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Vitale Vitali, architetto a Comacchio, 1919-1938. Ornamento come valore urbano

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Anno: 2003 Una pubblicazione di: Ordine degli Architetti PPC di Ferrara A cura di: Commissione Cultura della Fondazione degli Architetti di Ferrara

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L’attività culturale dell’Ordine degli Architetti di Ferrara per la Festa dell’Architettura 2003, è sostenuta da:

con il patrocinio di: Provincia di Ferrara, Università degli Studi di Ferrara, Comune di Ferrara, Comune di Comacchio, Parco del Delta del Po,Consiglio Nazionale Architetti P. P. C., Federazione Regionale Emilia Romagna Architetti P. P. C., Ordine degli Ingegneri di Ferrara, AssociazioneIngegneri e Architetti di Ferrara.

Il presente volume esce in occasione della mostra:“Vitale Vitali, architetto a Comacchio, 1919-1938.Ornamento come valore urbano”

31 gennaio - 16 febbraio 2003Ferrara, Imbarcaderi del Castello Estense

Copyright 2003 Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Ferrara

FerraraTutti i diritti riservati

Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggistie Conservatori della Provincia di FerraraCorso Giovecca n. 102 - 44100 FERRARATel. 0532-210544 - Fax 0532-217385E-mail [email protected]

Editore: Centauro Edizioni Scientifiche, Bologna

Stampa: Arti Grafiche Friulane, Udine

ISBN 88- 85980-39-2

Consiglio:Anna Maria Ghisini, presidenteLuca Tosi, vice-presidenteFrancesca Pozzi, segretarioNicoletta Bonetti, tesoriereAlberto Guzzon, consigliereRita Vitali, consigliere

IDEAZIONELorenzo Bergamini

DIREZIONE SCIENTIFICALorenzo BergaminiFrancesca Pozzi

COMITATO SCIENTIFICOIsabella FrignaniStefania GalliniEnrica MantovaniCristina NagliatiBarbara PaziChiara PastiRaffaella PivaEnrico PuggioliCecilia TrainaRita Vitali

PROGETTO ESPOSITIVO ED ALLESTIMENTOStefania GalliniEnrica MantovaniChiara PastiEnrico PuggioliCecilia Traina

PROGETTO GRAFICO ED IMPAGINAZIONEFrancesca Pozzi

REDAZIONEFrancesca PozziCristina Nagliati

FOTOGRAFIELorenzo BergaminiFrancesca Pozzi

COORDINAMENTO SOSTENITORIChiara Pasti

Si ringraziano:Ufficio urbanistica di Comacchio: Paola Luciani, Rosanna Cavallari eRomano FerrioliSegreteria dell’Ordine: Barbara Cestari e Monica Rizzo

e inoltre:Emanuela Bergamini, Gian Paolo Candini, Costanza Cavicchi, AlbertoCinti, Barbara Pozzi, Marinella Mazzei Traina, Leopoldo Santini

un caloroso ringraziamento va ai figli di Vitale Vitali, Alberto eGian Ferruccio, e alle nipoti Patrizia e Valeria

Commissione Cultura:Angelo ArgentesiLorenzo BergaminiLiliana BrunelliIsabella FrignaniStefania GalliniAndrea MantovaniEnrica MantovaniCristina NagliatiPaola OnoratiChiara PastiBarbara PaziRaffaella PivaFrancesca PozziEnrico PuggioliCecilia TrainaRita VitaliMarco ZanoniAntonella Zeni

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FESTA DELL’ARCHITTETTURA 2003GIORNATA INAUGURALE - 31 Gennaio 2003

Imbarcaderi, Castello EstenseConvegno “Qualità in Architettura: politiche a confronto”.

ore 9.30 APERTURA DEI LAVORI- saluti di Pier Giorgio Dall’Acqua, Presidente della Provincia di Ferrara- saluti di Gaetano Sateriale, Sindaco di Ferrara

Relazione introduttivaAnna Maria Ghisini, Presidente Ordine Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Ferrara

ore 10.00 INTERVENTI:- Graziano Trippa, Preside Facoltà di Architettura di Ferrara- Raffaele Atti, Assessore Urbanistica Comune di Ferrara- Silvio Stricchi, Presidente Ordine degli Ingegneri della provincia di Ferrara- Piero Orlandi, Responsabile servizio Programmazione e Sviluppo dell’Attività Edilizia della Regione Emilia-Romagna- Anna Rosa Fava, responsabile di “Città Bambina” di Ferrara e Liliana Brunelli, delegata dell’Ordine degli Architetti P. P. e C di Ferrara per “Città Bambina”

ore 12.00 RELAZIONE CONCLUSIVARaffaele Sirica, Presidente Consiglio Nazionale Architetti P.P.C.

DIBATTITO

Firma del Protocollo d’Intesa tra: “Città Bambina”, Comune di Ferrara, Ordine degli Architetti P. P. C. di Ferrara

ore 13.00 BUFFET

Piazza Ariosteaore 14.00 Inaugurazione fontanella in Piazza Ariostea

Imbarcaderi, Castello EstenseMostra “Vitale Vitali, architetto a Comacchio, 1919-1938. Ornamento come valore urbano”

ore 15.00 APERTURA LAVORI:Presentazione, Dott. Arch. Anna Maria Ghisini, Presidente Ordine Architetti, P. P. C. della Provincia di Ferrara

- saluti di Alberto Ronchi, Assessore alle Politiche e Istituzioni Culturali, Comune di Ferrara- saluti di Giglio Zarattini, Sindaco di Comacchio- saluti di Walter Zago, Presidente Parco del Delta

ore 15.30 INTERVENTI

Vittorio Savi, Facoltà di Architettura di Ferrara

Giuliano Gresleri, Facoltà di Ingegneria di Bologna

Pier Giorgio Massaretti, Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale, Università degli studi di Bologna

Andrea Alberti, Direttore sede operativa di Ferrara, Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Ravenna

Lorenzo Bergamini, Commissione Cultura dell’Ordine degli Architetti, P.P.C. della Provincia di Ferrara

Diego Maestri, Facoltà di Architettura “Roma Tre”

Lucio Scardino

Aniello Zamboni

CONCLUSIONI

18.30 INAUGURAZIONE MOSTRA

19.30 APERITIVO

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Sommario

Presentazione6

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Introduzione

Contributi

Anna Maria Ghisini

Lorenzo Bergamini, Francesca Pozzi

Gli archivi del “moderno” per la storia della città costruitaGiuliano Gresleri

Città, progettisti e storia locale della Ferrara del VentennioPier Giorgio Massaretti

Nuove e vecchie esigenze di tutela, architettonica e paesaggistica, delcentro storico di ComacchioAndrea Alberti

L’Architettura di Vitale VitaliLorenzo Bergamini

Architettura civile ad uso pubblicoLorenzo BergaminiArchitettura civile ad uso privatoFrancesca PozziArchitettura religioso-funerariaRaffaella Piva

Il disegno di Architettura di Vitale Vitali. Echi dell’Art Nouveau nelDelta del PoDiego Maestri

Vedute dipinte e inciseLucio Scardino

La fotografia di Vitale VitaliSilvana Luciani

La committenza di Vitale Vitali e la città di Comacchio nei primidecenni del NovecentoAniello Zamboni

Itinerario storico-fotografico di ComacchioFranco Luciani

TestimonianzeCristina Nagliati e Rita Vitali

BiografiaCristina Nagliati

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L’opera di Vitali

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Itinerario a ComacchioBarbara Pazi e Francesca Pozzi

Schede descrittive dei manufatti esistentiIsabella Frignani, Stefania Gallini, Enrica Mantovani,Barbara Pazi, Raffaella Piva, Cecilia Traina

Catalogazione documentiCristina Nagliati e Raffaella Piva

Elenco opere realizzateCristina Nagliati

Catalogazione acquerelli di Accademia

Catalogazione Serie “Progetti Case”

Catalogazione Serie “Progetti Tombe”

Progetto di allestimento della mostraStefania Gallini, Enrica Mantovani,Enrico Puggioli, Cecilia Traina

Progetto di allestimento musicalePaola Tagliani

La Fontanella di piazza Ariostea: esito di un percorso progettualepartecipatoLiliana Brunelli

Tutti i disegni di progetto di Vitale Vitali qui riprodotti provengono dall’Archivio Vitali.Salvo diversa indicazione, le fotografie qui riprodotte, sono da intendersi come fatte dai curatori del catalogo in occasionedella presente pubblicazione.

Schede

Archivio

Allestimento

Fontanella

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PresentazioneAnna Maria GhisiniPresidente Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Ferrara

La scelta della Commissione Cultura di organizzare una mostra sull’opera di Vitale Vitali,architetto che ha operato nel ferrarese nei primi decenni del ‘900, ha immediatamente susci-tato nel Consiglio dell’Ordine l’idea di farne occasione per una approfondita riflessione sullafigura dell’architetto oggi.

L’esigenza di ripercorrere la vita professionale di un architetto locale in un periodo digrande evoluzione culturale, come è stato il passaggio tra il XIX ed il XX secolo, inducenecessariamente a farne un parallelo con il momento attuale e cioè col grande lavoro che sista facendo per dare effettiva realizzazione all’unità dei paesi europei e conseguentementeal tentativo di livellare verso l’alto i livelli prestazionali della nostra professione.

Ricordiamo i principali provvedimenti di questo percorso ancora in itinere:- la Direttiva 384/85, concernente il reciproco riconoscimento dei diplomi e gli altri titoli

nel settore dell’architettura;- la “Risoluzione del Consiglio d’Europa sulla qualità dell’ambiente urbano e rurale” che

incoraggia gli stati membri “ad intensificare gli sforzi per una migliore conoscenza ed promo-zione dell’architettura e della progettazione urbanistica, nonché per una maggioresensibilizzazione dei committenti e dei cittadini alla cultura architettonica, urbana epaesaggistica; (…) ed a promuovere la qualità architettonica attraverso politiche esemplarinel settore della costruzione pubblica”;

- la modifica in corso della Direttiva servizi, fortemente voluta dagli Ordini europei neltentativo di riportare la giusta distinzione tra i servizi intellettuali ed altri servizi in genere .

Poi a livello nazionale :- il D.P.R. 328/01 che introduce modifiche ed integrazioni alla disciplina dell’ordinamento

professionale di alcune professioni tra le quali la nostra. Il decreto individua le caratteristichedei corsi di laurea e le modalità di accesso alla professione affinché possano essere ricono-sciuti su tutto il territorio europeo introducendo altre figure professionali nel nostro albo: ipianificatori, i paesaggisti ed i conservatori;

- la nuova riforma dell’ordinamento professionale a cui stanno lavorando Ordini e C.U.P.(Coordinamento Unitario delle Professioni);

- la creazione in molte regioni di specifiche Consulte tra l’ente regionale e le rappresen-tanze delle professioni per la concertazione dei provvedimenti legislativi inerenti la nostra edaltre professioni.

Un momento di grande fermento e per noi tutti di grande impegno.

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La nostra figura professionale si configura, proprio per il vasto spettro di interessi e com-petenze, come una delle più complesse, con un ruolo ambizioso e difficile, forse ancora nondel tutto compreso: fornire risposte contemporaneamente tecniche e creative.

Se uno di questi due aspetti debba prevalere oppure se sia possibile coniugare i duecaratteri è una querelle di vecchia data. Fin dal 1876 il diploma dell’accademia che abilitavaall’insegnamento del disegno e permetteva di partecipare ai concorsi di architettura nonaveva alcun valore legale ai fini dell’esercizio alla professione, in quanto tale valore eraattribuito solo alla laurea in architettura civile rilasciata dagli istituti politecnici. La forzosacontrapposizione tra un architetto tecnico, uscito dai politecnici e un architetto artista, diplomatodalle accademie, diede origine ad un lungo e faticoso dibattito centrato sulla possibilità diuscire dall’impasse con la creazione di nuove scuole superiori di architettura, cui si arrivò nel1919 (R.D. 2593).

Daniele Donghi, nel suo manuale dell’architetto edito nel 1906, afferma che l’operaarchitettonica “deve mostrare il perfetto accordo fra l’organismo costruttivo e la decorazio-ne, ossia, in una parola la completa rispondenza tra il mezzo e il fine, è necessario che essavenga concepita da un’unica mente” ed affianca alla parte manuale strettamente tecnicauna seconda parte che si occupa dell’ “elemento artistico”.

L’attualità di queste questioni è evidente. Noi siamo fermamente convinti che il connubiotra tecnica e creatività sia indispensabile per ottenere buone opere di architettura e che laprofessione dell’architetto sia quella vocata a costituire l’elemento di congiunzione tra dueaspetti in realtà molto diversi.

Oggi, la sfida è elevare il livello qualitativo dell’architettura. Non entriamo nel merito delladistinzione gerarchica tra edilizia ed architettura, perché sarebbe troppo lungo e comunqueriteniamo che l’atteggiamento progettuale in entrambi i settori debba essere lo stesso. E’indispensabile essere consapevoli che quando parliamo di qualità, parliamo di più aspetti:l’aspetto strettamente architettonico formale, l’aspetto tecnico prestazionale, l’aspetto pro-cedurale che in una realtà ormai complessa come la nostra non è di secondaria importanza.Come vedete il cerchio si richiude.

L’impegno del nostro Ordine è su due fronti: diffondere la cultura architettonica e aumen-tare la occasioni di formazione ed aggiornamento tecnico.

Le feste dell’architettura sono un’occasione ormai abituale (siamo alla terza edizione)per parlare di cultura architettonica tra architetti e non architetti. Il Protocollo stipulato con“Città Bambina” , che si propone esperienze di progettazione partecipata, è un altro veicolodi diffusione della nostra disciplina. Iniziative di tipo formativo e/o informativo di tipo tecnico(materiali, tecnologie) e normativo, nonché una tempestiva informazione da parte dell’Ordi-ne di tutto ciò che compete il nostro lavoro, completano il grande sforzo di fornire unautentico supporto alla professione.

Ci auguriamo che questa Festa sia per tutti un momento di crescita e di riflessione.

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Vitale Vitali (Porto Garibaldi 1893 - Ferrara 1961) nonebbe mai il riconoscimento ufficiale del titolo di architettoed è probabilmente per questo che il potenziale percorsoespressivo ne conseguì gravi limitazioni trovando nella pit-tura un inevitabile sfogo. I suoi contemporanei, i suoi com-pagni di Accademia, che ebbero la possibilità di continuaread esercitare fino oltre la metà del secolo, aderirono allenuove tendenze per approfondire il Razionalismo, fino adimenticare le proprie origini Liberty e Déco.

L’impegno a conoscere i progettisti locali, iniziato dallaCommissione Cultura dell’Ordine degli Architetti di Ferraranel 2000 con la mostra “Vieri Quilici a Ferrara, 1965-72”,ha portato alla catalogazione e studio dell’archivio conser-vato dalla famiglia Vitali. Tutto iniziò il 23 gennaio 1997,una fredda mattina di buon’ora, casualmente al Bar Ra-gno di Comacchio, quando Andrea Alberti lanciò a Loren-zo Bergamini l’idea di affrontare la figura di un architettocomacchiese dei primi del Novecento del quale era possi-bile tuttora apprezzare molte opere nel centro storico. Erala partenza di quest’avventura che dal 1997 ad oggi, attra-verso studi, contatti, rifiuti e coinvolgimenti è approdataall’esito tanto sperato: una mostra accanto ad una mono-grafia con implicito il duplice obiettivo di permettere ildisvelamento di una figura professionale poco nota e lasalvaguardia di alcune sue opere nel centro storico diComacchio.

Il titolo, Vitale Vitali, architetto a Comacchio, 1919-1938, inquadra la professionalità di un progettista che co-struì molto e soprattutto contribuì a caratterizzare, attra-verso singoli interventi, l’aspetto di Comacchio. Vitali nonprogettò solo per questa città. Nell’archivio pervenutoci,infatti, si rinvengono numerosi disegni tra i quali un con-corso per un teatro monumentale a Trieste, un palazzo aCodigoro, edicole funerarie a Ferrara e a San Giuseppe,una scuola a San Martino Spino, un asilo e alcuni villini aPorto Garibaldi, case del Fascio a Ferrara e a PortoGaribaldi. Tuttavia la città lagunare lo qualifica nei suoiinterventi: la semplicità della richiesta di una committenza

IntroduzioneLorenzo Bergamini, Francesca Pozzi

di estrazione borghese, derivata dal commercio, lo spinge ariflettere su elementi semplici, geometrici, funzionali, por-tandolo all’inizio degli anni Venti ad attingere dal repertorioLiberty rielaborato in chiave decisamente Déco. Comacchiorappresenta la sua opportunità e il suo limite. Pur costruen-do abbastanza, se si pensa che lavorava da solo e senzacollaboratori, non ebbe mai l’occasione di realizzare grandiopere pubbliche, quelle stesse che l’archivio ci restituiscesotto forma di disegni di progetto. Le date scelte, 1919-38,inquadrano il periodo in cui Vitali esercita la professione,oltre l’Accademia e il primo conflitto: al 1919 risalgono lesue prime realizzazioni, mentre a partire dal 1932 la suaattività professionale subisce un arresto. La sua produzionecomunque non cessa. Abbiamo deciso di prolungare il peri-odo analizzato fino al 1938, anno dei suoi ultimi progettidatabili elaborati in collaborazione con altri professionisti.Su tali progetti si firmerà però “prof. Vitale Vitali”.

Il sottotitolo, Ornamento come valore urbano, spie-ga il taglio della ricerca: spontaneo è il rimando all’articolo“Ornamento e delitto” che Adolf Loos pubblica nel 1908 incui sostiene che “l’architettura e le arti applicate devonofare a meno di un qualsiasi ornamento, considerato comeun residuo di abitudini barbariche”. Contrastando questa tesi,troppo all’avanguardia per l’Italia dei primi decenni del se-colo, l’ornamento conserva accezione positiva, aggiunge“valore urbano”, in un contesto povero costellato da un’edi-lizia diffusa, modesta e fatiscente.

Il catalogo è stato concepito non come semplice com-pendio della mostra, ma come vera e propria monografia, lacui realizzazione ha permesso di riunire e catalogare in ununico corpus l’intero archivio di Vitali architetto, compostonon solo da documenti scritti, ma anche da acquerelli d’Ac-cademia, disegni di progetto e fotografie. Ciò nonostanteciascuna opera meriterebbe successivi approfondimenti perulteriori ed esaustive riflessioni storiografiche in rapporto aicontemporanei e ai maestri.

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Collezione Vitali

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Gli archivi del “moderno” per la storia della città costruitaGiuliano Gresleri

Le vicende dell’architettura contemporanea occupanonella storia dell’arte uno spazio autonomo, coincidentecronologicamente con l’avvento al potere della grandedestra e della rivoluzione industriale.

Nuove esperienze e nuove funzioni istituzionali impon-gono subito lo studio di nuovi organismi (in cui accoglierele Strutture politico- amministrative dello Stato) e di nuovetipologie residenziali, mentre le città europee vengono in-teressate da un “revisionismo urbanistico” che mette indiscussione i modelli dei vecchi piani.

La grande quantità di edifici ed opere pubbliche, chesono realizzate malgrado la congiuntura economica inter-nazionale, richiede l’impiego diffuso di tecnici e professio-nisti che lavorano sia alle dipendenze dello Stato che comeliberi professionisti.

Le nuove tecniche del disegno, il rapporto precisoche occorre stabilire ogni volta con la topografia della cit-tà, i piani economici che vanno approntati a monte di ogniprogetto, le tecniche stesse di rappresentazione delle varieparti degli edifici, determinano il sedimentarsi di una ecce-zionale documentazione grafica sul progetto moderno, chenon ha eguali nella storia.

Presso i vari Ministeri e le nuove istituzioni dello Stato,si formano i primi nuclei di quelli che saranno i principaliarchivi per la documentazione delle vicende della città con-temporanea

I 50 anni che vanno dal 1860 al 1910 e, successiva-mente la parentesi del fascismo, sono quindi “gli anni deilavori pubblici” e del “rinnovo delle città”.

Durante questo periodo, enormi capitali sono messi adisposizione dai privati, dagli istituti di credito e dallo Statoper dare concretezza ad un programma che, se apparesovente velleitario e scoordinato, viene ciò nondimeno re-alizzandosi sincronomicamente in tutto il paese, da Milanoa Palermo, mettendo quindi in evidenza le contraddizioni ele diversità dei vari ambiti culturali. La simultaneità di taliinterventi - dicevamo - la compattezza ideologica dei tec-nici chiamati a rispondere mediante proposte precise acompiti altrettanto concreti, l’azione parallela del Ministe-

ro dei LL. PP. e del Genio Civile, costituiscono un campod’indagine ancora tutto da sondare entro il quale il passag-gio dall’idea al progetto, dal progetto alla prassi operativa èestremamente articolato e procede con variegazioni tali darenderlo difficilmente inquadrabile in un sistema coerente.

La casualità degli episodi che avevano caratterizzato gliinterventi nelle città dei granducati, del governo pontificio,negli stati soggetti alla gestione amministrativa straniera, adesempio, perdura a lungo anche all’interno dei nuovi pro-grammi dello Stato e solo in un secondo momento lascia ilposto ad un procedere metodico basato sul lavoro di archi-tetti e trattatisti tesi alla definizione di una vera e proprianuova critica al concetto tradizionale di luogo urbano. Unprogramma sufficientemente chiaro che ha una sua forzapropositiva, chiamato com’è ad intervenire direttamente suiproblemi con strumenti e prassi dettati da regolamenti ecodici adattabili alle singole circostanze e ai singoli casi.

Se Piranesi poteva accusare l’aristocrazia romana diignorare le esigenze di una ristrutturazione della città fonda-ta sulle “grandi opere pubbliche” e proporsi egli stesso qua-le visionario ricostruttore di un paese privo di identità politi-ca e culturale, ora la situazione appare singolarmente “ca-povolta”: lo Stato che chiede agli architetti di fornire rispo-ste adeguate ai nuovi problemi, anche se appare propenso acercarne la soluzione nell’apparato architettonico importatodall’estero, ricco e già sperimentato.

La trattatistica d’oltralpe, abbondantemente diffusa tra itecnici, fornisce infatti collaudati modelli di ogni tipo: caseoperaie, ospedali, scuole, edifici per il culto, teatri, bibliote-che. Tutto può tranquillamente essere ridotto ad un reperto-rio tipologico facilmente utilizzabile.

Le opere pubbliche sono così realizzabili subito e ovun-que e servono, anche, a far decollare l’economia nazionale,ma si continua a pensare che - adeguatamente reinventate- potrebbero essere un formidabile strumento ideologico,funzionale all’affermazione di quei valori sui quali sarebbedovuta sorgere una nuova e più attrezzata società civile.Questo almeno stando ai programmi ufficiali. In tale conte-sto viene a consolidarsi e prende struttura definita l’insieme

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degli archivi moderni dove materialmente è depositata la“storia” del paese costruito.

Il Ministero dei LL. PP, del Tesoro, vari Enti di Stato,gli Istituti di Credito raccolgono oggi i documenti più signi-ficativi per la comprensione di un agire i cui sviluppi nonsono affatto lineari e si intrecciano continuamente con laprassi operativa instaurata dai tecnici e (dopo gli anni ’20)dagli Ordini professionali degli Architetti e degli Ingegneri.

L’integrazione tra i grandi archivi di Stato e quelli pri-vati degli architetti (giacenti spesso in sostanziale disordi-ne, senza elenchi dei versamenti, cronologicamentediscontinui e di assai difficile accesso per le precarie con-dizioni logistico-amministrative) si impone come indispen-sabile prassi operativa per chi voglia procedere ad unaricostruzione di quegli avvenimenti storici che hanno de-terminato l’attuale assetto delle città e la nostra culturaurbanistica.

Da tempo (ormai da oltre sei anni) un gruppo di lavoro,da me diretto presso l’Istituto di Architettura e Urbanisti-ca della Università di Bologna, ha avviato ricerche e son-daggi sistematici in questa direzione, raggiungendo alcuniconfortevoli risultati.

La recente Mostra sull’Architettura italiana d’Oltre-mare, tenutasi sotto il patrocinio dell’Università di Bolo-gna presso la Galleria d’Arte Moderna di Bologna, costi-tuisce una prima sintesi delle nostre ricerche. I materialiesposti, tutti inediti, provengono da archivi dove sinora lericerche sono state del tutto casuali e sporadiche; una ri-cognizione sistematica di tali giacimenti si impone quindicome essenziale per poter riscrivere su basi certe la storiaarchitettonica ed urbanistica recente del paese.

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Città, progettisti e storia locale della Ferrara del VentennioPier Giorgio Massaretti

IntroduzioneQuesta lodevole iniziativa dell’Ordine degli Architetti

della provincia di Ferrara attesta l’intelligente capacità dimobilitare – attraverso la pluristratigrafica articolazionediagnostica della biografia e delle opere dell’architetto Vi-tale Vitali – il sondaggio “di un’epoca eroica”, quella delModerno, che proprio nell’architettura ha trovato uno deipiù raffinati momenti di manifestazione.

Nel compito assegnatomi, quindi, – l’esplorazione dellageografia socio-culturale di Ferrara, nella crucialità deglieventi del Ventennio fascista, allo scopo di megliocontestualizzare l’operato di Vitali nello sviluppo della sto-ria della città e del suo territorio – l’esigenza di rendicontarelo stato d’avanzamento della ricerca sul merito obbliga al-l’ormai sterile lamentazione sul deficit della stessa ricercadi settore.

È inefficace il lamentarsi dei contemporaneisti in meri-to al primato storico della Ferrara rinascimentale, chepregiudizialmente coopta la ricerca e gli investimenti fattial proposito. Un patologico e miope “edipo” di cui sarebbefacile sbarazzarsi rimettendo mano – in forma matura e“attuale” – a questa nostra insigne eredità1.

La rarità delle indagini e delle pubblicazioni dellastoriografia ferrarese contemporanea è altrettanto nota. Eper quanto riguarda più dettagliatamente la vicenda stori-ca di Ferrara e del suo territorio durante il Ventennio, ilriferimento alle ricerche di Corner2, Roveri3 e Isenburg4,di converso l’interesse ferrarese dei notissimi lavori diRochat e Segré su Balbo, rimangono una fedele àncora disalvezza, nella mancanza di aggiornamento dello scenarioattuale.

Di contro, la pur troppo breve attività di ricerca dellaredazione della rivista “La pianura”, edita dall’Istituto diStoria Contemporanea (ISC) di Ferrara con la direzione diAlberto Varni, ha prodotto un positivo effetto di rientro suldeficit reiteratamente citato. Corre l’obbligo quindi di cita-re gli interventi di Delfina Tromboni (Il processo dimunicipalizzazione a Ferrara) e Anna Quarzi (L’azien-da dell’acqua a Ferrara)5, e il testo di Roberto Parisini

(altro capace collaboratore dell’ISC), La Cassa di Rispar-mio di Ferrara tra agricoltura e dirigismo fascista6.

Ed è infine lo stesso Parisini che, all’interno della ricer-ca “Trasformazione urbana, identità politica e sociale traguerra e ricostruzione in Emilia-Romagna”7, con il suo te-sto, La campagna e il governo della città: trasforma-zioni economiche, identità locali e politiche di svilup-po urbano a Ferrara, ha fornito un esemplare sistema-tizzazione storico-documentale del reciproco indotto cheintercorre tra la dinamica politica e socioeconomica e losviluppo della città di Ferrara nel trentennio 1920-1950.

A quest’indagine quindi – integrata con il testo di LucioScardino, Itinerari di Ferrara Moderna8, per quanto con-cerne riflessioni più puntuali o cogenti sullo specifico disci-plinare dell’ architettura e dell’urbanistica – debbo ricono-scere il maggiore debito per questa mia pur sintetica ri-flessione.

Fig. 1. Ferrara nelle realizzazioni fasciste, estratto da “Opere Pubbli-che. Rassegna dello sviluppo dell’Italia imperiale nelle opere e nelleindustrie”, n. 3-5, anno X, 1940.

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Le politiche urbane e di sviluppo della Ferrara delVentennio

La decisa dichiarazione che Parisini mette in aperturadel suo saggio ci premunisce rispetto il calibro e la naturadelle vicende urbane della città, nel periodo in analisi.

“Anche a Ferrara, come in buona parte delle città emiliane,per lungo tempo l’urbanistica ha quasi un ruolo ideale, coin-cide cioè con un’idea che esprime generiche aspirazioni diprogresso e civiltà, un fatto promozionale destinato ad in-centivare, più che a tradursi in una pressione per una solleci-ta realizzazione, una crescita che nella realtà tarda a venire.Nella sostanza soprattutto Ferrara rimane a lungo, come epiù di una buona parte delle città medie padane, governatadalle proprie campagne che ne condizionano a fondo la defi-nizione delle politiche urbane.”9.La Ferrara fascista presenta infatti un’articolazione so-

ciale fondamentalmente caratterizzata da una concentra-zione di sottoproletariato e di una piccola borghesia arti-gianale, commerciale e impiegatizia, e “molti di questi gruppicondividevano l’atteggiamento conservatore o paterna-listico, ma soprattutto antisocialista dei loro padroni, vale adire del ceto medio urbano composto di professionisti, com-mercianti ed intellettuali.”10.

Ancora negli anni Venti, quindi, i professionisti (notai,medici, avvocati, insegnanti) e gli imprenditori (i grandigrossisti dei prodotti agricoli o dei loro derivati, gli impren-ditori manifatturieri ed edili) costituivano, insieme ai grandiproprietari terrieri e ai grandi affittuari del contado, l’élitedella società locale, e ne condividevano, con poche ecce-zioni, mentalità ed interessi11.

Anche il ceto amministrativo locale, poi, presenta unaforte continuità con il suo status prefascista e continua adessere segnato:

“[…] da quel solido amalgama tra nobilitato urbano e agrariresidenti in città (e che componeva, con poche eccezioni, siail fronte liberal-cattolico o clerico-moderato che avrebbe gui-dato il comune ininterrottamente fino al 1920, sia quello radi-cale, che costituì per una lasso di tempo quasi altrettantoprolungato la minoranza d’opposizione); un ibrido polointerclassista che si mostrava più propenso a considerare iproblemi della questione agraria, che le tematiche del gover-no locale connesse allo sviluppo urbano, ritenute sempretendenzialmente come puramente tecniche e contabili piut-tosto che come frutto di una mirata elaborazione politica[...]”12.In questo pur macroscopico scenario sociologico si

delineano con precisione gli stringenti e cogenti nodi cherelazionano città e campagna. I modelli dell’economia ru-

rale segnano profondamente la città; a questa dettava poidi conseguenza le gerarchie, i comportamenti sociali e lecoordinate mentali. “Tuttavia, in assenza di una possidenzaprovinciale colta e illuminata, spettava al centro urbano –e al suo pur non sovrabbondante ceto medio – assumere ilruolo di rappresentanza politico-culturale e fungere da cen-tro di coagulo dei vari strati della borghesia provinciale.”13.

L’incarico che, già nel 1911, l’amministrazione comu-nale assegna al notissimo ingegnere ferrarese CiroContini14, è destinato ad inaugurare – in sintonia con i con-temporanei casi metropolitani di Milano e Bologna –quell’innovativa pratica “pianificatoria” che solo con la leg-ge del 1942 troverà il suo definitivo ordinamento, ma desti-nata operativamente, in questa fase, a movimentare quelprocesso di “igienizzazione abitativa e razionalizzazionesociale […] tra il filantropico e lo speculativo”, che carat-terizzò la letteratura di settore del periodo15.

Con un tale mandato Contini individua, in questo pianovocato decisamente all’ampliamento, una linea d’azionedelle politiche cittadine che si conserveranno valide per unlungo periodo.

“Non abbiamo, per ragioni diverse, proposto l’abbattimentodelle mura né vogliamo addentrarci – perché non di nostracompetenza – sull’argomento relativo a spostamenti dellacinta daziaria, che apparirebbero opportuni. […] Nel PianoRegolatore della Città abbiamo dato posto notevole ai pianidi ampliamento interni su aree comunali (piazza d’Armi) e sualtre zone a Nord-Ovest della Città che, per l’immediata vici-nanza alla Ferrovia ed alla più breve strada d’allacciamentocol Po (dal quale Ferrara può tanto attendere se la navigazio-ne assurgerà all’importanza prevista), ci affidano su un futu-ro ma non lontano loro sviluppo edilizio. Riteniamo forseanche di aver abbondato nell’espressione grafica di questiampliamenti interni, ma se è vero che ai piani regolatori benintesi è riservata azione incitatrice alle costruzioni, noi nonce ne dorremmo, convinti come siamo che la città di Ferrara –al fine di correggere la sua attuale costituzione topografica,ed in base a considerazioni che si riflettono particolarmentesull’economia dei servizi pubblici – non debba lasciare nulladi intentato per favorire anziché attorno alla linea impostaledalle sue mura, dentro di essa tutto lo sviluppo che le puòderivare dalle fortunate condizioni odierne e dell’avvenire(“Rione Giardino”, nell’ex piazza d’Armi; specializzazioneresidenziale del rione Arianuova). Secondo quest’ordine diidee lo studio del Piano di Ampliamento esterno fu limitatoalla sola zona Nord-Ovest presso la Ferrovia e la strada diPontelagoscuro, in continuità con il Piano di Ampliamentointerno.”16

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Anche a regime consolidato (1925-26), il quadro strut-turale ferrarese non presenta particolari differenze rispet-to il periodo prefascista. Anzi, il forte accreditamento poli-tico che il padronato terriero aveva fornito al movimentofascista in affermazione – con dichiarati intenti antisocialisti– radicalizza quel trend del deficitario sviluppo del settoreprimario della provincia che si conserverà intatto per lun-go tempo e costituirà elemento scatenante della patolo-gica lentezza delle dinamiche di sviluppo dell’organismourbano.

Le soluzioni di politica urbana che, in questa negativama ordinaria contingenza, la podesteria ferrarese adotta,naturalmente non si distaccano da modelli di sviluppo am-piamente condivisi a scala nazionale (una cogentezonizzazione – gerarchica e terziarizzante – del nucleo sto-rico, accompagnata dalla relativa espulsione periferica deideboli nuclei sociali preesistenti; un potenziamento delladotazione infrastrutturale, e la relazionata territoria-lizzazione dell’“effetto città”) e solamente accentuatasi inetà fascista. “Abbastanza originale è, semmai, il sostan-ziale disinteresse con cui le élites economiche locali guar-darono al rinnovarsi del boom edilizio e alle connesse oc-casioni speculative, ossia quella che si direbbe una man-cata saldatura tra proprietà terriera ed immobiliare e im-prese immobiliari e costruttrici.”17

Significativamente il perno dell’attività finanziaria lo-cale continuava a rimanere il credito agrario, in cui eranoimpegnate a fondo le due maggiori banche locali, il “Pic-colo Credito” di Giovanni Grosoli e la “Banca Popolare”di Vico Mantovani, leader degli agrari ferraresi.

In questo contesto è necessario sottolineare il totaleappiattimento delle gerarchie fasciste – rapidamente defi-nitosi a partire dalla “normalizzazione” del fascismo urba-no operata da Balbo nel periodo 1923-1924 – sui consoli-dati equilibri della provincia.

Il PNF ferrarese infatti non pare mai andare oltre quelcerto non trascurabile ruolo di organizzatore e di garantedell’ordine sociale. La sua egemonia sull’asfittica borghe-sia ferrarese tendeva infatti a non interferire con le tradi-zionali élites agrarie, che tuttavia mantennero sempre –pur offrendo un’aperta e pressoché totale adesione – unapropria distinta fisionomia, espressiva della solida conti-nuità della tradizionale mediazione notabilare, del tutto co-erente con la consueta collocazione nel contesto locale diquesto ceto che, del resto, si era da subito e senza remoredisciolto nel fascismo montante.

“Mentre dunque le gerarchie fasciste, con il famoso pianoCini-Balbo-Klinger, sposavano la “trasformazione integrale

Fig. 2. Case Popolari del Comune, Gruppi di via Arianuova, via Mortarae Borgo San Luca. In complesso otto fabbricati come quello qui riprodotto.

Fig. 3. Consorzio Agrario Provinciale Ferrara, magazzeno granario emovimento meccanico in Tresigallo.

Fig. 5. G. Gandini, Istituto medico legale della R. Aeronautica.

Fig. 4. Mercato ortofrutticolo, con frigorifero per merci e vagoni, eraccordo ferroviario.

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dell’economia agricola ferrarese”, combinando ambiziosa-mente bonifica integrale, potenziamento finanziario, industria-lizzazione e appoderamenti, di nuovo la politica dello svilup-po urbano ritornò progressivamente ad essere pura e sem-plice appendice dei lavori pubblici atti a lenire, con interventisettoriali, la disoccupazione del settore agricolo e semmai acorteggiare la passività della rendita urbana.”18

È chiaro come in tutto questo periodo l’autorità fasci-sta, accreditando l’innovativa vocazione manageriale diBalbo in merito all’uso della città, sembra più impegnata arafforzare un percorso di appropriazione ideologica dellacittà stessa; opzione che consenta di intercettare – perscatenare consenso – gli strati intermedi della società ur-bana, in questo momento attraversata dalla “fibrillazionecorporativa” (come ci suggerisce Parisini con folgorantesintesi).

Certamente non siamo davanti a un’operazione parti-colarmente originale, né rispetto al piano nazionale né nelcontesto della storia locale che caratterizzano in formaespressiva un modello culturale di lunga durata19.

In conclusione:“Si tratta di operazioni importanti: la reinvenzione del palio diSan Giorgio, il celebre congresso di studi corporativi, il con-vegno ariostesco del 1933, la terza pagina del Corrierepadano, la scuola sindacale o la facoltà di studi corporativi,hanno tutte in comune tanto una grande visibilità cittadina alivello nazionale, quanto l’assenza di qualsiasi coinvolgi-mento e ricaduta pratica sugli assetti provinciali. In questadirezione va anche una serie di interventi, sempre settoriali,spesso monumentali, quali lo sventramento delle aree dell’exOspedale Sant’Anna e del borgo di San Romano, il palazzodelle Poste o, come quelli che, nel rione Giardino, addense-ranno successivamente edifici scolastici e militari, il serbato-io-monumento dell’acquedotto e lo stadio […]”20.

Appunti per un bilancio disciplinareLo sforzo censuario prodigato da Lucio Scardino nella

sua insuperata ricerca sugli Itinerari della Ferrara Mo-derna, nell’illuminante sinteticità del bilancio tassonomicoeseguito, sollecita il “ricercatore volenteroso” a misurarsi– nel periodo in analisi – in una serie di filoni d’indagine:nel testo individuati con sistematicità, qui enunciati per punti.

a) Approfondire alcuni eventi storici che hanno ca-ratterizzato l’“autarchica autosufficienza” della sta-gione balbiana ed il suo indotto nell’espressività arti-stico-culturale della “piccola capitale” ferrarese.

L’archivio storico del Ministero degli Affari esteri stafinalmente mettendo a disposizione della ricerca il proprio

fondo dedicato all’architetto Florestano Di Fausto, sele-zionato operatore dello stesso Ministero per rappresenta-re l’architettura nazionale all’estero21. Cogliendo tale op-portunità, sarebbe utile riscontrare in tale deposito una piùpuntuale documentazione inerente la partecipazione del-l’architetto al programma urbanistico dello sventramentodi San Romano, per investigare più nel dettaglio (oltre cioèle già esaurienti indagini compiute nell’archivio storico delComune di Ferrara e contenute nel noto volume Ferraradisegnata) la natura e gli obiettivi della frequentazione traBalbo e lo stesso Di Fausto.

Una sollecitazione a documentare modalità e fasi dellamigrazione della coorte balbiana a Tripoli, investigando neldettaglio:

– La movimentazione dell’intellighenzia ferrarese ge-nerata e alimentata dalla vicenda del Corriere padano(Nello Quilici, Pio Gardini, ad esempio), ma anchel’imprenditoria finanziaria e sindacale ferrarese (France-sco Grossi e Annio Bignardi, ad esempio), tutti trasferitisiin Libia ad assistere e coordinare il management balbianosulla “Quarta sponda”.

– In parallelo, la migrazione libica di operatori artistici,noti – Achille Funi, il personaggio più rappresentativo, pit-tore novecentista di una rifondata “Officina ferrarese” –e meno noti, come Giorgio Gandini (architetto ferraresedel Palazzo dell’Aereonautica) e Giuseppe Gatti-Casazza(architetto ferrarese che arredò il Palazzo governatorialedi Tripoli).

b) La straordinaria capacità produttiva, la grandequalità e originarietà progettuale dell’ufficio tecnicoferrarese governato dai due Savonuzzi e il vero e pro-prio “embargo culturale” (Scardino) da loro prodot-to rispetto la frequentazione ferrarese dei progettistinazionali22.

– Una sollecitazione ad inaugurare uno studio organicosulla vicenda personale e professionale dei Savonuzzi, inriferimento al loro archivio ancora intonso presso la biblio-teca della Facoltà di Architettura di Ferrara.

– Quindi un’esplicita sollecitazione a studiarel’autoctonia dell’opera architettonica di Carlo, rispetto illungimirante pensiero pianificatorio di Girolamo.

c) Indagini documentali dettagliate sulla visibilitàe la promozione “espositiva” dell’ architettura e dellaprogettualità ferrarese.

– Il concorso di progettazione “Per una palazzina daerigersi sul viale Cavour”, del 1900, vinto da Ciro Contini.

– Del 1928, la “Mostra della Settimana Ferrarese” delPalazzo Sant’Anna, con i progetti razionalisti di Mario De Sisti.

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– Del 1934, i “Prelittoriali della cultura”, con progetti digiovani architetti razionalisti.

– La mostra del 1937, presso il Teatro comunale, delprogetto di Di Fausto per San Romano.

d) Ed infine, in merito al problema dei luoghi e del-le istituzioni destinate alla formazione dei progettisti:

“Come si svolgevano, ad esempio, i corsi di architettu-ra, tenuti tra Otto e Novecento, da Giacomo Duprà e AdolfoMagrini all’Università di Ferrara, presso la Facoltà diMatematica? E allorché, nel 1890, il Senato votò una leg-ge per l’insegnamento dell’architettura, istituendo apposi-te “Scuole d’applicazione”, cosa accade a Ferrara? Ecome avveniva la collaborazione fra gli ingegneri (tecnicionnivalenti) e gli “architetti” (ovvero i diplomati in disegnoarchitettonico presso l’Accademia, solitamente a Bologna)prima dell’istituzione, negli anni ’20, delle facoltà di archi-tettura?”23.

In merito al nevralgico interrogativo che Scardino evo-ca in chiusura alla “Premessa” della sua guida (nel riferi-mento privilegiato alle dotazioni normative e istituzionaliche indirizzano il percorso formativo dei progettisti), la re-cente mostra bolognese, “Norma e arbitrio. Architetti eingegneri a Bologna 1850-1950”24, suggerisce – pur per ilristretto ma esemplare contesto bolognese – precise indi-cazioni diagnostiche e documentali, fornendo un modelloda sperimentare operativamente sul campo.

Ma è soprattutto la labirintica problematicitàdell’ermeneutica archivistica – reiteratamente evocatanel catalogo della succitata esposizione bolognese; auto-revolmente richiamata nel saggio di Giuliano Gresleri, quicontenuto –, che emana con forza da questa mostra suVitale Vitali. Un’eccellente occasione questa, quindi, perinterrogarsi disciplinarmente, ed in forma innovativa, suicogenti statuti documentalistici “dell’ibrido archivio di ar-chitettura”25.

Note1 La riscoperta e la ri-fondazione dell’“Officina ferrarese”, di cuifu responsabile Roberto Longhi nell’epocale mostra ferraresedel 1933, è periodicamente rievocata dall’impegno della Cassa diRisparmio di Ferrara a ridare al pubblico la sua straordinaria col-lezione pittorica rinascimentale, all’“Officina” dedicata. Invece,la monumentale ricerca del 1991 di A. F. Marcianò, L’età di BiagioRossetti. Rinascimenti di casa d’Este (anche questa ricerca pro-mossa e curata dalla Cassa di Risparmio ferrarese), o anche illodevole intento di ridare attenzione alla piazza “dell’Addizio-ne” con l’impianto di una dedicata fontana in piazza Ariostea,non ripagano dell’imperdonabile inadempienza di esserci lascia-ti sfuggire l’occasione di celebrare, nel 1992, il cinquecentenariodell’“Addizione erculea”.2 P. Corner, Il fascismo a Ferrara, Roma-Bari, Laterza, 1974.Esemplarmente, poi, l’intervento dello stesso Corner al recenteconvegno di studi ferrarese, “Italo Balbo e il ventennio fasci-sta”, 14-15 dic. 2000, organizzato da Giorgio Rochat per l’Istitutodi Storia Contemporanea di Ferrara, sottolineava, in apertura delsuo intervento, l’insufficiente aggiornamento della ricerca disettore inerente appunto Ferrara.3 Di Alessandro Roveri sulla Ferrara post-unitaria e fascista oc-corre citare la sequenza di tre testi “genealogici”:Dal sindacalismo rivoluzionario al fascismo. Capitalismo agra-rio e socialismo nel ferrarese (1870-1920), Firenze, La NuovaItalia, 1972;Le origini del fascismo a Ferrara (1918-1921), Milano,Feltrinelli, 1974;L’affermazione dello squadrismo fascista nelle campagneferraresi, Ferrara, Italo Bovolenta Ed., 1979.4 Di Teresa Isenburg si è costretti a citare l’imbattibile ma il solo:Investimenti di capitale e organizzazione di classe nelle boni-fiche ferraresi (1871-1901), Firenze, La Nuova Italia, 1971.5 Ambedue contenuti nel volume a cura di A. Berselli, F. DellaPeruta e A. Varni, La municipalizzazione in area padana, Mila-no, Franco Angeli, 1988.6 In “Padania”, n. 15, 19947 Ricerca da lui stesso curata per il “Laboratorio sulla storia deicentri urbani” della Fondazione della Banca del Monte di Bolo-gna e Ravenna, diretto da Angelo Varni.8 Con un testo introduttivo di A. Guzzon, Ferrara: la pianifica-zione urbanistica del Novecento, Firenze, Alinea, 1995.9 R. Parisini, op. cit., versione dattiloscritta, p. 1.10 A. Roveri, Dal sindacalismo rivoluzionario al fascismo. Ca-pitalismo agrario e socialismo nel ferrarese (1870-1920), op.cit., p. 96.11 Per quanto riguarda la stratificazione sociologica della popo-lazione ferrarese investita del consenso al fascismo nascente,cfr. P. Corner, op. cit., p. 25; in merito all’articolazione del capita-lismo ferrarese del periodo, cfr. T. Isenburg, op. cit., p. 23.12 A. Alaimo, La città assediata. Amministrazione comunale e

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finanza locale a Ferrara all’inizio del secolo (1900-1915), inC. Mozzarelli (a cura di), Il governo della città nell’Italiagiolittiana. Proposte di storia dell’Amministrazione locale,Milano, Franco Angeli, 1992, pp. 86-87.13 R. Parisini, op. cit., versione dattiloscritta, p. 5.14 Per un’esauriente descrizione del personaggio e del suo am-biente culturale, cfr. L. Scardino, Ciro Contini ingegnere e ur-banista, Ferrara, Liberty House, 1987.15 C. Guenzi, La manualistica italiana, in L. Scarpa (a cura di),Riviste, manuali di architettura, strumenti del sapere tecnicoin Europa, 1910-1930, “Rassegna” (Milano), n. 5, 1981, pp. 56-58.16 C. Contini (a cura di), La relazione tecnica per il progetto diPiano Regolatore e d’Ampliamento della città e dei sobborghidi Ferrara, lug. 1913, allegato al testo di F. Fiocchi, Ciro Continiurbanista. Un piano regolatore lungo 24 anni, in L. Scardino,op. cit.17 R. Parisini, op. cit., versione dattiloscritta, p. 11.18 G. Rochat, Italo Balbo e gli agrari, in M. Legnani, D. Preti, G.Rochat (a cura di), Le campagne emiliane in periodo fascista.Materiali e ricerche sulla battaglia del grano, Bologna, IlMulino, 1982, p. 98.19 Risulta assai interessante misurare la lungimiranza e l’efficaciadell’opera balbiana investigando la sinergia tra la vicendaferrarese e l’esperienza libica. In riferimento quindi ai capisaldistorici della biografia balbiana stilati da Rochat (Italo Balbo,Torino, Utet, 1986) e Segré (Italo Balbo, Bologna, Il Mulino,1988) – per ricordare le ricerche più note –, i sondaggi monograficidi L. Scardino, L’“Officina ferrarese” in Libia, in G. Gresleri, P.G.Massaretti, S. Zagnoni (a cura di), Architettura italiana d’ol-tremare1870-1940, Venezia, Marsilio, 1993 e P.G. Massaretti,Colonialismi in copertina, “Rassegna”, Bologna, n. 51, 1992,hanno aperto un’investigazione sull’innovativa azione mana-geriale di Balbo in Libia. A seguito di queste, due miei riflessionipiù approfondite sullo stesso tema: Governare il territorio ecostruire consenso. Dallo spettacolo della “fondazione” al-l’inefficacia del modello di colonizzazione demografica in Li-bia, intervento all’interno del convegno nazionale, Italo Balboe il ventennio fascista, Ferrara, dic. 2000, in corso di stampa, e Leesperienze degli enti di colonizzazione demografica in Libia ein AOI (1933-1942), “Terra d’Africa”, Milano, 2002.20 C. Bassi, G. Boschetti, Un secolo di trasformazione del “pae-saggio” ferrarese, in “La pianura”, Ferrara, n. 1, 1982, pp. 18-21.21 Sull’architetto ed il suo operato, cfr. G. Miano, Florestano DiFausto. La vita e le opere, Roma, Bulzoni, 1995. Per sintesi sirimanda tuttavia alla scheda dedicata all’autore contenuta nelleNote biografiche stilate da Gian Paolo Consoli per il volume: G.Gresleri, P.G. Massaretti, S. Zagnoni (a cura di), op. cit., pp. 372-374.22 Esemplare al proposito il caso del Palazzo delle Poste diMazzoni stroncato da Nello Quilici nelle colonne del “Corrierepadano”.23 Lucio Scardino, Itinerari di Ferrara Moderna, op. cit., p. 22.

24 Soprattutto nella fornitissima dotazione saggistica dell’omo-nimo catalogo, a cura di Giuliano Gresleri e Pier Giorgio Massaretti,Venezia, Marsilio, 2001.25Dalla relazione introduttiva alla ricerca interistituzionale,“Inventariazione-catalogazione dei depositi documentali dellasezione “Architettura” dell’ “Archivio Storico dell’Università diBologna” (asub-sa). Sperimentazione informatica e proceduraleconcentrata sul fondo “Marzocchi-Sironi”. Programma di lavoroprogettato e coordinato dall’arch. Pier Giorgio Massaretti perl’Ateneo di Bologna, che fa confluire, in forma partnerariale ecofinanziaria, le competenze e l’investimento economico, dellastessa Università di Bologna, della Soprintendenza regionale aiBeni Documentali e Librari e dell’azienda “Akros Informaticas.p.a.”.

Fonti delle illustrazioniTutte le figure e le didascalie di questo scritto sono tratte da:Ferrara nelle realizzazioni fasciste, estratto dalla rivista “Ope-re Pubbliche. Rassegna dello sviluppo dell’Italia imperiale nelleopere e nelle industrie”, n. 3-5, anno X, 1940.

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Nuove e vecchie esigenze di tutela, architettonica e paesaggistica, del centrostorico di Comacchio

Andrea Alberti

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Comacchio ha vissuto per secoli, e con ritmi quasiimmutati nel tempo, lo stretto legame con l’ambiente vallivocircostante, generando strutture sociali ed urbane assolu-tamente originali, condizionate anche dalla prevalente atti-vità della pesca.

Una economia chiusa che in un contesto ambientale eclimatico avverso ed isolato ha spesso comportato per lapopolazione il determinarsi di precarie condizioni di vita.Parallelamente, Comacchio ha sempre mantenuto nellastoria una grande importanza strategica, politica e geogra-fica.

La struttura urbana di Comacchio ancora testimoniaquesta dicotomia per mezzo del confronto tra il minuto edi-ficato residenziale, sorto un tempo in stretto collegamentocon le acque, e le importanti architetture a scala urbanarealizzate dai diversi poteri che si sono susseguiti nel go-verno della città, in particolar modo dal governo pontificio.

E’, infatti, nel periodo immediatamente successivo alpassaggio di Comacchio sotto il dominio dello Stato dellaChiesa (1598) che vengono realizzate la maggior parte diquelle architetture che, per importanza e rilevanza urbani-stica, ancora oggi connotano e determinano l’immagine ela forma della città. Nel XVII secolo si edificano le chiesedi S. Pietro (demolita agli inizi dell’800), del Carmine, delS. Rosario, di S. Nicolò, di S. Carlo che si aggiungono aquelle esistenti, ai limiti ad est e ad ovest della città, diSanta Maria in Aula Regia e dei SS. Mauro ed Agostino;si inizia la riedificazione della Cattedrale di S. Cassiano(sorta nell’VIII secolo e già rinnovata nel XIII) che termi-nerà nel 1740; si collega il Santuario di S. Maria in AulaRegia con il Loggiato dei Cappuccini; si elevano gli edificicivili della Loggia del Grano e della Torre dell’Orologio; sidefinisce il sistema dei canali ed, insieme, si realizzano iponti monumentali Pallotta (o Trepponti) e degli Sbirri.

Alla fine Settecento verrà aggiunta al disegno urbanodella città la grande fabbrica dell’Ospedale S. Camillo.

Un migliore e più sicuro collegamento carrabile versol’entro terra ad ovest, avvenuto nel 1847 con la costruzio-ne della strada per Ostellato, non modifica la condizione di

città insulare di Comacchio che ancora riesce a conserva-re la propria immagine e l’equilibrio con l’ambiente vallivocircostante fino agli inizi di questo secolo, quando una se-rie di interventi la intaccano pesantemente.

Le bonifiche di gran parte delle valli e l’adeguamentoad una visione distorta di modernità ed igiene, che ha de-terminato il tombinamento o il risezionamento di alcunicanali, insieme a indubbie condizioni di necessità e allamancanza di adeguata regolamentazione che hanno indot-to fenomeni di abusivismo edilizio e l’introduzione di nuovetipologie estranee alla tradizione costruttiva locale, sonostati fattori capaci, in molti casi, di alterare profondamentequelle condizioni di unicità e di omogeneità che storica-mente caratterizzano il centro storico di Comacchio.

Contemporaneamente, lo sviluppo turistico del litoraleha provocato la riconversione come operatori del settoreedile di buona parte della popolazione, che si sono formatiin cantieri caratterizzati dall’uso quasi esclusivo di mate-riali moderni (cemento, cls. armato, strutture prefabbrica-te, ferro, alluminio, tinte sintetiche, ecc.); questo ha com-portato la perdita dell’uso dei materiali della tradizione delcostruire a favore di tecniche e tecnologie moderne spes-so in forte contrasto con le valenze architettoniche esi-stenti.

Dal dopoguerra in poi, l’immagine di Comacchio è sta-ta contaminata da episodi edilizi incongrui e incompatibilicon le valenze dell’architettura storica: stravolgimento del-l’ordine delle bucature con allargamenti di finestre e tra-sformazione di porte di ingresso in squadrati magazzini oautorimesse, sostituzione dei tradizionali scuri con avvolgi-bili, sostituzione dell’intonaco di facciata con i rivestimentipiù disparati (mattonelle, pezzame di pietra, granigliati pla-stici) o con malte cementizie lasciate al grezzo, uso dell’al-luminio anodizzato per i profilati dei serramenti, modificheo eliminazione di cornicioni e camini…

E’ intorno agli anni ’70 del Novecento che una parteattenta della cultura ambientale ed architettonica, non sololocale, comincia a segnalare da un lato l’importanza dellaconservazione dei valori paesaggistici ancora presenti nel

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territorio del Delta del Po (anche come forma di sviluppoalternativo al semplice sfruttamento), dall’altro le contrad-dizioni ed i pericoli che un tale delicato sistema costituitodal rapporto tra assetti naturalistiche e trasformazioni an-tropiche avrebbe potuto manifestare qualora privo di unaattenta tutela e di una equilibrata programmazione di inter-venti sostenibili.

Nel 1968 Italia Nostra organizza un Convegno di studiper la difesa e valorizzazione del patrimonio urbanistico,vallivo e litoraneo di Comacchio, constatando il supera-mento della politica delle bonifiche ed evidenziando le as-senze di un controllo nello “sviluppo” del territorio, ripropostidue anni dopo a Pomposa in un altro incontro di studi su Ibeni naturali del litorale emiliano-romagnolo: proble-mi e prospettive.

Sono i prodromi embrionali della nascita di una idea diParco del Delta che diventa proposta avanzata dalla Pro-vincia di Ferrara nel 1971 con il Progetto Pilota per unparco a fini multipli nel delta ferrarese, che verrà pubbli-camente presentato quattro anni più tardi.

Se l’iter operativo di formazione del Parco del Delta difatto in quegli anni si blocca, la serie di dibattiti e di coinvol-gimenti culturali sull’argomento crea i presupposti per unaserie di azioni di tutela condotti con le possibilità che ilquadro legislativo consentiva.

Tra questi, per “il suo alto grado di omogeneità ed il suopeculiare interesse storico ambientale”, “strettamente le-gati alla natura ed alla conformazione del suolo”, la strut-tura urbana della città antica di Comacchio, insieme a quellaparte delle Valli circostanti ancora esistenti, con D.M.21.06.77 è dichiarata zona di notevole interesse pubblicoai sensi della Legge 24 giugno 1939 n.1497 “Protezionedelle bellezze naturali”.

Citando ancora la dichiarazione di vincolo riportata dallaG. U. n. 203 del 26/7/1977, “gli edifici di particolare rilievostorico artistico (cattedrale e campanile, ponte Trepponti,chiesa e Portico dei Cappuccini, Ospedale, ecc.), realizza-ti dal ‘600 in poi appaiono infatti perfettamente inseriti neltessuto urbano circostante, vivo e sapiente organismo dispazi coperti e scoperti, caratterizzato dai differenti masempre tenui colori degli intonaci, alternati a rusticiparamenti in mattoni, e dal pacato ritmo delle aperture; iltutto ravvivato dalla insostituibile presenza dei canali.”

Attraverso lo strumento della legge del 1939, si dichia-rava l’interesse pubblico di una intera parte di territoriocome bene culturale collettivo, e nel contempo si sottopo-neva il giudizio di compatibilità di ogni azione di trasforma-zione dei luoghi alle procedure di autorizzazione ambienta-

le previste dall’art. 7 della Legge stessa ed attribuite alleSoprintendenze, istituti periferici dell’allora Ministero per iBeni Culturali e Ambientali.

Sempre nel 1977 si sono innestate però le norme dell’art.82 del D.P.R. n. 616 che hanno delegato alle Regioni (edin Emilia Romagna ai Comuni) le funzioni amministrativeesercitate dagli organi centrali e periferici dello Stato inmateria di individuazione e tutela di beni paesaggistici.

La valutazione di una serie di sconfitte proprio in mate-ria di tutela ambientale e paesaggistica porta alla promul-gazione nel 1985 della Legge n. 431, la cosiddetta LeggeGalasso dal nome del suo estensore e primo firmatario,che individua una serie di tipologie ed ambiti di paesaggioche nelle intenzioni dovrebbero sottoporre a tutela quasi 1/3 del territorio nazionale, restituendo parte delle compe-tenze in materia autorizzativi al Ministero mediante l’eser-cizio del potere di annullamento delle autorizzazioni rila-sciate dagli Enti locali. Per uno di quei paradossi checontraddistingue il nostro Paese, il 1985 è lo stesso anno diemanazione della Legge n. 47 sul condono edilizio!

In adempimento, seppure tardivo, alla L. 431/1985 laRegione Emilia Romagna è una delle poche che elabora eadotta nel 1993 il proprio Piano Territoriale Paesistico,importante strumento di analisi e di individuazione di criteridi indirizzo nella programmazione degli interventi sul terri-torio, che però esclude dai propri criteri di pianificazioneambientale i centri storici, in quanto oggetto di specifici ededicati strumenti previsti dai Piani Regolatori Generali.

E’ questa una stagione di contenziosi e conflitti tra ivari poteri politici, centrale e locali, nel quale si inseriscenel 1994 un’altra possibilità di condono edilizio che certonon rafforza i buoni propositi di tutela del paesaggio sban-dierata dalle più diverse parti.

Recentemente, le leggi di tutela dei beni culturali epaesaggistici sono state riunite nel “Testo Unico delle di-sposizioni legislative in materia di beni culturali e ambien-tali” approvato con Decreto Legislativo 29 ottobre 1999,n. 490; il T. U. di fatto vede al Titolo I – beni culturali –riproposti i cardini portanti della efficace Legge 1089/1939sulla “Tutela delle cose di interesse artistico e storico” ,mentre al Titolo II – beni ambientali – ripropone quasiimmutate (ma anche senza averne superato contraddizio-ni ed inefficienze) la L. 1497/1939 “Tutela delle bellezzenaturali” e la L. 431/1985 “Galasso”.

Tornando a Comacchio ed al suo territorio, l’integritàdelle sue valenze architettoniche e paesaggistiche dovreb-be essere garantita da una serie importante di strumenti:

- il Piano Territoriale Paesistico Regionale ed il Piano

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Territoriale di Coordinamento Provinciale, seppure in for-ma di individuazione di indirizzi di programmazione e piani-ficazione

- dalle norme attuative del Piano Regolatore GeneraleComunale

- dalle leggi di tutela statali, sia di singoli oggetti archi-tettonici (individuati da esplicito provvedimento oppure deiure in caso di edifici di proprietà pubblica con età superio-re ai 50 anni), sia di più estesi ambiti territoriali recependole perimetrazioni del D. M. del 1977 e le tipologie di terri-torio previste dalla Legge Galasso.

A queste condizioni deve aggiungersi la recente Istitu-zione del Parco Regionale del Delta del Po.

La presenza di una tale ricchezza normativa e di istitutidelegati alla tutela non deve però consentire una completatranquillità: troppo forti sono le spinte distruttive operate infunzione di una idea ancora limitata di sviluppo, troppo deboligli strumenti di controllo, poco sviluppata una coscienzacollettiva di riconoscimento di valori che sono patrimonionon solo di una realtà locale ma dell’intera Nazione (art. 9della Costituzione), poco chiaro e contraddittorio l’aspettolegislativo e la giurisprudenza.

In questo contesto sempre maggiore efficacia rivesto-no invece gli effetti ottenuti con l’approfondimento e lasensibilizzazione culturale, perché solo l’acquisizione di unaconsapevole responsabilità dei singoli cittadini e delle pub-bliche amministrazioni potrà garantire piena efficacia al-l’azione di tutela dei beni culturali e paesaggistici.

In questo ultimo periodo, merita indicare alcuni segnalidi crescita culturale che fanno sperare in un’inversione ditendenza:

- ricerche archivistiche condotte in quest’ultimo decen-nio con sempre maggiore frequenza e con corretti criteridi approfondimento, pubblicate o condotte in relazione aspecifici progetti di restauro

- alle forme di sfruttamento della costa con l’edifica-zione di seconde case, comincia ad affiancarsi una nuovaidea di proposta turistica che passa attraverso la qualifica-zione del centro storico e la valorizzazione dell’ambientevallivo

- ingenti risorse finanziarie, garantite dal Programmadi Recupero Urbano che hanno consentito di attivare in-centivi alla manutenzione di facciate di fabbricati di pro-prietà privata e recupero di importanti edifici pubblici (exOspedale San Camillo, ex Azienda Valli, Loggiato dei Cap-puccini) o di aree dismesse e degradate.

Gli interventi sopra descritti, già attivati o ancora in faseprogettuale, se compresi ed apprezzati nei risultati dai cit-

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tadini e dagli operatori del settore, si spera possano inne-scare diffusi comportamenti emulativi che consentano ilproseguimento di azioni di manutenzione programmata ebasata su corretti criteri metodologici e operativi.

Azioni che non potranno cancellare, nell’immediato, idanni provocati da alcuni decenni di attività edilizia fonda-ta su principi non condivisibili e peraltro tuttora non com-pletamente abbandonati; sono purtroppo ancora ricercati,o abusivamente realizzati, interventi di errata modifica dellamorfologia urbana, ancora frequente è il ricorso a mate-riali incongrui con le caratteristiche della tradizione co-struttiva, ancora proposti restauri o manutenzioni privi diun adeguato studio preliminare oppure dettati da meri finispeculativi.

Sembra pertanto coerente ed importante avere con-centrato l’attenzione su una figura relativamente anomala,ma qualificante, nell’ambito della produzione architettonicacomacchiese dell’inizio Novecento come Vitale Vitali.

Nelle forme della sua originale progettazione e nellascelta dei materiali delle sue costruzioni, si differenzia dal-le linee della tradizione locale, ma in modo elegante e di-screto, capace di contaminare il tessuto urbano diComacchio con echi, ancorché a volte un po’ tardivi, chesono propri di un dibattito architettonico presente in altrecittà italiane e straniere.

Con le sue opere migliori connota parti importanti diComacchio con valori formali nuovi, generando la sorpre-sa che deriva dal collegamento con altre realtà culturali econtribuendo nell’opera di contrastare l’atavico isolamen-to della città valliva.

Confidando che il rinnovato interesse nei suoi confrontipossa definitivamente cancellare il destino di incomprensioniche ha accompagnato Vitali non solo in vita ma anche inseguito, quando la segnalazione della sua opera avvenutanella mostra del 1989 a Bondeno non ha potuto purtroppoimpedire lo stravolgimento interno del Teatro Zannini, nel-la superficiale indifferenza non solo delle istituzionicomacchiesi ma anche degli altri organismi di tutela deibeni culturali.

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L’architettura di Vitale VitaliLorenzo Bergamini

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Vitali è figlio del suo tempo e attraversa le tendenzearchitettoniche dallo Storicismo, al Liberty, al Déco, finoalle fasi nascenti del Razionalismo, in una sintesi consape-vole dei vincoli storico-fisici del contesto.

Pasquale Belfiore ci presenta brevemente l’atteggia-mento tipico degli architetti dell’epoca e ci illustra qualisiano i fenomeni caratterizzanti i primi decenni del Nove-cento:

“fare come un’ape, che succhia fiori di ogni qualità, e produ-ce il soavissimo miele; fare come il cuoco che di ogni sorta dibuona roba compone un saporito pasticcio; (…) fare final-mente come il servitor di piazza, il quale accatta frasi e paroledi più lingue, accozzando insieme i periodi a mo’ di gazza”.“I tre fattori distintivi del secolo sono dati da: un incrementoesponenziale del numero delle esperienze artistiche, dalla loroaccentuata eterogeneità e dalla loro breve durata. Dapprima,uno “stile” era capace di segnare lunghi decenni o ancheinteri secoli, con orientamenti progettuali sostanzialmenteomogenei ed organizzati su ritmi lenti e dilatati. Con l’ArtNouveau e poi con le avanguardie artistiche dei primi decen-ni del Novecento, i tempi e modi del fare artistico sono scon-volti al punto che la stessa storiografia, per raccontare evalutare gli eventi, è costretta a sostituire il concetto di scuolacon il concetto di movimento”1.Tale spaesamento storiografico conseguente al proli-

ferare dei movimenti e delle tendenze si avverte ancheascoltando le esclamazioni verbali di chi vede per la primavolta le opere di Vitali: “eclettico” è l’aggettivo che piùspontaneamente viene pronunciato assieme al sostantivo“Liberty”, alcuni si spingono ad affermare “Liberty matardivo”.

Alla luce di una mutazione di Vitale Vitali al di là delLiberty, i cui sentori si hanno in alcuni edifici a Comacchio(Casa Camillo Zannini, Casa Gelli, Magazzino Zannini eVilla Carli) dove temi Déco sono evidenti e si avvertono inmodo chiaro nella sua ultima produzione disegnata preva-lentemente razionalista, l’excursus completo delle sue ope-re testimonia, quindi, una vicenda parallela a quella di moltialtri architetti suoi contemporanei.

Le opere pervenute, visitabili soprattutto a Comacchio,consentono, ad uno sguardo più attento, di collocarle nellacontemporaneità della vicenda architettonica italiana, sen-za sfasamenti temporali o ritardi.

Nell’album della famiglia Vitali, assieme ad altre foto-grafie che ritraggono l’architetto con i genitori e i figli, sene trova una esemplare (figg. 1, 2) : si tratta della foto-ricordo scattata per suggellare la conclusione dell’esameall’Accademia di Bologna per diventare Professore di di-segno architettonico. Nel verso della foto ci sono le fir-me autografe dei colleghi e non è difficile scorgere e deci-frare, fra circa venti altre firme, quelle di Mario Chiattonee di Ettore Rossi. Nella monografia di Pier Giorgio Gerosa2

su Chiattone si riportano: il diploma dell’Accademia di Bo-

Fig. 1. Foto di fine anno all’Accademia di Bologna, fronte, 1915,Collezione Vitali. Vitali è il secondo in alto a destra in piedi.

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logna, con data gennaio 1915, punteggio 175/200 e firma;alcuni disegni riconducibili al tema d’esame, un palazzoper la moda, che lo stesso Vitali fotografa, probabilmentepoiché, dovendolo lasciare all’Accademia, ne vuole con-servare un’immagine (figg. 3, 4).

Nel volume Nuova Architettura Italiana3 il nome diEttore Rossi compare con il progetto dell’Istituto di Chimi-ca farmaceutica e tossicologica dell’Università di Padovae con il progetto in corso di esecuzione dell’Ospedale ge-nerale di Bolzano. Di Mario Chiattone ci colpiscono gliesordi nelle “Nuove Tendenze” e la sua amicizia conSant’Elia4, mentre di Ettore Rossi la sua personale e raffi-nata rielaborazione dei principi razionalisti nelle suemachines à travailler (ospedali e istituti universitari).

Fig. 2. Foto di fine anno all’Accademia di Bologna, retro, 1915, Colle-zione Vitali.

Fig. 3. V. Vitali, Foto Progetto per un Palazzo della Moda, tema d’esa-me, 1915, Archivio Vitali.

Fig. 4. M. Chiattone, Progetto per un Palazzo della Moda, tema d’esa-me, 1915, tratto da: P. G. Gerosa, Mario Chiattone, Milano, Electa, 1985.

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forte e difficilmente sradicabile è la tradizione iconografica,ciò che nel civile si sta affrontando ormai da alcuni decen-ni per minore inerzia.

Il palazzo della moda riconduce alla seconda compo-nente marginale della formazione di Vitali, dopo quella del-l’Accademia basata sugli stili storici. Si tratta di una for-mazione legata all’architettura emergente: D’Aronco5 ela Wagnerschule (Olbrich, Secessione Viennese) sono iriferimenti immediati (figg. 9, 10).

Il saggio è stato strutturato in due grosse sezioni, Ar-chitettura Civile (ad uso pubblico e ad uso privato) e Ar-chitettura Religiosa-Funeraria, in virtù di alcune conside-razioni:

- il corpus dei lavori era raccolto e organizzato, nellostato in cui ci è pervenuto, in due grossi faldoni intitolati“Progetti case” e “Progetti tombe”. Ci è parso giustorispettare tale classificazione, effettuata dallo stesso Vi-tali poichè sintomatica dei due campi della propria attività;

- il tema dell’architettura funeraria era molto sentito ecostituiva un capitolo a sé nelle pubblicazioni dell’epoca,era materia di studi e di esercitazioni, esprimendo un cultodella morte e della città dei morti oggi pressochè svanito;

- la sua biblioteca contiene varie raccolte di tavole: iDocumenti di Architettura, L’Architettura Pratica, unaraccolta monografica di tavole su Gaetano Moretti6 e duevolumi dedicati all’Arte Funeraria con allegate numerosetavole.

Note1 P. Belfiore, Scenari dell’architettura italiana verso il Duemila,in “ArQ9. Architettura Quaderni 9”, Sezione “SperimentazioneProgettuale”, Architettura italiana 1900-1919, Dipartimento di Pro-gettazione architettonica ed ambientale, Università egli Studi diNapoli, Napoli, Electa, Dicembre 1992.2 P. G. Gerosa, M. Chiattone, Un itinerario architettonico fraMilano e Lugano, Milano, Electa Editrice, 1985.3 A. Pica, Nuova Architettura Italiana, Quaderni della Triennale,Milano, Ulrico Hoepli Editore, Ottobre 1936-XIV, pp. 308-309.4 P. G. Gerosa, ibidem.Una sola intervista è stata concessa da Chiattone. E’ quella cheGiulia Veronesi ha raccolto nel febbraio 1957, nella quale, parten-do dalla chiarificazione dei rapporti fra Sant’Elia e il futurismo,l’architetto espone molto succintamente le convinzioni e le aspi-razioni che lo avevano animato all’inizio egli anni Dieci:

“Sant’Elia non era futurista. Non lo è stato mai. Non conosce-va Marinetti, quando fondò con noi “Nuove Tendenze”; equesto gruppo era indipendente dai gruppi futuristi. Per quantoconcerne l’architettura, non ci si proponeva, è vero, di stac-carci dalla “Wagnerschule”, dalla quale uscivamo, ma per anda-

Sembra opportuno segnalare due lavori accademici diVitali perché concentrano in sé sviluppi successivi, ten-denze accennate ma sopite, slanci ironici e reazionari. Sonoforse due meteore, due progetti rari nell’ambito della suastessa produzione: la chiesa neogotica futurista (fig. 5)e il palazzo della moda (fig. 3).

La chiesa neogotica futurista rappresenta la primacomponente marginale sempre riconducibile al periodo deglistudi accademici tra il 1909 e il 1913, in pieno fermentofuturista. Questo disegno, una chiesa con corteo funebre,esprime all’interno di un soggetto religioso - ed è singolareil fatto che una chiesa venga trattata come un normalepalazzo civico - una sfida caricandosi di valenze avanguar-diste al pari dei grattacieli nelle città futuriste di Sant’Elia.E’ macroscopica la rampa di accesso alla chiesa, che con-duce ad un piano rialzato dove il portale è costituito da unsemicerchio (fig. 6), peraltro già proposto nel succitatopalazzo della moda (fig. 7). Molto evidente il sistema dicontrafforti dove il rimando al Gotico memore di Viollet-Le Duc giunge ad un organicismo strutturale che precorrealcuni campi di indagine successiva (fig. 8). Un tema sa-cro è proposto secondo nuove forme che lasciano traspa-rire il coraggio di sperimentare contro il passatismo, dove

Fig. 5. V. Vitali, Progetto per chiesa, disegno di Accademia.

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re oltre: non per disprezzare in essa le nostre origini. Volevamocreare un’architettura nuova rispetto a quella diffusa da Vienna,perché pensavamo che si dovesse tenere conto della nuovatecnica in rapido sviluppo e suscitatrice di visioni libere enuove. Ma pensavamo a un’architettura positiva, realizzabile.Il dinamismo plastico, la compenetrazione dei piani, la simulta-neità e tutti i postulati dell’estetica futurista sono parole vuo-te, in architettura, fuor dalla scenografia. Ma Boccioni e so-prattutto Marinetti, eloquentissimo “impresario”, circuironocosì assiduamente Sant’Elia, da sollevare in lui dubbi ed esita-zioni tormentose. Fini col cedere, forse anche sperando di poterfinalmente costruire, attraverso Marinetti. Ed è presumibileche, strappatagli una stanca adesione, Marinetti abbia poirielaborato a sua insaputa il messaggio; d’altra parte Sant’Elianon scriveva. L’incontro ideologico fra le “Nuove Tendenze”e il futurismo non avveniva che sul piano politico, anzi, sulpiano interventista.”

5 D. Barillari, Raimondo D’Aronco, Gli architetti, Bari, EditoriLaterza, 1995.6 Gaetano Moretti. Costruzioni, concorsi, schizzi, prefazione diLuca Beltrami, Torino, Editori Bertelli e Tumminelli, 1912.

Fig. 6. V. Vitali, Progetto per chiesa, disegnodi Accademia, particolare dell’ingresso.

Fig. 7. V. Vitali, Foto di Progetto per Casa diModa, disegno per l’esame d’Accademia, par-ticolare, Archivio Vitali.

Fig. 8. V. Vitali, Progetto per chiesa, disegnodi Accademia, particolare del campanile.

Fig. 9. J. M. Olbrich, Vienna, la Secessione, 1898, tratto da: L. Benevo-lo, Storia dell’architettura moderna.2. Le avanguardie, Bari, EditoriLaterza, 1998, pag. 301.

Fig. 10. R. D’Aronco, Concorso per gli edifici della prima esposizioneinternazionale d’arte decorativa moderna di Torino, tratto da: D. Barillari,Raimondo D’Aronco, Bari, Editori Laterza, 1995, pag. 61.

Fig. 11. Manoscritto di Vitali con i temi dell’esame e schizzo.

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Le tipologie, che nel corso della sua attività egli affron-ta, spaziano dal teatro al palazzo pubblico, dalla scuola al-l’asilo, dalla casa del fascio agli edifici per la G.I.L.. Ilraggruppamento tipologico ha l’obiettivo di confrontare, in-dipendentemente dalla coordinata temporale, i progetti perassonanze ed affinità tematiche cercando le relazioni e leinterferenze tra le differenti tipologie.

Teatri e Palazzi: il cinema-teatro Zannini-Vicentini,un unicum

Al 1919 risalgono le prime esperienze progettuali rea-lizzate su committenza privata: si tratta del cinema-teatroZannini-Vicentini. Il lavoro di trasformazione di una chie-sa in cinema-teatro richiede alcune considerazioni che Vi-tali aveva già esperito in un precedente sforzo progettualesul tema dell’ingresso per teatri. Il riferimento va ad unsuo progetto per teatro a Trieste (fig. 12) risalente ai mesiimmediatamente successivi alla conclusione del primo con-flitto, quando si trovava nella città giuliana in qualità di di-segnatore presso la Direzione del Genio Militare. La dataè la stessa, 1919, e così pure le tematiche, mentre la porta-ta dell’intervento richiesto e la natura dei luoghi e dei vin-coli estremamente diversi: a Comacchio Vitali è chiamatoad operare in un contesto preesistente, una chiesa, inseritain una cortina continua di case a due piani; a Trieste, ungrande spazio aperto sui quattro lati (tra piazza Oberdan,via del Coroneo ed un nuovo viale) lascia presagire unisolato interamente occupato dal teatro le cui dimensionirimandano ad un’opera colossale. Nel corpus dei disegnisi ritrovano due soluzioni del teatro di Trieste: la prima ca-ratterizzata da un susseguirsi articolato di volumi che, ap-profondendosi, scandiscono in modo chiaro la sequenzadelle destinazioni (fig. 13): il corpo dell’atrio, la platea e ipalchi ed infine il palcoscenico; la seconda caratterizzatada un grande arco trionfale di ingresso, un vero e proprioarrivo con rampa carrozzabile (fig. 14).

Questo tema era rintracciabile anche nel disegno svol-to durante l’esame per diventare professore di disegno,ma le differenze sono notevoli: nel 1915 il linguaggio adot-tato è quello dell’architettura in voga di D’Aronco; nel te-atro di Trieste usa un linguaggio canonico storicistico enegli schizzi per il cinematografo Zannini-Vicentini un lin-guaggio depurato da ogni superflua decorazione secondo idettami del periodo e le esigenze vincolanti del luogo edella committenza.

Il tema dell’arco trionfale con ingresso centrale e conrampe laterali per le carrozze viene ripreso in termini

Fig. 12. V. Vitali, Progetto per un teatro a Trieste, 1919.

Fig. 13. V. Vitali, Progetto per un teatro a Trieste, 1919.

Fig. 14. V. Vitali, Progetto per un teatro a Trieste, 1919.

Architettura civile ad uso pubblicoLorenzo Bergamini

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funzionali, seppure ridotto nelle dimensioni e semplificatonelle forme, nel Teatro Zannini-Vicentini. In una dellecarpette d’archivio (n.18) si è individuato un gruppo di tredisegni (fig.15), contenenti anche quote di rilievo, in cuivengono schizzati con un tratto rapido alcune ideeprogettuali relativamente a quello che doveva essere unavancorpo da erigersi sul fronte della ex-chiesa, già tra-sformata in cantinone (fig. 16), come si può desumere dal-la forma rettangolare assunta dal piano attico. La facciatarilevata è tripartita e presenta un ordine gigante su duelivelli ed un conclusivo piano attico sensibilmente emer-gente nella zona centrale. All’epoca in cui Vitali intervieneil timpano della chiesa monofastigiata non esiste più.

Il tema sopraccitato potrebbe risalire alla terza fasedelle opere su tale comparto, quando, attorno al 1930, gliviene commissionato il restauro con l’aggiunta d’ingres-so e sale d’aspetto1 e quando le forme del linguaggio sisono ormai semplificate e i codici espressivi pressochèomologati: egli propone, per affrontare un nodo importan-te, quale l’atrio, la soluzione dell’avancorpo emergente ri-spetto alla storica facciata, ma su due livelli, interrompen-do l’ordine gigante attraverso una loggia che sorregge dueterrazzi curvilinei laterali, dal lessico razionalista. Il pianoattico originario non viene riproposto in aggetto come ter-zo livello, ma arretrato come sfondo: unica variazione è laforma cuspidata nella porzione mediana. Probabilmente laproposta non ha avuto seguito dal momento che alcunefotografie dell’epoca mostrano l’intervento completo sen-za però alcuna loggia di ingresso aggettante. Nello stessogruppo di disegni si ritrova anche una sezione longitudinaleche mostra l’intera trasformazione a cinema-teatro dellanavata unica della chiesa. Nella sezione non si accennaalla soluzione dell’avancorpo di ingresso che a questo puntopossiamo ipotizzare essere stata una proposta transitoriaoppure successiva all’epoca cui risale la stesura della se-zione. Il loggione, con soletta strutturale inclinata e travitrasversali non in spessore, non prosegue con un ballatoioperimetrale, come sarà invece nella soluzione realizzata.Al di sotto del loggione è l’atrio che continua con una pla-tea. Il palcoscenico sopraelevato mostra un livello semi-ipogeo raggiungibile attraverso una scaletta di servizio. Al-l’esterno la porta ad arco è incorniciata da elementi paral-leli cilindrici concavi-convessi come nella casa Cavallariin sant’Agostino (vedi ivi, Schede, n.18) e assimilabile,nello stesso edificio d’angolo, alla cintura di raccordo, alpiano terra, fra le finestre singole e quelle binate (fig. 17).

Il tema dell’ingresso trionfale, qui trascritto in terminiminimali, viene riproposto anche nei successivi progetti per

Fig. 15. V. Vitali, Schizzo di progetto riconducibile al Cinema Zannini-Vicentini, 1930.

Fig. 16. Cinema Zannini-Vicentini, facciata su piazza Duono, confron-to: a. a timpano, b. ad attico. 16b, Collezione Luciani.

Fig. 17. Particolare della fascia che unisce le aperture al piano terradell’edificio d’angolo adiacente l’ex cinema Zannini-Vicentini.

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le Case del Fascio a Comacchio e a Porto Garibaldi, men-tre a Ferrara conserva il carattere di monumentalità, piùprossimo a quello già evidenziato nel Teatro di Trieste.

Il ricorso ad un linguaggio classico sembra essere con-seguenza di una duplice considerazione: la destinazione delprogetto e il luogo del progetto. Tuttavia di fronte alla fun-zione che la fabbrica sarà chiamata a svolgere, prevale lacittà che la ospita e che necessariamente comporta uninserimento consono ad un centro storico stratificato neisecoli per il quale il rifugio al lessico e alla sintassi classicasembra essere una naturale ed imprescindibile conseguenza.

L’edifico adiacente risale al 19232, alla fase interme-dia quando a Vitali viene commissionata “la demolizione ericostruzione quasi totale di una casa per civile abitazio-ne”. Qui la cortina continua delle basse case si interrompeed il fabbricato va a costituire un angolo dove la facciatasulla piazza scivola tridimensionalmente anche sul prospettolaterale. Questa facciata è l’unico lacerto originale dopogli stravolgimenti avvenuti a più riprese negli anni succes-sivi: prima si interviene sulla facciata dell’ex-chiesa, poi suentrambe ed infine si tenta un “ripristino” di invenzionenella versione attuale (fig. 18). Il lato su via Zappata appa-re oggi come testimonianza di come doveva essere il fron-te principale sulla piazza (fig. 16): confrontando le foto-grafie corrispondenti alle diverse fasi, è possibile consta-tare come sostanzialmente la facciata abbia mantenuto inal-terati i propri caratteri ad eccezione dell’apertura di unaporta ad arco ribassato al piano terra in luogo di quella chedoveva essere una finestra binata. Nella foto (fig. 18b) sinotano i segni delle mutazioni. Il prospetto sulla piazza -oggi irriconoscibile a causa della cancellazione completadi quella che era la decorazione - ha mutato anche lascansione delle aperture originarie: al piano terreno si apreuna seconda porta ad arco ribassato, come quella esisten-te, e al piano superiore si aggiunge una finestra.

Nelle tre occasioni in cui interviene, Vitali lavora sem-

Fig. 18. Ex cinema Zannini-Vicentini, confronto tra diversi periodi: a. attuale, b. anni Ottanta (prima dei lavori, Archivio Ufficio Urbanistica del Comunedi Comacchio), c. primi decenni del Novecento (progetto Vitali, foto Collezione Luciani).

pre in un assetto di preesistenze: se nel 1919 e poi nel 1930egli è chiamato ad una operazione di rifunzionalizzazione-restauro, nel 1923 invece, egli si accinge ad un’operazionedi completa demolizione e ricostruzione sull’edificio adia-cente all’ex chiesa.

L’analisi dei prospetti esterni condurrebbe ad una de-clinazione prevalentemente Déco della plastica di superfi-cie se non fosse per l’uso di raffigurazioni fitomorfe (pic-che blu di ceramica su fondo verde) che non solo circon-dano le finestre, ma che addirittura le collegano attraversoun nastro continuo, costituito da un festone lineare di fo-glie sovrapposte, unico nella produzione di Vitali e raro nelrepertorio del periodo: motivi cari al Liberty, coniugati intermini déco (fig. 19). Interessante è come si avverta lanecessità di continuare tridimensionalmente la decorazio-ne sulle due facciate proprio poiché rappresentano un an-golo visuale importante ed un punto di fuga prospetticoalla confluenza tra l’attuale viale Mazzini e la piazza delDuomo. Rilevante è come la proposta della finestra ter-male sia da mettere in relazione visiva con quelle che siscorgono sul fianco della cattedrale.

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Fig. 19. Ex cinema Zannini-Vicentini, particolare delle finestre.

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All’interno dell’ex cinematografo, si trova il genio in-ventivo nelle decorazioni del palchetto perimetrale e nellemensole che lo reggono, nelle lavorazioni in ferro, neglistucchi floreali ed antropomorfi e persino nei corpi illumi-nanti a parete e a soffitto felicemente posizionati. Taleorchestrazione è frutto di un felice incontro tra unacommittenza, non solo sensibile all’estro creativo dell’ar-chitetto, ma soprattutto abile nelle realizzazioni: gli Zanninied i Vicentini erano abili artigiani del ferro e del legno, verie propri decoratori.

Il cinema-teatro Zannini-Vicentini può essere conside-rato un’opera totale poiché la regìa di Vitali si esplica sumolteplici campi, dall’architettonico all’arredamento, dallagrande scala al dettaglio.

La decorazione sulle pareti interne (fig.20) accompa-gna il perimetro in corrispondenza del loggione ed delbalconcino laterale, quindi prevalentemente al primo livel-lo. Si imita, per inquadrare gli accessi e le vie di fuga, unopseudo ordine architettonico, una teoria di lesene, dove inluogo dei capitelli sono collocate delle maschere con smorfiedi espressione memori della commedia e della tragedia

Fig. 20. V. Vitali, Foto dell’interno del cinema Zannini-Vicentini, Ar-chivio Vitali.

Figg. 21, 22. Ex cinema Zannini-Vicentini, particolari della decorazionea stucco.

del teatro greco (fig. 21). Continuità nella decorazioneparietale con i corpi illuminanti e continuità spaziale, per lanaturale conformazione della volta (fig. 22), con ilcontrosoffitto: la decorazione non si arresta ma si insinua,seguendo la curvatura del raccordo della volta allaorizzontalità del plafond, fino a raccordarsi in una triplicecornice rettangolare proiezione della platea sottostante.

Al centro, la grande plafoniera in continuità non solo diforme e cromie, ma anche di materiali, (fig. 23) è sintesidelle tecniche e tecnologie impiegate per tutte le altre de-corazioni. La sua geometria svela la presenza di figureconcentriche su quattro livelli e spessori differenti: 1) cir-conferenze che includono due tipi di ornamento, uno pura-mente geometrico, vale a dire la catena di rombi, ed unopiù morbido a ricci e volute, lo stesso che si ritrova nelriquadro sopra all’arco delle porte; 2) un primo gruppo didue triangoli ruotati che costituiscono una prima stella asei punte con vetri colorati come diffusori di luce rappre-sentanti sei farfalle dal corpo verde e ali rosse, gialle eblu; 3) un secondo gruppo di triangoli, ruotato rispetto alprecedente, costituente la seconda stella a sei punte re-cante in ciascuna punta un diffusore esagonale, realizzato

Fig. 23. Ex cinemaZannini-Vicentini,plafoniera centrale.Foto Alberto Cinti.

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con delle sfere di vetro unite al centro da una sfera didiametro maggiore; 4) fino all’esagono centrale che nederiva, circondato da cerchi, che contiene il diffusore mag-giore, sempre realizzato con delle sfere di vetro unite con-vergenti verso il centro dove è la sfera maggiore.

Gli altri corpi illuminanti sono intimamente correlabili alpartito decorativo in modo da costituire un sistema artico-lato decorazione/arredamento fisso/struttura. Partendo dalpiano primo e scendendo idealmente attraverso il capitellocon la maschera, si trova il primo corpo illuminante costi-tuito da una base di aggancio, pensata nei colori e nellefogge per occultare l’apparato elettrico, dalla quale si pro-tendono due steli metallici con diffusore in vetro opale-scente. Sul parapetto del balconcino, all’estremità inferio-re della lira esattamente sulle sue corde tese si inserisceun corpo illuminante con diffusore apparentemente in ve-tro disposto con asse perpendicolare rispetto a quello piùaperto che in modo diretto illumina l’intradosso del sottobalcone.

Interessante è notare come anche nelle porte in legno

Fig. 24. Ex cinema Zannini-Vicentini, foto durante i lavori per la trasformazione della sala di proiezione in uffici , inizio anni ‘80. Foto Alberto CInti.

vi sia lo stesso motivo a triangoli e si accenni alle geometriepresenti nel riquadro decorato a stucco che sovrasta leporte.

La balaustra del loggione non ripete le immagini dellepareti, ma propone un nuovo motivo prevalentemente bidi-mensionale: un doppio drappo avviluppandosi attorno adun ramo rigoglioso di margherite, si alterna ad una lira. Lesue corde oltrepassano i limiti dello strumento musicale esi trasformano in elemento strutturale così pure il festoneche le avvolge e che dovrebbe imitare la doppia voluta dilegno è lo stesso che si ritrova nelle mensole che garanti-scono strutturalmente la sporgenza del ballatoio. Gli stessifestoni al di sotto di mensole si ritrovano nel progetto Bdel Palazzo per Codigoro (fig. 25) con la stessa valenzatridimensionale: elementi decorativi floreali che si fondonoad elementi strutturali, elementi vegetali che in una sortadi metamorfosi suggeriscono oggetti legati alla musica. Unadecorazione che trasfigurandosi rimanda all’iconografiatipica delle sale per il teatro: la lira era già presente sianelle metope sia in sommità alla chiave di volta nel proget-

Fig. 25. V. Vitali, Progetto del Palazzo per Codigoro, progetto B,particolare del cornicione.

Fig. 26. V. Vitali, Progetto per Teatro a Trieste, particolare della deco-razione.

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to del teatro di Trieste sia nelle mani delle figure a basso-rilievo allungate sull’estradosso dell’arco trionfale (fig. 26).Le maschere del teatro si ritrovano curiosamente colloca-te tra architrave e capitello, fungenti da cuscino e dove laloro espressione di dolore, di ira e di felicità, ironicamenterimanda alla compressione cui esse sono indifferenti .

L’arte della lavorazione del ferro si ritrova in più puntioggi anche in facciata come reimpiego di parapetti unaparte dei quali esiste nella sua sede originaria all’interno. Ilferro è coniugato al vetro, al cemento, allo stucco e sem-bra un materiale ricorrente e versatile per molteplici solu-zioni artigianali: da solo, nelle inferriate rileva un’attenzio-ne déco (fig. 27); con il vetro decontestualizzato (fig. 28)in facciata; con il cemento, in un terrazzo all’interno, asostegno di una pensilina il ferro si inserisce in un parapet-to esistente di fattezze neoclassiche mediante un ancorag-gio con foglie verdi sul cemento ed un fusto esemplare;con lo stucco, come già visto, per i corpi illuminanti.

Sebbene il contributo di Vitali si esprima su moltepliciversanti, non esiste corrispondenza fra la raffigurazioneesterna ed interna, unica eccezione è rappresentata dallamargherita congiunta alla foglia a forma di picca (figg. 29,30) che possiamo eleggere come l’unico trait-d’union.

Quello che rimane oggi dell’ex-cinema teatro Zannini-Vicentini è, all’esterno, un assemblaggio di soluzioni bu-giarde e superficiali e, all’interno, una concreta vergognaperpetrata solo una decina di anni fa ai danni di un com-plesso straordinario.

Nelle esercitazioni di Vitali, il legame tra la tipologia delteatro e quella del palazzo era stringente e si svolgevaattraverso il consueto ricorso-rifugio al linguaggio classicodell’architettura (figg. 31, 32). Lo stesso forte legame siriconferma nella sua attività professionale e così l’atteg-giamento con cui egli tratta il cinema-teatro Zannini-Vicentini è identico a quello adottato nelle proposteprogettuali per Codigoro. Tuttavia decade completamentel’aspetto passatista e storicista, pur permanendo al di sottodei telai geometrico-strutturali in entrambe le soluzioni, innome di una nuova veste, più confacente al periodo stori-co e alle attività commerciali che nella nascente via pub-blica andavano ad insediarsi: farmacia, gioielliere, decora-tore, caffè, barbiere e sartoria.

Per il progetto di sistemazione del centro di Codigoro,Vitali propone un palazzo che seguendo la conformazionedel sito si affaccia sull’attuale piazza Matteotti e proseguesu via IV Novembre. Vitali affronta il tema del palazzo

Figg. 27, 28. V. Vitali, Ex cinema Zannini-Vicentini, uso del ferro nelleinferriate delle finestre.

Figg. 29, 30. V. Vitali, Ex cinema Zannini-Vicentini, particolari delledecorazioni interne ed esterne esistenti.

Figg. 31, 32. V. Vitali, Studi tipologici di palazzi, esercitazioni d’Acca-demia.

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proponendo due soluzioni distinte, una per la facciata sullapiazza che chiameremo “progetto A” (fig. 33) e l’altra perla facciata sulla via che chiameremo “progetto B” (fig.34), entrambe con portico.

Nel progetto A, la tettonica è impostata secondo unasintassi classica ma con lessico “moderno”: si rivisita l’or-dine gigante in apertura e chiusura della facciata il qualeaddirittura attraversa quattro livelli, mentre le campateminori a tre livelli sono interrotte al piano primo e continuenei due piani superiori. Il piano terreno in realtà conta unlivello e mezzo ed è destinato a portico con vetrine di ne-gozi: le finestre che si trovano in facciata scivolano fino asotto il portico e sono destinate probabilmente a magazzi-no per l’attività commerciale. La suddivisione ritmica pre-vede il tema della proporzione e della simmetria: paradigmiclassici che declinano però, da un lato neologismi Libertynelle decorazioni a bassorilievo a foglie nei balconcini del-le finestre e nell’imposta del timpano triangolare che ri-manda al Garage di Entigerno Bellotti nella parte sommitalecentrale (vedi ivi, Schede, n. 20) e dall’altro neologismiDéco nelle piattabande delle finestre decorate con quadrelli,probabilmente in ceramica colorata (vedi ivi, Schede, n.21 e 44). Il motivo vegetale è inserito all’interno di formelleche suggeriscono una sorta di prefabbricazione del motivoornamentale. La riquadratura avvia ad un discorso diserialità da un lato e, dall’altro, ad una inclinazione allageometria, quest’ultima prettamente Déco. La nuova arteemula gli elementi degli ordini classici trasfigurandoli. L’usodel materiale è simile a quello di soluzioni adottate con unacerta frequenza nei villini (vedi ivi, Schede, n. 19) e inqualche esempio di restauro di facciate a Comacchio: al-ternanza di mattone a vista e intonaco. Il progetto A èquello che maggiormente si allontana dalla “norma”.

Nel progetto B, Vitali ribadisce l’impaginato del prece-dente progetto. Egli lavora, una volta decisa la trama geo-

Figg. 33, 34. V. Vitali, Progetto di sitemazione del centro di Codigoro, Palazzo all’inizio del Nuovo viale, prospetto sulla piazza.

progetto A progetto B

metrica, sul dettaglio di elementi minori riconducibili alleaperture o all’ornamento: si verifica l’accostamento di ele-menti desumibili dal repertorio classico come le finestrecon timpano triangolare al secondo livello in corrisponden-za del piano nobile - con elementi tratti da un lessico aper-to, in divenire appartenenti al Liberty-Déco. In sostanza siriconferma il telaio vitruviano, scarnificato e rarefatto, dellaprecedente soluzione, ugualmente velato dal ricorso crea-tivo ad un lessico moderno e contemporaneo: la conviven-za della sicurezza del classico con l’avventura del Déco.

Mentre nel progetto A l’impaginato del prospetto èorganizzato secondo una complessa stratificazione gerar-chica di facciate, distinguibili perchè sensibilmente arre-trate una rispetto all’altra e il portico era caratterizzatodalla presenza massiccia del bugnato, tanto da renderlotozzo, questa seconda soluzione appare più elegante, piùconfacente ad un centro cittadino: le vetrine per negozisono risolte in modo più trasparente, senza le opacheserracinesche metalliche del precedente, e così pure lefinestrature nel mezzanino esprimono maggior ariosità, la

Fig. 35. G. Pontoni, Progetto per i Fabbricati Buldrini, Bologna.

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stessa che aleggia nel progetto di Gualtiero Pontoni per iFabbricati Buldrini su Via Irnerio a Bologna 3 (fig. 35).

Si deduce che il processo di allontanamento dai canonicomincia con la decorazione e gradualmente procede at-traverso le lavorazioni in ferro e sembra toccare la massi-ma espressione nella parti lignee, nella fattispecie iserramenti: si confronti la porta di legno con quella delprecedente progetto A. Ricompare la finestra termale del-l’edificio adiacente al cinema-teatro Zannini-Vicentini, de-clinata alla stessa maniera con analoga depressione nellaparte centrale e ritorna identico l’uso del festone che scendedalle mensole proprio come all’interno del cinema. I bal-coni e la decorazione in ferro sono invece riconducibili allacasa di Entigerno Bellotti (vedi ivi, Schede, n. 22).

I due gruppi di tipologie che seguono, Case del Fa-scio-G.I.L. e Scuole, appartengono all’architettura pro-gettata e nella maggior parte non realizzata4 dell’ultimoperiodo quando la rivoluzione, in seno ai codici espressividell’architettura, è un fenomeno certo e comunemente dif-fuso.

La produzione di Vitali, nell’arco temporale che va dal1924 circa al 1938, è orientata sulla duplice esperienzache coinvolge l’architettura italiana nel Ventennio fasci-sta: da un lato, l’abolizione delle manifestazioni decadenti,quali Liberty e Art Déco o qualsiasi altra forma di vuotoeclettismo, per ritornare alle proprie origini dell’architettu-ra i cui tratti principali possono essere la monumentalità,l’accademismo e la gratuità ornamentale, dall’altro il ten-tativo di trasporre, mediando, i dettami del Regime nelleavanguardie razionaliste europee.

Il progetto per la Casa del Fascio di Ferrara con la suapedissequa ostentazione storicista ed in parte la corpulen-ta monumentalità della facciata per la G.I.L. di Comacchiopossono avvicinarsi alla prima delle due esperienze, men-tre i progetti per la Casa del Fascio di Porto Garibaldi ed inparticolar modo quelli per l’Asilo di Porto Garibaldi pos-sono paragonarsi, per alcuni esiti formali, allo spirito di ri-cerca presente nella seconda.

Case del Fascio e G.I.L.Il progetto per la Casa del Fascio di Ferrara5 porta la

data del 1929 e dall’impostazione dell’elaborato grafico sipuò intuire che doveva essere stato confezionato per par-tecipare ad un probabile concorso, strumento ricorrente esicuramente attuale per le opere pubbliche (fig. 36). Lasede della Casa del Fascio di Ferrara fu poi realizzata daGandini6 (fig. 37).

Evidenti i richiami al primo progetto di teatro a Trieste,quello a corpi stereometricamente e funzionalmente diffe-renziati, dove è pedissequa la citazione della fonte classicain particolare nella composizione, non tanto nella pianta ad“E”, dove il corpo laterale a tre campate è ripetuto in quel-lo centrale, quanto nella articolazione dei prospetti, in par-ticolare quello dell’avancorpo mediano, dove è immediatoil riferimento ai palazzi rinascimentali romani filtrato dellesue esperienze accademiche: l’ordine gigante che inqua-dra due livelli sovrapposti di finestre e la successione delpiano terra con bugnato su un ordine gigante con parastebinate.

Fig. 36. V. Vitali, Progetto per la Casa del Fascio di Ferrara, foto Archi-vio Vitali.Fig. 37. G. Gandini, Ex Casa del Fascio di Ferrara.

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Il progetto per la G.I.L. di Comacchio presenta unacerta complessità e notevoli dimensioni, ripetute solo per ilcomplesso, peraltro realizzato, di Entigerno Bellotti conuffici statali-negozi-casa custode-garage pubblico. Siamodi fronte ad un progetto a scala urbana il cui programmafunzionale è quello di organizzare un enorme centropolifunzionale: armeria, scherma, comando, archivio, am-bulatorio, docce palestra, doposcuola maschile, tiro a se-gno, salone cinematografico, porticciolo coperto e scoper-to per barche, ricovero attrezzi nautici, campi da tennis ecampi per esercitazioni e giuochi sportivi. Il lotto interes-sato è di proprietà dell’ex-Amministrazione Valli diComacchio e va dal Corso V. Emanuele, attraverso il ca-nale dei Mercanti, fino al canale Francescona.

Non è un progetto ex-novo, ma un recupero vero eproprio dove i muri portanti dei precedenti edifici vengonoinglobati come strutture dei nuovi spazi (fig. 38). Laprogettualità non è libera, ma condizionata dalle preesi-stenze. Interessante è lo studio della rifunzionalizzazioneimperniato su un rapporto di non conflittualità con le strut-ture esistenti e con il contesto anfibio al contempo urbanoe naturale: il lotto stretto ed allungato permette, per la suamorfologia, di essere a contatto coi canali e con l’assecarrabile, cuore urbano. Si intesse un rapporto di realecontinuità che suggerisce funzioni ecocompatibili, per usa-re un neologismo, non turbative e non dissonanti. Verso lacittà si prevede di allocare il corpo col Comando e verso lavalle una vera e propria lega navale. Si individuano quattrocorpi volumetricamente distinti, destinati ad attività diffe-renti, coniugate in una sorta di funzionalismo analitico.

Il progetto della facciata ritorna, come nella Casa delFascio di Poro Garibaldi, ad essere argomento di riflessio-ni progettuali. L’ingegnere Aldo Samaritani, con cui af-fronta questo dibattito durante le fasi progettuali, gli scrivedi porre attenzione su alcuni punti desunti dallo spirito dipropaganda che informava l’architettura di Regime: il temadella torretta e i corpi piani o a terrazzo (vedi ivi, Archivio,Catalogazione Serie “Progetti Case”) .

L’approfondimento di queste tematiche lo porterannoa produrre una gamma di soluzioni estremamente interes-santi sotto il duplice aspetto del linguaggio e della tecnolo-gia (figg. 39, 40, 41). Questi tentativi sono molto distantidalla soluzione finale ed esprimono una sorta di libertà nel-la sperimentazione dei materiali e delle forme che l’ultimasoluzione, monumentale e goffa, ha completamente dimen-ticato. Quanto ai materiali è interessante notare come eglivoglia utilizzare in modo alternato intonaco (o rivestimentoin marmo) e mattoni a vista, probabilmente a corsi spor-

Fig. 38. V. Vitali, Progetto per la G.I.L. di Comacchio, pianta pianoterra, stato di fatto e progetto.

genti, com’è desumibile dall’ombra dei corsi di mattoni (vedia Ferrara, ma anche altrove, il Palazzo dell’Aeronauticadi Gandini). Quanto alla composizione si nota una sorta diindifferenza al tema della simmetria (situazione indotta dallanecessità di inserire una torre) e una complessa articola-zione dei volumi che ricorda l’architettura di Piacentini.Notevoli gli schizzi del prospetto e la prospettiva con lecase adiacenti (fig. 42).

Il disegno della soluzione finale (figg.41, 42) ricorda alcontempo il tempio e l’arco trionfale: al centro un ordinecolossale a tre campate è affiancato con un leggero aggettoai fornici. L’ordine dei pilastri, è interessante rilevare, con-tinua al di là dei fornici e chiude la facciata, ma è arretrato.Ritornano i temi della gerarchia dei piani che serve a con-notare i diversi riferimenti, ora all’arco trionfale ora al tem-pio, della simmetria e della monumentalità. Il balcone oc-cupa e protegge l’atrio tripartito a loggia: al centro diventasemicircolare.

Nella Casa Littoria di Porto Garibaldi del 1938 si ritro-vano molti degli aspetti dell’Asilo di Porto Garibaldi: in par-ticolare il prospetto che va oltre l’imposta della coperturaper occultare la vista delle falde e la finestra che gira nel-l’angolo, ma così anche la stessa schematica rigidità nel-l’impostare gli spazi interni. Si introducono elementi im-

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Fig. 39, 40, 41. V. Vitali, Progetto per la G.I.L. di Comacchio, studio della facciata principale in collaborazione con l’ing. Samaritani.

posti dal regime quali la torre con pennacchi, l’anno XVI(1938) in caratteri lapidari, balconi aggettanti e ampie su-perfici vetrate. Alcuni sono riconducibili agli studi prelimi-nari per la Casa del Fascio di Comacchio (fig. 42).

Tutte le soluzioni proposte sottolineano una completaadesione al nuovo linguaggio razionalista e ruotano attornoall’argomento facciata. La facciata deve al contempo espri-mere e rappresentare simbolicamente la magnificenza delperiodo e deve funzionalmente identificare un luogo pub-blico.

Nell’idea di progetto (fig. 44) dove prevalgono l’asim-metria e l’ordine gigante (corpi cilindrici che imitano le“colonne” al di sotto delle quali scorrono dei balconi cheraggiungono e proteggono l’ingresso) si introduce la tor-re. Il segno a matita su un disegno colorato (fig. 45)evidenzia una proposta nuova che si vuole approfondire. Ildisegno successivo (fig. 46) riporta l’unica variazione conla torre, fasci littori e pennacchi angolari: unica variazioneriguarda il fatto che l’ordine gigante non prevede corpicurvilinei, mentre permangono sia i balconi che le superfi-ci vetrate.

Fig. 42. V. Vitali, Progetto per la G.I.L. di Comacchio, schizzoprospettico della facciata.

Figg. 43, 44. V. Vitali, Progetto per la Casa del Fascio di Porto Garibaldi,schizzi prospettici.

Figg. 45, 46. V. Vitali, Progetto per la Casa del Fascio di Porto Garibaldi,studio della facciata.

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ScuoleLo schema planimetrico per il progetto della Scuola di

San Martino Spino del 1924 risulta atipico: si tratta di unascuola con annesse abitazioni (figg. 47, 48). Il corpo cen-trale della scuola è affiancato lateralmente da due abita-zioni, che godono di una quasi totale autonomia funzionale,se non fosse per interferenze minimali: il servizio igienico,al piano rialzato, e un corridoio sia al piano rialzato che alpiano primo nell’abitazione di destra. Quest’ultimo collegadirettamente l’abitazione con la cappella e suggerisce unacerta relazione fra l’abitazione di destra con la scuola.

Lo schema strutturale coincide con quello distributivoed infatti le pareti oltre ad essere muri portanti sono anchepareti che suddividono geometricamente gli spazi. Domi-na la simmetria assiale in senso verticale ed orizzontale.La pianta della scuola rimanda ad una tipologia tradiziona-le e consolidata. Lo schema distributivo delle residenze èriconducibile ai villini suburbani soprattutto nell’articola-zione dei volumi. La composizione dei corpi rivela il tenta-tivo di permettere una lettura chiara delle distinte parti equesto attraverso sensibili arretramenti: al piano rialzatose ne contano due, mentre tre diventano al piano primodove si realizza un ampio balcone introflesso.

L’apparato decorativo è limitato al bugnato ai piani in-feriori e alla zona centrale dove è il balcone.

La planimetria del progetto per l’Asilo di Porto Garibaldi(fig. 49) evidenzierebbe la riproposizione di schemi distri-butivi tradizionali se non fosse per impercettibili elementiinnovativi che trovano maggior esemplificazione negli ela-borati grafici prospettici: il refettorio, con la sua forma cir-colare, l’ampio terrazzo al piano primo, la copertura pianacon pergolato, assieme alla scomparsa completa di ognidecorazione, denotano un “timido” affiancamento atematiche razionaliste e funzionaliste. Il sedile che circon-da all’esterno il refettorio lega il volume con lo spazio apertodel giardino dove i bambini svolgono buona parte delle loroattività ludiche.

La prospettiva permette di illustrare il punto di vistareale dell’occhio umano e allora la copertura risulta piana.Il disegno dei prospetti ci informa che in realtà esiste unacopertura a falde, un tetto tradizionale, semplicemente oc-cultato da una fascia perimetrale (fig. 50). La tradizionepermane, ma mascherata dalla necessità di rinnovamento.Altro dettaglio di un linguaggio che pare assorbire gli or-mai vigenti nuovi codici sintattici è una sorta di allinea-mento delle finestre che giungendo nell’angolo girano e sipongono come elemento stereometrico: la finestra non è

Figg. 47, 48. V. Vitali, Progetto per la Scuola di San Martino Spino,disegni di progetto.

Fig. 49. V. Vitali, Progetto per asilo a Porto Garibaldi, piante.

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en longueur e l’angolo non è svuotato, ma questa soluzio-ne pare essere conseguenza di probabili riflessioni su que-sti stessi argomenti (fig. 51).

L’asilo di Porto Garibaldi, limitatamente alle viste ester-ne, pare essere l’opera più aggiornata e più vicina agli in-flussi delle correnti architettoniche razionaliste, contraria-mente all’interno dove prevale un’organizzazione spazialedel tutto rigida, utilitaristica e conservatrice con soluzioniormai consolidate e notoriamente efficaci addolcite dallaforma circolare del refettorio.

Note1 Archivio Vitali, Elenco Opere, Busta 15, doc 1.2 Archivio Vitali, Elenco Opere, Busta 3, doc 8.3 G. Gresleri, P. G. Massaretti (a cura di), Norma e arbitrio. Archi-tetti e ingegneri a Bologna 1850-1950, Venezia, Marsilio Edi-tori, 2001.4 Un’operazione di ricerca approfondita, condotta su ciascunprogetto, potrebbe mettere in luce le vicende e i retroscena chehanno portato alla non realizzazione dell’opera, alla sua trasfor-mazione se non addirittura alla sua demolizione.5 Vedi ivi, Archivio, Elenco opere realizzate.6 L. Scardino, Itinerari di Ferrara moderna, Firenze, Alinea Edi-trice, 1995, p. 113.

Fonti delle illustrazioniFig. 16a tratta da: F. Luciani, Vsén a la rola dal camén. Tradizio-ne popolare storia poesia dialettale, Rimini, 2001, p. 97.Fig. 35 tratta da: G. Gresleri, P.G. Massaretti (a cura di), Norma eArbitrio. Architetti e ingegneri a Bologna 1850-1950, Venezia,Marsilio Editori, 2001, p. 176.Fig. 37 tratta da: L. Scardino, Itinerari di Ferrara moderna, Fi-renze, Alinea Editrice, 1995, p. 113.

Fig. 50. V. Vitali, Progetto per asilo a Porto Garibaldi, vista prospettica.

Fig. 51. V. Vitali, Progetto per asilo a Porto Garibaldi, prospetti.

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Rispetto all’architettura civile-pubblica, quella privatadenota una copiosa attività professionale che inizia nel 1920con la casa per Celeste Carli e si conclude nel 1932 con lacasa per Camillo Zannini: sia i progetti che le realizzazionidi edifici per uso privato, sono per Vitali forma concreta diun unico linguaggio compositivo, sono tutti localizzabili traPorto Garibaldi e Comacchio, ma soprattutto nel centrostorico di quest’ultima, e si possono differenziare in edili-zia urbana e suburbana.

Comacchio presenta una morfologia urbana peculiare:cinta da percorsi di acqua che la isolano, la limitano nel-l’espansione e la chiudono in se stessa. Accade così cheper le realizzazioni urbane, l’asse carrabile principale di-venti il luogo di maggiore visibilità, luogo del commercio eluogo della vita sociale. L’ubicazione della maggior partedei progetti di case di civile abitazione, spesso con funzio-ne mista (si ricalca il tradizionale binomio casa-bottega:negozio al piano terra e abitazione al piano superiore) sitrova in via Cavour (soprattutto per i progetti non realizza-ti) e su Corso Vittorio Emanuele, oggi via Mazzini, checollega a ovest il santuario di Maria Santissima in AulaRegia e il loggiato dei Cappuccini con la piazza della Cat-tedrale.

Fabbriche urbaneMolti degli interventi urbani, dichiarati negli elenchi re-

datti per la convalida del proprio titolo di architetto1, sonodetti “restauri” e sono da intendere per lo più come recuperifunzionali di edifici esistenti con ridisegno della facciata:l’elemento che doveva distinguersi in modo garbato nellacortina continua e fitta era tutta la facciata, non solo illivello inferiore, in quanto era “vetrina” dello status econo-mico della famiglia proprietaria.

In questo periodo di risveglio edilizio, di fermento eco-nomico (si intraprendono le grandi bonifiche), di soprag-giunte esigenze del vivere civile e con migliorati standardigienici, l’abitazione deve rispondere a tempi ed esigenzecosì profondamente modificate2. Il fatto che gli interventisiano su preesistenze è chiaro soprattutto dall’impiantotipologico delle case di civile abitazione: troviamo un’evi-dente semplicità della pianta e una similitudine di propor-zioni.

Le poche piante che ci sono pervenute, peraltro di pro-getti non realizzati, segno che gli originali di quelle costru-ite venivano presentati al Municipio per ottenere la licenzaper costruire mostrano una distribuzione tradizionale e fun-zionale degli ambienti. Rispetto agli standard del periodo

Architettura civile ad uso privatoFrancesca Pozzi

possiamo tipologicamente inquadrarle tra le “case econo-miche” e le “palazzine”3: senza una particolare ricerca di-stributiva interna e con un numero di stanze per piano di 4-5 vani, sono specchio della committenza composta da bor-ghesia emergente che si affidava quindi ad un accuratostudio della facciata principale per rendere “unica” la pro-pria abitazione.

Il fronte è più esteso della profondità, nella casa di Ce-leste Carli (1920), di Ermippo Bottoni (1922-24), di ArturoCavallari (1925), di Antonio Cinti (1926), e per i progettiper Luigi Feletti Virgili (1925) e per Antonio Fantini (1925).L’operazione consiste nella fusione di due o più unità edi-lizie tipiche per dar luogo a palazzine di famiglia. Singolareil progetto di fusione di tre unità distinte, la tipica edilizia dibase del nostro centro storico, nel progetto per la casa diVincenzo Feletti Virgili in via Cavour (fig. 52).

Riscontriamo un più approfondito studio nella distribu-zione degli ambienti solo nel complesso che Vitali realizzatra il 1925 e il ’26 per Entigerno Bellotti nel quale figurano:un garage pubblico con deposito di materiali da costruzio-ne, uffici e casa del custode e un edificio come “vastofabbricato per uffici, abitazioni e negozi”. Commissionatocon incarichi successivi, il progetto generale è evidente-mente frutto di una progettazione unitaria in cui le funzionidefiniscono l’impianto e vengono palesate all’esterno, tan-to che le differenze vengono sottolineate nell’uso delladecorazione che di volta in volta caratterizza il ruolo delcorpo di fabbrica. Il grande edificio polifunzionale ha un’ap-parenza classica, tipica degli edifici con funzione pubblica,presenta un finto bugnato al piano terra e un frontone trian-golare (semicircolare nel disegno prospettico fotografatodallo stesso Vitali), con discreto inserimento di geometrici

Fig. 52. V. Vitali, Progetto di restauro della casa del sig. VincenzoFeletti V., schema esistente-progetto.

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particolari Déco (vedi ivi, Schede, n. 20, 21, 22).In sostanza ci troviamo di fronte alla gestione di un

grosso isolato in cui il progettista è chiamato a svolgere erisolvere simultaneamente due gruppi principali di attività:una in rapporto alla città e alla via pubblica, di rappresen-tanza per negozi ed uffici, l’altra in rapporto al canaleretrostante e alla strada antistante, per carico e scaricomerci. Mentre l’edificio che prospetta via Sambertolo èpreesistente, l’edificio garage-magazzino è progettato ecostruito ex-novo.

La plurifunzionalità induce Vitali a riflettere sull’imma-gine e sul carattere adeguati per connotare la destinazioned’uso di ogni corpo di fabbrica e il risultato che egli ottienepuò sintetizzarsi così: il piano terra, con le sue botteghe, sisvincola dal palazzo stesso e si radica nel luogo, l’arcoribassato di ciascuna vetrina pare essere la costante diogni edificio progettato da Vitali nel centro storico, il quale,da attento osservatore, aveva notato essere un segno per-manente e codificato per le attività commerciali, per inegotia; il piano primo, con gli uffici statali, del Catasto edel Registro, pur essendo privato, svolge in parte una fun-

zione pubblica da esibire e permetterne la visibilità, deveessere formalmente riconducibile all’immagine dei palazzidelle istituzioni e quindi parlare la lingua dello storia ed chealcuni richiami al Neoclassico potevano garantire; il garage-deposito materiali esprime il mondo dell’industria e latipologia relativamente nuova, esprime la propria epoca,con un linguaggio contemporaneo, il Déco comeinveramento del Liberty, nato, senza obblighi o vincoli, so-prattutto per dare dignità alle fabbriche che sorgevano inperiferia, non troppo distanti dalla città; l’abitazione delcustode al contrario sarà maggiormente decorata e la de-corazione floreale, progettata ma non realizzata, rimandaal Liberty.

Nonostante la decorazione sia trattata in modo diversoper i singoli edifici, vi sono alcuni elementi puntuali, quali leformelle, che, ripetendosi restituiscono un’immagine uni-taria dalla quale traspaiono la regìa ed il controllo globalidell’architetto.

Nell’ornamento del garage e deposito, Vitali riprendechiaramente forme e geometrie della Centrale Elettrica diTrezzo d’Adda di Gaetano Moretti4 (1860-1938) (figg. 53,

Fig. 53. V. Vitali, Progetto di fabbricato ad uso garage pubblico e depo-sito materiali per Soc. Entigermo Bellotti & C.i, prospetto.

Fig. 54. G. Moretti, Centrale elettrica di Trezzo d’Adda, 1906.

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54): ne deriva la scansione degli elementi architettonici esottolinea l’ingresso principale avanzando il corpo centra-le e inserendo al primo livello una finestra tripartita chetermina con elemento cuspidato a simulare un timpano.Le formelle quadrate a livello del cornicione disegnano inquesto punto un arco a gradoni, tipico della cultura islamicae recuperato in chiave Déco. Si ritrova una analoga com-posizione architettonica anche nel progetto A del palazzosul “nuovo viale” di Codigoro (fig. 55).

Queste parti concorrono a rafforzare l’ipotesi di unadecorazione prefabbricata e seriale data la presenza, peresempio nel fabbricato d’angolo del complesso di EntigernoBellotti, di elementi in conglomerato cementizio ancoratocon zanche, oggi fortemente degradati (fig. 56). Altro si-stema decorativo, spesso progettato e raramente esegui-to, è la fascia ornamentale sotto cornicione, da realizzarsicon la tecnica della pittura policroma, visibile nel progettoper villa Carli (vedi ivi, Schede, n. 19) o l’edificio ad usouffici e abitazione del custode di Bellotti (vedi ivi, Schede,n. 22).

Le case di Camillo Zannini (1932) e di Antonio Gelli(1929) rappresentano le fasi conclusive della sua attivitàche in quegli anni va aggiornando sui temi del Novecento:l’analisi dei prospetti ci induce, soprattutto per la casa delmaestro Zannini, a cogliere affinità formali con la Ca’Brutta di Muzio5 (fig. 57). In entrambi i casi siamo di fron-te ad una composizione frammentaria: nella prima i fram-menti sono uno all’interno dell’altro ed inquadrati in un te-laio classicheggiante costituito da un sistema di lesene suun basamento a finto bugnato inserendo una decorazionedéco sorprendente ed innovativa (fig. 58); nella secondal’accostamento frammentario procede per piani orizzon-tali: al piano terra abbiamo il brano tradizione-Liberty, con

Fig. 57. G. Muzio, Ca’ Brutta, 1919-22. Fig. 58. V. Vitali, Casa Camillo Zannini, 1932.

Fig. 55. V. Vitali, Progetto per palazzo sul “nuovo viale” di Codigoro,particolare.

Fig. 56. V. Vitali, Fabbricato ad uso uffici statali per Entigerno Bellotti& C.i, particolare della finestra.

Fig. 59. V. Vitali, Casa Gelli, 1929.

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finto bugnato, archi ribassati e maschere antropomorfe inchiave, al primo piano il brano neoclassico e sulla copertu-ra fantasiosi camini Déco (fig. 59).

Non si tratta di eclettismo, ma di un atteggiamento ca-ratteristico dell’architettura degli anni Venti, dovel’accostamento di frammenti, aventi una loro stringentecoerenza interna, escludeva un rapporto logico fra gli stessiin termini di corretta sequenza storica o funzionale.

Il recupero di frammenti o brani di storia dell’architet-tura consolidati nell’immaginario collettivo deriva da unamatrice sostanzialmente pragmatica: la committenza ha am-bizioni e velleità rappresentative ma vuole concretizzarlein presenza di strutture preesistenti alle quali arrecare ilminor danno possibile. Spesso, allora, il lavoro dell’archi-tetto si limita ad una sorta di decorazione, di rivestimento,di pelle aggiunta ad un manufatto che continua a rivelarele proporzioni e i volumi di un tempo. Un esempio illustre èrappresentato dal magazzino dei fratelli Zannini: il confrontotra il prima e il dopo è esemplificativo della logica di inno-vazione nella tradizione. Si inserisce un balcone al pianoprimo, una trifora al piano attico e si ridisegnano le deco-razioni (vedi ivi, Schede, n. 16).

Nelle opere di Vitali è quindi innegabile la continuitàcon la tradizione dell’architettura locale: raramente siamodi fronte ad opere di distruzione o cancellazione del tessu-to storico. L’immagine della città continua a rinnovarsi consapienti ritocchi, non necessariamente mimetici o minimali,ma appartenenti alla contemporaneità quindi sensibili alleinnovazioni linguistiche e tecnologiche. In questa metamor-fosi urbana impercettibile, all’ornamento è demandato ilruolo di suggellare la città di Comacchio con un’atmosferadi attualità e rinnovamento.

Fabbriche suburbaneDi altre spazialità narrano le ville e villini suburbani i

quali sono, forse, gli unici edifici privati nella cui decora-zione Vitali può esprimere maggiore libertà espressiva.

L’impianto tipologico è dettato meccanicamentedall’assemblaggio delle funzioni: casa libera su quattro lati,con giardino, spesso con torretta e loggiato coperto, zonagiorno al piano rialzato e zona notte al piano primo.

L’unica realizzazione che ci è pervenuta, la villa perEdgardo Carli (1925), costruita davanti alla vecchia sta-zione ferroviaria a Comacchio, ai margini del tessuto ur-bano e in prossimità della nuovissima strada di collega-mento con Porto Garibaldi (fig. 60), pur offrendo ampiasuperficie e numero di vani, non si svincola da una geome-trica rigidità della pianta, che invece appare più articolata,

Fig. 60. V. Vitali, Villa Edgardo Carli, 1925, Collezione Vitali.

Fig. 62. V. Vitali, Progetto di villino suburbano, disegno di Accademia.

Fig. 61. V. Vitali, Progetto di villa Pietro Fogli.

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Fig. 63. V. Vitali, Progetto di villino Felisatti, prospetto e pianta piano terra.

Fig. 64. V. Vitali, Progetto di villino Felisatti, vista prospettica.

Fig. 65. C. Contini, Villino Melchiorri, Ferrara, particolare della porta.Fig. 66. V. Vitali, Progetto di villino Felisatti, particolare della porta.

con un preciso studio volumetrico, in quella che progetta, enon realizza, in adiacenza sul lato destro per Pietro Fogli(1925) (fig. 61).

La tipologia del villino è strettamente connessa al rap-porto con il giardino, tanto che quest’ultimo, nella maggiorparte dei progetti dell’epoca, appare come una sua ema-nazione: ciò lo si ritrova anche nelle esercitazioni di Vitali(fig. 62). In nome però di una composizione singolare cheè intermedia fra il villino, comunemente inteso, e la palaz-zina urbana, lo spazio verde circostante è limitato alla par-te retrostante, di fronte alla valle. Ritorna la facciata comenodo progettuale, una facciata binata, che dà sulla via dinuova espansione e sul piazzale antistante la stazione. Egliprogetta simultaneamente sia per Edgardo Carli sia perPietro Fogli: i due lotti sono adiacenti e lo spiccato di en-trambe le costruzioni sorge sul confine, al punto che il con-tatto delle due, come ci è fornito dai disegni in pianta ed inprospettiva, ci induce ad ipotizzare delle contaminazioni,rimandi formali e tipologici, il più palese dei quali è, senzadubbio, esplicitato dalla continuità delle terrazze al pianoprimo. Tale progettazione unitaria, realizzata solo parzial-mente, è chiaramente visibile nel lato cieco del villino Carlideputato al collegamento con il villino Fogli, non costruito.

Il progetto non realizzato del “villino economico” per ifratelli Felisatti (1923), sulla spiaggia di Porto Garibaldi, èmolto più articolato dei due precedenti e rispecchia perantonomasia la tipologia del villino (figg. 63, 64): consta didistinte unità abitative, con accessi separati, in una com-posizione spaziale e volumetrica originale. I corpi in piantaaccennano una simmetria assiale con breve traslazione,mentre in alzato la posizione delle scale, interna da unaparte ed in vista su di una loggia dall’altra, crea una inver-sione dei volumi principali. L’apparato decorativo presen-ta elementi riconducibili alla tradizione protoumanisticaferrarese: al primo livello, le fasce orizzontali in muraturaa vista si alternano a zone intonacate, mentre al primo pia-no vi è una inversione ed ampi campi in muratura sonoscanditi da lesene a segnare lo spessore dei muri maestri.La posizione e la forma delle finestre sono diversificate infunzione di ciò che accade all’interno: al piano inferiore leaperture sono prevalentemente a piattabanda, squadrateper le stanze e lunghe e strette sulla scala, mentre al pianosuperiore sono ad archivolto di chiara derivazionerossettiana ferrarese, arco in cotto semplice o raddoppiatonella bifora della torretta, per segnalare l’importanza del-l’ambiente retrostante. L’esplicitazione all’esterno di quantoavviene all’interno, un’autentica proiezione delle funzioniinterne, è un atteggiamento che induce una subordinazione

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della forma alla funzione. Al piano terra l’impronta dell’in-gresso, vocabolo squisitamente Liberty (fig. 66), rievocaquello per il villino Melchiorri di Ciro Contini6 (fig. 65) aFerrara o certi villini di Paolo Sironi7 e Attilio Muggia8 aBologna o di Giovanni Michelazzi9 a Firenze.

I linguaggi espressi nei villini sono coevi poichè parlanocon le espressioni dell’Arte Nuova del proprio periodo.Solamente nel villino Felisatti si attinge a repertori classicilocali-regionali riuscendo a ben gestire la commistione diLiberty e umanesimo architettonico ferrarese.

Una costante di Vitali è quella di ricorrere per il pianonobile ad immagini canoniche e sicure quali quelle desuntedal repertorio classico: ciò avviene ad esempio nella pa-lazzina per uffici di Entigerno Bellotti e nella casa per An-tonio Gelli.

L’architettura suburbana di Vitali attinge schiettamen-te a stilemi Déco in tutto ciò che concerne la plasticadecorativa, mentre permanenze Liberty si hanno nella de-corazione policroma sottocornicione, questo sia nei dise-gni per il villino Fogli, sia per il villino Carli, dove però nonverrà mai eseguita, come si può ben vedere nella foto d’epo-ca, scattata dallo stesso Vitali probabilmente a distanza dialcuni anni dall’ultimazione dei lavori.

Oggi quel prospetto è stato completamente deturpato esfigurato: è stata aggiunta una pesante scala esterna cheha negato la loggia al piano terreno, è scomparsa la passe-rella ondulata di raccordo alla strada (ben visibile nella fotodi Vitali), sono state uniformate le aperture delle finestre,in luogo delle originarie trifore e quadrifore e conseguen-temente annullate le relative cornici perimetrali.

Disegnata nella finitura superficiale (al livello inferiorea sinistra finto bugnato e piccoli riquadri per la parte sottola loggia), proporzionata nella scansione formale (fasciamarcapiano che unisce i due corpi), elegante nel disegnosemplice degli elementi architettonici (cornici delle fine-stre e leggera scanalatura orizzontale che le unisce al pri-mo piano), la rigorosa composizione è frutto di uno studioaccurato e globale di volumi, superfici, funzioni e orna-menti.

Ornamento come progettoPunti fondamentali nella composizione sono quindi tutti

gli elementi funzionali della facciata quali porte, finestre ebalconi e così pure le cornici, marcapiano emarcadavanzale, che servono a scandirla, nonché il tratta-mento delle finiture superficiali.

Nella superficie piatta della facciata Vitali enfatizza unagerarchia di aperture, diverse tra livello inferiore e supe-riore, sottolineata spesso dalla presenza del balcone (tipi-co a Comacchio in questo periodo) sopra l’ingresso princi-pale (casa Carli, casa Ermippo Bottoni, progetto casa FelettiVirgili, progetto casa Fantini, casa Cinti, casa Zannini, casaGelli), a segnalare l’angolo (progetto casa V. Feletti, pa-lazzina per Entigerno Bellotti) o come approdo della scalad’ingresso (casa Camillo Zannini). Esemplari sono invecei piccoli balconi ai lati nella facciata di casa Boccacini:appoggiati su mensole a forma di grandi peducci si rappor-tano con quelli dell’ottocentesco palazzo Turra poco di-stante davanti alla facciata del Duomo. Vitali trae dal con-testo circostante, uno spazio aperto e privilegiato, alcunispunti che ripropone nel nuovo disegno per la facciata comeera precedentemente avvenuto per la finestra termale delcinema Zannini-Vincentini che fra l’altro si affaccia sullastessa piazza.

Un altro espediente interessante è la differenziazionedei diversi livelli mediante finitura a bugnato al piano terrae intonaco sopra (progetto casa Feletti V., casa Boccacini,casa Camillo Zannini), oppure mediante fascia marcapiano(casa Carli, casa Ermippo Bottoni, progetto villino Felisatti,casa Camillo Zannini) che in alcuni edifici riprende la posi-zione, tipica a Comacchio, ad altezza del davanzale dellefinestre del primo livello (progetto casa Fantini alternato acornice in ceramica, casa Fogli in via Rosario) o addirittu-ra raddoppia presentandoli entrambi (progetto casa FelettiVirgili, casa Cavallari).

Singolare e disorientante è l’uso che Vitali fa nel pro-getto non realizzato per la facciata di casa Fantini dei mat-toni faccia a vista con i quali crea finte paraste appoggiateal basamento intonacato all’altezza del bancale delle fine-stre al piano terra che si concludono in falda con dei cami-ni. Tutta questa composizione prevede una singolarecommistione di elementi floreali (soprafinestre primo pia-no e formelle in ceramica) e di geometrie Déco con stra-volgimento semantico degli elementi architettonici.

L’apparato decorativo viene notevolmente semplifica-to, geometricamente ingabbiato in schemi lineari; gli ele-menti naturali (fiori e foglie) realizzati con elementi a stampoin conglomerato cementizio, sono composti a incorniciare

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finestre e porte. L’unicità della realizzazione (fondamen-tale nel Liberty) sta nella composizione, non più nella sin-gola lavorazione. La riscontriamo nella fabbrica per Cele-ste Carli dove fiori e tralci decorano sopraporte e finestre.Nel progetto di restauro della casa di Feletti V. gli elementivegetali contornano le finestre e le formelle floreali costi-tuiscono una fascia sottocornicione compatta con motiviaggettanti alternati, gli stessi che sovrastano l’arco dell’in-gresso principale. Il progetto di questo edificio è ben con-servato nell’archivio Vitali e, insieme ai grafici definitivi(scala 1:50), al confronto costruzione-demolizione (scala1:100) e ingrandimenti quotati (scala 1:20), troviamo dise-gni in scala 1:2 molto dettagliati, esecutivi, di questi orna-menti, con l’indicazione della sezione nella vista frontale(figg. 67, 68). Altre formelle a fiore sono nelle metopedella casa di Ermippo Bottoni ad emulare la successionedi metope e triglifi del fregio nella trabeazione dell’ordinedorico classico e ancora nelle cornici delle finestre del pri-mo piano della casa Boccacini e nelle inferriate di casaCavallari.

Accanto agli elementi vegetali si trovano, inizialmenteinseriti al piano terra, ma sempre più presenti con il passa-re degli anni, ornamenti lineari come stilizzazione diraffigurazioni tratte dal mondo naturale o semplicementecomposizioni di elementi geometrici: la linea retta divienecosì un elemento di riconosciuto valore estetico10.

Analizzando le cornici della grande casa d’angolo per ilMaestro Camillo Zannini (1932), che ricordano il sole e ilmare di questi luoghi o il balcone di casa Cinti, i camini dicasa Gelli e il bugnato di villa Carli dalle premesse Liberty,si può osservare come Vitali sviluppi una personale cifraespressiva, intesa non solo come aggiornamento del gu-sto, ma anche come capacità di rielaborazione per supera-re necessità e limiti di tipo economico.

Fig. 67. V. Vitali, Progetto casa Feletti V., particolare esecutivo dellacornice della finestra.

Fig. 68. V. Vitali, Progetto casa Feletti V., particolare esecutivo dellacornice della finestra.

Note1 Vedi ivi, Biografia.2 I. Andreani, Le abitazioni moderne, Milano, Ed. Hoepli, 1927.3 I. Andreani, idem.4 Album di tavole appartenente all’archivio Vitali e dal qualerecupera evidenti spunti formali-decorativi. Gaetano Moretti.Costruzioni, concorsi, schizzi, prefazione di Luca Beltrami, To-rino, Editori Bestetti e Tumminelli, 1912.5 F. Irace, Giovanni Muzio 1893-1982. Opere, Milano, Electa,1994.6 L. Scardino, Ciro Contini, ingegnere e urbanista, Ferrara,Liberty House, 1987.7 G. Gresleri e P. G. Massaretti (a cura di), op. cit., pag. 197.8 AA.VV., Liberty in Emilia, Modena, Artioli Editore, 1988.9 L. Quattrocchi, Giovanni Michelazzi 1879-1920, Transizione,Architetti Italiani tra Ottocento e Novecento, Modena, FrancoCosimo Panini, 1993.10 M. Giacomelli, S. Gambini, Villini Art Déco, in “Costriure inlaterizio”, n. 87, maggio-giugno 2002, pp. 46-51.

Fonti delle illustrazioniFig. 54 tratta da: Album di tavole appartenente all’archivio Vitalie dal quale recupera evidenti spunti formali-decorativi. GaetanoMoretti. Costruzioni, concorsi, schizzi, prefazione di LucaBeltrami, Torino, Editori Bestetti e Tumminelli, 1912, tav. 20.Fig. 55 tratta da: F. Irace, Giovanni Muzio 1893-1982. Opere,Milano, Electa, 1994, p. 62.Fig. 65 tratta da: L. Scardino, Ciro Contini, ingegnere e urbani-sta, Ferrara, Liberty House, 1987, copertina.

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Architettura religioso-funerariaRaffaella Piva

All’inizio del secolo, a Comacchio come a Ferrara, stavamutando l’assetto sociale: l’affermazione di una nuovaborghesia terriera, arricchitasi con le bonifiche e il conse-guente sfruttamento agricolo dei terreni, si affiancava adun vivace tessuto piccolo-borghese di commercianti edimprenditori. I mutamenti sociali influiscono sugli interventiarchitettonici e sulle richieste della committenza, si svilup-pa in questo periodo un particolare filone neoestense, con-forme cioè a quel particolare gusto eclettico sviluppatosi aFerrara tra Ottocento e Novecento1. All’inizio del Nove-cento infatti l’architettura ferrarese denuncia uno stato difatto che è il risultato di un complesso fenomeno evolutivodi intervento sulle preesistenti strutture rinascimentali. Iconnotati peculiari quattro-cinquecenteschi della cittàestense sono infatti strenuamente difesi, recuperati e va-lorizzati già in epoca post-unitaria, ma è nella pratica edili-zia degli anni Dieci, Venti e Trenta che troviamo perpetua-ti esempi di “ricostruzione” e “conservazione” attraversosmontaggi e rimontaggi di elementi architettonici qualiportali, formelle e cornici in cotto dando vita ad un lin-guaggio locale votato al gusto eclettico per la reinvenzioneattraverso elementi decorativi “dati”.

Allo stesso modo la situazione architettonica relativaalle costruzioni cimiteriali della provincia ferrareserispecchia la situazione socio-culturale di quegli anni. Nonsi può non sottolineare che come a Ferrara il cimiteromonumentale della Certosa rappresentava il luogo predi-letto dall’aristocrazia o dalla borghesia terriera per la se-poltura in tombe di famiglia distinte per ubicazione e performa, a conferma di uno status ormai acquisito e immu-tabile nel tempo, così a Comacchio le famiglie più rappre-sentative sceglievano di manifestare la loro influenza eco-nomica, non solo in ambito civile, ma anche attraverso lacostruzione di tombe di famiglia all’interno del cimiterocittadino. Alla luce del crescente e diffuso interesse perun’architettura in grado di celebrare i nuovi valori socialidell’emergente classe borghese, anche le sepolture indivi-duali e le cappelle di famiglia all’interno dei recinti cimiterialidivengono mezzo di trasmissione di messaggi sociali cari-chi di valenze simboliche. Segni imperituri di potenza, ric-chezza, amori, gloria, tali monumenti rivelano la stessa ri-cercatezza stilistica delle contemporanee realizzazioni ci-vili, testimoniando la preoccupazione di un’intera classesociale di sopravvivere alla caducità della memoria2.

In questo contesto si inserisce il lavoro di Vitali, cheprogetta e realizza edicole funerarie nel cimitero di

Comacchio, San Giuseppe e nella Certosa di Ferrara. Conlo stesso impegno Vitali si dedica all’architettura civile cosìcome a quella funeraria, lasciandoci numerosi progetti epregevoli realizzazioni. L’arte funeraria infatti non rappre-sentava un settore marginale della pratica professionale:la maggior parte degli architetti, ma anche artisti e artigia-ni, più noti e meno noti del tempo, si sono misurati conquesto tema che ha radici storiche antiche e che costituivauna parte fondamentale del percorso formativo, tanto cheesercitazioni sul tema dell’arte funeraria erano inserite nelpercorso di studi dell’Accademia di Belle Arti. Per gli ar-chitetti il progetto della cappella di famiglia era occasioneper approfondire la grammatica degli stili come le arti del-la rappresentazione e del disegno, per comporre architet-ture in miniatura come per equilibrare forme e proporzioni,per indagare la storia e la letteratura come significatisimbolici, per saggiare le proprietà dei marmi e delle pie-tre3. Sappiamo che anche Vitali si misura con questo temadurante il suo percorso di studi grazie ad alcuni disegni ditombe (figg. 69, 71, 72) e chiese (fig. 70) non datati, mache possiamo attribuire agli anni in cui frequentò la RegiaAccademia di Belle Arti di Bologna (1909 - 1913).

Di estremo interesse per disegnatori e architetti del-l’epoca fu una serie di cinque volumi editi (presumibilmentetra il 1910 e il 1925) da Bestetti e Tuminelli, Arte funerariaitaliana, che contenevano i progetti delle tombe più inte-ressanti dei maggiori cimiteri italiani; Vitale Vitali era inpossesso del volume dedicato al Cimitero Monumentale diMilano e di quello dedicato al Cimitero del Verano a Roma.Alcuni temi architettonici e decorativi realizzati nei suoidisegni così come nei progetti sono riconducibili soprattut-to a progetti inseriti in particolare nel volume dedicato alCimitero Monumentale di Milano. L’arte funeraria ottocen-tesca è caratterizzata dal recupero di ogni possibile imma-gine dal vasto repertorio della storia che viene rielaboratadando vita ad un linguaggio formale complesso; linguaggioche, ancora all’inizio del Novecento, viene utilizzato inspecial modo nell’ambito dell’architettura funeraria: i ci-miteri divengono così una sorta di vocabolario di immagini,simboli, sculture, decorazioni assemblate con una libertàche non trova riscontri nella pratica architettonica civile.

A volte si inauguravano collaborazioni durature tantoche ad un progettista accadeva di disegnare per uno stes-so committente sia la casa che la tomba di famiglia, ed inquesto caso l’autore doveva rapportarsi a fondo con i com-mittenti per interpretarne o guidarne il gusto in un settoredove le aspettative personali erano assai forti. Fu il casodella famiglia Feletti Virgili per la quale Vitali nel 1926 re-

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alizzò la casa, in Via S. Agostino a Comacchio e la tombanel cimitero di Comacchio (vedi ivi, Schede, n. 23). Que-sto ci risulta essere uno dei primi impegni nel campo del-l’architettura funeraria dell’architetto comacchiese ed èsenz’altro uno dei progetti più rappresentativi, sia per laquantità ma soprattutto per la qualità dei disegni a noi per-venuti, sia perché è tra i pochi di cui abbiamo progettoesecutivo e realizzazione e che quindi ci permettono diconfrontare il lavoro progettuale e la pratica edilizia finoalla realizzazione dell’opera.

È opportuno rilevare come la realizzazione della tombadi famiglia, concepita come piccola cappella, sia a prioriuna scelta che esprime un nuovo senso dato alla sepoltura

che già a partire dall’Ottocento, secolo segnato dall’affer-mazione degli ideali borghesi, aveva cominciato a cambia-re. La cappella è un luogo privato all’interno del recintocimiteriale dove il defunto trova riposo per sempre, al ripa-ro dal tradizionale trasferimento negli ossari, e dove i fa-miliari possono pregare in forma privata. Questa tipologiaè tra i progetti del Vitali la più ricorrente in forme più omeno semplici e ci permette di delineare una omogeneitàdi richieste da parte della committenza, inoltre siamo riu-sciti ad individuare tre gruppi di progetti che al loro internohanno caratteristiche tipologiche e semantiche simili.

La tomba Feletti Virgili, già citata, insieme alla tombaGuerrini (vedi ivi, Schede, n. 24), realizzata anch’essa nel

Fig. 69. V. Vitali, Progetto per edicola funeraria, versione notturna e diurna, disegni di Accademia.

Fig. 70. V. Vitali, Progetto per chiesa, prospettolaterale e sezione, disegni di Accademia.

Figg. 71, 72. V. Vitali, Progetti per edicola fune-raria, disegni di Accademia.

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1926, ma nel cimitero di S. Giuseppe di Comacchio, sonogli unici esempi di una serie di progetti che hanno comedenominatore comune la ricercatezza e l’imponenza otte-nuta attraverso l’uso di motivi egizi, neomoreschi o bizantinirecuperati dal repertorio dei grandi cimiteri e dai resocontidelle spedizioni e rilievi eseguiti in Egitto a partire dal Set-tecento, diffusi attraverso specifiche pubblicazioni in tuttaEuropa. Questi progetti (figg. 73, 74) si caratterizzano perla monumentalità e le ricchezza dei dettagli ottenuti attra-verso l’uso di cementi, terrecotte e particolari ornamentalispesso fastosi. L’uso di materiali nuovi “nobilitati” per larealizzazione di decorazioni è un elemento che caratteriz-za le realizzazioni di questo periodo: si fa fronte alla man-canza di materiali pregiati attraverso la ricerca e lasperimentazione nell’uso dei cementi e delle terrecotte.

Le tombe, concepite così come forme perenni, atempo-rali, silenziose ma eloquenti della memoria della vita defi-niscono l’immagine dei cimiteri, le città dei morti, il doppiodella società dei vivi. Mondi complessi riecheggiano neimotivi funerari di tombe e cappelle, da una parte attraver-so l’uso persuasivo di elementi allegorici e riferimenti sim-bolici, dall’altra attraverso l’uso di forme tratte dall’archi-tettura domestica. Si veda ad esempio il significato dellaporta del monumento funerario, spesso realizzata in ferrobattuto o attraverso l’uso di materiali semitrasparenti, cheè un oggetto dello spazio quotidiano trasposto in un altrocontesto e, così, reso inquietante e strano. La porta soc-chiusa del sepolcro è breccia simulata: suggerisce un con-tatto immaginario con l’estinto e annuncia possibilmente lasua resurrezione futura4. Nelle decorazioni che ritroviamopiù frequentemente nei progetti di Vitali riecheggiano sim-boli che richiamano alla dicotomia tra la vita e la morte:spirali e labirinti associati all’idea di un difficile percorsoche porta alla resurrezione, sole e stelle splendenti simbolidella divinità e dell’immortalità.

Meno ricchi di riferimenti iconografici sono invece unaltro gruppo di progetti degli anni 1928-29 (fig. 75), la mag-gior parte realizzati, che traggono spunto dall’architetturaferrarese. Volumi semplici che ricordano le chiese roma-niche e elementi architettonici collaudati come i portali inmarmo retti da paraste o colonnine tortili (evidente il rife-rimento alla varietà delle colonnine del Duomo di Ferrara).L’uso del cemento dipinto che emula il marmo, la ripresadel cotto ornato o del paramento in laterizio in chiavecitazionista si evidenziano in questo gruppo di progetti dicui fanno parte la tomba per la famiglia Samaritani del1928 (vedi ivi, Schede, n. 37) a S. Giuseppe di Comacchio,la chiesa del Cimitero di Comacchio del 1929 (vedi ivi,

Fig. 73. V. Vitali, Progetto per edicola funeraria, studio.

Fig. 74. V. Vitali, Progetto per edicola funeraria, studio.

Fig. 75. V. Vitali, Progetto per edicola funeraria, studio per tombaBoccacini, Porto Garibaldi.

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Schede, n. 39) o la tomba per la famiglia Codecà del 1930(vedi ivi, Schede, n. 40) realizzata nella Certosa di Ferrarain cui Vitali progetta forme classiche reinterpretate in chiavemodernista. In altri due progetti di chiese, uno risalenteagli anni dell’Accademia ed un altro per la chiesa diCodigoro di cui ci rimangono solo le foto storiche dei dise-gni (fig. 77), vengono riproposti questi temi. Non sappia-mo che tipo di intervento Vitali avesse progettato per lachiesa di Codigoro, se un progetto ex novo o un restauro,ciò di cui abbiamo nota rispetto a lavori inerenti le chiesesono la già citata chiesa nel Cimitero di Comacchio e ilrestauro della facciata della Chiesa della B.V. del Rosariodel 19305. Questi interventi hanno in comune il trattamen-to della superficie esterna realizzata attraverso l’uso delmattone faccia a vista con velatura, tecnica che ci dicequalcosa di più circa la pratica del costruire in quegli annia Comacchio e che va ad arricchire il vocabolario deimateriali e delle tecniche costruttive utilizzate dal Vitali, eche non esclude un immediato riferimento al suo maestrobolognese l’Architetto Edoardo Collamarini (fig. 78).

Un ultimo gruppo di progetti fa riferimento alla corren-te neoclassica e storicista in particolare l’edicola funerariaper la famiglia Vincenzi (vedi ivi, Schede, n. 32) nel cimi-tero di Comacchio realizzata nel 1927 o il progetto per latomba di famiglia Carli.

E’ forse anche grazie a questo suo impegno nell’archi-tettura religiosa e funeraria che Vitale Vitali viene chia-mato dalla Giunta Municipale di Ferrara a far parte dellaCommissione di Vigilanza del cimitero della Certosa, Com-missione che aveva “il compito di vigilare sull’anda-mento dei servizi cimiteriali” e di proporre i lavori ne-cessari ad “abbellire e mantenere le opere esistenti” 6.Grazie al lavoro di questa Commissione noi oggi possiamoammirare nei recinti cimiteriali le tombe realizzate rimastea testimoniare il variare dell’arte e del gusto estetico neltempo, a registrare usi e costumi della vita di chi ora viriposa.

Note1 Antonio P. Torresi, Esercizi d’ornato neoestense: le cappelledel forese, in AA.VV., All’ombra dei pioppi, Ferrara, LibertyHause, 1991, pp. 119-128.2 Laura Bertolaccini, Sepolture individuali e tombe di famiglia.Immagini e simboli della morte, in “I servizi funerari”, n. 1, Rimini,gennaio-marzo 2001, pp.57-61.3 Giovanna Ginex, Ornella Selvafolta, Il Cimitero Monumentaledi Milano, Milano, Silvana Editoriale, 1996.4 Geoges Teyssot, Frammenti per un discorso funebre, in: “LotusInternational”, n. 38, Venezia, Electa,1983.5 Archivio Vitali, Busta 3: Domanda e allegati per iscrizione,

doc.7.6 Archivio Vitali, Busta 51: Commissione Vigilanza Cimitero (FE),doc.2: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Comune diFerrara – Divisione Polizia Igiene – Ufficio Polizia, Ferrara 29/04/1948.

Fonti delle illustrazioniFig. 77 tratta da: G. Gresleri, P.G. Massaretti (a cura di), Norma eArbitrio. Architetti e ingegneri a Bologna 1850-1950, Venezia,Marsilio Editori, 2001, p. 317.

Fig. 76. Vista della Certosa di Ferrara, al centro l’edicola funerariaFamiglia Enrico Feletti.

Fig. 77. V. Vitali, Foto di progetto per chiesa a Codigoro, ArchivioVitali.Fig. 78. E. Collamarini, Progetto per il restauro della chiesa di SanFrancesco a Bologna, 1885.

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PremessaQuando, diversi anni or sono, mi sono occupato della

storia di Comacchio, ho notato diversi edifici con un’im-pronta, comune tanto nella partitura delle facciate, quantonella decorazione delle medesime: case d’abitazione e ne-gozi con tracce, anche se lontane, chiaramente derivatedalla commistione del Liberty1 e dell’Art Déco2, con unacerta ricercatezza nelle finiture e nell’utilizzo di materiali“poveri”, ma sagacemente lavorati. In sostanza, traspari-va da quegli edifici non solo buon gusto, ma anche atten-zione nella progettazione e grande capacità, da parte dellemaestranze, di tradurre in realtà i disegni di architettura; inaltre parole, sintonia tra progettista, committenza e mae-stranze edili, per ottenere un lavoro di qualità, che è poifare la vera architettura.3

Successivamente però, le vicende della vita mi hannoportato ad occuparmi di altri argomenti e di altri periodistorici e non ho più avuto occasione di interessarmi del“liberty” a Comacchio, fino all’inizio di settembre del 2002,quando gli architetti Francesca Pozzi e Lorenzo Bergamini4

mi hanno invitato a scrivere qualche osservazione in meri-to ai disegni dell’architetto comacchiese Vitale Vitali, figu-ra tutta da scoprire, autore di quegli edifici che mi avevanoattratto tempo addietro, ed ho pertanto accettato la propo-sta.

- Colgo l’occasione per ringraziare gli architetti Loren-zo Bergamini e Francesca Pozzi che mi hanno dato l’oc-casione di aggiungere un tassello non secondario alla co-noscenza del territorio comacchiese. Questi giovani, checon grande spirito di sacrificio arricchiscono la pratica pro-fessionale con lo studio del passato e la valorizzazione del-l’architettura attuale (cfr. la Mostra sull’attività dell’arch.Vieri Quilici a Ferrara -1965 - 1972) si palesano comefigure interessanti nel panorama culturale di Comacchio edi Ferrara, che tanto necessita di studiosi e di bravi profes-sionisti.

L’unico scritto recente su Vitale Vitali si deve a LucioScardino che ne tratteggia la vita e le opere (soprattutto dipittura), mettendo in luce anche i contatti avuti con altriarchitetti, scultori e pittori attivi tra il 1920 e il 1950.

L’attività professionale architettonica, relativa ai pro-getti degni di nota, è facilmente inquadrabile grazie anchead alcuni documenti dello stesso Vitali, pubblicati, in ap-pendice allo scritto sopra citato, da L. Scardino5 e puòessere così sintetizzata:

-un primo periodo in cui l’architetto comacchiese si oc-cupa soprattutto di edilizia civile (anni 1920 – 26), oltre adue case di civile abitazione progettate nel 1929 e nel 1932;

- un secondo periodo compreso tra il 1926 e il 1931,che comprende la progettazione di molte edicole funerarie,varie delle quali realizzate nei camposanti di Comacchio,di San Giuseppe di Comacchio e di Ferrara;

- un terzo periodo che comincia forse intorno al 1932 esi prolunga fino al 1938 circa e raggruppa diversi progetti,che richiamano il razionalismo architettonico, da realizzar-si in Comacchio e a Porto Garibaldi.

Le tipologie edilizie riguardano principalmente case dicivile abitazione e tombe di famiglia, ma si annovera an-che un cinematografo (trasformazione di ex luogo di cul-to), un Garage pubblico, fabbricati per uffici, negozi, villettee fabbricati rurali.

Per fare, dunque, alcune osservazioni in merito alla pro-duzione grafica di Vitale Vitali, conviene tracciare un sin-tetico profilo dei suoi disegni, accennando, nello stesso tem-po, ai riferimenti culturali italiani ed europei, individuati sullabase di una visione generale dei grafici stessi.

Un primo nucleo di disegni, realizzati, fin negli ultimianni della frequentazione dell’Accademia di Belle Arti, con-serva naturalmente una forte impronta eclettica, tanto nel-la scelta dei temi architettonici (Emporio di mode, Teatro,Chiesa ecc. figg. 1, 2), quanto nella rappresentazione geo-metrica e nella tecnica grafica. Sono privilegiate le pro-spettive con punti di vista scelti opportunamente per au-mentare la maestosità e l’imponenza delle fabbriche. Que-sto filone prosegue nel tempo, anche dopo il conseguimen-

Il disegno di architettura di Vitale VitaliEchi dell’Art Nouveau nel Delta del Po

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to della specializzazione in disegno architettonico, da partedi Vitali, con modificazioni stilistiche in diversi progetti,specie nel corposo settore di idee progettuali per monu-menti ed edicole funerarie (figg. 3, 4), rimaste irrealizzateo costruite in forme e dimensioni più contenute. Per questigrafici si possono proporre riferimenti, anche se lontani eparziali, con le opere di Otto Wagner e, in particolare, conil progetto per l’accademia delle arti figurative (1897-98),con il disegno del ponte Ferdinando e, per diversi partico-lari, con la chiusa di Nussdorf (1894), gli ultimi due a Vienna.In minor misura si può fare anche il nome di Joseph MariaOlbrich per il trattamento delle masse e per il rapportodecorazione-partiture architettoniche (figg. 5, 6).

Sono pure ascrivibili al periodo dell’Accademia alcunidisegni di grande interesse, ma che risultano alquanto ano-mali rispetto ai grafici accademici e che si segnalano perla modernità delle architetture rappresentate, per l’assen-za di decorazione e i temi trattati. Si possono citare la pro-spettiva di un edificio di culto (fig. 5) e la prospettiva di ungrattacielo (fig. 6), in cui Vitali tenta di mettere insiemearchi, frontoni e trifore, con una tipologia edilizia da gran-de metropoli. Essi sono interessanti sia perché vi si riscon-trano assonanze con i grafici dell’avanguardia futurista,sia perché precorrono alcuni caratteri della produzionegrafica di personalità del Neofuturismo, come, ad esem-pio, Virgilio Marchi.

Gli inizi dell’attività professionale (1919) mostrano, in-vece, un’adesione partecipata ai temi decorativi del tardoLiberty, svolti sempre in forme contenute (figg. 7, 8), unabbandono forse forzato e facilmente comprensibile dellagrandiosità e degli stilemi prettamente storicistici. Questofilone grafico, attribuibile alla fine della seconda decadedel Novecento, accoglie alcune schematizzazioni nellafluidità lineare delle decorazioni, riconducibili all’Art Déco,che fin dal 1925 si impone come evoluzione del Liberty.

Fig. 1. V. Vitali, Progetto di Teatro per la città di Trieste, pianta pianoterra, 1919.

Fig. 2. V. Vitali, Progetto di Teatro per la città di Trieste, facciataprincipale, 1919.

Figg. 3, 4. V. Vitali, Progetti di edicola funeraria, prospettiva a quadroverticale accidentale.

Fig. 5. V. Vitali, Prospettiva di un probabile edificio di culto.Fig. 6. V. Vitali, Prospettiva di un grattacielo.

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Contemporaneamente, in alcuni progetti di grandi edi-fici (ad esempio, Casa del Fascio di Ferrara -1929-, pro-spetti di palazzi ecc. fig. 9) e di alcune costruzioni di civileabitazione, si assiste ad un certo ritorno, in forme contenu-te e semplificate, al filone storicistico (espresso sul pianonazionale dall’attività degli architetti novecentisti), che pro-pone una rilettura di apparati decorativi rinascimentali, conimpiego di ordini architettonici sovrapposti, di ordine gi-gante su alto basamento bugnato, di archi a tutto sesto efrontoni triangolari e curvilinei spezzati.

Nella pratica professionale di questo periodo si riscon-tra anche una certa propensione per forme aderenti, incerta misura, al Razionalismo (fig. 10).

Già da questi cenni appare in tutta evidenza che la fi-gura di Vitali risulta interessante e meritevole di attentostudio, sia per meglio comprendere i risvolti locali dei grandimovimenti artistici che hanno interessato l’Italia nei primidecenni del secolo scorso, sia per cogliere i principali aspettidell’ultima stagione architettonica che ha lasciato un’im-pronta di qualità nell’ambiente comacchiese.

L’insieme dei disegni di Vitale Vitali, oggetto di questenote, contiene pochi schizzi, qualche abbozzo quotato, al-cune costruzioni prospettiche ricavate da piante (prospet-tive indirette) e nessuna assonometria6 (fig. 11); il nucleoprincipale riguarda grafici di progetto e qualche studio ge-ometrico di elementi decorativi.

Tutti sono ascrivibili al periodo che va dal 1915 al 1935.Entro questo intorno di tempo si individuano due produzio-ni grafiche distinte: la prima (1915 – 1920 circa) concernedisegni di concezione accademica molto forte, improntatia grandiosità ed inseribili nel filone eclettico dell’architet-tura; la seconda raggruppa tutta la produzione del periodoin cui Vitale Vitali si è dedicato alla professione archi-tettonica, anche nell’intento di vedersi riconosciuto, dalleautorità competenti, il titolo di architetto, a coronamento

Fig. 7. V. Vitali, Progetto di restauro della casa del sig. V. Feletti, in ViaCavour, in Comacchio, prospetto principale e particolare del fianco.

Fig. 8. V. Vitali, Progetto di restauro della casa del sig. V. Feletti, in ViaCavour, in Comacchio, particolari, della facciata, in pianta e prospetto.

della qualifica di professore di disegno architettonico conse-guito all’Accademia di Belle Arti di Bologna, nel 1915.7

I grafici del periodo accademico (c.1909-1915), chepotremmo definire “intenzioni d’architettura”, dannoun’idea della formazione culturale, e in particolarearchitettonica, di Vitale Vitali, mentre quelli del periodocompreso tra il 1919 e il 1926 mostrano lo scarto tra Ac-cademia e realtà professionale in ambito locale e il suc-cessivo adattamento dell’autore alle mutate condizioni so-ciali dopo il 1922.

In particolare, la maggior parte dei disegni della primafase è fortemente condizionata dagli stilemi accademici:l’idea architettonica è convertita in espressione grafica,coniugando i principi della corrente storico-tradizionalistacon la creazione formale e spaziale. Intuizione e prefi-gurazione architettonica sono espressi mediante elementiclassici mutuati dal Rinascimento, piuttosto che direttamentedagli edifici antichi: archi a tutto sesto, colonne e parasteinserite normalmente in un ordine gigante, ai quali vengo-no accostati particolari e decorazioni desunte da altri peri-odi e da altri contesti ambientali (arte egiziana, meso-potamica8 ecc.).

Il materiale iconografico progettuale pervenuto, perti-nente a quasi un ventennio di attività professionale 1919-1938, non è molto abbondante, ma sufficiente per porsiuna serie di domande inerenti la figura professionale diVitale Vitali ed il suo rapporto, da un lato, con la committenzae le maestranze; dall’altro, con le avanguardie architet-toniche più attive culturalmente in quel periodo9.

Fin dalla prima sommaria analisi dei grafici dell’archi-tetto comacchiese, tuttavia, si può dire che l’insieme mo-stra una varietà di concetti architettonici, di espressivitàgrafica e di utilizzo di metodi di raffigurazione e di tecni-che grafiche, paragonabile, sotto vari punti di vista, allacoeva realtà nazionale italiana, in cui si vedono coesistere

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Fig. 9. V. Vitali, Progetto della Casa del Fascio di Ferrara, prospettoprincipale con ombre.

Fig. 10. V. Vitali, Progetto della Casa Littoria di Porto Garibaldi,prospetto principale e fianco.

Fig. 11. V. Vitali, Progetto di restauro della casa del sig. L. FelettiVirgili, in Comacchio, dettaglio architettonico del balcone.

Fig. 12. V. Vitali, Progetto di restauro della casa del sig. L. FelettiVirgili, in Comacchio, facciata principale.

Fig. 13. V. Vitali, Edicola funeraria della Fa-miglia Guerrini nel Cimitero di San Giuseppedi Comacchio.

Fig. 14. V. Vitali, Progetto di edicola funeraria per la Famiglia Feletti, nel Cimitero di Comacchio,prospetto principale e fianco.

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un filone storicistico in continua trasformazione accanto alfiorire delle avanguardie e al loro adattamento alla politicaculturale di regime, instaurata dopo l’ascesa al potere diMussolini.10

Non possono, inoltre, essere trattate in modo esaurien-te, in questa sede, altre questioni di grande interesse per lalettura iconografica, come ad esempio la rielaborazionepersonale effettuata da Vitale Vitali della partituradecorativa tradizionale attraverso gli echi del Liberty edell’Art Nouveau (nella versione più propriamente italianadell’Art Déco, fig. 12). Sul versante del rapporto proget-to-costruzione, poi, non potranno essere prese in conside-razione l’anamnesi delle modifiche apportate in corsod’opera, né le diverse varianti studiate da Vitale Vitali (figg.13-18).11

Quanto ai disegni del secondo periodo, risultano ese-guiti con varie tecniche grafiche e in diverse scale di ridu-zione. Tra essi si possono citare, per esempio, gli studi dicostruzione geometrica per la realizzazione di particolariarchitettonici, i grafici di progetto architettonico (piante,prospetti e sezioni), alle scale 1:200, 1:100 e 1:50, i dettaglidi facciata fino alla scala di 1:2 e le immagini di comunica-zione (prospettive, prospetti con ombre ecc.). In questacategoria mancano quasi del tutto i disegni tecnici per l’ese-cuzione delle opere e pochi sono anche i grafici con quote.Molto indicativa, a questo proposito, risulta la sezione delprogetto di scuola da costruirsi in San Martino Spino, in cuile fondazioni sono sinteticamente schematizzate e la co-pertura presenta solo il profilo di colmo.

Va rilevata, inoltre, una dicotomia, sempre sulla base diquanto è rimasto, nel trattamento dei prospetti generali degliedifici e in quello dei particolari architettonici e decorativi.Questi ultimi presentano molto spesso una compresenzadi pianta, di prospetto, delle sezioni in sito e una discretaricchezza di quotature, mentre i primi, pur molto curati nel-la esecuzione e nelle partiture decorative, appaiono piùcome grafici di presentazione, senza relazione diretta trapianta e prospetto; naturalmente non mancano le eccezio-ni, come è per il progetto già citato della scuola di SanMartino Spino e per il progetto per la Casa del Fascio diPorto Garibaldi.

Una certa diversità si nota anche tra i grafici di edifici,soprattutto di civile abitazione, e i molti progetti di tombeche sono rimasti: diversità di concezione grafica, che nonpuò essere semplicemente o solamente spiegata con le piùridotte dimensioni della seconda tipologia, in quanto è pro-prio l’aspetto figurativo che presenta caratteri particolari.

L’architetto comacchiese non sembra prediligere la

Fig. 15. Prospetto principalee fianco.Fig. 16. Sezioni: quella di si-nistra con piani sfalsati, quel-la di destra lungo l’asse delcorridoio centrale.Fig. 17. Piante dell’ambienteinterno e della copertura.

Fig. 18. V. Vitali, Edicola fune-raria della Famiglia G. Feletti,nel Cimitero di Comacchio.

V. Vitali, Progetto dell’edicola funeraria per la Famiglia G. Feletti, nelCimitero di Comacchio.

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Fig. 19. V. Vitali, Progetto di un emporio di mode, schizzo.

Fig. 20. V. Vitali, Progetto di un emporio di mode, particolari decora-tivi, schizzi.

Fig. 21. V. Vitali, Casa del Fascio di Comacchio, prospetto, schizzo.

pianta come immagine fondamentale del pensiero archi-tettonico: questa, infatti, spesso segue le altre figurazioniclassiche di progetto (sezioni e prospetti) oppure la stessapianta non è completa, ma mostra contemporaneamentepianta di piano e pianta di copertura. Nei particolariarchitettonici la compresenza di pianta, prospetto e sezio-ne in sito sottendono un controllo volumetrico continuo edoggettivo dell’idea architettonica mediante le proiezioniortogonali, mentre la spazialità formale e l’ambientazionesono espresse tramite prospettive. Prospetti e prospettive,secondo Vitale Vitali, sono disegni chiave, con cui l’archi-tetto può valutare forma, materia e percezione ed espri-mere in modo affidabile e comprensibile, anche al profanodi geometria descrittiva, il suo pensiero architettonico. Inquest’ottica, un ruolo importante è svolto dagli apparatidecorativo e simbologico delle opere, curati nei grafici consomma attenzione.12 Così come varie piante, anche diver-se sezioni sono effettuate facendo riferimento a pianisfalsati (cfr., per esempio, la cappella funeraria di Giusep-pe Feletti nel camposanto di Comacchio).13

Alcuni schizzi, recuperati da minute sparse nelle car-telle di alcuni progetti, risultano assai indicativi del modo diesprimere l’architettura da parte di Vitale Vitali. In essi ilsegno si mostra deciso, tracciato con rapidità e scioltezza,chiarificatore di un’idea architettonica determinata fin dallasua prima stesura, proporzionata e alquanto curata neidettagli (fig 19).

A questo proposito sarà interessante, in prosieguo ditempo, analizzare due aspetti fondamentali della relazioneschizzo-progetto; l’uno, in merito ai grafici accademici el’altro rispetto ai progetti realizzati.14

Tanto nei dettagli, quanto nei grafici d’insieme l’essen-za architettonica emerge tramite un segno espressivo incui le ombreggiature e le sottolineature delle intersezionidei piani contribuiscono a caratterizzare gli elementi tipicidella composizione. L’apparato decorativo, anche seespresso con la sola grafite, acquista valenze percettivenotevoli grazie a campiture e a tratteggi chiaroscurali.

La capacità di padroneggiare il mezzo grafico e la luci-dità dell’idea architettonica consentono a Vitale Vitali didisegnare, spesso senza alcuna costruzione geometricapreventiva (fig. 20).

A volte, nei prospetti, il controllo formale del soggettoarchitettonico è espresso congiuntamente con quello di-mensionale delle varie partiture architettoniche principalie con la stesura di ombreggiature, per evidenziare la pro-fondità di alcune parti rispetto al piano più avanzato del-l’edificio (fig. 21).

Tuttavia, la ricerca di una forma migliore, di una spa-zialità diversa o di una maggiore rispondenza tra funzionee aspetto percettivo è una costante che intacca anche gra-fici progettuali giunti ad una fase di definizione archi-tettonica, come è evidente, ad esempio, nel progetto di Asiloinfantile di Porto Garibaldi, dove, a ridosso delle piante inscala 1:100, è presente, in pianta e sezione tracciate a manolibera, una variante della scala. Sempre tra i disegni del-l’edificio citato risulta interessante uno schema che mo-stra sia le forme geometriche primarie riscontrabili nellapianta, sia lo studio di parte delle dimensioni, sia, infine,l’utilizzo della pianta per il disegno di una “prospettiva ac-

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cidentale” dell’edificio.15

Tra i grafici più sentiti ed espressi più coerentementecon la situazione socio-ambientale di Comacchio sono daannoverare varie sistemazioni di facciate, redatte nel se-condo decennio del Novecento. In essi, la qualità e la con-tenuta ricchezza delle decorazioni, lo studio delle partituredi facciata, la scelta dei motivi geometrici delle ringhiere,l’attenzione rivolta agli elementi modanati e l’integrazionedelle raffinate scritte pubblicitarie sono degni di nota e,ove realizzati ed ancora esistenti, risultano validi e carat-terizzanti il centro storico di Comacchio.

La rielaborazione di forme e partiture classiche (bifore,archi di vario profilo, finestroni termali, bugnato ecc.) e illoro adattamento all’ambiente comacchiese, sono svoltida Vitale Vitali con competenza e con una certa arguzia:la raffinatezza dell’insieme è in sintonia con l’uso delleforme geometriche relazionate con la funzione espressa,come avviene, ad esempio, nel caso dell’uso di archi atutto sesto per l’ingresso all’abitazione e a sesto ribassatoper i negozi della stessa facciata.16

Deve essere, inoltre, sottolineato che non è stato pos-sibile osservare tutti i disegni di Vitale Vitali fino ad oggiritrovati e che le ricerche d’archivio sono ancora in cor-so.17 Queste osservazioni, pertanto, non possono che pre-sentarsi come una prima informazione e saranno certa-mente passibili di precisazioni, di approfondimenti, di mag-giori suddivisioni tematiche e di più attente descrizioni per-tinenti le tecniche grafiche.18

Note1 Il Liberty si impone come stile verso la fine del secolo XIX e siprolunga più o meno lungamente nel secolo successivo. In ar-chitettura, almeno a livello europeo, si indica normalmente an-che come Art Nouveau. La parola Liberty deriva dal magazzinolondinese, fondato da A. Liberty, specializzato nella importazio-ne e vendita di oggetti e opere d’arte orientali.2 Con Art Déco, abbreviazione di Arts Décoratifs, viene indicatoil movimento artistico sorto parte in continuazione, e in partecome reazione al Liberty, ed affermatosi a partire dal 1925 grazieall’Esposizione internazionale di Arti decorative ed industrialimoderne, tenutasi a Parigi in quell’anno.3 Alessandro Capra, nella sua Architettura civile..., dice che perarchitettura non è da intendersi solo ciò che riguarda “la veramaniera del ben fabbricare”, ma invece “una scienza che pone iveri principj, e documenti per fare una cosa ben aggiustata, eche s’accosti alla perfezione più che sia possibile,…”.4 A loro è dedicata questa modesta, quanto sentita e redatta intempi ristretti, prima informazione sui grafici di Vitale Vitali, spe-

rando che possano trarre da questa iniziativa i meritati ricono-scimenti, ben sapendo che la realizzazione di un’operaencomiabile è già di per sé appagatrice. I tempi, non dico ristretti,ma praticamente inesistenti per la stesura di uno scritto medita-to, avrebbero dovuto farmi desistere dall’accettare tale compi-to, ma ho acconsentito, con tutti gli inconvenienti del caso, persoddisfare una curiosità e per il mio interesse nei confronti diComacchio e della sua storia.5 L. Scardino, Vitale Vitali (1893-1961). Architettura- Grafica-Pittura, Ferrara, Liberty House,1989, pp. 10-33.6 Intenzionalmente è una prospettiva anche lo schizzo eseguito,parte a mano libera e parte con la riga, rappresentante la zonad’angolo di un balcone con ringhiere e dettagli decorativi d’im-pronta tra Liberty e Art Nouveau. Il parallelismo di molte linee traloro è dovuto alla scelta di un punto di vista prospettico ideal-mente lontano dall’oggetto raffigurato. Il particolare è pertinen-te al progetto di restauro (1925) della casa del signor Luigi FelettiVirgili, in Comacchio.7 Da L. Scardino apprendiamo che, fin dal 1914, Vitale Vitali, dopoaver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Bologna, insegnadisegno d’ornato e lineare presso la Scuola tecnica di Comacchio.8 Archi a tutto sesto, a sesto acuto e ribassato, archi rampanti econ intradosso rientrante, bifore, finestroni termali, serliane, ar-chetti pensili ciechi, frontoni semplici e spezzati e molti altri par-ticolari e forme desunti dall’Antichità, dal Medioevo e dal Rina-scimento sono utilizzati con sempre maggior parsimonia da Vita-le Vitali nella sua attività progettuale.9 Temi, questi, che non possono essere trattati estesamente, inquanto manca ancora un regesto critico, almeno dei grafici prin-cipali redatti da Vitale Vitali.10 Accanto agli echi dell’Art Déco la ventata futurista avvia pro-cessi di innovazione architettonica che verranno ripresi, almenoin parte, dopo il 1925 e coesisteranno con il filone razionalista econ il cosiddetto Novecento. Alla seconda fase della correntefuturista partecipano, tra gli altri, gli architetti Nicola Diulgheroff,Virgilio Marchi, Fortunato Depero, Angiolo Mazzoni e MinoSomenzi ecc.; tra i razionalisti si possono citare Gino Pollini (delGruppo 7), Luigi Figini, Giuseppe Pagano, Giuseppe Terragni,Mario Ridolfi, Adalberto Libera ecc.Alla “corrente” novecentista vanno ascritti C. Autore, GiuseppeSamonà, P. Pizzigoni, Marcello Piacentini, Enrico Del Debbio ecc.,pur con connotazioni molto diverse tra loro.11 Basti qui accennare a due casi: quello singolare della tombadella famiglia Guerrini, nel camposanto di San Giuseppe diComacchio che, non v’è ombra di dubbio, non è altro (con mini-me varianti) che l’esecuzione di quanto riportato nel progetto diedicola per la Famiglia Feletti nel Cimitero di Comacchio, eviden-temente non realizzato (figg. 13-14). Nel cimitero di Comacchiosono state costruite altre due edicole intestate a famiglie Feletti:

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l’una, accanto alla tomba del cav. prof. Arturo Bellini, di cui finoad ora non sono stati rintracciati i grafici; l’altra, realizzata construttura di mattoni, deriva da un progetto di cui restano i grafici,molto curati, specie nei prospetti e nelle sezioni. Di quest’ultimaè da stabilire se si tratti di un “non finito” o di una variantesemplificata (figg. 15-18). Di un’altra edicola funeraria, sempreintestata a G. Feletti, restano i grafici e un’immagine fotografica.Il secondo caso è pertinente alla tomba della famiglia Samaritani,realizzata nel cimitero di San Giuseppe di Comacchio, ma conalcune varianti rispetto al grafico di progetto.12 È da tener presente che una certa ricchezza ornamentale èinsita nella cultura del periodo per tutte le tipologie edilizie. I.Casali (1909), ad esempio, scrive a proposito delle case popolari:“che se nei progetti di queste, scorgesi talvolta delineata qual-che parte ornamentale di contorno delle ossature, per cornici,ecc. in apparenza più ricca del bisogno, è da intendersi che l’ef-fetto di rilievo di tali parti decorative sia da ottenersi coi mezzimeno dispendiosi, quali, ad es., le tinteggiature al latte di calce,l’impiego di mattoni, laddove le murature sono di pietrame, oviceversa”. E più oltre aggiunge: “…dette parti ornamentali pos-sono anche intendersi fatte coi materiali, ora assai diffusi in com-mercio ed a prezzi convenienti, in massima di struttura cementizia,quali le pietre artificiali e le opere di getto secondo il noto siste-ma detto cemento armato o reticolato”. Questi ultimi sono moltoutilizzati nelle opere di Vitale Vitali.13 Specie negli edifici funerari il prospetto cosiddetto principaleacquista un’importanza tale da caratterizzare l’intero organismo:diversi gli esempi che si potrebbero citare, ivi compresa la cap-pella funeraria del camposanto di Comacchio.14 Questo tipo di studio si deve rimandare a dopo l’avvenutacatalogazione di tutti i grafici rimasti, in quanto troppo pochisono, fino ad oggi, gli schizzi relazionabili a precisi progetti.Deve però essere subito segnalata la fortunata, e credofortunosa, conservazione di un foglio sparso, contenente tretemi d’architettura assegnati certamente in ambito accademico;il terzo tema che recita: “Fabbricato di lusso per emporio e ma-gazzino di mode da sorgere isolato in una importante stazioneclimatica. Dimensione massima dell’area m 40x30. Si domandapianta, alzato e sezione. Queste ultime scala 1:100 – pianta 1:200"è quello scelto da Vitale Vitali, il quale nello stesso foglio tracciauno schizzo che rappresenta poco più della metà dell’ideaarchitettonica poi sviluppata, di cui sono stati individuati finoad ora la prospettiva e un prospetto. Lo schizzo citato ed ancheun altro, redatto sempre su un foglio sparso, mostrano, appun-to, quanto fosse già formato il pensiero architettonico di VitaleVitali rispetto alla successiva definizione formale.15 Interessante, a questo proposito, è rilevare sia il particolarepunto di vista che privilegia il fronte principale dell’edificio, peròdal lato opposto a quello del volume (Ricreatorio dell’asilo) emer-

gente, sia il procedimento risolutivo per la determinazione deivari punti degli elementi architettonici, che è quello dei pianiproiettanti (detto anche procedimento rapido o degli architetti).16 Il primo consente un sopraluce con rosta in ferro per l’illumi-nazione dell’androne, mentre il secondo si presta perl’apposizione della scritta del negozio. (Cfr. edificio a fronte delCampanile della Cattedrale di Comacchio).17 I disegni esaminati, alcuni anche sommariamente, sono circal’80% di quelli fino ad oggi recuperati: essi costituiscono, quin-di, una campionatura notevole dell’insieme e giustificano la ste-sura di queste brevi note.18 Come spesso accade per le prime informazioni, anche questapresenta interrogativi, pone questioni ed evidenzia incertezzepiuttosto che chiarire, definire ed offrire osservazioni e teorieunitarie ed esaustive.

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Vitale Vitali coltivò la pittura da cavalletto a partire daglianni di frequentazione dell’Accademia di Belle Arti diBologna, continuando ad eseguire dipinti, seppur con esitistilisticamente diseguali, sino alla fine dei suoi giorni.

La produzione pittorica annovera ritratti - di intensapartecipazione psicologica e talora in linea con i dettamidel Realismo magico -, nature morte, qualche rara “scenadi genere” (gli zampognari calati nel Mugello dal Meridio-ne d’Italia, un gruppo di frati oranti sotto le volte di unchiostro)1, ma soprattutto paesaggi.

Le “vedute” riprese negli amatissimi ambienti diComacchio, di Ferrara, di Ronta (paese mugellano dove èla sua casa estiva e che si dipana tutto sulla Via Faentina,perfettamente “inquadrato” e delimitato dal punto di vistaprospettico) spesso coniugano l’empito sentimentale conl’occhio (e la mano) dell’architetto: il paesaggio familiareè dipinto con una tavolozza attenta a seguire il tracciato diun impeccabile ductus grafico, che percepisce e rendeattentamente scorci prospettici di strade, ponti, palazzi, chie-se. Talvolta l’uomo in questo “habitat” è pienamente inse-rito nell’euritmia dell’architettura, sia in senso diretto (isuaccennati fraticelli, “macchiette” scure contrapposte allaperfezione del chiostro cinquecentesco) che in modo me-taforico: si pensi a “Le saline di Comacchio” (fig. 1), espo-sto nel 1990 nelle sale del Castello Estense di Ferrara nel-la grandiosa mostra sul “Parco del delta del Po”: “costru-ito con perfette scansioni geometriche (i cumuli piramidalidi sale, il filo d’orizzonte, la disposizione degli operai, inten-ti quasi ad un balletto virile ma non “meccanico”), il qua-dro risente delle più moderne suggestioni del paesaggismonovecentista, fra Tosi ed i pittori tosco-cezanniani”, scri-vevo allora2.

Lo stesso può rilevarsi a proposito di molte delle opereincise da Vitale Vitali, a cominciare dagli anni Trenta, quan-do gli amici toscani come Dino Molinelli gli fecero apprez-zare le robustezze della xilografia: “da allora ispirarono lasgorbia di Vitali gli angoli più caratteristici di Ferrara e diComacchio (figg. 2, 3), ma soprattutto quelli del Mugello”3.Si pensi alle incisioni col policromo santuario della Madon-

na dei Tre Fiumi, alle statuarie ragazze al tombolo, ai voltidel dolente “Nugolo” e di una vecchia impagliatrice, rugo-sa e nodosa come un albero: insomma, a dei veri e propricorpi-architettura.

La pittura fu coltivata da Vitali con sempre maggiorimpegno allorquando l’attività di architetto si interruppe bru-scamente, per motivazioni burocraticamente “accademi-che”: e il cavalletto così come il legno xilografico lo conso-larono di molte delusioni.

Degli anni Venti pochi sono i quadri, spesso di piccoledimensioni. Si pensi alle tavolette ferraresi raffigurantichiostri del cimitero della Certosa o della rossettiana chie-sa di S. Giorgio (figg. 4, 5): notturni in sintonia col mondoestetizzante (in chiave dannunziana) proposto da FerruccioLuppis nel suo libro “Ferrara, ab insomni non custoditadracone” (1921), impreziosito da tavole paesaggistiche diCarlo Parmeggiani e del triestino Guido Marussig non dis-simili dalle vedute del giovane Vitali. Il sapore “decaden-te” sembra per di più risentire dei tagli fotografici impostidal gusto di Luppis, autore per il suo straordinario, lussuo-so libro anche di eccentriche fotografie e di vedute dipintecon suggestioni divisioniste.

Vitali ne ama il substrato culturale liberty, il modo nuo-vo di render l’iconografia ferrarese, così come talora èimpregnata di accenti liberty-modernisti la sua architettu-ra comacchiese: ma terminata l’esperienza di progettistaarchitettonico, la pittura si semplifica, in termini squisita-mente novecentisti e post-impressionistici.

Ad esempio, Vitale è in stretta sintonia con il bondeneseGalileo Cattabriga in alcuni scorci campestri, schizzati ve-locemente dal finestrino del treno della linea Ferrara-Suzzara negli anni di docenza a Bondeno e poi rielaboratiin studio. Ma anche questi paesaggi, in realtà, sono l’enne-sima dimostrazione del suo amore per il rigore archi-tettonico, dello spirito di geometria, del desiderio di “porreordine” altresì in soggetti di tipo naturalistico: e così i sen-tieri sono in diagonale, gli alberi dividono a metà “matema-ticamente” la composizione e via dicendo.

Nell’incisione, invece, permangono compiacimenti

Vedute dipinte e inciseLucio Scardino

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Fig. 1. V. Vitali, Le saline di Comacchio (1932 ca.), Collezione Vitali, dopo il restauro di Antonio Torresi del 1990.

Fig. 3. V. Vitali, Comacchio, via Cavour (1950 ca.), olio su compensa-to, Collezione Zamboni, Comacchio.

Fig. 2. V. Vitali, Canale a Comacchio (anni ‘30), xilografia originale,stampata a mano, Collezione Vitali.

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compositivi quasi in modo virtuosistico: xilografie che illu-strano la facciata del Duomo di Ferrara (fig. 6), giocandoimpeccabilmente con la prospettiva, dall’interno versol’esterno e viceversa (ossia partendo dall’angolazione delcancelletto aperto nella Torre della Vittoria), il PalazzoComunale di Scarperia, inquadrato da sotto un arco, la viaS. Pietro di Comacchio, con il fulcro compositivo costituitodalle barche ormeggiate nel canale. Veduta xilograficapiù tradizionale è quella costituita dal “nuovo” PalazzoComunale di Ferrara (fig. 7) (con la facciata ricostruitatotalmente negli anni Venti tra la Piazza Maggiore e la viaCortevecchia), con l’acciottolato ghiaioso, i passanti“chiaroscurati”, le nuvole taglienti: quasi una “cartolinaturistica”, non immemore dagli esempi fotografici dei miticiFratelli Alinari di Firenze.

Per restare nell’ambito toscano, una conoscenza deimaggiori paesaggisti fiorentini del Novecento, quali Rosaio Soffici, il nostro eclettico artista rivela in alcuni paesag-gi mugellani, come nell’assolata, poetica “Strada di Ronta”del 1937 che si dipana con geometrica esattezza o nellalievemente più tarda “Veduta di Pullicciano”, con ilzigzagante intersecarsi di strade in salita, alberi verdeggiantie l’ampia chiesa, lassù in cima.

Ma immediatamente prima e subito dopo la secondaguerra mondiale, Vitale Vitali si dedica anche alla poeticarappresentazione di una Ferrara vista dai tetti: stando nellostudio della sua casa di via Scandiana, riprende case echiese, preferibilmente nei giorni successivi alle nevicatedicembrine, tagliando prospetti e orchestrando abilmentel’atmosfericità del colore. Uno di questi dipinti con “Ferrarasotto la neve” (figg. 8, 9) è conservato oggi presso la Pi-nacoteca Civica “Galileo Cattabriga” di Bondeno4.

Negli anni Cinquanta Vitali torna a riprendere il pae-saggio della natìa Comacchio con matematico rigore: mamentre in una veduta di via San Pietro5 le case geometri-che, il caldo cromatismo, lo spazio ingrombro di sagomecubisteggianti, confermano che Vitali continuava ad av-vertire un grande amore per la prospettiva, “sentendo” piùla forma che non il colore (componendo comunque unapoetica “tranche de vie”), altri paesaggi lagunari raffigu-ranti via Cavour non rifuggono dal pericolo dell’oleografia6.Nell’ultimo decennio di vita l’eclettico comacchiese si de-dica anche al restauro pittorico, operando su tele baroc-che conservate nel santuario della Madonna dei Tre Fiumia Ronta7, ma tralascia la xilografia.

La pittura da cavalletto invece la coltiverà sino alla finedei suoi giorni: e ad una delle rare occasioni espositive (ilPremio Nazionale “Mugello” del settembre 1960) Vitali

Fig. 4. V. Vitali, Chiostro di S. Giorgio a Ferrara (1925 ca.), olio sucompensato, Collezione Vitali.

Fig. 5. V. Vitali, Chiostro di S. Giorgio a Ferrara - notturno (1925 ca.),olio su compensato, Collezione Vitali.

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presenterà l’ennesimo paesaggio, “Casina di Pullicciano”.Poco prima, attorno al 1957, aveva dipinto nel corso di

un soggiorno ad Orvieto un “notturno” di bella intensitàespressiva: una figura sale una scalinata ripida, costeg-giando case che la luce della luna e l’occhio (e la mano)dell’architetto ancora una volta liricamente delineano.

Note1 Cfr. L. Scardino, Vitale Vitali (1893-1961). Architettura - Gra-fica - Pittura, Ferrara, Liberty House, 1989, pp. 104-105.2 L. Scardino, Da “Palus Mortis” a “Santa Verde”. Note sullapittura di paesaggio nel delta tra Otto e Novecento, in Il Parcodel delta del Po. Studi ed immagini, vol. IV, Ferrara, 1990, p. 90.3 L. Scardino (a cura di), Incisori ferraresi del Novecento, Ferrara,2001, p. 104.4 G. Campanili, L. Scardino (a cura di), “Galileo Cattabriga”.Catalogo generale, Pinacoteca Civica, Comune di Bondeno,San Giovanni in Persiceto, 1996, pp. 146-147.5 Cfr. Scardino, Vitale Vitali, op. cit., p. 25 (indicata come Vedutadi via Cavour a causa di un refuso tipografico).6 E’ questo il caso di un olio su compensato di cm 49x58,5, circadel 1950, conservato dagli eredi Vitali o di un altro analogo qua-dro presso la collezione Zamboni di Comacchio.7 Cfr. A. P. Torresi, Secondo dizionario dei pittori restauratoriitaliani dal 1750 al 1950, ad vocem, Ferrara, in corso di stam-pa.

Fonti delle illustrazioniFigg. 5, 6, 7, 8, 9 tratte da:L. Scardino, Vitale Vitali (1893-1961). Architettura - Grafica -Pittura, Ferrara, Liberty House, 1989.

Fig. 6. V. Vitali, Duomo di Ferrara (anni ‘30), xilografia, Collezione Vitali.Fig. 7. V. Vitali, Palazzo comunale di Ferrara (anni ‘30), xilografia,Collezione Vitali.

Fig. 9. V. Vitali, Ferrara sotto la neve (1952 ca.), olio su compensato,Pinacoteca Comunale, Bondeno (Fe).

Fig. 8. V. Vitali, Ferrara sotto la neve (1935 ca.), olio su compensato,Collezione Vitali.

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La fotografia di Vitale VitaliSilvana Luciani

Durante la fase di ricerca, sono state reperite un centi-naio di foto che Vitali scatta ai suoi disegni, progetti ededifici ultimati: si tratta probabilmente del materiale pro-dotto come documentazione del proprio operato e, poi, uti-lizzato per il riconoscimento per il titolo di architetto. Tra lefotografie in nostro possesso, molte hanno per soggetto leesercitazioni che Vitali esegue durante l’Accademia, non-ché alcuni suoi quadri e sculture del periodo successivo.

In archivio vi è un solo episodio – ma potrebbe nonessere l’unico – in cui Vitali verifica il proprio lavoro tra-mite riproduzioni fotografiche. Si tratta del restauro ese-guito a Comacchio nella Farmacia Guidi (1926), fotogra-fata da Vitali prima del suo intervento: basandosi su que-sta immagine, Vitali “inserisce” il proprio progetto, foto-grafando il disegno così ottenuto. In tal modo egli può con-trollare il restauro affiancando le due foto e, eventualmen-te, mostrare al committente il risultato finale confrontandoil “prima” e “dopo”. (figg. 1, 2, 3)

Di tale “artificio” vi sono illustri esempi anche nellastoria dell’architettura. Già Viollet-le-Duc usava questometodo come approccio conoscitivo antecedente al restauro(Cattedrale di Notre Dame) e come verifica dello stessodurante i lavori (Castello di Pierrefonds, 1852). Del resto,egli acutamente aveva osservato che “la fotografia hacondotto naturalmente gli architetti ad essere ancora piùscrupolosi nel rispetto degli antichi resti di una antica com-posizione, a rendersi conto della struttura, e fornisce unostrumento permanente per giustificare il loro operato. Neirestauri non si userà abbastanza della fotografia, perchémolto spesso si scopre su un negativo ciò che non si erascorto al momento stesso.”1

Più vicino ai nostri tempi, Alfonso Rubbiani haripetutamente commissionato al fotografo Pietro Poppi diBologna alcune immagini rigorosamente frontali eortogonali, sulle quali egli poi andava a segnare le misuredei vari elementi, in modo da capirne meglio le proporzionidell’immagine secondo una raffigurazione più attendibile erealistica. A volte l’oggetto fotografato era composto conmontaggi straordinariamente verosimili, come se si trat-

tasse di un manufatto già realizzato2.Successivamente, negli anni Venti, la scuola del Bauhaus

diviene un importante centro di studi sulla fotografia. A qua-si un secolo dalla sua invenzione3, questa tecnica viene fi-nalmente rivalutata come essenza di un linguaggio, di cui siricerca un lessico e una sintassi specifici, superando gli sche-mi oramai “stereotipati” delle immagini “stile Alinari”4 e ol-tre il pictorialism5. La fotografia comincia ad essere consi-derata un prodotto estetico, specialmente da architetti,designer e grafici.

Negli Stati Uniti studi analoghi sono svolti da fotograficome Alfred Stieglitz, Paul Strand ed Edward Weston, cheinvitano all’uso della fotografia come studio dello spazio.Tra gli scettici Frank Lloyd Wright, che, pur essendoseneservito, sosteneva: “se si vuole cogliere il carattere essen-ziale di un edificio organico non si deve ricorrere alla mac-china fotografica, perché esso è integralmente un fatto diesperienza… la profondità sfida il piatto occhio fotografi-co.”6

Analogamente anche Le Corbusier non è stato uno stre-nuo sostenitore della fotografia, pur avendo lasciato un inte-ressante reportage del suo Viaggio in Oriente nel 19117.Sovente egli incaricava Lucien Hervè, ordinandogli scattimodesti e quasi mai d’effetto: vedute frontali dove il dise-gno dell’architetto è quasi sovrapponibile all’immagine otte-nuta, in una sorta di rappresentazione illusoria della realtà,quasi documentaria in cui la soggettività del fotografo eraannientata senza tener conto della qualità dell’inquadratura.Quest’ultima, per altro, è definibile soltanto attraverso lalettura della ideologia di chi scatta la foto, e raramente av-viene che l’autore sia completamente libero dacondizionamenti. In architettura, rari sono i casi di libertàespressiva: sia che si tratti degli stessi progettisti oppure deiloro editori a scattare la foto, entrambi desiderano immaginistraordinarie e sublimi per mostrare l’edificio rappresentatonel miglior modo possibile.

Per quanto concerne le caratteristiche delle foto di Vita-le Vitali, si riscontrano analogie con quanto detto in meritoper Le Corbusier: in entrambi i casi a mala pena si distin-

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guono i disegni dalle foto, mantenendo uguale il punto divista e conservando il soggetto al centro dell’immagine.

“La fotografia è uno strumento indispensabile alla pro-fessione dell’architetto, permette di confrontare e diffon-dere l’immagine di un edificio andando a completare il ci-clo progettuale e costruttivo; offre la possibilità di inserireil nostro progetto (unico mezzo per vedere l’architetturaoggetto) nel “paesaggio”, cioè renderlo identificabile”8 ;maal tempo stesso dà l’illusione di potersi appropriare in ma-niera oggettiva di un frammento di realtà.

Note1 R.Lécuryer, Histoire de la photographie, S.N.E.P., Paris 1945, p. 299.2 Cova, Fotografia e restauro architettonico, in Fotologia 8.3 La data considerata ufficiale della nascita della fotografia è il 7gennaio 1839, invenzione firmata da Louis-Jacques-MandéDaguerre e Isidore Niépce (I. Zannier, Storia e tecnica dellafotografia, Roma, Laterza, 1993).4 Dal 1854 i F.lli Alinari, a Firenze, iniziarono la loro attività diriproduzioni d’arte e d’architettura attraverso fotografie dallecaratteristiche ben definite: “Nitidezza e leggibilità, con soggettidecontestualizzati e privi di inquinamenti ambientali, persino ipassanti per strada considerati perlomeno distraenti. La luce ègeneralmente diffusa, per non nascondere alcunché nelchiaroscuro, il punto di ripresa di solito è alto (circa tre metri dallivello di marciapiede), per evitare le linee cadenti pur riprenden-do l’intero edificio nel cono visivo. (…) l’oggetto architettonicoappare come se fosse collocato in una neutrale esedra teatrale,al tal punto è decontestualizzato e avvolto in una soffusa eaccattivante nuvola di luce”. (I. Zannier, Architettura e fotogra-fia, Roma, Laterza, 1991, p. 22).5 La tendenza estetica del Pictorialism “coinvolse allora, in no-tevole misura, anche la fotografia d’architettura, innanzi tuttonella scelta dei soggetti, che venne estesa al “paesaggio” mino-re e all’architettura rustica e fatiscente, seguendo certa retoricaromantica, che affliggerà la fotografia fino ai primi decenni delnostro secolo con il suo nefasto kitsch, e che fu in parte causadell’ulteriore emarginazione della fotografia cosiddetta “artisti-ca” (…)” (I. Zannier, op. cit., p. 35).6 (a cura di) R.Pedio, F.L.Wright. Testamento, Torino, Einaudi,1963, p. 144.7 G. Gresleri, Le Corbusier. Viaggio in Oriente, Venezia, Marsilio, 1985.8 I. Zannier, op. cit.

Figg. 1, 2, 3.Edificio ad uso uffici sta-tali e negozi, vista d’an-golo con la FarmaciaGiudi:- prima dei lavori,- disegno di progetto,- progetto eseguito,ArchivioVitali.

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La committenza di Vitale Vitali e la città di Comacchio nei primi decenni delNovecento

Aniello Zamboni

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La miseria allo stato cronico, frutto dello squilibrio trapopolazione e mezzi di sussistenza, l’isolamento nel mared’acqua che circonda la città e ne caratterizza la vita, lepessime condizioni igieniche in cui vive gran parte dellapopolazione, le imprese ladresche dei fiocinini, la floridezzadell’industria del pesce, del “marinato” in ispecie, conti-nuano, come nei decenni addietro, ad essere l’oggetto del-le cronache che i giornali dei primi anni del secolo appenapassato dedicano con tanto (fastidioso) colore sociale aComacchio. In questi anni, sul lamento di un pianto seco-lare si alza tuttavia una voce che alimenta la speranza inun domani migliore. E’ la voce della bonifica idraulica del-le valli: infiamma i dibattiti tra i conservatori, i partigianidella pesca, i fautori della trasformazione agricola, e ani-ma le discussioni tra i sostenitori dei diversi progetti di at-tuazione, che i tecnici stanno elaborando.

La bonifica - sostengono i bonificatori - porrà fine alladifficile e precaria vita di sempre, perché campi non piùd’acqua ma di terra offriranno lavoro a tutta o a gran par-te della popolazione. Infatti, “Solo una grande operazionedi rigenerazione del territorio e un più avanzato sfrutta-mento economico a fini agricoli [possono] ricreare un rap-porto di fiducia tra gli uomini e il loro ambiente”1. E’ tantal’attesa sul nuovo avvenire di Comacchio che il prosciuga-mento della laguna diventa l’augurio comune, una formuladi saluto: “Curagg, ch’ la gnarà le bunefiche! (Corag-gio, verrà la bonifica!)”, dicono i più incontrandosi2.

Finalmente, dopo anni di discussioni, di “progetti, di voti,di revisioni e di iatture”, non ultima il primo conflitto mon-diale, nel 1919 inizia il prosciugamento delle valli setten-trionali, Trebba e Ponti, cui seguirà nel 1928 quello di ValleIsola e della valle Raibosola. E’ a questo periodo (1919 -1928) di speranze e di fiduciosa attesa che vanno riferititrentasette degli interventi, su un totale di quarantadue (cir-ca), dell’architetto Vitale Vitali a Comacchio; i restanti cin-que sono relativi agli anni immediatamente successivi: 1929- 1932.

La delusione, seguita a tanto entusiasmo, è cocente e ilsogno dell’ingresso di Comacchio in una economia viva e

produttiva rimane tale o approda a magri risultati: l’iniziodella bonifica offre occasioni di lavoro a migliaia di perso-ne, ma è un lavoro precario al termine del quale è giocoforzaconstatare “inevitabilmente uno scompenso tra la mino-ranza di coloro che direttamente avrebbero tratto vantag-gio diretto e indiretto dalla bonifica (possidenti piccoli egrandi, aziende agricole) e la maggioranza che avrebbevisto un possibile impiego di tipo bracciantile nelle nuoveproprietà terriere”3.

Il prosciugamento delle valli Trebba, Isola e Ponti nonconduce a sostanziali variazioni nella situazione economi-ca di Comacchio e nelle condizioni di vita della sua gente.La città resta quella di sempre con “le case, quasi tutte,uguali - osserva Giuseppe Raimondi raccontando la suavenuta a Comacchio nel 19254 -, con l’intonaco corrosodall’aria salsa, e i mattoni rossi allo scoperto, disuguali esconnessi, come delle vecchie dentiere”. “Impossibile -prosegue Raimondi - stabilire l’età di codesti muri, comel’età di gente troppo presto consumata”. E tale la vedràpiù di trent’anni dopo Guido Piovene5 al quale Comacchiosi presenterà con la sua economia fondata sulla pesca,con i fiocinini che continuano a rubare il pesce per vivere,con le sue case stipate “sopra isolotti che si alzano pochicentimetri sul livello del mare, con le mura impregnate diumidità ed erose dalla salsedine”; dove, “secondo le stati-stiche 7800 persone, ossia la grande maggioranza, abita[no]in case giudicate non buone”6.

La pressoché immutabilità della situazione è testimo-niata pure dal documentario Comacchio che FerdinandoCerchio gira nel 1940 su incarico dell’Istituto Luce: la “to-talità del luogo Comacchio”, acqua, città, uomini, è quelladi sempre, come se la bonifica delle valli Trebba, Ponti,Isola e Raibosola fosse ancora di là da venire, tanto che diessa non si fa addirittura parola.

Anche la speranza di essere sulle tracce del mitico ra-gno d’oro - tutti a Comacchio conoscono la favola che dasecoli e secoli racconta del grandissimo ragno d’oro mas-siccio e lucente che aspetta, nascosto nell’immensità delladistesa lacustre, di essere trovato per arricchire tutti, ma

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proprio tutti, i comacchiesi -, diffusasi ancor prima che levalli siano liberate completamente dall’acqua, si trasformain delusione, perché i tesori (i pgnatén) disseppelliti dalfango della necropoli di Spina scoperta in Valle Trebbaprendono la via di Ferrara, ove fanno bella mostra nellosplendido palazzo di Ludovico il Moro.

Solo le ardite architetture dei ponti che solcano i canali,le grandi chiese e i rari palazzi dei pochi benestanti conti-nuano a contrastare la selva di case basse e serrate le unealle altre tra le quali si aprono “le case senza porte, le casetristi che nulla da chiudere non hanno”7: un budello dove ilsole non entra neppure in piena estate8.

Vitale Vitali nella sua lunga attività nella natia Comac-chio, ove è conosciuto col diminutivo di Vitalino (Vitalén)opera all’interno dell’antico tessuto urbano, delimitato dal-le mura ben possenti con le quali le valli e i canali perime-trali lo cingono intorno. E non può essere altrimenti:Comacchio non ha (ancora) territorio di terra attorno sucui possa espandere il proprio abitato. A dire il vero c’èun’eccezione: la bella villa che il tipografo Edgardo Carlifa costruire (1925) sulla lingua di terra posta tra la vecchiastrada che porta a Magnavacca e il canale Pallotta; là,lontano, al limite della valle e fuori dell’agglomerato urba-no, di fronte alla stazione ferroviaria, a poche decine dimetri dalla guardiola dei Trepponti, dove le guardie del-l’azienda delle valli fermano e controllano tutti coloro cheo per via di terra o per acqua entrano in città, per verifica-re se portano o no pesce di provenienza furtiva; in confinecon l’osteria della Carmela, un luogo di appuntamenti, se-parati, di fiocinini e guardie vallive, per organizzare gli unil’impresa ladresca, per sventarla gli altri. Un luogo, quelloscelto dal tipografo, che pare segnare il punto d’incontrotra due mondi: il nuovo che avanza, la stazione, e il vec-chio, l’acqua, che va declinando.

Carli affida a Vitale Vitali il compito di presentare nellavilla lo status simbol raggiunto col lavoro di tipografo, chegli ha procurato distinzione ed agiatezza. Dello stesso sen-tire sono pressoché tutti gli altri committenti che nella casao nell’opificio vogliono mostrare la loro fortuna, frutto del-la ricchezza prodotta, investita, e ricapitalizzata; la lorocapacità imprenditoriale, il lavoro, il rischio, il profitto e ilsuccesso in un ambiente dove, secondo il giudizio di unattento conoscitore della Comacchio d’allora, regna “undeprimente pessimismo ingenito che si estrinseca in la-mentele e nella mussulmana inazione”9. Le vecchie casedi Comacchio, pressoché tutte uguali, disadorne, non pos-sono presentare l’immagine di questo ceto emergente; nep-pure i vecchi fondaci, per lo più magazzini fatiscenti con

l’ingresso principale sulle rive dei canali, possono servirealla nuova economia che la progressiva bonifica delle vallinecessariamente farà prima o poi decollare.

Anche le cappelle funerarie sono chiamate ad ostenta-re lo status simbol nei cimiteri di Valle Isola e di San Giu-seppe in Bosco; ad esempio quelle delle famiglie FellettiVirgili e Vincenzi nel primo, dei Samaritani nel secondo,che in questi anni si aggiungono alle edicole delle famigliedel nobilato locale, per lo più possidenti terrieri del BoscoEliceo, e si distinguono dalle comuni sepolture nei loculidei colombai o, per i miserabili, in terra.

Quella di Edgardo Carli resta per molti anni (almenofino alla metà del secolo) l’unica villa a Comacchio; glialtri interventi edilizi realizzati da Vitali riguardano la co-struzione di case di civile abitazione che si inseriscono nelcontesto edificatorio della città. Nella continuità della cor-tina stradale tuttavia si riconoscono per gli stilemiarchitettonici e decorativi chiamati a rappresentare l’emer-gere anche a Comacchio di “quel grigio diluvio democra-tico”10, come D’Annunzio definiva la società borghese deltempo, nel quale vuole trovare posto il cosiddetto ceto medioimpiegatizio o medio imprenditoriale. Le vecchie case, pres-so che tutte eguali (fanno eccezione - dicevo - i pochi pa-lazzi delle vecchie famiglie benestanti) e così disadorne,non lo possono fare.

Le facciate delle case di Vitali hanno ognuna qualcosadi diverso, segnate come sono da elementi decorativi cheinvitano a pause marcate: vuoi, per fare alcuni esempi, imotivi floreali sugli architravi delle finestre delle case diCeleste Carli in via Mazzini e di Camillo Zannini all’angolodi via Gramsci con Arturo Bellini, vuoi le ceramiche conraffigurazioni fitomorfe sulla facciata laterale del cinemaZannini - Vicentini, vuoi la vivacità dei due fronti del palaz-zo che Entigerno Bellotti fa edificare al confluente di viaBonnet con via Sambertolo.

Ma chi sono i committenti?Nell’impossibilità di nominarli tutti, anche perché alcu-

ni non sono stati (finora) individuati, ricordo i più noti: perlo più coloro le cui case o i cui fondaci sono ancor oggi benvisibili, nonostante le ferite inferte dal tempo o dagli uomini.

Celeste Carli fa di mestiere il mugnaio, e il mulino nelquale lavora sorge proprio di fronte alla bella casa in corsoVittorio Emanuele (ora via Mazzini) che Vitali gli progettanel 1920 (fig. 1). L’impianto del mulino industriale risale al1905; occupa la vecchia chiesa di S. Carlo, un rudere, ven-duta in quell’anno dal Comune di Comacchio al cavaliereSalvaterra Bignozzi che l’acquista a questo scopo. S. Car-lo, soppressa nel 1798 dalla Repubblica Cisalpina che l’ave-

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va avocata alla Nazione assieme alle chiese di S. Nicolòsulla piazza del Duomo e a quella di S. Pietro, alla catenadel quartiere omonimo, cessa con la vendita a Bignozzi leproprie peregrinazioni: dismessa la funzione di chiesa, erastata bottega di marmorino, caserma dei francesi prima,degli austriaci dopo, magazzino militare poi11.

Oggi (2002), di proprietà dell’Istituto Autonomo CasePopolari, è oggetto di una profonda ristrutturazione allaquale è interessata anche la vasta area che le sta attorno;su di quest’ultima Salvaterra Bignozzi aveva fatto costru-ire (1924) su progetto del nostro architetto un fabbricatoad uso uffici ed una torretta per il deposito della nafta (fig.1), necessitati dall’incremento che lo stabilimento molitorioandava assumendo anche per la produzione cerealicolache le terre delle valli prosciugate si apprestavano a dare.E’ probabile che sia di Vitali (all’infuori dello stile e delperiodo in cui è stato innalzato non ho elementi per soste-nerlo) il magazzino che si attesta sulla riva del canale Lom-bardo. Fortuna ha voluto che questi fabbricati siano statisalvati dal piccone demolitore, come pareva il loro destino,e siano oggetto di un piano di recupero.

Sono di Vitale Vitali anche la grande casa di civile abi-tazione e gli annessi magazzini nell’area cortiliva che ilcommerciante Ermippo Bottoni edifica negli anni 1922,1924 e 1926 sulla stessa via Mazzini, ad un centinaio dimetri dalla casa di Celeste Carli. Un vasto complesso edi-lizio, un misto tra residenza e spazio commerciale, nel qua-le Bottoni conduce pressoché in regime di monopolio ilfiorente commercio di birre e di acque minerali, che soddi-sfa le richieste dei caffè della città e della nascente indu-stria turistica sulla spiaggia marittima di Magnavacca, bat-tezzata pochi anni addietro (1919) Porto Garibaldi. Oggi,della casa di Ermippo Bottoni restano soltanto i ruderi daiquali, forse, potrà essere recuperata la facciata.

Contiguo alla casa Bottoni è il negozio con camera su-periore che il Nostro disegna nel 1926 per conto di Diva(Dina) Cavallari la quale vi conduce una bottega di generialimentari. La Cavallari,inoltre col fratello Aderito, dipen-dente dell’azienda delle valli, gestisce un avviato commer-cio di vini nella grande cantina situata nel cortile della lorocasa, posta nella stessa via a pochi metri di distanza dallabottega.

Una autentica rivoluzione nel costume sociale diComacchio è l’impresa che i fratelli Antonio e GiuseppeZannini assieme al cognato Giuseppe Vicentini, ne ha spo-sato la sorella Maria, compiono con l’apertura del cinema-tografo nella Piazza del Duomo. Lo realizzano nell’ex chiesadi S. Nicolò (coinvolta nel medesimo destino dell’oratorio

di S. Carlo), che affidano a Vitale Vitali per la ristruttura-zione. In tre successivi interventi (1919, 1923 e 1930) l’ar-chitetto ne fa una sala cinematografica di raffinata bellez-za (fig. 2). Al progetto dell’artista i committenti portano ilcontributo delle loro idee e l’apporto della loro valentia:sono artigiani del legno (Giuseppe Zannini e GiuseppeVicentini) e del ferro battuto (Antonio Zannini) di squisitae rara intelligenza, congiunta ad ineguagliabile capacità.Sono committenti e decoratori insieme12: dalle loro mani -su disegno dell’architetto - escono il “lampadario stellato”che domina dal soffitto al centro della sala, gli stucchi cheornano le porte, le sovra porte, le paraste che alla sommitàreggono eleganti lampade binate, i motivi floreali e le fa-sce nastriformi in legno che corrono tutt’intorno allebalconate del loggione, i ferri battuti delle ringhiere dellascala, del ballatoio e della terrazza del primo piano, i qualiintrecciandosi e annodandosi si raccolgono nello stelo deilampioni che si ergono a distanze regolari lungo il corso delparapetto (fig. 3).

Gli Zannini - Vicentini hanno al loro attivo i lavori ese-guiti “con molto ornamentale equilibrio” nel Teatro Socia-le, costruito interamente in legno nel 191513.

Il cinematografo chiude i battenti verso la metà deglianni Settanta: si chiamava Cinema Teatro Centrale, infattiospitava anche compagnie drammatiche o liriche. Non homai sentito nessuno chiamarlo con tale nome: per tutti erail “Cinema da Vicentini”, o più semplicemente “DaVicentini” o, raramente, “Da Zannini”. Le proiezioni era-no annunciate dal materiale pubblicitario affisso su tavolequotidianamente appese alla base della torre di piazza: nonsarebbe stato possibile trovare posizione migliore. Qui siintrecciavano i primi commenti sul dramma, così eranochiamati i film, che nel primo pomeriggio sarebbe statoproiettato in una sala piena all’inverosimile. Già prima del-l’apertura molti erano coloro che affollavano le porte dellocale; diventavano una fiumana incontenibile la domeni-ca, tanto che pareva di assistere all’assedio del cinema.Inascoltati restavano i richiami dei preti che lamentavanola mancata partecipazione alle funzioni pomeridiane e rim-proveravano ai genitori l’assenza dei figli alla dottrina, al-lettati da spettacoli sui quali molte erano le riserve solleva-te. Visti inutili i tentativi di arginare l’esodo, i preti tentaro-no allora una manovra di “aggiramento”: moltiplicarono legare ludiche nel cortile della cattedrale e in quello ben piùgrande dell’oratorio salesiano, intensificarono la produzio-ne teatrale con la messa in scena di commedie la domeni-ca pomeriggio nel grazioso teatrino dell’oratorio, organiz-zarono concerti suonati dalla banda musicale e intermina-

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bili tombole con poche cose in palio, i cui numeri, gridati,risuonavano per l’intero pomeriggio nelle case attorno. Mané richiami, né partite di calcio, né concerti, né commedie,né tombole sortirono l’effetto sperato e l’affluenza al ci-nema continuò numerosa. I preti tuttavia non disarmaronoe fu così che il “da Vicentini” all’indomani del secondoconflitto dovette affrontare la concorrenza di ben due ci-nematografi, uno nel teatrino dell’oratorio salesiano e l’al-tro in una cappella del duomo adattata allo scopo, che rac-coglievano nugoli di adolescenti dopo la dottrina cristiana.

Ma il vecchio cinema-teatro continuò ad essere asse-diato. Il prezzo era differenziato secondo l’ordine di sepa-razione. Sulle panche sedeva il proletariato miserabile ched’inverno trovava nel cinema un luogo caldo: con me inipoti di Giuseppe Vicentini ricordano donne con una cate-na di figli al seguito e con una sporta al braccio, che entra-vano all’apertura, nel primo pomeriggio, e ne uscivano anotte fonda. Non c’è da meravigliarsi se ad una certa orai poveretti cenavano, mangiando le misere cose portate dacasa, e dormivano sulle panche. La Cassiana, una poverettache viveva di elemosina, vi andava addirittura con unpentolino che i proprietari fingevano bonariamente di nonvedere. Sulle sedie stavano gli artigiani, la piccola borghe-sia impiegatizia; sulle poltrone, in loggione, gli insegnanti, iprofessionisti, il ceto distinto insomma. Spettacolo nellospettacolo era quello che succedeva tra gli spettatori: nulladi diverso da quanto narrato in Nuovo Cinema Paradisodi Giuseppe Tornatore o nelle pagine di Gli zii di Sicilia diLeonardo Sciascia. Con applausi deliranti, urla e fischi tantopiù sonori con l’esibizione di qualche nudità, il pubblicoavvinto, commosso o esaltato dalla trama accompagnavala proiezione del film. Non poche volte alle manifestazionidi odio, di indignazione e di disprezzo verso i vili, i traditori,contro il “cattivo” insomma, o, al contrario, di gioia, di esul-tanza e di compiacimento nei confronti dell’eroe, “il giova-ne”, che trionfava sul male, si aggiungevano risse per sgarbiveri o presunti, accompagnate da insulti - celebratissimeerano le madri -, da sputi, da lanci di zoccoli o di frutta chevariava secondo le stagioni. Quando la rissa minacciava didiventare più frenetica, ecco l’intervento deciso di Anto-nio Zannini, el sgneur Tunòn, il quale, forte del proprioindiscusso carisma e con l’ausilio di qualche strattone e,se occorreva, con la distribuzione di sonori schiaffi, rista-biliva la quiete e il silenzio nella sala.

Dimentico di dire che el sgneur Tunòn nella centralePiazza del Popolo conduceva un’officina meccanica diprim’ordine e, poco discosto, un fornitissimo emporio dimateriale elettrico con annessa vendita di biciclette. A Vi-

Fig. 1. 1926, Cartolina di Comacchio, Loggiato dei Cappuccini e CorsoVittorio Emanuele, Collezione Luciani.

Fig. 2. Anni ‘30, Cinema Zannini-Vicentini (1919, 1930), Collezione Luciani.

Fig. 3. Anni ‘30 ca., interno del cinema Zannini-Vicentini (1919), Ar-chivio Vitali.

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tale Vitali si deve la facciata di questo magazzino, ancoraoggi ben visibile (fig. 4). Assieme alla torre dell’orologio ealla vecchia sede comunale è l’unico “pezzo” decente chesi può guardare nella piazza, vittima della inquietante epacchiana sistemazione attuata negli anni sessanta delNovecento.

Mi rendo conto di essermi fatto trascinare dai ricordi,ma il Cinema Teatro Centrale rimane in tutti coloro chehanno varcato la soglia dei cinquant’anni la memoria inde-lebile di quella che era allora “l’isola” di Comacchio, senzadimenticare che era uno dei “tesori comacchiesi” di VitaleVitali.

L’altro “tesoro” - oggi oltremodo bisognoso di restauroe fortunosamente sopravvissuto allo stravolgimento che siè compiuto in città - è il complesso di rilevante decoroarchitettonico che la ditta Entigerno Bellotti e C. fa innal-zare nel 1925 - 1926, il quale dà una sistemazione globalealla vasta area di quella che un tempo era stata la casaSalvaterra, ai confini canale Salvaterra, via Sambertolo evia Nino Bonnet. Quest’ultima è la nuova strada (l’altra èai Cappuccini, al capo opposto della città) che consente diuscire dall’abitato e di portarsi nelle campagne di S. Giu-seppe in Bosco Eliceo e alla spiaggia di Magnavacca, sul-la quale i pionieri dell’industria balneare stanno impiantan-do i loro stabilimenti. Una posizione strategica dunque (al-lora), perché tutto il traffico da e per la campagna e da eper il mare passa davanti a questo imponente fabbricatoarticolato in tre distinti corpi. Il primo, all’angolo di viaBonnet - via Sambertolo, accoglie al piano superiore gliuffici del registro e del catasto e al piano terra diversi ne-gozi; tra questi, sul fronte di via Bonnet, una farmacia,oggi una ben fornita ferramenta (fig. 5); il secondo gli uf-fici della ditta e l’abitazione del custode; il terzo, pochi metriavanti, all’interno di uno spazioso cortile, il grande edificioa due piani destinato a pubblico garage e a deposito dimateriali da costruzione (fig.6), il quale ha anche un in-gresso che dà sul canale Salvaterra: serve al minuto com-mercio locale ancora su barche. Il corpo e la facciata,scandita da lesene e resa meno severa dal variegato para-mento murario, alleggerita dall’alta finestra centrale e co-ronata dalla cimasa diventata quasi il timpano di un tem-pio, sono ben visibili al di là delle trame eleganti di un can-cello ove i ferri sono intrecciati in un’armonia di linee ret-te, spezzate e ondulate che creano una varietà di figuregeometriche.

L’intero complesso documenta l’importanza della dittaproprietaria, il cui giro d’affari va via via aumentando peril rilievo che l’edilizia ha assunto a Magnavacca e ancor

Fig. 4. Ex Emporio Zannini (1924).

Fig. 5. Fabbricato ad uso uffici statali, abitazioni e negozi per la Soc.Entigerno Bellotti e C.i (1926), Archivio Vitali.

Fig. 6. Fabbricato ad uso garage pubblico e deposito materiali per laSoc. Entigerno Bellotti e C.i (1925).

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più nelle terre bonificate ove la Società Bonifica TerreniFerraresi, enfiteuta delle stesse, edifica le numerose casecoloniche delle aziende agricole e il villaggio Volania. Do-cumenta tuttavia anche il prestigio personale del socio dimaggioranza della ditta, il signor Entigerno Bellotti, nonsolo in termini economici ma anche in quelli politici e so-ciali. Vicino ad Italo Balbo, nel 1925 Entigerno Bellotti ènominato podestà, ritenuto l’uomo capace di far uscire Co-macchio dalle profonde lacerazioni che le crisi del 1923 e1924, sul problema della bonifica, avevano creato all’in-terno della popolazione. E’ marito di Maria Teresa Mioni,legata da vincoli di parentela alle famiglie degli “ottimati”locali; è inoltre sensibile e umanissimo presidente della Con-gregazione di Carità cui sono affidati l’ospedale civile, ilricovero di mendicità e l’orfanotrofio femminile. DiEntigerno, un’accattivante figura di uomo, si rammenta che“nella sua sede di lavoro, durante le fasi più contestate delfascismo declinante, raccoglie una specie di club infor-male di uomini alquanto liberi: Luigi Vincenzi, suo consocio,repubblicano, il professor Francesco Carli, già popolare,l’avvocato [Luigi] Bellini, già socialista, il dottor Mario(Raimondo) Bonnet, liberale, e alcuni cattolici che si eranoiscritti al partito fascista nel 1935 a seguito della concilia-zione tra Chiesa e Stato, ma erano rimasti popolari nel-l’animo e saranno tra i fondatori, a liberazione avvenuta,del partito della Democrazia Cristiana”14.

I prati della Molinazza sul retro della via Garibaldi, tra ilcanale S. Agostino e via Isola, la strada (ora via Gramsci)che porta alla bonificata valle omonima, godono di unaposizione privilegiata per i traffici su acqua grazie ai nuovicanali Marozzo e Botte i quali attraversano le nuove terree sono agevolmente raggiungibili dal S. Agostino. Il previ-sto collegamento di via Isola con la nuova strada Tresigallo- Porto Garibaldi (la Via del mare) rende il sito ancor piùfavorito. Su questi prati Camillo Zannini, un maestro ele-mentare per più anni direttore didattico, fratello di Antonioe di Giuseppe Zannini e come loro dotato di indubbia genialitàe abilità imprenditoriale, costruisce un grande opificio oveimpianta una segheria elettrica, una falegnameria e un de-posito - rivendita di legnami, stanti le richieste ognora cre-scenti provenienti dall’edilizia. A pochi metri dall’opificio,all’incrocio dell’accesso ai prati della Molinazza (ora viaArturo Bellini) con l’odierna via Gramsci, Vitali nel 1932progetta per Camillo Zannini la bella casa di civile abita-zione ben individuabile per l’ampiezza e per la scala ester-na (fig. 7). Gli elementi decorativi modellati nel cementosull’architrave delle finestre e della porta d’ingresso, o neiferri battuti delle inferriate e delle ringhiere dei balconcini

Fig. 7. Casa del maestro Camillo Zannini (1932).

Fig. 8. Sartoria di Pietro Fogli (1924), Archivio Vitali.

sono il segno evidente del decoro piccolo - borghese cui ilmaestro aspira.

Proseguendo nella lettura dei nominativi dei commit-tenti del nostro architetto incontro i nomi di Pietro Fogli, diVito Felletti Spadazzi, Gastone Bellini, Arturo Cavallari,Felletti Virgili e di altri di cui posso dire ben poco o addirit-tura nulla anche perché mancano i “suggerimenti delleopere” a ricostruire il teatro della memoria.

Pietro Fogli, da tutti conosciuto come Piretto, è un otti-mo sarto da uomo che alla professione aggiunge la condu-zione di un negozio di stoffe nella centralissima PiazzettaUgo Bassi. A Vitali, oltre al restauro della casa di abitazio-ne del Fogli (1921), posta sopra il negozio, si deve la deco-

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razione dei pannelli all’esterno della sartoria, ben visibilinella foto d’epoca15 (fig. 8).

Vito Felletti Spadazzi appartiene ad una doviziosa fa-miglia di Comacchio di buona fama; nel 1925 è l’acquiren-te della “fabbrica dei pesci” (la rivenderà nel 1932), il grandecomplesso aziendale di via Mazzini, impiantato nel 1905,ove si svolge la manifattura dei pesci delle Valli diComacchio16. E’ il fratello, ex patre, di Alberto FellettiSpadazzi il quale dal 1935 al 1956, quasi ininterrottamente,regge con intelligenza, fermezza e ineguagliabile periziatecnico - amministrativa l’Azienda Valli Comunali di Co-macchio: un lungo periodo in cui si susseguono anni difiduciosa speranza, di calamità provocate dalla natura edagli uomini, non ultima la guerra, di rinascite e miserie viavia crescenti fino alle grandi bonifiche idrauliche della se-conda metà del Novecento”17.

Del fabbricato rurale e della casa colonica innalzate aMagnavacca nel 1921 e 1922, dove la famiglia FellettiSpadazzi possiede una vasta campagna, non è rimastamemoria (allo stato delle ricerche): non dimentichiamo cheMagnavacca è stata distrutta dai bombardamenti dellaseconda guerra mondiale.

Anche della casa che Gastone Bellini fa costruire lun-go la spiaggia nel 1925 non rimane memoria. Forse, piùche alla guerra, la distruzione è dovuta all’erosione dellacosta che in quegli anni diviene un grave problema per illitorale comacchiese. Gastone Bellini, come Felletti Spadazzie Luigi Vincenzi, appartiene ad una doviziosa ed illustrefamiglia di Comacchio: è nipote, ex filio, di Luigi Bellini(1831-1908), il grande industriale della produzione eammarinatura del pesce di valle.

Sono di Vitalino, infine, i restauri (1925) della casa cheArturo Cavallari possiede in Comacchio all’inizio della Piaz-za del Presidio, il vecchio nome dell’odierna Piazza Roma,a poche decine di metri dal grande edificio scolastico, sor-to sull’antico convento dei SS. Agostino e Mauro, all’estre-mità orientale della città. Sul fianco della casa ArturoCavallari edifica un negozio destinato alla vendita di gene-ri alimentari, condotto dalla moglie Pia Cavallari.

I Felletti Virgili, infine, appartengono ad una antica eillustre famiglia comacchiese della quale ricordo nell’Ot-tocento Anton Luigi, arciprete della cattedrale, l’unica par-rocchia della città fino al 1950; il padre Pier Gaetano, in-quisitore domenicano a Bologna, il protagonista del clamo-roso caso Mortara (un ragazzo ebreo di Bologna sottrattonel 1859 alla sua famiglia perché battezzato di nascostodurante una grave malattia dalla domestica cristiana); ilcanonico dottor Appiano, accademico tiberino, avvocato

di S. Pietro, un uomo chiuso nell’appassionata difesa dellestrutture cristiane della società e del dominio temporaledei papi che esaltò in sonetti di natura politica, cognato diAlfonso Perini il quale ne aveva sposato la sorella Rosa.Fu Perini un grande patriota che all’indomani dell’unifica-zione dell’Italia partecipò attivamente “all’impianto delloStato” ricoprendo vari incarichi amministrativi presso leprefetture del centro e sud d’Italia, reggendone talune.Ricordo, poi, Giovanni Felletti Virgili, più volte consiglierecomunale clerico - moderato18. Inoltre, nel Novecento, l’in-gegnere Arrigo (Enrico), valido tecnico comunale e idrau-lico di buona esperienza nella conduzione dello stabilimen-to vallivo.

Accanto alle edicole funerarie della famiglia Virgili eret-te nei cimiteri di Comacchio e di Ferrara, e alla casa (nonindividuata) di Vincenzo Felletti Virgili in via Garibaldi l’at-tenzione va ai disegni che Vitale Vitali redige per conto diquest’ultimo e relativi alla ristrutturazione (non portata acompimento) di un esteso fabbricato in via Cavour, conti-guo alle case abitate ab immemorabili dai Virgili.

Ultima, in ordine di tempo, resta la cancellata davantialla chiesa del Suffragio o di S. Antonio di Padova, all’ini-zio di via Cavour (fig. 9). E’ commissionata a Vitale Vitalidalla Confraternita di S. Antonio a chiusura delle celebra-zioni del settimo centenario della morte (1231) del “Santodei miracoli” verso il quale Comacchio manifesta una con-siderevole venerazione. A questo proposito ricordo l’affol-lata partecipazione all’annuale processione che il 13 giu-gno di ogni anno si svolge lungo le vie della città, apertadallo stendardo processionale con l’immagine del santo e,sotto, di una barca che corre sicura a vele spiegate sulleonde del mare.

Fig. 9. Cancellata davanti alla chiesa del Suffragio (1932).

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Note1 P. Bevilacqua, Le bonifiche, in M. Isnenghi (a cura di), I luoghidella memoria. Simboli e miti dell’Italia unita, cit. da S. CarliBallola, Da pescatori a contadini. La bonifica e la riforma agra-ria (1950 - 1968), in A. Berselli (a cura di), Storia di Comacchionell’età contemporanea, vol. I, Ferrara, Este Edition, 2002, p. 589.2 A. Zamboni, Comacchio: i luoghi della memoria, gli atteg-giamenti, i modi di essere, le tradizioni..., in A. Felletti,Comacchio sommersa, Ferrara, Maurizio Tosi Editore, 2002.3 C. A. Campi, La bonifica ferrarese dal primo dopoguerra adoggi, in “La Pianura”, n. 2, 1999, pp. 18 - 19, cit. da A. Rossi,Dall’acqua alla terra. Bonifica e trasformazione agraria dellevalli comacchiesi (1915 - 1950), in A. Berselli (a cura di), op.cit., p. 566.4 G. Raimondi, C. Martignoni (a cura di), Notizie dall’Emilia,Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1976, p. 84.5 G. Piovene, Viaggio in Italia, Milano, Baldini & Castoldi, 1999,p. 299.6 Ibidem. Sullo stato miserando delle case di Comacchio, in diret-to rapporto con la depressione economica della città, vedi per ilperiodo in esame L. Bellini, Una zona di delinquenti di abitudi-ne, Milano - Torino - Roma, Fratelli Bocca Editori, 1919. Sullagrave situazione edilizia alla vigilia del secondo conflitto mon-diale addirittura cruda è la denuncia che l’ex commissarioprefettizio del Comune di Comacchio , Alberto Felletti Spadazzi,presenta in: A. Felletti Spadazzi, Come e dove vive la popolazio-ne di Comacchio, Parma, Soc. An. Tip. Riunite Donati, 1938.7 F. Carli, Le case senza porte, in AA.VV., L’Anima Azzurra,Comacchio, 1905: una raccolta di poesie che presentano moltiaspetti della Comacchio dei primi anni del Novecento.8 Sulle case senza porte vedi, tra gli altri, L. Bellini, op. cit.; A.Felletti Spadazzi, op. cit.; A. Zamboni, op. cit.9 G. Samaritani, Problema comacchiese, in “La Rivista - GiornaleDemocratico”, n. 10, 2 febbraio 1911, cit. da F. Pozzati, Comacchiotra pescicultura e società, Ferrara, Corbo Editore, 1996, p. 62.Giacinto Samaritani è stato il maggior tecnico dello stabilimentovallivo e uomo politico dei primi anni del Novecento.10 V. Vandelli, L’Emilia senza mura: la riorganizzazione dellecittà e la diffusione del Liberty in Emilia, Modena, 1988, p. 10.11 Sulla chiesa di S. Carlo vedi A. Zamboni, La chiesa di S. Carloe la strada dei Cappuccini, in “Anecdota”, Quaderno della bi-blioteca L. A. Muratori , 2, Anno XII, 2002, in corso di stampa.12 L. Scardino, Vitale Vitali (1893 - 1961) Architettura - Grafica- Pittura, Ferrara, Liberty House, 1989, p. 14. Il volume è statopubblicato in occasione della mostra retrospettiva su Vitale Vita-li, allestita dal Comune di Bondeno - Assessorato alla Cultura -presso la “Casa Società Operaia” di Bondeno (20 maggio-11giugno 1989).13 A. Felletti Spadazzi, Comacchio ancora crisalide, Storia diComacchio, vol. II, Ferrara, Liberty House, 1987, pp. 320 - 321.14 A. Samaritani, Profilo storico sul primo cinquantennio delsecolo a Comacchio, in AA. VV., Comacchio vista dai

comacchiesi, Ferrara, Maurizio Tosi Editore, 2000, p. 24.15 In L. Scardino, op. cit., p. 53.16 A. Zamboni, La “Fabbrica dei pesci” dietro il loggiato deiCappuccini e la sede amministrativa delle Valli Comunali diComacchio, in “Anecdota”, Quaderni della biblioteca L. A.Muratori, 1, anno XI, 2001, p. 62.17 Ibidem, pp. 90 - 91.18 A. Zamboni, Istituzioni ecclesiastiche e movimento socialecristiano dall’Ottocento ad oggi, in A. Berselli (a cura di), op.cit., p. 279, p. 304.

Fonti delle illustrazioniFig. 9 tratta da:L. Scardino, Vitale Vitali (1893-1961). Architettura - Grafica -Pittura, Ferrara, Liberty House, 1989, p. 17.

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Itinerario storico-fotografico di ComacchioFranco Luciani

Esaminando con attenzione le immagini1 di questo per-corso fotografico, riferito alla Comacchio di un tempo,possiamo notare che la città vantava una struttura urbani-stica uniforme e armoniosa; in essa era riconoscibile lostile tipico lagunare con strade strette completamenteacciottolate, ponti di mattoni a grandi volte, una vasta retedi canali ed un insediamento abitativo di estremo decoro.

Città e specchi vallivi circostanti formavano un am-biente naturale ed inimitabile.

Dal confronto con le immagini fotografiche recenti nederiva una profonda delusione a causa di alcuni impietosiinterventi edilizi che hanno, in parte, stravolto l’integritàurbanistica e che hanno offeso l’uniformità e il decoro dellacittà. A partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, sonostati tombati alcuni canali, prosciugati specchi vallivi, ab-battuti diversi ponti e tutto ciò in nome di una esasperatamodernità che non ha tenuto conto delle peculiaritàincontaminate del contesto territoriale con un minimo dibuon senso.

La “nuova edilizia” ha trasformato la fisionomia dellavecchia città impiegando artifizi e nuovi materiali in nettocontrasto con quella magnificenza antica che la rendevaperfetta e cara alle anime pensanti.

All’architetto Vitale Vitali va la mia gratitudine e quelladei cittadini quasi centenari che lo ricordano col vezzeg-giativo di “Vitalino”. La sua pregevole opera di costruzio-ne e di restauro parla per lui e Comacchio lo annovera trai suoi figli più importanti.

Note1 Le immagini fotografiche sono tratte dalle collezioni privateDomenico Fogli e Franco Luciani e dal volume: F. Luciani, Vsén’a la ròle dél chemén’. Tradizione popolare storia poesiadialettale, Rimini, 2001.

Fig. 1. Festa annuale dedicata a Sant’Antonio di Padova. Sulla destra laChiesa del suffragio delimitata dall’ampia e artistica cancellata in ferro.La foto risale ai primi anni Sessanta del secolo scorso.Foto Domenico Fogli tratta da F. Luciani, op. cit.

Fig. 2. E’ ancora visibile, oltre alla cancellata, l’integrità del tessutourbano comacchiese. La foto risale ad un periodo anteriore.Cartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.

Fig. 3. Via Sambertolo. Chiesa del santo Rosario costruita nella primametà del XVII secolo. Cartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.

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Fig. 4. Via Stimmate, via Rosario. La casa nelle vicinanze del secondoponticello era di proprietà del Sig. Paolo Alessandro Fogli detto Pietro(Piren), marito di Assunta Cavalieri detta l’uccellara, badante di mino-ri: una stanza al piano terra era infatti adibita a scuola per bambini.Come si può notare il ponte “Pozzati”, che si trovava immediatamentedopo i due ponticelli, era già stato demolito.Foto Ribo, Collezione Franco Luciani.

Fig. 5. Piazzetta Ugo Bassi. In primo piano, a destra, la casa conrelativi negozi di stoffa e merceria del Sig. Pietro Fogli detto Piretto(Pirato). Sulla sinistra si nota uno scorcio dell’abitazione del Sig. LuigiCavalieri. La cartolina risale ai primi anni del 1950.Cartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.

Fig. 6. Piazza Umberto I (attuale piazza V. Folegatti). L’edificio in fondo a sinistra con il balconcino era adibito a negozio per la vendita di bicicletteed era di proprietà dei fratelli Zannini. La foto porta la data 24.12.1929, ma l’immagine è sicuramente anteriore. Cartolina d’epoca, Collezione FrancoLuciani.

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Fig. 7. Piazzetta Ugo Bassi in un giorno di festa Nazionale. Sulla faccia-ta dell’abitazione a sinistra svetta la bandiera con lo stemma Sabaudo. Ilproprietario, sig. Pietro Fogli, si intravede tra una pila di stoffe esposteall’ingresso della sartoria.Foto Domenico Fogli tratta da F. Luciani, op. cit.

Fig. 8. Via Sambertolo angolo via Bonnet. In primo piano sulla destra èvisibile parte del fabbricato che era abibito ad uffici statali, abitazioni enegozi. L’immagine risale alla metà degli anni Sessanta.Foto, Collezione Franco Luciani.

Fig. 9. Piazza XX Settembre. Sulla parte destra della foto si individuanell’immobile più alto l’abitazione del sig. Antonio Gelli detto Fighedlen’.Al piano terra il negozio di generi alimentari gestito dallo stesso Gelli.L’immagine risale alla fine della prima metà del secolo scorso.Foto, Collezione Franco Luciani.

Fig. 10. In primo piano veduta della facciata centrale del cinema-teatroZannini-Vicentini risalente ai primi anni del 1960.Foto, Collezione Franco Luciani.

Fig. 11. Cinema-Teatro. Trasformazione del prospetto principale.Foto, Collezione Franco Luciani.

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Fig. 13. Antica immagine di piazza Duomo e Corso Vittorio Emanuele (attuale Corso Mazzini). Sul margine sinistro l’ex cinema-teatro Zannini,dovuto alla trasformazione di un’antica chiesa. La foto è databile intorno ai primi decenni del 1900.Foto Domenico Fogli tratta da F. Luciani, op. cit.

Fig. 12. Corso Vittorio Emanuele, sulla sinistra si nota, in scorcio, la facciata della chiesa di San Nicolò. Primo NovecentoCartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.

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Fig. 14. Corso Vittorio Emanuele. In fondo a destrail prospetto laterale del cinema teatro Zannini-Vicentini.Foto Ribo, Collezione Franco Luciani.

Fig. 16. Piazza Duomo. A destra sono visibili: l’edi-ficio adiacente la chiesa con la scritta “Entigerno” e iltimpano triangolare della stessa. La cartolina è af-francata e datata 27.12.1901.Cartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.

Fig. 15. Corso Vittorio Emanuele all’inizio del seco-lo scorso. Sulla sinistra, adiacente il Palazzo Zanoliverso la chiesa dei Cappuccini, è visibile la casa diproprietà di Vitale VitaliCartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.

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Fig. 17. Corso Vittorio Emanuele. Casa di civile abitazio-ne di proprietà del sig. Antonio Cinti fu Tommaso. L’im-magine è databile fine anni ’40.Cartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.

Fig. 19. Veduta (a sinistra) di una parte dell’abitazionedel sig. Celeste Carli fu Antonio. L’immagine è degli anniSessanta.Cartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.

Fig. 18. Veduta dell’ex chiesa di S. Carlo Borromeo (asinistra) trasformata successivamente in mulino. La nuo-va attività era gestita dal cav. Salinguerra Bignozzi. Lacartolina è affrancata e datata 09.06.1926.Cartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.

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TestimonianzeCristina Nagliati, Rita Vitali

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Tracciare il profilo professionale di Vitale Vitali è statopossibile unicamente attraverso la documentazione scrittao grafica reperita. Né tra i committenti né tra i suoi colla-boratori, infatti, si è potuto raccogliere le testimonianze dicoloro che l’hanno conosciuto come architetto. Sono quidi seguito riportati i racconti ed i ricordi di alcuni familiari,colleghi di scuola ed amici, attraverso i quali trasparel’aspetto umano di Vitali e l’ambiente in cui è vissuto.

Fig. 1. Foto “formato visita” di Vitali, 1908, Collezione Vitali.

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INCONTRO con il figlio Alberto, le nipoti Patrizia eValeria Vitali e un’amica di famiglia, GiovannellaGuerra, presso la casa del figlio Gian Ferruccio invia Bellaria n. 36.Ferrara - 12/09/2002Intervista di Lorenzo Bergamini, Francesca Pozzi, Raffa-ella Piva e Cristina Nagliati

Alberto: I nonni abitavano a Comacchio in Corso Vit-torio Emanuele, vicino alla casa del Rag. Carli, Tesorieredella Banca d’Italia: è quella casa grande prima del Duo-mo, che si incontra a sinistra venendo dai Cappuccini. Pri-ma abitavano a Porto Garibaldi. Ricordo che vicino al por-to, di fronte alla famiglia Stella, c’era uno stabilimento supalafitte. Alcuni parenti abitavano vicino al Vecchio Mer-cato e avevano un negozio di stoffe vicino al vecchio Mu-nicipio di Comacchio.

Il nonno lavorava alle dipendenze della “Impresa EdileCini” come direttore dei lavori del molo di Porto Garibaldi.Il nonno è morto nel ’29 e la nonna durante la secondaguerra mondiale. Entrambi sono sepolti a S. Giuseppe nel-la tomba di famiglia.

A Bologna, nel 1913, mio padre conosce mia madre.Lei era in una gita al Santuario della Madonna di San Lucaassieme alle Contessine Aquaderni. Mia madre studiavanel Collegio Sacro Cuore presso le suore Dorotee.

Patrizia: La nonna mi raccontava spesso del loro pri-mo incontro: durante la scampagnata lei e le amiche ave-vano visto arrivare un gruppo di ragazzi dell’Accademia,tutti belli scapigliati, con grandi fiocconi ed i capelli lunghi.I ragazzi avevano iniziato a fare gli spiritosi con loro ra-gazze e così si sono conosciuti. E’ stato amore a primavista.

Alberto: Mio padre a quell’epoca andava sempre intuta coi capelli lunghi. Mia madre non era bella, era untipo.

Valeria: Ma come se dicono che assomiglio io alla non-na: non sono mica brutta!

Alberto: No, infatti, sei un tipo anche tu…!Poco dopo il loro incontro, mio padre è partito per il

fronte. Durante il periodo bellico, mio padre ha avuto oc-casione di partecipare al concorso per la costruzione delTeatro di Trieste, dove stava prestando il servizio militare.

Patrizia: Ricordo che mio nonno ha elaborato un pro-getto anche per un altro teatro e per la Casa del Fascio diFerrara.

Alberto: I miei genitori si sono sposati nel 1921. Il 22/2/1922 sono nato io, mentre il 31/10/1928 è nato mio fratello

Gian Ferruccio. Io sono nato a Bologna, ma, dopo qualchemese dalla mia nascita, ci siamo trasferiti a Ferrara, primain via Alberto Lollio, poi in via Madama ed infine, nel 1928,in via Scandiana, al n. 3, nel palazzo del Conte Mazza. Quila mia famiglia è rimasta fino al 1953 - l’anno seguente almio matrimonio - quando è andata ad abitare in via Ortigaran. 6.

Giovannella: E’ nel palazzo di via Scandiana che lenostre famiglie si sono conosciute. Allora io ero solo unabambina, ma ricordo che in quella casa regnava un atmo-sfera ovattata e molto serena. Il professor Vitali e suamoglie, la “tata Gina”, erano un tutt’uno. La loro casa eraper me e mio fratello il nostro parco giochi.

Patrizia: Mio nonno nella sua austerità era di una bon-tà e dolcezza straordinaria. E’ morto quando io avevo set-te anni. Ricordo che, quando era professore al Bonati, mipiaceva inginocchiarmi accanto a lui mentre correggeva idisegni dei suoi alunni e sovente gli chiedevo che cosavolesse dire il voto che aveva segnato. Lui mi rispondeva:“E’ un cinque. Vuol dire che non è fatto molto bene”. Al-lora io imploravo: “ Ma nonno...Dagli un po’ di più”. E luibonariamente mi diceva: “Ma, “Cincera”, non si può... Laprossima volta gli darò di più.”

Era anche un grande collezionista di francobolli: l’uni-

Fig. 2. V. Vitali, Schizzo per mobile, Archivio Vitali (busta 54, doc. 14).

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ca persona che poteva toccarli ero io, ma solo con le pin-zette.

Alberto: Ho sempre avuto il dubbio che fosse mortoproprio a causa del furto della sua preziosa collezione difrancobolli. Allora abitavamo in via Ortigara al n. 6 e nonc’erano le inferiate al piano rialzato, c’era solo una speciedi balconcino: i ladri hanno alzato la serranda e sono entra-ti mentre eravamo in montagna.

Patrizia: Era il 15 d’agosto. Me lo ricordo perché mihanno rubato i cappotti mentre eravamo in vacanza….

Giovannella: Un’altra cosa che ricordo bene dello stu-dio del professor Vitali sono i suoi plastici d’architettura: ame sembravano come le ambientazioni del presepe e mipareva che in quella casa fosse sempre Natale.

Alberto: Sì, è vero. Ricordo che aveva fatto anche unaspecie di teatrino.

Patrizia: Invece, per me, il nonno ha fatto quella che iochiamo “la prima casa di Barbie”: è a forma di baule condue snodi. Si apre questa cassa e c’è la cucina, la camerada letto, il salotto, il bagno, con tutti i mobili in legno. Risaleal 1956-1957, quando io era bambina.

Alberto: Mio padre era anche un ebanista. Ha fattouna credenza stile fiorentino. (fig. 2)

Giovannella: Era anche un grande studioso. Avevapersino smontato un nostro quadro antico per analizzareda vicino la tela e per poterlo restaurare.

Patrizia: Purtroppo, invece, tutti i nostri quadri in telasono stati rubati…

Alberto: Aveva realizzato copie di quadri conservatinella Chiesa di S.M. in Vado. È stata rubata anche la co-pia del S. Sebastiano.

Patrizia: Sono rimasti solo due quadri grandi non intela: uno rappresenta S. Agata e l’altro la Madonna.

Alberto: Tra gli amici dell’Accademia di Bologna ave-va mantenuto i contatti solo con Morandi e Virgili. Questigli ha fatto anche un busto.

Valeria: Nel 1913, nel periodo dell’Accademia, il non-no ha fatto un autoritratto (fig. 3) ed ha realizzato ancheun busto della nonna. A Ronta è conservata la copia delquadro “La Madonna dei tre fiumi”.

Alberto: Ha realizzato anche una scultura di mio fra-tello da giovane, nel 1935 circa. A Ronta è conservatoanche un busto del nonno (fig. 4) e a Catania c’è un bustodi mio padre.

Ricordo che ha collaborato sovente con un artigiano diFerrara, Ugo Rossetti, con cui ha realizzato il disegno del“Bambin Gesù” conservato nel Duomo di Comacchio.

Mio padre è sempre stato un repubblicano. Anche Balbo

Fig. 3. V. Vitali, Autoritratto (1913), Collezione Vitali.

Fig. 4. Foto di V. Vitali, 1911, Collezione Vitali.

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lo era inizialmente. Poi, durante il Fascio, anche mio padresi era iscritto al partito a Comacchio, ma questo non èservito a permettergli di esercitare la professione d’archi-tetto dopo l’istituzione degli Ordini professionali. Nonostan-te tutto, non ha mai recriminato nulla.

Nel dopoguerra è stato nominato Assessore all’Ana-grafe per il partito repubblicano.

Mio padre è sepolto alla Certosa di Ferrara, nella tom-ba di famiglia vicino alla cappella dei partigiani.

INCONTRO con Cesare Guerra, amico della fami-glia Vitali, presso la sua abitazione in via Messico n. 5.Ferrara - 11/09/2002Intervista di Cristina Nagliati

Conosco la famiglia Vitali perché abitavamo nello stes-so palazzo, quello del Conte Mazza in via Scandiana, noinell’ammezzato e loro nell’altana, in un appartamento cheera grandissimo.

Ricordo con precisione la casa del prof. Vitali e lo stu-dio in cui dipingeva: in un angolo c’era una sua fotografia,su un ripiano stavano alcuni plastici di architettura che ame sembravano giocattoli e su dei cavalletti teneva copiedi quadri celebri da lui realizzate, come il “San Sebastiano”che si trova nella Chiesa di S. M. in Vado. Le pareti eranoricoperte da libri e numerosi erano anche i disegni di archi-tettura che il professore conservava arrotolati.

Alcuni mobili erano stati realizzati da lui: a me sembra-vano monumentali, ma spesso ciò accade quando si è pic-coli. In particolare, c’era una credenza che mi colpiva moltonon solo per la sua imponenza, ma soprattutto perché ter-minava con i piedi a forma di zampe di leone.

E’ stato proprio il professor Vitali ad insegnarmi i primirudimenti del disegno a mano libera. Allora io ero solo unbambino e mi piaceva copiare le copertine di “Topolino”coi pastelli: così il professore mi spiegava che per ripro-durre fedelmente le figure dovevo usare i reticolati pro-porzionali. Sovente mi aiutava a disegnare, trascorrendocon me interi pomeriggi. E’ grazie a lui che mi sono appas-sionato al disegno artistico.

Il professor Vitali dipingeva in continuazione: in parti-colare, rammento quando ha realizzato un quadro raffigu-rante i tetti di via Madama. Mi pare ancora di vederlo:seduto accanto alla finestra della cucina, con la sua giaccada camera color cammello e gli occhiali calati sul naso.

Realizzava dei chiaroscuri formidabili, portando a gran-di dimensioni fototessere a volte piccolissime. Si metteva

Fig. 5. V. Vitali, Ritratto di Cesare e Giovannella Guerra (fine anni‘40), Collezione Privata, Ferrara.

al tavolo inclinato nello suo studio che affacciava su viaScandiana e disegnava ore ed ore: una volta finito il dise-gno a matita o a carboncino, lo fissava con l’albume. An-che a me aveva insegnato a poco a poco la tecnica delchiaroscuro: mi aveva regalato la gomma pane e la cartapressata per sfumare il segno ed anche una delle primepenne “bic” che non sempre funzionava bene.

Amava molto fare ritratti: ne aveva realizzato uno raf-figurante me assieme a mia sorella Giovannella da bambi-ni e poi ce lo aveva regalato come segno d’affetto (fig. 5).Eravamo molto legati al professor Vitali ed alla moglie, la“tata Gina”. All’epoca i figli erano studenti ed i coniugiVitali avevano così molto tempo da dedicare a noi bambi-ni: sovente entrambi ci aiutavano a svolgere i compiti. Unavolta, sul mio quaderno, il professor Vitali aveva disegnatouno splendido ramo di biancospino sotto l’omonima poe-sia. In classe la suora si era complimentata per il trattoleggero della matita e per la maestria con cui avevo ado-perato i pastelli ed io, inorgoglito, non le avevo confessatodi non esserne l’autore.

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Avevamo anche dei nostri “riti”, come mettere le bri-ciole di pane per gli uccellini sul davanzale quando c’era laneve e di attaccare le figurine di carta, facendo la collacon la farina sciolta in un pentolino d’acqua sul fuoco. Mipiaceva anche dormire nel lettone con loro: al mattino misvegliavo sempre circondata da una fila di sedie che la“tata Gina” disponeva per paura che io cadessi.

INCONTRO con il prof. Angelo Ruvioli, collega delprof. Vitali, presso la sede dell’Ordine degli Archi-tetti di Ferrara in Corso Giovecca n. 159.Ferrara - 3/10/2002Intervista di Cristina Nagliati

Ho conosciuto Vitale al “Bonati” di Ferrara a partiredagli anni ’50. Allora io ero un “professorino alle primearmi”, mentre lui un collega di già matura esperienza. Eraun uomo robusto, non grasso, di quelli il cui aspetto este-riore rivela immediatamente il carattere dell’animo: era,infatti, cordiale, disponibile, gioviale, un “bontempone” in-somma, sempre pronto al riso ed allo scherzo. Racconta-va spesso le barzellette.

Vitale era molto amico di Alfonso Sautto, professore dicalligrafia, storico ferrarese nonché appassionato di ricer-che genealogiche. Anche lui era uno dei professori più an-ziani e, come Vitali, era molto affabile e sorridente. In ta-sca aveva sempre caramelle da dare a tutti i colleghi: così,quando è morto, al suo funerale ciascuno di noi aveva por-tato per lui una caramella per ricambiare quel gesto d’af-fetto e gentilezza.

Vitale era benvoluto dagli studenti e dai professori e siprodigava per tutti. Ricordo, infatti, che una nostra collegaaveva ricevuto dai Cavalieri del Lavoro di Bologna unamedaglia d’oro e, per commemorare l’evento, Vitali ave-va realizzato per lei una pergamena miniata.

INCONTRO con Giovannella Guerra, amica della fa-miglia Vitali, presso la sua abitazione in via Bartolinoda Novara n. 1/A.Ferrara - 2/10/2002Intervista di Cristina Nagliati

La famiglia del professor Vitali e la mia sono semprestate molto legate: infatti, i miei genitori sono stati i testi-moni del figlio Alberto al suo matrimonio, accompagnan-dolo persino in viaggio di nozze fino a Monselice, mentrela “tata Gina”, moglie del professore, aveva assistito miamadre durante la mia nascita.

All’epoca i figli erano già adulti e mio fratello ed io,allora bambini, eravamo quei nipoti che i coniugi Vitali an-cora non avevano: ci coccolavano molto e anche noi liconsideravamo come i nostri nonni, trascorrendo interipomeriggi con loro. Quasi quotidianamente, la sorella Elsaveniva a trovare il prof. Vitali: avevano un carattere moltosimile, entrambi sorridenti e gentili. Anche la signora Elsanutriva grande affetto per me e, per questo, amava realiz-zare e ricamare abitini da regalarmi: in particolare, ne ri-cordo uno coi pulcini gialli.

Entrando in casa Vitali, si percepiva un grande senso dipace, serenità, armonia: era una famiglia molto unita. Lostudio appariva come un vero e proprio atelier, colmo -com’era - di tele e disegni: ripensandoci oggi, direi chesembrava una di quelle mansarde affittate dagli artistibohemien nella Parigi di fine Ottocento. In ogni angolo sitrovava un cavalletto: ricordo che il professore iniziava piùquadri contemporaneamente e amava molto eseguire ri-tratti. Sovente si aiutava anche con le foto, come nel casodel dipinto che raffigura me e mio fratello: allora, infatti, ioavevo solo pochi anni e tenermi in posa per molto tempoera davvero un’ardua impresa …

Repubblicano convinto e fedele, teneva in bella mostrauna foto di Giuseppe Mazzini: è stato proprio il professorVitali il primo a parlarmi del Risorgimento Italiano e a rac-contarmi la storia dell’arte come si raccontano le favole.Mi piaceva in particolar modo l’aneddoto su Giotto e lasua celebre “O”.

Vitalino – così lo chiamava sua moglie – era un uomobuono e paziente: trascorrevo molte ore con lui, cercandodi copiare i suoi disegni. Ma ero una gran pasticciona edinvece di disegnare, praticamente passavo il tempo a can-cellare ciò che scarabocchiavo. Il professore mi avevacosì insegnato a usare la lametta al posto della gomma eda sfumare i colori con la mollica del pane – quello senz’olio,naturalmente, altrimenti rimangono gli aloni…

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INCONTRO con la prof.ssa. Elisabetta Tumaini, col-lega del prof. Vitali, presso la sua abitazione inPiazzetta Combattenti n.4Ferrara - 16/10/2002Intervista di Rita Vitali e Cristina Nagliati

Ho conosciuto Vitali al “Bonati” di Ferrara alla finedegli anni ’50, l’anno in cui io ero Preside incaricata nel-l’Istituto. Egli era una persona molto riservata e schiva,che non stringeva forti amicizie tra i colleghi, ma sapevainstaurare ottimi rapporti con gli allievi. A scuola, vivevapraticamente nell’aula di disegno; raramente si fermavanei corridoi con gli altri insegnanti: non parlava quasi maidi sé o della sua famiglia e, se volevi sapere qualcosa,dovevi praticamente interrogarlo.

Durante le sue lezioni riusciva a mantenere le classi -che allora erano davvero numerose - in un silenzio assolu-to, pur non essendo un uomo severo. Sapeva suscitarenegli studenti un grande interesse per la materia che inse-gnava e, nei miei giri d’ispezione, li vedevo sempre tutticosì attenti ed impegnati a disegnare. Sovente il Professo-re portava le sue xilografie a scuola per mostrarle ai ra-gazzi. Ne custodiva molte nel suo armadietto in aula. Io neconservo due: una veduta di Comacchio, che Vitali mi hapersonalmente regalato in occasione del Natale, ed un’im-magine del Duomo di Ferrara, che gli ho quasi requisitodurante una mia visita alla classe.

INCONTRO con Maria Satia Resca, allieva del prof.Vitali, presso l’abitazione in via Bartolino da Novaran. 1/A.Ferrara - 30/09/2002Intervista di Cristina Nagliati

Il professor Vitali è stato un mio insegnante al “Bonati”di Ferrara alla fine degli anni ’50. Era un uomo molto di-stinto, che sapeva instaurare buoni rapporti con gli studen-ti. Come professore era austero, ma non severo; preten-deva molto da noi studenti, perché era preciso e pignolo.

Non insegnava solo disegno tecnico, ma anche artisti-co, facendoci eseguire lavori a mano libera, con la china echiaroscuri. Inoltre, cercava di ampliare i nostri orizzonticulturali, accompagnandoci a visitare mostre, musei ed iprincipali palazzi di Ferrara, come Palazzo Schifanoia, CasaRomei ed il Palazzo della Marfisa. Riusciva, cioè, a susci-tare l’interesse per quell’arte che lui per primo amava tanto.

Fig. 5. Foto di classe a.s. 1959/60, Collezione Vitali.

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BiografiaCristina Nagliati

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Vitale Vitali nasce a Magnavacca (attuale PortoGaribaldi) il 17 marzo 18931 da famiglia di nobili origini2.Figlio di Giovanni Maria, direttore lavori del molo di PortoGaribaldi alle dipendenze della “Impresa Edile Cini”, e dellaseconda moglie, Elvira Carli-Ballola, levatrice, Vitali si tra-sferisce ancora bambino ad abitare a Comacchio, in unagrande casa a fianco dell’abitazione del Ragionier Carli,Tesoriere della Banca d’Italia3.

“Dopo le scuole elementari e Tecniche frequentatea Comacchio”4, Vitali consegue la licenza di Scuola Tec-nica Pareggiata con indirizzo comune a Ferrara nel 19085.Iscrittosi all’Istituto Tecnico “Vincenzo Monti”, lo abban-dona dopo appena un anno “per dar l’esame di ammis-sione alla Regia Accademia di Belle Arti di Bologna”6

nel 1909.Qui Vitali studia Prospettiva, Teoria delle ombre, Or-

nato, Figura Plastica, Storia dell’Arte e Architettura, mo-strando da subito un particolare interesse e predisposizionein quest’ultima disciplina7. Nel capoluogo emiliano, tra icompagni, conosce Giorgio Morandi, Giuseppe Virgili8,scultore ferrarese, e Severo Pozzati, grafico comacchiesedivenuto noto con lo pseudonimo di Sepo, mentre, comeinsegnanti, ha Gualtiero Pontoni, Edoardo Collamarini,Augusto Majani, Enrico Barbieri ed Angelo Gatti9.

Nonostante la durata triennale dei corsi, Vitali riesce aconseguire la licenza del Corso comune alla fine del se-condo anno10 e, analogamente, quella del Corso Specialed’Architettura nel 191311. Nel 1914 sostiene l’esame diAbilitazione all’Insegnamento nelle Scuole Tecniche eNormali12 ed inizia ad insegnare Disegno d’ornato e linea-re presso la Scuola Tecnica Comunale di Comacchio13;contemporaneamente, frequenta a Bologna il Quarto Cor-so Speciale facoltativo di Architettura, ottenendo il titolo diProfessore di disegno architettonico nella Sessione d’otto-bre dello stesso anno14.

Chiamato alle armi nel giugno del 191515 per combat-tere sul fronte italo-austriaco16, Vitali presta poi servizionel Comando del Genio della III Armata come disegnato-re presso la Direzione del Genio Militare di Trieste duran-

Fig. 1. Foto di famiglia, 1903, Collezione Vitali.

Fig. 2. Foto di famiglia sulla spiaggia di Porto Garibaldi, 1926, Colle-zione Vitali.

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te il periodo che va dall’Armistizio al settembre 191917.Qui ha modo di “far pratica per la sua professione stu-diando tutti i tipi di fabbricati militari, visitando quelliin costruzione, in special modo le grandiose e nuovecaserme di Rozzol presso Trieste”18 e partecipando alconcorso per la costruzione di un nuovo teatro da erigersinel capoluogo friulano in Piazza Oberdan19, probabilmentesull’area di una vecchia caserma20.

Congedatosi, Vitali inizia a svolgere parallelamente unaduplice attività: da un lato, “a causa delle dure e pres-santi necessità finanziarie” successive alla guerra, sigetta nell’insegnamento, dall’altro, “rubando le ore alsonno”, riesce ad avviare lentamente e faticosamente “lasua carriera di costruttore in un ambiente così pocopropizio qual è Comacchio”21. Gli anni Venti, infatti, ve-dranno Vitali impegnato in numerosi progetti architettonicitesi alla riqualificazione urbanistica della città valliva in sensomodernista22.

Per quanto attiene la carriera didattica, nel 1920, Vitaliriceve l’incarico d’insegnamento all’Istituto Tecnico “Vin-cenzo Monti” di Ferrara23 e, successivamente, una sup-plenza alla Scuola Tecnica “Teodoro Bonati” di Bondeno24,dove partecipa - vincendolo - al concorso per assegnare lacattedra di Disegno rimasta vacante a seguito della rinun-cia dell’architetto Giacomo Diegoli25. Qui, ad eccezionedel biennio 1928-1930 in cui viene soppressa la scuola26,Vitali insegna fino al 1939, quando ottiene la medesimacattedra presso la Scuola Professionale di Avviamento Com-merciale “Teodoro Bonati” a Ferrara27, dove resterà sinoalla fine degli anni Cinquanta.

Nella città estense Vitali si era già trasferito nel 1922,dopo il matrimonio con Gina Calzolari28 e la nascita delprimo figlio, Alberto. A partire dal 1928, nato ilsecondogenito, Gian Ferruccio, la famiglia si stabilisce nel-l’antico palazzo del Conte Mazza, in via Scandiana al n. 3,dove rimarrà fino al 1953, anno in cui passa ad abitare inun moderno condominio di via Ortigara n. 629.

Contemporaneamente all’insegnamento presso la scuo-la di Bondeno, nel 1924, il medesimo Comune chiama Vi-tali a far parte della Commissione Comunale di Ornato30

e, l’anno seguente, gli assegna il ruolo di insegnante di Di-segno nel Corso per cementisti promosso dal Commissa-riato Generale per l’emigrazione31. Al tempo stesso, Vitaliricopre altri incarichi in Scuole di diverse Municipalità: nel1920 egli insegna presso la Scuola professionale diCopparo32 e, verso la metà degli anni Venti, è impegnatonei Corsi di Avviamento al lavoro di Poggiorenatico, diVigarano Mainarda e Porotto33.

Fig. 4. Foto durante il periodo militare a Triestre, 1919, CollezioneVitali.

Fig. 3. Caricatura di Vitali su una cartolina spedita da Roma, 1915,Collezione Vitali.

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Se, a Bondeno, il nome di Vitali è raramente legato adepisodi artistici, a Comacchio, invece, esso è connessosoprattutto al suo lavoro d’architetto e ad attività chespaziano dal restauro della sede comunale34 alla realizza-zione di numerosi cartelloni, diplomi e pergamenecommemorative35, la cui veste grafica sembra procederein parallelo con l’evoluzione delle sue opere d’architettu-ra36. Ad eccezione delle poche costruzioni realizzate a PortoGaribaldi, S. Giuseppe, Codigoro ed a Ferrara, è nella cittàvalliva che si concentra la maggior parte degli edifici cheVitali esegue a partire dal 1919 fino al 1932, anno degliultimi interventi accertati37.

La trasformazione di una Chiesa sconsacrata in salacinematografica costituisce il suo esordio architettonico:singolare è in questo caso la collaborazione con i suoi stes-si committenti, i fratelli Zannini e Giuseppe Vicentini, chequi operano attivamente come abili artigiani del legno e delferro battuto38. L’elenco dei progetti ascrivibili a Vitali pro-segue con una lunga lista di negozi, fabbricati ad uso uffi-cio, depositi, ma soprattutto con restauri e costruzioni diampie case ed edicole funerarie per la classe borghesecomacchiese, desiderosa di ottenere maggiore visibilitàattraverso edifici caratterizzati da una particolare raffina-tezza decorativa39. Tra questi vanno ricordati: la villa deitipografo Edgardo Carli, la casa di Antonio Cinti e quelladegli Zannini, la sartoria Fogli, il deposito di ferramenta diEntigerno Bellotti e l’edicola funeraria della famiglia Feletti– Virgili40.

Nel 1926, a seguito dell’istituzione degli Ordini profes-sionali41, Vitali presenta domanda per essere iscritto al-l’Albo degli Architetti della Provincia di Ferrara42, dopoaver aderito al Sindacato Nazionale degli Architetti Italianipresso il Direttorio di Bologna43. La sua richiesta44 riceverisposta solo nel settembre del 1929, quando gli viene noti-ficato il parere sfavorevole della Commissione MinisterialeEsaminatrice45, che, peraltro, dichiara “non meritevolidell’iscrizione” ben oltre il cinquanta per cento degli aspi-ranti al titolo di architetto46. La circostanza porta ad unriesame generale delle domande in base al Regio Decreton. 1594 del 23 novembre 193147.

Già alla fine del 1929, attraverso lo Studio Legale Finizia- Cappi di Roma, Vitali aveva presentato ricorso al Consi-glio di Stato contro la delibera della Commissione Esami-natrice, ritenendo iniqua “l’iscrizione nell’Albo dell’Arch.Tumiati di Ferrara, il quale non ha costruzioni ma soloprogetti eseguiti in collaborazione col scenografoVancini” al contrario di lui che “è degno di continuare acostruire” poiché “in Comacchio, pur operando la pro-

fessione anche due ingegneri, quasi tutte le costruzio-ni che si fanno sono progettate” dallo stesso Vitali, chegode della “fiducia della cittadinanza e del Commissa-rio Prefettizio del Comune”48.

Nel 1930 gli avvocati di Vitali preparano una Memoriadifensionale a sostegno del suo ricorso al Consiglio di Sta-to, motivando l’illegittimità dell’operato della Commissio-ne, in primo luogo, per il “modo in cui furono costituite lecommissioni”49 che, interpretando erroneamente quantoprevisto dalla legge, furono composte da una maggioranzadi professionisti invece che di docenti; in secondo luogo,per un “assoluto difetto di motivazione” nel giudizioespresso, dal momento che non vi è “spiegazione o illu-strazione in un rapporto, o relazione, che dia ragionedei criteri seguiti”50.

Nel 1931 il Consiglio di Stato – “in accoglimento delprimo gruppo di ricorsi” – emette “sentenzainterlocutoria, con la quale ordina all’Amministrazio-ne di esibire copia autentica” delle delibere51: si apreuna nuova fase del procedimento, che rende gli avvocatiottimisti e fiduciosi del buon esito del provvedimento52. Lavertenza non deve aver avuto breve durata se, ancora allafine del 1933, un membro della Commissione Esaminatri-ce, facente parte della Giunta per la Custodia dell’AlboProfessionale degli Architetti dell’Emilia Romagna, richie-de a Vitali di fornire “tutte le notizie circa i lavori […]eseguiti, e quant’altro possa essere utile al fine dellasua iscrizione all’Albo”53.

Sebbene la conclusione della vicenda giudiziaria rimangasospesa, non conservandosi in Archivio nessuna carta inmerito, Vitali sembra non riuscire ad ottenere il riconosci-mento del titolo dal momento che, negli Anni Trenta, smet-te l’esercizio della professione. I lavori di quest’ultimo pe-riodo rimangono, infatti, solo progetti non realizzati.

È a partire da questi anni che la sua attività artistica siconcentra soprattutto sulla pittura da cavalletto e sullaxilografia, tecnica coltivata con passione grazie all’amici-zia con Dino Molinelli, pittore e incisore d’origine mugellanaassieme al quale Vitali espone a Ronta nel 1935, in occa-sione dell’inaugurazione della “Pensione Torelli”54.

Già nel 1932, Vitali aveva partecipato alla “Mostra Be-nefica d’Arte” nel Castello Estense di Ferrara, a fianco diCarrà, Tosi, Viani, Guidi e dei migliori artisti locali, e, suc-cessivamente, alla Mostra di Artisti ferraresi allestita nelRidotto dei Teatro Comunale, dove le sue opere avevanosuscitato la critica negativa di Corrado Padovani sul “Cor-riere Padano”55. Da questo momento, sempre più rara di-verrà la presenza di Vitali a qualunque tipo di manifesta-

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zione artistica, se si esclude la già citata esposizione del1935 e la partecipazione al Premio nazionale di pitturaestemporanea “Mugello” nel settembre 196056.

Repubblicano convinto e fedele57, nel 1945 Vitali si im-pegna come attivista del Partito, venendo nominato mem-bro della Commissione di Edibilità e, poi, Assessore al-l’Anagrafe nella Giunta del Comitato di LiberazioneNazionale, carica che riveste fino alle elezioni del 194658.Nel 1948 la Giunta Municipale di Ferrara lo chiama a farparte della Commissione di Vigilanza del Cimitero dellaCertosa, “con il compito di vigilare sull’andamento deiservizi cimiteriali” e di proporre i lavori necessari ad “ab-bellire e mantenere le opere esistenti”59.

Nel 1961, il 29 novembre, Vitali muore a Ferrara peruna trombosi60. È sepolto nella tomba di famiglia all’inter-no della Certosa cittadina61.

Note1 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 16: Licenza tecnica,doc. 1: Licenza di Scuola Tecnica Pareggiata con indirizzocomune – A. S. 1907/08, Ferrara 10/12/1908. È questo l’unicodocumento contenuto in Archivio a riportare Magnavacca comeluogo di nascita. Era consuetudine dell’epoca, infatti, indicarenon l’esatta località, bensì il Comune di nascita – in questo casoComacchio (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 42: Cer-tificato di nascita, doc. 1: Certificato del Municipio di Ferrara– Reparto Servizi Demografici – Ufficio Anagrafe, 06/10/1928).2 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 46: Araldica, doc. 1:Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dell’Avv. FrancescoGherardi di Bologna, Bologna, ottobre 1929. L’avvocato, oltread informare Vitali che il nome della sua famiglia compare nel-l’elenco ufficiale nobiliare approvato con R.D. 3 luglio 1921, sirende disponibile ad assistere l’architetto per la procedura d’iscri-zione nel libro d’oro della nobiltà italiana.3 Vedi ibi, Testimonianze, Incontro del 12/09/2002.4 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 39: Studi e carriera,doc. 1: Memoriale, Ferrara, 29/04/1931. Il documento riporta un“Cenno riassuntivo degli studi fatti e della carriera didattica per-corsa” stilato di proprio pugno da Vitali.5 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 16: Licenza tecnica,doc. 1 cit. Nell’attestato di Licenza si legge che Vitali Vitale pro-viene da “scuola paterna”: è, quindi, probabile che il suo primoprecettore sia stato il padre.6 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 39: Studi e carriera,doc. 1 cit.7 Agli esami finali del secondo anno d’Accademia, Vitali ottieneaddirittura “nove” in Architettura, Ornato e Teoria delle Ombre(Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 17: Diplomi, doc. 1:Risultato degli Esami Finali – Regio Istituto di Belle Arti diBologna – A. S. 1910/11).

8 L. Scardino, Vitale Vitali (1893-1961). Architettura- Grafica -Pittura, Ferrara, Liberty House, 1989, pp. 11-12. Qui, a p.11, èriportata l’immagine di un busto raffigurante un giovanissimoVitali, eseguito da Giuseppe Virgili nel 1914 a testimonianza dellaloro amicizia.9 L. Scardino, op. cit., p. 12.10 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 39: Studi e carriera,doc. 1 cit.11 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 19: Diploma, doc. 1:Diploma di Licenza – Regio Istituto di Belle Arti in Bologna,Bologna 27/12/1913. Il Diploma attesta che Vitali ha compiuto glistudi in Architettura, sostenendo l’esame nella Sessione di otto-bre del 1913 con una votazione di 29/40 punti. Alla fine del IIAnno del Corso Speciale di Architettura, Vitali aveva anche rice-vuto una menzione in Architettura dalla Commissione incaricatadel giudizio dei Concorsi Scolastici annuali (Cfr. Archivio Vitali –Ronta (Firenze), Busta 17: Diplomi, doc. 2: Attestato di distin-zione – Regio Istituto di Belle Arti di Bologna – 2° Anno CorsoSpeciale di Architettura, 20/07/1913).12 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 18: Abilitazione, doc.1: Abilitazione all’insegnamento – Ministero della PubblicaIstruzione, Roma 30/06/1914. Nel memoriale degli studi fatti, sti-lato da Vitali nel 1931, egli riferisce di aver dato l’esame di abilita-zione all’insegnamento nello stesso anno in cui ottiene la Licen-za del Corso Speciale d’Architettura, ossia nel 1913 (Cfr. Archi-vio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 39: Studi e carriera, doc. 1 cit).13 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 26: Certificazioni sco-lastiche, doc. 1: Certificato – Scuola Tecnica Comunale diComacchio – A. S.1914/15, Comacchio 06/06/1919.14 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 28: Certificato scola-stico, doc. 1: Certificato – Regio Istituto Belle Arti – Bologna21/07/1920. Vitali ottiene la Licenza di Professore di DisegnoArchitettonico con la votazione complessiva di 180/200 punti(Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 20: Licenza di pro-fessore, doc. 1: Licenza di professore di Disegno architettonico– Regio Istituto di Belle Arti in Bologna, Bologna 05/01/1915).15 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 43: Foglio Matricolare,doc. 1: Copia del Foglio Matricolare – Comando DistrettoMilitare – Ferrara 13/12/1923.16 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 25: Congedo, doc. 1:Congedo – Regio Esercito Italiano – Distretto Militare diFerrara, Ferrara 18/09/1919.17 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 3: Domanda e allegatiper iscrizione, doc. 10: Denuncia Autentica di Vitale Vitali in-dirizzata alla Presidenza dell’Ordine degli Ingegneri ed Ar-chitetti della Provincia di Ferrara, Ferrara 22/11/1926. Duranteil periodo di fermo militare, con Regio Decreto del 19 Gennaio1918, Vitali riceve la Croce al Merito di Guerra (Cfr. Archivio Vitali– Ronta (Firenze), Busta 24: Croce al merito, doc. 2: Promozio-ne Militare – Regio Esercito Italiano – Comando Genio dellaIII Armata, Zona di guerra 20/02/1919).18 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 3: Domanda e allegati

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per iscrizione, doc. 10 cit.19 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 54: Fotografie di lavo-ri fatti o progettati, doc. 2: Fotografia di un disegno di VitaleVitali, Trieste luglio 1919.20 L. Scardino, op. cit., p. 13 e nota 4 a p. 27: “La risistemazioneurbanistica della piazza fu compiuta solo negli anni ‘30 dall’ar-chitetto Umberto Nordio, che vi costruì alcun teatro, ma, ad esem-pio, il palazzo della R.A.S., decorato dal ferrarese Achille Funi.”21 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 1: Elenco manoscrittodei lavori (iscrizione al sindacato), doc. 1: Minuta di letteraindirizzata ad un avvocato non identificato, s.d. (1930 circa).22 L. Scardino, op. cit., p. 13.23 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 26:Certificazioni scola-stiche, doc. 2: Certificato – Istituto Tecnico “Vincenzo Monti”di Ferrara – A. S.1919/20, Ferrara 13/06/1920. Nel 1920 Vitalipartecipa - arrivando terzo - al concorso per la cattedra di Dise-gno indetto dall’Istituto Tecnico “Vincenzo Monti” di Ferrara(Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 33: Concorso acattedre, doc. 1: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte delPresidente dell’Istituto Tecnico Provinciale” Vincenzo Mon-ti”- Ferrara, 06/10/1920).24 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 39: Studi e carriera,doc. 1 cit.25 L. Scardino, op. cit., p. 14.26 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 39: Studi e carriera,doc. 1 cit.27 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 49: Carriera didatti-ca, doc. 1: Memoriale, s.d.28 D’origine mugellana, Gina Calzolari sposa Vitali nel 1921, dopoaverlo conosciuto a Bologna nel 1913, durante una gita al San-tuario della Madonna di San Luca. (Vedi ibi, Testimonianze, In-contro del 12/09/2002).29 Inizialmente la famiglia Vitali abita per poco tempo in via Alber-to Lollio, per poi trasferirsi in via Madama e qui restare fino al1928. (Vedi ibi, Testimonianze, Incontro del 12/09/2002).30 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 40: Nomina a Commis-sario Ornato, doc. 1: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte delSindaco di Bondeno (Ferrara), Bondeno 27/04/1924.31 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 41: Diploma diBenemerenza Emigrati, doc. 1: Lettera inviata a Vitale Vitalida parte del Sindaco di Bondeno (Ferrara) Bondeno 12/07/1925.32 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 32: Assunzione allaScuola Professionale di Copparo, doc. 1: Lettera inviata a Vi-tale Vitali da parte del Regio Commissario della Scuola Pro-fessionale di disegno del Comune di Copparo, 06/10/1920.33 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 39: Studi e carriera,doc. 1 cit.34 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 12: Comunicazioni dilavoro per completare Comune di Comacchio, doc. 1: Letterainviata a Vitale Vitali da parte del Comune di Comacchio –Ufficio Tecnico, Comacchio 9/01/1930; doc. 2: Lettera inviata aVitale Vitali da parte del Geom. Carlo Cavallari - Comune di

Comacchio, Comacchio 03/04/1930. Per Comacchio Vitali realiz-za lo stemma municipale a bassorilievo e disegna il tabernacolodel “Bambin Gesù di Praga per il Duomo (Cfr. L. Scardino, op.cit., pp. 16-17).35 Nel 1928 il Comitato Cittadino pro onoranze al Prof. Zappata diComacchio incarica Vitali di eseguire un medaglione marmoreoed una pergamena commemorativa (Cfr. Archivio Vitali – Ronta(Firenze), Busta 6: Lettere per pergamena Prof. Zappata, doc. 1:Lettera inviata a Vitale Vitali da parte di Giovanni Miossi,Presidente del Comitato Cittadino pro onoranze al Prof. Zap-pata - Comacchio 22/05/1928; doc. 2: Lettera inviata a VitaleVitali dal Presidente del Comitato Cittadino pro onoranze alProf. Zappata – Comacchio 02/06/1928). Si veda anche lo schiz-zo per la pergamena dedicata ad Italo Balbo da parte degli inse-gnanti ed alunni della Scuola Agraria di Avviamento al Lavoro“Teodoro Bonati” di Bondeno (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Fi-renze), Busta 56: Lucido di pergamena, doc. 1: Disegno a mati-ta, s.d.) e il cartoncino in ricordo della Prima Comunione di Luisade Marchi (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 54/A:Progetti, doc. 2: Disegno a china, 20/05/1931).36 Si vedano i diplomi di Vincenzo Boldrini e Tito Marzi riprodottiin L. Scardino, op. cit., pp. 70-71 e si legga quanto scrive l’autorein merito (Cfr. L. Scardino, op. cit., pp. 17-18).37 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 15: Documentazionedel Comune di Comacchio sui lavori eseguiti, doc. 1: Denun-cia Autentica di Vitale Vitali indirizzata al Ministero dell’Edu-cazione Nazionale Direzione Generale dell’Istruzione Supe-riore di Roma, s.d. (post 1932).38 L. Scardino, op. cit., p. 14.39 Tra i committenti di Vitali, si annoverano alcuni industrialibenestanti di Comacchio, quali il Cav. Salinguerra Bignozzi,Entigerno Bellotti ed Ermippo Bottoni. (Cfr. Archivio Vitali – Ronta(Firenze), Busta 3: Domanda e allegati per iscrizione, doc. 4:Dichiarazione del Comune di Comacchio indirizzata alla Pre-sidenza dell’Ordine degli Ingegneri ed Architetti della Pro-vincia di Ferrara, Comacchio 21/11/1926; doc. 7: Minuta dilettera indirizzata al Ministero dell’Educazione Nazionale –Direzione Generale dell’Istruzione Superiore – Roma, s.d.; doc.8: Minuta, s.d.; doc. 9: Minuta, s.d.; doc. 10 cit.).40 Purtroppo, oggi, alcuni edifici risultano in parte alterati ed altrifortemente manomessi non solo nella partitura decorativa, maanche nelle strutture.41 Gli Ordini professionali sono stati istituiti in Italia con Legge n.1395 del 23 giugno 1923, “Disposizioni per la tutela del titolo edell’esercizio professionale degli ingegneri edegli architetti” (Cfr.Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 13: DocumentazioneAvvocati Finizia e Cappi (Ricorso), doc. 8: Memoriadefensionale indirizzata al Consiglio di Stato – IV sezione,Roma 1930, p. 2)42 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 3: Domanda e allegatiper iscrizione, doc. 2: Richiesta di Vitale Vitali indirizzata allaPresidenza dell’Ordine degli Ingegneri ed Architetti della Pro-

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vincia di Ferrara, Ferrara 22/12/1926. La richiesta è corredata daun ampia documentazione tra cui un “Certificato del Comune diComacchio comprovante la presentazione dei progetti” ed una“Dichiarazione dei proprietari comprovante l’avvenuta esecu-zione dei lavori”.43 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 2: Comunicazioni sul-l’iscrizione al Sindacato, doc. 1: Lettera inviata a Vitale Vitalida parte dell’Arch. Dante Trebbi, Segretario Provinciale delSindacato Nazionale Architetti Italiani- Direttorio di Bolo-gna, 30/05/1926. Dalla documentazione conservata in questoArchivio, risulta che Vitali rimane iscritto al Sindacato almenofino al 1929 (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 8: Ele-zioni Fasciste, doc. 1: Lettera inviata a Vitale Vitali da partedell’Arch. Dante Trebbi, Segretario Regionale del SindacatoRegionale Fascista Architetti dell’Emilia – Bologna 19/03/1929).44 Nel 1927 il Sindacato Nazionale Architetti Italiani – Direttoriodi Bologna, su richiesta della Commissione Ministeriale per l’esa-me delle domande d’iscrizione all’Albo, aveva comunicato a tut-ti gli aspiranti di corredare le loro domande con “ulterioridocumentazioni che comprovino la veridicità degli asserti” (Cfr.Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 4: Lettere Sindacato,doc. 2: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dell’Arch. DanteTrebbi, Segretario Provinciale del Sindacato Nazionale Ar-chitetti Italiani – Direttorio di Bologna, Bologna 10/05/1927;doc. 3: Allegato alla lettera del 10/05/27, Bologna 10/05/1927).La Commissione inizierà a valutare le richieste pervenute solodopo il 28 gennaio 1928 (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze),Busta 4: Lettere Sindacato, doc. 6: Lettera inviata a Vitale Vita-li da parte dell’Arch. Dante Trebbi, Segretario Provinciale delSindacato Nazionale Architetti Italiani - Direttorio di Bolo-gna, Bologna 28/01/1928).45 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 11: Ricorso per iscri-zione. Sindacato, doc. 1: Ricorso giudiziario eseguito dagliAvv. Biase Finizia - Ferruccio Campi – Valerio Jacoboni, Roma12/11/1929.46 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 13: DocumentazioneAvvocati Finizia e Cappi (Ricorso), doc. 8 cit., pp. 3-4.47 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 2: Comunicazioni sul-l’iscrizione al Sindacato, doc. 2: Istruzioni per la presentazio-ne delle domande degli aspiranti all’iscrizione negli albi de-gli ingegneri e degli architetti, a norma del Regio Decreto 23/11/1931 n. 1594, s.d. (dopo il 1931).48 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 1: Elenco manoscrittodei lavori (iscrizione al sindacato), doc. 1 cit.49 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 13: DocumentazioneAvvocati Finizia e Cappi (Ricorso), doc. 8 cit., p. 8.50 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 13: DocumentazioneAvvocati Finizia e Cappi (Ricorso), doc. 8 cit., p. 12.51 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 13: DocumentazioneAvvocati Finizia e Cappi (Ricorso), doc. 7: Lettera inviata aVitale Vitali da parte dello Studio Legale Avv. Biase Finizia &Avv. Ferruccio Cappi – Roma 30/03/1931.

52 Nella lettera inviata a Vitali in data 30 marzo 1931, gli avvocatiFinizia e Cappi ritengono che “sarà necessario […] elaborarenuovi motivi di impugnazione, ed eventualmente un nuovo me-moriale difensionale”, richiedendo anche “un altro fondo spesee competenze di almeno £ 500” (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Fi-renze), Busta 13: Documentazione Avvocati Finizia e Cappi(Ricorso), doc. 7 cit.).53 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 4: Lettere Sindacato,doc. 7: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte della Giunta perla Custodia dell’Albo Professionale degli Architetti dell’EmiliaRomagna, Bologna 31/12/1933. Ancora nel 1932, Vitali avevapresentato una nuova domanda d’iscrizione, allegando non solole “Dichiarazioni dell’Ufficio Tecnico del Comune di Comacchioper i lavori costruiti in quel Comune dall’anno 1920 all’anno1932", ma anche “38 fotografie di lavori eseguiti e di progetti” e“18 dichiarazioni di proprietari dei fabbricati costruiti” (Cfr. Ar-chivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 15: Documentazione delComune di Comacchio sui lavori eseguiti, doc. 1 cit., doc. 2:Dichiarazione del Comune di Comacchio indirizzata al Mini-stero dell’Educazione Nazionale Direzione Generale dell’Istru-zione Superiore di Roma, Comacchio 10/07/1932; doc. 3: Elen-co dei documenti e titoli presentati, Ferrara 11/07/1932).54 L. Scardino, op. cit., p. 22.55 L. Scardino, op. cit., p. 20.56 L. Scardino, op. cit., p. 25.57 Nello studio di casa, in Via Scandiana, Vitali conservava inbella mostra una foto di Giuseppe Mazzini, a testimonianza dellasua fede repubblicana, che non verrà meno neppure durante ilperiodo del Fascio (Vedi ibi, Testimonianze, Incontro del 02/10/2002).58 Archivio Comunale di Ferrara, Raccolta dei verbali della Giun-ta Comunale, anni 1945-1946.Nel 1952, la Sezione di Ferrara del Partito Repubblicano, convoto unanime, sceglie Vitali come proprio candidato alle elezioniamministrative: questi, però, non sarà eletto. (Archivio Vitali –Ronta (Firenze), Busta 53: Documenti e lettere attività repub-blicana, doc. 1: Raccomandata inviata a Vitale Vitali da partedel rag. A. Baldani – Comitato Elettorale della Sezione diFerrara – Partito Repubblicano Italiano, Ferrara 19/04/1952).59 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 51: Commissione Vigi-lanza Cimitero (Fe), doc. 2: Lettera inviata a Vitale Vitali daparte del Comune di Ferrara – Divisione Polizia Igiene – Uffi-cio Polizia, Ferrara 29/04/1948.60 L. Scardino, op. cit., p. 25.61 Vedi ibi, Testimonianze, Incontro del 12/09/2002.

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Itinerario a ComacchioBarbara Pazi, Francesca Pozzi

L’elenco che segue riporta la totalità delle opere che,in vari documenti, Vitali dichiara di aver eseguito.La schedatura successiva prende in esame solo quel-le ancora esistenti ed identificate con certezza.La numerazione rinvia alle schede riportate nelle pa-gine seguenti.

1cinemaZannini-Vicentini

2casaCeleste Carli

5/12/26casa e negozioErmippo Bottoni

9casaPietro Fogli

14/29mulinoBignozzi

16officinaZannini

18casaArturo Cavallari

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19villaEdgardo Carli

20garage depositoEntigerno Bellotti

21casa ufficiE. Bellotti

22uffici negoziEntigerno Bellotti

27casaAntonio Cinti

38casaAntonio Gelli

43cancellataS. Agostino

44casaC. Zannini

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Schede descrittive dei manufatti esistenti

L’elenco che segue riporta la totalità delle opere che, in vari documenti, Vitali dichiara di aver eseguito.La schedatura successiva prende in esame solo quelle ancora esistenti ed identificate con certezza.

n. Anno Luogo Indirizzo Tipo di intervento Proprietà1 1919 Comacchio Piazza Duomo n. 2 Cinematografo Proprietari F.lli Zannini e

Giuseppe Vicentini2 1920 Comacchio C.so V. Emanuele n. 201 Casa di civile abitazione Sig. Celeste Carli3 1921 Porto Garibaldi Strada provinciale (interno) Fabbricato rurale Rag. Vito Feletti Spadazzi4 1921 Comacchio P.zzetta Ugo Bassi n.10 Casa di civile abitazione Sig. Pietro Fogli5 1922 Comacchio C.so V. Emanuele n. 149 Casa di civile abitazione Sig. Ermippo Bottoni6 1922 S. Giuseppe Casa di civile abitazione Sig. Michele Arveda7 1922 Porto Garibaldi Casa Colonica Rag. Vito Feletti Spadazzi8 1922 Comacchio C.so V. Emanuele n. 106 Magazzeno F.lli Zanni9 1923 Comacchio V. Della Stimmate n. 10 Casa di civile abitazione Sig. Pietro Fogli10 1923 Comacchio P.zzetta Ugo Bassi n. 19 Casa di civile abitazione Sig. Luigi Cavalieri11 1923 Comacchio Piazza Duomo Casa di civile abitazione F.lli Zannini12 1924 Comacchio C.so V. Emanuele n. 149 Casa di civile abitazione Sig. Ermippo Bottoni13 1924 Comacchio C.so V. Emanuele n. 106 Casa di civile abitazione F.lli Zanni14 1924 Comacchio C.so V. Emanuele n. 200 Fabbricato ad uso uffici Sig. Cav. Salinguerra Bignozzi15 1924 Comacchio P.zzetta Ugo Bassi n. 10 Negozio Sig. Pietro Fogli16 1924 Comacchio Piazza Umberto I n. 16 Officina meccanica F.lli Zannini17 1925 Porto Garibaldi Lungo la spiaggia Casa di civile abitazione Sig. Gastone Bellini18 1925 Comacchio P.zza Presidio n. 4 Casa di civile abitazione Sig. Arturo Cavallari19 1925 Comacchio Strada provinciale (non numerata) Villa Sig. Edgardo Carli20 1925 Comacchio Via Nino Bonnet. n. 5 Fabbricato ad uso garage pubblico e

deposito di materialiSoc. Entigerno Bellotti

21 1926 Comacchio Via Nino Bonnet. n. 3-3/A Fabbricato ad uso uffici e abitazione Soc. Entigerno Bellotti e C.i22 1926 Comacchio Angolo Via S. Bertolo nn. 22-24-

24/A Via Nino Bonnet n. 26-26/AFabbricato ad uso uffici statali,abitazioni e negozi

Soc. Entigerno Bellotti e C.i

23 1926 Comacchio Cimitero Edicola funeraria Famiglie Sigg. Feletti - Virgili24 1926 S. Giuseppe Cimitero Edicola funeraria Fam. Guerrini25 1926 Porto Garibaldi Via Acciaioli (non numerata) Casa di civile abitazione Sig. Pellegrino Bonazza26 1926 Comacchio C.so V. Emanuele n.149 Negozio e abitazione Sig. Ermippo Bottoni

Sig.ra Diva Cavallari (Nina)27 1926 Comacchio C.so V. Emanuele n.79 Casa di civile abitazione Sig. Antonio Cinti28 1926 Porto Garibaldi Via della Rimembranza (non

numerato)Villetta Sig.ra Zelinda Patrignani

29 1926 Comacchio C.so V. Emanuele n. 200 Deposito nafta Sig. Cav. Salinguerra Bignozzi30 1926 Codigoro Fabbricato ad uso industriale Soc. Aldo Felisatti e C.31 1926/2

7Comacchio Via S. Agostino Casa di civile abitazione Sig. Vincenzo Feletti Virgili

32 1927 Comacchio Cimitero Edicola funeraria Fam F.lli Vincenzi33 1927 Comacchio Cimitero Tomba di Famiglia Sig.na Giuseppina Carli34 1927 Comacchio Cimitero Tomba di Famiglia Sig. Filippo Barillari35 1928 S. Giuseppe Cimitero Tomba di Famiglia Sig. Giuseppe Feletti36 1928 Ferrara Cimitero Edicola funeraria Fam. Dott. Ing. Enrico Feletti37 1928 S. Giuseppe Cimitero Edicola funeraria Fam. F.lli Samaritani38 1929 Comacchio P.zza XX Settembre n. 21-23 Casa di civile abitazione Sig. Antonio Gelli39 1929 Comacchio Cimitero Chiesa Commissario Prefettizio del

Comune40 1930 Ferrara Cimitero Edicola funeraria Fam. Sig. Orlando Codecà41 1930 Comacchio Via S. Bertolo Facciata della chiesa della B. V. del

Rosario42 1932 Comacchio Cimitero Edicola funeraria Sig. Giovanni Carli43 1932 Comacchio Tempio di S. Antonio Cancellata artistica44 1932 Comacchio Via Isola n. 18-20 Casa di civile abitazione Sig. Maestro Camillo Zannini

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destinazione d’uso:

descrizione:

1 1919, 1930, Cinema f.lli Zannini e Giuseppe VicentiniComacchio, Piazza Duomo n. 2

Enrica Mantovani

Posto al centro di un isolato in parte prospiciente la Piazza XX Settembre, ha un fronte proprio di ml. 22 circasulla stessa piazza, un’area retrostante parzialmente in diretta comunicazione con la pubblica via, più un ‘areacortiliva privata.

Fino al 1860 era adibito a Chiesa, successivamente venne trasformato in magazzino-sugheria. Nel 1919 Vitaliinterviene con un progetto di trasformazione in sala cinematografica con costruzione di balconata e gradinate.Capacità 450 posti (Archivio Vitali, Ronta (Fi), busta 3, doc 10; busta 15, doc 1).

Oggi il complesso è adibito ad uffici e si caratterizza sul fronte strada per il suo prospetto sobrio e compatto,che tenta di recuperare l’immagine originaria di Chiesa. Al piano terra l’ingresso centrale è affiancato da dueporte laterali, ricavate da aperture squadrate e sormontate da archi ciechi che, proseguendo verso terra, creanouna cornice. Al piano primo, in asse con le aperture sottostanti, si trovano tre finestre uguali allineate coninferriate che recano decorazioni floreali stilizzate secondo forme geometriche. A coronamento della facciata untimpano sobrio e lineare con al centro un finto rosone tamponato.Dalle foto storiche relative al periodo in cui l’edificio era adibito a teatro-cinematografo sappiamo che gli spaziinterni erano caratterizzati dalla presenza di stucchi e frontali in stile Liberty che decorano le porte e le pareti,che in parte possiamo vedere ancora oggi. Le pareti sono scandite da paraste a tutta altezza, dalle qualidipartono fasci di piccole nervature che si raccordano ora con la cornice orizzontale, ora con le decorazionifloreali, perimetrando i soffitti delle sale di rappresentanza. Anche le balconate della galleria presentano ricchedecorazioni in stucco che risaltano sullo fondo color ocra, sono decorazioni a fascia rappresentanti elementivegetali, fiori e foglie che si avvolgono a losanga.Al centro della sala un corpo illuminante riccamente decorato secondo elementi geometrici a forma di stellesovrapposte e racchiuse da un elemento tondo. Diversi per tipologia e forma sono i piccoli punti luce situatisulle pareti laterali e a ridosso delle paraste che scandiscono il ritmo delle aperture nella sala cinematograficaprincipale. I corpi illuminanti sono tutt’ora presenti all’interno degli uffici, il lampadario di illuminazione princi-pale della sala probabilmente non è stato spostato, ma quelli più piccoli sono stati rimossi dalla posizioneoriginale e riposizionati.Delle modifiche relative all’intervento previsto negli anni ’30 ci rimangono alcuni schizzi e disegni. Era previstala creazione di un ingresso attraverso l’aggiunta di un loggiato al piano terra che reggeva due balconi lateralial piano primo. E’ molto probabile che questo intervento non sia mai stato eseguito.

Nel 1980-82 si rende necessario il ridimensionamento del locale a causa della continua diminuzione dellepresenze. Il ridimensionamento del cinema avviene tramite scorporo della parte destra della struttura in cui erasituato l’accesso. Ciò determina la costruzione di un nuovo atrio con biglietteria e sala d’attesa e lo spostamen-to dell’ingresso alla sala, che dal corpo laterale viene spostato su Piazza XX Settembre.

Accanto alla struttura dell’ex chiesa troviamo l’edificio angolare attiguo, originariamente inglobato nel cinema-tografo. Tale corpo viene ristrutturato tra il 1984/85 e la facciata iniziale, che presentava una marcatura verticaledelle aperture, viene completamente trasformata e suddivisa in tre livelli, piano terra, piano primo e sottotetto.Gli elementi distintivi oggi sono dati da uno zoccolo bugnato, da un fascione angolare, da infissi in legnoverniciato poggianti su un bancale marcapiano intonacato e sulla sommità da una cornice a riseghe intonacate.Le aperture della facciata sottolineano la ripartizione orizzontale dei relativi piani. Le vetrine hanno arcoribassato e, ai piani superiori ci sono finestre squadrate regolari. Sul fianco le aperture sono arricchite ora dagrate in ferro stile liberty, da stucchi a fascia geometrica con forme di piccoli quadrati allineati sulla sommitàdelle finestre, mentre la parte alta è caratterizzata da una finestra termale posta al entro della facciata.

cinematografo

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primi decenni ‘900.Collezione Luciani

F. Luciani, Vsén’ a la ròle dél chemén’. Tradizione popolarestoria poesia dialettale, Rimini, 2001, p. 97

Particolare di cartolina d’epoca, Col-lezione Luciani

Collezione Luciani

Archivio Ufficio Urbanistica del Comune di Comacchio

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Archivio Vitali Archivio Vitali

Foto di Alberto Cinti Foto di Alberto Cinti

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destinazione d’uso:

descrizione:

2 1920, Casa Celeste CarliComacchio, Corso V. Emanuele n. 201

casa di civile abitazione

Sviluppata su due livelli si presenta con una conformazione di facciata simmetrica e regolare. Al primo livelloquattro grandi finestre incorniciano la porta d’ingresso centrale. Le finestre sono schermate da grate in ferrorealizzate con linee sinuose che rimandano allo stile Liberty; tali aperture sono incorniciate da decorazionigeometriche aggettanti che conferiscono importanza all’edificio.Il secondo livello si presenta meno rigido rispetto a quello sottostante, le cornici esterne che perimetrano lefinestre non seguono forme geometriche, ma rappresentano essenze floreali, e alle linee rette si sostituisconoelementi curvilinei e medaglioni circolari.Il portale d’ingresso, insieme al balcone sovrastante, diventa all’interno della facciata l’unico elemento cheinterrompe la linearità orizzontale delle finestre dei due livelli.

Enrica Mantovani

Archivio Vitali

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destinazione d’uso:

descrizione:

1922-24-26, Casa e negozio Ermippo BottoniComacchio, Corso V. Emanuele n. 149

Enrica Mantovani

casa di civile abitazione e negozio

Attualmente il corpo di fabbrica, ridotto allo stato di rudere, risulta poco riconoscibile nel suo disegno origina-rio se non fosse per l’identificazione dello stesso tramite gli edifici laterali disposti in linea.Oggi la costruzione, priva di copertura e di aperture libere che risultano tamponate, è soggetta a decalcificazionedi malte e intonaci con attacco e deposito di elementi vegetativi.La struttura originaria, secondo le foto storiche, si presentava suddivisa in due livelli sottolineati da unafascia-cornice marcapiano. L’edificio era caratterizzato da aperture simmetriche e portale d’ingresso centralesormontato da un balcone con ringhiera in ferro lavorata secondo lo stile Liberty, come le inferriate poste aprotezione delle finestre al piano terra. Le aperture al primo livello erano prive di cornice, a differenza di quellesoprastanti, ma presentavano un bancale in aggetto.

5,12,26

AchivioVitali

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destinazione d’uso:

descrizione:

9 1923, Casa Pietro FogliComacchio, Via della Stimmate n. 10

casa di civile abitazione

E’ composta da due piani fuori terra e occupa un cassero. Gli elementi che la caratterizzano sono le corniciintorno alle finestre del piano terra ed il marcapiano sotto le finestre del piano primo: nel complesso l’edificioè semplice e lineare.Le cornici in rilievo attorno alle finestre del piano terra presentano delle scanalature verticali e una modanaturasulla sommità; l’edificio non ha caratteristiche tali da essere classificato precisamente, si può piuttosto affer-mare che ha subito contaminazioni stilistiche associabili al Liberty.L’edificio è esistente ma, dal momento che non si sono reperiti disegni, non si può affermare con certezza secorrisponda al progetto originale.

Isabella Frignani

Collezione Luciani

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destinazione d’uso:

descrizione:

1924, 1926 Uffici del Mulino BignozziComacchio, Corso V. Emanuele n. 200

Cecilia Traina

uffici e magazzino nafta

L’edificio adibito ad uffici, realizzato su commissione del cav. Salinguerra Bignozzi, si affaccia sulla corteinterna che ha accesso diretto al canale Lombardo ed è circondata dai magazzini e dal Mulino vero e proprio,un tempo chiesa di S. Carlo. Il fabbricato è ad un solo piano con copertura in coppi a falda unica; il frontepresenta tre grandi finestre con una semplicissima cornice e senza alcun tipo di decorazione. L’entrata è oratamponata; si accede, infatti, dal retro.Secondo quanto riportato in un elenco delle opere eseguite dell’Archivio Vitali (busta 3, doc. 10), nel 1926Vitali progettò una “torretta per il deposito della nafta” all’interno del complesso. Potrebbe essere la torrettaoggi esistente, forse rimaneggiata nel tempo.

14, 29

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destinazione d’uso:

descrizione:

16 1924, Officina f.lli ZanniniComacchio, Piazza Umberto I n. 16

officina meccanica

Piccolo fabbricato inserito nella cortina edilizia di P.zza Umberto I la cui facciata, “stretta” tra due edifici digrandi dimensioni, è semplice e ben proporzionata negli elementi che la compongono, nei vuoti, nei pieni enelle forme utilizzate; essa è assolutamente esaltata dalla vicinanza dei fabbricati confinanti che appaiono benpiù grandi, ma meno “visibili”.La facciata è simmetrica ed è composta da una grande apertura al piano terra, presumibilmente l’ingressoall’officina, una porta-finestra con balcone al piano primo e tre finestre al piano sottotetto. Gli elementi che lacaratterizzano sono riconoscibili e riconducibili a Vitali, come il balcone in cemento con parapetto realizzatocon piatti di ferro a disegno geometrico, il cornicione aggettante sorretto da mensoloni in cemento e le trefinestre unite da una cornice in rilievo anch’essa in cemento. Il fabbricato si sviluppa verticalmente, mapermette una lettura anche orizzontale che fa trasparire la partitura interna del fabbricato, elemento anch’essoricorrente nelle architetture di Vitali.Non sono stati recuperati disegni di progetto per questo edificio, solo alcune foto storiche che mostrano ilfabbricato prima dell’intervento di Vitali. Di esso mantiene la simmetria precedente della facciata, il cornicioneaggettante e la cornice che unisce le aperture realizzate nel prospetto.

Barbara Pazi

F. Luciani, Un penirén pén’ ed ricòrd. Tradizionepopolare storia poesia dialettale, Rimini, 1999, p. 59

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destinazione d’uso:

descrizione:

1925, Casa Arturo CavallariComacchio, Piazza Presidio n. 4

Raffaella Piva

casa di civile abitazione

Di questo progetto non abbiamo disegni ma solo memoria scritta della sua realizzazione, in quanto inseritonell’elenco dei lavori eseguiti stilato dallo stesso Vitale Vitali.Degli interventi eseguiti nel restauro di questo stabile, ci perviene una descrizione riassuntiva: “restauro conabbattimento e ricostruzioni di più parti del fabbricato di casa di civile abitazione di vani 10 e piani due dellasuperficie di mq 170 con costruzione di quattro vani della superficie di mq 80 e muro di cinta” (Archivio Vitali,busta 3, doc. 8 ).Quello che a noi rimane è forse l’impaginato della facciata e probabilmente le inferriate alle finestre del pianoterra impostate su un disegno lineare con al centro un “rosone” formato da tre cerchi di diverso diametro e inalto un decoro floreale.La delicatezza e la semplicità contraddistinguono questo piccolo intervento.

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destinazione d’uso:

descrizione:

19 1925, Villa Edgardo CarliComacchio, Strada Provinciale

casa di civile abitazione

Tra le opere menzionate negli elenchi d’archivio, la costruzione compare come “Villa di vani 12 e piani 2 dellasuperficie di mq 140" (Archivio Vitali, busta 3, doc. 9). Inoltre, in un disegno di progetto eseguito per il villinodi Pietro Fogli (1925), si osserva una porzione di villa Carli: è probabile che i due edifici siano stati concepitinello stesso momento per essere in continuità l’un l’altro e con caratteristiche tipologiche simili. Tuttavia èstata poi realizzata la villa Carli.Essa è disposta su tre piani, di cui uno interrato, e presenta una parte aggettante. Sotto un loggiato si troval’ingresso al quale si accede attraverso una rampa dalle forme sinuose.L’edificio è interamente intonacato: la parte seminterrata è liscia, il piano rialzato è a corsi di bugnato, mentre laparte superiore del piano primo ed il coronamento sono finemente decorati con motivi floreali.Una foto storica mostra che la decorazione floreale presente nel progetto, non è stata realizzata. Solo il parapet-to della loggia del piano rialzato presenta un motivo a piccoli quadrati in rilievo. Il balcone del piano primoinvece ha un parapetto la cui struttura principale è in muratura e la cui ringhiera è in ferro con motivi decorativitipici della poetica di Vitali.Attualmente il fabbricato risulta pesantemente rimaneggiato: la sinuosa scala di ingresso è scomparsa; alloggiato è stata sovrapposta una scala esterna per accedere direttamente al piano primo con perdita parzialedella decorazione del parapetto. Inoltre le aperture della parte aggettante, precedentemente tripartite equadripartite, sono state trasformate in grandi finestre ad unico vano.

Isabella Frignani

Archivio Vitali

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destinazione d’uso:

descrizione:

Barbara Pazi20 1925, Garage pubblico e deposito materiali Ditta Entigerno Bellotti & C.Comacchio, Via Nino Bonnet n. 5

garage pubblico e deposito di materiali

Progetto di fabbricato avente destinazione d’uso di autorimessa a piano terra e di magazzino al piano primo. Lafacciata è intonacata e divisa in quattro campate, tre uguali fra loro e una, principale che sottende l’ingresso alfabbricato. Le campate minori, arretrate rispetto a quella principale, sono delimitate da due paraste, hannoun’apertura per piano e sono caratterizzate da scanalature orizzontali presenti, con passo più grande, anchesulle paraste. Alla semplicità delle campate sopraccitate si contrappone la ricchezza formale di quella principa-le, dove l’architetto esprime con garbo e sapienza le nuove esperienze novecentesche da esso mutuate. Essaè composta, al piano terra da un grande portale ad arco ribassato, per il passaggio delle auto, e al pianosuperiore da tre aperture, una centrale di grandi dimensioni e due più piccole ai lati. Al piano terra la superficiepiena è trattata come quella delle campate minori e al centro è ritagliata la porta d’accesso che nella partesuperiore ha una decorazione di gusto Liberty a formelle con foglie e festoni geometrici con al centro una testaleonina. La superficie del secondo piano è liscia e scandita dalle aperture separate da colonnine stilizzate convolute, sovrastate da “pennoni” ornamentali; chiude la composizione il timpano ai vertici inferiori del qualesono due elementi pieni e lisci.La facciata è divisa orizzontalmente dal marcapiano e chiusa da un cornicione liscio molto pronunciato.Il fabbricato è stato costruito conforme al progetto a noi pervenuto; attualmente mancano le formelle quadratea foglie che erano poste sugli elementi di chiusura delle paraste sopra il cornicione e quelle con la testa di leonee foglie che chiudevano orizzontalmente il cornicione verso le aperture del piano primo. L’apertura d’ingressoha una riquadratura sensibilmente diversa dal disegno, probabilmente una modifica in corso d’opera.Tra i disegni a noi pervenuti vi sono altre versioni di questo progetto che ne rispettano le linee fondamentali,partizioni, elementi predominanti, decorazioni, ma che contengono soluzioni, con tutta probabilità dettate dalladistribuzione interna, assai diverse come ad esempio due scale in facciata che portano al piano superiore.

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Archivio Vitali Archivio Vitali

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destinazione d’uso:

descrizione:

Barbara Pazi21 1926, Ufficio e casa del custode Ditta Entigerno Bellotti & C.Comacchio, Via Nino Bonnet n. 3-3/A

Ufficio e civile abitazione

Progetto di piccolo fabbricato a due piani di composizione semplice e lineare avente facciata simmetrica; essaè formata da due porte di uguale misura sovrastate da due aperture anch’esse uguali fra loro.La facciata è caratterizzata da due cornici, una bassa e una alta, che ritagliano uno spazio centrale perimetrandole porte e le aperture del piano primo; tali cornici diventano il semplice gioco decorativo della facciata.La cornice parte all’altezza di un ideale basamento per poi avvolgere le porte sottolineando l’architrave conformelle a foglie realizzate in cemento a stampo, mentre quella alta parte dal cornicione e nello stesso modo,riquadra le finestre inglobando anche il bancale. Il cornicione presenta motivi ornamentali floreali e geometrici.Tale composizione è semplice e apparentemente priva di elementi caratterizzanti; in realtà questo piccolo corpodi fabbrica dialoga in modo discreto con i due immobili adiacenti di più grandi dimensioni appartenenti allastessa proprietà, collocandosi tra il fabbricato d’angolo, adibito ad uffici e negozi, e il garage pubblico consovrastante magazzino arretrato rispetto al fronte strada. I tre fabbricati hanno elementi in comune, come leformelle di cemento con foglie, ma composizioni formali diverse che identificano, e sottolineano, l’importanzadella destinazione d’uso di ognuno. Ritroviamo il medesimo schema compositivo nel prospetto laterale che siaffaccia all’interno del cortile del garage.Attualmente la facciata dell’immobile è sovrapponibile al progetto a noi pervenuto, pur non rispettando ilgioco delle cornici decorate che avvolgono, diventandone parte, le bucature esistenti. Non ci è dato sapere seil prospetto ha subito trasformazioni in corso d’opera o negli anni successivi.La composizione potrebbe non concludersi con i tre fabbricati sopra descritti e documentati nelle tavole diprogetto poiché, percorrendo via Bonnet, troviamo un altro immobile uguale per dimensioni, forme e decora-zioni all’abitazione del custode e ad esso simmetrico rispetto all’asse centrale del garage. Non è certo che talefabbricato faccia parte del progetto originario di Vitali, poiché non è documentato negli elaborati in nostropossesso, ma è da ritenersi un elemento importante di chiusura e di equilibrio nell’economia formale dellacomposizione.

Archivio Vitali

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destinazione d’uso:

descrizione:

22 1926, Fabbricato ad uso uffici statali e negozi, Ditta Entigerno Bellotti & C.Comacchio, Via San Bertolo nn.22-24-24/A angolo Via Nino Bonnet n.26-26/A

uffici statali, abitazioni e negozi

Progetto di fabbricato d’angolo a due piani con destinazione d’uso a spazi commerciali al piano terra, uffici eabitazione al piano primo. La facciata è asimmetrica e si sviluppa su via S. Bertolo in quattro campate disegualie in due su via Nino Bonnet.Il piano terra è caratterizzato da quattro ampie aperture di uguali dimensioni che identificano gli spazi commer-ciali e una che corrisponde all’ingresso per uffici del piano primo.I livelli sono segnati dal marcapiano che delimita anche il rivestimento bugnato della parte inferiore.La campata che sottende l’ingresso e quella d’angolo sono trattate in modo diverso rispetto alle altre; essesono arricchite da un balcone sorretto da mensoloni e ingentilito da elementi in ferro, con ornamento centralegeometrico e floreale; nella campata d’angolo il balcone gira raccordandosi alla porzione di fabbricato prospi-ciente via Bonnet.La composizione delle facciate è eclettica e assembla forme proprie del linguaggio neoclassico con nuovielementi decorativi introdotti nei primi anni del ‘900, mutuati dalle esperienze che andavano sviluppandosi conmaggior importanza in altre sedi.Elementi classici come il bugnato della parte inferiore e l’uso dell’intonaco liscio della parte superiore, lacornice marcapiano, le finestre a edicola, l’assenza di ulteriori piani e la ripetitività delle bucature delle “botte-ghe” e delle aperture del piano superiore, riconoscibili nell’esempio della “casa di Raffaello” a Roma, dialoganocon elementi rielaborati e nuove introduzioni. E più precisamente: l’arco a tutto sesto trasformato in arcoribassato con cornice ed elemento decorativo centrale, le colonne ai lati della finestra centrale che si trasforma-no in un rivestimento in pietra su alto basamento, la fascia di coronamento che non ha più i triglifi e le metope,ma mensole che “reggono” il cornicione, e il ferro lavorato introdotto nel parapetto dei balconcini.Attualmente il fabbricato è in pessimo stato di conservazione; sono stati inoltre asportati vari elementi deco-rativi come cornici, formelle e rivestimenti e introdotti avvolgibili in materiale plastico.Il fabbricato è stato costruito, in linea di massima, conforme al progetto a noi pervenuto: sono assenti i frontonicurvilinei delle finestre delle campate minori ed è stata corretta l’apertura che conduce al piano superiore che,nel disegno è del tutto simile a quelle dei negozi, mentre, attualmente, non è ad arco ribassato e ha un elementodecorativo a formelle all’altezza dell’architrave.

Barbara Pazi

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Archivio Vitali Archivio Vitali Archivio Vitali

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destinazione d’uso:

descrizione:

23 1926, Edicola funeraria Famiglia Giuseppe Feletti VirgiliComacchio, Cimitero

edicola funeraria

Edicola funeraria monumentale su pianta rettangolare tripartita. Il fronte principale in pietra, su alto basamentocon dentelli, enfatizza tale scansione spaziale mediante la doppia altezza del corpo centrale, leggermenteaggettante, e le celle laterali più basse. Il moto ascensionale centrale è scandito dall’ampio portale d’ingressosormontato da arco a tutto sesto, sovrastato da stemma araldico incastonato in una cuspide che culmina conuna massiccia croce all’altezza della copertura. Le ali laterali presentano un’impostazione che richiama gliantichi sarcofagi con teste di leone, tipico del gusto dell’epoca per il citazionismo fine a sè stesso. Lamesopotamica imponenza dell’esterno dell’edicola, saldamente ancorata alla terra, si stempera nell’internodove prevalgono colorazioni accese e luminose e le forme più leggere e delicate delle decorazioni geometrichee floreali orientaleggianti e del cielo stellato.Questo progetto compare in diversi elenchi di lavori eseguiti stilati dallo stesso Vitali. In particolare nell’elencocontenuto nell’Archivio Vitali (busta 3, doc. 8), questo progetto viene così descritto: “edicola funeraria (nonultimata nel suo rivestimento in marmo)”.La cappella si presenta ancora oggi in muratura faccia a vista e mancante delle decorazioni interne.

Cecilia Traina

Archivio Vitali

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destinazione d’uso:

descrizione:

Isabella Frignani24 1926, Edicola funeraria Famiglia GuerriniSan Giuseppe di Comacchio, Cimitero

edicola funeraria

La struttura dell’edicola è piuttosto semplice e lineare con due piccole ali laterali. E’ impostata su due ordinisovrapposti accentuati dalla scansione delle vetrate che costituiscono i dettagli maggiormente articolati insie-me al fregio presente sulla sommità. Il coronamento termina con quattro contrafforti verticali nei vertici delquadrato che costituisce la pianta del corpo principale; su tali contrafforti sono presenti croci greche inbassorilievo. Nel corpo principale è presente un rosone, mentre sulle due ali più basse vi sono iscrizioni eformelle quadrate. Sul prospetto principale, tra la porta di accesso e la finestra tripartita, è la scritta “FAMIGLIAGUERRINI”.Nelle sezioni di progetto Vitali esegue uno studio accurato delle decorazioni interne realizzando una rappresen-tazione con immagine sacra sopra l’altare posto centralmente e decorazioni floreali a nastro sui lati secondari.Il monumento funerario si può ricondurre allo stile neoclassico per quanto riguarda gli ordini sovrapposti coninfluenze bizantine se guardiamo il coronamento superiore.Da un confronto con l’edificio esistente è possibile affermare che il monumento realizzato è conforme alprogetto e dalle foto storiche si può notare che è stato cambiato il portone di accesso e sono stati aggiuntisistemi di smaltimento delle acque meteoriche.Nel materiale a noi pervenuto risulta che questo progetto è stati riproposto anche per un edicola funeraria darealizzarsi a Comacchio per la famiglia Feletti. Non ci è dato di sapere quale dei due progetti sia stato concepitoprima. E’ plausibile supporre che il Vitali abbia elaborato il progetto inizialmente per la famiglia Feletti e, nonavendolo eseguito, abbia riproposto lo stesso progetto alla famiglia Guerrini realizzandolo nel cimitero di S.Giuseppe di Comacchio.

Archivio Vitali

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destinazione d’uso:

descrizione:

27 1926, Casa Antonio CintiComacchio, Corso V. Emanuele n. 79

casa di civile abitazione

L’edificio, con destinazione di civile abitazione, è situato in una cortina in linea sul Corso Vittorio Emanuele;non presenta elementi di rilievo. Sviluppato su due livelli, al piano terra ospita ambienti commerciali con ampievetrine e gli accessi ai due appartamenti posti al piano primo. I due ingressi sono indipendenti, affiancati esituati centralmente. Sopra di essi si trova un piccolo balcone con decorazioni geometriche ad intreccioromboidale, lateralmente al quale si aprono finestre regolari, in asse con le vetrine sottostanti.Un piccolo marcapiano a fascia aggettante, insieme alla cornice in gronda, fa prevalere la linearità orizzontalesull’allineamento verticale.L’edificio si mostra senza tinteggiatura, ma sono visibili tracce di colore rosso sotto il balcone e in corrispon-denza del cornicione di coronamento.

Enrica Mantovani

Collezione Luciani

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destinazione d’uso:

descrizione:

Cecilia Traina32 1927, Edicola funeraria Famiglia VincenziComacchio, Cimitero

edicola funeraria

Edicola funeraria di ispirazione classica: il fronte principale, che funge da facciata ad una semplice costruzioneche accoglie i loculi, è composto da un ordine gigante di colonne corinzie su cui si impostano trabeazione efrontone decorato con acroteri. Le proporzioni dell’ordine sono rispettate, ma il frontone è di dimensionieccedenti e si imposta liberamente sul capitello.Confrontando la realizzazione con la sezione di progetto, si nota come originariamente le colonne fosseropensate a tutto tondo, e non a semicolonne addossate alla parete.Come era uso dell’epoca, tutta l’edicola è realizzata in graniglia uniformata con una leggera velatura, adimitazione della più pregiata pietra.

Archivio Vitali

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destinazione d’uso:

descrizione:

35 1928, Edicola funeraria Famiglia Giuseppe FelettiSan Giuseppe di Comacchio, Cimitero

edicola funeraria

E’ composta da sarcofago in muratura su colonne poste su un alto basamento. Delle colonne Vitali sviluppaanche un particolare al vero.La tomba risulta non ricca di particolari, le parti maggiormente decorate sono i capitelli delle colonne nei qualivengono rappresentate croci greche e i quattro angoli del sarcofago, che riportano decorazioni floreali. Suldisegno sono presenti, sul fronte principale la scritta “FAM. G. FELETTI” e sui prospetti laterali i nomi degliestinti.Il monumento funerario si può ricondurre allo stile neoclassico con contaminazioni Liberty (decorazioni floreali).Da un confronto tra i disegni a noi pervenuti ed una fotografia storica è possibile affermare che il monumentofotografato è conforme al progetto. Attraverso la fotografia inoltre si desume la posizione della tomba all’inter-no del cimitero. Da un sopralluogo effettuato si è potuto vedere che la tomba è stata rimossa e sostituita.Dai documenti ritrovati si può ipotizzare che il progetto sia del 1926, mentre la realizzazione effettiva del 1928.

Isabella Frignani

Archivio Vitali

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destinazione d’uso:

descrizione:

Cecilia Traina36 1928, Edicola funeraria Famiglia Enrico FelettiFerrara, Certosa

edicola funeraria

Edicola funeraria a pianta rettangolare con volta a cupola e copertura a timpano sui quattro lati. L’architetto neprogettò diverse versioni, tutte simili: nel fronte principale, impostato sul doppio quadrato, l’ingresso è sor-montato da un arco a lunetta sopra il quale vi è una trifora. L’apertura centrale, più alta rispetto a quelle laterali,si compenetra con il frontone spezzato e sorretto da due imponenti lesene poste a lato dell’ingresso. Il motoascensionale è ulteriormente accentuato dalla cupola poligonale a tutto sesto. L’esterno, in mattoni faccia avista è impreziosito da alcuni bassorilievi, fasce ornamentali e dalla lavorazione delle inferriate. Il motivo dellatrifora si ripete anche nei prospetti laterali, mentre il retro rimane cieco.Complessivamente la realizzazione appare fedele al progetto. Uniche piccole differenze si possono notarenell’apparato decorativo: la grande croce della porta e le due formelle rettangolari alla base della lunetta nonsono presenti in nessuna delle tavole di progetto. La maggior parte degli elementi architettonici, pensati peressere in pietra, vennero realizzati in graniglia di cemento poi velata per uniformarla superficialmente, comeconsuetudine dell’epoca.

Archivio Vitali

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destinazione d’uso:

descrizione:

37 1928, Edicola funeraria Famiglia SamaritaniSan Giuseppe di Comacchio, Cimitero

edicola funeraria

Del sepolcro, dal fronte stretto ed allungato, è stato rinvenuto soltanto il disegno del prospetto, in scala 1:50.Costruito in mattoni, è dominato dall’imponente portale, che ne occupa la metà inferiore. Dal basamento sidipanano, avvolgendosi elegantemente su se stesse, slanciate colonne tortili che delimitano lateralmente lospazio, mentre preziose formelle in cotto incorniciano il portale; analoghe decorazioni si possono ritrovare aBondeno, nella tomba della famiglia Grandi (che Vitali frequentò nel periodo in cui insegnava presso la Scuoladi Avviamento Professionale), dove simili formelle riquadrano un affresco di Edgardo Rossaro1. Al di sotto dellemensole lignee che sorreggono lo sporto del tetto a capanna, un finestrone cieco, con cinque esili colonnine incotto, recanti anch’esse in sommità formelle decorative, conferisce leggerezza alla facciata.Attualmente, i fianchi dell’edificio appaiono intonacati, senza decorazioni, per consentire l’affiancamento adaltre tombe.Note: 1 L. Scardino, Edgardo Rossaro a Bondeno, Ferrara, Liberty House, 1988; L. Scardino (a cura di), Arrigo Minerbi egli scultori della Fornace Grandi di Bondeno, Ferrara, Liberty House, 1998.

Stefania Gallini

Archivio Vitali

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destinazione d’uso:

descrizione:

Barbara Pazi38 1929, Casa Antonio GelliComacchio, Piazza XX Settembre n. 21-23

casa di civile abitazione

Fabbricato a due piani con fronte su strada intonacato e copertura a due falde inclinate in coppi di cotto.La facciata è composta da due aperture al piano terra - una, ad arco a tutto sesto, che permette l’accessoall’abitazione e l’altra ad arco ribassato che identifica un esercizio commerciale - e tre al piano superiore. Lafacciata è asimmetrica rispetto al suo asse centrale, ma scomponendola in due parti ideali “lette” in verticale,ritroviamo la simmetria rispetto all’asse centrale delle due aperture presenti al piano terra.I livelli del fabbricato sono evidenziati dal marcapiano costituito da una cornice liscia in cui si “inserisce” ilbalconcino sorretto da mensole; la parte inferiore della facciata è caratterizzata da scanalature orizzontali acorsi di bugnato mentre la parte superiore è liscia. Le aperture realizzate al piano superiore sono tre, dueappoggiano su di una snella cornice realizzata all’altezza del bancale, l’altra la interrompe per la sua larghezzaessendo la porta-finestra che conduce al balconcino. Le finestre sono inscritte in una cornice lateralmenteliscia e ad elementi geometrici e formelle, a testa di leone, all’altezza dell’architrave; infine l’elemento di chiusu-ra è a timpano. La facciata è chiusa da un cornicione aggettante di grandi proporzioni e da due camini di formageometrica.Nell’archivio Vitali è stato trovato un disegno senza oggetto e data che corrisponde alla facciata sopra descrit-ta. Possiamo senz’altro affermare che il progetto è stato seguito fedelmente, nella partitura, nelle finiture e nelledecorazioni; gli unici elementi che non corrispondono sono i camini, presenti nella facciata esistente ma nonnel disegno.

Collezione Luciani Collezione Luciani

120

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destinazione d’uso:

descrizione:

39 1929, Chiesa del cimitero di ComacchioComacchio, Cimitero

chiesa

La piccola chiesa rimane in fondo al viale principale del cimitero proprio di fronte all’ingresso.Le proporzioni del prospetto seguono la regola per cui l’altezza è uguale al doppio della base, in questo modola facciata principale della chiesa è suddivisa in due ordini.Nella parte inferiore l’ingresso è costituito da un portale sormontato da un arco a tutto sesto. Il portale èrialzato dalla quota del terreno di due gradini, che corrispondono al dado sul quale sono a loro volta impostatele lesene, la cui altezza corrisponde alla chiave di imposta dell’arco.Il portale è incorniciato da due semilesene in stile corinzio raddoppiate da colonnine tortili che continuanolungo la semicirconferenza dell’arco soprastante.Nella parte superiore una teoria di semicolonnine rampanti, regge archetti pensili culminanti in un timpano chedenuncia la copertura a due falde della piccola chiesa.Nell’arco soprastante l’ingresso è rappresentata l’immagine del Cristo, con corona di spine, alla sinistra, lalettera “A” per indicare la nascita e, alla destra, la lettera “W” per indicare la morte. Sull’architrave, scolpito“EGO SUM RESURRECTIO ET VITA”.La chiesa realizzata nel cimitero di Comacchio corrisponde al disegno a noi pervenuto, si notino in particolarela ricchezza del dettaglio decorativo realizzato in cemento bianco che risalta sul muro in mattoni.Pur avendo un unico disegno di questo progetto, si ritiene plausibile che questo stesso facesse parte delprogetto esecutivo.L’accuratezza del disegno del dettaglio è una caratteristica che si ritroverà spesso nei progetti di Vitale Vitali,attenzione ai particolari che purtroppo è andata perduta in fase di realizzazione o di cui comunque non è rimastatraccia. In questo caso però progetto e opera sono corrispondenti e ci suggeriscono un modo di lavoraredell’architetto che studia accuratamente il progetto in pianta e prospetto così come nella realizzazione deldettaglio delle decorazioni.

Raffaella Piva

Archivio Vitali

121

destinazione d’uso:

descrizione:

Cecilia Traina40 1930, Edicola funeraria Famiglia Orlando CodecàFerrara, Certosa

edicola funeraria

L’edicola è a pianta quadrata, in muratura di mattoni faccia a vista ed ha copertura a capanna con manto incoppi. Il fronte, stretto tra due semplici paraste, che nel fusto e nel basamento seguono i rapporti dell’ordinetuscanico (1/6), presenta un portale architravato con lunetta a tutto sesto, sormontata da un’apertura circolaree culmina nel timpano con cornice gotica e nella sottile croce in ferro: il susseguirsi di questi elementi rendeancora più accentuato lo sviluppo verticale dovuto al rapporto di 2:1 tra l’altezza e la larghezza dell’edicola.Le uniche differenze con il progetto riguardano alcuni elementi decorativi: mancano le formelle romboidali delleparaste laterali e lo stemma della famiglia, mentre la cornice è stata arricchita con conchiglie e modiglioni.

Archivio Vitali

122

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destinazione d’uso:

descrizione:

43 1932, Cancellata chiesa di Sant’AntonioComacchio, Via Cavour

cancellata

La cancellata che delimita il Tempio di S.Antonio in Comacchio é realizzata in ferro, attualmente tinteggiatocolor grigio-azzurro. Situata sopra un muro intonacato, è caratterizzata da elementi verticali che ne determinanoil ritmo. Il motivo sommitale è realizzato con archetti a sesto acuto inglobanti un arco lobato. I profili verticaliterminano in alto con elementi decorativi a punta a forma di giglio. Il cancello d’ingresso ripropone gli stessielementi verticali e la cornice, ma in corrispondenza del muro laterale presenta una chiusura con piastra metal-lica e si innesta con la cancellata tramite una greca verticale che ripropone disegni geometrici a serpentina subase quadrata.

Enrica Mantovani

F. Luciani, Vsén’ a la ròle dél chemén’. Tradizione po-polare storia poesia dialettale, Rimini, 2001

Collezione Luciani Collezione Luciani

123

destinazione d’uso:

descrizione:

Cecilia Traina44 1932, Casa Camillo ZanniniComacchio, Via Isola n. 18-20

casa di civile abitazione

Si tratta di un edificio ad angolo. Il fronte principale, in via Bellini, presenta un timpano con cornice aggettantespezzata e apertura ovale al centro. Anche i due ordini sottostanti risultano “spezzati” centralmente dall’inse-rimento della porta di ingresso, su un piano leggermente arretrato rispetto ai lati, dalla quale si accede diretta-mente al primo piano e che è raccordata al livello stradale mediante una scala ad una sola rampa rivolta versol’intersezione delle due vie.Questa asimmetria caratterizza la composizione di tutto l’edificio: le aperture del fronte principale sono simme-triche per disposizione, ma non per dimensioni, infatti l’angolo al piano nobile è enfatizzato dalla presenza diuna portafinestra con balcone. Allo stesso modo il fronte su via Gramsci si compone di due moduli simili chesi ripetono sequenzialmente: ognuno presenta coerenza compositiva nel proprio sviluppo verticale ma non inquello orizzontale complessivo poiché le aperture hanno dimensioni e interasse differenti.Il piano terra è trattato a finto bugnato su entrambi i fronti e porte e finestre hanno semplici cornici condecorazioni geometriche Decò a spirali e onde. Anche le inferriate delle finestre e le ringhiere dei balconirichiamano il tema marino mediante il motivo a conchiglie stilizzate.

124

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Catalogazione dell’archivioVitali

L’Archivio Vitali qui pubblicato riunisce in un unicocorpus il materiale ad oggi custodito nella casa di Ronta(Firenze) e nelle abitazioni, a Catania e Ferrara, delle ni-poti. Esso si compone di una sezione documentaria e diuna sezione grafica suddivisa in disegni d’Accademia elavori professionali.

La sezione documentaria è costituita in maggior partedalle carte raccolte dallo stesso Vitali per la pratica delriconoscimento del titolo e contiene gli elenchi delle opereda lui indicate come realizzate fino al 1932.

La sezione grafica, invece, è composta da acquerelli diAccademia ripartiti in rotoli e da cartelle contenenti i dise-gni esecutivi o di progetto dei lavori commissionati a Vitalie già da lui divisi in architettura civile (Serie “ProgettiCase”) ed architettura religioso-funeraria (Serie “ProgettiTombe”).

Per questa sezione la catalogazione proposta è fedelea quella indicata dallo stesso autore, mentre il regesto deidocumenti archivistici ha ricalcato una precedente suddi-visione effettuata dalla nipote Patrizia.

125

Catalogazione documentiCristina Nagliati e Raffaella Piva

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nvia

ta a

Vita

le V

itali

da p

arte

del

l’A

rch.

Dan

te

Tre

bbi,

Segr

etar

io

Prov

inci

ale

del

Sin

daca

to

Naz

iona

le

Arc

hite

tti I

talia

ni –

Dir

etto

rio

di B

olog

na

Ric

hies

ta d

i in

tegr

azio

ne d

i qu

anto

già

pre

sent

ato

per

la d

oman

da d

i is

criz

ione

all’

Alb

o de

gli

Arc

hite

tti.

Bol

ogna

10

/05/

1927

A

nno

V

Car

ta s

empl

ice

datt

ilosc

ritta

1

3 A

llega

to a

lla le

ttera

del

10/

05/2

7 C

omun

icaz

ione

rel

ativ

a al

le c

arat

teri

stic

he d

ei d

ocum

enti

da p

rese

ntar

e pe

r la

dom

anda

di

iscr

izio

ne a

ll’A

lbo

degl

i Arc

hite

tti.

Bol

ogna

10

/05/

1927

A

nno

V

Car

ta s

empl

ice

datt

ilosc

ritta

1

4 L

ette

ra in

viat

a a

Vita

le V

itali

dall’

Arc

h. G

iaco

mo

Die

goli

Com

unic

azio

ne d

i ad

unan

za p

ress

o lo

stu

dio

dell’

arch

itetto

Age

nore

Pez

zi (

Via

Cai

roli,

29)

pe

r im

port

anti

com

unic

azio

ni.

Ferr

ara

12/0

5/19

27

Car

ta v

elin

a da

ttilo

scri

tta

1

5 L

ette

ra i

nvia

ta a

Vita

le V

itali

da p

arte

del

l’A

rch.

Dan

te

Tre

bbi,

Segr

etar

io

Prov

inci

ale

del

Sin

daca

to

Naz

iona

le

Arc

hite

tti I

talia

ni -

Dir

etto

rio

di B

olog

na

Com

unic

azio

ne r

elat

iva

all’

istit

uzio

ne d

ella

“R

ivis

ta d

i A

rchi

tett

ura

e A

rti

Dec

orat

ive”

com

e or

gano

uff

icia

le d

el S

inda

cato

Naz

iona

le A

rchi

tett

i Ita

liani

B

olog

na

28/0

1/19

28

Ann

o V

I

Car

ta s

empl

ice

datt

ilosc

ritta

1

6 L

ette

ra i

nvia

ta a

Vita

le V

itali

da p

arte

del

l’A

rch.

Dan

te

Tre

bbi,

Segr

etar

io

Prov

inci

ale

del

Sin

daca

to

Naz

iona

le

Arc

hite

tti I

talia

ni -

Dir

etto

rio

di B

olog

na

Ric

hies

ta d

i re

gist

razi

one

dei

dati

pers

onal

i al

fin

e di

pro

cede

re a

l gi

udiz

io d

elle

dom

ande

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iscr

izio

ne p

rese

ntat

e al

l’O

rdin

e de

gli A

rchi

tett

i. B

olog

na

28/0

1/19

28

Ann

o V

I

Car

ta s

empl

ice

datt

ilosc

ritta

1

7 L

ette

ra i

nvia

ta a

Vita

le V

itali

da p

arte

del

la G

iunt

a pe

r la

C

usto

dia

dell’

Alb

o P

rofe

ssio

nale

de

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Arc

hite

tti

dell’

Em

ilia

Rom

agna

La

Com

mis

sion

e pe

r l’

Esa

me

delle

dom

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deg

li as

pira

nti

all’

iscr

izio

ne n

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Alb

o de

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hite

tti

rich

iede

tut

ta l

a do

cum

enta

zion

e ut

ile p

er l

’isc

rizi

one

all’

Ord

ine.

Let

tera

fir

mat

a G

ambi

ni.

Bol

ogna

31

/12/

1933

A

nno

XII

Car

ta s

empl

ice

datt

ilosc

ritta

1

5 C

omm

is. T

omba

Fe

lett

i N

.doc

. = 1

1

Let

tera

inv

iata

a V

itale

Vita

li da

par

te d

ell’

Ing.

Dot

t. E

. Fe

lett

i R

ichi

esta

di a

mpl

iare

il p

erim

etro

est

erno

del

l’ed

icol

a fu

nera

ria

in f

ase

di p

roge

tto.

Ferr

ara

3/10

/192

7

Car

ta in

test

ata

num

erat

a (n

.176

).

Man

oscr

itta

e fi

rmat

a da

l m

itten

te

1

6

Let

tere

per

pe

rgam

ena

Pro

f.

Zap

pata

N

.doc

. = 2

1 L

ette

ra i

nvia

ta a

Vita

le V

itali

da p

arte

di

Gio

vann

i M

ioss

i, P

resi

dent

e de

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omit

ato

Citt

adin

o pr

o on

oran

ze a

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rof.

Z

appa

ta -

Com

acch

io

Ric

hies

ta d

i se

rviz

i e

cons

ulen

za p

er o

nora

re l

a m

emor

ia d

el p

rof.

Zap

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, vi

ncito

re d

i un

co

ncor

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azio

nale

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oesi

a la

tina

. L

ette

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irm

ata

con

schi

zzo

a m

atita

in b

asso

a s

inis

tra.

Com

acch

io

22/0

5/19

28

Car

ta s

empl

ice

datt

ilosc

ritta

1

2 L

ette

ra i

nvia

ta a

Vita

le V

itali

dal

Pre

side

nte

del

Com

itato

C

ittad

ino

pro

onor

anze

al P

rof.

Zap

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- C

omac

chio

S

i fo

rnis

cono

le

dim

ensi

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el m

edag

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e m

arm

oreo

com

mis

sion

ato

a V

itali

e si

des

criv

ono

som

mar

iam

ente

i

deco

ri d

ella

pe

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ena

com

mem

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iva.

L

ette

ra

firm

ata

Vin

cenz

i co

n an

nota

zion

i man

oscr

itte

a pe

nna

in b

asso

a s

inis

tra.

Com

acch

io

02/0

6/19

28

Car

ta s

empl

ice

datt

ilosc

ritta

1

7

Per

perg

amen

a ed

ed

icol

a V

ince

nzi

da B

ello

tti

N.d

oc. =

1

1

Let

tera

invi

ata

a V

itale

Vita

li da

Ent

iger

no B

ello

tti

Si i

ndic

a l’

indi

rizz

o de

lla D

itta

Gal

li &

Far

è di

Pad

ova

e si

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rife

rim

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all’

edic

ola

Vin

cenz

i. L

ette

ra f

irm

ata

con

past

ello

blu

C

omac

chio

09

/06/

1928

Car

ta in

test

ata

dei

Mag

azzi

ni E

ntig

erno

B

ello

tti &

C. e

da

ttilo

scri

tta

1

8 E

lezi

oni F

asci

ste

N.d

oc. =

1

1 L

ette

ra i

nvia

ta a

Vita

le V

itali

da p

arte

del

l’A

rch.

Dan

te

Tre

bbi,

Segr

etar

io

Reg

iona

le

del

Sin

daca

to

Reg

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le

Fasc

ista

Arc

hite

tti d

ell’

Em

ilia

- B

olog

na

Let

tera

di p

ropa

gand

a fa

scis

ta p

er n

on d

isse

rtar

e l’

imm

inen

te p

lebi

scito

. B

olog

na

19/0

3/19

29

Ann

o V

II

Car

ta in

test

ata

datt

ilosc

ritta

1

9 L

ette

ra C

omun

e pe

r se

de c

omun

ale

N.d

oc. =

1

1 L

ette

ra i

nvia

ta a

Vita

le V

itali

da p

arte

del

Com

une

di

Com

acch

io –

Gab

inet

to d

el C

omm

issa

rio

(Alle

gato

n. 1

1)

Con

voca

zion

e pe

r un

con

sult

o re

lati

vo a

lla s

iste

maz

ione

int

erna

del

la s

ede

com

unal

e. L

ette

ra

firm

ata.

C

omac

chio

27

/11/

1929

A

nno

VII

I

Car

ta in

test

ata

1

1 0

Let

tera

Com

une

di

Com

acch

io p

er

Cap

pella

Cim

itero

N.d

oc. =

1

1

Let

tera

inv

iata

a V

itale

Vita

li da

par

te d

el C

omun

e di

C

omac

chio

- P

roto

collo

n.1

067

A s

egui

to d

i un

pre

cede

nte

inco

ntro

, si

chi

ede

se V

itali

Vita

le a

bbia

già

ese

guito

lo

stud

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i un

a C

appe

lla d

el C

imite

ro. L

ette

ra f

irm

ata.

C

omac

chio

20

/03/

1929

A

nnoV

III

Car

ta in

test

ata

1

1 1

Ric

orso

per

is

criz

ione

. S

inda

cato

N

.doc

. = 1

1

Ric

orso

giu

dizi

ario

ese

guit

o da

gli

Avv

. B

iase

Fin

izia

-

Ferr

ucci

o C

ampi

– V

aler

io J

acob

oni

Ric

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di

Vita

le V

itali

cont

ro l

a de

liber

a de

lla C

omm

issi

one

Esa

min

atri

ce d

ei t

itoli

degl

i as

pira

nti a

lla is

criz

ione

neg

li A

lbi T

ecni

ci, n

otif

icat

agli

il 16

/09/

1929

. R

oma

12/1

1/19

29

Ann

o V

III

Car

ta v

elin

a da

ttilo

scri

tta

5

1 2

Com

unic

az. d

i la

voro

per

co

mpl

etar

e C

omun

e di

C

omac

chio

N

.doc

. = 2

1 L

ette

ra i

nvia

ta a

Vita

le V

itali

da p

arte

del

Com

une

di

Com

acch

io –

Uff

icio

Tec

nico

(A

llega

to n

. 11a

)

Solle

cito

per

l’e

secu

zion

e de

i di

segn

i de

lle p

orte

a v

etri

da

real

izza

re n

el M

unic

ipio

di

Com

acch

io. L

ette

ra f

irm

ata

dal G

eom

. Car

lo C

aval

lari

C

omac

chio

9/

01/1

930

Ann

o V

III

E.F

.

Car

ta in

test

ata

scri

tta

a m

ano

1

2 L

ette

ra i

nvia

ta a

Vita

le V

itali

da p

arte

del

Geo

m.

Car

lo

Cav

alla

ri -

Com

une

di C

omac

chio

R

ichi

esta

del

dis

egno

di

una

vetr

ata

smon

tabi

le d

a re

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zare

nel

Mun

icip

io d

i C

omac

chio

. Sc

hizz

o de

lla v

etra

ta.

Com

acch

io

03/0

4/19

30

Ann

o V

III

Car

ta in

test

ata

datt

ilosc

ritta

1

1 3

Doc

. Avv

. Fin

izia

e

Cap

pi (

Ric

orso

) N

.doc

. = 8

1 C

arto

lina

invi

ata

a V

itale

V

itali

da

part

e de

llo

Stud

io

Leg

ale

Avv

. Bia

se F

iniz

ia &

Avv

. Fer

rucc

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appi

- R

oma

Com

unic

azio

ne d

i ric

evut

a le

tter

a. C

arto

lina

firm

ata

dall’

Avv

. Bia

se F

iniz

ia.

Rom

a 11

/11/

1929

A

nno

VII

C

arto

lina

post

ale

datt

ilosc

ritta

1

2 C

arto

lina

invi

ata

a V

itale

V

itali

da

part

e de

llo

Stud

io

Leg

ale

Avv

. Bia

se F

iniz

ia &

Avv

. Fer

rucc

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appi

- R

oma

Sol

leci

to

di

rich

iest

a di

do

cum

enta

zion

e.

Car

tolin

a fi

rmat

a da

ll’A

vv.

Bia

se

Fini

zia

con

past

ello

ros

so.

Rom

a 25

/02/

1930

A

nno

VII

I C

arto

lina

post

ale

datt

ilosc

ritta

. 1

3 C

arto

lina

invi

ata

a V

itale

V

itali

da

part

e de

llo

Stud

io

Leg

ale

Avv

. Bia

se F

iniz

ia &

Avv

. Fer

rucc

io C

appi

- R

oma

Com

unic

azio

ne d

i ric

evut

o as

segn

o. C

arto

lina

firm

ata

dall’

Avv

. Bia

se F

iniz

ia c

on p

aste

llo b

lu.

Rom

a 27

/02/

1930

A

nno

VII

I C

arto

lina

post

ale

datt

ilosc

ritta

. 1

4 L

ette

ra i

nvia

ta a

Vita

le V

itali

da p

arte

del

lo S

tudi

o L

egal

e A

vv. B

iase

Fin

izia

& A

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erru

ccio

Cap

pi -

Rom

a A

vvis

o di

spe

dizi

one

di c

opia

del

ric

orso

al C

onsi

glio

di S

tato

. Let

tera

fir

mat

a da

ll’A

vv. B

iase

Fi

nizi

a co

n pa

stel

lo r

osso

. R

oma

13/1

1/19

29

Ann

o V

II

Car

ta in

test

ata

datt

ilosc

ritta

. 1

5 L

ette

ra i

nvia

ta a

Vita

le V

itali

da p

arte

del

lo S

tudi

o L

egal

e A

vv. B

iase

Fin

izia

& A

vv. F

erru

ccio

Cap

pi -

Rom

a C

omun

icaz

ione

del

l’av

venu

ta p

rese

ntaz

ione

del

ric

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al i

l Con

sigl

io d

i Sta

to. L

ette

ra f

irm

ata

dall’

Avv

. Bia

se F

iniz

ia c

on p

aste

llo b

lu.

Rom

a 13

/02/

1930

A

nno

VII

I

Car

ta in

test

ata

datt

ilosc

ritta

. 1

6 L

ette

ra i

nvia

ta a

Vita

le V

itali

da p

arte

del

lo S

tudi

o L

egal

e A

vv. B

iase

Fin

izia

& A

vv. F

erru

ccio

Ca p

pi -

Rom

aA

vvis

o di

spe

dizi

one

di m

emor

ia a

sta

mpa

pre

para

ta d

allo

Stu

dio

Leg

ale

a so

steg

no d

el

rico

rso

al C

onsi

glio

di S

tato

. Let

tera

fir

mat

a da

ll’A

vv. B

iase

Fin

izia

con

pas

tello

blu

. R

oma

16/0

4/19

30

Ann

o V

III

Car

ta in

test

ata

datt

ilosc

ritta

. 1

127

Catalogazione documenti

7L

ette

ra i

nvia

ta a

Vit

ale

Vit

ali

da p

arte

del

lo S

tudi

o L

egal

eA

vv. B

iase

Fin

izia

& A

vv. F

erru

ccio

Cap

pi -

Rom

aC

omun

icaz

ione

de

lla

sent

enza

int

erlo

cuto

ria

del

Con

sigl

io

di

Stat

o e

pare

re

otti

mis

tico

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tivam

ente

al p

roce

dim

ento

in c

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. Let

tera

firm

ata

dall’

Avv

. Bia

se F

iniz

iaR

oma

30/0

3/19

31A

nno

IXC

arta

inte

stat

ada

ttilo

scri

tta.

1

1 38

Mem

oria

def

ensi

onal

e in

diri

zzat

a al

Con

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io d

i S

tato

–IV

sez

ione

Dis

sert

azio

ne s

ull’

illeg

ittim

ità

dell

’ope

rato

del

le c

omm

issi

oni

istit

uite

con

leg

ge 2

4/06

/192

3,n.

1395

, pe

r l’

iscr

izio

ne n

egli

Alb

i te

cnic

i ne

l ca

so d

i V

ital

e V

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i. M

emor

ia s

tesa

dal

l’A

vv.

Bia

se F

iniz

ia e

dal

Dot

t. Fe

rruc

cio

Cap

pi.

Rom

a19

30

Lib

rett

o a

stam

pa c

onco

pert

ina

in c

arto

ncin

ole

gger

o co

lor

rosa

e p

agin

ein

tern

e nu

mer

ate.

15

1C

erti

fica

to d

el M

unic

ipio

di

Ferr

ara

– D

ivis

ione

di

Poliz

iae

Igie

neC

erti

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to d

i buo

na c

ondo

tta

mor

ale,

civ

ile

e po

liti

ca d

i Vit

ale

Vit

ali.

Fer

rara

22/

04/1

931

Ann

o IX

Car

ta d

a bo

llo m

anos

crit

taco

n bo

lli o

rigi

nali

1

2C

erti

fica

to

del

Mun

icip

io d

i Fe

rrar

a –

Rep

arto

Se

rviz

iD

emog

rafi

ci –

Uff

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Ana

graf

eC

erti

fica

to d

i citt

adin

anza

ital

iana

di V

ital

e V

ital

i.30

/04/

1931

Ann

o IX

Car

ta d

a bo

lloda

ttilo

scri

tta

e co

mpi

lata

am

ano

con

bolli

ori

gina

li1

3C

erti

fica

to d

el C

asel

lari

o G

iudi

zial

e –

Tri

buna

le d

i Fer

rara

(Alle

gato

n. 5

)Si

cer

tifi

ca c

he p

ress

o il

Cas

ella

rio

Giu

dizi

ale

non

risu

lta

null

a a

cari

co d

i Vit

ale

Vit

ali.

Ferr

ara

01/0

7/19

32A

nno

X

Car

ta d

a bo

lloda

ttilo

scri

tta

e co

mpi

lata

am

ano

con

bolli

ori

gina

li1

4C

erti

fica

to

del

Mun

icip

io d

i Fe

rrar

a –

Rep

arto

Se

rviz

iD

emog

rafi

ci –

Uff

icio

Ana

graf

e(A

llega

to n

. 4)

Cer

tifi

cato

di r

esid

enza

di V

ital

e V

ital

i.08

/07/

1932

anno

X

Car

ta d

a bo

lloda

ttilo

scri

tta

e co

mpi

lata

am

ano

con

bolli

ori

gina

li1

5C

erti

fica

to

del

Mun

icip

io d

i Fe

rrar

a –

Rep

arto

Se

rviz

iD

emog

rafi

ci –

Uff

icio

Ana

graf

e (

Alle

gato

n. 3

)

Cer

tifi

cato

di c

ittad

inan

za it

alia

na d

i Vit

ale

Vit

ali.

08/0

6/19

32A

nno

X

Car

ta d

a bo

lloda

ttilo

scri

tta

e co

mpi

lata

am

ano

con

bolli

ori

gina

li1

1 4

Cer

tifi

cati

anag

rafi

ciN

.doc

. = 6

6C

erti

fica

to d

i san

a e

robu

sta

cost

ituzi

one

di V

ital

e V

ital

iC

erti

fica

to e

segu

ito

dal D

ott.

Enr

ico

Ben

assi

.Fe

rrar

a30

/04/

1931

Ann

o IX

Car

ta d

a bo

llo m

anos

crit

taco

n bo

lli o

rigi

nali

1

1

Den

unci

a A

uten

tica

di V

ital

e V

ital

i ind

iriz

zata

al

Min

iste

rode

ll’E

duca

zion

e N

azio

nale

D

irez

ione

G

ener

ale

dell’

Istr

uzio

ne S

uper

iore

di R

oma

(App

endi

ce)

Den

unci

a in

ord

ine

cron

olog

ico

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i co

mpi

uti

allo

sco

po d

i pr

ovar

e di

ave

r es

erci

tato

la

prof

essi

one

di a

rchi

tett

o. S

egue

ele

nco

delle

ope

re e

segu

ite d

al 1

919

al 1

932.

s.d.

(po

st 1

932,

data

des

umib

ile d

alco

nten

uto

dell

ale

ttera

)

Car

ta d

a bo

lloda

ttilo

scri

tta

con

corr

ezio

ni e

app

unti

am

atit

a

1

2D

ichi

araz

ione

del

Com

une

di C

omac

chio

ind

iriz

zata

al

Min

iste

ro d

ell’

Edu

cazi

one

Naz

iona

le D

irez

ione

Gen

eral

ede

ll’Is

truz

ione

Sup

erio

re d

i Rom

a (A

llega

to n

.14a

)

Atte

staz

ione

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real

izza

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Vit

ale

Vit

ali

nel

Com

une

di C

omac

chio

in

aggi

unta

aqu

elli

già

ele

ncat

i in

un c

erti

fica

to r

ilas

ciat

o il

21/1

2/19

26.

Com

acch

io10

/07/

1932

Ann

o X

Car

ta d

a bo

lloda

ttilo

scri

tta

e co

n bo

llior

igin

ali

21 5

Doc

. del

Com

une

di C

omac

chio

sui

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ri e

segu

itiN

.doc

. = 3

3E

lenc

o de

i doc

umen

ti e

tito

li pr

esen

tati

Ele

nco

degl

i al

lega

ti pr

esen

tati

all

a do

man

da p

er l

a ri

chie

sta

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scri

zion

e al

l’A

lbo

degl

iA

rchi

tett

i. D

ocum

ento

firm

ato

dall

’Arc

h. V

ital

e V

ital

i.Fe

rrar

a11

/07/

1932

Ann

o X

Car

ta d

a bo

lloda

ttilo

scri

tta

e fi

rmat

a1

s. n .

Doc

umen

tial

lega

tiN

.doc

. = 1

1E

lenc

o de

i doc

umen

ti a

llega

tiE

lenc

o de

gli a

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ti al

la d

oman

da p

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hies

ta d

i isc

rizi

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all’

Alb

o de

gli A

rchi

tett

i.s.

d.C

arta

sem

plic

e a

righ

em

anos

critt

a a

chin

a1

1 6L

icen

za te

cnic

aN

.doc

. = 1

1L

icen

za

di

Scu

ola

Tec

nica

P

areg

giat

a co

n in

diri

zzo

com

une

– A

nno

Sco

last

ico

1907

/190

8C

erti

fica

to d

i L

icen

za c

on v

oti

rela

tivi

all

e pr

ove

di e

sam

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nale

. Il

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rip

iega

to a

met

à:in

fro

nte

vi è

il c

erti

fica

to; a

ll’i

nter

no v

i è l’

elen

co d

ei v

oti.

Ferr

ara

10/1

2/19

08C

arto

ncin

o(5

5 x

41,5

cm

)1

1R

isul

tato

deg

li E

sam

i F

inal

i –

Reg

io I

stitu

to d

i B

elle

Art

idi

Bol

ogna

– A

nno

Sco

last

ico

1910

/191

1E

lenc

o de

i vot

i con

segu

iti i

n ci

ascu

na m

ater

ia a

lla

fine

del

sec

ondo

ann

o pr

esso

l’A

ccad

emia

.A

nno

Sco

last

ico

1910

/191

1C

arta

sem

plic

e in

test

ata

dell’

Istit

uto

(15,

5 x

21 c

m)

1

1 7D

iplo

mi

N.d

oc. =

22

Atte

stat

o di

dis

tinzi

one

– R

egio

Ist

itut

o di

Bel

le A

rti

diB

olog

na –

Ann

o C

orso

Spe

cial

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hite

ttur

aA

ttest

ato

di m

enzi

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in A

rchi

tettu

ra c

onfe

rito

gli

dall

a C

omm

issi

one

inca

rica

ta d

el g

iudi

zio

dei C

onco

rsi S

cola

stic

i ann

uali.

20/0

7/19

13

Car

tonc

ino

inte

stat

ode

ll’Is

titut

o st

ampa

to in

fron

te(4

5 x

33,5

cm

)

1

1 8A

bili

tazi

one

N.d

oc. =

11

Abi

lita

zion

e al

l’in

segn

amen

to –

Min

iste

ro d

ella

Pub

blic

aIs

truz

ione

Abi

lita

zion

e al

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segn

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to d

el d

iseg

no n

elle

Scu

ole

Tec

nich

e e

Nor

mal

i co

n ri

sult

ati

degl

ies

ami s

oste

nuti.

Rom

a 30

/06/

1914

Car

tonc

ino

stam

pato

(30

x45

,5 c

m)

2

1 9D

iplo

ma

N.d

oc. =

11

Dip

lom

a di

L

icen

za

– R

egio

Is

titut

o di

B

elle

A

rti

inB

olog

naD

iplo

ma

di l

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za q

uale

atte

staz

ione

d’a

ver

com

piut

o gl

i st

udi

in A

rchi

tett

ura

in s

egui

to a

des

ame

sost

enut

o ne

lla

sess

ione

di o

ttobr

e 19

13 c

on p

unte

ggio

di 2

9/40

.B

olog

na27

/12/

1913

Car

tonc

ino

stam

pato

(48

x32

cm

)1

2 0

Lic

enza

di

prof

esso

reN

.doc

. = 1

1L

icen

za d

i pr

ofes

sore

di

Dis

egno

arc

hite

tton

ico

– R

egio

Istit

uto

di B

elle

Art

i in

Bol

ogna

Lic

enza

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rofe

ssor

e di

Dis

egno

arc

hite

tton

ico

con

vota

zion

e co

mpl

essi

va d

i 180

/200

pun

ti.B

olog

na05

/01/

1915

Car

tonc

ino

stam

pato

(53

,5x

39,5

cm

)1

1C

erti

fica

to

di

iscr

izio

ne

nelle

L

iste

E

lett

oral

i pe

r il

Con

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io S

uper

iore

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Ant

ichi

tà e

Bel

le

Art

i pr

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il

Min

iste

ro d

ell’

Istr

uzio

ne P

ubbl

ica

Cer

tifi

cato

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iscr

izio

ne d

i V

ital

e V

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i in

qua

lità

di A

rchi

tett

o. S

ul r

etro

, il

reg

olam

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pe r

l’es

ecuz

ione

del

la L

egge

sul

Con

sigl

io S

uper

iore

, sug

li uf

fici

ed

il p

erso

nale

del

le A

ntic

hità

eB

elle

Art

i

Bol

ogna

01/0

7/19

15

Car

ta in

test

ata

stam

pata

1

2 1

Iscr

izio

ne li

ste

elet

tora

liN

.doc

. = 2

2

Not

e di

qua

lifi

ca d

ei p

rofe

ssor

i di

ruo

lo –

Min

iste

ro d

ella

Pubb

lica

Ist

ruzi

one

– D

irez

ione

Gen

eral

e de

ll’Is

truz

ione

Tec

nica

Cur

ricu

lum

rel

ativ

o al

la c

arri

era

di p

rofe

ssor

e di

Vit

ale

Vit

ali,

fors

e m

inut

a di

un

docu

men

topr

esen

tato

la

prim

a vo

lta

nel

1949

/50:

la

data

è,

infa

tti,

corr

etta

rip

orta

ndo

anni

sco

last

ici

succ

essi

vi.

Dat

azio

ne in

cert

a(A

. S. 1

949/

50,

prob

abile

per

iodo

dell

a pr

ima

stes

ura)

Car

ta s

empl

ice

man

oscr

itta

a ch

ina

1

1Pr

omoz

ione

Mili

tare

– R

egio

Ese

rcit

o It

alia

no –

Com

ando

Gen

io d

ella

3a

Arm

ata

Doc

umen

to c

he a

utor

izza

il

sold

ato

Vit

ale

Vit

ali

dell

a 3a

Sez

ione

Pom

pier

i d’

Arm

ata

afr

egia

rsi d

el d

isti

ntiv

o is

titu

ito

col R

egio

Dec

reto

21

mag

gio

1916

, n. 6

41Z

ona

di g

uerr

a05

/03/

1917

Car

ta in

test

ata,

sta

mpa

ta e

com

pila

ta a

man

o1

2 2

Prom

ozio

nim

ilita

riN

.doc

. = 2

2Pr

omoz

ione

Mili

tare

– R

egio

Ese

rcit

o It

alia

no –

Com

ando

Gen

io d

ella

3a

Arm

ata

Doc

umen

to c

he a

utor

izza

il c

apor

ale

V. V

ital

i de

lla

3a S

ezio

ne P

ompi

eri

d’A

rmat

a a

freg

iars

ide

l di

stin

tivo

is

titui

to

col

Reg

io

Dec

reto

21

m

aggi

o 19

16,

n.

641.

A

utor

izza

zion

eal

l’ap

posi

zion

e de

lla

prim

a st

elle

tta.

Zon

a di

gue

rra

05/0

3/19

17

Car

ta in

test

ata,

sta

mpa

ta e

com

pila

ta a

man

o1

128

arc

hiv

io

2 3

Cer

tifi

caz.

sc

olas

tica

N.d

oc. =

1

1 C

erti

fica

to d

i fre

quen

za I

stit

uto

Tec

nico

“V

ince

nzo

Mon

ti”

– Fe

rrar

a –

Ann

o S

cola

stic

o 19

08/1

909

C

erti

fica

to d

i fre

quen

za d

ella

pri

ma

clas

se r

ichi

esto

da

Vita

le V

itali

per

uso

mili

tare

. Fe

rrar

a 06

/11/

1916

Car

ta d

a bo

llo m

anos

critt

a co

n ti

mbr

o de

ll’Is

titu

to

1

2 4 C

roce

al m

erito

N

.doc

. = 2

1 Pr

omoz

ione

Mili

tare

– D

irez

ione

del

Gen

io M

ilita

re d

i T

ries

te

Il C

ap. M

agg.

Vita

le V

itali

vien

e pr

omos

so a

l gra

do d

i Ser

gent

e.

Tri

este

03

/07/

1919

C

arta

sem

plic

e da

ttilo

scri

tta

1

2 Pr

omoz

ione

Mili

tare

– R

egio

Ese

rcito

Ita

lian

o -

Com

ando

G

enio

del

la 3

a A

rmat

a S

i con

feri

sce

a V

itale

Vita

li la

Cro

ce a

l Mer

ito d

i Gue

rra

con

il R

egio

Dec

reto

del

19

Gen

naio

19

18, n

. 205

. Z

ona

di g

uerr

a 20

/02/

1919

C

arto

ncin

o st

ampa

to (

25 x

38

cm

) 1

2 5 C

onge

do

N.d

oc. =

1

1 C

onge

do –

Reg

io E

serc

ito

Ital

iano

– D

istr

etto

Mili

tare

di

Ferr

ara

Fog

lio d

i con

gedo

illi

mit

ato

rila

scia

to a

Vit

ale

Vita

li, S

erge

nte

del G

enio

. S

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hiar

a ch

e eg

li

ha p

rest

ato

serv

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mil

itare

dur

ante

la

cam

pagn

a de

lla g

uerr

a It

alo-

Aus

tria

ca c

on f

edel

tà e

on

ore.

Ferr

ara

18/0

9/19

19

Car

ta in

test

ata

man

oscr

itta

2

2 6

Cer

tifi

caz.

sc

olas

tiche

N

.doc

. = 2

1 C

erti

fica

to –

Scu

ola

Tec

nica

Com

unal

e di

Com

acch

io –

A

nno

Scol

astic

o191

4/19

15

Si c

erti

fica

che

il p

rof.

V. V

ital

i ha

inse

gnat

o pr

esso

l’Is

titut

o ne

ll’an

no s

cola

stic

o 19

14/1

5.

Com

acch

io

06/0

6/19

19

Car

ta d

a bo

llo m

anos

critt

a co

n bo

lli o

rigi

nali

1

2 C

erti

fica

to –

Ist

itut

o T

ecni

co “

Vin

cenz

o M

onti

” di

Fer

rara

Ann

o Sc

olas

tico1

919/

1920

S

i cer

tifi

ca c

he il

pro

f. V

. Vit

ali h

a in

segn

ato

in p

ress

o l’

Istit

uto

nell’

anno

sco

last

ico

1919

/20.

Fe

rrar

a 13

/06/

1920

C

arta

da

bollo

man

oscr

itta

1

2 7

Cer

tifi

cato

C

omun

e C

omac

chio

N

.doc

. = 1

1

Cer

tifi

cato

– C

omun

e di

Com

acch

io

Si c

erti

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che

Vita

le V

itali

ha s

empr

e te

nuto

buo

na e

d ir

repr

ensi

bile

con

dott

a.

Si r

ilasc

ia il

cer

tifi

cato

ad

uso

conc

orso

. C

omac

chio

12

/07/

1920

Car

ta d

a bo

llo m

anos

critt

a co

n bo

lli o

rigi

nali

1

2 8

Cer

tifi

cato

sc

olas

tico

N.d

oc. =

1

1 C

erti

fica

to –

Reg

io I

stitu

to B

elle

Art

i – B

olog

na

S

i ce

rtif

ica

che

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le V

itali

ha o

ttenu

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a lic

enza

di

Prof

esso

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i di

segn

o ar

chite

ttoni

co

pres

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Istit

uto

di B

elle

Art

i nel

la S

essi

one

di O

ttob

re 1

914.

B

olog

na

21/0

7/19

20

Car

ta d

a bo

llo m

anos

critt

a co

n bo

lli o

rigi

nali

1

2 9

Cer

tifi

cato

di

effe

ttua

to s

ervi

zio

mili

tare

N

.doc

. = 2

1 C

erti

fica

to –

Com

une

di C

omac

chio

S

i cer

tifi

ca c

he V

itale

Vita

li ha

otte

mpe

rato

alle

dis

posi

zion

i del

la L

egge

sul

rec

luta

men

to d

el

Reg

io E

serc

ito. S

i rila

scia

il c

erti

fica

to a

d us

o co

ncor

so.

Com

acch

io

22/0

7/19

20

Car

ta d

a bo

llo m

anos

critt

a co

n bo

lli o

rigi

nali

1

2 C

erti

fica

to –

Com

une

di C

omac

chio

S

i cer

tifi

ca c

he V

itale

Vita

li ha

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mpe

rato

alle

dis

posi

zion

i del

la L

egge

sul

rec

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el

Reg

io E

serc

ito. S

i rila

scia

il c

erti

fica

to a

d us

o co

ncor

so.

Com

acch

io

22/0

7/19

20

Car

ta d

a bo

llo m

anos

critt

a co

n bo

lli o

rigi

nali

1

3 0

Cer

tifi

cato

di

citt

adin

anza

N

.doc

. = 1

1

Cer

tifi

cato

– C

omun

e di

Com

acch

io

S

i cer

tifi

ca c

he V

itale

Vita

li è

resi

dent

e ne

l C

omun

e di

Com

acch

io, è

cit

tadi

no it

alia

no e

god

e de

i dir

itti c

ivili

e p

oliti

ci.

Com

acch

io

21/0

7/19

20

Car

ta d

a bo

llo m

anos

critt

a co

n bo

lli o

rigi

nali

1

3 1

Cer

tifi

cato

sc

olas

tico

N.d

oc. =

1

1 C

erti

fica

to –

Reg

io I

stitu

to B

elle

Art

i – B

olog

na

S

i ce

rtif

ica

che

Vita

le V

itali

ha c

onse

guito

l’a

bilit

azio

ne a

ll’in

segn

amen

to d

el d

iseg

no n

elle

Sc

uole

Tec

nich

e e

Nor

mal

i ne

lla S

essi

one

d’ap

rile

191

4 co

n va

luta

zion

e co

mpl

essi

va d

i 31

0/40

0. S

egue

ele

nco

delle

pro

ve s

oste

nute

e d

elle

rel

ativ

e vo

tazi

oni.

Bol

ogna

21

/07/

1920

Car

ta d

a bo

llo m

anos

critt

a co

n bo

lli o

rigi

nali

1

3 2

Ass

unz.

alla

Sc

uola

Pro

f. d

i C

oppa

ro

N.d

oc. =

1

1

Let

tera

in

viat

a a

Vita

le

Vita

li da

pa

rte

del

Reg

io

Com

mis

sari

o de

lla

Scu

ola

Prof

essi

onal

e di

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segn

o de

l C

omun

e di

Cop

paro

(Fe

rrar

a)

Let

tera

di

risp

osta

con

cui

si

appr

ova

il pr

ogra

mm

a ch

e V

itale

Vita

li in

tend

eva

svol

gere

ne

ll’an

no s

cola

stic

o 19

20/1

921

pres

so l’

Istit

uto.

06

/10/

1920

Car

ta in

test

ata

stam

pata

e

datt

ilosc

ritta

2

3 3

Con

cors

o a

catte

dre

N.d

oc. =

1

1 L

ette

ra

invi

ata

a V

itale

V

itali

da

part

e de

l P

resi

dent

e de

ll’Is

titu

to

Tec

nico

P

rovi

ncia

le”

Vin

cenz

o M

onti”

- Fe

rrar

a

Si

com

unic

a a

Vita

le V

itali

di e

sser

e ar

riva

to t

erzo

nel

la g

radu

ator

ia d

el c

onco

rso

al p

osto

di

inse

gnan

te d

i dis

egno

pre

sso

l’Is

titut

o, c

on il

pun

tegg

io d

i 126

, ½ s

u 17

5.

06/1

0/19

20

Car

ta in

test

ata

datt

ilosc

ritta

1

3 4

Aut

entic

a do

cum

ento

sc

olas

tico

N.d

oc. =

1

1

Cer

tifi

cato

di

co

nfor

mit

à st

ilato

da

l N

otai

o G

uglie

lmo

Gia

com

elli

di F

erra

ra

Cop

ia c

onfo

rme

all’

orig

inal

e ce

rtif

icat

o ri

lasc

iato

dal

la S

cuol

a T

ecni

ca d

i C

omac

chio

il

2/

06/1

915,

in

cui

si a

ttes

ta c

he V

itale

Vita

li in

segn

ava

dise

gno

d’or

nato

e l

inea

re p

ress

o l’

Istit

uto,

dur

ante

l’an

no s

cola

stic

o 19

14/1

915.

Fe

rrar

a

27/0

7/19

20

Car

ta d

a bo

llo

datt

ilosc

ritta

e m

anos

critt

a co

n bo

lli o

rigi

nali

1

3 5

Ris

ulta

to

Con

cors

o 19

20

N.d

oc. =

1

1 C

erti

fica

to –

Ist

itut

o T

ecni

co p

areg

giat

o “V

ince

nzo

Mon

ti”

di F

erra

ra

Si c

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che

Vita

le V

itali

ha p

arte

cipa

to a

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ncor

so p

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ue p

osti

di i

nseg

nant

e di

dis

egno

pr

esso

l’Is

titut

o, c

onse

guen

do il

pun

tegg

io c

ompl

essi

vo d

i 126

, ½..

Ferr

ara

05

/10/

1920

Car

ta d

a bo

llo

datt

ilosc

ritta

e f

irm

ata

1

3 6

Cer

tifi

cati

anag

rafe

N

.doc

. = 1

1 C

erti

fica

to –

Com

une

di C

omac

chio

S

i cer

tifi

ca c

he V

itale

Vita

li è

citta

dino

ital

iano

e g

ode

dei d

iritt

i civ

ili e

pol

itici

. C

omac

chio

20

/07/

1921

C

arta

da

bollo

man

oscr

itta

con

bolli

ori

gina

li 1

2 C

erti

fica

to –

Com

une

di C

omac

chio

S

i cer

tifi

ca c

he V

itale

Vita

li è

pers

ona

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ttim

a co

ndot

ta e

mor

alità

. Att

o ri

lasc

iato

per

uso

di

conc

orso

. C

omac

chio

20

/07/

1921

C

arta

da

bollo

man

oscr

itta

1

3 7 B

uona

con

dotta

N

.doc

. = 1

1

Cer

tifi

cato

– M

unic

ipio

di F

erra

ra –

Uff

icio

di P

oliz

ia

Si

cert

ific

a ch

e la

buo

na c

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tta

mor

ale

e ci

vile

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Vita

le V

ital

i. A

tto

rila

scia

to p

er u

so d

i co

ncor

so.

Ferr

ara

28/0

7/19

21

Car

ta d

a bo

llo m

anos

critt

a co

n bo

lli o

rigi

nali

1

3 8

San

a e

robu

sta

cost

ituzi

one

N.d

oc. =

1

1 C

erti

fica

to d

i san

a e

robu

sta

cost

ituzi

one

di V

itale

Vita

li

Cer

tifi

cato

ese

guito

dal

Dot

t. M

ario

Mag

rini

. Fe

rrar

a 28

/07/

1921

C

arta

da

bollo

man

oscr

itta

con

bolli

ori

gina

li 1

3 9 St

udi e

car

rier

a N

.doc

. = 1

1

Mem

oria

le

Cen

no r

iass

unti

vo d

egli

stud

i fa

tti e

del

la c

arri

era

dida

ttic

a pe

rcor

sa d

al P

rof.

Vita

le V

itali.

Fe

rrar

a 29

/04/

1931

A

nno

IX

Fogl

io p

roto

collo

m

anos

critt

o 1

4 0

Nom

ina

a C

omm

is. O

rnat

o N

.doc

. = 1

1

Let

tera

in

viat

a a

Vita

le V

itali

da p

arte

de

l S

inda

co

di

Bon

deno

(Fe

rrar

a)

(Alle

gato

n. 9

)

Si c

omun

ica

a V

itale

Vita

li di

ess

ere

stat

o de

sign

ato

a fa

r pa

rte

della

Com

mis

sion

e C

omun

ale

di O

rnat

o e

lo s

i con

voca

per

il g

iorn

o 29

apr

ile p

ress

o l’

Uff

icio

di S

egre

teri

a.

Bon

deno

27

/04/

1924

Car

ta in

test

ata

datt

ilosc

ritta

2

4 1

Dip

lom

a di

B

enem

eren

. E

mig

rati

N

.doc

. = 1

1 L

ette

ra

invi

ata

a V

itale

Vita

li da

par

te

del

Sin

daco

di

B

onde

no (

Ferr

ara)

- (

Alle

gato

n. 1

0)

Si

com

unic

a a

Vita

le V

itali

che

gli

è st

ato

conf

erito

il

dipl

oma

di b

enem

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za p

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’ott

ima

rius

cita

del

I C

orso

per

Cem

entis

ti M

urat

ori.

Bon

deno

12

/07/

1925

C

arta

inte

stat

a da

ttilo

scri

tta

1

2 D

iplo

ma

di B

enem

eren

za

Dip

lom

a di

ben

emer

enza

con

feri

to a

Vita

le V

itali

per

la b

uona

riu

scita

del

Cor

so p

rofe

ssio

nale

is

titu

ito d

al C

omm

issa

riat

o G

ener

ale

a B

onde

no.

Rom

a 30

/06/

1925

C

arto

ncin

o st

ampa

to (

51,5

x

36 c

m)

1

129

Catalogazione documenti

4 2

Cer

tifi

cato

di

nasc

ita

N.d

oc. =

1

1 C

erti

fica

to

del

Mun

icip

io

di

Ferr

ara

– R

epar

to

Serv

izi

Dem

ogra

fici

– U

ffic

io A

nagr

afe

Cer

tifi

cato

di n

asci

ta d

i Vita

le V

itali.

06

/10/

1928

A

nno

VI

Car

ta d

a bo

llo

datt

ilosc

ritta

e c

ompi

lata

a

man

o co

n bo

lli o

rigi

nali

1

4 3 Fo

glio

Mat

rico

lare

N

.doc

. = 1

1

Cop

ia d

el F

oglio

Mat

rico

lare

– C

oman

do D

istr

etto

Mili

tare

Ferr

ara

Cop

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el F

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Mat

rico

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con

tent

e i

dati

pers

onal

i, qu

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rela

tivi

all’

arru

olam

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, ai

se

rviz

i, al

le p

rom

ozio

ni e

d al

le c

ampa

gne

di g

uerr

a.

Ferr

ara

13/1

2/19

23

Sta

mpa

to c

ompi

lato

a

man

o 2

4 4

Cer

tifi

cati

scol

astic

i N

.doc

. = 2

1 L

ette

ra i

nvia

ta a

Vita

le V

itali

da p

arte

del

Com

mis

sari

o Pr

efet

tizio

di B

onde

no (

Fer

rara

) S

i co

mun

ica

a V

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Vita

li ch

e la

Scu

ola

Com

plem

enta

re P

areg

giat

a “T

eodo

ro B

onat

i” è

so

ppre

ssa

a pa

rtir

e da

l 1°

sett

embr

e 19

28.

28/0

8/19

28

Ann

o V

I C

arta

inte

stat

a da

ttilo

scri

tta

1

2 C

opia

con

form

e de

ll’or

igin

ale

estr

atto

dal

Reg

istr

o de

lle

Del

iber

azio

ni C

omm

issa

rial

i de

l 18

/10/

1921

– C

omun

e di

B

onde

no (

Ferr

ara)

Nom

ina

del

Pro

f. V

itale

Vita

li a

ins

egna

nte

titol

are

alla

Cat

tedr

a di

Dis

egno

pre

sso

la S

cuol

a T

ecni

ca P

areg

giat

a “T

eodo

ro B

onat

i” d

i Bon

deno

a d

ecor

rere

dal

17/

10/1

921.

B

onde

no

15/0

1/19

53

Car

ta in

test

ata

datt

ilosc

ritta

1

4 5

Inca

rico

a P

rof.

di

dise

gno

N.d

oc. =

1

1 L

ette

ra i

nvia

ta a

Vita

le V

itali

da p

arte

del

Pod

està

del

C

omun

e di

Vig

aran

o M

aina

rda

(Fer

rara

) S

i ria

ssum

e V

itali

Vita

le c

ome

inse

gnan

te d

i di

segn

o ne

l cor

so i

nteg

rati

vo p

ress

o la

Scu

ola

di

Vig

aran

o M

aina

rda.

04

/10/

1928

A

nno

VI

Car

ta in

test

ata

datt

ilosc

ritta

1

4 6 A

rald

ica

N.d

oc. =

1

1 L

ette

ra i

nvia

ta a

Vita

le V

itali

da p

arte

del

l’A

vv.

Fran

cesc

o G

hera

rdi d

i Bol

ogna

L

’avv

ocat

o si

ren

de d

ispo

nibi

le a

d as

sist

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li V

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per

l’i

scri

zion

e ne

l lib

ro d

’oro

del

la

nobi

ltà it

alia

na.

Bol

ogna

O

ttob

re 1

929

Ann

o V

II

Car

ta in

test

ata

datt

ilosc

ritta

1

4 7 R

ingr

azia

m.

N.d

oc. =

1

1 L

ette

ra

invi

ata

a V

itale

V

itali

da

part

e di

Fr

ance

sco

Deg

giov

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, C

apo

dell’

Istit

uto

“Teo

doro

B

onat

i”

di

Ferr

ara

Let

tera

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ring

razi

amen

to p

er l

a l’

oper

a di

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li V

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dur

ante

la

“Gio

rnat

a de

lla T

ecni

ca”

e pe

r la

mos

tra

del g

ioca

ttol

o da

lui

cur

ata.

Fe

rrar

a 07

/05/

1941

A

nno

XIX

Car

ta in

test

ata

datt

ilosc

ritta

1

4 8

Cop

ia a

uten

tica

ce

rtif

icat

o m

ilita

reN

.doc

. = 1

1

Cer

tifi

cato

di c

onfo

rmità

sti

lato

dal

Not

aio

Pie

tro

Fele

tti d

i Fe

rrar

a C

opia

con

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e al

l’or

igin

ale

cert

ific

ato

rila

scia

to d

al D

istr

etto

Mili

tare

di

Bol

ogna

– U

ffic

io

Rec

luta

men

to i

l 6/

12/1

958,

in

cui

si a

ttes

ta c

he V

ital

e V

itali

ha p

rest

ato

serv

izio

con

rep

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m

obili

tato

in

zo

na

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guer

ra

alle

di

pend

enze

de

l C

oman

do

Sup

rem

o ed

ha

di

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al

ri

cono

scim

ento

del

le c

ampa

gne

di g

uerr

a pe

r gl

i ann

i 191

6/19

17/1

918.

Ferr

ara

18/1

2/19

58

Car

ta d

a bo

llo

datt

ilosc

ritta

e m

anos

critt

a co

n bo

lli o

rigi

nali

1

4 9 C

arri

era

dida

ttic

a N

.doc

. = 1

1

Mem

oria

le

Cen

no r

iass

unti

vo d

ella

car

rier

a di

datt

ica

del P

rof.

Vita

le V

itali.

s.

d.

Fogl

io d

atti

losc

ritt

o 2

5 0

Con

tatt

i con

Chi

ni

– B

orgo

S.

Lor

enzo

N

.doc

. = 2

1 D

eplia

nt i

llust

rati

vo d

ella

ditt

a m

anif

attu

rier

a “F

orna

ci S

. L

oren

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hini

& C

. –

Bor

go S

. L

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Mug

ello

(F

iren

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Des

criz

ione

dei

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ufat

ti ce

ram

ici p

rodo

tti d

alla

ditt

a.

s.d.

C

arto

ncin

o pi

egat

o a

broc

hure

(1

2,5

x 23

cm

) 2

2 C

arto

lina

inte

stat

a de

lla d

itta

man

ifat

turi

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“For

naci

S.

Lor

enzo

” di

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ni &

C.

– B

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S.

Lor

enzo

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ugel

lo

(Fir

enze

)

Sul

ret

ro v

i son

o an

nota

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i man

oscr

itte

delle

mis

ure

per

la p

rodu

zion

e di

alc

uni p

ezzi

. s.

d.

Car

tonc

ino

(1

4 x

9 cm

) 1

5 1

Com

mis

s.

Vig

ilan

za

Cim

itero

(Fe

) N

.doc

. = 2

1 L

ette

ra i

nvia

ta a

Vita

le V

itali

da p

arte

del

Com

une

di

Ferr

ara

– D

ivis

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Pol

izia

Igi

ene

– U

ffic

io P

oliz

ia

Si

com

unic

a a

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le V

itali

che

la G

iunt

a M

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ipal

e ha

seg

nala

to i

l su

o no

min

ativ

o tr

a i

com

pone

nti

della

Com

mis

sion

e di

Vig

ilanz

a de

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imite

ro d

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Cer

tosa

. Se

gue

elen

co d

ella

m

ansi

oni d

ella

Com

mis

sion

e.

Ferr

ara

13/0

1/19

55

Car

ta in

test

ata

datt

ilosc

ritta

1

2 L

ette

ra i

nvia

ta a

Vita

le V

itali

da p

arte

del

Com

une

di

Ferr

ara

– D

ivis

ione

Pol

izia

Igi

ene

– U

ffic

io P

oliz

ia

Si

com

unic

a a

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le V

itali

che

la G

iunt

a M

unic

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e lo

ha

nom

inat

o a

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part

e de

lla

Com

mis

sion

e di

Vig

ilanz

a de

l Cim

itero

del

la C

erto

sa.

Ferr

ara

29/0

4/19

48

Car

ta in

test

ata

datt

ilosc

ritta

1

5 2

Ass

esso

re

Ana

graf

e N

.doc

. = 1

1

Let

tera

inv

iata

a V

itale

Vita

li da

par

te d

i G

iova

nni

Ber

tini

Com

une

di F

erra

ra

Si c

onvo

ca V

itale

Vita

li al

la r

iuni

one

del

Com

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roga

zion

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i su

ssid

i str

aord

inar

i di

cu

i egl

i è p

resi

dent

e.

s.d.

C

arta

inte

stat

a da

ttilo

scri

tta

1

5 3

Doc

umen

ti e

lett

ere

atti

vità

re

pubb

lic.

N.d

oc. =

5

1 R

acco

man

data

inv

iata

a V

itale

Vita

li da

par

te d

el r

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A.

Bal

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– C

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nani

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si

conv

oca

dava

nti

al N

otai

o pe

r l’

atto

di

acce

ttazi

one

uffi

cial

e.

Ferr

ara

19/0

4/19

52

Car

ta in

test

ata

datt

ilosc

ritta

1

2 C

arto

lina

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ata

a V

itale

Vita

li da

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fica

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li di

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sser

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no 4

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ibal

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oich

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azio

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Min

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i non

si p

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Fir

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illeg

gibi

le.

Rom

a 05

/08/

1945

(d

ata

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imbr

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stal

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Car

tolin

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test

ata

man

oscr

itta

1

3 L

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nvia

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le V

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o M

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C

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glio

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istr

i - R

oma

Il M

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te c

omun

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a V

itale

Vita

li di

atte

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cenz

i il

mem

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le p

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Gar

ibal

di

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iorg

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mat

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Rom

a 25

/08/

1945

C

arta

inte

stat

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scri

tta

1

4 L

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ra in

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a a

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le V

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cenz

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com

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le V

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li in

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i M

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ni e

di e

sser

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Ven

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iorn

o 24

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tera

fir

mat

a.

Por

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16

/01/

1948

C

arta

vel

ina

man

oscr

itta

1

5 L

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ra

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ita

di

Giu

sepp

e M

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zion

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par

te d

i Giu

sepp

e M

azzi

ni d

ella

nom

ina

a so

cio

onor

ario

. 20

/06/

1868

C

arta

vel

ina

datt

ilosc

ritta

1

5 4

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graf

ie d

i la

vori

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ti o

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ti

N.d

oc. =

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1

Ele

nco

E

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chio

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sepp

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ltri e

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i, ri

sulta

che

le c

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192

6 al

19

30.

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port

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azio

ni a

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acch

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G

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n ne

ssun

altr

o do

cum

ento

.

s.d.

Car

tonc

ino

man

oscr

itto

(14,

3 x

23,8

cm

) 1

2 Fo

togr

afia

di u

n di

segn

o di

Vita

le V

itali

(1

1,5

x 17

cm

) Fa

ccia

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rinc

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un

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Pia

zza

Obe

rdan

a T

ries

te –

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o.

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este

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indi

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nel

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segn

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Car

tonc

ino

man

oscr

itto

(14,

5 x

23,5

cm

) 1

3 Fo

togr

afia

di u

n di

segn

o di

Vita

le V

itali

11

,5 x

18

cm)

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di u

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in P

iazz

a O

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este

– P

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s.

d. (

1919

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ibile

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i di

segn

i)

Car

tonc

ino

man

oscr

itto

(14,

5 x

23,5

cm

) 1

130

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hiv

ioCatalogazione documenti

5 4

4 Fo

togr

afia

di u

n di

segn

o di

Vita

le V

itali

(8

,7 x

14

cm)

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pett

o di

cos

truz

ione

da

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izza

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all’

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io d

el n

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via

le n

el c

entr

o di

Cod

igor

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erra

ra)

- P

roge

tto.

s.

d.

Car

tonc

ino

man

oscr

itto

(14,

5x 2

3,5

cm)

1

5 Fo

togr

afia

di u

n di

segn

o di

Vita

le V

itali

(8

,7 x

13,

5 cm

) Pr

ospe

tto

di c

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uzio

ne d

a re

aliz

zars

i in

ang

olo

tra

la P

iazz

a de

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unic

ipio

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vial

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gett

o.

s.d.

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4,5

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5 cm

) 1

6 Fo

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afia

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,7 x

13,

8 cm

) G

arag

e co

n so

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tant

e de

posi

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i m

ater

iale

per

cos

truz

ione

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lizza

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Vita

li pe

r la

D

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tti &

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Com

acch

io.

1925

C

arto

ncin

o m

anos

critt

o (1

4,5

x 23

,5 c

m)

1

7 Fo

togr

afia

(8

,7 x

13,

8 cm

) G

arag

e co

n so

pras

tant

e de

posi

to d

i m

ater

iale

per

cos

truz

ione

rea

lizza

to d

a V

itale

Vita

li pe

r la

D

itta

E. B

ello

tti &

C. a

Com

acch

io.

1925

C

arto

ncin

o m

anos

critt

o (1

4,5

x 23

,5 c

m)

1

8 Fo

togr

afia

(8

,7 x

13,

8 cm

) C

asa

di p

ropr

ietà

rea

lizza

ta d

a V

itale

Vita

li p

er il

Sig

. Cel

este

Car

li a

Com

acch

io.

1920

C

arto

ncin

o m

anos

crit

to

(14,

5 x

23,5

cm

) 1

9

Rac

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ill

ustr

azio

ni

a co

rred

o de

l ca

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one

Naz

iona

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Il

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lta t

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to n

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par

ti c

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nent

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mes

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no.

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i V

itale

Vita

li e

le r

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nti

di C

. R

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ldi:

sono

rap

pres

enta

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cene

di

lotta

par

tigi

ana,

con

ri

feri

men

to a

vic

ende

sto

rich

e fe

rrar

esi.

Dat

azio

ne in

cert

a (p

ost 1

949,

dat

a ri

port

ata

nelle

ill

ustr

azio

ni d

i V

itale

Vita

li)

Lib

retto

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tam

pa c

on

pagi

ne in

tern

e in

car

ta e

re

tro

cope

rtin

a in

ca

rton

cino

legg

ero.

8

10

Fot

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(17,

8 x

23,3

cm

) V

itale

Vita

li da

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i alla

Cap

pelle

ria

Mar

uzzi

- F

erra

ra.

s.d.

C

arta

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fica

1

11

Fot

ogra

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(10

x 15

cm

) B

usto

del

pad

re r

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zato

da

Vita

le V

itali

nel 1

914

ca. (

Ron

ta, C

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zion

e V

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prile

198

9 (d

ata

ripo

rtat

a su

l re

tro)

Car

ta f

otog

rafi

ca

1

12

Fot

ogra

fia

(10

x 15

cm

) B

usto

del

pad

re r

ealiz

zato

da

Vita

le V

itali

nel 1

914

ca. (

Ron

ta, C

olle

zion

e V

itali)

. A

prile

198

9 (d

ata

ripo

rtat

a su

l re

tro)

Car

ta f

otog

rafi

ca

1

13

Foto

graf

ia

(10

x 15

cm

) B

usto

del

pad

re r

ealiz

zato

da

Vita

le V

itali

nel 1

914

ca. (

Ron

ta, C

olle

zion

e V

itali)

. A

prile

198

9 (d

ata

ripo

rtat

a su

l re

tro)

Car

ta f

otog

rafi

ca

1

14

Dis

egno

a m

atita

(3

4,5

ca. x

31c

m)

Prog

etto

di

cred

enza

in

“stil

e fi

oren

tino

” pr

oget

tata

e r

ealiz

zata

da

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le V

itali

per

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ropr

ia

fam

iglia

. s.

d.

Car

ta d

a di

segn

o st

rapp

ata

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n la

to

1

5 4 / A

Pro

gett

i N

.doc

. = 2

1 Fo

togr

afia

di u

n di

segn

o di

Vita

le V

itali

(11,

3 x

16,2

cm

) Pr

ospe

ttiv

a ra

ffig

uran

te u

n te

mpi

o –

Prog

etto

. s.

d.

Car

tonc

ino

(17

,5 x

25

cm)

1

2 D

iseg

no a

chi

na (

8,5

x 12

cm)

Ric

ordo

del

la p

rim

a C

omun

ione

di L

uisa

de

Mar

chi.

20/0

5/19

31

Luc

ido

inse

rito

in u

na

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ice

di c

arto

ncin

o (1

0,5

x 15

,5 c

m)

1

5 5 A

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hite

tti

N.d

oc. =

1

1

Alb

o de

gli

Arc

hite

tti

della

Reg

ione

Em

ilian

a –

Sin

daca

to

Reg

iona

le F

asci

sta

degl

i Arc

hite

tti d

ell’

Em

ilia

(E

d. A

rti G

rafi

che

Min

arel

li, B

olog

na, 1

931)

Ele

nco

degl

i isc

ritt

i all’

Alb

o de

gli A

rchi

tett

i sud

divi

si p

er p

rovi

ncie

. B

olog

na,

01/1

0/19

31

Ann

o IX

Lib

retto

a s

tam

pa c

on

pagi

ne in

tern

e in

car

ta e

co

pert

ina

in c

arto

ncin

o le

gger

o di

col

ore

ross

o.

8

5 6

Luc

ido

di

perg

amen

a N

.doc

. = 1

1

Dis

egno

a m

atita

(3

2 ca

.x 6

ca.

cm

) Pe

rgam

ena

con

dedi

ca a

Sua

Ecc

elle

nza

Ital

o B

albo

da

part

e de

gli

inse

gnan

ti ed

alu

nni

della

S

cuol

a A

grar

ia d

i Avv

iam

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al L

avor

o “T

eodo

ro B

onat

i” d

i Bon

deno

(Fe

rrar

a).

s.d.

L

ucid

o st

rapp

ato

su d

ue

lati

1

5 7 Pr

oget

to s

u lu

cido

N

.doc

. = 1

1

Dis

egno

a c

hina

(8

3 ca

. x 5

7,7

ca. c

m)

Pia

nta

non

com

plet

a di

un

teat

ro in

Pia

zza

Obe

rdan

a T

ries

te -

Pro

gett

o.

s.d.

(19

19, d

ata

desu

mib

ile d

a al

tri

dise

gni)

Luc

ido

stra

ppat

o in

più

pu

nti

1

5 8

Perg

amen

a e

lett

era

N.d

oc. =

2

1 D

iseg

no a

sta

mpa

(

35,5

ca.

x 5

0,5

ca. c

m)

Cor

nice

di p

erga

men

a co

n em

blem

a de

l Com

une

di C

omac

chio

al c

entr

o in

alto

. s.

d.

Car

ta s

empl

ice

ripi

egat

a

1

2

Let

tera

in

viat

a a

Vita

le V

itali

da p

arte

di

R

echi

ni (

?),

mem

bro

della

Fed

eraz

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dei

Fas

ci d

i C

omba

ttim

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Segr

eter

ia F

eder

ale

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erra

ra

Si s

olle

cita

Vita

le V

itali

a sp

edir

e qu

anto

pri

ma

il lu

cido

di u

n pr

oget

to –

non

spe

cifi

cato

nel

la

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– ed

il r

elat

ivo

prev

enti

vo d

i spe

sa, n

eces

sari

o pe

r l’

appr

ovaz

ione

a R

oma.

s.

d. (

Ann

i ‘30

, pe

riod

o de

sum

ibil

e da

l con

tenu

to)

Car

ta in

test

ata

man

oscr

itta

inse

rita

in b

usta

non

af

fran

cata

(1

7,2

x 13

,1 c

a. c

m)

1

131

Elenco opere realizzateCristina Nagliati

A n n o

Loc

alit

à Si

to in

: P

ropr

ietà

Tip

o di

inte

rven

to

Not

e B

usta

1:

Ele

nco

man

oscr

itto

dei

lavo

ri (

iscr

izio

ne a

l si

nda

cato

)

Bus

ta 3

: D

oman

da e

alle

gati

per

iscr

izio

ne

Bus

ta 1

5:

Doc

umen

tazi

one

del C

omun

e di

C

omac

chio

sui

lavo

ri e

segu

iti

Doc

1(*

) :

Min

uta

di l

ette

ra

s.d.

(1

930

circ

a)

Doc

4:

D

ichi

araz

ione

del

C

omun

e di

C

omac

chio

21

/11/

1926

Doc

7:

M

inu

ta d

i let

tera

al

Min

iste

ro

dell’

Edu

cazi

one

Naz

ion

ale

– R

oma

s.d.

(p

ost

1932

)

Doc

8:

M

inut

a

s.d.

(p

ost

1926

)

Doc

9:

Min

uta

s.

d.

(pos

t 19

26)

Doc

10:

D

enun

cia

Aut

entic

a al

la

Pre

side

nza

de

ll’O

rdin

e de

gli

Inge

gner

i ed

A

rchi

tetti

del

la

Pro

vin

cia

di

Fer

rara

22/

11/1

926

Doc

1:

Den

unci

a A

uten

tica

al

Min

iste

ro

dell

’Edu

cazi

one

Naz

ion

ale

– R

oma

s.

d.

(pos

t 19

32)

Doc

2:

D

ichi

araz

ione

del

C

omun

e di

C

omac

chio

10

/07/

1932

(*) : T

utti

i la

vori

enu

mer

ati

in q

uest

o do

cum

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non

so

no d

atat

i. P

erta

nto,

si è

qu

i rip

orta

to l

’ann

o di

es

ecuz

ione

des

umib

ile

per

conf

ront

o co

n gl

i alt

ri

elen

chi d

’ope

ra.

1 9 1 9

Com

acch

io

Pia

zza

Duo

mo

F.lli

Zan

nini

e

Giu

sepp

e V

icen

tini

Tea

tro

Sal

a C

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atog

rafi

ca

Res

taur

ato

Cin

ema

Tea

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Inte

rno

Cin

emat

ogra

fo

C

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atog

rafo

: tr

asfo

rmaz

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di e

x ch

iesa

in s

ala

cine

mat

ogra

fica

con

co

stru

zion

e di

gr

adin

ata

e ba

lcon

ate.

C

apac

ità

450

post

i

Cin

emat

ogra

fo:

tras

form

azio

ne d

i ex

chie

sa in

sal

a ci

nem

atog

rafi

ca c

on

cost

ruzi

one

di

grad

inat

a e

balc

onat

e.

Cap

acit

à 50

0 po

sti.

Res

taur

ato

nel 1

930

con

l’ag

giun

ta

d’in

gres

so e

sal

e d’

aspe

tto.

N

el D

oc.1

, Bus

ta 1

, non

è

ripo

rtat

o il

nom

e di

G

iuse

ppe

Vic

enti

ni;

inol

tre,

in b

ase

all’

ordi

ne

con

cui i

lavo

ri s

ono

elen

cati

neg

li a

ltri

do

cum

enti

, il r

esta

uro

com

pare

inse

rito

tra

i la

vori

com

piut

i ve

rso

gli

Ann

i ’30

. N

el D

oc.8

, Bus

ta 3

, non

è

ripo

rtat

o il

com

mit

tent

e 1 9 2 0

Com

acch

io

Cor

so

Vit

tori

o E

man

uele

n.

201

Sig

. Cel

este

C

arli

fu

Ant

onio

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne

Cas

a di

civ

ile

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azio

ne

C

asa

C

asa

di c

ivil

e ab

itaz

ione

di v

ani 1

0 e

dell

a su

perf

icie

di

mq

110

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne d

i van

i 10

e pi

ani 2

del

la

supe

rfic

ie d

i mq

200

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne

N

el D

oc.9

, Bus

ta 3

, l’

oper

a è

data

ta 1

919

1 9 2 1

Por

to

Gar

ibal

di

Stra

da

prov

inci

ale

(int

erno

)

Rag

. Vito

Fe

lett

i Sp

adaz

zi

Cos

truz

ioni

rur

ali

Cos

truz

ione

m

agaz

zino

con

so

pras

tant

e gr

anai

o de

lla

supe

rfic

ie d

i mq

160

M

agaz

zino

con

so

pras

tant

e gr

anai

o su

perf

icie

di m

q 16

0

Fab

bric

ato

rura

le

N

el D

oc. 1

, Bus

ta 1

, è

indi

cata

sol

o la

loca

lità

, m

a no

n è

ripo

rtat

o il

sit

o es

atto

.

Com

acch

io

Pia

zzet

ta

Ugo

Bas

si

n.10

Sig

. Pie

tro

Fogl

i

R

esta

uro

con

sist

emaz

ione

inte

rna

e co

pert

ura

parz

iale

a

terr

azza

di c

asa

di

civi

le a

bita

zion

e di

va

ni 1

0 e

pian

i 2

dell

a su

perf

icie

di m

q 10

5

Res

taur

o ca

sa d

i ci

vile

abi

tazi

one

1 9 2 2

Com

acch

io

Cor

so

Vit

tori

o E

man

uele

n.

106

F.lli

Zan

ni

fu E

gidi

o

Mag

azzi

ni in

tern

i de

lla

supe

rfic

ie d

i mq

110

M

agaz

zino

del

la

supe

rfic

ie d

i mq

110

Mag

azzi

no

N

el D

oc.1

, Bus

ta 1

5,

l’in

dica

zion

e è

aggi

unta

a

mat

ita

prob

abil

men

te d

a al

tri.

Nel

Doc

.8, B

usta

3, n

on è

sp

ecif

icat

o il

num

ero

civi

co e

d il

nom

e de

l pr

opri

etar

io è

can

cell

ato

con

una

riga

a m

atit

a.

Com

acch

io

Cor

so

Vit

tori

o E

man

uele

n.

149

Sig

. E

rmip

po

Bot

toni

C

asa

di c

ivil

e ab

itaz

ione

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne d

i van

i 7 e

pi

ani 2

del

la

supe

rfic

ie d

i mq

120

C

asa

di c

ivil

e ab

itaz

ione

di v

ani 7

e

pian

i 2 d

ella

su

perf

icie

di m

q 12

0

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne

N

el D

oc.8

, Bus

ta 3

, non

è

indi

cato

il n

umer

o ci

vico

. N

el d

oc.1

0, B

usta

3,

l’in

dica

zion

e è

aggi

unta

a

man

o ed

è s

egna

to il

ci

vico

n. 1

20.

Fraz

ione

di

San

Giu

sepp

e

Sig

. M

iche

le

Arv

eda

C

asa

di c

ivil

e ab

itaz

ione

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne d

i van

i 6 e

pi

ani 2

del

la

supe

rfic

ie d

i mq

65

C

asa

di c

ivil

e ab

itaz

ione

di v

ani 6

e

pian

i 2 d

ella

su

perf

icie

di m

q 70

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne

N

ei D

oc.4

e 1

0, B

usta

3, è

sp

ecif

icat

a la

loca

lità

Sc

acch

i com

e fr

azio

ne d

i Sa

n G

iuse

ppe;

inol

tre,

nel

D

oc.1

0, B

usta

3,

l’in

dica

zion

e è

aggi

unta

a

man

o.

Nel

Doc

.8, B

usta

3, è

sp

ecif

icat

a la

loca

lità

B

osco

Eli

ceo

com

e fr

azio

ne d

i Sa

n G

iuse

ppe.

Din

torn

i di

Por

to

Gar

ibal

di

R

ag. V

ito

Fele

tti

Spad

azzi

C

ostr

uzio

ne C

asa

Col

onic

a di

van

i 8 e

pi

ani 2

del

la

supe

rfic

ie d

i mq

95

C

ostr

uzio

ne C

asa

Col

onic

a di

van

i 8 e

pi

ani 2

del

la

supe

rfic

ie d

i mq

95

Cas

a C

olon

ica

132

arc

hiv

io

1 9 2 3

Com

acch

io

Via

del

le

Stim

mat

e n.

4

Sig

. Pie

tro

Fogl

i

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne

Cas

a di

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ile

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azio

ne

C

ostr

uzio

ne C

asa

di

civi

le a

bita

zion

e di

va

ni 1

0 e

pian

i 2 d

ella

su

perf

icie

di m

q 88

C

asa

di c

ivil

e ab

itaz

ione

di v

ani 1

0 e

pian

i 2 d

ella

su

perf

icie

di m

q 90

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne

N

el D

oc. 1

, Bus

ta 1

, è

indi

cato

il n

umer

o ci

vico

10

inve

ce d

i n. 4

. N

ei D

oc.4

e 8

, Bus

ta 3

, e

nel D

oc. 1

, Bus

ta 1

5, n

on

è in

dica

to i

l num

ero

civi

co.

Com

acch

io

Pia

zzet

ta

Ugo

Bas

si

n. 1

9

Sig

. Lui

gi

Cav

alie

ri

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne

Res

taur

o e

sist

emaz

ione

inte

rna

di c

asa

di c

ivil

e ab

itaz

ione

di v

ani 9

e

pian

i 2 d

ella

su

perf

icie

di m

q 11

0 (d

imin

uiti

del

la s

up.

di 2

neg

ozi d

’alt

ro

prop

riet

ario

)

R

esta

uro

e si

stem

azio

ne in

tern

a di

cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne d

i van

i 9 e

pi

ani 2

del

la

supe

rfic

ie d

i mq

110

Res

taur

o di

civ

ile

abit

azio

ne

N

el D

oc.8

, Bus

ta 3

, non

è

ripo

rtat

o il

num

ero

civi

co.

Com

acch

io

Pia

zza

Duo

mo

F.lli

Zan

nini

D

emol

izio

ne e

ri

cost

ruzi

one

quas

i to

tale

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne p

iani

2

Nel

Doc

.8, B

usta

3,

l’in

dica

zion

e è

sopr

ascr

itta

con

la p

arol

a “n

o”

1 9 2 4

Com

acch

io

Cor

so

Vit

tori

o E

man

uele

n.

106

F.lli

Zan

ni

fu E

gidi

o

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne

Res

taur

o C

asa

di

civi

le a

bita

zion

e di

va

ni 8

e p

iani

2 d

ella

su

perf

icie

di m

q 11

0 –

abba

ttim

ento

e

rico

stru

zion

e pa

rte

post

erio

re

R

esta

uro

Cas

a di

ci

vile

abi

tazi

one

di

vani

8 e

pia

ni 2

del

la

supe

rfic

ie d

i mq

110

– ab

batt

imen

to e

ri

cost

ruzi

one

part

e po

ster

iore

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne

N

el D

oc.8

, Bus

ta 3

, non

è

ripo

rtat

o il

num

ero

civi

co

Com

acch

io

Cor

so

Vit

tori

o E

man

uele

n.

200

Sig

. Cav

. S

alin

guer

ra

Big

nozz

i

Fab

bric

ato

ad u

so

uffi

ci n

el M

ulin

o B

igno

zzi

Fab

bric

ato

ad u

so

uffi

ci d

el M

ulin

o B

igno

zzi d

i van

i 3

dell

a su

perf

icie

di m

q 46

Fab

bric

ato

ad u

so

uffi

ci d

el M

ulin

o B

igno

zzi d

i van

i 3

dell

a su

perf

icie

di m

q 46

Fab

bric

ato

ad u

so

uffi

ci d

el M

ulin

o B

igno

zzi d

i van

i 3

dell

a su

perf

icie

di m

q 50

Fab

bric

ato

ad u

so

uffi

ci d

el M

ulin

o B

igno

zzi

N

el D

oc.1

, Bus

ta 1

, non

è

ripo

rtat

o né

il s

ito

esat

to

né il

com

mit

tent

e.

Com

acch

io

Cor

so

Vit

tori

o E

man

uele

n.

149

Sig

. E

rmip

po

Bot

toni

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne

Cas

a di

civ

ile

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azio

ne

C

ostr

uzio

ne C

asa

di

civi

le a

bita

zion

e di

va

ni 1

1 e

pian

i 2 d

ella

su

perf

icie

di m

q 19

6

C

ostr

uzio

ne C

asa

di

civi

le a

bita

zion

e di

va

ni 7

e p

iani

2 d

ella

su

perf

icie

di m

q 12

0

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne

N

el D

oc.4

, Bus

ta 3

, è

indi

cato

il c

ivic

o n.

127.

N

el D

oc.8

, Bus

ta 3

, non

è

ripo

rtat

o il

num

ero

civi

co

Com

acch

io

Pia

zzet

ta

Ugo

Bas

si

n. 1

0

Sig

. Pie

tro

Fogl

i

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne

Res

taur

o e

mod

ific

azio

ni d

i cas

a

Res

taur

o,

mod

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ne c

on

aper

tura

di n

uovo

ne

gozi

o al

la f

acci

ata

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a ca

sa

Res

taur

o,

mod

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azio

ne c

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aper

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di n

uovo

ne

gozi

o al

la f

acci

ata

dell

a ca

sa

N

el D

oc.1

, Bus

ta 1

5,

l’in

dica

zion

e è

aggi

unta

a

mat

ita

prob

abil

men

te d

a al

tri

Com

acch

io

Pia

zza

Um

bert

o I

F.lli

Zan

nini

O

ffic

ina

mec

cani

ca d

i va

ni 4

e p

iani

3 d

ella

su

perf

icie

di m

q 60

Nel

Doc

.8, B

usta

3,

l’in

dica

zion

e è

sopr

ascr

itta

con

la p

arol

a “n

o”

1 9 2 5

Por

to

Gar

ibal

di

Lun

go la

sp

iagg

ia

Sig

. G

asto

ne

Bel

lini

Cas

a di

civ

ile

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azio

ne

Cas

a ci

vile

abi

tazi

one

C

asa

civi

le a

bita

zion

e di

van

i 9 e

pia

ni 2

de

lla

supe

rfic

ie d

i mq

100

C

asa

civi

le a

bita

zion

e di

van

i 9 e

pia

ni 2

de

lla

supe

rfic

ie d

i mq

100

Cas

a ci

vile

abi

tazi

one

N

el D

oc.1

, Bus

ta 1

, non

è

ripo

rtat

o il

sit

o es

atto

Com

acch

io

Pia

zza

Pres

idio

n.

4

Sig

. Art

uro

Cav

alla

ri e

fr

atel

li

Cas

a di

civ

ile

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azio

ne

Res

taur

o di

cas

a di

ci

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abi

tazi

one

R

esta

uro

con

abba

ttim

ento

e

rico

stru

zion

i di p

part

i del

fab

bric

ato

di

casa

di c

ivil

e ab

itaz

ione

di v

ani 1

0 e

pian

i 2 d

ella

su

perf

icie

di m

q 17

0 co

n co

stru

zion

i di 4

va

ni d

ella

sup

erfi

cie

di m

q 80

e m

uro

di

cint

a

R

esta

uro

con

abba

ttim

ento

e

rico

stru

zion

i in

più

part

i del

fab

bric

ato

di

casa

di c

ivil

e ab

itaz

ione

di v

ani 1

0 e

pian

i 2 d

ella

su

perf

icie

di m

q 17

0 co

n co

stru

zion

i di

4

vani

nel

l’in

tern

o de

lla

supe

rfic

ie d

i mq

80 e

m

uro

di c

inta

Res

taur

o di

cas

a di

ci

vile

abi

tazi

one

Nel

Doc

.8, B

usta

3, n

on è

ri

port

ato

il n

umer

o ci

vico

Com

acch

io

Via

Nin

o B

onne

t. n

. 5

Ditt

a.

Ent

iger

no

Bel

lott

i &

C.

Fab

bric

ato

ad u

so

indu

stri

ale

Fab

bric

ato

ad u

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gara

ge e

dep

osit

o di

m

ater

iali

F

abbr

icat

o ad

uso

ga

rage

pub

blic

o e

sopr

asta

nte

depo

sito

di

mat

eria

li d

a co

stru

zion

e di

van

i 2

e pi

ani 2

del

la

supe

rfic

ie d

i mq

152

Vas

to f

abbr

icat

o ad

us

o ga

rage

pub

blic

o e

sopr

asta

nte

depo

sito

di

mat

eria

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a co

stru

zion

e

Com

acch

io

Stra

da

prov

inci

ale

(non

anc

ora

num

erat

a )

Sig

. E

dgar

do

Car

li di

T

ullo

Vil

la

Vil

la

Vil

la d

i van

i 12

e pi

ani

2 de

lla

supe

rfic

ie d

i mq

140

Vil

la d

i van

i 13

e pi

ani 3

del

la

supe

rfic

ie d

i mq

145

Vil

la

133

Elenco opere realizzate

Cod

igor

oSo

c. A

ldo

Felis

atti

&C

.

Fab

bric

ato

per

uso

indu

stri

ale

Fab

bric

ato

per

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stri

ale

Fab

bric

ato

per

uso

indu

stri

ale

Nel

Doc

.1, B

usta

15,

l’in

dica

zion

e è

aggi

unta

am

atit

a pr

obab

ilm

ente

da

altr

iSa

nG

iuse

ppe

Cim

itero

Fam

igli

aG

uerr

ini

Edi

cola

fun

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iaE

dico

la f

uner

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Edi

cola

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dico

la f

uner

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Port

oG

arib

aldi

Via

Acc

iaiu

oli

(non

anc

ora

num

erat

a)

Sig.

Pelle

grin

oB

onaz

za

Cas

a di

civ

ile

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azio

neC

asa

di c

ivil

eab

itaz

ione

van

i 7 e

pian

i 2

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne

Port

oG

arib

aldi

Via

le d

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Rim

embr

anza

(non

num

erat

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Sig.

raZ

elin

daPa

trig

nani

Vil

laV

ille

tta

Vil

lett

a di

van

i 8,

pian

i 2 e

sup

erfi

cie

mq

115

Vil

lett

a

Com

acch

io

Cor

soV

itto

rio

Em

anue

le n

.79

Sig.

Ant

onio

Cin

ti f

uT

omm

aso

Cas

a di

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ile

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azio

neR

esta

uro

eso

prae

leva

zion

e di

casa

Res

taur

o e

sopr

aele

vazi

one

dica

sa d

i civ

ile

abit

azio

ne d

i van

i 11

e pi

ani 2

del

lasu

perf

icie

di m

q 22

0

Res

taur

o e

sopr

aele

vazi

one

dici

vile

abi

tazi

one

diva

ni 1

1 e

pian

i 2 d

ella

supe

rfic

ie d

i mq

220

Res

taur

o e

sopr

aele

vazi

one

dici

vile

abi

tazi

one

Nel

Doc

.8, B

usta

3, n

on è

ripo

rtat

o il

num

ero

civi

co

Com

acch

io

Cor

soV

itto

rio

Em

anue

le n

.14

9

Erm

ippo

Bot

toni

eD

iva

Cav

alla

ri

Cas

a di

civ

ile

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azio

neN

egoz

io e

cam

era

sopr

asta

nte

per

Erm

ippo

Bot

toni

Cos

truz

ione

neg

ozio

e ca

mer

a so

pras

tant

eR

esta

uro

di n

egoz

io e

cost

ruzi

one

cam

era

supe

rior

e ex

pro

prie

tàE

rmip

po B

otto

ni

Neg

ozio

e c

amer

esu

peri

ori a

ggiu

nte

alla

cas

a di

pro

prie

tàE

rmip

po B

otto

ni

Nei

Doc

.1, B

usta

1 e

Doc

.4 e

10,

Bus

ta 3

, èin

dica

to il

civ

ico

n.12

9 e

Div

a C

aval

lari

com

epr

opri

etar

ia.

Nel

Doc

.8, B

usta

3, n

on è

ripo

rtat

o il

num

ero

civi

co

Com

acch

io

Cor

soV

itto

rio

Em

anue

le n

.20

0

Cav

.Sa

ling

uerr

aB

igno

zzi

Tor

rett

a pe

r de

posi

tona

fta

Tor

rett

a pe

r de

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tona

fta

all’

inte

rno

del

Mul

ino

Big

nozz

i

Dep

osit

o na

fta

all’

inte

rno

del M

ulin

oB

igno

zzi

Nel

Doc

.9, B

usta

3, n

onso

no in

dica

ti n

é la

loca

lità

né il

com

mit

tent

e.N

el D

oc.1

0, B

usta

3,

l’in

dica

zion

e è

aggi

unta

am

ano.

Com

acch

ioC

imite

roFa

mig

lieSi

gg. F

elet

ti- V

irgi

li

Edi

cola

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erar

iaE

dico

la f

uner

aria

Edi

cola

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erar

iaE

dico

la f

uner

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(non

ult

imat

a ne

lri

vest

imen

to e

ster

noin

mar

mo)

Com

acch

ioV

ia N

ino

Bon

net.

n. 3

- 3/

A

Dit

ta.

Ent

iger

noB

ello

tti &

C.

Cas

a ad

uso

abit

azio

ne e

d uf

fici

Res

taur

o ca

sett

a ad

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azio

ne e

duf

fici

Cas

etta

ad

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uffi

cio

e ab

itaz

ione

cus

tode

del

gara

ge d

i va

ni 4

epi

ani 2

del

lasu

perf

icie

di m

q 50

rifa

cim

ento

di t

utta

la

mur

atur

a in

tern

a –

sola

i – t

etto

eri

faci

men

to p

arzi

ale

mur

atur

e es

tern

e

Res

taur

o ca

sett

a ad

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uffi

cio

eab

itaz

ione

cus

tode

del

gara

ge d

i va

ni 4

epi

ani 2

del

lasu

perf

icie

di m

q 50

.A

bbat

tim

ento

mur

atur

a in

tern

a,ca

mbi

amen

todi

spos

izio

ne v

ani

Res

taur

o ca

sett

a ad

uso

uffi

cio

eab

itaz

ione

cus

tode

1 9 2 6

Com

acch

io

Ang

olo

Via

San

Ber

tolo

nn.2

2-24

-24

/A-2

6-26

/A

eV

ia N

ino

Bon

net n

n.1-

1/A

-1B

Dit

ta.

Ent

iger

noB

ello

tti &

C.

Pal

azzo

ad

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Uff

ici,

nego

zi e

d ab

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ioni

Res

taur

o ca

sa p

erU

ffic

i Sta

tali

abit

azio

ne e

neg

ozi

Fab

bric

ato

per

Uff

ici

Sta

tali

e a

bita

zion

ici

vili

di

vani

28

epi

ani 2

del

lasu

perf

icie

di m

q 33

8.A

bbat

tim

ento

grad

uale

eri

cost

ruzi

one

quas

ito

tale

del

lape

rico

lant

e m

urat

ura

inte

rna

e to

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dei

sola

i – r

ifac

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topa

rzia

le d

ei m

uri

este

rni

Fab

bric

ato

per

uffi

cist

atal

i, ab

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ioni

ene

gozi

.A

bbat

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grad

uale

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cost

ruzi

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quas

ito

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dei

sol

ai –

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cim

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par

zial

ede

i mur

i est

erni

, non

ulti

mat

o ne

lla

part

ees

tern

a

Vas

to f

abbr

icat

o pe

ruf

fici

sta

tali

,ab

itaz

ioni

e n

egoz

i

Nel

Doc

.9, B

usta

3, s

ono

ripo

rtat

i i c

ivic

i nn.

24/

B e

26/B

inve

ce d

i 24/

A e

26/A

1 9 2 6 / 1 9 2 7

Com

acch

ioV

ia S

.A

gost

ino

Sig.

Vin

cenz

oFe

letti

-V

irgi

li

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

neN

el D

oc.1

, Bus

ta 1

non

èri

port

ata

la d

ataz

ione

equ

ella

qui

indi

cata

si b

asa

sull

’ord

ine

con

cui i

lav

ori

com

paio

no n

egli

alt

riel

ench

i: da

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nfro

nto,

infa

tti,

risu

lta

che

ques

tola

voro

è in

seri

to t

ra q

uell

ide

l 192

6 e

quel

li d

el19

27.

134

arc

hiv

ioElenco opere realizzate

1 9 2 7

Com

acch

io

Cim

itero

Fa

mig

lia

F.lli

V

ince

nzi

Edi

cola

fun

erar

ia

E

dico

la f

uner

aria

Edi

cola

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erar

ia

Edi

cola

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erar

ia

Com

acch

io

Cim

itero

S

ig. F

ilipp

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arill

ari

(Lav

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per)

Fil

ippo

B

aril

lari

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ba d

i Fam

igli

a T

omba

di F

amig

lia

Nel

Doc

.7, B

usta

3,

ness

un’a

ltra

indi

cazi

one

acco

mpa

gna

il n

ome

del

com

mit

tent

e.

Com

acch

io

Cim

itero

G

iuse

ppin

a C

arli

(Lav

oro

per)

G

iuse

ppin

a C

arli

Tom

ba d

i Fam

igli

a T

omba

di F

amig

lia

Nel

Doc

.7, B

usta

3,

ness

un’a

ltra

indi

cazi

one

acco

mpa

gna

il n

ome

del

com

mit

tent

e.

Nel

Doc

.1, B

usta

15,

gli

E

redi

del

Sig

. Lor

enzo

C

arli

son

o in

dica

ti c

ome

com

mit

tent

i e l’

oper

a è

data

ta 1

928.

1 9 2 8

San

Giu

sepp

e C

imite

ro

Sig

. G

iuse

ppe

Fele

tti

Mon

umen

to f

uner

ario

T

omba

di F

amig

lia

T

omba

di F

amig

lia

Tom

ba d

i Fam

igli

a N

el D

oc.1

, Bus

ta 1

, è

indi

cato

il C

imit

ero

di

Por

to G

arib

aldi

inve

ce d

i qu

ello

di S

. Giu

sepp

e-

San

Giu

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e C

imite

ro

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iglia

F.

lli

Sam

arita

ni

Edi

cola

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erar

ia

E

dico

la f

uner

aria

Edi

cola

fun

erar

ia

Edi

cola

fun

erar

ia

Nel

Doc

.1, B

usta

1, è

in

dica

to il

Cim

iter

o di

P

orto

Gar

ibal

di in

vece

di

quel

lo d

i S. G

iuse

ppe

Ferr

ara

Cim

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Fam

iglia

D

ott.

Ing.

E

nric

o Fe

lett

i

Edi

cola

fun

erar

ia

1 9 2 9

Com

acch

io

Pia

zza

XX

Se

ttem

bre

Sig

. A

nton

io

Gel

li

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne

C

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di c

ivil

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itaz

ione

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne

Cas

a di

civ

ile

abit

azio

ne

Nel

Doc

.1, B

usta

1, i

F

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lli G

elli

son

o in

dica

ti

com

e co

mm

itte

nti e

l’

oper

a è

sita

in P

iazz

a D

uom

o

Com

acch

io

Cim

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Per

inca

rico

de

l Co

mm

issari

o Pr

efet

tizio

de

l Com

une

Chi

esa

C

hies

a

Chi

esa

Chi

esa

Nel

Doc

.7, B

usta

3, n

on è

ri

port

ato

il c

omm

itte

nte

1 9 3 0

Ferr

ara

Cim

itero

Fam

iglia

S

ig.

Orl

ando

C

odec

à

Edi

cola

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erar

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Com

acch

io

Res

taur

o de

lla

facc

iata

del

la C

hies

a de

lla

B. V

. del

R

osar

io

N

el D

oc.7

, Bus

ta 3

, l’

indi

cazi

one

è ca

ncel

lata

co

n un

a ri

ga a

mat

ita

1 9 3 2

Com

acch

io

Cim

itero

S

ig.

Gio

vann

i C

arli

Edi

cola

fun

erar

ia

E

dico

la f

uner

aria

Edi

cola

fun

erar

ia

Edi

cola

fun

erar

ia

Nel

Doc

.1, B

usta

15,

l’

oper

a è

data

ta 1

931

Com

acch

io

Tem

pio

di

S. A

nton

io

C

ance

llat

a ar

tist

ica

C

ance

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a ar

tist

ica

Can

cell

ata

arti

stic

a

Com

acch

io

Via

Iso

la

n.18

-20

Sig

. M

aest

ro

Cam

illo

Zan

nini

Cas

a di

civ

ile

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azio

ne

C

asa

di c

ivil

e ab

itaz

ione

C

asa

di c

ivil

e ab

itaz

ione

135

Elenco acquerelli di AccademiaR

oto

loN

/R

ot.

n.So

gget

toD

escr

izio

neN

ote

Dat

aA

rgom

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Tav

ola

Tit

olo

Scal

aD

im. (

cm)

Tec

nica

/sup

port

oSt

ato

cons

erva

zion

e

R 1

/71/

41

pala

zzo

fron

te p

rinc

ipal

e a

due

ordi

ni, l

oggi

a ce

ntra

leal

pia

no te

rra,

trab

eazi

one

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amen

to,

sfon

do c

on p

aesa

ggio

lacu

stre

auto

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o(a

mat

ita

in b

asso

a si

nist

ra)

s.d.

edif

icio

civ

ileun

ica

s.t.

non

indi

cata

65,4

x 5

4,4

tecn

ica

mis

ta (

chin

ase

ppia

, acq

uare

llo)

su

cart

onci

no

disc

reto

(su

ppor

tost

rapp

ato,

pre

senz

a di

muf

fe)

R 1

/72/

42

pala

zzo

fron

te p

rinc

ipal

e a

due

ordi

ni, p

iano

terr

abu

gnat

o co

n ni

cchi

a ce

ntra

le s

tatu

a e

font

ana

auto

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o(a

mat

ita

in b

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a de

stra

)s.

d.ed

ific

io c

ivile

unic

as.

t.no

nin

dica

ta79

,0 x

58,

2te

cnic

a m

ista

(ch

ina

sepp

ia, a

cqua

rell

o) s

uca

rton

cino

disc

reto

(su

ppor

to c

onpr

esen

za d

i muf

fe)

R 1

/73/

43

mus

eo (

?)

corp

o pr

inci

pale

con

ord

ine

giga

nte

dori

co e

ali l

ater

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con

tem

piet

ti in

ant

is, s

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o co

nve

geta

zion

e

auto

graf

o(a

chi

na in

bas

soa

dest

ra)

s.d.

edif

icio

civ

ileun

ica

"UN

M.."

am

atit

ano

nin

dica

ta80

,5 x

37,

0te

cnic

a m

ista

(ch

ina

sepp

ia, a

cqua

rell

o) s

uca

rton

cino

disc

reto

(su

ppor

to c

onpr

esen

za d

i muf

fe)

R 1

/74/

44

pala

zzo

fron

te p

rinc

ipal

e a

due

ordi

ni, c

on c

orpi

sim

met

rici

agg

etta

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gge

a se

rlia

naau

togr

afo

(ad

acqu

e-re

llo

bass

o a

dest

ra)

s.d.

edif

icio

civ

ileun

ica

non

indi

cata

72,7

x 4

7,2

tecn

ica

mis

ta (

chin

ase

ppia

, acq

uare

llo)

su

cart

onci

no

disc

reto

(su

ppor

to c

onpr

esen

za d

i muf

fe)

R 2

/71/

35

chie

sa

sezi

one

long

itudi

nale

di c

hies

a a

tre

nava

teco

n tr

e ca

mpa

te; t

rans

etto

con

tibu

rio

otta

gona

le; c

ampa

nile

a b

ase

quad

rata

ecu

spid

e ci

lindr

ica;

sfo

ndo

arch

itett

onic

o a

mat

ita

e ac

quer

ello

; all

'inte

rno

mem

brat

ure

di m

atto

ni

auto

graf

o(a

d ac

quer

ello

inba

sso

a de

stra

)s.

d.ed

ific

iore

ligi

oso

1 di

3s.

t.no

nin

dica

ta73

,0 x

60,

0te

cnic

a m

ista

chi

na s

eppi

ae

ross

a, a

cqua

rell

o su

cart

onci

no

disc

reto

(su

ppor

to c

onpr

esen

za d

i muf

fe)

stra

ppi p

erim

etra

li

R 2

/72/

36

chie

sase

zion

e tr

asve

rsal

e/pr

ospe

tto

di c

hies

a (v

edi

sopr

a) e

segu

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sul t

rans

etto

auto

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o(a

d ac

quer

ello

inba

sso

a de

stra

)s.

d.ed

ific

iore

ligi

oso

2 di

3s.

t.no

nin

dica

ta36

,3 x

50,

9te

cnic

a m

ista

chi

na s

eppi

ae

ross

a, a

cqua

rell

o su

cart

onci

no

disc

reto

(su

ppor

to c

onpr

esen

za d

i muf

fe)

stra

ppi p

erim

etra

li

R 2

/73/

37

chie

sapr

ospe

tto

late

rale

di c

hies

a (v

edi s

opra

)

auto

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o(a

mat

ita

in b

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a de

stra

)sc

hizz

o a

mat

ita

sul r

etro

s.d.

edif

icio

reli

gios

o3

di 3

s.t.

non

indi

cata

68,4

x 4

8,0

tecn

ica

mis

ta c

hina

sep

pia

e ro

ssa,

acq

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llo

suca

rton

cino

disc

reto

(su

ppor

to c

onpr

esen

za d

i muf

fe)

stra

ppi p

erim

etra

li

R 3

/71/

48

Edi

cola

fune

rari

a

pros

pett

o pr

inci

pale

, bas

amen

to c

ongr

adin

ata,

arc

o a

tutto

ses

to, c

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tosi

mil

men

te lo

ngob

ardo

, cup

ola

emis

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uba

se o

ttag

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e, s

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o co

n po

rtic

ato

e sa

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gent

i

auto

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o (

a m

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a ro

ssa

inba

sso

a de

stra

)s.

d.ed

ific

iore

ligi

oso

unic

as.

t.no

nin

dica

ta40

,5 x

54,

3te

cnic

a m

ista

(ch

ina,

acqu

arel

lo, m

atit

a e

past

ello

) su

car

tonc

ino

disc

reto

con

str

appi

peri

met

rali

R 3

/72/

49

Edi

cola

fune

rari

a

pros

petti

va b

asam

ento

con

gra

dina

ta, a

rco

atu

tto s

esto

att

rave

rsat

o da

mem

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ure

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culm

inan

o co

n cr

oce,

cup

ola

su

base

quad

rata

e e

vide

nti c

ontr

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rti,

urne

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e, s

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o co

llina

re e

veg

etaz

ione

inpr

imo

pian

o

s.d.

edif

icio

reli

gios

o1

di 2

s.t.

non

indi

cata

57,8

x 8

3,0

tecn

ica

mis

ta (

chin

a,ac

quar

ello

, mat

ita

edo

ratu

re)

su c

arto

ncin

osq

uadr

ato

a ch

ina

disc

reto

con

str

appi

peri

met

rali

e fo

ri

R 3

/73/

410

edic

ola

fune

rari

a

pros

pett

o b

asam

ento

con

gra

dina

ta, a

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atu

tto s

esto

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rave

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o da

mem

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ure

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culm

inan

o co

n cr

oce,

cup

ola

su

base

quad

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e e

vide

nti c

ontr

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rti,

urne

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e, s

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o ne

ro c

on c

ittà

schi

zzo

a m

atit

asu

l ret

ros.

d.ed

ific

iore

ligi

oso

2 di

2s.

t.no

nin

dica

ta57

,0 x

85,

0

tecn

ica

mis

ta (

chin

a,ac

quar

ello

, mat

ita

edo

ratu

re)

su c

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ncin

osq

uadr

ato

a ch

ina

disc

reto

con

str

appi

peri

met

rali

e fo

ri

R 3

/74/

411

edic

ola

fune

rari

a

pros

petti

va b

asam

ento

con

qua

ttro

gra

dina

tee

urne

, pro

tiro

sui q

uatt

ro la

ti co

n ar

chi a

tutto

ses

to, s

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o ac

quer

ella

to

inte

staz

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eau

togr

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(am

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a ro

ssa

inba

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a de

stra

)sc

hizz

i a m

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a e

chin

a su

l ret

ro

s.d.

edif

icio

reli

gios

oun

ica

prog

etto

di

edic

ola

fune

rari

a

non

indi

cata

43,5

x 6

2,0

tecn

ica

mis

ta (

chin

a,ac

quar

ello

, mat

ita)

su

cart

onci

no

disc

reto

con

str

appi

peri

met

rali

e fo

ri

R 4

/71/

112

pala

zzo

pros

pett

o co

n lo

ggia

to a

l pia

no te

rra

a pi

ùor

dini

sov

rapp

osti

con

ord

ine

dopp

io tr

a il

seco

ndo

e te

rzo

pian

o e

ordi

ne g

igan

te,

squa

drat

ura

a ch

ina

inte

staz

ione

inba

sso

a de

stra

s.d.

edif

icio

civ

ileun

ica

prog

etto

di

sist

emaz

ione

del c

entr

o di

Cod

igor

o,pa

lazz

oal

l'ini

zio

del

nuov

o vi

ale

-pr

ospe

tto

sull

api

azza

non

indi

cata

87,5

x 6

7,0

tecn

ica

mis

ta (

chin

a,ac

quar

ello

, mat

ita)

su

cart

onci

no

disc

reto

con

str

appi

peri

met

rali

e fo

ri

136

arc

hiv

io

R 5

/71/

713

teat

ro

pros

pett

o pr

inci

pale

, bas

amen

to c

ongr

adin

ate;

al p

rim

o or

dine

del

cor

popr

inci

pale

logg

iato

trip

artit

o ce

ntra

le, a

lse

cond

o or

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fro

nte

a te

mpi

o co

n le

sene

bina

te .

Il c

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pri

ncip

ale

é co

nclu

so d

a un

ado

ppia

tipo

logi

a di

cop

ertu

ra: a

cup

ola

e a

dopp

ia f

alda

. Ali

late

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term

inan

ti co

n co

rpi

otta

gona

li so

rmon

tati

da c

upol

a.

auto

graf

o(a

mat

ita

in b

asso

a de

stra

)s.

d.ed

ific

io c

ivile

1 su

2s.

t.no

nin

dica

ta56

,0 x

38,

0te

cnic

a m

ista

(chi

na, a

cque

rell

o) s

uca

rton

cino

disc

reto

con

str

appi

peri

met

rali

e fo

ri

R 5

/72/

714

teat

ropr

ospe

ttiva

, evi

dent

e il

pro

spet

to la

tera

le e

latr

ipar

tizio

ne in

tre

corp

i fun

zion

ali d

istin

ti:

atri

o, p

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a e

palc

osce

nico

auto

graf

o(a

pas

tell

o in

bass

o a

dest

ra)

s.d.

edif

icio

civ

ile2

di 2

s.t.

non

indi

cata

41,5

x 3

2,0

tecn

ica

mis

ta(c

hina

, acq

uere

llo)

su

cart

onci

nobu

ono

R 5

/73/

715

teat

ro

pian

ta d

el p

rim

o pi

ano.

Acc

esso

all

'atr

iotr

amite

sca

lina

ta e

ram

pe la

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li; a

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ove

stib

olo

colo

nnat

o da

l qua

le s

i ac

cede

all

apl

atea

a f

erro

di c

aval

lo e

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foy

er. A

cces

sila

tera

li e

pass

aggi

pub

blic

i

auto

graf

o(a

pas

tell

o in

bass

o a

dest

ra)

s.d.

edif

icio

civ

ile1

su 5

un te

atro

-pi

anta

del

prim

o pi

ano

non

indi

cata

46,5

x 8

1,5

tecn

ica

mis

ta c

hina

,ac

quar

ello

su

cart

onci

no(t

ecni

ca a

spr

uzzo

)

disc

reto

con

str

appi

peri

met

rali

R 5

/74/

716

Tea

tro

pian

ta d

el p

rim

o pi

ano.

Acc

esso

all

'atr

iotr

amite

sca

lina

ta e

ram

pe la

tera

li; v

ersi

one

alte

rnat

iva

alla

pre

cede

nte

R 5

/7.3

. L'a

mpi

osp

azio

den

omin

ato

vest

ibol

o ne

lla

tavo

lapr

eced

ente

qui

ris

ulta

sud

divi

so in

una

hal

lce

ntra

le, u

na s

ala

da b

allo

ed

un p

icco

loci

nem

atog

rafo

. Pla

tea

a fe

rro

di c

aval

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spaz

i acc

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ri

inte

stat

o in

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soa

dest

ra(s

tam

pate

llo,

ach

ina)

; sch

izzo

di

volt

o su

l ret

ro a

past

ello

blu

s.d.

edif

icio

civ

ile2

su 5

prog

etto

per

laco

stru

-zio

ne d

iun

teat

ro a

Tri

este

-Pi

azza

G.

Obe

rdan

- V

iade

l Cor

oneo

1:25

057

,0 x

96,

0ch

ina

e m

atit

a su

cart

onci

no

disc

reto

, con

sist

enti

man

canz

e e

stra

ppi

peri

met

rali

R 5

/75/

717

teat

ro

pros

pett

o pr

inci

pale

, acc

esso

mon

umen

tale

con

arco

trio

nfal

e, g

radi

nata

e r

ampe

late

rali;

fasc

ia b

asam

enta

le in

bug

nato

sor

mon

tata

da

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iati

con

colo

nne

bina

te e

fin

estr

e ad

edic

ola.

Cor

onam

ento

a f

regi

o co

n st

atue

. In

seco

ndo

pian

o, im

pone

nte

cupo

la.

Tra

spos

izio

ne in

pro

spet

to d

elle

pla

nim

etri

epr

eced

enti

.

inte

stat

o in

bas

soa

dest

ra(s

tam

pate

llo,

ach

ina)

lugl

io19

19ed

ific

io c

ivile

3 su

5

un te

atro

-fa

ccia

tapr

inci

pale

inPi

azza

Obe

rdan

1:20

068

,0 x

46,

0ch

ina

e ac

quar

ello

su

cart

onci

nodi

scre

to, p

icco

list

rapp

i per

imet

rali

R 5

/76/

718

teat

ro

pros

pett

o pr

inci

pale

, acc

esso

mon

umen

tale

con

arco

trio

nfal

e, g

radi

nata

e r

ampe

late

rali;

fasc

ia b

asam

enta

le in

bug

nato

sor

mon

tata

da

logg

iati

con

colo

nne

bina

te e

fin

estr

e ad

edic

ola.

Cor

onam

ento

a f

regi

o co

n st

atue

. In

seco

ndo

pian

o, im

pone

nte

cupo

la.

Tra

spos

izio

ne in

pro

spet

to d

elle

pla

nim

etri

epr

eced

enti

. Inc

ompi

uto

e pr

obab

ilm

ente

prep

arat

orio

al p

rosp

etto

pre

cede

nte

(R5/

7.5)

con

alcu

ne d

iffe

renz

e (e

s: c

oron

amen

to,

freg

io, t

ambu

ro d

ella

cup

ola,

bas

amen

to)

s.d.

edif

icio

civ

ile4

su 5

non

indi

cata

68,0

x 4

6,0

chin

a e

acqu

arel

lo s

uca

rton

cino

disc

reto

, pic

coli

stra

ppi p

erim

etra

li

R 5

/77/

719

teat

ro

Vis

ta p

rosp

etti

ca d

ell'i

ngre

sso

prin

cipa

le,

acce

sso

mon

umen

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con

arc

o tr

ionf

ale,

grad

inat

a e

ram

pe l

ater

ali;

fas

cia

basa

men

tale

in b

ugna

to s

orm

onta

ta d

alo

ggia

ti co

n co

lonn

e bi

nate

e f

ines

tre

aded

icol

a. C

oron

amen

to a

fre

gio

con

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ue.

Fini

to. I

l pro

gett

o è

inse

rito

in u

n co

ntes

tore

ale:

son

o pr

esen

ti m

olte

fig

ure

uman

e e

èev

iden

te c

he s

i am

bien

ta a

ll'o

ra d

el tr

amon

to(c

olor

i ros

a e

azzu

rro

verd

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rim

oim

brun

ire

(lam

pion

i acc

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la f

irm

a in

cors

ivo

adac

quer

ello

èta

glia

ta, q

uind

i èst

ato

rifi

lato

per

esse

rein

corn

icia

to.

s.d.

edif

icio

civ

ile5

su 5

non

indi

cata

70,0

x 5

0,0

chin

a e

acqu

erel

lo s

uca

rton

cino

disc

reto

, pic

coli

stra

ppi p

erim

etra

li,

abra

sion

i sup

erfi

cial

i,se

gni d

i um

idit

à.In

corn

icia

to e

cust

odit

o a

Cat

ania

da

Alb

erto

Vit

ali

R 6

/71/

320

canc

ello

ere

cinz

ione

part

icol

are

di c

ance

llo

e re

cinz

ione

in f

erro

batt

uto.

Dec

oraz

ioni

flo

real

i. St

udio

del

lade

cora

zion

e e

del s

iste

ma

di il

lum

inaz

ione

del p

ilas

tro.

auto

graf

o(a

chi

na in

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soa

dest

ra)

s.d.

part

icol

are

cost

rutt

ivo

unic

aca

ncel

lo in

ferr

o ba

ttuto

per

vill

a

non

indi

cata

100,

0x66

,0ch

ina

e m

atit

a su

cart

onci

noco

nsis

tent

i str

appi

peri

met

rali

137

Elenco acquerelli di Accademia

R 6

/72/

321

sala

per

conc

erti

sezi

one

pros

petti

ca d

i sal

a da

con

cert

o a

pian

ta c

irco

lare

o e

llitti

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upol

a ne

rvat

apo

sta

su ta

mbu

ro b

ugna

to c

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dico

le e

arch

i. G

ross

i pil

astr

i por

tant

i e a

rchi

riba

ssat

i. R

appr

esen

tazi

one

del p

ubbl

ico.

inte

stat

o in

bas

soa

dest

ra(s

tam

pate

llo

am

atit

a

s.d.

edif

icio

pubb

lico

unic

asa

lone

per

conc

erti

d'or

gano

non

indi

cata

81,5

x 6

7,0

acqu

erel

lo e

car

bonc

ino

suca

rta

stra

ppi p

erim

etra

li

R 6

/73/

322

chie

saca

ttedr

ale

con

torr

eca

mpa

nari

a

pros

petti

va d

i cat

tedr

ale

con

torr

eca

mpa

nari

a ce

ntra

le, a

rchi

ram

pant

icu

lmin

anti

con

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ue d

i an

geli.

Sul

lasc

alin

ata

prin

cipa

le c

orte

o fu

nebr

e.

inte

stat

o in

bas

soa

sini

stra

(sta

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tell

o a

carb

onci

no)

s.d.

edif

icio

reli

gios

oun

ica

s.t.

non

indi

cata

58,0

x 8

7,0

mat

ita,

car

bonc

ino

eac

quar

ello

su

cart

onci

node

teri

orat

o su

tutto

ilpe

rim

etro

R 7

/71/

523

teat

ro

pros

petti

va d

i ves

tibo

lo m

onum

enta

le d

iin

gres

so a

l tea

tro.

Ord

ine

giga

nte

di le

sene

ese

mic

olon

ne s

cana

late

con

cap

itell

o di

ordi

ne c

ompo

sito

e tr

abea

zion

e co

n m

enso

lee

freg

io. C

oron

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to c

on f

regi

o e

bala

ustr

a. S

ullo

sfo

ndo

l'edi

fici

o pr

inci

pale

su d

ue o

rdin

i: a

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ondo

ord

ine

ampi

olo

ggia

to c

on c

olon

ne b

inat

e co

n ca

pite

llost

ile c

ompo

sito

; Tra

beaz

ione

con

fre

gio

eba

laus

tra.

In

prim

o pi

ano

pass

anti

inca

rroz

za e

fon

tana

.

inte

stat

o in

bas

soa

sini

stra

(sta

mpa

tell

o a

mat

ita)

s.d.

edif

icio

pubb

lico

1 di

2un

teat

ro -

part

icol

are

pros

petti

co

non

indi

cata

59,5

x 8

7,0

chin

a, a

cqua

rell

o, m

atit

asu

car

tonc

ino

bozz

a di

cor

nice

dise

gnat

a a

mat

ita,

stra

ppi p

erim

etra

li

R 7

/72/

524

Tea

tro

pros

pett

o: d

etta

glio

del

fro

nte

prin

cipa

le d

elte

atro

di

cui s

opra

.

inte

stat

o in

bas

soa

dest

ra(s

tam

pate

llo

ach

ina

gros

sa)

s.d.

edif

icio

pubb

lico

2 di

2s.

t.no

nin

dica

ta65

,5x1

01,0

chin

a, a

cqua

rell

o, p

aste

llosu

car

tonc

ino

stra

ppi p

erim

etra

li p

iùpr

ofon

di s

ul la

tosu

peri

ore,

seg

ni a

chin

a su

l bor

dosi

nist

ro

R 7

/73/

525

part

icol

are

dide

cora

zion

epa

rtic

olar

e di

dec

oraz

ione

di p

anne

llo c

onel

emen

ti v

eget

ali

non

firm

ato

s.d.

deco

razi

one

unic

as.

t.no

nin

dica

ta30

,0 x

45,

0m

atit

a e

acqu

arel

lobu

ono,

pic

cole

muf

fe

R 7

/74/

526

part

icol

are

dipo

rtal

e

pros

pett

o di

por

tale

con

ord

ine

giga

nte

dico

lonn

e su

bas

amen

to c

on c

apite

llo

com

posi

to e

trab

eazi

one.

Cor

onam

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con

volu

te

non

firm

ato

sul

dise

gno

com

pare

la s

crit

ta"A

. D.

MC

MIX

"

part

icol

are

cost

rutt

ivo

unic

as.

t.no

nin

dica

ta50

,5 x

69,

0ch

ina,

acq

uare

llo

e m

atit

adi

scre

to c

on m

uffe

diff

use

R 7

/75/

527

part

icol

are

dide

cora

zion

e

part

icol

are

di p

anne

llo d

ecor

ativ

o co

nri

quad

ro c

entr

ale

rapp

rese

ntan

te p

aesa

ggio

mar

ino.

Cor

nice

dec

orat

iva

sim

met

rica

con

ninf

e, p

avon

i, gh

irla

nde

ed e

lem

enti

geom

etri

ci

non

firm

ato

s.d.

part

icol

are

deco

rativ

oun

ica

s.t.

non

indi

cata

67,0

x 5

0,0

mat

ita

e ac

quar

ello

su

cart

onci

noal

cuni

str

appi

ai b

ordi

,m

uffe

138

arc

hiv

ioElenco Serie “Progetti Case”

Car

pett

a N

/ ca

rp.

N.

Inte

staz

ione

del

la c

arpe

tta

Not

e D

ata

Arg

omen

to

Tav

. T

itol

o Sc

ala

Dim

. (cm

) T

ecni

ca/

supp

orto

St

ato

cons

erva

z.

P 1/

19

1/8

1 R

esta

uro

della

cas

a de

l Sig

. Vin

cenz

o Fe

lett

i V. i

n vi

a C

avou

r -

Com

acch

io

Ferr

ara

1922

(in

alto

a s

inis

tra

il n°

"1"

a p

aste

llo r

osso

, in

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a d

estr

a "S

ospe

so"

in

past

ello

blu

; in

bass

o a

sini

stra

etic

hetta

ade

siva

bi

anca

" 1

Res

taur

o ca

sa F

elet

ti)

Tav

ola

num

erat

a "1

" a

past

ello

blu

19

22

Abi

tazi

one

1/8

Pro

gett

o di

re

stau

ro

della

ca

sa d

el S

ig. V

. Fel

etti

in v

ia

Cav

our

1:50

50

,5 x

30,

7 C

hina

ro

ssa

e se

ppia

su

cart

a B

uono

P 1

/19

2/8

2 R

esta

uro

della

cas

a de

l Sig

. Vin

cenz

o Fe

lett

i V. i

n vi

a C

avou

r -

Com

acch

io

Ferr

ara

1922

T

avol

a nu

mer

ata

"2"

a pa

stel

lo b

lu

1922

A

bita

zion

e 2/

8 P

artic

olar

i

Pro

gett

o di

re

stau

ro d

ella

cas

a de

l S

ig.

V. F

elet

ti in

via

Cav

our

1:20

39

x 3

7,7

Chi

na

sepp

ia

su

cart

a B

uono

P 1

/19

3/8

3 R

esta

uro

della

cas

a de

l Sig

. Vin

cenz

o Fe

lett

i V. i

n vi

a C

avou

r -

Com

acch

io

Ferr

ara

1922

T

avol

a nu

mer

ata

"3"

a pa

stel

lo b

lu

1922

A

bita

zion

e 3/

8 P

roge

tto

di

rest

auro

de

lla

casa

del

Sig

. V. F

elet

ti in

via

C

avou

r

1:50

57

,8 x

30,

4 ch

ina

colo

r se

ppia

su

car

ta

Buo

no

P 1

/19

4/8

4 R

esta

uro

della

cas

a de

l Sig

. Vin

cenz

o Fe

lett

i V. i

n vi

a C

avou

r -

Com

acch

io

Ferr

ara

1922

T

avol

a nu

mer

ata

"4"

a pa

stel

lo b

lu

1922

A

bita

zion

e 4/

8 P

roge

tto

di

rest

auro

de

lla

casa

del

Sig

. V. F

elet

ti in

via

C

avou

r

1:20

55

,5 x

41

Chi

na

sepp

ia

su

cart

a B

uono

P 1

/19

5/8

5 R

esta

uro

della

cas

a de

l Sig

. Vin

cenz

o Fe

lett

i V. i

n vi

a C

avou

r -

Com

acch

io

Ferr

ara

1922

T

avol

a nu

mer

ata

"5"

a pa

stel

lo b

lu s

ul r

etro

19

22

Abi

tazi

one

5/8

S.t.

1:

1 86

x895

,5

Acq

uere

llo

su

cart

a le

gger

a B

uono

P 1

/19

6/8

6 R

esta

uro

della

cas

a de

l Sig

. Vin

cenz

o Fe

lett

i V. i

n vi

a C

avou

r -

Com

acch

io

Ferr

ara

1922

1922

A

bita

zion

e 6/

8 Pr

oget

to

di

rest

auro

de

lla

casa

del

Sig

. V. F

elet

ti in

via

C

avou

r

1:50

50

,5 x

30,

7 C

hina

se

ppia

su

ca

rta

Buo

no

P 1

/19

7/8

7 R

esta

uro

della

cas

a de

l Sig

. Vin

cenz

o Fe

lett

i V. i

n vi

a C

avou

r -

Com

acch

io

Ferr

ara

1923

1922

A

bita

zion

e 7/

8 C

asa

Fele

tti P

artic

olar

e 1:

3 70

,4x4

9,7

Acq

uere

llo

e m

atita

su

ca

rton

cino

Buo

no

P 1

/19

8/8

8 R

esta

uro

della

cas

a de

l Sig

. Vin

cenz

o Fe

lett

i V. i

n vi

a C

avou

r -

Com

acch

io

Ferr

ara

1923

S

ul r

etro

, sch

izzi

di

stud

io a

mat

ita

(pro

spet

tive

di e

difi

ci)

1922

A

bita

zion

e 8/

8 s.

t. 1:

2 71

x53

Acq

uere

llo

e m

atita

su

ca

rton

cino

Buo

no

P 2

/19

1/2

9 Pr

oget

to d

i vi

llino

eco

nom

ico

per

i f.

lli F

elis

atti

da

cost

ruir

si s

ulla

spi

aggi

a di

Por

to G

arib

aldi

Fer

rara

19

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n al

to a

six

a p

aste

llo

ross

o il

n° "

2",

in a

lto a

de

x la

scr

itta

"Non

Cos

trui

to".

In

bass

o a

six

etic

hett

a ad

esiv

a "2

f.ll

i Fel

isat

ti".

19

23

Abi

tazi

one

1/2

s.t.

no

38,2

x30

Chi

na e

acq

uere

llo

su c

arta

da

schi

zzo

Buo

no, a

lcun

i st

rapp

i lat

eral

i, m

anca

nza

nell'

ango

lo in

ba

sso

dex

P

2/1

9 2/

2 10

P

roge

tto d

i vi

llino

eco

nom

ico

per

i f.

lli F

elis

atti

da

cost

ruir

si s

ulla

spi

aggi

a di

Por

to G

arib

aldi

Fer

rara

19

23

19

23

Abi

tazi

one

2/2

s.t.

1:50

10

8x56

,5

Mis

ta,

chin

a e

mat

ita s

u ca

rta

da

schi

zzo

Non

buo

no,

stra

ppi e

m

anca

nze

P 3

/19

1/2

11

Pro

gett

o di

scu

ola

con

anne

sse

abita

zion

i - d

a er

iger

si

in S

. Mar

tino

Spin

o.

Ferr

ara

- m

aggi

o 19

24 -

pro

f. a

rch.

Vita

le V

itali

In b

asso

a s

inis

tra

etic

hett

a ad

esiv

a "3

Scu

ola

di S

. M

arti

no S

pino

" I

n al

to a

six

il n

° "3

" a

past

ello

ros

so

19

24

Uso

mis

to

scuo

la/

abita

zion

e

1/2

Pro

gett

o di

sc

uola

co

n an

ness

e ab

itazi

oni.

Da

fabb

rica

rsi

n S.

M

arti

no

Spin

o

1:10

0 93

,5x3

1,8

Chi

na s

u ca

rta

tipo

luci

do

Buo

no

P 3

/19

2/2

12

Pro

getto

di

scuo

la c

on a

nnes

se a

bita

zion

i -

da e

rige

rsi

in S

. Mar

tino

Spin

o S

ul r

etro

, a p

aste

llo b

lu,

"Arc

h -D

iver

si"

1924

U

so m

isto

sc

uola

/ ab

itazi

one

2/2

s.t.

1:10

0 72

x74,

3 M

atita

su

cart

a m

illim

etra

ta

Buo

no

P 5/

19

1/6

13

Res

taur

o de

lla

casa

de

i f.

lli

Boc

cacc

ini

- P

iazz

a D

uom

o C

omac

chio

-In

alto

a d

estr

a "S

ospe

so"

Fe

19

24

Edi

fici

o ci

vile

, ab

itazi

one

1/6

Si

ripe

te

l'int

esta

zion

e :

"Res

taur

o de

lla

casa

B

occc

acci

ni

Com

acch

io"

in

corn

ice

deco

rata

1:10

0 1:

50

63x4

4,5

Chi

na s

u lu

cido

B

uono

P 5/

19

2/6

14

Res

taur

o de

lla

casa

de

i f.

lli

Boc

cacc

ini

- P

iazz

a D

uom

o C

omac

chio

-In

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a d

estr

a "S

ospe

so"

Sul

ret

ro a

chi

na: A

prile

19

24

Cas

a B

occa

ccin

i C

omac

chio

tip

o A

. E

' l'e

lioco

pia

del 1

/6

Fe

1924

E

difi

cio

civi

le,

abita

zion

e

2/6

Si

ripe

te

l'int

esta

zion

e :

"Res

taur

o de

lla

casa

B

occc

acci

ni

Com

acch

io"

in

corn

ice

deco

rata

1:10

0 1:

50

63x4

4,5

Elio

copi

a se

ppia

D

iscr

eto:

un

buch

etto

nel

la

pian

ta d

el P

.T.

P 5/

19

3/6

15

Res

taur

o de

lla

casa

de

i f.

lli

Boc

cacc

ini

- P

iazz

a D

uom

o C

omac

chio

-In

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a d

estr

a "S

ospe

so"

Elio

copi

a de

lla 1

/6

Fe

1924

E

difi

cio

civi

le,

abita

zion

e

3/6

Si

ripe

te

l'int

esta

zion

e :

"Res

taur

o de

lla

casa

B

occc

acci

ni

Com

acch

io"

in

corn

ice

deco

rata

1:10

0 1:

50

63x4

4,5

Elio

copi

a se

ppia

su

car

tonc

ino

a gr

ana

larg

a e

di

mag

gior

gr

amm

atur

a

Pess

imo

pres

enza

di

muf

fe in

gra

n qu

antit

à

P 5/

19

4/6

16

Res

taur

o de

lla c

asa

dei f

.lli B

occa

ccin

i - P

iazz

a D

uom

o C

omac

chio

-In

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a d

estr

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ospe

so"

E

' in

dica

ta

com

e va

rian

te

"B"

del

dise

gno

prec

eden

te.

Fe

1924

E

difi

cio

civi

le,

abita

zion

e

4/6

Si

ripe

te

l'int

esta

zion

e :

"Res

taur

o de

lla

casa

B

occc

acci

ni

Com

acch

io"

in

corn

ice

deco

rata

1:10

0 1:

50

63x4

4,5

Chi

na s

u lu

cido

D

iscr

eto

con

muf

fe d

iffu

se

139

Elenco Serie “Progetti Case”

P 5/

19

5/6

17

Res

taur

o de

lla

casa

de

i f.

lli

Boc

cacc

ini

- P

iazz

a D

uom

o C

omac

chio

-In

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a d

estr

a "S

ospe

so"

Sul

ret

ro a

chi

na: A

prile

19

24

Cas

a B

occa

ccin

i C

omac

chio

tip

o A

. E

lioco

pia

del 1

/6.

Not

e a

mat

ita c

on i

mq

dei v

ani

Fe

1924

E

difi

cio

civi

le,

abita

zion

e

5/6

Si

ripe

te

l'int

esta

zion

e :

"Res

taur

o de

lla

casa

B

occc

acci

ni

Com

acch

io"

in

corn

ice

deco

rata

1:10

0 1:

50

63x4

4,5

Elio

copi

a se

ppia

de

lla v

ersi

one

1/6

Dis

cret

o

P 5/

19

6/6

18

Res

taur

o de

lla

casa

de

i f.

lli

Boc

cacc

ini

- P

iazz

a D

uom

o C

omac

chio

-In

alto

a d

estr

a "S

ospe

so"

Ved

i sop

ra

Fe

1924

E

difi

cio

civi

le:

abita

zion

e e

nego

zio

6/6

Si

ripe

te

l'int

esta

zion

e :

"Res

taur

o de

lla

casa

B

occc

acci

ni

Com

acch

io"

in

corn

ice

deco

rata

1:10

0 1:

50

63x4

4,5

Elio

copi

a se

ppia

de

lla v

ersi

one

4/6

Dis

cret

o :

buca

ture

nel

le

pieg

he d

el f

oglio

P 6

/19

1/5

19

Pro

getto

di

villi

no d

a co

stru

irsi

in

Com

acch

io p

er i

l si

g. P

. Fog

li -

Ferr

ara

1924

cor

retto

a m

atit

a in

192

5 -

In a

lto a

des

tra

"Non

ese

guito

"

Dat

a co

rret

ta a

mat

ita

1925

Fe

19

24

Edi

fici

o ci

vile

, ab

itazi

one

1/5

Si

ripe

te

l'int

esta

zion

e :

"Vill

ino

per

il si

g. P

. Fo

gli"

in

cor

nice

dec

orat

a

1:10

0 1:

50

86 x

41

Chi

na n

era

su

luci

do

Buo

no c

on

picc

olis

sim

i e

stra

ppi

peri

met

rali

P 6

/19

2/5

20

Pro

getto

di

villi

no d

a co

stru

irsi

in

Com

acch

io p

er i

l si

gr. P

. Fog

li -

Ferr

ara

1924

cor

retto

a m

atita

in 1

925

- In

alto

a d

estr

a "N

on e

segu

ito"

Dat

a co

rret

ta a

mat

ita

1925

Fe

19

24

Edi

fici

o ci

vile

, ab

itazi

one

2/5

Si

ripe

te

l'int

esta

zion

e :

"Vill

ino

per

il si

g. P

. Fo

gli"

in

cor

nice

dec

orat

a

1:10

0 1:

50

86 x

41

Elio

copi

a de

ll'1

/5.

Mol

to c

hiar

a se

ppia

Dis

cret

o c

on

qual

che

buch

ino

di g

raff

etta

tura

P

6/1

9 3/

5 21

P

roge

tto d

i vi

llino

da

cost

ruir

si i

n C

omac

chio

per

il

sigr

. P. F

ogli

- Fe

rrar

a 19

24 c

orre

tto a

mat

ita in

192

5 -

In a

lto a

des

tra

"Non

ese

guito

"

Sul

re

tro:

st

udio

de

lla

inte

staz

ione

del

le ta

vole

a

mat

ita .

Dat

a co

rret

ta a

mat

ita

1925

Fe

1924

E

difi

cio

civi

le,

abita

zion

e

3/5

s.t.

43

,5

x 45

m

ax.

Fogl

io

irre

gola

re

Tec

nica

mis

ta:

chin

a, m

atita

su

cart

onci

no

Dis

cret

o fo

glio

è

tagl

iato

ir

rego

larm

ente

P 6/

19

4/5

22

Prog

etto

di v

illin

o da

cos

trui

rsi i

n C

omac

chio

per

il

sigr

. P. F

ogli

- Fe

rrar

a 19

24 c

orre

tto a

mat

ita

in 1

925

-In

alto

a d

estr

a "N

on e

segu

ito"

.

Dat

a co

rret

ta a

mat

ita

1925

Fe

19

24

Edi

fici

o ci

vile

, ab

itazi

one

4/5

Si

ripe

te

l'int

esta

zion

e :

"Vill

ino

per

il si

g. P

. Fo

gli"

in

cor

nice

dec

orat

a

1:10

0 1:

50

86 x

41

Elio

copi

a de

ll'1

/5.

Mol

to c

hiar

a se

ppia

Dis

cret

o

P 6/

19

5/5

23

Prog

etto

di v

illin

o da

cos

trui

rsi i

n C

omac

chio

per

il

sigr

. P. F

ogli

- Fe

rrar

a 19

24 c

orre

tto a

mat

ita

in 1

925

-In

alto

a d

estr

a "N

on e

segu

ito"

.

Sono

ind

icat

e le

mis

ure

dei

vani

. S

ul r

etro

seg

ni

a m

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: ab

bozz

o di

co

rnic

e.

Dat

a co

rret

ta a

mat

ita

1925

Fe

1924

E

difi

cio

civi

le,

abita

zion

e

5/5

Vil

lino

Fogl

i a C

omac

chio

pi

ante

in

scal

a 1:

100

32 x

21

Mat

ita s

u ca

rta

mill

imet

rata

. E' l

a m

alac

opia

per

il

luci

do

Dis

cret

o

P 7

/19

1/11

24

R

esta

uro

della

cas

a de

l sig

. L

uigi

Fel

etti

Vir

gili

in v

ia

V.E

. III

Com

acch

io-

Ferr

ara

1925

Fe

1925

E

difi

cio

civi

le,

abita

zion

e

1/11

R

esta

uro

della

cas

a de

l si

g.

L. F

elet

ti V

irgi

li fa

ccia

ta

in

scal

a 1:

50

48,5

x 3

1,5

Chi

na n

era

su

luci

do

Buo

no

Pic

colo

tagl

io

nella

pie

ga

cent

rale

ver

tic.

P 7

/19

2/11

25

R

esta

uro

della

cas

a de

l sig

. L

uigi

Fel

etti

Vir

gili

in v

ia

V.E

. III

Com

acch

io-

Ferr

ara

1925

Fe

1925

E

difi

cio

civi

le,

abita

zion

e

2/11

R

esta

uro

della

cas

a de

l si

g.

L.

Fele

tti

Vir

gili

a C

omac

chio

facc

iata

in

sc

ala

1:50

52

,5 x

31,

5 C

hina

ner

a su

lu

cido

B

uono

P 7

/19

3/11

26

R

esta

uro

della

cas

a de

l sig

. L

uigi

Fel

etti

Vir

gili

in v

ia

V.E

. III

Com

acch

io-

Ferr

ara

1925

Fe

1925

E

difi

cio

civi

le,

abita

zion

e

3/11

R

esta

uro

della

cas

a de

l si

g.

L. F

elet

ti V

irgi

li

facc

iata

in

sc

ala

1:25

66

x 4

9,5

Chi

na n

era

su

luci

do

Buo

no

Tag

li ne

lle

pieg

he

P 7

/19

4/11

27

R

esta

uro

della

cas

a de

l sig

. L

uigi

Fel

etti

Vir

gili

in v

ia

V.E

. III

Com

acch

io-

Ferr

ara

1925

S

ul r

etro

: stu

dio

di t

esta

di

uom

o co

n ba

sam

ento

Fi

rma

e sc

ritta

: "

tav.

X

"

Fe

1925

E

difi

cio

civi

le,

abita

zion

e

4/11

s.

t.

53

x 37

ta

glia

to

in

man

iera

ir

rego

lare

.

Mat

ita s

u ca

rton

cino

D

iscr

eto

stra

ppi

e ta

glia

to

irre

gola

rmen

te

P 7

/19

5/11

28

R

esta

uro

della

cas

a de

l sig

. L

uigi

Fel

etti

Vir

gili

in v

ia

V.E

. III

Com

acch

io-

Ferr

ara

1925

A

m

argi

ne

a

six

c'è

abbo

zzo

a m

atita

di

gr

iglia

poi

rita

glia

ta d

al

fogl

io.

Fe

1925

E

difi

cio

civi

le,

abita

zion

e

5/11

s.

t. fa

ccia

ta

in

scal

a 1:

50

(ded

otta

)

40,5

x 3

1,5

Chi

na n

era

su

cart

onci

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7/1

9 6/

11

29

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Fe

19

25

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one

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R

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L. F

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31

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P 7

/19

7/11

30

R

esta

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della

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1925

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L.

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1,

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ia c

hiar

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Buo

no

P 7

/19

8/11

31

R

esta

uro

della

cas

a de

l sig

. L

uigi

Fel

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Vir

gili

in v

ia

V.E

. III

Com

acch

io-

Ferr

ara

1925

Fe

1925

E

difi

cio

civi

le,

abita

zion

e

8/11

R

esta

uro

della

cas

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l si

g.

L.

Fele

tti

Vir

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a C

omac

chio

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iata

in

sc

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1:50

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x 5

1,5

Elio

copi

a de

lla

vers

ione

2/1

1,

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olto

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Buo

no

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hiv

io

P 7/

199/

1132

Res

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V.E

. III

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925

Fe 1925

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9/11

Res

taur

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lla

casa

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.L

. Fel

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1910

/11

33R

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1R

esta

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dell

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L. F

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ti V

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lifa

ccia

ta

insc

ala

1:25

66 x

49,

5E

lioco

pia

dell

ave

rsio

ne 3

/11,

sepp

ia

Buo

noT

agli

nel

lepi

eghe

P 7/

1911

/11

34R

esta

uro

dell

a ca

sa d

el s

ig. L

uigi

Fel

etti

Vir

gili

in v

iaV

.E. I

II C

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chio

- Fer

rara

192

5Fe 19

25Sc

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i11

/11

s.t.

fogl

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Sch

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P 8/

191/

335

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Dat

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1925

Edi

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pia

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bre

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cret

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n po

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i e in

grig

ito

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P 8/

192/

336

edili

zia

resi

denz

iale

: re

stau

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dell

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Ant

onio

Fan

tini

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25

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chio

Tito

lo e

sca

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Edi

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1:25

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cret

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P 8/

193/

337

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chio

Tito

lo e

sca

la m

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ca i

nch

ina

sepp

iaD

ata

su c

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tta

1925

Edi

fici

ore

side

nzia

lere

stau

ro d

ella

cas

a de

l sig

. A.

Fant

ini i

n vi

a C

avou

r n.

25

1:25

63,0

x49,

6C

hina

su

cart

agi

alla

Dis

cret

o

P 9/

191/

438

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zia

civi

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ditt

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ello

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C. C

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Tito

lo e

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su c

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tta

1925

Edi

fici

oci

vile

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la c

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uzio

nedi

un

gara

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opra

stan

tem

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zino

mat

eria

lico

stru

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e -

Ditt

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Bel

lotti

e C

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1:25

88,0

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P 9/

192/

439

edili

zia

civi

le

prog

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di

gara

ge -

ditt

a E

. B

ello

tti &

C. C

omac

chio

Tito

lo e

sca

la m

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ca i

nm

atit

a co

lora

ta e

quo

te,

segn

i a m

atit

aD

ata

su c

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1925

Edi

fici

oci

vile

Prog

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gara

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. B

ello

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C. C

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chio

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ello

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1925

Edi

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hina

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Cat

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orto

tagl

i, ro

tture

sui

bord

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alse

pieg

heP

9/19

4/4

41ed

ilizi

a ci

vile

pr

oget

to d

i ga

rage

- d

itta

E.

Bel

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&C

. Com

acch

ioQ

uote

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a e

segn

idi

chi

na d

a pu

litu

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ipe

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ata

su c

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tta

1925

Edi

fici

oci

vile

s.t.

1:50

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Chi

na s

u lu

cido

Dis

cret

osu

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10/1

91/

342

Res

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o di

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e

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chio

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Bon

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otaz

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atit

a in

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e)

1926

Edi

fici

oci

vile

1/3

s.t.

1:25

(scr

itta

am

atit

a)

136x

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hina

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no, l

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P 10

/19

1/3

43R

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uro

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un

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Com

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aP

10/1

91/

344

Res

taur

o di

un

fa

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cato

pe

r uf

fici

e

nego

zi

inC

omac

chio

per

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itta

Bel

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i (V

ia N

ino

Bon

net)

Pia

no p

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o19

26E

difi

cio

civi

le3/

3R

esta

uro

di u

n fa

bbri

cato

pe r

uffi

ci

stat

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e ne

gozi

in

Com

acch

io.

Ditt

a E

. B

ello

tti&

C

. -

mat

eria

li da

cost

ruzi

one

1:50

88x6

4M

atit

a su

car

taD

iscr

eto,

ripi

egat

o in

4pa

rti,

supp

orto

tagl

iato

lung

o la

pieg

atur

aP

11/1

91/

545

Prog

etto

del

la c

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asci

o di

Com

acch

ioFo

glio

squ

adra

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difi

cio

civi

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Chi

na e

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Buo

no

P 11

/19

2/5

46Pr

oget

to d

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cas

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l fas

cio

di C

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chio

Fogl

io s

quad

rato

s.d.

Edi

fici

oci

vile

2/5

s.t.

1:10

040

x28

Chi

na e

acq

uere

llo

Buo

no

P 11

/19

3/5

47Pr

oget

to d

ella

cas

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l fas

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di C

omac

chio

Pros

pett

o de

ll'e

difi

cio

al 1

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glio

squ

adra

to

s.d.

Edi

fici

oci

vile

3/5

s.t.

1:10

040

x28

Chi

na e

acq

uere

llo

Buo

no

P 11

/19

4/5

48Pr

oget

to d

ella

cas

a de

l fas

cio

di C

omac

chio

Fogl

io s

quad

rato

s.d.

Edi

fici

oci

vile

4/5

s.t.

40x2

8C

hina

e m

atit

a su

cart

aB

uono

P 11

/19

5/5

49Pr

oget

to d

ella

cas

a de

l fas

cio

di C

omac

chio

Pros

pett

o de

ll'e

difi

cio

al 4

/5Fo

glio

squ

adra

to

s.d.

Edi

fici

oci

vile

5/5

s.t.

1:10

040

x28

Chi

na e

acq

uere

llo

Buo

no

141

Elenco Serie “Pogetti Case”

P 12

/19

1/10

50

Pr

oget

to d

i cas

erm

a pe

r la

G.I

.L. d

i Com

acch

io

s.

d.

Edi

fici

o ci

vile

1/

10

s.t.

1:20

0 21

x27,

6 C

hina

mat

ita e

pa

stel

lo s

u ca

rta

Buo

no

P 12

/19

2/10

51

Pr

oget

to d

i cas

erm

a pe

r la

G.I

.L. d

i Com

acch

io

s.

d.

Edi

fici

o ci

vile

2/

10

s.t.

1:20

0 30

x42

Chi

na m

atita

e

past

ello

su

cart

a B

uono

P 12

/19

3/10

52

Pr

oget

to d

i cas

erm

a pe

r la

G.I

.L. d

i Com

acch

io

s.

d.

Edi

fici

o ci

vile

3/

10

s.t.

1:20

0 23

x19

Chi

na m

atita

e

past

ello

su

luci

do

Buo

no

P 12

/19

4/10

53

Pr

oget

to d

i cas

erm

a pe

r la

G.I

.L. d

i Com

acch

io

Acc

ompa

gnat

o da

le

ttera

dat

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critt

a fi

rmat

a da

ll'in

g.

Sam

arita

ni c

on n

ote

a ch

ina

rigu

arda

nti l

a sc

ala

del p

roge

tto

s.d.

E

difi

cio

civi

le

4/10

s.

t. 1:

200

17,5

x31

Tec

nica

mis

ta

chin

a e

past

ello

su

luci

do

Buo

no

P 12

/19

5/10

54

Pr

oget

to d

i cas

erm

a pe

r la

G.I

.L. d

i Com

acch

io

s.

d.

Edi

fici

o ci

vile

5/

10

s.t.

1:20

0 31

x21

Mat

ita s

u ca

rta

Buo

no

P 12

/19

6/10

55

Pr

oget

to d

i cas

erm

a pe

r la

G.I

.L. d

i Com

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io

. Pr

ospe

tto

dell'

edif

icio

re

lati

vo

allo

sc

hizz

o a

mat

ita p

rece

dent

e;

fogl

io s

quad

rato

s.d.

E

difi

cio

civi

le

6/10

s.

t. 1:

100

40x2

8 T

ecni

ca m

ista

ch

ina

e ac

quer

ello

B

uono

P 12

/19

7/10

56

Pr

oget

to d

i cas

erm

a pe

r la

G.I

.L. d

i Com

acch

io

Ved

i sop

ra

s.d.

E

difi

cio

civi

le

7/10

s.

t.

40x2

8 M

atita

e c

hina

B

uono

P 12

/19

8/10

57

Pr

oget

to d

i cas

erm

a pe

r la

G.I

.L. d

i Com

acch

io

s.

d.

Edi

fici

o ci

vile

8/

10

s.t.

27

,5x2

1 M

atita

B

uono

P 12

/19

9/10

58

Pr

oget

to d

i cas

erm

a pe

r la

G.I

.L. d

i Com

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io

Pros

petto

pri

ncip

ale

Fog

lio s

quad

rato

s.

d.

Edi

fici

o ci

vile

9/

10

Prog

etto

di

ca

serm

a pe

r la

G

.I.L

. di C

omac

chio

1:

50

80x5

3,5

Tec

nica

mis

ta

chin

a e

acqu

erel

lo

Buo

no

P 12

/19

10/1

0 59

Pr

oget

to d

i cas

erm

a pe

r la

G.I

.L. d

i Com

acch

io

Pros

pett

o pr

inci

pale

s.

d.

Edi

fici

o ci

vile

10

/10

Prog

etto

di

ca

serm

a pe

r la

G

.I.L

. di C

omac

chio

28x3

1,5

Stam

pa s

u ca

rton

cino

: di

segn

o in

sca

la d

i gr

igi s

u sf

ondo

ro

sa

Buo

no

P 1

3/19

1/

4 60

E

diliz

ia r

esid

enzi

ale:

uff

icio

e a

bita

zion

e cu

stod

e de

l ga

rage

Ditt

a E

. Bel

lotti

& C

. Com

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Tito

lo ta

vola

, tip

o di

segn

o e

scal

a m

etri

ca

a ch

ina,

quo

te e

sch

izzi

a

mat

ita n

era

e co

lora

ta

Dat

a su

car

petta

1926

E

difi

cio

resi

denz

iale

Gar

age

E.

Bel

lotti

&

C

. C

omac

chio

uf

fici

o e

abita

zion

e cu

stod

e

1:50

pr

ospe

tti

1:10

0 pi

ante

29

,7X

74,0

C

hina

ner

a lu

cido

gi

allo

cam

pitu

re

Dis

cret

o

P 1

3/19

2/

4 61

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lott

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chio

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1926

E

difi

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resi

denz

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&

C.

Com

acch

io

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cio

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one

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49

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hina

ner

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gi

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Dis

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13/

19

3/4

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lizia

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Ditt

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tta

1926

E

difi

cio

resi

denz

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s.t.

1:25

46

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33,9

C

hina

ner

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cido

gi

allo

B

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P 1

3/19

4/

4 63

E

diliz

ia

resi

denz

iale

: D

itta

E.

Bel

lott

i &

C

. C

omac

chio

uff

ici e

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a; d

ata

su c

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tta

1926

E

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denz

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Ditt

a E

. B

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C.

Com

acch

io

uffi

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1:25

32

,8X

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C

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gi

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B

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P 1

4/19

1/

7 64

P

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chio

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B

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19

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Com

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14/

19

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min

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Com

acch

io

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E

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Buo

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P 1

4/19

4/

7 67

P

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Com

unal

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acch

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ncin

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peri

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142

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P 14

/19

5/7

68Pr

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nera

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cino

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tagl

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rim

etro

.

P 14

/19

6/7

69Pr

oget

to "

EX

" A

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traz

ione

Val

li C

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chio

s.d.

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fici

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enda

Val

li C

omun

ali -

Com

acch

io -

IN

GR

ES

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40,2

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0M

atit

a ri

pass

ata

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nera

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uono

pie

gato

,fr

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ture

nel

peri

met

ro.

P 14

/19

7/7

70Pr

oget

to "

EX

" A

mm

inis

traz

ione

Val

li C

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chio

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Com

unal

i -

Com

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GR

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E

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P 15

/19

2/17

72Pr

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2/17

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P 15

/19

3/17

73Pr

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fant

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er P

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bald

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t.s.

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,0x3

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Chi

na n

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P 15

/19

4/17

74Pr

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to d

i Asi

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bald

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d.A

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P 15

/19

5/17

75Pr

oget

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d.A

silo

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ntile

5/17

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1:10

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sulu

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Dis

cret

o st

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P 15

/19

6/17

76Pr

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loin

fant

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Port

ogar

ibal

di1:

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P 15

/19

7/17

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infa

ntile

7/17

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etto

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Asi

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rtog

arib

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1:10

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cret

o

P 15

/19

8/17

78Pr

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cino

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i

P 15

/19

9/17

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fant

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er P

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gari

bald

ica

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silo

infa

ntile

9/17

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1:10

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,0x2

1,0

Chi

na n

era

Dis

cret

o st

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i

P 15

/19

10/1

780

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infa

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per

Por

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riba

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s.d.

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031

,0x2

1,0

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na

nera

e

mat

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iscr

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stra

ppi

P 15

/19

11/1

781

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infa

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per

Por

toga

riba

ldi

s.d.

Asi

loin

fant

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/17

s.t.

1:10

031

,0x2

1,0

Mat

ita

su f

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Dis

cret

o st

rapp

i

P 15

/19

12/1

782

Prog

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infa

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per

Por

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s.d.

Asi

loin

fant

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/17

s.t.

1:10

031

,0x2

1,0

Chi

na

nera

co

nm

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a su

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lio

Dis

cret

o st

rapp

i

P 15

/19

13/1

783

Prog

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silo

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per

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Chi

na n

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oD

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eto

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P 15

/19

14/1

784

Prog

etto

di A

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Por

toga

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fant

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031

,0x2

1,0

Chi

na

nera

co

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Dis

cret

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i

P 15

/19

15/1

785

Prog

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fant

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031

,0x2

1,0

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ita

su f

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Dis

cret

o st

rapp

i

P 15

/19

16/1

786

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di A

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infa

ntile

per

Por

toga

riba

ldi

s.d.

Asi

loin

fant

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/17

s.t.

1:10

031

,0x2

1,0

Mat

ita

su f

oglio

Dis

cret

o st

rapp

i

P 15

/19

17/1

787

Prog

etto

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infa

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Por

toga

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s.d.

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fant

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s.t.

1:10

031

,0x2

1,0

Mat

ita

su f

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cret

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rapp

i

P 16

/19

1/1

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a m

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i quo

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ulre

tro:

a m

atit

a la

scr

itta

Vita

li R

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(Fi

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1929

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asc

ritt

asu

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carp

etta

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Edi

fici

ore

ligi

oso

unic

as.

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n in

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ta(i

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am

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o,pi

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sé,

peri

met

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rang

iato

P 17

/19

1/1

89Pr

oget

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case

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chio

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22

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C

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co

llega

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egno

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la c

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14.

Pian

te,

sezi

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s.d.

Edi

fici

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vile

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unic

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. di C

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chio

1:10

050

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Elio

copi

a gr

igio

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cret

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egat

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bian

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sup

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143

P 1

8/19

1/7

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no

P 1

8/19

2/7

91S

chiz

zi d

i pro

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eri,

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Pro

gett

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one

unic

as.

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atit

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luci

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gial

lito

P 1

8/19

3/7

92S

chiz

zi d

i pro

getti

Tes

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ell'e

sam

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nale

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s.d.

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rcit

azio

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tica

1/2

s.t.

s.s.

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0M

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gial

lito

P 1

8/19

4/7

93S

chiz

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Scr

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atit

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1,0

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ita

su f

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gial

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stra

ppo

P 1

8/19

5/7

94S

chiz

zi d

i pro

getti

Scr

itte

: nu

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ita

sul f

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d.C

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ica

s.t.

1:50

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Buo

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P 1

8/19

6/7

95S

chiz

zi d

i pro

getti

Sch

izzo

a

fian

co

del

dise

gno

che

pare

un

ost

udio

in

com

piut

o co

nca

ncel

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oni.

s.d.

Cin

ema

1/2

s.t.

1:50

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0M

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noF

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Dis

cret

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gial

lito,

stra

ppi

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197/

796

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tta

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C.

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.

s.d.

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Elenco Serie “Pogetti Case”

144

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Inte

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s.

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omba

3/8

s.t.

Prob

abil

men

te1:

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Chi

na

sulu

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no

T 6

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4/8

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s.t.

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87x6

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Chi

na

sulu

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T 6

/14

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s.

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omba

7/8

s.t.

1:10

86,5

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pia

145

Elenco Serie “Pogetti Tombe”6/

148/

1028

Senz

a In

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car

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mol

to s

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cito

6/14

9/10

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nza

Inte

staz

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In

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o a

mat

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lasc

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s.d.

Tom

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e1:

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lo

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no

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10/1

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Senz

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atit

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tro

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Tom

ba2/

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8/14

2/3

33Pr

oget

to d

i edi

cola

fun

erar

ia f

am. F

abbr

ini

s.

d.E

dico

lafu

nera

ria

2/3

s.t.

1:20

?46

,0x5

0,0

chin

a ne

ra s

uca

rta

sotti

leB

uono

(bo

rdi

irre

gola

ri)

8/14

3/3

34Pr

oget

to d

i edi

cola

fun

erar

ia f

am. F

abbr

ini

cost

ruzi

one

a m

atit

as.

d.E

dico

lafu

nera

ria

3/3

s.t.

1:20

?57

,5x4

9,0

chin

a ne

ra s

uca

rta

sotti

leB

uono

(bo

rdi

irre

gola

ri)

9/14

1/10

35Pr

oget

ti d

i tom

besc

ritt

o in

bas

so a

dex

con

mat

ita

ross

a: “

2”s.

d.E

dico

lafu

nera

ria

unic

aSe

zion

e e

fian

co1:

10 ?

56,0

x107

,0ch

ina

nera

su

luci

doB

uono

(qu

alch

est

rapp

o su

i bor

di)

9/14

2/10

36Pr

oget

ti d

i tom

be

s.d.

Edi

cola

fune

rari

a1/

2s.

t.1:

10 ?

110,

0x75

,0M

atit

a su

luci

doB

uono

9/14

3/10

37Pr

oget

ti d

i tom

be

s.d.

Edi

cola

fune

rari

aun

ica

s.t.

1:10

?10

9,5x

72,0

Chi

na n

era

sulu

cido

Buo

no

9/14

4/10

38Pr

oget

ti d

i tom

beSc

ala

1:20

, Pia

nta,

Sezi

one,

scr

itti

a m

atit

abl

u e

scri

tto

a ch

ina

nera

in b

asso

a d

ex: ”

prof

.V

itale

Vit

ali”

s.d.

Edi

cola

fune

rari

aun

ica

s.t.

1:20

50,0

x48,

0C

hina

ner

a su

luci

do c

onca

mpi

tura

am

atit

a ro

ssa

Buo

no

9/14

5/10

39Pr

oget

ti d

i tom

be

s.d.

Edi

cola

fune

rari

a2/

2s.

t.1:

20 ?

79,0

x73,

0C

hina

ner

a su

luci

do c

onom

bre

a m

atit

a

Buo

no (

bord

iir

rego

lari

)

9/14

6/10

40Pr

oget

ti d

i tom

be

s.d.

Edi

cola

fune

rari

a1/

2Se

zion

e lo

ngitu

dina

le A

/B1:

2040

,0x2

8,0

Mat

ita

suca

rton

cino

squa

drat

o

Buo

no

9/14

7/10

41Pr

oget

ti d

i tom

be

s.d.

Edi

cola

fune

rari

a2/

2Se

zion

e tr

asve

rsal

e1:

2040

,0x2

8,0

Mat

ita

suca

rton

cino

squa

drat

o

Buo

no

9/14

8/10

42Pr

oget

ti d

i tom

beSc

hizz

o a

mat

ita

di u

npr

ospe

tto

appe

naac

cenn

ato

s.d.

Edi

cola

fune

rari

a1/

3s.

t.N

on

indi

cata

mol

topr

obab

ile

sia

fuor

i sca

la

38,5

x38,

5C

hina

ner

a e

sfon

do a

dac

quer

ello

grig

io c

onsq

uadr

atur

a a

chin

a ne

ra

Buo

no

9/14

9/10

43Pr

oget

ti d

i tom

be

s.d.

Edi

cola

fune

rari

a2/

3s.

t.1:

20 ?

29,0

x38,

5C

hina

ner

aco

n ca

mpi

ture

ad a

cque

rello

su c

arto

ncin

oru

vido

, squ

a-dr

atur

a su

tre

lati

Buo

no

9/14

10/1

044

Prog

etti

di t

ombe

s.

d.E

dico

lafu

nera

ria

3/3

s.t.

1:20

?

Chi

na n

era

con

trat

tegg

i a

mat

ita

eac

quer

ello

Buo

no

10/1

41/

345

Prog

etti

di t

ombe

scal

a m

etri

ca e

firm

aau

togr

afa

a ch

ina

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,sq

uadr

atur

a in

mat

ita

gial

la

s.d.

Edi

fici

ofu

nebr

eno

nè un

ica

s.t.

1:20

72,2

x39,

6C

hina

eac

quer

ello

su

cart

onci

no

Buo

no

10/1

42/

346

Prog

etti

di t

ombe

scal

a m

etri

ca e

tipo

di

dise

gno

(fac

ciat

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gial

la,

squa

drat

ura

a m

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aro

ssa

quot

a a

penn

aro

ssa,

seg

ni a

mat

ita

s.d.

Edi

fici

ofu

nebr

eno

nè un

ica

s.t.

1:10

44,3

x69,

5C

hina

su

cart

onci

nogi

allo

Buo

no

146

arc

hiv

io

10/1

43/

347

Prog

etti

di t

ombe

scal

a m

etri

ca e

dis

egno

a m

atit

a gi

alla

, ele

men

tode

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tivo

cent

rale

am

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a bl

u, s

quad

ratu

ra a

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ita

ross

a, q

uote

ape

nna

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a, s

critt

a a

mat

ita.

s.d.

Edi

fici

ofu

nebr

eno

nè un

ica

s.t.

1:10

44,3

x69,

5C

hina

su

cart

onci

nogi

allo

con

elem

ento

deco

rativ

ove

rtic

ale

inm

atit

a co

lora

ta

Buo

no

11/1

41/

248

Prog

etto

per

sig

.na

Car

lisc

ala

e sq

uadr

atur

a a

mat

ita

ross

a, s

critt

e e

dise

gni a

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ita.

Scr

itta:

"da

cons

egna

rsi

alla

Sign

orin

a C

arli

fuG

aspa

re a

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ozio

inpi

azza

Duo

mo

– gr

azie

s.d.

Edi

fici

ofu

nebr

e1/

1s.

t.1:

1054

.7x3

4.5

Chi

na n

era,

mat

ita,

mat

ita

ross

a e

acqu

erel

lo s

uca

rta

pesa

nte

gial

la

Buo

no

11/1

42/

249

Prog

etto

per

sig

.na

Car

lidi

segn

i a m

atit

a a

man

olib

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di s

tatu

a e

cali

ceco

n os

tia

s.d.

Edi

fici

ofu

nebr

e2/

2s.

t.1:

1035

,9x3

8,7

Chi

na s

u ca

rta

luci

da, d

iseg

nia

mat

ita

Buo

no

12/1

41/

20+

foto

50C

imite

ro d

i Por

to G

arib

aldi

- f

am. d

ott.

Boc

cacc

ini

A m

atit

a: "

arch

. Vit

ale

Vita

li"

s.d.

Edi

cola

fune

rari

a1/

3In

alto

a s

inis

tra:

“Pr

oget

to d

ied

icol

a fu

nera

ria

nel c

imite

rodi

Por

to G

arib

aldi

per

lafa

mig

lia

dott.

G. B

occa

ccin

i”

1:25

66 x

47

Chi

na n

era,

mat

ita,

carb

onci

no,

acqu

arel

lo s

uca

rton

cino

Dis

cret

o co

nm

olte

muf

fe

12/1

42/

2051

Cim

itero

di P

orto

Gar

ibal

di -

fam

. Dot

t. B

occa

ccin

iA

mat

ita

è se

gnat

o il

Nor

d, s

ul r

etro

con

tis.

d.E

dico

lafu

nera

ria

2/3

In a

lto a

sin

istr

a: “

Prog

etto

di

edic

ola

fune

rari

a ne

l cim

itero

di P

orto

Gar

ibal

di p

er la

fam

igli

a do

tt. G

. Boc

cacc

ini”

1:25

71 x

32,

5C

hina

ner

a e

acqu

arel

lo s

uca

rta;

Scr

itte

ach

ina

(?)

ross

a

Buo

no.

12/1

43/

2052

Cim

itero

di P

orto

Gar

ibal

di -

fam

. Dot

t. B

occa

ccin

iSc

arab

occh

i a

mat

ita

nell

'inte

rno

dell

ase

zion

e.

s.d.

Edi

cola

fune

rari

a3/

3In

alto

a s

inis

tra:

“Pr

oget

to d

ied

icol

a fu

nera

ria

nel c

imite

rodi

Por

to G

arib

aldi

per

lafa

mig

lia

dott.

G. B

occa

ccin

i”

1:25

66,5

x 4

3,5

Chi

na n

era

edac

quar

ello

su

cart

onci

no

Dis

cret

o: m

uffe

12/1

4FO

TO

53C

imite

ro d

i Por

to G

arib

aldi

- f

am. D

ott.

Boc

cacc

ini

Rov

inat

a e

fuor

isq

uadr

o12

/14

4/20

54C

imite

ro d

i Por

to G

arib

aldi

- f

am. D

ott.

Boc

cacc

ini

Con

nr.

pro

gr. 1

; le

tavo

le a

seg

uire

han

noci

ascu

na u

n nu

mer

o fi

noa

10.

s.d.

Edi

cola

fune

rari

a1/

13In

alto

a s

inis

tra:

“Pr

oget

to d

ied

icol

a fu

nera

ria

nel c

imite

rodi

S. G

iuse

ppe-

Fam

igli

a do

tt.

Gui

do B

occa

ccin

i”

1:10

97 x

61

Chi

na n

era

sulu

cido

Buo

no: c

i son

om

olte

pie

ghe

equ

alch

e pi

ccol

ost

rapp

o.12

/14

5/20

55C

imite

ro d

i Por

to G

arib

aldi

- f

am. D

ott.

Boc

cacc

ini

E' l

'elio

copi

a de

l 5/2

0.s.

d.E

dico

lafu

nera

ria

2/13

In a

lto a

sin

istr

a: “

Prog

etto

di

edic

ola

fune

rari

a ne

l cim

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di S

. Giu

sepp

e- F

amig

lia

dott

.G

uido

Boc

cacc

ini”

1:10

62 x

102

,5E

lioco

pia

sepp

ia e

acqu

arel

lo

Dis

cret

o: s

trap

pipe

rim

etra

li e

tagl

iin

cor

risp

onde

nza

delle

pie

ghe

12/1

46/

2056

Cim

itero

di P

orto

Gar

ibal

di -

fam

. Dot

t. B

occa

ccin

i

s.d.

Edi

cola

fune

rari

a3/

13s.

t.1:

10 (

dedo

tta)

63 x

99,

5C

hina

ner

a e

mat

ita

su c

arta

Pess

imo:

arri

ccia

to e

stra

ppat

o12

/14

7/20

57C

imite

ro d

i Por

to G

arib

aldi

- f

am. D

ott.

Boc

cacc

ini

s.

d.E

dico

lafu

nera

ria

4/13

s.t.

1:10

62 x

60

Elio

copi

ase

ppia

Pess

imo:

è u

ndi

segn

o ta

glia

to12

/14

8/20

58C

imite

ro d

i Por

to G

arib

aldi

- f

am. D

ott.

Boc

cacc

ini

in a

lto

a si

nist

ra: "

2"s.

d.E

dico

lafu

nera

ria

5/13

In a

lto a

sin

istr

a: “

Prog

etto

di

edic

ola

fune

rari

a ne

l cim

itero

di S

. Giu

sepp

e- F

amig

lia

dott

.G

uido

Boc

cacc

ini”

1:10

60 x

100

Chi

na n

era

sulu

cido

Buo

no

12/1

49/

2059

Cim

itero

di P

orto

Gar

ibal

di -

fam

. Dot

t. B

occa

ccin

iE

' l'e

lioco

pia

dell

'8/2

0.s.

d.E

dico

lafu

nera

ria

6/13

In a

lto a

sin

istr

a: “

Prog

etto

di

edic

ola

fune

rari

a ne

l cim

itero

di S

. Giu

sepp

e- F

amig

lia

dott

.G

uido

Boc

cacc

ini”

1:10

62 x

100

Elio

copi

ase

ppia

Buo

no

12/1

410

/20

60C

imite

ro d

i Por

to G

arib

aldi

- f

am. D

ott.

Boc

cacc

ini

in a

lto

a si

nist

ra: "

3"s.

d.E

dico

lafu

nera

ria

7/13

In a

lto a

sin

istr

a: “

Prog

etto

di

edic

ola

fune

rari

a ne

l cim

itero

di S

. Giu

sepp

e- F

amig

lia

dott

.G

uido

Boc

cacc

ini”

1:20

41 x

62,

5C

hina

ner

a su

luci

doB

uono

12/1

411

/20

61C

imite

ro d

i Por

to G

arib

aldi

- f

am. D

ott.

Boc

cacc

ini

in a

lto

a de

stra

: "4"

s.d.

Edi

cola

fune

rari

a8/

13In

alto

a s

inis

tra:

“Pr

oget

to d

ied

icol

a fu

nera

ria

nel c

imite

rodi

S. G

iuse

ppe-

Fam

igli

a do

tt.

Gui

do B

occa

ccin

i”

1:20

41 x

62,

5C

hina

ner

a su

luci

doB

uono

12/1

412

/20

62C

imite

ro d

i Por

to G

arib

aldi

- f

am. D

ott.

Boc

cacc

ini

in a

lto

a de

stra

: "5"

s.d.

Edi

cola

fune

rari

a9/

13In

bas

so a

sin

istr

a: "

Pian

tade

ll'o

ssar

io"

1:20

33,5

x 2

8C

hina

ner

a su

luci

doB

uono

147

Elenco Serie “Pogetti Tombe”12

/14

13/2

063

Cim

itero

di P

orto

Gar

ibal

di -

fam

. Dot

t. B

occa

ccin

iin

alt

o a

dest

ra: "

7"(m

anca

qui

ndi l

a ta

v. 6

)s.

d.E

dico

lafu

nera

ria

10/1

3In

bas

so a

sin

istr

a: "

Sezi

one

long

itud

inal

e C

-D"

1:20

33,5

x 2

8C

hina

ner

a su

luci

doB

uono

12/1

414

/20

64C

imite

ro d

i Por

to G

arib

aldi

- f

am. D

ott.

Boc

cacc

ini

in a

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a de

stra

: "8"

s.d.

Edi

cola

fune

rari

a11

/13

In b

asso

a s

inis

tra:

"Pi

anta

dei

locu

li"

1:20

33,5

x 2

8C

hina

ner

a su

luci

doB

uono

12/1

415

/20

65C

imite

ro d

i Por

to G

arib

aldi

- f

am. D

ott.

Boc

cacc

ini

in a

lto

a de

sta:

"9"

s.d.

Edi

cola

fune

rari

a12

/13

In b

asso

a s

inis

tra:

"Pi

anta

all'a

ltez

za d

elle

fine

stre

"1:

2033

,5 x

28

Chi

na n

era

sulu

cido

Buo

no

12/1

416

/20

66C

imite

ro d

i Por

to G

arib

aldi

- f

am. D

ott.

Boc

cacc

ini

in a

lto

a de

stra

: "10

"s.

d.E

dico

lafu

nera

ria

13/1

3In

bas

so a

sin

istr

a: "

Pian

tade

lla

cupo

la"

1:20

33,5

x 2

8C

hina

ner

a su

luci

doB

uono

12/1

417

/20

67C

imite

ro d

i Por

to G

arib

aldi

- f

am. D

ott.

Boc

cacc

ini.

In b

asso

a s

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tra

è la

firm

a. P

icco

lissi

mi

schi

zzi d

ella

cup

ola.

in b

asso

asi

x:"F

erra

raG

enna

io 1

927"

Edi

cola

fune

rari

aun

ica

s.t.

1:20

54 x

45

Chi

na n

era

edac

quar

ello

su

cart

a

Dis

cret

o: q

ualc

hem

uffa

e m

acch

ia,

picc

oli s

trap

pipe

rim

etra

li12

/14

18/2

068

Cim

itero

di P

orto

Gar

ibal

di -

fam

. Dot

t. B

occa

ccin

iL

o sc

hem

a è

sim

ile a

quel

lo d

ella

3/2

0 ne

lla

med

esim

a ca

rpet

ta, m

ala

cup

ola

non

hata

mbu

ro c

on a

pert

ure.

s.d.

Edi

cola

fune

rari

aun

ica

s.t.

1:20

(de

dott

a)26

x 4

6,5

Chi

na n

era

sulu

cido

Cat

tivo:

il f

oglio

è st

rapp

ato

sui l

ati

ed il

luci

do è

mol

to r

igid

o

12/1

419

/20

69C

imite

ro d

i Por

to G

arib

aldi

- f

am. D

ott.

Boc

cacc

ini

s.

d.E

dico

lafu

nera

ria

1/2

s.t.

1:20

(de

dott

a)27

x 3

9C

hina

ner

a su

luci

doD

iscr

eto:

èta

glia

toir

rego

larm

ente

12/1

420

/20

70C

imite

ro d

i Por

to G

arib

aldi

- f

am. D

ott.

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L’allestimento della mostra risponde ad una dupliceistanza d’intenti: da un lato, si vuole rispecchiare la doppiavalenza di VitaleVitali quale artista ed architetto; dall’al-tro, si tenta di preservare nella sua interezza la letturamorfologica della sede espositiva. La volontà di non esse-re invasivi nei confronti di questi spazi, ma, al contrario, disottolinearne la suggestione, ha imposto vincoli esecutiviche sono stati trasformati in spunti progettuali nello svolgi-mento dell’idea compositiva.

Il percorso della mostra si snoda lungo due ambientiampi, dalla forma stretta ed allungata, coperti con volte abotte ed illuminati da bocche di lupo poste all’altezza delcortile interno del Castello Estense e del suo fossato d’ac-qua.

Il corpus delle opere presentate si compone di un co-spicuo numero di esercitazioni accademiche, eseguite adacquerello su carta, e di una selezione dei disegni tecnici,elaborati durante gli anni della professione.

Nella prima sala il visitatore è accolto da una strutturain legno a pianta triangolare, contenente, al centro,l’Autoritratto a bassorilievo che Vitali realizza nel periodo

Progetto di allestimento della mostraStefania Gallini, Enrica Mantovani, Enrico Puggioli, Cecilia Traina

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dell’Accademia. L’opera, enfatizzata da un’illuminazioneproveniente dal basso, si intravede dietro quinte di tela, sucui sono trascritte note biografiche e brevi saggi a presen-tare la figura umana di Vitale Vitali.

Mediante un passaggio angusto, si accede alla secon-da sala, dove una mappa di Comacchio evidenzia gli inter-venti realizzati da Vitali, suggerendo allo spettatore un iti-nerario non consueto per la visita della città valliva.

In questa sala, attraverso le sue stesse opere, si descri-ve la figura di Vitali non solo come architetto, ma anchecome artista in senso lato, sottolineando l’esemplarità dellavoro d’Accademia come base indispensabile alla suaesperienza successiva. La disposizione lungo le pareti vuoleenfatizzare la valenza scenografica degli acquerelli giova-nili e degli studi di progetto del periodo professionale,controbilanciando l’essenzialità di forma e di materiale delsupporto a cavalletto. Quest’ultimo, rimando esplicito al-l’attività pittorica di Vitali, funge anche da sostegno per ilpiccolo punto luce che si concentra singolarmente su ogniopera.

Al centro della sala, invece, trovano posto i progettiesecutivi veri e propri - per lo più chine su lucido o su cartae fotografie storiche e attuali- il cui carattere tecnico èsottolineato anche dal rigore formale degli espositori: “itavoli da lavoro”, realizzati in pannelli di MDF ed illuminaticiascuno da una piantana, vogliono alludere all’immaginestessa dello studio dell’architetto.

Il percorso espositivo è interamente accompagnato daun repertorio di musiche che appartengono agli stessi anniin cui si è svolta la vicenda professionale di Vitale Vitali.

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La selezione musicale che accompagna il percorso delleopere esposte costituisce un paradigma delle più rappre-sentative produzioni musicali apparse nel periodo storicoricoperto dall’attività dell’Artista in onore del quale è stataallestita la mostra.

Non è stato compito facile, in uno spazio temporalecome quello considerato, definire un insieme di brani chedessero, dello stesso, un quadro esaustivo, in quanto lamolteplicità delle correnti musicali presenti ha implicatouna delicata scelta rispondente non solo a criteri di rigorecontenutistico, ma anche a parametri d’interpretazionevalutativa filtrati attraverso una personale visione dell’este-tica musicale.

Lo schematismo razionale di matrice illuminista cheaveva dato vita alla rigida formalizzazione delle opere “clas-siche”, era stato sostituito dalla soggettiva esternazionedel sentimento romantico nella totale e incondizionata pro-duzione di lavori che rispondevano all’unicità eall’irripetibilità dell’ispirazione che li aveva creati e ad un’as-soluta libertà di non-forme, attraverso le quali il pensieromusicale assume contorni unici in quanto propri di quellasola e precisa composizione.

La ricerca di qualcosa di “nuovo” che segnasse un nettodistacco con il passato; il tentativo di contemperare le espe-rienze innovative con le riminescenze dei trascorsi musi-cali che rappresentavano capisaldi imprescindibili; le “code”di movimenti ormai vuoti ma ancora indagati per ricercaresignificati già espressi; la confluenza della musica colta edella musica di origine popolare, attuata con lo scopo diavvicinare un pubblico non ancora pronto alle produzionidi un’avanguardia che altrimenti sarebbe rimasta esclusadai circuiti della diffusione delle proprie opere, costituisco-no alcune delle manifestazioni del periodo.

La mancanza di punti di riferimento solidi, condizioneche a prima vista avrebbe potuto consentire un amplissimospazio di espressione, costituiva una sorta didisorientamento e provocava paradossalmente un senti-mento di disagio.

La situazione di deprivazione di cardini, non solo cultu-

rali, ma anche ideologici, causata dall’incapacità delle isti-tuzioni di offrire un equilibrato assetto della vita sociale,economica e umana provocava una tensione continua versola ricerca spasmodica di modelli - non modelli ai quali rife-rire artisticamente le pulsioni creative: si spiega in que-st’ottica la nascita di molteplici correnti culturali e degliinnumerevoli orientamenti che da esse si svilupparono.

I brani scelti non hanno la pretesa di esaurire questovasto panorama ma si pongono come fine quello di ac-compagnare il visitatore avvolgendolo in un’atmosfera so-nora che sottolinei, esaltandoli, i contenuti e i significatidelle opere di Vitale Vitali.

Le evanescenti sonorità dell’impressionismo di Debussy,la dissacrante critica di Satie, la lugubre musicalità diMussorskij e di Respighi, la sintesi d’arcaiche melodie po-polari e di spregiudicate armonie moderne di Bartok, lemelodie diatoniche e le dissonanze armoniche trattate daProkofiev con slancio compensato da un assoluto rigorematematico, l’eclettismo del “restauratore” Stravinsky in-fluenzato dal suo tempo in un continuo spostamento versodirezioni artistiche differenti, il jazz sinfonico di Gershwin,vivono il periodo in cui i concetti di atonalità1, dodecafonia2,politonalità3, cercano di offrire mezzi espressivi alternativia personalità artistiche che, rifuggendo (anche se a voltesolo apparentemente) dalle tradizioni, tendono alla crea-zione di nuove modalità per manifestare la propria interio-rità attraverso opere che rappresentino la realtà della loroimmaginazione e non la realtà delle proprie sensazioni.

Note1 Atonalità: assenza di sistema tonale.2 Dodecafonia: uso costante ed esclusivo di dodici note mairipetute nella serie per cui le armonie vengono regolate dall’ordi-ne dei suoni nella serie, che è sempre nuova in ogni brano comeprimaria idea creativa.3 Politonalità: uso contemporaneo d’accordi appartenenti a to-nalità differenti.

Progetto di allestimento musicalePaola Tagliani

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Tutto ha avuto inizio nel novembre del 2000 durante laFesta dell’Architettura a Ferrara.

Nella suggestiva Chiesa di S. Giovanni, ora non più adi-bita al culto, era stata allestita una mostra articolata in di-verse sezioni: una era riservata ai progetti redatti dai bam-bini delle classi III^ e V^ del locale Istituto S. Vincenzonell’anno scolastico 1999/2000.

I progetti erano il frutto dei laboratori organizzati daglioperatori di “Città Bambina”, dai tecnici del Servizio Pro-gettazione Urbanistica del Comune di Ferrara e da alcuniarchitetti liberi professionisti, fra cui la sottoscritta.

Alla base di tutto il lavoro un’idea semplice, ma forte:la “partecipazione dei minori ai processi di progetta-zione e miglioramento degli spazi e luoghi della città”.

E’ questo uno dei punti significativi del protocollo d’in-tesa per la diffusione del progetto “Città sostenibili dellebambine e dei bambini” tra Ministero dell’Ambiente e Con-siglio Nazionale degli Architetti (1999) e dell’omologo pro-tocollo d’intesa tra l’Amministrazione Comunale e l’Ordi-ne degli Architetti di Ferrara (2002).

Lo abbiamo fatto nostro, perché crediamo nella capa-cità della democrazia di dare voce alle classi deboli, in par-ticolare ai bambini.

Ecco come abbiamo lavorato.In primo luogo si è individuata l’area di studio, cioè quella

attorno alla scuola, che si affaccia sulla storica piazzaAriostea. Si è scelta, quindi, la metodologia che con gli“architetti in erba” avremmo seguito nello svolgimentodel lavoro: quella classica che impone in primo luogo diconoscere, per poi comprendere e infine progettare. Per-tanto, dopo aver illustrato in classe come si è storicamen-te sviluppata quella parte di città in cui si pensava di poterintervenire, abbiamo fatto un vero e proprio sopralluogo.Macchine fotografiche e blocchi per gli appunti, gli stru-menti usati al fine di “vedere” e non solo “guardare”, percapire cosa si sarebbe voluto e potuto modificare.

Al termine dei laboratori i bambini ci hanno proposto iloro progetti, fra i quali abbiamo scelto quello che ci sem-brava realizzabile: una fontanella decorativa e funzionaleda collocare in piazza Ariostea, già teatro dei loro giochi,

dal momento che quella che c’è è insufficiente per unospazio così ampio.

Come dei veri progettisti, hanno compilato schede tec-niche indicando ubicazione, altezza, forma e materiali del-la fontanella. Ma quale scegliere fra i tanti, bellissimi efantasiosi progetti?

Si è deciso di non sceglierne uno in particolare, ma direalizzare un oggetto nel quale ciascun bambino potesseritrovarsi. Non nella riproduzione fedele del propria idea,ma nella dimensione che più gli appartiene: la fantasia chesconfina nelle poesia.

Ed è appunto ai poeti che ci siamo rivolti, con la certez-za che solamente loro avrebbero saputo leggere ereinterpretare le proposte fantastiche dei bambini.

Hanno risposto al nostro invito, scommettendo sullapossibilità di lavorare a più mani, Alberto Gambale,Michelangelo Neri, Nicola Veronesi e Sergio Zanni.

Alberto lavora il vetro, Michelangelo e Sergio la cera-mica, Nicola il ferro. Ciascuno ha messo a disposizionedegli altri il proprio mestiere e il proprio linguaggio espres-sivo, realizzando il piccolo grande sogno di tanti bambini.

Ora nella storica piazza Ariostea, fra i platani che l’ab-bracciano, c’è una strano albero dal cui tronco sgorga ac-qua raccolta in due vaschette a forma di foglia: artificialee naturale nel contempo, con il fusto ‘finto’ (ceramica re-frattaria) e la chioma ‘vera’ (arbusto). Lo hanno volutocosì i “nostri quattro” (così ci piace chiamarli affettuosa-mente) pensando che anche nella piazza, in fondo, il confi-ne fra natura ed artificio è labile: proprio come nei giochidei bambini in cui si stenta a cogliere l’ambigua separazio-ne tra finzione e realtà.

E’ così anche per la casa di vetro che avvolge il troncosubito sotto la chioma, poiché traduce in un’immagine re-ale l’idea fantastica della casa in cima all’albero, che ap-partiene all’immaginario collettivo di grandi e piccoli.

Per concludere alcune considerazioni.La prima sui bambini che continuano a stupirci. L’han-

no fatto chiedendo ed ottenendo che nella fontanella cifossero anche una cannella ed una vaschetta per disseta-re gli animali. Loro, che di voce in capitolo ne hanno ge-

La Fontanella di Piazza Ariostea: esito di un percorso progettuale partecipatoLiliana Brunelli

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neralmente poca, si sono fatti interpreti delle necessità dichi, per forza di cose, di voce non ne ha proprio: un bel-l’esempio di civiltà.

A noi adulti è parso doveroso, per il rispetto che i bam-bini meritano, mantenere la promessa che avevamo scrit-to in un pannello della mostra del 2000: far sì che un loroprogetto fosse realizzato.

La fontanella, prendendo forma, è diventata il filo con-duttore che ha legato la Festa dell’Architettura del 2000 equella del 2003. Un filo sottile ma resistente, allegro e co-lorato come si addice ad una manifestazione che si defini-sce “Festa”.

La seconda nota è riservata alla Soprintendenza per iBeni Architettonici e Monumentali, alla quale dobbiamodare atto di avere colto immediatamente lo spirito del pro-getto e di averci consentito di intervenire in un contestocosì delicato.

La terza riflessione è relativa alla scelta di non acqui-stare un prodotto che il mercato fornisce già confezionatoe garantito: sarebbe stato tutto più semplice e meno fati-coso, anche se in questo modo avremmo solo in parte ri-sposto alle richieste dei bambini. E’ stata la natura straor-dinaria del luogo a suggerirci e ad imporci la realizzazionedi un oggetto che fosse unico, non preconfezionato, capa-ce di dialogare con il contesto.

E alla fine una nota personale: vorrei ringraziare perso-nalmente tutti i bambini con cui ho lavorato, per quanto mihanno regalato.

Rileggo sempre con piacere i loro appunti sulla visitaguidata alla città, descritta come una “entusiasmante av-ventura”, una “emozionante esperienza” e mi piace, pas-sando per Piazza Ariostea, guardare con gli occhi di Elenale colonne di palazzo Rondinelli “un po’ sprofondate per-ché la terra di Ferrara è morbida”.

Se l’urbanistica fosse programmata dai tecnici e parte-cipata dai cittadini con l’entusiasmo e la fantasia dei bam-bini avremmo sicuramente città migliori per tutti.

Coordinamento generale: Liliana BrunelliRealizzazione: Alberto Gambale, Michelangelo Neri, Nicola Ve-ronesi, Sergio ZanniCollaborazioni: bambini e insegnanti della scuola elementare“San Vincenzo” di Ferrara, gli architetti M. Balzani, B. Bonora, A.Guzzon, P. Onorati, B. Pazi, P. Perelli, R. Vitale, gli ingegneri A.Barillari e F. RossiRingraziamenti: ACOSEA per le opere di allacciamento allarete idrica, Fondazione ALCOA per il contributo economico,COPMA di Ferrara per l’offerta dei porta targhe, ditta MAREF diBondeno per la fornitura e cottura del materiale refrattario, l’Or-dine Architetti P.P C. di Ferrara.

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