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Marzo 2012 - Anno VII - Numero 46 M M A A R R T T I I N N A A K K R R A A N N N N E E R R : : I I L L M M I I O O A A M M O O R R E E P P E E R R I I L L V V O O L L L L E E Y Y S S E E R R I I E E C C : : P P A A L L O O C C C C O O V V E E R R N N E E S S E E R R I I E E A A 2 2 : : F F R R O O S S I I N N O O N N E E E E M M O O L L T T O O A A L L T T R R O O A A N N C C O O R R A A . . . . . .

Volleymania #46 marzo 2012

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Il mensile dedicato al mondo della pallavolo, dalla serie A alle categorie minori, passando per il beach volley.

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Marzo 2012

66 Serie A2 femminileDue mesi di fuoco per Frosinone

ArbitriDi Tullio fischia a tempo di musica

Serie B2 maschileIl volley troverà casa ad Orte?

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1414 Serie B2 femminileMartina Kranner a 360°

Professione genitoreAntonio Fraioli, papà dirigente Roma71616

BeachIl sogno di Lodovica Langellotti2626

4...Altri sport: Che impresa diventare allena-tori di basket!10: In trasferta: Serafini riparte da Vibo18...Serie CM: Il Velletri colpisce ancora20...Giovanili: Velletri all’anno zero22...Serie CF: Palocco, sogno oltre la rete24...I div: Rivoluzione Dream Team Roma28...BVA: Tutto pronto per la stagione estiva30...About our story: Simona Falasca dal volleyal Green

In primo pianoIn primo piano

E ancora...E ancora...

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Mensile free-pressRegistrazione Tribunale di

Roma n. 320/06 Editore

Marco Benedetti339/8627110

[email protected]

ResponsabileValeria Benedetti

Hanno collaboratoMario Casella

Anastasia ConiglioAlberto Incerti

Eduardo LubranoRaffaella Mazzei Angelo Mozzetta

Niccolò GalmariniMaria Chiara Raimondi

Giulia Sampognaro Michela Sciscione

Livia Zanichelli

A latere del modesto esito organiz-zativo della Final Four di CoppaItalia si è ripetuto il magico ritodel “Corso Aggiornamento Allena-tori”. Questo si un successo, ben350 partecipanti con “docenti” dilivello mondiale, Barbolini e Ber-ruto. Sorvolando sul piccolo detta-glio che si trattava di un corsoOBBLIGATORIO per i Tecnici diserie B ed assistenti di A2, quelloche è stato possibile riscontraredai diretti interessati che l’incontroè stato interessante, con moltispunti didattici e di approfondi-mento, a differenza di tanti corsisu scala territoriale. Evviva, ognitanto qualcosa di buono, sempreperò a scapito delle tasche dei solitinoti. Si perché la partecipazione ècostata individualmente ai titolaridelle singole panchine, 150 Euro(comprensivi di abbonamento allamirabolante due giorni del Pala-lottomatica) per i residenti, 250Euro per chi necessitava di per-notto, senza contare gli oneri so-stenuti per il vitto e per iltrasferimento. Considerato l’affittodella sala e la qualità dell’Hotel sipotrebbe anche dire: nemmenotroppo. La domanda però è un’al-

tra: come mai questi corsi obbliga-tori sempre in concomitanza dieventi, tanto da far pensare al-l’escamotage trito e vetusto delriempipista? E poi: non esistonosoluzioni alternative per preser-vare rispettosamente le tascheesangui del Tecnici delle categorieminori? Noi una soluzione la sug-geriamo. Un piccolo ed inconsi-stente sforzo produttivo federalepotrebbe portare alla realizza-zione di DVD formativi, parole,immagini ed esempi visivi a van-taggio della metabolizzazione daisingoli Tecnici ed addirittura deipropri atleti, per una formazioneculturale collettiva. Una collanaobbligatoria che potrebbe far ri-sparmiare tanti soldini ai tecnici“vessati”, e che potrebbe diventarepatrimonio del movimento. Inno-vazione, la parola d’ordine, maforse qualcuno dovrebbe capirlapienamente. Il vezzo, però, non èsolo pallavolistico e l’erba del vi-cino non è verde come sembre-rebbe; è per questo motivo che cipermettiamo uno sconfinamentopresso i cugini del Basket, per va-lutare le rose, i fiori e le relativespine.

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Lasciatemelo dire...Lasciatemelo dire...

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Aggiornamento o riempipista?

Diventare allenatori di pallacanestro inItalia è una specie di percorso ad ostacoliche tra l’altro costa una montagna disoldi. Per certi versi c’è il desiderio di fareuna selezione fra tutti quelli che vorreb-bero intraprendere questa carriera equelli che lo vorrebbero fare solo comepassatempo. Giusto quindi che la Fip ap-plichi delle dighe.Vediamo come sono fatte però.Intanto le categorie di allenatore. Siparte da allievo allenatore che può farel’assistente in tutti i campionati Regio-nali. Poi c’è Allenatore di base che puòfare l’assistente in tutti i campionatid’Eccellenza fino alla Divisione Nazio-nale C e B, e può fare il Capo allenatorenei campionato Regionali. Dopo si passa al grado di Allenatore chepuò essere Capo allenatore nei campio-nati di A2 femminile, DNB e DNC ed in-fine a quello di Allenatore Nazionale cheovviamente può fare tutto. Infine c’è lacategoria degli Allenatori Benemeriti eBenemeriti d’Eccellenza che non si gua-dagna con i corsi ma con gli anni di pan-china o con risultati straordinariamenteimportanti a livello internazionale.

Per fare tutto questo percorso bisognafare dei corsi di 15 giorni che culminanoogni due anni (salvo il passaggio da al-lievo allenatore ad allenatore di base chedura un anno) con gli esami, ma duranteil periodo bisogna acquisire quelli chesembrano tanto i punti messi in palio dauna marca di patatine o di un altro pro-dotto alimentare: i punti PAO, Pro-gramma Aggiornamento Obbligatorio. Altro non sono questi punti che la parte-cipazione a dei clinic, o eventi, organiz-zati sul territorio dalla Federazioneregionale o provinciale e tenuti da altriallenatori e che consentono appunto in11 mesi di raccogliere il giusto numero dipunti per potere avere la tessera gare perl’anno successivo. Cioè il pezzo di pla-stica che permette di andare in panchinaa guidare la propria squadra o a svolgerele funzioni dell’assistente. Ogni categoria ha il suo numero minimodi punti PAO da raggiugere nel corso delperiodo che va dal 1 settembre al 31 lu-glio: l’allievo allenatore ne deve avere 6,l’allenatore di base e l’allenatore nazio-nale 5.Ed ora facciamo due conti : tra iscrizioni

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Cinque anni e seimila euro di spesa servono agli aspirantiallenatori per avere l’abilitazione all’allenamento

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ai corsi, le mini trasferte che bisogna fareanche nella propria regione per partecipareai clinic, le quote di iscrizione ai corsi edagli esami finali del biennio, l’albergo equant’altro, nei cinque anni che passano daallievo allenatore ad allenatore nazionale sispendono minimo 6 mila euro. Senza ga-ranzia di occupazione (ma questo non è re-sponsabilità di nessuno) né nella maggiorparte dei casi la sicurezza di essere pagatinel frattempo per il lavoro che si svolge inuna società, né tantomeno con la speranzache sia la società ad accollarsi il costo dellespese dei corsi (ma in qualche caso av-viene).Questo sistema è complicato ed è stato cor-retto in corsa più volte. La prima qualcheanno fa quando Ettore Messina, alla finedella sua esperienza col CSKA Mosca, sem-brava potesse rientrare in Italia alla guidadella squadra di Milano. Scoprì che con lenuove regole non aveva i punti PAO neces-sari per avere la tessera gare. Scrisse unalettera alla Federazione tramite il giornaleSuper basket nella quale chiedeva allastessa Fip se dopo aver allenato la nazio-nale, con accluse medaglie europee, dopoaver vinto scudetti e Eurolega con squadreitaliane ed estere non avesse ancora acqui-sito le capacità per poter tornare ad alle-nare una formazione italiana anche senzail Programma di Aggiornamento Obbliga-torio. Fu creata l’eccezione: Messina fu in-signito della tessera di AllenatoreBenemerito e con lui tutta quella categoriafu esentata dai punti PAO, così come gli al-lenatori che possono comprovare di svol-gere in modo continuativo attività diallenatori da 30 anni, o quelli che la svol-gono all’estero.Poi fu cambiata l’anno scorso perché per uncerto periodo la mancanza ad alcuni clinicche davano punti PAO si poteva in parte re-cuperare pagando una multa di 50 euro apunto saltato. Il che voleva dire allenatoriin regola ma non del tutto formati a rigordi logica. Coloro che si contrappongono a questa

procedura complessa e molto articolate so-stengono che in realtà una società ha il di-ritto di decidere di far allenare una squadrada chi vuole, anche se non è un allenatoreformato e con le carte federali. Gli allena-tori ribattono che invece è necessario chechi ha la responsabilità tecnica e fisica diun gruppo di atleti deve avere le cognizionipiù moderne ed aggiornate per fare unbuon lavoro senza rischiare di rovinare il fi-sico degli atleti.Le tesi sembrano valide entrambe, se nonfosse che va fatta una precisazione: il di-scorso tattico e tecnico può anche esserealeatorio e quindi secondario, forse siachiaro, ma quello fisico no. Soprattutto dauna certa età, dal minibasket per esempio,per il quale esiste infatti la categoria di“istruttori” e fino ad una certa età, intornoai 15-16 anni, la questione è delicatissimaed è quindi obbligatorio che l’allenatore aldi là del grado sappia come far muovere ilcorpo dei ragazzi senza arrecargli danno.Ed è forse su questo che il dibattito do-vrebbe svilupparsi di più in questo paese.Basket o non basket.(Foto: nella pagina accanto Simone Pia-

nigiani, ct della nazionale, in alto uncorso di minibasket)

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“Credo che rabbia sia la parola mi-gliore per definire lo stato d’animo ditutti, non solo delle ragazze” così parlal’allenatore del Frosinone, Luca Secchi,“rabbia che speriamo di convogliarenella maniera più positiva possibileguardando alle prossime partite. Cirendiamo conto di dare il massimo inogni singola prestazione, però sul fi-nire dell’incontro ci manca semprequel qualcosa, quel centesimo per farela lira, che farebbe la differenza. Vuoiun pò di sfortuna, vuoi un pò di man-canza di determinazione nei momentiopportuni, o qualche errore di troppo,

ci ritroviamo con un bottino magro intermini di punti. L’idea è che dovremofare i conti alla fine del girone di ri-torno quando avremo incontrato piùo meno tutte le squadre.”

In effetti, guardando il campio-nato, ancora vi mancano da gio-care le partite contro le squadredi medio-bassa classifica.“L’inizio del girone di ritorno, cosìcome lo è stato quello di andata, haprevisto 6-7 gare con squadre moltoquotate in classifica. Ci può stare cheil totale dei punti portati a casa non

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Due mesi Due mesi di fuocodi fuoco

Serie A1

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Reduce da una fase poco fortunata coach Secchi caricail Frosinone: “Convertiamo la rabbia in grinta”

Marzo 2012sia particolarmente incoraggiante peròbisogna guardare anche a chi abbiamoincontrato nel girone di ritorno. SantaCroce, Crema, sono squadre che noi ab-biamo già affrontato, oltretutto conparziali interessanti. In realtà, il pe-riodo non positivo riguarda solo unaquestione di punti portati a casa, perchédal punto di vista del gioco le cose nonstando male. Ora, nel blocco di gare di

marzo, abbiamo tre partitesu quattro assoluta-

mente alla nostraportata, anche se,

credo che il mo-mento più im-portante pernoi, saràaprile, perchéc’è un numero

molto alto di in-contri (5 domeni-

che, più una infrasettimanale perun totale di 6 partite, ndr) e 5 diqueste partite saranno contro squadreche sono più o meno al nostro livello inclassifica o sotto. Dovremo essere bravi,quindi, a conquistare più punti possibilinel mese di marzo, per poi arrivare adaprile in uno stato di forma tale da mi-gliorare il più possibile la nostra posi-zione in classifica.”

Quindi, i vostri obiettivi non coin-cidono con il rendiconto della clas-sifica?“Gli obiettivi per questo campionato, inrealtà, non sono molto diversi da quelliche stiamo ottenendo. Essendo una so-cietà al primo anno in serie A2 e che finoa tre stagioni fa non esisteva, il primoobiettivo del nostro presidente e dellasocietà tutta, era di veicolare il nomedella IHF attraverso il territorio ita-liano, un po’ come quando fai l’inaugu-razione di un negozio e per far

apprezzare i propri prodotti faitanta pubblicità, facendo capire chisei al pubblico. Credo che, vin-cendo il campionato di B1 lo

scorso anno e vivendola prima stagione in

A2 nella zona mediadella classifica, l’obiettivo

sia pienamente centrato.Adesso non resta che pro-vare a migliorarci ancora dipiù in questo ultimo scorcio

di campionato.”

(Foto: nella pagina accantola rosa del Frosinone al

gran completo; nel cerchio iltecnico Luca Secchi; a sini-stra l’esultanza della lazialialla prima stagione in serie

A2)

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La musica è parte integrante della suavita, le note contraddistinguono ognimomento, sia che si parli di pallavolo,sia che ci si sposti sul piano lavorativo.Andrea Di Tullio è l’arbitro rock perantonomasia, tanto per parafrasare unaggettivo coniato dal “predicatore” deinostri tempi. Lo è per fatti di vita, maanche per quel suo aspetto “noir” aprimo impatto, sempre pronto però adavvolgerti con un sorriso caloroso epieno di entusiasmo. Arbitro per vocazione e per destino inuna famiglia in cui il biberon ed il fi-schietto erano saldati indissolubil-mente. Papà Di Tullio con una carrieranella massima serie di Pallamano, lesorelle pallavoliste ed arbitri, inevita-bile per Andrea abbracciare la voca-zione: “Come ogni figlio, sonocresciuto con il mito di mio padre, con

il desiderio di diventare come lui. Afarmi scegliere il Volley la frequenta-zione dei campi insieme alle mie so-relle più grandi, la scoperta di unmondo e di uno sport divertente.” Il divertimento alla base della suascelta: “Si, insieme ad una serie dialtre componenti. Il piacere è la partefondamentale, ma ci sono anche glialtri aspetti condivisi da tutti gli altriarbitri, come l’ambizione, la voglia diessere un elemento imprescindibiledella partita, gli aspetti psicologici checomporta. Un mix di motivazioni cheti fanno salire sul seggiolone conl’adrenalina positiva.” Al centro dell’attenzione, ma anche alcentro delle critiche, forse difficile con-viverci: “No , assolutamente. Le criti-che fanno parte del gioco e rimangonoall’interno della partita. In questi anni

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Fischio a suondi musica

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Andrea Di Tullio ci racconta la sua vita,tra fischietti e note

di servizio una delle mie soddisfazioni èdi avere un rapporto cordiale e di ri-spetto con tutti. Gli scambi di opinioneci sono stati e ci saranno sempre, pos-siamo sbagliare tutti ed io non sono iltipo da portare rancori da “lesa mae-

stà”. Un solo dato che rafforza ilmodo di interpretare il mio

ruolo: non ho mai stigmatiz-zato a referto il comporta-mento del pubblico.” Classe 1980, esordio nel gen-

naio 2003, carriera fulmineatanto che nel 2007 è già arbi-

tro nazionale, poi lo stop, la sca-lata si interrompe. Le motivazioni

non le chiediamo, per nonmetterlo in imbarazzo, ci

limitiamo ad immagi-narle. Alla vigilia del decennale ci limi-tiamo a fare un bilancio: “Il miorapporto con la pallavolo lo paragono aquello con una donna, fatto di passioneforte, quella che ti fa superare ogni osta-colo, quella che ti fa fare tante scioc-chezze al limite del ridicolo (per la storiadi Spiderman siete pregati di chiederedettagli direttamente all’interessato,

ndr). Un rapporto quasi esclusivo.Anche con il mio compagno di av-venture è così (Manuel Gallegra),visto che sono sei anni che facciamocoppia fissa in perfetta sintonia. Mipiace, mi diverte e mi appassiona,e continuerò a farlo fino a quandoquesti sentimenti ci saranno. Il mo-mento che si attenueranno, ed avròla lucidità di capirlo, il fischiettoandrà velocemente in bacheca.” Musica, quella del fischietto, quelladel suo lavoro. Andrea si occupa di lo-gistica, servizi ed eventi del piùgrande e storico network radiofonicodella capitale, anche quello un segnodel destino: “Si, un’altra coincidenza

fortunata. Un curriculum inviato,il tempo che passa e ti fa dimenti-care, poi l’occasione di metterti allaprova. E’ un lavoro che mi piace e mi re-gala molte emozioni nuove. La musicaha sempre fatto parte della mia vita, èbello che lo sia anche nel tuo lavoro.” Un artista lo ha accompagnato nel tempoe gli ha regalato anche sensazioni profes-sionali indimenticabili: “Sicuramente Li-gabue, però da giovane non ero mairiuscito ad andare ad un suo concerto.Aver fatto parte dello staff del Tour2010 e di Campo Volo 2011 mi ha rega-lato emozioni incredibili.”

(Foto: Di Tullio in divisa da arbitro enella vita privata)

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Sono passati sei anni dall’ultima volta cheSimone Serafini ha indossato la magliadella Tonno Callipo Vibo Valentia; oggi, ilpalleggiatore di Civitavecchia (classe 1975)ha deciso di fare il bis. Il curriculum del regista di Civitavecchiaparla da solo: Simone, infatti, ha da sempremilitato nella massima categoria, nonché inquella subito precedente, vantando unacarriera di tutto rispetto. Sempre pronto aprovare esperienze nuove, Serafini ha ta-gliato il cordone ombelicale con la sua Ci-vitavecchia già da tempo: vagando da Norda Sud, dunque, l’esperto palleggiatore sipuò dire abbia testato realtà variegate e dif-ferenti rispetto a quelle casalinghe: “Sonoarrivato a Vibo a metà stagione, - esordi-sce Simone - dunque, ho seguito il campio-nato da lontano. Se togliamo Trento, che èun gradino superiore alle altre, e Ravennache invece è un pizzico sotto, si tratta di uncampionato piuttosto equilibrato: tutte lecompagini, compresa la mia, sono coin-volte in una spregiudicata lotta alla sal-vezza, vincere o perdere è determinanteper scalare tante posizioni in campionato”. Senza dubbio non alle prime armi, il registadi Vibo Valentia riconosce l’apprezzabilematurità, tecnica e tattica, che la società incui gioca attualmente ha acquisito neltempo: “Ho giocato qui sei anni fa e il per-corso di crescita che lo staff ha intrapresoè lampante; ormai, quella di Vibo è una so-cietà stabile e molto organizzata; una so-cietà che può contare su un’equipecompetente e valida sempre pronta a sod-

disfare qualsiasi esigenza che venga fuori.In poche parole Vibo Valentia non è piùuna sorpresa, bensì una piacevole realtàche ha coinvolto e tuttora coinvolge moltigiocatori di nome, con carriere di tutto ri-spetto”. Per Serafini, dunque, l’esperienza nellacittà di Vibo si presenta come la secondaoccasione non solo per rimettersi in gioco“in trasferta”, ma anche per poter sentire dinuovo il sapore di una realtà del Sud, percerti versi molto differente da quella dellacapitale: “Dal punto di vista dell’ambienteposso dire che è molto caldo: il sostegnodei tifosi è un tassello indispensabile delmosaico di Vibo. A differenza di Roma, in-fatti, dove si sovrappongono molteplici si-tuazioni sportive altrettanto seguite, qui ilpubblico ha solo questo sport giocato aimassimi livelli: non ho problemi a dire chenoi pallavolisti siamo trattati come i cal-ciatori, con gli occhi sempre puntati ad-dosso e tutte le attenzioni verso di noi.Questo aspetto ovviamente mi lusinga e, alcontempo, mi permette di mettermi in di-scussione: il sostegno dei tifosi, infatti, loriscontriamo sia nel bene che nel male; a

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Marzo 2012IInn ttrraassffeerrttaaDopo sei anni il palleggia-

tore di Civitavecchia SimoneSerafini torna in A1 con lamaglia della Tonno Callipo

Vibo Valentia

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volte il pubblico è anche moltocritico nei nostri confronti, ma sitratta comunque di suggeri-menti costruttivi fatti da genteabbastanza competente che, nelcorso degli anni, ha imparato a

conoscere e ad amare le compli-cate dinamiche che il mondo della

pallavolo include”. E ancora: “Il Palazzetto in cui giochiamo

non è molto grande: questo enfatizza ancorpiù l’onnipresente sostegno dei nostri tifosiche lo riempiono e t fanno sentire sempre illoro calore. Da questo punto di vista Romasi presenta molto più fredda, non in sensocattivo ovviamente: essendo una cittàgrande, infatti, il pubblico magari si mostrapiù distaccato, meno partecipe alle vicendedella squadra soprattutto fuori dal campo”. Riguardo il proseguo della sua carriera che ciha abituato ai colpi di scena più impensabili,il romano in trasferta dichiara: “Ormai nonmetto più limiti alla mia esperienza: vivoaspettando ciò che il futuro mi riserva. Hogirato molto, è vero – continua il palleggia-tore – ma ho avuto anche l’opportunità di re-spirare l’aria di casa, a Civitavecchia dove hoportato avanti contemporaneamente la pas-sione di allenare e giocare. Devo ammettereche la pallavolo romana mi piace molto,anche se, per adesso, non è ancora capitatal’occasione di giocare con la M Roma Volleymilitante nel campionato di massima serie.Giocare vicino casa è senza dubbio un’armaa favore di qualsiasi giocatore di qualsiasisport: per esempio, quando ho giocato conLatina, a quei tempi l’unica squadra delLazio in A1, ho provato una sensazione di-versa: per me quella maglia, infatti, racchiu-

deva tutto l’ambiente e la regione in cui sononato e indossarla mi dava un senso di esal-tazione. Quando vesti la divisa della tua cittàè inutile negarlo, c’è un qualcosa in più diffi-cile da spiegare, ma facile da provare perqualsiasi giocatore di qualsiasi sport: è comese percepissi un senso di orgoglio e respon-sabilità nei confronti non solo dei tifosi, maanche di se stessi. Queste emozioni l’ho pro-vate quando sono tornato a giocare con il Ci-vitavecchia: ecco, in quella stagione hosempre giocato con uno spirito diverso, conuna spinta in più nel fare le cose bene e rag-giungere con più motivazione risultati im-portanti”.

(Foto: in alto la Tonno Callipo Vibo Valen-tia; nella pagina accanto Simone Serafinicon la maglia calabrese, nel cerchio l’ab-

braccio col presidente Callipo)

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Manca sempre trenta per faretrentuno. E’ la solita questione,quella del ‘tra poco’, o quelladel ‘ci siamo quasi’, quelladel rimpallo delle responsa-bilità e poi non si finiscemai. Le problematiche sonosempre le stesse, i quesiti ri-mangono insoluti e i lavoripubblici incompiuti. La storiadel Palazzetto di Orte sembra quellodell’Autostrada Salerno – Reggio Cala-bria, che sembra sempre essere sulpunto di completare i lavori e che poinon vede mai la fine. Ora pare che cisiamo ma è meglio non dirlo troppoforte altrimenti c’è il pericolo che sitorna indietro. “E’ quasi ultimato” cidice il Presidente della pallavolo Orte,Aldo Madonna, che da anni, anzi da de-cenni è nel mondo del Volley. E’ stato edè il primo a crederci ma poi aggiunge:“In realtà mancano i bagni, le tribune,i riscaldamenti ma diciamo che cisiamo”. Insomma non è finito un bel niente main confronto a prima è sicuramente unpasso avanti. Una questione annosa cheva avanti da tanto, troppo tempo e chenon vede la fine per colpa di… già, di chi

è la colpa?“Come al so-

lito c’è chic’ha mangiato

sopra – dice an-cora Aldo Madonna

– un lavoro che si potevafare in 4-5 mesi c’hanno messooltre due anni a farlo. A Ostia,dove tra l’altro c’erano pro-blemi tecnici strutturali, perfare il Palazzetto c’hanno messo5 mesi; qui invece,dove il terreno nonponeva nessun tipodi problematica, perragioni oscure nonsi finisce mai. Lostesso Sindaco dellacittà ci aveva assi-curato che era tuttoin ordine, che per lastagione in corsoavremmo potutogiocarci dentro; ad-

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Madonna: “Da oltre due anniaspettiamo un lavoro che si po-

teva fare in cinque mesi!”

12Orte,

il volley troveràcasa?

dirittura io, nel maggio scorso,quando ho iscritto la squadra alcampionato di serie B2, ho indi-cato come campo di gioco quellodi ‘Via del campo sportivo’; poi asettembre, tra mille complica-zioni del caso, mi sono trovato adover dare rettifica alla Federa-zione spostando la sede delle par-tite a Civita Castellana. Ilproblema è che i politici non vi-vono le realtà dall’interno e fanno

le cose solo per far ve-dere al di fuori che lavo-rano; non si rendonoconto invece, che hannoostacolato un serviziopubblico. Infatti nonsolo noi della pallavoloci siano trovati a disa-gio ma anche il basket,il calcio a 5, gli sbandie-ratori, gli arcieri: in-somma l’interacomunità ha risentito di

questa situazione. Senza considerareche ovviamente questo progetto non hagoduto di nessun finanziamento masiamo stati noi, con le nostre tasse, a pa-garcelo! E in un momento storico comequesto è impensabile! In Federazione cisi preoccupa di problematiche superfi-ciali, senza valutare che invece moltesquadre, senza differenze di categoria,fanno fatica ad iscriversi ai campionati;in parole povere il prossimo anno do-vremmo avere il campo di gioco, manon sappiamo se riusciremo a disputarela stagione”. La soluzione ce la dà lo stesso Madonna:“Che la Federazione si metta una manosulla coscienza: dimezzare le tasse sa-rebbe già un bel passo in avanti per per-mettere alle società di ripianare i contie preoccuparsi solo e unicamente di gio-care a pallavolo”.

(Foto; in alto l’Orte al completo, nelcerchio il presidente Madonna; a sini-stra Foto Gasparrini, l’Orte contro il

Casal Bertone)

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La pallavolo, l'università, il la-voro: Martina Kranner ha leidee molto chiare su chi vuoleessere e cosa vuole fare. Unavita pienissima che spazia dallosport agli studi di economia eche, passando per lo svago e leuscite con gli amici, arriva finoai due lavori che Martina svolgeper prepararsi al futuro e persentirsi indipendente.L'atleta del Divino Amore rac-conta per prima cosa com'ènata e come si è sviluppata lapassione per la pallavolo: “Dipreciso come è nata non lo sonemmeno io: ripensandoci oranon ne ho la minima idea. Èstato più che altro un gioco ini-ziato anche grazie a miopadre. Fin da bambina prati-

cavo più sport insieme, poi coltempo il mio interesse si è spo-stato sempre più sulla palla-volo, finché non ho deciso diconcentrarmi solo su quella.Ho giocato in molte squadrefino ad arrivare quest'anno alDivino Amore che devo dire sista rivelando un'esperienzabella e inaspettata: non ave-vamo progetti di alta classi-fica; questo secondo-terzoposto è arrivato un po' all'im-provviso e noi ce lo stiamo go-dendo. In particolare per me èuna soddisfazione: la nostraposizione in classifica ci pro-ietta verso i play-off per la B1che io non ho mai assaporato”.Per quanto riguarda le relazionicon le compagne del Divino

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Vi presentoMartina

Martina Kranner, schiacciatrice del DivinoAmore, si racconta tra volley, beach,

lavoro e passioni

Amore, Martina ne è entusiasta“Il rapporto con la squadra bellissimo fin dall'inizio dellamia avventura al DivinoAmore: ci sono ragazze con cuho già giocato ma in ambito

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Kranner è stato così, ma inuovi progetti di Martina ren-dono necessario mettere daparte una delle tante attivitàche svolge: “La passione per ilbeach è un po' scemata neltempo: frequentando l'univer-sità, d'estate sono immersanelle sessioni d'esame, quindiè difficile continuare a colti-vare quell'attività. Almeno perquest'anno ho deciso di dedi-care più tempo allo studio.Sono al terzo anno della fa-coltà di Economia a Roma Trequindi, per ciò che riguarda ilmio futuro, aspiro a laure-armi entro quest'anno, per poifare la specialistica e trovareun lavoro che sia inerente aciò che ho studiato, che ri-guarda soprattutto l'ambitodei mercati finanziari”.Ma non è finita qui: si potrebbepensare che l'attività pallavoli-stica a livello nazionale e la vitauniversitaria riempiano già ab-

bastanza la vita di unagiovane donna. MaMartina Kranner non si famancare nulla. Guarda conconsapevolezza al futuro, riso-luta a costruirsene uno solidocon tutti i mezzi a sua disposi-zione: “Tengo abitualmentedue bambini cui faccio dababy-sitter e quando ce n'è bi-sogno anche da aiuto compiti.In più spesso lavoro come ho-stess a fiere e congressi. Cercodi non stare ferma insomma:di lavorare per avere unprimo approccio col mondoche mi aspetta e per acquisireuna mia indipendenza, la-sciando comunque spazio amomenti di svago con gliamici che sono una delle pas-sioni che coltivo più volen-tieri”.(Foto: Martina Kranner, im-mortalata in vari momenti)

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giovanile; con loro l'esperienzadi B2 si è rivelata una piacevolenovità”.La passione per la pallavolo sfo-cia quasi inevitabilmente inquella per il beach; anche per la

Ogni figlia è bravissima in tutto ciò chefa a gli occhi di suo padre, ma ci sonofiglie che giocano a pallavolo in serieB2 e padri che si avvicinano a questosport proprio perché risucchiati dal-l’entusiasmo che si respira. E’ il caso diAntonio Fraioli e di sua figlia France-sca, entrambi legati alla Roma7. Gio-catrice lei, dirigente lui, vediamo com’ènato questo binomio familiare: “Es-sendo un appassionato dello sport ingenerale e avendolo praticato in pas-sato, non è stato difficile lasciarmicoinvolgere dall’esperienza di mia fi-glia. Morelli e Galeri della Roma7 mihanno dato la possibilità di inserirmi

nella società come dirigente, così datre anni sia io che Francesca siamonella polisportiva. Essendo un infor-matico e avendo l’hobby della fotogra-fia, ho messo a disposizione dellasocietà le mie conoscenze: ogni voltache posso cerco di fotografare gliatleti durante le gare, inoltre curo ilsito insieme ad altri genitori e diri-genti”.Facile illustrare le mansioni da diri-gente eseguite da Fraioli, meno sem-plice invece spiegare le sensazioni chesi provano seguendo gli incontri dellapropria figlia sotto un’ottica così parti-colare come quella di padre e dirigente.

di R

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ella

Maz

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Dirigente-genitoreDirigente-genitore

Che passione!Che passione!Antonio Fraioli ci racconta la devozione assoluta per la

Roma7 e per sua figlia Francesca

Marzo 2012

Serie B2

F16

Come si vive ognipartita? Facciamo-

celo spiegare daldiretto interes-sato: “Gli stati

d’animo si susse-guono senza solu-

zione di continuità.Francesca è gio-

vane e non sem-pre è in campo.

In qualsiasicaso, devo

ammettereche prevale

sempre il fatto diessere un diri-

gente e sentirsiparte delle

squadra. Vi-vere quasi

tutti i giornicon gliatleti fa si

che all’iniziodella partita la

tensione salga con osenza Francesca in campo,

e alla fine lo stato d’animo ri-specchia quello della squadranel bene e nel male".Venendo all'aspetto di “padre”, lapallavolo sembra dare unamarcia in più al rapportotra Fraioli e Francesca:“Questo sport ci hauniti tantissimo. Miafiglia ancora non hala patente, quindisono a tutti gli effettiil suo “autista” perso-nale. Di solito sono ioa chiederle spiegazionitecniche riguardo a si-tuazioni di gioco che non

riesco a vedere, mentre le parlovolentieri degli aspetti psicologici.Mi fa piacere ascoltarla, è molto criticae attenta con se stessa. Spesso manifestal’intenzione di fare l’allenatrice, chissàche questo non si realizzi in futuro”. Nessuna velleità da allenatore, invece,per lui: “Seguivo la pallavolo come moltialtri sport ma la scintilla è scoccata gra-zie a Francesca. Mi sono ripromesso dinon accrescere le conoscenze tecniche epuntare piuttosto su quelle organizza-tive e dirigenziali. Sono dell’idea che peressere tecnici bisogna aver praticato losport interessato, cosa che io non ho maifatto”.Infine, una domanda a bruciapelo: cosasceglierebbe Fraioli tra un’ottima presta-zione di sua figlia e una vittoria dellaRoma7? Nessun dubbio nella risposta:“Se le due cose si combinano va bene,ma sicuramente è più importante la vit-toria della squadra. E’ un concetto in cuicredo fermamente e che ho cercato di in-segnare a Francesca fin da piccola,quando ha scelto uno sport non indivi-

duale: se si fa parte di una squadra lapropria prestazione passa in secondopiano, l’importante è la squadra el’insegnamento che ne deriva dal

farne parte. Inoltre, dopo tre anni,penso di poterlo affermare anche a

nome di Francesca: ci sen-tiamo parte integrante di

questa società, quindi ti-fiamo a tutto tondo per lariuscita dei progettisportivi di tutta laRoma7 Volley”.

(Foto: nella pagina ac-canto e nelle tre in alto

Francesca Fraioli con lamaglia della Roma7; a si-

nistra papà Antonio)

17

Per un sodalizio che, per blasone e tra-dizione è solito soggiornare ai verticidel movimento regionale, lottare pergrandi traguardi è una piacevole abitu-dine. Mancato di un soffio nelle annateprecedenti il ritorno nella serie ca-detta, la Pallavolo Velletri si è ripresen-tata ai nastri di partenza con unospirito ed una convinzione ancor piùforti che in passato: “La politica socie-taria – spiega mister Fabrizio Ferrini– è la stessa che ci ha sempre contrad-distinto: puntare a valorizzare i gio-vani del vivaio. Ecco allora che le sortidella prima squadra sono legate a

doppio filo ai talenti che riesce a sfor-nare il nostro settore giovanile. Algruppo dello scorso anno è stato ag-gregato Francesco Michini, giocatoredi esperienza e carisma. Con il ritornodi Marco Di Lucca, reduce dalla posi-tiva esperienza con il Club Italia, ab-biamo confezionato un organicod’indubbia qualità”.Il giudizio del tecnico, doppiata la boadi metà regular season, è più che posi-tivo: “I risultati mi soddisfano piena-mente. Potevamo avere qualche puntoin più senza gli infortuni, ma non cirammarichiamo, perché d’altro canto,

di M

ario

Cas

ella

Marzo 2012

Coach Ferrini: ”La nostra pallavolo è moderna e divertente, vale la pena venirci a vedere”

18

Il Velletricolpisce ancora

SSeerriiee CCMM

abbiamo avuto la possi-bilità di inserire nellerotazioni tutti gli ele-menti della rosa. Il se-condo posto incampionato ci gratifica eci motiva a continuare adare il massimo”.Alla vigilia del sedicesimo attostagionale, tre punti separano i gial-loblu dall’Anguillara capolista, sconfittanella gara d’andata al termine di un’in-credibile rimonta: “E’ stata una bellaprova di carattere. Dopo aver perso dimisura i primi due set, con orgoglio epersonalità siamo riusciti a ribaltare lasituazione. Una splendida esibizione siasotto il profilo agonistico sia sottol’aspetto tecnico”.

La squadra è più che mai prontaad affrontare il curvone che immettesul rettilineo finale: “In questo momentostiamo lavorando per cercare di gestirecon la giusta pazienza ed efficacia i pal-loni decisivi. Questo aspetto rientra ov-viamente in un più ampio progettomirato alla crescita e alla maturazionedei nostri giovani atleti”.Rispetto al girone B, dove la corsa al pri-mato si è di fatto conclusa prima ancoradi cominciare, si ha la sensazione chemolti verdetti verranno scritti a prima-vera inoltrata: “Mi fa piacere constatareche nel nostro raggruppamento, oltreall’Anguillara ci siano almeno altrequattro squadre di alto livello. Avere laconsapevolezza di preparare durante lasettimana sfide con avversarie di note-vole caratura è molto stimolante, perchéci spinge continuamente a migliorare e

contribuisce a mettere in evi-denza i nostri margini di

miglioramento. Ciaspetta un finale di

campionato ad altocoefficiente di diffi-coltà: gli scontri di-retti li avremo quasitutti in fondo, e ci fa-remo trovare pronti

per sfruttare le op-portunità che ci si pre-

senteranno”.Insomma, i motivi per venire

ad assistere agli incontri del Vel-letri non mancano di certo: “Le nostresono partite avvincenti e ben giocate,condite da gesti tecnici di elevata qua-lità. Esprimiamo una pallavolo mo-derna e divertente, e vale davvero lapena venirci a vedere”.

(Foto: in alto il Velletri; nel cerchio iltecnico Ferrini)

Marzo 2012 19

Il settore giovanile è da sempre il fioreall’occhiello per una società all’avan-guardia come il Velletri, che nell’uni-verso pallavolistico romano e lazialecontinua a rappresentare un modellooltre che un importante punto di rife-rimento. Ci racconta tutto Savino Gu-gliemi, tornato quest’anno a mettere adisposizione la propria preziosa espe-rienza al servizio del sodalizio veli-terno: “Il legame con questa piazza èforte e profondo. Ho avuto tante av-venture importanti nella mia car-riera, ma la vittoria del campionato diserie D con gli stessi ragazzi che oggi

compongono la rosa della primasquadra è il ricordo che più mi è rima-sto nel cuore. Dopo l’amara conclu-sione dell’avventura a Monterotondo,ho deciso di rimettermi in discussioneproprio qui a Velletri, lavorando conentusiasmo per progettare un futurorigoglioso”. L’organizzazione del lavoro passa perun’attenta e studiata pianificazione:“Questa stagione costituisce per noil’anno zero, una sorta di nuovo inizio.Seguo personalmente il gruppo under16, che in questo momento è quello habisogno di maggiori attenzioni, e col-

di M

ario

Cas

ella

Savino Guglielmi illustra programmi e iniziative della società gialloblu

20

Mondo giovani:

Velletri all’ anno

zeroGGiioovvaanniillii

la-boro fattivamente

con i tecnici delle altre rappresen-tative. E’ l’inizio di un percorso lungo eimpegnativo, di cui vado orgoglioso”.I riscontri ottenuti dimostrano che lastrada intrapresa è quella giusta: “Laserie C procede spedita e ha ottenuto imigliori risultati proprio con le squadredi vertice, perdendo colpi invece con lerivali più abbordabili. Quest’andamentomi fa in un certo senso rivivere il cam-pionato vinto qualche anno fa. Per ilresto i gruppi under 13 e under 14 sonoil lizza per la fase finale dei rispettivitornei di categoria, grazie soprattuttoall’ottimo lavoro svolto da AlessandroBarbiero. L’under 16 ha due individua-lità di spicco, in un contesto che però

non è all’altezza di quello deglianni passati, ma sono certo che conil tempo arriveranno anche i risultati.Infine, l’under 18 di Roberto Tani si staben comportando, così come l’under 21,

che passerà alla fase successiva”.Il ritorno di Marco Di Lucca, frescodell’esperienza con il Club Italia, èmotivo d’orgoglio e di soddisfazioneper tutta la Pallavolo Velletri:“Siamo molto fortunati ad averein palestra un atleta come Marco.Dopo un anno di assenza daicampi ha ricominciato il suo per-corso da protagonista con laserie C e con l’under 21. Ci augu-riamo fortemente di poter con-tribuire alla sua crescita espero che presto spicchi ilvolo”.Ma quali sono i criteri e le va-lutazioni che devono ispirareil lavoro del responsabile diuna rappresentativa giova-nile? “Innanzi tutto è neces-

sario aver chiaro in mente il modello diprestazione di alto livello relativo allafascia di età dei propri ragazzi. Succes-sivamente bisogna stabilire delle prio-rità, partendo ovviamente dalle cose piùsemplici. Ad esempio, con il gruppounder 13 è essenziale lavorare sul colpod’attacco assicurandosi che i ragazzi, almomento dell’impatto con la palla, im-primano alla stessa la giusta rotazione”. Per concludere, un auspicio per il futuro:“Personalmente spero di continuarequesto progetto, che come tale, non puòessere annuale. Mi auguro che ai ra-gazzi rimanga un ricordo di quest’espe-rienza. Se poi dovesse arrivare anchequalche buon risultato, tanto di guada-gnato”.(Foto: l’under 14 femminile, l’under 16maschile ed il minivolley del Velletri)

21

Giovanili

Il sesto posto di un anno fa è una solidabase su cui fondare ben altre ambizionie aspettative. Per cambiare marcia eprovare a volare più in alto, il GiulioVerne Casalpalocco ha affidato le re-dini della prima squadra alle sapienti

mani di Fabio Cavaioli: “Ab-biamo impostato un’accu-rata programmazione

finalizzata al rag-giungimento dei pla-yoff, mantenendo inblocco l’ossaturadella squadra e inse-

rendo due-tre elementidi spicco. Le ragazzesi sono sin da subito

messe a completa di-sposizione dello stafftecnico e i loro pro-gressi sono stati talida valere un primoposto che vogliamo te-nerci stretto”.Nelle prime sedicisfide di campionato unpercorso netto, ecce-zion fatta per lo stop

incassato all’esordiolontano dalle muraamiche: “In avvio distagione non avevamoancora il carattere e la

convinzione che ora cicontraddistingue e

per di più eravamo in formazione ri-maneggiata. Fino a questo punto ab-biamo fatto tanto. Nel mese di marzoci aspetta un vero e proprio tour deforce dopo il quale tireremo le somme.E’ chiaro che l’appetito vien man-giando, e adesso ci crediamo un po’tutti”.Due punti più dietro in classifica c’èTerracina. Il 18 marzo è una data se-gnata in rosso sul calendario: “Al mo-mento preferiamo pensare ad unapartita per volta, ma è chiaro che loscontro diretto peserà molto sul de-stino del campionato. Speriamo chefino a quella data il divario in classi-fica rimanga inalterato. All’andata èsuccesso di tutto: abbiamo dilapidatoun cospicuo vantaggio nel primo set epagato dazio nel secondo, poi unaveemente reazione d’orgoglio ci haconsentito di capovolgere una situa-zione che sembrava compromessa.Sembrerà banale, ma l’unico modoper essere certi di arrivare primi, èvincerle tutte”.L’approdo al Palocco è uno snodo cru-ciale nella carriera di Fabio Cavaioli,che da atleta ha calcato palcosceniciprestigiosi indossando la maglia dellaFontana Candida Frascati: “Sono ri-masto fermo qualche anno prima chemi arrivasse questa proposta. Al Pa-locco ho trovato un ambiente idealeper lavorare con serenità e impegno.

Marzo 2012

Palocco, sognooltre la rete

SSeerriiee CCFF

Mister Cavaioli: “E’ arrivato il momento della verità”

22d

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Marzo 2012 23

Il materiale da plasmare, in quanto anumeri e qualità, è interessante, grazieanche al supporto di un settore giova-nile all’avanguardia. Le condizioni, in-somma, ci sono tutte per puntare arisultati prestigiosi”.Squadra e tecnico sono più che mai de-terminati a giocarsi le proprie chancefino in fondo: “Settimanalmente cer-chiamo di curare quei piccoli dettagli inrelazione all’avversario di turno, masarà soprattutto l’aspetto psicologico afare la differenza da qui in avanti. Leragazze stanno mettendo in mostra unospirito di sacrificio encomiabile, nonmollano mai e non si risparmiano se-

dute d’allenamento supplementari. Lanostra crescita è stata evidente soprat-tutto nel fondamentale di difesa”.Le ragioni per continuare a inseguire ilsogno non mancano d’avvero: “Ilgruppo risponde perfettamente ai co-mandi, ed è pienamente cosciente di po-tersela giocare con tutti. Non ci sonoparticolari scaramanzie e riti propizia-tori, tuttavia sento spesso ripetere alleragazze il grido ‘Daje Rocco!’. Ma nonchiedetemi che cosa significhi perchénon l’ho ancora capito”.(Foto: nella pagina accanto Fabio Ca-vaioli; in alto le ragazze del Palocco in

azione e la loro esultanza)

Traguardi ambiziosi, progetti importantied una programmazione che come nelpassato di questa realtà, che compierànel settembre 2013 dieci anni, mira a farela differenza e mettere in luce il pieno po-tenziale di un’Associazione da sempre alcentro dell’attenzione. Sono questi alcunidegli aspetti che andiamo a scoprire dellaDream Team Roma, società militante inI divisione femminile, che nelle suepoche stagioni di vita ha già vissuto laserie regionale e si è gettata a capofitto,da appena un paio d’anni, in una vera epropria rivoluzione giovanile. Sette cam-pionati, quattro di categoria e tre di serie,quattro al femminile, due al maschile eduno misto. Sono questi alcuni numeridella DTR, un’ottima base per la par-tenza di un progetto importante cosìcome ci spiega Luca Liguori, DirettoreTecnico, dalla prossima stagione Diret-tore Generale dell’Associazione e legatoa questi colori fin dalla sua fondazione:“Ci stiamo avviando a realizzare alcunicambiamenti importanti nell’assetto so-

cietario, con l’ingresso di dirigenti e pro-fessionisti validi desiderosi di dare ilproprio contributo per la crescita defi-nitiva della nostra realtà. Abbiamotante idee da realizzare, ma per portarleavanti al meglio dovremo lavorare neltempo, senza esasperazioni, con le giu-ste strategie e con una programmazionedettagliata che sia in linea con i tra-guardi di crescita che ci aspettiamo diraggiungere nel breve e medio periodo.” Un concetto di crescita su più fronti cheè all’inizio e vedrà a partire dalla pros-sima stagione novità importanti di cuicerchiamo di conoscere i contorni: “Cistiamo muovendo su più fronti. La co-municazione che è sempre stata uno deinostri punti di forza, sarà fondamen-tale, ed è così che verrà seguita e curatain maniera più minuziosa, ma piùsnella. Infatti già da una settimana sulnostro portale giornalmente sono pre-senti delle notizie flash, poche righe checi permettono di far conoscere, renderevisibile e trasparente la nostra attività

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Marzo 201224DDrreeaamm TTeeaamm RRoommaa

RivoluzioneRivoluzionetra lavoro etra lavoro e

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nica, lo sviluppo delbrand e della parte com-

merciale”

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giornaliera a tutti. In un’epoca in cui chicerca notizie ha poi poco tempo per leg-gerle, ci è parso il modo più corretto perinformare. Il sito, nostro importante fioreall’occhiello, grazie agli aggiornamenticontinui da parte dei nostri collaboratoried all’opera instancabile di rinnovamentoe di manutenzione di Giuseppe De Leo,sarà rinnovato graficamente e struttural-mente. E’ stato già dato incarico poi a deiprofessionisti per la creazione di un set-tore commerciale, che curi l’aspetto dellesponsorizzazioni e della crescita del nostromarchio, il tutto correlato ad un progettotecnico importante, soprattutto per la pro-gettualità sul settore giovanile, nel qualestiamo per chiudere delle collaborazioniinteressanti con società amiche.” Tanta carne al fuoco dunque e numeroseidee da realizzare in casa giallo blu, tutte le-gate tra loro e fortemente dipendenti l’unadall’altra, come ci conferma Liguori: “Leevoluzioni sono tangenti e coese forte-mente tra loro. Senza programmazionetecnica e sviluppo delle strategie connessein tal senso non ci può essere un avvicina-mento da parte delle aziende per legare illoro nome al nostro, ma senza aiuti e lacrescita di un forte settore che curi l’imma-gine, lo sviluppo del brand e della partecommerciale, non ci si può aspettareun’evoluzione troppo ambiziosa dellasfera tecnica. Stiamo dunque la-vorando in team, in manieraarmoniosa ed attenta. E’ unimpegno duro e stimolante,che coinvolge molte per-sone e che continuerà acoinvolgerne molte, dainuovi tecnici per aumen-tare le capacità adde-strative, alla ricerca distrutture, all’introduzionedi professionisti perl’ambito commerciale edirigenziale, il tuttocome un vero e proprio

cantiere in cui con fondamenta si-cure sviluppare una costruzione sem-pre più grande e duratura.” La stagione attuale appare dunque agliocchi di tutti come un passaggio obbligato,una transizione, legata comunque a dei ri-sultati importanti che stanno pian pianoarrivando: “Non ci aspettavamo dopo tanticambi di fare un campionato di vertice, so-prattutto con la Prima squadra, dove il li-vello medio del girone è sicuramente piùalto di quello della stagione passata. Poi cisi sono messi gli infortuni e le situazionisfortunate, ma il gruppo ha dimostrato diavere delle buone qualità e molta disponi-bilità al sacrificio. In più il lavoro sull’un-der 13 mista e le due under 14 si stadimostrando validissimo, soprattutto gra-zie all’opera di Mattia Macellari ed al co-ordinamento di Roberta Dalla Libera.Siamo tutti presi da un progetto che ci ap-passiona e che sebbene quest’anno potrànon portare titoli o promozioni, siamo si-curi si rivelerà nel tempo vincente e cor-retto.”

(Foto: nella pagina accanto Luca Li-guori, direttore tecnico della DTM; inbasso l’esultanza delle ragazze della

prima divisione)

Marzo 2012 25

UUnn ssooggnnoo cchhiiaammaattoo nnaazziioonnaallee

Beach

volley

Lodovica Langellotti a Ostia si divide tra l’avventuraindoor con il Nautilus ed il beach dove è prima nel

ranking nazionale under20

Marzo 201226d

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rti Una piccola promessa, anzi una

grande promessa è il martellodell’A.P.D. Nautilus Ostia, LodovicaLangellotti. Piccola perché ha sola-mente diciassette anni e grande nelsenso che è già impegnata in un cam-pionato nazionale (milita in B2 eunder 18). Nel beach volley poi loscorso anno è stata vice campionessad’Italia insieme alla sua compagna digioco Elisa Bellodi, originaria di Mo-dena ed ora continua ad allenarsi sullaspiaggia di Ostia agli ordini del coachRoberto Viscuso. Il lido di Ostia è perlei quindi un punto di riferimento es-

senziale sia per la pallavolo sia per ilbeach. La sua passione per le due disciplinele è stata trasmessa dalla famigliacome lei ci racconta: “Ho iniziato agiocare insieme a mio padre in spiag-gia all’età di sette anni circa, dispu-tando dei “sei contro sei”, poi a noveanni sono approdata nel mondo dellapallavolo e a 12 ho disputato il primotorneo del circuito del beach tour”. Per quanto riguarda le differenze trala pallavolo e il beach volley Lodovicasi esprime così: “La pallavolo è unosport di squadra e durante la partitahai la possibilità di rifiatare e pren-dere indicazioni con i timeout ed haiappunto molte compagne pronte asostenerti. Invece ritengo il beach unosport quasi individuale, ovviamenteci deve essere il gioco di squadra, mal’allenatore non interviene mai quindile tattiche da seguire le decidiamo noi

UUnn ssooggnnoo cchhiiaammaattoo nnaazziioonnaallee

Gennaio-Febbraio 2012 27

lì sul campo. Non per niente è necessarioavere la testa giusta per praticare questosport ad alti livelli. Proprio grazie al beachsono maturata dovendo gestire autonoma-mente i vari momenti delle partite”. Durante l’inverno Lodovica ed Elisa per alle-narsi si alternano, a distanza di un determi-nato periodo di tempo, recandosi nella cittàdella compagna per circa due settimane, edinsieme si stanno preparando per la prossimaestate: “Occupiamo la prima posizione del rankingnazionale quindi sicuramente ci segneremoper disputare il campionato italiano under

20. Sempre in questo torneo lo scorso annosiamo arrivate seconde dopo una finalemolto combattuta contro le ragazze chefanno parte della rosa nazionale”. L’obiettivo principale di Lodovica è proprioquello di entrare in nazionale, come tutti igrandi atleti aspirano nel corso della propriacarriera: “Spero vivamente di ottenere la con-vocazione in nazionale, purtroppo però c’èuna selezione molto rigida perché è necessa-rio essere alte almeno 1.80 mt. Io sono dipoco più bassa, ciononostante con Elisa ab-biamo già battuto le ragazze azzurre tre voltequindi... incrociamo le dita”.

(Foto: Lodovica Langellotti inazione; in alto a sinistra Lo-

dovica con la maglia del Nau-tilus; in alto a destra la

premiazione del campionatoitaliano under 20 con la com-

pagna Elisa Bellodi)

La BVA non è mai andata in letargo,ma è sicuramente con l’arrivo dellabella stagione che l’attività della scuoladi beach prende il largo per offrire agliappassionati un fitto calendario dieventi fra cui scegliere. Moltissime, in-fatti, sono le proposte che la BVA ri-volge ai beacher di ogni livello ed etàper la stagione in arrivo.Fra gli appuntamenti dedicati ai gioca-tori più esperti spicca il master finaledel Beach Volley Winter Tour, il cir-cuito regionale invernale, che framarzo e aprile, sarà ospitato propriodai campi della BVA sulla spiaggia diOstia. Il torneo sarà open e si svolgeràsu ben dodici campi messi a disposi-zione dalla BVA.Sempre sul fronte dell’agonismo, si av-viano alla conclusione i circuiti Teme-rari e Temerarie, che, dopo le lunghebattaglie che hanno caratterizzato imesi invernali, si concluderanno con ilgran finale di aprile decretando i vin-citori dell’edizione 2011-2012.Altro importante appuntamento inprogramma, che segna ormai da tempol’attività della Beach Volley Academy esi sta guadagnando sempre più il ruolodi evento principale della stagione

estiva, è la Beach&Volley School a Bi-bione, organizzata dalla FIPAV conRaduni Sportivi srl e affidata alla guidadella BVA. Dopo il successo delle edi-zioni precedenti, che hanno visto lapartecipazione di circa 10.000 studentidalla terza media alla terza superiore,il progetto si potenzierà notevolmente.Quest’anno, infatti, si replicherà am-pliando a ben sei settimane fra maggioe settembre la durata dell’evento e i ra-d

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Tutto prontoper l’estate!

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L’inverno è ormai alle spalle. Molti gli eventi organizzatidall’Academy per i prossimi mesi

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gazzi avranno la possibilità di essere se-guiti da ben trenta istruttori BVA per unavacanza all’insegna dello sport e delmare.Oltre a questi grandi eventi va ricordatoche la BVA è il punto di riferimento co-stante per molte squadre che si prepa-rano al campionato italiano, regionale eai tornei giovanili. All’interno dell’attività ordinaria si inten-sifica l’attività dei corsi della BVA pressoi tre impianti disponibili, ovvero quellodi Monteverde più i due stabilimenti diOstia BarKabar e Ibiscus. Le possibilitàdi parteciparvi sono svariate e aperte achiunque voglia cimentarsi nel beach:tutti i sabati e le domeniche dalle 10.30alle 12, mentre durante la settimana neigiorni di lunedì, mercoledì e venerdìdalle ore 11 alle 12.30. Da giugno riprenderanno, inoltre, i corsiserali dalle 19 alle 22, con allenamentipomeridiani per i più piccoli. Esiste, ov-viamente, la possibilità di condurre un

programma personalizzato per gruppi diquattro-sei persone finalizzati a miglio-rare il bagaglio tecnico e atletico sotto laguida di maestri del calibro di DanielaGattelli, Andrea Tomatis, Sandro Cordo-vana, Mauro Mercanti e Gianni Masca-gna. La prima lezione è sempre gratuitae anche chi si approccia per la primavolta al beach è benvenuto.L’Academy si confermaanche per la prossima sta-gione uno dei centri privi-legiati in cui dar sfogoalla passione per questosport. La tappa delWorld Tour diRoma previstaper la metà digiugno contri-buirà senz’altroa far crescerela febbre dabeach volley. (Foto: a sini-stra un torneoo r g a n i z z a t odalla BVA; inalto Gianni Ma-scagna, a destraDaniela Gattelli)

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Era il 2002 quando vide la luce il sito spor-tfriends.it, antesignano dell’attuale volleymania-web.com. Dieci anni, due lustri, centinaia dimigliaia di articoli pubblicati sul sito, 45 numericartacei di Volleymania e tanti aspiranti giorna-listi che in questo arco di tempo hanno maturatosui campi regionali esperienze importanti chehanno permesso loro di spiccare il volo verso car-riere giornalistiche di tutto rispetto. Tra questisicuramente Simona Falasca, che ha fatto partedella redazione dal 2005 al 2008 ed oggi è il di-rettore responsabile di GreenMe.it, testata tele-matica dedicata all’ecologia ed alle tematiche“green”. In occasione del decennale ci piace ri-cordare chi eravamo e quanta strada abbiamopercorso e così inauguriamo con Simona unaserie di articoli con i quali rincontreremo “vec-chi” amici per fare il punto sulle loro esperienzeed i loro ricordi dopo diversi anni di lontananzaprofessionale. Simona, che ricordo conservi di Volley-mania?Di una bella avventura che mi ha lasciato moltosia sul piano professionale che su quello umano,visto le belle persone che ho incontrato e con cuiho diviso l’esperienza. Sono stati tre anni entu-siasmanti anche perché Volleymania è riuscitaa coniugare le mie due più grandi passioni: lascrittura e la pallavolo.Cosa ti ha insegnato a livello professio-nale?

Be’ è stato il mio primo banco di prova. Da pic-cola volevo fare la giornalista. Volleymania nonsolo mi ha offerto questa possibilità, ma mi hainsegnato molto, a partire dalla velocità con cuiscrivere il pezzo in concomitanza della partita.Un mio limite che ci ho messo un po’ a superare,ma una lezione che ora, scrivendo sul web dovetutto “succede” in tempo reale, è stata determi-nante.L’esperienza più bella che hai vissuto?Sicuramente quella di intervistare Paolino To-foli che, fin da bambina, era il mio idolo.Quando è venuto alla M.Roma e ha rispostodi persona alle mie domande il giornodella presentazione ufficiale della squa-dra è stata una grande emozione. Con-servo ancora con cura quelle pagine.Raccontaci un aneddoto diver-tente che ti è capitato girando trai campi.Mah, di aneddoti divertenti sincera-mente non ne ricordo molti, ma una dellecose che non potrò mai dimenticare èl’esperienza vissuta durante la SupercoppaItaliana di serie A1 femminile che si è di-sputata a Monterotondo nel 2006 in cui lostaff di Volleymania era stato impiegatocome ufficio stampa del comitato organizza-tore locale. Sono stati tre giorni di stress in-finito, ma allo stesso tempo bellissimi,soprattutto per lo spirito che si era creato tra

Marzo 2012

Dal volley al

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rr ssttoorryySimona Falasca ha esordito con

Volleymania ed ora dirige unodei più importanti siti dedicati

alle politiche ecologiche

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ori

Marzo 2012di noi.Simona Falasca però non era solo giorna-lista legata al volley, che rapporto avevi conquesto sport?Be’ io non userei il passato, visto che questo sportnella mia vita c’è ancora e ci sarà sempre. Ho co-minciato a giocare a 11 anni e ad allenare a 21 eoggi, alla veneranda età di 35 anni, gioco ancoracome libero in una squadra di seconda divisione.Insomma, per usare termini in questo momentoa me cari, nella pallavolo mi sono sempre saputa“riciclare”.Meglio la pallavolo o l’ecologia?Perché scegliere? Non sono due cose agli antitesi,anzi. La pallavolo per me è sempre stata unamaestra di vita. In campo si ricreano, moltospesso, amplificate, dinamiche che incontreraianche fuori e quindi funge davvero da palestra,anche se non ne ero troppo convinta quando melo ripetevano da bambina. Poi mi sono ritrovataa ripeterlo io alle ragazze (e i ragazzi) che ho al-lenato. Con l’ecologia ha in comune un valorecardine: il rispetto. Come nasce la passione per le politichegreen?Io ho avuto la fortuna di crescere a stretto con-tatto con la natura, trascorrendo tutte le estati,non appena chiudevano le scuole, nella casa inmontagna alle pendici del Gran Sasso, inAbruzzo. E’ lì che ho imparato a mietere il grano,a fare il formaggio, mungere le pecore e amaregli animali. Con gli anni poi, il contrasto con lavita di città ha sviluppato una sorta di nostalgiache si è trasformata piano piano in una partico-lare attenzione alle tematiche ambientali e una

sensibilità crescente per la salvaguardiadel Pianeta. Inoltre, il pensiero che al

giorno d’oggi sono pochi i bambini chehanno la fortuna di vedere da vicino

una lucciola ha fatto il resto.Come descriveresti GreenMe.it?Be’ esattamente come per una mamma

è difficile descrivere con obiettività i proprifigli, io faccio fatica a essere distaccata quandoparlo di greenMe.it. E’ il mio bambino, la miacreatura ed è bellissimo A parte gli scherzi,quando siamo nati tre anni fa, in Italia nonc’erano ancora siti che parlassero di stili di vitaecologici. Ce n’erano alcuni di ambiente, moltidei quali autorevoli e puntuali, ma nessuno siera ancora posto il problema di parlare di te-

matiche ambientali applicate nella vita di tutti igiorni. Oggi per fortuna la sensibilità a questi ar-gomenti è esplosa e, quasi ogni mese, assistiamoalla nascita di nuovi portali e blog che aiutano iconsumatori e noi tutti a vivere cercando di limi-tare il più possibile l’impatto sul Pianeta. Nessunotra questi e tra le teste online indipendenti, però,può eguagliare i numeri che abbiamo raggiunto.Il traguardo del milione di pagine viste al mese èstato tagliato lo scorso mese: una media di 20mila utenti visita ogni giorno greenMe.it e vicinoè un altro importante traguardo, quello dei100.000 likers su facebook, un numero di seguaciequiparabile a quelli dei principali siti green in-ternazionali come Treehugger, Inhabitat o MNN.Proprio in questi giorni per festeggiare i nostri 3anni, abbiamo rinnovato il look con un restylingche lo rende molto più fruibile e abbiamo lanciato“i blog di greenMe.it”, dando la possibilità achiunque sia interessato di scrivere sulle nostrepagine su un tema legato alla sostenibilità. Per ilmomento sono 20 blog, tra 12 mesi speriamo cheil numero sia almeno raddoppiato, come gliutenti che ogni giorno ci seguono .Hai ricevuto molti premi legati agreenMe.it. Ce n’è uno di cui vai particolar-mente fiera?Sì ci sono stati diversi riconoscimenti, forse ilprimo, quello che ci hanno consegnato ad Eco-mondo, a pochi mesi dalla nascita del sito in cuiè stato premiato come miglior esempio di comu-nicazione ambientale sul web è stato il più sen-tito. Uno perché era il giorno del miocompleanno, due perché ci ha dato ulteriorespinta a continuare su questa strada con pas-sione ed entusiasmo. Stavamo andando nellagiusta direzione e oggi a tre anni di distanza nesiamo più che convinti.

(Foto: a sinistra Simona Falasca col premiovinto ad Ecomondo; in alto la redazione di Vol-

leymania ai tempi della Supercoppa)

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Lufelade è una piccola realtà associativa inquadrata nella forma giuridica di Onlus che intende mantenere un rapporto costante di supporto e comunicazione con la gente malawiana e namibiana che incontra nel corso del suo cammino allo scopo di creare un processo d’interazione tra comunità con cultura e tradizioni diverse. Le responsabilità che si è assunta nel fare del rispetto della diversità e più in generale degli altri il motore di ogni “pensiero, parola, opera o missione”, risponde alla volontà di condividere la sana speranza che si possa donare il proprio impegno affinché il mondo, ciascun piccolo mondo, possa esistere in modo dignitoso e migliorarsi.

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