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Voltagabbana di Tangentopoli 04/03/2002 di MARCO TRAVAGLIO – I VOLTAGABBANA DI TANGENTOPOLI QUANDO MAURIZIO GASPARRI DICHIARAVA: “DI PIETRO E’ MEGLIO DI MUSSOLINI” I VOLTAGABBANA di MARCO TRAVAGLIO per Micromega Gianfranco Fini: L’avviso di garanzia a Craxi non è solo la fine di un leader, ma anche la fine ingloriosa di un regime in cui i segretari dei partiti di governo hanno accumulato negli anni più potere di qualsiasi dittatore. La scelta dei pm di Milano di emettere l’avviso di garanzia all’indomani delle elezioni amministrative dimostra che la magistratura milanese non fa politica, contrariamente a quanto sostenuto proprio dal segretario socialistaî (Ansa, 15-12-92). “L’avviso di garanzia ad Andreotti per concorso esterno in associazione mafiosa è la fine del regime: lo dimostra l’autentico boato che ha salutato la notizia da me data alle migliaia di veronesi che affollavano il mio comizio. Pare proprio che il sistema si reggesse sulle tangenti e sulle organizzazioni criminali” (27-3- 93). “Ormai mi sento a disagio nel frequentare questo Parlamento: chiederò ai gruppi parlamentari missini di valutare l’opportunità di non partecipare più ai lavori della Camera e del Senato” (Ansa, 28-3-93). “La gente i tangentisti li vuole in galera” (5-6-94). “Sono lieto che Di Pietro abbia detto di aver indagato in tutte le direzioni, io non ne avevo mai dubitato” (La Repubblica, 30-10-94). Umberto Bossi: “Sulle tangenti auguriamo al giudice Di Pietro di andare avanti a tutta manetta. Senza la Lega, ora Di Pietro sarebbe

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Voltagabbana di Tangentopoli 04/03/2002 di MARCO TRAVAGLIO –

I VOLTAGABBANA DI TANGENTOPOLI QUANDO MAURIZIO GASPARRI DICHIARAVA: “DI PIETRO E’ MEGLIO DI MUSSOLINI”

I VOLTAGABBANA di MARCO TRAVAGLIO per Micromega

Gianfranco Fini: L’avviso di garanzia a Craxi non è solo la fine di un leader, ma anche la fine ingloriosa di un regime in cui i segretari dei partiti di governo hanno accumulato negli anni più potere di qualsiasi dittatore. La scelta dei pm di Milano di emettere l’avviso di garanzia all’indomani delle elezioni amministrative dimostra che lamagistratura milanese non fa politica, contrariamente a quanto sostenutoproprio dal segretario socialistaî (Ansa, 15-12-92). “L’avviso di garanzia adAndreotti per concorso esterno in associazione mafiosa è la fine del regime: lodimostra l’autentico boato che ha salutato la notizia da me data alle migliaiadi veronesi che affollavano il mio comizio. Pare proprio che il sistema sireggesse sulle tangenti e sulle organizzazioni criminali” (27-3-93). “Ormai misento a disagio nel frequentare questo Parlamento: chiederò ai gruppiparlamentari missini di valutare l’opportunità di non partecipare più ai lavoridella Camera e del Senato” (Ansa, 28-3-93). “La gente i tangentisti li vuole ingalera” (5-6-94). “Sono lieto che Di Pietro abbia detto di aver indagatoin tutte le direzioni, io non ne avevo mai dubitato” (La Repubblica, 30-10-94).

Umberto Bossi: “Sulle tangenti auguriamo al giudice Di Pietrodi andare avanti a tutta manetta. Senza la Lega, ora Di Pietro sarebbein un pilastro di cemento armato” (Ansa, 20-12-92). “Berlusconi sbaglia adaccusare i giudici di averlo colpito in base al principio della responsabilitàoggettiva. Se così fosse, avrebbero dovuto avvisarlo già molti mesi fa, quandosono stati inquisiti i primi uomini Fininvest” (il Giornale, 23-11-94).

Rocco Buttiglione: “La classe dirigente del partito (la Dc, nda)è da tempo sotto accusa a causa della corruzione dellíintero sistema politico.In un altro paese un politico onesto lancerebbe il suo guanto di sfida aidirigenti e farebbe appello alla base democristiana, conducendo una battagliainterna al partito. In Italia, però, questo non è possibile perchè i capi,saggiamente, hanno usato il denaro delle tangenti per comprarsi la base. Buonaparte delle tessere sono fasulle” (Ansa, 25-10-92). “Se dietro le inchieste sulla corruzione c’è una manovra politica, non solo nonè un’attenuante, ma un’aggravante per la politica. Se fosse giusta laconvinzione che in Italia è del tutto impossibile che uno dei potenti siachiamato a rispondere dei suoi misfatti da un giudice che fa semplicemente ilsuo mestiere, allora vorrebbe dire che la corruzione del sistema è giunta allimite estremo” (La Stampa, 27-8-92).

Roberto Castelli: “A Craxi avrei voluto gridare: “Bettino,dov’è finita la fontana sparita a Milano?” (Corriere della Sera, 4-8-93). “Nonposso credere alla malattia di Craxi. Piuttosto condivido l’opinione di

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chi propone che Craxi sia posto sotto tutela coatta” (Ansa, 22-10-í97). Maurizio Gasparri: “Per noi Di Pietro è un mito” (23-7-94). “DiPietro è meglio di Mussolini” (7-5-94). Ignazio La Russa. “Calcoli politici di Di Pietro? Mai. Chi lo pensa è inmalafede. Starei per dire che è un farabutto”(6-12-94).

Carlo Giovanardi: “Caro Di Pietro, sento il dovere diringraziarLa per la professionalità ed il senso della misura con il qualeconduce la difficile inchiesta a Lei affidata. Voglio esprimerLe la pienasolidarietà per la coraggiosa azione Sua e dei Suoi colleghi, perchè sappia cheall’interno del cosiddetto Palazzo, ai piani alti come ai piani bassi, c’è chifa il tifo per Lei. Perchè, come giustamente Lei ha affermato in unaintervista, il problema non è quello di criminalizzare entità astratte come ipartiti: qui si tratta di aiutare gli onesti e le persone per bene, che sono intutti i partiti, a difendersi dallíaggressione dei disonesti che con ilmalaffare lucrano ingenti risorse, parti delle quali vengono investite percomprare consenso politico e via così in una spirale perversa. EÖ la monetacattiva scaccia quella buona. Finchè qualcuno, provvidenzialmente, non togliedalla circolazione i falsari. Grazie dunque per il Suo impegno da un deputatoDc che Ö crede sia ancora possibile dimostrare che non è da ingenui averefiducia nelle istituzioni” (lettera aperta diffusa in migliaia di copietramite l’agenzia “Centralità ñ Area Forlani”, 20-5-1992).

Cíera un bel pezzo dell’attuale governo Berlusconi, tra il 1992 e il1995, ai piedi di Antonio Di Pietro e del pool Mani Pulite.Nessuno si era ancora accorto che in Italia, dal 17 febbraio “92, si combattevauna guerra civile, si consumava un colpo di Stato, si perpetrava unapersecuzione ai danni dei partiti e dei leader anticomunisti da parte di unpool di marionette del Comintern. Ma soprattutto non se n’era accorto l’agnellosacrificale di quell’operazione sanguinaria: il cavalier Silvio Berlusconi.In quegli anni, nessuno osava attaccare Mani Pulite. FrancescoCossiga faceva un tifo sfegatato: “Ringrazio Dio tutte le mattine perchè aMilano c’è una magistratura seria. Penso a cosa sarebbe successo se l’inchiestasu Tangentopoli non fosse finita in mano a un giudice come Di Pietroî(13-5-92). E il cardinale Camillo Ruini quasi: “Tangentopoli è anche fruttodella radice del peccato. E come tale va condannata” (12-7-93). Elogi persino da Giuliano Ferrara: “Di Pietro non l’ho maiattaccato. Anzi, riconosco che la sua azione è stata provvidenziale per ilpassaggio a un altro sistemaÖ Io ero più ëdipietristaí di quei malandrini chedicevano: ëLo scandalo riguarda solo Craxi“, perchè in realtà riguardavatutti” (La Stampa, 8-2-95). E financo da alcuni inquisiti, figli di inquisiti eavvocati di inquisiti, magnificavano il pool e il suo leader.

Bobo Craxi: “Di Pietro è una persona gentile” (19-12-93).

Giulio Di Donato: “Di Pietro è un uomo equilibrato, serio eincisivo” (28-6-92).

Paolo Pillitteri: “Di Pietro è una persona positiva, buona,cordiale, per quanto può esserlo uno che fa arrestare le persone” (L’Espresso,

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28-6-92). “I pm sono l’accusa e devono battersi per la verità. Se Arnaldo(Forlani) nega l’evidenza, il pm si arrabbia. Il processo Cusani è diventato ilprocesso al sistema, l’ho visto tutto in tv, è stato un grande momento dicinema verità” (La Stampa, 19-12-93).

Cesare Previti: “Di Pietro dimostra ancora una volta d’essere ungrande personaggio, la cui coerenza merita rispetto e ammirazione” (7-12-94).Gaetano Pecorella: “Le amicizie di un giudice (Di Pietro, nda), la suavita privata, non possono essere usate per invocare irregolarità processuali.Gli unici rilievi che si possono legittimamente sollevare riguardano ilrispetto delle regole alle quali gli inquirenti si devono attenere. E su questofronte, finora, non mi sembra sia emerso nulla di rilevante” (11-9-92).

Carlo Taormina: “Squillante manovrava la giustizia a favore dei potenti.In quanto a Previti, la sua posizione è indifendibile sul piano politico: nonc’è avvocato al mondo che ha visto mai nella sua vita una parcella di quelledimensioni (i 21 miliardi per la causa Imi-Sir, nda). Dovrebbe dimettersi daparlamentare per affrontare come qualsiasi altro cittadino la vicenda che loriguarda. Quella che sta venendo alla luce è solo una minima parte del marcioche si è sedimentato oltre ogni limite a Roma” (La Stampa, 7-6-96); “Berlusconideve fare non uno, ma dieci passi indietro, perchè il suo conflitto permanentedi interessi tra politica e magistratura da una parte, e la ricerca di unapersonale libertà dai processi dall’altra, impedisce la soluzione dellaquestione giustiziaÖ Il comportamento di Berlusconi è concussivo:strumentalizza milioni di voti, condizionando lo sblocco dei lavori dellaBicamerale allíassoluzione in uno sterminato numero di processi o pretendendospedizioni punitive contro i magistrati che si azzardano a intraprendere azionipenali per gravissime corruzioni giudiziarieÖOra la misura è colma” (Ansa,11-5-98).

Forza Italia, Forza Di Pietro. Nessuna traccia, nelle esternazioniberlusconiane di allora, del mefistofelico complotto ordito da Mani Pulitee Botteghe Oscure per ìeliminare i partiti liberaldemocratici e portare alpotere i comunistiî. Anche perchÈ di comunisti in circolazione, a Milano, ilpool ne aveva lasciati pochini. ìSono molto orgoglioso – confessava ilCavaliere il 5 febbraio í93 – di essere uscito dal settore delle operepubbliche da ventíanni. Se avevo fiutato le tangenti? Me le hanno chieste! Nesono uscito perchË era un sistema che giudicavo inaccettabileî. Replay ancorapi? esplicito nel discorso della ìdiscesa in campoî, con calza di nylon e fintalibreria: ìLa vecchia classe politica italiana Ë stata travolta dai fatti esuperata dai tempi. Líautoaffondamento dei vecchi governanti, schiacciati dalpeso del debito pubblico e al sistema del finanziamento illegale dei partiti,lascia il Paese impreparato e incerto nel momento difficile del rinnovamento edel passaggio a una nuova Repubblicaî (26-1-94). Niente golpe: autoaffondamentoe finanziamento illegale.

Vinte le elezioni, Berlusconi tenta di ingaggiare Di Pietroìnella mia squadraî, come ministro dellíInterno. Il pm rifiuta, ma lui glipromette, per il futuro, il posto di capo della Polizia o dei servizi segreti.Cariche, queste, che difficilmente si offrono a un golpista. ìQuesto governo –annuncia presentando la ìsquadraî al Senato – Ë schierato dalla parte

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dellíopera di moralizzazione della vita pubblica intrapresa da valentimagistrati. No ai colpi di spugna. Da questo governo non verr‡ mai messa indiscussione líindipendenza dei magistratiî (16-5-94). Poi lo scandalo dellaGuardia di Finanza, il decreto Biondi, líarresto del fratello Paolo e ilfamoso invito a comparire. Primo firmatario: Di Pietro. La provadecisiva del complotto e dellíaccanimento persecutorio? Nemmeno per sogno,anche perchÈ il primo che si dimette non Ë Berlusconi: Ë Di Pietro.ìUn magistrato ñ lo piange il Cavaliere – che si Ë conquistato con il suolavoro il rispetto degli italianiÖ Le sue inchieste esprimevano una grandeansia di verit‡. Le sue dimissioni lasciano líamaro in boccaî (6-12-94). ìDiPietro in politica potrebbe essere uníottima cosa… La sua spinta allamoralizzazione sarebbe un patrimonio prezioso per il PaeseÖ Ho semprericonosciuto il ruolo svolto dai magistrati nella lotta al sistema perversodella Prima Repubblica. E le tv e i giornali della Fininvest sono semprestati in prima linea nel difendere i magistrati e in particolare AntonioDi Pietro. Dal Tg5 al Tg4 a Panorama a Epoca al Giornale.

Anche quando le inchieste si sono indirizzate contro dirigenti del gruppo, leho criticateÖ ma sempre ricordando il merito complessivo della magistratura, edi Di Pietro soprattuttoÖ Le intemperanze di Sgarbi non possonofar dimenticare tutto líappoggio dato dalle reti e dai giornali Fininvestai magistratiî(la Repubblica e Il Messaggero, 8-12-94).

Lo stesso Sgarbi fu sorpreso un anno dopo da chi scrive in atteggiamentiinequivoci, sottobraccio a Borrelli, alla buvette del palazzo di giustizia: erail 16 gennaio í96, giorno della prima udienza del processo Berlusconi-Guardiadi Finanza. ìBorrelli ñ strisciÚ Sgarbi – lo ammiro, Ë caustico, con líocchiofine, non Ë certo un Di Pietroî. Fu allora che il Cavaliere scoprÏ che iprocessi erano una cosa seria: allora, dolorosamente, rivide il suo giudiziosul pool e si avvide dellíorrendo golpe che per anni gli era passato sotto il naso.In simultanea, anche i giornali e le tv Fininvest scoprirono di aversbagliato tutto. E si emendarono. Il tradimento dei chierici. Anche gli intellettuali, nella migliore tradizioneitaliana, iniziarono la guerra da una parte e la finirono dallíaltra.Allíinizio, nel 1992, erano quasi tutti con Mani pulite. E non prudentemente,con i piedi di piombo: sfrenatamente. Poi, appena il potere riprese un poí difiato, annusarono líaria che cambiava e si misero ìa ventoî. Oggi sono quasitutti contro Mani pulite. Senza neppure aver chiesto scusa per líerrore. AncheperchÈ non Ë la prima volta che cambiano cavallo. Hanno passato una vita apraticare il pi? antico mestiere díItalia.

Il reverendo Gianni Baget Bozzo, gi‡ cappellano di Tambroni e poi di Craxi,nel í92 si smarca subito dal Garofano che líha persino mandato a Strasburgo:ìSe Craxi fosse andato a Milano e avesse chiesto perdono, sarebbe statofischiato ma anche assolto. Via del Corso adesso Ë il luogo del silenzio. Ladiscussione va fatta fuori, per riprendere il rapporto con la gente. CíË unproblema morale, prima che politico. Nel centenario del Psi, un atto collettivodi presenza per chiedere scusa per le tangenti incassate sarebbe stato un attocomprensibile, che la gente avrebbe capitoÖ Persino il Pci, che era ilpartito-verit‡, ha dovuto dire ëho sbagliatoíÖî (La Stampa, 12-9-92). E quandoil pool presenta la sua soluzione per Tangentopoli, eccolo pronto con

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líaspersorio a benedire le truppe in partenza per il fronte: ìI parlamentaridebbono accettare la mano aperta del pool. Nemmeno questo Parlamento hamostrato di avere líautorit‡ di regolare con legge i reati di concussione, dicorruzione, di violazione del finanziamento pubblicoÖ Borrelli, DiPietro, gli altri giudici hanno inteso che solo loro potevano spegnere ilmito del capro espiatorio e garantire la laicit‡ della giustizia occidentale,che ha coscienza del proprio limiteÖ Di Pietro ha impressionato per lasua dignit‡, il suo riserbo, la sua schietta popolarit‡. Eí una persona in cuigli italiani credono, ma in lui come pubblico ministero, come uomo del doverequotidiano, di cui il Paese viveî (Panorama, 16-9-94).

Un altro esemplare tipico di intellettuale allíitaliana Ë FerdinandoAdornato, ex Pci, ex Pds, gi‡ direttore della sfortunata rivista Liberal,poi editorialista del Giornale e infine deputato di Forza Italia. Indovinatecon chi stava negli anni ruggenti di Mani Pulite: ìLa parola díordine ñscriveva sarcastico – Ë: abbasso il protagonismo dei giudici. Se la sisussurra, o meglio, se la scandisci con tono ostile nei confronti del pool ManiPulite la porta si apre. E, di colpo, entri in uno dei nuovi, pi?selezionati club della nazione: il comitato nazionale per il superamento diMontesquieu. Del club, nato dopo Tangentopoli, fanno parte politici,giornalisti, intellettuali. Ex di Lotta continua, ex Psi, socialisti, dirigentimiglioristi del Pds e antimiglioristi del manifesto. Tutti stufi dellatripartizione dei poteri sancita nel pensiero giuridico da oltre due secoli.Legislativo, giuridico ed esecutivo sono poteri ënormalií. Gli aderenti al clubne hanno a cuore un quarto, superiore a tutti: il potere partitico. E, in suonome, sono pronti a etichettare ogni mossa, giusta o sbagliata, del pool Manipulite come prova di un tentativo di golpe. Tutto fa brodo. I giudici nonpossono processare i politici. Non perchÈ essi non abbiano rubato, ma perchÈ Öi politici ladri sono ëcompagni che sbaglianoí. E chi li attacca Ë un nemicodella democrazia. PerciÚ nel club non ci sono solo socialisti, ma anche tantialtri che da tanto tempo sostengono il primato della ëpoliticaí.

Paolo Liguori, Napoleone Colajanni, Emanuele Macaluso, GiulianoFerrara. Il cerchio si chiude…î (LíEspresso, 14-2-93). Uníaltra voltaparagonava Craxi ai brigatisti rossi: ìLa colpa di questo ëcrolloí dellapolitica e della morale non Ë affatto, come Craxi ieri ha coattamenteripetuto, della magistratura. Al contrario. Ragioniamo: da noi un uomo pubblicosi dimette solo (e neanche sempre) se gli arriva un avviso di garanzia. NÈ unasconfitta politica, nÈ un evidente naufragio etico lo indurranno mai a lasciarela sua carica come avviene in Germania o negli Usa (per motivi infinitamentemeno gravi). NÈ gli uomini intorno a lui avranno mai il coraggio di rimuoverloÖChe senso ha prendersela con la magistratura quando, ad un uomo pubblico,mediamente, dei cittadini, della morale, delle regole non gliene importa unfico secco e si vede che solo l’intervento del giudice ha la forza di ottenereciÚ per il quale la politica e la morale risultano impotenti? Da questo puntodi vista, dal punto di vista morale terroristi e tangentisti hanno dimostratouna straordinaria contiguit‡. Avete Ö mai visto, in questi ultimi quindicianni, qualche imprenditore o qualche politico che abbia avuto il coraggio didenunciare l’enorme marcio che era sotto i suoi occhi? Possibile che neancheuno, eroe o pazzo che lo si voglia giudicare, abbia sentito l’impulso etico difarla finita con il crimine?Ö

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La toccante lettera suicida di Gabriele Cagliari conteneva sÏ un grandeatto d’accusa contro carceri e giudici ma poco o nulla che parlasse, da membrodella classe dirigente, ad un paese attonito, reso schiavo della corruzione.Forse solo la lettera di Sergio Moroni conteneva qualche nota di verit‡in pi?. Ö Craxi, unico, gli va riconosciuto, si assume la responsabilit‡dei crimini di tutti. Ma, piccolo particolare, insiste a negare che fosserocriminiÖ Ma che uomini ci hanno diretto? Possibile che non siano capaci,neanche in chiusura, di uno scatto d’orgoglio. Stanno lÏ solo a contare,stravolti, gli avvisi di garanzia, a cercare il modo migliore per riciclarsi, adire, anche i segretari di partito, io non c’entro. Gi‡, e dov’eri? Il papa eil cardinal Ruini si preoccupano dell’unit‡ dei cattolici. Dovrebberopreoccuparsi del fatto che questo paese, dove il senso morale Ë cosÏoltraggiato, non Ë gi‡ pi? un paese cattolico. E i laici, anche i laici,misurano, tutto intero, il peso del fallimento della culturaliberal-democraticaî (Repubblica, 5-8-93).

ìIl Parlamento Ë sempre di pi? un bazar orientale dove, accanto a onestinegozianti, si muovono affaristi e manigoldi pronti a tutto. Il governo faticaa domarloÖ Eppure parte della vecchia classe dirigente cerca di ritardare lasua uscita di scenaÖ Quanta irresponsabile miopia: basta girare un po’ per lestrade di questa nostra nazione ferita per capire che l’opinione pubblica hagi‡ deciso. I vecchi partiti e le vecchie facce non li vuole pi? vedere neanchedipinti. E come dar torto a questo sentimento quando si scopre che ministridella Repubblica lucravano anche sulle medicine, sulle malattie, sul dolore?Che addirittura, moderni Mabuse, alteravano le posologie dei farmaci perguadagnare di pi?? E costoro, responsabili di ogni sfascio, si permettono persinoil lusso di lamentarsi. Il problema non Ë sapere se questo regime finir‡. Masapere come finir‡î (Repubblica, 25-7-93). ìLíultimo lampo di lucidit‡ colse Adornatonel luglio í94, alla vista del decreto Salvaladri: ìPresidente Berlusconi,raccolga subito líautocritica del ministro Maroni: bisogna correggere eccessicontro i cittadini, e non tutelare il clan delle tangentiî (16-7-94). Poi lafolgorazione sulla via di Arcore, piuttosto affollata in verit‡ di ex-devoti diSan Tonino Vergine e Martire.

Come Franco Zeffirelli, che allora invocava ìuna ghigliottina in piazzadel Popolo per i corrotti di Tangentopoliî (19-3-93), ricordava che ìunocome Craxi, in altri tempi, sarebbe stato impiccatoî e si rammaricavache non fosse pi? in vigore ìla pena di morteî (25-7-93). O come líantropologa Ida Magli, letteralmente rapita dallíeroe di ManiPulite. Eccola, affranta, per le inchieste di Brescia contro di lui: ìHopianto davanti alla tv quando ho visto Di Pietro in tribunale, nellevesti di imputato. Ho pianto perchÈ in questo nostro Paese la speranza Ë morta.Piango perchÈ gli italiani sono sempre gli stessi, vigliacchi e pecoroni. Se DiPietro avesse fatto un solo gesto per mettersi alla testa di unarivoluzione, molti italiani lo avrebbero seguito. Invece questo gesto non cíËstato e il momento per una vera rivoluzione Ë finito. Ora ne stiamo pagando leconseguenzeî (23-2-96). Emblematica, strepitosa, ineguagliabile la conversione ìa Uî del professor ErnestoGalli della Loggia. Al punto da far sospettare líesistenza di un sosiaomonimo che, dal í94, si Ë sostituito allíoriginale e si diverte a scrivere sulCorriere della Sera tutto il contrario di quel che scriveva lui. Per comodit‡

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chiameremo il primo Galli e il secondo Della Loggia. Tanto Galli era accigliatoe severo, assetato di sangue & manette, quanto Della Loggia Ë mansueto ecomprensivo, sempre pronto a giustificare le malefatte dei potenti con gliìeccessiî della ìmagistratura politicizzataî.

Fremeva di sdegno, il Galli, nel í92 quando denunciava ìla societ‡ complice deipartitiî, che poi altro non erano se non ìcombriccole di corrottiî.Qualunquista della pi? bellíacqua, sosteneva che ìtutti hanno rubatoî e sidomandava ìda dove viene questa propensione allíillegalit‡ finanziaria delsistema politico italianoî e di ìsettori importanti della imprenditoriaprivataî (La Stampa, 9-5-92). Un tantino insensibile ai sacri principi dellaresponsabilit‡ personale e della presunzione di innocenza, sposava líorrendoteorema del înon poteva non sapereî e scriveva: ìAppare ogni giorno verosimilele segreterie romane (dei partiti) non sapessero nulla e non ricevessero partedel prelievo tangentizio. Anche il non voler sapere Ë un modo di sapereÖ Ipartiti dellíarco costituzionale sono equiparabili a combriccole di malandriniî.Ergo, due mesi e mezzo dopo le elezioni politiche, gi‡ invocava ìloscioglimento delle Camereî per mettere i partiti ìcon le spalle al muro dellavolont‡ popolareî (17-6-92).

Con scarso garantismo, aggiungeva che ìle risultanze finora note delleinchieste delineano una situazione sostanzialmente veraî, su cui ìË possibileesprimere giudiziî, senza il fastidio di attendere le sentenze: altrimenti cisi dovrebbe astenere ìda qualsiasi giudizio su chicchessia e perfinosullíesistenza delle tangenti in generaleî. Insomma, basta col sottilizzare sulìprincipio giuridico della presunzione di innocenzaî: ìfrancamente lo definireiun caso classico di due pesi e due misureî. Allíindomani della strage di Capaci, il forcaiolo Galli deplorava che ìcontro questamacchina da guerra che carbura sangueî lo Stato italiano si muovesse ìconregole opposte: in cui tutto Ë contrattabile, dove regna líaccomodamento, lecui decisioni sono sempre soggette a mille appelli, mille rinvii. Da un lato CorradoCarnevale, da un lato la Cupola, dallíaltro il Csm, da un lato il tritolo,dallíaltro a carta bollataî. Insomma, lo Stato dovrebbe ìvendicareî i suoimorti (25-5-92). Ad esempio, con la pena di morte: dopo la strage di viaDíAmelio, Galli strapazzava il premier Amato perchÈ, ai funerali di Borsellino,non aveva preso la parola dalla cattedrale di Palermo per ìparlare a tutto ilPaese e promettere la vendetta e lo sterminio ai delinquenti assassini nemicidíItaliaî (23-7-92).

Nel í93 Galli passÚ dalla Stampa al Corriere, ma senza mutare registro. ìEí gi‡molto ñ lamentava, a proposito di Tangentopoli – se, dopo gli estenuantie annosi riti giudiziari che sono in Italia la regola, dopo gli indulti, leamnistie, i patteggiamenti, e gli arresti domiciliari, alla fine si riesce amandare in galera qualcuno per un lasso di tempo non proprio ridicoloî(19-6-93). Si ammazzava Gardini? Lui ammoniva impietoso: ìEí tempo cheil capitalismo italiano torni sotto líimperio della leggeî (13-8-93). Poi sparÏnel nulla. Vane le ricerche, anche con i cani sanbernardo. CosÏ, dopo ilcertificato di morte presunta, il Corriere lo rimpiazzÚ con il suo opposto:Della Loggia.

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Camere con svista. Pochi lo ricordano, ma anche Pierferdinando Casini,nel í92, quando portava la voce e la borsa a Forlani, difendeva ManiPulite: ìNoi siamo in uno Stato di diritto e quindi rispettiamo líautonomiadella magistratura e aspettiamo la fine di questi processi. Un partito seriopi? che pensare a complotti pensa a cambiare le strutture, a fare autocriticaed esami di coscienza (Il Giornale, 24-1-1992). Poi síinnamorÚ perdutamente di DiPietro. E dopo le sue dimissioni dal pool, gli scrisse una straziantelettera aperta: ìCaro Di Pietro, i tuoi articoliÖ rivelano passionecivile e senso dellíopinione pubblica e mi inducono a darti un caloroso erispettoso ëbenvenutoíÖ Ho trovato nelle tue parole qualche assonanza con losforzo che anche noi stiamo facendoÖ Líinsieme delle tue considerazioni vale asegnalare quanto sia indispensabile un lavoro comune per riportare lo scontropolitico su binari meno estremizzati rissosi. Spero sia líinizio di unpercorsoÖî (La Stampa, 24-3-95). Lo voleva a tutti i costi nel Polo, al postodi Berlusconi. Ma non osava dirlo. CosÏ gli mandava messaggi furtivi, incodice: ìPer Di Pietro ci vuole un ruolo di primo piano nellíalleanza dicentro- destra, dovrebbe essere uno dei leader della coalizioneî (14-4-95). Oraha distrutto líintera corrispondenza.

Un altro, increscioso caso di omonimia, simile a quello di Galli Della Loggia,riguarda il presidente del Senato Marcello Pera, protagonista di diversereincarnazioni: oscuro docente di epistemologia a Firenze, oscuro commentatoredi area craxiana sul Messaggero, editorialista della Stampa e poi di nuovo delMessaggero, infine senatore del Polo. Nel í92, grazie agli arresti di Chiesa& C., Pera cominciÚ a cantare nel coro di Mani Pulite. E nonsommessamente: a squarciagola. Facendosi notare per i toni decisamenteborrelliani. Esempio: “Come alla caduta di altri regimi, occorre una nuovaResistenza, un nuovo riscatto e poi una vera, radicale, impietosa epurazione…

Il processo Ë gi‡ cominciato e per buona parte dell’opinione pubblica gi‡chiuso con una condanna” (19-7-92). Non gli avevano ancora parlato dellapresunzione di innocenza. Craxi, intanto, attribuiva i suoi guaigiudiziari alla ìlobby dei giornali-partito”, cioË al gruppoRepubblica-Espresso, portatore insano della cultura “azionistaî che a Perastava particolarmente a cuore: ìUomini che vogliono un’Italia pi? decente epulita sono iscritti ad una ‘lobby finanziaria’?… Galante Garrone Ë un uomoche ha sempre avuto altissimo il senso dello Stato, specchiata la coscienza,profondo il rigore della vita morale, e che perciÚ ha testimoniato e pagato concoerenza… Se avessero prevalso i valori degli azionisti abbiamo la riprovache sarebbe andata meglio. PerchË i rimedi che ora ci troviamo a dibattere peruscire dal pantano sono proprio quelli che Galante Garrone e gli altri dellasua terribile risma hanno sempre proposto: l’idea della nazione, uno Statogovernato da regole trasparenti, delle istituzioni non lottizzate,un’amministrazione non corrotta o inetta, un’economia non inquinata, e tantatanta passione civile, coscienza morale, senso del dovere” (5-5-92).Qualcuno cominciava a provarci con líamnistia, ma Pera inflessibile insorgeva:“Un’amnistia dei politici ai politici non Ë solo impensabile perchËprovoca indignazione e disgusto nella gente: essa Ë anche impraticabile. PerchËun’amnistia si d‡ a categorie specifiche di malfattori, mentre qui si tratta diun intero sistema… il condono avrebbe solo un effetto sanatorio del passato emoltiplicatore del malaffare futuro: i condoni in Italia sono come le ciliegie,

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uno ne tira l’altro, e creano aspettative di impunit‡” (19-7-92). Uníaltra cosa che Pera non sopportava erano gli attacchi alle procure. Quando BossiinsultÚ il giudice di Varese che indagava sulla Lega, lui lo zittÏimmantinente: “No e poi no, on. Bossi. Lei deve chiedere scusa…

I giudici fanno il loro dovere… Molti magistrati sono gi‡ stati assassinatiper aver fatto rispettare la legge… Lei mette in discussione i fondamentistessi dello Stato di diritto” (24-9-93). Niente sconti nemmeno a Psi eDc: “Quei politici che, come Craxi, attaccano i magistrati di Milano,mostrano di non capire la sostanza grave, epocale, del fenomeno”(19-7-92). Craxi e De Michelis urlavano al “golpe deigiudici”. E lui: “Siamo qui che preghiamo ogni mattina per salvare lademocrazia inquinata dalla degenerazione dei partiti e quelli ti dicono che, sedisinquini i partiti, si perde la democrazia…” (2-12-92). “Craxisbaglia… ciÚ che i cittadini vedono Ë solo una lunghissima serie di indagini,avvisi di garanzia, incarcerazioni, confessioni, processi che riguardanopersone specifiche… Il malaffare partitocratico era ramificato ovunque, manon Ë in atto un attacco alla democrazia” (1-2-93).

La ricetta del Pera modello ’93 era talebana: “I partiti devonoretrocedere e alzare le mani… subito e senza le furbizie che accompagnano irantoli della loro agonia. Questo sÏ sarebbe un golpe contro la democrazia:cercare di resistere contro la volont‡ popolare” (1-2-93). E i giudici,ultimo ìbaluardoî della democrazia, dovevano “fare fino in fondo e senzariguardi per nessuno il loro dovere, cosÏ come gli Ë imposto dalle leggivigenti… Nessuno chiede che gli inquisiti eccellenti abbiano un trattamentodiverso dagli altri inquisiti” (5-3-93).

Non potendo prevedere che di lÏ a qualche anno avrebbe calcato le scene dellaCasa delle Libert‡, il Pera modello base si scagliava contro laìreligione della libert‡î, contrapponendole la cultura che ìmette al centro leregole… il governo e il controllo, i due capisaldi della democrazia”(28-3-93). E metteva in guardia contro gli eccessi del “garantismo, checome ogni ideologia preconcetta Ë pernicioso” (29-3-93).

Qualcuno insinuava che il pool proteggesse il Pds. Ma lui no di certo:“Quanti sono i socialisti incarcerati? E quanti quelli del Pds? Allo statoattuale, sembra tanti e tanti” (8-5-92). Pensassero piuttosto, idetrattori di Mani Pulite, allíeterna “Italia di Andreotti,Pomicino e Formica, la trimurti paradigmatica dei nostri guai” (23-9-92),ai “loschi borghesi come De Lorenzo” e agli altri politici“tanto abituati a fare i propri comodi che neppure pensano che anch’essidebbono rendere conto delle proprie azioni”: gente che “non avevaancora sentito parlare del codice penale e si comportava come se non cifosse” (8-7-93). Gente da spazzare via con una “rivoluzione democratica”(4-2–93), da amputare con il bisturi del “chirurgo” (5-5-92). Checosíera, díaltronde, la nomenklatura del Psi se non un “un personalevecchio e trasformista, un ceto di individui mai visti, spesso simili ai bravi,certo con scarsi o nessun ideale politico che non fosse la conquista o lagestione del potere”? (5-5-92).

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Dovevano andarsene tutti, anche se non erano personalmente inquisiti:ìL’opinione pubblica, frastornata, delusa, inviperita, ha bisogno di un esempiodi coerenza e coraggio. Un ministro che, pur essendo in grado di provare lapropria innocenza, si dimette per essere stato sospettato e accusato, darebbeoggi agli italiani la pi? efficace dose di fiducia, di cui hanno disperatobisogno” (3-7-92). “Negli Usa ci si gioca la presidenza non per averpassato una notte in un motel con una bella bionda, ma per aver detto una bugiae spezzato un rapporto fiduciario… Meglio confessare le scappatella con unabionda che perdere tutta la posta in gioco. La rivoluzione ha regole ferree etempi stretti” (26-9-93).

Fece ancora in tempo, il Pera-1, di magnificare Di Pietro come ìunangelo del Beneî (7-4-95). Poi scomparve nel nulla, forse rapito e segregato inuna torre di Arcore, con tanto di maschera di ferro. Un caso tipico da ìChilíha visto?î. Chiunque avesse notizie utili, Ë pregato di comunicarle allapresidenza del Senato. Dove, da cinque anni, siede il sosia usurpatore. Che sidiverte a esaltare “i molti meriti della Prima Repubblicaî, a rivalutareAndreotti (“imputato perchË vittima dei comunisti”) e a celebraredegnamente persino il latitante Craxi (ìl’intuizione socialista deglianni ’80 fu giusta”). Stampa serva. Speculare alla classe politica e intellettuale (per non parlaredegli imprenditori, che nel ë92-í94 si contendevano i pm del Pool neiloro convegni, salvo poi farli killerare dai loro giornali), cíË la cosiddettainformazione. Anche questa, con le dovute quanto rare eccezioni, sempre dallaparte del vincitore: prima con i ladri, poi con le guardie, poi di nuovo con iladri. Qualche caso umano, fra i pi? avvincenti.

Giorgio Forattini, in adorazione davanti a Tonino: ìPenso che DiPietro aspetti la vera grande occasione: líelezione diretta alla presidenzadella Repubblica, come avviene in Francia, che gli porterebbe certamente lí80 %dei voti. Uno di questi sarebbe sicuramente il mioî (LíEspresso, 7-4-95).

Paolo Guzzanti, la penna intinta nella saliva: ìAntonio DiPietro Ë come un poliziotto alla Robocop: la figura sanguigna di un uomodella legge innestata su un computer ad altissima tecnologia, una macchinaimbattibile contenuta in un corpo di forte contadino italico che Ë anche unarchetipo, un semidio capace di raccogliere e dare volto allíidentit‡ di unpopolo intero, chiamato a celebrare finalmente la sua grande saga. Se i Teutoniebbero Nibelunghi e Odino, noi abbiamo la saga di Tangentopoli e delpool: Mani pulite come il Risorgimento, con un solo Gobetti. O come laResistenza, ma con un solo Garibaldi. Lui, il procuratore di ferroÖî (Panorama,16-9-94). ìMilano ore 16.43: si toglie la toga per líultima volta. Stiamodunque assistendo alla svestizione del giudice Antonio Di Pietro,quello che per tanti italiani era il giudice che vestiva la giustiziaÖî (LaStampa, 7-12-94).

Vittorio Feltri, annate 1992-í93 (líIndipendente) e í94 (sul Giornale):ìMai provvedimento giudiziario fu pi? popolare, pi? atteso, quasi liberatoriodi questo firmato contro Craxi (il primo avviso di garanzia, nda) Ö DiPietro non si Ë lasciato intimidire dalle critiche, dalle minacce di mezzomondo politico (diciamo pure del regime putrido di cui líappesantito Bettino Ë

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campione suonato) e ha colpito in basso e in alto, perfino lass? dove non osanonemmeno le aquile. Ha colpito senza fretta, nessuna impazienza di finire suigiornali per raccogliere altra gloria. Craxi ha commesso líerroreÖ dispacciare i compagni suicidi (per la vergogna di essere stati colti con le maninel sacco) come vittime di complotti antisocialistiÖ Eí una menzogna,onorevole: che cosa vuole che importi a Di Pietro delle finalit‡politicheÖ I giudici lavorano tranquilli, in assoluta serenit‡: sanno che icittadini, ritrovata dignit‡ e capacit‡ critica, sono dalla loro parte. Comenoi dellíIndipendente, sempreî (16-12-92).

ìQuegli onorevoli che oggi si stracciano il doppiopetto (pagato verosimilmentecon le mazzette) perchÈ molti politici finiscono in galera sino a che nondicono la verit‡, sbagliano di grosso a prendersela con Borrelli e compagniabellissima. I magistrati fanno solo il loro dovere. E noi siamo con loroî(10-7-93). ìAmmesso e non concesso che un magistrato abbia sbagliato, ecceduto,ciÚ non deve autorizzare i ladri e i tifosi dei ladri… gli avvoltoi delgarantismo… a gettare anche la pi? piccola ombra sulla lodevole e maisufficientemente applaudita attivit‡ dei Borrelli e dei Di Pietroî(21-7-93). ìLa cella Ë il luogo migliore per servire la giustizia, perriflettere e ricordareî (9-3-93). ìMa questa Ë una pacchia, un godimentofisico, erotico. Quando mai siamo stati tanto vicini al sollievo? Che Dio salviDi Pietroî (15-6-92). ìSui 70 e passa finiti in galera, e su altrettantiche sono sul punto di finirci, soltanto tre si sono ammazzati, gli altri sigodono il bottinoî (30-7-92).

ìNon si puÚ pretendere di guidare un partito… avendo in tasca un avviso digaranzia. Líavviso di garanzia Ë un modo gentile per dire ëcaro mio, sei dentrofino al collo nellíinchiesta sulle tangentiíî (20-7-92). ìIl governo non puÚpermettersi di schierare un personaggio chiacchieratoî (4-7-92). ìDecine dipolitici sono stati trovati dai giudici con le mani nelle tasche piene ditangenti. Ma invece di prendersela con i ladri loro amici, se la prendono conil giudice che li ha smascheratiî (29-6-92). ìNon ho mai scritto che DiPietro e colleghi hanno graziato il Pds; che prove avrei per affermare unacosa simile?î (25-11-94). ìLa realt‡ Ë che il marcio Ë venuto fuori per primo aMilano grazie a una Procura con i nervi saldi e un profondo senso di giustizia:giudici che non si sono fermati dinanzi alla prima intimidazione socialista…Ecco líItalia che non ci piace. E che Mani Pulite, speriamo, demoliscasino allíultimo mattoneî (8-9-92). Forse voleva dire il penultimo.

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gabbana di TangentopoliBy Published: 04/03/2002Posted in:

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di MARCO TRAVAGLIO – I VOLTAGABBANA DI TANGENTOPOLI QUANDO MAURIZIO GASPARRI DICHIARAVA: “DI PIETRO E’ MEGLIO DI MUSSOLINI”

I VOLTAGABBANA di MARCO TRAVAGLIO per Micromega

Gianfranco Fini: L’avviso di garanzia a Craxi non è solola fine di un leader, ma anche la fine ingloriosa di un regime in cui isegretari dei partiti di governo hanno accumulato negli anni più potere diqualsiasi dittatore. La scelta dei pm di Milano di emettere l’avviso digaranzia all’indomani delle elezioni amministrative dimostra che lamagistratura milanese non fa politica, contrariamente a quanto sostenutoproprio dal segretario socialistaî (Ansa, 15-12-92). “L’avviso di garanzia adAndreotti per concorso esterno in associazione mafiosa è la fine del regime: lodimostra l’autentico boato che ha salutato la notizia da me data alle migliaiadi veronesi che affollavano il mio comizio. Pare proprio che il sistema sireggesse sulle tangenti e sulle organizzazioni criminali” (27-3-93). “Ormai misento a disagio nel frequentare questo Parlamento: chiederò ai gruppiparlamentari missini di valutare l’opportunità di non partecipare più ai lavoridella Camera e del Senato” (Ansa, 28-3-93). “La gente i tangentisti li vuole ingalera” (5-6-94). “Sono lieto che Di Pietro abbia detto di aver indagatoin tutte le direzioni, io non ne avevo mai dubitato” (La Repubblica, 30-10-94).

Umberto Bossi: “Sulle tangenti auguriamo al giudice Di Pietrodi andare avanti a tutta manetta. Senza la Lega, ora Di Pietro sarebbein un pilastro di cemento armato” (Ansa, 20-12-92). “Berlusconi sbaglia adaccusare i giudici di averlo colpito in base al principio della responsabilitàoggettiva. Se così fosse, avrebbero dovuto avvisarlo già molti mesi fa, quandosono stati inquisiti i primi uomini Fininvest” (il Giornale, 23-11-94).

Rocco Buttiglione: “La classe dirigente del partito (la Dc, nda)è da tempo sotto accusa a causa della corruzione dellíintero sistema politico.In un altro paese un politico onesto lancerebbe il suo guanto di sfida aidirigenti e farebbe appello alla base democristiana, conducendo una battagliainterna al partito. In Italia, però, questo non è possibile perchè i capi,saggiamente, hanno usato il denaro delle tangenti per comprarsi la base. Buonaparte delle tessere sono fasulle” (Ansa, 25-10-92). “Se dietro le inchieste sulla corruzione c’è una manovra politica, non solo nonè un’attenuante, ma un’aggravante per la politica. Se fosse giusta laconvinzione che in Italia è del tutto impossibile che uno dei potenti siachiamato a rispondere dei suoi misfatti da un giudice che fa semplicemente ilsuo mestiere, allora vorrebbe dire che la corruzione del sistema è giunta allimite estremo” (La Stampa, 27-8-92).

Roberto Castelli: “A Craxi avrei voluto gridare: “Bettino,dov’è finita la fontana sparita a Milano?” (Corriere della Sera, 4-8-93). “Nonposso credere alla malattia di Craxi. Piuttosto condivido l’opinione di

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chi propone che Craxi sia posto sotto tutela coatta” (Ansa, 22-10-í97). Maurizio Gasparri: “Per noi Di Pietro è un mito” (23-7-94). “DiPietro è meglio di Mussolini” (7-5-94). Ignazio La Russa. “Calcoli politici di Di Pietro? Mai. Chi lo pensa è inmalafede. Starei per dire che è un farabutto”(6-12-94).

Carlo Giovanardi: “Caro Di Pietro, sento il dovere diringraziarLa per la professionalità ed il senso della misura con il qualeconduce la difficile inchiesta a Lei affidata. Voglio esprimerLe la pienasolidarietà per la coraggiosa azione Sua e dei Suoi colleghi, perchè sappia cheall’interno del cosiddetto Palazzo, ai piani alti come ai piani bassi, c’è chifa il tifo per Lei. Perchè, come giustamente Lei ha affermato in unaintervista, il problema non è quello di criminalizzare entità astratte come ipartiti: qui si tratta di aiutare gli onesti e le persone per bene, che sono intutti i partiti, a difendersi dallíaggressione dei disonesti che con ilmalaffare lucrano ingenti risorse, parti delle quali vengono investite percomprare consenso politico e via così in una spirale perversa. EÖ la monetacattiva scaccia quella buona. Finchè qualcuno, provvidenzialmente, non togliedalla circolazione i falsari. Grazie dunque per il Suo impegno da un deputatoDc che Ö crede sia ancora possibile dimostrare che non è da ingenui averefiducia nelle istituzioni” (lettera aperta diffusa in migliaia di copietramite l’agenzia “Centralità ñ Area Forlani”, 20-5-1992).

Cíera un bel pezzo dell’attuale governo Berlusconi, tra il 1992 e il1995, ai piedi di Antonio Di Pietro e del pool Mani Pulite.Nessuno si era ancora accorto che in Italia, dal 17 febbraio “92, si combattevauna guerra civile, si consumava un colpo di Stato, si perpetrava unapersecuzione ai danni dei partiti e dei leader anticomunisti da parte di unpool di marionette del Comintern. Ma soprattutto non se n’era accorto l’agnellosacrificale di quell’operazione sanguinaria: il cavalier Silvio Berlusconi.In quegli anni, nessuno osava attaccare Mani Pulite. FrancescoCossiga faceva un tifo sfegatato: “Ringrazio Dio tutte le mattine perchè aMilano c’è una magistratura seria. Penso a cosa sarebbe successo se l’inchiestasu Tangentopoli non fosse finita in mano a un giudice come Di Pietroî(13-5-92). E il cardinale Camillo Ruini quasi: “Tangentopoli è anche fruttodella radice del peccato. E come tale va condannata” (12-7-93). Elogi persino da Giuliano Ferrara: “Di Pietro non l’ho maiattaccato. Anzi, riconosco che la sua azione è stata provvidenziale per ilpassaggio a un altro sistemaÖ Io ero più ëdipietristaí di quei malandrini chedicevano: ëLo scandalo riguarda solo Craxi“, perchè in realtà riguardavatutti” (La Stampa, 8-2-95). E financo da alcuni inquisiti, figli di inquisiti eavvocati di inquisiti, magnificavano il pool e il suo leader.

Bobo Craxi: “Di Pietro è una persona gentile” (19-12-93).

Giulio Di Donato: “Di Pietro è un uomo equilibrato, serio eincisivo” (28-6-92).

Paolo Pillitteri: “Di Pietro è una persona positiva, buona,cordiale, per quanto può esserlo uno che fa arrestare le persone” (L’Espresso,

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28-6-92). “I pm sono l’accusa e devono battersi per la verità. Se Arnaldo(Forlani) nega l’evidenza, il pm si arrabbia. Il processo Cusani è diventato ilprocesso al sistema, l’ho visto tutto in tv, è stato un grande momento dicinema verità” (La Stampa, 19-12-93).

Cesare Previti: “Di Pietro dimostra ancora una volta d’essere ungrande personaggio, la cui coerenza merita rispetto e ammirazione” (7-12-94).Gaetano Pecorella: “Le amicizie di un giudice (Di Pietro, nda), la suavita privata, non possono essere usate per invocare irregolarità processuali.Gli unici rilievi che si possono legittimamente sollevare riguardano ilrispetto delle regole alle quali gli inquirenti si devono attenere. E su questofronte, finora, non mi sembra sia emerso nulla di rilevante” (11-9-92).

Carlo Taormina: “Squillante manovrava la giustizia a favore dei potenti.In quanto a Previti, la sua posizione è indifendibile sul piano politico: nonc’è avvocato al mondo che ha visto mai nella sua vita una parcella di quelledimensioni (i 21 miliardi per la causa Imi-Sir, nda). Dovrebbe dimettersi daparlamentare per affrontare come qualsiasi altro cittadino la vicenda che loriguarda. Quella che sta venendo alla luce è solo una minima parte del marcioche si è sedimentato oltre ogni limite a Roma” (La Stampa, 7-6-96); “Berlusconideve fare non uno, ma dieci passi indietro, perchè il suo conflitto permanentedi interessi tra politica e magistratura da una parte, e la ricerca di unapersonale libertà dai processi dall’altra, impedisce la soluzione dellaquestione giustiziaÖ Il comportamento di Berlusconi è concussivo:strumentalizza milioni di voti, condizionando lo sblocco dei lavori dellaBicamerale allíassoluzione in uno sterminato numero di processi o pretendendospedizioni punitive contro i magistrati che si azzardano a intraprendere azionipenali per gravissime corruzioni giudiziarieÖOra la misura è colma” (Ansa,11-5-98).

Forza Italia, Forza Di Pietro. Nessuna traccia, nelle esternazioniberlusconiane di allora, del mefistofelico complotto ordito da Mani Pulitee Botteghe Oscure per ìeliminare i partiti liberaldemocratici e portare alpotere i comunistiî. Anche perchÈ di comunisti in circolazione, a Milano, ilpool ne aveva lasciati pochini. ìSono molto orgoglioso – confessava ilCavaliere il 5 febbraio í93 – di essere uscito dal settore delle operepubbliche da ventíanni. Se avevo fiutato le tangenti? Me le hanno chieste! Nesono uscito perchË era un sistema che giudicavo inaccettabileî. Replay ancorapi? esplicito nel discorso della ìdiscesa in campoî, con calza di nylon e fintalibreria: ìLa vecchia classe politica italiana Ë stata travolta dai fatti esuperata dai tempi. Líautoaffondamento dei vecchi governanti, schiacciati dalpeso del debito pubblico e al sistema del finanziamento illegale dei partiti,lascia il Paese impreparato e incerto nel momento difficile del rinnovamento edel passaggio a una nuova Repubblicaî (26-1-94). Niente golpe: autoaffondamentoe finanziamento illegale.

Vinte le elezioni, Berlusconi tenta di ingaggiare Di Pietroìnella mia squadraî, come ministro dellíInterno. Il pm rifiuta, ma lui glipromette, per il futuro, il posto di capo della Polizia o dei servizi segreti.Cariche, queste, che difficilmente si offrono a un golpista. ìQuesto governo –annuncia presentando la ìsquadraî al Senato – Ë schierato dalla parte

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dellíopera di moralizzazione della vita pubblica intrapresa da valentimagistrati. No ai colpi di spugna. Da questo governo non verr‡ mai messa indiscussione líindipendenza dei magistratiî (16-5-94). Poi lo scandalo dellaGuardia di Finanza, il decreto Biondi, líarresto del fratello Paolo e ilfamoso invito a comparire. Primo firmatario: Di Pietro. La provadecisiva del complotto e dellíaccanimento persecutorio? Nemmeno per sogno,anche perchÈ il primo che si dimette non Ë Berlusconi: Ë Di Pietro.ìUn magistrato ñ lo piange il Cavaliere – che si Ë conquistato con il suolavoro il rispetto degli italianiÖ Le sue inchieste esprimevano una grandeansia di verit‡. Le sue dimissioni lasciano líamaro in boccaî (6-12-94). ìDiPietro in politica potrebbe essere uníottima cosa… La sua spinta allamoralizzazione sarebbe un patrimonio prezioso per il PaeseÖ Ho semprericonosciuto il ruolo svolto dai magistrati nella lotta al sistema perversodella Prima Repubblica. E le tv e i giornali della Fininvest sono semprestati in prima linea nel difendere i magistrati e in particolare AntonioDi Pietro. Dal Tg5 al Tg4 a Panorama a Epoca al Giornale.

Anche quando le inchieste si sono indirizzate contro dirigenti del gruppo, leho criticateÖ ma sempre ricordando il merito complessivo della magistratura, edi Di Pietro soprattuttoÖ Le intemperanze di Sgarbi non possonofar dimenticare tutto líappoggio dato dalle reti e dai giornali Fininvestai magistratiî(la Repubblica e Il Messaggero, 8-12-94).

Lo stesso Sgarbi fu sorpreso un anno dopo da chi scrive in atteggiamentiinequivoci, sottobraccio a Borrelli, alla buvette del palazzo di giustizia: erail 16 gennaio í96, giorno della prima udienza del processo Berlusconi-Guardiadi Finanza. ìBorrelli ñ strisciÚ Sgarbi – lo ammiro, Ë caustico, con líocchiofine, non Ë certo un Di Pietroî. Fu allora che il Cavaliere scoprÏ che iprocessi erano una cosa seria: allora, dolorosamente, rivide il suo giudiziosul pool e si avvide dellíorrendo golpe che per anni gli era passato sotto il naso.In simultanea, anche i giornali e le tv Fininvest scoprirono di aversbagliato tutto. E si emendarono. Il tradimento dei chierici. Anche gli intellettuali, nella migliore tradizioneitaliana, iniziarono la guerra da una parte e la finirono dallíaltra.Allíinizio, nel 1992, erano quasi tutti con Mani pulite. E non prudentemente,con i piedi di piombo: sfrenatamente. Poi, appena il potere riprese un poí difiato, annusarono líaria che cambiava e si misero ìa ventoî. Oggi sono quasitutti contro Mani pulite. Senza neppure aver chiesto scusa per líerrore. AncheperchÈ non Ë la prima volta che cambiano cavallo. Hanno passato una vita apraticare il pi? antico mestiere díItalia.

Il reverendo Gianni Baget Bozzo, gi‡ cappellano di Tambroni e poi di Craxi,nel í92 si smarca subito dal Garofano che líha persino mandato a Strasburgo:ìSe Craxi fosse andato a Milano e avesse chiesto perdono, sarebbe statofischiato ma anche assolto. Via del Corso adesso Ë il luogo del silenzio. Ladiscussione va fatta fuori, per riprendere il rapporto con la gente. CíË unproblema morale, prima che politico. Nel centenario del Psi, un atto collettivodi presenza per chiedere scusa per le tangenti incassate sarebbe stato un attocomprensibile, che la gente avrebbe capitoÖ Persino il Pci, che era ilpartito-verit‡, ha dovuto dire ëho sbagliatoíÖî (La Stampa, 12-9-92). E quandoil pool presenta la sua soluzione per Tangentopoli, eccolo pronto con

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líaspersorio a benedire le truppe in partenza per il fronte: ìI parlamentaridebbono accettare la mano aperta del pool. Nemmeno questo Parlamento hamostrato di avere líautorit‡ di regolare con legge i reati di concussione, dicorruzione, di violazione del finanziamento pubblicoÖ Borrelli, DiPietro, gli altri giudici hanno inteso che solo loro potevano spegnere ilmito del capro espiatorio e garantire la laicit‡ della giustizia occidentale,che ha coscienza del proprio limiteÖ Di Pietro ha impressionato per lasua dignit‡, il suo riserbo, la sua schietta popolarit‡. Eí una persona in cuigli italiani credono, ma in lui come pubblico ministero, come uomo del doverequotidiano, di cui il Paese viveî (Panorama, 16-9-94).

Un altro esemplare tipico di intellettuale allíitaliana Ë FerdinandoAdornato, ex Pci, ex Pds, gi‡ direttore della sfortunata rivista Liberal,poi editorialista del Giornale e infine deputato di Forza Italia. Indovinatecon chi stava negli anni ruggenti di Mani Pulite: ìLa parola díordine ñscriveva sarcastico – Ë: abbasso il protagonismo dei giudici. Se la sisussurra, o meglio, se la scandisci con tono ostile nei confronti del pool ManiPulite la porta si apre. E, di colpo, entri in uno dei nuovi, pi?selezionati club della nazione: il comitato nazionale per il superamento diMontesquieu. Del club, nato dopo Tangentopoli, fanno parte politici,giornalisti, intellettuali. Ex di Lotta continua, ex Psi, socialisti, dirigentimiglioristi del Pds e antimiglioristi del manifesto. Tutti stufi dellatripartizione dei poteri sancita nel pensiero giuridico da oltre due secoli.Legislativo, giuridico ed esecutivo sono poteri ënormalií. Gli aderenti al clubne hanno a cuore un quarto, superiore a tutti: il potere partitico. E, in suonome, sono pronti a etichettare ogni mossa, giusta o sbagliata, del pool Manipulite come prova di un tentativo di golpe. Tutto fa brodo. I giudici nonpossono processare i politici. Non perchÈ essi non abbiano rubato, ma perchÈ Öi politici ladri sono ëcompagni che sbaglianoí. E chi li attacca Ë un nemicodella democrazia. PerciÚ nel club non ci sono solo socialisti, ma anche tantialtri che da tanto tempo sostengono il primato della ëpoliticaí.

Paolo Liguori, Napoleone Colajanni, Emanuele Macaluso, GiulianoFerrara. Il cerchio si chiude…î (LíEspresso, 14-2-93). Uníaltra voltaparagonava Craxi ai brigatisti rossi: ìLa colpa di questo ëcrolloí dellapolitica e della morale non Ë affatto, come Craxi ieri ha coattamenteripetuto, della magistratura. Al contrario. Ragioniamo: da noi un uomo pubblicosi dimette solo (e neanche sempre) se gli arriva un avviso di garanzia. NÈ unasconfitta politica, nÈ un evidente naufragio etico lo indurranno mai a lasciarela sua carica come avviene in Germania o negli Usa (per motivi infinitamentemeno gravi). NÈ gli uomini intorno a lui avranno mai il coraggio di rimuoverloÖChe senso ha prendersela con la magistratura quando, ad un uomo pubblico,mediamente, dei cittadini, della morale, delle regole non gliene importa unfico secco e si vede che solo l’intervento del giudice ha la forza di ottenereciÚ per il quale la politica e la morale risultano impotenti? Da questo puntodi vista, dal punto di vista morale terroristi e tangentisti hanno dimostratouna straordinaria contiguit‡. Avete Ö mai visto, in questi ultimi quindicianni, qualche imprenditore o qualche politico che abbia avuto il coraggio didenunciare l’enorme marcio che era sotto i suoi occhi? Possibile che neancheuno, eroe o pazzo che lo si voglia giudicare, abbia sentito l’impulso etico difarla finita con il crimine?Ö

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La toccante lettera suicida di Gabriele Cagliari conteneva sÏ un grandeatto d’accusa contro carceri e giudici ma poco o nulla che parlasse, da membrodella classe dirigente, ad un paese attonito, reso schiavo della corruzione.Forse solo la lettera di Sergio Moroni conteneva qualche nota di verit‡in pi?. Ö Craxi, unico, gli va riconosciuto, si assume la responsabilit‡dei crimini di tutti. Ma, piccolo particolare, insiste a negare che fosserocriminiÖ Ma che uomini ci hanno diretto? Possibile che non siano capaci,neanche in chiusura, di uno scatto d’orgoglio. Stanno lÏ solo a contare,stravolti, gli avvisi di garanzia, a cercare il modo migliore per riciclarsi, adire, anche i segretari di partito, io non c’entro. Gi‡, e dov’eri? Il papa eil cardinal Ruini si preoccupano dell’unit‡ dei cattolici. Dovrebberopreoccuparsi del fatto che questo paese, dove il senso morale Ë cosÏoltraggiato, non Ë gi‡ pi? un paese cattolico. E i laici, anche i laici,misurano, tutto intero, il peso del fallimento della culturaliberal-democraticaî (Repubblica, 5-8-93).

ìIl Parlamento Ë sempre di pi? un bazar orientale dove, accanto a onestinegozianti, si muovono affaristi e manigoldi pronti a tutto. Il governo faticaa domarloÖ Eppure parte della vecchia classe dirigente cerca di ritardare lasua uscita di scenaÖ Quanta irresponsabile miopia: basta girare un po’ per lestrade di questa nostra nazione ferita per capire che l’opinione pubblica hagi‡ deciso. I vecchi partiti e le vecchie facce non li vuole pi? vedere neanchedipinti. E come dar torto a questo sentimento quando si scopre che ministridella Repubblica lucravano anche sulle medicine, sulle malattie, sul dolore?Che addirittura, moderni Mabuse, alteravano le posologie dei farmaci perguadagnare di pi?? E costoro, responsabili di ogni sfascio, si permettono persinoil lusso di lamentarsi. Il problema non Ë sapere se questo regime finir‡. Masapere come finir‡î (Repubblica, 25-7-93). ìLíultimo lampo di lucidit‡ colse Adornatonel luglio í94, alla vista del decreto Salvaladri: ìPresidente Berlusconi,raccolga subito líautocritica del ministro Maroni: bisogna correggere eccessicontro i cittadini, e non tutelare il clan delle tangentiî (16-7-94). Poi lafolgorazione sulla via di Arcore, piuttosto affollata in verit‡ di ex-devoti diSan Tonino Vergine e Martire.

Come Franco Zeffirelli, che allora invocava ìuna ghigliottina in piazzadel Popolo per i corrotti di Tangentopoliî (19-3-93), ricordava che ìunocome Craxi, in altri tempi, sarebbe stato impiccatoî e si rammaricavache non fosse pi? in vigore ìla pena di morteî (25-7-93). O come líantropologa Ida Magli, letteralmente rapita dallíeroe di ManiPulite. Eccola, affranta, per le inchieste di Brescia contro di lui: ìHopianto davanti alla tv quando ho visto Di Pietro in tribunale, nellevesti di imputato. Ho pianto perchÈ in questo nostro Paese la speranza Ë morta.Piango perchÈ gli italiani sono sempre gli stessi, vigliacchi e pecoroni. Se DiPietro avesse fatto un solo gesto per mettersi alla testa di unarivoluzione, molti italiani lo avrebbero seguito. Invece questo gesto non cíËstato e il momento per una vera rivoluzione Ë finito. Ora ne stiamo pagando leconseguenzeî (23-2-96). Emblematica, strepitosa, ineguagliabile la conversione ìa Uî del professor ErnestoGalli della Loggia. Al punto da far sospettare líesistenza di un sosiaomonimo che, dal í94, si Ë sostituito allíoriginale e si diverte a scrivere sulCorriere della Sera tutto il contrario di quel che scriveva lui. Per comodit‡

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chiameremo il primo Galli e il secondo Della Loggia. Tanto Galli era accigliatoe severo, assetato di sangue & manette, quanto Della Loggia Ë mansueto ecomprensivo, sempre pronto a giustificare le malefatte dei potenti con gliìeccessiî della ìmagistratura politicizzataî.

Fremeva di sdegno, il Galli, nel í92 quando denunciava ìla societ‡ complice deipartitiî, che poi altro non erano se non ìcombriccole di corrottiî.Qualunquista della pi? bellíacqua, sosteneva che ìtutti hanno rubatoî e sidomandava ìda dove viene questa propensione allíillegalit‡ finanziaria delsistema politico italianoî e di ìsettori importanti della imprenditoriaprivataî (La Stampa, 9-5-92). Un tantino insensibile ai sacri principi dellaresponsabilit‡ personale e della presunzione di innocenza, sposava líorrendoteorema del înon poteva non sapereî e scriveva: ìAppare ogni giorno verosimilele segreterie romane (dei partiti) non sapessero nulla e non ricevessero partedel prelievo tangentizio. Anche il non voler sapere Ë un modo di sapereÖ Ipartiti dellíarco costituzionale sono equiparabili a combriccole di malandriniî.Ergo, due mesi e mezzo dopo le elezioni politiche, gi‡ invocava ìloscioglimento delle Camereî per mettere i partiti ìcon le spalle al muro dellavolont‡ popolareî (17-6-92).

Con scarso garantismo, aggiungeva che ìle risultanze finora note delleinchieste delineano una situazione sostanzialmente veraî, su cui ìË possibileesprimere giudiziî, senza il fastidio di attendere le sentenze: altrimenti cisi dovrebbe astenere ìda qualsiasi giudizio su chicchessia e perfinosullíesistenza delle tangenti in generaleî. Insomma, basta col sottilizzare sulìprincipio giuridico della presunzione di innocenzaî: ìfrancamente lo definireiun caso classico di due pesi e due misureî. Allíindomani della strage di Capaci, il forcaiolo Galli deplorava che ìcontro questamacchina da guerra che carbura sangueî lo Stato italiano si muovesse ìconregole opposte: in cui tutto Ë contrattabile, dove regna líaccomodamento, lecui decisioni sono sempre soggette a mille appelli, mille rinvii. Da un lato CorradoCarnevale, da un lato la Cupola, dallíaltro il Csm, da un lato il tritolo,dallíaltro a carta bollataî. Insomma, lo Stato dovrebbe ìvendicareî i suoimorti (25-5-92). Ad esempio, con la pena di morte: dopo la strage di viaDíAmelio, Galli strapazzava il premier Amato perchÈ, ai funerali di Borsellino,non aveva preso la parola dalla cattedrale di Palermo per ìparlare a tutto ilPaese e promettere la vendetta e lo sterminio ai delinquenti assassini nemicidíItaliaî (23-7-92).

Nel í93 Galli passÚ dalla Stampa al Corriere, ma senza mutare registro. ìEí gi‡molto ñ lamentava, a proposito di Tangentopoli – se, dopo gli estenuantie annosi riti giudiziari che sono in Italia la regola, dopo gli indulti, leamnistie, i patteggiamenti, e gli arresti domiciliari, alla fine si riesce amandare in galera qualcuno per un lasso di tempo non proprio ridicoloî(19-6-93). Si ammazzava Gardini? Lui ammoniva impietoso: ìEí tempo cheil capitalismo italiano torni sotto líimperio della leggeî (13-8-93). Poi sparÏnel nulla. Vane le ricerche, anche con i cani sanbernardo. CosÏ, dopo ilcertificato di morte presunta, il Corriere lo rimpiazzÚ con il suo opposto:Della Loggia.

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Camere con svista. Pochi lo ricordano, ma anche Pierferdinando Casini,nel í92, quando portava la voce e la borsa a Forlani, difendeva ManiPulite: ìNoi siamo in uno Stato di diritto e quindi rispettiamo líautonomiadella magistratura e aspettiamo la fine di questi processi. Un partito seriopi? che pensare a complotti pensa a cambiare le strutture, a fare autocriticaed esami di coscienza (Il Giornale, 24-1-1992). Poi síinnamorÚ perdutamente di DiPietro. E dopo le sue dimissioni dal pool, gli scrisse una straziantelettera aperta: ìCaro Di Pietro, i tuoi articoliÖ rivelano passionecivile e senso dellíopinione pubblica e mi inducono a darti un caloroso erispettoso ëbenvenutoíÖ Ho trovato nelle tue parole qualche assonanza con losforzo che anche noi stiamo facendoÖ Líinsieme delle tue considerazioni vale asegnalare quanto sia indispensabile un lavoro comune per riportare lo scontropolitico su binari meno estremizzati rissosi. Spero sia líinizio di unpercorsoÖî (La Stampa, 24-3-95). Lo voleva a tutti i costi nel Polo, al postodi Berlusconi. Ma non osava dirlo. CosÏ gli mandava messaggi furtivi, incodice: ìPer Di Pietro ci vuole un ruolo di primo piano nellíalleanza dicentro- destra, dovrebbe essere uno dei leader della coalizioneî (14-4-95). Oraha distrutto líintera corrispondenza.

Un altro, increscioso caso di omonimia, simile a quello di Galli Della Loggia,riguarda il presidente del Senato Marcello Pera, protagonista di diversereincarnazioni: oscuro docente di epistemologia a Firenze, oscuro commentatoredi area craxiana sul Messaggero, editorialista della Stampa e poi di nuovo delMessaggero, infine senatore del Polo. Nel í92, grazie agli arresti di Chiesa& C., Pera cominciÚ a cantare nel coro di Mani Pulite. E nonsommessamente: a squarciagola. Facendosi notare per i toni decisamenteborrelliani. Esempio: “Come alla caduta di altri regimi, occorre una nuovaResistenza, un nuovo riscatto e poi una vera, radicale, impietosa epurazione…

Il processo Ë gi‡ cominciato e per buona parte dell’opinione pubblica gi‡chiuso con una condanna” (19-7-92). Non gli avevano ancora parlato dellapresunzione di innocenza. Craxi, intanto, attribuiva i suoi guaigiudiziari alla ìlobby dei giornali-partito”, cioË al gruppoRepubblica-Espresso, portatore insano della cultura “azionistaî che a Perastava particolarmente a cuore: ìUomini che vogliono un’Italia pi? decente epulita sono iscritti ad una ‘lobby finanziaria’?… Galante Garrone Ë un uomoche ha sempre avuto altissimo il senso dello Stato, specchiata la coscienza,profondo il rigore della vita morale, e che perciÚ ha testimoniato e pagato concoerenza… Se avessero prevalso i valori degli azionisti abbiamo la riprovache sarebbe andata meglio. PerchË i rimedi che ora ci troviamo a dibattere peruscire dal pantano sono proprio quelli che Galante Garrone e gli altri dellasua terribile risma hanno sempre proposto: l’idea della nazione, uno Statogovernato da regole trasparenti, delle istituzioni non lottizzate,un’amministrazione non corrotta o inetta, un’economia non inquinata, e tantatanta passione civile, coscienza morale, senso del dovere” (5-5-92).Qualcuno cominciava a provarci con líamnistia, ma Pera inflessibile insorgeva:“Un’amnistia dei politici ai politici non Ë solo impensabile perchËprovoca indignazione e disgusto nella gente: essa Ë anche impraticabile. PerchËun’amnistia si d‡ a categorie specifiche di malfattori, mentre qui si tratta diun intero sistema… il condono avrebbe solo un effetto sanatorio del passato emoltiplicatore del malaffare futuro: i condoni in Italia sono come le ciliegie,

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uno ne tira l’altro, e creano aspettative di impunit‡” (19-7-92). Uníaltra cosa che Pera non sopportava erano gli attacchi alle procure. Quando BossiinsultÚ il giudice di Varese che indagava sulla Lega, lui lo zittÏimmantinente: “No e poi no, on. Bossi. Lei deve chiedere scusa…

I giudici fanno il loro dovere… Molti magistrati sono gi‡ stati assassinatiper aver fatto rispettare la legge… Lei mette in discussione i fondamentistessi dello Stato di diritto” (24-9-93). Niente sconti nemmeno a Psi eDc: “Quei politici che, come Craxi, attaccano i magistrati di Milano,mostrano di non capire la sostanza grave, epocale, del fenomeno”(19-7-92). Craxi e De Michelis urlavano al “golpe deigiudici”. E lui: “Siamo qui che preghiamo ogni mattina per salvare lademocrazia inquinata dalla degenerazione dei partiti e quelli ti dicono che, sedisinquini i partiti, si perde la democrazia…” (2-12-92). “Craxisbaglia… ciÚ che i cittadini vedono Ë solo una lunghissima serie di indagini,avvisi di garanzia, incarcerazioni, confessioni, processi che riguardanopersone specifiche… Il malaffare partitocratico era ramificato ovunque, manon Ë in atto un attacco alla democrazia” (1-2-93).

La ricetta del Pera modello ’93 era talebana: “I partiti devonoretrocedere e alzare le mani… subito e senza le furbizie che accompagnano irantoli della loro agonia. Questo sÏ sarebbe un golpe contro la democrazia:cercare di resistere contro la volont‡ popolare” (1-2-93). E i giudici,ultimo ìbaluardoî della democrazia, dovevano “fare fino in fondo e senzariguardi per nessuno il loro dovere, cosÏ come gli Ë imposto dalle leggivigenti… Nessuno chiede che gli inquisiti eccellenti abbiano un trattamentodiverso dagli altri inquisiti” (5-3-93).

Non potendo prevedere che di lÏ a qualche anno avrebbe calcato le scene dellaCasa delle Libert‡, il Pera modello base si scagliava contro laìreligione della libert‡î, contrapponendole la cultura che ìmette al centro leregole… il governo e il controllo, i due capisaldi della democrazia”(28-3-93). E metteva in guardia contro gli eccessi del “garantismo, checome ogni ideologia preconcetta Ë pernicioso” (29-3-93).

Qualcuno insinuava che il pool proteggesse il Pds. Ma lui no di certo:“Quanti sono i socialisti incarcerati? E quanti quelli del Pds? Allo statoattuale, sembra tanti e tanti” (8-5-92). Pensassero piuttosto, idetrattori di Mani Pulite, allíeterna “Italia di Andreotti,Pomicino e Formica, la trimurti paradigmatica dei nostri guai” (23-9-92),ai “loschi borghesi come De Lorenzo” e agli altri politici“tanto abituati a fare i propri comodi che neppure pensano che anch’essidebbono rendere conto delle proprie azioni”: gente che “non avevaancora sentito parlare del codice penale e si comportava come se non cifosse” (8-7-93). Gente da spazzare via con una “rivoluzione democratica”(4-2–93), da amputare con il bisturi del “chirurgo” (5-5-92). Checosíera, díaltronde, la nomenklatura del Psi se non un “un personalevecchio e trasformista, un ceto di individui mai visti, spesso simili ai bravi,certo con scarsi o nessun ideale politico che non fosse la conquista o lagestione del potere”? (5-5-92).

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Dovevano andarsene tutti, anche se non erano personalmente inquisiti:ìL’opinione pubblica, frastornata, delusa, inviperita, ha bisogno di un esempiodi coerenza e coraggio. Un ministro che, pur essendo in grado di provare lapropria innocenza, si dimette per essere stato sospettato e accusato, darebbeoggi agli italiani la pi? efficace dose di fiducia, di cui hanno disperatobisogno” (3-7-92). “Negli Usa ci si gioca la presidenza non per averpassato una notte in un motel con una bella bionda, ma per aver detto una bugiae spezzato un rapporto fiduciario… Meglio confessare le scappatella con unabionda che perdere tutta la posta in gioco. La rivoluzione ha regole ferree etempi stretti” (26-9-93).

Fece ancora in tempo, il Pera-1, di magnificare Di Pietro come ìunangelo del Beneî (7-4-95). Poi scomparve nel nulla, forse rapito e segregato inuna torre di Arcore, con tanto di maschera di ferro. Un caso tipico da ìChilíha visto?î. Chiunque avesse notizie utili, Ë pregato di comunicarle allapresidenza del Senato. Dove, da cinque anni, siede il sosia usurpatore. Che sidiverte a esaltare “i molti meriti della Prima Repubblicaî, a rivalutareAndreotti (“imputato perchË vittima dei comunisti”) e a celebraredegnamente persino il latitante Craxi (ìl’intuizione socialista deglianni ’80 fu giusta”). Stampa serva. Speculare alla classe politica e intellettuale (per non parlaredegli imprenditori, che nel ë92-í94 si contendevano i pm del Pool neiloro convegni, salvo poi farli killerare dai loro giornali), cíË la cosiddettainformazione. Anche questa, con le dovute quanto rare eccezioni, sempre dallaparte del vincitore: prima con i ladri, poi con le guardie, poi di nuovo con iladri. Qualche caso umano, fra i pi? avvincenti.

Giorgio Forattini, in adorazione davanti a Tonino: ìPenso che DiPietro aspetti la vera grande occasione: líelezione diretta alla presidenzadella Repubblica, come avviene in Francia, che gli porterebbe certamente lí80 %dei voti. Uno di questi sarebbe sicuramente il mioî (LíEspresso, 7-4-95).

Paolo Guzzanti, la penna intinta nella saliva: ìAntonio DiPietro Ë come un poliziotto alla Robocop: la figura sanguigna di un uomodella legge innestata su un computer ad altissima tecnologia, una macchinaimbattibile contenuta in un corpo di forte contadino italico che Ë anche unarchetipo, un semidio capace di raccogliere e dare volto allíidentit‡ di unpopolo intero, chiamato a celebrare finalmente la sua grande saga. Se i Teutoniebbero Nibelunghi e Odino, noi abbiamo la saga di Tangentopoli e delpool: Mani pulite come il Risorgimento, con un solo Gobetti. O come laResistenza, ma con un solo Garibaldi. Lui, il procuratore di ferroÖî (Panorama,16-9-94). ìMilano ore 16.43: si toglie la toga per líultima volta. Stiamodunque assistendo alla svestizione del giudice Antonio Di Pietro,quello che per tanti italiani era il giudice che vestiva la giustiziaÖî (LaStampa, 7-12-94).

Vittorio Feltri, annate 1992-í93 (líIndipendente) e í94 (sul Giornale):ìMai provvedimento giudiziario fu pi? popolare, pi? atteso, quasi liberatoriodi questo firmato contro Craxi (il primo avviso di garanzia, nda) Ö DiPietro non si Ë lasciato intimidire dalle critiche, dalle minacce di mezzomondo politico (diciamo pure del regime putrido di cui líappesantito Bettino Ë

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campione suonato) e ha colpito in basso e in alto, perfino lass? dove non osanonemmeno le aquile. Ha colpito senza fretta, nessuna impazienza di finire suigiornali per raccogliere altra gloria. Craxi ha commesso líerroreÖ dispacciare i compagni suicidi (per la vergogna di essere stati colti con le maninel sacco) come vittime di complotti antisocialistiÖ Eí una menzogna,onorevole: che cosa vuole che importi a Di Pietro delle finalit‡politicheÖ I giudici lavorano tranquilli, in assoluta serenit‡: sanno che icittadini, ritrovata dignit‡ e capacit‡ critica, sono dalla loro parte. Comenoi dellíIndipendente, sempreî (16-12-92).

ìQuegli onorevoli che oggi si stracciano il doppiopetto (pagato verosimilmentecon le mazzette) perchÈ molti politici finiscono in galera sino a che nondicono la verit‡, sbagliano di grosso a prendersela con Borrelli e compagniabellissima. I magistrati fanno solo il loro dovere. E noi siamo con loroî(10-7-93). ìAmmesso e non concesso che un magistrato abbia sbagliato, ecceduto,ciÚ non deve autorizzare i ladri e i tifosi dei ladri… gli avvoltoi delgarantismo… a gettare anche la pi? piccola ombra sulla lodevole e maisufficientemente applaudita attivit‡ dei Borrelli e dei Di Pietroî(21-7-93). ìLa cella Ë il luogo migliore per servire la giustizia, perriflettere e ricordareî (9-3-93). ìMa questa Ë una pacchia, un godimentofisico, erotico. Quando mai siamo stati tanto vicini al sollievo? Che Dio salviDi Pietroî (15-6-92). ìSui 70 e passa finiti in galera, e su altrettantiche sono sul punto di finirci, soltanto tre si sono ammazzati, gli altri sigodono il bottinoî (30-7-92).

ìNon si puÚ pretendere di guidare un partito… avendo in tasca un avviso digaranzia. Líavviso di garanzia Ë un modo gentile per dire ëcaro mio, sei dentrofino al collo nellíinchiesta sulle tangentiíî (20-7-92). ìIl governo non puÚpermettersi di schierare un personaggio chiacchieratoî (4-7-92). ìDecine dipolitici sono stati trovati dai giudici con le mani nelle tasche piene ditangenti. Ma invece di prendersela con i ladri loro amici, se la prendono conil giudice che li ha smascheratiî (29-6-92). ìNon ho mai scritto che DiPietro e colleghi hanno graziato il Pds; che prove avrei per affermare unacosa simile?î (25-11-94). ìLa realt‡ Ë che il marcio Ë venuto fuori per primo aMilano grazie a una Procura con i nervi saldi e un profondo senso di giustizia:giudici che non si sono fermati dinanzi alla prima intimidazione socialista…Ecco líItalia che non ci piace. E che Mani Pulite, speriamo, demoliscasino allíultimo mattoneî (8-9-92). Forse voleva dire il penultimo.