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VAN GOGH Vincent Victoria Charles

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VAN GOGHVincent

Victoria Charles

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VINCENT VAN GOGHEdizione originaleTesti: Victoria Charles

Progetto grafico e impaginazione: Baseline Co Ltd127-129A Nguyen Hue Boulevard

Fiditourist Building, 3rd FloorDistrict 1, Ho Chi Minh (Vietnam)

© Confidential Concepts, worldwide, USA© Sirrocco, London, UK

ISBN: 978-1-78042-266-4

Tutti i diritti sono riservati, in Italia e all’estero, per tutti i Paesi. Nessuna parte di questo libro può essereriprodotta, memorizzata o trasmessa con qualsiasi mezzo e in qualsiasi forma (fotomeccanica, fotocopia,elettronica, chimica, su disco o altro, compresi cinema, radio, televisione) senza autorizzazione scritta daparte dell’Editore. In ogni caso di riproduzione abusiva si procederà d’ufficio a norma di legge.

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Vincent van Gogh

Victoria Charles

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Sommario

7 «Come in uno specchio, in maniera confusa...»

13 Olanda, Inghilterra e Belgio: 1853-1886«In nessun luogo mi sento tanto estraneo quanto nella mia famiglia e nel mio paese»

29 Parigi: 1886-1888«Una fucina di idee»

47 Arles: 1888-1889«Una casa d’artista»

63 Arles: 1889«Ero uno sciocco e ogni cosa che facevo era sbagliata»

89 Saint-Rémy: 1889-1890«A che scopo guarire?»

131 Auvers-sur-Oise: 1890«Ma non c’è niente di triste in questa morte...»

152 Note

154 Indice delle opere riprodotte

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Si sedeva su quella sedia. La sua pipa è posata sulla sedia di paglia accanto a unaborsa da tabacco aperta. Dormiva in quel letto, abitava in quella casa. Era lì che siè tagliato un pezzo d’orecchio. Lo vediamo che ci guarda, la testa bendata, la pipa

in un angolo della bocca. La vita e l’opera di Vincent Van Gogh sono così intrecciate chenon è possibile guardare i suoi dipinti senza leggervi la sua vita: una vita narrata cosìspesso da essere ormai diventata una leggenda. Van Gogh è l’incarnazione del martireincompreso e dolente dell’arte moderna, l’emblema dell’artista come outsider.

Nel 1996, Jan Hulsker, il noto studioso di Van Gogh, pubblicò il catalogo completo dellesue opere in cui metteva in dubbio l’autenticità di 45 tra dipinti e disegni. Ciò chepreoccupava Hulsker non erano soltanto i falsi, ma anche le tele che erano stateerroneamente attribuite a Van Gogh. Anche lo storico dell’arte inglese Martin Bailey hasostenuto di aver individuato più di cento falsi “Van Gogh” e tra questi il Ritrat to del Dr.

Gachet, di cui esistono due versioni. Una di queste è stata acquistata nel 1990 da unindustriale giapponese per 82,5 milioni di dollari, la cifra più alta mai pagata per unquadro. Il nuovo proprietario poi lasciò tutti allibiti dichiarando che alla sua morteavrebbe desiderato essere cremato assieme al suo Van Gogh. Per rispetto degli amantidell’arte europei in seguito cambiò idea e decise di costruire un museo per esporre la suacollezione. Sta di fatto che se qualcuno dovesse dimostrare che il Ritrat to del Dr. Gachet èeffettivamente un falso, il pubblico non troverebbe più alcun interesse in quel quadro. Èevidente ormai da tempo che gli avvenimenti della vita di Van Gogh hannopesantemente influenzato il giudizio sulle sue opere. Il primo articolo dedicato al pittoree scritto da Albert Aurier apparve sul Mercure de France nel gennaio del 1890. L’autore eravenuto a conoscenza di molti dettagli sulla malattia del pittore attraverso un amico diquesti, Emile Bernard, con cui era in contatto. A quel tempo Van Gogh era ricoverato inun ospedale psichiatrico a Saint-Rémy, vicino ad Arles. L’anno precedente si era tagliatoun pezzo dell’orecchio destro. Aurier, parlando dei dipinti di Van Gogh, pur senzarivelare specifici episodi della vita del pittore, lasciò intendere di essere a conoscenza

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1. A fronte:

Autoritratto dedicato a Gauguin

Arles, settembre 1888

Olio su tela, 62 x 52 cm

Saint-Rémy, Cambridge,

Massachussetts Fogg Art Museum,

Harvard University.

«Come in uno specchio,in maniera confusa...»

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della sua pazzia, usando, per esempio, espressioni come «passione ossessiva»1 e «preoccupazione persistente»2. Van Gogh gli sembrava un «un genio impressionante,demente, spesso sublime, talvolta grottesco, sempre sull’orlo della patologia»3. Aurierconsiderava il pittore come un «Messia […] che avrebbe rigenerato lo stato di decrepitezzadella nostra arte e forse della nostra stupida società industriale».4 Con questacaratterizzazione dell’artista come genio pazzo, il critico gettò le basi del mito di VanGogh, che prese corpo poco tempo dopo la morte del pittore. Del resto, Aurier ritenevache il grande pubblico non avrebbe mai capito Van Gogh: «In ogni caso, anche sediventasse di moda acquistare i suoi dipinti – cosa del tutto improbabile – ai vergognosiprezzi di Monsieur Meissonier, non crederei alla sincerità di quella tardiva ammirazioneda parte della gente comune».5 Alcuni giorni dopo il funerale di Van Gogh a Auvers-sur-Oise, il dr. Gachet, che lo aveva seguito negli ultimi mesi di vita, scrisse al fratello del pittore,Theo: «Il suo sovrano disprezzo per la vita, senza dubbio frutto del suo appassionato amoreper l’arte, è straordinario […]. Se Vincent fosse ancora vivo, ci vorrebbero anni e anni perchél’arte umana trionfasse. La sua morte, tuttavia, è per così dire, il risultato della lotta tra dueprincipi opposti: la luce e le tenebre, la vita e la morte».6 Van Gogh non disprezzava la vita,ma non se ne sentiva padrone.

Nelle sue lettere, di cui quasi settecento sono state pubblicate, egli parlava spesso del suodesiderio di amore e di salvezza: «Mi piacerebbe essere con una donna finalmente, nonposso vivere senza amore, senza una donna. Non attribuirei nessun valore alla vita se nonesistesse qualcosa di infinito, qualcosa di profondo, qualcosa di reale».7 In varie occasioni

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2. La camera da letto

Saint-Rémy, inizio di settembre 1889

Olio su tela, 73,6 x 92,3 cm

Chicago, The Art Institute of Chicago.

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afferma che «sarebbe meglio fare bambini che quadri».8 Il sogno piccolo-borghese di VanGogh di avere una famiglia e una casa non si realizzò mai. Il suo primo amore, UrsulaLoyer [confusa dagli studiosi con la figlia Eugénie n.d.r.], sposò un altro; la sua primacugina, Kee, vedova con una figlia, lo rifiutò anche per ragioni materiali, perché Vincentnon sarebbe stato in grado di prendersi cura di lei e della bambina. Van Gogh cercò dicostruirsi una famiglia con una prostituta di nome Sien, che alla fine fu costretto alasciare, perché suo fratello Theo, da cui dipendeva finanziariamente, era del tuttocontrario a quella relazione.

È corsa anche voce di un legame di Van Gogh con la ventunenne Margherite Gachet:un’amica della giovane ha sostenuto che i due si fossero innamorati, ma che il dr. Gachet,nonostante la sua fama di libero pensatore, impedì a Vincent di frequentare la figlia. VanGogh non solo agognava all’amore di una donna, ma anche a quello della sua famigliae dei suoi amici, però non lo ottenne mai nella misura che avrebbe desiderato. Diversigiorni prima del suicidio Vincent sintetizzò la propria costante incapacità di costruirerapporti veramente profondi con queste enigmatiche parole: «Come in uno specchio,in maniera confusa – così è rimasto».9 Il figlio del pastore aveva tratto la similitudinedall’Eccellenza della carità nella prima epistola ai Corinzi: «Ora vediamo come in unospecchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco inmodo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto». Ildesiderio di un proprio posto nella comunità e la lotta per il riconoscimento come artistasono due temi che attraversano tutta la vita di Van Gogh.

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3. La casa di Vincent ad Arles

(La Casa gialla)

Arles, settembre 1888

Olio su tela, 72 x 92 cm

Amsterdam, Rijksmuseum

Vincent van Gogh,

Fondazione Vincent van Gogh.

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4. La sedia gialla

Arles, dicembre 1888

Olio su tela, 93 x 73,5 cm

Londra, National Gallery.

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5. La sedia di Gauguin

Arles, dicembre 1888

Olio su tela, 90,5 x 72,5

Amsterdam, Rijksmuseum

Vincent van Gogh,

Fondazione Vincent van Gogh.

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Il 30 marzo del 1852 al presbiterio di Zundert nacque un bimbo morto, ma unanno dopo, nello stesso giorno, Anna Van Gogh partorì un bel bambino sano.10 Ilpastore Teodoro Van Gogh diede al suo secondo figlio lo stesso nome del primo:

Vincent. Quando il secondo Vincent si recava alla chiesa di suo padre per assistere allefunzioni passava davanti alla tomba sulla cui lapide vedeva inciso il “proprio” nome.Negli ultimi mesi di vita Van Gogh ricordò spesso i luoghi della sua infanzia e nonmancò di menzionare il cimitero di Zundert. Non sappiamo molto di Vincentbambino. La figlia di un vicino lo descrive come un ragazzo «gentile, affabile, buono,pieno di attenzioni per gli altri»11, mentre una ragazza che era stata a servizio pressola famiglia sostiene che «Vincent aveva dei modi “oarige” (strani, nel senso disgradevolmente eccentrici), e che perciò veniva spesso punito».12 Anche la cognataJohanna Van Gogh-Bonger, che lo incontrò solo sporadicamente quando il pittore eraormai vicino alla fine, dice che da ragazzo era difficile, disubbidiente e ostinato,viziato da genitori troppo indulgenti.13 Incontriamo giudizi altrettanto contraddittorisu Van Gogh adulto.

La maggior parte di questi ricordi sono stati raccolti all’inizio del ventesimo secolo da VanGogh-Bonger che si fece carico, dopo la morte di Theo nel 1891, di quanto Vincent avevalasciato. Ma sono testimonianze inaffidabili, non solo perché tardive, ma soprattutto perchéormai la figura di Van Gogh era diventata leggenda. In generale Van Gogh era un uomogentile e caritatevole nei confronti dei poveri, degli ammalati e dei bambini. Un altro trattodel suo carattere emerso molto precocemente, secondo la sorella dell’artista, ElisabethHuberta, era il suo profondo rapporto con la natura: «Conosceva i luoghi dove fiorivano ifiori più rari […] e per quanto riguarda gli uccelli, sapeva esattamente dove ciascunonidificava e viveva, e se vedeva una coppia di allodole scendere in un campo di segale,

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«In nessun luogo mi sento tanto estraneoquanto nella mia famiglia e nel mio paese»

6. A fronte:

Contadina con cuffia bianca

Nuenen, dicembre 1885

Olio su tela, 36 x 26 cm

Collezione privata.

Olanda, Inghilterra e Belgio: 1853-1886

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7. Testa di contadino

Nuenen, gennaio 1885

Olio su tela, 47 x 85 cm

Otterlo, Rijksmuseum

Kröller-Müller.

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sapeva come avvicinarsi al nido senza strappare l’erba attorno e senza minimamentedisturbare gli uccelli».14 Negli ultimi anni della sua vita, Van Gogh riprese a dipingere ipaesaggi della sua infanzia. «Tutto il Mezzogiorno, ogni luogo per lui divenne Olanda»15,disse Gaugin a proposito dei quadri che Vincent dipinse ad Arles. Infatti in una lettera aEmile Bernard, Van Gogh paragonò il paesaggio piatto della Camargue alla brughieraolandese. Durante il ricovero all’ospedale psichiatrico di Saint-Rémy scrisse a Theo: «Durante la malattia ho rivisto ogni stanza della casa di Zundert, ogni sentiero, ogni piantadel giardino, i campi, i vicini, il cimitero, la chiesa, l’orto sul retro della canonica – persinoil nido di gazza sulla grande acacia del cimitero».16 Il fatto che sia Elisabeth Huberta siaVincent stesso parlino dei nidi ci dice sino a che punto questa immagine fosse importanteper il pittore: il nido è simbolo di sicurezza, il che potrebbe spiegare perché Vincentdefinisse le case «nidi umani».17 Van Gogh dovette lasciare il suo primo nido – la casadei suoi genitori – all’età di undici anni.

Non è chiaro perché il padre lo mandasse al collegio di Zevenbergen, una trentina dichilometri da Zundert: forse perché, essendo la zona di Zundert prevalentementecattolica, non esisteva una scuola protestante più vicina; oppure semplicemente perchéil nido dei genitori era diventato troppo stretto dopo la nascita di altri quattro figli. «Era una giornata autunnale. Stavo sui gradini della scuola del sig. Provily e fissavo lacarrozza allontanarsi con il papà e la mamma che ritornavano a casa. Vedevo la piccolacarrozza gialla correre in fondo alla strada, bagnata di pioggia, fiancheggiata da alberiradi, che serpeggiava tra i campi».18 Alcune settimane prima di morire Van Voghdipinse il suo ricordo di quell’addio: una carrozza a due ruote che corre su un viottoloin mezzo ai campi.

A tredici anni Vincent fu iscritto alla scuola superiore di Tilburg, dove seguì il corso didisegno del pittore di paesaggi Constantijn C. Huysmans. Solo uno dei disegni di questoperiodo è giunto sino a noi: una pagina con due schizzi di un dorso, mentre èsopravvissuta una dozzina di disegni e dipinti che risalgono alla fanciullezza di VanGogh. Van Gogh-Bonger racconta che Vincent a otto anni «aveva modellato un elefantinodi argilla che aveva suscitato l’interesse dei genitori, ma il bambino lo aveva distruttosubito perché, a suo giudizio, non meritava si facesse tanto scalpore».19 Possediamo solodue fotografie di Van Gogh giovane, una delle quali risale al periodo di Tilburg: unviso tenero, fanciullesco, con occhi molto chiari.

La seconda foto mostra l’immagine di un giovane di diciannove anni con un’espressionemolto seria. Ma a quel tempo Vincent lavorava ormai da tre anni all’Aia, nella galleriadi Goupil & Co, di cui era socio uno degli zii di Van Gogh. Vincent racconta che dei treanni e mezzo trascorsi all’Aia, «i primi due furono piuttosto sgradevoli, mentre l’ultimofu molto più felice».20 Il superiore di Vincent alla galleria Goupil era il ventiquattrenneHermanus Gijsbertus Tersteeg, di cui l’artista scrisse: «L’ho conosciuto in un periodomolto particolare della sua vita, in cui era riuscito a “farsi strada”, come si dice, e inoltresi era appena sposato. Allora mi fece una grande impressione – era un uomo pratico,estremamente capace e allegro, energico sia nelle piccole sia nella grandi cose; inoltre inlui c’era della vera poesia, priva di sentimentalismi.

A quel tempo nutrivo per lui un tale rispetto che mi tenevo sempre a distanza e loconsideravo un essere di una natura superiore alla mia».21 In seguito, quando avevaormai iniziato la sua carriera di pittore, Vincent continuò a lottare, pur sempre invano,per ottenere la stima di quel mercante d’arte tanto ammirato. Nel corso del suoapprendistato, Van Gogh venne in contatto con i dipinti dei salon e della scuola diBarbizon, il cui rappresentante più celebre, Jean-François Millet (1814-1875), divenneuna delle figure che più influirono sull’arte del pittore olandese.

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Dal momento che la galleria Goupil vendeva anche stampe, Vincent ebbel’opportunità di vedere le riproduzioni di molti capolavori. Nella galleria si costruì ilsuo nido, così come più tardi i musei divennero il suo «paese dei quadri».22

Nell’agosto del 1872 Theo si recò all’Aia per far visita al fratello maggiore. Durante questo soggiorno i due giovani, allora di diciannove e di quindici anni, raggiunseroquell’intimità che trasforma il rapporto di parentela in amicizia. Da quel momento,infatti, Vincent considerò Theo il suo alter ego e, poiché i due fratelli vivevano per lo piùin città diverse – con l’eccezione dei due anni in cui condivisero l’appartamento parigino– comunicavano per corrispondenza: discutevano di arte, si confrontavano su problemifamigliari e si scambiavano consigli su questioni di salute e d’amore. In diciotto anni,Vincent scrisse più di seicento lettere a suo fratello, che le conservò religiosamente e la cui maggior parte venne pubblicata dopo la morte di Van Gogh. Di Theo ne rimangono solouna quarantina: le altre andarono perdute, assieme a moltissimi disegni e dipinti, durantei frequenti cambi di residenza di Vincent.

«Che belle giornate abbiamo passato insieme all’Aia; penso spesso a quella passeggiata lungola strada per Rijswijk, quando, finita la pioggia, ci fermammo a bere latte al mulino»23,Vincent ricordava con nostalgia nell’estate del 1873. Il suo apprendistato ormai eraterminato e il giovane si ritrovò a lavorare nella succursale londinese della galleria Goupil:«Qui abbiamo soltanto un magazzino e il lavoro che svolgo è molto diverso da quellodell’Aia, ma forse mi ci abituerò. Finisco la mia giornata di lavoro alle sei, così ho un belpo’ di tempo per me stesso, che trascorro piacevolmente facendo passeggiate e scrivendolettere».24 Van Gogh dimentica di parlare di un’altra attività che svolgeva nel tempo libero:il disegno. Dieci anni dopo, quando stava per diventare un artista, gli riaffiorarono iricordi: «A Londra quante volte tornando a casa alla sera da Southampton Street mifermavo a disegnare lungo il Tamigi, ma non ne sortì nulla».25 La sua lettura preferitadurante il soggiorno londinese fu L’Amour di Jules Michelet: «Per me quel libro è statouna rivelazione e un Vangelo allo stesso tempo […]. E che marito e moglie siano una cosasola, vale a dire, un tutt’uno e non due metà, sì, anche a questo credo».26 Quando VanGogh scrisse queste parole nel luglio del 1874 aveva ogni motivo di sperare che larivelazione si sarebbe realizzata.

Ma il suo amore per Ursula Loyer, la figlia della sua padrona di casa, finì in mododisastroso. A distanza di sette anni Vincent così ne scrisse: «Rinunciai alla ragazza e leisposò un altro, e io me ne andai via, lontano, ma lei restò per sempre nei miei pensieri.Fu fatale».27 Questa versione dei fatti è come minimo sospetta: Ursula era già fidanzataquando Vincent la conobbe e non fu sua la decisione di lasciare Londra: nel maggio del1875 venne trasferito a Parigi, contro la sua volontà. Van Gogh a quel punto avevarinunciato al suo Vangelo d’amore terreno e si era rivolto all’amore divino. Il suo fervorereligioso fu forse una delle ragioni per cui dovette lasciare il lavoro da Goupil a Londra,dove la Compagnia si era trasferita in spazi più grandi, passando dalla gestione di unsemplice deposito all’apertura di una galleria d’arte pubblica.

Van Gogh, uomo eccentrico e solitario, aveva difficoltà nei rapporti con la clientela e forsela sua famiglia desiderava che troncasse la “relazione” con Ursula. Vincent stesso ebbe ilsospetto che dietro il suo trasferimento ci fossero suo padre e suo zio. La sua rappresaglia fuil silenzio, un’arma a cui ricorreva molto spesso nelle situazioni conflittuali. Theo, che avevapreso il posto del fratello presso Goupil all’Aia, rimase il solo membro della famiglia con cuiVincent mantenne i contatti. I due fratelli continuarono a scambiarsi pareri su questionid’arte. Nelle lettere Vincent parlava spesso delle sue visite al Louvre e in particolare dei dipintidi Ruysdael e Rembrandt. Van Gogh era un appassionato d’arte, non un mercante, e non eraaffatto interessato alle opere che avrebbe dovuto vendere da Goupil.

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