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data: 11/05/2014 pagina: 60 «Burocrazia, l’antidoto sta nel federalismo» Bortolussi (Cgia di Mestre): manca la managerialità, legislazione complicata E domani Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli: Balasso sostituisce Rossi O diata, contestata, mitiz- zata (e mica a torto) in accezione negativa. Ma... attenzione: anche alibi, scappatoia dall'assunzione di responsabilità che fanno, per dirla banalmente, paura. La medaglia ha due facce, come spesso accade: e se nell'imma- ginario collettivo, così, buro- crazia è ormai sinonimo di condanna, di incomprensibile e ingiustificabile castigo per il cittadino, l'occhio clinico – o meglio concreto, realistico – di chi analizza la questione nei dettagli coglie pure il rovescio, appunto, della faccenda. Traducibile nei seguenti ter- mini (prendendo a prestito la chiave di lettura di Giuseppe Piperata, docente di diritto am- ministrativo): «La semplicità, spesso, non la vogliono i desti- natari della macchina burocra- tica. Prendete il caso, emble- matico, dell'autocertificazio- ne: siamo psicologicamente le- gati al documento emesso dall' istituzione come Linus alla sua coperta. Ci dà sicurezza, ci de- responsabilizza». Ecco qua. Sintetizzando all'ennesima, proprio questa è la conclusio- ne della disamina in materia che ieri, per vicino/lontano, im- pegna Giuseppe Bortolussi, se- gretario della Confederazione Generale Italiana Artigianato di Mestre, il sopra menzionato Piperata, l'antropologo Nicola Gasbarro e Stefano Sepe (Scuo- la nazionale dell'amministra- zione). Oltre la burocrazia, reci- ta il titolo della circostanza: ma è davvero superabile, il mecca- nismo delle pastoie? Nessun sì alla leggera, dal palco dei rela- tori. Possibilismo, certo, ma con i piedi ben piantati per ter- ra, perché il terreno è minato. «Si suol dire, Andreotti lo face- va spesso, che ci sono due tipi di matti: quelli che si credono Napoleone e quanti vogliono far funzionare le ferrovie dello Stato. Io – ironizza Bortolussi – aggiungo al novero la categoria di chi vuole risanare l'ammini- strazione pubblica. Citando Se- neca: nessun vento è favorevo- le per il marinaio che non sa dove andare. Nel campo della p.a. il problema non è l'effi- cienza ma l'efficacia, che non dipende dal funzionario, bensì dalla politica. Il decadimento dei due settori, in Italia, è stret- tamente interconnesso. Ci fos- se la motivazione (come, per esempio, al tempo della rico- struzione), le cose marcerebbe- ro meglio: il punto sta proprio lì, bisogna dare obiettivi. Un burocrate che non ne ha tende inevitabilmente a scansare gli oneri. La parola d'ordine è evi- tare rogne». Ma di nodi ce ne sono altri, tanti altri. Limitan- doci alle parti alte della... classi- fica: Primo: «Carenza di mana- gerialità nel comparto». Secon- do: «Legislazione. Se non la si appiana l'inattività è l'unica strada per non sbagliare. Perso- nalmente – chiosa il segretario della Cgia – sono convinto che la soluzione stia nel federali- smo: la felice esperienza dei pa- esi che l'hanno adottato parla da sola». Lo sguardo dell'antro- pologo, invece, punta l'indice sulla tendenza del cittadino a tirarsi indietro di fronte all'im- pegno: «Più cala la burocrazia e più le responsabilità cresco- no. Non potremo mai liberarci della prima senza un incre- mento, e pure sensibile, delle seconde». Tagliare, del resto, è mica affar semplice. Il proces- so è vincolato a un intreccio di cautele figlie, in primis, della “cultura” della tutela dell'indi- viduo (cui si deve la moltiplica- zione delle regole): «La sempli- ficazione è cosa seria – scandi- sce Piperata –: non la si attua con l'accetta ma con il bisturi... ammesso che vi si possa proce- dere. La legge – osserva inoltre, proprio in rapporto alla prolife- razione normativa – apre sem- pre nuovi campi ai burocrati, ma a volte è lo stesso “apparato pubblico” a legitti- marsi come presenza in deter- minati contesti della vita». A Sepe la chiosa: «Quando la nor- mazione è difficile il primo a soffrirne è il funzionario, che spesso non si assume i “carichi” del caso. La burocra- zia ha perso il ruolo di medita- tore fra le necessità della gente e la politica: siamo di fronte a UDINE Occasione unica, oggi nell’am- bito di vicino/lontano, per ca- pire dove sta andando l’Euro- pa delle lingue, ma anche e so- prattutto l’Italia delle mino- ranze linguistiche. Nell’ex chiesa di San Francesco, alle 15.30, con il sostegno dell’Ar- lef, si terrà l’incontro Dopo Ba- bele. L’Europa e le lingue, pre- senti, fra gli altri, Francesco Palermo, bolzanino senatore della Repubblica e primo fir- matario del disegno di legge per la ratifica della Carta euro- pea delle lingua minoritarie. Per Palermo – costituzionali- sta e consulente dell’Osce e del Consiglio d’Europa – «l’Ita- lia deve percorrere ancora una lunga strada prima di giungere ad un pieno rispetto delle lingue presenti sul pro- prio territorio. Alcune infatti sono ottimamente tutelate, al- tre solo in parte, altre ancora sono persino represse, come i rom e i sinti. Ogni minoranza ha esigenze diverse, ma l’asim- metria attuale è eccessiva e al- cune situazioni sono netta- mente al di sotto degli stan- dard europei». E i friulani, a che punto si trovano? «Godo- no di una tutela intermedia. Alcune misure significative previste dalla legge regionale del 2007 sono state dichiarate illegittime dalla Corte Costitu- zionale, che ha ritenuto che non spettasse alla Regione as- sumerle. Il problema è che lo Stato non lo fa, e quindi alcuni ambiti di tutela previsti dalla Convenzione quadro del Con- siglio d’Europa (ratificata dall’Italia) come l’uso pubbli- co, la toponomastica, l’istru- zione e la rappresentanza, so- no meno sviluppati di quanto dovrebbero. La ratifica della Carta europea delle lingue re- gionali o minoritarie sarebbe la soluzione di molti proble- mi». Pienamente d’accordo sulla necessità di giungere in tempi brevi alla ratifica anche il diret- tore dell’Arlef, William Cisili- no, che assieme al linguista Giorgio Ziffer coordinerà l’in- contro (fra gli ospiti anche il sardo Giuseppe Corongiu e la friulana Patrizia Pavatti). «L’11 febbraio scorso – ricorda Cisilino – il Consiglio d’Euro- pa, per la prima volta, ha emesso un durissimo comuni- cato nei confronti dell’Italia per i ritardi nella tutela delle minoranze. Richiami ricevuti anche da Albania, Azerbai- gian, Georgia, Macedonia, Moldova e Russia. Non certo una bella compagnia per un paese che si vanta di avere una delle Costituzioni più bel- le del mondo, ma non ricorda che è anche una delle più inapplicate. Ed è davvero im- barazzante leggere sul sito del Consiglio d’Europa qual è il trattamento riservato dall’Ita- lia a certi gruppi etnici. Se que- sto è un Paese civile, è tempo di darsi una regolata». Difficile però dire se la ratifi- ca della Carta arriverà in tem- pi brevi. Per il senatore Paler- mo – che sta seguendo la que- stione in prima persona a Ro- ma – «c’è poca sensibilità al te- ma nella classe politica. Ogni volta che si arriva alla calenda- rizzazione in commissione ar- rivano urgenze che passano avanti. Ma con le dovute solle- citazioni nel Parlamento e nel governo questa potrebbe esse- re la legislatura buona per col- mare un ritardo che dura da 14 anni». La nuova Chiesa di Papa Bergoglio VICINO/LONTANO » CHE MONDO FA? In alto, Giuseppe Bortolussi (Cgia di Mestre) al confronto sulla burocrazia. Qui sopra, il sindaco Honsell ieri primo lettore di “Questà libertà” di Cappello. A destra, il pubblico festivaliero (F. Luca d’Agostino) Il senatore Palermo, oggi a Udine OGGI IL CONFRONTO IN SAN FRANCESCO Dove va l’Europa delle minoranze linguistiche Il senatore Palermo: «Sul friulano lo Stato difetta». Cisilino (Arlef): «Urge ratificare la Carta» “Vicino/lontano” oggi alla terza gioranta. Si parte alle 15.30, in San Francesco, con “Dopo Babele. L’Europa e le lingue”, il dibattito a cura dell’Agenzia Regionale per la Lingua Friulana che presentiamo in questa stessa pagina. Alle 18, sempre in San Francesco, si prosegue con un dialogo di intensa attualità: quello dedicato all’era di Bergoglio, capace di riportare una rinnovata Chiesa al centro del nostro tempo. “La fede, la Chiesa, il potere e un Papa così” titola il confronto che impegnerà Remo Cacitti, don Pierluigi Di Piazza e Paolo Scarpi, coordinati Nicola Gasbarro, docente di storia delle religioni. Sempre oggi, in collaborazione con il Teatro Club Udine e per il coordinamento di Gianni Cianchi e Angela Felice, il festival propone, dopo quella per “Questa libertà” di Pierluigi Cappello, la seconda maratona di letture integrali dedicata ai vincitori del premio Terzani 2014: dalle 15.30, alla Libreria Feltrinelli, riflettori sulle pagine di “Come diventare ricchi sfondati nell’Asia emergente”, il libro di Mohsin Hamid edito Einaudi. IL PROGRAMMA

“V/LDIGITAL”,ILPRIMOAPPUNTAMENTO «Burocrazia,l’antidoto … · friulana Patrizia Pavatti). «L’11febbraioscorso–ricorda Cisilino – il Consiglio d’Euro-pa, per la prima

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Page 1: “V/LDIGITAL”,ILPRIMOAPPUNTAMENTO «Burocrazia,l’antidoto … · friulana Patrizia Pavatti). «L’11febbraioscorso–ricorda Cisilino – il Consiglio d’Euro-pa, per la prima

data: 11/05/2014pagina: 60

«Burocrazia, l’antidotosta nel federalismo»Bortolussi (Cgia di Mestre): manca la managerialità, legislazione complicataE domani Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli: Balasso sostituisce RossiO diata, contestata, mitiz-

zata (e mica a torto) inaccezione negativa.

Ma... attenzione: anche alibi,scappatoia dall'assunzione diresponsabilità che fanno, perdirla banalmente, paura. Lamedaglia ha due facce, comespesso accade: e se nell'imma-ginario collettivo, così, buro-crazia è ormai sinonimo dicondanna, di incomprensibilee ingiustificabile castigo per ilcittadino, l'occhio clinico – omeglio concreto, realistico – dichi analizza la questione neidettagli coglie pure il rovescio,appunto, della faccenda.

Traducibile nei seguenti ter-mini (prendendo a prestito lachiave di lettura di GiuseppePiperata, docente di diritto am-ministrativo): «La semplicità,spesso, non la vogliono i desti-natari della macchina burocra-tica. Prendete il caso, emble-matico, dell'autocertificazio-ne: siamo psicologicamente le-gati al documento emesso dall'istituzione come Linus alla suacoperta. Ci dà sicurezza, ci de-responsabilizza». Ecco qua.Sintetizzando all'ennesima,proprio questa è la conclusio-ne della disamina in materiache ieri, per vicino/lontano, im-pegna Giuseppe Bortolussi, se-gretario della ConfederazioneGenerale Italiana Artigianatodi Mestre, il sopra menzionatoPiperata, l'antropologo NicolaGasbarro e Stefano Sepe (Scuo-la nazionale dell'amministra-zione). Oltre la burocrazia, reci-ta il titolo della circostanza: maè davvero superabile, il mecca-nismo delle pastoie? Nessun sìalla leggera, dal palco dei rela-tori. Possibilismo, certo, macon i piedi ben piantati per ter-ra, perché il terreno è minato.«Si suol dire, Andreotti lo face-va spesso, che ci sono due tipidi matti: quelli che si credonoNapoleone e quanti voglionofar funzionare le ferrovie delloStato. Io – ironizza Bortolussi –aggiungo al novero la categoriadi chi vuole risanare l'ammini-strazione pubblica. Citando Se-neca: nessun vento è favorevo-

le per il marinaio che non sadove andare. Nel campo dellap.a. il problema non è l'effi-cienza ma l'efficacia, che nondipende dal funzionario, bensìdalla politica. Il decadimentodei due settori, in Italia, è stret-tamente interconnesso. Ci fos-se la motivazione (come, peresempio, al tempo della rico-struzione), le cose marcerebbe-ro meglio: il punto sta propriolì, bisogna dare obiettivi. Un

burocrate che non ne ha tendeinevitabilmente a scansare glioneri. La parola d'ordine è evi-tare rogne». Ma di nodi ce nesono altri, tanti altri. Limitan-doci alle parti alte della... classi-fica: Primo: «Carenza di mana-gerialità nel comparto». Secon-do: «Legislazione. Se non la siappiana l'inattività è l'unicastrada per non sbagliare. Perso-nalmente – chiosa il segretariodella Cgia – sono convinto che

la soluzione stia nel federali-smo: la felice esperienza dei pa-esi che l'hanno adottato parlada sola». Lo sguardo dell'antro-pologo, invece, punta l'indicesulla tendenza del cittadino atirarsi indietro di fronte all'im-pegno: «Più cala la burocraziae più le responsabilità cresco-no. Non potremo mai liberarcidella prima senza un incre-mento, e pure sensibile, delleseconde». Tagliare, del resto, è

mica affar semplice. Il proces-so è vincolato a un intreccio dicautele figlie, in primis, della“cultura” della tutela dell'indi-viduo (cui si deve la moltiplica-zione delle regole): «La sempli-ficazione è cosa seria – scandi-sce Piperata –: non la si attuacon l'accetta ma con il bisturi...ammesso che vi si possa proce-dere. La legge – osserva inoltre,proprio in rapporto alla prolife-razione normativa – apre sem-

pre nuovi campi ai burocrati,ma a volte è lo stesso“apparato pubblico” a legitti-marsi come presenza in deter-minati contesti della vita». ASepe la chiosa: «Quando la nor-mazione è difficile il primo asoffrirne è il funzionario, chespesso non si assume i“carichi” del caso. La burocra-zia ha perso il ruolo di medita-tore fra le necessità della gentee la politica: siamo di fronte a

una sorta di welfare distorto».E domani, alle 21, sempre in

San Francesco, e sempre in te-ma di burocrazia, appunta-mento con Bolli, sempre bolli,fortissimamente bolli, conver-sazione scenica tra Gian Anto-nio Stella e Natalino Balasso,che sostituisce Paolo Rossi: en-trambi veneti, entrambi notis-simi ai lettori e agli spettatori.

Lucia Aviani©RIPRODUZIONE RISERVATA

Cerno: «Spero inun2015diverso»e lancia “AffaTaffa” inmarilengheIl giornalista udinese de L’Espresso insiste nel j’accuse al festival nel giorno dell’attacco del M5S«Credo che la difesa della lingua sia compito della letteratura. Ecco il perché di questo progetto»

Non avverte particolari scosseAlessandro Verona, il presi-dente di Vicino/Lontano, seb-bene qualche spallata abbiamosso la quiete tradizionaledi un festival di certo pocoavezzo alle contestazioni. «Hoimparato a farmi scivolare ad-dosso le questioni, dice, altri-menti si piega quell’umoreche, altresì, dovrebbe essere aimassimi soprattutto appenasi lancia un’edizione. Mi spia-ce del misunderstanding conTommaso Cerno; è un amicoe quando scoppiano casi fami-liari ci resti davvero male, so-prattutto se di colpe proprio

non ne hai. Ah, la lettera. Laspediamo a tutti gli ospiti, enon soltanto per ringraziarli.In realtà è un invito alla seratadi gala del premio Terzani.Non ci vedo alcunché di sgar-bato. Certo, la formalità stridecon l’amicizia, ma qualcosa al-le volte scivola fuori controllo.La mia firma c’era, per carità.Su tutte c’è. Mi pareva di esse-re stato chiaro in merito ai de-stinatari. Con Tommaso ce lasbrighiamo senza pompa ma-gna, spiegai. È sfuggita, amen.Non sembra un fatto grave,onestamente».

I denari pubblici spesi ma-

le. S’invoca chiarezza, presi-dente. «Il budget complessivoè di 280 mila euro, nessuno lovuole nascondere. Sarà tuttopubblicato in un apposito spa-zio del nuovo sito. Non ne-ghiamo affatto la trasparenza.Un pizzico di pazienza. Sullesettimane offerte ai relatorivorrei puntualizzare. Sfoglian-do i segreti libri, scopro cheuna persona ha pernottatoper ben due notti, il resto dellatruppa, una soltanto, comeprevede l’ospitalità. In quantoai gettoni di presenza non su-perano i trecento euro. Che sisappia. Ancora un punto. Ne-cessario da sviscerare ben piùdel resto, direi. Direttivo e co-mitato scientifico di Vicino/Lontano vivono, sin dall’ini-zio, di gratificazioni, non di sti-pendi. Ecco questo a Cernovorrei proprio spiegarlo.

“Torna a fare l’architetto”, miha provocato. Non ho maismesso di farlo, ti rispondo. Elo continuerò a fare».

Ciò che Verona si auspica,invece, è un giro di valzer di-verso già dalla prossima rasse-gna 2015. «Lavoriamo affin-ché l’associazione diventi im-presa culturale così da acquisi-re maggiore stabilità e più so-stanza. A volte ci ritroviamo afronteggiare programmi impe-gnativi con forze esigue».

Cerchiamo di concludere.Si è chiesto presidente comemai Cerno se la sia presa pro-prio con lei?

«Mah, non lo so. Io, tra l’al-tro, non riempio i cartelloni.Può telefonare e fare il contro-pelo a chi realmente li costrui-sce, se ritiene di essere statomaltrattato». (Gpp)

©RIPRODUZIONERISERVATA

Tedeschini Lalli e Chiusi: «Il web controlla tutti, il Datagate non riguarda solo i politici»

La nuova copertina di “Affa Taffa”, tradotto in friulano; Tommaso Cerno, giornalista e scrittore udinese

Fabio Chiusi, esperto di web, curatore di “v/l Digital” (Foto L.d’A.)

“V/L DIGITAL”, IL PRIMO APPUNTAMENTO

di Gian Paolo Polesini

Ancora non del tutto rappacifi-cato, Tommaso Cerno, forsepiù dispiaciuto di dover rinun-ciare a un dibattito sentito,quello sul Movimento 5 stelleprogrammato per domenica 18- «ma questa è una scelta mia, ilno a Vicino/Lontano è raziona-le» - che stizzito per una formaeccessivamente formale riser-vata a un «amico del festivalnon trattato da amico». La fir-ma udinese de L’Espresso, non-ché opinionista politico televi-sivo, attacca la rassegna per vizicomportamentali e per una di-menticanza colmata in frettaall’ultimo minuto. «Non si ma-neggia così uno di parte, sbot-ta, dieci anni fa quest’avventu-ra l’ho vista formarsi, speravoin una diversa considerazione,ma finché chi comanda è igna-ro di quel che fa, spero in unaundicesima edizione contutt’altre basi e possibilmentesenza la solita casta a occuparesempre le stesse seggiole. Li ve-do girare per questi agglomera-ti culturali, da maggio a settem-bre, con la valigetta a tracolla.Diamo una spolverata al vec-chiume imperante; o vogliamoricalcare le impronte già lascia-te?».

Insomma, per farla breve,

Cerno a Udine non verrà. Nonè bastata una notte a lanciarloverso un aeroporto. E nemme-no la comparsa improvvisa diun comunicato marchiato Cin-que stelle firmato da MarcoZullo, candidato al ParlamentoEuropeo, che denuncia v/l «difare propaganda contro il Movi-mento con il sostegno della Re-gione. La Serracchiani sfruttala conferenza di domenica (Al-fabeto Grillo, ndr) per fini elet-torali», scrive Zullo il quale siauspica un maggiore controllopolitico del palinsesto. «Avrei

rappresentato la terza voce» -spiega Cerno fresco reduce diuna osannata visita nel blog diGrillo, per rimarcare certe de-nunce di Pd e Fi piovute addos-so al partito. Nemmeno questostimola Tommaso a ripensarci.A saldare la protesta, ieri su Fa-cebook, si è manifestata unapostazione di raccolta dati equant’altro serva a smuovereumori e sentimenti, ovviamen-te riguardo i destini immediatie perché no futuri del vicino-lontano pensiero. S’intitola“Cerno protagonista da lonta-

no”.Strambando come il miglior

skipper di Luna Rossa, ci ritro-viamo in un altrove librario elontano dalle beghe. Senza pre-amboli e antipasti, Cerno svelala sostanza della sua nuovaoperazione culturale: «Ho tra-dotto in friulano il romanzo Af-fa Taffa», dice subito argomen-tando la scelta: «per tutelare lalingua, fondamentalmente, ol-tre al piacere di condividerecon la terra una storia della ter-ra. Nasce qui, il racconto, il ra-gazzino quattordicenne cresce

respirando gli umori e gli odoridi un paese che sa di Friuli.Spesso i friulanisti hanno osteg-giato le mie critiche sullo sper-pero di denari a favore di azionisecondarie e inutili, invece diconcentrarsi sulla produzionedi letteratura nuova, come hosempre creduto». Piglia sostan-za il narrare dell’emigrante friu-lano Ban Revelant e della suastrana storia d’amore nata perlettera. Un libro agile e profon-do che, con ironia, srotola i di-sperati tentativi del giovanottodi diventare adulto e d’impara-re ad amare un altro uomo». Sedi traduzione vogliamo parla-re, ma forse è terminologia im-propria... «Lo è, in realtà. Miozio Paolo Cerno, poeta, scritto-re e profondo conoscitore dellepieghe della friulanità, si è cari-cato addosso la responsabilitàdi consegnare al lettore il mi-glior idioma possibile, ben sa-pendo che quello assoluto nonesiste. Ho letto alcune parti, du-rante una comprensibilmentelunga gestazione, e il suono èmigliore, rimbalza con fluidità,ti consegna il senso vero dellecose». Se Mimesis editò la ver-sione italiana, Ribis si è occupa-to di questa. «Faremo una pre-sentazione alla biblioteca Joppidi Udine. Il luogo ideale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

� UDINE

Occasione unica, oggi nell’am-bito di vicino/lontano, per ca-pire dove sta andando l’Euro-pa delle lingue, ma anche e so-prattutto l’Italia delle mino-ranze linguistiche. Nell’exchiesa di San Francesco, alle15.30, con il sostegno dell’Ar-lef, si terrà l’incontro Dopo Ba-bele. L’Europa e le lingue, pre-senti, fra gli altri, FrancescoPalermo, bolzanino senatoredella Repubblica e primo fir-matario del disegno di leggeper la ratifica della Carta euro-pea delle lingua minoritarie.

Per Palermo – costituzionali-sta e consulente dell’Osce edel Consiglio d’Europa – «l’Ita-lia deve percorrere ancorauna lunga strada prima digiungere ad un pieno rispettodelle lingue presenti sul pro-prio territorio. Alcune infattisono ottimamente tutelate, al-tre solo in parte, altre ancorasono persino represse, come irom e i sinti. Ogni minoranzaha esigenze diverse, ma l’asim-metria attuale è eccessiva e al-cune situazioni sono netta-mente al di sotto degli stan-dard europei». E i friulani, ache punto si trovano? «Godo-

no di una tutela intermedia.Alcune misure significativepreviste dalla legge regionaledel 2007 sono state dichiarateillegittime dalla Corte Costitu-zionale, che ha ritenuto chenon spettasse alla Regione as-sumerle. Il problema è che loStato non lo fa, e quindi alcuniambiti di tutela previsti dallaConvenzione quadro del Con-siglio d’Europa (ratificatadall’Italia) come l’uso pubbli-co, la toponomastica, l’istru-zione e la rappresentanza, so-no meno sviluppati di quantodovrebbero. La ratifica dellaCarta europea delle lingue re-

gionali o minoritarie sarebbela soluzione di molti proble-mi».

Pienamente d’accordo sullanecessità di giungere in tempibrevi alla ratifica anche il diret-tore dell’Arlef, William Cisili-no, che assieme al linguistaGiorgio Ziffer coordinerà l’in-contro (fra gli ospiti anche ilsardo Giuseppe Corongiu e lafriulana Patrizia Pavatti).«L’11 febbraio scorso – ricordaCisilino – il Consiglio d’Euro-pa, per la prima volta, haemesso un durissimo comuni-cato nei confronti dell’Italiaper i ritardi nella tutela delleminoranze. Richiami ricevutianche da Albania, Azerbai-gian, Georgia, Macedonia,Moldova e Russia. Non certouna bella compagnia per unpaese che si vanta di avereuna delle Costituzioni più bel-

le del mondo, ma non ricordache è anche una delle piùinapplicate. Ed è davvero im-barazzante leggere sul sito delConsiglio d’Europa qual è iltrattamento riservato dall’Ita-lia a certi gruppi etnici. Se que-sto è un Paese civile, è tempodi darsi una regolata».

Difficile però dire se la ratifi-ca della Carta arriverà in tem-pi brevi. Per il senatore Paler-mo – che sta seguendo la que-stione in prima persona a Ro-ma – «c’è poca sensibilità al te-ma nella classe politica. Ognivolta che si arriva alla calenda-rizzazione in commissione ar-rivano urgenze che passanoavanti. Ma con le dovute solle-citazioni nel Parlamento e nelgoverno questa potrebbe esse-re la legislatura buona per col-mare un ritardo che dura da14 anni».

Di cosa sono fatti i muri cheabbiamo intorno e che ci separanodal resto del mondo? Quantodevono essere spessi e solidi,piuttosto che sottili e trasparenti,lo dovremmo decidere noi. Einvece la nostra facoltà di scelta èpiù ridotta di quel che pensiamo ea sottolinearlo sono stati, ieri seraper “vicino/lontano”, FabioChiusi, giornalista e scrittoreFabio Chiusi, Mario TedeschiniLalli, vicedirettore Innovazione eSviluppo del Gruppo EditorialeL’Espresso, e Antonio Casilli,professore associato di DigitalHumanities al Paris Institute ofTechnology. Occasione il primoincontro di “v/l Digital”, “Chi sacosa di te”, nell’ex chiesa di SanFrancesco. Smontato, anzitutto, il

mito della casa di vetro, quellacon le pareti trasparentiattraverso le quali tutti possonoguardare: «Le ragioni per le qualila maggior parte dei cittadiniitaliani accetta questo mito senzabatter ciglio – dichiara ilgiornalista Tedeschini Lalli – è chenoi viviamo da tempo in unacultura del controllo». Uncontrollo continuo, al quale siamosottoposti senza che pensiamodavvero sia vincolante e reale. Eproprio da questa considerazioneparte il blogger udinese FabioChiusi, traghettatore dellasezione digital di“vicino/lontano”. Dallaconsiderazione che non c’è nulladi astratto in ciò che è emerso dalDatagate, «ma è tutto molto

concreto, perché basta fare unatelefonata affinché la Nsa ecolleghi possano assumeremetadati su chiunque di noi.Addirittura anche attraverso uncomputer non connesso –ammette Chiusi senza giri diparole – c’è la possibilità di esseremessi a nudo». Il primo passodella serata è dunque quello dipresentare ai partecipanti undato di fatto e non un’ideaopinabile. «I cittadini devonocapire che il controllo sulleinformazioni riguarda anche loroe non solamente i politici». Ildialogo scivola dagli esempiclamorosi derivati dal casoSnowden fino a quel che di piùintimo possediamo tutti, ovverola nostra quotidianità. «Quelli che

minimizzano dicendo che se nonhanno nulla da nasconderepossono essere tranquillamentespiati – commenta Chiusi –dimenticano che il puntofondamentale è il nostro dirittoalla privacy». La riservatezza,infatti, passa anche e soprattuttoattraverso le grandi piattaformedigitali ormai diventate di usocomune. «Penso a Google, aFacebook, che sono sì strumentiche abilitano la nostra libertà diespressione, ma che, non essendoorgani di beneficenza bensìimprese commerciali – chiarisceTedeschini Lalli – si fanno pagarecon i nostri dati. A noi sta ilcompito di capire che fine fanno ecome vengono usati».

Anna Dazzan

La nuova Chiesadi Papa Bergoglio

VICINO/LONTANO»CHE MONDO FA?

In alto, Giuseppe Bortolussi (Cgia di Mestre) al confronto sullaburocrazia. Qui sopra, il sindaco Honsell ieri primo lettore di “Questàlibertà” di Cappello. A destra, il pubblico festivaliero (F. Luca d’Agostino)

Il presidente di Vicino/Lontano Alessandro Verona

la replica

Verona: «Il programmadi v/l nonècompitomio»Il presidente: «Mi spiace per Tommaso, ma io non ho mai smesso di fare l’architetto»

Il senatore Palermo, oggi a Udine

OGGI IL CONFRONTO IN SAN FRANCESCO

Doveva l’Europadelleminoranze linguisticheIl senatore Palermo: «Sul friulano lo Stato difetta». Cisilino (Arlef): «Urge ratificare la Carta»

“Vicino/lontano” oggi alla terzagioranta. Si parte alle 15.30, in SanFrancesco, con “Dopo Babele.L’Europa e le lingue”, il dibattito acura dell’Agenzia Regionale per laLingua Friulana che presentiamoin questa stessa pagina. Alle 18,sempre in San Francesco, siprosegue con un dialogo di intensaattualità: quello dedicato all’eradi Bergoglio, capace di riportareuna rinnovata Chiesa al centro delnostro tempo. “La fede, la Chiesa,il potere e un Papa così” titola ilconfronto che impegnerà RemoCacitti, don Pierluigi Di Piazza ePaolo Scarpi, coordinati NicolaGasbarro, docente di storia dellereligioni. Sempre oggi, incollaborazione con il Teatro ClubUdine e per il coordinamento diGianni Cianchi e Angela Felice, ilfestival propone, dopo quella per“Questa libertà” di PierluigiCappello, la seconda maratona diletture integrali dedicata aivincitori del premio Terzani 2014:dalle 15.30, alla LibreriaFeltrinelli, riflettori sulle paginedi “Come diventare ricchi sfondatinell’Asia emergente”, il libro diMohsin Hamid edito Einaudi.

IL PROGRAMMA

60 Cultura e Spettacoli MESSAGGERO VENETO DOMENICA 11 MAGGIO 2014

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Page 2: “V/LDIGITAL”,ILPRIMOAPPUNTAMENTO «Burocrazia,l’antidoto … · friulana Patrizia Pavatti). «L’11febbraioscorso–ricorda Cisilino – il Consiglio d’Euro-pa, per la prima

data: 11/05/2014pagina: 61

«Burocrazia, l’antidotosta nel federalismo»Bortolussi (Cgia di Mestre): manca la managerialità, legislazione complicataE domani Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli: Balasso sostituisce RossiO diata, contestata, mitiz-

zata (e mica a torto) inaccezione negativa.

Ma... attenzione: anche alibi,scappatoia dall'assunzione diresponsabilità che fanno, perdirla banalmente, paura. Lamedaglia ha due facce, comespesso accade: e se nell'imma-ginario collettivo, così, buro-crazia è ormai sinonimo dicondanna, di incomprensibilee ingiustificabile castigo per ilcittadino, l'occhio clinico – omeglio concreto, realistico – dichi analizza la questione neidettagli coglie pure il rovescio,appunto, della faccenda.

Traducibile nei seguenti ter-mini (prendendo a prestito lachiave di lettura di GiuseppePiperata, docente di diritto am-ministrativo): «La semplicità,spesso, non la vogliono i desti-natari della macchina burocra-tica. Prendete il caso, emble-matico, dell'autocertificazio-ne: siamo psicologicamente le-gati al documento emesso dall'istituzione come Linus alla suacoperta. Ci dà sicurezza, ci de-responsabilizza». Ecco qua.Sintetizzando all'ennesima,proprio questa è la conclusio-ne della disamina in materiache ieri, per vicino/lontano, im-pegna Giuseppe Bortolussi, se-gretario della ConfederazioneGenerale Italiana Artigianatodi Mestre, il sopra menzionatoPiperata, l'antropologo NicolaGasbarro e Stefano Sepe (Scuo-la nazionale dell'amministra-zione). Oltre la burocrazia, reci-ta il titolo della circostanza: maè davvero superabile, il mecca-nismo delle pastoie? Nessun sìalla leggera, dal palco dei rela-tori. Possibilismo, certo, macon i piedi ben piantati per ter-ra, perché il terreno è minato.«Si suol dire, Andreotti lo face-va spesso, che ci sono due tipidi matti: quelli che si credonoNapoleone e quanti voglionofar funzionare le ferrovie delloStato. Io – ironizza Bortolussi –aggiungo al novero la categoriadi chi vuole risanare l'ammini-strazione pubblica. Citando Se-neca: nessun vento è favorevo-

le per il marinaio che non sadove andare. Nel campo dellap.a. il problema non è l'effi-cienza ma l'efficacia, che nondipende dal funzionario, bensìdalla politica. Il decadimentodei due settori, in Italia, è stret-tamente interconnesso. Ci fos-se la motivazione (come, peresempio, al tempo della rico-struzione), le cose marcerebbe-ro meglio: il punto sta propriolì, bisogna dare obiettivi. Un

burocrate che non ne ha tendeinevitabilmente a scansare glioneri. La parola d'ordine è evi-tare rogne». Ma di nodi ce nesono altri, tanti altri. Limitan-doci alle parti alte della... classi-fica: Primo: «Carenza di mana-gerialità nel comparto». Secon-do: «Legislazione. Se non la siappiana l'inattività è l'unicastrada per non sbagliare. Perso-nalmente – chiosa il segretariodella Cgia – sono convinto che

la soluzione stia nel federali-smo: la felice esperienza dei pa-esi che l'hanno adottato parlada sola». Lo sguardo dell'antro-pologo, invece, punta l'indicesulla tendenza del cittadino atirarsi indietro di fronte all'im-pegno: «Più cala la burocraziae più le responsabilità cresco-no. Non potremo mai liberarcidella prima senza un incre-mento, e pure sensibile, delleseconde». Tagliare, del resto, è

mica affar semplice. Il proces-so è vincolato a un intreccio dicautele figlie, in primis, della“cultura” della tutela dell'indi-viduo (cui si deve la moltiplica-zione delle regole): «La sempli-ficazione è cosa seria – scandi-sce Piperata –: non la si attuacon l'accetta ma con il bisturi...ammesso che vi si possa proce-dere. La legge – osserva inoltre,proprio in rapporto alla prolife-razione normativa – apre sem-

pre nuovi campi ai burocrati,ma a volte è lo stesso“apparato pubblico” a legitti-marsi come presenza in deter-minati contesti della vita». ASepe la chiosa: «Quando la nor-mazione è difficile il primo asoffrirne è il funzionario, chespesso non si assume i“carichi” del caso. La burocra-zia ha perso il ruolo di medita-tore fra le necessità della gentee la politica: siamo di fronte a

una sorta di welfare distorto».E domani, alle 21, sempre in

San Francesco, e sempre in te-ma di burocrazia, appunta-mento con Bolli, sempre bolli,fortissimamente bolli, conver-sazione scenica tra Gian Anto-nio Stella e Natalino Balasso,che sostituisce Paolo Rossi: en-trambi veneti, entrambi notis-simi ai lettori e agli spettatori.

Lucia Aviani©RIPRODUZIONE RISERVATA

Cerno: «Spero inun2015diverso»e lancia “AffaTaffa” inmarilengheIl giornalista udinese de L’Espresso insiste nel j’accuse al festival nel giorno dell’attacco del M5S«Credo che la difesa della lingua sia compito della letteratura. Ecco il perché di questo progetto»

Non avverte particolari scosseAlessandro Verona, il presi-dente di Vicino/Lontano, seb-bene qualche spallata abbiamosso la quiete tradizionaledi un festival di certo pocoavezzo alle contestazioni. «Hoimparato a farmi scivolare ad-dosso le questioni, dice, altri-menti si piega quell’umoreche, altresì, dovrebbe essere aimassimi soprattutto appenasi lancia un’edizione. Mi spia-ce del misunderstanding conTommaso Cerno; è un amicoe quando scoppiano casi fami-liari ci resti davvero male, so-prattutto se di colpe proprio

non ne hai. Ah, la lettera. Laspediamo a tutti gli ospiti, enon soltanto per ringraziarli.In realtà è un invito alla seratadi gala del premio Terzani.Non ci vedo alcunché di sgar-bato. Certo, la formalità stridecon l’amicizia, ma qualcosa al-le volte scivola fuori controllo.La mia firma c’era, per carità.Su tutte c’è. Mi pareva di esse-re stato chiaro in merito ai de-stinatari. Con Tommaso ce lasbrighiamo senza pompa ma-gna, spiegai. È sfuggita, amen.Non sembra un fatto grave,onestamente».

I denari pubblici spesi ma-

le. S’invoca chiarezza, presi-dente. «Il budget complessivoè di 280 mila euro, nessuno lovuole nascondere. Sarà tuttopubblicato in un apposito spa-zio del nuovo sito. Non ne-ghiamo affatto la trasparenza.Un pizzico di pazienza. Sullesettimane offerte ai relatorivorrei puntualizzare. Sfoglian-do i segreti libri, scopro cheuna persona ha pernottatoper ben due notti, il resto dellatruppa, una soltanto, comeprevede l’ospitalità. In quantoai gettoni di presenza non su-perano i trecento euro. Che sisappia. Ancora un punto. Ne-cessario da sviscerare ben piùdel resto, direi. Direttivo e co-mitato scientifico di Vicino/Lontano vivono, sin dall’ini-zio, di gratificazioni, non di sti-pendi. Ecco questo a Cernovorrei proprio spiegarlo.

“Torna a fare l’architetto”, miha provocato. Non ho maismesso di farlo, ti rispondo. Elo continuerò a fare».

Ciò che Verona si auspica,invece, è un giro di valzer di-verso già dalla prossima rasse-gna 2015. «Lavoriamo affin-ché l’associazione diventi im-presa culturale così da acquisi-re maggiore stabilità e più so-stanza. A volte ci ritroviamo afronteggiare programmi impe-gnativi con forze esigue».

Cerchiamo di concludere.Si è chiesto presidente comemai Cerno se la sia presa pro-prio con lei?

«Mah, non lo so. Io, tra l’al-tro, non riempio i cartelloni.Può telefonare e fare il contro-pelo a chi realmente li costrui-sce, se ritiene di essere statomaltrattato». (Gpp)

©RIPRODUZIONERISERVATA

Tedeschini Lalli e Chiusi: «Il web controlla tutti, il Datagate non riguarda solo i politici»

La nuova copertina di “Affa Taffa”, tradotto in friulano; Tommaso Cerno, giornalista e scrittore udinese

Fabio Chiusi, esperto di web, curatore di “v/l Digital” (Foto L.d’A.)

“V/L DIGITAL”, IL PRIMO APPUNTAMENTO

di Gian Paolo Polesini

Ancora non del tutto rappacifi-cato, Tommaso Cerno, forsepiù dispiaciuto di dover rinun-ciare a un dibattito sentito,quello sul Movimento 5 stelleprogrammato per domenica 18- «ma questa è una scelta mia, ilno a Vicino/Lontano è raziona-le» - che stizzito per una formaeccessivamente formale riser-vata a un «amico del festivalnon trattato da amico». La fir-ma udinese de L’Espresso, non-ché opinionista politico televi-sivo, attacca la rassegna per vizicomportamentali e per una di-menticanza colmata in frettaall’ultimo minuto. «Non si ma-neggia così uno di parte, sbot-ta, dieci anni fa quest’avventu-ra l’ho vista formarsi, speravoin una diversa considerazione,ma finché chi comanda è igna-ro di quel che fa, spero in unaundicesima edizione contutt’altre basi e possibilmentesenza la solita casta a occuparesempre le stesse seggiole. Li ve-do girare per questi agglomera-ti culturali, da maggio a settem-bre, con la valigetta a tracolla.Diamo una spolverata al vec-chiume imperante; o vogliamoricalcare le impronte già lascia-te?».

Insomma, per farla breve,

Cerno a Udine non verrà. Nonè bastata una notte a lanciarloverso un aeroporto. E nemme-no la comparsa improvvisa diun comunicato marchiato Cin-que stelle firmato da MarcoZullo, candidato al ParlamentoEuropeo, che denuncia v/l «difare propaganda contro il Movi-mento con il sostegno della Re-gione. La Serracchiani sfruttala conferenza di domenica (Al-fabeto Grillo, ndr) per fini elet-torali», scrive Zullo il quale siauspica un maggiore controllopolitico del palinsesto. «Avrei

rappresentato la terza voce» -spiega Cerno fresco reduce diuna osannata visita nel blog diGrillo, per rimarcare certe de-nunce di Pd e Fi piovute addos-so al partito. Nemmeno questostimola Tommaso a ripensarci.A saldare la protesta, ieri su Fa-cebook, si è manifestata unapostazione di raccolta dati equant’altro serva a smuovereumori e sentimenti, ovviamen-te riguardo i destini immediatie perché no futuri del vicino-lontano pensiero. S’intitola“Cerno protagonista da lonta-

no”.Strambando come il miglior

skipper di Luna Rossa, ci ritro-viamo in un altrove librario elontano dalle beghe. Senza pre-amboli e antipasti, Cerno svelala sostanza della sua nuovaoperazione culturale: «Ho tra-dotto in friulano il romanzo Af-fa Taffa», dice subito argomen-tando la scelta: «per tutelare lalingua, fondamentalmente, ol-tre al piacere di condividerecon la terra una storia della ter-ra. Nasce qui, il racconto, il ra-gazzino quattordicenne cresce

respirando gli umori e gli odoridi un paese che sa di Friuli.Spesso i friulanisti hanno osteg-giato le mie critiche sullo sper-pero di denari a favore di azionisecondarie e inutili, invece diconcentrarsi sulla produzionedi letteratura nuova, come hosempre creduto». Piglia sostan-za il narrare dell’emigrante friu-lano Ban Revelant e della suastrana storia d’amore nata perlettera. Un libro agile e profon-do che, con ironia, srotola i di-sperati tentativi del giovanottodi diventare adulto e d’impara-re ad amare un altro uomo». Sedi traduzione vogliamo parla-re, ma forse è terminologia im-propria... «Lo è, in realtà. Miozio Paolo Cerno, poeta, scritto-re e profondo conoscitore dellepieghe della friulanità, si è cari-cato addosso la responsabilitàdi consegnare al lettore il mi-glior idioma possibile, ben sa-pendo che quello assoluto nonesiste. Ho letto alcune parti, du-rante una comprensibilmentelunga gestazione, e il suono èmigliore, rimbalza con fluidità,ti consegna il senso vero dellecose». Se Mimesis editò la ver-sione italiana, Ribis si è occupa-to di questa. «Faremo una pre-sentazione alla biblioteca Joppidi Udine. Il luogo ideale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

� UDINE

Occasione unica, oggi nell’am-bito di vicino/lontano, per ca-pire dove sta andando l’Euro-pa delle lingue, ma anche e so-prattutto l’Italia delle mino-ranze linguistiche. Nell’exchiesa di San Francesco, alle15.30, con il sostegno dell’Ar-lef, si terrà l’incontro Dopo Ba-bele. L’Europa e le lingue, pre-senti, fra gli altri, FrancescoPalermo, bolzanino senatoredella Repubblica e primo fir-matario del disegno di leggeper la ratifica della Carta euro-pea delle lingua minoritarie.

Per Palermo – costituzionali-sta e consulente dell’Osce edel Consiglio d’Europa – «l’Ita-lia deve percorrere ancorauna lunga strada prima digiungere ad un pieno rispettodelle lingue presenti sul pro-prio territorio. Alcune infattisono ottimamente tutelate, al-tre solo in parte, altre ancorasono persino represse, come irom e i sinti. Ogni minoranzaha esigenze diverse, ma l’asim-metria attuale è eccessiva e al-cune situazioni sono netta-mente al di sotto degli stan-dard europei». E i friulani, ache punto si trovano? «Godo-

no di una tutela intermedia.Alcune misure significativepreviste dalla legge regionaledel 2007 sono state dichiarateillegittime dalla Corte Costitu-zionale, che ha ritenuto chenon spettasse alla Regione as-sumerle. Il problema è che loStato non lo fa, e quindi alcuniambiti di tutela previsti dallaConvenzione quadro del Con-siglio d’Europa (ratificatadall’Italia) come l’uso pubbli-co, la toponomastica, l’istru-zione e la rappresentanza, so-no meno sviluppati di quantodovrebbero. La ratifica dellaCarta europea delle lingue re-

gionali o minoritarie sarebbela soluzione di molti proble-mi».

Pienamente d’accordo sullanecessità di giungere in tempibrevi alla ratifica anche il diret-tore dell’Arlef, William Cisili-no, che assieme al linguistaGiorgio Ziffer coordinerà l’in-contro (fra gli ospiti anche ilsardo Giuseppe Corongiu e lafriulana Patrizia Pavatti).«L’11 febbraio scorso – ricordaCisilino – il Consiglio d’Euro-pa, per la prima volta, haemesso un durissimo comuni-cato nei confronti dell’Italiaper i ritardi nella tutela delleminoranze. Richiami ricevutianche da Albania, Azerbai-gian, Georgia, Macedonia,Moldova e Russia. Non certouna bella compagnia per unpaese che si vanta di avereuna delle Costituzioni più bel-

le del mondo, ma non ricordache è anche una delle piùinapplicate. Ed è davvero im-barazzante leggere sul sito delConsiglio d’Europa qual è iltrattamento riservato dall’Ita-lia a certi gruppi etnici. Se que-sto è un Paese civile, è tempodi darsi una regolata».

Difficile però dire se la ratifi-ca della Carta arriverà in tem-pi brevi. Per il senatore Paler-mo – che sta seguendo la que-stione in prima persona a Ro-ma – «c’è poca sensibilità al te-ma nella classe politica. Ognivolta che si arriva alla calenda-rizzazione in commissione ar-rivano urgenze che passanoavanti. Ma con le dovute solle-citazioni nel Parlamento e nelgoverno questa potrebbe esse-re la legislatura buona per col-mare un ritardo che dura da14 anni».

Di cosa sono fatti i muri cheabbiamo intorno e che ci separanodal resto del mondo? Quantodevono essere spessi e solidi,piuttosto che sottili e trasparenti,lo dovremmo decidere noi. Einvece la nostra facoltà di scelta èpiù ridotta di quel che pensiamo ea sottolinearlo sono stati, ieri seraper “vicino/lontano”, FabioChiusi, giornalista e scrittoreFabio Chiusi, Mario TedeschiniLalli, vicedirettore Innovazione eSviluppo del Gruppo EditorialeL’Espresso, e Antonio Casilli,professore associato di DigitalHumanities al Paris Institute ofTechnology. Occasione il primoincontro di “v/l Digital”, “Chi sacosa di te”, nell’ex chiesa di SanFrancesco. Smontato, anzitutto, il

mito della casa di vetro, quellacon le pareti trasparentiattraverso le quali tutti possonoguardare: «Le ragioni per le qualila maggior parte dei cittadiniitaliani accetta questo mito senzabatter ciglio – dichiara ilgiornalista Tedeschini Lalli – è chenoi viviamo da tempo in unacultura del controllo». Uncontrollo continuo, al quale siamosottoposti senza che pensiamodavvero sia vincolante e reale. Eproprio da questa considerazioneparte il blogger udinese FabioChiusi, traghettatore dellasezione digital di“vicino/lontano”. Dallaconsiderazione che non c’è nulladi astratto in ciò che è emerso dalDatagate, «ma è tutto molto

concreto, perché basta fare unatelefonata affinché la Nsa ecolleghi possano assumeremetadati su chiunque di noi.Addirittura anche attraverso uncomputer non connesso –ammette Chiusi senza giri diparole – c’è la possibilità di esseremessi a nudo». Il primo passodella serata è dunque quello dipresentare ai partecipanti undato di fatto e non un’ideaopinabile. «I cittadini devonocapire che il controllo sulleinformazioni riguarda anche loroe non solamente i politici». Ildialogo scivola dagli esempiclamorosi derivati dal casoSnowden fino a quel che di piùintimo possediamo tutti, ovverola nostra quotidianità. «Quelli che

minimizzano dicendo che se nonhanno nulla da nasconderepossono essere tranquillamentespiati – commenta Chiusi –dimenticano che il puntofondamentale è il nostro dirittoalla privacy». La riservatezza,infatti, passa anche e soprattuttoattraverso le grandi piattaformedigitali ormai diventate di usocomune. «Penso a Google, aFacebook, che sono sì strumentiche abilitano la nostra libertà diespressione, ma che, non essendoorgani di beneficenza bensìimprese commerciali – chiarisceTedeschini Lalli – si fanno pagarecon i nostri dati. A noi sta ilcompito di capire che fine fanno ecome vengono usati».

Anna Dazzan

La nuova Chiesadi Papa Bergoglio

VICINO/LONTANO»CHE MONDO FA?

In alto, Giuseppe Bortolussi (Cgia di Mestre) al confronto sullaburocrazia. Qui sopra, il sindaco Honsell ieri primo lettore di “Questàlibertà” di Cappello. A destra, il pubblico festivaliero (F. Luca d’Agostino)

Il presidente di Vicino/Lontano Alessandro Verona

la replica

Verona: «Il programmadi v/l nonècompitomio»Il presidente: «Mi spiace per Tommaso, ma io non ho mai smesso di fare l’architetto»

Il senatore Palermo, oggi a Udine

OGGI IL CONFRONTO IN SAN FRANCESCO

Doveva l’Europadelleminoranze linguisticheIl senatore Palermo: «Sul friulano lo Stato difetta». Cisilino (Arlef): «Urge ratificare la Carta»

“Vicino/lontano” oggi alla terzagioranta. Si parte alle 15.30, in SanFrancesco, con “Dopo Babele.L’Europa e le lingue”, il dibattito acura dell’Agenzia Regionale per laLingua Friulana che presentiamoin questa stessa pagina. Alle 18,sempre in San Francesco, siprosegue con un dialogo di intensaattualità: quello dedicato all’eradi Bergoglio, capace di riportareuna rinnovata Chiesa al centro delnostro tempo. “La fede, la Chiesa,il potere e un Papa così” titola ilconfronto che impegnerà RemoCacitti, don Pierluigi Di Piazza ePaolo Scarpi, coordinati NicolaGasbarro, docente di storia dellereligioni. Sempre oggi, incollaborazione con il Teatro ClubUdine e per il coordinamento diGianni Cianchi e Angela Felice, ilfestival propone, dopo quella per“Questa libertà” di PierluigiCappello, la seconda maratona diletture integrali dedicata aivincitori del premio Terzani 2014:dalle 15.30, alla LibreriaFeltrinelli, riflettori sulle paginedi “Come diventare ricchi sfondatinell’Asia emergente”, il libro diMohsin Hamid edito Einaudi.

IL PROGRAMMA

DOMENICA 11 MAGGIO 2014 MESSAGGERO VENETO Cultura e Spettacoli 61

Copia di ba7d172f93cd6d8bb0cfe61ba4d00e13

Page 3: “V/LDIGITAL”,ILPRIMOAPPUNTAMENTO «Burocrazia,l’antidoto … · friulana Patrizia Pavatti). «L’11febbraioscorso–ricorda Cisilino – il Consiglio d’Euro-pa, per la prima

data: 11/05/2014pagina: 60 (dettaglio)

«Burocrazia, l’antidotosta nel federalismo»Bortolussi (Cgia di Mestre): manca la managerialità, legislazione complicataE domani Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli: Balasso sostituisce RossiO diata, contestata, mitiz-

zata (e mica a torto) inaccezione negativa.

Ma... attenzione: anche alibi,scappatoia dall'assunzione diresponsabilità che fanno, perdirla banalmente, paura. Lamedaglia ha due facce, comespesso accade: e se nell'imma-ginario collettivo, così, buro-crazia è ormai sinonimo dicondanna, di incomprensibilee ingiustificabile castigo per ilcittadino, l'occhio clinico – omeglio concreto, realistico – dichi analizza la questione neidettagli coglie pure il rovescio,appunto, della faccenda.

Traducibile nei seguenti ter-mini (prendendo a prestito lachiave di lettura di GiuseppePiperata, docente di diritto am-ministrativo): «La semplicità,spesso, non la vogliono i desti-natari della macchina burocra-tica. Prendete il caso, emble-matico, dell'autocertificazio-ne: siamo psicologicamente le-gati al documento emesso dall'istituzione come Linus alla suacoperta. Ci dà sicurezza, ci de-responsabilizza». Ecco qua.Sintetizzando all'ennesima,proprio questa è la conclusio-ne della disamina in materiache ieri, per vicino/lontano, im-pegna Giuseppe Bortolussi, se-gretario della ConfederazioneGenerale Italiana Artigianatodi Mestre, il sopra menzionatoPiperata, l'antropologo NicolaGasbarro e Stefano Sepe (Scuo-la nazionale dell'amministra-zione). Oltre la burocrazia, reci-ta il titolo della circostanza: maè davvero superabile, il mecca-nismo delle pastoie? Nessun sìalla leggera, dal palco dei rela-tori. Possibilismo, certo, macon i piedi ben piantati per ter-ra, perché il terreno è minato.«Si suol dire, Andreotti lo face-va spesso, che ci sono due tipidi matti: quelli che si credonoNapoleone e quanti voglionofar funzionare le ferrovie delloStato. Io – ironizza Bortolussi –aggiungo al novero la categoriadi chi vuole risanare l'ammini-strazione pubblica. Citando Se-neca: nessun vento è favorevo-

le per il marinaio che non sadove andare. Nel campo dellap.a. il problema non è l'effi-cienza ma l'efficacia, che nondipende dal funzionario, bensìdalla politica. Il decadimentodei due settori, in Italia, è stret-tamente interconnesso. Ci fos-se la motivazione (come, peresempio, al tempo della rico-struzione), le cose marcerebbe-ro meglio: il punto sta propriolì, bisogna dare obiettivi. Un

burocrate che non ne ha tendeinevitabilmente a scansare glioneri. La parola d'ordine è evi-tare rogne». Ma di nodi ce nesono altri, tanti altri. Limitan-doci alle parti alte della... classi-fica: Primo: «Carenza di mana-gerialità nel comparto». Secon-do: «Legislazione. Se non la siappiana l'inattività è l'unicastrada per non sbagliare. Perso-nalmente – chiosa il segretariodella Cgia – sono convinto che

la soluzione stia nel federali-smo: la felice esperienza dei pa-esi che l'hanno adottato parlada sola». Lo sguardo dell'antro-pologo, invece, punta l'indicesulla tendenza del cittadino atirarsi indietro di fronte all'im-pegno: «Più cala la burocraziae più le responsabilità cresco-no. Non potremo mai liberarcidella prima senza un incre-mento, e pure sensibile, delleseconde». Tagliare, del resto, è

mica affar semplice. Il proces-so è vincolato a un intreccio dicautele figlie, in primis, della“cultura” della tutela dell'indi-viduo (cui si deve la moltiplica-zione delle regole): «La sempli-ficazione è cosa seria – scandi-sce Piperata –: non la si attuacon l'accetta ma con il bisturi...ammesso che vi si possa proce-dere. La legge – osserva inoltre,proprio in rapporto alla prolife-razione normativa – apre sem-

pre nuovi campi ai burocrati,ma a volte è lo stesso“apparato pubblico” a legitti-marsi come presenza in deter-minati contesti della vita». ASepe la chiosa: «Quando la nor-mazione è difficile il primo asoffrirne è il funzionario, chespesso non si assume i“carichi” del caso. La burocra-zia ha perso il ruolo di medita-tore fra le necessità della gentee la politica: siamo di fronte a

una sorta di welfare distorto».E domani, alle 21, sempre in

San Francesco, e sempre in te-ma di burocrazia, appunta-mento con Bolli, sempre bolli,fortissimamente bolli, conver-sazione scenica tra Gian Anto-nio Stella e Natalino Balasso,che sostituisce Paolo Rossi: en-trambi veneti, entrambi notis-simi ai lettori e agli spettatori.

Lucia Aviani©RIPRODUZIONE RISERVATA

Cerno: «Spero inun2015diverso»e lancia “AffaTaffa” inmarilengheIl giornalista udinese de L’Espresso insiste nel j’accuse al festival nel giorno dell’attacco del M5S«Credo che la difesa della lingua sia compito della letteratura. Ecco il perché di questo progetto»

Non avverte particolari scosseAlessandro Verona, il presi-dente di Vicino/Lontano, seb-bene qualche spallata abbiamosso la quiete tradizionaledi un festival di certo pocoavezzo alle contestazioni. «Hoimparato a farmi scivolare ad-dosso le questioni, dice, altri-menti si piega quell’umoreche, altresì, dovrebbe essere aimassimi soprattutto appenasi lancia un’edizione. Mi spia-ce del misunderstanding conTommaso Cerno; è un amicoe quando scoppiano casi fami-liari ci resti davvero male, so-prattutto se di colpe proprio

non ne hai. Ah, la lettera. Laspediamo a tutti gli ospiti, enon soltanto per ringraziarli.In realtà è un invito alla seratadi gala del premio Terzani.Non ci vedo alcunché di sgar-bato. Certo, la formalità stridecon l’amicizia, ma qualcosa al-le volte scivola fuori controllo.La mia firma c’era, per carità.Su tutte c’è. Mi pareva di esse-re stato chiaro in merito ai de-stinatari. Con Tommaso ce lasbrighiamo senza pompa ma-gna, spiegai. È sfuggita, amen.Non sembra un fatto grave,onestamente».

I denari pubblici spesi ma-

le. S’invoca chiarezza, presi-dente. «Il budget complessivoè di 280 mila euro, nessuno lovuole nascondere. Sarà tuttopubblicato in un apposito spa-zio del nuovo sito. Non ne-ghiamo affatto la trasparenza.Un pizzico di pazienza. Sullesettimane offerte ai relatorivorrei puntualizzare. Sfoglian-do i segreti libri, scopro cheuna persona ha pernottatoper ben due notti, il resto dellatruppa, una soltanto, comeprevede l’ospitalità. In quantoai gettoni di presenza non su-perano i trecento euro. Che sisappia. Ancora un punto. Ne-cessario da sviscerare ben piùdel resto, direi. Direttivo e co-mitato scientifico di Vicino/Lontano vivono, sin dall’ini-zio, di gratificazioni, non di sti-pendi. Ecco questo a Cernovorrei proprio spiegarlo.

“Torna a fare l’architetto”, miha provocato. Non ho maismesso di farlo, ti rispondo. Elo continuerò a fare».

Ciò che Verona si auspica,invece, è un giro di valzer di-verso già dalla prossima rasse-gna 2015. «Lavoriamo affin-ché l’associazione diventi im-presa culturale così da acquisi-re maggiore stabilità e più so-stanza. A volte ci ritroviamo afronteggiare programmi impe-gnativi con forze esigue».

Cerchiamo di concludere.Si è chiesto presidente comemai Cerno se la sia presa pro-prio con lei?

«Mah, non lo so. Io, tra l’al-tro, non riempio i cartelloni.Può telefonare e fare il contro-pelo a chi realmente li costrui-sce, se ritiene di essere statomaltrattato». (Gpp)

©RIPRODUZIONERISERVATA

Tedeschini Lalli e Chiusi: «Il web controlla tutti, il Datagate non riguarda solo i politici»

La nuova copertina di “Affa Taffa”, tradotto in friulano; Tommaso Cerno, giornalista e scrittore udinese

Fabio Chiusi, esperto di web, curatore di “v/l Digital” (Foto L.d’A.)

“V/L DIGITAL”, IL PRIMO APPUNTAMENTO

di Gian Paolo Polesini

Ancora non del tutto rappacifi-cato, Tommaso Cerno, forsepiù dispiaciuto di dover rinun-ciare a un dibattito sentito,quello sul Movimento 5 stelleprogrammato per domenica 18- «ma questa è una scelta mia, ilno a Vicino/Lontano è raziona-le» - che stizzito per una formaeccessivamente formale riser-vata a un «amico del festivalnon trattato da amico». La fir-ma udinese de L’Espresso, non-ché opinionista politico televi-sivo, attacca la rassegna per vizicomportamentali e per una di-menticanza colmata in frettaall’ultimo minuto. «Non si ma-neggia così uno di parte, sbot-ta, dieci anni fa quest’avventu-ra l’ho vista formarsi, speravoin una diversa considerazione,ma finché chi comanda è igna-ro di quel che fa, spero in unaundicesima edizione contutt’altre basi e possibilmentesenza la solita casta a occuparesempre le stesse seggiole. Li ve-do girare per questi agglomera-ti culturali, da maggio a settem-bre, con la valigetta a tracolla.Diamo una spolverata al vec-chiume imperante; o vogliamoricalcare le impronte già lascia-te?».

Insomma, per farla breve,

Cerno a Udine non verrà. Nonè bastata una notte a lanciarloverso un aeroporto. E nemme-no la comparsa improvvisa diun comunicato marchiato Cin-que stelle firmato da MarcoZullo, candidato al ParlamentoEuropeo, che denuncia v/l «difare propaganda contro il Movi-mento con il sostegno della Re-gione. La Serracchiani sfruttala conferenza di domenica (Al-fabeto Grillo, ndr) per fini elet-torali», scrive Zullo il quale siauspica un maggiore controllopolitico del palinsesto. «Avrei

rappresentato la terza voce» -spiega Cerno fresco reduce diuna osannata visita nel blog diGrillo, per rimarcare certe de-nunce di Pd e Fi piovute addos-so al partito. Nemmeno questostimola Tommaso a ripensarci.A saldare la protesta, ieri su Fa-cebook, si è manifestata unapostazione di raccolta dati equant’altro serva a smuovereumori e sentimenti, ovviamen-te riguardo i destini immediatie perché no futuri del vicino-lontano pensiero. S’intitola“Cerno protagonista da lonta-

no”.Strambando come il miglior

skipper di Luna Rossa, ci ritro-viamo in un altrove librario elontano dalle beghe. Senza pre-amboli e antipasti, Cerno svelala sostanza della sua nuovaoperazione culturale: «Ho tra-dotto in friulano il romanzo Af-fa Taffa», dice subito argomen-tando la scelta: «per tutelare lalingua, fondamentalmente, ol-tre al piacere di condividerecon la terra una storia della ter-ra. Nasce qui, il racconto, il ra-gazzino quattordicenne cresce

respirando gli umori e gli odoridi un paese che sa di Friuli.Spesso i friulanisti hanno osteg-giato le mie critiche sullo sper-pero di denari a favore di azionisecondarie e inutili, invece diconcentrarsi sulla produzionedi letteratura nuova, come hosempre creduto». Piglia sostan-za il narrare dell’emigrante friu-lano Ban Revelant e della suastrana storia d’amore nata perlettera. Un libro agile e profon-do che, con ironia, srotola i di-sperati tentativi del giovanottodi diventare adulto e d’impara-re ad amare un altro uomo». Sedi traduzione vogliamo parla-re, ma forse è terminologia im-propria... «Lo è, in realtà. Miozio Paolo Cerno, poeta, scritto-re e profondo conoscitore dellepieghe della friulanità, si è cari-cato addosso la responsabilitàdi consegnare al lettore il mi-glior idioma possibile, ben sa-pendo che quello assoluto nonesiste. Ho letto alcune parti, du-rante una comprensibilmentelunga gestazione, e il suono èmigliore, rimbalza con fluidità,ti consegna il senso vero dellecose». Se Mimesis editò la ver-sione italiana, Ribis si è occupa-to di questa. «Faremo una pre-sentazione alla biblioteca Joppidi Udine. Il luogo ideale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

� UDINE

Occasione unica, oggi nell’am-bito di vicino/lontano, per ca-pire dove sta andando l’Euro-pa delle lingue, ma anche e so-prattutto l’Italia delle mino-ranze linguistiche. Nell’exchiesa di San Francesco, alle15.30, con il sostegno dell’Ar-lef, si terrà l’incontro Dopo Ba-bele. L’Europa e le lingue, pre-senti, fra gli altri, FrancescoPalermo, bolzanino senatoredella Repubblica e primo fir-matario del disegno di leggeper la ratifica della Carta euro-pea delle lingua minoritarie.

Per Palermo – costituzionali-sta e consulente dell’Osce edel Consiglio d’Europa – «l’Ita-lia deve percorrere ancorauna lunga strada prima digiungere ad un pieno rispettodelle lingue presenti sul pro-prio territorio. Alcune infattisono ottimamente tutelate, al-tre solo in parte, altre ancorasono persino represse, come irom e i sinti. Ogni minoranzaha esigenze diverse, ma l’asim-metria attuale è eccessiva e al-cune situazioni sono netta-mente al di sotto degli stan-dard europei». E i friulani, ache punto si trovano? «Godo-

no di una tutela intermedia.Alcune misure significativepreviste dalla legge regionaledel 2007 sono state dichiarateillegittime dalla Corte Costitu-zionale, che ha ritenuto chenon spettasse alla Regione as-sumerle. Il problema è che loStato non lo fa, e quindi alcuniambiti di tutela previsti dallaConvenzione quadro del Con-siglio d’Europa (ratificatadall’Italia) come l’uso pubbli-co, la toponomastica, l’istru-zione e la rappresentanza, so-no meno sviluppati di quantodovrebbero. La ratifica dellaCarta europea delle lingue re-

gionali o minoritarie sarebbela soluzione di molti proble-mi».

Pienamente d’accordo sullanecessità di giungere in tempibrevi alla ratifica anche il diret-tore dell’Arlef, William Cisili-no, che assieme al linguistaGiorgio Ziffer coordinerà l’in-contro (fra gli ospiti anche ilsardo Giuseppe Corongiu e lafriulana Patrizia Pavatti).«L’11 febbraio scorso – ricordaCisilino – il Consiglio d’Euro-pa, per la prima volta, haemesso un durissimo comuni-cato nei confronti dell’Italiaper i ritardi nella tutela delleminoranze. Richiami ricevutianche da Albania, Azerbai-gian, Georgia, Macedonia,Moldova e Russia. Non certouna bella compagnia per unpaese che si vanta di avereuna delle Costituzioni più bel-

le del mondo, ma non ricordache è anche una delle piùinapplicate. Ed è davvero im-barazzante leggere sul sito delConsiglio d’Europa qual è iltrattamento riservato dall’Ita-lia a certi gruppi etnici. Se que-sto è un Paese civile, è tempodi darsi una regolata».

Difficile però dire se la ratifi-ca della Carta arriverà in tem-pi brevi. Per il senatore Paler-mo – che sta seguendo la que-stione in prima persona a Ro-ma – «c’è poca sensibilità al te-ma nella classe politica. Ognivolta che si arriva alla calenda-rizzazione in commissione ar-rivano urgenze che passanoavanti. Ma con le dovute solle-citazioni nel Parlamento e nelgoverno questa potrebbe esse-re la legislatura buona per col-mare un ritardo che dura da14 anni».

Di cosa sono fatti i muri cheabbiamo intorno e che ci separanodal resto del mondo? Quantodevono essere spessi e solidi,piuttosto che sottili e trasparenti,lo dovremmo decidere noi. Einvece la nostra facoltà di scelta èpiù ridotta di quel che pensiamo ea sottolinearlo sono stati, ieri seraper “vicino/lontano”, FabioChiusi, giornalista e scrittoreFabio Chiusi, Mario TedeschiniLalli, vicedirettore Innovazione eSviluppo del Gruppo EditorialeL’Espresso, e Antonio Casilli,professore associato di DigitalHumanities al Paris Institute ofTechnology. Occasione il primoincontro di “v/l Digital”, “Chi sacosa di te”, nell’ex chiesa di SanFrancesco. Smontato, anzitutto, il

mito della casa di vetro, quellacon le pareti trasparentiattraverso le quali tutti possonoguardare: «Le ragioni per le qualila maggior parte dei cittadiniitaliani accetta questo mito senzabatter ciglio – dichiara ilgiornalista Tedeschini Lalli – è chenoi viviamo da tempo in unacultura del controllo». Uncontrollo continuo, al quale siamosottoposti senza che pensiamodavvero sia vincolante e reale. Eproprio da questa considerazioneparte il blogger udinese FabioChiusi, traghettatore dellasezione digital di“vicino/lontano”. Dallaconsiderazione che non c’è nulladi astratto in ciò che è emerso dalDatagate, «ma è tutto molto

concreto, perché basta fare unatelefonata affinché la Nsa ecolleghi possano assumeremetadati su chiunque di noi.Addirittura anche attraverso uncomputer non connesso –ammette Chiusi senza giri diparole – c’è la possibilità di esseremessi a nudo». Il primo passodella serata è dunque quello dipresentare ai partecipanti undato di fatto e non un’ideaopinabile. «I cittadini devonocapire che il controllo sulleinformazioni riguarda anche loroe non solamente i politici». Ildialogo scivola dagli esempiclamorosi derivati dal casoSnowden fino a quel che di piùintimo possediamo tutti, ovverola nostra quotidianità. «Quelli che

minimizzano dicendo che se nonhanno nulla da nasconderepossono essere tranquillamentespiati – commenta Chiusi –dimenticano che il puntofondamentale è il nostro dirittoalla privacy». La riservatezza,infatti, passa anche e soprattuttoattraverso le grandi piattaformedigitali ormai diventate di usocomune. «Penso a Google, aFacebook, che sono sì strumentiche abilitano la nostra libertà diespressione, ma che, non essendoorgani di beneficenza bensìimprese commerciali – chiarisceTedeschini Lalli – si fanno pagarecon i nostri dati. A noi sta ilcompito di capire che fine fanno ecome vengono usati».

Anna Dazzan

La nuova Chiesadi Papa Bergoglio

VICINO/LONTANO»CHE MONDO FA?

In alto, Giuseppe Bortolussi (Cgia di Mestre) al confronto sullaburocrazia. Qui sopra, il sindaco Honsell ieri primo lettore di “Questàlibertà” di Cappello. A destra, il pubblico festivaliero (F. Luca d’Agostino)

Il presidente di Vicino/Lontano Alessandro Verona

la replica

Verona: «Il programmadi v/l nonècompitomio»Il presidente: «Mi spiace per Tommaso, ma io non ho mai smesso di fare l’architetto»

Il senatore Palermo, oggi a Udine

OGGI IL CONFRONTO IN SAN FRANCESCO

Doveva l’Europadelleminoranze linguisticheIl senatore Palermo: «Sul friulano lo Stato difetta». Cisilino (Arlef): «Urge ratificare la Carta»

“Vicino/lontano” oggi alla terzagioranta. Si parte alle 15.30, in SanFrancesco, con “Dopo Babele.L’Europa e le lingue”, il dibattito acura dell’Agenzia Regionale per laLingua Friulana che presentiamoin questa stessa pagina. Alle 18,sempre in San Francesco, siprosegue con un dialogo di intensaattualità: quello dedicato all’eradi Bergoglio, capace di riportareuna rinnovata Chiesa al centro delnostro tempo. “La fede, la Chiesa,il potere e un Papa così” titola ilconfronto che impegnerà RemoCacitti, don Pierluigi Di Piazza ePaolo Scarpi, coordinati NicolaGasbarro, docente di storia dellereligioni. Sempre oggi, incollaborazione con il Teatro ClubUdine e per il coordinamento diGianni Cianchi e Angela Felice, ilfestival propone, dopo quella per“Questa libertà” di PierluigiCappello, la seconda maratona diletture integrali dedicata aivincitori del premio Terzani 2014:dalle 15.30, alla LibreriaFeltrinelli, riflettori sulle paginedi “Come diventare ricchi sfondatinell’Asia emergente”, il libro diMohsin Hamid edito Einaudi.

IL PROGRAMMA

60 Cultura e Spettacoli MESSAGGERO VENETO DOMENICA 11 MAGGIO 2014

Copia di ba7d172f93cd6d8bb0cfe61ba4d00e13

«Burocrazia, l’antidotosta nel federalismo»Bortolussi (Cgia di Mestre): manca la managerialità, legislazione complicataE domani Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli: Balasso sostituisce RossiO diata, contestata, mitiz-

zata (e mica a torto) inaccezione negativa.

Ma... attenzione: anche alibi,scappatoia dall'assunzione diresponsabilità che fanno, perdirla banalmente, paura. Lamedaglia ha due facce, comespesso accade: e se nell'imma-ginario collettivo, così, buro-crazia è ormai sinonimo dicondanna, di incomprensibilee ingiustificabile castigo per ilcittadino, l'occhio clinico – omeglio concreto, realistico – dichi analizza la questione neidettagli coglie pure il rovescio,appunto, della faccenda.

Traducibile nei seguenti ter-mini (prendendo a prestito lachiave di lettura di GiuseppePiperata, docente di diritto am-ministrativo): «La semplicità,spesso, non la vogliono i desti-natari della macchina burocra-tica. Prendete il caso, emble-matico, dell'autocertificazio-ne: siamo psicologicamente le-gati al documento emesso dall'istituzione come Linus alla suacoperta. Ci dà sicurezza, ci de-responsabilizza». Ecco qua.Sintetizzando all'ennesima,proprio questa è la conclusio-ne della disamina in materiache ieri, per vicino/lontano, im-pegna Giuseppe Bortolussi, se-gretario della ConfederazioneGenerale Italiana Artigianatodi Mestre, il sopra menzionatoPiperata, l'antropologo NicolaGasbarro e Stefano Sepe (Scuo-la nazionale dell'amministra-zione). Oltre la burocrazia, reci-ta il titolo della circostanza: maè davvero superabile, il mecca-nismo delle pastoie? Nessun sìalla leggera, dal palco dei rela-tori. Possibilismo, certo, macon i piedi ben piantati per ter-ra, perché il terreno è minato.«Si suol dire, Andreotti lo face-va spesso, che ci sono due tipidi matti: quelli che si credonoNapoleone e quanti voglionofar funzionare le ferrovie delloStato. Io – ironizza Bortolussi –aggiungo al novero la categoriadi chi vuole risanare l'ammini-strazione pubblica. Citando Se-neca: nessun vento è favorevo-

le per il marinaio che non sadove andare. Nel campo dellap.a. il problema non è l'effi-cienza ma l'efficacia, che nondipende dal funzionario, bensìdalla politica. Il decadimentodei due settori, in Italia, è stret-tamente interconnesso. Ci fos-se la motivazione (come, peresempio, al tempo della rico-struzione), le cose marcerebbe-ro meglio: il punto sta propriolì, bisogna dare obiettivi. Un

burocrate che non ne ha tendeinevitabilmente a scansare glioneri. La parola d'ordine è evi-tare rogne». Ma di nodi ce nesono altri, tanti altri. Limitan-doci alle parti alte della... classi-fica: Primo: «Carenza di mana-gerialità nel comparto». Secon-do: «Legislazione. Se non la siappiana l'inattività è l'unicastrada per non sbagliare. Perso-nalmente – chiosa il segretariodella Cgia – sono convinto che

la soluzione stia nel federali-smo: la felice esperienza dei pa-esi che l'hanno adottato parlada sola». Lo sguardo dell'antro-pologo, invece, punta l'indicesulla tendenza del cittadino atirarsi indietro di fronte all'im-pegno: «Più cala la burocraziae più le responsabilità cresco-no. Non potremo mai liberarcidella prima senza un incre-mento, e pure sensibile, delleseconde». Tagliare, del resto, è

mica affar semplice. Il proces-so è vincolato a un intreccio dicautele figlie, in primis, della“cultura” della tutela dell'indi-viduo (cui si deve la moltiplica-zione delle regole): «La sempli-ficazione è cosa seria – scandi-sce Piperata –: non la si attuacon l'accetta ma con il bisturi...ammesso che vi si possa proce-dere. La legge – osserva inoltre,proprio in rapporto alla prolife-razione normativa – apre sem-

pre nuovi campi ai burocrati,ma a volte è lo stesso“apparato pubblico” a legitti-marsi come presenza in deter-minati contesti della vita». ASepe la chiosa: «Quando la nor-mazione è difficile il primo asoffrirne è il funzionario, chespesso non si assume i“carichi” del caso. La burocra-zia ha perso il ruolo di medita-tore fra le necessità della gentee la politica: siamo di fronte a

una sorta di welfare distorto».E domani, alle 21, sempre in

San Francesco, e sempre in te-ma di burocrazia, appunta-mento con Bolli, sempre bolli,fortissimamente bolli, conver-sazione scenica tra Gian Anto-nio Stella e Natalino Balasso,che sostituisce Paolo Rossi: en-trambi veneti, entrambi notis-simi ai lettori e agli spettatori.

Lucia Aviani©RIPRODUZIONE RISERVATA

Cerno: «Spero inun2015diverso»e lancia “AffaTaffa” inmarilengheIl giornalista udinese de L’Espresso insiste nel j’accuse al festival nel giorno dell’attacco del M5S«Credo che la difesa della lingua sia compito della letteratura. Ecco il perché di questo progetto»

Non avverte particolari scosseAlessandro Verona, il presi-dente di Vicino/Lontano, seb-bene qualche spallata abbiamosso la quiete tradizionaledi un festival di certo pocoavezzo alle contestazioni. «Hoimparato a farmi scivolare ad-dosso le questioni, dice, altri-menti si piega quell’umoreche, altresì, dovrebbe essere aimassimi soprattutto appenasi lancia un’edizione. Mi spia-ce del misunderstanding conTommaso Cerno; è un amicoe quando scoppiano casi fami-liari ci resti davvero male, so-prattutto se di colpe proprio

non ne hai. Ah, la lettera. Laspediamo a tutti gli ospiti, enon soltanto per ringraziarli.In realtà è un invito alla seratadi gala del premio Terzani.Non ci vedo alcunché di sgar-bato. Certo, la formalità stridecon l’amicizia, ma qualcosa al-le volte scivola fuori controllo.La mia firma c’era, per carità.Su tutte c’è. Mi pareva di esse-re stato chiaro in merito ai de-stinatari. Con Tommaso ce lasbrighiamo senza pompa ma-gna, spiegai. È sfuggita, amen.Non sembra un fatto grave,onestamente».

I denari pubblici spesi ma-

le. S’invoca chiarezza, presi-dente. «Il budget complessivoè di 280 mila euro, nessuno lovuole nascondere. Sarà tuttopubblicato in un apposito spa-zio del nuovo sito. Non ne-ghiamo affatto la trasparenza.Un pizzico di pazienza. Sullesettimane offerte ai relatorivorrei puntualizzare. Sfoglian-do i segreti libri, scopro cheuna persona ha pernottatoper ben due notti, il resto dellatruppa, una soltanto, comeprevede l’ospitalità. In quantoai gettoni di presenza non su-perano i trecento euro. Che sisappia. Ancora un punto. Ne-cessario da sviscerare ben piùdel resto, direi. Direttivo e co-mitato scientifico di Vicino/Lontano vivono, sin dall’ini-zio, di gratificazioni, non di sti-pendi. Ecco questo a Cernovorrei proprio spiegarlo.

“Torna a fare l’architetto”, miha provocato. Non ho maismesso di farlo, ti rispondo. Elo continuerò a fare».

Ciò che Verona si auspica,invece, è un giro di valzer di-verso già dalla prossima rasse-gna 2015. «Lavoriamo affin-ché l’associazione diventi im-presa culturale così da acquisi-re maggiore stabilità e più so-stanza. A volte ci ritroviamo afronteggiare programmi impe-gnativi con forze esigue».

Cerchiamo di concludere.Si è chiesto presidente comemai Cerno se la sia presa pro-prio con lei?

«Mah, non lo so. Io, tra l’al-tro, non riempio i cartelloni.Può telefonare e fare il contro-pelo a chi realmente li costrui-sce, se ritiene di essere statomaltrattato». (Gpp)

©RIPRODUZIONERISERVATA

Tedeschini Lalli e Chiusi: «Il web controlla tutti, il Datagate non riguarda solo i politici»

La nuova copertina di “Affa Taffa”, tradotto in friulano; Tommaso Cerno, giornalista e scrittore udinese

Fabio Chiusi, esperto di web, curatore di “v/l Digital” (Foto L.d’A.)

“V/L DIGITAL”, IL PRIMO APPUNTAMENTO

di Gian Paolo Polesini

Ancora non del tutto rappacifi-cato, Tommaso Cerno, forsepiù dispiaciuto di dover rinun-ciare a un dibattito sentito,quello sul Movimento 5 stelleprogrammato per domenica 18- «ma questa è una scelta mia, ilno a Vicino/Lontano è raziona-le» - che stizzito per una formaeccessivamente formale riser-vata a un «amico del festivalnon trattato da amico». La fir-ma udinese de L’Espresso, non-ché opinionista politico televi-sivo, attacca la rassegna per vizicomportamentali e per una di-menticanza colmata in frettaall’ultimo minuto. «Non si ma-neggia così uno di parte, sbot-ta, dieci anni fa quest’avventu-ra l’ho vista formarsi, speravoin una diversa considerazione,ma finché chi comanda è igna-ro di quel che fa, spero in unaundicesima edizione contutt’altre basi e possibilmentesenza la solita casta a occuparesempre le stesse seggiole. Li ve-do girare per questi agglomera-ti culturali, da maggio a settem-bre, con la valigetta a tracolla.Diamo una spolverata al vec-chiume imperante; o vogliamoricalcare le impronte già lascia-te?».

Insomma, per farla breve,

Cerno a Udine non verrà. Nonè bastata una notte a lanciarloverso un aeroporto. E nemme-no la comparsa improvvisa diun comunicato marchiato Cin-que stelle firmato da MarcoZullo, candidato al ParlamentoEuropeo, che denuncia v/l «difare propaganda contro il Movi-mento con il sostegno della Re-gione. La Serracchiani sfruttala conferenza di domenica (Al-fabeto Grillo, ndr) per fini elet-torali», scrive Zullo il quale siauspica un maggiore controllopolitico del palinsesto. «Avrei

rappresentato la terza voce» -spiega Cerno fresco reduce diuna osannata visita nel blog diGrillo, per rimarcare certe de-nunce di Pd e Fi piovute addos-so al partito. Nemmeno questostimola Tommaso a ripensarci.A saldare la protesta, ieri su Fa-cebook, si è manifestata unapostazione di raccolta dati equant’altro serva a smuovereumori e sentimenti, ovviamen-te riguardo i destini immediatie perché no futuri del vicino-lontano pensiero. S’intitola“Cerno protagonista da lonta-

no”.Strambando come il miglior

skipper di Luna Rossa, ci ritro-viamo in un altrove librario elontano dalle beghe. Senza pre-amboli e antipasti, Cerno svelala sostanza della sua nuovaoperazione culturale: «Ho tra-dotto in friulano il romanzo Af-fa Taffa», dice subito argomen-tando la scelta: «per tutelare lalingua, fondamentalmente, ol-tre al piacere di condividerecon la terra una storia della ter-ra. Nasce qui, il racconto, il ra-gazzino quattordicenne cresce

respirando gli umori e gli odoridi un paese che sa di Friuli.Spesso i friulanisti hanno osteg-giato le mie critiche sullo sper-pero di denari a favore di azionisecondarie e inutili, invece diconcentrarsi sulla produzionedi letteratura nuova, come hosempre creduto». Piglia sostan-za il narrare dell’emigrante friu-lano Ban Revelant e della suastrana storia d’amore nata perlettera. Un libro agile e profon-do che, con ironia, srotola i di-sperati tentativi del giovanottodi diventare adulto e d’impara-re ad amare un altro uomo». Sedi traduzione vogliamo parla-re, ma forse è terminologia im-propria... «Lo è, in realtà. Miozio Paolo Cerno, poeta, scritto-re e profondo conoscitore dellepieghe della friulanità, si è cari-cato addosso la responsabilitàdi consegnare al lettore il mi-glior idioma possibile, ben sa-pendo che quello assoluto nonesiste. Ho letto alcune parti, du-rante una comprensibilmentelunga gestazione, e il suono èmigliore, rimbalza con fluidità,ti consegna il senso vero dellecose». Se Mimesis editò la ver-sione italiana, Ribis si è occupa-to di questa. «Faremo una pre-sentazione alla biblioteca Joppidi Udine. Il luogo ideale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

� UDINE

Occasione unica, oggi nell’am-bito di vicino/lontano, per ca-pire dove sta andando l’Euro-pa delle lingue, ma anche e so-prattutto l’Italia delle mino-ranze linguistiche. Nell’exchiesa di San Francesco, alle15.30, con il sostegno dell’Ar-lef, si terrà l’incontro Dopo Ba-bele. L’Europa e le lingue, pre-senti, fra gli altri, FrancescoPalermo, bolzanino senatoredella Repubblica e primo fir-matario del disegno di leggeper la ratifica della Carta euro-pea delle lingua minoritarie.

Per Palermo – costituzionali-sta e consulente dell’Osce edel Consiglio d’Europa – «l’Ita-lia deve percorrere ancorauna lunga strada prima digiungere ad un pieno rispettodelle lingue presenti sul pro-prio territorio. Alcune infattisono ottimamente tutelate, al-tre solo in parte, altre ancorasono persino represse, come irom e i sinti. Ogni minoranzaha esigenze diverse, ma l’asim-metria attuale è eccessiva e al-cune situazioni sono netta-mente al di sotto degli stan-dard europei». E i friulani, ache punto si trovano? «Godo-

no di una tutela intermedia.Alcune misure significativepreviste dalla legge regionaledel 2007 sono state dichiarateillegittime dalla Corte Costitu-zionale, che ha ritenuto chenon spettasse alla Regione as-sumerle. Il problema è che loStato non lo fa, e quindi alcuniambiti di tutela previsti dallaConvenzione quadro del Con-siglio d’Europa (ratificatadall’Italia) come l’uso pubbli-co, la toponomastica, l’istru-zione e la rappresentanza, so-no meno sviluppati di quantodovrebbero. La ratifica dellaCarta europea delle lingue re-

gionali o minoritarie sarebbela soluzione di molti proble-mi».

Pienamente d’accordo sullanecessità di giungere in tempibrevi alla ratifica anche il diret-tore dell’Arlef, William Cisili-no, che assieme al linguistaGiorgio Ziffer coordinerà l’in-contro (fra gli ospiti anche ilsardo Giuseppe Corongiu e lafriulana Patrizia Pavatti).«L’11 febbraio scorso – ricordaCisilino – il Consiglio d’Euro-pa, per la prima volta, haemesso un durissimo comuni-cato nei confronti dell’Italiaper i ritardi nella tutela delleminoranze. Richiami ricevutianche da Albania, Azerbai-gian, Georgia, Macedonia,Moldova e Russia. Non certouna bella compagnia per unpaese che si vanta di avereuna delle Costituzioni più bel-

le del mondo, ma non ricordache è anche una delle piùinapplicate. Ed è davvero im-barazzante leggere sul sito delConsiglio d’Europa qual è iltrattamento riservato dall’Ita-lia a certi gruppi etnici. Se que-sto è un Paese civile, è tempodi darsi una regolata».

Difficile però dire se la ratifi-ca della Carta arriverà in tem-pi brevi. Per il senatore Paler-mo – che sta seguendo la que-stione in prima persona a Ro-ma – «c’è poca sensibilità al te-ma nella classe politica. Ognivolta che si arriva alla calenda-rizzazione in commissione ar-rivano urgenze che passanoavanti. Ma con le dovute solle-citazioni nel Parlamento e nelgoverno questa potrebbe esse-re la legislatura buona per col-mare un ritardo che dura da14 anni».

Di cosa sono fatti i muri cheabbiamo intorno e che ci separanodal resto del mondo? Quantodevono essere spessi e solidi,piuttosto che sottili e trasparenti,lo dovremmo decidere noi. Einvece la nostra facoltà di scelta èpiù ridotta di quel che pensiamo ea sottolinearlo sono stati, ieri seraper “vicino/lontano”, FabioChiusi, giornalista e scrittoreFabio Chiusi, Mario TedeschiniLalli, vicedirettore Innovazione eSviluppo del Gruppo EditorialeL’Espresso, e Antonio Casilli,professore associato di DigitalHumanities al Paris Institute ofTechnology. Occasione il primoincontro di “v/l Digital”, “Chi sacosa di te”, nell’ex chiesa di SanFrancesco. Smontato, anzitutto, il

mito della casa di vetro, quellacon le pareti trasparentiattraverso le quali tutti possonoguardare: «Le ragioni per le qualila maggior parte dei cittadiniitaliani accetta questo mito senzabatter ciglio – dichiara ilgiornalista Tedeschini Lalli – è chenoi viviamo da tempo in unacultura del controllo». Uncontrollo continuo, al quale siamosottoposti senza che pensiamodavvero sia vincolante e reale. Eproprio da questa considerazioneparte il blogger udinese FabioChiusi, traghettatore dellasezione digital di“vicino/lontano”. Dallaconsiderazione che non c’è nulladi astratto in ciò che è emerso dalDatagate, «ma è tutto molto

concreto, perché basta fare unatelefonata affinché la Nsa ecolleghi possano assumeremetadati su chiunque di noi.Addirittura anche attraverso uncomputer non connesso –ammette Chiusi senza giri diparole – c’è la possibilità di esseremessi a nudo». Il primo passodella serata è dunque quello dipresentare ai partecipanti undato di fatto e non un’ideaopinabile. «I cittadini devonocapire che il controllo sulleinformazioni riguarda anche loroe non solamente i politici». Ildialogo scivola dagli esempiclamorosi derivati dal casoSnowden fino a quel che di piùintimo possediamo tutti, ovverola nostra quotidianità. «Quelli che

minimizzano dicendo che se nonhanno nulla da nasconderepossono essere tranquillamentespiati – commenta Chiusi –dimenticano che il puntofondamentale è il nostro dirittoalla privacy». La riservatezza,infatti, passa anche e soprattuttoattraverso le grandi piattaformedigitali ormai diventate di usocomune. «Penso a Google, aFacebook, che sono sì strumentiche abilitano la nostra libertà diespressione, ma che, non essendoorgani di beneficenza bensìimprese commerciali – chiarisceTedeschini Lalli – si fanno pagarecon i nostri dati. A noi sta ilcompito di capire che fine fanno ecome vengono usati».

Anna Dazzan

La nuova Chiesadi Papa Bergoglio

VICINO/LONTANO»CHE MONDO FA?

In alto, Giuseppe Bortolussi (Cgia di Mestre) al confronto sullaburocrazia. Qui sopra, il sindaco Honsell ieri primo lettore di “Questàlibertà” di Cappello. A destra, il pubblico festivaliero (F. Luca d’Agostino)

Il presidente di Vicino/Lontano Alessandro Verona

la replica

Verona: «Il programmadi v/l nonècompitomio»Il presidente: «Mi spiace per Tommaso, ma io non ho mai smesso di fare l’architetto»

Il senatore Palermo, oggi a Udine

OGGI IL CONFRONTO IN SAN FRANCESCO

Doveva l’Europadelleminoranze linguisticheIl senatore Palermo: «Sul friulano lo Stato difetta». Cisilino (Arlef): «Urge ratificare la Carta»

“Vicino/lontano” oggi alla terzagioranta. Si parte alle 15.30, in SanFrancesco, con “Dopo Babele.L’Europa e le lingue”, il dibattito acura dell’Agenzia Regionale per laLingua Friulana che presentiamoin questa stessa pagina. Alle 18,sempre in San Francesco, siprosegue con un dialogo di intensaattualità: quello dedicato all’eradi Bergoglio, capace di riportareuna rinnovata Chiesa al centro delnostro tempo. “La fede, la Chiesa,il potere e un Papa così” titola ilconfronto che impegnerà RemoCacitti, don Pierluigi Di Piazza ePaolo Scarpi, coordinati NicolaGasbarro, docente di storia dellereligioni. Sempre oggi, incollaborazione con il Teatro ClubUdine e per il coordinamento diGianni Cianchi e Angela Felice, ilfestival propone, dopo quella per“Questa libertà” di PierluigiCappello, la seconda maratona diletture integrali dedicata aivincitori del premio Terzani 2014:dalle 15.30, alla LibreriaFeltrinelli, riflettori sulle paginedi “Come diventare ricchi sfondatinell’Asia emergente”, il libro diMohsin Hamid edito Einaudi.

IL PROGRAMMA

DOMENICA 11 MAGGIO 2014 MESSAGGERO VENETO Cultura e Spettacoli 61

Copia di ba7d172f93cd6d8bb0cfe61ba4d00e13

Page 4: “V/LDIGITAL”,ILPRIMOAPPUNTAMENTO «Burocrazia,l’antidoto … · friulana Patrizia Pavatti). «L’11febbraioscorso–ricorda Cisilino – il Consiglio d’Euro-pa, per la prima

data: 11/05/2014 pagina: 60 (dettaglio)

«Burocrazia, l’antidotosta nel federalismo»Bortolussi (Cgia di Mestre): manca la managerialità, legislazione complicataE domani Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli: Balasso sostituisce RossiO diata, contestata, mitiz-

zata (e mica a torto) inaccezione negativa.

Ma... attenzione: anche alibi,scappatoia dall'assunzione diresponsabilità che fanno, perdirla banalmente, paura. Lamedaglia ha due facce, comespesso accade: e se nell'imma-ginario collettivo, così, buro-crazia è ormai sinonimo dicondanna, di incomprensibilee ingiustificabile castigo per ilcittadino, l'occhio clinico – omeglio concreto, realistico – dichi analizza la questione neidettagli coglie pure il rovescio,appunto, della faccenda.

Traducibile nei seguenti ter-mini (prendendo a prestito lachiave di lettura di GiuseppePiperata, docente di diritto am-ministrativo): «La semplicità,spesso, non la vogliono i desti-natari della macchina burocra-tica. Prendete il caso, emble-matico, dell'autocertificazio-ne: siamo psicologicamente le-gati al documento emesso dall'istituzione come Linus alla suacoperta. Ci dà sicurezza, ci de-responsabilizza». Ecco qua.Sintetizzando all'ennesima,proprio questa è la conclusio-ne della disamina in materiache ieri, per vicino/lontano, im-pegna Giuseppe Bortolussi, se-gretario della ConfederazioneGenerale Italiana Artigianatodi Mestre, il sopra menzionatoPiperata, l'antropologo NicolaGasbarro e Stefano Sepe (Scuo-la nazionale dell'amministra-zione). Oltre la burocrazia, reci-ta il titolo della circostanza: maè davvero superabile, il mecca-nismo delle pastoie? Nessun sìalla leggera, dal palco dei rela-tori. Possibilismo, certo, macon i piedi ben piantati per ter-ra, perché il terreno è minato.«Si suol dire, Andreotti lo face-va spesso, che ci sono due tipidi matti: quelli che si credonoNapoleone e quanti voglionofar funzionare le ferrovie delloStato. Io – ironizza Bortolussi –aggiungo al novero la categoriadi chi vuole risanare l'ammini-strazione pubblica. Citando Se-neca: nessun vento è favorevo-

le per il marinaio che non sadove andare. Nel campo dellap.a. il problema non è l'effi-cienza ma l'efficacia, che nondipende dal funzionario, bensìdalla politica. Il decadimentodei due settori, in Italia, è stret-tamente interconnesso. Ci fos-se la motivazione (come, peresempio, al tempo della rico-struzione), le cose marcerebbe-ro meglio: il punto sta propriolì, bisogna dare obiettivi. Un

burocrate che non ne ha tendeinevitabilmente a scansare glioneri. La parola d'ordine è evi-tare rogne». Ma di nodi ce nesono altri, tanti altri. Limitan-doci alle parti alte della... classi-fica: Primo: «Carenza di mana-gerialità nel comparto». Secon-do: «Legislazione. Se non la siappiana l'inattività è l'unicastrada per non sbagliare. Perso-nalmente – chiosa il segretariodella Cgia – sono convinto che

la soluzione stia nel federali-smo: la felice esperienza dei pa-esi che l'hanno adottato parlada sola». Lo sguardo dell'antro-pologo, invece, punta l'indicesulla tendenza del cittadino atirarsi indietro di fronte all'im-pegno: «Più cala la burocraziae più le responsabilità cresco-no. Non potremo mai liberarcidella prima senza un incre-mento, e pure sensibile, delleseconde». Tagliare, del resto, è

mica affar semplice. Il proces-so è vincolato a un intreccio dicautele figlie, in primis, della“cultura” della tutela dell'indi-viduo (cui si deve la moltiplica-zione delle regole): «La sempli-ficazione è cosa seria – scandi-sce Piperata –: non la si attuacon l'accetta ma con il bisturi...ammesso che vi si possa proce-dere. La legge – osserva inoltre,proprio in rapporto alla prolife-razione normativa – apre sem-

pre nuovi campi ai burocrati,ma a volte è lo stesso“apparato pubblico” a legitti-marsi come presenza in deter-minati contesti della vita». ASepe la chiosa: «Quando la nor-mazione è difficile il primo asoffrirne è il funzionario, chespesso non si assume i“carichi” del caso. La burocra-zia ha perso il ruolo di medita-tore fra le necessità della gentee la politica: siamo di fronte a

una sorta di welfare distorto».E domani, alle 21, sempre in

San Francesco, e sempre in te-ma di burocrazia, appunta-mento con Bolli, sempre bolli,fortissimamente bolli, conver-sazione scenica tra Gian Anto-nio Stella e Natalino Balasso,che sostituisce Paolo Rossi: en-trambi veneti, entrambi notis-simi ai lettori e agli spettatori.

Lucia Aviani©RIPRODUZIONE RISERVATA

Cerno: «Spero inun2015diverso»e lancia “AffaTaffa” inmarilengheIl giornalista udinese de L’Espresso insiste nel j’accuse al festival nel giorno dell’attacco del M5S«Credo che la difesa della lingua sia compito della letteratura. Ecco il perché di questo progetto»

Non avverte particolari scosseAlessandro Verona, il presi-dente di Vicino/Lontano, seb-bene qualche spallata abbiamosso la quiete tradizionaledi un festival di certo pocoavezzo alle contestazioni. «Hoimparato a farmi scivolare ad-dosso le questioni, dice, altri-menti si piega quell’umoreche, altresì, dovrebbe essere aimassimi soprattutto appenasi lancia un’edizione. Mi spia-ce del misunderstanding conTommaso Cerno; è un amicoe quando scoppiano casi fami-liari ci resti davvero male, so-prattutto se di colpe proprio

non ne hai. Ah, la lettera. Laspediamo a tutti gli ospiti, enon soltanto per ringraziarli.In realtà è un invito alla seratadi gala del premio Terzani.Non ci vedo alcunché di sgar-bato. Certo, la formalità stridecon l’amicizia, ma qualcosa al-le volte scivola fuori controllo.La mia firma c’era, per carità.Su tutte c’è. Mi pareva di esse-re stato chiaro in merito ai de-stinatari. Con Tommaso ce lasbrighiamo senza pompa ma-gna, spiegai. È sfuggita, amen.Non sembra un fatto grave,onestamente».

I denari pubblici spesi ma-

le. S’invoca chiarezza, presi-dente. «Il budget complessivoè di 280 mila euro, nessuno lovuole nascondere. Sarà tuttopubblicato in un apposito spa-zio del nuovo sito. Non ne-ghiamo affatto la trasparenza.Un pizzico di pazienza. Sullesettimane offerte ai relatorivorrei puntualizzare. Sfoglian-do i segreti libri, scopro cheuna persona ha pernottatoper ben due notti, il resto dellatruppa, una soltanto, comeprevede l’ospitalità. In quantoai gettoni di presenza non su-perano i trecento euro. Che sisappia. Ancora un punto. Ne-cessario da sviscerare ben piùdel resto, direi. Direttivo e co-mitato scientifico di Vicino/Lontano vivono, sin dall’ini-zio, di gratificazioni, non di sti-pendi. Ecco questo a Cernovorrei proprio spiegarlo.

“Torna a fare l’architetto”, miha provocato. Non ho maismesso di farlo, ti rispondo. Elo continuerò a fare».

Ciò che Verona si auspica,invece, è un giro di valzer di-verso già dalla prossima rasse-gna 2015. «Lavoriamo affin-ché l’associazione diventi im-presa culturale così da acquisi-re maggiore stabilità e più so-stanza. A volte ci ritroviamo afronteggiare programmi impe-gnativi con forze esigue».

Cerchiamo di concludere.Si è chiesto presidente comemai Cerno se la sia presa pro-prio con lei?

«Mah, non lo so. Io, tra l’al-tro, non riempio i cartelloni.Può telefonare e fare il contro-pelo a chi realmente li costrui-sce, se ritiene di essere statomaltrattato». (Gpp)

©RIPRODUZIONERISERVATA

Tedeschini Lalli e Chiusi: «Il web controlla tutti, il Datagate non riguarda solo i politici»

La nuova copertina di “Affa Taffa”, tradotto in friulano; Tommaso Cerno, giornalista e scrittore udinese

Fabio Chiusi, esperto di web, curatore di “v/l Digital” (Foto L.d’A.)

“V/L DIGITAL”, IL PRIMO APPUNTAMENTO

di Gian Paolo Polesini

Ancora non del tutto rappacifi-cato, Tommaso Cerno, forsepiù dispiaciuto di dover rinun-ciare a un dibattito sentito,quello sul Movimento 5 stelleprogrammato per domenica 18- «ma questa è una scelta mia, ilno a Vicino/Lontano è raziona-le» - che stizzito per una formaeccessivamente formale riser-vata a un «amico del festivalnon trattato da amico». La fir-ma udinese de L’Espresso, non-ché opinionista politico televi-sivo, attacca la rassegna per vizicomportamentali e per una di-menticanza colmata in frettaall’ultimo minuto. «Non si ma-neggia così uno di parte, sbot-ta, dieci anni fa quest’avventu-ra l’ho vista formarsi, speravoin una diversa considerazione,ma finché chi comanda è igna-ro di quel che fa, spero in unaundicesima edizione contutt’altre basi e possibilmentesenza la solita casta a occuparesempre le stesse seggiole. Li ve-do girare per questi agglomera-ti culturali, da maggio a settem-bre, con la valigetta a tracolla.Diamo una spolverata al vec-chiume imperante; o vogliamoricalcare le impronte già lascia-te?».

Insomma, per farla breve,

Cerno a Udine non verrà. Nonè bastata una notte a lanciarloverso un aeroporto. E nemme-no la comparsa improvvisa diun comunicato marchiato Cin-que stelle firmato da MarcoZullo, candidato al ParlamentoEuropeo, che denuncia v/l «difare propaganda contro il Movi-mento con il sostegno della Re-gione. La Serracchiani sfruttala conferenza di domenica (Al-fabeto Grillo, ndr) per fini elet-torali», scrive Zullo il quale siauspica un maggiore controllopolitico del palinsesto. «Avrei

rappresentato la terza voce» -spiega Cerno fresco reduce diuna osannata visita nel blog diGrillo, per rimarcare certe de-nunce di Pd e Fi piovute addos-so al partito. Nemmeno questostimola Tommaso a ripensarci.A saldare la protesta, ieri su Fa-cebook, si è manifestata unapostazione di raccolta dati equant’altro serva a smuovereumori e sentimenti, ovviamen-te riguardo i destini immediatie perché no futuri del vicino-lontano pensiero. S’intitola“Cerno protagonista da lonta-

no”.Strambando come il miglior

skipper di Luna Rossa, ci ritro-viamo in un altrove librario elontano dalle beghe. Senza pre-amboli e antipasti, Cerno svelala sostanza della sua nuovaoperazione culturale: «Ho tra-dotto in friulano il romanzo Af-fa Taffa», dice subito argomen-tando la scelta: «per tutelare lalingua, fondamentalmente, ol-tre al piacere di condividerecon la terra una storia della ter-ra. Nasce qui, il racconto, il ra-gazzino quattordicenne cresce

respirando gli umori e gli odoridi un paese che sa di Friuli.Spesso i friulanisti hanno osteg-giato le mie critiche sullo sper-pero di denari a favore di azionisecondarie e inutili, invece diconcentrarsi sulla produzionedi letteratura nuova, come hosempre creduto». Piglia sostan-za il narrare dell’emigrante friu-lano Ban Revelant e della suastrana storia d’amore nata perlettera. Un libro agile e profon-do che, con ironia, srotola i di-sperati tentativi del giovanottodi diventare adulto e d’impara-re ad amare un altro uomo». Sedi traduzione vogliamo parla-re, ma forse è terminologia im-propria... «Lo è, in realtà. Miozio Paolo Cerno, poeta, scritto-re e profondo conoscitore dellepieghe della friulanità, si è cari-cato addosso la responsabilitàdi consegnare al lettore il mi-glior idioma possibile, ben sa-pendo che quello assoluto nonesiste. Ho letto alcune parti, du-rante una comprensibilmentelunga gestazione, e il suono èmigliore, rimbalza con fluidità,ti consegna il senso vero dellecose». Se Mimesis editò la ver-sione italiana, Ribis si è occupa-to di questa. «Faremo una pre-sentazione alla biblioteca Joppidi Udine. Il luogo ideale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

� UDINE

Occasione unica, oggi nell’am-bito di vicino/lontano, per ca-pire dove sta andando l’Euro-pa delle lingue, ma anche e so-prattutto l’Italia delle mino-ranze linguistiche. Nell’exchiesa di San Francesco, alle15.30, con il sostegno dell’Ar-lef, si terrà l’incontro Dopo Ba-bele. L’Europa e le lingue, pre-senti, fra gli altri, FrancescoPalermo, bolzanino senatoredella Repubblica e primo fir-matario del disegno di leggeper la ratifica della Carta euro-pea delle lingua minoritarie.

Per Palermo – costituzionali-sta e consulente dell’Osce edel Consiglio d’Europa – «l’Ita-lia deve percorrere ancorauna lunga strada prima digiungere ad un pieno rispettodelle lingue presenti sul pro-prio territorio. Alcune infattisono ottimamente tutelate, al-tre solo in parte, altre ancorasono persino represse, come irom e i sinti. Ogni minoranzaha esigenze diverse, ma l’asim-metria attuale è eccessiva e al-cune situazioni sono netta-mente al di sotto degli stan-dard europei». E i friulani, ache punto si trovano? «Godo-

no di una tutela intermedia.Alcune misure significativepreviste dalla legge regionaledel 2007 sono state dichiarateillegittime dalla Corte Costitu-zionale, che ha ritenuto chenon spettasse alla Regione as-sumerle. Il problema è che loStato non lo fa, e quindi alcuniambiti di tutela previsti dallaConvenzione quadro del Con-siglio d’Europa (ratificatadall’Italia) come l’uso pubbli-co, la toponomastica, l’istru-zione e la rappresentanza, so-no meno sviluppati di quantodovrebbero. La ratifica dellaCarta europea delle lingue re-

gionali o minoritarie sarebbela soluzione di molti proble-mi».

Pienamente d’accordo sullanecessità di giungere in tempibrevi alla ratifica anche il diret-tore dell’Arlef, William Cisili-no, che assieme al linguistaGiorgio Ziffer coordinerà l’in-contro (fra gli ospiti anche ilsardo Giuseppe Corongiu e lafriulana Patrizia Pavatti).«L’11 febbraio scorso – ricordaCisilino – il Consiglio d’Euro-pa, per la prima volta, haemesso un durissimo comuni-cato nei confronti dell’Italiaper i ritardi nella tutela delleminoranze. Richiami ricevutianche da Albania, Azerbai-gian, Georgia, Macedonia,Moldova e Russia. Non certouna bella compagnia per unpaese che si vanta di avereuna delle Costituzioni più bel-

le del mondo, ma non ricordache è anche una delle piùinapplicate. Ed è davvero im-barazzante leggere sul sito delConsiglio d’Europa qual è iltrattamento riservato dall’Ita-lia a certi gruppi etnici. Se que-sto è un Paese civile, è tempodi darsi una regolata».

Difficile però dire se la ratifi-ca della Carta arriverà in tem-pi brevi. Per il senatore Paler-mo – che sta seguendo la que-stione in prima persona a Ro-ma – «c’è poca sensibilità al te-ma nella classe politica. Ognivolta che si arriva alla calenda-rizzazione in commissione ar-rivano urgenze che passanoavanti. Ma con le dovute solle-citazioni nel Parlamento e nelgoverno questa potrebbe esse-re la legislatura buona per col-mare un ritardo che dura da14 anni».

Di cosa sono fatti i muri cheabbiamo intorno e che ci separanodal resto del mondo? Quantodevono essere spessi e solidi,piuttosto che sottili e trasparenti,lo dovremmo decidere noi. Einvece la nostra facoltà di scelta èpiù ridotta di quel che pensiamo ea sottolinearlo sono stati, ieri seraper “vicino/lontano”, FabioChiusi, giornalista e scrittoreFabio Chiusi, Mario TedeschiniLalli, vicedirettore Innovazione eSviluppo del Gruppo EditorialeL’Espresso, e Antonio Casilli,professore associato di DigitalHumanities al Paris Institute ofTechnology. Occasione il primoincontro di “v/l Digital”, “Chi sacosa di te”, nell’ex chiesa di SanFrancesco. Smontato, anzitutto, il

mito della casa di vetro, quellacon le pareti trasparentiattraverso le quali tutti possonoguardare: «Le ragioni per le qualila maggior parte dei cittadiniitaliani accetta questo mito senzabatter ciglio – dichiara ilgiornalista Tedeschini Lalli – è chenoi viviamo da tempo in unacultura del controllo». Uncontrollo continuo, al quale siamosottoposti senza che pensiamodavvero sia vincolante e reale. Eproprio da questa considerazioneparte il blogger udinese FabioChiusi, traghettatore dellasezione digital di“vicino/lontano”. Dallaconsiderazione che non c’è nulladi astratto in ciò che è emerso dalDatagate, «ma è tutto molto

concreto, perché basta fare unatelefonata affinché la Nsa ecolleghi possano assumeremetadati su chiunque di noi.Addirittura anche attraverso uncomputer non connesso –ammette Chiusi senza giri diparole – c’è la possibilità di esseremessi a nudo». Il primo passodella serata è dunque quello dipresentare ai partecipanti undato di fatto e non un’ideaopinabile. «I cittadini devonocapire che il controllo sulleinformazioni riguarda anche loroe non solamente i politici». Ildialogo scivola dagli esempiclamorosi derivati dal casoSnowden fino a quel che di piùintimo possediamo tutti, ovverola nostra quotidianità. «Quelli che

minimizzano dicendo che se nonhanno nulla da nasconderepossono essere tranquillamentespiati – commenta Chiusi –dimenticano che il puntofondamentale è il nostro dirittoalla privacy». La riservatezza,infatti, passa anche e soprattuttoattraverso le grandi piattaformedigitali ormai diventate di usocomune. «Penso a Google, aFacebook, che sono sì strumentiche abilitano la nostra libertà diespressione, ma che, non essendoorgani di beneficenza bensìimprese commerciali – chiarisceTedeschini Lalli – si fanno pagarecon i nostri dati. A noi sta ilcompito di capire che fine fanno ecome vengono usati».

Anna Dazzan

La nuova Chiesadi Papa Bergoglio

VICINO/LONTANO»CHE MONDO FA?

In alto, Giuseppe Bortolussi (Cgia di Mestre) al confronto sullaburocrazia. Qui sopra, il sindaco Honsell ieri primo lettore di “Questàlibertà” di Cappello. A destra, il pubblico festivaliero (F. Luca d’Agostino)

Il presidente di Vicino/Lontano Alessandro Verona

la replica

Verona: «Il programmadi v/l nonècompitomio»Il presidente: «Mi spiace per Tommaso, ma io non ho mai smesso di fare l’architetto»

Il senatore Palermo, oggi a Udine

OGGI IL CONFRONTO IN SAN FRANCESCO

Doveva l’Europadelleminoranze linguisticheIl senatore Palermo: «Sul friulano lo Stato difetta». Cisilino (Arlef): «Urge ratificare la Carta»

“Vicino/lontano” oggi alla terzagioranta. Si parte alle 15.30, in SanFrancesco, con “Dopo Babele.L’Europa e le lingue”, il dibattito acura dell’Agenzia Regionale per laLingua Friulana che presentiamoin questa stessa pagina. Alle 18,sempre in San Francesco, siprosegue con un dialogo di intensaattualità: quello dedicato all’eradi Bergoglio, capace di riportareuna rinnovata Chiesa al centro delnostro tempo. “La fede, la Chiesa,il potere e un Papa così” titola ilconfronto che impegnerà RemoCacitti, don Pierluigi Di Piazza ePaolo Scarpi, coordinati NicolaGasbarro, docente di storia dellereligioni. Sempre oggi, incollaborazione con il Teatro ClubUdine e per il coordinamento diGianni Cianchi e Angela Felice, ilfestival propone, dopo quella per“Questa libertà” di PierluigiCappello, la seconda maratona diletture integrali dedicata aivincitori del premio Terzani 2014:dalle 15.30, alla LibreriaFeltrinelli, riflettori sulle paginedi “Come diventare ricchi sfondatinell’Asia emergente”, il libro diMohsin Hamid edito Einaudi.

IL PROGRAMMA

60 Cultura e Spettacoli MESSAGGERO VENETO DOMENICA 11 MAGGIO 2014

Copia di ba7d172f93cd6d8bb0cfe61ba4d00e13

Page 5: “V/LDIGITAL”,ILPRIMOAPPUNTAMENTO «Burocrazia,l’antidoto … · friulana Patrizia Pavatti). «L’11febbraioscorso–ricorda Cisilino – il Consiglio d’Euro-pa, per la prima

data: 11/05/2014pagina: 60/61 (dettaglio)

«Burocrazia, l’antidotosta nel federalismo»Bortolussi (Cgia di Mestre): manca la managerialità, legislazione complicataE domani Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli: Balasso sostituisce RossiO diata, contestata, mitiz-

zata (e mica a torto) inaccezione negativa.

Ma... attenzione: anche alibi,scappatoia dall'assunzione diresponsabilità che fanno, perdirla banalmente, paura. Lamedaglia ha due facce, comespesso accade: e se nell'imma-ginario collettivo, così, buro-crazia è ormai sinonimo dicondanna, di incomprensibilee ingiustificabile castigo per ilcittadino, l'occhio clinico – omeglio concreto, realistico – dichi analizza la questione neidettagli coglie pure il rovescio,appunto, della faccenda.

Traducibile nei seguenti ter-mini (prendendo a prestito lachiave di lettura di GiuseppePiperata, docente di diritto am-ministrativo): «La semplicità,spesso, non la vogliono i desti-natari della macchina burocra-tica. Prendete il caso, emble-matico, dell'autocertificazio-ne: siamo psicologicamente le-gati al documento emesso dall'istituzione come Linus alla suacoperta. Ci dà sicurezza, ci de-responsabilizza». Ecco qua.Sintetizzando all'ennesima,proprio questa è la conclusio-ne della disamina in materiache ieri, per vicino/lontano, im-pegna Giuseppe Bortolussi, se-gretario della ConfederazioneGenerale Italiana Artigianatodi Mestre, il sopra menzionatoPiperata, l'antropologo NicolaGasbarro e Stefano Sepe (Scuo-la nazionale dell'amministra-zione). Oltre la burocrazia, reci-ta il titolo della circostanza: maè davvero superabile, il mecca-nismo delle pastoie? Nessun sìalla leggera, dal palco dei rela-tori. Possibilismo, certo, macon i piedi ben piantati per ter-ra, perché il terreno è minato.«Si suol dire, Andreotti lo face-va spesso, che ci sono due tipidi matti: quelli che si credonoNapoleone e quanti voglionofar funzionare le ferrovie delloStato. Io – ironizza Bortolussi –aggiungo al novero la categoriadi chi vuole risanare l'ammini-strazione pubblica. Citando Se-neca: nessun vento è favorevo-

le per il marinaio che non sadove andare. Nel campo dellap.a. il problema non è l'effi-cienza ma l'efficacia, che nondipende dal funzionario, bensìdalla politica. Il decadimentodei due settori, in Italia, è stret-tamente interconnesso. Ci fos-se la motivazione (come, peresempio, al tempo della rico-struzione), le cose marcerebbe-ro meglio: il punto sta propriolì, bisogna dare obiettivi. Un

burocrate che non ne ha tendeinevitabilmente a scansare glioneri. La parola d'ordine è evi-tare rogne». Ma di nodi ce nesono altri, tanti altri. Limitan-doci alle parti alte della... classi-fica: Primo: «Carenza di mana-gerialità nel comparto». Secon-do: «Legislazione. Se non la siappiana l'inattività è l'unicastrada per non sbagliare. Perso-nalmente – chiosa il segretariodella Cgia – sono convinto che

la soluzione stia nel federali-smo: la felice esperienza dei pa-esi che l'hanno adottato parlada sola». Lo sguardo dell'antro-pologo, invece, punta l'indicesulla tendenza del cittadino atirarsi indietro di fronte all'im-pegno: «Più cala la burocraziae più le responsabilità cresco-no. Non potremo mai liberarcidella prima senza un incre-mento, e pure sensibile, delleseconde». Tagliare, del resto, è

mica affar semplice. Il proces-so è vincolato a un intreccio dicautele figlie, in primis, della“cultura” della tutela dell'indi-viduo (cui si deve la moltiplica-zione delle regole): «La sempli-ficazione è cosa seria – scandi-sce Piperata –: non la si attuacon l'accetta ma con il bisturi...ammesso che vi si possa proce-dere. La legge – osserva inoltre,proprio in rapporto alla prolife-razione normativa – apre sem-

pre nuovi campi ai burocrati,ma a volte è lo stesso“apparato pubblico” a legitti-marsi come presenza in deter-minati contesti della vita». ASepe la chiosa: «Quando la nor-mazione è difficile il primo asoffrirne è il funzionario, chespesso non si assume i“carichi” del caso. La burocra-zia ha perso il ruolo di medita-tore fra le necessità della gentee la politica: siamo di fronte a

una sorta di welfare distorto».E domani, alle 21, sempre in

San Francesco, e sempre in te-ma di burocrazia, appunta-mento con Bolli, sempre bolli,fortissimamente bolli, conver-sazione scenica tra Gian Anto-nio Stella e Natalino Balasso,che sostituisce Paolo Rossi: en-trambi veneti, entrambi notis-simi ai lettori e agli spettatori.

Lucia Aviani©RIPRODUZIONE RISERVATA

Cerno: «Spero inun2015diverso»e lancia “AffaTaffa” inmarilengheIl giornalista udinese de L’Espresso insiste nel j’accuse al festival nel giorno dell’attacco del M5S«Credo che la difesa della lingua sia compito della letteratura. Ecco il perché di questo progetto»

Non avverte particolari scosseAlessandro Verona, il presi-dente di Vicino/Lontano, seb-bene qualche spallata abbiamosso la quiete tradizionaledi un festival di certo pocoavezzo alle contestazioni. «Hoimparato a farmi scivolare ad-dosso le questioni, dice, altri-menti si piega quell’umoreche, altresì, dovrebbe essere aimassimi soprattutto appenasi lancia un’edizione. Mi spia-ce del misunderstanding conTommaso Cerno; è un amicoe quando scoppiano casi fami-liari ci resti davvero male, so-prattutto se di colpe proprio

non ne hai. Ah, la lettera. Laspediamo a tutti gli ospiti, enon soltanto per ringraziarli.In realtà è un invito alla seratadi gala del premio Terzani.Non ci vedo alcunché di sgar-bato. Certo, la formalità stridecon l’amicizia, ma qualcosa al-le volte scivola fuori controllo.La mia firma c’era, per carità.Su tutte c’è. Mi pareva di esse-re stato chiaro in merito ai de-stinatari. Con Tommaso ce lasbrighiamo senza pompa ma-gna, spiegai. È sfuggita, amen.Non sembra un fatto grave,onestamente».

I denari pubblici spesi ma-

le. S’invoca chiarezza, presi-dente. «Il budget complessivoè di 280 mila euro, nessuno lovuole nascondere. Sarà tuttopubblicato in un apposito spa-zio del nuovo sito. Non ne-ghiamo affatto la trasparenza.Un pizzico di pazienza. Sullesettimane offerte ai relatorivorrei puntualizzare. Sfoglian-do i segreti libri, scopro cheuna persona ha pernottatoper ben due notti, il resto dellatruppa, una soltanto, comeprevede l’ospitalità. In quantoai gettoni di presenza non su-perano i trecento euro. Che sisappia. Ancora un punto. Ne-cessario da sviscerare ben piùdel resto, direi. Direttivo e co-mitato scientifico di Vicino/Lontano vivono, sin dall’ini-zio, di gratificazioni, non di sti-pendi. Ecco questo a Cernovorrei proprio spiegarlo.

“Torna a fare l’architetto”, miha provocato. Non ho maismesso di farlo, ti rispondo. Elo continuerò a fare».

Ciò che Verona si auspica,invece, è un giro di valzer di-verso già dalla prossima rasse-gna 2015. «Lavoriamo affin-ché l’associazione diventi im-presa culturale così da acquisi-re maggiore stabilità e più so-stanza. A volte ci ritroviamo afronteggiare programmi impe-gnativi con forze esigue».

Cerchiamo di concludere.Si è chiesto presidente comemai Cerno se la sia presa pro-prio con lei?

«Mah, non lo so. Io, tra l’al-tro, non riempio i cartelloni.Può telefonare e fare il contro-pelo a chi realmente li costrui-sce, se ritiene di essere statomaltrattato». (Gpp)

©RIPRODUZIONERISERVATA

Tedeschini Lalli e Chiusi: «Il web controlla tutti, il Datagate non riguarda solo i politici»

La nuova copertina di “Affa Taffa”, tradotto in friulano; Tommaso Cerno, giornalista e scrittore udinese

Fabio Chiusi, esperto di web, curatore di “v/l Digital” (Foto L.d’A.)

“V/L DIGITAL”, IL PRIMO APPUNTAMENTO

di Gian Paolo Polesini

Ancora non del tutto rappacifi-cato, Tommaso Cerno, forsepiù dispiaciuto di dover rinun-ciare a un dibattito sentito,quello sul Movimento 5 stelleprogrammato per domenica 18- «ma questa è una scelta mia, ilno a Vicino/Lontano è raziona-le» - che stizzito per una formaeccessivamente formale riser-vata a un «amico del festivalnon trattato da amico». La fir-ma udinese de L’Espresso, non-ché opinionista politico televi-sivo, attacca la rassegna per vizicomportamentali e per una di-menticanza colmata in frettaall’ultimo minuto. «Non si ma-neggia così uno di parte, sbot-ta, dieci anni fa quest’avventu-ra l’ho vista formarsi, speravoin una diversa considerazione,ma finché chi comanda è igna-ro di quel che fa, spero in unaundicesima edizione contutt’altre basi e possibilmentesenza la solita casta a occuparesempre le stesse seggiole. Li ve-do girare per questi agglomera-ti culturali, da maggio a settem-bre, con la valigetta a tracolla.Diamo una spolverata al vec-chiume imperante; o vogliamoricalcare le impronte già lascia-te?».

Insomma, per farla breve,

Cerno a Udine non verrà. Nonè bastata una notte a lanciarloverso un aeroporto. E nemme-no la comparsa improvvisa diun comunicato marchiato Cin-que stelle firmato da MarcoZullo, candidato al ParlamentoEuropeo, che denuncia v/l «difare propaganda contro il Movi-mento con il sostegno della Re-gione. La Serracchiani sfruttala conferenza di domenica (Al-fabeto Grillo, ndr) per fini elet-torali», scrive Zullo il quale siauspica un maggiore controllopolitico del palinsesto. «Avrei

rappresentato la terza voce» -spiega Cerno fresco reduce diuna osannata visita nel blog diGrillo, per rimarcare certe de-nunce di Pd e Fi piovute addos-so al partito. Nemmeno questostimola Tommaso a ripensarci.A saldare la protesta, ieri su Fa-cebook, si è manifestata unapostazione di raccolta dati equant’altro serva a smuovereumori e sentimenti, ovviamen-te riguardo i destini immediatie perché no futuri del vicino-lontano pensiero. S’intitola“Cerno protagonista da lonta-

no”.Strambando come il miglior

skipper di Luna Rossa, ci ritro-viamo in un altrove librario elontano dalle beghe. Senza pre-amboli e antipasti, Cerno svelala sostanza della sua nuovaoperazione culturale: «Ho tra-dotto in friulano il romanzo Af-fa Taffa», dice subito argomen-tando la scelta: «per tutelare lalingua, fondamentalmente, ol-tre al piacere di condividerecon la terra una storia della ter-ra. Nasce qui, il racconto, il ra-gazzino quattordicenne cresce

respirando gli umori e gli odoridi un paese che sa di Friuli.Spesso i friulanisti hanno osteg-giato le mie critiche sullo sper-pero di denari a favore di azionisecondarie e inutili, invece diconcentrarsi sulla produzionedi letteratura nuova, come hosempre creduto». Piglia sostan-za il narrare dell’emigrante friu-lano Ban Revelant e della suastrana storia d’amore nata perlettera. Un libro agile e profon-do che, con ironia, srotola i di-sperati tentativi del giovanottodi diventare adulto e d’impara-re ad amare un altro uomo». Sedi traduzione vogliamo parla-re, ma forse è terminologia im-propria... «Lo è, in realtà. Miozio Paolo Cerno, poeta, scritto-re e profondo conoscitore dellepieghe della friulanità, si è cari-cato addosso la responsabilitàdi consegnare al lettore il mi-glior idioma possibile, ben sa-pendo che quello assoluto nonesiste. Ho letto alcune parti, du-rante una comprensibilmentelunga gestazione, e il suono èmigliore, rimbalza con fluidità,ti consegna il senso vero dellecose». Se Mimesis editò la ver-sione italiana, Ribis si è occupa-to di questa. «Faremo una pre-sentazione alla biblioteca Joppidi Udine. Il luogo ideale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

� UDINE

Occasione unica, oggi nell’am-bito di vicino/lontano, per ca-pire dove sta andando l’Euro-pa delle lingue, ma anche e so-prattutto l’Italia delle mino-ranze linguistiche. Nell’exchiesa di San Francesco, alle15.30, con il sostegno dell’Ar-lef, si terrà l’incontro Dopo Ba-bele. L’Europa e le lingue, pre-senti, fra gli altri, FrancescoPalermo, bolzanino senatoredella Repubblica e primo fir-matario del disegno di leggeper la ratifica della Carta euro-pea delle lingua minoritarie.

Per Palermo – costituzionali-sta e consulente dell’Osce edel Consiglio d’Europa – «l’Ita-lia deve percorrere ancorauna lunga strada prima digiungere ad un pieno rispettodelle lingue presenti sul pro-prio territorio. Alcune infattisono ottimamente tutelate, al-tre solo in parte, altre ancorasono persino represse, come irom e i sinti. Ogni minoranzaha esigenze diverse, ma l’asim-metria attuale è eccessiva e al-cune situazioni sono netta-mente al di sotto degli stan-dard europei». E i friulani, ache punto si trovano? «Godo-

no di una tutela intermedia.Alcune misure significativepreviste dalla legge regionaledel 2007 sono state dichiarateillegittime dalla Corte Costitu-zionale, che ha ritenuto chenon spettasse alla Regione as-sumerle. Il problema è che loStato non lo fa, e quindi alcuniambiti di tutela previsti dallaConvenzione quadro del Con-siglio d’Europa (ratificatadall’Italia) come l’uso pubbli-co, la toponomastica, l’istru-zione e la rappresentanza, so-no meno sviluppati di quantodovrebbero. La ratifica dellaCarta europea delle lingue re-

gionali o minoritarie sarebbela soluzione di molti proble-mi».

Pienamente d’accordo sullanecessità di giungere in tempibrevi alla ratifica anche il diret-tore dell’Arlef, William Cisili-no, che assieme al linguistaGiorgio Ziffer coordinerà l’in-contro (fra gli ospiti anche ilsardo Giuseppe Corongiu e lafriulana Patrizia Pavatti).«L’11 febbraio scorso – ricordaCisilino – il Consiglio d’Euro-pa, per la prima volta, haemesso un durissimo comuni-cato nei confronti dell’Italiaper i ritardi nella tutela delleminoranze. Richiami ricevutianche da Albania, Azerbai-gian, Georgia, Macedonia,Moldova e Russia. Non certouna bella compagnia per unpaese che si vanta di avereuna delle Costituzioni più bel-

le del mondo, ma non ricordache è anche una delle piùinapplicate. Ed è davvero im-barazzante leggere sul sito delConsiglio d’Europa qual è iltrattamento riservato dall’Ita-lia a certi gruppi etnici. Se que-sto è un Paese civile, è tempodi darsi una regolata».

Difficile però dire se la ratifi-ca della Carta arriverà in tem-pi brevi. Per il senatore Paler-mo – che sta seguendo la que-stione in prima persona a Ro-ma – «c’è poca sensibilità al te-ma nella classe politica. Ognivolta che si arriva alla calenda-rizzazione in commissione ar-rivano urgenze che passanoavanti. Ma con le dovute solle-citazioni nel Parlamento e nelgoverno questa potrebbe esse-re la legislatura buona per col-mare un ritardo che dura da14 anni».

Di cosa sono fatti i muri cheabbiamo intorno e che ci separanodal resto del mondo? Quantodevono essere spessi e solidi,piuttosto che sottili e trasparenti,lo dovremmo decidere noi. Einvece la nostra facoltà di scelta èpiù ridotta di quel che pensiamo ea sottolinearlo sono stati, ieri seraper “vicino/lontano”, FabioChiusi, giornalista e scrittoreFabio Chiusi, Mario TedeschiniLalli, vicedirettore Innovazione eSviluppo del Gruppo EditorialeL’Espresso, e Antonio Casilli,professore associato di DigitalHumanities al Paris Institute ofTechnology. Occasione il primoincontro di “v/l Digital”, “Chi sacosa di te”, nell’ex chiesa di SanFrancesco. Smontato, anzitutto, il

mito della casa di vetro, quellacon le pareti trasparentiattraverso le quali tutti possonoguardare: «Le ragioni per le qualila maggior parte dei cittadiniitaliani accetta questo mito senzabatter ciglio – dichiara ilgiornalista Tedeschini Lalli – è chenoi viviamo da tempo in unacultura del controllo». Uncontrollo continuo, al quale siamosottoposti senza che pensiamodavvero sia vincolante e reale. Eproprio da questa considerazioneparte il blogger udinese FabioChiusi, traghettatore dellasezione digital di“vicino/lontano”. Dallaconsiderazione che non c’è nulladi astratto in ciò che è emerso dalDatagate, «ma è tutto molto

concreto, perché basta fare unatelefonata affinché la Nsa ecolleghi possano assumeremetadati su chiunque di noi.Addirittura anche attraverso uncomputer non connesso –ammette Chiusi senza giri diparole – c’è la possibilità di esseremessi a nudo». Il primo passodella serata è dunque quello dipresentare ai partecipanti undato di fatto e non un’ideaopinabile. «I cittadini devonocapire che il controllo sulleinformazioni riguarda anche loroe non solamente i politici». Ildialogo scivola dagli esempiclamorosi derivati dal casoSnowden fino a quel che di piùintimo possediamo tutti, ovverola nostra quotidianità. «Quelli che

minimizzano dicendo che se nonhanno nulla da nasconderepossono essere tranquillamentespiati – commenta Chiusi –dimenticano che il puntofondamentale è il nostro dirittoalla privacy». La riservatezza,infatti, passa anche e soprattuttoattraverso le grandi piattaformedigitali ormai diventate di usocomune. «Penso a Google, aFacebook, che sono sì strumentiche abilitano la nostra libertà diespressione, ma che, non essendoorgani di beneficenza bensìimprese commerciali – chiarisceTedeschini Lalli – si fanno pagarecon i nostri dati. A noi sta ilcompito di capire che fine fanno ecome vengono usati».

Anna Dazzan

La nuova Chiesadi Papa Bergoglio

VICINO/LONTANO»CHE MONDO FA?

In alto, Giuseppe Bortolussi (Cgia di Mestre) al confronto sullaburocrazia. Qui sopra, il sindaco Honsell ieri primo lettore di “Questàlibertà” di Cappello. A destra, il pubblico festivaliero (F. Luca d’Agostino)

Il presidente di Vicino/Lontano Alessandro Verona

la replica

Verona: «Il programmadi v/l nonècompitomio»Il presidente: «Mi spiace per Tommaso, ma io non ho mai smesso di fare l’architetto»

Il senatore Palermo, oggi a Udine

OGGI IL CONFRONTO IN SAN FRANCESCO

Doveva l’Europadelleminoranze linguisticheIl senatore Palermo: «Sul friulano lo Stato difetta». Cisilino (Arlef): «Urge ratificare la Carta»

“Vicino/lontano” oggi alla terzagioranta. Si parte alle 15.30, in SanFrancesco, con “Dopo Babele.L’Europa e le lingue”, il dibattito acura dell’Agenzia Regionale per laLingua Friulana che presentiamoin questa stessa pagina. Alle 18,sempre in San Francesco, siprosegue con un dialogo di intensaattualità: quello dedicato all’eradi Bergoglio, capace di riportareuna rinnovata Chiesa al centro delnostro tempo. “La fede, la Chiesa,il potere e un Papa così” titola ilconfronto che impegnerà RemoCacitti, don Pierluigi Di Piazza ePaolo Scarpi, coordinati NicolaGasbarro, docente di storia dellereligioni. Sempre oggi, incollaborazione con il Teatro ClubUdine e per il coordinamento diGianni Cianchi e Angela Felice, ilfestival propone, dopo quella per“Questa libertà” di PierluigiCappello, la seconda maratona diletture integrali dedicata aivincitori del premio Terzani 2014:dalle 15.30, alla LibreriaFeltrinelli, riflettori sulle paginedi “Come diventare ricchi sfondatinell’Asia emergente”, il libro diMohsin Hamid edito Einaudi.

IL PROGRAMMA

60 Cultura e Spettacoli MESSAGGERO VENETO DOMENICA 11 MAGGIO 2014

Copia di ba7d172f93cd6d8bb0cfe61ba4d00e13

«Burocrazia, l’antidotosta nel federalismo»Bortolussi (Cgia di Mestre): manca la managerialità, legislazione complicataE domani Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli: Balasso sostituisce RossiO diata, contestata, mitiz-

zata (e mica a torto) inaccezione negativa.

Ma... attenzione: anche alibi,scappatoia dall'assunzione diresponsabilità che fanno, perdirla banalmente, paura. Lamedaglia ha due facce, comespesso accade: e se nell'imma-ginario collettivo, così, buro-crazia è ormai sinonimo dicondanna, di incomprensibilee ingiustificabile castigo per ilcittadino, l'occhio clinico – omeglio concreto, realistico – dichi analizza la questione neidettagli coglie pure il rovescio,appunto, della faccenda.

Traducibile nei seguenti ter-mini (prendendo a prestito lachiave di lettura di GiuseppePiperata, docente di diritto am-ministrativo): «La semplicità,spesso, non la vogliono i desti-natari della macchina burocra-tica. Prendete il caso, emble-matico, dell'autocertificazio-ne: siamo psicologicamente le-gati al documento emesso dall'istituzione come Linus alla suacoperta. Ci dà sicurezza, ci de-responsabilizza». Ecco qua.Sintetizzando all'ennesima,proprio questa è la conclusio-ne della disamina in materiache ieri, per vicino/lontano, im-pegna Giuseppe Bortolussi, se-gretario della ConfederazioneGenerale Italiana Artigianatodi Mestre, il sopra menzionatoPiperata, l'antropologo NicolaGasbarro e Stefano Sepe (Scuo-la nazionale dell'amministra-zione). Oltre la burocrazia, reci-ta il titolo della circostanza: maè davvero superabile, il mecca-nismo delle pastoie? Nessun sìalla leggera, dal palco dei rela-tori. Possibilismo, certo, macon i piedi ben piantati per ter-ra, perché il terreno è minato.«Si suol dire, Andreotti lo face-va spesso, che ci sono due tipidi matti: quelli che si credonoNapoleone e quanti voglionofar funzionare le ferrovie delloStato. Io – ironizza Bortolussi –aggiungo al novero la categoriadi chi vuole risanare l'ammini-strazione pubblica. Citando Se-neca: nessun vento è favorevo-

le per il marinaio che non sadove andare. Nel campo dellap.a. il problema non è l'effi-cienza ma l'efficacia, che nondipende dal funzionario, bensìdalla politica. Il decadimentodei due settori, in Italia, è stret-tamente interconnesso. Ci fos-se la motivazione (come, peresempio, al tempo della rico-struzione), le cose marcerebbe-ro meglio: il punto sta propriolì, bisogna dare obiettivi. Un

burocrate che non ne ha tendeinevitabilmente a scansare glioneri. La parola d'ordine è evi-tare rogne». Ma di nodi ce nesono altri, tanti altri. Limitan-doci alle parti alte della... classi-fica: Primo: «Carenza di mana-gerialità nel comparto». Secon-do: «Legislazione. Se non la siappiana l'inattività è l'unicastrada per non sbagliare. Perso-nalmente – chiosa il segretariodella Cgia – sono convinto che

la soluzione stia nel federali-smo: la felice esperienza dei pa-esi che l'hanno adottato parlada sola». Lo sguardo dell'antro-pologo, invece, punta l'indicesulla tendenza del cittadino atirarsi indietro di fronte all'im-pegno: «Più cala la burocraziae più le responsabilità cresco-no. Non potremo mai liberarcidella prima senza un incre-mento, e pure sensibile, delleseconde». Tagliare, del resto, è

mica affar semplice. Il proces-so è vincolato a un intreccio dicautele figlie, in primis, della“cultura” della tutela dell'indi-viduo (cui si deve la moltiplica-zione delle regole): «La sempli-ficazione è cosa seria – scandi-sce Piperata –: non la si attuacon l'accetta ma con il bisturi...ammesso che vi si possa proce-dere. La legge – osserva inoltre,proprio in rapporto alla prolife-razione normativa – apre sem-

pre nuovi campi ai burocrati,ma a volte è lo stesso“apparato pubblico” a legitti-marsi come presenza in deter-minati contesti della vita». ASepe la chiosa: «Quando la nor-mazione è difficile il primo asoffrirne è il funzionario, chespesso non si assume i“carichi” del caso. La burocra-zia ha perso il ruolo di medita-tore fra le necessità della gentee la politica: siamo di fronte a

una sorta di welfare distorto».E domani, alle 21, sempre in

San Francesco, e sempre in te-ma di burocrazia, appunta-mento con Bolli, sempre bolli,fortissimamente bolli, conver-sazione scenica tra Gian Anto-nio Stella e Natalino Balasso,che sostituisce Paolo Rossi: en-trambi veneti, entrambi notis-simi ai lettori e agli spettatori.

Lucia Aviani©RIPRODUZIONE RISERVATA

Cerno: «Spero inun2015diverso»e lancia “AffaTaffa” inmarilengheIl giornalista udinese de L’Espresso insiste nel j’accuse al festival nel giorno dell’attacco del M5S«Credo che la difesa della lingua sia compito della letteratura. Ecco il perché di questo progetto»

Non avverte particolari scosseAlessandro Verona, il presi-dente di Vicino/Lontano, seb-bene qualche spallata abbiamosso la quiete tradizionaledi un festival di certo pocoavezzo alle contestazioni. «Hoimparato a farmi scivolare ad-dosso le questioni, dice, altri-menti si piega quell’umoreche, altresì, dovrebbe essere aimassimi soprattutto appenasi lancia un’edizione. Mi spia-ce del misunderstanding conTommaso Cerno; è un amicoe quando scoppiano casi fami-liari ci resti davvero male, so-prattutto se di colpe proprio

non ne hai. Ah, la lettera. Laspediamo a tutti gli ospiti, enon soltanto per ringraziarli.In realtà è un invito alla seratadi gala del premio Terzani.Non ci vedo alcunché di sgar-bato. Certo, la formalità stridecon l’amicizia, ma qualcosa al-le volte scivola fuori controllo.La mia firma c’era, per carità.Su tutte c’è. Mi pareva di esse-re stato chiaro in merito ai de-stinatari. Con Tommaso ce lasbrighiamo senza pompa ma-gna, spiegai. È sfuggita, amen.Non sembra un fatto grave,onestamente».

I denari pubblici spesi ma-

le. S’invoca chiarezza, presi-dente. «Il budget complessivoè di 280 mila euro, nessuno lovuole nascondere. Sarà tuttopubblicato in un apposito spa-zio del nuovo sito. Non ne-ghiamo affatto la trasparenza.Un pizzico di pazienza. Sullesettimane offerte ai relatorivorrei puntualizzare. Sfoglian-do i segreti libri, scopro cheuna persona ha pernottatoper ben due notti, il resto dellatruppa, una soltanto, comeprevede l’ospitalità. In quantoai gettoni di presenza non su-perano i trecento euro. Che sisappia. Ancora un punto. Ne-cessario da sviscerare ben piùdel resto, direi. Direttivo e co-mitato scientifico di Vicino/Lontano vivono, sin dall’ini-zio, di gratificazioni, non di sti-pendi. Ecco questo a Cernovorrei proprio spiegarlo.

“Torna a fare l’architetto”, miha provocato. Non ho maismesso di farlo, ti rispondo. Elo continuerò a fare».

Ciò che Verona si auspica,invece, è un giro di valzer di-verso già dalla prossima rasse-gna 2015. «Lavoriamo affin-ché l’associazione diventi im-presa culturale così da acquisi-re maggiore stabilità e più so-stanza. A volte ci ritroviamo afronteggiare programmi impe-gnativi con forze esigue».

Cerchiamo di concludere.Si è chiesto presidente comemai Cerno se la sia presa pro-prio con lei?

«Mah, non lo so. Io, tra l’al-tro, non riempio i cartelloni.Può telefonare e fare il contro-pelo a chi realmente li costrui-sce, se ritiene di essere statomaltrattato». (Gpp)

©RIPRODUZIONERISERVATA

Tedeschini Lalli e Chiusi: «Il web controlla tutti, il Datagate non riguarda solo i politici»

La nuova copertina di “Affa Taffa”, tradotto in friulano; Tommaso Cerno, giornalista e scrittore udinese

Fabio Chiusi, esperto di web, curatore di “v/l Digital” (Foto L.d’A.)

“V/L DIGITAL”, IL PRIMO APPUNTAMENTO

di Gian Paolo Polesini

Ancora non del tutto rappacifi-cato, Tommaso Cerno, forsepiù dispiaciuto di dover rinun-ciare a un dibattito sentito,quello sul Movimento 5 stelleprogrammato per domenica 18- «ma questa è una scelta mia, ilno a Vicino/Lontano è raziona-le» - che stizzito per una formaeccessivamente formale riser-vata a un «amico del festivalnon trattato da amico». La fir-ma udinese de L’Espresso, non-ché opinionista politico televi-sivo, attacca la rassegna per vizicomportamentali e per una di-menticanza colmata in frettaall’ultimo minuto. «Non si ma-neggia così uno di parte, sbot-ta, dieci anni fa quest’avventu-ra l’ho vista formarsi, speravoin una diversa considerazione,ma finché chi comanda è igna-ro di quel che fa, spero in unaundicesima edizione contutt’altre basi e possibilmentesenza la solita casta a occuparesempre le stesse seggiole. Li ve-do girare per questi agglomera-ti culturali, da maggio a settem-bre, con la valigetta a tracolla.Diamo una spolverata al vec-chiume imperante; o vogliamoricalcare le impronte già lascia-te?».

Insomma, per farla breve,

Cerno a Udine non verrà. Nonè bastata una notte a lanciarloverso un aeroporto. E nemme-no la comparsa improvvisa diun comunicato marchiato Cin-que stelle firmato da MarcoZullo, candidato al ParlamentoEuropeo, che denuncia v/l «difare propaganda contro il Movi-mento con il sostegno della Re-gione. La Serracchiani sfruttala conferenza di domenica (Al-fabeto Grillo, ndr) per fini elet-torali», scrive Zullo il quale siauspica un maggiore controllopolitico del palinsesto. «Avrei

rappresentato la terza voce» -spiega Cerno fresco reduce diuna osannata visita nel blog diGrillo, per rimarcare certe de-nunce di Pd e Fi piovute addos-so al partito. Nemmeno questostimola Tommaso a ripensarci.A saldare la protesta, ieri su Fa-cebook, si è manifestata unapostazione di raccolta dati equant’altro serva a smuovereumori e sentimenti, ovviamen-te riguardo i destini immediatie perché no futuri del vicino-lontano pensiero. S’intitola“Cerno protagonista da lonta-

no”.Strambando come il miglior

skipper di Luna Rossa, ci ritro-viamo in un altrove librario elontano dalle beghe. Senza pre-amboli e antipasti, Cerno svelala sostanza della sua nuovaoperazione culturale: «Ho tra-dotto in friulano il romanzo Af-fa Taffa», dice subito argomen-tando la scelta: «per tutelare lalingua, fondamentalmente, ol-tre al piacere di condividerecon la terra una storia della ter-ra. Nasce qui, il racconto, il ra-gazzino quattordicenne cresce

respirando gli umori e gli odoridi un paese che sa di Friuli.Spesso i friulanisti hanno osteg-giato le mie critiche sullo sper-pero di denari a favore di azionisecondarie e inutili, invece diconcentrarsi sulla produzionedi letteratura nuova, come hosempre creduto». Piglia sostan-za il narrare dell’emigrante friu-lano Ban Revelant e della suastrana storia d’amore nata perlettera. Un libro agile e profon-do che, con ironia, srotola i di-sperati tentativi del giovanottodi diventare adulto e d’impara-re ad amare un altro uomo». Sedi traduzione vogliamo parla-re, ma forse è terminologia im-propria... «Lo è, in realtà. Miozio Paolo Cerno, poeta, scritto-re e profondo conoscitore dellepieghe della friulanità, si è cari-cato addosso la responsabilitàdi consegnare al lettore il mi-glior idioma possibile, ben sa-pendo che quello assoluto nonesiste. Ho letto alcune parti, du-rante una comprensibilmentelunga gestazione, e il suono èmigliore, rimbalza con fluidità,ti consegna il senso vero dellecose». Se Mimesis editò la ver-sione italiana, Ribis si è occupa-to di questa. «Faremo una pre-sentazione alla biblioteca Joppidi Udine. Il luogo ideale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

� UDINE

Occasione unica, oggi nell’am-bito di vicino/lontano, per ca-pire dove sta andando l’Euro-pa delle lingue, ma anche e so-prattutto l’Italia delle mino-ranze linguistiche. Nell’exchiesa di San Francesco, alle15.30, con il sostegno dell’Ar-lef, si terrà l’incontro Dopo Ba-bele. L’Europa e le lingue, pre-senti, fra gli altri, FrancescoPalermo, bolzanino senatoredella Repubblica e primo fir-matario del disegno di leggeper la ratifica della Carta euro-pea delle lingua minoritarie.

Per Palermo – costituzionali-sta e consulente dell’Osce edel Consiglio d’Europa – «l’Ita-lia deve percorrere ancorauna lunga strada prima digiungere ad un pieno rispettodelle lingue presenti sul pro-prio territorio. Alcune infattisono ottimamente tutelate, al-tre solo in parte, altre ancorasono persino represse, come irom e i sinti. Ogni minoranzaha esigenze diverse, ma l’asim-metria attuale è eccessiva e al-cune situazioni sono netta-mente al di sotto degli stan-dard europei». E i friulani, ache punto si trovano? «Godo-

no di una tutela intermedia.Alcune misure significativepreviste dalla legge regionaledel 2007 sono state dichiarateillegittime dalla Corte Costitu-zionale, che ha ritenuto chenon spettasse alla Regione as-sumerle. Il problema è che loStato non lo fa, e quindi alcuniambiti di tutela previsti dallaConvenzione quadro del Con-siglio d’Europa (ratificatadall’Italia) come l’uso pubbli-co, la toponomastica, l’istru-zione e la rappresentanza, so-no meno sviluppati di quantodovrebbero. La ratifica dellaCarta europea delle lingue re-

gionali o minoritarie sarebbela soluzione di molti proble-mi».

Pienamente d’accordo sullanecessità di giungere in tempibrevi alla ratifica anche il diret-tore dell’Arlef, William Cisili-no, che assieme al linguistaGiorgio Ziffer coordinerà l’in-contro (fra gli ospiti anche ilsardo Giuseppe Corongiu e lafriulana Patrizia Pavatti).«L’11 febbraio scorso – ricordaCisilino – il Consiglio d’Euro-pa, per la prima volta, haemesso un durissimo comuni-cato nei confronti dell’Italiaper i ritardi nella tutela delleminoranze. Richiami ricevutianche da Albania, Azerbai-gian, Georgia, Macedonia,Moldova e Russia. Non certouna bella compagnia per unpaese che si vanta di avereuna delle Costituzioni più bel-

le del mondo, ma non ricordache è anche una delle piùinapplicate. Ed è davvero im-barazzante leggere sul sito delConsiglio d’Europa qual è iltrattamento riservato dall’Ita-lia a certi gruppi etnici. Se que-sto è un Paese civile, è tempodi darsi una regolata».

Difficile però dire se la ratifi-ca della Carta arriverà in tem-pi brevi. Per il senatore Paler-mo – che sta seguendo la que-stione in prima persona a Ro-ma – «c’è poca sensibilità al te-ma nella classe politica. Ognivolta che si arriva alla calenda-rizzazione in commissione ar-rivano urgenze che passanoavanti. Ma con le dovute solle-citazioni nel Parlamento e nelgoverno questa potrebbe esse-re la legislatura buona per col-mare un ritardo che dura da14 anni».

Di cosa sono fatti i muri cheabbiamo intorno e che ci separanodal resto del mondo? Quantodevono essere spessi e solidi,piuttosto che sottili e trasparenti,lo dovremmo decidere noi. Einvece la nostra facoltà di scelta èpiù ridotta di quel che pensiamo ea sottolinearlo sono stati, ieri seraper “vicino/lontano”, FabioChiusi, giornalista e scrittoreFabio Chiusi, Mario TedeschiniLalli, vicedirettore Innovazione eSviluppo del Gruppo EditorialeL’Espresso, e Antonio Casilli,professore associato di DigitalHumanities al Paris Institute ofTechnology. Occasione il primoincontro di “v/l Digital”, “Chi sacosa di te”, nell’ex chiesa di SanFrancesco. Smontato, anzitutto, il

mito della casa di vetro, quellacon le pareti trasparentiattraverso le quali tutti possonoguardare: «Le ragioni per le qualila maggior parte dei cittadiniitaliani accetta questo mito senzabatter ciglio – dichiara ilgiornalista Tedeschini Lalli – è chenoi viviamo da tempo in unacultura del controllo». Uncontrollo continuo, al quale siamosottoposti senza che pensiamodavvero sia vincolante e reale. Eproprio da questa considerazioneparte il blogger udinese FabioChiusi, traghettatore dellasezione digital di“vicino/lontano”. Dallaconsiderazione che non c’è nulladi astratto in ciò che è emerso dalDatagate, «ma è tutto molto

concreto, perché basta fare unatelefonata affinché la Nsa ecolleghi possano assumeremetadati su chiunque di noi.Addirittura anche attraverso uncomputer non connesso –ammette Chiusi senza giri diparole – c’è la possibilità di esseremessi a nudo». Il primo passodella serata è dunque quello dipresentare ai partecipanti undato di fatto e non un’ideaopinabile. «I cittadini devonocapire che il controllo sulleinformazioni riguarda anche loroe non solamente i politici». Ildialogo scivola dagli esempiclamorosi derivati dal casoSnowden fino a quel che di piùintimo possediamo tutti, ovverola nostra quotidianità. «Quelli che

minimizzano dicendo che se nonhanno nulla da nasconderepossono essere tranquillamentespiati – commenta Chiusi –dimenticano che il puntofondamentale è il nostro dirittoalla privacy». La riservatezza,infatti, passa anche e soprattuttoattraverso le grandi piattaformedigitali ormai diventate di usocomune. «Penso a Google, aFacebook, che sono sì strumentiche abilitano la nostra libertà diespressione, ma che, non essendoorgani di beneficenza bensìimprese commerciali – chiarisceTedeschini Lalli – si fanno pagarecon i nostri dati. A noi sta ilcompito di capire che fine fanno ecome vengono usati».

Anna Dazzan

La nuova Chiesadi Papa Bergoglio

VICINO/LONTANO»CHE MONDO FA?

In alto, Giuseppe Bortolussi (Cgia di Mestre) al confronto sullaburocrazia. Qui sopra, il sindaco Honsell ieri primo lettore di “Questàlibertà” di Cappello. A destra, il pubblico festivaliero (F. Luca d’Agostino)

Il presidente di Vicino/Lontano Alessandro Verona

la replica

Verona: «Il programmadi v/l nonècompitomio»Il presidente: «Mi spiace per Tommaso, ma io non ho mai smesso di fare l’architetto»

Il senatore Palermo, oggi a Udine

OGGI IL CONFRONTO IN SAN FRANCESCO

Doveva l’Europadelleminoranze linguisticheIl senatore Palermo: «Sul friulano lo Stato difetta». Cisilino (Arlef): «Urge ratificare la Carta»

“Vicino/lontano” oggi alla terzagioranta. Si parte alle 15.30, in SanFrancesco, con “Dopo Babele.L’Europa e le lingue”, il dibattito acura dell’Agenzia Regionale per laLingua Friulana che presentiamoin questa stessa pagina. Alle 18,sempre in San Francesco, siprosegue con un dialogo di intensaattualità: quello dedicato all’eradi Bergoglio, capace di riportareuna rinnovata Chiesa al centro delnostro tempo. “La fede, la Chiesa,il potere e un Papa così” titola ilconfronto che impegnerà RemoCacitti, don Pierluigi Di Piazza ePaolo Scarpi, coordinati NicolaGasbarro, docente di storia dellereligioni. Sempre oggi, incollaborazione con il Teatro ClubUdine e per il coordinamento diGianni Cianchi e Angela Felice, ilfestival propone, dopo quella per“Questa libertà” di PierluigiCappello, la seconda maratona diletture integrali dedicata aivincitori del premio Terzani 2014:dalle 15.30, alla LibreriaFeltrinelli, riflettori sulle paginedi “Come diventare ricchi sfondatinell’Asia emergente”, il libro diMohsin Hamid edito Einaudi.

IL PROGRAMMA

DOMENICA 11 MAGGIO 2014 MESSAGGERO VENETO Cultura e Spettacoli 61

Copia di ba7d172f93cd6d8bb0cfe61ba4d00e13

«Burocrazia, l’antidotosta nel federalismo»Bortolussi (Cgia di Mestre): manca la managerialità, legislazione complicataE domani Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli: Balasso sostituisce RossiO diata, contestata, mitiz-

zata (e mica a torto) inaccezione negativa.

Ma... attenzione: anche alibi,scappatoia dall'assunzione diresponsabilità che fanno, perdirla banalmente, paura. Lamedaglia ha due facce, comespesso accade: e se nell'imma-ginario collettivo, così, buro-crazia è ormai sinonimo dicondanna, di incomprensibilee ingiustificabile castigo per ilcittadino, l'occhio clinico – omeglio concreto, realistico – dichi analizza la questione neidettagli coglie pure il rovescio,appunto, della faccenda.

Traducibile nei seguenti ter-mini (prendendo a prestito lachiave di lettura di GiuseppePiperata, docente di diritto am-ministrativo): «La semplicità,spesso, non la vogliono i desti-natari della macchina burocra-tica. Prendete il caso, emble-matico, dell'autocertificazio-ne: siamo psicologicamente le-gati al documento emesso dall'istituzione come Linus alla suacoperta. Ci dà sicurezza, ci de-responsabilizza». Ecco qua.Sintetizzando all'ennesima,proprio questa è la conclusio-ne della disamina in materiache ieri, per vicino/lontano, im-pegna Giuseppe Bortolussi, se-gretario della ConfederazioneGenerale Italiana Artigianatodi Mestre, il sopra menzionatoPiperata, l'antropologo NicolaGasbarro e Stefano Sepe (Scuo-la nazionale dell'amministra-zione). Oltre la burocrazia, reci-ta il titolo della circostanza: maè davvero superabile, il mecca-nismo delle pastoie? Nessun sìalla leggera, dal palco dei rela-tori. Possibilismo, certo, macon i piedi ben piantati per ter-ra, perché il terreno è minato.«Si suol dire, Andreotti lo face-va spesso, che ci sono due tipidi matti: quelli che si credonoNapoleone e quanti voglionofar funzionare le ferrovie delloStato. Io – ironizza Bortolussi –aggiungo al novero la categoriadi chi vuole risanare l'ammini-strazione pubblica. Citando Se-neca: nessun vento è favorevo-

le per il marinaio che non sadove andare. Nel campo dellap.a. il problema non è l'effi-cienza ma l'efficacia, che nondipende dal funzionario, bensìdalla politica. Il decadimentodei due settori, in Italia, è stret-tamente interconnesso. Ci fos-se la motivazione (come, peresempio, al tempo della rico-struzione), le cose marcerebbe-ro meglio: il punto sta propriolì, bisogna dare obiettivi. Un

burocrate che non ne ha tendeinevitabilmente a scansare glioneri. La parola d'ordine è evi-tare rogne». Ma di nodi ce nesono altri, tanti altri. Limitan-doci alle parti alte della... classi-fica: Primo: «Carenza di mana-gerialità nel comparto». Secon-do: «Legislazione. Se non la siappiana l'inattività è l'unicastrada per non sbagliare. Perso-nalmente – chiosa il segretariodella Cgia – sono convinto che

la soluzione stia nel federali-smo: la felice esperienza dei pa-esi che l'hanno adottato parlada sola». Lo sguardo dell'antro-pologo, invece, punta l'indicesulla tendenza del cittadino atirarsi indietro di fronte all'im-pegno: «Più cala la burocraziae più le responsabilità cresco-no. Non potremo mai liberarcidella prima senza un incre-mento, e pure sensibile, delleseconde». Tagliare, del resto, è

mica affar semplice. Il proces-so è vincolato a un intreccio dicautele figlie, in primis, della“cultura” della tutela dell'indi-viduo (cui si deve la moltiplica-zione delle regole): «La sempli-ficazione è cosa seria – scandi-sce Piperata –: non la si attuacon l'accetta ma con il bisturi...ammesso che vi si possa proce-dere. La legge – osserva inoltre,proprio in rapporto alla prolife-razione normativa – apre sem-

pre nuovi campi ai burocrati,ma a volte è lo stesso“apparato pubblico” a legitti-marsi come presenza in deter-minati contesti della vita». ASepe la chiosa: «Quando la nor-mazione è difficile il primo asoffrirne è il funzionario, chespesso non si assume i“carichi” del caso. La burocra-zia ha perso il ruolo di medita-tore fra le necessità della gentee la politica: siamo di fronte a

una sorta di welfare distorto».E domani, alle 21, sempre in

San Francesco, e sempre in te-ma di burocrazia, appunta-mento con Bolli, sempre bolli,fortissimamente bolli, conver-sazione scenica tra Gian Anto-nio Stella e Natalino Balasso,che sostituisce Paolo Rossi: en-trambi veneti, entrambi notis-simi ai lettori e agli spettatori.

Lucia Aviani©RIPRODUZIONE RISERVATA

Cerno: «Spero inun2015diverso»e lancia “AffaTaffa” inmarilengheIl giornalista udinese de L’Espresso insiste nel j’accuse al festival nel giorno dell’attacco del M5S«Credo che la difesa della lingua sia compito della letteratura. Ecco il perché di questo progetto»

Non avverte particolari scosseAlessandro Verona, il presi-dente di Vicino/Lontano, seb-bene qualche spallata abbiamosso la quiete tradizionaledi un festival di certo pocoavezzo alle contestazioni. «Hoimparato a farmi scivolare ad-dosso le questioni, dice, altri-menti si piega quell’umoreche, altresì, dovrebbe essere aimassimi soprattutto appenasi lancia un’edizione. Mi spia-ce del misunderstanding conTommaso Cerno; è un amicoe quando scoppiano casi fami-liari ci resti davvero male, so-prattutto se di colpe proprio

non ne hai. Ah, la lettera. Laspediamo a tutti gli ospiti, enon soltanto per ringraziarli.In realtà è un invito alla seratadi gala del premio Terzani.Non ci vedo alcunché di sgar-bato. Certo, la formalità stridecon l’amicizia, ma qualcosa al-le volte scivola fuori controllo.La mia firma c’era, per carità.Su tutte c’è. Mi pareva di esse-re stato chiaro in merito ai de-stinatari. Con Tommaso ce lasbrighiamo senza pompa ma-gna, spiegai. È sfuggita, amen.Non sembra un fatto grave,onestamente».

I denari pubblici spesi ma-

le. S’invoca chiarezza, presi-dente. «Il budget complessivoè di 280 mila euro, nessuno lovuole nascondere. Sarà tuttopubblicato in un apposito spa-zio del nuovo sito. Non ne-ghiamo affatto la trasparenza.Un pizzico di pazienza. Sullesettimane offerte ai relatorivorrei puntualizzare. Sfoglian-do i segreti libri, scopro cheuna persona ha pernottatoper ben due notti, il resto dellatruppa, una soltanto, comeprevede l’ospitalità. In quantoai gettoni di presenza non su-perano i trecento euro. Che sisappia. Ancora un punto. Ne-cessario da sviscerare ben piùdel resto, direi. Direttivo e co-mitato scientifico di Vicino/Lontano vivono, sin dall’ini-zio, di gratificazioni, non di sti-pendi. Ecco questo a Cernovorrei proprio spiegarlo.

“Torna a fare l’architetto”, miha provocato. Non ho maismesso di farlo, ti rispondo. Elo continuerò a fare».

Ciò che Verona si auspica,invece, è un giro di valzer di-verso già dalla prossima rasse-gna 2015. «Lavoriamo affin-ché l’associazione diventi im-presa culturale così da acquisi-re maggiore stabilità e più so-stanza. A volte ci ritroviamo afronteggiare programmi impe-gnativi con forze esigue».

Cerchiamo di concludere.Si è chiesto presidente comemai Cerno se la sia presa pro-prio con lei?

«Mah, non lo so. Io, tra l’al-tro, non riempio i cartelloni.Può telefonare e fare il contro-pelo a chi realmente li costrui-sce, se ritiene di essere statomaltrattato». (Gpp)

©RIPRODUZIONERISERVATA

Tedeschini Lalli e Chiusi: «Il web controlla tutti, il Datagate non riguarda solo i politici»

La nuova copertina di “Affa Taffa”, tradotto in friulano; Tommaso Cerno, giornalista e scrittore udinese

Fabio Chiusi, esperto di web, curatore di “v/l Digital” (Foto L.d’A.)

“V/L DIGITAL”, IL PRIMO APPUNTAMENTO

di Gian Paolo Polesini

Ancora non del tutto rappacifi-cato, Tommaso Cerno, forsepiù dispiaciuto di dover rinun-ciare a un dibattito sentito,quello sul Movimento 5 stelleprogrammato per domenica 18- «ma questa è una scelta mia, ilno a Vicino/Lontano è raziona-le» - che stizzito per una formaeccessivamente formale riser-vata a un «amico del festivalnon trattato da amico». La fir-ma udinese de L’Espresso, non-ché opinionista politico televi-sivo, attacca la rassegna per vizicomportamentali e per una di-menticanza colmata in frettaall’ultimo minuto. «Non si ma-neggia così uno di parte, sbot-ta, dieci anni fa quest’avventu-ra l’ho vista formarsi, speravoin una diversa considerazione,ma finché chi comanda è igna-ro di quel che fa, spero in unaundicesima edizione contutt’altre basi e possibilmentesenza la solita casta a occuparesempre le stesse seggiole. Li ve-do girare per questi agglomera-ti culturali, da maggio a settem-bre, con la valigetta a tracolla.Diamo una spolverata al vec-chiume imperante; o vogliamoricalcare le impronte già lascia-te?».

Insomma, per farla breve,

Cerno a Udine non verrà. Nonè bastata una notte a lanciarloverso un aeroporto. E nemme-no la comparsa improvvisa diun comunicato marchiato Cin-que stelle firmato da MarcoZullo, candidato al ParlamentoEuropeo, che denuncia v/l «difare propaganda contro il Movi-mento con il sostegno della Re-gione. La Serracchiani sfruttala conferenza di domenica (Al-fabeto Grillo, ndr) per fini elet-torali», scrive Zullo il quale siauspica un maggiore controllopolitico del palinsesto. «Avrei

rappresentato la terza voce» -spiega Cerno fresco reduce diuna osannata visita nel blog diGrillo, per rimarcare certe de-nunce di Pd e Fi piovute addos-so al partito. Nemmeno questostimola Tommaso a ripensarci.A saldare la protesta, ieri su Fa-cebook, si è manifestata unapostazione di raccolta dati equant’altro serva a smuovereumori e sentimenti, ovviamen-te riguardo i destini immediatie perché no futuri del vicino-lontano pensiero. S’intitola“Cerno protagonista da lonta-

no”.Strambando come il miglior

skipper di Luna Rossa, ci ritro-viamo in un altrove librario elontano dalle beghe. Senza pre-amboli e antipasti, Cerno svelala sostanza della sua nuovaoperazione culturale: «Ho tra-dotto in friulano il romanzo Af-fa Taffa», dice subito argomen-tando la scelta: «per tutelare lalingua, fondamentalmente, ol-tre al piacere di condividerecon la terra una storia della ter-ra. Nasce qui, il racconto, il ra-gazzino quattordicenne cresce

respirando gli umori e gli odoridi un paese che sa di Friuli.Spesso i friulanisti hanno osteg-giato le mie critiche sullo sper-pero di denari a favore di azionisecondarie e inutili, invece diconcentrarsi sulla produzionedi letteratura nuova, come hosempre creduto». Piglia sostan-za il narrare dell’emigrante friu-lano Ban Revelant e della suastrana storia d’amore nata perlettera. Un libro agile e profon-do che, con ironia, srotola i di-sperati tentativi del giovanottodi diventare adulto e d’impara-re ad amare un altro uomo». Sedi traduzione vogliamo parla-re, ma forse è terminologia im-propria... «Lo è, in realtà. Miozio Paolo Cerno, poeta, scritto-re e profondo conoscitore dellepieghe della friulanità, si è cari-cato addosso la responsabilitàdi consegnare al lettore il mi-glior idioma possibile, ben sa-pendo che quello assoluto nonesiste. Ho letto alcune parti, du-rante una comprensibilmentelunga gestazione, e il suono èmigliore, rimbalza con fluidità,ti consegna il senso vero dellecose». Se Mimesis editò la ver-sione italiana, Ribis si è occupa-to di questa. «Faremo una pre-sentazione alla biblioteca Joppidi Udine. Il luogo ideale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

� UDINE

Occasione unica, oggi nell’am-bito di vicino/lontano, per ca-pire dove sta andando l’Euro-pa delle lingue, ma anche e so-prattutto l’Italia delle mino-ranze linguistiche. Nell’exchiesa di San Francesco, alle15.30, con il sostegno dell’Ar-lef, si terrà l’incontro Dopo Ba-bele. L’Europa e le lingue, pre-senti, fra gli altri, FrancescoPalermo, bolzanino senatoredella Repubblica e primo fir-matario del disegno di leggeper la ratifica della Carta euro-pea delle lingua minoritarie.

Per Palermo – costituzionali-sta e consulente dell’Osce edel Consiglio d’Europa – «l’Ita-lia deve percorrere ancorauna lunga strada prima digiungere ad un pieno rispettodelle lingue presenti sul pro-prio territorio. Alcune infattisono ottimamente tutelate, al-tre solo in parte, altre ancorasono persino represse, come irom e i sinti. Ogni minoranzaha esigenze diverse, ma l’asim-metria attuale è eccessiva e al-cune situazioni sono netta-mente al di sotto degli stan-dard europei». E i friulani, ache punto si trovano? «Godo-

no di una tutela intermedia.Alcune misure significativepreviste dalla legge regionaledel 2007 sono state dichiarateillegittime dalla Corte Costitu-zionale, che ha ritenuto chenon spettasse alla Regione as-sumerle. Il problema è che loStato non lo fa, e quindi alcuniambiti di tutela previsti dallaConvenzione quadro del Con-siglio d’Europa (ratificatadall’Italia) come l’uso pubbli-co, la toponomastica, l’istru-zione e la rappresentanza, so-no meno sviluppati di quantodovrebbero. La ratifica dellaCarta europea delle lingue re-

gionali o minoritarie sarebbela soluzione di molti proble-mi».

Pienamente d’accordo sullanecessità di giungere in tempibrevi alla ratifica anche il diret-tore dell’Arlef, William Cisili-no, che assieme al linguistaGiorgio Ziffer coordinerà l’in-contro (fra gli ospiti anche ilsardo Giuseppe Corongiu e lafriulana Patrizia Pavatti).«L’11 febbraio scorso – ricordaCisilino – il Consiglio d’Euro-pa, per la prima volta, haemesso un durissimo comuni-cato nei confronti dell’Italiaper i ritardi nella tutela delleminoranze. Richiami ricevutianche da Albania, Azerbai-gian, Georgia, Macedonia,Moldova e Russia. Non certouna bella compagnia per unpaese che si vanta di avereuna delle Costituzioni più bel-

le del mondo, ma non ricordache è anche una delle piùinapplicate. Ed è davvero im-barazzante leggere sul sito delConsiglio d’Europa qual è iltrattamento riservato dall’Ita-lia a certi gruppi etnici. Se que-sto è un Paese civile, è tempodi darsi una regolata».

Difficile però dire se la ratifi-ca della Carta arriverà in tem-pi brevi. Per il senatore Paler-mo – che sta seguendo la que-stione in prima persona a Ro-ma – «c’è poca sensibilità al te-ma nella classe politica. Ognivolta che si arriva alla calenda-rizzazione in commissione ar-rivano urgenze che passanoavanti. Ma con le dovute solle-citazioni nel Parlamento e nelgoverno questa potrebbe esse-re la legislatura buona per col-mare un ritardo che dura da14 anni».

Di cosa sono fatti i muri cheabbiamo intorno e che ci separanodal resto del mondo? Quantodevono essere spessi e solidi,piuttosto che sottili e trasparenti,lo dovremmo decidere noi. Einvece la nostra facoltà di scelta èpiù ridotta di quel che pensiamo ea sottolinearlo sono stati, ieri seraper “vicino/lontano”, FabioChiusi, giornalista e scrittoreFabio Chiusi, Mario TedeschiniLalli, vicedirettore Innovazione eSviluppo del Gruppo EditorialeL’Espresso, e Antonio Casilli,professore associato di DigitalHumanities al Paris Institute ofTechnology. Occasione il primoincontro di “v/l Digital”, “Chi sacosa di te”, nell’ex chiesa di SanFrancesco. Smontato, anzitutto, il

mito della casa di vetro, quellacon le pareti trasparentiattraverso le quali tutti possonoguardare: «Le ragioni per le qualila maggior parte dei cittadiniitaliani accetta questo mito senzabatter ciglio – dichiara ilgiornalista Tedeschini Lalli – è chenoi viviamo da tempo in unacultura del controllo». Uncontrollo continuo, al quale siamosottoposti senza che pensiamodavvero sia vincolante e reale. Eproprio da questa considerazioneparte il blogger udinese FabioChiusi, traghettatore dellasezione digital di“vicino/lontano”. Dallaconsiderazione che non c’è nulladi astratto in ciò che è emerso dalDatagate, «ma è tutto molto

concreto, perché basta fare unatelefonata affinché la Nsa ecolleghi possano assumeremetadati su chiunque di noi.Addirittura anche attraverso uncomputer non connesso –ammette Chiusi senza giri diparole – c’è la possibilità di esseremessi a nudo». Il primo passodella serata è dunque quello dipresentare ai partecipanti undato di fatto e non un’ideaopinabile. «I cittadini devonocapire che il controllo sulleinformazioni riguarda anche loroe non solamente i politici». Ildialogo scivola dagli esempiclamorosi derivati dal casoSnowden fino a quel che di piùintimo possediamo tutti, ovverola nostra quotidianità. «Quelli che

minimizzano dicendo che se nonhanno nulla da nasconderepossono essere tranquillamentespiati – commenta Chiusi –dimenticano che il puntofondamentale è il nostro dirittoalla privacy». La riservatezza,infatti, passa anche e soprattuttoattraverso le grandi piattaformedigitali ormai diventate di usocomune. «Penso a Google, aFacebook, che sono sì strumentiche abilitano la nostra libertà diespressione, ma che, non essendoorgani di beneficenza bensìimprese commerciali – chiarisceTedeschini Lalli – si fanno pagarecon i nostri dati. A noi sta ilcompito di capire che fine fanno ecome vengono usati».

Anna Dazzan

La nuova Chiesadi Papa Bergoglio

VICINO/LONTANO»CHE MONDO FA?

In alto, Giuseppe Bortolussi (Cgia di Mestre) al confronto sullaburocrazia. Qui sopra, il sindaco Honsell ieri primo lettore di “Questàlibertà” di Cappello. A destra, il pubblico festivaliero (F. Luca d’Agostino)

Il presidente di Vicino/Lontano Alessandro Verona

la replica

Verona: «Il programmadi v/l nonècompitomio»Il presidente: «Mi spiace per Tommaso, ma io non ho mai smesso di fare l’architetto»

Il senatore Palermo, oggi a Udine

OGGI IL CONFRONTO IN SAN FRANCESCO

Doveva l’Europadelleminoranze linguisticheIl senatore Palermo: «Sul friulano lo Stato difetta». Cisilino (Arlef): «Urge ratificare la Carta»

“Vicino/lontano” oggi alla terzagioranta. Si parte alle 15.30, in SanFrancesco, con “Dopo Babele.L’Europa e le lingue”, il dibattito acura dell’Agenzia Regionale per laLingua Friulana che presentiamoin questa stessa pagina. Alle 18,sempre in San Francesco, siprosegue con un dialogo di intensaattualità: quello dedicato all’eradi Bergoglio, capace di riportareuna rinnovata Chiesa al centro delnostro tempo. “La fede, la Chiesa,il potere e un Papa così” titola ilconfronto che impegnerà RemoCacitti, don Pierluigi Di Piazza ePaolo Scarpi, coordinati NicolaGasbarro, docente di storia dellereligioni. Sempre oggi, incollaborazione con il Teatro ClubUdine e per il coordinamento diGianni Cianchi e Angela Felice, ilfestival propone, dopo quella per“Questa libertà” di PierluigiCappello, la seconda maratona diletture integrali dedicata aivincitori del premio Terzani 2014:dalle 15.30, alla LibreriaFeltrinelli, riflettori sulle paginedi “Come diventare ricchi sfondatinell’Asia emergente”, il libro diMohsin Hamid edito Einaudi.

IL PROGRAMMA

DOMENICA 11 MAGGIO 2014 MESSAGGERO VENETO Cultura e Spettacoli 61

Copia di ba7d172f93cd6d8bb0cfe61ba4d00e13

Page 6: “V/LDIGITAL”,ILPRIMOAPPUNTAMENTO «Burocrazia,l’antidoto … · friulana Patrizia Pavatti). «L’11febbraioscorso–ricorda Cisilino – il Consiglio d’Euro-pa, per la prima

data: 11/05/2014pagina: 61 (dettaglio)

«Burocrazia, l’antidotosta nel federalismo»Bortolussi (Cgia di Mestre): manca la managerialità, legislazione complicataE domani Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli: Balasso sostituisce RossiO diata, contestata, mitiz-

zata (e mica a torto) inaccezione negativa.

Ma... attenzione: anche alibi,scappatoia dall'assunzione diresponsabilità che fanno, perdirla banalmente, paura. Lamedaglia ha due facce, comespesso accade: e se nell'imma-ginario collettivo, così, buro-crazia è ormai sinonimo dicondanna, di incomprensibilee ingiustificabile castigo per ilcittadino, l'occhio clinico – omeglio concreto, realistico – dichi analizza la questione neidettagli coglie pure il rovescio,appunto, della faccenda.

Traducibile nei seguenti ter-mini (prendendo a prestito lachiave di lettura di GiuseppePiperata, docente di diritto am-ministrativo): «La semplicità,spesso, non la vogliono i desti-natari della macchina burocra-tica. Prendete il caso, emble-matico, dell'autocertificazio-ne: siamo psicologicamente le-gati al documento emesso dall'istituzione come Linus alla suacoperta. Ci dà sicurezza, ci de-responsabilizza». Ecco qua.Sintetizzando all'ennesima,proprio questa è la conclusio-ne della disamina in materiache ieri, per vicino/lontano, im-pegna Giuseppe Bortolussi, se-gretario della ConfederazioneGenerale Italiana Artigianatodi Mestre, il sopra menzionatoPiperata, l'antropologo NicolaGasbarro e Stefano Sepe (Scuo-la nazionale dell'amministra-zione). Oltre la burocrazia, reci-ta il titolo della circostanza: maè davvero superabile, il mecca-nismo delle pastoie? Nessun sìalla leggera, dal palco dei rela-tori. Possibilismo, certo, macon i piedi ben piantati per ter-ra, perché il terreno è minato.«Si suol dire, Andreotti lo face-va spesso, che ci sono due tipidi matti: quelli che si credonoNapoleone e quanti voglionofar funzionare le ferrovie delloStato. Io – ironizza Bortolussi –aggiungo al novero la categoriadi chi vuole risanare l'ammini-strazione pubblica. Citando Se-neca: nessun vento è favorevo-

le per il marinaio che non sadove andare. Nel campo dellap.a. il problema non è l'effi-cienza ma l'efficacia, che nondipende dal funzionario, bensìdalla politica. Il decadimentodei due settori, in Italia, è stret-tamente interconnesso. Ci fos-se la motivazione (come, peresempio, al tempo della rico-struzione), le cose marcerebbe-ro meglio: il punto sta propriolì, bisogna dare obiettivi. Un

burocrate che non ne ha tendeinevitabilmente a scansare glioneri. La parola d'ordine è evi-tare rogne». Ma di nodi ce nesono altri, tanti altri. Limitan-doci alle parti alte della... classi-fica: Primo: «Carenza di mana-gerialità nel comparto». Secon-do: «Legislazione. Se non la siappiana l'inattività è l'unicastrada per non sbagliare. Perso-nalmente – chiosa il segretariodella Cgia – sono convinto che

la soluzione stia nel federali-smo: la felice esperienza dei pa-esi che l'hanno adottato parlada sola». Lo sguardo dell'antro-pologo, invece, punta l'indicesulla tendenza del cittadino atirarsi indietro di fronte all'im-pegno: «Più cala la burocraziae più le responsabilità cresco-no. Non potremo mai liberarcidella prima senza un incre-mento, e pure sensibile, delleseconde». Tagliare, del resto, è

mica affar semplice. Il proces-so è vincolato a un intreccio dicautele figlie, in primis, della“cultura” della tutela dell'indi-viduo (cui si deve la moltiplica-zione delle regole): «La sempli-ficazione è cosa seria – scandi-sce Piperata –: non la si attuacon l'accetta ma con il bisturi...ammesso che vi si possa proce-dere. La legge – osserva inoltre,proprio in rapporto alla prolife-razione normativa – apre sem-

pre nuovi campi ai burocrati,ma a volte è lo stesso“apparato pubblico” a legitti-marsi come presenza in deter-minati contesti della vita». ASepe la chiosa: «Quando la nor-mazione è difficile il primo asoffrirne è il funzionario, chespesso non si assume i“carichi” del caso. La burocra-zia ha perso il ruolo di medita-tore fra le necessità della gentee la politica: siamo di fronte a

una sorta di welfare distorto».E domani, alle 21, sempre in

San Francesco, e sempre in te-ma di burocrazia, appunta-mento con Bolli, sempre bolli,fortissimamente bolli, conver-sazione scenica tra Gian Anto-nio Stella e Natalino Balasso,che sostituisce Paolo Rossi: en-trambi veneti, entrambi notis-simi ai lettori e agli spettatori.

Lucia Aviani©RIPRODUZIONE RISERVATA

Cerno: «Spero inun2015diverso»e lancia “AffaTaffa” inmarilengheIl giornalista udinese de L’Espresso insiste nel j’accuse al festival nel giorno dell’attacco del M5S«Credo che la difesa della lingua sia compito della letteratura. Ecco il perché di questo progetto»

Non avverte particolari scosseAlessandro Verona, il presi-dente di Vicino/Lontano, seb-bene qualche spallata abbiamosso la quiete tradizionaledi un festival di certo pocoavezzo alle contestazioni. «Hoimparato a farmi scivolare ad-dosso le questioni, dice, altri-menti si piega quell’umoreche, altresì, dovrebbe essere aimassimi soprattutto appenasi lancia un’edizione. Mi spia-ce del misunderstanding conTommaso Cerno; è un amicoe quando scoppiano casi fami-liari ci resti davvero male, so-prattutto se di colpe proprio

non ne hai. Ah, la lettera. Laspediamo a tutti gli ospiti, enon soltanto per ringraziarli.In realtà è un invito alla seratadi gala del premio Terzani.Non ci vedo alcunché di sgar-bato. Certo, la formalità stridecon l’amicizia, ma qualcosa al-le volte scivola fuori controllo.La mia firma c’era, per carità.Su tutte c’è. Mi pareva di esse-re stato chiaro in merito ai de-stinatari. Con Tommaso ce lasbrighiamo senza pompa ma-gna, spiegai. È sfuggita, amen.Non sembra un fatto grave,onestamente».

I denari pubblici spesi ma-

le. S’invoca chiarezza, presi-dente. «Il budget complessivoè di 280 mila euro, nessuno lovuole nascondere. Sarà tuttopubblicato in un apposito spa-zio del nuovo sito. Non ne-ghiamo affatto la trasparenza.Un pizzico di pazienza. Sullesettimane offerte ai relatorivorrei puntualizzare. Sfoglian-do i segreti libri, scopro cheuna persona ha pernottatoper ben due notti, il resto dellatruppa, una soltanto, comeprevede l’ospitalità. In quantoai gettoni di presenza non su-perano i trecento euro. Che sisappia. Ancora un punto. Ne-cessario da sviscerare ben piùdel resto, direi. Direttivo e co-mitato scientifico di Vicino/Lontano vivono, sin dall’ini-zio, di gratificazioni, non di sti-pendi. Ecco questo a Cernovorrei proprio spiegarlo.

“Torna a fare l’architetto”, miha provocato. Non ho maismesso di farlo, ti rispondo. Elo continuerò a fare».

Ciò che Verona si auspica,invece, è un giro di valzer di-verso già dalla prossima rasse-gna 2015. «Lavoriamo affin-ché l’associazione diventi im-presa culturale così da acquisi-re maggiore stabilità e più so-stanza. A volte ci ritroviamo afronteggiare programmi impe-gnativi con forze esigue».

Cerchiamo di concludere.Si è chiesto presidente comemai Cerno se la sia presa pro-prio con lei?

«Mah, non lo so. Io, tra l’al-tro, non riempio i cartelloni.Può telefonare e fare il contro-pelo a chi realmente li costrui-sce, se ritiene di essere statomaltrattato». (Gpp)

©RIPRODUZIONERISERVATA

Tedeschini Lalli e Chiusi: «Il web controlla tutti, il Datagate non riguarda solo i politici»

La nuova copertina di “Affa Taffa”, tradotto in friulano; Tommaso Cerno, giornalista e scrittore udinese

Fabio Chiusi, esperto di web, curatore di “v/l Digital” (Foto L.d’A.)

“V/L DIGITAL”, IL PRIMO APPUNTAMENTO

di Gian Paolo Polesini

Ancora non del tutto rappacifi-cato, Tommaso Cerno, forsepiù dispiaciuto di dover rinun-ciare a un dibattito sentito,quello sul Movimento 5 stelleprogrammato per domenica 18- «ma questa è una scelta mia, ilno a Vicino/Lontano è raziona-le» - che stizzito per una formaeccessivamente formale riser-vata a un «amico del festivalnon trattato da amico». La fir-ma udinese de L’Espresso, non-ché opinionista politico televi-sivo, attacca la rassegna per vizicomportamentali e per una di-menticanza colmata in frettaall’ultimo minuto. «Non si ma-neggia così uno di parte, sbot-ta, dieci anni fa quest’avventu-ra l’ho vista formarsi, speravoin una diversa considerazione,ma finché chi comanda è igna-ro di quel che fa, spero in unaundicesima edizione contutt’altre basi e possibilmentesenza la solita casta a occuparesempre le stesse seggiole. Li ve-do girare per questi agglomera-ti culturali, da maggio a settem-bre, con la valigetta a tracolla.Diamo una spolverata al vec-chiume imperante; o vogliamoricalcare le impronte già lascia-te?».

Insomma, per farla breve,

Cerno a Udine non verrà. Nonè bastata una notte a lanciarloverso un aeroporto. E nemme-no la comparsa improvvisa diun comunicato marchiato Cin-que stelle firmato da MarcoZullo, candidato al ParlamentoEuropeo, che denuncia v/l «difare propaganda contro il Movi-mento con il sostegno della Re-gione. La Serracchiani sfruttala conferenza di domenica (Al-fabeto Grillo, ndr) per fini elet-torali», scrive Zullo il quale siauspica un maggiore controllopolitico del palinsesto. «Avrei

rappresentato la terza voce» -spiega Cerno fresco reduce diuna osannata visita nel blog diGrillo, per rimarcare certe de-nunce di Pd e Fi piovute addos-so al partito. Nemmeno questostimola Tommaso a ripensarci.A saldare la protesta, ieri su Fa-cebook, si è manifestata unapostazione di raccolta dati equant’altro serva a smuovereumori e sentimenti, ovviamen-te riguardo i destini immediatie perché no futuri del vicino-lontano pensiero. S’intitola“Cerno protagonista da lonta-

no”.Strambando come il miglior

skipper di Luna Rossa, ci ritro-viamo in un altrove librario elontano dalle beghe. Senza pre-amboli e antipasti, Cerno svelala sostanza della sua nuovaoperazione culturale: «Ho tra-dotto in friulano il romanzo Af-fa Taffa», dice subito argomen-tando la scelta: «per tutelare lalingua, fondamentalmente, ol-tre al piacere di condividerecon la terra una storia della ter-ra. Nasce qui, il racconto, il ra-gazzino quattordicenne cresce

respirando gli umori e gli odoridi un paese che sa di Friuli.Spesso i friulanisti hanno osteg-giato le mie critiche sullo sper-pero di denari a favore di azionisecondarie e inutili, invece diconcentrarsi sulla produzionedi letteratura nuova, come hosempre creduto». Piglia sostan-za il narrare dell’emigrante friu-lano Ban Revelant e della suastrana storia d’amore nata perlettera. Un libro agile e profon-do che, con ironia, srotola i di-sperati tentativi del giovanottodi diventare adulto e d’impara-re ad amare un altro uomo». Sedi traduzione vogliamo parla-re, ma forse è terminologia im-propria... «Lo è, in realtà. Miozio Paolo Cerno, poeta, scritto-re e profondo conoscitore dellepieghe della friulanità, si è cari-cato addosso la responsabilitàdi consegnare al lettore il mi-glior idioma possibile, ben sa-pendo che quello assoluto nonesiste. Ho letto alcune parti, du-rante una comprensibilmentelunga gestazione, e il suono èmigliore, rimbalza con fluidità,ti consegna il senso vero dellecose». Se Mimesis editò la ver-sione italiana, Ribis si è occupa-to di questa. «Faremo una pre-sentazione alla biblioteca Joppidi Udine. Il luogo ideale».

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� UDINE

Occasione unica, oggi nell’am-bito di vicino/lontano, per ca-pire dove sta andando l’Euro-pa delle lingue, ma anche e so-prattutto l’Italia delle mino-ranze linguistiche. Nell’exchiesa di San Francesco, alle15.30, con il sostegno dell’Ar-lef, si terrà l’incontro Dopo Ba-bele. L’Europa e le lingue, pre-senti, fra gli altri, FrancescoPalermo, bolzanino senatoredella Repubblica e primo fir-matario del disegno di leggeper la ratifica della Carta euro-pea delle lingua minoritarie.

Per Palermo – costituzionali-sta e consulente dell’Osce edel Consiglio d’Europa – «l’Ita-lia deve percorrere ancorauna lunga strada prima digiungere ad un pieno rispettodelle lingue presenti sul pro-prio territorio. Alcune infattisono ottimamente tutelate, al-tre solo in parte, altre ancorasono persino represse, come irom e i sinti. Ogni minoranzaha esigenze diverse, ma l’asim-metria attuale è eccessiva e al-cune situazioni sono netta-mente al di sotto degli stan-dard europei». E i friulani, ache punto si trovano? «Godo-

no di una tutela intermedia.Alcune misure significativepreviste dalla legge regionaledel 2007 sono state dichiarateillegittime dalla Corte Costitu-zionale, che ha ritenuto chenon spettasse alla Regione as-sumerle. Il problema è che loStato non lo fa, e quindi alcuniambiti di tutela previsti dallaConvenzione quadro del Con-siglio d’Europa (ratificatadall’Italia) come l’uso pubbli-co, la toponomastica, l’istru-zione e la rappresentanza, so-no meno sviluppati di quantodovrebbero. La ratifica dellaCarta europea delle lingue re-

gionali o minoritarie sarebbela soluzione di molti proble-mi».

Pienamente d’accordo sullanecessità di giungere in tempibrevi alla ratifica anche il diret-tore dell’Arlef, William Cisili-no, che assieme al linguistaGiorgio Ziffer coordinerà l’in-contro (fra gli ospiti anche ilsardo Giuseppe Corongiu e lafriulana Patrizia Pavatti).«L’11 febbraio scorso – ricordaCisilino – il Consiglio d’Euro-pa, per la prima volta, haemesso un durissimo comuni-cato nei confronti dell’Italiaper i ritardi nella tutela delleminoranze. Richiami ricevutianche da Albania, Azerbai-gian, Georgia, Macedonia,Moldova e Russia. Non certouna bella compagnia per unpaese che si vanta di avereuna delle Costituzioni più bel-

le del mondo, ma non ricordache è anche una delle piùinapplicate. Ed è davvero im-barazzante leggere sul sito delConsiglio d’Europa qual è iltrattamento riservato dall’Ita-lia a certi gruppi etnici. Se que-sto è un Paese civile, è tempodi darsi una regolata».

Difficile però dire se la ratifi-ca della Carta arriverà in tem-pi brevi. Per il senatore Paler-mo – che sta seguendo la que-stione in prima persona a Ro-ma – «c’è poca sensibilità al te-ma nella classe politica. Ognivolta che si arriva alla calenda-rizzazione in commissione ar-rivano urgenze che passanoavanti. Ma con le dovute solle-citazioni nel Parlamento e nelgoverno questa potrebbe esse-re la legislatura buona per col-mare un ritardo che dura da14 anni».

Di cosa sono fatti i muri cheabbiamo intorno e che ci separanodal resto del mondo? Quantodevono essere spessi e solidi,piuttosto che sottili e trasparenti,lo dovremmo decidere noi. Einvece la nostra facoltà di scelta èpiù ridotta di quel che pensiamo ea sottolinearlo sono stati, ieri seraper “vicino/lontano”, FabioChiusi, giornalista e scrittoreFabio Chiusi, Mario TedeschiniLalli, vicedirettore Innovazione eSviluppo del Gruppo EditorialeL’Espresso, e Antonio Casilli,professore associato di DigitalHumanities al Paris Institute ofTechnology. Occasione il primoincontro di “v/l Digital”, “Chi sacosa di te”, nell’ex chiesa di SanFrancesco. Smontato, anzitutto, il

mito della casa di vetro, quellacon le pareti trasparentiattraverso le quali tutti possonoguardare: «Le ragioni per le qualila maggior parte dei cittadiniitaliani accetta questo mito senzabatter ciglio – dichiara ilgiornalista Tedeschini Lalli – è chenoi viviamo da tempo in unacultura del controllo». Uncontrollo continuo, al quale siamosottoposti senza che pensiamodavvero sia vincolante e reale. Eproprio da questa considerazioneparte il blogger udinese FabioChiusi, traghettatore dellasezione digital di“vicino/lontano”. Dallaconsiderazione che non c’è nulladi astratto in ciò che è emerso dalDatagate, «ma è tutto molto

concreto, perché basta fare unatelefonata affinché la Nsa ecolleghi possano assumeremetadati su chiunque di noi.Addirittura anche attraverso uncomputer non connesso –ammette Chiusi senza giri diparole – c’è la possibilità di esseremessi a nudo». Il primo passodella serata è dunque quello dipresentare ai partecipanti undato di fatto e non un’ideaopinabile. «I cittadini devonocapire che il controllo sulleinformazioni riguarda anche loroe non solamente i politici». Ildialogo scivola dagli esempiclamorosi derivati dal casoSnowden fino a quel che di piùintimo possediamo tutti, ovverola nostra quotidianità. «Quelli che

minimizzano dicendo che se nonhanno nulla da nasconderepossono essere tranquillamentespiati – commenta Chiusi –dimenticano che il puntofondamentale è il nostro dirittoalla privacy». La riservatezza,infatti, passa anche e soprattuttoattraverso le grandi piattaformedigitali ormai diventate di usocomune. «Penso a Google, aFacebook, che sono sì strumentiche abilitano la nostra libertà diespressione, ma che, non essendoorgani di beneficenza bensìimprese commerciali – chiarisceTedeschini Lalli – si fanno pagarecon i nostri dati. A noi sta ilcompito di capire che fine fanno ecome vengono usati».

Anna Dazzan

La nuova Chiesadi Papa Bergoglio

VICINO/LONTANO»CHE MONDO FA?

In alto, Giuseppe Bortolussi (Cgia di Mestre) al confronto sullaburocrazia. Qui sopra, il sindaco Honsell ieri primo lettore di “Questàlibertà” di Cappello. A destra, il pubblico festivaliero (F. Luca d’Agostino)

Il presidente di Vicino/Lontano Alessandro Verona

la replica

Verona: «Il programmadi v/l nonècompitomio»Il presidente: «Mi spiace per Tommaso, ma io non ho mai smesso di fare l’architetto»

Il senatore Palermo, oggi a Udine

OGGI IL CONFRONTO IN SAN FRANCESCO

Doveva l’Europadelleminoranze linguisticheIl senatore Palermo: «Sul friulano lo Stato difetta». Cisilino (Arlef): «Urge ratificare la Carta»

“Vicino/lontano” oggi alla terzagioranta. Si parte alle 15.30, in SanFrancesco, con “Dopo Babele.L’Europa e le lingue”, il dibattito acura dell’Agenzia Regionale per laLingua Friulana che presentiamoin questa stessa pagina. Alle 18,sempre in San Francesco, siprosegue con un dialogo di intensaattualità: quello dedicato all’eradi Bergoglio, capace di riportareuna rinnovata Chiesa al centro delnostro tempo. “La fede, la Chiesa,il potere e un Papa così” titola ilconfronto che impegnerà RemoCacitti, don Pierluigi Di Piazza ePaolo Scarpi, coordinati NicolaGasbarro, docente di storia dellereligioni. Sempre oggi, incollaborazione con il Teatro ClubUdine e per il coordinamento diGianni Cianchi e Angela Felice, ilfestival propone, dopo quella per“Questa libertà” di PierluigiCappello, la seconda maratona diletture integrali dedicata aivincitori del premio Terzani 2014:dalle 15.30, alla LibreriaFeltrinelli, riflettori sulle paginedi “Come diventare ricchi sfondatinell’Asia emergente”, il libro diMohsin Hamid edito Einaudi.

IL PROGRAMMA

DOMENICA 11 MAGGIO 2014 MESSAGGERO VENETO Cultura e Spettacoli 61

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