8
A fianco, la lettera del poeta sindaco alle neo mamme vicentine. sopra, la scrittrice Liala, forse musa ispira- trice per noi, vecchi loggionisti da convegno). Come noto, a un convegno i migliori incontri si fanno al buffet, luogo sacro di ogni convenuto, fedele alla massima “mens sana in corpore sano”. Detta altrimenti: dopo un’ab- buffata di parole il dado può dirsi tranquillamente tratto. Briochine, succhi, pasticcini, pizzette, biscotti e tramezzini ristorano la mente preparando- la all’ondata dei successivi rela- tori, loro sì ancora freschi e pieni di tensione. E, a proposi- to di incontri, è proprio in prossimità del buffet che incon- triamo l’assessore Franzina, certo molto meno entusiasta dell’esimio collega. La Transpadana? Sì, sì, s’ha da fare. E i costi? Ah sì, c’è un costo sociale, ma si recupera poi dall’altra parte. No, no: intendiamo i soldi. Chi paga? Ah quelli? Beh, lo Stato. Comunque è meglio se ne par- liate con Cicero. Ci proviamo. Ma è impossibile. Mentre Franzina si aggira soli- tario e ombroso tra sala con- gressi e hall dell’hotel Viest, Cicero è sempre impegnato con il vip di turno. In mezzo a tanto gaudio, l’intervento di Cipolletta (“anni che facciamo convegni e terra smossa ancora non ne vedo”) è parso davvero fuori luogo, accigliando Cicero e – forse – regalando un sorriso a Franzina. Ma come sempre, finisce tutto a tarallucci e vino. Lunardi lo ha assicurato: la Transpadana è praticamente cosa fatta. Di più: il ministro si è dichiarato pronto ad una puntuale verifica su quanto da lui affermato in questa sede. Quando? Al prossimo conve- gno. Davide Lombardi Due sono le alternative. La confe- renza organizzata a Vicenza sull’al- ta velocità aveva il solo scopo di gettare fumo negli occhi, oppure è stata una grande girandola di dati e congetture dove, in buona fede, sono state riferite situazioni e dati inesatti. Lascio a chi voglia appro- fondire la questione la libertà di formarsi un’opinione, di decidere chi ha ragione e chi ha torto. Io porto solo i fatti. Il primo, assolutamente inconfuta- bile, è il tempo. È da oltre dieci anni che le realtà locali discutono sul potenziamento della linea ferrovia- ria che attraversa la pianura pada- na. Se ne parlava ben prima che comparissero i nomi e i progetti in questione. Mentre ora arriva questa realtà, la Transpadana che, buona ultima, si presenta come promotri- ce e salvatrice unica. Un altro fatto è la natura del comi- tato promotore Transpadana. Tra i soci figurano Pininfarina (che i treni li progetta), gli Agnelli (che lavorano sulle rotaie), nonché i più grandi comuni del nord Italia (che hanno fame di finanziamenti pub- blici per le infrastrutture). Si tratta chiaramente di una lobby dell’indu- stria pesante e del potere che preme per la realizzazione di un’opera colossale. Una lobby che vede Bruxelles come una vacca grassa da mungere. Lo scopo palese della conferenza è quello, pure dichiarato, di influen- zare la Ue sulla finanziabilità del- l’opera. Questi intenti sono chiari soprattutto ora, all’indomani del voto del Consiglio dei Ministri che ha deciso la quick list, la lista delle grandi opere finanziabili da subito. E fin qua tutto bene. Perché è giu- sto che ciascuno esprima le proprie idee e pensi ai propri interessi. Più problematica è la gestione occulta di queste opinioni, farcite con dati inesatti o fasulli, afferman- do per certi dati che sono invece presupposti o, nella migliore delle ipotesi, preventivi. Transpadana ha anche annunciato la firma di un documento in cui le province e le regioni si impegnano a spianare la strada al progetto. Espropriando, di fatto, i poteri dei sindaci a cui spetta l’ultima parola su tutti gli avvenimenti che potreb- bero sconvolgere o modificare il tenore di vita dei propri concittadi- ni. Peccato che nessun sindaco dei pic- coli comuni dove passerà il Tav sia stato invitato alla conferenza. Che sia stato uno spiacevole malinteso o il terrore di far perdere smalto alla scintillante manifestazione? *consulente scientifico conferenza dei sindaci Treno Alta Velocità Il grande inganno dell’Alta velocità Lo ammettono, a sorpresa, anche i sostenitori dell’opera: i soldi per il supertreno non ci sono. Né ci saranno mai Inchiesta. Perchè il faraonico progetto è destinato a fallire Ce lo siamo sempre chiesti ogni volta che vi abbiamo par- tecipato. Ma insomma, cui prodest (per dirla meno aulica- mente: a che serve) un conve- gno? Dopo tanti anni, e altret- tante partecipazioni alle ker- messe più improbabili, la risposta è una sola: a poco. Dal punto di vista pratico: a niente. Siamo dolenti per una affermazione tanto draconiana e irrispettosa per chi si dà tanto da fare per organizzarli, ma siamo sempre più convinti che, in queste occasioni, il rap- porto costi-benefici sia quasi totalmente a carico della prima voce. Naturalmente par- liamo dal punto di vista del parterre. Per un relatore (meglio se anche promotore) la faccenda è ben diversa. Bastava osservare l’assessore Claudio Cicero al “suo” con- vegno sulla Traspadana felice come Gongolo per il successo dell’iniziativa. Per avere al suo fianco (un venti minuti circa) nientemeno che un Ministro della Repubblica (Lunardi), e prima ancora, personaggi della statura di Innocenzo Cipolletta o Stefano Parisi, Direttore Generale di Confindustria. Gioia che il sindaco Hüllweck si è premurato di sottolineare ringraziando l’assessore per l’impegno profuso che ha richiesto – a suo dire – tanto sudore e addirittura (alla lette- ra) “qualche goccia di sangue” (la Variante ematica è, lo ammettiamo, una novità anche Hüllweck in crisi a caccia di neonati Il sindaco poeta per conquistare le neo mamme. Che rischio per la natalità! La natalità a Vicenza è sempre in calo. Ma da quanto le neo mamme ricevono questa lettera i risultati sono assicurati: zero assoluto. “Sono venuto a conoscenza della Sua maternità: un evento carico di emozioni e di estrema importanza per Lei, per i Suoi cari e per tutta la cittadinanza. Grazie al Suo amore, alla Sua coraggiosa scelta di essere madre, alla fatica e al sacrificio (che tutti sappiamo far parte di ogni gravidanza), Vicenza può dare il benvenuto a una nuova vita, una pic- cola creatura alla quale auguriamo con forza ogni bene.” È solo l’inizio e l’autore di tanta grazia appare evidente: è il poeta- pediatra Enrico Hüllweck, tra le altre cose sindaco della città, che trova sollie- vo dai dissidi di una maggioranza sempre più spaccata e litigiosa vergando di pro- prio pugno queste ispirate prose. Le neo mamme si vedono recapitare la lettera di Hüllweck all’indomani del parto, assieme ai fiori, alle suocere premurose e ai parenti petulanti. “Da parte mia, come uomo e come Sindaco, la mia ammirazione per il suo impegno materno si unisce alla promessa di compiere ogni sforzo possibile affinchè chi oggi apre gli oggi della vita, riposando sul Suo cuore di mamma, possa vivere, nei prossimi anni, in una città sempre più bella e più amabile. Auguri a Lei e alla Sua creatura.” I parenti, al confronto, sono una benedi- zione. Detto che il sindaco ci piace comunque di più quanto esprime se stesso con la poe- sia piuttosto che quando svicola dalle interrogazioni in Consiglio, due domande al lirico che c’è in lui. Prima: buona parte delle neo mamme vicentine è di origine straniera: Nord Africa, Asia, paesi dell’Est. Non crede che la sua prosa possa apparire più criptica di una bolletta del gas? Seconda: non è la forza politica a cui le appartiene quella che attacca duramente i manifestanti della sinistra quando “sfrut- tano gli innocenti bambini portandoli con- tro la loro volontà alle manifestazioni di piazza”? Quelli almeno possono difendersi con le boccacce. Questi, poveretti, si trovano in campagna elettorale che non hanno anco- ra assaggiato la Nutella. Matteo Rinaldi vicenza abc la città a chiare lettere SETTIMANALE DI INFORMAZIONE, CULTURA, POLITICA, ASSOCIAZIONISMO, SPETTACOLO Euro 0,80 venerdì 23 aprile 2004, numero 6, anno III Editore: VicenzaAbc scarl, Corte dei Molini 7, 36100 Vicenza. Partita Iva 03017440243. Telefono 0444.305523. Fax 0444.314669. E mail: [email protected]. Spedizione in abbonamento postale 45% Comma 20/B, legge 662/96 - DCVicenza Redazione: Corte dei Molini 7, Vicenza. Telefono 0444.504012. Fax 0444.314669. E mail: [email protected] www.vicenzaabc.it questa settimana 2 3 6 7 8 politica Fiera al bivio Turcato: cambiamo o si affonda cronaca Vicentini in Iraq ”Perchè ci odiano” polemiche Diamanti vs Galan chi ci perde è il centrodestra economia Taplast: i tappi invadono la terra cultura Calcio Vicenza quando fioriva la nostra Primavera Il treno dei (loro) desideri Erasmo Venosi* Lo schiaffo di Cipolletta Dietro le quinte del convegno vicentino sul Tav. Mentre l’organizzatore Cicero esulta l’ex direttore di Confindustria fredda gli entusiasmi: “14 anni di parole a vuoto” Via Piazzon 82/28 - 36051 Olmo di Creazzo (VI) Tel. 0444 349611 - Fax 0444 349510 www.svec.it - email: [email protected] Via Piazzon 82/28 - 36051 Olmo di Creazzo (VI) Tel. 0444 349611 - Fax 0444 349510 www.svec.it - email: [email protected] Anche se sarà realizzato, per essere competitivo il treno veloce avrà comunque bisogno del trasporto su gomma. Servizi a pagina 4-5

Vicenzaabc n 6 - 23 aprile 2004

  • Upload
    dalomb

  • View
    277

  • Download
    2

Embed Size (px)

DESCRIPTION

La collezione completa del settimanale diretto da Matteo Rinaldi dal 2004 al 2006

Citation preview

Page 1: Vicenzaabc n 6 - 23 aprile 2004

A fianco, la letteradel poeta sindaco alleneo mamme vicentine.sopra, la scrittriceLiala, forse musa ispira-trice

per noi, vecchi loggionisti daconvegno).Come noto, a un convegno imigliori incontri si fanno albuffet, luogo sacro di ogniconvenuto, fedele alla massima“mens sana in corpore sano”.Detta altrimenti: dopo un’ab-buffata di parole il dado puòdirsi tranquillamente tratto.Briochine, succhi, pasticcini,pizzette, biscotti e tramezziniristorano la mente preparando-

la all’ondata dei successivi rela-tori, loro sì ancora freschi epieni di tensione. E, a proposi-to di incontri, è proprio inprossimità del buffet che incon-triamo l’assessore Franzina,certo molto meno entusiastadell’esimio collega. LaTranspadana? Sì, sì, s’ha dafare. E i costi? Ah sì, c’è uncosto sociale, ma si recuperapoi dall’altra parte. No, no:intendiamo i soldi. Chi paga?

Ah quelli? Beh, lo Stato.Comunque è meglio se ne par-liate con Cicero.Ci proviamo. Ma è impossibile.Mentre Franzina si aggira soli-tario e ombroso tra sala con-gressi e hall dell’hotel Viest,Cicero è sempre impegnato conil vip di turno. In mezzo a tantogaudio, l’intervento diCipolletta (“anni che facciamoconvegni e terra smossa ancoranon ne vedo”) è parso davvero

fuori luogo, accigliando Ciceroe – forse – regalando un sorrisoa Franzina. Ma come sempre,finisce tutto a tarallucci e vino.Lunardi lo ha assicurato: laTranspadana è praticamentecosa fatta. Di più: il ministro siè dichiarato pronto ad unapuntuale verifica su quanto dalui affermato in questa sede.Quando? Al prossimo conve-gno.

Davide Lombardi

Due sono le alternative. La confe-renza organizzata a Vicenza sull’al-ta velocità aveva il solo scopo digettare fumo negli occhi, oppure èstata una grande girandola di dati econgetture dove, in buona fede,sono state riferite situazioni e datiinesatti. Lascio a chi voglia appro-fondire la questione la libertà diformarsi un’opinione, di deciderechi ha ragione e chi ha torto. Ioporto solo i fatti.Il primo, assolutamente inconfuta-bile, è il tempo. È da oltre dieci anniche le realtà locali discutono sulpotenziamento della linea ferrovia-ria che attraversa la pianura pada-na. Se ne parlava ben prima checomparissero i nomi e i progetti inquestione. Mentre ora arriva questarealtà, la Transpadana che, buonaultima, si presenta come promotri-ce e salvatrice unica.Un altro fatto è la natura del comi-tato promotore Transpadana. Tra isoci figurano Pininfarina (che itreni li progetta), gli Agnelli (chelavorano sulle rotaie), nonché i piùgrandi comuni del nord Italia (chehanno fame di finanziamenti pub-blici per le infrastrutture). Si trattachiaramente di una lobby dell’indu-stria pesante e del potere che premeper la realizzazione di un’operacolossale. Una lobby che vedeBruxelles come una vacca grassa damungere.Lo scopo palese della conferenza èquello, pure dichiarato, di influen-zare la Ue sulla finanziabilità del-l’opera. Questi intenti sono chiarisoprattutto ora, all’indomani delvoto del Consiglio dei Ministri cheha deciso la quick list, la lista dellegrandi opere finanziabili da subito.E fin qua tutto bene. Perché è giu-sto che ciascuno esprima le proprieidee e pensi ai propri interessi.Più problematica è la gestioneocculta di queste opinioni, farcitecon dati inesatti o fasulli, afferman-do per certi dati che sono invecepresupposti o, nella migliore delleipotesi, preventivi.Transpadana ha anche annunciatola firma di un documento in cui leprovince e le regioni si impegnano aspianare la strada al progetto.Espropriando, di fatto, i poteri deisindaci a cui spetta l’ultima parolasu tutti gli avvenimenti che potreb-bero sconvolgere o modificare iltenore di vita dei propri concittadi-ni.Peccato che nessun sindaco dei pic-coli comuni dove passerà il Tav siastato invitato alla conferenza. Chesia stato uno spiacevole malinteso oil terrore di far perdere smalto allascintillante manifestazione?

*consulente scientificoconferenza dei sindaci

Treno Alta Velocità

Il grande ingannodell’Alta velocitàLo ammettono, a sorpresa, anche i sostenitori dell’opera:i soldi per il supertreno non ci sono. Né ci saranno mai

Inchiesta. Perchè il faraonico progetto è destinato a fallire

Ce lo siamo sempre chiestiogni volta che vi abbiamo par-tecipato. Ma insomma, cuiprodest (per dirla meno aulica-mente: a che serve) un conve-gno? Dopo tanti anni, e altret-tante partecipazioni alle ker-messe più improbabili, larisposta è una sola: a poco.Dal punto di vista pratico: aniente. Siamo dolenti per unaaffermazione tanto draconianae irrispettosa per chi si dàtanto da fare per organizzarli,ma siamo sempre più convintiche, in queste occasioni, il rap-porto costi-benefici sia quasitotalmente a carico dellaprima voce. Naturalmente par-liamo dal punto di vista delparterre. Per un relatore(meglio se anche promotore) lafaccenda è ben diversa.Bastava osservare l’assessoreClaudio Cicero al “suo” con-vegno sulla Traspadana felicecome Gongolo per il successodell’iniziativa. Per avere al suofianco (un venti minuti circa)nientemeno che un Ministrodella Repubblica (Lunardi), eprima ancora, personaggi dellastatura di Innocenzo Cipollettao Stefano Parisi, DirettoreGenerale di Confindustria.Gioia che il sindaco Hüllwecksi è premurato di sottolineareringraziando l’assessore perl’impegno profuso che harichiesto – a suo dire – tantosudore e addirittura (alla lette-ra) “qualche goccia di sangue”(la Variante ematica è, loammettiamo, una novità anche

Hüllweck in crisi a caccia di neonatiIl sindaco poeta per conquistare le neo mamme. Che rischio per la natalità!

La natalità a Vicenza è sempre in calo.Ma da quanto le neo mamme ricevonoquesta lettera i risultati sono assicurati:zero assoluto.“Sono venuto a conoscenza della Suamaternità: un evento carico di emozioni edi estrema importanza per Lei, per i Suoicari e per tutta la cittadinanza.Grazie al Suo amore, alla Sua coraggiosascelta di essere madre, alla fatica e alsacrificio (che tutti sappiamo far parte diogni gravidanza), Vicenza può dare ilbenvenuto a una nuova vita, una pic-cola creatura alla quale auguriamocon forza ogni bene.”

È solo l’inizio e l’autore di tantagrazia appare evidente: è il poeta-

pediatra Enrico Hüllweck, tra le altrecose sindaco della città, che trova sollie-vo dai dissidi di una maggioranza sempre

più spaccata e litigiosa vergando di pro-prio pugno queste ispirate prose.Le neo mamme si vedono recapitare lalettera di Hüllweck all’indomani del parto,assieme ai fiori, alle suocere premurose eai parenti petulanti. “Da parte mia, come uomo e comeSindaco, la mia ammirazione per il suoimpegno materno si unisce alla promessadi compiere ogni sforzo possibile affinchèchi oggi apre gli oggi della vita, riposandosul Suo cuore di mamma, possa vivere,nei prossimi anni, in una città sempre piùbella e più amabile. Auguri a Lei e alla Sua creatura.”I parenti, al confronto, sono una benedi-zione.Detto che il sindaco ci piace comunque dipiù quanto esprime se stesso con la poe-sia piuttosto che quando svicola dalle

interrogazioni in Consiglio, due domandeal lirico che c’è in lui.Prima: buona parte delle neo mammevicentine è di origine straniera: NordAfrica, Asia, paesi dell’Est. Non crede chela sua prosa possa apparire più criptica diuna bolletta del gas?

Seconda: non è la forza politica a cui leappartiene quella che attacca duramentei manifestanti della sinistra quando “sfrut-tano gli innocenti bambini portandoli con-tro la loro volontà alle manifestazioni dipiazza”?Quelli almeno possono difendersi con leboccacce. Questi, poveretti, si trovano incampagna elettorale che non hanno anco-ra assaggiato la Nutella.

Matteo Rinaldi

vicenzaabcla città a chiare lettere

SETTIMANALE DI INFORMAZIONE, CULTURA, POLITICA, ASSOCIAZIONISMO, SPETTACOLO

Euro 0,80

venerdì 23 aprile 2004, numero 6, anno III

Editore: VicenzaAbc scarl, Corte dei Molini 7, 36100 Vicenza. Partita Iva 03017440243. Telefono 0444.305523. Fax 0444.314669. E mail: [email protected]. Spedizione in abbonamento postale 45% Comma 20/B, legge 662/96 - DC VicenzaRReeddaazziioonnee:: Corte dei Molini 7, Vicenza. Telefono 0444.504012. Fax 0444.314669. E mail: [email protected] wwwwww..vviicceennzzaaaabbcc..iitt

questa settimana

2 3 6 7 8

politicaFiera al bivioTurcato: cambiamoo si affonda

cronacaVicentini in Iraq”Perchè ci odiano”

polemicheDiamanti vs Galanchi ci perdeè il centrodestra

economiaTaplast: i tappiinvadono la terra

culturaCalcio Vicenza quando fiorivala nostra Primavera

Il trenodei (loro)desideriErasmo Venosi*

Lo schiaffo di CipollettaDietro le quinte del convegno vicentino sul Tav. Mentre l’organizzatore Cicero esultal’ex direttore di Confindustria fredda gli entusiasmi: “14 anni di parole a vuoto”

Via Piazzon 82/28 - 36051 Olmo di Creazzo (VI)Tel. 0444 349611 - Fax 0444 349510

www.svec.it - email: [email protected]

Via Piazzon 82/28 - 36051 Olmo di Creazzo (VI)Tel. 0444 349611 - Fax 0444 349510

www.svec.it - email: [email protected]

Anche se sarà realizzato, per essere competitivoil treno veloce avrà comunque bisognodel trasporto su gomma. Servizi a pagina 4-5

Page 2: Vicenzaabc n 6 - 23 aprile 2004

Una maggioranza scombinata,che continua ad andare sotto inaula. Un'opposizione che graffiasolo a tratti. La Cdl in cerca diunità, l'Ulivo in cerca di identi-tà. A due mesi dall'election daydi giugno la politica vicentinaappare ancora frammentariamentre pare che sarà l'esito delleeuropee a disegnare a cascata inuovi assetti locali.La discordia nella Cdl sembra

diventata la condizione domi-nante dal giugno del 2003quando Hüllweck rivinse le ele-zioni in un clima teso che domi-na tutt'ora all'interno dellacoalizione che governa a palaz-zo Trissino.La scorsa settimana il centrode-stra per la quarta volta in duemesi non è stato in grado diassicurare il numero legale.Lega tutta fuori dall'aula, An eFi sguarnite, l'aula animata soloda qualche consigliere del cen-trosinistra. Non in salaBernarda quindi, ma nei corri-doi, davanti alla macchinettadel caffé, persino vicino alla toi-lette, le discussioni sul futuropolitico della città.

Il sindaco deve fare alcune nomi-ne negli enti collegati. La poltro-na che scotta è quella della presi-denza di Amcps. Attualmente la carica è ricopertada Stefano Barbi di An, ma dopoil giugno 2003 il manualeCencelli vicentino prevedeva cheil posto fosse destinato a MarioBagnara dell'Udc. La postazioneperò fa gola anche al segretariocittadino azzurro Sandro Bordin,che la giudica un ottimo viaticoper le elezioni regionali dell'annoprossimo. L'Amcps però, da Udce Fi, viene comunque vista comeuna sorta di rifugio sicuro, qua-lora un esito rovinoso delle euro-pee obblighi qualche big a ripie-gare su posizioni più defilate.

Inoltre da sistemare ci sono

anche gli equilibriall'interno di Aim(600 dipendenti,fatturato 180 milio-ni di euro).L'attuale presiden-za di Beppe Rossi(area An, il suoincarico, includen-do anche le altrepoltrone delle socie-tà controllate dallamultiutility, vale75.000 euro annui)non è in discussio-ne.Ma in una compa-

gnia che potrebbe abreve essere priva-tizzata, almeno inparte, la Lega èansiosa di rompereun duopolio Fi An,che si era creato quando nel '98i due partiti vinsero le municipa-li senza il Carroccio. Non è detto che la Lega preten-da posti nel consiglio (oggi nonne ha), ma vuole maggior potereper indirizzare le scelte.

Così Hüllweck da mesi vienesottoposto al pressing degli

alleati affinché si sblocchino lenomine e ogni segreteria di parti-to cerca di ottenere il massimo,ma arrivati a ridosso delle euro-pee, il primo cittadino per nonscontentare nessuno è rimastoimmobile. Quando però ha pre-sentato alla coalizione di gover-no un suo personale pacchetto

provvedimenti, ancora topsecret, la Cdl, Fi inclusa, gli hamandato un segnale, facendomancare il numero legale, tantoche il primo cittadino stizzito hasottolineato: «Frizioni in senoalla coalizione di maggioranza?Se la sbrighino i partiti».Nel centrosinistra le acque paio-

no meno agitateanche perchéstoricamente ilruolo dell'oppo-sizione tende adunire gli intenti. Rimane però inpiedi il caso Ds.Il partito che nelpolo progressi-sta ha il maggiorpeso è alle presecon una crisinella leadershipcittadina, vistoche a più ripresel'ala dalemianache fa capo tragli altri adU b a l d oAlifuoco, ha cer-cato di metterein un angolo il

segretario cittadino TommasoRebesani, esponente del corren-tone e giudicato vicinissimoall'onorevole Lalla Trupia.In via Del Mercato Nuovo, sede

del bottegone locale, l'ala mode-rata diessina da molti mesi ormaiè critica nei confronti della lea-dirship berica, tant'è che le voci

più o meno velenose nei con-fronti del deputato si sono acca-vallate a più riprese. Voci chedipingono una Trupia pocoimpegnata sul territorio e soprat-tutto poco impegnata a sostene-re la battaglia dei consiglieridiessini negli scontri che conta-no. E il campionario delle voci dicorridoio è vario. Come mai la Trupia si mosse dueanni fa a sostegno dei centrisociali quando le tute biancheoccuparono l'ex Lanerossi, men-tre ora per il caso dell'Alberanon ha nemmeno redatto unanota ufficiale indirizzata aimedia? Dove era la Trupia quan-do scoppiò il caso delle molestiea palazzo? Come mai da donna e da depu-tato non si attivò con quella raf-fica di interrogazioni parlamen-tari in direzione della procura,che sul caso Baldinato certo nonbrilla quanto a celerità nelleindagini? Come mai non si sono fattifuoco e fiamme quando CarlaMarcolin è divenuta direttricedel personale o quando è statoapprovato il Pp4-Pomari?Dov'era la Trupia (ma non vadimenticato l'onorevole MauroFabris dell'Udeur) quando insala Bernarda la Cdl sembravaminacciare i consiglieri pur di farapprovare il piano Cotorossi? Ecosa sta succedendo nel conte-zioso che vede la Cgil opposta aivertici dell'Ipab per l'aumentodegli stipendi dei lavoratori?Come mai la parlamentare nonha alzato la voce contro il presi-dente dell'istituto (e suo grandeamico) Gerardo Meridio?Frizioni che comunque sembra-no attenuarsi perché dalle altesfere del partito è arrivato l'invi-to a serrare i ranghi in vista delvoto.

Marco Milioni

La trasformazione dell'Ente Fiera diVicenza in società per azioni. E' incorso un arbitrato per la divisionedelle quote, ma è chiaro che la nasci-ta della Fiera spa è finalizzata allaprivatizzazione. Vista però la crisi incui versa il settore orafo c'è chi ritie-ne opportuno che resti la mano pub-blica a gestire le rassegne e il futurodel centro fieristico. Qual è la Suaopinione?"La trasformazione in Spa non signi-fica assolutamente privatizzazione, inquanto le quote saranno in larghissi-ma maggioranza degli Enti fondatoriche non mi risulta intendano per ilmomento cederle. Una parte dellequote sarà probabilmente delleAssociazioni di categoria, ma perquesto bisognerà attendere il lodoarbitrale e, peraltro, le Associazionisono già presenti nell'attualeConsiglio di Amministrazionedell'Ente di gestione. Anche in questocaso ritengo molto improbabile che lequote possano essere cedute ad azio-nisti privati. La trasformazione in Spadà una più precisa connotazione giu-ridica all'Ente e consentirà unagestione più snella ed efficace. LaFiera, pur essendo un Ente di interes-se pubblico, necessita infatti di unagestione di tipo privatistico per potercompetere sul mercato con le altreorganizzazioni sia a livello nazionaleche internazionale".Quale strategia per superare lo stalloattuale?Nel contesto internazionale sta cre-scendo la competizione a tuttocampo e tutti i principali centri fieri-stici stanno ampliandosi puntando adiventare dei "contenitori" più chedei veri e propri organizzatori dieventi. Lo studio affidato dalla Fieraalla società di consulenza "Arthur D.Little" suggerisce tre strade: 1) la"continuità", cioè il sostegno deldistretto orafo sfruttando al massimogli spazi disponibili e aprendo anche

a nuovi espositori; 2) l'"internaziona-lizzazione" della presenza di esposito-ri a Vicenza; 3) l'"innovazione": por-tare in vetrina a livello internazionaleil "Made in Italy" orafo organizzan-do manifestazioni all'estero e puntan-do a sinergie (es. con la moda). In sintesi: insistere sulle rassegneorafe o allargarsi e differenziare ilprodotto dell'attività fieristica? Lei hamaturato una opinione in proposito?"Innanzi tutto terrei a precisare chedi stallo non è proprio il caso di par-lare visto che l’andamento di tutte lemanifestazioni del 2004 (orafe e non)sin qui svolte hanno dato risultati piùche soddisfacenti. In secondo luogonon vedo una dicotomia così spintatra “insistere sulle rassegne orafe” e“differenziare il prodotto dell’attivitàfieristica”. Si possono benissimo por-tare avanti entrambe. Sulla questionedell’internazionalizzazione poi vorreiricordare come nella Giunta del 7aprile scorso sia stata presentata unabozza di progetto della nuova societàVicenza Fiera International che sioccuperà dell’organizzazione di mani-festazioni fieristiche all’estero e delsupporto alle aziende vicentine ed ita-liane che intendano partecipare afiere estere".L'ampliamento del quartiere fieristi-co. L'ImmobiliareFiera, che con il"progetto Camerino" aveva già pro-

grammato l'ampliamento del quartie-re fieristico allargato all'ex hotelHoliday Inn, si trova ora ad acquisireanche l'area Baggio e quindi a rivede-re e aggiornare il piano di sviluppo.L'Immobiliare ha già dichiarato chefarà quello che indica la Fiera. C'è unSuo suggerimento in proposito?"E’ stata chiesta dai tre Enti fondato-ri una consulenza alla “SviluppoSistema Fiera Spa” in merito al pro-getto di ampliamento del quartierefieristico anche alla luce dell’acquisi-zione dell’area Baggio. I risultati sonoal vaglio dei tre enti che, ritengo, intempi brevi esprimeranno un parereche sarà ovviamente tenuto nel dovu-to conto dall’Immobiliare Fiera. Ilsuggerimento che mi sento di dare èquello di accellerare il più possibile itempi".In parallelo è arrivato ora il grido diallarme spedito dalle maggiori cate-gorie orafe italiane alla Fiera diVicenza. Si chiede in sostanza se laFiera sta pensando solo a se stessa, ecioè a vendere sempre più spazi e adespandersi, oppure se continuerà adifendere e sostenere la produzionedelle imprese orafe vicentine ora chestanno attraversando un periodo diforte crisi. Un documento che criticaanche l'apertura del padiglione HongKong dedicato alle aziende cinesi, checritica pure l'esposizione Luxury

China, la mostra specializzata dell'o-reficeria realizzata a Shangai in joint-venture con la Fiera di Monaco, eche chiede risposte su "chi e come"gestirà la Fiera con la scadenza delConsiglio di amministrazione (inmaggio), la trasformazione in spa el'approssimarsi (in novembre) dell'an-data in pensione del segretario gene-rale Andrea Turcato, da sempre ilvero motore della Fiera. Lei ha dellerisposte in merito?, e c'è eventual-mente una Sua disponibilità a restarealmeno finché non verrà individuatoun altro manager giusto per la Fieradi Vicenza?"Il grido di allarme delle categorieorafe italiane è comprensibile proprioalla luce del periodo di difficoltà chesta vivendo il settore. Mi permettotuttavia di ricordare che la concor-renza non si batte chiudendo le fron-tiere o, più modestamente, i cancellidella fiera, ma solo puntando sullaqualità del prodotto e sull’identifica-zione di fascie di mercato ragionevol-mente difendibili. Nel contempo vasalvaguardato il ruolo della Fiera diVicenza come catalizzatore delladomanda internazionale. Se per certefasce di prodotto le aziende leadersono straniere, è alla Fiera di Vicenzache i buyers le devono trovare. Senon apre loro le porte la nostra Fierasarà qualcun altro a farlo e senzatutte quelle cautele e quegli accorgi-menti che solo noi siamo in grado diprendere. La Fiera di Vicenza è anco-ra leader nel settore dei preziosi alivello internazionale ma non è, citengo a ricordare, una condizioneimmodificabile. Come le grandiaziende italiane di successo, anche laFiera deve saper evolvere nelle strate-gie di marketing e nella tipologia diprodotto offerta. Quanto al miosostituto, il cui arrivo è prossimo, loaffiancherò sino alla fine del mioimpegno in Fiera".

Franco Candiollo

sette giorni di politica

La Fiera all’ultima chiamata:o cambia registro o si muore

Andrea Turcato, segretario generale dell’Ente: “Dobbiamo evolverci e offrire nuovi prodottiMa a chi si lamenta della situazione dico che la concorrenza non si batte chiudendo le frontiere”

Dalla grande offensiva delle rassegne concorrenti agli attacchi del settore orafo in piena crisi

La guerra delle poltrone che fa neri gli azzurriDalla presidenza Amcps al consiglio di Aim, ecco le spine della giunta Hüllweck. E il futuro della città si discute al caffè

ACQUE MOSSEIN LAGUNA Ogni mito, si sa, prima o poi è desti-

nato a cadere. Sta succedendoanche a quello del Nordest. Anzi IlvoDiamanti nel suo ultimo studio parlagià di post-nordest. In questo nuovoscenario che va delineandosi trovaposto anche la legge urbanisticarecentemente approvata dalConsiglio regionale.Nell’interminabile dibattito che hapreceduto il varo di questo pasticcia-to testo che scontenta un po’ tutti siè parlato molto di capannoni indu-striali. Bloccarli o no? Per la primasoluzione si è subito schierata la

Lega Nord che ha visto in questascelta un esempio di “devolution”applicata e di uso responsabile erazionale del territorio. Non solo, laLega ha perfino invocato criteri este-tici perché, è innegabile, i capannonisono brutti. Ma c’era anche un moti-vo inconfessabile: meno capannoninella pianura veneta vuol dire menooperai e quindi immigrati. Tanto leimprese venete continuano a produr-re. A Timisoara. E qui entra in ballola famosa “delocalizzazione”. AllaLega va bene. Il senatore GiuseppeCovre, il meno trucido tra i leghisti

veneti, il 2 settembre dello scorsoha scritto sul Mattino di Padova:“Un operaio rumeno che lavora acasa sua non è un emigrante. Stameglio lui e ci sono meno problemiper noi di inserimento”. Più chiaro dicosì.Gli imprenditori veneti sul blocco deicapannoni hanno, invece, storto ilnaso. Sarebbe però opportuno chespiegassero perché è sempre piùfrequente vedere zone industriali concapannoni con la scritta affittasi ovendesi.

(abc)

Mettetedei fiori

nei vostricapannoni

Regione. Lega contro le nuove aree industriali. Troppo brutte? No, troppi immigrati

2

Dove va la Fiera diVicenza? Dopo undecennio d'oro in cui haregistrato un tassomedio di crescita del12 per cento l'anno, nel2003 c'è stato un calodi oltre il 5 per cento ele previsioni del 2004non sono molto migliorianche se la"Vicenzaoro1" di gen-naio ha portato unaboccata d'ossigeno.Ma il problema è la crisiche il settore orafo staattraversando e cherappresenta la spinadorsale storica e attua-le della Fiera vicentina,dato che le tre rasse-gne orafe di gennaio,giugno e settembre val-gono il 75 per cento delfatturato complessivo.Intanto il contestointernazionale vede inforte crescita i mercatifieristici del Sud-estasiatico, Europadell'Est e Sudamerica.Vale a dire che la con-correnza cresce.L'Europa brilla ancora,e il leader per i quartie-ri fieristici è laGermania - che ha inve-stito cifre nove voltesuperiori a quelle italia-ne ed ha aumentato ilsuo primato - seguitadall'Italia, che peraltroè il fanalino di codacome percentuale diespositori e visitatoristranieri e registra neisuoi eventi internazio-

nali una percentuale dipubblico molto più altarispetto a quella deglioperatori. Ma anche glispazi attuali della Fieravicentina hanno i loroproblemi: solo 27 milametri quadri su 63 milasono utilizzabili per glistand, e i padiglioni nonsono tutti collegati traloro anche se il livellodi qualità delle struttu-re è buono ma inferiorerispetto a quello garan-tito dai maggiori con-correnti internazionaliper le fiere orafe.Esistono però le oppor-tunità per ottimizzare lagestione degli spazi (ilpiano di sviluppo giàavviato) e il calendario(attualmente la Fieraviene utilizzata inmedia solo per cinquemesi e mezzo all'anno).E a fronte di queste esi-genze c'è una lista diattesa di nuovi esposi-tori orafi e di amplia-mento di stand che arri-va alla necessità dialmeno 20 mila metriquadri in più, c'è unbilancio in sostanzialepareggio e una cre-scente competizione alivello regionale per lefiere "non orafe". Comesi sta "armando" laFiera di Vicenza di fron-te alla sfide del futuro?Ne parliamo con AndreaTurcato, segretariogenerale.

Azienda municipa-lizzata, 100 dipen-denti, fatturato 18milioni di euro

Quanto vale25 mila euro l'anno

Perché fa golaRifugio sicuro

Oggi siedeStefano Barbi (An)

La reclamanoMario Bagnara (Udc)Sandro Bordin(Fi)

Azienda municipale,600 dipendenti, fat-turato 180 milionidi euro

Quanto vale75 mila euro l’anno

Perché fa golaStipendio, controllodipendenti, potere,accordi futuri

Oggi siedeGiuseppe Rossi (An)

La reclamanoLa Lega per spezzareil duopolio Fi-An

Amcps Aim

vicenzaabc

Page 3: Vicenzaabc n 6 - 23 aprile 2004

cronaca

www.trivellato.it

Concessionaria Ufficiale Mercedes-BenzTORRI DI QUARTESOLO

0444/250710BASSANO DEL GRAPPA

0424/886000BOLZANO VICENTINO

0444/351290THIENE

0445/380020ARZIGNANO0444/450011

LONIGO0444/436271

Light-Lease da € 119 al mese*.� Spudoratamente sportiva in ogni dettaglio, la Classe C Ku-

banite ha tutto per contagiarti: assetto ribassato, cerchi in legada 17”, scarico cromato, freni maggiorati. Con volante, sedili e

pedaliera in perfetto stile sportivo. Berlina o station wagon, laKubanite è incredibile. Anche nel prezzo. Con Comand e rive-stimenti in pelle di serie, nelle versioni Elegance e Avantgarde.

La prova della Kubanite? Ti aspetta negli showroom Mercedes-Benz.

*L’esempio si riferisce alla nuova C 180 Kompressor TPS Classic, versione Kubanite, prezzo chiavi in mano € 30.340 (esclusa IPT). Anticipo € 13.787,41 o eventuale permuta e 35 rate mensili da € 119e possibilità di riscatto € 13.653,00. Spese d’istruttoria € 218,40. T.A.N. 2,69% e T.A.E.G. 3,25%. Iniziativa valida fino al 30 aprile 2004. Salvo approvazione della DaimlerChrysler Servizi Finanziari S.p.A.Consumo (l/100 Km.): urbano 12,2 - extraurbano 6,6 - combinato 8,7. Emissioni di CO2: 209 g/Km.

Classe C Kubanite. Lasciati contagiare.

(150 battiti al minuto)

(100 battiti al minuto)

(200 battiti al minuto)

Light-Lease

da € 119al mese*.

3

“Benvoluti allo stesso modo da sciiti e sunniti purché ci si presenti in pace”

Basta armi in Iraq

“La soluzione per la pace esiste: una forza di caschi blu musulmani”

Se l’Onu parla arabo

Chi ha paura delle badanti?Il centro caccia lo straniero

Intanto ad Anconetta si sfida antenna selvaggia

Chi ha paura delle badanti? Ivicentini. O almeno così rac-conta il consigliere MaurizioCucchiara (Ds) dellaCircoscrizione uno (Centrostorico). Queste signore del“lontano” est solevano ritro-varsi la domenica pressoCampo Marzio. Un comitatodi abitanti di piazzaleBologna, tuttavia, ha gridatoallo scandalo per un presuntotraffico di merce clandestina.Insomma, lo scambio di ciboo bevande provenienti daipaesi d’origine delle badanti èstato visto come qualcosa disospetto. Detto fatto.L’assessore Cicero (An) hadato il via alla sistemazione dipiazzale Bologna spostando ilritrovo delle signore nei pressidella dogana. Problema: lamaggior parte delle badantiproviene da fuori Vicenza eusufruisce di pulmini organiz-zati per recarsi al consuetoincontro domenicale. Alposto dei pulmini è stato isti-tuito un autobus che, inizial-mente gratuito, è poi diventa-to a pagamento. Inoltre, ilservizio termina alle due, orain cui generalmente le signo-re, cogliendo l’occasione del-l’agognato riposo domenicale,pranzavano insieme. La circo-scrizione ha così sollevato ilproblema per trovare unluogo vicino alla stazione fer-roviaria. Giovedì 22 avràluogo un incontro per trovareuna posizione unitaria sull’ar-gomento.

Su le antennecittadiniSi parla molto di problemi

ambientali, ma si fa poco perrisolverli. Anche quando ilproblema è sotto casa. LaCircoscrizione sei (Villaggiodel Sole, Pomari...)si trova adover far fronte a tre casi diparticolare urgenza: la rotato-ria dell’Albera, l’ex areaZambon e il problema dell’in-quinamento elettro-magneti-co. Le pessime condizioni dichi vive nei dintorni

dell’Albera sono note. Il con-sigliere Andrea Tapparo (Ds)sta cercando di collaborarecon i cittadini ( sia a livello dicomitati, sia di piazza) perrisolvere al più presto lasituazione. Anche perché leproposte immediatamenteattuabili per migliorare la via-bilità ci sono: una legge del’93 assicura finanziamenti perdeviare i mezzi pesanti.Il secondo fronte su cui silavora è l’area in cui si trova-va la Zambon. E’ stata accer-tata la fuoriuscita di solventiorganici da questo terreno.Terreno venduto per lacostruzione di condomini.“L’amministrazione sta tergi-versando – sostiene Tapparo– ma se è accertato il colpevo-le (ossia l’ex proprietariaZambon) è urgente procederead una bonifica.”All’amministrazione mancainoltre un piano di dislocazio-ne di ripetitori di telefoniamobile. Che siano dannosi omeno, il problema più urgen-te è la loro limitazione.Attualmente non c’è alcunaregolamentazione in merito.E’ questo un problema cheaccomuna anche laCircoscrizione quattro(Anconetta, Ospedaletto...)che con Luca Balzi, capogruppo DS, ha proposto l’isti-tuzione di una Commissionespeciale a termine sul temaper poter dare risposte preciseai cittadini.Lunedì 19 si è votato a favoree il 4 Maggio, se tutto vabene, dovrebbe esserci l’ap-provazione definitiva conl’immediata attuazione dellacommissione per la durata disei mesi. Un vero e propriocolpaccio: sarebbe la primavolta che una commissione,votata dagli stessi quartieri,avrebbe la possibilità di dareun parere importante su unproblema troppo spesso tra-scurato, se non addiritturaboicottato. Un bel segnaleanche per tutto il resto dellacittà.

Sara Sandorfi

Da sette anni Paolo Nicoli è ispet-tore regionale dei volontari del soc-corso. Originario di BarbaranoVicentino, risiede a Verona dovesvolge le funzioni di ispettore divigilanza dell’Unità Sanitaria. Peresercitare la sua attività presso laCroce Rossa Italiana, dedica tutto ilsuo tempo libero. “Quando unbambino arrivato da me spaventa-to e piangente, mi ha sorriso dopoche l’avevo curato, ho ricevuto ilpremio più grande per la mia attivi-tà”. Domenica scorsa a Bassano Nicoliha coordinato un’assemblea a cuihanno preso parte i responsabili deigruppi degli 8782 volontari delVeneto. Ma fino a pochi giorni fa èstato a Bagdad, nel pieno della“guerra, non guerra” dell’Iraq.Con lui questa chiacchierata sullasituazione.

Cosa faceva a Bagdad?“Ho lavorato per due mesiall’Ospedale italiano della CroceRossa, ubicato presso il MedicalCity di Bagdad. In questo grandecentro ospedaliero usufruivamo alpiano terra di una sala operatoria,di un pronto soccorso, dei gabinet-ti diagnostici. Inoltre al settimopiano avevamo a disposizione unreparto con quindici letti dove c’e-rano i casi di ustioni più gravi.Questi casi hanno opportunità disopravvivenza molto basse e noisiamo stati gli unici ad occuparce-ne.”Qual è l’atteggiamento degli irache-ni nei vostri confronti?

Eravamo sicuramente benvolutidalla popolazione civile, sia daglisciiti che dai sunniti. Abbiamo rice-vuto encomi e attestati pubblicidagli stessi mullah iracheni. C’è unanetta distinzione negli atteggiamen-ti che la popolazione ha nei con-fronti di quelle persone che si pre-sentano senza armi e con i segnidella croce rossa o delle altre orga-nizzazioni di volontariato. Lapopolazione, invece, teme moltotutti coloro i quali si presentanoarmati. Sia che le armi siano di dife-sa che di offesa.”È possibile raggiungere in tempibrevi un livello di sicurezza accetta-bile?

“I poliziotti iracheni sono esponen-ti del passato regime e spesso sonoattaccati da bande armate. Il gover-no provvisorio ha funzioni moltolimitate e non è considerato moltocredibile. Parlando con i medici ogli infermieri iracheni, si capisce chehanno una grande necessità didemocrazia e autonomia. Molti diloro vedono gli americani comeoccupanti e si augurano che se nevadano presto. Dichiarano di prefe-rire l’autodeterminazione anche sesanno che i risultati della verademocrazia potranno goderli i loronipoti, forse nemmeno i loro figli”.Com’è la situazione della sanitàlocale?

“Non ci sono risorse anche perchéil problema delle medicine dopoanni di guerra e d’embargo impostoall’Iraq è gravissimo. Non potendosprecare alcun medicinale, negliospedali iracheni si stabilisce di nonseguire quei casi dove la possibilitàdi sopravvivenza è minima!”.Quali i maggiori danni provocatidalla guerra alla popolazione diBagdad? “Le ustioni. Anche se molte sonoprovocate da fatti accidentali. Adesempio ci sono molti bambini chenelle situazioni di precarietà fini-scono con il rovesciarsi addosso lapentola per il tè che gli iracheniconsumano spesso e che, quindi, èperennemente accesa sotto improv-visati fornelli a benzina.”E le altre cause?“È molto difficile capire se le ustio-ni siano dovute a fatti connessi conla guerra. Negli altri reparti dell’o-spedale c’erano moltissime personemoribonde con ferite d’armi dafuoco: lì era evidente la causa.”

Com’è la situazione dei civili aBagdad? “Nella città prima della guerra c’e-rano sei milioni di persone. Oggi,secondo i censimenti fatti dagliamericani, ce ne sono nove milioni.Gli abitanti in più sono sfollati daipiccoli centri semidistrutti. Questepersone vivono in condizioni obiet-tivamente molto difficili, nonhanno casa, non hanno lavoro,dipendono in tutto e per tutto dagliaiuti internazionali.

Federico Formisano

Paolo Nicoli, volontario vicentino a Bagdad con la Croce Rossa:la popolazione ci rispetta, ma non ne può più di cannoni e fucili

“Fare la guerra è facile, ildifficile è gestire “ildopo”. Parole di GiorgioMuraro, 48 anni, inse-gnante di GeografiaEconomica, che comevolontario di “Un ponteper Bagdad” conobbeper la prima volta l’Iraqnel ’94.Oggi confronta quellasituazione con l’attuale.“Quando ci fu la Guerradel Golfo, gli americanisi fermarono quasiinspiegabilmente – dice -perché forse compreseroche sarebbe stato piùfacile controllare il Paesecon l’embargo, ponendo-lo in una situazione di

dipendenza.”“Adesso – prosegue –l’America di Bush si èmossa come reazioneall’11 settembre senzaanalizzare a fondo quelloche avrebbe trovato, nonsi sono considerate leconseguenze. In primoluogo andrebbe indagatacon oculatezza questarecrudescenza di gruppidell’integralismo islami-co, che è un fattore chenon appartiene alla sto-ria dell’Iraq, che è di lai-cità per la molteplicitàetnica e religiosa presentesul territorio, dove convi-vono sciiti, sunniti, cri-stiani caldei…Il grande

seguito di questi gruppiislamici e le disponibilitàdi mezzi vengonocostruiti anche attraver-so forme di solidarietàche ad esempio passanoattraverso le moschee,quindi bisogna seguireanche questa pista percomprendere la loro cre-scita”.Quali vie percorribiliora?“Sul da farsi risulta trop-po semplicistico appel-larsi ad un interventodell’Onu, la situazioneora è difficile perchéanche tra la popolazionesi è radicalizzata l’ideadel nemico occidentale,

comunque, vedrei unapossibilità nel ritiro delleforze occidentali e lacreazione di una forza diinterposizione con caschiblu dei paesi musulmani.Naturalmente accanto aciò dovrebbe proseguireuna seria azione di aiutiumanitari, completa-mente staccata dal dis-corso militare, sono d’ac-cordo con Gino Stradaquando afferma che laguerra umanitaria èpriva di senso e che gliaiuti umanitari non pos-sono essere veicolati conle armi!”.

Milena Nebbia

LOTTA SENZA QUARTIERE

vicenzaabc

Page 4: Vicenzaabc n 6 - 23 aprile 2004

la nostra inchiesta

La grande bugia dellAll’indomani del convegno voluto dall’assessore Cicero per spingere la Tav a V

Primo: i soldi necessari non ci sono né ci saranno mai.Secondo: il territorio non può reggere l’impatto col supertreno.Ecco perchè il faraonico progetto è destinato a fallire.

Da Grumolo a Grisignano il no del Vicentino. “Non siamo contro l’Alta velocità ma così crea soltanto problemi”

Le ragioni del sì• è necessario diminuire la quantitàdi merci trasportate su camion.• la rete viaria è ormai completa-mente congestionata.• lo sviluppo ha bisogno di velocità• per essere competitivi bisognainnovare anche le infrastrutture.

Le ragioni del no• ha un costo esorbitante.• la rotaia non basterà, bisogneràasfaltare lo stesso.• i tempi di realizzazione sonocomunque lunghissimi.• i rischi di fare un buco nell’acquasono molto alti.

4

Sull’ormai celebre (se ne parla dal lontano1990) TAV(Treno ad Alta Velocità) o TAC (Treno ad AltaCapacità, e la distinzione, come vedremo, è questionefondamentale) si gioca una fetta importante del futurosviluppo del nord Italia e del Nord est in particolare.Su questo sono (quasi) tutti d’accordo. O almeno losono tutti coloro che lunedì 19 aprile hanno partecipa-to alla mega kermesse sul tema organizzata dall’asses-sore Cicero al Centro Congressi dell’Hotel Viest.Presenti, tra gli altri, il Presidente del ComitatoTranspadana Innocenzo Cipolletta, Stefano ParisiDirettore Generale Confindustria, Riccardo IllyGovernatore del Friuli e, dulcis in fundo, il Ministrodei Trasporti Pietro Lunardi. Tutti d’accordo, diceva-mo, con parecchi distinguo e preoccupazioni più omeno sotterranee.

Sciolto il nodo di Vicenza che aveva bloccato perlungo tempo la questione della tratta Verona-Padova(la linea, per buona parte, sarà interrata – con grandesoddisfazione del Ministro Lunardi che, come noto, ditunnel se ne intende avendo moglie e figlie saldamentein mano la Rocksoil, società leader nell’ingegneria civi-le per la progettazione delle gallerie), la novità sta nelfatto che finalmente sono disponibili le date (del tuttopresunte) in cui le varie tratte dovrebbero essere com-pletate. La Verona-Padovasi dà per buona nel 2011.Anche se il progetto del tun-nel è solo in fase di stesurada parte di Rfi (ReteFerroviaria Italiana, societàper la gestione delle infra-strutture di proprietà delGruppo Fs) che dovrà pre-sentarlo al Cipe (Comitato Interministeriale per laProgrammazione Economica) per l’approvazione.

Vero è, come ha confermato l’assessore della RegioneVeneto Renato Chisso, che la Regione ha già dato il

suo assenso tramite appositadeliberazione. La corsa con-tro il tempo, con la definizio-ne di queste date più o menoteoriche, viene dalla paura diessere scavalcati (in realtà sista già lavorando solo sultratto Torino-Novara e qual-

cosa sulla Padova-Venezia. Per un totale – ha dettoCipolletta – di soli 100 km di lavori in corso rispettoagli 800 necessari). Da due concorrenti, addirittura.

A nord troviamo infatti il parallelo progetto franco-tedesco (che, passando a Nord delle Alpi, congiunge-rebbe Parigi, Berlino, Budapest e Kiev). O anche dalcorridoio 10: Monaco-Salisburgo-Vienna-Lubiana-Zagabria-Belgrado-Salonicco che potrebbe essere pron-to quattro anni prima della Transpadana (così si defi-nisce la parte italiana del corridoio 5). E allora, l’aver mantenuto l’opera nella quick start list(opere prioritarie da finanziare subito) della UEpotrebbe non essere sufficiente. Visto che – ha ribaditoCipolletta – “da 14 anni facciamo tavole rotonde, maio di terra smossa ne ho vista ancora poca”.

Al di là della date e della cronica litigiosità italica chefrena e impedisce lo sviluppo del progetto, i veri nodi(emersi più o meno velatamente tra le righe dei variinterventi) sono altri. Almenodue. Il principale: non cisono i soldi per questo pro-getto davvero faraonico. Insecondo luogo (ma in realtàin strettissima connessionecon il primo): se il progettosarà più TAC o TAV. E non èquestione di una semplice let-tera, ma di un modello di sviluppo radicalmente diver-

so per il futuro.

Vediamo nel dettaglio la prima questione. Il ministroLunardi, nel suo intervento a chiusura del convegno, siè lanciato in affermazioni buone per la campagna elet-torale in corso. A dar ascolto al suo balletto di cifre sembrerebbe che isoldi siano stati già stanziati, se non del tutto, almenoin larga parte. Peccato che ciò a cui fa riferimento ilministro siano, per lo più, soldi compresi in vari DPEF(Documenti di Programmazione Finanziaria edEconomica). Insomma, più che moneta sonante, tantebelle intenzioni. Con anche la (gustosa) variabile delcontributo UE a fondo perduto.

Secondo il presidente della Commissione Trasportinonché sindaco di Venezia, Paolo Costa (collegato invideo da Bruxelles) tale contributo non sarà superioreal 10 per cento salvo diventare, solo pochi minuti piùtardi nell’intervento di Lunardi, “intorno al 20 percento”. In realtà, per un progetto che costerà (in sededi previsione) 30,3 miliardi di euro, una tale differenzapercentuale significa milioni e milioni di euro. Chesaranno stanziati o forse no. Quel 20 per cento sban-dierato da Lunardi come dato certo, si riferisce a unarichiesta stilata da alcuni amministratori provinciali ecomunali da presentare a governo e UE. Come dire:ancora una volta, nulla più che una bella intenzione.

Ma non finisce qui. Smentendo per tutto il pomeriggiola sicumera preelettorale del ministro, la preoccupa-zione per il problema del reperimento dei fondi èemersa in quasi tutti gli interventi, anche i più entusia-stici. Il governo, al momento, non ne ha.

Naturalmente si punta (come sempre casi) su fantomatici investimenti di alt“privati”.

Ma Parisi di Confindustria di soldi, pine, ne ha chiesti. Ricordando che dallmenti pubblici sono crollati e focalizzavento sulla necessità di coinvolgere i pgestione della logistica intorno alla gra“Perché”, ha spiegato, “molte banchepuntano sulla nostra logistica come poinvestimento e sviluppo”. Dunque, nespettato da Parisi, i soldi dovrebbero aste grandi banche estere. Vedremo.

A ciò si aggiunga che i miliardi di eurreperire solo per noi ma anche, ha ricoSlovenia che va “aiutata” nel mettere di sua competenza (Trieste-Lubiana-BLubiana ha dichiarato senza mezzi ter

2010 i soldi parte non ci problema è uveni si sono ti tiepidini neTranspadanasmo lo conseil corridoio 1Lubiana-Salo

Insomma, se vogliamo la collaborazio(essenziale per Trieste e il Friuli tutto)re. Infine, una delle soluzioni più contte in almeno un paio di interventi): a pTranspadana saranno (anche) gli autoattraverso un adeguamento delle tariffCosa che ha già sollevato la reazione idiretti interessati (si veda l’intervista qsintesi: tutti vogliono la Transapadanasono, nessuno li vuole tirar fuori. In rmeno, pura fantasia.

Contro il progetto, giudicato unoscandalo dal punto di vista dell’im-patto ambientale, sono sempre com-patti i sindaci dei comuni vicentiniinteressati dalla tratta ferroviaria.“Nella migliore delle ipotesi, il pro-getto sarà completato tra oltre diecianni. Al di là dei legittimi dubbi sul-l’impatto ambientale ed economicoche quest’opera-monstre avrà sullavita di tutti i cittadini delle aree coin-volte, non c’è nulla oltre uno schizzodi massima. Non ci sono nemmeno ifondi. Come possiamo organizzare lenostre zone urbane? Da Stato eRegione arrivano segnali contraddit-tori”.Spenti i riflettori dell’incontro in stileHollywood all’hotel Viest, un’altrapiccola conferenza si è tenuta in un

bar in centro a Vicenza.Al posto del buffet a cinque stelle diCicero solo quattro caffè e un’acquaminerale. Ma la sostanza delle parolenon è mancata.Erasmo Venosi, Maria Luisa Teso eMirco Bolis, rappresentanti della con-ferenza permanente dei sindaci dell’a-rea berica sul TAV, non portano belleparole ma numeri e fatti.Come uno studio promosso dallaCattolica e dal Politecnico di Milanodove, dati alla mano, risulta che ilrapporto tra costi e benefici totalidella maxi-opera determinerà undanno ai cittadini quantificabile in2,76 miliardi di euro. Quasi il doppiorispetto alla perdita causata dall’ipo-tetica realizzazione del ponte sullostretto di Messina. “In pratica –

afferma Veloso – questo studio cal-cola il valore di tempo, energia spesae impatto ambientale. Risultato? Solodue grandi opere sulle sette propostedalla legge obiettivo sono promosse”.Ma non è l’unica prova che il comita-to porta in esame. La Corte dei Conti denuncia la man-canza di finanziamenti. A tutt’oggisolo una piccola parte dei fondirichiesti sono stati trovati per la trattaVerona-Padova mentre le tratteMilano-Verona e Milano-Genovasono ancora scoperte. Anche analiz-zando il volume degli investimentipubblici previsti dalle delibere Cipe iconti non tornano.“Sembra che il progetto non consideril’effettiva portata dell’interscambiocommerciale in Europa – interviene

Bolis – i dati Istat a proposito sonochiari. Il traffico al sud delle Alpi nonè così irrilevante da giustificare uninvestimento di questo genere.”Certo, lo scopo di questa nuova via èdi moltiplicare la portata di mercetrasportata. L’intero progetto, inoltre,deve essere visto nel suo insieme, nelsuo carattere internazionale. “Ma è proprio qui il problema – s’in-fiamma Maria Luisa Teso – l’interoprogetto è frammentato in molte trat-te che verranno realizzate alla cheti-chella. E oltre l’Italia? Più si va verso est epiù i contorni del progetto diventanomeno nitidi. La Slovenia è stata chia-ra: prima del 2010 i soldi non li avràper completare la sua parte. E semanca anche solo un pezzo tutto il

progetto sarà fortemente compromes-so”.Alla questione sono decisamenteattenti Teso e Bolis, rispettivamentesindaci di Grumolo e Arzignano:“Non siamo contro l’alta velocità macontro la mancanza di informazioni edecisioni. Siamo disposti a eventualidisagi se ci sarà il rispetto del territo-rio ed un effettivo vantaggio dell’ope-razione. Ma il tracciato dovrebbe pas-sare all’interno dei nostri comuni eancora non sappiamo come si svilup-perà nel dettaglio e, soprattutto,come interagirà con il sistema diinfrastrutture esistente. Come possia-mo progettare il futuro del nostro ter-ritorio? Per noi è un problema dioggi, non di domani”.

Ilario Toniello

Tutti sottoterra

Sfide dal nord

Soldi zero, no idee

Ingrata Sloven

Il ballo delle cifre

14 anni di inutili tavolerotonde

I sindaci: “Tav più dannoso del ponte sullo Stretto di Messina”

Innocenzo Cipollettacopresidente Transpadana

Abbiamoun contributoUE del 20%

Pietro Lunardiministro Trasporti

Il contributodell’Unionenon superail 10% Paolo Costa

CommissioneTrasporti

Dall’85finanziamentipubblici crollati

Stefano Direttore

Cos’è• Tav significa Treno ad alta veloci-tà. Studiato per trasportare passeg-geri, peretterebbe di percorrere letratte in meno tempo.• Tac significa treno ad alta capaci-tà. Servirebbe a trasportare merci.Convivrebbero nella stessa linea.

vicenzaabc

Page 5: Vicenzaabc n 6 - 23 aprile 2004

la nostra inchiesta

l’alta velocitàVicenza, emerge la realtà: il faraonico progetto è ancora una grande incompiuta

5

avviene in questitrettanto eterei

iù che prometter-’85 i finanzia-ando il suo inter-privati nellaande opera.internazionali

ossibile settore dillo scenario pro-arrivare da que-

o non li dovremoordato Illy, per lain piedi la trattaudapest).rmini che fino alper fare la suasono. In realtà il

un altro. Gli slo-sempre dimostra-ei confronti dellaa. Il loro entusia-ervano tutto per10 (Salisburgo-onicco).ne slovenabisognerà paga-

troverse (riporta-pagare latrasportatorife a loro carico.indignata dei

qui a fianco). Ila, i soldi non ciesto è, più o

Seconda questione. TAV o soprattutto TAC? Perché ladifferenza non è poca. Uno sviluppo incentrato per lopiù sul trasporto passeggeri depotenzierebbe, se nondel tutto almeno di molto, l’impatto progettuale dell’o-pera. Va bene: impiegare pochissimo tempo per per-correre il tratto da Torino a Venezia sarebbe forse utileper qualche manager. Ma poi? E soprattutto, chi maiprenderebbe il treno (e non l’aereo) per andare daLione a Budapest (per non parlare dell’intero trattoipotizzato: Lisbona-Kiev) una volta completato il cor-ridoio? Ovviamente nessuno. Infatti il TAV è solo unaconseguenza. L’obiettivo è molto più ambizioso: ilcosiddetto “riequilibrio modale” ovvero, ribaltare lamodalità di trasporto delle merci che oggi, almeno perl’Italia, gravita quasi tutto su gomma (congestionandole nostre fragili infrastrutture), mentre nel futurodovrebbe essere massimamente indirizzato verso larotaia garantita dalla TAC.

Riccardo Illy, presidente del Friuli, su questo è statochiarissimo: “Anche chi si oppone all’opera per pauradell’impatto ambientale, chiede – per altro verso – chesiano potenziate le infrastrutture che attualmente nonriescono più a sostenere il volume di traffico. Ma cosaè di maggiore impatto? Una tratta ferroviaria o auto-strade a tre/quattrocorsie?”. SecondoIlly, a parità dimerci trasportate,l’asfalto da far cola-re per tutto il nordItalia sarebbe moltodi più. Dunque,anche dal punto divista ambientale, la questione non si porrebbe (assuntoil dato che così non si può più – davvero – andareavanti). Solo che il problema, a questo punto, diventaun altro. Per rendere economicamente conveniente iltrasporto delle merci su rotaia bisogna costruire intor-no ai vari nodi del sistema una rete infrastrutturale

Danilo Vendrame presiede la Confartigiani Trasporti del Veneto.Sull’ipotesi di aumentare le tariffe del trasporto su gomma percontribuire al finanziamento della TAC non ci sente proprio.Da più parti emerge che gli autotrasportatori dovranno dare uncontributo importante alla realizzazione del progetto.“Una boutade alla quale sicuramente reagiremo. Siamo d’accor-do: la modalità di trasporto su gomma è di gran lunga prepon-derante. Ma limitarsi a urlare ai quattro venti che oggi c’è unosquilibrio modale non basta. La situazione di impasse è sotto gliocchi di tutti, ma le arterie intasate sono un problema anche pernoi, non solo per i cittadini automobilisti. Non dimentichiamoinoltre che, se oggi viviamo in una fase di benessere e di svilup-po, molto lo si deve a noi, al nostro impegno, al nostro lavoro. Igoverni, finora, cos’hanno fatto per migliorare il sistema infra-strutturale e di conseguenza il benessere collettivo?”Dunque non pagate.“A pagar di tasca nostra non ci stiamo. Anche perché nonabbiamo le risorse.”Neppure voi?“Senta, dal primo maggio, con l’entrata di Lubiana nella UE, glisloveni potranno fare cabotaggio terrestre esonerati da qualsiasirestrizione quantitativa di accesso al mercato. Ora, secondo unostudio effettuato dall’Istituto Superiore dei Trasportidell’Università di Trieste, già oggi il costo di un autotrasportata-tore sloveno è di 1.600 vecchie lire al km. Per un italiano è esat-tamente il doppio: 3.200. E’ chiaro che ben presto il regime diconcorrenza per i nostri affiliati sarà ancora superiore. Forseinsostenibile. Mi si spieghi come faremo a ridurre ulteriormentei costi per restare competitivi sul mercato. E con tutto questo sivuole far gravare sulle nostre spalle i costi dell’operazione TAC?Ma per favore….”Mica solo sulle vostre spalle. Anche su di esse.“Ah sì? Perché lei crede che le aziende pagheranno? Cioè che ilcosto dell’impresa verrà caricato direttamente sulle merci? Mafiguriamoci. Ci diranno semplicemente: questo è il carico, se lovolete, dovete contenere i costi sotto un dato livello.”Altrimenti?“Altrimenti vorrà dire che, in attesa della TAV, se mai sarà, ilsistema del trasporto delle merci lo affideremo agli autotraspor-tatori dell’est. Alla faccia delle nuove opportunità…”

d.l.

Il tratto italianodel supertreno e le date (presunte)del completamentodei vari tratti.Nel nostro territorioi lavori dovrebberoconcludersi tra 7 anni.Ma nessuno ci crede

nia

Veloci o capienti?

“Siamo già sfavoriti dalla Slovenia”

Lunardi: pagano i camionI trasportatori: “Follie”

Maurizio Franzina, assessore comunale vicentino. Anche lei èd’accordo sul TAV?La carenza infrastrutturale del nostro paese e del Nordest ormaiè cronico. L’attuale rete viaria risale più o meno agli anni ’70. E’chiaro che bisogna porre rimedio ad una situazione ormai inso-stenibile. Almeno se vogliamo mantenere il nostro paese ad unlivello europeo. E se vogliamo evitare che le nostre aziende sidelocalizzino. L’assenza di infrastrutture crea un imbuto allo svi-luppo bloccando il processo di scambio delle merci. Credo chequesto sia uno (certo non il solo) dei motivi per cui molte azien-de finiscono per spostare la produzione altrove.Il problema non nasce certo adesso.Vero. Ma trovo molto positivo che, finalmente, a questo proget-to siano state messe delle date. È un passo avanti. Il fine ultimoè quello di trasferire su rotaia buona parte della quota merci cheoggi gravita sul trasporto su gomma. Occorre decongestionare.Diversificare. E’ chiaro però che per realizzare un progetto cosìambizioso non basta la linea ad alta velocità. E’ necessario rior-ganizzare tutta la rete infrastrutturale che graviterà intorno aivari nodi del TAC. Insomma: appena il treno arriva in stazionedeve avere un’organizzazione tale che le merci possano esseresmistate rapidamente. Si dovranno creare dei centri intermodaliefficienti in grado di ottimizzare la gestione dello scambio tra levarie modalità di trasporto.Non c’è che dire: un bel sommovimento per il territorio.Inutile negare che ci sarà un certo costo sociale per questa ope-razione. Ma credo che comunque, una volta portata a compi-mento l’operazione, recupereremo da un’altra parte. Non crede?Credo. Ma a parte i costi sociali, ci sono anche quelli economici.Chi pagherà per questo progetto faraonico?Mah. Chi vuole che paghi: il Governo. Lo Stato.

d.l.

“La linea da sola non può bastare”

Franzina: una soluzionecon più punti di domanda

Parisie Confindustria

Rischiamodi costruirecattedrali neldeserto Mercedes Bressa

Pres. Provincia Torino

realmente efficace, dinamica, complessa. Di fatto, rior-ganizzando radicalmente il territorio intorno ai varinodi. Lo ha detto, senza mezzi termini, la presidente dellaProvincia di Torino Mercedes Bressa. Altrimenti ilrischio sarebbe quello di costruire vere e proprie “cat-tedrali nel deserto”.

Tanto per fare un esempio banale: le merci arrivanovelocemente (anche se a costi ancora tutti da definire)da Lione a Venezia per poi bloccarsi nell’imbuto dellatangenziale di Mestre. A che servirebbe? Il rischio èche, alla fine, per un’azienda sia più conveniente ser-virsi ancora delle strade nonostante il TAC. Infatti da più parti è arrivato l’appello per una pro-grammazione infrastrutturale assolutamente integrata.Ma riprogrammare la rete viaria (e urbana) intorno alTAC è questione tutt’altro che semplice, soprattuttoper un territorio già disastrato e intasato come quellodel Nordest.

Oltre a ciò si aggiunga che per farlo sarà necessariaun’ulteriore valanga di finanziamenti. Se teniamoconto che secondo uno studio di tre docenti e ricerca-tori dell'università danese di Aalborg, le grandi infra-strutture, sulla carta, costano sempre troppo poco(statistiche alla mano, nel settore ferroviario i costi sirivelano essere, in media, del 45% più elevati che nelleprevisioni. Così per i ponti e i tunnel la percentuale èdel 34%, mentre scende al 20% per le strade), è chia-ro che i 30,3 miliardi di euro ipotizzati sono una cifra,se non irrisoria, quantomeno del tutto insufficiente.Con buona pace delle certezze del ministro Lunardiche, comunque vada, difficilmente vedrà portare acompimento (fine della corsa prevista per l’intero pro-getto: 2015) dalla sedia che attualmente occupa, ilfrutto “dello straordinario lavoro di questo governo,non più trainato, ma trainante nello scenario euro-peo”, dimenticando forse che i conti (quelli veri) sifanno soprattutto alla fine.

Davide Lombardi

L’incubo viabilità

I costi realisaranno più altidel 45%

Studio statisticoUniversità di Aalborg

Nelle foto, da sinistra a destra: InnocenzoCipolletta, Pietro Lunardi, Paolo Costa, RiccardoIlly, Mercedes Bresso.

vicenzaabc

Page 6: Vicenzaabc n 6 - 23 aprile 2004

PARACADUTEil localemai banale

sorpresedietrol’angolo Venite a vedere l’amore per la vita

Ottanta incisioni, dipinti e sculture, dalla fine degli anni Cinquanta ad oggi

Una antologica di Antonio Carta alla Stamperia d’Arte BusatoIncontrare Antonio Carta allaStamperia d’Arte Busato, circondatodalla moltitudine delle immaginidipinte e incise nel corso di una vitae quasi sopraffatto da esse, sentireraccontare la genesi umana di queiprodotti artistici è un’esperienzaarricchente. Lui che questa mostranon l’ha voluta –lascia intendere conun pizzico di civetteria, caricandointenzionalmente il suo personaggiodi un un’aria travet- ma quasi subìtadal suo curatore, Claudio Rigon,sensibile e attento ai significati piùreconditi del lavoro dell’amico pitto-re, lui non parla delle proprie operenei termini di un percorso artisticobensì le utilizza in funzione ermeneu-tica della propria esistenza. E nonc’è ombra di dubbio che per lui l’arteabbia avuto nel corso del tempo ilvalore forte di un’operazione etica,oltre che estetica, perseguita con unamore per la vita che chiunque,dopo cinque minuti di chiacchierecon lui, gli invidia.Il curioso è che ripercorrere insiemele sue opere in mostra sembra offrir-gli l’opportunità di rilevare in alcunedi esse ancora qualche aspettoappartato che per qualche motivorinvigorisce la sua attenzione, forsepersino il desiderio e la possibilità dinuovi interventi. Quest’idea di “opera aperta” è chia-

rita anche dalla presenza di un paiodi pannelli costituiti ciascuno da unaserie di piccole immagini dipinte adacquerello e disposte secondo unasequenza orizzontale, apparentemen-te casuale ma nello stesso tempodeterminata da una associazione dimotivi che si ripetono, un loop chemantiene il ritmo mutandone la figu-razione. Dice Carta che la striscia dicartone la piegava a fisarmonica, inmodo da avere a disposizione solouno spazio alla volta, per non esserecondizionato dalla visione dell’imma-gine precedente e poter procedereper associazioni libere in tempi bre-vissimi e senza ripensamenti. A que-ste “strisce” ha lavorato instancabil-mente per quattro anni a partire dal1979 e poi saltuariamente, fino atempi recenti, mettendone insiemepiù di seicento, lavorate a china eacquerello, tecniche veloci per unfilm autobiografico. Il risultato di que-sti nastri di immagini è molto inten-so perché essi racchiudono una suc-cessione paratattica idee germinaliincessanti in cui i soggetti non ven-gono mai definiti in termini di rappre-sentazione. Vi manca quel processodi stesure, erosioni, ridipinture, can-cellazioni, rimaneggiamenti e rico-struzioni, lungo anche decenni, cheaccompagna invece l’esecuzione deidipinti a olio e anche le incisioni di

Toni Carta. Perché gli oli, le incisionie anche alcune sculture riproduconoil dialogo dell’artista con se stessoattraverso gli eventi e le figure di rife-rimento della sua vita. Una vita sem-plice, dura, ricca che comincia nel1928 in una famiglia contadina dovei valori erano chiari e rassicuranti,ognuno aveva il suo ruolo e il piccoloToni, in età prescolare, andava a por-tare le bestie al pascolo lungo ilfiume, osservando, intanto, il mondodi quei limitati dintorni nelle suevariazioni e nei suoi suoni, felice dirincasare la sera. Poi vennero gli anni dell’officinameccanica dei Ferrovieri e dellescuole serali, alla Scuola d’Arte eMestieri e da Otello De Maria, perimparare le tecniche pittoriche epoterle poi insegnare a sua volta. Epoi i ventisei anni di cattedra didiscipline artistiche e storia dell’artenelle scuole pubbliche e private,affiancati da continui studi e ricerchee da una produzione ininterrotta loportano agli attuali settantasei anni,raccontati a fiume sotto un fiero paiodi baffi grigi che nascondono le lab-bra ma non il sorriso, con l’aiuto diun guizzare continuo dello sguardovivo, intelligente, divertito: “ognunoha dei talenti che gli vengono indono da qualche parte. La serenitàsta nello spenderli tutti”. E’ la sua

filosofia di vita che collude con quel-la d’artista. “La mia ricerca ha origi-ne dove ogni giorno si vive e combat-te per cogliere, al di là della realtàapparente, gli infiniti attimi chedanno significato e spessore allasorte comune… Non vi è Arte delnostro tempo, che non sia intrisa dipartecipazione ai dolori e alle gioiedegli uomini”. Dice. “La terra dellemie origini, la Resistenza, le officineartigiane e le fabbriche, le lotte ope-raie del dopoguerra e quelle civili, iltramonto della civiltà contadina sonotutti momenti direttamente parteci-pati e, con tutta l’umiltà che mi èpossibile, puntualmente rivissuti”. Per questo i suoi quadri acquistanolo spessore materico del colore pas-sato e ripassato in più strati e lefigure appaiono spesso con il voltoprivo di lineamenti, cancellati dall’in-calzare del tempo che non permettedi fissare un’espressione per sem-pre; la semplificazione estrema deicorpi è racchiusa in campiture deli-mitate da grosse linee di contorno,confino della forma perché noncambi sembiante e possa riposarsi.

Tazio Cirri

La mostra, curata da Claudio Rigon,rimarrà aperta fino al 8 maggio tuttii giorni tranne lunedì, dalle 16.00alle 19.30

Galan sfidaDiamanti:retroscenadi un litigio

città e persone

Dibattito. Palazzo Albanese in contrà Porti: nuovo Palladio o bruttura?

Chi ci perde è il centrodestraE Assindustria si allontana...

di Alberto Braghin*

Sull’ultimo numero di VicenzaAbc ho trovato l’annuncio delcompletamento dei lavori nell’a-rea di palazzo Festa “dopo 11anni di di lavori e di polemichebollenti”.Questo riferimento all’operazio-ne immobiliare e alle relativepolemiche mi ha suggerito alcu-ne riflessioni sulla “vicentinità”,mitico termine d’uso pressochéquotidiano nella città di Vicenza.La “vicentinità” nei suoi cultorie sostenitori ha sempre volutosuggerire un quid di “valoreaggiunto” a qualunque tipo difatto fosse riferito. Le qualitàantropologico-culturali dell’homo vicentinus – ovviamenteintese come eccezionali –attri-buirebbero di per sé un valoreparticolare a quanto elaboratoe/o messo in atto a Vicenza.In realtà a guardare la storia enon la mitologia della città ci siaccorge che il riferimento alla“vicentinità” è sempre stato l’a-libi dei conservatori di tutte leparrocchie per coprire la realtàcorposa del loro rifiuto a prioridel nuovo.Questo mi pare sia stato partico-larmente vero soprattutto nelcampo della gestione del territo-rio e quindi della politica urbani-stica della città nel dopoguerra.In questo ambito – tra l’altro –non ci sono state soluzioni dicontinuità tra i sessanta anni didemocristianesimo reale e l’at-tuale gestione forzitaliota.In realtà è tutta l’Italia del dopo-guerra che –non potendo prati-care anche in questo campoimpossibili scelte “centriste” -non ha mai voluto darsi unalegislazione moderna per lagestione del territorio. A Vicenzaall’ignavia legislativa nazionalesi sono purtroppo aggiunterobuste dosi di “vicentinità”.Cito a caso alcuni episodi clamo-rosi di questo modo di procede-re nel campo dell’urbanistica.Alla base di tutto c’è un PRGnato vecchio perché basatoesclusivamente sulla “zonizza-zione” mentre rifuggiva da qua-lunque volontà di dare unaforma alla città nel suo comples-so (eventuali scelte forti relativeal disegno della città non avreb-bero infatti potuto essere consi-derate compatibili con la “vicen-tinità”).Non sembrando sufficiente ilrisultato di una città ingessata atempo indeterminato entroanguste e rigide previsioni urba-nistiche, i fautori della “vicenti-nità” si sono successivamente

dedicati con continuità alla poli-tica del lasciar marcire i proble-mi urbanisticamente più rilevan-ti.Questo permetteva di portareavanti estenuanti ed oziose dia-tribe (suggerendo però l’idea diuna eccezionale dialettica demo-cratica) fino al momento di faruscire dal cappello una soluzionescadente (ma caldeggiata neiposti giusti) che non poteva piùessere rifiutata se non da partedei soliti, eterni inconcludenti.L’episodio più clamoroso di que-sto modo di agire mi pare siaquello relativo all’ampliamentodell’ospedale. Lo sviluppoaccanto al vecchio San Bortolo -entro l’ambito del centro antico -era urbanisticamente demenzia-le, ma purtroppo era una solu-zione perfetta per i fautori della“vicentinità” (analogo discorsopotrebbe essere fatto per lo sta-dio Menti, per la sede degliIndustriali in piazza Giusti –bocciata perfino da un noto cri-tico prêt-à-parler - e per lo spo-stamento del Tribunale).La vicenda del teatro in costru-zione nelle aree dismesse di viaMazzini è un altro caso di“vicentinità” in azione. Dopolustri durante i quali nessunaAmministrazione ha avuto ilcoraggio di inserire queste areein modo “polarizzante” nel ridi-segno della città attraverso unPRG moderno, ora a qualcuno èvenuta la brillante idea di chiu-dere il “ buco” con il teatro: matutto rigorosamente al di fuori diuna idea e un progetto comples-sivo di città.Non per nulla tutto questo nonrisulta partito dal professorCrocioni, anche se si tratta delprofessionista incaricato di dise-

gnare il futu-ro urbanisti-co di Vicenza.Mi pare anziche il proget-

to di Crocioni – da quel che se nesa poco attento alla “vicentini-tà” - sia ormai da iscrivere tra idesaparecidos d’Italia.Mentre succedevano queste ealtre faccende urbanistiche pocoedificanti la “vicentinità” si èanche espressa attraverso alcunefigure con ruoli particolari,peraltro sempre finalizzatiall’immobilismo operativo.Da un lato c’è stato l’aedo e ilsostenitore della “buona archi-tettura perduta” (anche se disolito poco preparato nel campodell’urbanistica), che ha portatoargomenti – in genere di tipoestetizzante – sul tipo dell’ ade-lante Pedro… già così caratteri-stico dei vicentini.Dall’altro ci sono state le vestalidel “Centro Storico violato” perle quali sembra che il fatto stessodi intervenire nel centro anticosia un tabù inviolabile e che difatto hanno spesso favorito ilpiccolo cabotaggio al limite dellalegalità.

In modo speculare a questeCassandre fautrici dell’immobili-smo hanno naturalmente opera-to personaggi pratici, disposti a“sporcarsi le mani” per contoproprio o per conto terzi. Conqueste persone il cerchio della“vicentinità” si chiude: nonimporta che la latitanza di unapianificazione urbanistica degnadel nome abbia impedito allaVicenza del duemila di avere unaforma complessiva degna delcentro antico, quello che conta èdi aver potuto costruire e di averpotuto fare il business, magarisolo nelle aree periferiche e tal-volta con operazioni non deltutto corrette rispetto alla nor-mativa di Piano .La mia conclusione sulla querel-le di palazzo Festa a questopunto non può essere che una:sono contento che a Vicenza siafinalmente riuscita all’internodel centro antico una operazioneimportante di architettura (equesto a prescindere dalla valu-tazione sulla qualità del prodot-to). Se qualcuno trova da ridiresu volumi, altezze o altri detta-gli, non vorrei che lo facesse per-ché– nel nome della “vicentini-tà” - pretende di “finire” gli edi-fici palladiani sulla base dei dise-gni dei Quattro Libri.Sono fermamente convinto chel’urbanistica a Vicenza viva diqueste polemiche perché gli stru-menti urbanistici sono vecchi eobsoleti mentre la città avrebbebisogno di idee rivitalizzanti enon di imbalsamatori in serviziopermanente.

*architetto, vive ad Arcugnano elavora a Vicenza

Era ora: presa a schiaffila dannata “vicentinità”“Finalmente un’operazione importante in centro storico”

6

Non sarà da grande opinionepubblica. Ma la bella litigata,perché di questo si è trattato,fra Giancarlo Galan, governa-tore del Veneto, e GiulioAntonacci, direttore delGiornale di Vicenza, meritapiù che una attenzione.Oggetto del contendere ilnuovo Rapporto, l’ottavo,sugli orientamenti della socie-tà vicentina. Tutto ben espo-sto sul quotidiano.Con due personaggisullo sfondo (o inprimo piano?), IlvoDiamanti, responsa-bile scientifico delrapporto e primostudioso del fenome-no Nordest, eMassimo Calearo,presidente dellaassociazione indu-striali che da annipromuove la ricerca. Non mancano diva-gazioni curiose. Icomplimenti fra i due conten-denti all’apertura della disfi-da. Il direttore che rendeonore a Galan “molto intelli-gente, pirotecnico, simpatico,il politico giusto per governar-ci”. Non da meno Galan: “ildirettore persona gentile,garbo giornalistico raro”. Conl’aria che cambia quando ilgovernatore passa ai “sociolo-gi alla moda” e alle loro“complesse banalità”. Oquando, durissimo, il direttorericorda “l’antico livore” e “ilpregiudizio” (di Galan, s’in-tende) “nei confronti diDiamanti”. Non eravamo abituati a scam-bi così rudi, fra personaggi dirilievo, e su un quotidiano chenon manca di ufficialità, vistoche l’associazione industrialine è l’azionista di riferimento.Ma proprio qui la storia si fainteressante, e nuova. Unaprimaria associazione delmondo industriale italianopromuove e dichiara di condi-videre un rapporto che parladella crisi e della ricerca di unnuovo sviluppo per un post-Nordest. Perché la domandadiffusa è di “qualità dellavita” anche a costo di ridurre

il ritmo della crescita econo-mica. Perché occorrono menocapannoni, più salubrità del-l’ambiente, più attenzione albenessere delle persone.Perché le istituzioni nondanno più fiducia, perché lapolitica deve cambiare.Affermazioni pesanti, fatteproprie da un pezzo impor-tante di quel mondo che, daanni, poteva apparire com-plessivamente appiattito sullepolitiche del governo naziona-le e regionale. Sulle politiche,dunque, del centrodestra.Qualcosa si muove. Non è un

caso che Galan abbia presoduramente cappello. Non è uncaso, forse, che propriol’Associazione Industriali diVicenza si sia schierata con lanuova presidenza nazionalenella recente assemblea dellaconfindustria.Sono in gioco i compiti chespettano ad una classe diri-gente matura. Capire la com-plessità di un tempo di straor-dinari cambiamenti, le carenzestrutturali e qualitative dell’at-tuale sviluppo, la domanda dinuove politiche, di onesto dia-logo con tutte le componentidella società. La bella litigatavicentino-veneta comincia asegnare il distacco fra uominie fra modi diversi di viverequesta stagione.

Giorgio Sala

Foto in alto: l’edificiovisto da contrà SanBiagio.A sinistra: la facciatache dà sul retro diPalazzo Festa.Qui sopra:il governatoreGiancarlo Galan

Una Quercia dov’è sempre ‘68Una casa di legno e pietra immersatra i colli, l’odore acre e inebriantedalla cucina. Primizie locali e lasemplicità e il calore delle osterie diuna volta, ma non solo.Che dire di una sera dedicata al ‘68con un trio di “reduci” che propon-gono le canzoni di quegli anni, conuna sigaretta in mano e un eskimo amo’ di totem? Un gustoso happe-ning con un’atmosfera à la Guccini.Anche al di fuori di questi eventispeciali si può capitare in mezzo aletture di poesia, prosa o monologhiteatrali. Per chi ama coltivare ilpalato e la mente, questa osteria di20-30 tavoli sarà una felice sorpresae un sicuro rifugio dal chiasso edalla banalità.Ad appena una decina di chilometrida Vicenza, imboccando la RivieraBerica all’altezza di Longara, si giraa destra per una via fra vigneti ecampi che conduce a Villabalzana diArcugnano: incastonata tra i ColliBerici si trova l’Osteria alla QuerciaIn un grande unico piatto di legnovi verranno presentati assortimentidi carni, verdure, salumi e formaggi,in abbinamenti che l’oste vi propor-rà secondo i vostri gusti, e che vi

dirà provenire dalle fattorie e dallecantine dei contadini dei Colli. Qualche assaggio: pollo ruspante,salsicce, asparagi, verze, capussi eformaggi di vacca e di pecora. Iltutto innaffiato da vini berici e pre-ceduto da un primo – pasta e fagio-li, bigoli all’arna, risi e bisi e altriancora – offerto dalla casa. Da pro-vare le torte di propria produzione,semplici e ghiottissime.Sapori della tradizione veneta evicentina in particolare, si alternanoa volte ad appuntamenti specialidedicati alle cucine etniche di tutto ilmondo e a prodotti del mercatoequo e solidale, secondo l’idea chela cucina sia uno dei modi miglioriper coltivare il gusto della conoscen-za. 15-20 euro il menù base (vinoincluso) compreso il coperto, 25 condolce o dessert.

Alessio Mannino

Osteria alla QuerciaVia S. Rocco 25, loc. Villabalzana,Arcugnano (Vi)Telefono: 0444273663 Chiuso martedì Voti: Pietanze: 8 Vini: 8 Servizio:6e1/2 Prezzo: 7

foto Pedon

vicenzaabc

Page 7: Vicenzaabc n 6 - 23 aprile 2004

I fornitori sono multinazionali, iclienti sono multinazionali, i con-correnti sono multinazionali.Loro un’azienda da 100 dipen-denti. Come fanno a non affon-dare? “Con l’innovazione -risponde Paolo Santagiuliana diTaplast - e puntando su una solaidea alla volta. Ogni anno lavo-riamo su cento nuove idee. Conun enorme sforzo di volontà nebuttiamo via 99 e ci concentria-mo su una. Solo così teniamotesta ai più grandi nomi mondialicon la nostra piccola realtà. Manon si tratta di una strategiaadottata per rispondere allasituazione attuale del mercato.Nel nostro settore. quelli piccoli,‘i tappi’ insomma, siamo noi. Èda quando siamo nati che sgomi-tiamo tra le multinazionali.”

Il segretodel successoTaplast produce oggetti moltoparticolari: i tappi di plastica pre-senti in tutte le case, dalle botti-glie degli bibite ai prodotti dipulizia della casa e della persona.“Il tappo è la parte più impor-tante di una confezione – specifi-ca Santagiuliana – provate aguardare i contenitori che trovatein un supermercato. Spogliatelidelle etichette e delle confezionicartonate: sono tutti più o menouguali. Anonimi. Prendete unabottiglietta qualsiasi e cambiate iltappo. Via via vedrete dispenserper creme, saponi, detergentioppure contenitori per medici-ne.” Se il vestito fa il monaco iltappo fa il prodotto.

Tecnologia battepaura giallaI cinesi intimoriscono la maggiorparte degli imprenditori ‘magna-gati’? Paolo Santagiuliana faspallucce: “Ci sarà sempre, inqualsiasi parte del mondo, un’a-zienda che realizza qualcosa disimile, di qualità minore ma adun prezzo stracciato. Bisognaoffrire un vantaggio esclusivo aipropri clienti. Prendiamo, peresempio, la nostra nuova linea diprodotti. Ci ha fatto vincere unsacco di premi internazionali. Ilconcetto rivoluzionario è unsistema di pompaggio privo diparti metalliche. Siamo i soli afarlo in tutto il mondo. Non sitratta solo di brevetti: gli altrinon hanno la tecnologia perfarlo.”Quel che stupisce da un’aziendache realizza prodotti in plastica èl’attenzione per l’ambiente.“La nostra catena di produzione

è completamente chiusa. Anchegli scarti vengono fusi e riutilizza-ti, quindi non abbiamo un gran-de impatto ambientale. Per que-sto ci siamo concentrati sulla leg-gerezza dei prodotti a parità diresistenza. Questo assicura, tral’altro, un minor costo energeticodi creazione e di trasporto.”

Vivale tasseImprenditori veneti e le tasse. Unbinomio che non fa faville.Eppure anche in questo campo larisposta della Taplast è sorpren-dente. “Sono assolutamente afavore dei sistemi di tassazione.Ovviamente non parlo dei varibalzelli creati solo per spillarquattrini ma dell’idea di tassa chec’era all’origine: un modo perorientare la società, per farla cre-scere bene. Per esempio, nel nostro settoreogni produttore deve pagare unatassa per riciclaggio di quello chefabbrica. Tutti i nostri concorren-ti pagano sia quella per la plasti-ca, sia quella per il metallo (pre-sente nelle molle delle pompe). Inostri tappi-dispenser paganosolo quella in plastica. Questopermette un risparmio e quindi laconvenienza per chi spende gli

utili in ricerca.”

La curadei particolariIl prodotto non è tutto. “Leaziende sono scelte anche per ilservizio. Nelle realtà lavorativemedie e piccole è spesso una diquelle voci che si sacrificano intempi di crisi. La cura dei parti-colari, invece, si rivela sempreuna strategia vincente. Noiabbiamo realizzato per primi unmeccanismo che permetteva aiclienti, già nel 1995, di accedereal nostro sistema attraverso inter-net e verificare in tempo reale lo

stato del proprio ordine. Oggisembra una banalità, perché tuttilo fanno, ma all’epoca si imposecome standard.”

Innovareche banalitàSembra la parola d’ordine peruscire dalla crisi. Ma per laTaplast l’innovazione è semprestata una costante. “Sul modo difare ricerca ho le idee molto chia-re - conferma PaoloSantagiuliana - il problema del-l’innovazione è che in Veneto èvista come un optional. Chi lavo-ra nella ricerca lo fa su spazirecuperati e soltanto per un certotempo, poi deve pensare anche allavoro in fabbrica. Chi pensa alfuturo non può occuparsi delpresente. I miei ricercatori passa-no tutto il loro tempo a innova-re”.Nella zona dei test nella Taplast,infatti, si respira un’aria diversa:lontano dai rumori della produ-zione – “ho dedicato un capan-none solo per loro” ammetteSantagiuliana – i creativi dellapompetta pensano ai futuri pro-dotti. Una parete è completamen-te rivestita da riviste mentre unaserie di scaffali contengono centi-naia di barattoli e flaconcini“sono i cataloghi e i prodotti deinostri concorrenti. Li analizzia-mo insieme ai nostri e proviamo,attraverso esperti e personecomuni, a immaginare un loronuovo utilizzo o ad abbinarli aproblemi diversi rispetto a quelliper cui sono stati creati. È cosìche nascono nuove idee. Poi,però siamo costretti a scartarnela maggior parte e sviluppareunicamente uno o due prodottiall’anno. Purtroppo la concorren-za feroce abbassa i margini diguadagno e quindi anche gli utiliinvestibili in innovazione.”I recenti trambusti inAssindustria non sono passati

inosservati nemmeno qui. “Lalotta per il potere tra Tognana eMontezemolo? Entrambi hannopregi e difetti. Personalmentesono contento che Montezemolosia stato eletto presidente diAssindustria. Ha più carisma,esperienza e riconoscimentointernazionale. Tognana, daveneto, garantiva una maggiorattenzione alla nostra situazione,ma quando andava a parlare agliindustriali emiliani o piemontesicambiava registro”. La coerenzagarantisce maggior affidabilità.

La politicadi AssindustriaFiducia anche per le promesse diCalearo, presidente diAssindustria Vicenza “Ha presen-tato un programma di sviluppomolto interessante ma ambiziosoper l’attuale situazione. Spero chemanterrà le sue promesse. Gliauguro buon lavoro.”Disoccupazione? “Qui non c’èproblema per le figure altamentequalificate, anzi. Sto disperata-mente cercando da diversotempo tecnici specializzati. Ma èinutile, qui non si trovano”.Su gli altri problemi degliimprenditori veneti un’ultimarisposta: “Qui tanti si lamentanosulla mancanza di infrastrutture,possibilità di sviluppo, limitatacapacità di risposta da parte del-l’amministrazione pubblica. Ionon mi unisco al coro. Se tuttisiamo ancora qui e ben pochidelocalizzano la loro produzionein altre aree un motivo ci sarà.Bisogna anche considerare lavicinanza con altre realtà del set-tore che fungono da fornitori oclienti. Esportare una fabbrica ouna catena di produzione è inuti-le, ricostruire all’estero un interodistretto industriale è moltocostoso. Il sistema veneto è anco-ra vincente”.

Ilario Toniello

Caro direttore,chi svolge ruoli pubblici deve accettare di confrontarsicon i giudizi degli altri. Per questo, nulla voglio diresulle opinioni espresse nel pezzo titolato “identikit delcontro-potere”, dedicatomi, bontà sua, dal giornaledello scorso 9 aprile. Sulla serietà di molte affermazio-ni giudicheranno poi i lettori. Ma due fatti sono inventati di sana pianta, e chi nesostiene la versione pubblicata dovrebbe almeno usciredall’anonimato. Il primo è sintetizzato in un passo, chequasi nessuno ha capito, secondo cui alcuni amici nonmi avrebbero “perdonato la calata di brache nei con-fronti della Margherita per la vicenda dell’Hotel De LaVille”. Spieghiamo. Il Sindaco Marino Quaresimin el’assessore Luigi Cappellari, insieme ad altri, furonodenunziati per abuso in relazione alle vicende del notoalbergo di viale Verona. In sei anni di calvario giudizia-rio, ne hanno subito le conseguenze sia finanziarie (lespese legali) sia fisiche. Un mese fa i giudici hannoriconosciuto la loro piena innocenza. Io ho firmato uncomunicato di solidarietà nei loro confronti. Ne allegoil testo dal quale si potrà vedere che lo hanno sotto-scritto, tra gli altri, tutti gli assessori che fecero partedella Giunta Quaresimin (Albanese, Alifuoco, Lazzari,Tracanzan, Maule, Pilastro, Formisano, Melloni,Grison). Vorrei che mi si spiegasse dove sta la “calatadi brache”.Il secondo fatto riguarda un’amicizia personale con lapresidente della Provincia (che non è mia datrice dilavoro) la quale, come scritto nel pezzo, “… gli avreb-be suggerito di non attaccare il Carroccio su alcunequestioni spinose come la risistemazione dell’area diSan Felice.”. Invenzione totale. Il cosiddetto PIRUEAFTV (relativo all’area delle Ferrotranvie) non è mai

giunto in Commissione Territorio e personalmente nonne ho ancora letto una riga. Quando sarà all’ordine delgiorno me lo studierò ed esprimerò un parere come hofatto finora sui tanti temi dell’urbanistica cittadina.Liberamente. Senza il “baco” dell’ideologia che pur-troppo alberga nella testa di qualcuno nella Sinistra.

Ubaldo Alifuoco

I rilievi mossi nel pezzo erano solo di natura politico-urbanistica e non riferiti all’ambito processuale dell’ho-

tel De la Ville.m.m.

Cara Abc, quello che mi spinge a scrivervi è il dibattito pubblica-to sull’Iraq nel numero di venerdì 16 aprile. Lasciamopure stare le affermazioni di Benetti (Cisl) sul fatto che"andarsene improvvisamente sarebbe un delitto": pen-siamo dunque che Zapatero sia un criminale? Quelloche mi ha lasciato senza fiato è il passo dell’interventodi Adriano Verlato in cui tra i motivi che sconsiglianoil ritiro italiano dall’Iraq si cita "la nostra tradizionemilitare che quanto a coerenza non è quasi mai statabrillante". Mi è venuto in mente Nanni Moretti ("mache siamo, in un film di Alberto Sordi?"); poi ho smes-so di ridere (del resto i film di Moretti sono tutt‚altroche comici). Simili affermazioni - anche se Verlato evitadi specificare gli episodi cui si riferisce - costituisconoinfatti la tradizionale giustificazione dei fascisti di Salòper continuare a combattere insieme ai nazisti (collabo-rando alle stragi di civili e alla deportazione di ebrei)dopo l’8 settembre 1943. Di più: secondo questa otticala deportazione in Germania di migliaia di militari ita-

liani, nonché la carneficina di Cefalonia, risultano deltutto legittimi, e illegittima - naturalmente - sarebbe laResistenza antifascista (mi scusi Verlato per la maiu-scola). Questo malinteso senso dell’onore e della patria("giusto o sbagliato è il mio paese") ha prodotto dannie stragi enormi in tutto il mondo negli ultimi secoli. Lacultura democratica sta già incorporando (più o menoconsapevolmente) elementi ideologici della destra: evi-tiamo almeno che tra questi vi sia il nazionalismo, che- qualcuno ha detto tanto tempo fa - "è l’ultimo rifu-gio dei mascalzoni": mi sembra una definizione appro-

priatissima a Bush e Berlusconi, e non vedo perchédovremmo contendergliela.

Roberto Monicchia

In estrema sintesi: la tesi sostenuta da Adriano Verlatoè che non si può arrivare in pompa magna e poi andar-sene alla chetichella. Verlato invita comunque a unrapidissimo intervento Onu che sostituisca le truppepresenti.

economia e società

La Vicenza che innova (1). Come una piccola azienda batte i giganti del settore

I tappi siamo noiLa Taplast di Povolaro regina del mercato: “Innovare, che rivoluzione”

Alifuoco, la sinistrae il baco dell’ideologia

Il nazionalismoper favore no

7

La ricerca:tra Einsteine l’ArmataBrancaleoneI camici bianchi:“Creare è un gioco”

Progettare con il cuore oltreche con la mente. È questa unastrategia particolare, che nascedall’arte tutta italica del saperarrangiarsi con risorse limitatee spiazza la concorrenzaangloamericana anche se allabase della loro ricerca ci sonofiumi di denaro versato dallemultinazionali. Questa è latestimonianza di FrancoIannascoli, portavoce del setto-re ‘ricerca e sviluppo’ diTaplast.

“Qui abbiamo strumenti e tec-nologia all’avanguardia. Manon sono la cosa più impor-tante. Il nostro lavoro parte daun modo non convenzionale divedere le cose. L’idea baseparte sempre da un’osservazio-ne che avviene sempre in modoimprevedibile, spesso neimomenti più impensabili.Lavoriamo anche quandosogniamo. La nostra fonte diispirazione è la natura e ciòche ci circonda. Le radici, irami, le foglie, i boccioli deifiori, le articolazioni o le alidegli insetti. Sfruttano mecca-nismi semplici eppure sofisti-catissimi. Sono un equilibrio,una ragione d’essere creata inmigliaia d’anni di evoluzione.L’uomo spesso li ignora soloperché sono insignificanti aisuoi occhi. Che errore!Noi spesso partiamo da unparticolare, per esempio ilmeccanismo della molla, oppu-re il meccanismo della chiusu-ra a “clic” del tappo.Proviamo a inserire altri ele-menti, cambiare, sforzare finoa rompere tutto. Insomma, gio-chiamo. Dopo qualche mese ingenere nasce l’idea nuova,innovativa. È un rapportomolto umano che si ha con lamateria, diverso da quelloanalitico, freddo e calcolatoreche si ha in laboratorio.Una particolarità del nostrogruppo è il fatto che non ciprendiamo mai troppo sulserio. Qualche volta siamobloccati e non troviamo unasoluzione? Tiriamo fuori lagriglia dall’armadio, dove èsempre pronta, e ci facciamoun barbecue con il capo e gliamici. Le idee felici sono sem-pre quelle che nascono a valle,quelle che a prima vista sem-brano stravaganti. Quelle chenascono davanti alla macchinadel caffè.Sfido chiunque ad entrare nelnostro reparto di ricerca e svi-luppo e di trovare gente incamice bianco. Piuttosto sem-briamo l’armata Brancaleone.”

vicenzaabc

Lettere

vicenzaabcla città a chiare lettere

Direttore responsabileMatteo Rinaldi Redazione ([email protected])Davide Lombardi, Ilario TonielloComitato editorialeFranco Candiollo, Paolo Gurisatti, GianniZulianConsiglio di amministrazionepresidente Lorenzo Bernardivicepresidente Matteo Salinconsiglieri Marina Cenzon, Giorgio Sala, Stefano Soprana, Giorgio Stefani,PaoloTodescanCollegio sindacalepresidente Margherita Montisindaci Giampaolo Chiodi, Luigi ScarsoProgetto graficoMichele Vezzaro

Amministrazione ([email protected])Gabriele De Rugna, Carla ToffolonStampaArtigrafiche UrbaniVia Galvani, 30 Sandrigo (VI) - 0444659384Registrazione Tribunale di Vicenza n. 1024 del 7/11/2002Abbonamento Annuale Sostenitore 50 €C.C. Postale: 37233509 a: Vicenza AbcS.c.a.r.l. Corte dei Molini, 7 - VicenzaBonifico: Unicredit C.so Padovac.c. 19719000 ABI 02008 CAB 11802Intestato a: Vicenza Abc S.c.a.r.l.Corte dei Molini, 7 - VicenzaContanti:Presso la sede di Vicenza ([email protected])Corte dei Molini, 7 - il lunedì e il martedì

Paolo Santagiuliana, imprenditore, “spicca il volo” da uno dei prodotti di Taplast: la pompain plastica priva di molla, che ha reso l’azienda leader mondiale nel settore

24ore al giorno di pro-duzione, sette giornialla settimana

104I dipendenti. Oltreun terzo stranieri.

1000 /10.000i dipendenti (in

media) delle aziendeconcorrenti

1 su 3I tappi/pompaTaplast sui prodottiacquistati nei super-mercati in Italia.

1 su 10I tappi Taplast in

Europa

72%Il prodotto esportato

4 milioniIl polimero (plastica)lavorato ogni anno

21 milioniIl fatturato in euro

nel 2004

3,6 miliardiI componenti prodot-ti all’anno: più dicento al secondo.

13%Il personale che sidedica esclusivamen-te allo sviluppo.

Un capodanno da cento tappi al secondo

Page 8: Vicenzaabc n 6 - 23 aprile 2004

La crisi del calcio non riguarda solo igrandi club. Problemi di bilancio e dif-ficoltà societarie caratterizzano anchele squadre di provincia, magari inproporzioni più ridotte.Si lamentano costi di gestione sem-pre crescenti e di difficile conteni-mento mentre, per contro, i vivaigiovanili non verrebbero sostenutiadeguatamente, non riuscendo diconseguenza ad alimentare comeun tempo un ricambio meno gravo-so, sul piano finanziario, tra i gio-catori della rosa principale.Oltre a ciò, i pomeriggi allo stadiosono giunti a costituire, in manierapreoccupante, una delicata questio-ne di ordine pubblico, come è emer-so clamorosamente nel recentederby romano.Il governo stesso è chiamato incausa e provvedimenti efficaci perla salvaguardia dello sport naziona-le sono invocati da più parti.Leggendo la cronaca di quellarecente serata di disordini metropo-litani la memoria è corsa, quasiautomaticamente, alla metà degliAnni Sessanta, quando, adolescen-te, indossavo la fascia di capitanodella “Primavera”, squadra emble-ma del vivaio del LanerossiVicenza, allora sotto la presidenzadi Giacometti.Portavo il 6 sulla schiena e giocavoa metà campo in una formazioneche, inconcepibile oggi in tempi didiffusa globalizzazione, schierava ilprimo anno tre soli “foresti”, ossiaragazzi non vicentini: si trattava di due friu-lani (uno ha fatto carriera, è Roberto DePetri) e di un veneziano.L’anno successivo, invece, ne vantavamoperfino cinque: oltre a Roberto, c’erano tretoscani e un padovano. Inoltre, quando siandava in trasferta a Milano, contro l’Intero il Milan, non era raro incontrare deivicentini tra gli avversari (un nome per tutti,Nevio Scala).

Il doping: risotto e spinaci. Pensando poi atutte le polemiche che ci parlano di sostanzepiù o meno nocive, che sarebbero oggi diuso abbastanza generalizzato tra i calciato-ri, mi ricordo che, prima delle partite dicampionato, c’era per noi sempre lo stesso

menù: risotto di primo e filetto con spinaciper secondo. Se non sbaglio, si poteva berepure un bicchiere di vino rosso. Di diete, neanche l’ombra: nella fase diavvio della preparazione, il mister ci prescri-veva, è vero, di pesarci prima e dopo l’alle-namento, ma il quaderno dove registrava-mo i nostri valori spariva dopo poche setti-mane.Quanto alla enfatizzata importanza strategi-ca dello “spogliatoio” (che oggi, in sensolato, include spesso la figura dello psicolo-go), noi lo si usava esclusivamente per il suofine specifico, intuitivamente per indossarela tenuta per l’incontro, e i locali a ciò adi-biti al “Menti”, a dire il vero, non eranoneanche particolarmente comodi: solo quel-lo della prima squadra (allora in serie A) erapiù ampio e luminoso.A proposito di massaggiatori, noi eravamoseguiti da Vasco Casetto che, praticamente,

era pressoché inattivo inquanto si rifiutava (e facevabene!) di scaldare i muscolia chi non avesse almenol’età di Vinicio, in queifrangenti più che trentenne.Altra persona fissa dellostaff , pronta a strigliarci,era il burbero ma simpaticoFrieri (alias Bepi Luce): sequalcuno si azzardava adabbandonare le scarpe dagioco fuori posto in magaz-zino o si dimostrava un po’ troppo difficileda accontentare doveva fare i conti con lui.

Quando le Tepa Sport erano un sogno. Aipiedi portavamo tutti scarpe prodotte arti-gianalmente dall’artista Boaretto, calzolaioin Porta Monte: arrivava, all’inizio di sta-gione, camice nero addosso, per prendere lemisure a ognuno. Ce ne venivano poi asse-gnate esclusivamente due paia per tuttol’anno: quelle con la suola di cuoio e quellein gomma, più adatte ai terreni duri.Circa lo standard atletico, la visita medica sieffettuava, di prassi, durante una delleprime sedute d’allenamento. In seguito, ildottor Malaman (medico sociale) era scor-to, da noi, solo in lontananza quando capi-tava allo stadio, con la sua andatura decisa,in occasione di incidenti o acciacchi ai tito-lari della prima squadra.Sul piano fisico eravamo ben preparati,come, del resto, su quello tecnico grazie almister Vicariotto, che sapeva anche disporciottimamente in campo, svolgendo così, inmodo egregio, la duplice funzione di prepa-ratore atletico e di allenatore vero e proprio.Ciò che, di questi tempi, a volte mi fa sorri-dere, è il gran discorrere di tattiche e di sche-mi, come se tutto il calcio fosse affare daeccelsi “strateghi” o da esperti in statistica.Allora, noi disponevamo, naturalmente, dialcuni meccanismi automatizzati di movi-mento in campo, ma poi non dovevamoricorrere al computer per sapere qual era lanostra zona più sguarnita o per scoprire ipunti deboli dell’avversario.

Insomma, si trattasse di affrontare l’Inter(mi rammento, in proposito, un pareggio 1a 1, con rete di Ciccolo, contro le riservedello squadrone di Herrera) o di incontrarela Spal di Ferrara, che militava in Serie B,noi si praticava il consueto e collaudatogioco, che era poi l’unico che sapevamo farebene. Mi pare ancora di vedere Berto Menti, checi diceva, con la sua caratteristica ed elegan-te serietà, appunto nello spogliatoio, primadi uscire:” Bene, ragazzi, mi raccomando,ricordate le solite cose; le punte, come sem-

pre, in movimento, a metà campo, siamointesi, curiamo gli scambi e in difesa, stiamoattenti, non lasciamo spazi agli avversari. Ebuona fortuna”.Indubbiamente molti anni sono passati. Larealtà sociale è profondamente mutata e ciònon può non riflettersi nel mondo dellosport. Nel periodo cui mi riferisco non eracosì invadente il fenomeno degli sponsor e imass media (stampa compresa) dedicavano

molto meno spazio agliavvenimenti calcistici, trat-tandoli in maniera piùsobria e collocandoli in unrapporto più proporziona-to agli altri fatti ed ai pro-blemi generali della societàlocale e del Paese. Il “Giornale di Vicenza”,quotidiano più diffuso dasempre, nell’edizione dellunedì dedicava al massimouna pagina e mezza, ecce-

zionalmente due, alla cronaca e ai commen-ti sulla partita di campionato (“evento”, perla odierna comunicazione mediatica). Neglialtri giorni della settimana, qualche mezzapagina poteva ancora scapparci in occasio-ne di fatti particolari. Ma si trattava diaggiornamenti su infortuni subiti da un tito-lare o su qualche avvenimento importanteriguardo la società. In quel contesto, i commenti e le osservazio-ni dell’allenatore sull’ultima fatica agonisti-ca di solito si risolvevano nell’arco di unquarto d’ora. Poi via, a girare lungo i bordidel campo per il riscaldamento.

E Campana scriveva poesie. Il gentlemanSavoini, il classico Campana, il rocciosoCarantini, l’intelligente Gigi Menti, ilbaluardo Volpato, l’infaticabile De Marchi el’efficace Zoppelletto erano nella pienamaturità. Per qualcuno di loro si avvicinavala conclusione di una lunga attività in bian-corosso e noi ragazzi del vivaio avevamo,confesso, una certa soggezione nei lororiguardi.Ci si allenava, infatti, nella tradizionale par-titella del giovedì, contro dei veri professio-nisti (se l’espressione, oggi, ha ancora unsuo reale significato nella nostra lingua), checi trattavano, però, alla pari e sapevano, avolte, scherzare.Sergio Campana, avviato ormai alla laurea,aveva composto e riportato col pennarellouna poesia in rime, di vaga ispirazione dan-tesca, sulla porta del bagno.Un tipo burlone era anche Luison, portiere

di lungo corso, ma la battuta spiri-tosa non mancava nemmeno aNico Fontana, centrocampista daltocco raffinato.Dei miei quattro anni di permanen-za nella Società del resto, i compa-gni già affermati ma altezzosi sicontano davvero sulle dita di unamano. E veniamo a un aspetto più terraterra: il trattamento economico. Sipassava nella palazzina della sede,dove ci accoglieva l’indimenticabilesignora Franca, sempre sorridente egentile. Per noi vicentini dellaPrimavera (i vari Menegatti,Stefanello, Dalla Rovere,Martinello, Fasolato, Vezzaro, DeRossi, Bianchini, Lorenzi, ecc.), lapaga era costituita da un rimborsospese per il trasporto (molti veniva-no dalla provincia) e da un mode-sto premio partita quando si vince-va.Io ero contento così. Grazie all’ab-bonamento alla corriera di lineapotevo recarmi da Caldogno (doveabitavo) all’Istituto Fusinieri chefrequentavo in città, senza usare labici, risparmiando in questo modo20 chilometri al giorno di pedalate.La voglia di ben figurare comunquec’era sempre. L’impegno era fuoridiscussione e pure l’emozione,qualche volta, faceva la sua com-parsa. Al debutto in campionato(eravamo nel 1966) contro i paricategoria dell’Inter, sotto gli occhidi Peppino Meazza, ricordo che ilnostro libero steccò letteralmente ilprimo pallone che gli giunse, rega-lando agli avversari la rete iniziale.Adesso, per i giovanotti, con moltaprobabilità, è diverso, si emoziona-no per altro, ma noi a quel tempo

avevamo la erre stilizzata della Lanerossisulla maglia (vicino al cuore) e ne eravamoorgogliosi. Ci gratificava non poco l’appar-tenenza ad un club che esprimeva il megliodel calcio in Provincia di Vicenza.Il divismo non esisteva. Lo stesso LouisVinicio, il leone brasiliano che, con i suoideterminanti goals a fine carriera tenevaspesso a galla la prima squadra, non eraoggetto di fanatismi pure se molto amatodai tifosi.Tutt’altra situazione è oggi, purtroppo,sotto i nostri occhi le domeniche in cui c’è lapartita in città: sembra quasi che la zonastadio sia in stato d’assedio. Le sparute “forze dell’ordine” di servizio al“Menti”, negli anni ricordati, sembravano

delle “belle statuine”, con funzioni preva-lentemente coreografiche, poiché non eranomai chiamate ad intervenire: da notare che,già allora, erano molto sentiti certi scontri diSerie A, nei quali il tifo si scatenava in com-menti e sottolineature verbali, di vario gene-re e tono, conditi, all’occasione, da bordatedi fischi e da esplosioni di urla liberatorie,che arricchivano di colore e di viva parteci-pazione popolare lo spettacolo sportivo.

Pino Contin

Pino Contin, vicentino, è stato capitanodella Primavera del Vicenza negli anniSessanta. Già membro della Commissionedel Museo del Risorgimento e dellaResistenza, ha pubblicato “Realtà cattolicae Democrazia Cristiana. Vicenza 1960-1970 (1992) e “Il pallone, il pennino, l’in-censo e il Far West” (1996)”

cultura8 vicenzaabc

“Vasco Casetto,il massaggiatore,si rifiutavadi scaldare i muscolia chi non avessealmeno l’etàdi Vinicio”

Una testimonianzain prima persona

della squadragiovanile

che tanti talentiha dato al calcio

vicentino

COSÌ FIORIVALA NOSTRAPRIMAVERA

In alto: l’autore mentre scoccaun tiro con la maglia dellaPrimavera. In centro: a lezionedal maestro Berto Menti. Sotto:uno dei grandi Vicenza nelventennio in A

“Due paia di scarpeper tutto l’anno

e il rimborsoper la corriera. Ma che fascino

quella erre sul cuore”

“gli strateghi non esistevano.La tattica di Mentiera semplice: fate movimentoe buona fortuna”