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ANNO 1 - Numero 1 WWW.VICINI.TO.IT 29 SETTEMBRE 2013 EMERGENZA al LINGOTTO L’area del MOI , ex Mercati generali, ora ex Villaggio Olim- pico di Via Giordano Bruno, eredità ingombrante delle Olimpiadi di Torino 2006, è ormai una cartolina sbiadita di quello che ha ospitato atleti prestigiosi da tutto il mondo, dando lustro ad un quartiere prevalentemente operaio, vestito a nuovo per il grande evento. Attualmente le palazzine sono occupate da vari soggetti, tra cui il Coni, l’Arpa, il nuovo Ostello della Gioventù. Altre invece sono state poste in vendita attraverso l’operatore Pirelli Re Franchising ed altre ancora sono oggetto di edili- zia residenziale pubblica e gestite da A.T.C. Nella primavera di quest’anno, centinaia di migranti rimasti senza tetto e speranza dopo l’emergenza Africa, hanno occupato, ormai dal mese di aprile, tre palazzine dell’ex MOI, sollevando un problema non solo relativo alla città di Torino, ma a livello nazionale. Abbandonato il loro Paese di origine sono stati nuovamente abbandonati dalle istituzioni italiane. Ad oggi si valuta che al Villaggio siano rifugiate circa 400 persone, di cui moltissimi bambini. Le Comunità parrocchiali della zona in questo particolare momento si ritrovano ad essere uno dei pochi punti di rife- rimento del territorio a cui essi ricorrono per ogni genere di necessità. I media nazionali fanno riferimento sempre a Lampedu- sa, primo lembo di terra italiana con cui i migranti hanno contatto e con le strutture governative organizzate che ivi risiedono, e che riescono a fare dell’accoglienza e della solidarietà umana il loro credo. Ma purtroppo in questa nostra Italia i problemi vengono successivamente ribaltati sul territorio dove i migranti si spo- stano, e che diventa prima linea con le esigenze di queste persone. L’emergenza umanitaria, a suo tempo definita, per essere tale avrebbe dovuto garantire ai rifugiati l’integrazione, la dignità ed i diritti umani ai rifugiati, degni di un paese civile ed accogliente quale dovremmo essere nel rispetto della nostra Costituzione. Ma tutto ciò non è avvenuto, anzi si è creata una condizione sub umana che può solo degene- rare in problemi di ordine pubblico e sicurezza sanitaria. Come affrontare dunque con le poche risorse materia- li che le Parrocchie hanno a disposizione, questa nuova grande emergenza che colpisce tutto il quartiere Lingotto? Sicuramente in prima battuta le comunità di credenti, pre- senti sul territorio, si sono attivate fornendo generi di prima necessità quali: pacchi viveri, vestiario prodotti per l’infan- zia e l’igiene personale e quant’altro distribuito dal Banco Alimentare e Sanitario e offerto dalla generosità di tante persone sensibili al richiamo della carità ma, il problema complesso e problematico dovrebbe essere preso in ca- rico dalle istituzioni, in grado di creare soluzioni di vivibilità accettabili a cui affiancare l’operato del volontariato. Da questi fratelli in difficoltà ci giunge un chiaro e pressan- te invito alla solidarietà ed alla condivisione, nella certezza che il “poco di tutti” non può essere la risposta risolutiva ai grandi problemi di queste popolazioni, ma può essere un seme di speranza che coltivato nel giardino del cuore può portare grandi frutti. Angelo Tacconi [email protected]

Vicini n° 1

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Page 1: Vicini n° 1

ANNO 1 - Numero 1 WWW.VICINI.TO.IT 29 SETTEMBRE 2013

I cortili scolastici aperti alla cittadinanzaDa fine marzo scorso una nuova iniziativa coinvolge alcune scuo-le primarie torinesi: i loro cortili si sono trasformati in spazi pubblici aperti al quartiere oltre l’orario scolastico. Il progetto è stato rea-lizzato dall’Assessorato alle Politiche Educative della Città e dal Laboratorio Città Sostenibile di Iter, insieme alle Circoscrizioni e alle Istituzioni scolastiche.

Da spazio istituzionale il cortile si trasforma, in modi e orari stabiliti, in luogo sicuro e privilegiato, dove i bambini possono giocare e i genitori e i nonni incontrarsi e socializzare.

Tutti gli spazi aperti sono stati riqualificati negli ultimi anni all’interno del progetto specifico per i cortili scolastici, con la collaborazione di architetti del Laboratorio Città Sostenibile; essi hanno realizzato, con gli alunni delle scuole, un percorso di progettazione parteci-pata. Il Laboratorio CS, infatti, è in convenzione con l’Ordine degli Architetti della Provincia di Torino, che ha istituito la figura profes-sionale dell’architetto tutor.

Abbiamo chiesto all’architetto e urbanista Piergiorgio Turi, coordi-natore scientifico del Laboratorio Città Sostenibile, di raccontarci la nascita e la realizzazione di questo articolato percorso.

“Il Laboratorio Città Sostenibile è un’attività strutturata all’interno dell’organizzazione comunale, con un’esperienza ormai più che decennale. Interviene in progetti nei quali è possibile armonizzare percorsi educativi, forme di partecipazione e attività progettuali, promuovendo il metodo della collaborazione multidisciplinare e della trasversalità operativa tra diversi settori dell’amministrazione locale. Nello specifico, promuove la partecipazione del sistema educativo ai temi della CS e le trasformazioni urbane della proget-tazione partecipata sull’architettura. All’interno di tale cornice, da alcuni anni si sviluppano progetti che col tempo sono sempre più inseriti e strutturati nelle strategie della città”.

La riqualificazione dei cortili scolastici si inserisce nelle riflessioni avviate con il Piano Strategico per le aree gioco urbane. Essi po-tenzialmente vanno a sopperire le aree verdi mancanti, in alcune zone più che in altre. Ci sono architetti preposti a lavorare con le classi, e un ufficio che traduce in opere pubbliche o in piani di intervento quanto progettato con le scuole: “la struttura nata a Torino non ha omologhi in Italia”, sottolinea Turi.

“L’idea dei cortili nacque anni fa, sul percorso di adozione da parte delle scuole del proprio edificio - continua l’architetto - dopo un paio d’anni dal coinvolgimento dei primi tre, quattromila bambini, emersero tre principali esigenze: 1. la criticità sull’edificio scolasti-co, in particolare sul cortile, uno spazio inutilizzato. 2. l’esigenza di aree gioco in città. 3. il tema della mobilità e dell’autonomia.

Una decina d’anni fa, dunque, si avviò l’dea di una struttura nuova che progettasse la riqualificazione dei cortili (sino ad allo-ra di competenza dell’edilizia scolastica) insieme all’utenza delle scuole. Negli anni di maggiore disponibilità di risorse economiche vennero realizzati parecchi interventi nelle varie circoscrizioni. Ora, anche per i cortili ci sono pochissime risorse disponibili. Ultimamen-te, solo i finanziamenti di Urban Barriera hanno reso possibile la pro-gettazione di tre cortili scolastici a Barriera di Milano.

Come si è strutturato nel tempo il progetto di riqualificazione dei cortili? “All’interno di una progettazione più ampia, in accordo con le singole scuole, di esplorazione del territorio, proposte, rile-vazioni di criticità intorno all’edificio scolastico - risponde Turi - Poi si esaminava lo spazio interno alla scuola e, preso atto dell’insieme, si avviava la progettazione dello spazio del cortile, con il Labora-torio di progettazione partecipata”.

Tali percorsi esulano dall’omologazione delle classiche progetta-zioni, perché nascono direttamente con i bambini e perché si è colta l’occasione di riprogettare i cortili non solo come spazio lu-dico, ma anche come aula aperta, spazio di socializzazione, ecc.

“Le scuole erano coinvolte per un intero anno scolastico - specifi-ca l’architetto - e ogni Istituto ha firmato un protocollo d’intesa in cui si impegnava a sperimentare l’apertura dei cortili alla città, da concordare con il regolamento del Consiglio Comunale. Il cortile riqualificato è aperto due ora al giorno di pomeriggio, soprattutto per le famiglie utenti delle singole scuole. Le procedure burocrati-co amministrative sono state molto lunghe e complicate, ma ab-biamo raggiunto l’obiettivo. Ora sono aperti in via sperimentale sette cortili nelle varie Circoscrizioni”.

Il regolamento comunale fa sì che i cortili, tra le 16,30 e le 19,30, si-ano considerati spazi multifunzionali, aule aperte, aree gioco, sen-za responsabilità dei dirigenti scolastici. E’ garantito inoltre il servizio di pulizia a fine giornata. Attento è il presidio dei vigili urbani e dei senior civici, osservatori privilegiati. Una struttura tecnica garanti-sce i piccoli lavori di manutenzione.

La riqualificazione ha coinvolto scuole materne, elementari e me-die; l’apertura dei cortili è riservata alle sole elementari e medie. A conclusione dell’anno scolastico si farà la valutazione dei risultati, monitorando l’uso degli spazi da parte degli utenti.

Rossella Lajolo [email protected]

Giornale on line , iniziativa del Comitato Vicini.TOVia Rubino 45 10137, Torino,presso Cascina Roccafranca, Bottega ComunicazioneContatti: Email : [email protected] +39.011.19836617Fax +39.011.19837119Sito web: www.vicini.to.itSe volete collaborare, scriveteci.

EMERGENZA al LINGOTTOL’area del MOI , ex Mercati generali, ora ex Villaggio Olim-pico di Via Giordano Bruno, eredità ingombrante delle Olimpiadi di Torino 2006, è ormai una cartolina sbiadita di quello che ha ospitato atleti prestigiosi da tutto il mondo, dando lustro ad un quartiere prevalentemente operaio, vestito a nuovo per il grande evento.

Attualmente le palazzine sono occupate da vari soggetti, tra cui il Coni, l’Arpa, il nuovo Ostello della Gioventù. Altre invece sono state poste in vendita attraverso l’operatore Pirelli Re Franchising ed altre ancora sono oggetto di edili-zia residenziale pubblica e gestite da A.T.C.

Nella primavera di quest’anno, centinaia di migranti rimasti senza tetto e speranza dopo l’emergenza Africa, hanno occupato, ormai dal mese di aprile, tre palazzine dell’ex MOI, sollevando un problema non solo relativo alla città di Torino, ma a livello nazionale. Abbandonato il loro Paese di origine sono stati nuovamente abbandonati dalle istituzioni italiane. Ad oggi si valuta che al Villaggio siano rifugiate circa 400 persone, di cui moltissimi bambini.

Le Comunità parrocchiali della zona in questo particolare momento si ritrovano ad essere uno dei pochi punti di rife-rimento del territorio a cui essi ricorrono per ogni genere di necessità.

I media nazionali fanno riferimento sempre a Lampedu-sa, primo lembo di terra italiana con cui i migranti hanno contatto e con le strutture governative organizzate che ivi risiedono, e che riescono a fare dell’accoglienza e della solidarietà umana il loro credo.

Ma purtroppo in questa nostra Italia i problemi vengono successivamente ribaltati sul territorio dove i migranti si spo-stano, e che diventa prima linea con le esigenze di queste persone.

L’emergenza umanitaria, a suo tempo definita, per essere tale avrebbe dovuto garantire ai rifugiati l’integrazione, la dignità ed i diritti umani ai rifugiati, degni di un paese civile ed accogliente quale dovremmo essere nel rispetto della nostra Costituzione. Ma tutto ciò non è avvenuto, anzi si è creata una condizione sub umana che può solo degene-rare in problemi di ordine pubblico e sicurezza sanitaria.

Come affrontare dunque con le poche risorse materia-li che le Parrocchie hanno a disposizione, questa nuova grande emergenza che colpisce tutto il quartiere Lingotto?

Sicuramente in prima battuta le comunità di credenti, pre-senti sul territorio, si sono attivate fornendo generi di prima necessità quali: pacchi viveri, vestiario prodotti per l’infan-zia e l’igiene personale e quant’altro distribuito dal Banco Alimentare e Sanitario e offerto dalla generosità di tante persone sensibili al richiamo della carità ma, il problema complesso e problematico dovrebbe essere preso in ca-rico dalle istituzioni, in grado di creare soluzioni di vivibilità accettabili a cui affiancare l’operato del volontariato.

Da questi fratelli in difficoltà ci giunge un chiaro e pressan-te invito alla solidarietà ed alla condivisione, nella certezza che il “poco di tutti” non può essere la risposta risolutiva ai grandi problemi di queste popolazioni, ma può essere un seme di speranza che coltivato nel giardino del cuore può portare grandi frutti.

Angelo [email protected]

N° 1 in attesa di autorizzazioneStampato in proprio pressoCASCINA ROCCAFRANCA

Page 2: Vicini n° 1

La cultura “a due ruote” cresce in pistaUn altro progetto di Urban andrà pre-sto ad arricchire i servizi per la cittadi-nanza in Barriera di Milano e favorirà l’uso delle due ruote nel quartiere: a partire dall’ultima settimana di luglio, infatti, sono partiti i lavori per la realiz-zazione della pista ciclabile.Foto pista ciclabile ponchielliL’intento è quello di promuovere uno stile di vita più sano, a basso impatto ambienta-le, favorire gli spostamenti all’interno del quartiere e, soprattutto, contribuire alla promozione di una cultura “a due ruote” che in Italia è ancora poco con-solidata.Il percorso protetto si snoderà da via Cigna, lungo la direttrice di corso Vi-gevano/Novara, svolterà in via Aosta fino a biforcarsi tra via Petrella e via Ponchielli, consentendo all’utenza di attraversare il quartiere lungo l’asse est/ovest pedalando in sicurezza.Foto pista ciclabile VIGEVANOChiarisce la responsabile del progetto, Maria Teresa Massa:” Il progetto nasce dal desiderio di migliorare la mobilità in bicicletta. Un aspetto importante del percorso ciclabile sono i numerosi collegamenti con i punti verdi che sa-ranno riqualificati e attrezzati adegua-tamente: nel tratto di via Ponchielli ci

sarà un nuovo viale alberato. Da piaz-za Bottesini si potrà arrivare direttamen-te al mercato di piazza Foroni e, grazie agli interventi previsti per il Borgo stori-co, sarà possibile garantire più sicurez-za sia a piedi che in bicicletta”.Muovendosi in bicicletta si risparmia benzina e si evita la fatica della ricerca del parcheggio.Torino ha da tempo abbracciato la filosofia delle “due ruote” e l’obiettivo è quello di migliorarsi attraverso la rea-lizzazione di opere che contribuiscano alla diffusione di buone pratiche di mo-bilità, tutelando l’ambiente.l portavoce del Bike Pride di Torino, Giuseppe Piras, sottolinea che “l’inter-vento più importante da fare in Bar-riera di Milano e in tutta la città è sulla ciclabilità diffusa, invogliando la gente a muoversi in bici in sicurezza”.Si moltiplicano le iniziative in città sulla mobilità urbana.Ricordiamo a questo proposito il ToBike, il servizio di bike sharing cittadino nato qualche anno fa con numerosi stazio-ni diffuse sul territorio di Torino, e a fine lavori anche in Barriera di Milano. Da segnalare anche la divertente iniziati-va organizzata dai ragazzi di Bike Bre-akfast: la colazione di strada gratis per

chi sceglie di spostarsi in bicicletta. Ed inoltre, la campagna “Io non compro la tua bici”, promossa dall’Associazio-ne Me.La., per disincentivare il traffico illecito dei mezzi rubati.Per approfondimenti consultare:www.comune.torino.it/urbanbarrierawww.comune.torino.it/iterwww.tobike.itwww.associazionemela.comwww.facebook.com/Bikebreakfast01www.brikepride.it

Rossella Lajolo [email protected]

Asili Nido e bambini a Torino

VICINI vuole CRESCERE e ha bisogno di VOIIl giornale che hai in mano è, per ora, solo online ( WWW.VICINI.TO.IT ) e questo è un numero speciale per la Festa di inizio Anno Sociale della Cascina Roccafranca. Dal 14 novembre scorso, giorno uf-ficiale dell’inizio della nostra avven-tura, abbiamo dato conto di quello che succede nei quartieri vicini a noi (Mirafiori e Santa Rita), poi abbiamo allargato lo sguardo a TUTTI i quartieri di Torino. Non è stato facile, ma en-tusiasmante!

Ora, per andare avanti abbiamo biso-gno di voi, dei vostri amici e conoscenti. Come ? In due modi.

Il primo modo è una libera sottoscri-zione per far fronte alle spese (siamo tutti volontari e ci autotassiamo: non ci sono altre entrate). Donare a Vicini è facile: potete farlo direttamente presso di noi oppure online con carta di cre-dito connettendovi al sito predisposto:

trovate i box nella nostra home page. Seguite le istruzioni ed il gioco è fatto!Il nostro sogno è stampare Vicini anche su carta più volte durante l’anno.

Il secondo modo è partecipare in pri-ma persona con proposte di articoli o collaborando con la nostra Redazione giornalistica.

Vi aspettiamo.

Franco [email protected]

Da “Il Corriere di Barriera” n.12

Barriera di Milano avrà un nuovo, enor-me, spazio, destinato alla collettività, dopo oltre quarant’anni dalla dismissio-ne della fabbrica Incet che occupava l’isolato tra le vie Cigna, Cervino, Banfo e corso Vigevano. La Città di Torino sta lavorando per trasformare quel “vuoto” in un’opportunità altrettanto grande: consegnare a Barriera e ai suoi residen-ti il maggior polo di servizi del quartie-re, aperto a tutti e ricco di iniziative. Il recupero dell’area è uno dei progetti più importanti del programma di Ur-ban. Per l’ex-Incet accadrà qualcosa di simile a ciò che è avvenuto nel cor-so dell’esperienza di Urban a Mirafiori, con la trasformazione della Cascina Roccafranca da spazio abbandonato in cuore pulsante della zona, attrezzato e vivace. Da un punto di vista proget-tistico lavorare sulla trasformazione di quest’area ha significato e significa da un lato conservare e tutelare l’aspetto storico degli edifici preesistenti, come ad esempio i colori originali della strut-tura, dall’altro rendere il nuovo spazio fruibile e accogliente per gli abitanti e coloro che lo frequenteranno. «Riusci-re in questo doppio intento – afferma Dario Sardi, dirigente del Servizio Edifici Municipali della Città di Torino – ha im-posto al progetto un processo gradua-le, cominciato anni fa con le lunghe quanto dispendiose azioni di bonifica e di rimozione dei residui di lavorazioni,

rinvenuti nei capannoni della vecchia fabbrica». Un’opera lunga e faticosa, suddivisa in tre parti: «Una prima – pro-segue Sardi – dedicata alla bonifica dai residui bellici, una seconda am-bientale e una terza destinata alla bo-nifica dall’amianto, presente in grandi quantità negli edifici industriali del No-vecento». A complicare queste azioni si è aggiunta la mancanza di un archi-vio aziendale della vecchia fabbrica: «durante i lavori all’ex-Ceat – diceSardi – in via Leoncavallo, ad esempio, partivamo da una base molto più soli-da perché eravamo riusciti a raccoglie-re le carte originali che testimoniavano

tutte le stratificazioni e cambiamenti industriali nel tempo. Qui c’era poco o nulla, quindi abbiamo dovuto prose-

guire passo per passo, scoprendo l’en-tità dei lavori da fare in corso d’opera». Viste le dimensioni dell’area e la com-plessità dei temi progettuali, i lavori di trasformazione e riqualificazione sono stati suddivisi in due successivi lotti di in-tervento: cambierà l’intero isolato.Per approfondimenti consultare:

http://www.torinosocialinnovation.it/post-it/ex-incet/

Incet: come cambierà l’ex area industriale

La domanda di servizi per la prima infanzia a Torino sta cambiando perché stanno cam-biando il profilo socio-culturale e, di conse-guenza, le esigenze della popolazione: in particolare, la domanda di asili nido è più fortemente avvertita dalle donne con un livello d’istruzione universitario, sempre più numerose, dalle coppie di fatto, dai nuclei con un solo genitore e da quelli privi di una rete di sostegno familiare in città.Uso dei servizi per la prima infanzia: opinioni e preferenze dei genitori a Torino è una ri-cerca realizzata dalla Fondazione Giovanni Agnelli, nell’ambito di una più ampia colla-borazione con l’Assessora alle Politiche Edu-cative Mariagrazia Pellerino e la Divisione Servizi Educativi della Città di Torino. I dati della ricerca provengono da un campione rappresentativo di 1285 interviste (realizzate da Metis Ricerche).Quali sono i fattori da cui dipende la do-manda di servizi educativi per la prima in-fanzia a Torino?Ovviamente, in primo luogo il numero delle nascite, che è in leggero declino dal 2009. La propensione dei genitori a presentare una domanda per i nidi comunali o con-venzionati è, invece, intorno al 47%, con differenze fra le circoscrizioni, in gran parte spiegabili con le diverse caratteristiche ed esigenze di chi fa domanda.Apprendiamo, infatti, che i nuclei familiari con un solo genitore hanno il 23% di pro-babilità in più di fare domanda rispetto alle coppie coniugate, le coppie conviventi il 16% di probabilità in più dei coniugati, una madre occupata il 13% di probabilità in più rispetto a una madre non occupata, una

madre laureata (a parità di altre condizioni) ben il 33% di probabilità in più rispetto a una madre con al massimo licenza media. Infi-ne, i nuclei nei quali entrambi i genitori non sono nati a Torino (indipendentemente dal fatto di essere o meno stranieri) hanno il 25% di probabilità in più di fare domanda rispet-to ai nuclei nei quali almeno un genitore è nato a Torino. Viene, infatti, a mancare a costoro l’alternativa dei nonni, ampiamen-te utilizzata da chi, invece, è nato a Torino.La ricerca non fornisce sorprese per quan-to riguarda le caratteristiche dei bambini che frequentano i nidi. Queste rispecchia-

no sostanzialmente i criteri previsti dal Re-golamento comunale, in termini di priorità e di punteggi, che si rivelano pertanto uno strumento di forte impatto. L’analisi dei pun-teggi ottenuti da chi presenta domanda di frequenza rivela come non soltanto questi tendano a concentrarsi intorno a determi-nati valori, ma che sovente è al livello del punteggio 54 (tipico di una richiesta di geni-

tori entrambi lavoratori) può avvenire la se-lezione, con la conseguenza problematica che possono venire accettati o esclusi bam-bini appartenenti a nuclei familiari sostan-zialmente simili. La mancata accettazione al nido comunale e l’adozione di soluzioni alternative può avere conseguenze rilevanti sul reddito disponibile delle famiglie.Fra le famiglie il grado di soddisfazione com-plessivo per il servizio è piuttosto alto: su una scala che va da 1 (per nulla soddisfatto) a 4 (molto soddisfatto), il punteggio è 3,42 per i nidi comunali o convenzionati e 3,35 per quelli privati. In modo significativo, i pri-mi sono apprezzati particolarmente per la qualità degli spazi esterni, mentre i secondi prevedibilmente per gli orari di apertura. Si registra un consenso piuttosto elevato (qua-si il 50%) sull’ipotesi – allo studio da parte del Comune – di una frequenza del nido con orari flessibili, ma senza la ristorazione.La ricerca si conclude con uno sguardo in avanti: se dalle tendenze demografiche ci si può attendere un allentamento della pressione sui servizi educativi (le madri po-tenziali diminuiranno del 12% in 15 anni), la diffusione dell’istruzione terziaria femmi-nile e una rinnovata capacità attrattiva della città potrebbero al contrario raffor-zarne ulteriormente la domanda. In que-sta prospettiva, appare ragionevole dare vita a soluzioni che vadano nella direzio-ne di assicurare una maggiore flessibilità del servizio (orari di apertura) e impegnarsi per migliorare la conoscenza dell’offer-ta, in particolare dei servizi integrativi (lu-doteche, nidi in famiglia, baby parking),

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La cultura “a due ruote” cresce in pistaUn altro progetto di Urban andrà pre-sto ad arricchire i servizi per la cittadi-nanza in Barriera di Milano e favorirà l’uso delle due ruote nel quartiere: a partire dall’ultima settimana di luglio, infatti, sono partiti i lavori per la realiz-zazione della pista ciclabile.Foto pista ciclabile ponchielliL’intento è quello di promuovere uno stile di vita più sano, a basso impatto ambienta-le, favorire gli spostamenti all’interno del quartiere e, soprattutto, contribuire alla promozione di una cultura “a due ruote” che in Italia è ancora poco con-solidata.Il percorso protetto si snoderà da via Cigna, lungo la direttrice di corso Vi-gevano/Novara, svolterà in via Aosta fino a biforcarsi tra via Petrella e via Ponchielli, consentendo all’utenza di attraversare il quartiere lungo l’asse est/ovest pedalando in sicurezza.Foto pista ciclabile VIGEVANOChiarisce la responsabile del progetto, Maria Teresa Massa:” Il progetto nasce dal desiderio di migliorare la mobilità in bicicletta. Un aspetto importante del percorso ciclabile sono i numerosi collegamenti con i punti verdi che sa-ranno riqualificati e attrezzati adegua-tamente: nel tratto di via Ponchielli ci

sarà un nuovo viale alberato. Da piaz-za Bottesini si potrà arrivare direttamen-te al mercato di piazza Foroni e, grazie agli interventi previsti per il Borgo stori-co, sarà possibile garantire più sicurez-za sia a piedi che in bicicletta”.Muovendosi in bicicletta si risparmia benzina e si evita la fatica della ricerca del parcheggio.Torino ha da tempo abbracciato la filosofia delle “due ruote” e l’obiettivo è quello di migliorarsi attraverso la rea-lizzazione di opere che contribuiscano alla diffusione di buone pratiche di mo-bilità, tutelando l’ambiente.l portavoce del Bike Pride di Torino, Giuseppe Piras, sottolinea che “l’inter-vento più importante da fare in Bar-riera di Milano e in tutta la città è sulla ciclabilità diffusa, invogliando la gente a muoversi in bici in sicurezza”.Si moltiplicano le iniziative in città sulla mobilità urbana.Ricordiamo a questo proposito il ToBike, il servizio di bike sharing cittadino nato qualche anno fa con numerosi stazio-ni diffuse sul territorio di Torino, e a fine lavori anche in Barriera di Milano. Da segnalare anche la divertente iniziati-va organizzata dai ragazzi di Bike Bre-akfast: la colazione di strada gratis per

chi sceglie di spostarsi in bicicletta. Ed inoltre, la campagna “Io non compro la tua bici”, promossa dall’Associazio-ne Me.La., per disincentivare il traffico illecito dei mezzi rubati.Per approfondimenti consultare:www.comune.torino.it/urbanbarrierawww.comune.torino.it/iterwww.tobike.itwww.associazionemela.comwww.facebook.com/Bikebreakfast01www.brikepride.it

Rossella Lajolo [email protected]

Asili Nido e bambini a Torino

VICINI vuole CRESCERE e ha bisogno di VOIIl giornale che hai in mano è, per ora, solo online ( WWW.VICINI.TO.IT ) e questo è un numero speciale per la Festa di inizio Anno Sociale della Cascina Roccafranca. Dal 14 novembre scorso, giorno uf-ficiale dell’inizio della nostra avven-tura, abbiamo dato conto di quello che succede nei quartieri vicini a noi (Mirafiori e Santa Rita), poi abbiamo allargato lo sguardo a TUTTI i quartieri di Torino. Non è stato facile, ma en-tusiasmante!

Ora, per andare avanti abbiamo biso-gno di voi, dei vostri amici e conoscenti. Come ? In due modi.

Il primo modo è una libera sottoscri-zione per far fronte alle spese (siamo tutti volontari e ci autotassiamo: non ci sono altre entrate). Donare a Vicini è facile: potete farlo direttamente presso di noi oppure online con carta di cre-dito connettendovi al sito predisposto:

trovate i box nella nostra home page. Seguite le istruzioni ed il gioco è fatto!Il nostro sogno è stampare Vicini anche su carta più volte durante l’anno.

Il secondo modo è partecipare in pri-ma persona con proposte di articoli o collaborando con la nostra Redazione giornalistica.

Vi aspettiamo.

Franco [email protected]

Da “Il Corriere di Barriera” n.12

Barriera di Milano avrà un nuovo, enor-me, spazio, destinato alla collettività, dopo oltre quarant’anni dalla dismissio-ne della fabbrica Incet che occupava l’isolato tra le vie Cigna, Cervino, Banfo e corso Vigevano. La Città di Torino sta lavorando per trasformare quel “vuoto” in un’opportunità altrettanto grande: consegnare a Barriera e ai suoi residen-ti il maggior polo di servizi del quartie-re, aperto a tutti e ricco di iniziative. Il recupero dell’area è uno dei progetti più importanti del programma di Ur-ban. Per l’ex-Incet accadrà qualcosa di simile a ciò che è avvenuto nel cor-so dell’esperienza di Urban a Mirafiori, con la trasformazione della Cascina Roccafranca da spazio abbandonato in cuore pulsante della zona, attrezzato e vivace. Da un punto di vista proget-tistico lavorare sulla trasformazione di quest’area ha significato e significa da un lato conservare e tutelare l’aspetto storico degli edifici preesistenti, come ad esempio i colori originali della strut-tura, dall’altro rendere il nuovo spazio fruibile e accogliente per gli abitanti e coloro che lo frequenteranno. «Riusci-re in questo doppio intento – afferma Dario Sardi, dirigente del Servizio Edifici Municipali della Città di Torino – ha im-posto al progetto un processo gradua-le, cominciato anni fa con le lunghe quanto dispendiose azioni di bonifica e di rimozione dei residui di lavorazioni,

rinvenuti nei capannoni della vecchia fabbrica». Un’opera lunga e faticosa, suddivisa in tre parti: «Una prima – pro-segue Sardi – dedicata alla bonifica dai residui bellici, una seconda am-bientale e una terza destinata alla bo-nifica dall’amianto, presente in grandi quantità negli edifici industriali del No-vecento». A complicare queste azioni si è aggiunta la mancanza di un archi-vio aziendale della vecchia fabbrica: «durante i lavori all’ex-Ceat – diceSardi – in via Leoncavallo, ad esempio, partivamo da una base molto più soli-da perché eravamo riusciti a raccoglie-re le carte originali che testimoniavano

tutte le stratificazioni e cambiamenti industriali nel tempo. Qui c’era poco o nulla, quindi abbiamo dovuto prose-

guire passo per passo, scoprendo l’en-tità dei lavori da fare in corso d’opera». Viste le dimensioni dell’area e la com-plessità dei temi progettuali, i lavori di trasformazione e riqualificazione sono stati suddivisi in due successivi lotti di in-tervento: cambierà l’intero isolato.Per approfondimenti consultare:

http://www.torinosocialinnovation.it/post-it/ex-incet/

Incet: come cambierà l’ex area industriale

La domanda di servizi per la prima infanzia a Torino sta cambiando perché stanno cam-biando il profilo socio-culturale e, di conse-guenza, le esigenze della popolazione: in particolare, la domanda di asili nido è più fortemente avvertita dalle donne con un livello d’istruzione universitario, sempre più numerose, dalle coppie di fatto, dai nuclei con un solo genitore e da quelli privi di una rete di sostegno familiare in città.Uso dei servizi per la prima infanzia: opinioni e preferenze dei genitori a Torino è una ri-cerca realizzata dalla Fondazione Giovanni Agnelli, nell’ambito di una più ampia colla-borazione con l’Assessora alle Politiche Edu-cative Mariagrazia Pellerino e la Divisione Servizi Educativi della Città di Torino. I dati della ricerca provengono da un campione rappresentativo di 1285 interviste (realizzate da Metis Ricerche).Quali sono i fattori da cui dipende la do-manda di servizi educativi per la prima in-fanzia a Torino?Ovviamente, in primo luogo il numero delle nascite, che è in leggero declino dal 2009. La propensione dei genitori a presentare una domanda per i nidi comunali o con-venzionati è, invece, intorno al 47%, con differenze fra le circoscrizioni, in gran parte spiegabili con le diverse caratteristiche ed esigenze di chi fa domanda.Apprendiamo, infatti, che i nuclei familiari con un solo genitore hanno il 23% di pro-babilità in più di fare domanda rispetto alle coppie coniugate, le coppie conviventi il 16% di probabilità in più dei coniugati, una madre occupata il 13% di probabilità in più rispetto a una madre non occupata, una

madre laureata (a parità di altre condizioni) ben il 33% di probabilità in più rispetto a una madre con al massimo licenza media. Infi-ne, i nuclei nei quali entrambi i genitori non sono nati a Torino (indipendentemente dal fatto di essere o meno stranieri) hanno il 25% di probabilità in più di fare domanda rispet-to ai nuclei nei quali almeno un genitore è nato a Torino. Viene, infatti, a mancare a costoro l’alternativa dei nonni, ampiamen-te utilizzata da chi, invece, è nato a Torino.La ricerca non fornisce sorprese per quan-to riguarda le caratteristiche dei bambini che frequentano i nidi. Queste rispecchia-

no sostanzialmente i criteri previsti dal Re-golamento comunale, in termini di priorità e di punteggi, che si rivelano pertanto uno strumento di forte impatto. L’analisi dei pun-teggi ottenuti da chi presenta domanda di frequenza rivela come non soltanto questi tendano a concentrarsi intorno a determi-nati valori, ma che sovente è al livello del punteggio 54 (tipico di una richiesta di geni-

tori entrambi lavoratori) può avvenire la se-lezione, con la conseguenza problematica che possono venire accettati o esclusi bam-bini appartenenti a nuclei familiari sostan-zialmente simili. La mancata accettazione al nido comunale e l’adozione di soluzioni alternative può avere conseguenze rilevanti sul reddito disponibile delle famiglie.Fra le famiglie il grado di soddisfazione com-plessivo per il servizio è piuttosto alto: su una scala che va da 1 (per nulla soddisfatto) a 4 (molto soddisfatto), il punteggio è 3,42 per i nidi comunali o convenzionati e 3,35 per quelli privati. In modo significativo, i pri-mi sono apprezzati particolarmente per la qualità degli spazi esterni, mentre i secondi prevedibilmente per gli orari di apertura. Si registra un consenso piuttosto elevato (qua-si il 50%) sull’ipotesi – allo studio da parte del Comune – di una frequenza del nido con orari flessibili, ma senza la ristorazione.La ricerca si conclude con uno sguardo in avanti: se dalle tendenze demografiche ci si può attendere un allentamento della pressione sui servizi educativi (le madri po-tenziali diminuiranno del 12% in 15 anni), la diffusione dell’istruzione terziaria femmi-nile e una rinnovata capacità attrattiva della città potrebbero al contrario raffor-zarne ulteriormente la domanda. In que-sta prospettiva, appare ragionevole dare vita a soluzioni che vadano nella direzio-ne di assicurare una maggiore flessibilità del servizio (orari di apertura) e impegnarsi per migliorare la conoscenza dell’offer-ta, in particolare dei servizi integrativi (lu-doteche, nidi in famiglia, baby parking),

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ANNO 1 - Numero 1 WWW.VICINI.TO.IT 29 SETTEMBRE 2013

I cortili scolastici aperti alla cittadinanzaDa fine marzo scorso una nuova iniziativa coinvolge alcune scuo-le primarie torinesi: i loro cortili si sono trasformati in spazi pubblici aperti al quartiere oltre l’orario scolastico. Il progetto è stato rea-lizzato dall’Assessorato alle Politiche Educative della Città e dal Laboratorio Città Sostenibile di Iter, insieme alle Circoscrizioni e alle Istituzioni scolastiche.

Da spazio istituzionale il cortile si trasforma, in modi e orari stabiliti, in luogo sicuro e privilegiato, dove i bambini possono giocare e i genitori e i nonni incontrarsi e socializzare.

Tutti gli spazi aperti sono stati riqualificati negli ultimi anni all’interno del progetto specifico per i cortili scolastici, con la collaborazione di architetti del Laboratorio Città Sostenibile; essi hanno realizzato, con gli alunni delle scuole, un percorso di progettazione parteci-pata. Il Laboratorio CS, infatti, è in convenzione con l’Ordine degli Architetti della Provincia di Torino, che ha istituito la figura profes-sionale dell’architetto tutor.

Abbiamo chiesto all’architetto e urbanista Piergiorgio Turi, coordi-natore scientifico del Laboratorio Città Sostenibile, di raccontarci la nascita e la realizzazione di questo articolato percorso.

“Il Laboratorio Città Sostenibile è un’attività strutturata all’interno dell’organizzazione comunale, con un’esperienza ormai più che decennale. Interviene in progetti nei quali è possibile armonizzare percorsi educativi, forme di partecipazione e attività progettuali, promuovendo il metodo della collaborazione multidisciplinare e della trasversalità operativa tra diversi settori dell’amministrazione locale. Nello specifico, promuove la partecipazione del sistema educativo ai temi della CS e le trasformazioni urbane della proget-tazione partecipata sull’architettura. All’interno di tale cornice, da alcuni anni si sviluppano progetti che col tempo sono sempre più inseriti e strutturati nelle strategie della città”.

La riqualificazione dei cortili scolastici si inserisce nelle riflessioni avviate con il Piano Strategico per le aree gioco urbane. Essi po-tenzialmente vanno a sopperire le aree verdi mancanti, in alcune zone più che in altre. Ci sono architetti preposti a lavorare con le classi, e un ufficio che traduce in opere pubbliche o in piani di intervento quanto progettato con le scuole: “la struttura nata a Torino non ha omologhi in Italia”, sottolinea Turi.

“L’idea dei cortili nacque anni fa, sul percorso di adozione da parte delle scuole del proprio edificio - continua l’architetto - dopo un paio d’anni dal coinvolgimento dei primi tre, quattromila bambini, emersero tre principali esigenze: 1. la criticità sull’edificio scolasti-co, in particolare sul cortile, uno spazio inutilizzato. 2. l’esigenza di aree gioco in città. 3. il tema della mobilità e dell’autonomia.

Una decina d’anni fa, dunque, si avviò l’dea di una struttura nuova che progettasse la riqualificazione dei cortili (sino ad allo-ra di competenza dell’edilizia scolastica) insieme all’utenza delle scuole. Negli anni di maggiore disponibilità di risorse economiche vennero realizzati parecchi interventi nelle varie circoscrizioni. Ora, anche per i cortili ci sono pochissime risorse disponibili. Ultimamen-te, solo i finanziamenti di Urban Barriera hanno reso possibile la pro-gettazione di tre cortili scolastici a Barriera di Milano.

Come si è strutturato nel tempo il progetto di riqualificazione dei cortili? “All’interno di una progettazione più ampia, in accordo con le singole scuole, di esplorazione del territorio, proposte, rile-vazioni di criticità intorno all’edificio scolastico - risponde Turi - Poi si esaminava lo spazio interno alla scuola e, preso atto dell’insieme, si avviava la progettazione dello spazio del cortile, con il Labora-torio di progettazione partecipata”.

Tali percorsi esulano dall’omologazione delle classiche progetta-zioni, perché nascono direttamente con i bambini e perché si è colta l’occasione di riprogettare i cortili non solo come spazio lu-dico, ma anche come aula aperta, spazio di socializzazione, ecc.

“Le scuole erano coinvolte per un intero anno scolastico - specifi-ca l’architetto - e ogni Istituto ha firmato un protocollo d’intesa in cui si impegnava a sperimentare l’apertura dei cortili alla città, da concordare con il regolamento del Consiglio Comunale. Il cortile riqualificato è aperto due ora al giorno di pomeriggio, soprattutto per le famiglie utenti delle singole scuole. Le procedure burocrati-co amministrative sono state molto lunghe e complicate, ma ab-biamo raggiunto l’obiettivo. Ora sono aperti in via sperimentale sette cortili nelle varie Circoscrizioni”.

Il regolamento comunale fa sì che i cortili, tra le 16,30 e le 19,30, si-ano considerati spazi multifunzionali, aule aperte, aree gioco, sen-za responsabilità dei dirigenti scolastici. E’ garantito inoltre il servizio di pulizia a fine giornata. Attento è il presidio dei vigili urbani e dei senior civici, osservatori privilegiati. Una struttura tecnica garanti-sce i piccoli lavori di manutenzione.

La riqualificazione ha coinvolto scuole materne, elementari e me-die; l’apertura dei cortili è riservata alle sole elementari e medie. A conclusione dell’anno scolastico si farà la valutazione dei risultati, monitorando l’uso degli spazi da parte degli utenti.

Rossella Lajolo [email protected]

Giornale on line , iniziativa del Comitato Vicini.TOVia Rubino 45 10137, Torino,presso Cascina Roccafranca, Bottega ComunicazioneContatti: Email : [email protected] +39.011.19836617Fax +39.011.19837119Sito web: www.vicini.to.itSe volete collaborare, scriveteci.

EMERGENZA al LINGOTTOL’area del MOI , ex Mercati generali, ora ex Villaggio Olim-pico di Via Giordano Bruno, eredità ingombrante delle Olimpiadi di Torino 2006, è ormai una cartolina sbiadita di quello che ha ospitato atleti prestigiosi da tutto il mondo, dando lustro ad un quartiere prevalentemente operaio, vestito a nuovo per il grande evento.

Attualmente le palazzine sono occupate da vari soggetti, tra cui il Coni, l’Arpa, il nuovo Ostello della Gioventù. Altre invece sono state poste in vendita attraverso l’operatore Pirelli Re Franchising ed altre ancora sono oggetto di edili-zia residenziale pubblica e gestite da A.T.C.

Nella primavera di quest’anno, centinaia di migranti rimasti senza tetto e speranza dopo l’emergenza Africa, hanno occupato, ormai dal mese di aprile, tre palazzine dell’ex MOI, sollevando un problema non solo relativo alla città di Torino, ma a livello nazionale. Abbandonato il loro Paese di origine sono stati nuovamente abbandonati dalle istituzioni italiane. Ad oggi si valuta che al Villaggio siano rifugiate circa 400 persone, di cui moltissimi bambini.

Le Comunità parrocchiali della zona in questo particolare momento si ritrovano ad essere uno dei pochi punti di rife-rimento del territorio a cui essi ricorrono per ogni genere di necessità.

I media nazionali fanno riferimento sempre a Lampedu-sa, primo lembo di terra italiana con cui i migranti hanno contatto e con le strutture governative organizzate che ivi risiedono, e che riescono a fare dell’accoglienza e della solidarietà umana il loro credo.

Ma purtroppo in questa nostra Italia i problemi vengono successivamente ribaltati sul territorio dove i migranti si spo-stano, e che diventa prima linea con le esigenze di queste persone.

L’emergenza umanitaria, a suo tempo definita, per essere tale avrebbe dovuto garantire ai rifugiati l’integrazione, la dignità ed i diritti umani ai rifugiati, degni di un paese civile ed accogliente quale dovremmo essere nel rispetto della nostra Costituzione. Ma tutto ciò non è avvenuto, anzi si è creata una condizione sub umana che può solo degene-rare in problemi di ordine pubblico e sicurezza sanitaria.

Come affrontare dunque con le poche risorse materia-li che le Parrocchie hanno a disposizione, questa nuova grande emergenza che colpisce tutto il quartiere Lingotto?

Sicuramente in prima battuta le comunità di credenti, pre-senti sul territorio, si sono attivate fornendo generi di prima necessità quali: pacchi viveri, vestiario prodotti per l’infan-zia e l’igiene personale e quant’altro distribuito dal Banco Alimentare e Sanitario e offerto dalla generosità di tante persone sensibili al richiamo della carità ma, il problema complesso e problematico dovrebbe essere preso in ca-rico dalle istituzioni, in grado di creare soluzioni di vivibilità accettabili a cui affiancare l’operato del volontariato.

Da questi fratelli in difficoltà ci giunge un chiaro e pressan-te invito alla solidarietà ed alla condivisione, nella certezza che il “poco di tutti” non può essere la risposta risolutiva ai grandi problemi di queste popolazioni, ma può essere un seme di speranza che coltivato nel giardino del cuore può portare grandi frutti.

Angelo [email protected]

N° 1 in attesa di autorizzazioneStampato in proprio pressoCASCINA ROCCAFRANCA