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L’Antifonale: pregare salmodiando Verso un nuovo corpus dei Canzonieri di Guerra Fare coro in Università Sguardi su “Piemonte In... Canto” Ultime ricorrenze 2014 ASSOCIAZIONE CORI PIEMONTESI RIVISTA DI INFORMAZIONE ED AGGIORNAMENTO 2 / 2014 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale -70% NO/NOVARA n. 2 - anno 2014

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L’Antifonale: pregare salmodiando

Verso un nuovo corpus dei Canzonieri di Guerra

Fare coro in Università

Sguardi su “Piemonte In... Canto”

Ultime ricorrenze 2014

ASSOCIAZIONE CORI PIEMONTESI

RIVISTA DI INFORMAZIONE ED AGGIORNAMENTO

2/2014

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale -70% NO/NOVARA n. 2 - anno 2014

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n altro anno, il secondo del nostro mandato, sta per con-cludersi e come “nuova consuetudine”, che spero diventi“tradizione”, cerchiamo di raccogliere i pensieri, le idee, i

progetti che ci hanno accompagnato in questo anno o di cuivedremo il concretizzarsi durante il prossimo.

In questo articolato 2014 abbiamo mantenuto vecchi proget-ti, implementato quelli neonati e con orgoglio ne abbiamo varatialtri che hanno riscontrato consenso anche al di fuori dellanostra regione.

Prima di tutto, però, volevo esternare i ringraziamenti delConsiglio di Presidenza al nostro “Team di Segreteria” che havisto Monica e Alice integrarsi e completarsi in quello che defini-rei un lavoro di “Intelligence” per la nostra coralità regionale.

Azioni ACP 2014:– Promozione e pubblicazione del bando del XII Concorso

Nazionale di Composizione ed Elaborazione Corale chequest’anno ha visto la nascita della sezione con accompagna-mento di uno strumento a scelta.

– Piemonte in… Canto ha riconfermato il suo successo con 29appuntamenti policorali sul territorio dei quali 4 dedicati allamusica liturgica.

– Il II Corso di Formazione “Manos Blancas” per direttori e coor-dinatori di cori per cantori diversamente abili.

– NATIVITAS, che quest’anno ha visto il convogliare di oltre 140concerti sul territorio in un unico programma regionale.

– La collaborazione con FENIARCO e Città di Torino per l’orga-nizzazione dell’evento Sulle arie del Natale all’interno di ATorino un Natale coi Fiocchi.

– La timida prima esperienza di RESURRECTIO, cartellone unicodei concerti di Quaresima e di Pasqua.

– La continua collaborazione con il Borgo Medievale di Torino ei nuovi progetti corali con il Parco nazionale del Gran Paradisoe l’Associazione Turismo in Langa.

– La concessione di 18 Patrocini a progetti di coralità di livellonazionale e internazionale.

– La firma del Manifesto contro il Lavoro Minorile in partnershipcon ILO - International Labour Organization.

– Il Gran Galà della Coralità Piemontese che ha visto esibirsi icori che hanno avuto riconoscimenti istituzionali nell’ambitodella coralità nazionale e internazionale.

– La progettazione del VI Concorso Polifonico del Lago Mag gio -re che il prossimo anno vedrà il suo debutto a VerbaniaPallanza.

– La progettazione dell’XI Concorso Regionale che vedrà nostripartner il Comune di Mondovì, la Scuola Comunale di Mu sicadi Mondovì e l’Accademia Montis Regalis.

– Il tesseramento di tutti i coristi dei cori iscritti ACP.– I 75 incontri istituzionali per la promozione delle attività asso-

ciative con le Istituzioni Politiche Regionali, Provinciali, Co -munali – compresi i vari Capoluoghi di Provincia – Fon da zionie Istituti Bancari.

Progetti ambiziosi per persone ambiziose.Progetti che servono a “farci conoscere” per poi un domani

“farci riconoscere” come uno dei movimenti culturali più impor-tanti della nostra regione.

Mi congedo augurando a voi e a tutte le vostre famiglie unsereno Natale e un 2015 ricco di prosperità e salute.

Il vostro PresidenteEttore Galvani

Editoriale

Sommario

Lettera al Presidente ACPdal Presidente di ARCL . . . 2-4

U VOGLIA DI CORON. 2 - Anno 2014Rivista di Informazione ed Aggiornamento della coralitàPiemontese a cura dell’Associazione Cori Piemontesi

Direttore ResponsabileLivio Blessent

CaporedattoreLaura Chiara Colombo

Vice CaporedattoreEttore Galvani

Hanno collaborato Ezio Aimasso, Enrico Armando, Daniele Caldirola,Marcella Dunand, Maurizio Ferrero, Gianni Fusaro,Pietro Garavoglia, Michela Greco, Alessio Lucchini,Enrico Miolano, Maria Teresa Mosconi, Laura Tommasi,Raffaella Tassistro, Alvaro Vatri

EditoreAssociazione Cori PiemontesiVia 42 Martiri, s.n. - Verbania-Fondotoce

Fotocomposizione, Stampa e LegatoriaTipo-Litografia GRAFICA SANTHIATESECorso Nuova Italia, 15/b - 13048 Santhià (VC)Tel. +39 0161 94287 - 0161 [email protected]

Progetto grafico di copertinaEnrica Bellino Roci, Marco Nepote

Salmodia, culmine della preghiera . 5-6I canti della Grande Guerra: nuove proposteper la definizione di un corpus . . 7-11

Le “Icone” corali della SocietàCorale Città di Cuneo . . . 12-13Quando il canto coraleamplia cuore e mente . . . 14Il boom di Poli Tnico . . . 15Suoni dal Monviso, tra montagna e musica 16-17Ben 45 anni di voci e tradizioni per il“Coro Monte Mucrone - Provincia di Biella” 18Il Messiah incanta Alessandria . . 19Cantare all’università:una Corale lunga 60 anni . . 20-21Dieci anni per il Coro “La Girafa” . 22Festival “Piemonte In... Canto 2014”:un bouquet di eventi . . . 23-24Piemonte In... Canto a Biella e provincia . 24Due cori a Vignole Borbera . . 25Nel VCO un carico di emozioni . . 26-28

personaggi

questioni corali

mondo corale

E

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Cari Amici dell ’Associazione Cori Piemontesi,

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innanzitutto esprimo il più vivo compiacimento perquesta iniziativa di ospitare le voci e le storie dellealtre Associazioni regionali: è indubbiamente il modomigliore, non solo per conoscersi, ma per testimoniareil senso di appartenenza a quello che amiamo definire“il movimento corale amatoriale” e agli Enti che que-sto movimento intendono valorizzare, promuovere erappresentare, ai vari livelli territoriali e istituzionali.

L’Associazione Regionale Cori del Lazio è onoratadi essere presente nella vostra rivista e di raccontarvisuccintamente la sua storia.

Dunque: l’ARCL operativamente agisce dal 1990,nel senso che ha formalizzato il proprio statuto inquell’anno, ma come realtà era già attiva negli anniprecedenti, tanto è vero che nel 1984 è stata tra glienti fondatori della FENIARCO. I cori iscritti all’inizioerano 15, nel 1997 abbiamo superato i 100 e su quel-la quota ci siamo assestati, con lievi fluttuazioniannuali. Quest’anno sono 122.

Abbiamo un bollettino mensile online (scaricabilein pdf), “LazioinCoro”, nel nostro sito www.arcl.it, rea-lizzato da una redazione di ben 11 giovani collabora-tori ai quali si aggiungono “cronisti” occasionali.

“Se crediamo nella coralità non possiamo nonoccuparci dei bambini” era solito ripetere il M° Do -menico Cieri, uno dei “padri fondatori” dell’Asso cia -

zio ne, presidente del Consiglio direttivo regionalefino al marzo 2002, scomparso il 30 aprile dello stes-so anno. Questa attenzione si è concretizzata, già nel’92, nel “Concorso Regionale EGISTO MACCHI” percori di voci bianche operanti nella scuola dell’obbligo,a cui, nel 1996, ha fatto seguito il “ConcorsoRegionale GIAN LUCA TOCCHI” riservato ai cori gio-vanili operanti nella scuola media superiore.

Nel corso degli anni, i Concorsi “scolastici” si sonoconfermati un punto di riferimento importante nelpercorso formativo e didattico per le scuole dellaRegione, pertanto hanno ottenuto il Patrocinio e lacollaborazione della Regione Lazio, concretizzatanella concessione del Teatro Olimpico, sede dellaAccademia Filarmonica Romana, una delle più presti-giose istituzioni musicali romane, per la cerimonia dipremiazione.

L’aspetto didattico e pedagogico dei “Concorsi sco-lastici” è evidenziato, tra gli altri aspetti, dalle regi-strazioni professionali delle esibizioni dei cori chevengono immediatamente consegnate loro al termi-ne delle esibizioni, allo scopo di fornire ai cantori e ailoro direttori un ulteriore mezzo di riflessione e stu-dio.

In questo ambito, nuove prospettive si aprono conl’istituzione dell’Elenco delle “Scuole Partner nella

Si racconta... il Lazio

Lettera al Presidente ACP dal Presidente di ARCL(Associazione Regionale Cori del Lazio)

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Promozione dell’attività corale nella scuola”, un pro-getto sperimentale varato proprio nell’autunno diquest’anno.

Rimanendo in tema di Concorsi dobbiamo dire chequello “classico” – il Concorso Corale Regionale (ilnostro è articolato in ben 9 classi di concorso inmodo da “intercettare” tutte le espressioni dellanostra coralità) – ha risentito, come immaginiamo unpo’ dappertutto, delle difficoltà di reperire le risorsenecessarie, quindi nel tempo è stato realizzato aVallecorsa, poi si è trasferito a Rieti, poi nella cittadi-na di Formello, alle porte di Roma, per approdare(come fece Enea con i suoi troiani) ad Ardea, nel2013, e lì, per il momento, rimanere “arenato”.

Non abbiamo trascurato la ricerca sulle nostre tra-dizioni musicali, con il “Concorso nazionale di elabo-razione corale di un canto della tradizione orale diarea laziale”, con il cofanetto antologico di 2 CD “IlCanto Corale - Lazio, vol. I”, a cui hanno partecipato19 cori, e con altri progetti discografici ed editoriali,pronti da tempo, ma purtroppo ancora in attesa ditempi migliori…

Toccando il tema dell’editoria va ricordato unostrumento che ha fatto scuola nell’ambito associativonazionale, vale a dire il nostro Annuario, che rappre-senta un momento di incontro, di confronto e discambio di esperienze. In esso, infatti, sono riportatenon solo tutte le notizie relative a ciascun coro (orga-nici, direttivi, strutturazione dell’attività, ma anche irepertori studiati e le manifestazioni realizzate). Tuttiquesti dati vengono poi riproposti in forma sintetica;ne risulta uno spaccato vivo del fermento “corale”della regione: si può vedere “come” e “cosa” il Laziocanta in coro.

La realizzazione cartacea dell’Annuario è statapossibile per 10 anni, fino al 2000, poi è rimasto

nella sfera della “virtualità”, ma certamente se nesente la mancanza. Speriamo per il futuro…

Interessante, a nostro avviso, anche la pubblicazio-ne del “Calepino dei compositori per cori di v.b. pre-senti nel Lazio”, realizzato in collaborazione conGuido Coppotelli e Tullio Visioli.

Un capitolo particolarmente importante dellanostra storia riguarda l’aggiornamento dei direttori:l’elenco delle tematiche affrontate in questo quarto disecolo di vita riempirebbe diverse pagine e noi nonvogliamo tediare i lettori. Ci limiteremo, pertanto, aindicare alcuni passaggi generali. L’Associazione orga-nizza due eventi formativi ogni anno: uno in autunno euno in primavera; le tematiche affrontate sono, ovvia-mente: vocalità, tecnica di direzione e repertorio; illoro profilo è articolato in tre livelli: A = livello di BASE(metodologie di approccio alla vocalità); B = livelloAVANZATO (vocalità e tecnica direttoriale relativa arepertori specifici); C = livello SPECIALISTICO (appro-fondimento di un aspetto tecnico o repertoriale speci-fico). “In cattedra” si sono succeduti docenti quali:Gary Graden, Francesco Luisi, Andrea Horvath, ElisaTurlà, Marco Berrini, Nino Albarosa, Dario Tabbia,Diego Caravano, Remo Guerrini, Piero Caraba,Fabrizio Barchi, Walter Marzilli, ciascuno dei quali èstato impegnato per un ciclo triennale di incontri.

Sempre nell’ambito dell’aggiornamento rientral’accordo di partnership realizzato con l’AccademiaNazionale di Santa Cecilia nella “Stagione del Coro2003-2004” (“Progetto Palestrina” e “CapolavoriCorali del Novecento”), nel corso della quale l’ARCLha curato le introduzioni ai concerti della stagione,tenute dai Maestri Piero Caraba e Giorgio Monaripresso l’Auditorium Parco della Musica.

Nel 2011, nell’intento di sensibilizzare e promuove-re la pratica della Polifonia Rinascimentale (che,

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Una sessione del Concorso scolastico “Egisto Macchi” 2014

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almeno da noi, sembra un po’ trascurata) è stato rea-lizzato un progetto, dal titolo: “Chi ha paura dellaPolifonia?”, articolato in una serie di quattro tavolerotonde (denominate “Incontri polifonici del miotipo”) con varie personalità rappresentative di questorepertorio.

La coralità amatoriale è indubbiamente un feno-meno appassionante anche dal punto di vista pura-mente intellettuale. All’ARCL è sempre piaciuto stimo-lare una riflessione costante, anche se le conclusioniche via via si raggiungono sono necessariamenteprovvisorie.

Così, nel 1997, l’ARCL, in collaborazione con laRegione Lazio, ha organizzato un “Convegno sullaCoralità Laziale”, sullo sfondo delle situazioni e pro-blematiche nazionali italiane ed europee, con il riccocorollario di concerti attinenti ad alcuni degli argo-menti trattati nel Convegno stesso (musica corale perl’infanzia e per la gioventù, musica corale del XXsecolo, canto popolare ed elaborazione corale, polifo-nia di scuola romana nei secoli XVI-XVIII ecc.).

Altro convegno, nel 2000, presso la Sala delCarroccio in Campidoglio su “Il Canto popolare lazia-le e la Coralità”.

Si è trattato tuttavia di eventi “una tantum”, cosìdal 2003 è stata varata una iniziativa che invece èricorrente: la “Giornata di Studi in onore di DomenicoCieri” (il ricordato fondatore e presidente dell’ARCL),nella cui cornice sono state realizzate manifestazioni“miste” (ricerca e concerti) riguardanti alcuni filonifondamentali per l’ARCL e cari al M° Cieri: la Po -lifonia Rinascimentale, il Canto Popolare, la MusicaContemporanea, la Coralità infantile e l’educazionemusicale, la Didattica della Vocalità nella Storia.

Ulteriore spazio di in-formazione su vari temi è rap-presentato dagli “Incontri Culturali ARCL”, realizzatiin partnership con la FUIS (Federazione UnitariaItaliana Scrittori) presso la sede delle Federazione,con cadenza mensile, varati nel 2012.

Ma i cori del Lazio non sono solo invitati a manife-stazioni culturali: qualche volta li invitiamo anche acantare… e lo facciamo in tre occasioni:– con la Rassegna “CORINFESTA” per la Festa

Europea della Musica che vede ogni anno oltre 30cori alternarsi in importanti siti centrali nella cittàdi Roma,

– a livello provinciale, con la Rassegna “Terrapontinain…canto” che, dal 2007, si svolge a Latina,

– con la Rassegna “CoRIncontro”, rivolta alle realtàcorali del reatino, la cui prima edizione si è svoltanel dicembre 2010.Per chi vuole proprio “rischiare”, nel gennaio 2013

è stata varata la Prima edizione della “StagioneConcertistica ARCL”, con un cartellone di 6 concerti,per 6 domeniche consecutive, presso la SalaAccademica del Pontificio Istituto di Musica Sacra. Loscopo è quello di dare la possibilità ai cori di esibirsiin un luogo di prestigio, davanti a un pubblico etero-geneo quale può essere quello di una città comeRoma, inseriti nell’offerta concertistica complessivadella città stessa. Per il 2015 l’invito è stato estesoanche ai cori delle Associazioni Regionali limitrofe.

Abusando della benevolenza dei nostri amici letto-ri mi fa piacere segnalare un’ultima iniziativadell’ARCL: la Commissione Giovanile, la cui attività siè concretizzata in due importanti iniziative: “ChoralSwitch” (una giornata di studio a più cori che si scam-biano i direttori) e una collaborazione nell’organizza-zione di “VokalFest”, raduno della “musica giovanilein... birreria”.

Cari amici, come vedete le idee non ci mancano ecerchiamo di mettercela tutta, anche se non è faciletrovare risorse in una città come Roma. Non mipiace, trattandosi di “amatorialità”, parlare di risorseeconomiche, ma sappiamo bene che sono necessa-rie, se non altro per fare le fotocopie dei programmidi sala.

Ebbene, la nostra Associazione Regionale contasolo sulle quote dei suoi associati, ma il suo patrimo-nio di passione, di dedizione ed entusiasmo, di fanta-sia e creatività è grande e prezioso e si trasforma inenergia straordinaria quando prende consapevolez-za di sé e del fatto che, in altre parti d’Italia e delmondo, realtà come la nostra procedono con la stes-sa passione verso la stessa direzione: Cantemus, quiacantare bonum est; cantemus, quia cantare iucun-dum est; cantemus, quia cantare amantis est! (LajosBardos).

Con cordialità e gratitudine. ■

Alvaro VatriPresidente ARCL

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ei tre anni in cui preparavo la tesi di dotto-rato al PIMS di Roma con il prof. GiacomoBaroffio, durante le interessanti e vivaci dis-

cussioni e le chiacchierate che si intervallavanoallo studio, il professore non mancava mai di rac-contarmi particolari interessanti riguardanti la suastoria, gli incontri che aveva avuto in passato eanche particolari interessantissimi, magari ancheriservati, che mi lusingavano personalmente, per lafiducia che sentivo riposta in me.

Tra le tantissime cose che mi ha insegnato, unami è tornata alla mente in questi giorni, a cui subi-to non diedi importanza, e che neanche capii nellasua portata.

Il professore un giorno mi disse, sempre in unapausa dello studio, che poco tempo prima un suoconoscente gli aveva chiesto dei consigli, in quantoera sua intenzione fondare e dirigere un coro gre-goriano e non sapeva bene da che parte iniziare.

La sua risposta fu: “Cominciate a trovarvi tutte lesere e per un anno cantate almeno per un’ora isalmi. In latino, seguendo le formule salmodichesolite”. Mi raccontò che questa risposta lasciò ilsuo interlocutore basito, così come un po’ stupitolasciò anche me, che peraltro, proprio l’annoprima, avevo fondato ex novo un coro gregoriano,senza neanche lontanamente supporre che sidovesse iniziare in quel modo che ritenevo quanto-meno stravagante.

Ero agli inizi del mio percorso di studio con lui,forse la seconda o la terza volta che mi recavo aCremona per preparare l’esame di ammissione alPIMS di Roma, ed ero allora convintissimo che lasalmodia fosse semplicemente “un di più”, un qual-cosa di aggiunto, di supplementare, che, se anchenon ci fosse stata, il canto gregoriano nulla avreb-be perso della sua grandezza.

Pensavo che i grandi canti della Messa, soprat-tutto i graduali, gli offertori, cioè i brani molto

ornati, costituissero, dal punto di vista dell’esegesitestuale, il massimo raggiungibile.

Fu solo in seguito, grazie alla frequentazionecontinua con lui, e anche con l’altro grande inse-gnante che ebbi nei primi due anni al PIMS, il prof.Daniel Saulnier, che cominciai a capire che anchenel repertorio delle Ore si celava un tesoro immen-so: il lavorare ogni giorno su un manoscritto, delcorso secolare, che contiene tutti i canti dell’Ufficioe che costituiva l’oggetto della mia tesi, mi portò acapire che il canto gregoriano non è solo il reperto-rio del graduale (intendendo con questo termine illibro che contiene i canti della Messa), ma anchequello dell’antifonale (il libro con i canti dell’Uf fi -cio).

All’interno di questo repertorio la salmodia hasenz’altro una parte rilevantissima. E, a mio modo divedere, non solo da un punto di vista quantitativo.

A mio modestissimo parere, infatti, se è vero chenei repertori molto fioriti della Messa ci si può sbiz-zarrire nella ricerca di artifici semiologici o in diffe-renti scelte per interpretare al meglio la Parola dalpunto di vista dell’esegesi, è altrettanto vero che se

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Salmodia, culmine della preghiera■ di Ezio Aimasso

* Ezio Aimasso: pediatra, gregorianista, studioso di paleografia musicale.

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Fonte: www.toscanaoggi.it

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un grossissimo limite, che distrarrebbe dalla con-centrazione, dalla ruminatio (mi si passi un termineche odio), da un’actuosa partecipatio mentale cheè il fulcro della salmodia.

Anticamente addirittura si privilegiava, all’inter-no dello stesso notturno, la monotonia modale, arischio di cadere vittima del sonno, per non esseredistratti dalla varietà melodica: il doversi concen-trare su una melodia, semplice finché si vuole, madiversa a ogni antifona, poteva distogliere l’atten-zione dei monaci da quella che doveva essere l’uni-ca vera fonte di sostentamento dello spirito: la lec-tio divina.

I grandi melismi, le studiate arditezze melodichedel solista nei canti del Proprium Missae, costitui-scono certamente quanto di meglio ci può esserenella ricerca di una profonda, attenta e meditataesegesi del testo, ma quando si cantano quei branidi così grande difficoltà, sicuramente, anche maga-ri inconsciamente, parte della nostra mente deveconcentrarsi sulla melodia per non incorrere inqualche errore. E allora non si rinnega a quel puntola natura stessa del canto gregoriano? Non si correil rischio, nel canto di quei brani, di dimenticarequanto dice San Benedetto al termine del cap. XIXdella Sua regola: “…et sic stemus ad psallendum,ut mens nostra concordet voci nostrae”? Non è pos-sibile, vista la difficoltà di quelle melodie moltomelismatiche, bearsi di più della nostra abilità disolisti, che dell’essenza della Parola di Dio?

In ultima analisi, anteponendo in una scala divalori le melodie molto ornate alla semplicità dellasalmodia, considerando il repertorio del Gradualedi serie A e quello dell’Antifonale di serie B (comequalcuno si permette di classificare), corriamo unrischio enorme: quello di privilegiare la melodia altesto, dimenticando che il canto gregoriano non èsemplicemente musica nell’accezione più comunedel termine, ma è soprattutto o, forse meglio, sola-mente un linguaggio di fede, che si nutre costante-mente ed essenzialmente della Parola di Dio. ■

ci si vuole abbandonare a quella stessa Parolasenza lasciarsi traviare dalle arditezze melodichedelle note o dai virtuosismi del solista; se ci si vuoleabbandonare alla meditazione serena della lectiodivina senza interferenze di stimoli ‘altri’ che pos-sano disturbare tale meditazione; se la ruminatiodeve diventare quella che è l’origine stessa delcanto gregoriano, allora forse la salmodia diventail culmine, il momento più elevato, intimisticamentepiù intenso del canto e, a quel punto, e solo a quelpunto, della preghiera.

A capire questo ci sono arrivato solamente ora,dopo tanti anni, sentendo e risentendo diversi corigregoriani cantare i brani più diversi di questoimmenso repertorio e accorgendomi come, se cisi vuole raccogliere veramente in se stessi, si arri-va lì. E non si cerca mai il disco o la registrazionedel coro con i solisti più bravi, vocalmente perfet-ti, senza sbavature ritmiche o di fraseggio, ma sicerca il coro di monaci che, dopo una giornata diora et labora, cantano compieta, magari con lavoce roca, magari sillabando un po’ troppo (alme-no secondo i canoni tradizionali: ma chi se nefrega?), ma dai quali traspare, e che ti trasmetto-no, la certezza di essere alla presenza del DeiVerbum, che stanno interiorizzando e ti fannointeriorizzare e che non stai adattando tu al tuostato d’animo bensì che indirizza invece la tuamente ai Suoi voleri.

E arrivi anche tu a capire che non c’è di meglio,alla sera, quando sei stanco, sei preoccupato per illavoro, per qualche ammalato (essendo pediatra,capita di preoccuparsi per qualche situazione), cheprendere il salterio e cantare qualche salmo, noncercando quello che si adatta al tuo stato d’animoattuale, ma scegliendo a caso e lasciandoti tra-sportare dal testo e dalla melodia che quel testoveicola.

Mi si dirà che una cantillazione non può ispiraregrosse emozioni, grossi sentimenti. Ma è proprioquella la straordinarietà della salmodia: sarebbe

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i sono accostato al genere dei “canti deglialpini” nel modo più tradizionale: fu mio pa -dre a regalarmi un’audiocassetta del Coro

della Sat, da bambino, e penso che per molti appassio-nati della mia generazione il primo ascolto sia avvenu-to così. Qualche anno dopo fui letteralmente arruolatoin un coro alpino, e trascorsi la naja nel coro dellaBrigata Alpina Taurinense. Continuai, quindi, anche sein modo molto disordinato, a coltivare la mia passioneper i canti degli alpini. La preparazione della mia tesidi laurea in lettere mi ha regalato, infine, un’opportu-nità irripetibile per approfondire la conoscenza di que-sto particolare repertorio; ho scelto quindi – anche inconsiderazione del centenario – di concentrarmi suicanti della Grande Guerra, che da sempre mi avevanocolpito sul piano emotivo.

Se, da un lato, è stato difficile incanalare l’esuberan-za del corista e dell’appassionato nei rigorosi limitidella filologia, dall’altro, spostare il mio punto di vistasu un piano prettamente “scientifico” mi ha permessodi inquadrare l’argomento in una luce nuova. È emersacosì una serie di aspetti che, per il semplice fatto diaverli sempre trascurati, mi sono parsi veramenteinnovativi, e che cercherò di esporre brevemente.

Innanzitutto, la prima scoperta è avvenuta interro-gando il portale del Sistema Bibliotecario Nazionale egli indici OPAC delle maggiori biblioteche italiane (eanche esplorando l’enorme quantità di materiale pre-sente nei database di alcuni siti tematici, quali adesempio Lorien; 14-18 e Bibris): digitando parole chia-ve come canti, inni, canzoni, in combinazione, peresempio, con guerra, soldati, Patria, è riaffiorato unconsiderevole numero di raccolte, un fittissimo sotto-

bosco editoriale comparso tra l’inizio del conflitto e iquindici anni successivi alla sua conclusione e rimastosinora quasi completamente inesplorato e, peggio,dimenticato.

La redazione della tesi mi ha quindi offerto lo spuntoper raccogliere e confrontare (ovvero, per certi versi,riscoprire) una quarantina di queste sillogi: il risultatopiù immediato è stata la compilazione di una primabibliografia dedicata ai canzonieri di genere; uno stru-mento sicuramente soggetto a doverose integrazioni,ma che interviene a colmare un vuoto pressoché totale.

Il fascino di questi documenti quasi centenari hasubito esercitato un’irresistibile attrazione, che ho cer-cato di concretizzare esplorando attentamente diecicanzonieri editi durante il periodo della guerra: inognuno di essi mi è parso di trovare qualche indizioche rivelasse le ragioni di queste strane iniziative edi-toriali; o tratteggiasse il profilo dei loro curatori, per lamaggior parte anonimi; o infine potesse avvicinarmiallo spirito – oggi veramente incomprensibile – di que-gli uomini che partivano per il fronte con un quadernodi canzoni nello zaino.

Una traccia molto evidente e rivelatrice è comuneper tutti i canzonieri e riguarda il loro rapporto con latradizione dei canti patriottico-militari già consolidata.È ampiamente risaputo che questo particolare genererisenta, all’inizio del ventesimo secolo, dell’influenza ditre componenti ben distinte: gli inni e la poesia coltadel Risorgimento, le canzonette d’autore d’inizio seco-lo e i canti popolari che animano le caserme. Questetre differenti “anime” hanno tutte uguale diritto di cit-

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I canti della Grande Guerra:nuove proposte per la definizione di un corpusUna tesi di laurea discussa presso l’Università di Pavia affronta il temadei canti delle trincee a cento anni dalla Prima Guerra Mondiale

■ di Daniele Caldirola

* Daniele Caldirola: neodottore in Lettere con una tesi di ricerca storico-musicale, già corista della Brigata AlpinaTaurinense.

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appena cinque fascicoli). Il primo numero è I cantidella Patria 1915, ennesima silloge di brani della tradi-zione ottocentesca.

Lo Stabilimento Campi di Foligno, invece, preparauna raccolta di canzoni d’autore famose negli anniimmediatamente precedenti al conflitto, Nuove canzo-nette popolari 1915. Anche se non tutti i brani sono asfondo militare, il richiamo all’argomento più attualedel periodo è assicurato da un’illustrazione di soldatiin copertina: il titolare dell’azienda denota già lo stes-so acume commerciale che caratterizzerà i suoi discen-denti, ideatori della rivista «Sorrisi e Canzoni».

Gli ultimi due canzonieri di guerra non sono ricondu-cibili a nessuna delle situazioni sopra richiamate. Ilprimo, Canti di soldati 1918, potrebbe essere accosta-to alle raccolte prodotte nei reparti militari a uso deisoldati, poiché, effettivamente, fu allestito nella reda-zione di un giornale di trincea edito dal SettorePropaganda della Iª Armata, «L’Astico», ed è destinatoa essere diffuso tra le truppe. La silloge, però, è ispira-ta da un’idea di segno completamente opposto: glialtri canzonieri dell’esercito sono molto tradizionali,perché propongono ai propri soldati una miscellaneaormai sempre più stereotipata di celebri brani ottocen-teschi e di inni reggimentali, con l’intermezzo, talvolta,di qualche canzone d’autore molto famosa. Canti disoldati 1918, al contrario, sperimenta un metodo alta-mente innovativo: la redazione del giornale non sele-ziona i testi da proporre, ma raccoglie quelli indicatidai lettori. La scelta, quindi, è delegata ai soldati, conl’unica limitazione che i brani siano popolari tra letruppe. Questo capovolgimento ha ovviamente unagrande ripercussione sulla composizione della raccol-ta: per la prima volta i canti di estrazione popolarecompaiono in un numero cospicuo, addirittura trenta-cinque su cinquantuno, ovvero più del doppio degli innie delle canzoni d’autore messi insieme.

La Raccolta YMCA 1919, infine, è finalizzata alla dif-fusione della pratica del “canto di massa” nelle “Case”possedute dall’Ente nei maggiori centri militari dellaPenisola. Fu assemblata esclusivamente con gli spartitimessi a disposizione dalle maggiori case editrici musi-cali, probabilmente per questioni di praticità e perabbattere i costi, ma tale fatto spiega solo parzialmen-te la totale assenza di canti popolari, che – con tuttaprobabilità – semplicemente esulavano dagli interessidell’Ente Americano. Questo particolare quaderno dispartiti ci consente di osservare un punto di vista ester-no alla realtà italiana sulla tradizione musicale dellaGrande Guerra. La selezione di «inni e canzoni nazio-nali e patriottiche» (così recita il frontespizio) operata

tadinanza nell’immaginario collettivo dell’epoca,quando si parla di canti di soldati.

Uno dei caratteri distintivi dei canzonieri di guerrarisiede appunto nel rapporto con il repertorio di riferi-mento: ciascun genere pesa in maniera differente nellascelta dei brani, e contribuisce marcatamente alla con-notazione complessiva della raccolta.

Se per comodità possiamo raggrupparle sotto l’uni-formante etichetta di “canzonieri di guerra”, le dieci sil-logi in questione sono pubblicazioni molto differentitra loro. L’ambito di formazione e soprattutto la lorodestinazione variano in modo molto significativo: alcu-ne, ad esempio, nascono all’interno di un reparto mili-tare come dono ai soldati. È il caso di Canzoni di guer-ra 1915, Alpini avanti!... 1917 e Raccolta inni patriottici1918, realizzati rispettivamente dall’Ospedale Ter ri to -riale di Firenze, dal Terzo Alpini e dal 75° Fanteria (leabbreviazioni vengono sciolte nella bibliografia mini-ma alla fine del paragrafo).

Altri canzonieri, invece, sono espressione degliambienti culturali favorevoli al conflitto: talvolta i pro-motori sono indicati apertamente, come per Canzonidi guerra del popolo italiano 1916, curato dal“Comitato Lombardo dell’Unione Generale Insegnantiper la Guerra Nazionale”. Altrove le notizie disponibilisono meno precise, ma sicuramente alla stessa tipolo-gia di raccolte possiamo ricondurre Canti della PatriaUTC 1915 e La canzone d’Italia 1915: vi ritroviamoinfatti la stessa accuratezza formale e soprattutto lastessa temperie ideologica. Sono queste le sillogi che simantengono su uno standard culturale più elevato:alla base vi è la grande tradizione della poesia patriot-tica ottocentesca, proposta sempre con puntualità efedeltà testuale.

La canzone d’Italia 1915, però, si discosta legger-mente dagli altri e per questo merita una menzione par-ticolare: infatti, oltre alla consueta antologiadell’Ottocento, propone una ricca vetrina di poeti con-temporanei, tra i quali spiccano, con un testo ciascuno,Trilussa e Saba. Evidentemente la Ditta Lavagna, patro-cinando questa iniziativa editoriale, non mirava soltan-to al patriottismo, ma anche a far fruttare economica-mente i propri “agganci” con il mondo letterario.

Non è l’unico caso, tra i dieci canzonieri di guerraesaminati, in cui il dibattito sulla guerra sia visto comeun’occasione per aumentare le vendite, anche se pergli altri gli esiti sono meno significativi sul piano lette-rario.

La ditta Chiappini di Livorno, per esempio, allestisceun’intera “Collezione di pubblicazioni patriottiche”, auscita quindicinale (che probabilmente terminò dopo

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dall’Ente di Fratellanza Americana YMCA, si risolveinfatti in una commistione di brani ottocenteschi e dicanzoni d’autore abbastanza consueta, con un toccoesotico dovuto all’inserimento di pochi brani di tradi-zione americana.

Ecco infine la bibliografia dei canzonieri di guerra:I canti della Patria. Raccolta di inni e canzoni

patriottiche (N. 1 “Collezione di pubblicazioni patriotti-che”), Livorno, Arti Grafiche Chiappini, 1915 [I cantidella Patria 1915] (10 brani, tutti di tradizione ottocen-tesca). Visualizzabile nella digiteca OPAC SBNBiblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

Canti della Patria, Perugia, Unione TipograficaCooperativa Editrice, 1915 [Canti della Patria UTC1915] (17 brani dell’Ottocento, solo sei abbinabili auna partitura musicale nota). Biblioteca NazionaleCentrale di Firenze.

Nuove canzonette popolari, Foligno, ed. DominiciOrsino, Prem. Stab. Giuseppe Campi, 1915 [Nuovecanzonette popolari 1915] (8 brani, in prevalenza can-zoni di autori d’area napoletana). Disponibile in copiadigitale sul sito dell’Associazione Culturale Lorien.

Canzoni di guerra. Ricordo dell’Ospedale Terri to ria -le N. 10 Firenze, Firenze, Tip. Fattori e Puggelli, 1915[Canzoni di guerra 1915] (11 brani: 5 della tradizioneottocentesca, 6 canzoni d’autore). Visualizzabile nelladigiteca OPAC SBN Biblioteca Nazionale Centrale diFirenze.

La canzone d’Italia: inni e canti di guerra, Ravenna,Lavagna, 1915 [La canzone d’Italia 1915] (44 brani: 27testi dell’Ottocento – oltre la metà per la sola lettura –17 del Novecento – solo due cantabili). Visualizzabilenella digiteca OPAC SBN Biblioteca NazionaleCentrale di Firenze.

Canzoni di guerra del popolo italiano, Milano, R.Bemporad, 191! [1916] [Canzoni di guerra del popoloitaliano 1916] (9 brani dell’Ottocento, sei dei qualidestinati alla sola lettura). Biblioteca NazionaleCentrale di Milano.

3° Reggimento Alpini, Alpini avanti!..., Chieri, offici-na grafica Astesano, 1917 [Alpini avanti!... 1917] (18brani: 6 ottocenteschi, 3 opere non destinate al cantodel ventennio precedente al conflitto, 6 canzoni d’auto-re di tema militare, 3 canti di estrazione popolare).Visualizzabile nella digiteca OPAC SBN BibliotecaNazionale Centrale di Firenze.

75° Reggimento Fanteria, Raccolta inni patriottici,Brescia, stamperia fratelli Geraldi, 1918 [Raccolta innipatriottici 1918] (7 brani: 3 inni ottocenteschi, 3 innireggimentali di autore ignoto, 1 canzone d’autore).

Visualizzabile nella digiteca OPAC SBN Biblioteca Na -zionale Centrale di Firenze.

Piero Jahier, Canti di soldati raccolti da barba Piero,Piovene, «L’Astico», 1918 [Canti di soldati 1918] (51brani: 16 tra inni ottocenteschi e nazionali, canzonid’autore e cori verdiani; 23 canti di estrazione popola-re e 1 canzone popolarizzata; 11 villotte friulane).Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (ripubblicatoda Mursia nel 2009).

George Hotchkiss Street, Raccolta di inni e canzoninazionali, opera di Fratellanza Universale, CorpoAmericano YMCA in Italia – Reparto Trattenimenti,Milano 1919 [Raccolta YMCA 1919] (23 brani: 8 di tra-dizione ottocentesca; 4 di ambito statunitense; 11 can-zoni d’autore). Disponibile in copia digitale presso ladigiteca Bibris (Biblioteca di storia moderna e contem-poranea di Roma).

L’indicazione del numero di brani contenuti in cia-scun canzoniere ci permette di renderci conto a primavista delle dimensioni di queste raccolte. Una campio-natura più attenta fa emergere altri dati interessantinon solo sul piano statistico. Complessivamente i testisono quasi duecento (198), ma sarà bene osservareche essi sono tratti da un corpus di circa 140 titoli.

La tradizione dell’Ottocento è presente in nove can-zonieri su dieci, e in tre di essi in via esclusiva. A ricor-rere con una frequenza molto alta (circa settantaoccorrenze) sono soprattutto i brani più noti dell’inno-dia risorgimentale – l’elenco conta una ventina di titoliin tutto – ma si incontrano anche altrettanti testi poe-tici non destinati al canto (alcuni anche più di unavolta, per un totale di circa trenta occorrenze).

Le canzoni d’autore compaiono quaranta volte (ititoli che girano, però, sono meno di trenta). Infine, icanti di estrazione popolare sono in tutto trentacinque.Tre compaiono in Alpini avanti!... 1917 e trentaquattroin Canti di soldati 1918 (Sul cappello che noi portiamoe Monte Nero si ripetono, pur in versioni differenti,nelle due raccolte).

Sostituiamo alla fredda sequela di numeri una rapi-da lista dei titoli che compaiono maggiormente: primi,alla pari, sono l’Inno di Mameli e l’Inno di Garibaldi(otto occorrenze). Subito dopo, tra i più “gettonati”, tro-viamo altri canti della tradizione ottocentesca: la can-zone Addio del volontario (di Carlo Bosi, nota altrimen-ti come Addio mia bella, addio), l’Inno di Oberdan,l’Inno militare di Goffredo Mameli e la Marseillaise.

In ordine di frequenza troviamo poi tre canzoni d’au-tore di inizio Novecento: con tre occorrenze abbiamoCanzone di trincea di E.A. Mario (due volte in versione

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originale e una in forma popolarizzata, per la primavolta, nel canzoniere di Jahier del 1918), La campanadi San Giusto di Giovanni Drovetti/Colombino Arona el’Inno degli alpini skiatori di Corrado Venini. Allo stessolivello si collocano un’altra canzone dell’Ottocento(l’Inno di guerra di Angelo Brofferio/Enea Brizzi) e duetesti poetici: il Canto di guerra di Luigi Carrer (la musi-ca, se mai fu composta, non è arrivata a noi) e il sonet-to Il bersagliere di Edmondo De Amicis.

Per trovare qualche canto di estrazione popolarebisogna scendere, nell’elenco, sino ai brani riportatidai due canzonieri citati: Monte Nero e Sul cappelloche noi portiamo, alla pari con la celeberrima canzonerisorgimentale La bandiera dei tre colori, con Marzo1821 di Alessandro Manzoni e col Va’ pensiero diVerdi.

Come abbiamo avuto modo di osservare poc’anzi, icanti di estrazione popolare cominciano a far capolinonelle pagine dei canzonieri soltanto verso la fine delconflitto. I primi si trovano nel vademecum di canti cheil Terzo Reggimento Alpini prepara per le reclute che sirecano al fronte dopo l’addestramento, Alpini avanti!...1917. Appare naturale, pertanto, che il comando inse-risca tra i canti dei suoi soldati, accanto ai soliti innipiù o meno ufficiali (Mameli, Marseillaise, 3° Alpini,Skiatori) e a qualche canzonetta in voga, anche tretesti in dialetto piemontese e tre canti di estrazionepopolare. E abbiamo quindi: Vodil-Bel soldatin (paro-dia della nota canzone del 1910 di Armando Gill),Monte Nero, il canto che si vuole composto dai soldatidopo la conquista del monte omonimo, avvenuta il 16giugno 1915 (ma che appare in una versione probabil-mente rimaneggiata in fureria) e infine la prima versio-ne di Sul cappello che noi portiamo (rimaneggiata adhoc per le giovani reclute).

Il primo nucleo consistente di canti di estrazionepopolare viene perciò pubblicato nel 1918, nella rac-colta curata da Piero Jahier, Canti di soldati 1918. Ilprogetto del canzoniere nasce mentre il letterato,tenente degli alpini, cura la direzione di uno dei moltigiornali di trincea promossi a scopo propagandisticodopo la rotta di Caporetto: «L’Astico», pubblicato aPiovene (VI), a ridosso della linea del Piave, dal feb-braio al novembre del 1918.

Sulle pagine del giornale possiamo seguire il pro-gressivo affinamento dei criteri di scelta dei testi cheJahier comincia a pubblicare sul giornale e quindi diraccogliere, dapprima nella rubrica Canti di soldati epoi nel canzoniere omonimo: «Vogliamo pubblicare inquesta colonna i nostri canti di soldati, che ci han tenu-

to compagnia nelle trincee e nei riposi; non solo quelliinventati in questa guerra, ma anche quelli inventatinella pace dei nostri paesi e che ora ci fan sospirarecol compagno paesano» («L’Astico», n. 2, 21 febbraio1918, p. 2). Annunciando la prossima pubblicazionedella raccolta, Jahier restringe ulteriormente i parame-tri per l’individuazione dei veri canti di trincea: «Tutti cidebbono aiutare e mandarci le parole che si cantanonel loro reparto. Debbono essere canti veri inventati ecantati tra noi soldati come quello così bello dell’alpi-no in questo numero [Dove sei stato]. Non vogliamocanti fabbricati a casa dai borghesi. Vogliamo i cantidella nostra passione» («L’Astico», n. 17, 6 giugno 1918,p. 4). Infine, nella Spiegazione premessa alla raccolta,troviamo l’enunciazione definitiva di ciò che Jahierintenda per canti di trincea: «Ecco perché ho raccoltoquesti canti di soldati – così alla buona, a memoria,ma subito. Nel raccoglierli ho ubbidito a una leggesola: che fossero popolari tra noi soldati. La popolaritàè una scelta già fatta».

Si intuiscono, nelle parole di Jahier, alcuni nodi cru-ciali che la critica testuale deve affrontare nel tratta-mento del canto popolare: nel parametro della popola-rità troviamo il riflesso di un genere poeticocontraddistinto dalla fluidità e dalla costante modifica-bilità. Nel canto popolare è impossibile approdare aun testo originario o definitivo, poiché – come nelletrincee di Jahier – il canto diviene immediatamente dichi lo canta, e i canterini (termine bellissimo, frequentenelle pagine de «L’Astico») contribuiscono a riformarlocontinuamente.

I canti di estrazione popolare nati nelle trincee, quin-di, vengono studiati con sempre maggiore interessedopo il 1917. Non tanto, ovviamente, per l’uscita dellibretto Alpini avanti!... 1917 – che sicuramente ebbeuna diffusione scarsissima – quanto per l’attenzionededicatavi da padre Agostino Gemelli, nel suo saggioIl nostro soldato. Saggi di psicologia militare (Milano,Treves, 1917), che oltre a elaborare un’analisi psicolo-gica ed etnologica del fenomeno fornisce anche unbuon numero di esempi (6 canti di estrazione popolaree una sessantina tra stornelli e testi vari).

Il primo corpus di canti di trincea vero e proprio,però, è quello raccolto da Piero Jahier con la raccoltaCanti di soldati (e con le due edizioni omonime, conte-nenti anche gli spartiti, pubblicate nel 1919 per i tipidella Iª Armata e di Sonzogno, entrambe disponibilinella digiteca Bibris).

Per ovvie ragioni di spazio, non possiamo in questasede seguire passo passo il successivo evolversi del

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repertorio: in compenso offriamo l’indicazione biblio-grafica dei canzonieri maggiori fino al 1933, e un’os-servazione finale sulle modalità con cui la tradizionedei canti di trincea si è consolidata.

Mario Griffini, I canti del Fante, Roma, Alfieri &Lacroix, 1922 (75 brani, 71 di estrazione popolare).Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

Cesare Caravaglios, Canti popolari di guerra (1915-1918), Laureana di Borrello, Tipografia del Progresso,1923 (saggio monografico, contiene 14 brani di estra-zione popolare). Biblioteca Nazionale Vittorio Ema -nuele II di Napoli.

Associazione Nazionale Alpini, Sezione di Novara,Canti alpini, raccolti S. Ten. D. [Domenico] Serra, No -vara, Tip. Gaddi, 1926 (86 brani, 66 di estrazionepopolare). Biblioteca Nazionale Centrale di Milano.

Cesare Caravaglios, I canti delle trincee. Contributoal folklore di guerra, Roma, Casa Editrice Leonardo daVinci, 1930 (saggio monografico, contiene una raccol-ta di 101 brani di estrazione popolare). BibliotecaNazionale Centrale di Firenze.

Serafino BAJ, Canti di guerra e patriottici. Raccolti epubblicati a cura di B.S., Milano, La Tipografica, 1933(120 brani, 82 di estrazione popolare). Biblioteca Na -zio nale Centrale di Milano, disponibile in copia digita-lizzata sul sito Lorien.

L’analisi di questi canzonieri ha permesso di appura-re che il corpus dei canti popolari della Grande Guerraraggiunge una forma abbastanza consolidata in unlasso temporale relativamente molto breve. A frontedelle prerogative di frammentarietà e irriducibilitàdella tradizione di tipo orale, che solitamente convo-gliano in forme unitarie in tempi molto lunghi, questacompattezza appare prematura, e trova come unica

spiegazione la scarsa attitudine alla ricerca sul campodimostrata dai ricercatori più influenti fin dal primissi-mo dopoguerra.

L’esempio di Jahier, che superando gli ostacoli delfronte riesce a racimolare per il suo giornale un pugnodi testi tanto sconnessi ed estemporanei da fugareogni dubbio di autenticità; o di Griffini, che presentan-do le sue varianti dal gusto genuinamente popolareripete con orgoglio di aver eseguito reali interviste(prima che la mancanza di fondi e – soprattutto – ilcongedo dei combattenti lo costringessero a interrom-pere la sua opera), rimangono fatti isolati.

A partire dalla prima raccolta di Caravaglios, Cantipopolari di guerra (1915-1918), del 1923, la ricerca deicanti si riduce in via maggioritaria nell’antologizzazio-ne di testi già pubblicati (nell’edizione Iª Armata 1919di Canti di soldati, alla quale Caravaglios non fa maiesplicito riferimento).

Nel 1926, con la raccolta Canti alpini di DomenicoSerra, si concretizza poi il primo tentativo (non dichia-rato, ma chiaramente desumibile dal quadro generale)di allestire un repertorio “definitivo” dei canti della tra-dizione, divisi per generi e provenienza geografica eapprontati in forma il più possibile estesa, in modo dacontenere il maggior numero di varianti.

La raccolta di Serra sarà il punto di riferimento perle successive sillogi di Cesare Caravaglios (1930) e diSerafino Baj (1933): due antologie improntate al sin-cretismo e all’erudizione libresca.

Solo tre lustri dopo la fine del conflitto, quindi, unimmenso patrimonio di varianti alternative vienelasciato svanire, mentre era ancora ben impresso nellamemoria dei reduci dal fronte, e il corpus dei cantidella Grande Guerra trova la sua forma definitiva neilibri. ■

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[abstract] La tesi, dal titolo I canti della Grande Guerra: nuove proposte per la definizione di un corpus, è stata discussada Daniele Caldirola presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Pavia nel mese di settembre 2014, relatrice Silvia Isella,correlatori Cecilia Demuru e Giuseppe Polimeni.

Sitografia essenziale:14-18, Documenti e immagini della Grande Guerra, a cura del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo(http://www.14-18.it).Digiteca Bibris, Archivio digitale della Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea di Roma (http://digiteca.bsmc.it).Digiteca BNC Roma, Archivio digitale della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (http://digitale.bnc.roma.sbn.it).Digiteca OPAC Firenze, Archivio digitale della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (http://opac.bncf.firenze.sbn.it).Lorien, Associazione culturale Lorien (http://www.lorien.it).

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edicare un anno intero di studio al reperto-rio corale per il culto russo-ortodosso eranei desideri di molti di noi da qualche

tempo, a dir la verità da più di trent’anni.Nei concerti eseguiti dal nostro coro figuravano

qua e là brani di Chajkovskij, Rachmaninov,Kedrov... e già nel 1999 avevamo eseguito l’inte-grale della “Liturgia di Giovanni Crisostomo” diChajkovskij, appunto.

Uno studio storico organico, però, non lo aveva-mo mai affrontato: così il nostro direttore,Giuseppe Cappotto, ha deciso di dare il via al pro-getto “Icone” mentre eravamo ancora impegnaticol repertorio dello scorso anno (“Voci tra fiordi elaghi”, sulla produzione contemporanea dei PaesiScandinavi). Così ha iniziato ad analizzare la gran-de messe di partiture proprie e quelle in possessodella nostra Associazione (centinaia di brani!), perstabilire a cosa avremmo potuto dedicarci secondoi parametri della bellezza, dell’eseguibilità, dellarappresentatività di stili ed epoche.

Un primo “screening” ha evidenziato una cin-quantina di brani che però certamente non sarem-mo riusciti a preparare! Così, dopo una seconda“scrematura”, il numero di brani scelti si è ridotto aventotto e al di sotto questa cifra proprio non ce lasiamo sentita di scendere: erano tutti troppo belli etroppo efficacemente rappresentativi del propriotempo e della sensibilità dei vari compositori; infinefin troppo preciso il percorso storico che legava gliinizi nel XVI secolo alla produzione contempora-nea… Non restava che mettersi al lavoro!

Così, ai primi di settembre, con le partiture giàpronte, lo studio si è fatto subito molto serrato;intanto le traduzioni e la pronuncia erano statecurate da un giovane di madre lingua.

Tuttavia, ben presto è nata in noi tutti l’esigenzadi un ulteriore approfondimento fuori dal comune.

Così, sfruttando un contatto del nostro direttore,siamo riusciti ad “accaparrarci” la presenza fra noidi Mikhail Golikov, promettente direttore di SanPietroburgo e leader delle “St. Petersburg Voices”,che hanno girato l’Europa a mietere allori un po’dappertutto.

È nato così un seminario di studio su undici deiventotto brani che ai primi di aprile avevamo giàpreparato e che è stata un’esperienza veramenteindimenticabile, per effetto della ricchezza e dellaqualità degli spunti che il M° Golikov ha dato a noitutti e ai direttori e coristi esterni che hanno parte-cipato. Un intenso lavoro per quattro giorni, nellasplendida cornice della ex-chiesa di Santa Chiara,ci ha condotto così alla sera del concerto finale, unpo’ tremanti, ma consci di aver acquisito una pre-parazione veramente approfondita su riferimentiliturgici e testuali che a prima vista ci sembravanoincomprensibili, su pronunce “inesprimibili”, su

Le “Icone” coralidella Società Corale Città di Cuneo

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Il seminario con il M° Golikov

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un’espressività e un coinvolgimento musicale cheda tempo non conoscevamo.

Favorite anche dall’anticipazione di alcuni braniche abbiamo eseguito a Torino, su invito del BorgoMedievale in occasione del 130° della sua fonda-zione, le due serate in Cuneo, del 30 maggio e del6 giugno – coronamento di un progetto così ambi-zioso e di così ampio respiro – hanno avuto unriscontro di pubblico e critica del tutto inaspettato:nella meravigliosa chiesa di Santa Maria moltissi-me persone hanno seguito il nostro percorso dall’i-nizio alla fine (i ventotto brani erano stati divisi indue appuntamenti, in ordine cronologico) e tutto ilpubblico è stato entusiasta della proposta cultura-le a cui ha partecipato.

Infatti, accanto a nomi celebri (i già citatiChajkovskij e Rachmaninov, ma anche Musorgskij,Rimskij-Korsakov e Pärt), c’è stato spazio per pagi-ne di autori meno conosciuti e indagati qui da noi,

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come Ljadov, Chesnokov, Cui e Balakirev, o come ilseicentesco Diletskij, un po’ uno Schütz degli Urali,o il mistico Sviridov, il settecentesco “cervello infuga” Galuppi o il grandioso Golovanov... e altriancora.

Tra l’altro le due serate sono state arricchite dauna contemporanea mostra di icone, posizionatenelle cappelle laterali della chiesa, e dalla proiezio-ne di altre opere iconografiche attinenti ai testi deibrani in programma (le cui traduzioni sono statelette prima di ogni esecuzione).

Una proposta curata nei particolari e unica nelgenere in Italia, ne siamo certi: come ne è statacerta l’ACP che ha patrocinato l’evento con entusia-smo e come ne è stata certa anche Fe.N.I.A.R.Co.,che l’ha inserita nei prestigiosi “Con certi delTrentennale”.

Per tutti noi, in ogni caso, una produzione chenon dimenticheremo per molto, molto tempo! ■

Icone - concerto del 30 maggio 2014 Icone - concerto del 6 giugno 2014

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radevolissimo e ben strutturato il Concertopop-rock, denominato MELODY ROCK, diOcchieppo Inferiore (Biella), promosso dall’

Associazione Cori Piemontesi, svoltosi domenica13 luglio 2014 nella notissima Villa Bernocchi diPremeno (Verbania), suolo comunale.

“Tra sacro e profano” il titolo dell’evento, il qualeconiugava insieme le due culture: miracolo che laMusica può compiere …

Ore 17: la lunga sala pressoché al completo. Chegioia ascoltare!

L’impostazione americana ci ha proposto unrepertorio suggestivo di brani tradizionali e non,prelevati da generi musicali soul, rock melodico ogospel.

Interessante poi l’abbinamento delle quindicicoriste, magistralmente dirette da Renata Monte -leone, ai due più che validi chitarristi: mitica aria diconcerto! Numerose fra loro le persone giovani,ma assai ben preparate, in cui si coglieva quantopiacesse il canto. In effetti, uno degli obiettivi delgruppo MELODY ROCK – costituito da soprani,mezzosoprani e contralti – è far riscoprire il cantocorale ai giovani.

Mi è piaciuto molto lo stile mosso, impresso daldirettore del coro: erano sì tutti altamente fusi inun’unica voce quando lo richiedeva il brano musi-cale, nel contempo comparivano numerosi insertidi voci soliste veramente di punta, interessanti e fraloro differenti.

La mia attenzione era specie rivolta ai branigospel, che stimo e meglio conosco. Essi erano ingrado di suscitare in me echi del mio passato dilavoro nel gruppo di poesia/prosa “I Mille Volti”,disabili e non dell’Associazione milanese VIS, vistoche inseriamo nei nostri spettacoli di pubbliche let-ture la presenza della musica, a titolo di volontaria-to puro.

Il repertorio era peraltro coinvolgente e ampioperché presentava autori di ottimo livello, noti algrande pubblico. E tale ventaglio sia sacro che pro-fano ha attratto in positivo i presenti, consideratoche esso spaziava dal passato al presente, stimo-lando la nostra immaginazione: spinta creativacapace di illuminare il pensiero e la fantasia di cia-scuno. ■

Maria Teresa Mosconi

Quando il canto coraleamplia cuore e mente

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■ di Maria Teresa Mosconi

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l Politecnico di Torino $! un coro, ossia esiste edè unico nel suo genere (come indica appunto ilsimbolo matematico $!): una nuova realtà che

avanza impetuosamente tra gli aspiranti ingegneri (enon solo).

Senza doverci servire di particolari studi di settore,abbiamo scoperto che anche un luogo di cultura scien-tifica come il Poli può pullulare di ésprits de finesse cheamano la musica, in particolare il canto.

La nostra attività è iniziata a dicembre 2013, con unpassaparola tra amici, e nel corso dell’anno accademi-co già si è stabilizzata una formazione a voci miste diuna trentina di elementi.

Non siamo soltanto studenti! Vogliamo dare vita aun’attività che tocchi trasversalmente tutte le figureprofessionali dell’Ateneo: abbiamo infatti nell’organicoalcuni docenti, dottorandi e membri del personale nondocente.

Su YouTube sono disponibili alcune nostre performan-ce durante le uscite di San Salvario e nel cortile delPolitecnico, nonché dei servizi che Onde Quadre, la tvdel Poli, ha realizzato su di noi. Inoltre siamo stati coin-volti in una bellissima esperienza con l’AssociazioneCantabile realizzando un flash-mob al mercato di PortaPalazzo, che ha costituito l’inizio del Festival Mozart(“Le strade di Mozart”).

Ma è con la ripresa dei corsi che la forma del coro èmutata: grazie a volantini, slogan e soprattutto flash-mob, tutta la comunità politecnica parla di noi! In par-ticolare gli studenti di Analisi Matematica 1 e 2, che neiprimi giorni di ottobre hanno ricevuto, a sorpresa,durante le lezioni, la visita di alcuni cantori: che emozio-ne cantare in un’aula gremita, davanti ai nostri compa-gni stupiti, e presentare le attività musicali del Poli!

Ecco come siamo arrivati all’attuale organico di benun centinaio di coristi.

Che cosa ci distingue dalle altre corali universitarie?Come si può intuire dal calembour (lessicale e grafico)che è il nostro nome, uno dei punti di forza è l’interna-zionalità.

Il Politecnico ospita un gran numero di studenti stra-nieri, a Torino per Erasmus o per interi corsi di laurea.

Mentre da un lato offriamo nuove possibilità di socializ-zazione tra giovani di tutti i continenti, dall’altro favoria-mo un arricchimento culturale – per gli stessi coristi eper la realtà musicale piemontese – attraverso lo scam-bio e l’apprendimento di canti etnici, popolari, dellevarie aree del mondo che rappresentiamo.

Il nostro repertorio, al momento, comprende infattibrani di origine africana, cinese, provenzale, balcanica,spagnola, estone, ebraica, jazz, alcuni gospel – oltre aun classicissimo corale di Bach – e di certo si espanderàancora. Inoltre le prove si svolgono sempre utilizzandola lingua inglese, per favorire la comunicazione verbalecon gli studenti stranieri (quando cantiamo, non c’èbisogno!).

Tutto ciò è merito della nostra buona volontà, delnostro affiatamento e dell’instancabile energia creativadei nostri maestri: Giorgio Guiot e Dario Ribechi.

Oltre all’educazione vocale, i due maestri sono riusci-ti a creare un clima di familiarità e collaborazione reci-proca. Tutta benzina per i nostri grandiosi progetti.

Potete trovare l’area web a noi riservata all’internodel sito di Polincontri, l’associazione per la cultura, losport e il tempo libero del Politecnico, che sostiene lenostre attività.

Potete seguirci da vicino su Facebook (paginaPoliEtnico) oppure scriverci all’indirizzo: [email protected]. ■

Il boom di Poli TnicoE

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* Enrico Armando - Studente di Matematica per l’Ingegneria (3° anno) e Consigliere Provinciale ACP - Cuneo.

PoliEtnico, il coro multiculturale del Poli di Torino

■ di Enrico Armando

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da poco calato il sipario sulla 10ª edizione della sta-gione musicale organizzata dal Gruppo Corale IPolifonici del Marchesato, che ha spento le 10 cande-

line con un cartellone ambizioso, di altissimo livello, unascommessa artistica a tutto campo, un altro sogno diven-tato realtà.

Ispirata dal desiderio di coniugare un ambiente di indi-scussa bellezza con una proposta culturale di alto profilo,Suoni dal Monviso ha festeggiato le 10 edizioni con la rea-lizzazione di 8 concerti, nei quali vi è stata una forte com-presenza di linguaggi artistici diversi e l’universo musicaleè stato abbracciato attraverso tutti i suoi generi.

Suoni dal Monviso ha presentato concerti corali, vocali,strumentali, con un repertorio classico, contemporaneo,etnico di tradizione, jazz/blues, pop e moderno. E ben 5degli 8 appuntamenti in cartellone, dal 1 giugno al 12ottobre, sono stati di carattere corale: il concerto delPiccolo Coro Mariele Ventre dell’Antoniano di Bologna (ilcoro dello Zecchino d’Oro), a Saluzzo il 1 giugno; il concer-to dei cori Amici della Montagna del Cai di Asti e il CoroCai Bonavita di Fossano, il 13 giugno a Oncino (eventocongiunto con la rassegna “Piemonte In... Canto”); il con-certo del Coro da Camera di Torino, nell’Abbazia diStaffarda a Revello, il 29 giugno; il concerto dei Polifonicidel Marchesato a Pontechianale il 20 luglio; l’imponente

esecuzione dei “Carmina Burana” di Carl Orff da parte deicori: I Polifonici del Marchesato di Saluzzo, Coro Panaterodella Città di Alessandria, Coro La Fonte di S. Briccio-Verona, i cori di voci bianche Envie de Chanter eChoruSmile di Paesana, il 12 ottobre a Saluzzo, davanti aun pubblico di 1500 persone.

Nei nostri intenti, l’ambiente alpino non è il semplicesfondo dove realizzare una manifestazione musicale, ma ilfulcro e il senso stesso dell’iniziativa. Senza la montagna,senza il Monviso, non sarebbe nata l’idea. La rassegna èuna scommessa anche per questo: location tanto partico-lari quali possono essere gli ambienti montani, comporta-no un impegno organizzativo severo e, da parte del pub-blico, la disponibilità allo spostamento e a un po’ di fatica.L’esclusività del contesto e delle sedi, nel contempo, rap-presentano un valore aggiunto, come in più di un’occasio-ne il pubblico ha voluto manifestare. Il paesaggio certa-mente contribuisce alla magia degli eventi.

“Coniugare cultura, arte e montagna in una propostamusicale di alto livello, articolata su più appuntamenti aquote diverse, capace di valorizzare il territorio alpino e lesue genti in un modo inedito e stimolante”. Questa era eresta la cifra tematica della rassegna.

Il centenario del Rifugio Quintino Sella al Monviso (nel

Suoni dal Monviso,tra montagna e musica

È

Tre momenti dall’edizione 2014 di Suoni dal Monviso

■ di Enrico Miolano

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2005) rappresentò l’occasione per sperimentare l’iniziati-va, e la scommessa degli organizzatori fu premiata daun’appassionata affluenza di pubblico. Dall’anno succes-sivo si poté assistere a una costante e incessante crescita;le 80.000 presenze fatte registrare nelle 10 edizioni e l’af-fetto del pubblico hanno detto a chiare lettere che Suonidal Monviso è una delle stagione musicali estive più segui-te e attese in tutta la Regione Piemonte. E, nel 2014, Suonidal Monviso ha voluto tornare lassù, ai 2.640 metri diquota, dove si è vissuto (il 10 agosto) un concerto indimen-ticabile per emozione e grande musica.

Tra gli obiettivi principali c’è stato quello di mantenereun alto livello di qualità artistica, nell’ambito della musicaclassica e/o di ispirazione classica. Da sottolineare, comedetto, la collaborazione e la condivisione di “produzionemusicale” che ha portato a una integrazione e fusionedelle strutture stesse. In un momento in cui sembra ingi-gantirsi il l’egoismo, la rassegna ha messo insieme, unitedall’esecuzione dei “Carmina Burana”, ben 5 realtà corali.

Attraverso l’organizzazione di questa rassegna,l’Associazione Corale I Polifonici del Marchesato ha intesocontribuire in modo forte a recuperare e a rafforzare leidentità locali, specialmente in quegli ambiti territorialiche hanno vissuto o stanno vivendo un progressivo indebo-limento del tessuto socio-culturale. Si sono cercati luoghiincontaminati, location poco conosciute, e si è cercato didare una concreta interpretazione agli obiettivi di validitàsociale e di promozione delle nostre vallate alpine, deter-minando importanti flussi turistici sul territorio montanopiemontese.

Nel contempo Suoni dal Monviso ha voluto contribuirealla rivalutazione del patrimonio artistico. La scelta dilocation come l’Abbazia di Staffarda, era tesa a unire ipatrimoni storici, le perle culturali, gli scrigni di arte e difede presenti sul territorio, con la musica.

Crediamo che Suoni dal Monviso costituisca un proget-to culturale rilevante, per il valore aggiunto che apporta,la capacità di avvicinare e fare crescere un pubblico varie-gato, il rinnovamento della scena artistica regionale, iltutto in grande sinergia con le realtà e le istituzioni locali,in primis proprio l’Associazione Cori Piemontesi.

In questo particolare, difficile, momento storico, con-traddistinto da una grave crisi economica mondiale, l’edi-zione 2014 di Suoni dal Monviso ha voluto rappresentareun appuntamento culturale forte e soprattutto fruibile datutti. E il pubblico ha risposto in maniera entusiasta: la ras-segna ha coinvolto tutte le fasce di età e tutte le categorie,con l’obiettivo di favorire la crescita di un pubblico compe-tente proprio a partire dai più giovani, il tutto in un’areanella quale l’impoverimento artistico è tangibile. ■

Il direttore artisticoEnrico Miolano

Info:Associazione Corale I Polifonici del Marchesato

via Savigliano, 73 - 12037 SALUZZO (CN)[email protected]

www.suonidalmonviso.itwww.polifonicidelmarchesato.it

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olitamente quando si osserva un “prodotto fini-to” che suscita interesse e appare perfetto nelsuo insieme, non si pensa al lavoro e all’impe-

gno dei “ costruttori”, ai problemi che si sono dovutirisolvere affinché il tutto risultasse accettabile e fun-zionale.

Anche organizzare una manifestazione, qualsiasiessa sia, comporta tutta una serie di passaggi chevanno dall’ideazione, alla progettazione e, via via,alla realizzazione.

In breve, per il nostro Coro quest’anno ricorreva il45° di affiliazione alla “Pietro Micca” ed era obbligocelebrare tale ricorrenza perché... “del domani nonc’è certezza”.

Si è pensato quindi di “celebrare” il 45° organiz-zando tutta una serie di rassegne (a scopo benefico)invitando i cori biellesi e suddividendoli nelle diverseserate, ubicate all’inizio e alla fine in Biella (chiesa diSan Cassiano, chiostro di San Sebastiano), le restantiin alcuni Santuari biellesi (Oropa, Brughiera, SanGiovanni d’Andorno), riservando al nostro solo corola serata di chiusura al Palazzo Gromo Losa di BiellaPiazzo.

Data di “inizio lavori” il 17 maggio, data di “chiu-sura” il 18 Ottobre.

Commento interno: a seconda dei cori partecipantidurante le serate, sono stati proposti repertori moltodiversi tra loro, per cui il pubblico ha sottolineato conmaggiore o minore interesse questo o quell’altrocanto, non basandosi unicamente sulla qualità delleesecuzioni.

Nell’insieme tutto si è svolto in scioltezza, si è crea-to un clima di cordialità tra i componenti dei diversicori (ed era una delle finalità) tanto da far pensareche proprio solo le divise li distinguevano. In definiti-va si è creato uno “spettacolo” di canti e di amicizia.

Commento dall’esterno: innanzitutto il giudiziopositivo del pubblico che, in modo spicciolo, si com-plimentava con i nostri coristi al termine delle diver-se rassegne; successivamente le e-mail inviateci daicori che hanno condiviso questa nostra festa, nellequali esprimevano un sincero apprezzamento siaper l’organizzazione sia per lo svolgimento delleserate. Pure gratificanti gli interventi delle diverseautorità intervenute, i loro discorsi non sono statisolo di circostanza.

Conclusione: il ricordo nel tempo di questa nostraricorrenza, oltre a rimanere nella mente di chi l’havissuta, resterà nelle “opere” che sono state prodotte,l’opuscolo fotografico commemorativo in primis, poile registrazioni, gli omaggi ai cori, gli articoli scrittisui giornali, le offerte donate dal pubblico biellese afavore della “Mensa del Pane Quotidiano” e tuttoquanto ha contribuito a far sì che questa nostra festafosse una “bella festa”, intensa, partecipata, gioiosaper tutti. ■

Ben 45 anni di voci e tradizioni peril “Coro Monte Mucrone - Provincia di Biella”

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Il Coro Monte Mucrone nel 45°

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Il Messiah incanta Alessandria

Chiesa gremita per il Coro Panateroe l’Orchestra Classica di Alessandria

omenica 2 marzo 2014, nella cornice dellaChiesa di San Giovanni ad Alessandria, nell’ambi-to della Rassegna “A TUTTO CORO!” in collabora-zione con la Rassegna “Provincia in Orchestra

2014”, grazie al contributo della Fondazione CRAL, si èsvolta l’esecuzione del “Messiah” di G.F. Haendel alla pre-senza del Vescovo di Alessandria, Mons. Guido Gallese,che ha ascoltato con attenzione e applaudito compiaciutoil concerto.

Si è potuta ascoltare una selezione del “Messiah”, unodei capolavori più conosciuti del repertorio classico sacro.

Il Coro di Alessandria “Mario Panatero”, formato dacirca 50 coristi, e l’Orchestra Classica di Alessandria,diretti da Gian Marco Bosio, hanno saputo con grandeprofessionalità portare il numerosissimo pubblico che haassistito al concerto in un’atmosfera a volte eterea e avolte incalzante, a volte ritmica e a volte melodiosa, carat-teristiche fondamentali della composizione, dando provaancora una volta di alto livello e professionalità: due puntifermi nell’ambito culturale del Città di Alessandria e dellaProvincia tutta.

I solisti impegnati erano Mirella Di Vita, soprano, checon la sua tecnica vocale impeccabile ha abilmente ese-

guito con grande slan-cio la famosissima aria“Rejoice greatly” trattadalla prima parte delMessiah e dato risaltoad altre due arie più inti-me e melodiose, confer-mando il suo grande livello artistico; il tenore astigianoEnrico Iviglia ha eseguito le sue arie cogliendo perfetta-mente lo stile musicale dei brani e dando prova della suaindubbia valenza artistica. L’Orchestra Classica diAlessandria e Don Pierangelo Pietracatella al cembalohanno abilmente sorretto i solisti e il coro nell’esecuzione,sottolineando le sfumature musicali abilmente suggeritedalla decisa direzione di Gian Marco Bosio e tutta l’incisi-vità e la forza di quest’opera, riuscendo nell’impresa ditrasmettere forti emozioni sin dal primo brano.

Numerosissimo il pubblico che ha applaudito calorosa-mente e a lungo tutti gli artisti, richiedendo più bis oltre albrano più celebre dell’oratorio, ovvero l’Halleluja.

Un plauso, quindi, alle forze culturali locali che ancorauna volta hanno dato testimonianza della loro professio-nalità. ■

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Il Messiah alessandrino

© Camillo Ansalone 2014

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siste un legame particolare tra ogni corista ela Corale Universitaria di Torino. Prima ditutto il gruppo. Quando ciascuno di noi è

entrato, un po’ intimidito, un po’ impacciato, inattesa di quel piccolo primo esame che è l’audizio-ne con il maestro, si sono fatte avanti persone chene facevano parte da tanto. Si presentano. Ti salu-tano. Ti dicono di non preoccuparti, che un po’ dinervosismo è normale. Qualcuno di loro è saggio erassicurante. Qualcun altro è un po’ guitto e un po’giullare. Ti senti subito bene. È una sensazionecuriosa, come essere adottati da una famiglia cheraccoglie intorno al focolare tante generazioni, e lepiù antiche raccontano alle più recenti i valori e leesperienze che hanno vissuto. Tramandano unamemoria e accendono nei più giovani l’ardore e lapassione per una esperienza che non è soltantonell’oggi e nell’ora, ma che si protrae nel tempo:consegnano una eredità.

Una cosa più grande e più solida del mero can-tare insieme.

CUT è cantare insieme e vivere insieme un even-to senza tempo. E un corista CUT rimane tale persempre, anche quando la vita lo porta altrove.

Poi c’è la musica. In tanti anni di attività CUT haannoverato tra le sue fila coristi illustri, ha portatosul palcoscenico prime esecuzioni assolute(Kubelik, Martin, Piacentini, Pavese, Ronsard,Sinigaglia, Vivaldi), ha partecipato a festival impor-tanti (Europa Cantat 2012, MITO-SettembreMusica, Festival International Musique Uni versi -taire, in Francia, Semana Coral Internacional deAlava), ha vinto premi in prestigiose competizionicorali (LLangollen, Lugano, Stresa, Quartiano e

Arezzo) e soprattutto ha unito quattro generazionidi appassionati amatori del canto in una innumere-vole successione di concerti emozionanti, occasioniambiziose, appuntamenti pubblici, matrimonigioiosi e funerali dolenti.

Infine c’è l’Università, e l’anima della ricerca edella scoperta. C’è la ricerca per la musica anticache ha animato CUT fin dagli anni Sessanta eSettanta, l’approfondimento filologico operato daisuoi grandi direttori: Goitre, Acciai, Tabbia,Zaltron. C’è il nuovo che avanza: le contaminazio-ni con la modernità, la metalinguistica dei concer-ti recitati, l’esperienza della sintesi tra espressioneteatrale ed esecuzione musicale, lo studio dell’a-vanguardia e della musica leggera.

Quest’anno CUT festeggia i sessant’anni. Unicocoro universitario italiano a essere sopravvissutocosì a lungo. Il 1954 fu un anno incredibile. Unamanciata di giovani, in una Torino industriale lan-ciata nel miracolo economico, studenti di medici-na, appassionati di musica, che si mettono insie-me per fare qualcosa di diverso da tutti. Tra loro cisono alcuni dei più lucidi musicisti della generazio-ne nascente.

Sorge CUT.Nasce da subito lo spirito CUT.Il fiume che scorre.

Abbiamo celebrato il sessantennale nel nomedel passato, del presente e del futuro.

Il futuro è stato un’opera dal titolo intrigante “Imisteri del Monteverdi”. Uno spettacolo che unisceinsieme spirito goliardico, divertissement, comme-

Cantare all’università:una Corale lunga 60 anni

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dia, dove lo spartito incontra le scene, dove il sacrosi sposa col profano, dove il serio va a braccetto colfaceto, dove il corista è chiamato a recitare oltre-ché a cantare; un noir in salsa barocca che abbia-mo messo in scena il 21 maggio 2014, presentan-dolo così: “Inverno 2013. Un delitto turba la vita diuna comunità di benedettini nel torinese intenti aorganizzare un concerto in onore di ClaudioMonteverdi. Nel convento si insinua un sospetto:come mai l’abate che dovrebbe predicare la regoladell’orazione gregoriana, diffonde invece l’amoreper la musica profana? E il frate ucciso, celava unsegreto? Nella biblioteca del convento si sussurrasia nascosto un manoscritto teorico del composito-re cremonese. Molti laici vengono accolti nell’ab-bazia: sono venuti per il concerto o con tutt’altrointento?”.

Il libretto originale composto da Ettore Lalli è untributo alla storia della Corale dal 1954 a oggi. Lavarietà di stili musicali – dalle musiche sacre rina-scimentali di Monteverdi e di Purcell alle canzonidei Rajaton, dai madrigali cortigiani di Arcadelt edi Marenzio alle songs di Britten – è accompagna-ta da un ensemble altrettanto originale con stru-menti antichi, moderni ed elettronici, fino a unasoluzione del noir del tutto sorprendente.

Il presente è stato acclamato con una festa, lafesta di compleanno della corale, che ha visto lette-ralmente sfilare quattro generazioni di coristi, dai18 agli 81 anni, tutti rigorosamente abbigliati inpuro stile ’50 per rievocare, tra le note, i ricordi egli eventi che hanno punteggiato questa storia.Tanta musica, balli, cibo e buon vino, qualche lacri-

ma e molte risate richiamando quel 1954 in cuiuno sparuto gruppo di studenti della facoltà dimedicina si ritrovava in cantina a cantarePalestrina, Orlando di Lasso e Monte verdi.

Al passato viene reso omaggio con un libro.Redatta con affetto dagli ex coristi, l’opera rac-

coglie le testimonianze di tante vite. La voglia cheaccomuna i membri di ieri a quelli di oggi convo-gliando nell’espressione corale un sentire e unapassione comune. La voglia di scoprire i tesori dellamusica antica e di sperimentare interpretazioni ori-ginali di autori nuovi e di composizioni inedite. Lavoglia di proclamare il senso di appartenenza a unmondo, quello universitario, dove fare cultura per ilpiacere di farla non è sempre stata – e continua anon esserlo – cosa semplice e scontata.

Sessant’anni di aneddoti, curiosità, cronache econtributi vari, per narrare tutto quello che CUT èstata e continua ad essere.

Il fiume che scorre. ■

Autori dell’articolo:Il Consiglio della Corale Universitaria di Torino

Marcella DunandMaurizio Ferrero

Pietro GaravogliaMichela Greco

Laura Tommasi

Riferimenti:www.facebook.com/[email protected]

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antropologia e l’etolo-gia dimostrano chel’essere umano, ol -

tre passando lingue, na -zionalità e tempi, ha dasempre fissato i puntisignificativi (paradigmati-ci o cruciali) della propriaesistenza mediante azioni cele-brative comunitarie: poesia, musica, opere plasti-che, fruibili e fruite dai più, sono state il prodottopostumo di un “evento” unico e irripetibile.

Evento particolare, capace di condizionare iltempo successivo al proprio accadere, oltre che ingrado di eternare gli individui attori che vi hannopartecipato.

Gli esempi di queste “attività celebrative” sonoinfiniti: li troviamo negli Ex voto, nelle statue eque-stri, nelle targhe o lapidi commemorative e dedica-tarie… e, per quanto riguarda il mondo dei Cori,nelle manifestazioni pensate per commemoraretraguardi di attività corali quali un 10°, un 25°, un50° anniversario.

Alla fine di novembre 2014, il Coro La Girafa diVerbania ha celebrato con un concerto, moltoseguito e applaudito, il proprio decennale di attivi-tà artistica, primo di questi traguardi significativi.

L’occasione mi permette di esporre una breveriflessione personale (ma, credo, largamente condi-visa) su cosa sia il “fare coro”…

Nel Vangelo troviamo scritto “[...] la pietra scar-tata dai costruttori è diventa testata d’angolo [...]”(Mc 12, 1-12).

Adattando l’immagine della pietra grezza e spi-golosa a una lettura “corale”, possiamo intravede-

re in quella “pietra” la voce del singolo corista che,lentamente e amorevolmente, si leviga, mettendosipienamente a “servizio” della pluralità. La costru-zione corale che ne sorge successivamente è quellacattedrale bella ed emozionante del “concentus”,edificato nel sentimento e nell’armonia del “tutti”.

È solo riconducendosi a una simile visione che sidà prova di aver compreso e di non “tradire” l’ani-ma alla base di ciò che coralità significa: un unicoe condiviso intento di molti.

Solo umiltà, gioia condivisa e dialogo vero sono inutrimenti capaci di far crescere e vivere gli insiemicorali…

Buon compleanno, dunque, al Coro La Girafa eun augurio di “buona vita corale” a tutti i Cori delPiemonte e d’Italia.

Alessio LucchiniDirettore del Coro La Girafa, Verbania

L’

Dieci anni per il Coro “La Girafa”“Quando Giason dal Peliospinse nel mar gli abetie primo corse a fendere co’ remi il seno a Teti [...]”

Vincenzo Monti, incipit dell’ode “Al signor di Montgolfier”

Il Coro La Girafa nel concerto del decennale

■ di Alessio Lucchini

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iemonte In... Canto”, un evento capace dirinnovarsi per rispecchiare al meglio le esi-genze della coralità. La grande novità di

quest’anno è stata la volontà di offrire a tutti icoristi alcuni momenti di formazione mediantel’organizzazione di quattro diversi e importantiworkshop:

1) Sabato 7 giugno, Cannobio (VB), presso il NuovoTeatro, Workshop sulla coralità scolastica a curadel M° Flavio Becchis: “Introduzione al MetodoFunzionale di Gisela Rohmert”. Si è trattato di unincontro introduttivo verso il Metodo Funzionaledella Voce rivolto ai direttori di coro.La voce è una manifestazione umana tra le più evo-lute e complesse: fenomeno acustico, energetico,corporeo, psichico, culturale, estetico e molto altro,può essere indagata da molteplici punti di vista. Inquesto percorso l’attenzione principale è statarivolto allo sviluppo vocale attraverso il metodo cheGisela Rohmert, insieme ai suoi collaboratori, hasperimentato e sviluppato a Lichtenberg.L’attenzione del metodo è rivolta alla totalità dellapersona. Il metodo Lichtenberg® ha arricchito einnovato radicalmente la didattica vocale; essomette a disposizione una conoscenza approfonditadell’anatomia e fisiologia vocale, una nuova e spe-cifica comprensione del suono e del ruolo primariodella vibrazione acustica in relazione agli spazi delcorpo e una metodologia di apprendimento chemette al centro l’attivazione sensoriale come stru-mento per raggiungere quello “stato” di calmamotoria e vitalità sensoriale, libero da pressioni,che è la premessa per una emissione vocale ottima-le e quindi naturalmente espressiva.

2) Domenica 15 giugno, Borgofranco d’Ivrea (TO),Work shop a cura del M° Domenico Monetta: “Ilcoraggio di proporre al coro un repertorio diversodal solito. La mia esperienza col Coro La Rupe”.Un’occasione di confronto sul repertorio dei nostricori e una riflessione su quello che un Direttore puòe deve proporre, per far crescere il proprio ensem-ble.

3) Sabato 12 luglio, Biella, presso il Santuariod’Oropa, Work shop a cura del M° Dario Tabbia:“Viaggio nel mondo dell’intonazione: problemati-che e soluzioni”.Sono state esaminate le principali problematicherelative alla corretta intonazione: impostazionevocale, difficoltà melodiche e armoniche, educazio-ne dell’orecchio. Studio della partitura in funzionedell’individuazione delle difficoltà relative all’into-nazione e relativi esercizi per la loro soluzione.

4) Domenica 21 settembre, Villastellone (TO),Workshop a cura del M° Alessandro Ruo Rui: “Laprova con il pezzo nuovo: insegnare ed impararepresto e bene”. Dallo studio preparatorio delMaestro alla prova con il coro: qualche trucco perinsegnare a imitazione e alcune tecniche peraffrontare i passi difficili nella lettura cantata.

Come si può vedere, occasioni di crescita davve-ro irripetibili per chi ha deciso di presenziare a que-ste giornate.

Il cartellone dei concerti, tradizionalmente, hapresentato una varietà di offerta che ha soddisfat-to pubblico e cori.

Ricordiamo tutti gli appuntamenti:

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Festival “Piemonte In... Canto 2014”:un bouquet di eventi

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MAGGIO Sa 3 - GHEMME (NO); Do 11 - CANDELO(BI); Sa 17 - S.STEFANO ROERO (CN); Do 18 -MARENE (CN); Do 18 - CANDELO (BI); Sa 24 - BOR-GOMANERO (NO).

GIUGNO Do 1 – TORINO; Sa 7 - CANNOBIO (VB);Do 8 - CANNOBIO (VB); Ve 13 - ONCINO (CN); Sa14 - Bracchio di MERGOZZO (VB); Do 15 - MER-GOZZO (VB), BORGOFRANCO D’IVREA (TO); Sa 21- VIGNOLE BORBERA (AL); Do 22 - DOMODOSSO-LA (VB); Do 29 - BORGOSESIA (VC).

LUGLIO Sa 12 – BIELLA

SETTEMBRE Sa 20 - GHEMME (NO); Do 14 - GALLOGRINZANE (CN); Do 21 - GHEMME (NO), VILLA-STELLONE (TO).

OTTOBRE Sa 4 - TROFARELLO (TO), ASTI; Do 5 -TORTONA (AL); Sa 25 – ASTI.

NOVEMBRE Ve 14 - CARAVINO (TO).

Davvero un “incanto” dal respiro regionale, pie-montese in tutte le sue accezioni!

L’imponente cartellone è stato reso possibile graziea: Regione Piemonte, Presidenza del Consiglio Re -gionale del Piemonte, Fondazione CRT, FondazioneComunitaria del VCO e i numerosi Comuni eAssociazioni partecipanti.

Si ringraziano anche i molti volontari che hannocollaborato in ciascuno degli appuntamenti. ■

Piemonte In... Canto a Biella e provincia

nche la Provincia di Biella si è attivata per il PIC e ha messo in cantiere tre momenti di incontro cora-le. Due di questi – l’11 e il 18 maggio 2014 – hanno incontrato il favore della Pro Loco di Candeloe sono stati inseriti nell’ambito di “Candelo in fiore”.

I concerti si sono tenuti nella chiesa di Santa Maria Maggiore e hanno incontrato il favore del pubblico,con un continuo cambio di uditori.

Buona l’esibizione dei cori che si sono avvicendati nell’esecuzione con qualche distinguo.La Pro Loco di Candelo è rimasta pienamente soddisfatta dell’iniziativa tant’è che ha già avanzato richie-

sta per ripetere la manifestazione il prossimo anno.

Gianni FusaroConsigliere ACP per la Provincia di Biella

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Q

■ di Gianni Fusaro

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abato 21 giugno, Vignole Borbera, un paesealle porte della Val Borbera, nell’estremo suddel Piemonte, si anima.

Sono arrivati i due cori che si esibiranno per ladata di “Piemonte In... Canto 2014” della Provinciadi Alessandria. Ad aspettarli, sul sagrato della chie-sa di San Lorenzo Martire, il Parroco don Pieran -gelo Pietracatella, musicista di grande livello che,prima di intraprendere il suo percorso religioso, halavorato come pianista anche all’Opera di Nizza.

I cori prendono posto in questa bellissima chiesae iniziano a sistemarsi per il concerto. Tra le nuoveconoscenze e lo scambio di pensieri e tradizionicorali arrivano le 21, la chiesa è gremita e il concer-to ha inizio dopo il saluto del Parroco.

La prima a entrare “in scena” è la Corale LausJucunda di Mondovì (Cuneo), diretta da ElenaBasso, una trentina di coristi che si esibiscono inuna serie di brani religiosi che spaziano da autoriantichi come Dufay per passare a Durufle, Busto, earrivare ad autori dei giorni nostri che hanno ela-borato e armonizzato importanti melodie popolari.Il coro si presenta ordinato e con una buona into-nazione, un’ottima preparazione per un coro ama-toriale, che allieta il pubblico con brani ben curatimusicalmente. A seguire il Coro Badia Corale ValChisone di Pinerolo (Torino), diretto da GiovanniFreira. Il repertorio cambia, è la volta della musicadella tradizionale popolare della pianura e delle

valli pinerolesi (Valle Chisone, Val Pellice, ValGermanasca); musiche inedite raccolte dalla vivavoce degli abitanti di questi luoghi. Il coro si schie-ra, sono anche loro una trentina, donne e uomini,tanti giovani che mi lasciano piacevolmente sorpre-sa. Sono vestiti con abiti tradizionali e alcuni ragaz-zi suonano di volta in volta strumenti a fiato e per-cussioni per accompagnare il canto. Il coro emana,nelle sue esecuzioni, una particolare atmosfera checoinvolge il pubblico. Anche per loro un ottimo livel-lo di intonazione, preparazione e affiatamento.

Il concerto si conclude con un lungo applausodel pubblico presente, felice e soddisfatto dellaserata e di aver conosciuto due corali “lontane” dibuonissimo livello.

Ma la serata non è finita, le signore della parroc-chia hanno preparato un rinfresco… e che rinfrescoè se non c’è un po’ di musica? Qualche bicchiere divino, qualche fetta di salame, un po’ di nuove cono-scenze tra coristi di diverse zone del Piemonte e…musica tutti insieme!

Un ringraziamento particolare alla ParrocchiaSan Lorenzo Martire di Vignole Borbera e a donPierangelo per l’ospitalità. E arrivederci al prossi-mo anno!

Raffaella TassistroConsigliere ACP con delega

per la Provincia di Alessandria

Due cori a Vignole Borbera per la rassegna“Piemonte In… Canto”

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■ di Raffaella Tassistro

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l PIC ha animato 5 giornate nel VCO: un venta-glio di eventi e tante emozioni per tutti i gusti. Ilfestival ha preso il via il 7-8 giugno 2014 con il

Festival della Coralità Giovanile. La manifestazionesi è presentata sotto gli auspici migliori, nell’incan-tevole cornice della cittadina di Cannobio la quale,complici le giornate soleggiate, ha potuto offrireuna location di tutto rispetto.

Luogo prescelto per la “sfida” tra i giovani coristiè stato il Teatro Nuovo, edificio comunale da pochianni interamente ricostruito. Teatro gremito esopratutto pubblico molto interessato.

Per entrambe le giornate, nella mattinata sonostati proposti due workshop: il 7 giugno, un incon-tro con Flavio Becchis per una “Introduzione almetodo funzionale di Gisela Rohmert”; l’8 giugno,un incontro con Dario Piumatti, con oltre 50 ragaz-zi provenienti dal Progetto X-Cantor e dai cori gio-vanili.

Gli incontri formativi hanno riscosso un forteinteresse.

Per la giornata di sabato 7, dedicata alla coralitàa voci bianche, si ringraziano:– Coro della Scuola Primaria “Gianni Rodari”, di

Verbania-Torchiedo (VB)– Coro scolastico “Scuola Primaria di Vignone”

(VB)– Progetto “VociInCoro” della Scuola Primaria

“Mario Tozzi” Cl. I A, Verbania-Suna (VB)– Coro S.M.S. “Cassano”, di Trecate (NO)– Coro Classi I A e I D Indirizzo Musicale dell’Ist.

Comprensivo di Verbania-Pallanza (VB)– Coro “Gli Usignoli” di Cannobio (VB).

La Commissione d’Ascolto – formata dai maestriFlavio Becchis, Carlo Senatore, Silvia Fantoli,Beatrice Archesso per la stampa e, in rappresen-

tanza del Provveditorato agli Studi-Ufficio provin-ciale del VCO, la dott.ssa Laura Lazzari – ha decre-tato i vincitori:– Progetto “Vocincoro” della Scuola Primaria “M.

Tozzi” di Verbania: Premio speciale– Coro S.M.S. “Cassano” di Trecate (NO): Premio

miglior esecuzione del brano “La filastrocca diGianni”

– Coro “Gli Usignoli” di Cannobio (VB): Premiospeciale

– Coro Giovanile della Provincia del VCO: Premiospeciale della coralità giovanile.

Per la giornata di domenica 8 giugno, dedicataalla coralità giovanile, si ringraziano:– Coro Giovanile della Provincia del VCO, diretto

da Enrica Pletti e da Elisa Marangon, con l’ac-compagnamento al pianoforte di Roberto Olzer

– Coro dell’Istituto Liceo Musicale “P. Gobetti” diOmegna, diretto da Licia Sommacal

“Piemonte In… Canto 2014”:nel VCO un carico di emozioni

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Il Coro Mottarossa a Bracchio

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– Coro Istituto d’Istruzione Superiore “C.A. DallaChiesa-A. Spinelli” di Omegna, diretto da LiciaSommacal

– Coro Istituto “A. Rosmini” di Domodossola, diret-to da Monica Delfina Morellini

– Coro Istituto d’Istruzione Superiore “P. Gobetti”di Omegna, diretto da Patrizia Durando

– Coro Istituto d’Istruzione Superiore “L. Co -bianchi” di Verbania, diretto da Patrizia Du rando

– Coro Liceo Statale “B. Cavalieri” di Verbania,diretto da Alessio Lucchini.

La Commissione d’Ascolto – formata dal M°Ettore Galvani, da Beatrice Archesso, dalladottore ssa Lazzari e da due membri della Consultadegli Studenti – ha decretato i vincitori:– Coro dell’Istituto “C.A. Dalla Chiesa-A. Spinelli”

di Omegna (VB): Premio miglior progetto X-Cantor A.s. 2013-2014

– Coro del Liceo “P. Gobetti” di Omegna (VB):Premio miglior esecuzione del brano “Damigellatutta bella”

– Coro dell’Istituto “L. Cobianchi” di Verbania:Premio miglior esecuzione del brano “Damigellatutta bella” in formazione riunita con il coro sum-menzionato, sotto la direzione unica della M°Patrizia Durando.

Suggestivo il finale del festival: nel teatro com-pletamente buio, a eccezione di una serie di giochidi luce prodotti sul palco, letteralmente ricolmo ditutti i ragazzi presenti, si è presentata una scenache ha avuto il potere di monopolizzare l’interessedel pubblico. I ragazzi infatti senza l’ausilio di alcu-no strumento musicale, hanno riprodotto dappri-ma i suoni di vari animali notturni, quindi di unatempesta con tanto di fulmini e crescendo di piog-gia, per arrivare poi all’esecuzione del canto africa-no “Kwangena Thinabo”. Il successo è stato taleche è stato richiesto il bis.

A tutti i partecipanti è stato consegnato, infine,un cd didattico insieme al diploma di partecipazio-ne, che attesta la presenza a questo importantemomento di condivisione formativa e di confrontoper la coralità infantile e giovanile.

Si ringrazia l’Amministrazione Comunale diCannobio per aver ospitato l’evento e messo a dis-posizione i prodotti per la merenda a base di pane,Nutella e marmellata, per la gioia di tutti i parteci-panti (adulti compresi!). Un grazie particolare alCoro Stella Traffiumese di Cannobio per la collabo-razione e a Coop Piemonte e Puntolinea snc diVerbania per i premi assegnati ai cori.

Coro Giovanile VCO

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Come nelle edizioni precedenti, la fatica di dovercoordinare prima e poi gestire poi un progetto ditale forma, è stata comunque premiata dall’entu-siasmo e dalla voglia di fare dimostrata da tutti ipartecipanti.

Il festival è poi proseguito sabato 15 giugnonella splendida cornice del Lago di Mergozzo, conla giornata dedicata al Gospel (Coro White Spirit diCrodo, Si Fa Soul Singers di Torino, White SoulChoir di Bianzè). Il cattivo tempo ci ha messo lozampino, l’esibizione si è tenuta nella chiesa par-rocchiale registrando comunque il “tutto esaurito”.

Sabato 20 si è tenuta la seconda edizione del“Percorso Coral-enogastronomico” (rinviato dal 14giugno per maltempo): il caratteristico Borgo diBracchio si è nuovamente trasformato per ospitaregruppi in costumi, canti corali e fisarmoniche, mer-catini con i prodotti dell’Eccellenza Piemontese...

Un grazie al Coro Mottarossa di Magognino, alCoro La Bricolla di Falmenta, al Gruppo Amici delcanto di Toceno, ai Ridagen di Ornavasso, alGruppo Donne Parco Valgrande, al M° UmbertoEllena e all’Associazione Cuochi di Armeno.

Per gli eventi di Mergozzo e Bracchio si ringraziain modo particolare l’Amministrazione comunale,sempre sensibile nei confronti della nostra coralità,il gruppo degli Amici di Bracchio, il GruppoSportivo di Bracchio, Don Adriano e i numerosivolontari.

Domenica 22 Giugno, il suggestivo centro stori-co di Domodossola ha ospitato il Festival dellaCoralità Piemontese: 10 cori, per un totale di 300coristi, hanno invaso il borgo antico del capoluogoossolano.

Un grazie importante ai cori:– Sancta Maria de Egro, di Verbania– Claricantus, di Torino– Polifonico Città di Savigliano– Cantori di Camandona– La piana, di Verbania– Gruppo Navira, di Asti– Gaudium, di Domodossola – Valgrande, di Cambiasca

– La Girafa, di Verbania– Valle Elvo, di Pollone – Amici del Canto, di Cossato.

Luoghi d’eccezione per le esibizioni sono stati: laCappella del Collegio Rosmini, i portici del TeatroGalletti e Palazzo San Francesco. Ogni coro hasaputo coinvolgere il pubblico con simpatia, bravu-ra e con le particolarità del repertorio proposto.

Nella mattinata, i Cantori di Camandona, il CoroValle Elvo e gli Amici del Canto, tutti del Biellese,hanno allietato la S. Messa nella chiesa dei Cap -puc cini di Domodossola. Alle 12.30, nei locali delristorante della Scuola Alberghiera MellerioRosmini, gli studenti dell’istituto hanno servito unottimo pranzo ai 90 coristi presenti.

Alle ore 15 è iniziata la kermesse canora tra l’en-tusiasmo e la grande partecipazione del pubblico.

Il gruppo degli “Arsciol” di Vagna ha contribuitoa rifocillare i coristi presenti.

Si ringraziano in particolare: l’AssociazioneMusei d’Ossola, per la collaborazione; il Comunedi Domodossola per la concessione di tutti glispazi; il Coro Seo Cai di Domodossola e il GruppoAlpini per il supporto logistico.

Al dì là della bravura dei partecipanti e dei diver-si stili proposti, il clima che si è respirato è statodavvero di amicizia e fratellanza “corale”. ■

Il Coro Città di Saviglianoalla Cappella del Collegio Rosmini

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