6
Direzione: via Rossini, 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs) Cronaca di Catanzaro: piazza Serravalle, 9 - Tel. 0961.792164 - Fax 792168 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003 Domenica 10 novembre 2013 www.ilquotidianodellacalabria.it L’architetto Rotella anticipa al Quotidiano il progetto che ha sottoposto all’attenzione del sindaco Catanzaro, ecco come sarà Largo Serravalle UNA specie di quinta teatrale, portici e verde. E’Largo Serra- valle nel progetto che l’archi- tetto Rotella ha sottoposto al sindaco e anticipato al Quoti- diano. EDVIGE VITALIANO a pagina 23 Alieni SECONDO una pubblici- tà i problemi veri sono il costo dei nostri prelievi al bancomat e amenità si- mili, ma l’esistenza di vi- ta su altri pianeti è pure piuttosto intrigante. Gli esperti dicono che un pri- mo contatto avrebbe per la nostra civiltà effetti più devastanti dell’in- venzione della ruota. Ma dicono anche che è strano che, con milioni di piane- ti con condizioni idonee alla vita e dunque tante probabilità che gli alieni esistano, non si sono an- cora presentati a noi. Ma poi ti rispondi guardan- do la tv: se sono arrivati hanno captato i nostri ca- nali, e sono rimasti inebe- titi. Sombrero Manifestazione degli studenti dopo l’episodio del pugno. Indagano due Procure Serra, è rivolta contro il professore Il governatore mesi fa multato dal Garante per la vulnerabilità del sistema Attacco hacker a Scopelliti Anonymous viola il server della Regione e diffonde in Rete documenti SCOPELLITI sotto attacco de- gli hacker. “Anonymous” vio- la il server della Regione e dif- fonde in Rete documenti con- tenuti nel computer del gover- natore: accordi ancora da sot- toscrivere e relazioni impor- tanti. Scopelliti era già stato multato dal Garante della pri- vacy mesi fa per la vulnerabili- tà del server della Regione. ADRIANO MOLLO e FRANCESCO RENDE alle pagine 6 e 7 LA FAVOLA DI ROSARNO E’ RIVOLTA a Serra San Bruno contro il professore colpito con un pugno da uno studente. Ieri il docente è uscito dall’istituto scortato dalla polizia perché era in corso una manifestazione dei ragazzi. Intanto si sta cercando di fare chiarezza sulla vicenda. Si parla di una seconda zuffa con un mino- re in una settimana. Indaga- no due Procure e il docente rischia la sospensione. PIETRO COMITO a pagina 9 Cirò Marina Compra in nero una fontana ma è un bene demaniale Caso alla Totòtruffa La somma spesa 90mila euro L’esordio Koa Bosco La partita più bella è di colore FRANCESCO IANNELLO a pagina 46 La formazione del Koa Bosco ANNO 19 - N. 310 - e 1,20 L’arte lignea dei serresi di ANTONIO CAVALLARO alle pagine 15,16,17,18 e 19 AMALIA FEROLETO a pagina 11 Un imprenditore racconta «Io, solo contro la ’ndrangheta» Salvatore Settis L’intervista Settis: «La reazione dei reggini punto di partenza per una riflessione» CRISTINA VERCILLO a pagina 50 Assalto alla diligenza dopo due anni perduti di MATTEO COSENZA VOGLIONO vendere le spiagge. Per fare cassa e co- prire eventualmente prov- vedimenti utili soltanto a ri- spettare gli impegni assunti da un partito con gli elettori. Guarda caso, è lo stesso par- tito che propone di alienare i nostri arenili. Vendiamo le spiagge e così non paghia- mo l'Imu. Siamo all'assalto alla diligenza che avverrà durante l'iter che prende il via nei due rami del Parla- mento per approvare la leg- ge di stabilità. Hanno pre- sentato tremila emenda- menti. Di tutto, come ai bei tempi delle vacche grasse, quando, se avevi il rapporto con il parlamentare giusto, potevi farti anche pagare con un emendamento alla Finanziaria la bitumazione della strada sotto casa. Solo che ora le vacche non solo non sono più pingui ma se ne vedono pochissime e per di più smagrite come in un lager nazista. Si conoscerà alla fine che cosa effettivamente divente- rà questa legge di stabilità. continua a pagina 21 Gioco dal miraggio alla trappola di VINCENZO BERTOLONE* LA vita non è un colpo di fortuna. Ci sono, però, molti italiani che credono l’esatto contrario: sono i quasi due milioni di gioca- tori che ormai sono consi- derati a rischio perché molti di essi sono presi dal- la ludopatia, sindrome di tipo compulsivo che divo- ra le sostanze dei giocatori e delle relative famiglie. continua a pagina 21 San Calogero Fiaccolata per Simona Il fratello «Niente stupro» a pagina 12 PATRIZIA SICILIANI a pagina 51 9 771128 022069 31110 E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.

Vincenzo Scrivo e la scuola d'arte serrese

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Intervista di Antonio Cavallaro allo storico dell'arte Gianfrancesco Solferino, pubblicata da "Il Quotidiano della Calabria"

Citation preview

Direzione: via Rossini, 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs)Cronaca di Catanzaro: piazza Serravalle, 9 - Tel. 0961.792164 - Fax 792168 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003

Domenica 10 novembre 2013www.ilquotidianodellacalabria.it

L’architetto Rotella anticipa al Quotidiano il progetto che ha sottoposto all’attenzione del sindaco

Catanzaro, ecco come sarà Largo SerravalleUNAspecie diquintateatrale,portici e verde. E’Largo Serra-valle nel progetto che l’archi -tetto Rotella ha sottoposto alsindaco e anticipato al Quoti-diano.

EDVIGE VITALIANOa pagina 23

AlieniSECONDO una pubblici-tà i problemi veri sono ilcosto dei nostri prelievi albancomat e amenità si-mili, ma l’esistenza di vi-ta su altri pianeti è purepiuttosto intrigante. Gliesperti dicono che un pri-mo contatto avrebbe perla nostra civiltà effettipiù devastanti dell’in -venzione della ruota. Madicono anche che è stranoche, con milioni di piane-ti con condizioni idoneealla vita e dunque tanteprobabilità che gli alieniesistano, non si sono an-cora presentati a noi. Mapoi ti rispondi guardan-do la tv: se sono arrivatihanno captato i nostri ca-nali, e sono rimasti inebe-titi.

Sombrero

Manifestazione degli studenti dopo l’episodio del pugno. Indagano due Procure

Serra, è rivolta contro il professore

Il governatore mesi fa multato dal Garante per la vulnerabilità del sistema

Attacco hacker a ScopellitiAnonymous viola il server della Regione e diffonde in Rete documentiSCOPELLITI sotto attacco de-glihacker. “Anonymous”vio -la il server dellaRegione edif-fonde in Rete documenti con-tenuti nel computer del gover-natore: accordi ancora da sot-toscrivere e relazioni impor-tanti. Scopelliti era già statomultato dal Garantedella pri-vacy mesi fa per la vulnerabili-tà del server della Regione.

ADRIANO MOLLOe FRANCESCO RENDE

alle pagine 6 e 7

LA FAVOLA DI ROSARNO

E’ RIVOLTA a Serra SanBruno contro il professorecolpito con un pugno da unostudente. Ieri il docente èuscito dall’istituto scortatodalla polizia perché era incorso una manifestazionedei ragazzi. Intanto si stacercando di fare chiarezzasulla vicenda. Si parla di unaseconda zuffa con un mino-re in una settimana. Indaga-no due Procure e il docenterischia la sospensione.

PIETRO COMITOa pagina 9

Cirò MarinaCompra in nero

una fontanama è un bene

demanialeCaso alla Totòtruffa

La somma spesa90mila euro

L’esordio

Koa BoscoLa partitapiù bella

è di coloreFRANCESCO IANNELLO

a pagina 46La formazione del Koa Bosco

ANNO 19 - N. 310 - e 1,20

L’arte lignea dei serresidi ANTONIO CAVALLARO

alle pagine 15,16,17,18 e 19

AMALIA FEROLETOa pagina 11

Un imprenditore racconta

«Io, solo controla ’ndrangheta»

Salvatore Settis

L’intervista

Settis: «La reazionedei reggini punto

di partenzaper una riflessione»

CRISTINA VERCILLO a pagina 50

Assaltoalla diligenza

dopodue anniperduti

di MATTEO COSENZA

VOGLIONO vendere lespiagge. Per fare cassa e co-prire eventualmente prov-vedimenti utili soltanto a ri-spettare gli impegni assuntida un partito con gli elettori.Guarda caso, è lo stesso par-tito che propone di alienare inostri arenili. Vendiamo lespiagge e così non paghia-mo l'Imu. Siamo all'assaltoalla diligenza che avverràdurante l'iter che prende ilvia nei due rami del Parla-mento per approvare la leg-ge di stabilità. Hanno pre-sentato tremila emenda-menti. Di tutto, come ai beitempi delle vacche grasse,quando, se avevi il rapportocon il parlamentare giusto,potevi farti anche pagarecon un emendamento allaFinanziaria la bitumazionedella strada sotto casa. Soloche ora le vacche non solonon sono più pingui ma sene vedono pochissime e perdi più smagrite come in unlager nazista.

Si conoscerà alla fine checosa effettivamente divente-rà questa legge di stabilità.

continua a pagina 21

Giocodal miraggioalla trappola

di VINCENZO BERTOLONE*

LA vita non è un colpo difortuna. Ci sono, però,molti italiani che credonol’esatto contrario: sono iquasi due milioni di gioca-tori che ormai sono consi-derati a rischio perchémolti di essi sono presi dal-la ludopatia, sindrome ditipo compulsivo che divo-ra le sostanze dei giocatorie delle relative famiglie.

continua a pagina 21

San CalogeroFiaccolata

per SimonaIl fratello

«Niente stupro»a pagina 12

PATRIZIA SICILIANI a pagina 51

9 771128 022069

31110

E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.

Siamo agli inizi del1500, nel cuore dellavecchia Calabria, sulmassiccio delle Serre.Non molto distante dal

monastero cistercense di SantoStefano del Bosco vengono ri-trovate, insieme a quelle delsuccessore Lanuino, le ossa diBruno di Colonia, il magistertedesco che dopo aver fondatouna comunità di eremiti sulmassiccio di Chartreux nel Del-finato francese, e dopo aver la-sciato la pace dell’eremo per se-guire e consigliare uno dei suoiallievi che era nel frattempo di-ventato papa con il nome di Ur-bano II, si era infine rifugiatotra quei boschi in silenzio e so-litudine fondando anche lì unapiccola comunità monasticache, tuttavia, dopo la morte diBrunoera in larga partepassa-ta all’osservanza cistercense.Da quelle due comunità primi-genie era nato intanto l’ordinecertosino che proprio nel perio-do del fortunato ritrovamentoconosceva il massimo fulgore,con monasteri, talvolta moltobelli e ricchi di tesori d’arte (sipensi alla sola Certosa di Pa-via), sparsi in tutta Europa.

La scoperta della cassa con leossa dei due patriarchicertosini all’interno dellaChiesa di Santa Maria fudunque salutata conestremo fervore. Brunovenne proclamato santopochi anni dopo (1514) egrazie all’intercessionedi Papa Leone X i certosi-ni tornarono a Serra SanBruno.

Furono anni intensiquelli che seguirono. Ilmonastero di Santo Ste-fano che aveva peraltroconosciuto negli ultimianni la decadenza per viadel fenomeno delle com-mende rinacque a nuova

vita. Si realizzarono impor-tanti lavori e venne co-

struita un’imponentechiesa conventuale.A Serra arrivaronoartisti di grande fa-ma, come CosimoFanzago cui si de-ve lo straordinarioaltare barocco og-gi custodito nellaChiesa dell’Arci -confraternitaSette Dolori, einsieme a loroarrivarono ope-re da varie partid’Italia e d’Eu -ropa. Fu un’oc -casione unicaper gli artigianie le maestranzedel luogo chein tal modo pote-

Arte e CalabriaTra la fine del 1700 e i primi del 1800 a Serra San Brunosi sviluppò un’importante e rilevante scuola di scultura lignea

SERRESII MAESTRI

di ANTONIO CAVALLARO

Continua a pagina16

Polistena, laMadonna dell’Itria

E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.

16 Domenica 10 novembre 2013

UNArono sia lavorare alla stregua di grandi ar-tisti sia ammirare e studiare dal vivo operedi elevato valore artistico, possibilità noncertosemplice nécomune inun periodo incui non esisteva la fotografia e i viaggi nonerano affatto agevoli, specie se si partivadal cuore della Calabria, lontani dalle prin-cipali vie di comunicazione.

Nel 1783 però tale fermento artistico eculturale viene interrotto da quello chepuò essere considerato veramente unospartiacque all’interno della storia dellaregione: un devastante terremoto distrug-ge intere città, inghiottendo opere d’arte edevastando chiese e monasteri. Alla cata-strofe non sfuggirà la certosa calabresecheanzi verràcolpita, potremmo dire sen-za timore di esagerare, a morte.

Al terremoto segue la ricostruzione len-ta e faticosa delle città e delle chiese (diver-si monasteri invece spariranno per sem-

pre). Èin questo periodo che i serresi co-minciano a mettere a frutto le cono-scenze acquisite negli anni della co-struzione della vecchia certosa, realiz-zando opere d’arte per committenzeche arriveranno dalle parti più dispa-

rate della regione. Tra le varie espres-sioni artistiche che caratterizzeranno la

produzione della cittadina, che spa-ziano dalla lavorazione del ferrobattuto, alla pittura, ai ricami, unospazio notevole è occupato dallascultura lignea. Intorno alle bot-teghe dei “mastri”serresi nasce esi sviluppa lentamente«unaverae propria Civiltà artistica serre-

se», come osserva Gianfrancesco Solferi-no, storico dell’arte, che proprio alla scul-tura lignea in Calabria ha dedicato granparte dei suoi studi.

Ma possiamo parlare davvero di arte(con la “a”maiuscola) o si trattò più sempli-

cemente di artigianato di altaqualità? Gianfrancesco Solfe-rino non ha dubbi.

«Francamente ritengo chel’accezione del termine “arti -gianato” sia etimologicamenteimpropria per definire la pro-duzione serrese. Non siamo di-nanzi ad un fenomeno corpora-tivo che annovera abili mae-stranze, ma parliamo di una ve-ra e propria fucina di ingegni,botteghe che di generazione ingenerazione si sono tramanda-te i segreti del mestiere e il per-fezionamento delle tecniche.Ciò significa che l’eserciziodell’arte è diventato nella Cittàdi San Bruno un’atmosfera darespirare e condividere, unmunus exprimendi che ha im-

perniato nell’intimo la laboriosità del po-polo serrese, un linguaggio comune,un’esperienza quotidiana del bello, unaprassi artistica del sacro e del profano. Intutte le nostre realtà si è coltivato fruttuo-samente un artigianato florido e decoroso,un tessuto ricchissimo di maestranze mol-to spesso punteggiato da esempi impor-tanti di versatilità tecnico-esecutiva. Ma ilcaso di Serra San Bruno, come quello diRogliano o di Fuscaldo, soltanto per citarei più famosi, non può e non deve essere con-finato semplicisticamente nell’eserciziodell’ingegno manuale, va ricercatonell’acquisita dignità concettualedell’espressione artistica, che nascedall’intuizione di una pleiade di maestri e

Arte e Calabria/ L’intervistaGianfrancesco Solferino, giovane storico dell’arteche alla scultura lignea calabrese ha dedicato i suoi studi

Segue da pagina 15

«Quelladi Serrafu una verascuolad’arte»

D’IN

E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.

Domenica 10 novembre 2013 17

VERA FUCINAQuando si perse la “bellezza” nelle opere

«L’assenza di artigiani e artisti si sente nellaCalabria ricostruita dopo i terremoti più recenti»

si sostanzia in mille, articolate vene di crea-tività».

Dottor Solferino possiamo dunque so-stenere che ci troviamo di fronte a unascuola e non solo a un gruppo di artisti cheoperano nello stesso periodo?

«Assolutamente si. Quella di Serra SanBruno fu una vera e propria scuola d’artematurata nel corso dei secoli e specializzata-si non soltanto nelle arti visive tradizional-mente intese (pittura e scultura) ma anchenell’edilizia (con la formazione di architetti,carpentieri, lapicidi e fabbri) così come intutte le espressioni più forbite e colte dellearti applicate (ricamo, tessitura, ebaniste-ria, argenteria, gioielleria, produzione diarmi). Pur nel suo piccolo, la diffusione delverbo artistico serrese, divenuto capillaretra la seconda metà del XVIII secolo e il XIX,costituì all’indomani del drammatico sismadel 1783, un punto di forza per la ricostru-zione e,quindi, per la rinascita identitaria eculturale di gran parte della Calabria Ultra.Meriterebbe perciò uno studio più intensivoe accurato che chiarisca, oltre alla facondaproduzione, i punti di forza che sono alla ba-se di un linguaggio colto e quanto mai ori-ginale»

Una produzione che non rimane vinco-lata localmente…

«Testimonianze importanti della scultu-ra lignea di Serra sono attestate in tutta lanostra Regione, anche in quelle aree che im-maginiamo essere per così dire “insospetta -bili”. Ovviamente le provincie di Vibo Valen-tia e Catanzaro, soprattutto i centri delleSerre, sono depositarie di un grandissimonumero di opere, ma ne è assai ricca anchela zona ionica reggina, ossia quel territorioanticamente compreso tra la Diocesi diSquillace e quella di Gerace, cittadine per lequali i serresi furono determinanti nell'ope-ra di ricostruzione, e la stessa Piana diGioia, che ovviamente condivise le medesi-mevicende post1783. Un’'importante tran-che di opere si può ammirare in alcuni cen-tri aspromontani come Delianuova eSant’Eufemia, ma anche le provincie di Co-senza e Crotone vantano pezzi di particolaresuggestione, come nel caso di San Giovanniin Fiore e Santa Severina».

Qualcuno parlando dell’arte in Cala-bria sostiene che non sia mai esistita unaproduzione originale ma che spesso sitratti della riproposizione, talvolta ma-nieristica, di modelli ideati altrove. Serraebberapportimolto stretticonNapoli,unpo’ perché era pur sempre la capitale delRegno, unpo’per viadella presenzaa Na-poli dell’importante certosa di San Marti-no cui il monastero serrese rimane sindalla ricostruzione cinquecentesca forte-mente legato. E a Napoli sembra guarda-re fortementela produzioneartistica ser-rese. Le statue serresi sono così simili,sia nelle forme che nella decorazione aquelle napoletane…

«Napoli rimane senz’ombra di dubbio il ri-ferimento del linguaggio artistico serrese:le opere importate dalla Capitale del Regnogodevano di grande prestigio presso lacommittenza del tempo, e non soltanto per-chè aggiornate alle mode o alle correnti cul-turali coeve. Esse rispondevano a quei cano-ni di bellezza, di perfezione e, soprattutto,di ortodossia figurativa avvertiti comeprimaria requisito nella rappresenta-zione artistica, specie se riferita alle ope-re sacre. Anche Serra guarda a questorepertorio multiforme e in continuaevoluzione, grazie ai viaggi che alcunidei suoi interpreti più bravi intraprese-ro per studiare e approfondire le tecni-

che espressive. Siamo, però, ben lungi dalplagio, anzi: le iconografie vengono mutua-te con estrema libertà e riproposte assecon-dando esigenze rappresentative personali,piacevolmente strutturate su riflessioniche in taluni casi sono apertamente incontrotendenza con i maestri napoletani.Allo stesso modo da questo dato è possibiledesumere una spiccata capacità criticanell’osservazione dei prototipi d’oltre re-gione, mista a una lettura attenta delle te-stimonianze reperibili in loco. La sintesiattuata in primis dal caposcuola, lo scul-tore Vincenzo Scrivo, è indubbiamente ilcaso più rappresentativo».

Vincenzo Scrivo è lo scultore serre-se più noto, ci dica qualcosa di lui

«Vincenzo Scrivo non è soltanto ilcaposcuola della scultura lignea ser-rese, piuttosto lo definirei come ilcodificatore unico. La sua perso-nalità valica il ruolo di capofila:egli concepisce e sintetizza l’ori -ginalità della scultura serrese,se ne fa promotore e la sostan-zia con la felicissima novitàdelle sue intuizioni. Moltopoco si conosce della suavita, giacché le date dinascita e di morte ri-mangono strana-mente confuse conquelle dei suoi omoni-mi, né dallo spoglio deidocumenti sono emer-si ad oggi ulteriori ac-cenni alla sua vita. La pro-duzione è documentabiletra gli anni Novanta delSettecento e il primo decen-nio dell’Ottocento, ma fintroppe sono le opere rin-tracciate e ancora da studia-re che potrebbero in qualchemodo dilatare i limiti crono-logici di cui oggi disponia-mo.

Laricerca, diper ségravo-sa vista la scarsità dei docu-menti, è resa ancor più dif-ficile dallo stato conserva-tivo delle opere,molte dellequali si presentano total-mente ridipinte o interpo-late al punto tale da non es-sere più leggibili. Scrivoquasi sempre firmava isuoi lavori, e lo faceva condue peculiarità: usavaspesso la sua calligrafia

GEGNI

Continua a pagina 18

Pagina a sinistra: Pazzano,L’Assunta; di lato Caulonia,Sant’Ilarione

Le varie “botteghe”da generazioni

si sono tramandatei segreti del mestiere

E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.

18 Domenica 10 novembre 2013

QUEIMAL

in corsivo,per cui i ca-

ratteri im-piegati nelle

epigrafi dellepredelle sonogli stessi ado-perati nelle fir-me degli attinotarili; e so-prattutto sifregiava fiera-mente del nome

della sua città,“Vincentius Scri-

vo civitatis Ser-rae”, che non è da in-

tendersi come un ba-nale complemento di

provenienza ma l’es -senza stessa della sua

appartenenza alla comu-nità serrese».Viene difficile credere

che uno scultore così raffi-nato e origina-le non sia inqualche misura

una sorta di“outsider”, viene

anche lui dalle filedei “mastri” serre -

si?«Sono molte le ipo-

tesi formulate sulla suaformazione, certamente avvenuta nel-la bottega di famiglia tenuta dallo zioAntonio, valente scultore, ma ancoracristallizzato nella ripetizione di formu-le piuttosto conosciute. E’ suo il celebreCrocifisso della Chiesa madre di Serra,giustamente posto in relazione con i mo-delli scultorei e pittorici contemporaneiper via dello spasimo intenso nel quale èrapita la rappresentazione del Cristoagonizzante. In Vincenzo ci sono i segnidella formazione e, quindi, della condivi-sione del mestiere dello zio, da ricercarsisoprattutto in alcune statue che sono datempo oggetto del nostro studio e che an-drebbero restituite coerentemente ad An-tonio. Certo in quegli anni bisogna regi-strare la presenza di artisti coevi che Vin-cenzo potrebbe aver conosciuto, o con iquali avrebbe del tutto collaborato: pensoa Tommaso Mancini, inge-gnere napoletano e abilescultore, il quale risulta at-tivo in Calabria tra il 1754 eil 1774, autore tra l’altrodel coro ligneo dei Dome-nicani a Soriano e della

monumentale statuadella Madonna delle

Grazie di Pizzoni.Quest’opera, che reca ancora

leggibile la data 1755 nono-stante sia stata sfigurata da

una pesante ridipintura, èuno dei principali mo-

delli di riferimento ico-nografico adoperatonon soltanto da Vin-cenzo Scrivo ma an-che da un altrogrande interpretecalabrese suo coeta-neo, Domenico DeLorenzo, versatilee facondissimoscultore di Tro-pea, che ebbe bot-

tega nel casale di

Garopoli. La scenografica concezione del-la figura, serratamente avvitata nel fittonodo di panneggi dal quale fuoriesconoin torsione verso l’esterno il busto dellaVergine e la tenera anatomia del Bambi-no, quasi in bilico sul braccio materno, èstata di certo oggetto di studio e di inter-pretazione critica in alcuni manufatti del-la produzione matura di Vincenzo (Ma-donna delle Graziedi Francavilla Angito-la, Madonna del Carmine di Cinquefron-di, Madonna di Valleverde di Grotteria), alpunto tale da non farci escludere la cono-scenza, se non del tutto la frequentazione,del giovane artista serrese presso la botte-ga di Mancini durante la sua permanenzaerratica in Calabria».

Che rapporti ebbe con Napoli e gli ar-tisti napoletani?

«Che Vincenzo sia stato a Napoli non èdato saperlo: nessuna fonte ne parla. Inrealtà è la sua produzione a darne in qual-che modo riprova. Se, infatti, il ricchissi-mo patrimonio conservato nelle chiesedel circondario serrese, soprattutto pri-ma del sisma del 1783, favorì la possibilitàdi uno studio attento delle opere ultrare-

gionali (basti pensare ai teso-ri conservati nella Certosa diSerra o nella Basilica di SanDomenico a Soriano), ciò nonsembra però bastevole a giu-stificare quell’aspetto inno-vativo e al tempo stesso in con-trotendenza della sua produ-zione matura che guarda aimaestri coevi ma se ne distac-

ca prontamente in virtù di un ritorno aformule coerentemente barocche. Mispiego: nel 1782 il più celebre degli scul-tori sanmartiniani, Giuseppe Picano, in-tagliò per Bivongi la statua dell’Immaco -lata Concezione, un portento della poeticarocaille napoletana. La Vergine fluttuaeterea raccolta nella massa spumeggian-te dei panneggi: non ha incipienza di mo-vimento né tantomeno la spettacolarepoesia di linee morbidamente spezzate faallusione ad una ricercata naturalezza.Scrivo vide quest’opera a Bivongi qualchetempo più tardi, allorquando gli fu com-missionata la statuadelSan Giuseppe,danoi restituita al suo catalogo insieme aquella eponima della non lontana Camini.Il maestro serrese studiò il manufatto diPicano, lo spogliò dell’enfasi che lo rende-va coerentemente in linea con la compas-

sata monumentalità del set-tecento napoletano, e ribal-tandone specularmentel’impostazione concepì lasua Immacolata per la Chie-sa di Sant’Atenogene a Tri-tanti (Maropati): la statua,firmata e datata al 1792, èoggi ricoperta da più stratidi colore, l’ultimo dei quali

offende la sua spettacolare bellezza. No-nostante ciò, il manufatto evidenzia consufficiente chiarezza i termini della poeti-ca scriviana: l’anatomia è nuovamenteprotagonista della scultura, velata manon dissimulata dalle masse dei panneg-gi che Scrivo fa aderire alle masse corpo-ree tornendole. E mentre coltiva la bellez-za di posture dinamiche, espanse nel tem-po e nello spazio, indugia con calligrafi-smo e somma pietà sul volto della Vergi-ne, rapito dalla soavità dell’estasi divinaeppur connotato dalla pudica bellezza diuna fanciulla. Dismessa, dunque, la poe-tica della sublime magniloquenza san-martiniana, il Maestro serrese riporta lasua scultura su modelli popolari, accon-discendenti, benevoli, in grado di “restau -

Segue da pagina 17

Molte delle opererisultano oggi

deturpate

Altro scultorenoto all’epocafu De Lorenzo

Arte e CalabriaVincenzo Scrivocaposcuoladella sculturalignea serrese

E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.

Domenica 10 novembre 2013 19

rare” una comunicazione emotiva con ifedeli. Sono gli anni drammaticamentesegnati dalle miserie del terremoto del1783, la pagina più buia e dolorosa del-la storia della Calabria moderna: Scri-vo, testimone della furia impietosa del-la terra, soccorre l’indigenza morale espirituale delle popolazioni realizzan-do simulacri nei quali ritrovare il sensodell’accoglienza e del perdono, della mi-sericordia e della riconciliazione».

C’è una statua di Scrivo alla quale èparticolarmente legato?

«E’ difficile scegliere. Una delle piùbelle è senza dubbio la Madonnadell’Itria a Polistena, commissionatadalla Congrega della Santissima Trini-tànel 1797, che raffigura il celebrerac-conto del trasporto dell’icona miracolo-sa dell'Odegitria da Costantinopoliall’Italia durante la Lotta iconoclasta.La Vergine con il Bambino in bracciosiede sulla grande cassa trasportata inspalla da due calogeri basiliani: essanon grava materialmente sullo sforzodei portatori ma levita delicatamente,quasi come se stesse per planare, men-tre i monaci al di sotto, sbigottiti dallavisione, si fermano a con-templarla. Scrivo imma-gina i due personagginon soltanto come tela-moni funzionali allastruttura di questa spet-tacolare macchina pro-cessionale: essi sono par-te integrante della scena,accovacciati sulla basenel gesto istantaneo di depositare lacassa, con le espressioni cangianti e so-praffatte dalla materializzazione tridi-mensionale della Madonna sulle lorospalle. L’arte torna ad essere tranche devie, trasposizione flagrante della realtàstorica che attraverso la rappresenta-zione scultorea si fa attualità, visionesenza tempo.

C’è poi la statua dell’Arcangelo sanMichele che Scrivo scolpì nel 1804 percommittenza dell’universitas di Cin-quefrondi che sembra piovere comeuna saetta dal cielo. Su una sola gamba,la scultura del Principe mantiene per-fettamente in equilibrio ladisposizionepiroettante del suo corpo mentre con ilpiede atterra e soffoca materialmenteLucifero proprio all’altezza dello ster-no, quasi fino a volerne impedire il re-spiro. La spada nella ma-no di San Michele è anco-ra sguainata, segno chela lotta contro il male è de-stinata a continuare: ep-pure l’Arcangelo appareimperturbabile e mira be-nevolo i fedeli rassicu-randoli col suo patroci-nio.

Si potrebbe parlare a lungo dell’As -sunta di Pazzano, monumentale e leg-giadra al tempo stesso, con quel curiosoangelo che inarcandosi ai suoi piedisembra potenziare il moto ascensionaledal basso, o del Santissimo Salvatore,anch'esso conservato nella Chiesa ma-dre del piccolo centro del Consolino,operache mantiene inalterata labellez-za teologica del Pantokrator bizantinotridimensionalmente proiettato nel-l'immagine lignea. Nel Sant’IlarioneAbate, una delle ultime statue del Mae-stro scolpita per la Chiesa protopapaledi Caulonia, il rigore dei digiuni e delleprivazioni dell’Esicasta palestinese sitrasforma in una scheletrica quantorealistica narrazione del corpo del San-

to, privato e sofferente. La pelle scorrelivida sui tendini lasciando a vista fi-nanche le vene, ancora turgide di vita,mentre leginocchia sono gonfie e spro-porzionate per via delle lunghe ore tra-scorse flesse in contemplazione».

Ascoltandola non ho potuto non os-servare la sua insistenza sui restaurimaldestri

«Gran parte delle opere lignee ap-paiono oggi deturpate da improbi re-stauri, ridipinture che molto spesso na-scondono la primigenia bellezza delmanufatto e ne ottundono l’aspetto. Al-cuni simulacri attendono urgentemen-te interventi qualificati di restauro, enon soltanto sotto il profilo prettamen-te “esteriore”: la straordinaria Madon-na del’Itria di Polistena, gravementedanneggiata dall’incendio che nel 1988distrusse la Chiesa della Trinità, fu ri-toccata devotamente dal pittore cittadi-no Pesa, il quale non poté materialmen-te arrestare il degrado delle parti ligneeammalorate dal fuoco e dalle alte tem-perature, né utilizzare le più sofisticatetecniche attualmente in uso nel restau-ro scientifico per contenere i gravissi-

mi danni cagionati allapellicola pittorica. Perquesto spettacolare capo-lavoro, oggi in gravissimecondizioni, così come perle altre opere che fannodella nostra Regione unoscrigno privilegiato dellastatuaria lignea sacra, in-vochiamo l’attenzione e la

cura in primis dei sacerdoti, responsa-bili della loro manutenzione, e quindidei fedeli che ne sono fruitori: soltantocosì potremo contare su una responsa-bilizzazione consapevole del valore uni-co che questi manufatti intrinsecamen-te posseggono, sia sul piano artisticoche su quello prettamente devoziona-le».

Accanto a Vincenzo Scrivo però nonsi possono però non ricordare gli altrigrandi maestri serresi, dalla famigliadei Pisani (cui dedicheremo uno specia-le approfondimento) a Michele Amato,a Pietro Grenci ai Barillari e a molti al-tri, spesso minori, che tuttavia hannocontribuito a rendere più bella e ricca lanostra regione. Secondo quanto si tra-manda, la straordinaria bravura non fusufficiente agarantire aVincenzo Scri-

vo una vita serena. Loscultore morì infatti suuna nave diretta in Ameri-ca dove era stato costrettoa emigrare. Qualche de-cennio dopo, di tutto quel-lo straordinario fervoreartistico a Serra San Bru-no non rimase quasi piùnulla. Le botteghe chiuse-

ro e i “mastri” a poco a poco sparirono.Scrive Alvaro in “Un treno nel Sud”(1958): «Gli artigiani di Serra San Bru-no hanno chiuso bottega e hanno emi-grato». L’assenza degli artigiani e degliartisti si sente nella Calabria ricostrui-ta dopo i terremoti più recenti, cioè daquarant’anni a questa parte. Si sentenella monotona urbanistica colonialeche mortifica il paeseal confronto dellasua natura varia e ricca e fantastica.Èche dove non esiste società né possibi-lità di progresso sociale se non per cau-se esterne, non esiste arte, cioè non esi-ste il conforto, la gioia, l’ornamento del-la vita.

Antonio Cavallaro©RIPRODUZIONE RISERVATA

Sopra lo storico dell’arte Gianfrancesco Solferino;sotto Pazzano, Santissimo Salvatore. Pagina asinistra Grotteria, Madonna di Valleverde

R E S TA U R IDESTRI

Corrado Alvaro in “Un treno nel Sud” del ’58racconta di come gli artigiani serresi dovettero emigrare

Alcuni simulacriattendonointerventi

L’arte ligneapunto di forzadopo il sisma

E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.