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1 Numero 57 Giugno 2013 Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia UNUCI TOSCANA Periodico quadrimestrale della Circoscrizione Regionale “Toscana U.N.U.C.I.” - Piazza San Pancrazio 2 - 50123 Firenze - Tel. 055 212923 - Registrato al Tribunale di Firenze il 10/03/94 N° 4369 - Editore: UNUCI Firenze - Direttore: Gen. D. Calogero Cirneco - Direttore responsabile: Marcello Sladojevich - Direttore di redazione: Ten. Antonio Fredianelli - In redazione: S. Ten. Renato Maccanti, Gabriele Fredianelli - Direttore Amministrativo: Ten. Florindo Agostini - Stampa: Grafiche Cappelli - Sesto Fiorentino (Fi) - Poste Italiane SpA Spedizione in abbonamento postale - 70% DCB Firenze. Visita al 66° Rgt. Fanteria “Trieste” GIURAMENTO IN PIAZZA SIGNORIA Le Associazioni combattentistiche e d’arma Brigantaggio post-unitario Storia degli arditi Il Parco della Rimembranza

Visita al 66° Rgt. Fanteria “Trieste” Le associazioni …firenze.unuci.org/files/N-57.pdf · 2020. 10. 13. · di addestramento. Il pranzo si è svolto presso la mensa del Re-parto

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Numero 57 Giugno 2013Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia

UNUCI TOSCANA

Periodico quadrimestrale della Circoscrizione Regionale “Toscana U.N.U.C.I.” - Piazza San Pancrazio 2 - 50123 Firenze - Tel. 055 212923 - Registrato al Tribunale di Firenze il 10/03/94 N° 4369 - Editore: UNUCI Firenze - Direttore: Gen. D. Calogero Cirneco - Direttore responsabile: Marcello Sladojevich - Direttore di redazione: Ten. Antonio Fredianelli - In redazione: S. Ten. Renato Maccanti, Gabriele Fredianelli - Direttore Amministrativo: Ten. Florindo Agostini - Stampa: Grafiche Cappelli - Sesto Fiorentino (Fi) - Poste Italiane SpA Spedizione in abbonamento postale - 70% DCB Firenze.

Visita al66° Rgt. Fanteria “Trieste”

GiuRamenTo in Piazza SiGnoRia

Le associazionicombattentistiche e d’arma

Brigantaggio post-unitario

Storia degli arditi

il Parco della Rimembranza

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Per ricordare chi siamo, cosa facciamo e perché lo facciamo

Il Colonnello Giancarlo GiulioMartini, che ci legge da Monte-libretti, ci ha fatto pervenire una interessante lettera (che più sotto pubblichiamo integralmente) in cui, insieme a molti complimenti per questa rivista, si intrattiene sulla funzione morale della Comunica-zione così come dovrebbe scaturire dalle Associazioni quali la Nostra.

Il Colonnello Martini, dopo aver osservato che la parola Comu-nicazione deriva dal latino “Cum Munus” cioè “come un dono” (e che pertanto la Comunicazione va intesa come un dono all’umani-tà), osserva:

Di gradevole aspetto e, come un buon biglietto da visita, ben allestita la vostra pubblicazione offre al lettore, anche il più scrupo-loso e attento, un servizio meritevole di attenzione. Senz’altro degna di occupare un posto di primo piano tra i periodici non solamente di estrazione militare ma di qualsiasi entità, vi confesso – in qualità di giornalista – di averla trovata veramente gradevole e, perché no?, simpatica. […] Un compendio che non forza la mano a nessuno e come un perfetto Nobil Uomo entra nelle case in punta di piede per informare e, quindi, attendere pazientemente i propri lettori. Per spiegare e ricordare chi siamo, cosa facciamo e perché lo facciamo.

Grazie Colonnello Martini per le Sue parole le quali, se non sono solo un cortese complimento, ci confortano di essere sulla buona strada verso quegli obbiettivi morali che tutti condividiamo all’inter-no del nostro Sodalizio.

Convegno: L’Europa verso la resa dei conti. Dal Congresso di Berli-no a Serajevo

Giovedì 24 gennaio 2013 nell’aula magna del Dipartimen-to di Medicina Legale Militare di Firenze, a cura dell’U-nione Nazionale Ufficiale in Congedo d’Italia sezione di Firenze, si è svolto il convegno “L’Europa verso la resa dei con-ti. Dal Congresso di Berlino a Serajevo”.

Il convegno, presieduto dal Gen.D.(r.) Calogero Cirneco, ha avuto quali relatori il Vice que-store (quiesc.) Michele Petrolo, il Professore Massimo De Leo-nardis, l’Ammiraglio (r.) Pierpa-olo Ramoino, l’Ammiraglio di Sq. (r.) Ferdinando Sanfelice di Monteforte e quale correlatore il Professore Luigi Lotti emerito dell’Università di Firenze.

Il convegno ha avuto una no-tevole presenza di invitati e la par-tecipazione di Allievi della Squo-la Militare Aeronautica “Giulio Duhet” e della Scuola Allievi Marescialli dei Carabinieri.

LETTERE ALLA REDAZIONE

“una bella divisa degli anni 30” entra al museo nazionale della Fanteria.

Nel numero scorso di Unuci Toscana avevamo pubblicato un breve articolo dal titolo “Una bella divisa degli anni ‘30” con un appello del Signor Alberto Lo Tufo il quale offriva l’uniforme di Ufficiale del padre a un museo che fosse disposto a conservarla degnamente. Ora dal Signor Lo Tufo abbiamo ricevuto una cor-tese lettera che ci comunica:

Desidero con grande piacere informare che giusto grazie a quell’articolo e all’appello in esso rivolto, attraverso il contatto con alcuni amici romani, il Museo Nazionale della Fanteria di Roma si è dichiarato disposto ad accogliere la divisa di mio padre che proprio a Roma nacque e visse l’adolescenza. Sono veramente felice di questa soluzione e altrettanto felice è mia madre: non potevamo sperare di più. Sono così a porgere i suoi ed i miei sinceri e sentiti ringraziamenti.

Anche noi signor Lo Tufo siamo felici insieme a Lei e alla Sua Gentile mamma: per aver aiutato Lei in una azione edifican-te e per aver aiutato il glorioso Museo Nazionale della Fanteria di Roma a dotarsi di un prezioso cimelio.

Ten. antonio Fredianelli

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Lo avevano intitolato il “Radu-no degli Irriducibili”, program-mato dal 23 al 26 maggio 2013 in quel di Montecatini, quasi a

voler presagire le peripezie che avrebbero dovuto affrontare per

via delle pessime condizioni meteo che sarebbero state presenti in zona al

loro arrivo. Peccato! Perché sarebbe stato un bel raduno nono-stante l’età, e i conseguenti acciacchi, degli ex allievi (ultraottan-tenni) partecipanti. Non sono, comunque, mancati i momenti di profonda commozione come nel corso della S. Messa, in suffragio dei colleghi defunti, celebrata da don Alessandro Capanni, oggi Parroco di S. Antonio in Montecatini, ma… ieri… Allievo del 18° Corso dell’Accademia Militare di Modena. E anche momenti di riflessione nell’ammirare la magnifica fontana de “La rana e l’ai-rone” del Romanelli, nel parco delle Terme del Tettuccio, di fronte alla ex mescita della Sorgente Regina. E non è mancato neanche il motivo per qualche sonora risata, come dopo aver voluto intona-re il “pompa-pompa” nell’interno della storica struttura, sotto il chioschetto dell’orchestra, con l’accompagnamento della pianista del complessino delle Terme. Peccato che il vento e la pioggia non abbiano consentito di godere appieno la gita a Montecatini Alto, in teleferica, e l’escursione a Collodi, con la visita al parco di Pi-nocchio ed al giardino Garzoni.

Nel complesso, comunque, i radunisti son rimasti più che sod-disfatti sia per “l’aria” di fraterna amicizia respirata, sia per i pia-cevoli ricordi rievocati. Un’immersione nel mondo del passato… in apnea… per non turbare la magica cavalcata del pensiero, per non attutire l’eco di un grido urlato col cuore e giunto “forte e chiaro” nel cuore: «Una Acies!!», «Settimo!!!».

Gen. antonio Tamborrino

Il giorno 21 marzo si è svolta una visita addestrativa al 66° Reggimento Fanteria “Trieste” di stanza a Forlì. Partito da Firenze alle ore 7.30, il pulman, che aveva a bordo una nutri-ta comitiva, è arrivato a Forlì alle ore 10. Alla deposizione di una corona al monumento ai Caduti, è seguito il briefing del Comandante del Reggimento, poi la Mostra di armi e mezzi in dotazione al Reparto e infine la dimostrazione delle attività di addestramento. Il pranzo si è svolto presso la mensa del Re-parto e il pomeriggio è stato dedicato alla visita della mostra 900: arte e vita in Italia fra le due guerre. Il gruppo è infine ripartito alle ore 16,30 per il previsto rientro a Firenze.

Il 66° RGT Fanteria “Trieste” (Motto araldico: Osando vin-co), unico reggimento di fanteria aeromobile, si compone di un comando di reggimento, una compagnia di supporto logistico ed un battaglione aeromobile, pedina operativa dell’unità. Ali-mentato con personale volontario, il reggimento è di stanza a Forlì. La Bandiera di Guerra è decorata di un Ordine Militare d’Italia, una Medaglia d’Oro al Valor Militare ed una Medaglia di Bronzo al Valore dell’Esercito. La festa del reggimento cade il 22 aprile, anniversario della battaglia di Takrouna (1943).

Gen.B. Franco Rossi

GITA ADDESTRATIVA A FORLI’AL66° RGT FANTERIA “TRIESTE”

GLI “IRRIDuCIBILI” DEL7° CORSO A MONTECATINI

La pagina del

dell’Accademia

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Giovedì 11 Aprile, 35 allievi (di cui 7 ragazze) del corso “Ghibli” della Scuola Militare Aeronautica “Giulio Douhet” di Firenze hanno giurato in piazza della Signoria.

Gli studenti, 18 del liceo classico e 17 del liceo scientifico, pro-vengono da tutta Italia e sono i vincitori di un impegnativo concor-so pubblico svoltosi nel 2012. I giovani con questo solenne giura-mento hanno assunto l’impegno concreto ed inscindibile di fedeltà alla Patria ed alle Istituzioni.

Alla cerimonia di giuramento e battesimo degli allievi della “Douhet” hanno preso parte, tra gli altri, il Prefetto di Firenze, Luigi Varrata, il Sindaco Matteo Renzi, il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Gen.S.A. Pasquale Preziosa, il Vice Comandante delle Scuole dell’Aeronautica Gen.D.A. Vitantonio Cormio, Auto-rità civili, militari, le Associazioni Combattentistiche e d’Arma, fra cui Unuci Firenze con la Bandiera di Sezione, e numerosi cittadini. E’ intervenuto anche il Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola.

Il Generale Preziosa, durante il suo intervento, si è rivolto agli allievi affermando: «Siete in un momento formativo molto importan-te: questa scuola tenterà di darvi il metodo per il vostro futuro, avrete a disposizione i migliori formatori in termini di insegnanti della scuola pubblica e di militari per le attività proprie».

Il Ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, a sua volta, ha dichiarato: «Le scuole militari hanno un’ambizione. E non è quella di formare bravi militari. Ma brave Donne e Uomini, bravi cittadini che sappiano fare propri i valori che contano, quelli che alla Douhet assimilerete.[..]. Abbiamo bisogno di un nuovo Rinascimento. L’I-talia e gli italiani lo meritano e lo chiedono. Abbiamo bisogno di voi, siete il nuovo che avanza. Fateci sognare!».

Anche il Comandante della Scuola, Colonnello Claudio Icar-di, si è rivolto direttamente ai suoi allievi, dicendo: «A voi allievi vengono offerte sempre maggiori attività formative per accrescere le vostre capacità di analisi e critica ed acquisire competenze per le sfide che dovrete affrontare. L’alto numero di domande di iscrizione e la straordinaria adesione agli open day, con oltre 1.500 presenze, testimoniano la rilevanza che la Scuola ha assunto nel panorama nazionale».

La scuola Douhet è la realtà formativa dell’Aeronautica Mili-tare sviluppata in seno all’Istituto di Scienze Militari Aeronautiche (ex Scuola di Guerra Aerea) con l’obiettivo di formare cittadini con una valida preparazione culturale e sociale ed uno spiccato senso civico in aderenza ai programmi ministeriali previsti per il triennio conclusivo del Liceo Classico e Scientifico. L’impegno del corpo docente e del personale militare è quello di stimolare valori quali la solidarietà, lo spirito di gruppo e la sana competizione anche attra-verso attività sportive ed istruzione a carattere aeronautico, attività di volo inclusa.

GIuRAMENTO IN PIAZZA SIGNORIA DEGLI ALLIEVI DELLA SCuOLA “G. DOuHET”

CELEBRATO IL PRECETTO PASQuALE MILITARE

Il 26 marzo alle ore 11, nella Basilica della SS. Annunziata, si è celebrato il Precetto Pasquale militare.

Nella bellissima chiesa, uno dei più bei monumenti del Ri-nascimento fiorentino, alla presenza di tutte le Autorità Mili-tari e delle Associazioni combattentistiche e d’Arma – tra cui Unuci Firenze – con i Labari e le Bandiere, il cardinale Piova-nelli ha officiato il rito solenne.

GIORNATADEL DECORATO

Il giorno 24 maggio, in occasione della Giornata del Deco-rato, la Sezione fiorentina dell’Istituto del Nastro Azzurro ha fatto celebrare una S.Messa in suffragio di tutti i Fioren-tini caduti e decorati al Valor Militare. Erano presenti, con i Labari e le Bandiere, rappresentanze di tutte le Associazioni combattentistiche e d’arma fra cui anche quella di Unuci Firenze.

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La presenza costante del Medagliere del Nastro Azzurro e dei labari delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma è significativa di una continuità fondamentale di tradizioni, valori e storia senza la quale le attuali generazioni di uomini e donne in armi sarebbero orfane di una componente importante della loro identità.

La testimonianza che ci viene data dalla loro fiera partecipazione ai vari eventi, quando alzano con tenace entusiasmo i propri vessilli, è sinceramente un motivo di piacevole soddisfazione per noi più giova-ni che li guardiamo sfilare.

E’ un filo conduttore che ci lega indissolubil-mente agli stessi valori e soprattutto allo stesso vincolo di onore e fe-deltà alla Bandiera. E dico questo perché con estrema commozione ho visto qualche signore dai capelli bianchi che sotto al proprio labaro, duran-

te il passaggio della Bandiera e sulle note dell’Inno nazionale, sen-za nascondere la propria emozione, si lasciava accarezzare il viso da qualche lacrima che scendeva giù…

Un militare piange? Non è esatto dire questo!!! Un militare si emoziona! E se non ci emozionasse vedere la nostra Bandiera o udire il nostro inno probabilmente non avremmo mai messo quelle stellette sulle nostre divise e non avremmo mai fatto questa scelta di vita!

E l’emozione si manifesta in vari modi, in chi con una lacrima, in chi col batticuore, in chi con un sorriso…. Ebbene, cari Signori delle Associazioni, in tutta onestà devo dire che la vostra vicinanza è stata per me personalmente, e credo per molti altri giovani come me, fonte di ispirazione, riflessione e soddisfazione perché è dal passato che ci viene l’Esempio!

Voi siete quelli che avete scritto la nostra “carta d’identità”, voi siete quelli per cui, se noi ci giriamo a guardare indietro, non trovia-mo il vuoto ma troviamo il vostro servizio per il Paese, voi siete quelli che nonostante gli anni e qualche ruga condividete con noi la stessa forte emozione devozionale nei confronti delle stesse Istituzioni, dello Stato e della Bandiera.

Signori delle Associazioni, sono stato quasi sempre lo speaker del-le cerimonie ufficiali a Firenze, e più recentemente di quella in Piazza della Signoria a Firenze in occasione del giuramento del corso Ghibli della Scuola Douhet… vi avevo alla mia destra…. Vi osservavo! Ag-grappati fermi e tenaci ai vostri vessilli e con l’Italia nel cuore.

Voi date una grande testimonianza alla coscienza, all’animo e alla motivazione di un giovane Ufficiale che in voi ha visto la meraviglia di

un valore che non conosce né spazio né tempo: la Fedeltà.E credo che questo possano dirlo tanti altri giovani in armi che vi

guardano sfilare.Quando fui chiamato a scrivere qualche considerazione per il

giornale dell’Unuci non mi sono state date linee “editoriali”, o temi su cui soffermarmi in maniera particolare.

“Cum constictio cordis” e in piena libertà di coscienza ho ritenuto pertanto di indirizzare queste mie brevi righe proprio a voi cari Si-gnori! Testimoni del nostro passato e responsabili del nostro futuro!

Unito a voi negli stessi valori, vi ringrazio perché li dimostrate soprattutto davanti a noi più giovani e perciò vi giunga caloroso il mio più sentito e affettuoso saluto.

Giunga soprattutto il mio deferente saluto ai labari, innalzati sempre alti e fieri.

“Fortior ex adversis resurgo”

LE ASSOCIAZIONI COMBATTENTISTICHE E D’ARMA

STORIA MILITARE E ...DINTORNI

13° CICLO DI INCONTRI A CURA DI

UNIONE NAZIONALE UFFICIALI IN CONGEDO D’ITALIA

CIRCOLO UNIFICATO DELL’ESERCITO Complesso Alloggiativo San Jacopo a Ripoli

FIRENZE - Via della Scala, 68

Invitano la S.V. al ciclo di incontri su

PIRATERIA E GUERRA DI CORSA NEL MEDITERRANEO

che si terrà nel periodo marzo-maggio 2013

Nella Sala Polifunzionale del Complesso Alloggiativo

del Circolo Unificato dell’Esercito secondo il calendario-programma

a fronte indicato

Gli incontri avranno inizio alle ore 17.30

In 1^ pagina “Espugnazione di Bona, XVII sec.”

di Jacopo Chimenti da Empoli (Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri — Pisa)

— Ingresso libero con possibilità di parcheggio —

Il Presidente della Sezione UNUCI di Firenze Gen. D. (ris) Calogero CIRNECO

e Il Comandante Militare Esercito “Toscana”

Gen. B. Giuseppe ADAMI

CALENDARIO PROGRAMMA

Mercoledì 20 marzo

- La pirateria nel Mediterraneo in epoca classica

Professor Ugo BARLOZZETTI

Mercoledì 27 marzo

- Le Repubbliche Marinare: pirateria e guerra di corsa

Generale Alfonso VESCI

Mercoledì 10 aprile

- Il Sovrano Militare Ordine di Malta nel contrasto alla Pirateria Professor Giovanni CIPRIANI

Mercoledì 17 aprile

- L’Ordine di Santo Stefano del Granducato di Toscana

Ammiraglio Pier Paolo RAMOINO

Mercoledì 8 maggio

- La difesa costiera negli Stati Preunitari

Generale Calogero CIRNECO

Mercoledì 15 maggio

- I “moderni” Uscocchi di D’Annunzio

Tenente Antonio FREDIANELLI

Galea Maltese

Dioniso e Sileno combattono contro i pirati (Mosaico III sec. D.C.)

Vittoria corsara

Torre Gregoriana vicino Terracina (Stato Pontificio)

Si è concluso il 15 maggio, presso la Sala Polifunzionale del Circolo Unificato di Pre-sidio, in via della Scala 68, che ne aveva ospitato tutti i precedenti appuntamenti, il 13° ciclo di conferenze storiche che aveva per tema Pirateria e guerra di corsa nel Mediter-raneo. Come sempre, il pubblico ha accolto anche questo ciclo storico con un interesse che è ormai consuetudine.

Ten. Daniele DianaAddetto Stampa e Uff.le Pubblica Informazione e Comunicazione Scuola

Militare Aeronautica “Giulio Douhet” - Firenze

CONCLuSO IL 13° CICLO DI CONFERENZE STORICHESTORIA MILITARE E ...DINTORNI

13° CICLO DI INCONTRI A CURA DI

UNIONE NAZIONALE UFFICIALI IN CONGEDO D’ITALIA

CIRCOLO UNIFICATO DELL’ESERCITO Complesso Alloggiativo San Jacopo a Ripoli

FIRENZE - Via della Scala, 68

Invitano la S.V. al ciclo di incontri su

PIRATERIA E GUERRA DI CORSA NEL MEDITERRANEO

che si terrà nel periodo marzo-maggio 2013

Nella Sala Polifunzionale del Complesso Alloggiativo

del Circolo Unificato dell’Esercito secondo il calendario-programma

a fronte indicato

Gli incontri avranno inizio alle ore 17.30

In 1^ pagina “Espugnazione di Bona, XVII sec.”

di Jacopo Chimenti da Empoli (Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri — Pisa)

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Il Presidente della Sezione UNUCI di Firenze Gen. D. (ris) Calogero CIRNECO

e Il Comandante Militare Esercito “Toscana”

Gen. B. Giuseppe ADAMI

CALENDARIO PROGRAMMA

Mercoledì 20 marzo

- La pirateria nel Mediterraneo in epoca classica

Professor Ugo BARLOZZETTI

Mercoledì 27 marzo

- Le Repubbliche Marinare: pirateria e guerra di corsa

Generale Alfonso VESCI

Mercoledì 10 aprile

- Il Sovrano Militare Ordine di Malta nel contrasto alla Pirateria Professor Giovanni CIPRIANI

Mercoledì 17 aprile

- L’Ordine di Santo Stefano del Granducato di Toscana

Ammiraglio Pier Paolo RAMOINO

Mercoledì 8 maggio

- La difesa costiera negli Stati Preunitari

Generale Calogero CIRNECO

Mercoledì 15 maggio

- I “moderni” Uscocchi di D’Annunzio

Tenente Antonio FREDIANELLI

Galea Maltese

Dioniso e Sileno combattono contro i pirati (Mosaico III sec. D.C.)

Vittoria corsara

Torre Gregoriana vicino Terracina (Stato Pontificio)

STORIA MILITARE E ...DINTORNI

13° CICLO DI INCONTRI A CURA DI

UNIONE NAZIONALE UFFICIALI IN CONGEDO D’ITALIA

CIRCOLO UNIFICATO DELL’ESERCITO Complesso Alloggiativo San Jacopo a Ripoli

FIRENZE - Via della Scala, 68

Invitano la S.V. al ciclo di incontri su

PIRATERIA E GUERRA DI CORSA NEL MEDITERRANEO

che si terrà nel periodo marzo-maggio 2013

Nella Sala Polifunzionale del Complesso Alloggiativo

del Circolo Unificato dell’Esercito secondo il calendario-programma

a fronte indicato

Gli incontri avranno inizio alle ore 17.30

In 1^ pagina “Espugnazione di Bona, XVII sec.”

di Jacopo Chimenti da Empoli (Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri — Pisa)

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e Il Comandante Militare Esercito “Toscana”

Gen. B. Giuseppe ADAMI

CALENDARIO PROGRAMMA

Mercoledì 20 marzo

- La pirateria nel Mediterraneo in epoca classica

Professor Ugo BARLOZZETTI

Mercoledì 27 marzo

- Le Repubbliche Marinare: pirateria e guerra di corsa

Generale Alfonso VESCI

Mercoledì 10 aprile

- Il Sovrano Militare Ordine di Malta nel contrasto alla Pirateria Professor Giovanni CIPRIANI

Mercoledì 17 aprile

- L’Ordine di Santo Stefano del Granducato di Toscana

Ammiraglio Pier Paolo RAMOINO

Mercoledì 8 maggio

- La difesa costiera negli Stati Preunitari

Generale Calogero CIRNECO

Mercoledì 15 maggio

- I “moderni” Uscocchi di D’Annunzio

Tenente Antonio FREDIANELLI

Galea Maltese

Dioniso e Sileno combattono contro i pirati (Mosaico III sec. D.C.)

Vittoria corsara

Torre Gregoriana vicino Terracina (Stato Pontificio)

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UNIONE NAZIONALE UFFICIALI IN CONGEDO D’ITALIA

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PIRATERIA E GUERRA DI CORSA NEL MEDITERRANEO

che si terrà nel periodo marzo-maggio 2013

Nella Sala Polifunzionale del Complesso Alloggiativo

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di Jacopo Chimenti da Empoli (Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri — Pisa)

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e Il Comandante Militare Esercito “Toscana”

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Mercoledì 20 marzo

- La pirateria nel Mediterraneo in epoca classica

Professor Ugo BARLOZZETTI

Mercoledì 27 marzo

- Le Repubbliche Marinare: pirateria e guerra di corsa

Generale Alfonso VESCI

Mercoledì 10 aprile

- Il Sovrano Militare Ordine di Malta nel contrasto alla Pirateria Professor Giovanni CIPRIANI

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- L’Ordine di Santo Stefano del Granducato di Toscana

Ammiraglio Pier Paolo RAMOINO

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- La difesa costiera negli Stati Preunitari

Generale Calogero CIRNECO

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Tenente Antonio FREDIANELLI

Galea Maltese

Dioniso e Sileno combattono contro i pirati (Mosaico III sec. D.C.)

Vittoria corsara

Torre Gregoriana vicino Terracina (Stato Pontificio)

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Tenente Colonnello Salvatore Scalia

Il Tenente Colonnello medico Floriano Landi era nato a Giun-carico (Grosseto) nel 1924 ma presto si era trasferito con la fami-glia a Firenze dove, passata la guerra, si era laureato in medicina. Dopo un periodo di esperienza come medico pediatra, aveva poi svolto con molta perizia l’attività di medico di famiglia. Nel 1964 si era congiunto in matrimonio con la signora Lucia Barittoni. Iscritto fin dall’inizio alla Sezione Unuci di Firenze, durante una lunga militanza aveva fatto parte per lunghi anni del Consiglio Direttivo partecipando attivamente all’organizzazione e alla vita del Sodalizio. Sempre presente alle gite sociali, non mancava mai alle conferenze di Unuci Firenze che seguiva con molto interesse data la sua notevole conoscienza degli argomenti storico-militari.Assiduo frequentatore del Circolo Unificato, la sua cordiale ed educata comunicativa gli aveva procurato un simpatico gruppo di amicizie. La sua figura, insieme a quella della moglie sig.ra Lucia, con la quale si accompagnava frequentemente, era dive-nuta una presenza usuale per noi tutti.Caro Colonnello, non ti dimenticheremo facilmente.

SCOMPARSE DuE FIGuRE DI PRIMO PIANO DI uNuCI FIRENZE

Non sono più fra noiS.Ten. Guido Giuseppe Catani GaglianiTen. Giancarlo De SimonisCap. Roberto QuercetaniCap. Renzo RossiCol. Sergio Rossi

Ai Familiari le più vive condoglianze di Unuci Toscana.

Tenente Colonnello Floriano Landi

Il Tenente Colonnello Salvatore Scalìa era nato a Licata (Agrigento) nel 1915. Conseguito il grado di Sottotenente di complemento duran-te il servizio militare di leva, all’entrata in guerra dell’Italia (1940) era partito volontario ed aveva partecipato alla campagna di Russia e a quella d’Albania. In Russia aveva preso parte attivamente alla batta-glia del Don dove si era particolarmente distinto tanto da meritare una Croce di Guerra al Valore.

«Ufficiale alla linea dei pezzi» dice la motivazione «durante violenti combattimenti durati più giorni, […] si prodigava senza concedersi mai tregua né riposo, con audacia e sprezzo del pericolo, per l’ottimo funzio-namento della linea dei pezzi, sostituendo più volte volontariamente il sottocomandante. Comandato di pattuglia ed agli osservatori avanzati, in zone intensamente battute dal fuoco nemico, si distingueva talmente nell’assolvimento del compito da sollevare l’ammirazione dei suoi infe-riori che sapeva trascinare ovunque, dimostrando così non comuni doti di perizia, sangue freddo ed attaccamento al dovere.Don, Deresowka (Russia), 12-17 novembre 1942».

Il Ten.Col. Scalia era coniugato con la signora Venere Manuguer-ra, e insieme si erano trasferiti a Firenze nel 1978.

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www.GAREMILITARI.itLa primavera del 2013 è stata particolarmente impegnativa per la nostra sezione di tiro perchè sono state ben tre le gare che abbiamo organizzato in questo periodo di cui una inter-nazionale e due nazionali.

Il 17 marzo il Trofeo Magg. Nicola Ciardelli al TSN di Pontedera, gara di tiro rapido suddivisa in tre missioni multi-arma, ha visto la partecipazione di 54 tiratori e 10 squadre. Alla premiazione oltre alla presenza dei labari di molte se-zioni Toscane dell’Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia, che patrocinava la manifestazione, anche l’Ing. Stefano Ciar-delli padre di Nicola artigliere paracadutista del 185° RAO Folgore caduto il 27 aprile 2006 in Iraq, alla cui memoria era dedicata la manifestazione.

Il 6 e 7 aprile la sfida più impegnativa ed ambiziosa per la nostra sezione: il Tofeo Quota 33. Al TSN di Lastra a Signa una gara del genere non era mai stata realizzata sino ad oggi: un prova di tiro a 100 metri con fucili semiautomatici, solo 8 minuti per sparare 60 colpi (ma in questi otto minuti era compreso anche il tempo per riempire i caricatori e fare il cambio fra un tiratore e l’altro). Un esercizio che oltre alla capacità di tiro richiedeva anche un buon affiatamento di squadra. I numeri della gara, non assimilabili ad analoghe manifestazioni che si svolgono all’esetero, sono però di as-soluto rispetto per il panorama nazionale. I 166 tiratori, le 115 squadre, le 345 sessioni individuali di tiro, danno solo

un’idea approssimativa dell’impegno che abbiamo profuso per organizzare un evento di questo tipo. L’evento era infat-ti comprensivo anche di attività collaterali fra le quali pro-ve in anteprima in un’apposita zona di test, con produttori e distributori, per armi di prossima commercializzazione. Anche accogliere i partecipanti provenienti da tutta Italia è stato impegnativo perchè, oltre ad organizzare la parte pret-tamente sportiva dell’evento, abbiamo dovuto inoltre seguire la logistica; ovvero: parcheggi, viabilità, ristorazione ed al-loggio. Per quest’ultimi abbiamo avuto il prezioso supporto dell’ANC di Lastra a Signa.

L’ultima prova del trittico di primavera è stato, il 26 mag-gio, il Trofeo Gen. Boselli - Memorial Caduti in Iraq al poli-gono The New Generation delle Croci di Calenzano, gara di tiro operativo multi-arma in 6 diverse missioni. Nonostante l’imperversare del maltempo “fuori stagione” che ci ha creato non pochi problemi, siamo riusciti a montare interessanti e particolari esercizi che hanno riproposto ai 62 partecipanti ed alle 14 squadre provenienti da tutto il centro-nord italiano, altrettanti scenari operativi. Da ribadire, ancora una volta, la valenza addestrativa delle nostre gare alle quali partecipa ormai assiduamente personale in servizio proveniente dalle professioni che si occupano di ordine pubblico e sicurezza.

Ten. Fabio Scarabelli.

Corso per tiratori Tomuf

Su richiesta di molti Asso-ciati, sabato 18 maggio, alle Croci di Calenzano a Firenze, si è svolto un Corso Full per tiratori secondo il regolamen-to Tomuf.

Dalle ore 9 alle 12.30 i par-tecipanti sono stati istruiti sui fondamenti della sicurezza, l’abbigliamento, l’ingaggio, le sagome e quanto inserito nel Tomuf. Sono seguite piccole prove pratiche.

Dalle 14.00 alle 17.00 si è svolto il tema dell’applicazio-ne del regolamento proceden-do anche con prove pratiche sul campo, sia con arma per-sonale che multiarma.

LA SCOMPARSA DI MASSIMO BIANCHIIl 4 maggio è spirato l’amico Massimo Bianchi, titolare dell’armeria Vagobelli di Cerreto Guidi. Massimo è stato una presenza costante alle nostre gare degli ultimi anni, portatore di un aiuto sul quale abbiamo sempre potuto contare. Massi-mo era una persona a cui non era possibile non voler bene, date la sua bontà e disponibilità. Grazie anche al suo contributo

abbiamo potuto rea-lizzare gare sempre più belle e complete. Massimo ti ringra-ziamo per l’amicizia e la disponibilità che ci hai donato. Ti ri-corderemo sempre e sappi che siamo molto vicini alla tua famiglia in questo difficile momento.

F. S.

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“L’Italia è fatta, bisogna fare gli Italiani”. Dopo 150 anni il famo-so detto purtroppo è ancora valido.

Uno degli argomenti classici usati per fomentare la polemica sulla formazione dello stato nazionale italiano è legato agli anni in cui il nuovo Esercito Italiano, non più Armata Sarda, si è trovato a fron-teggiare la lunga e dura lotta contro il brigantaggio, per ripristinare la “legalità” in vaste aree del meridione, Sicilia esclusa. Aree nelle quali - e bisogna precisarlo - il fenomeno brigantaggio di tipo delinquenziale era già radicato sotto i Borboni.

C’è addirittura chi dichiara che in Italia i documenti sul brigan-taggio sarebbero ancora coperti dal segreto di stato. Ma la relativa documentazione è da tempo di libera consultazione sia presso l’Uffi-cio Storico dell’Esercito Italiano, sia presso l’Archivio Centrale dello Stato e gli Archivi di Stato.

La situazione nell’ex Regno di napoliLa caduta delle fortezze di Gaeta (13 febbraio 1861), di Messina (12

marzo) e di Civitella del Tronto (21 marzo) pone ufficialmente fine alla guerra nel centro-sud e sancisce almeno ufficialmente il completamento dell’unità d’Italia, che verrà consolidata con l’annessione del Veneto e di Venezia nel 1866 e la presa di Roma il 20 settembre 1870.

Dopo circa sei mesi dalla “Spedizione dei mille” (maggio-otto-bre 1860) scompare uno Stato e si dissolve un esercito forte di circa 100.000 uomini, i cui resti (934 ufficiali e 12.000 soldati) terminano la propria resistenza nella fortezza di Gaeta con l’Onore delle armi. Le perdite globali subite nei pochi mesi del 1860 dall’Armata Napoleta-na, 2.700 morti e quasi 20.000 fra feriti e dispersi, restano a testimo-nianza del valore e a smentita di ogni ilare commento sull’Esercito di Francesco II. Tra le altre decine di migliaia di superstiti, molti si sbandano per le campagne o rientrano in famiglia. Fra questi alcuni ufficiali, senza sussidio e non avendo di meglio per vivere, sono co-stretti a delinquere per mantenere le famiglie e, arrestati, entrano in contatto con la malavita.

E mentre viene offerta la possibilità di transitare nell’Esercito Ita-liano con il grado ricoperto nell’esercito napoletano a quanti possono provarlo (viene autorizzata una leva di 36.000 uomini nelle Province Napoletane), una parte dei prigionieri accetta di servire nell’Armata sarda, ma molti altri, sbandati o chiamati alle armi, danno vita al pre-occupante fenomeno della renitenza e della diserzione1. A sbandati, disertori e renitenti borbonici si aggiungono nel frattempo gli ex-ga-

1 Fenomeno particolarmente sentito in Sicilia, regione che precedentemente aveva goduto dell’esenzione dalla leva obbligatoria anche perché i Borboni prefe-rivano non armare potenziali rivoluzionari.

ribaldini provenienti dalle file dell’Esercito Meridionale ed i volontari delle formazioni nate sulle spinte ideali, democratiche e liberali, che sono sciolte alla fine del 1860, senza che questi ricevano alcun com-penso per i sacrifici fatti.

E’ da questi individui che nascono delle bande come formazioni armate incaricate di operare in parallelo con le unità regolari napo-letane con lo scopo di sollevare le masse per restaurare sul trono il “legittimo” sovrano.

Al Sud persiste ancora il latifondo e, nonostante che relativamente al commercio internazionale dei vari Stati d’Italia, Napoli sia al se-condo posto dopo Torino poiché è al primo nei traffici marittimi per flotta e tonnellaggio, nella realtà il mezzogiorno d’Italia è certamente già arretrato. La massa vive un pericoloso e precario equilibrio fatto di lotte quotidiane per sopravvivere. La piaga dell’analfabetismo, lo sfruttamento dei bassi ceti sociali in stato di semi schiavitù, il ricorso al lavoro minorile ed infantile, la prevalenza agricola dell’economia, le poche industrie, la rete stradale insufficiente, il distacco tra l’aristo-crazia e la massa non ne consentono la trasformazione in uno Stato modello e moderno.

Ma sotto i Borboni esistono alcune provvidenze (come gli usi civi-ci: diritto al pascolo, alla semina e alla spigolatura sui latifondi privati e sui terreni demaniali) che integrano il misero reddito di contadini e pastori e le tasse sono quasi inesistenti.

L’unità d’Italia invece rompe questo equilibrio. Le nuove leggi introducono tasse insopportabili per gli strati più deboli delle popola-zioni; eliminano i piccoli privilegi di contadini e pastori e favoriscono paradossalmente il latifondo.

Manca, inoltre, qualsiasi azione politica tesa ad un minimo di equità sociale così da calmare la situazione esplosiva che si va deline-ando; al contrario, viene adottata una dura politica repressiva. Può così accadere che, in un territorio travagliato dalla miseria e squassato da guerre e rivoluzioni, città e paesi inalberino ed alternino, a distanza di poche ore, il tricolore ed il vecchio vessillo borbonico, esclusiva-mente in forza di una realtà contingente ed estremamente mutevole.

il brigantaggioLe prime bande sono formate già nel mese di settembre 1860, pri-

ma della Battaglia del Volturno, quando ancora i garibaldini avan-zano dal Sud ed i reparti regolari dell’Armata Sarda scendono dal Nord, sulla base di specifiche direttive emesse da Pietro Ulloa, mi-nistro borbonico della polizia, che da Gaeta detta le istruzioni per le “colonne dei volontari superiormente approvate” e tese a ripristinare il governo di Francesco II.

IL BRIGANTAGGIO POST uNITARIO: MITO E REALTÀ (1860-1870)

Col. antonino zarconeCapo dell’Ufficio Storico dell’Esercito

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Le bande procedono al disarmo della Guardia Nazionale per pro-cacciarsi armi da distribuire a quanti si aggregano; si impadroniscono di denaro da inviare a Gaeta; impongono tasse (solo se necessario) o esi-gono l’equivalente in cereali; arrestano gli oppositori; tengono contatti con i sostenitori della causa borbonica. Primo capo banda è il tenente colonnello Francesco Saverio Luvera il quale ottiene di comandare un corpo di volontari per azioni di disturbo alle spalle dei piemontesi.

Alle bande si uniscono presto le componenti della classe più po-vera: contadini, artigiani e popolani e tra essi alcuni delinquenti co-muni. Il rapporto fra partecipazione legittimista e delinquenziale è uno degli elementi che caratterizza maggiormente la formazione delle bande e la differisce nelle varie aree dell’ex Regno di Napoli per cui nelle zone prossime allo Stato Pontificio è possibile una maggior pre-senza di ex militari napoletani, mentre si riscontra una motivazione meno nobile nelle aree già colpite dalla piaga del banditismo, in cui prevalgono i fattori delinquenziali.

I briganti hanno il battesimo del fuoco nel combattimento del 26 ottobre 1860, quando le colonne del generale napoletano Luigi Scotti-Douglas sono affiancate nell’azione da un nutrito gruppo agli ordini del molisano Teodoro Salzillo. Altra banda di notevoli dimensioni ad operare nei primi tempi è quella di Teodoro Klitsche De La Grange, ex ufficiale pontificio. Per quasi tutto il mese di ottobre effettua del-le scorribande negli Abruzzi, al comando di battaglioni composti in maggioranza di sbandati borbonici.

Intanto nelle Marche, il generale Ferdinando Pinelli, al coman-do della Brigata “Bologna” inizia un’azione di rastrellamento nella zona di Fermo ed Ascoli per rigettare le bande legittimiste oltre i confini dello Stato Pontificio da cui continua-no ad affluire ex soldati borbonici sbandati.

Questa primissima fase del brigantaggio (1860-61) è determinante per comprenderne le origini: il brigantaggio nasce indubbiamente come guerra di bande, parallela alla “guerra uf-ficiale” che le forze regolari conducono a Gaeta e nelle altre cittadelle assediate, allo scopo di sollevare le masse in armi e restaurare “l’ordine turbato” dalla spedizione garibaldina e dall’in-tervento dell’Armata Sarda. Intenzioni legitti-miste e con risvolti anti-unitari.

Le bande sono in grado di fronteggiare e di dar filo da torcere alle unità regolari italiane perché queste sono: poco pratiche del terreno (del quale non possiedono nemmeno le carte topografiche); addestrate a combattere unità re-golari e non pochi insorti; disorientate per essere trattate dalla popolazione come truppe d’inva-sione invece che di liberazione.

Ma già dal 1861 le unità regolari dell’Eserci-to, ormai italiano, sono fortemente incrementate e le grosse bande non reggono più al confronto numerico. Sono inviati nel Sud 4 reggimenti granatieri, 30 reggimenti di fanteria, 19 battaglioni bersaglieri, 4 reggi-menti di cavalleria. I reparti dei Carabinieri assumono quell’organiz-zazione capillare di presenza sul territorio che anche oggi li caratteriz-za. Il territorio viene suddiviso in Zone e Sottozone Militari e viene proclamato dovunque lo stato d’assedio. I reggimenti granatieri sono portati a 6, quelli di fanteria a 52, quelli di cavalleria a 5. Alla fine del 1860 sono presenti 30.000 militari italiani, nel 1863 120.000. Vengono aumentati gli organici delle forze di polizia. Soltanto nel 1861 vengo-no emanati tre Regi Decreti che in pratica raddoppiano le guardie del Corpo di Pubblica Sicurezza nelle province napoletane e nelle province di confine con lo Stato Pontificio più interessate al fenomeno del bor-der crossing (passaggio del confine) delle bande di briganti che hanno le loro basi nello Stato della Chiesa e che si spostano nel territorio del Regno d’Italia per portare a termine le loro scorribande.

Allora le grosse formazioni ribelli - non completamente distrutte - si frazionano in unità sempre più piccole. La lotta assume le carat-teristiche di una vera guerriglia che l’esercito italiano non è preparato ad affrontare.

Ancora più grave è il fatto che nessun provvedimento politico e so-ciale viene associato ai primi successi militari, determinando così una saldatura fra la riscossa legittimista-reazionaria delle bande e l’insor-genza sociale delle masse; la dolorosa conseguenza è quella di non con-trastare l’alimentazione delle bande, che possono contare adesso su una

maggiore adesione degli strati più poveri, emarginati e quindi più deboli delle genti del Sud. Il che significa la partecipazione diretta di molti e l’adesione indiretta della quasi totalità delle masse del meridione, dove oltre il 90% della popolazione è povera ed emarginata.

Il 1863 è l’anno di maggior impegno dell’Esercito; sono promulgati provvedimenti legislativi eccezionali, esce la cosiddetta “legge Pica”.

Uno dei primi bandi contro il brigantaggio era stato proclamato il 23 ottobre 1860.

Nel febbraio del 1861 soltanto i briganti presi con le armi alla mano possono essere giudicati secondo le leggi militari, tutti gli altri devono essere invece denunciati ai Tribunali ordinari.

Nell’aprile del 1861 erano ancora funzionanti di fatto esclusiva-mente i Tribunali di Guerra e quelli Straordinari.

La legge Pica conferma quanto già previsto dal Codice penale militare italiano (considerato all’avanguardia nella tutela del diritto delle genti), cioè la possibilità per ogni comandante di truppe di con-vocare un tribunale militare straordinario, quando nel luogo di cat-tura di un brigante non esiste un tribunale di guerra; regola, inoltre, l’istituto del domicilio coatto, limitandolo ad un tempo massimo di un anno per gli oziosi, i vagabondi, i sospetti, i camorristi, i fiancheg-giatori ed introduce la possibilità per l’imputato di avvalersi di un difensore oltre a sussidi, sconti e diminuzione di pena per coloro che si costituiscono volontariamente e che aiutano l’autorità costituita a catturare altri briganti e a far disperdere le bande. Nasce di fatto la figura del collaboratore di giustizia.

Il 1864 è l’anno che segna una nuova svolta: il “grande brigantag-gio” viene stretto alle corde, tanto che le forze destinate alla repressione

sono ridotte (8 reggimenti granatieri, 8 di caval-leria, 34 di fanteria con il solo IV battaglione, 13 battaglioni bersaglieri) ed operano principalmen-te nei territori sedi di guarnigioni, con un sistema di posti fissi e colonne mobili.

Cambia anche la “qualità” delle bande: si spegne, infatti, in esse ogni rivendicazione legit-timista, viene a cadere la spinta sociale e finisce con il prevalere la componente delinquenziale.

Con l’aumentare della presenza delle unità dell’Esercito il brigantaggio inizia a scomparire dai paesi, restringendosi prima alla campagna e poi alla montagna o nelle zone impervie, come nel Matese o in Sila. Il fenomeno persiste ancora nelle province abruzzesi, molisane, calabresi e in quelle interne della Campania, come nel tratto della dorsale appenninica che lungo il Fortore consente lo sbocco in Capitanata, nota allora come la “via dei briganti”.

Di fatto già a partire dal 1866-67 il fenomeno è quasi debellato. Negli anni successivi, e fino al

1870, le operazioni assumono le caratteristiche di normali operazioni di polizia, con un impiego di carabinieri, di guardie nazionali e di for-mazioni volontarie.

ConclusioniI gravi avvenimenti che dilaniarono il Mezzogiorno a partire dal

1860 furono subito oggetto di continue discussioni in sede parlamen-tare e dell’istituzione di una Commissione d’inchiesta che darà scar-sissimi risultati.

Il brigantaggio è stato successivamente oggetto di studi che hanno indagato ogni aspetto del fenomeno. Gli studi si interrompono fra le due guerre mondiali e riprendono nel secondo dopoguerra, studi spesso strumentali, volti a mitizzare il Risorgimento e l’Unità d’Italia o più spesso invece tesi a dimostrare gli irreparabili danni prodotti al Sud proprio dall’Unità.

Oggi è necessario sicuramente riprendere gli studi sul Brigantag-gio e più genericamente sul Risorgimento, ma non per disgregare. Bi-sogna partire dai documenti e non da “verità assolute” basate su tesi pregiudiziali, indagare senza certezze anzi con tanti dubbi.

Se si riuscisse a valorizzare tutto quello che c’è di positivo e a trar-re insegnamenti anche per gli errori commessi nel corso del risorgi-mento nazionale, probabilmente si potrebbe riscoprire quale fortuna sia stata per noi la realizzazione dell’unità d’Italia.

Questo articolo è un condensato di un lavoro molto più esteso il quale è leggibile integralmente sul sito firenze.unuci.org

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La fondazione dei reparti d’assaltoUfficialmente gli Arditi erano stati costituiti il 29 luglio 1917. In verità, già nell’inverno 1915-16 il Tenente Cristoforo Baseg-gio aveva organizzato un reparto speciale di esploratori-alpini (“Compagnia della morte”), tutti volontari, che svolsero ri-schiose pattuglie e colpi di mano in alta montagna.

Questi “Soldati Arditi” avevano in comune con gli “Arditi dei Reparti d’Assalto” tutte le qualità morali e fisiche (corag-gio, forte cameratismo, temerarietà, abilità nella lotta ravvici-nata corpo a corpo, resistenza fisica …), ma si differenziavano nettamente dal punto di vista tattico. I primi terminavano la loro azione a contatto della prima trincea nemica, i secondi dopo essere penetrati, in due o tre punti, nella prima linea di trincee nemiche proseguivano poi il più possibile in profondità per attaccare sui fianchi e sul retro il dispositivo avversario, agevolando in tal modo l’attacco frontale che i nostri Reggi-menti di linea attuavano sull’intera fronte. Era questa una mo-dalità di combattimento del tutto nuova ideata dal Ten. Co-lonnello Giuseppe Alberto Bassi. Lo scopo di questa tattica era quello di rompere la staticità del campo di battaglia. Il bi-nomio “reticolati – mitragliatrice”, infatti, sino allora la faceva da padrone e qualunque azione offensiva, per quanto audace e coraggiosa, si esauriva dopo qualche centinaia di metri con gravissime perdite e senza possibilità alcuna di incidere in pro-fondità il dispositivo nemico.

Il Ten. Colonnello Bassi avvedendosi che coraggio e ardi-mento non erano sufficienti a rompere questo micidiale bino-mio, si convinse della necessità di creare e addestrare reparti in grado di operare in tre fasi successive:

1° tempo: attaccare di sorpresa (oppure operando sotto il fuoco amico delle nostre artiglierie) due-tre punti della prima linea di trincee nemiche, sorprendere ed eliminarne i difensori con bombe a mano, pugnale e lanciafiamme, anche con un piz-zico di ferocia che, in tali circostanze, aiuta ad incutere timore e, possibilmente, panico nelle file avversarie;

2° tempo: proseguire l’azione in profondità verso le trincee arretrate per impedire al nemico in fuga di attivare una secon-da linea difensiva;

3° tempo: agevolare l’attacco dei nostri Reggimenti di linea disorientando l’avversario con assalti sui fianchi e sul retro del loro dispositivo.

Per fare ciò i Reparti d’Assalto avrebbero dovuto disporre di alcune componenti specifiche:

-personale addestrato ad aprire varchi nei reticolati per il trafilamento delle coppie di assaltatori e dei lanciafiamme;

-personale armato di pistole mitragliatrici (“pistolettieri”) in grado di seguire gli assaltatori e fornire loro fuoco di coper-tura in tutte le fasi dell’azione;

-artiglierie leggere da portare avanti al seguito degli assalta-tori in vista della successiva azione in profondità.

Le squadre di “pistolettieri” del Ten. Colonnello Bassi ben si prestavano ad accompagnare, con fuoco continuo, gli Arditi (assaltatori e lanciafiamme) fino all’interno delle trincee ne-miche ed oltre. Ciò era reso possibile grazie alla mitragliatrice “Villar Perosa”, arma automatica ideata da Abiel Bethel Re-velli, costituita, in pratica, da due armi unite dall’impugnatura in bronzo e da un disco metallico, molto leggera, che impiega-va i proiettili della pistola semiautomatica Glisenti. La nuova arma risultava estremamente utile per il combattimento ravvi-cinato, per l’assalto nelle trincee e per arrestare i contrassalti delle fanterie nemiche.

Come si può arguire, il Reparto d’Assalto del Ten. Colonnel-

lo Bassi, altro non era che un vero e proprio team operativo plu-riarma ante litteram che presupponeva un serio addestramento, un forte cameratismo ed una incrollabile determinazione.

Sulla base di questi presupposti il Bassi presentò una me-moria al suo Comandante di Divisione il Generale Francesco Saverio Grazioli che, a sua volta, dopo aver incoraggiato l’au-tore ad ampliarne i concetti espressi, la inoltrò al Generale Luigi Capello, Comandante del Corpo d’Armata.

Il Generale Capello autorizzò la formazione di una compa-gnia di volontari composta da combattenti pronti ad osare l’i-nosabile e provenienti dalla fanteria e sue specialità. Si trattava di uomini dotati di morale altissimo, elevato spirito di Corpo, audacia e grande coraggio. Uomini che preferivano affrontare i rischi del campo di battaglia in maniera attiva piuttosto che stare rintanati passivamente nelle trincee.

Per l’impiego di questi nuovi Reparti d’Assalto, così scrive-va testualmente il Cap. Bassi nella sua memoria:

«…Tenendo presenti i caratteri di mobilità del reparto e di scioltezza ed aggressività dei suoi componenti, oltre che l’im-piego della pistola mitragliatrice nell’odierno combattimento, si ravvisa la necessità di modificare l’attuale armamento, sosti-tuendo al fucile il moschetto, il pugnale, e un cinturone porta-bombe, tranne che per il soldato tiratore, il quale sarà armato soltanto di pistola a rotazione per difesa personale, allo scopo di torglierli qualsiasi impiccio per il puntamento. Nel combat-timento ravvicinato ed in ispecie nel corpo a corpo, che sarà quello più frequente nelle azioni di tali arditi nuclei, il lancio di bombe e l’impiego del pugnale sostituiscono vantaggiosa-mente l’azione di fuoco dei fucili, per rintuzzare attacchi di pattuglie nemiche a tergo e sui fianchi. Rese così impossibili le minacce avversarie, le pistole mitragliatrici si porteranno sulle posizioni da conquistare, affermandosi coi lanciatori di bombe per sostenere il primo urto del contrattacco nemico …»

LA STORIA DEGLI ARDITIGen.B. umberto Calamida

Presidente Nazionaledella Federazione N. Arditi d’Italia

Prima parte

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Il 29 luglio 1917 a Sdricca di Manzano sulla riva sinistra del Natisone, fra Manzano e Buttrio, il I Reparto d’Assalto svolse, alla presenza del Re Vittorio Emanuele III, una esercitazio-ne a fuoco con la quale fu definitivamente sancita la nascita dei Reparti Arditi. Dopo questo primo, il Comando Supremo dispose che ogni Armata formasse un suo Reparto d’Assalto ed a questo proposito emanò apposite disposizioni riguardanti l’uniforme, l’armamento, il trattamento economico e le norme d’impiego di queste unità.

E’ doveroso considerare Arditi a tutti gli effetti, anche se ufficialmente non tali perché non appartenenti ai Reparti d’Assalto, i tanti eroi che conseguirono successi sia in mare sia nel cielo. Ci si riferisce ai M.A.S. (Memento Audere Semper) la cui azione a Cortellazzo, Trieste, Buccari, Pola e Premuda causarono rilevanti perdite alla flotta austriaca (Rizzo, Ciano, Paolucci, D’Annunzio, Pellegrini ed altri) e ci si riferisce altresì all’aviazione, dagli spericolati duelli in cielo, al considerevole aiuto dato alle fanterie – specie nel giugno 1918. Ci basti ricor-dare, a questo proposito, il Maggiore Baracca abbattuto alla Busa delle Rane mentre sparava raso terra contro gli austriaci dilaganti sul Montello.

Fra gli eroi del mare e del cielo è doveroso ricordare an-che il poeta D’Annunzio che partecipò attivamente alla guerra guadagnandosi 2 Medaglie Oro al V.M., 3 Medaglie d’Argen-to al V.M., 1 Medaglia di Bronzo al V.M. e 3 Promozioni per Merito di Guerra. Dopo la guerra egli promosse l’impresa di Fiume ed in quella circostanza indossò la divisa di Ardito. Tra i suoi seguaci oltre ad una folta schiera di Arditi vi era anche un Battaglione di Fiamme Gialle (che egli definì “di ferro”) dal Comandante delle quali venne nominato “Appuntato ad honorem”. Il motto araldico della Guardia di Finanza “Nec recisa recedit” è opera di D’Annunzio.

il fondatore: il Ten. Colonnello Giuseppe alberto BassiGiuseppe Alberto Bassi, creatore dei Reparti d’Assalto, è nato a Udine il 21 gennaio 1884, nipote per parte materna dell’eroi-co Pietro Fortunato Calvi. Nel marzo 1904 entra nell’Accade-mia Militare di Modena da dove ne esce col grado di Sotto-tenente ed assegnato all’80° Reggimento Fanteria. Promosso Tenente è trasferito al 55° Reggimento Fanteria. Dal 1911 al 1916 partecipa alla Campagna di Libia con l’86° Reggimento di Fanteria prendendo parte a numerosi combattimenti. Il 16 aprile 1916, rientrato in Italia, è assegnato, col grado di Capi-

tano, al 150° Reggimento di Fanteria. Il 6 agosto dello stesso anno si guadagna la prima Medaglia d’Argento nei combatti-menti per la presa di Gorizia. Successivamente, trasferito sul M.te S. Marco, al Comando del III Battaglione dello stesso Reggimento, strappa al nemico importanti posizioni meritan-dosi la promozione al grado superiore per meriti di guerra. Il 14 maggio 1917, col suo Battaglione, riesce ad eliminare un pericoloso saliente austriaco verificatosi in un altro settore.

Nella notte del 1 giugno il nemico sfonda un settore del S. Marco, ma all’alba del 7 giugno, senza alcuna preparazione d’artiglieria, il Battaglione del Maggiore Bassi attacca la posi-zione del Dosso del Palo, tristemente nota, che viene conquista-ta con pochissime perdite. In quest’azione per la prima volta Bassi fa precedere le Compagnie di Fanteria da audaci Ploto-ni di pistolettieri che assaltano di sorpresa le trincee nemiche eliminando i difensori con le raffiche delle loro mitragliatrici leggere e con micidiali lanci di bombe a mano. Per tale azione il Maggiore Bassi riceve un “rimprovero scritto” per non aver informato i Comandi Superiori circa i nuovi dettagli tecnico-tattici adottati, ma nel contempo riceve la promozione al gra-do di Ten. Colonnello per meriti di guerra e l’autorizzazione a creare un Reparto d’Assalto sperimentale.

Nell’aprile 1918 è inviato sul fronte francese per partecipa-re ad una grande offensiva contro i tedeschi. Egli al Comando di una speciale colonna composta dal II Reparto d’Assalto, un Battaglione del 76° Fanteria, un Battaglione dell’89° Fanteria, un Battaglione del 43° Fanteria francese, un Gruppo Artiglieria campale ed una Compagnia mitraglieri francesi, col compito di attaccare per primo, riesce a penetrare per cinque chilometri nel dispositivo nemico raggiungendo l’obiettivo del Corpo d’Arma-ta. In tale circostanza il Bassi cattura, oltre al resto, anche una gabbia con sei piccioni viaggiatori di cui si serve per inviare un messaggio al nemici. In precedenza un giornale tedesco aveva scritto “… come a Caporetto, scacceremo gli italiani dal suolo francese con la punta dei nostri stivali”, egli quindi libera alcuni di quei piccioni viaggiatori con un biglietto scritto in tedesco: “Al Gen. Von Bohem, Comandante l’Armata dell’est. Da Goeux a Mary Premecy sventola la bandiera italiana. Sono stati catturati 30 Ufficiali, 350 uomini di truppa, mitragliatrici, una batteria da campagna, da quegli italiani che credevate scacciare dal suolo di Francia con la punta dei vostri stivali – Col. Bassi”.

(La seconda parte dell’articolo segurà nel prossimo numero.)

Il 3 maggio alle ore 9.45 si è svolta, presso la Caserma “Francesco Redi” di Via Venezia 5, sede del Dipartimento Militare di Medicina Legale, la cerimonia del 152° Anniver-sario dell’Esercito. Alla presenza di autorità civili e militari, la cerimonia, presieduta dal Comandante dell’Istituto Geo-grafico Militare, Generale di Divisione Agostino Biancafa-rina, ha avuto inizio con l’alzabandiera. A seguire la confe-renza sul tema: “L’Esercito Italiano, una risorsa per il paese: il caso del disaster relief” a cura della dottoressa Serena Lisi dell’Università di Firenze. L’intervento della docente è stato preceduto dal saluto di benvenuto del Colonnello Pasqua-le Maldera, Capo di Stato Maggiore del Comando Milita-re Esercito Toscana. Il Colonnello Zarcone, Capo Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, si è soffermato sull’importanza storica dell’anniversario.

Erano presenti tutte le Associazioni Combattentistiche e d’Arma con i Labari e le Bandiere tra cui spiccava quella di Unuci Firenze.

Festeggiato il 152° anniversario dell’Esercito Italiano

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Vorrei raccontare una mia esperienza che mi sembra interessante per l’iter che ha percorso, perché, partendo da una casualità, attraverso la ricerca storica ha portato al recupero e alla restituzione alla città di Firenze, e oltre, di un luogo ricco di significato storico e umano per la Croce Rossa.

Camminando un giorno nei giardini che sono sistemati alla sini-stra della Basilica di San Miniato al Monte, nei pressi del Cimitero Monumentale detto delle Porte Sante, ho rinvenuto due pilastri di pietra alti circa 1 metro e mezzo su cui la dicitura del parco appariva annerita e quasi illeggibile. Ho scoperto così l’esistenza di un «Parco della Rimembranza ai Caduti della Croce Rossa Italiana di Firenze», cioè agli appartenenti al Corpo Militare ed al Corpo delle Infermiere Volontarie deceduti durante il servizio prestato nel periodo della 1° guerra mondiale.

Fu un momento di meraviglia, perché nessuno in tutti questi anni di volontariato e di lavoro in CRI a Firenze mi aveva accennato alla sua esistenza. Come è possibile che un luogo destinato a ricordare degli uomini e delle donne deceduti a causa della guerra, nell’adem-pimento del loro servizio, sia dimenticato? Quello che mi disturbò veramente era lo stato di abbandono e di degrado in cui si trovava, ciò significava che c’era stata la volontà in passato di onorare questi sacrifici, ma in tempi successivi questa volontà non era stata mante-nuta da chi ci doveva pensare.

Il Corpo Militare ed il Corpo delle Infermiere Volontarie non sono unità combattenti, ma sono sempre in prima linea per soccorre-re i feriti, curare gli ammalati e i civili vittime del conflitto, ed anche a loro la violenza bellica non ha risparmiato il sacrificio della vita. Gli ospedali da campo, i treni sanitari, le navi-ospedale, le autoambulan-ze, tutti con i famosi simboli di neutralità - una croce rossa in campo bianco -, dovrebbero essere rispettati e protetti come prevedono le Convenzioni di Ginevra, ma invece così non è stato e purtroppo non lo è neanche ai giorni nostri: tanti appartenenti alla CRI hanno dato la loro vita su tutti i fronti di guerra in cui il nostro paese si è trovato coinvolto dall’unità d’Italia ai nostri giorni e nelle missioni interna-zionali umanitarie in cui l’Italia ha operato.

Un soldato nemico ferito è solo una persona da aiutare, da curare, da assistere, da confortare. Un soldato nemico morto è da rispettare. In questi casi siamo abituati a raffrontare con altri paesi affini al no-stro ma anche con quelli lontani che spesso ti poni come esempio. Chi ha visitato il Cimitero di guerra americano, inglese, tedesco e quelli dei nostri soldati, arriva a fare dei confronti.

La vista di questo abbandono e degrado mi ha spinto a volerne sapere di più e a operare per riportare ad uno stato dignitoso questo parco. Ho iniziato la ricerca, non facile, perché mi ha portato a rintrac-ciare documenti vecchi di diversi anni, ma nonostante le difficoltà sono contento di questo tempo dedicato a questo lavoro. Non è stato tempo inutile perché questi caduti devono essere ricordati, in primo luogo, per il sacrificio della loro vita, ma anche perché sono il simbolo di anni di lavoro, di dedizione, di sacrificio volontario e silenzioso di uomini e donne che hanno creduto ed hanno operato per portare avanti gli ideali di Umanità, Imparzialità, Neutralità, Indipendenza, Volontariato, Uni-tà, Universalità che sono i 7 principi fondamentali della Croce Rossa.

Dalla ricerca è risultato che al termine della 1° Guerra Mondiale il Comitato della Croce Rossa Italiana di Firenze decise di ricordare i suoi 26 caduti, appartenenti al Corpo Militare e al Corpo delle Infer-miere Volontarie (chiamate anche Crocerossine o Sorelle), sistemando nel piazzale interno alla sede del Comitato stesso, che si affaccia sul Lungarno Soderini, un piccolo parco, in cui furono piantati alcuni cipressi in loro memoria. Ogni anno, il 2 novembre veniva ricordato il loro sacrificio in una cerimonia in cui i Militari e le Sorelle Vete-rane (le Infermiere Volontarie che avevano partecipato alla Grande Guerra) montavano “la guardia” a lato degli alberi che ricordavano i propri compagni morti “in servizio di guerra”.

I singoli cipressi avevano una targa su cui era scritto il nome del caduto a cui veniva deposto un mazzo di fiori a ricordo. Da un di-segno dell’epoca possiamo comprendere come era sistemato questo piazzale; attualmente sono rimasti solo alcuni di quei cipressi che si vedono dai lungarni, svettanti verso il cielo.

La richiesta di dare «una più degna e decorosa sistemazione al Parco» partì con una lettera datata 16 aprile 1941 dal Presidente della CRI di allora, il Marchese Niccolò Antinori, che si rivolse al Podestà di Firenze chiedendo che venisse assegnato un appezzamento di terre-no individuato nella zona circostante il cimitero di Monte alle Croci per piantarvi 30 cipressi.

Dopo circa un mese, arrivò la risposta del Comune, «Va bene, pro-cedete!». Si concordò con l’ufficio Belle Arti del Comune di Firenze su come sistemare l’area; la CRI acquistò 28 piccoli cipressi pirami-dali di cassa di circa 3,50-4 metri che vennero fatti arrivare da Pistoia. Inoltre furono collocati due pilastri e due scalini in pietra forte per sostenere un cancello. Su ogni pilastro furono incise alcune parole che indicavano la destinazione dell’area. Sui cipressi vennero sistemate le targhe con scritto il nome del caduto della CRI a cui era dedicato a ricordo l’albero stesso.

Il 6 giugno 1941 si procedeva alla consacrazione del nuovo Parco in occasione della celebrazione annuale della Festa della CRI, venne officiata una Messa al campo dinanzi ad un reparto in armi del Corpo Militare e della Sanità Militare, alle autorità civili, militari e religiose. Erano inoltre presenti Ufficiali, sottufficiali e militi del Corpo Milita-re e delle Infermiere Volontarie nonché appartenenti alle associazioni dell’epoca. Da quella data in poi, la CRI celebrò la sua festa annuale al Parco ricordando i caduti, purtroppo non solo quelli della Grande Guerra ma anche di quella in corso negli anni ’40. Successivamente verso la fine della guerra, il Comune chiese alla CRI che una parte del parco potesse essere utilizzata come “Orto di guerra”. Non ci furono obiezioni a che ciò avvenisse, ma da quella data scompaiono le targhe sui cipressi, viene portato via il cancello di accesso e non si parla più di questo Parco, forse la sola parola Rimembranza creava associazione con un periodo da cancellare dalle nostre menti.

Negli anni ’50, quando il Comitato Fiorentino CRI decise di ri-cordare i propri morti collocando nel cortile interno della propria sede una lapide con incisi tutti i nomi dei caduti sia della 1° che della 2° guerra mondiale, non c’era più traccia del Parco di San Miniato a Monte. Da allora il 15 giugno di ogni anno, la ricorrenza della Festa dell’Associazione, viene ricordata nella sede fiorentina deponendo, con tutti gli onori, una corona di alloro e celebrando una Messa in ricordo di questi militari e “crocerossine”.

Dopo la scoperta che avevo fatto, incominciai la ricerca negli archi-vi comunali, in quelli della CRI e cercai le persone che avevano svolto

uN PARCO PER NON

DIMENTICARE

Colonnello C.R.i. Riccardo Romeo Jasinski

Fotografie di Gabriele Fredianelli

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attività negli anni della guerra e nei successivi. Finalmente si incomin-ciò a delineare lo scenario in cui si erano svolti tali eventi. Trovai alcuni documenti, fotografie, ritagli di giornali dell’epoca ed alcune testimo-nianze. Sottoposi il tutto al Presidente del Centro di Mobilitazione, che a sua volta mi fece partecipare ad una riunione del Consiglio di Ammi-nistrazione del Comitato di Firenze. In quella occasione relazionai su tutta la questione, proponendo di avanzare formale richiesta al Sindaco del Comune di Firenze affinché venisse restituita l’originale dignità a quel parco con un recupero funzionale di tutta l’area. Sia il Consiglio che lo stesso Presidente accolsero tale proposta dopo aver sentito an-che il parere favorevole dell’Ispettrice delle II.VV. e finalmente la lettera venne scritta, firmata e consegnata al Sindaco. In tale richiesta si sotto-lineava che questo luogo doveva essere dedicato non solo ai caduti della 1° guerra mondiale ma anche a quelli del secondo conflitto, che erano 54 fra militari ed Infermiere Volontarie.

La risposta arrivò dall’Assessore competente del Comune di Firen-ze a seguito della delibera favorevole della Giunta Comunale, in data 14 ottobre 1993. Iniziava pertanto una collaborazione a più mani, Comu-ne di Firenze con i suoi uffici competenti, Croce Rossa Italiana con il Corpo Militare e le II.VV. per iniziare il recupero del parco.

Furono effettuati i primi interventi, la seminatura in questo trian-golo di terreno, la collocazione di una nuova siepe di 70 metri a deli-mitazione del parco, la messa a dimora di 7 cipressi per riportarli al totale di 28 come era originariamente, la predisposizione di appositi sostegni di legno per le targhe su cui incidere i nomi dei caduti da collocare ai piedi di ogni cipresso. In realtà, i cipressi sarebbero dovuti diventare 54, ma la limitazione del parco non permetteva la colloca-zione di ulteriori piante, per cui fu deciso di riportare su ogni targa i nomi di due caduti in modo che tutti fossero ricordati.

Venne proposto di ricostruire il cancello all’ingresso del parco sul disegno originale chiedendone l’autorizzazione alle competenti au-torità data la particolare collocazione dell’area in una zona sotto il vincolo dei Beni Artistici ed Architettonici e la collocazione di cartelli indicatori lungo la strada principale che porta al piazzale Michelan-gelo al fine di segnalare l’area.

Il 15 marzo 1995 il Comune di Firenze riconsegnò alla Croce Rossa, con una cerimonia ufficiale, il “Parco della Rimembranza”. Erano presenti le massime autorità militari e civili (Comandante della Regione Militare Tosco-Emiliana, Sindaco di Firenze, Commissario Straordinario della C.R.I., ecc.), le Bandiere di Guerra del Corpo Mi-litare e delle Infermiere Volontarie della CRI. Lo schieramento era composto da un Battaglione formato da un reparto del Corpo Mi-litare, delle Infermiere Volontarie ed uno dell’Esercito; era presente inoltre la Fanfara della Scuola Sottufficiali Carabinieri di Firenze.

Ogni anno, nel parco, in occasione delle ricorrenze nazionali e del-la CRI (2 novembre e 25 giugno) viene effettuata una cerimonia con deposizione di corone di alloro in ricordo dei caduti CRI.

Questa esperienza mi aveva insegnato tanto, da una parte il come procedere utilizzando strumenti di carattere storico (documenti, foto, lettere, testimonianze orali, ritagli di giornali, ecc.) di persone vissute nel passato al fine di rendere vivo un qualcosa che non era più (il parco), dall’altra la necessità di restituire alla società il ricordo vivo e dignitoso di fatti storici e di persone che della nostra storia sono stati protagonisti. Quindi da una parte un concetto materiale e dall’altra una implicazione di carattere morale che non devono essere mai di-sgiunti nell’affrontare l’aspetto storico.

SCOMPARSO IL GENERALE LuIGI POLIIl 12 febbraio si è spento a Firenze il Generale di Corpo d’Armata Luigi Poli già Coman-dante della Regione Militare Tosco-Emiliana dal settembre 1984 al giugno 1985. Nato a Torino il 24 agosto del 1923, il Generale Poli fu Capo di Stato Maggiore dell’Esercito dal giugno 1985 al maggio 1987. È stato Senatore della Repubblica nella X legislatura, Cavalie-re di Gran Croce dell’Ordine al Merito della R.I. e Presidente dell’Associazione Nazionale Combattenti delle Forze Armate regolari nella Guerra di Liberazione.

Le esequie si sono tenute la mattina del 14 Febbraio nella chiesa della SS. Annunziata in Firenze. Erano presenti tutte le Autorità militari insieme alle Associazioni combattentisti-che e d’Arma tra cui Unuci Firenze con il Presidente Gen. Calogero Cirneco e l’Alfiere con la Bandiera Ten. Antonio Fredianelli.

Bibliografia:Riccardo Romeo Un parco per non dimenticare, Ed. M.E.M. 1994

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CIRCOSCRIZIONE UNUCI TOSCANA

VITA DELLE SEZIONIVITA DELLE SEZIONISEZIONE DI GROSSETO

Via Mazzini, 73 - Grosseto - Tel. 0564 417192 - [email protected]

FESTEGGIATO L’ANNIVERSARIO DELL’uNuCI

86 anni fa è stata istituita l’Unuci. In occasione di tale ricorrenza gli Ufficiali della Sezione hanno reso gli Onori presso il cippo dedicato a Leonardo Madoni a cui è dedicata la Sezione e presso il monumento ai caduti del Comando del 4° Stormo dove si sono svolte anche le attività dedicate alla ricorrenza.

Nelle foto i due momenti della resa degli Onori ai Caduti ed il momento in cui il Presidente Col. Giancarlo Indiati dona alla moglie del Comandante del 4° Stormo, Col. Pilota Luca Spuntoni, una somma raccolta tra gli Ufficiali iscritti quale partecipazione ad una iniziativa benefica per l’Ospedale cittadino.

CELEBRATA LA MEDAGLIA D’ORO LEONARDO MADONI

La Sezione di Grosseto è dedicata alla Medaglia d’Oro Leonardo Madoni di Manciano (Grosseto). A 100 anni dalla nascita è sta-ta organizzata una cerimonia in onore presso l’Accademia Navale di Livorno alla quale hanno partecipato molti Ufficiali e il nipote, omonimo, dell’Eroe maremmano. Ci sono stati momenti di intensa partecipazione guidati dal Cappellano militare dell’Accademia e dal Cappellano militare di Grosseto don Fabio Pagnin.

COMMEMORAZIONE DELLA DIVISIONE “AQuI”

Gli Ufficiali della Sezione si sono stretti attorno al 1°Cap. Leone Gentili, reduce di Cefalonia e Corfù, della Divisione Acqui. L’i-scritto ha raccontato ai presenti la sua esperienza di vita vissuta sollecitato dal collega Gen. C.C. Marcello Carnevali (in foto con il reduce).

uN SABATO LETTERARIO

Sabato 13 Aprile presso Unuci Livorno si è vissuto un fine settima-na diverso dal solito.

Nella sala riunioni il Presidente del Centro culturale G. Caproni, G. Cara, ha presentato la poetessa Erminia Libardo Montecalvo, autrice del libro Parole come arcobaleno, che ha tenuto una confe-

renza dal tema: “Tre poeti, un’ unica poesia” nel corso della quale ha preso in esame i tre grandi poeti del secolo scorso: Ungaretti, Montale e Quasimodo.

Le Poetesse Dora Finis e Anna Lucia Buccheri, hanno messo in risalto, declamando alcuni versi, i profondi messaggi che solo parole in rima sanno trasmettere.

SEZIONE DI LIVORNOScali Bettarini, 11 - 57123 - Livorno - Tel. 0586 888524 - C/C Postale n. 12760575 - [email protected]

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La Signora Bruna di Ciuccio, coadiutrice della Sezione Livor-no, ha saputo fondere i sentimenti della poesia con gli ideali dell’U-nuci nella lettura di Soldato solo.

A fare gli onori di casa il Presidente della Sezione Ten. Dott. Paolo Milanese e la Professoressa Anna Maria Giarrizzo Presiden-tessa della Sciarpa Azzurra-Comitato delle Signore che da anni or-ganizza incontri culturali per gli iscritti e i loro familiari.

Un rinfresco finale ha coinvolto con profondo spirito di ami-cizia e solidarietà gli Ufficiali, gli Iscritti della Sezione e gli Ospiti.

SEZIONE DI SIENAVia dei Fusari, 24 - 53100 - Siena - Tel. 0577 281186 - C/C Postale n. 116955330 - [email protected]

Il 4 febbraio si è svolto il tradizionale pranzo di corpo della Sezione di Siena. Luogo di ritrovo era il ristorante dell’azien-da agrituristica Il Ciliegio. In un clima di allegro cameratismo il neo eletto Presidente di Sezione, Gen. Sergio Fucito, ha il-lustrato il programma sociale 2013 ed ha ringraziato il Col. Giorgio Bonifazi per il grande lavoro svolto nei dodici anni della sua presidenza. Bonifazi, visibilmente commosso, ha rin-graziato i presenti per l’affetto sempre dimostratogli. Nell’oc-casione è stata consegnata la tessera sociale al Gen.D. Nicola Raggetti che entra a far parte della “famiglia Unuci” di Siena. Sono inoltre stati consegnati attestati di benemerenza al Gen. Liborio Santucci per 25 anni di appartenenza al So-dalizio e al 1° Capitano Silvano Bertoldi e al Ten. Anto-nio Tramacere per 50 anni di appartenenza all’Unuci. Era presente all’incontro il Delegato Regionale Unuci, Gen.D. Calogero Cirneco, che ha delineato le linee future dell’Ente.

SEZIONE DI VIAREGGIOVia VIA PAOLINA, 10 - 55049 Viareggio (LU) - Tel. 0584.49750 - [email protected]

20 Aprile

Inaugurazione del Monumento ai Caduti a Lido di Camaiore

24 AprileVisita alla Base Aeronautica Militare di Grosseto 4° Stormo

24 Maggio

I partecipanti alle prove per il brevetto sportivo tedesco DSA

26 MaggioPremio Internazionale “Artiglio” all’Ing. Guido Gay

24 Maggio

Inaugurazione

del Monumento

al Balipedio

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ISCRIZIONI 2013Si invitano gli Ufficiali e gli Amici Unuci a rinnovare l’iscri-zione per l’anno 2013 presso la Sede della sezione in piazza San Pancrazio 2, oppure tramite bollettino sul c/c postale n. 12026506.In relazione a quanto deliberato dal Consiglio Nazionale Unuci n. 50 (13-14 Ottobre 2010) e sulla base delle disposizioni conte-nute nello Statuto sociale recentemente revisionato, si riportano di seguito gli importi relativi alle quote annuali un vigore dal 2011 (comprensivi del contributo alla rivista Unuci Toscana):Soci Ordinari (Ufficiali in congedo) E 50,00 + 5Soci Aggiunti ( Ufficiali in servizio) E 50,00 + 5Soci Aggregati (ex Amici) E 50,00 + 5I soci delle succitate categorie che versano il doppio della quo-ta annuale vengono iscritti, per l’anno di riferimento, nell’Albo Speciale dei Sostenitori Volontari della Presidenza Nazionale con specifica citazione nella rivista Unuci.

NOTA DELLA PRESIDENZA NAZIONALE SUL RINNOVO DELLE QUOTE ASSOCIATIVE

La Presidenza Nazionale Unuci con foglio 420/1521 del 18 novembre 2010, in riferimento al versamento delle quote sociali, comunica che il Consiglio Nazionale nell’aprile 2010 ha stabilito al 3° comma dell’art. 35 del nuovo Statuto: «l’Iscritto che non ha versato ingiustificatamente la quota sociale entro il primo seme-stre dell’anno di riferimento viene sospeso dai ruoli dell’Ente e non riceve la rivista. Se il mancato versamento permane alla sca-denza del secondo semestre, l’Iscritto viene cancellato dai ruoli dell’Unuci ed è tenuto a consegnare la tessera di iscrizione».

PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ ADDESTRATIVE E CULTURALI DELL’ANNO 2013Sezione Unuci di Firenze: Piazza San Pancrazio 2 - Tel. e fax: 055212923

Orario di apertura: lunedì e mercoledì ore 10,00-12,00; venerdì ore 10,00-12,00 e 16,00-18,00

ViSiTe aDDeSTRaTiVeProgramma consultabile anche sul sito http//firenze.unuci.org

10 ottobre Piacenza Visita al Rgt. Genio Pontieri

aDDeSTRamenTo PaTTuGLie e TiRoProgramma consultabile anche sul sito http://firenze.unuci.org

internazionali:13-14 settembre Tsn Sassuolo (mo) Gara di tiro operativo militare “Trofeo Giglio Rosso – Pegaso”

nazionali:10 novembre Tsn Lucca Gara di tiro con fucili ex-ordinanza “Trofeo Gen. Fulvio Ristori”

unuCi ToSCana “ON LINE”Informiamo i nostri lettori che nel sito http://firenze.unuci.org cliccando sulla voce “Rivista” è pos-sibile consultare Unuci Toscana a partire dal n. 46. Buona lettura a tutti! Nel sito si trovano anche tutte le informazioni relative alle attività Unuci della Toscana.

Conferenze: Ottobre – novembre: 14° ciclo di conferenze Storia Militare e… dintorni.Pubblicazioni: n° 2 edizioni della rivista regionale Unuci Toscana (invio gratuito a tutti gli Iscritti).4 novembre: (in concomitanza con la Festa delle Forze Armate) apertura al pubblico del chiostro di San Pancrazio e delle

Sezioni di Unuci e delle altre Associazioni Combattentistiche e d’Arma.

INIZIATIVE CULTURALI

Buone VacanzeUNUCI TOsCANA augura a tutti i Soci

E’ NATO IL NuCLEO FILATELICOLa ferma volontà del Presidente di Unuci Firenze, Generale Ca-logero Cirneco, sorretta dalla sua appassionata cultura filatelica e dal contributo costruttivo del Consiglio di Sezione, ha dato vita al Nucleo Filatelico la cui guida è affidata al Colonnello dei Carabi-nieri, Socio Unuci, Salvatore Scafuri, il quale si avvarrà dell’esper-ta collaborazione del Presidente del Circolo Filatelico Fiorentino, l’artigliere Alessandro Tomasi, come dei membri del suo Consiglio.

Unuci Firenze e Circolo Filatelico hanno già collaborato, in passato, realizzando apprezzate e molto visitate mostre filatelico-documentali riflettenti vari eventi di interesse culturale e storico-militare. Tale collaborazione sarà rafforzata e già dal prossimo autunno darà vita a una rilevante mostra tematica che annovere-rà tre particolari ricorrenze:

• 90° anniversario dell’Aeronautica Militare,• 80° della Crociera Aerea Transoceanica del Decennale,• 90° della Costituzione del Circolo Filatelico Fiorentino

con la realizzazione dei relativi annulli filatelici. Nel prossimo numero daremo una dettagliata relazione sulla vita e sulle realiz-zazioni del Circolo Filatelico Fiorentino, nato nel 1923 e affer-matosi, in Italia e all’estero, per i suoi validi studi ed approfondi-menti nel vasto settore della filatelia.

I componenti del Nucleo filatelico si sono resi immediata-mente disponibili, durante l’apertura della Sezione, per ogni esi-genza filatelica dei Soci Unuci.

Col. Salvatore Scafuri

UNUCIFIRENZE