuni nel periodoconsiderato.

d. Procedere ad un campionamentocasuale semplice della quota diaziende da sottoporre ad intervento.

Cautele

E’ necessario verificare la correttezza deicriteri di classificazione (settori produttivi,classe di addetti, ecc.) delle aziende inseritenelle liste prima di effettuare il cam-pionamento.

Altrimenti è necessario prevedere il rimpiazzodelle aziende che risultassero erroneamenteclassificate nel settore oggetto dell’inter-vento.

Punti di forza

Si programmano interventi anche inaziende dove, nonostante la bassaprobabilità a priori di accadimentoinfortunistico, possono essere presenticondizioni di rischio prevenibili.

La proposta permette di effettuareverifiche di risultato di azioni som-ministrate a livello collettivo.

Punti di debolezza

Il campionamento casuale puòportare ad intervenire in aziende chenon presentano condizioni di rischioimportanti.

La capacità descrittiva dei criteri diclassificazione da parte dei sistemiinformativi correnti (completezza,qualità, aggiornamento) presentalacune che devono essere affrontatein fase operativa di esecuzionedell’intervento.

1 – GLI INFORTUNIGlossario

29

GGlloossssaarriioo eesssseennzziiaallee

ATECO (Codice)

Classificazione delle ATtività ECOnomicheche consiste nella traduzione in italiano delcodice NACE adottato unitariamente a livelloeuropeo nella versione 2.0 con Regolamento(ce) n. 1893/2006 del parlamento europeo edel consiglio del 20 dicembre 2006 Utilizzatoda ISTAT per definire il tipo di attività svoltadall’azienda. Fa riferimento al prodottoprincipale ed è uguale per tutte le unitàoperative della stessa ditta anche se, in unaparticolare sede, il lavoro non vieneeffettivamente svolto (ad esempio, larivendita di pelli di una conceria porta ilcodice conceria).

Benchmarking

Processo continuo di misurazione di prodotti,servizi e prassi aziendali, mediante il confrontocon i concorrenti più forti (da:Wikipedia advocem). In pratica si tratta di unametodologia che prevede il confrontocontinuo tra una serie di situazioni analogherispetto alla migliore tra esse.

Comparto (Codice di)

Sistema di classificazione delle attività svolteall’interno dell’azienda basato su unaaggregazione di voci di tariffa INAIL.Rappresenta il rischio lavorativo presenteall’interno dell’azienda. A differenza diATECO, può essere diverso da una unitàall’altra della stessa azienda. Per alcune unitàproduttive può essere addirittura presente piùdi una voce di tariffa se vengono svoltediverse attività; in questi casi, il codicecomparto è attribuito in base al rischio dellaprima voce di tariffa.

DALY: Disability Adjusted Life Years o Anni divita “aggiustati” per la disabilità. Una dellediverse unità di misura della salute dellecollettività umane.

Evento Sentinella

Singolo evento che per la sua peculiarità eanomalia serve di allerta nei confronti disituazioni di rischio per la salute, a prescindereda considerazioni legate a frequenza diaccadimento (vedi voce del glossario).

Frequenza (indice di)

Descrive la probabilità di accadimentodell’evento infortunio. Si compone di dueelementi, il numero assoluto di eventi alnumeratore e un’adeguata stima delleoccasioni di evento al denominatore, il tuttomoltiplicato per una costante riferita all’unitàdi misura adottata (tempo-uomo; addetti-equivalenti, ecc.)

Gravità (indice di)

Descrive la gravità delle conseguenzedell’evento. Può essere calcolata in variamaniera, sia rapportando il numeratorecomplessivo delle conseguenze alleoccasioni di evento (Giornate equivalenti UNI/ addetti), sia considerando la proporzione dieventi al disopra di una soglia di gravità sultotale degli eventi, sia infine adottando lanuova metrica del danno prevista nellemisure sintetiche di salute delle popolazioni(vedi voce).

1 – GLI INFORTUNIGlossario

30

Infortunio Grave

L’infortunio viene usualmente consideratograve in funzione dell’entità delle lesioniverificatesi in un lavoratore; non vienecomunemente considerata nel concetto di“I.Grave” l’eventuale numerosità dei soggetticoinvolti in un unico incidente o lepotenzialità di danno di un particolare tipo diincidente che, fortuitamente, non abbiaprodotto conseguenze per le persone (es.esplosione potenzialmente devastante consolo feriti lievi).

Tuttavia non vi è una definizione univoca diinfortunio grave per quanto riguarda il mododi considerare la gravità delle lesioni e,secondo l’ambito di interesse di chi effettuale valutazioni, vengono utilizzati criteri chepossono essere anche molto diversi. Talora siusa anche la dizione di “infortuni gravi emortali”, sottintendendo che la categoria deimortali non è un sottoinsieme degli infortunigravi, ma una categoria a parte.

Limitando la trattazione del concetto di“infortunio grave” all’uso che ne viene fattonell’ambito di Flussi Informativi INAIL ISPESLREGIONI e in questo documento, possonoessere prese in considerazione alcunedefinizioni che rispondono a ben precisicriteri:

Gravi(I): Corrisponde alla definizionedi infortunio grave comunementeadottata dall’INAIL, e comprende gliinfortuni MORTALI + quelli condefinizione di danno PERMANENTE.

E’ stata utilizzata fino ad ora nelletavole degli indicatori allegate alsoftware Epiwork per il calcolorapporto Gravi/Totali.

Si ricorda che la definizione INAIL“permanente” implica unapercentuale di invalidità > 5% (dannobiologico). Prima del DLgs 38/2000 lastessa definizione implicava lapresenza di una invalidità > 10%(riferita alla capacità lavorativa).Pertanto, utilizzando questadefinizione di infortunio grave, non èconsigliabile confrontare datisuccessivi al luglio 2000 con quelli dianni precedenti.

Gravi(P): Comprende gli infortunimortali + quelli con qualsiasi grado diinvalidità INAIL + quelli con duratacomplessiva dell’assenza dal lavoro >40 giorni. Questa definizione cerca distimare il numero di casi gravi ogravissimi secondo il Codice Penale eche potrebbero essere oggetto diun’indagine “d’ufficio” per lesionepersonale o omicidio colposo se allabase dell’evento vi fosse la violazionedella normativa sulla sicurezza sullavoro.

Anche in questo caso si deve ricordareche il DLgs 38/2000 ha introdotto nellavalutazione dell’invalidità permanente ilcosiddetto “danno biologico”, per cuilesioni precedentemente valutate 0(come per es. la perdita di un testicolo)possono essere state riconosciute dopo il2000.

Gravi(Txx): Comprende i casi chehanno una durata della“temporanea” superiore a xx giorni(da specificare nel pedice, adesempio: Gravi(T30)). Poiché lamaggior parte degli infortuni mortali ealcuni di quelli con postumipermanenti possono non avercomportato indennità temporanea,se il criterio che si intende utilizzareinclude i casi mortali, è sempreopportuno specificalo (ad esempio:Gravi(T30) + Mortali). Questadefinizione di gravità viene propostaper controllare la possibilesottonotifica dei casi lievi che sembraessere disomogenea nel tempo enello spazio (utilizzando l’indicatore:Gravi / Totali oppure l’incidenza dicasi gravi). Dal valore di xx dipende laconsistenza numerica dell’insieme deigravi e questo valore dovrebbe esserescelto in funzione del migliorcompromesso tra l’eliminazione deicasi lievi, più soggetti a sottonotifica, ela riduzione eccessiva del numero dieventi considerati che renderebbepoco affidabile l’indicatore.

1 – GLI INFORTUNIGlossario

31

Life Tables (metodo delle)

(da Wikipedia) Nelle scienze attuariali la LifeTable (anche chiamata Tavola di Mortalità oTavola Attuariale) è intesa come una tabellache mostra, per ogni età, quale sia laprobabilità che una persona di quell’etàmuoia prima del successivo compleanno. Daquesto punto di partenza, numerosestatistiche possono essere derivate e quindiincluse nella tabella:

la probabilità di sopravvivenza adogni specifico anno d’età

la rimanente attesa di vita per lepersone ad ogni specifica età

la proporzione dell’originale coorte dinascita ancora in vita

la stima delle caratteristiche dilongevità di una specifica coorte dinascita

Misure sintetichedella salute delle popolazioni

Metrica della salute delle collettività adottatadall’OMS e poi diffusa in tutti gli ambitisanitari, volta a consentire confrontiomogenei tra differenti realtà territoriali.

Ridit medio

Il RIDIT medio (Rm) è una quantità compresatra 0 e 1 interpretabile come la probabilitàche un’osservazione, presa a caso dallapopolazione in studio, presenti una gravitàmaggiore rispetto a quello di un’osservazionepresa a caso dalla popolazione di riferimento.Se le due distribuzioni di gravità consideratefossero perfettamente sovrapponibili in tutti iloro punti, il Rm varrebbe 0,5: questo valorerappresenta l’ipotesi che le due popolazionia confronto sperimentino infortuni di egualegravità (ipotesi nulla). Un valore di Rminferiore a 0,5 indica che la popolazione instudio sperimenta infortuni di gravità mediainferiore a quelli della popolazione diriferimento; viceversa per un valore di Rmsuperiore a 0,5.

PAT

Posizione Assicurativa Territoriale. Codificaamministrativa INAIL relativa all’aziendaassicurata. Ogni record negli archivi delleditte dei flussi corrisponde ad una posizioneassicurativa territoriale (PAT); la PAT nonsempre corrisponde ad unità locale inquanto, allo stato attuale, esistono situazioniin cui una stessa unità locale può averediverse PAT che corrispondono ai diversi rischiassicurati (ad esempio, operai ed impiegati).

Variabili ESAW

Caratteristiche che descrivono modalità ecircostanze dell’infortunio secondo unsistema adottato in tutta Europa (EuropeanStatistics on Accidents at Work). I datidistribuiti nell’ambito dei flussi informativi INAILISPESL REGIONI prevedono tre livelli, articolatiin otto variabili.

Voce di tariffa

Riferimento alla classificazione dellelavorazioni e delle rispettive tariffe di premioassicurativo INAIL, stabilite con DM (l’ultimovigente è del 12 dicembre 2000)

GLI INFORTUNIGruppo di Lavoro Nazionale “Flussi Informativi”INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

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1 – GLI INFORTUNIParte Seconda

33

UUttiilliizzzzoo ddeeii ssiisstteemmii iinnffoorrmmaattiivvii ccoorrrreennttiippeerr llaa pprrooggrraammmmaazziioonnee

ddeellllee aattttiivviittàà ddii pprreevveennzziioonnee

nneeii lluuoogghhii ddii llaavvoorroo

11 –– GGllii IInnffoorrttuunnii

PPAARRTTEE SSEECCOONNDDAADDooccuummeennttii ddii aaccccoommppaaggnnaammeennttoo eedd aannaalliissii

1 – GLI INFORTUNIGruppo di Lavoro Nazionale “Flussi Informativi”INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

34

1 – GLI INFORTUNISummary Measurs of Popolution Health

35

MMiissuurree ssiinntteettiicchhee ddii ssaalluuttee ddeellllee ppooppoollaazziioonnii

((SSuummmmaarryy MMeeaassuurreess ooff PPooppuullaattiioonn HHeeaalltthh))

a cura di Alberto Baldasseroni, Filippo Ariani

Cosa rappresentano

Le misure sintetiche di salute delle popolazioni(SMPH) combinano informazioni sullamortalità e sulla morbosità per rappresentarela salute di una particolare popolazionemediante un singolo indice numerico (Murrayet al. , 2000).

Appartengono a due grandi categorie:

le misure di “attesa di salute” (HealthExpectancies)

le misure di “perdita di salute” (HealthGaps) (McKee and Pomerleau, 2005)

L’attesa di salute è un termine generico perdescrivere SMPH che stimano la duratamedia che una persona potrebbe attendersidi vivere in diversi stati di salute.

Le perdite di salute quantificano la differenzatra la salute reale di una popolazione e unaqualche norma od obiettivo a cui tendereper la salute della popolazione.

Entrambi i tipi di indicatori includono pesi chetengono conto del tempo vissuto in uno statodi salute peggiore di quello ideale.

L’OMS nel suo programma di valutazione delGlobal Burden of Diseases ha introdotto l’usodel DALY (Disability Adjusted Life Years) comeunità di misura di Health Gap.

Il DALY misura il gap esistente tra lo stato disalute reale di una popolazione e lo stato disalute ipotetico “ideale” di una popolazioneche non è interessata da eventi di mortalitàprecoce o disabilità, combinando gli anni divita persi per mortalità prematura e gli anni divita persi per disabilità e adoperando comeunità di misura comune il “tempo”.

CalcoloCalcolo del DALYdel DALY

N Numero di decessiL Vita attesa standard

all’età del decesso

I Numero di casi incidentiDW Coefficienti di ponderazione

per disabilitàL Durata media della disabilità

Years of Life LostAnni di vita persi

per mortalità prematura

Years Lost through Disability

Anni di vita persi per disabilità

DALY YLL YLD= +

1 – GLI INFORTUNISummary Measurs of Popolution Health

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L’utilità di questo tipo di misure viene indicatadall’OMS in otto punti:

1. Consentono un confronto corretto tra lasalute di popolazioni diverse.

2. Consentono di monitorare i cambiamentinello stato di salute di specifichepopolazioni.

3. Identificano e quantificano l’insieme delledisuguaglianze di salute all’interno di unapopolazione.

4. Permettono di focalizzare l’attenzione inmaniera appropriate ed equilibrate suglieffetti che hanno le malattie non letalisulla salute della popolazione.

5. Forniscono informazioni alla discussionesulle priorità per la programmazione efornitura dei servizi sanitari.

6. Forniscono informazioni alla discussionesulle priorità per la ricerca e lo sviluppo.

7. Migliorano il curriculum formative in SalutePubblica.

8. Analizzano i benefici di salute che si otten-gono con gli interventi al fine di utilizzarlinelle analisi CEA (Cost-EffectivenessAnalyses). (Murray et al., 2000)

Molti di questi punti possono essere applicatial caso dei danni alla salute dei lavoratori.

In particolare è importante sottolineare chel’uso di misure SMPH e tra queste soprattutto ilDALY permette di dimensionare corret-tamente l’entità dei problemi di salute legatiai rischi lavorativi, anche nei confronti di unascala di priorità che altrimenti trova altri modiper essere stilata (forza sociale dei gruppi dipressione, agenda politica generale, interessipalesi od occulti di stakeholder privati, lobbyprofessionali, ecc.).

Anche la confrontabilità nel tempo all’internodelle singole popolazioni appare megliogarantita da misure come queste, di naturasanitaria, rispetto ad altre di origine medico-legale assicurativa, soggette a variazioni neicriteri di definizione stabilite ope-legis ebasate più sul mutuo consenso sociale (criteridi indennizzo mutevoli nel corso del tempo)che su dati oggettivi di danni alla salute.

Infine, ma non per ultimo, misure come quelleproposte dall’OMS facilitano la stima deibenefici ottenuti con interventi a caratterepreventivo, come quelli realizzati da servizipubblici e privati deputati alla salute esicurezza occupazionale.

Ciò viene ottenuto grazie alla possibilità disintetizzare con un'unica misura i guadagni disalute, conglobando gli anni di vitaguadagnati rispetto a una mortalità precocedovuta alle esposizioni a fattori di rischiopresenti nei luoghi di lavoro, con i dannipermanenti, dovuti a menomazioni funzionalinon letali.

Strumenti di calcolo

Al di là delle motivazioni teoriche chegiustificano l’uso di queste misure, rimanetuttavia il problema di renderle facilmenteusufruibili da chi opera sul campo, senzapretendere una capacità di calcolo ecces-siva.

Questo è stato ottenuto grazie allapredisposizione di appositi algoritmi, creati apartire dalla struttura dei dati forniti con i FlussiINAIL-ISPESL-Regioni, in primo luogo perquanto riguarda gli infortuni definiti positi-vamente.

Il lavoro svolto ha consentito di predisporre siaun foglio di calcolo in Excel, sia un data basein Access che sono in grado di aggiungerealcune colonne al data base INAIL, fornendoi DALY per singolo infortunio, secondo diverseopzioni 4.

4 Per un approfondimento sulle tecniche di calcolo deiDALY e sulle caratteristiche che queste misurepresentano si rimanda alla letteratura scientifica diriferimento, disponibile in rete agli indirizzi dell’OMSdedicati.

1 – GLI INFORTUNISummary Measurs of Popolution Health

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Esperienze in altri paesi e nella letteraturainternazionale

E’ importante considerare l’uso di SMPH èormai diffuso in molti contesti nazionali e laletteratura internazionale più attenta neraccomanda fortemente l’applicazioneanche su base nazionale e regionale.

La letteratura sugli infortuni in generalesegnala come l’aggiunta della componentenon letale al “Burden of diseases” dovuto afattori di rischio quali lo sport e il lavoro,incrementi di circa il 50% il “peso” di questifattori di rischio nella stima delle prioritàd’intervento (Haagsma et al., 2008), modi-ficando quindi le scale di priorità costruitefinora, basate esclusivamente sulla tecnicadegli “anni di vita persi” per le diversepatologie [Nurminen M., Karjalainen A., 2001;Fingerhut et al., 2006].

1 – GLI INFORTUNIGruppo di Lavoro Nazionale “Flussi Informativi”INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

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1 – GLI INFORTUNIMetodologia per il calcolo della speranza di vita

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MMeettooddoollooggiiaa ppeerr iill ccaallccoolloo ddeellllaa ssppeerraannzzaa ddii vviittaa

uussaattaa nneeggllii ssttuuddii ddii ttiippoo aassssiiccuurraattiivvoo,,

nneeggllii ssttuuddii ddii ttiippoo ddeemmooggrraaffiiccoo

ee ddii ttiippoo ssoocciiaallee

a cura di Giuseppe Morinelli

Tutte le caratteristiche oggetto di studiolegate all’andamento della sopravvivenza dipopolazioni selezionate vengono ricondotteal calcolo delle tavola di mortalità.

In campo assicurativo, il sottile equilibrio trapremi pagati dall’assicurato e prestazionierogate dall’ente assicurativo è regolatodalla combinazione di fattori economici edall’utilizzo delle tavole di mortalità.

La stessa Inail, per giungere al calcolo dellesomme da erogare per una renditaconseguente a un infortunio con esitipermanenti, utilizza il valore capitale ottenutoservendosi dei dati delle tavole di mortalità.

I fondi pensione integrativi, la pensionedell’INPS, le polizze “vita” in genere, fannoparte del sistema cosiddetto dei “tre pilastri”che utilizza l’equilibrio attuariale basandosisull’applicazione delle tavole di mortalità.

Tralasciando l’ambito assicurativo dove, alivello mondiale, non vi è campo in cui siapossibile prescindere dalla lettura delletavole di mortalità, in tutti gli studi in cui sivuole effettuare un approccio sistematico afenomeni demografici, fenomeni evolutivi esociali ci si deve necessariamente ricondurrealla matematica attuariale.

Nella fattispecie, per determinare la speranzadi vita di una determinata popolazione siricorre a una serie di calcoli attuariali chepossono essere schematizzati in questi punti:

Si identifica la popolazione che sivuole studiare e se ne segue unagenerazione fino alla sua completaestinzione.

Si provvede, successivamente, acalcolare i cosiddetti quozienti dimortalità andando a rapportare lapopolazione sopravvivente a unadata epoca, alla popolazione cheera esposta al rischio di estinzionel’anno precedente.

L’operazione di calcolo dei quozientimortalità viene effettuata per ognietà.

Viene effettuato un calcolo distintoper sesso.

I quozienti di mortalità così ricavativengono quindi perequati.

La perequazione consente di ottenerele probabilità di morte e lecorrispondenti probabilità disopravvivenza.

Con le probabilità di morte sicostruisce la cosiddetta tavola dimortalità.

La tavola di mortalità così ottenutaviene “proiettata” in modo daottenere una matrice dinamica, contante dimensioni quanti sono gli annidella proiezione. Ad esempio, unaproiezione di 50 anni comporta lacostruzione di 50 tavole di mortalitàdifferenti tra loro.

Con la proiezione della mortalità èpossibile ottenere l’andamento dellamortalità negli anni. La mortalità,infatti, ha una evoluzione intrinsecada cui è impossibile prescindere.

1 – GLI INFORTUNIMetodologia per il calcolo della speranza di vita

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Il calcolo della speranza di vita viene quindieffettuato andando ad applicare la

…… xxxxx qxqqe 1/11/12

1...

2

11

2

1

Dove:

X è l’età

Q è la probabilità di morte

Ω è l’età in cui l’ultimo della generazione muore

Per il calcolo degli anni di vita persi èsufficiente effettuare la sottrazione tradifferenti speranze di vita delle popolazionimesse a confronto.

Così, a titolo di esempio, per effettuare ilcalcolo degli anni di vita persi in base a unamenomazione che ha comportato il 40% diinvalidità, è sufficiente confrontare lasperanza di vita della popolazione “normale”con la speranza di vita della popolazione conil 40% di invalidità.

1 – GLI INFORTUNIDisomogeneità nel calcolo degli indicatori

41

DDiissoommooggeenneeiittàà ttrraa nnuummeerraattoorrii ee ddeennoommiinnaattoorrii

nneell ccaallccoolloo ddeeggllii IInnddiiccaattoorrii

a cura di Roberto Agnesi e Alberto Baldasseroni

Tutti gli indicatori di incidenza e gravità, senon sono riferiti al livello nazionale, possonopresentare disomogeneità tra l’insieme deglieventi (infortuni o loro conseguenze alnumeratore) e quello dei lavoratori (addetti,addetti stimati, ore lavorate al denominatore)che danno origine agli eventi.

Quando si scende a livelli territoriali di piccolaestensione e in alcuni settori di attività, oltrealla nota questione dei “piccoli numeri”, sideve considerare il problema delladisomogeneità che è sostanzialmenteconnesso a due aspetti 5:

il fenomeno dell’Accentramentocontributivo (proprio degli archiviassicurativi INAIL)

la reale mobilità dei lavoratori nelterritorio al di fuori della propria sedeaziendale di riferimento (oltre alcomprensibile caso dei cantieri edili odelle attività di trasporto, questofenomeno si può presentare in settoridi attività nei quali non ci siattenderebbe di trovare attività extrastabilimento ad esempio metalmec-canica o lavorazione legno; in realtàsi tratta di messa in opera dimanufatti, di lavori in appalto o altro).

Per quanto riguarda il fenomenodell’accentramento contributivo, già ilsoftware messo a disposizione negli anni scorsiinsieme ai dati consente alcune operazioni dicorrezione.

5 Vi sono anche marginali errori di indirizzo sia tra glieventi che per le sedi delle unità produttive la cui entitàè però di gran lunga minore.

Tuttavia il problema dell’accentramentorimane insoluto e potenzialmente distorsivo dimolti ragionamenti sui dati a livello di ASL 6

anche perché non è uniformementedistribuito:

Lazio (Roma) e Lombardia (Milano), il centroNord e i capoluoghi di provincia, sono piùfrequentemente sedi di Posizioni AssicurativeMadri (sedi di accentramento) mentre le sedifiglie NON sono presenti nell’archivio aziendeanche se esistono in loco le unità localiafferenti alla sede madre (quindi mancaanche la loro quota di addetti tra gli addettidel territorio).

Particolare cautela andrà quindi posta nelvalutare situazioni che si scostino fortementedall’atteso (valore nazionale del tasso per lostesso settore di attività) per quanto riguardaovviamente gli indicatori che contengono nelproprio calcolo al denominatore gli addettistimati dall’INAIL.

Altrettanto importante e ineludibile conqualsiasi fonte informativa, è il problema dellamobilità dei lavoratori;

usare altre fonti per il denominatore introduceun’ulteriore possibilità di errore dovuto alladisomogeneità tra numeratore edenominatore del tasso poiché vi può esseresoltanto una parziale coincidenza (per naturadell’attività o dei soggetti, ad esempio liberiprofessionisti) tra l’insieme degli assicurati(che danno luogo agli eventi) e il numerolavoratori registrato dalla “fonte alternativa”.

6 Alcune verifiche empiriche sono state realizzate sia inPiemonte, sia in Toscana confermando in pieno lapotenziale distorsione di valutazioni fatte senza tenerconto di questo fenomeno.

1 – GLI INFORTUNIDisomogeneità nel calcolo degli indicatori

42

Ricordiamo che attualmente il data baselocale (Regione e ASL) mette a disposizionetutti gli eventi infortunistici accaduti nelterritorio di competenza (ASL, Regione) aprescindere dalla loro appartenenza adaziende del territorio, anche se vi è modo diindividuare i dipendenti in trasfertaprovenienti da aziende con sede fuori dalterritorio di competenza o quelli afferenti asedi con accentramento contributivo (ASL oRegione); ciò è possibile soltanto conl’archivio INAIL delle posizioni assicurativepoiché sia i record degli eventi che quellidalle aziende possiedono una chiaveunivoca comune che permette di porli inrelazione.

Localmente sono distribuiti, con un archivioseparato, anche tutti gli eventi occorsi fuorisede territoriale a dipendenti di aziende chehanno sede nel territorio.

Per quanto riguarda il denominatore, cioè gliaddetti a “rischio” di infortunio, è disponibilesolamente per quanto riguarda le aziendecon sede nel territorio di competenza. Ineffetti sono inserite anche le PAT di ditteesterne al territorio i cui dipendenti abbianosubito un infortunio in loco, ma perrappresentare la vera massa a rischiodovrebbero essere presenti anche le PAT diditte esterne che abbiano lavorato nelterritorio senza subire infortuni.

Inoltre il numero di addetti che accompagnala PAT della ditta esterna è il totale degliaddetti di quella sede, quindi non limitato alconteggio dei soli dipendenti che si sonoeffettivamente trasferiti (momentaneamente)per svolgere il lavoro fuori sede.

Per queste considerazioni è chiaro che iltradizionale indicatore di incidenza N°infortuni avvenuti nel territorio/addettiafferenti alle aziende del territorio puòrisultare corretto, sottostimato o sovrastimatosenza che, basandosi solo sulla lettura deitassi che ne emergono, sia possibilesospettare distorsioni anche di un certo rilievo.

Tuttavia, la possibilità, propria degli archiviINAIL, di porre in relazione gli eventi conl’archivio aziende, consente di delineare unapossibile soluzione per definire un ragionevoleintervallo di incertezza e fa ritenere questi daticome i migliori attualmente disponibili perstimare il rischio; l’uso simultaneo di treindicatori consente di evidenziare anomaliedovute all’importazione/esportazione dieventi in territori diversi da quello in cui hasede (operativamente o dal punto di vistaamministrativo) l’azienda.

Ad esempio, nel caso del tasso grezzo diincidenza, i tre indicatori sono i seguenti:

Tradizionale (Tterritorio):

Infortuni del territorio/addetti delterritorio x k

Per sede azienda (Tditte):

Infortuni di addetti delle aziende delterritorio avvenuti in tuttal’Italia/addetti delle aziende delterritorio x k

Senza importati (Tditte_territorio):

Infortuni di addetti delle aziende delterritorio avvenuti nel territorio/addettidelle aziende del territorio x k

dove:

k = costante scelta in funzione del tipodi tasso (per lavoratori, per orelavorate).

La lettura sinottica dei tre indicatori consentedi individuare un intervallo in cui dovrebbecollocarsi l’incidenza “vera”.

Qui di seguito una trattazione più formale delmodo in cui questi tre tassi possono esserecalcolati al fine di rendere non equivoche lemodalità della loro costruzione per chi vogliautilizzarli.

1 – GLI INFORTUNIDisomogeneità nel calcolo degli indicatori

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FFoorrmmaalliizzzzaazziioonnee ddeellllee eeqquuaazziioonnii ddii ccaallccoolloo

ddeeii ttrree ttiippii ddii ttaassssoo

Numeratore del tasso

n1 = Infortuni accaduti NEL territorio della ASL ad addetti di ditte con sede NEL territorio della ASL

n2 = Infortuni accaduti NEL territorio della ASL ad addetti di ditte con sede FUORI dal territorio della ASL

n3 = Infortuni accaduti FUORI dal territorio della ASL ad addetti di ditte con sede NEL territorio della ASL

Nditte = n1 + n3 = Infortuni accaduti ad addetti di ditte con sede NEL territorio della ASL

Nterritorio = n1 + n2 = Infortuni accaduti NEL territorio della ASL

Denominatore del tasso

m1 = Tempo-lavoro di addetti di ditte con sede NEL territorio della ASL, svolto NEL territorio della ASL

m2 = Tempo-lavoro di addetti di ditte con sede FUORI dal territorio della ASL, svolto NEL territorio della ASL,

m3 = Tempo-lavoro di addetti di ditte con sede NEL territorio della ASL, svolto FUORI dal territorio della ASL

Le grandezze n1, n2, n3 sono disponibili nei dati dei flussi. Le grandezze m1, m2 ed m3 non sonodisponibili separatamente nei dati dei flussi. Per questi ultimi dati si hanno a disposizione leseguenti approssimazioni:

Mditte_del_territorio = m1 + m3 =Tempo-lavoro di addetti di ditte con sede NEL territorio della ASL

Mditte_fuori_territorio = Tempo-lavoro di addetti di ditte con sede FUORI dal territorio della ASL,

condizionato al fatto che abbiano subito almeno un infortunio NELterritorio della ASL

Da quanto sopra si evince che l’unico tasso grezzo unbiased è quello cosiddetto “per azienda”,mentre non esiste la possibilità di calcolare un tasso grezzo “per territorio” non distorto. Infatti sipossono avere i seguenti tassi grezzi:

Tditte_territorio = n1/Mditte_del_territorio * k = n1/(m1+m3) * k

ove:

k = costante scelta in funzione del tipo di tasso (per lavoratori, per ore lavorate)

Tasso che risulta sottostimato in maniera sistematica dalla presenza di un denominatoreeccessivamente ampio, contenente una massa non a rischio (il tempo-lavoro m3). Lasottostima varierà da settore a settore produttivo, essendo maggiore per quei settoriproduttivi che esportano più manodopera al di fuori della propria ASL sede e che sonoanche a maggior rischio infortunistico (Edilizia e trasporti)

In caso di ACCENTRAMENTO CONTRIBUTIVO esiste un’unica posizione assicurativa collocata nel territorio dell’unitàlocale accentrante (madre). Pertanto tutti gli addetti, ovunque si trovino ad operare, saranno conteggiati inMditte_del_territorio se la ditta madre ha sede nella ASL, in Mditte_fuori_territorio relativamente al resto d’Italia, qualora si verifichialmeno un infortunio nel corso dell’anno. In entrambi i casi il denominatore è fortemente distorto.

1 – GLI INFORTUNIDisomogeneità nel calcolo degli indicatori

44

Tditte = Nditte /Mditte_del_territorio * k = (n1 + n3) / (m1+m3) * k

Tasso stimato in maniera non distorta.

Tterritorio = Nterritorio / Mditte_del_territorio * k = (n1 + n2) / (m1+m3) * k

Tasso che risulta distorto per la disomogeneità fra numeratore e denominatore.Quest’ultimo non contiene la massa a rischio che da luogo alla componente n2

del numeratore mentre contiene la massa a rischio m3 che non contribuisce adn1.Su questo tasso influirà maggiormente il bilancio di import-export.Possono verificarsi tre situazioni:

(m3 > m2 --> tasso sottostimato)

(m3 < m2 --> tasso sovrastimato)

(m3 m2 --> tasso coincidente)

Se tale bilancio è molto differente tra ASL della stessa regione, il confronto tra Tterritorio di

differenti ASL è distorto.

Al momento, sulla base dei dati disponibili, l’unica correzione possibile riguarda la possibilità dicontrollare il fenomeno dell’accentramento contributivo, evitando grossolani errori nelle stimedei tassi.Non è invece possibile in maniera diretta tener conto dell’importazione-esportazione deltempo-lavoro.

1 – GLI INFORTUNIIl fenomeno della Sottonotifica

45

IIll ffeennoommeennoo ddeellllaa SSoottttoonnoottiiffiiccaa

a cura di Roberto Agnesi, Antonella Bena, Claudio Calabresi

Il problema della sottonotifica deve essereaffrontato tenendo conto del fatto che puòaffliggere entrambi i termini del rapportoche vengono presi in considerazionequando si devono definire degli indicatori dirischio, sia dal punto di vista dell’incidenzache della gravità. Infatti, sia il numeratoredei tassi (che contiene grandezze connesseagli eventi infortunistici noti) che ildenominatore (che contiene una misuradell’esposizione al rischio) possonopresentare questo fenomeno.

A prescindere dalla possibile (e pocorisolvibile) disomogeneità dei due insiemi,affrontata in un’altra parte di questodocumento, e dalla possibile sovrastimadell’esposizione in alcune situazioniparticolari (presente in alcuni comparti pereffetto delle modalità di calcolo degliaddetti stimati – vedi paragrafo successivo‘addetti’), generalmente è presente ungrado variabile di sottonotifica, di difficilequantificazione, che rende in qualchemisura difficile prevedere se il conseguenteindicatore sia sovra o sotto stimato, e diquanto, senza una visione sinottica di tuttele informazioni disponibili che consentonoalmeno di delimitare il problema e ilmargine di incertezza.

A prescindere dalle specifiche consi-derazioni espresse nei paragrafi su infortunie addetti che seguono, esiste anche unarelazione tra l’uno e l’altro dei due elementiin questione:

infatti, è prevedibile che il lavoro irregolare,totale o parziale, determini, in caso diinfortunio che non abbia conseguenzeestreme, il tentativo di occultare la naturaprofessionale dell’incidente per evitare lesanzioni per la violazione alle normecontributive.

In alcuni casi, l’irregolarità, anche parziale,del lavoro o peggio, la clandestinità dellavoratore, rendono quasi “inevitabile” chelo stesso lavoratore possa avere interesse anascondere l’evento o ad attribuirlo adaltra causa in caso di ricorso alle cure delservizio sanitario. D’altra parte i lavoratoriregolari potrebbero essere oggetto di“pressioni” (in taluni casi anche diincentivazioni non lecite) per indurli a nondichiarare la natura occupazionaledell’infortunio.

Il problema del lavoro irregolare e delladefinizione di possibili metodi per stimarne larilevanza esula dagli scopi di questatrattazione ma è stato posto in evidenza inquesto punto perché deve restare semprepresente alla nostra attenzione e deveindurre a valutare, e con molta cautela,tutte le informazioni disponibili.

Gli eventi

Vi sono molte evidenze a livello inter-nazionale, più volte segnalate in letteratura,che vi sia in tutti i paesi un certo grado più omeno elevato di sottonotifica degli infortunisul lavoro.

L'OMS stima che agli oltre 350.000 morti perinfortuni sul lavoro ogni anno tra i quasi 3miliardi di lavoratori nel mondo, debbanoessere sommati altri 113.000 morti perinfortuni non notificati (Concha-Barrientos,2005).

Tuttavia si deve distinguere il caso in cui ilnumero di infortuni non è del tutto notoperché nel paese non è presente unsistema generalizzato di registrazione e ilcaso in cui, pur essendo presente unsistema strutturato, gli eventi non vengonosegnalati (talvolta anche in violazione dinorme di legge).

1 – GLI INFORTUNIIl fenomeno della Sottonotifica

46

Possono rientrare in questo problema anchele variazioni di classificazione degli eventinel tempo come è avvenuto, ad esempio,negli USA dove vengono registrati gliinfortuni che comportano “perdita di giornidi lavoro” e quelli che, pur senza assenzadal lavoro, comportano soltanto una“temporanea variazione di mansioni”; Graye Mendeloff (2005) hanno evidenziato chevi è stato un aumento dei secondiparallelamente ad una diminuzione deiprimi e che pertanto sembra trattarsi piùdella tendenza a classificare e trattarediversamente gli eventi che non di unareale variazione di gravità delle lesioni.

Come si è evidenziato, La sottonotifica nonè un problema limitato ai paesi in via diindustrializzazione e con leggi sulla salute esicurezza meno avanzate. Gravi problemi disottonotifica sono stati segnalati negli StatiUniti (Leight, 2004) e in Europa (Hamalainen,2009) sul totale degli infortuni, non solo suglieventi mortali.

La sottonotifica è più evidente nelle ditte diminori dimensioni, nelle aziende nonsindacalizzate, tra le attività stagionali eriguarda principalmente gli infortuni lievi.

Oltre a quanto già detto a proposito dellavoro nero o irregolare, tra i motivi chenegli ultimi anni hanno probabilmenteindotto sempre più aziende a tentare diomettere le denunce di infortunio sul lavorosi possono citare l’uso degli andamentiinfortunistici per selezionare aziende daispezionare, non solo a livello di settore maanche di singolo impianto, il calcolo deipremi assicurativi, il tentativo di evitareindagini di polizia giudiziaria.

In Italia, i trend temporali in calo per gliinfortuni sul lavoro, confrontati in funzionedella gravità, mostrano pendenze del calomolto differenti, più accentuate per glieventi lievi, molto meno per quelli più gravi.

55

60

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da 4 a 7

da 8 a 15

da 16 a 40

da 41 a 70

oltre 70

La figura che segue rappresental’andamento dell’incidenza di infortuniper 1000 addetti e per classe di durataespressa in giorni di assenza dal lavorodal 2000 al 2007 in ITALIA, fatto 100 il 2000.Come si può notare, gli infortuni lievidiminuiscono percentualmente molto dipiù degli infortuni gravi (quasi il doppio); inun certo periodo si può anche notare unaumento dei gravi in controtendenzarispetto al totale e ai lievi

1 – GLI INFORTUNIIl fenomeno della Sottonotifica

47

Questo denuncia che probabilmenteanche per il nostro paese è presente unatendenza (aumentata negli ultimi anni delpresente decennio) a sottonotificare glieventi più lievi, quelli cioè che comportanoallontanamenti dal lavoro limitati nel tempoe lesioni facilmente curabili, con pienarestituitio ad integrum.

Si deve anche rilevare che esistonodifferenze geografiche notevoli; nellasuccessiva figura è rappresentato ilrapporto standardizzato indiretto per tipo diattività (l’attività è codificata mediante leprime tre cifre della prima voce di tariffa diciascuna posizione assicurativa) di dueregioni; il valore 1 rappresenta il valorenazionale.

Come si può vedere, se si considerano tuttigli infortuni con prognosi > 5 giorni, laregione A appare peggiore della medianazionale e della regione B; viceversa, se siconsiderano gli eventi con prognosi > 30giorni, la regione B appare peggiore della Ae della media nazionale.

L’andamento delle due linee mostra che ilrapporto standardizzato si modifica progres-sivamente man mano che si escludono glieventi meno gravi; l’uso delle prime tre cifredella voce di tariffa per la standardizzazioneconsente di tenere conto abbastanzadettagliatamente della tipologia di attivitàsvolta suggerendo un rischio moltomaggiore di infortuni gravi nella regione B a“parità di attività svolta”.

Altre analisi, qui non riportate, evidenzianoalcune incongruenze nei dati della regioneB (ad esempio rapporto ferite/fratture nellostesso tipo di attività produttiva); il tuttoconcorre a far ipotizzare che nella regioneB la sottonotifica dei casi lievi sia maggiorerispetto a quella della regione A.

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Durata assenza dal lavoro

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Regione A

Regione B

1 – GLI INFORTUNIIl fenomeno della Sottonotifica

48

Per quanto sia lecito attendersi che gliinfortuni lievi siano in maggior numerorispetto a quelli gravi, il rapporto tra lievi egravi può essere molto diverso nelle varieattività lavorative in funzione dei rischipresenti.

Per questo motivo non è facilecomprendere se le differenze rilevabili traregioni diverse per durata degli infortunisiano attribuibili alla sottonotifica; in realtàalmeno altri tre fattori potrebbero esserepresi in considerazione e cioè l’uniformitàdei medici nel formulare giudizioprognostici, una effettiva differenza dirischiosità intrinseca in lavorazioni fra lorosimili ma con diversa osservanza dellemisure di sicurezza e l’incentivazione deglistessi lavoratori che vengono “premiati” o“non penalizzati” in caso di andamentoinfortunistico favorevole.

D’altro canto, si può facilmente rilevare chele cause, le modalità di accadimento e lelesioni degli infortuni lievi e quelle degliinfortuni gravi sono abbastanza diverse.

La sottonotifica deve essere tenutapresente non soltanto nei confronti per areageografica ma anche nei confrontare lastessa area in tempi diversi;

anche in questo caso la sottonotifica non èfacilmente distinguibile dalla variazionedelle condizioni di rischio anche nello stessotipo di attività.

Fermo restando che il trattamentopreferenziale è “il recupero” dei casiperduti, nei confronti temporali e/o tra areegeografiche diverse dall’intero territorionazionale è opportuno, oltre all’incidenzacomplessiva, valutare separatamentel’incidenza dei casi più gravi (mortali o condurata dell’assenza dal lavoro lunga o conpostumi permanenti) che sono piùdifficilmente sottonotificati e controllare lapresenza di differenze per tipologia dilesione e/o modalità di accadimento.

Questa indicazione è ancora più opportunase si devono valutare effetti di interventi diprevenzione che, quando non sianospecificamente mirati a determinate tipo-logie di infortunio lieve (ad esempio,schegge proiettate negli occhi), dovreb-bero influire maggiormente sull’incidenza dicasi gravi.

Gli addetti

Nel tema della sottonotifica può anchecollocarsi un secondo ordine di problemi.

Ci riferiamo in particolare alla questionedella stima degli addetti operata da INAIL.

Gli addetti INAIL sono calcolati attraversouna stima che rappresenta la presenzamedia nell’arco dell’anno di un addettoper 300 giorni lavorativi.

Sono dunque unità di lavoro-annocalcolate facendo, per ciascuna PosizioneAssicurativa, il rapporto tra l'ammontarecomplessivo delle retribuzioni corrispostenell'anno e 300 volte la retribuzione mediagiornaliera dei casi di infortunio verificatisi (eindennizzati) nelle aziende operanti nellastessa provincia ed appartenenti al grandegruppo di tariffa in cui è classificata laposizione assicurativa considerata.

Il corrispondente numero delle ore lavoratepuò stimarsi moltiplicando approssima-tivamente per 1740 il numero degli addetti-anno.

Nel numero degli addetti non sonocomprese quelle categorie di lavoratori(apprendisti artigiani e non artigiani, soci dicooperative di facchini o di pescatori, ...)per le quali non si rilevano le retribuzioni inquanto il premio non è collegato ad esse.

Per le aziende artigiane, oltre ai lavoratoridipendenti, è indicato il numero degliautonomi (titolari, familiari, soci) calcolatotenendo conto del periodo lavorativo. Ilcorrispondente numero di ore lavorate puòstimarsi approssimativamente moltiplicandoper 1800 il numero degli autonomi.

1 – GLI INFORTUNIIl fenomeno della Sottonotifica

49

Il numero degli assicurati è calcolato dalrapporto fra la massa salari annualedichiarata dall’azienda e il costo mediodegli indennizzi giornalieri pagati per ilavoratori infortunati nel comparto diappartenenza dell’azienda (grande gruppodi voce di tariffa).

L’algoritmo per il calcolo non è applicato avarie situazioni: apprendisti artigiani e nonartigiani, soci di cooperative di facchini o dipescatori (appartenenti alle polizze speciali)che, in teoria, dovrebbero essere contatipro capite.

In realtà non sono tenuti nel contoaziendale neppure i lavoratori interinali, néquelli di ditte che svolgono in appalto lavoristabili all’interno degli stabilimenti.

Nella maggior parte delle attivitàeconomiche il meccanismo di calcolo degliaddetti fornisce probabilmente una buonaapprossimazione del numero dei lavoratori“reali”.

In varie situazioni è però possibile che vi siauna sovrastima degli addetti, soprattutto neicasi di grandi differenze retributive neidiversi livelli dell’organizzazione aziendale: incasi di grandi differenze tra “alti” e “bassi”salari, mentre la massa salariale alnumeratore del calcolo è “aumentata” dauna rilevante quota di soggetti ad “alto”salario, spesso sono i lavoratori con più bassisalari che si infortunano e che quindideterminano il calcolo del salario medio.

Naturalmente eventuali evasioni o noncongrue dichiarazioni rispetto all’entità delmonte salari stanno tra le possibili cause didistorsioni sistematiche degli indicatoriinfortunistici che si basino sul rapporto traeventi infortunistici e massa salariale arischio.

Gli addetti INAIL e gli occupati ISTAT sonodue “insiemi” differenti, che noncoincidono. In entrambi i casi si tratta divalori stimati (ma sono stime diverse nelcaso ISTAT la stima viene basata suun’indagine campionaria, a partire dalcensimento e dalle rilevazioni trimestralidelle forze di lavoro).

Va inoltre tenuto ben presente che l’INAILnon assicura tutti i lavoratori in attività nelpaese, rimangono “fuori” circa 4 milioni dilavoratori regolari (senza contarenaturalmente la popolazione di lavoratoriirregolari, che lo stesso ISTAT stimaattualmente in almeno circa 3,5 milioni).

A quanto sopra si aggiunge il fatto che gliaddetti stimati da INAIL risultano diver-samente distribuiti nel paese. Il rapportoaddetti Inail/occupati ISTAT è pari a circal’80% in tutte le regioni del nord e delcentro, scende molto, a circa il 50%, nelleregioni del sud e nelle isole.

Vi sono varie spiegazioni di questofenomeno tra queste il cosiddettoaccentramento contributivo, modalitàopzionale di gestione della polizzaaziendale nei casi di aziendemonoproduttive con più sedi:

in questi casi un’azienda ha facoltàdi chiedere all’Inail di gestireunitariamente la polizza assicurativa,anche se ha più sedi sparse nelterritorio nazionale, da ciò derivache il numero complessivo di addettidell’azienda “madre” risulta aldenominatore del territorio (ASL)sede dell’accentramento, anche sein realtà molti (o la maggior partedei) lavoratori operano in altriterritori.

1 – GLI INFORTUNIIl fenomeno della Sottonotifica

50

Da questo fenomeno derivano ovviamentevarie possibili conseguenze, quali adesempio il fatto che nelle città capoluogodi regione (spesso sede di accentramenti)sono riscontrabili tassi d’incidenza degliinfortuni inferiori a quelli di analoghi centrinon capoluogo.

Esempi classici di ciò si verificano nel Lazio ein particolare a Roma ma anche inLombardia.

Gli addetti di imprese (PAT) accentratesono per quasi il 93% distribuiti nel Centro-Nord del paese (di cui: quasi il 60% in Lazio eLombardia, il 20% in Piemonte, Veneto,Emilia-Romagna, Toscana) mentre nel Sud ilricorso all’accentramento è alquantomodesto.

“Eliminando” la distribuzione dell’accen-tramento contributivo, il gap nel rapportooccupati/addetti tra Centro Nord e Sud-Isole, che attualmente sfiora i 40 puntipercentuali, si ridurrebbe infatti di circa 1/3.

Altre possibili spiegazioni delle differenza traaddetti Inail e occupati ISTAT stanno nelfatto che negli addetti INAIL non figural’agricoltura (che può avere una diversadistribuzione e diffusione al Sud e nelle Isolerispetto al Centro- Nord), come del resto èprobabilmente diversa nelle varie aree delpaese la distribuzione dei lavori (e deilavoratori) stagionali.

Naturalmente è anche possibile che siadiversa la distribuzione di imprese nonassicurate all’INAIL perché occupate nelcommercio non assicurato, nel lavoroautonomo e in altri settori non tutelati.

Sono in corso a più livelli varie iniziative pergiungere ad una visione meno “stimata”dei lavoratori:

lo stesso INAIL ha in atto interventiche potranno portare - anche se intempi non brevissimi - ad unmiglioramento del “denominatore”.

In linea generale, uno dei primi auspici conil procedere del SINP, con l’integrazionedelle informazioni contenute in vari archivi,è proprio quello di migliorare ulteriormentela conoscenza e la completezza del“denominatore”; in tal senso certamentepotrà rivelarsi strumento di considerevoleimportanza quello delle “Comunicazioniobbligatorie” del Ministero del Lavoro, attivedal 2008, che rappresentano l’evoluzionedella Denuncia Nominativa Assicurati, inuna prima fase gestita dall’INAIL:

le informazioni derivanti da talestrumento faranno certamenteparte di quelle da integrare nel SINP.

Nella prossima fase, comunque in attesa diun auspicabile, rapido miglioramento deldenominatore, si potrebbe immaginare ladefinizione di “soglie” di accettabilità nelrapporto tra addetti di fonte ISTAT e addettistimati INAIL.

1 – GLI INFORTUNIFrequenza e/o Gravità

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FFrreeqquueennzzaa ee//oo GGrraavviittàà

a cura di Gabriella Madeo

In tutte le esperienze di scelta delle prioritàsi è cercato di usare l’uno o l’altro oambedue queste dimensioni del fenomenoinfortunistico per dare ordini di precedenza.

Spesso, per individuare i comparti o leaziende più rischiose di una regione o diuna ASL, sono stati utilizzati schemi amatrice basati su due assi uno dei qualirappresenta la “frequenza” (“F”), cioè laprobabilità del verificarsi degli infortuni neidiversi settori produttivi o aziende, e l’altro laloro “gravità” (“G”).

Procedendo lungo l’asse “F” della matricegli infortuni diventano “più probabili”,mentre procedendo lungo l’asse “G”aumenta la probabilità che ciascuno di essirientri nella categoria “grave”.

I comparti produttivi collocati nelle casellepiù a destra e più in basso della matricesono quindi quelli che hanno una maggioreprobabilità di avere infortuni, con elevatagravità.

In alcuni casi si è utilizzato un indicatore“sintetico” che si ottiene dal prodotto frafrequenza e gravità; la classificazione amatrice è usata in tal caso esclusivamenteperché più efficace da un punto di vistacomunicativo in quanto, fatte lesemplificazioni matematiche, si ottiene unsolo parametro di classificazione, lafrequenza di infortunio grave.

1 – GLI INFORTUNIFrequenza e/o Gravità

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N° infortuni definitipositivamente

N° infortuni graviFXG =

N° addettiX

N° infortuni definitipositivamente

= Frequenza diinfortunio grave

In un’esperienza realizzata in Umbria leaziende con infortuni, distinte in gruppi inbase alla classe di addetti, sono stateselezionate estraendo per ciascun gruppoquelle con un numero di infortuni superioread un cut off, fissato nel 95° percentile degliinfortuni accaduti; in tal caso quindi lafrequenza degli infortuni è stata alla basedella scelta, effettuata in sede centrale,regionale, di formulare liste di ditte dainviare alle strutture periferiche delle 4 ASL.

Nella scelta effettuata in regione Liguria,con differenti scopi, le liste hannoprivilegiato il criterio della gravità degliinfortuni, lavorando sul numero di infortuni digravità superiore a una certa soglia perazienda per decidere la lista delle realtà dasegnalare.

Un criterio di estrazione basato sul numerodi infortuni, soprattutto quelli di elevatagravità, non tenendo conto delledimensioni aziendali, seleziona inevita-bilmente le aziende di dimensioni piùgrandi.

D’altra parte, alla luce della possibile-probabile sottonotifica selettiva in funzionedella gravità, anche l’uso della frequenzadegli infortuni complessivamente accadutipuò essere fuorviante.

E’ quindi auspicabile un approccio cheenfatizzi la gravità, come elemento piùstabile e meno affetto da fluttuazioniincontrollabili, comunque non dovute amodifiche nel rischio, espressa però comeindicatore di gravità.

Si possono utilizzare la frequenza diinfortunio grave o la proporzione per-centuale degli infortuni gravi rispetto alcomplesso degli infortuni, intendendo perinfortunio grave quello con definizione INAILdi “infortunio con inabilità permanente” o“infortunio mortale con e senza superstiti”.

Un errore da evitare

Una particolare cautela va posta nellascelta del modo di misurare le rispettivegrandezze nel caso in cui si utilizzi la lorocombinazione. Infatti, un errore che deveessere evitato è quello di utilizzare lacombinazione di due indicatori chepongono al denominatore la stessa entità, ilnumero di addetti.

Il caso in questione è quello di una matricecon l’indice di frequenza di infortunio in unasse e nell’altro il Rapporto di Gravità(INAIL) costruito come rapporto fra leconseguenze totali degli infortuni di quelsettore (espresse in giornate convenzionaliUNI 7249) ed il N° di addetti.

Con le opportune scomposizioni 7 l’indice digravità risulterà pari al prodotto fra leconseguenze medie per ciascun infortunioe l’indice di frequenza.

7 L’uso congiunto di due misure che pongono aldenominatore la stessa entità, la massa a rischio(come n. di addetti o come milioni di ore lavorate)crea difficoltà e collinearità nel tentativo di calcolareun unico indicatore sintetico. L’indice di gravità (UNI7249:2007) o Rapporto di Gravità (INAIL) di un certosettore viene infatti costruito come rapporto fra leconseguenze totali degli infortuni di quel settore(espresse in giornate convenzionali UNI 7249) ed il n° diesposti:IG (Indice di Gravità) o RG (Rapporto di Gravità) =(Σ conseguenze) / (n° addetti)

La sommatoria delle conseguenze a sua volta equivaleal prodotto fra n° di eventi e conseguenze medie perciascuno di essi, per cui in totale abbiamo:

IG o RG = (Σ conseguenze) / (n° addetti) =(conseguenze medie per ciascun infortunio) × (n° diinfortuni) / (n° addetti) =(conseguenze medie per ciascun infortunio) × Indicedi Frequenza

1 – GLI INFORTUNIFrequenza e/o Gravità

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Pertanto sia nell’asse F che in quello G siavrà lo stesso indicatore, la frequenza diinfortunio. La matrice così costruita puòportare ad errate interpretazioni; ponendoad esempio un determinato valore difrequenza, pari a 3, per avere un indicatoresintetico pari a 9 (casella rossa), leconseguenze medie per ciascun infortuniodovranno essere pari a 1.

In altre parole in realtà muovendosi versodestra lungo l’asse “frequenza”, il “rischio”NON aumenta: più semplicemente si passada settori in cui un certo indice di gravitàviene raggiunto mediante pochi eventigravi ad altri in cui deriva da molti eventipiù leggeri.

Pertanto quando si usa l’indicatore sinteticola gravità dovrebbe essere calcolata come“Proporzione percentuale degli infortunigravi rispetto al complesso degli infortuni”(rapporto di parte al tutto o Rapporto dicomposizione).

In realtà le difficoltà interpretative inerenti idue indicatori considerati (F e G) sonoinsormontabili con semplici artifici di cal-colo.

Molto più utile appare un approccio amisure sintetiche di salute delle popolazioni,nel nostro caso lavorative, che trova ormaiampia letteratura a supporto.

In altra parte del documento si può trovareun adeguato approfondimento di questoargomento.

PPrroobbaabbiilliittàà ((ffrreeqquueennzzaa))

1 2 3

1 (P x D) 1 2 3

2 2 4 6

3 3 6 9

EEnnttiittàà

EEvveennttii(attenzione al

RG INAIL II)

1 – GLI INFORTUNIGruppo di Lavoro Nazionale “Flussi Informativi”INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

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1 – GLI INFORTUNIIndicatori proporzionali utili per la descrizione

55

IInnddiiccaattoorrii pprrooppoorrzziioonnaallii uuttiillii ppeerr llaa ddeessccrriizziioonnee

ddeell rriisscchhiioo iinnffoorrttuunniissttiiccoo iinn aasssseennzzaa

ddii iinnffoorrmmaazziioonnii ssuull ddeennoommiinnaattoorree

a cura di Antonella Bena

In statistica, dato un carattere oggetto dirilevazione, si intende per frequenza ilnumero delle unità statistiche con cui unasua modalità si presenta. Le frequenze siusano per rappresentare sinteticamente idati elementari rilevati, utilizzando ledistribuzioni di frequenza.

Dato un carattere X che possa manifestarsicon k modalità, rilevato su n unitàstatistiche, una distribuzione di frequenza èun insieme di coppie (xi, ni), con i compresotra 1 e k; xi è la i-esima modalità delcarattere e ni è il numero di unità statistichesu cui quella modalità è stata rilevata. Inumeri ni sono detti frequenze assolute.

È spesso utile dividere ciascuna frequenzaassoluta per il numero totale delle unitàstatistiche, n, ottenendo così misure di tipoproporzionale: le frequenze relative fi = ni/n.Le frequenze relative variano tra 0 e 1 ed illoro totale è 1.

Moltiplicandole per 100 si ottengono lefrequenze percentuali pi = fi•100.

Le misure proporzionali sono utilizzate perdescrivere le popolazioni in studio.

È utile per esempio sapere che in Italia nel2006, su un totale di 84.555 infortuniaccaduti a lavoratori nati all’estero, 1/5(pari a 17.951 eventi) è accaduto nelcomparto costruzioni.

Quando tuttavia si vuole confrontarequesta percentuale con quella analoga neilavoratori italiani, occorre leggere il risultatocon cautela. Il confronto può infatti dareorigine a distorsioni dovute alla diversadimensione delle due popolazioni che sivogliono confrontare.

In altre parole l’elevata percentuale diinfortuni nel comparto costruzioni tra i natiall’estero può riflettere solo l’elevatapresenza di lavoratori stranieri in questocomparto e non un maggiore problema disicurezza rispetto agli italiani.

Un confronto corretto deve essere basatosui tassi di infortunio, che permettono dirapportare il numero di eventi allapopolazione di lavoratori esposta al rischio.

In letteratura sono disponibili lavori cheindividuano, validano e sperimentanol'applicazione di indicatori proporzionali ingrado di permettere confronti anche inassenza di informazioni sulla popolazioneesposta.

In Italia, per studiare la frequenza, è statosperimentato un modello di studioproporzionale come variante caso-controllo(Bena, 2005(a)), proposto per la prima voltada Miettinen per lo studio della mortalità(Miettinen, 1981).

Tale modello prevede di confrontare seriedi casi (malati, esposti e non esposti, in unadeterminata categoria nosologica diinteresse), con controlli rappresentati daaltre categorie nosologiche la cuiesposizione non sia associata con lamalattia in studio.

Nella sperimentazione condotta, i casi sonorappresentati da 3 serie di infortuni gravi (gliinfortuni mortali, permanenti e con inabilitàtemporanea superiore a 40 giorni), mentre icontrolli sono stati scelti tra gli infortuni lieviche hanno dato luogo ad inabilitàtemporanea compresa tra 8 e 13 giorni.

I risultati sono in grado di individuaresottogruppi che, posizionandosi all’estremosuperiore nella distribuzione ordinata perdimensione del rischio, possono essereconsiderati prioritari nella presa di decisionie nell’allocazione delle risorse da dedicarealla prevenzione ed alla sicurezza. Tuttavia,anche se il modello produce risultaticonsistenti con quanto segnalato dallaletteratura internazionale, l’utilizzo degliinfortuni lievi come gruppo di controlloproduce stime parzialmente distorte.

1 – GLI INFORTUNIIndicatori proporzionali utili per la descrizione

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Questo a causa del fatto che gli infortuniutilizzati come gruppo di controllo non sonototalmente indipendenti dai fattori di rischioche aumentano l’incidenza di infortunigravi. Un ostacolo importante, che sisomma a quello discusso nellasperimentazione, che impedisce al gruppodi lavoro di proporre l’adozione sistematicadi tale modello di studio è legato allasottonotifica degli eventi, in aumento nelcorso del tempo e particolarmenteconcentrata tra gli eventi lievi.

In conclusione si suggerisce al momento dieffettuare confronti tra sottogruppi sullabase di frequenze percentuali.

Un’analoga sperimentazione è statacondotta anche per studiare la gravità(Bena, 2005(b)) utilizzando la RIDIT Analysis(Relative to an Identified Distribution), (Bross,1958), basata solo sull’ordinamento dellesingole osservazioni per categorie digravità.

L’analisi si basa sul confronto diretto fra ladistribuzione di frequenza della gravità degliinfortuni nella popolazione in studio e quellaanaloga in una popolazione di riferimento.

Il RIDIT medio (Rm) è una quantitàcompresa tra 0 e 1 interpretabile come laprobabilità che un’osservazione, presa acaso dalla popolazione in studio, presentiuna gravità maggiore rispetto a quello diun’osservazione presa a caso dallapopolazione di riferimento. Se le duedistribuzioni di gravità considerate fosseroperfettamente sovrapponibili in tutti i loropunti, il Rm varrebbe 0,5: questo valorerappresenta l’ipotesi che le due popolazionia confronto sperimentino infortuni di egualegravità (ipotesi nulla).

Un valore di Rm inferiore a 0,5 indica che lapopolazione in studio sperimenta infortuni digravità media inferiore a quelli dellapopolazione di riferimento; viceversa per unvalore di Rm superiore a 0,5.

Anche recentemente sono stati pubblicatilavori che utilizzano il Rm per la descrizionedegli infortuni sul lavoro (Khanzode, 2010).

In Italia invece, pur essendo già statoproposto alla fine degli anni ottanta (Bellini,1990), è stato applicato solo in rari casi(Candela, 1993; Bena, 2005(b)).

Rispetto agli indicatori di gravitàtradizionalmente utilizzati, il Rm è piùcorretto dal punto di vista formale e chiarodal punto di vista dell’interpretazione, unavolta che sia stata scelta opportunamentela popolazione di riferimento, comesottolineato in alcuni lavori (Selvin, 1977;Mantel, 1979).

Uno sbilanciamento dell’indicatore versol’alto può inoltre aiutare a individuareeventuali fenomeni di sottonotifica deglieventi, differenziali nelle diversesottopopolazioni.

I risultati della sperimentazione nesuggeriscono l’introduzione sistematicanella descrizione della gravità infortunisticaai fini di trarre indicazioni utili per laprevenzione e la sicurezza nei luoghi dilavoro, soprattutto nei casi in cui non èdisponibile il denominatore.

1 – GLI INFORTUNIGli eventi sentinella

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GGllii eevveennttii sseennttiinneellllaa

A cura di Antonella Bena, Alberto Baldasseroni

Definizione

L’Evento sentinella può essere definitocome un ”evento avverso di particolaregravità, potenzialmente indicativo di unserio malfunzionamento del sistema, chepuò comportare morte o grave danno alpaziente e che determina una perdita difiducia dei cittadini nei confronti del serviziosanitario.

Per la sua gravità, è sufficiente che siverifichi una sola volta perché da partedell’organizzazione si renda opportuna: a)un’indagine immediata per accertare qualifattori eliminabili o riducibili lo abbianocausato o vi abbiano contribuito e b)l’implementazione delle adeguate misurecorrettive 8”.

Riferendoci più direttamente al campodella prevenzione nei luoghi di Lavoropossiamo basarci su una definizione di E.S.del 1983 di autorevole fonte americana “ASHE (Occupational) is a disease, disability, oruntimely death which is occupationallyrelated and whose occurrence may:

1) provide the impetus for epidemiologicor industrial hygiene studies;

2) or serve as a warning signal thatmaterials substitution, engineeringcontrol, personal protection, or medicalcare may be required 9”.

8 http://www.agenas.it/glossario_e.html ad vocem9 Rutstein et al. 1983 “Un ES (Occupazionale) è unamalattia, invalidità o morte prematura, che è connessaal lavoro e la cui presenza può: 1) fornire l'impulso perstudi epidemiologici o di igiene industriale, oppure 2)servire come segnale d'allarme circa la necessità diinterventi per la sostituzione di materiali, di controllotecnico, protezione personale, o di assistenza medica.

Applicazioni al contesto considerato

Calando queste definizioni nel contesto dellavoro sul campo possono essereconsiderati ES tutti gli eventi infortunistici chesuperino la soglia di una data gravità,come per esempio quelli che hanno comeconseguenza la morte dell’infortunato olesioni gravissime, passibili di procedimentod’ufficio (prognosi sopra i 40 giorni).

In effetti questo genere di eventi è giàoggetto d’intervento da parte deglioperatori dei servizi di prevenzione cheeffettuano le inchieste infortuni.

Si può quindi considerare la modalità diattivazione dell’intervento basata su EScome quella più ampiamente applicatadagli operatori della prevenzione.

Aldilà delle responsabilità penalieventualmente accertate, le inchiesteinfortuni possono raccogliere importantiinformazioni, utili per attivare interventi diprevenzione anche in altre realtà di lavoroanaloghe per tipologia produttiva epresumibile presenza di rischio.

Almeno per il sottoinsieme di eventi mortali,informazioni dettagliate su ES vengono giàraccolte ed analizzato dal sistema disorveglianza degli infortuni mortali.

1 – GLI INFORTUNIGli eventi sentinella

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Limiti nell’utilizzo dei flussiINAIL-ISPESL-Regioniper l’attivazione di interventi basati su ES

E’ evidente che, proprio per la definizioneche ne è stata data, l’ES deve essereindagato immediatamente dopo il suoverificarsi. Questa necessaria tempestivitàrende di dubbia usabilità il data base INAIL-ISPESL-Regioni che, come noto, contienedati relativi a eventi accaduti molti mesiprima.

Gli ES debbono essere segnalati da fontiinformative più tempestive, quali peresempio, i referti dei Pronto Soccorso, datidi tipo gestionale forniti in sede locale daINAIL stessa, segnalazioni dell’autorità dipubblica sicurezza, ecc.

Tuttavia, in assenza di tali fonti, anche unesame a posteriori degli eventi registrati nelsistema dei flussi INAIL-ISPESL-Regioni puòessere utile agli operatori.

In particolare il reperimento di ES nel database può aiutare a selezionare altri eventi,simili per circostanze (Natura e sede dellelesioni, dinamica dell’incidente comedescritta dalle variabili di ESAW, tipologiaproduttiva dell’azienda, ecc.), ma dalleconseguenze meno gravi che però possonoessere scelti come altrettanti segnali dirischio presente 10.

10 Come noto un medesimo tipo di incidente, permotivi puramente casuali o per circostanzeconcomitanti particolari, può dar luogo a infortuni conlesioni molto differenti fra di loro. In un caso si puòavere l’ES, in un altro solo lievi danni.

1 – GLI INFORTUNITrattare l’incertezza delle stime

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TTrraattttaarree ll’’iinncceerrtteezzzzaa ddeellllee ssttiimmee

A cura di Alberto Baldasseroni, Antonella Bena

Nonostante irrisolvibili discussioni circa lacorrettezza teorica di considerare comecampioni casuali quelli che si realizzano perquanto riguarda gli infortuni INAIL, rimaneda parte di tutti l’esigenza di garantire chela scelta di ditte da inserire in una listaavvenga con criteri stabili, non mutevoli permotivi indipendenti dal vero rischioinfortunistico presente in quella ditta.

A questo proposito sono state propostealcune strategie. E’ ben noto comel’infortunio rappresenti la punta di uniceberg la cui base, molto più ampia, èrappresentata da eventi incidentali che permotivi casuali, non sfociano nel danno allapersona.

Se il numero di eventi incidentali non èsufficientemente elevato, perché basso ilrischio o scarsa la massa di soggetti esposti,sarà estremamente raro e fluttuante neltempo l’occasione del verificarsi di uninfortunio.

Tutto questo deve essere consideratoattentamente nella scelta di liste di ditte.

Una modalità più semplice per accrescerela stabilità di queste stime consistenell’accorpare i dati di più anni, peresempio di un triennio, invece di basarsisolamente su quelli più recenti. Ciò nelleintenzioni dovrebbe accrescere il noverodegli eventi su cui basare la classificazionegerarchica del rischio e quindi le scelte dipriorità.

Un secondo criterio risulta già inserito, siapur sotto forma di warning, nel programmaEpiwork-Epiweb che viene attualmentedistribuito alle ASL e consiste nel segnalarel’inattendibilità di indicatori quando l’ope-ratore chieda che vengano calcolati persingola ditta se gli addetti sono < di 5 inmedia per anno e il suo confronto con lamedia nazionale con la rispettiva col-locazione nell’ordinamento.

L’utilizzo del criterio che basa sugli addetti enon sugli eventi il numero chiave pergiudicare dell’affidabilità della stima equindi del confronto che ne consegue,offre il fianco a critiche poiché prescindedall’effettivo rischio presente, considerandosullo stesso piano ditte con il medesimonumero di addetti, ma appartenenti acomparti a rischio nettamente differente.

Una soluzione può essere quella diselezionare in base al numero di eventi,approccio più razionale dal punto di vistastatistico.

La maschera del programma offre peraltrola possibilità di selezionare anche in base alnumero minimo di eventi, ma non viene almomento fornito un criterio altrettantoesplicito per limitare la ricerca e il calcolodei rispettivi indicatori.

Un terzo criterio, in effetti, suggerisce diconsiderare invece proprio il numero deglieventi come elemento discriminante pergiudicare della stabilità delle stime. Infatti,come ben noto, l’infortunio è un eventoche, in linea teorica, presenta unadistribuzione di probabilità Poissoniana 11

(rari eventi su un gran numero di occasionidi verificarsi) e quindi sono stati sviluppati inaltri ambiti (tumori) algoritmi che fissano in20 eventi il numero che garantisceun’incertezza accettabile delle stime 12.

11 Per ulteriori approfondimenti su questo argomento,con applicazioni al tema degli infortuni sul lavoro vediKim et Kriebel, 2009 e anche McNamee, 2005.

12http://www.health.state.ny.us/diseases/chronic/ratesmall.htm

1 – GLI INFORTUNITrattare l’incertezza delle stime

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Ci si rende conto che fissare in 20 eventi (siapure su un triennio accorpato, per esempio)una soglia decisionale sull’attendibilità diuna stima può rendere poco applicabilealla realtà produttiva italiana questogenere di dati (come noto il 95-98% delleaziende ha meno di dieci addetti, numerotalmente basso da rendere assai impro-babile che anche nel corso di un trienniopossano registrare 20 o più infortuni !!).

Anche il calcolo dei Limiti di Confidenzasoffre delle stesse limitazioni.

Come regola pratica di comportamento suquesto delicato punto si riporta quellaadottata in circostanze analoghe danumerosi servizi di Sanità Pubblica degli StatiUniti che consente di creare tre fasce diaziende:

1. Quelle che registrano 20 o più eventiinfortunistici: per queste si puòprocedere senza ulteriori indugi ainserirle in graduatorie di priorità basatesugli indicatori scelti;

2. Quelle che registrano tra 5 e 19 eventi:queste possono essere inserite nellegraduatorie di priorità, a patto che siaspecificato un warning circa lapossibilità di misclassificazione legataalle fluttuazioni casuali ampie per ilbasso numero di eventi su cui si basanogli indicatori scelti;

3. Quelle che registrano meno di 5 eventi:queste dovrebbero essere esclusedall’inserimento in graduatorie di prioritàbasate sul calcolo di indicatori scelti, acausa dell’eccessiva incertezza dellestime e della conseguente altaprobabilità di misclassificazione.

1 – GLI INFORTUNIBibliografia

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Trattare l’incertezza delle stime

1 – GLI INFORTUNIGRUPPO NAZIONALE “Flussi Informativi”INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

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GLI INFORTUNIGRUPPO NAZIONALE “Flussi Informativi”

INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

Coordinamento del testo a cura di Antonella Bena e Alberto Baldasseroni

Prodotto dal Gruppo di Lavoro Nazionale “Flussi Informativi”

INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA

Finito di stampare nel mese di Maggio 2010

Impaginazione a cura di Micaela Beatini – Versione 1.0