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foto Maria Assunta Zecchini >>> 2 SERVIZIO DI SPIRITUALITÀ MISSIONARIA a cura del CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO - TRENTO 2020 479 INSERTO MENSILE DI VITA TRENTINA 6 dicembre 2020 DICEMBRE BIS La redazione di Comunione e Missione e lo staff del Centro Missionario Diocesano augurano a tutti un sereno Natale COMUNIONE e MISSIONE

vedi pag. 6 e MISSIONE...Il buon samaritano per eccellenza è proprio lui, il Signore Gesù. Dio è colui che già in se stesso è una comunità di amore, dove Padre e Figlio e Spirito

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  • L’ULTIMA

    � ARRIVI DAL...Albania

    � BERTOLDI p. Danieleconcezionista, di Lavarone Cappella

    � PARTENZE PER...Giordania

    � CARLI sr. M. Pierina comboniana, di Vigo Lomaso

    R. D. Congo

    � PRANDI p. Marianocomboniano, di Varignano

    Messico

    � IORI p. ClaudioGiuseppino del Murialdo,di Bleggio Superiore

    Ecuador

    � DELLAGIACOMA p. Albertosalesiano,di Pozza di Fassa

    stop&go

    eventi

    Richiamati alla ricompensa del Signore

    � CROCE fr. Elio comboniano, (anni 74), di Moena� MOSER fr. Roberto comboniano, (anni 87), di Faida di Pinè� DELAMA p. Giuseppe bertoniano, (anni 90), di Trento S. Antonio� PLOTEGHERI p. Carlo comboniano, (anni 84), di Trento S. Giuseppe

    � PER SOSTENERE CEME IL CENTRO MISSIONARIO

    P er offerte a sostegno di Comunione e Missione e delle at-tività del Centro Missionario Diocesano.Intestare a: Opera Diocesana Pastorale Missionaria

    Conto Corrente Postale:13870381

    Bonifico Bancario:Cassa Rurale Alto GardaIBAN: IT 28 J080 1605 6030 0003 3300 338

    9CeM479bis dicembre 2020

    foto Maria Assunta Zecchini >>> 2

    SERVIZIO DI SPIRITUALITÀ MISSIONARIA a cura del CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO - TRENTO

    2020 47

    9INSERTO MENSILE DI VITA TRENTINA 6 dicembre 2020

    DICEMBREB

    IS

    La redazionedi Comunione

    e Missione e lo staff

    del CentroMissionario

    Diocesano augurano a tutti

    un serenoNatale

    � 27 dicembre 2020Ore 10.00 Messa streamingper i Cantori della Stellavedi pag. 6

    � 6 gennaio 2021Giornata dei Ragazzi Missionari vedi pag. 6

    ricordo

    COMUNIONE e MISSIONE

    T utti abbiamo sentito della“partenza per il cielo” di donValentino Felicetti, che, tra lealtre cose, è stato direttore delCentro missionario per unaventina d’anni. Mi piacericordare che quando, più di dueanni fa, il Vescovo Lauro mi haaffidato l’Area Testimonianza equindi anche il Centromissionario, don Valentino è

    stato il primo a scrivermi due righe: non tanto perfelicitarsi, quanto per condividere il fatto che “saràun’esperienza straordinaria”. Ha azzeccatoperfettamente, è proprio così. Grazie don Valentino,per tutto ciò che sei stato e hai dato; e da ora in poi,buona missione davanti al Volto di Cristo!

    don Cristiano Bettega

    Valentino, grazie!

  • LA SECONDA2 CeM

    tirare avanti o se l’è cercata oppure«che ci posso fare?», siamo convintiche le persone più fragili siano danascondere perché ci provocanovergogna; se poi parliamo di stranierie di immigrati, apriti cielo! Quandol’altro è in difficoltà, è diventato unostacolo: e noi non abbiamo tempoper occuparci di queste cose. E ilrisultato qual è? Che siamo come ibriganti che lasciano l’uomo mezzomorto ai bordi della strada, dopoavergli portato via tutto – e sappiamomolto bene quanto noi occidentalistiamo depredando i Paesi più poveri– oppure assomigliamo al sacerdote eal levita, che dicono «ci penseràqualcun altro», poiché noi abbiamocose più importanti a cui pensare:appunto, «cose più importanti»,

    lasciando da parte persone incarne ed ossa.Peccato che il Dio di Gesù Cristonon ragioni assolutamente così. Ilbuon samaritano per eccellenza èproprio lui, il Signore Gesù. Dio ècolui che già in se stesso è unacomunità di amore, dove Padre eFiglio e Spirito Santo vivono l’unoper gli altri; e ogni uomo – ogniuomo!, non solo chi ci va più agenio o chi non ha mai problemi –è creato a immagine di un Diofatto così, dove l’amore è unacontinua offerta e ricerca direlazione con gli altri. Neiprossimi giorni canteremo ancora«Tu scendi dalle stelle»:commovente, no? Certo! Ma se Diofosse rimasto tra le stelle, se non

    | Questo numero è stato chiuso in redazione |

    MARTEDÌ 1 DICEMBRE 2020

    Inserto mensile di Vita TrentinaRegistrazione del Tribunale di Trento

    n. 1157 del 9/9/1992

    Direttore (a norma di legge)Diego Andreatta

    Redazione L’inserto è espressione del gruppo

    “Comunione e Missione” del Centro Missionario Diocesano di Trento:

    Simona Antonazzo - Giulia Benatti - Cristiano Bettega - Francesca Bridi -

    Tatiana Brusco - Adelmo Calliari - Roberto Calzà - Paolo Caresia - Sarah Maule - Manuela Rossi -

    Edna Graciete Semedo - Leonora Zefi

    ImpaginazioneSergio Mosetti - Antonella Zeni - Viviana Micheli

    Redazione - AbbonamentiCentro Missionario Diocesanovia Barbacovi n. 4, 38122 Trento - tel. 0461.891270,email: [email protected]

    Stampa e spedizione Centro Stampa Quotidiani SpAVia dell'Industria, 5225030 Erbusco (BS)

    COMUNIONE e MISSIONE

    Natale in Togo

    il sommario

    VOCI DELLE MIGRAZIONI

    Un gol di squadra,vince l’inclusione

    3MONDO

    Saperne di piùPer un nuovoparadigma economico

    Spazio ACCRII giovani di Trento e di Iriamurai, uniti per l’ambiente

    4IL CONTENITORE

    Media

    360 gradi���La solidarietà delle donne

    cattoliche verso i rifugiatiaccolti nel campo di Malindza

    ���Poliomielite scomparsadall’Africa: storico annuncio dell’Oms

    5L’ULTIMA

    Stop&Go

    ���Per sostenere CeM e il CMD

    Eventi

    Ricordo

    9CHIESA

    Mission@riamente“Missione non è fare...ma esserci”

    La Chiesa in camminoCristo benediciquesta casa

    6SPIRITUALITÀ

    Lettura orantedella BibbiaGesù, dono di Dio

    7LA PAGINA DEI RAGAZZI

    ���Stupore: la parola di questo mese natalizio

    ���Il gioco:mettiti alla prova!

    8

    la lettera di don Cristianodi don Cristiano Bettega

    in copertina

    si fosse impicciato delle nostrefaccende al punto da decidere difarsi uomo come noi, non credeteche avrebbe avuto vita più serena?In Gesù di Nazareth, Dio ci ha fattocapire che non c’è scampo, per cosìdire: credere in lui significasporcarsi le mani, significa vederenegli occhi di ogni uomo il riflessodi Dio, significa star male quandol’altro sta male, significa non darsimai per vinti pensando chequalcuno farà pur qualcosa. Quelqualcuno sono chiamato ad esserloio. «Va’ e anche tu fa’ così»,conclude Gesù. Senza tante storie.

    2ª puntata

    L a tradizione dellarappresentazione del presepevivente è un usanza diffusa fra lecomunità cristiane a tutte le latitudini.Con questa foto Maria Assunta Zecchinici racconta la celebrazione della nativitàda parte di un gruppo di bambini dellamissione in cui vive. La capanna già c’è,non serve costruirla, le mamme con lacreatività che in tutto il mondo lecontraddistingue, hanno preparato deicostumi secondo la loro tradizione e unpiccolo bambino nato da pocointerpreta facilmente Gesù Bambino!

    C redo che non sianopoi molte le paginedel Vangelo chegrosso modo tutti

    noi, anche i non addetti ai lavori,conosciamo praticamente amemoria. Con il rischio, forseinevitabile, che quando una diqueste la sentiamo proclamare inchiesa o in altri contesti ci troviamoa dire dentro di noi «ah sì, questa laso già»; e la nostra attenzione va afinire chissà dove. Se poi la paginadel Vangelo in questione è ancheparticolarmente impegnativa, se èuna provocazione forte a chiedercise la stiamo prendendo sul seriooppure no, allora il rischio è quelloche la Parola del Signore rimangasospesa, per così dire, vengaclassificata tra le cose troppoimpegnative che non fanno per noi:che rimanga tristementeinascoltata insomma. E questononostante essa sia, appunto,Parola del Signore: acclamata con ilcanto dell’alleluia, proclamata consolennità e magari pure incensata.Una pagina che rischia di farequesta fine è la parabola del buonsamaritano (Luca 10,25-37). Chinon la conosce? E chi non si sentechiamato in causa, soprattutto daquel «Va’ e anche tu fa’ così», concui Gesù conclude il racconto? E

    ancora di più: in fondo, non è forse veroche a volte facciamo finta di non averlamai sentita, soprattutto quandoincontriamo qualcuno che può averbisogno di noi? Papa Francesco lamette al centro del secondo capitolodella sua «Fratelli tutti», intitolato «Unestraneo sulla strada». E vaimmediatamente al cuore delproblema, quando dice che ilsamaritano che si è preso curadell’uomo ai bordi della strada «gli hadato il proprio tempo. Sicuramente egliaveva i suoi programmi … ma è statocapace di mettere tutto da partedavanti a quel ferito, e senzaconoscerlo lo ha considerato degno diricevere il dono del suo tempo» (n. 63).Sinceramente, amici miei, credo chebuona parte del problema stiaesattamente in questa considerazione:noi non abbiamo tempo. Abbiamocostruito la nostra società – quellaoccidentale di sicuro – su fondamentache per noi sono molto solide: essereproduttivi, raggiungere obiettivisempre più ambiziosi, avere ricchezza ebenessere sempre a disposizione,puntare ad essere sempre sani e informa. E facendo così abbiamo girato lespalle al dolore: esattamente come ilsacerdote e il levita della parabola, chevidero il poveraccio ma passarono oltre.Pensiamo che l’uomo che soffre sia unproblema, crediamo che chi fa fatica a

    Un estraneo sulla strada

    FOTO DIMARIA ASSUNTA ZECCHINIMissionaria laica a Lomé in Togo

    Fratelli tutti. Provocazioniraccolte dall’Enciclica di papa Francesco

    N ell’arco di quest’anno pastorale, don Cristiano hascelto di parlare nella sua lettera dell’Enciclica dipapa Francesco Fratelli tutti. Ogni mese ne percorreràun capitolo e ne raccoglierà le provocazioni.

    479bis dicembre 2020

  • questi giovani atleti. Il fatto che intorno a loromolto spesso si crei un’attenzione, un sincerointeresse, una rete di relazioni e di persone chevogliono bene a questi ragazzi e che prendonoa cuore la loro situazione. In alcuni casi èl’allenatore che ha intuito le potenzialità di ungiovane atleta, altre volte sono gli educatoridelle comunità alloggio dove i ragazzi spessorisiedono che li spingono a provare, oppure èl’attenzione che una società sportiva mostraverso questi giovani un po’ spaesati, dando lorol’opportunità di allenarsi e giocare coi coetanei(sfidando spesso regole e procedure al limite delrazzismo, per cui a volte un extracomunitario oun rifugiato non può disputare nemmeno uncampionato amatoriale). Poi ci sono i progetti mirati, quelli che fannodello sport davvero un luogo di conoscenzareciproca, di condivisione, di inclusione. InItalia ne esistono per fortuna diversi, dallaSicilia al Piemonte, principalmente nell’ambitocalcistico, ma anche nell’atletica, nel rugby ealtre discipline ancora. “Sono esempi importanti– ha affermato Vincenzo Manco, presidente

    dell’Unione Italiana Sport Per tutti (UISP) - che ciaiutano a cambiare mentalità, perché il sistemasportivo deve essere uno strumento di coesionesociale”.A Trento da ormai qualche anno è presente lasignificativa esperienza di Intrecciante, che cipare bello ricordare brevemente. La societàsportiva Intrecciante raccoglie le storie di ungruppo di una trentina di giovani provenienti dadifferenti realtà della città di Trento: giovanirichiedenti asilo, studenti universitari,operatori del mondo dell’accoglienza, qualcherappresentante del calcio locale. L’obiettivocondiviso insieme è chiaro: Intrecciante vuoleessere un esempio concreto di come lo sportpossa rappresentare un potente strumento diincontro e socializzazione fra giovani didifferenti culture e provenienze. Sostenuto daFondazione Caritro, Atas, Kaleidoscopio e UISP,il progetto ha permesso da due anni a questiragazzi di partecipare al campionato amatori dicalcio a 11 Figc, caratterizzando gli incontri conun terzo tempo a fine partita, coinvolgendo lasquadra avversaria e la comunità locale.(https://www.facebook.com/intrecciante/) “È importante che quanti si occupano di sport, avari livelli, promuovano quei valori umani ecristiani che stanno alla base di una società piùgiusta e solidale – ha detto papa Francescoricevendo due anni fa una delegazione disportivi –. Questo è possibile perché l’eventosportivo si esprime con linguaggio universale, chetrascende confini, lingue, razze, religioni eideologie. Questo si vede soprattutto quando losport è amatoriale, che viene dal cuore. Pertanto,possiede la capacità intrinseca di unire le persone,favorendo il dialogo e l’accoglienza”. Lo sportdavvero abbatte i muri culturali e personali (l’hosperimentato di persona), sorpassa le frontiere,è gioia e incontro. Forse, nel suo piccolo, puòessere pure un’espressione di amore verso ilmondo.

    VOCI DELLE MIGRAZIONI 3CeM

    La rosa dell’Intrecciantee, sotto, una partita in palestra

    foto CeM

    A Trentola significativaesperienza di“Intrecciante”,società sportivache raccogliegiovanirichiedenti asilo,studentiuniversitari,operatori del mondodell’accoglienza

    479bis dicembre 2020

    LO SPORT, LUOGO DI CONTRADDIZIONI PER GLI STRANIERI, PUÒ ESSERE VEICOLO DI ACCOGLIENZA

    Un gol di squadra, vince l’inclusione

    di Roberto Calzà

    Per questo mese il tema del nostrospazio è del tutto particolare.Apparentemente leggero e forsesuperfluo, ma ricco di spunti e di

    stimoli per molte riflessioni sul temamigrazioni. Parliamo dello sport, e del calcioin particolare, che può rappresentare unosplendido veicolo di incontro, confronto einclusione per molti migranti, ma ancheluogo simbolo di contraddizioni dove peruno straniero non è sempre facile sfondare,e a volte nemmeno poter semplicementegiocare nelle serie minori.Iniziamo da quei calciatori stranieri chegiocano in serie A. Pensate che oggi, tratutte le squadre, in serie A sono tesserati475 giocatori non italiani, di cui 127extracomunitari. La maggior parteovviamente sudamericani (la parte delleone la fanno Brasile e Argentina) ma sonoanche 37 gli atleti provenienti dall’Africa.Sarebbero probabilmente di più se iregolamenti non limitassero i tesseramentidi chi proviene da fuori dell’UE. Anche nelleserie non professionistiche i migranti (e gliextracomunitari) sono molto presenti.Quelli in serie A sono giocatori per lo piùormai affermati, alcuni addirittura famosi,altri ancora in cerca di una conferma. Ealcuni di loro provengono da un percorsomigratorio identico a quello di tanti giovaniche ad esempio emigrano precipitosamentedall’Africa o dal Sudamerica. Sono ormainumerose le storie come quelle di MusaJawara, rifugiato gambiano approdato alBologna, divenuto famoso per un golsegnato all’Inter. A queste storie potrebberoaggiungersi quelle di tanti altri, sbarcatimagari a Lampedusa e poi diventaticalciatori professionisti in altri Paesieuropei, come il guineiano Salim Cissè,arrivato in Sicilia dopo un viaggio di quasi 4anni e ora attaccante dello Sporting Lisbonain Portogallo.Si tratta di un percorso fragile, a volte congrandi aspettative ma non sempre conrisultati confortanti. Non è infatti facile perun migrante – e ancor meno per unrichiedente asilo - poter praticare unadisciplina sportiva, qualsiasi essa sia, anchesolo a livello amatoriale.Perché spesso questi ragazzi finiscono perimpigliarsi nella rete della burocraziaitaliana: da anni dirigenti e tecnici di ognisport sono alle prese con i permessi disoggiorno dei loro giocatori. Se scadonoquelli, spesso questigiovani finiscono in unCentro diIdentificazione edEspulsione (CIE). E itempi per il lorotesseramento sportivosono molto lunghi:passano anche quattromesi, senza lapossibilità di entrare incampo coi compagni,con l’ottima probabilitàdi perdere così non soloun atleta, masoprattutto di negareun’opportunità direlazione, di crescita, didivertimento e sanaattività fisica a deigiovani che ne hannoestremo bisogno.C’è però un altroelemento, positivo, cheaccomuna la maggiorparte delle storie di

  • prende in considerazione gli effettisociali e ambientali dell’intero ciclodi vita del prodotto, e determina gliacquisti dando a tali aspetti un pesonon inferiore a quello attribuito aprezzo e qualità. Ponendo ancheattenzione alla quantità di prodottidi cui si fa uso.Ma anche se le scelte e azionipersonali sono importanti è chiaroche non basta sostituire i sacchetti diplastica con le bioplastiche, si devefare a meno degli imballaggi e dimolti altri beni che i Paesi ricchiconsiderano scontati (MissioneOggi).Tutto ciò richiede una modifica delsistema che prevede azioni a piùlarga scala che implicano sceltepolitiche volte per esempioall’incentivo dell’economiacircolare: un modello di produzionee consumo che implica condivisione,prestito, riutilizzo, riparazione,ricondizionamento e riciclo dei

    materiali e prodotti esistenti il più alungo possibile. In questo modo siestende il ciclo di vita dei prodotti,contribuendo a ridurre i rifiuti alminimo. Una volta che il prodotto haterminato la sua funzione, i materiali dicui è composto vengono infattireintrodotti, laddove possibile, nel cicloeconomico. Così si possonocontinuamente riutilizzare all’internodel ciclo produttivo generando ulteriorevalore.E quindi rimbocchiamoci le maniche,studiamo, informiamoci eapprofondiamo perché a un problemacosì complesso non esiste una solasoluzione; non accontentiamoci disoluzioni semplicistiche.

    persone che richiedono prodottiecologici genera una potenzialità diespansione commerciale con laconseguente realizzazione di benipensati ad hoc per soddisfare leesigenze di questa tipologia diconsumatori. Parallelamente sigenerano strategie per aumentare levendite che puntano anche adistorcere la percezione dei propribisogni portando alla sovrastima oalla creazione di nuovi falsi bisogni.È chiaro che ognuno deve tenersimolto allenato nello spirito criticoper distinguere i bisogni reali daquelli generati dal sistemapubblicitario perché lo sviluppoeconomico ottenuto grazieall’abbondanza di beni materiali e

    saperne di più

    merci può essere utile per noi, ma, a lungoandare, è contro l’interesse della specieumana nel suo complesso. (MissioneOggi)A questo punto può essere ancheinteressante cercare di cambiareparadigma iniziando a pensarsi non piùcome consumatori di beni e servizi macome utilizzatori critici. Nel piccolo delle proprie azioni ci si puòindirizzare verso il consumo critico: unamodalità di scelta di beni e servizi, che

    4 CeM

    di Sarah Maule

    spazio accri

    pubblici, che sorgonoaccanto al centro.Sappiamo dalle nostrevolontarie che nonsono mancati gliapprezzamenti per illavoro svolto, daparte deicommercianti e degliabitanti della zona, molti dei quali hannovoluto seguire personalmente le attività per

    tutta la loro durata. Sappiamo anche chequella giornata si è giustamente conclusacon una merenda nel bar della zona,occasione per fissare gli appuntamenti peril mese successivo.

    Infatti, nel corso di novembre,a Iriamurai i ragazzi hannoiniziato l’attività di treeplanting. Nello stesso tempo a

    Trento, alcune classi hannoincominciato acimentarsi nei

    laboratori previsti dalprogetto: i giovani di IPA e di

    YOUTH, ancora una volta insieme, dunque.Anche per questo, laudato si’ mio Signore.

    Prima di rimboccarsi le maniche, ecco lo scattodi una significativa foto inaugurale, inviatacipoi da Giulia, altra volontaria dell’ACCRI.Riprende il gruppo disposto accanto al bannercreato apposta per il progetto, che riporta ilmotto Protect Our Mother Earth. Ancora Greta: Armati di rastrelli, sacchi, bastonie carriole, i giovani si erano organizzati in gruppi,per pulire la zona da cartacce, bottiglie di plasticae di vetro, sterpaglia e spazzatura varia. L’ultimaattività della giornata è stato il lavaggio dei bagni

    di Maddalena Zorzi

    � Il mito del consumatoreverde, in Internazionale,n. 1372, p. 36

    � Un piano nazionale perla lentezza rigenerativa, in Altreconomia,n. 229/2020, p. 49

    � In Italia il consumoresponsabile è unapratica consolidata, inAltreconomia, n. 229/2020, p. 49

    � Dossier: Crisi ecologica ed economia circolare, in MissioneOggi, n. 2/2020, p. 21

    le fonti

    Un lavoro parallelo tra Italia e Kenya,significativo anche nel metodo

    MONDO479bis dicembre 2020

    Cambiamoparadigmainiziando a pensarci non più comeconsumatori di beni e servizima comeutilizzatori critici

    Natale è un tempo ricco disignificati profondi ma nonpossiamo negare che siaormai anche terreno

    propizio al consumismo più sfrenato. Èquindi utile renderlo un tempo dedicatoa riflettere proprio sul contesto culturaleche ci porta all’acquisto compulsivo diregali, decorazioni e alimenti. Perché ilNatale è legato al regalo? L’antropologiaculturale ci porta molte spiegazioni sullasimbologia dei regali fatti nel tempodell’anno in cui si chiude un ciclo perricominciarne uno nuovo; legati altempo in cui la vita è più difficile e il buiopredomina. Ora però i comfort dellamodernità ci risparmiano molta delladurezza legata ai mesi invernali, eppurela ritualità di questo tempo è cosìradicata in noi che non si è cancellata maperdendo molto del suo significatosimbolico si è resa terreno fertile per ilmercato. Il solo fatto che spesso nelbudget familiare la tredicesima vengadestinata in toto o quasi agli acquistinatalizi è sintomatico di quanto lo spiritospendaccione sia parte delle nostreabitudini.Il regalo comunque resta elementosimbolico legato alle dinamicherelazionali presenti nelle nostre retisociali che si manifestano in particolarenel tempo del Natale. Quindicontinuiamo pure a fare regali allepersone che ci stanno attorno, se loriteniamo importante, ma cogliamol’occasione di capire qualcosa di più delledinamiche del mercato, della psicologiadel consumatore e di correnti emovimenti alternativi in campoeconomico.Prima di tutto la terminologia:consumatori, consumismo, beni diconsumo... tutti questi termini siricollegano al concetto di consumareche, da vocabolario, significa: logorare,deteriorare, ridurre al nulla. Ora, perpersone che vogliono essere attenteall’ambiente e alla giustizia sociale èchiaro che il venir consideraticonsumatori risulta essere un’etichettaun po’ scomoda.Prendiamo il concetto di consumatoreverde per esempio. Si tratta di unossimoro emblematico dell’attualemeccanismo di mercato: la presenza di

    Il depuratore funziona con i tappi di plastica. Il riciclo del materiale

    estende la vita dei prodotti

    foto archivio Vita Trentina

    Per un nuovo paradigma economico

    I giovani di Trento e di Iriamurai, uniti per l’ambiente

    Le attività sono partite incontemporanea nel mese di ottobre, inItalia e in Kenya. Con un obiettivocomune: educare le nuove generazioni

    alla cura dell’ambiente, convinti che, perfavorire qualsiasi cambiamento globale, occorrarendere protagonisti, insieme, i futuri cittadinidel Nord e del Sud del mondo. Perché tutto èconnesso, come ripete papa Francesco nella suaLaudato si’.E così, mentre a Trento e a Trieste l’ACCRI davaavvio al Progetto “IPA - Insieme per l’Ambiente”con un corso di formazione per docenti, nelleDiocesi di Iriamurai e Mutuobare, le volontariedell’Associazione inauguravano, assieme alteam di Caritas, il Progetto “Youth”,implementato con i giovani delle parrocchielocali.Il primo gruppo che ha “aperto le danze” – ciinforma Greta, in Kenya da quasi due anni – èstato quello di Ndutori. I ragazzi avevano deciso dipulire il mercato di New Site, centro di shopping edi interessi della zona e così ci siamo incontraticon loro verso le 10 della mattina stabilita, periniziare il lavoro. Sono stati subito distribuiti atutti i reflectors, gilet ad alta visibilità con i loghidi ACCRI e CARITAS e con la scritta: an activist forenvironmental conservation, nonché guanti emascherine per svolgere tutto in sicurezza.

    foto ACCRI

  • comune di poter cambiarela vita feriale medianteazioni e scelte quotidiane,partendo da un livellopersonale per passare poia uno comunitario fino araggiungere i vertici delsistema socio-economico e politico,con lo scopo di giungere amutazioni strutturali globali. I nuovi stili divita sono dunque: azioni quotidiane, possibili atutti, che generano un nuovo modo di impostare lavita giornaliera; pratiche nuove di vita quotidianache rendono concreto il sogno di un’altra vitapossibile; strumenti popolari per poter cambiarela realtà, e azioni che possano influire suicambiamenti strutturali a livello locale ed anchemondiale.

    ROMANZOPIERRE E MOHAMEDAdrien CandiardEMI, 2018

    D ue amici: Pierre Claverie, un vescovocattolico, Mohamed Bouchikhi, un giovanemusulmano. Il primo ha scelto di restare inAlgeria per testimoniare Cristo dentro la violenzadel terrorismo. Il secondo ha deciso di diventareil suo autista. Intorno a questi due personaggi,reali come la vita e la morte, infuria la guerracivile: siamo nell’Algeria degli anni Novanta, 150mila morti ammazzati nello scontro fratricida fraintegralisti islamici e militari. Queste due vociraccontano un’amicizia in grado di vincere,spiritualmente, anche la morte:il vescovo Pierre che resta afianco del suo popolo come chirimane al capezzale di un fratelloammalato, in silenzio,stringendogli la mano. Per questomotivo oggi la Chiesa lo riconoscemartire. E l’autista Mohamed, benconsapevole del rischio, che resta

    accanto all’amico cristiano in pericolodi vita. Fino alla fine, fino a quel

    drammatico 1° agosto 1996. In questepagine Pierre e Mohamed, ricostruiti

    con squisita profondità e impareggiabiledelicatezza da Adrien Candiard, ci

    trasmettono un’incrollabile verità: Amarenon è forse preferire l’altro alla propria vita?Senza la morte non ci sarebbe nulla dapreferire a noi stessi.

    MOSTRA ON LINEON BEING PRESENT 2020

    L’ iniziativa online del museo di Firenze, chepropone opere del XV e XVI secolo, indicaallo sguardo contemporaneo un periodo rimosso,quando Africa ed Europa si guardavano alla pari. Dominique Schulmberger de Menil e suo maritoJohn sono stati grandi mecenati e collezionistid’arte, ma anche, nel secolo passato, i pionieri diun particolare attivismo politico e culturaleorientato a combattere il razzismo negli StatiUniti. Lo strumento che avevano scelto a questoscopo era l’arte, in particolare quella che avevapreceduto l’avvio della tratta atlantica. Questidue miliardari illuminati, che avevano lasciato laFrancia per rifugiarsi negli Stati Uniti durante laSeconda guerra mondiale, erano rimasti scioccatidal sistema di segregazione razziale chepersisteva nella loro nuova patria. Si convinseroche la riscoperta della rappresentazione delcorpo nero nei dipinti, nelle miniature, neimosaici precedenti l’orrore delle navi negriere,avrebbe potuto aiutare tanto i bianchi quanto i

    neri a recuperare il ricordo diun’epoca che sembrava rimossadalla memoria collettiva: quella incui l’Africa e l’Europa siguardavano alla pari,condividendo interessi economicie scambiandosi riconoscimenti.Ecco il link per visitare la mostra:https://www.uffizi.it/mostre-virtuali/on-being-present

    RAGAZZIAMAHORO E SARÀDI NUOVO PACEFrancesco SemeraroEdizioni per la scuola, 2018

    M i raccontò questa storia unvecchio pescatoreburundese... È la storia del dio Amazi e deisuoi due figli: Ama e Horo. I suoi figli erano lasua pace e la pace regnava nel mondo. Ma ungiorno l’invidia e l’orgoglio dei due fratelligiunse nel cuore degli uomini e fece scoppiareuna guerra fra la tribù del lago e quella dellealture. Quell’odio abita ancora oggi nei cuori:l’ippopotamo e il coccodrillo ne sannoqualcosa! Ma c’è ancora una speranza...

    SAGGIO COSA RISPONDERE A UN RAZZISTAAdam RutherfordBollati Boringhieri, 2020

    L’ autore è uno scienziato inglese - hastudiato genetica ed evoluzioneall’University College London - ed è undivulgatore scientifico. Sostiene che Questolibro è un’arma. È stato scritto per fornire glistrumenti scientifici necessari ad affrontare lequestioni relative alla razza, ai geni e alleorigini.È la cassetta degliattrezzi che vi aiuterà acapire in che modo siamosimili e in che modo siamodiversi, separando i fattidalle chiacchiere. Di sicurofornisce nuovi elementi diriflessione e affronta temicomplicati con una buonafluidità di argomentazione edi linguaggio, consentendo ainon addetti di non perdersi per

    media

    L’Africa è ufficialmente libera dalla polio-mielite, la malattia virale e infettiva checolpisce il sistema nervoso centrale e che negliultimi 25 anni ha provocato migliaia di casi diparalisi e deformazioni tra i bambini del conti-nente.Secondo l’Africa Regional Certification Com-mission (Arcc) - l’organismo indipendente a cuil’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)ha affidato nel 1998 il compito di supervisiona-re e verificare i lavori di eradicazione della ma-lattia nei diversi Paesi africani - adesso più del95 per cento della popolazione del continenteè stata vaccinata.All’annuncio erano presenti il direttore genera-le dell’Oms, l’etiope Tedros Adhanom Ghebre-yesus, la direttrice regionale per l’Africa, Mat-shidiso Moeti, e i miliardari e filantropi, il ni-geriano Aliko Dangote e lo statunitense BillGates.Gli ultimi Paesi a essere dichiarati ‘polio-free’,lo scorso 19 giugno, erano stati la Nigeria e ilCamerun. Entrambe le nazioni avevano condot-to una campagna di vaccinazione su larga scalae non avevano più rilevato casi per un lasso ditempo di tre anni, come richiesto dall’Arcc.Provocata dal poliovirus selvaggio, la poliomie-lite è una malattia infettiva acuta e contagiosache colpisce principalmente i bambini, attaccail midollo spinale fino a causare una paralisi ir-reversibile. Era endemica ovunque nel mondo fino alla sco-perta, alla fine degli anni ’50, di un vaccino alquale i Paesi più ricchi hanno avuto presto ac-cesso.Nel 1988 l’Oms registrava ancora 350 mila casisu scala globale, di cui 70 mila nella sola Afri-

    ca. Grazie a importanti finanziamenti (19 mi-liardi di dollari in 30 anni) e una determinantepresa di coscienza collettiva nei Paesi colpiti,ad oggi il poliovirus selvaggio è attivo solo inAfghanistan, con 29 casi confermati nel 2020, ein Pakistan, con 58 casi.I ceppi di poliovirus in totale sono tre, identicidal punto di vista dei sintomi ma dal profilo ge-netico diverso. Sintomaticamente, tutti e tre iceppi sono identici, causano una paralisi irre-versibile o addirittura la morte. Ma ci sono dif-ferenze genetiche e virologiche che rendonoquesti ceppi tre virus separati che devono esse-re sradicati singolarmente.È una grande giornata per i miei fratelli e le miesorelle africane, ha scritto su Twitter il direttoredell’Oms Ghebreyesus, questo è uno dei piùgrandi risultati della salute pubblica, che dimo-stra che con la scienza e la solidarietà possiamosconfiggere i virus e salvare vite umane.L’Oms ha precisato che è soltanto la secondavolta che un virus viene eradicato dall’Africa,dopo il vaiolo quarant’anni fa. Tuttavia, ciò nonsignifica che il continente sia libero dalla polio:casi di malattie derivate dal vaccino continua-no a causare focolai. Si tratta in ogni caso diuna buona notizia.Oggi l’annuncio ufficiale della scomparsa, nelmezzo della pandemia del coronavirus e mentrela Repubblica Democratica del Congo è alle pre-se anche con l’ebola, è un passo storico. La vac-cinazione è stata l’unica arma per sconfig-gere la poliomielite. Se diminuissero levaccinazioni, il virus selvaggiodella polio potrebbe tor-nare a diffondersi ra-pidamente.

    strada. Ecco alcune proposizionisintetiche che aiutano a cogliere alcuni punti.L’uso predominante della colorazione dellapelle come criterio della classificazione razzialesi basa su una pseudoscienza del passato, ingran parte inventata durante gli anni diespansione imperiale e coloniale dell’Europa.Qualsiasi concetto di purezza razziale è privo dibasi storiche e scientifiche. Tutti gli individui sispostano e si riproducono attivamente, conregolari commistioni fra popoli diversi e inprecedenza separati. È per questo che laspecie umana si è affermata con tantosuccesso. La razza è un costrutto sociale, maciò non significa che non sia significativa orilevante. Gli esseri umani sono animalisociali, e la percezione che abbiamo gli unidegli altri è di importanza assoluta.

    EDUCATORIMINIGUIDA DEI NUOVI STILI DI VITAAdriano SellaTipografia Editrice Esca, 2020

    I nuovi stili di vita stannodiventando sempre più glistrumenti che la gente comuneha nelle proprie mani per potercambiare la vita quotidiana eanche per poter influire suicambiamenti strutturali chenecessitano delle scelte deiresponsabili della realtàpolitica, sociale edeconomica. I nuovi stili divita vogliono far emergere ilpotenziale che ha la gente

    africa eswatini

    La solidarietà delle donnecattoliche verso i rifugiatiaccolti nel campo di Malindza

    V ostra Eccellenza, reverendissimo Jose Ponce de Leon, Vescovo di Manzini; p. Mabuza, sotto la cui giurisdizione ricade questo campo di accoglienzaper rifugiati, vi ringraziamo per averci guidato in questo momento difficile del-la storia, non solo della Chiesa ma del mondo intero ha detto la sig.ra Doris Ma-khubu, Presidente del Consiglio delle donne cattoliche dell’Eswatini (ECCW)nel consegnare una donazione di prodotti igienico-sanitari al campo di acco-glienza per rifugiati di Malindza.

    Ringraziamo la Caritas per aver coordinato questo incontro oggi. Ringraziamoanche la Commissione Governativa per i Rifugiati per averci permesso di dareuna mano nel provvedere ai bisogni igienici di base dei nostri fratelli e sorelle hasottolineato la sig.ra Makhubu.

    Negli anni passati la presenza fisica di donne cattoliche al campo di acco-glienza per rifugiati di Malindza ha dato speranza ai rifugiati e il Vescovo hacelebrato la Messa, ma il coronavirus ha messo fine a tutto ciò.Il tema dei rifugiati di quest’anno è Immagina: quando le cose sembranobloccate, quando i vecchi modi di fare le cose non funzionano più, questo èquello che dobbiamo fare, immaginare. Nell’era Covid-19, la chiamata a im-maginare sembra più importante che mai, immagini e ottieni speranza.Come donne di fede, siamo felici di aver lavorato con successo pur nelle difficol-tà causate dal coronavirus e di aver messo insieme gli articoli che abbiamo por-tato oggi. Questa è una conversione affinché il nostro apostolato acquisisca si-gnificato e rilevanza e non venga fermato da nessuna situazione ha aggiunto laPresidente del Consiglio delle donne cattoliche.Preghiamo il nostro amorevole Dio di aprire le nostre menti e toccare i nostri cuo-ri in modo che possiamo aiutare ogni persona a garantire le risorse di cui ha bi-sogno, a trasformare la nostra paura, ansia e i sentimenti di isolamento in spe-ranza, in modo che possiamo sperimentare una vera conversione del cuore con-clude la sig.ra Makhubu.Il campo di Malindza accoglie rifugiati provenienti da Burundi, Angola, Re-pubblica Democratica del Congo, Rwanda e Somalia.

    africa

    Poliomielite scomparsa dall’Africa:storico annuncio dell’Oms

    5CeMIL CONTENITORE479bis dicembre 2020

    360 gradi

  • le lettere dei nostri missionari

    la Chiesa in cammino

    CeM479bis dicembre 2020

    mission@riamente

    nuovo modo di comunicare. Ero inAbruzzo per i lavori stagionali, quando ilragazzo che lavorava con me

    insegnandomi a zappare e innaffiare,ha cominciato a farmi domande sulsenso della vita e della mia scelta...ho scoperto lì di aver imparato unlinguaggio nuovo capace di farmicomunicare davvero. Ho rintracciatoe gustato questa possibilità anchenei tempi successivi: prima comecameriera in un albergo romano,poi nell’Irpinia del dopo terremotoquando le domande su Dio, sullavita e la morte, erano molte. Hocapito, in questa terra del Sud,provata dalla sofferenzainnocente, che la sete del Vangelo,

    Ho compresoche la missionepiù che unaquestionegeografica è un’attitudinedel cuore, una passioneche mi abita, laconsapevolezzadi essere inviata

    6 CHIESA

    di un Dio vicino e umile, di unaChiesa che diventa lievito, sinasconde nel cuore di molti eirrompe quando saltano i parametriordinari…Alla vigilia dell’impegno definitivo inFraternità, mi è stato proposto dipartire per le Filippine. Questo inviosembrava una conferma al miodesiderio iniziale di andare lontano,di entrare in un’altra cultura, dicondividere con gli impoveriti di unmeridione, più largo di quellonazionale, qualcosa del molto cheavevo ricevuto. Capivo come il miodesiderio si impastasse con lachiamata del Signore, attraverso lavoce della Fraternità. Fra preghieraed esitazione ho compreso che lamissione più che una questionegeografica è un’attitudine del cuore,una passione che mi abita, laconsapevolezza di essere inviata.Giunta nelle Filippine, ho vissuto iprimi anni in un quartiere dibaracche alla periferia della città.Piano piano ho imparato a vivereimmersa in un mondo diverso dal mioe a parlare una lingua ancor piùdiversa. Ho imparato ad ascoltare escoprire i “semi del Verbo”presenti inuna cultura che avevo bisogno diconoscere, ho capito meglio quantoil Vangelo offra sfide diverse inculture diverse, e quanto sia giàpresente nel cuore dei piccoli che,non avendo altri su cui contare,dipendono davvero da Dio. E così hoimparato anche a camminare con

    p.s. Annarita Zamboni

    foto CMD

    sorelle del paese, che stavano cercandocome esprimere i valori della Fraternitàin questo contesto.Con gli anni che passano sento di poteraffermare che la missione non sta tantoin quello che faccio, ma nel modo divivere e nelle priorità che pongo, nel“come”, nel senso che do a ciò che vivo.C’è una nota particolare, di cui nonriesco a esaurire la portata, in quello chevoglio vivere come piccola sorella diGesù: incarnazione e missione nella suavita coincidono, in qualche modo sonodirettamente proporzionali. Ma alloravivere la missione per me è essereconsapevole che nulla è fine a se stesso osciupato, ma che tutto ha senso, tutto èprezioso se vissuto “per il Vangelo, perDio e per gli altri” perché …missionenon è fare qualcosa a parte, ma esserci.Mi torna alla memoria fr. Charles, ilquale, di fronte all’esiguità dei fruttidella sua vita scriveva: “…quello cheposso fare in questo momento per gli altriè pregare e offrire…”. Poi penso alla vitadi Gesù per cui la missione altro non erache comunicare in tutti i modi possibilil’amore del Padre che lo aveva mandato:è nato nel silenzio di Betlemme, ècresciuto alla “scuola” di Nazaret fino agiungere al fallimento della Croce,nutrendo giorno per giorno la fiducia diFiglio che gli ha permesso di attraversareda Fratello la notte della Passione… finoall’alba della Resurrezione.

    di p.s. Annarita Zamboni,Filippine

    Missione non è fare… ma esserci

    H o scoperto le piccole sorellequando lavoravo al CentroMissionario Diocesano.Erano gli anni ’70, la Chiesa

    del Post Concilio stava cercando formenuove e l’ascolto di tanti missionari cherientravano dai vari continenti avevaqualcosa da dire anche a me. Sonoentrata in Fraternità col desiderio divivere in modo nuovo e diverso ilmandato di Gesù: “Andate...” imparandoa “gridare il Vangelo con lavita”secondo il motto di fr. Charles.Affascinata dalla vita di Nazareth, hoscoperto la dimensione contemplativanella monotonia del quotidiano,pensando spesso alla Vergine Maria checustodiva nel cuore gli eventi,ponderandoli e cercando di coglierne ilsenso. La transizione è stata faticosa.Temevo essermi sbagliata. Dopo anni dicoinvolgimento pastorale misentivo un po’ smarrita. Avevopoche occasioni di parlare conaltri di ciò che mi stava a cuore e,certamente, la timidezza non miaiutava. I primi anni di formazionesono stati fondamentali perapprofondire una relazione piùintima e familiare con Gesù -di cuiavevo sete-, e con quanti avevodeciso di condividere il tesoro chedava senso alla mia vita.La condivisione mi ha insegnato un

    Solitamente il 27 dicembre si svolge in Duomo a Trento lacelebrazione del mandato ai Cantori presieduta dall'Ar-civescovo. Per ragioni ormai note di carattere sanitario laclassica celebrazione non sarà fattibile, sono state quin-di trovate forme alternative di mandato. Seguite la mes-sa in streaming presieduta da mons. Lauro Tisi del 27 di-

    cembre ad ore 10 che avrà particolare attenzione per iCantori della Stella (sito della diocesi e Telepace Trentocanale 601). Sul nostro sito è possibile trovare un videoche invita i bambini ad essere annunciatori anche in que-sto tempo particolare suggerendo delle proposte concre-te attuabili.

    il mandato dei Cantori della Stella

    Creiamo la melodia della mondialità fra uomini e donne custodi gli uni degli altri

    foto Gianni Zotta

    Q uella dei Cantori della Stella èun’usanza natalizia diffusa in svariatipaesi. Si ricollega all’antica tradizionedei sapienti giunti da Oriente ad

    adorare il Bambino Gesù a Betlemme, a cui fariferimento il Vangelo di Matteo (Mt 2): i Magi giunseroa Gerusalemme da Oriente leggendo le stelle pertrovare il cammino che li avrebbe condotti al Messia,una volta trovato, in segno di rispetto, gli offrirono deidoni. La tradizione popolare ha reso i Magi di Matteo treRe dal nome Baldassarre, Gaspare e Melchiorreprovenienti da Persia, Babilonia e Palestina. Ve ne è testimonianza già in unmosaico del 500 presente nella Basilica di S. Apollinare Nuovo a Ravenna.L’imitazione del corteo dei Magi, documentata già nel 1500, si è mantenutanei secoli. L’usanza prevede che i Magi portino nelle case la benedizione delSignore Gesù, come protezione contro il fuoco, le epidemie e gli incidenti.Lasciano traccia del loro passaggio iscrivendo col gesso sugli stipiti o sulleporte d’entrata delle case un particolare acronimo formato dall’annocorrente con inserita al centro la sigla CMB che significa ChristusMansionem Benedicat (Cristo benedici questa casa). Quest’anno l’acronimosarà 20+C+M+B+20.Oggi la consuetudine è portata avanti anche dai gruppi di bambini e ragazzidi parrocchie, scout e oratori. In questo caso viene collegata alle iniziativedel settore d’animazione dell’infanzia missionaria della fondazione Missio

    che propone ai ragazzi di essere portatori della benedizione divina nelricordo della nascita di Gesù nella povertà della grotta di Betlemme e dellasua manifestazione ai Magi giunti ad adorarlo. I gruppi dei Cantori dellaStella visitano le case vestiti da Magi, angeli, stelle, pastori e pecorelle.Portano canti e dei piccoli pensieri e raccolgono le offerte per la giornatadell’infanzia missionaria con cui si realizzeranno progetti a sostegnodell’infanzia impoverita nel mondo. Il 6 gennaio si celebra in tutto il mondo la Giornata dell’infanziamissionaria che quest’anno declinerà il tema dell’ottobre missionario(tessitori di fraternità) con lo slogan orchestriamo la fraternità, cioèaccordiamo la nostra vita con la vita dei nostri fratelli e amici, creiamo cosìla melodia della mondialità fra uomini e donne custodi gli uni degli altri.

    la Giornata dei ragazzi missionari

    Tutto il materiale per l’animazione della Giornata dei ragazzi missionaridel 6 gennaio è scaricabile dal sito di Missio (www.missioitalia.it/orchestriamo-la-fraternita-gmr-2021/).La traccia di preghiera sarà caricata sul nostro sito (www.diocesitn.it/area-testimonianza) nella seconda metà di dicembre.

    LA TRADIZIONE DEI CANTORI DELLA STELLA INCONTRA I RAGAZZI MISSIONARI

    Cristo benedici questa casa

    di Sarah Maule

  • � Mettersi in ascolto di Chiara ed Enrico, ad esempio tramite il sitoufficiale www.chiaracorbellapetrillo.org.

    � Quando sentiamo l’impulso a fare qualcosa che non ci sembragiusto, fermiamoci a riflettere sul motivo per cui la nostracoscienza ci lancia questo segnale: abbiamo davvero bisogno diagire in quel modo?

    C hiara Corbella ed Enrico Petrillo si sposano ad Assisi nel 2008. Neglianni successivi affrontano due gravidanze. Gli esami indicano che i duebambini, Maria e Davide, sarebbero morti poco dopo la nascita per lemalformazioni, ma la coppia decide di portare a termine le gravidanze:“sebbene non compatibili con la vita, sono compatibili con l’amore”. ScriveChiara: “Chi è Davide? Un piccolo che ha ricevuto in dono da Dio un ruolo tantogrande… quello di abbattere i grandi Golia che sono dentro, di abbattere il nostropotere di genitori di decidere su di lui e per lui, ci ha dimostrato che lui crescevaed era così perché Dio aveva bisogno di lui così; ha abbattuto il nostro “diritto” adesiderare un figlio che fosse per noi, perché lui era solo per Dio; […] nessuno èriuscito a convincermi che quello che ci stava capitando era una disgrazia”.

    lettura orante della Bibbiadi Simona Antonazzo e Paolo Caresia

    SPIRITUALITÀ

    “Vedere la vita attraverso la Parola per realizzare azioni concrete”

    VEDERE LA VITA

    LA PAROLA

    I l Signore non poteva attendere cheMaria e Giuseppe fossero sposati primadi annunciarsi, né che facessero ritorno daBetlemme, prima di nascere. Il Suo pianospesso trascende i nostri progetti e cosìl’annuncio dell’angelo destabilizza ilrapporto tra Maria e Giuseppe:quest’ultimo si trova nella condizione o dinon credere al sogno e ripudiare Maria,condannandola all’onta o addirittura allalapidazione, o di affidarsi umilmente allavolontà del Signore e accettare con cuoregrato “il dono” della paternità. La scelta diGiuseppe è un puro atto d’amore, così comequella di Maria, che aveva già pronunciatoil proprio “sì”, nonostante il monitodell’angelo: “una spada ti trafiggeràl’anima”. Altrettanto pieno è stato il “sì” diChiara ed Enrico, di fronte a unagenitorialità così travagliata. È immediatopensare: io non avrei mai avuto lo stessocoraggio! Tuttavia Enrico racconta: “Chiaranon era una donna coraggiosa […], era unadonna di fede. […] Fede e coraggio nonsono uguali. Il contrario della paura non è ilcoraggio, ma la fede. Nella fede la forza te ladona qualcun Altro, nel coraggio sei tu che tifai forza da solo. Lei possedeva la forza di un

    Altro”. La santità non è una caratteristicapropria della persona, ma quest’ultimarappresenta il terreno fertile nel quale sirealizza l’opera di Dio. La forza e la felicitàche traspaiono da ogni testimonianza diChiara ed Enrico consistono proprio nellasciar agire il Signore nelle loro vite.L’atteggiamento di questa coppia è lontanoda quella visione egoistica del “diritto allagenitorialità” invocato anche in alcunesentenze 1, che esprime la pretesa di avereun figlio “preconfezionato”. I genitoridonano al figlio la vita, ma essere genitorisignifica soprattutto donare la propria vitaai figli, come Maria e Giuseppe: l’arrivo diGesù rivoluziona le loro esistenze che daquel momento saranno dedicate a Lui. Da questo Natale possiamo provare adaccogliere Gesù dandoGli la stessaimportanza che una coppia darebbe alfiglio appena nato: siamo in grado di porLoal centro della nostra vita? Non rischiainvece di diventare uno di quei donidimenticati in un angolo? Chiara ed Enricotestimoniano che focalizzare sul Signore lapropria vita può portarci a fare sceltelontane da ciò che ci propone “il mondo”,ma che la strada che Lui ha tracciato per noiè la sola capace di condurci alla felicità.

    RIFLETTERE

    Padre del Cielo, ci hai dato un modello di vitanella Santa famiglia di Nazareth.

    Aiutaci, Padre amabile, a fare della nostra famigliaun’altra Nazareth, dove amore, pace e gioia regnino.

    Aiutaci a rimanere insieme nella gioia e nel doloreattraverso la preghiera in famiglia.

    Insegnaci a vedere Gesù nei membri della nostra famiglia,specialmente a scoprire il Tuo Volto nascosto nella loro povertà.

    Fa’ che possiamo amarci l’un l’altro come Dio ama ognuno di noi di più ogni giorno,

    perdonarci scambievolmente come Tu perdoni i nostri peccati.Aiutaci, o Padre amabile, ad accettare

    tutto quello che Tu ci dai e a donare tutto quello che Tu ci prendi,con un grande sorriso.

    AmenDalla preghiera per la famiglia di Madre Teresa di Calcutta

    PREGHIERA

    I doni sono i protagonisti del tempo natalizio: quelli che ciscambiamo con i nostri cari e che fanno girare l’economia. Seriflettiamo sul reale significato del Natale, ci accorgiamo che sitratta sempre di un Dono, il più grande che Dio abbia fattoall’umanità: il suo stesso Figlio. Gesù Bambino ha bisogno di Mariae Giuseppe, è dato loro, ma non è loro proprietà: il Signore ha giàpensato per lui una storia che va oltre l’immaginazione e i progettidei genitori. Lo stesso prodigio si ripete ogni volta che in unafamiglia arriva un nuovo bimbo.

    INTRODUZIONE

    7CeM479bis dicembre 2020

    Gesù, dono di Dio

    1 https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/genitorialita-chi-ne-ha-diritto

    SCEGLIERE L’IMPEGNO PER AGIREDal Vangelo secondo Matteo 1, 18-25.

  • C ari ragazzi, spero che voi e i vostri caristiate bene! In questo periodo ci pre-pariamo a festeggiare il Natale... que-st’anno probabilmente in modo insolito e diverso, costretti a

    stare lontani dai nostri familiari e amici ma cerchiamo di non per-dere di vista la vera essenza di questa festa importante.

    Il percorso che abbiamo intrapreso insieme continua ela parola che ci guiderà questo mese è STUPORE.

    Fin qui abbiamo ri-scoperto la bellezza del mon-do che ci circonda e l’importanza di prendersi

    cura del Creato che ci è stato donato da Dio e neiconfronti del quale abbiamo una grande responsa-

    bilità. Anche il Natale è un’occasione in cui ricordarcidell’Amore di Dio per noi. Vorrei ricordare con voi il brano del Vangelo in cui viene raccontata la nascita di Gesù e in particola-

    re il momento in cui i pastori ricevono l’annuncio dell’angelo e, pieni di gioia,si recano alla mangiatoia per vedere Gesù Bambino.Provate a ricordare tutte le volte che vi siete stupiti di qualco-sa: sicuramente era qualcosa di bello, qualcosa che vi ha col-pito e che ha lasciato il segno dentro di voi!I pastori hanno provato stupore di fronte a Gesù Bambino, ma-nifestazione dell’Amore di Dio per noi.

    CeM479bis dicembre 2020

    di Giulia Benanti

    8la ppagina dei rragazzi

    Il gioco

    Siamo anche noi capaci di stupirci? IlNatale arriva ogni anno per ricordar-ci di stupirci per l’Amore che Dio hanei nostri confronti. Nella vita di tutti i giorni siamo cir-condati della presenza di Dio, soloche noi spesso lo dimentichiamo.Come i pastori, non ci accorgiamoche qualcosa di meraviglioso staaccadendo attorno a noi finchéqualcuno non viene a ricordarcelocome ha fatto l’angelo con i pasto-ri la notte di Natale.Impariamo allora ad accorgerci deinostri angeli, delle persone e dellesituazioni che ci fanno ricordarel’Amore di Dio per noi e di STUPIR-CI di fronte a questo Amore, cioè difar sì che lasci il segno dentro dinoi.

    Mettiti alla prova!

    PreghieraDallo stupore del Natale

    nasce il nostro grazie a Dio

    che ha voluto condividere

    con noi tutto per non lasciarci mai soli.

    papa Francesco

  • L’ULTIMA

    � ARRIVI DAL...Albania

    � BERTOLDI p. Danieleconcezionista, di Lavarone Cappella

    � PARTENZE PER...Giordania

    � CARLI sr. M. Pierina comboniana, di Vigo Lomaso

    R. D. Congo

    � PRANDI p. Marianocomboniano, di Varignano

    Messico

    � IORI p. ClaudioGiuseppino del Murialdo,di Bleggio Superiore

    Ecuador

    � DELLAGIACOMA p. Albertosalesiano,di Pozza di Fassa

    stop&go

    eventi

    Richiamati alla ricompensa del Signore

    � CROCE fr. Elio comboniano, (anni 74), di Moena� MOSER fr. Roberto comboniano, (anni 87), di Faida di Pinè� DELAMA p. Giuseppe bertoniano, (anni 90), di Trento S. Antonio� PLOTEGHERI p. Carlo comboniano, (anni 84), di Trento S. Giuseppe

    � PER SOSTENERE CEME IL CENTRO MISSIONARIO

    P er offerte a sostegno di Comunione e Missione e delle at-tività del Centro Missionario Diocesano.Intestare a: Opera Diocesana Pastorale Missionaria

    Conto Corrente Postale:13870381

    Bonifico Bancario:Cassa Rurale Alto GardaIBAN: IT 28 J080 1605 6030 0003 3300 338

    9CeM479bis dicembre 2020

    foto Maria Assunta Zecchini >>> 2

    SERVIZIO DI SPIRITUALITÀ MISSIONARIA a cura del CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO - TRENTO

    2020 47

    9

    INSERTO MENSILE DI VITA TRENTINA 6 dicembre 2020

    DICEMBRE

    BIS

    La redazionedi Comunione

    e Missione e lo staff

    del CentroMissionario

    Diocesano augurano a tutti

    un serenoNatale

    � 27 dicembre 2020Ore 10.00 Messa streamingper i Cantori della Stellavedi pag. 6

    � 6 gennaio 2021Giornata dei Ragazzi Missionari vedi pag. 6

    ricordo

    COMUNIONE e MISSIONE

    T utti abbiamo sentito della“partenza per il cielo” di donValentino Felicetti, che, tra lealtre cose, è stato direttore delCentro missionario per unaventina d’anni. Mi piacericordare che quando, più di dueanni fa, il Vescovo Lauro mi haaffidato l’Area Testimonianza equindi anche il Centromissionario, don Valentino è

    stato il primo a scrivermi due righe: non tanto perfelicitarsi, quanto per condividere il fatto che “saràun’esperienza straordinaria”. Ha azzeccatoperfettamente, è proprio così. Grazie don Valentino,per tutto ciò che sei stato e hai dato; e da ora in poi,buona missione davanti al Volto di Cristo!

    don Cristiano Bettega

    Valentino, grazie!