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w w w. b e l t e l o n l i n e . c o m BELTEL 1 5 3 Poste Italiane-Spa Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art. 1 comma 1-DCB Milano - In caso di mancato recapito si restituisca al CMP Roserio per la consegna al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa BUNDLING PEOPLE DAL 1995 | LʼAPPROFONDIMENTO INDIPENDENTE DELLʼINFORMATION COMMUNICATION MEDIA TECHNOLOGY | MARZO 2011 N.153 Smart dust e wireless sensor network… Il miglior modo di prevedere il futuro è inventarlo! L’Internet of Things è alle porte. Ambiente, energia, tessuto cittadino sono i principali terreni di applicazione. Una tecnologia che si intreccia nella vita quotidiana fino a diventarne indistinguibile. © Paolo Ertreo

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BELTEL153Poste Italiane-Spa Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art. 1 comma 1-DCB Milano - In caso di mancato recapito si restituisca al CMP Roserio per la consegna al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa

BUNDLING PEOPLE DAL 1995 | LʼAPPROFONDIMENTO INDIPENDENTE DELLʼINFORMATION COMMUNICATION MEDIA TECHNOLOGY | MARZO 2011 N.153

Smart dust e wirelesssensor network…

Il miglior mododi prevedere il futuro

è inventarlo!

L’Internet of Thingsè alle porte.Ambiente, energia,tessuto cittadinosono i principali terrenidi applicazione.Una tecnologiache si intreccianella vita quotidianafino a diventarneindistinguibile.

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un’Agenda condivisa basata sullarivalutazione delle risorse umane eambientali, rispetto alla supremazia dellapressione immobiliare attualmente in atto”.In particolare, secondo Longhi, “èfondamentale adeguare logistica e sistemidi trasporto. L’Amministrazione comunaleva in controtendenza: sogna tunnelpesanti e liquida gli scali ferroviari urbani,anziché destinarli a centri logisticimetropolitani (…) È urgente ancherinnovare le reti di Tlc per avviare un serioprocesso di dematerializzazione che portia sensibili abbassamenti dell’improntaecologica della città”. Ma le nuove reti ditelecomunicazioni non contribuiscono soloa migliorare le condizioni ambientali:“esse influiscono sostanzialmente sullastruttura fisica e sociale della città,permettono di sviluppare il concetto diubiquitous-city (“u-city”, una cittàconnessa in ogni momento con ogni

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DIRETTORE EDITORIALEMario Citelli [email protected] RESPONSABILEFabio Magrino [email protected] EDITORDario Andriolo [email protected] DI REDAZIONEGildo Campesato, Elena Comelli, Enrico Grazzini,Andrea Lawendel, Chiara SottocoronaREDAZIONE E SEDE BELTEL SRLP.zza Duse, 3 - 20122 Milanotel. 0258325500www.beltelonline.com [email protected] srl via Domenichino, 19 - 20149 Milanotel. 0289459725 | fax 0289459753www.mediavalue.it [email protected], IMPAGINAZIONEMediavalue srl [email protected]ÀMediavalue srl [email protected] Srl - NovaraRegistrazione Tribunale di Milano n. 936 12/12/2005Il Direttore responsabile e l’Editore declinano ogni responsabi-lità in merito agli articoli, per i quali rispondono i singoli Autori.Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1 comma 1 DCB-Milano L’IVA è a carico dell’editore.Marzo 2011. Finito di stampare nel mese di Marzo 2011. Tutti idiritti di riproduzione degli articoli e/o delle foto sono riservati.Ai sensi del D.lgs 196/2003 l’Editore garantisce la massimariservatezza nell’utilizzo della propria banca dati con finalità diinvio del presente periodico e/o di comunicazioni promozio-nali. Ai sensi dell’art. 7 ai suddetti destinatari è stata data fa-coltà di esercitare il diritto di cancellazione o rettifica dei datia essi riferiti.

Le illustrazioni sono state realizzate da:Irene Spallanzani ([email protected]) ePaolo Ertreo ([email protected]),

studenti di IED Arti Visiveall’interno del corso di Illustrazione

e Animazione coordinato da Daniela Brambilla

s o m m a r i o

Fabio MagrinoEditoriale 2Marco BriniL’Internet della Natura: il “sesto senso” tecnologicoche protegge l’ambiente 3Marco Ciolli, Pietro ZambelliAmbiente inquinato? Te lo dice l’organismo sentinella 4Elena Cristina Rada, Marco RagazziReti di sensori: una risposta efficacecontro le emissioni nocive 5Gian Vincenzo FracastoroRisparmio energetico? È una questione di “sensibilità” 6Marco ConederaSentinelle “senza fili” a guardia dei boschi 7Eloïse Bovet, Bernardino Chiaia, Barbara FrigoCosì l’ICT ti protegge dalle valanghe 8Umberto MinolaMORE: quando il monitoraggio si fa “intelligente” 9Sergio BallatoreWSN: occhi puntati sulla diga 10Fabio Florio2013: Odissea nell’Internet of Things 10Elserino PiolLa mia idea di “città intelligente” 11Giuseppe LonghiUn’agenda per Milano post carbon 12Elena ComelliTutta mia la città… 14Fabio MagrinoPendolari condannati all’“autoimmobilismo” 15Franco MorgantiControluce 16Carlo VolpeHome sweet eduroam® 17Sean DodsonForward: A Tale of Two Cities 18Da “Le città invisibili” di Italo CalvinoTamara 20Mario CitelliAppunti&Contrappunti - smart&smart 20

MMeegglliioo SSmmaarrtt ooSSttuuppiidd CCiittyy??

e d i t o r i a l ed i F a b i o M a g r i n o - D i r e t t o r e R e s p o n s a b i l e

Unantico (e saggio) proverbiodice che “non si parla dicorda in casadell’impiccato”. È una

banale regola di buona educazione, a cuiperò questo numero di BELTEL, dedicatoal tema delle “città intelligenti”, non hapotuto fare a meno di contravvenire.Diversi articoli citano Milano come uncaso esemplare di “città stupida”, prima acausa di un decennio di sostanzialeimmobilismo urbanistico, e piùrecentemente per via di una serie di sceltedi pianificazione e sviluppo edilizio cheappaiono fortemente contraddittorie.Il segreto dell’urbanistica, mi raccontavatempo fa un noto architetto genovese, èfar procedere di pari passo il “software”con l’“hardware”, ovvero lo sviluppo deiservizi insieme con quello delleinfrastrutture (viarie e di comunicazione,innanzitutto) e dell’edilizia. A Milanoquesto equilibrio si è rotto da alcuni anni,e la città oggi stravolta dai cantieri eintasata dal traffico diventa sempre piùinvivibile e inagibile.Certo è difficile essere “smart” quando sideve combattere quotidianamente conuna fiumana di 800 mila vetture che tiinvadono, e quintali di polveri sottili che tisoffocano. Forse per questo, comeosserva Elserino Piol (a pag. 11), “èprevalso il ragionamento che impone letarghe alterne oppure la sospensione deltraffico in alcuni giorni prestabiliti. Ma latecnologia più avanzata consentirebbesoluzioni più razionali…”. Secondo Piol, “ildiscorso della città intelligente vaconiugato rispetto alle diverseproblematiche delle città: traffico, sanità,controllo, e servizi avanzati. Ma perciascuna città occorre configurare, inmaniera diversa, un progetto adatto allasua struttura e al tipo di popolazione”.Parole con le quali concorda l’architetto eurbanista Giuseppe Longhi, che anticipasu BELTEL (a pag. 12) alcuni dei temi indiscussione all’Earth Summit di Rio del2012 – dove si parlerà anche del futuro diMilano – sostenendo che occorre “gestireil Piano di governo del territorio attraverso

luogo) che si traduce, fra l’altro, inavanzamenti nell’erogazione dei servizisanitari grazie alla telemedicina, deiservizi scolastici, grazie all’istruzionecontinua, della pubblica amministrazionegrazie all’interattività, dei serviziall’economia, del tempo libero, e così via”.Il punto è che senza una trasformazioneurbana complessiva e senza un usointelligente delle nuove tecnologie dicomunicazione, qualsiasi politicaurbanistica si riduce a disincentivare l’usodell’auto con tariffe e balzelli vari (legatialla sosta o agli accessi) e moltiplicare lemulte agli automobilisti, nell’impossibilitàdi offrire alternative di trasporto valide.Altrove si cerca piuttosto di ridurrecongestione e inquinamento “immettendointelligenza” a dosi massicce nel sistemadi gestione del traffico. E i risultati (aStoccolma, Londra, Singapore e altrove)sono molto positivi, mentre in Italia lasituazione non fa che peggiorare, comedenuncia un rapporto della FondazioneLegambiente-Innovazione (vedi a pag.15). Se nel 1991 eravamo a 501automobili ogni 1.000 abitanti, oggi siamooltre quota 600, contro una media europea(27 Paesi) che è scesa a 463 vetture…In realtà le “smart technologies” possonofornire soluzioni innovative e“environment-friendly” non solo per iproblemi delle metropoli affollate esuperinquinate, ma anche –paradossalmente – per la salvaguardiadelle zone più deserte del pianeta, graziealla flessibilità d’impiego tipica delleWireless Sensor Networks (WSN, le reti disensori di nuova generazione). SecondoFabio Florio di Cisco, “stanno guidandol’evoluzione verso la cosiddetta Internet ofThings (Internet delle cose) che vedrà nel2013 un trilione di apparati connessi allarete, dove i sensori wireless giocherannoun ruolo primario” (articolo a pag. 10).Marco Conedera, Direttore dell’IstitutoFederale di Ricerca WSL di Bellinzona,sottolinea i vantaggi offerte dalletecnologie smart nella prevenzione e lottacontro gli incendi che devastano una dellerisorse più preziose per l’equilibrio

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L’ambiente che non viene“ascoltato” e difeso è unambiente destinato a diventareaggressivo, trasformandosi in

minaccia da cui proteggersi. Al contrario, quando l’ambiente è protettonoi ci sentiamo al sicuro. Il grosso rischio è rappresentato da nonsapere riconoscere quando siamominacciati o protetti. L’informazionediventa così l’unico strumento che ci puòconsentire di agire.È necessario quindi un sistema checontrolli lo spazio in cui ci muoviamo,l’aria che respiriamo, l’acqua chebeviamo, i cibi che ingeriamo; chemonitori l’ambiente e il territorio, le città ele reti idriche, le reti elettriche e lo stratodel manto nevoso, l’umidità della lettierain un bosco, il livello di un torrente checorre verso un fiume. Un sistema cheesegua queste operazioni di “monitoring”e “telemetering” in maniera estesa epervasiva, per tutelarci in tempo realeogni volta che eventi, negligenzeambientali o crimini rischino di mettere inpericolo la nostra vita o quella dei nostrifigli. Un tempo era sufficiente un controllointorno a noi per sentirci sicuri. Oggi iconfini non esistono più. Una nubetossica che fuoriesce, propagandosi ha lapotenza di contaminare l’acqua, la terra egli alimenti che vengono poi distribuiti intutto il Paese ed esportati all’estero. Ilcontrollo sugli alimenti, alla fine dellafiliera, spesso si rivela inadeguato etardivo: si scopre il danno quando ormai ètroppo tardi. Nel frattempo, lecontaminazioni dell’ambiente aumentanoin maniera costante e ci minaccianosempre più da vicino, tuttiindiscriminatamente. Non è ancora sufficientemente sentitocome necessario ed economicamenterilevante un controllo sui beni primari:acqua, aria, terra. Eppure, non cistupiamo che nelle banche ad esempio visiano sistemi di sicurezza in grado dicontrollare in tempo reale ogni cosa per latutela dei nostri soldi.

Nello stesso modo in cui Internet ha resopossibile controllare il nostro conto inbanca da qualunque parte del mondo viaweb, oggi l’“Internet della Natura” potràportare online l’ambiente.Investire oggi per mettere in rete lanatura, consentirà domani a ciascuno dinoi di controllare l’ambiente da cuidipende. Chiunque potrà connettersi aduna piattaforma come Google Earth e“zoomare” su un territorio, così da potermonitorare lo stato di salute di unadeterminata area, ed essere aggiornato intempo reale. Contaminazioni, rischiambientali, malattie della frutta, rischi diepidemie animali...tutto in “diretta”.Questa è la vera democratizzazionedell’informazione. Una rivoluzioneinformativa del calibro della cartastampata o di Internet. Ma che cos’è una Wireless SensorNetwork (WSN) applicata all’ambiente?Quali sono le potenzialità enormicontenute in un insieme di sensoridistribuiti nello spazio e nell’ambiente,che costituiscono una rete con lo scopodi rilevare delle grandezze? E qual è il limite alle grandezze che sipossono rilevare? In che modo le infiniteapplicazioni possibili possono trasformarel’ambiente in un luogo controllato daremoto e una città in una città“intelligente”, in cui le scelte strategichedelle amministrazioni diventino lospecchio di richieste che la città invia –connettendosi a Internet – per farsigestire meglio, azzerare gli sprechi,ottimizzare i consumi?L’“Internet della Natura” rappresenta unostravolgimento dei paradigmi che faràimpallidire il “peer to peer” della musica.L’“Internet delle cose” applicato a tuttol’ambiente, rappresenta un nuovoparadigma tecnologico basatosull’estensione dell’accesso Internet almondo degli oggetti. Oggetti connessialla rete e dotati di sensori in grado dirilevare e comunicare informazioni. Glioggetti sono apparati elettronici diqualsiasi tipo: luoghi come case, scuole epiazze, contenitori, vestiti dotati di un

L’INTERNET DELLA NATURA: IL “SESTO SENSO” TECNOLOGICO CHE PROTEGGE L’AMBIENTE

di Marco BriniCEO MINTEOS srl

La natura come non lʼavete mai vista! Lʼestensione dellʼInternet of Things applicato a tutto lʼambiente: uno stravolgimento dei paradigmi che farà impallidire il “peer to peer” della musica.

idrogeologico e ambientale della Terra(articolo a pag. 7). Tradizionalmente lastima della probabilità di incendio avvienesulla base di stime indirette a partire daidati meteorologici (quantità e distribuzionedelle precipitazioni, irraggiamento, umiditàdell’aria, temperatura). Ma tutt’altra cosa èdisporre di dati rilevati in tempo reale edirettamente sul posto, tenendo contodelle diverse tipologie boschive presentinell’area. Le previsioni diventano piùaccurate, gli interventi più tempestivigrazie alla possibilità di un “early warning”(preallarme intelligente) lanciato dalle“sentinelle elettroniche” attive 24 ore su24.Anche al Politecnico di Torino stannosperimentando l’impiego delle WSN per laprevenzione delle valanghe (articolo apag. 8). Secondo gli esperti delDipartimento di Ingegneria Strutturale eGeotecnica, “[le reti di sensori] possonogarantire con basso impatto ambientale,facile installazione e basso costo (…) ilrilevamento automatico delle grandezzesignificative per la valutazione del rischiovalanghivo (altezza del manto,temperatura/umidità/conducibilità adifferenti altezze, condizioni meteoeffettive), al fine di sviluppare modelli dirischio semplificati, estendibili a vastearee di territorio montano”. Naturalmente qualsiasi monitoraggiodell’ambiente (cittadino e non) implicarischi di violazione della privacy ed evocascenari orwelliani, come quelli descritti congrande efficacia da Sean Dodson,professore di giornalismo ed editorialistadel quotidiano londinese The Guardian,nel suo articolo riportato su questo numerodi BELTEL (a pag. 18). Nessuno è in gradodi dare risposte definitive, né tantomeno diescludere la possbilità di un uso impropriodella “Internet of things”, che è latecnologia più invasiva che l’umanità abbiafinora messo a punto. Tuttavia è probabileche non potremo farne a meno, sevorremo salvare quel che resta del nostrogià rovinatissimo pianeta.Oggi però una novità c’è: allo scenarioorwelliano – una dittatura basata sulcontrollo centralizzato delle menti e deicomportamenti individuali – si affianca perla prima volta un’ipotesi completamentediversa, alla Assange. L’idea di uncontrollo antinquinamento totalmentedestrutturato, affidato alla cooperazionefra i singoli cittadini e frutto di iniziativaprivata… È l’ipotesi ardita, maaffascinante, formulata da Marco Brini(articolo a pag. 3). “Chiunque potràacquistare sensori ambientali per pochedecine di euro e inserirli nell'ambientecircostante la propria casa”, sostiene ilCEO di Mintos. “Questi micro-computerdotati di sistemi di alimentazione long lifeopereranno con autonomie di anni,analizzando l'ambiente, le contaminazionidelle falde, i livelli di inquinanti nell'aria, esi collegheranno via wireless al Pc di casaper condividere i dati col mondo. È il peerto peer della natura: milioni di piccolesentinelle dell'ambiente elettronichepopoleranno Google Earth (…). [Sarà] unaWikileaks della natura costruita dal bassoe al servizio di tutti”, conclude Brini.“Questo è il futuro che ci aspetta. Questala tecnologia che si presenta come unagrande speranza per una svolta”.Speriamo che Marco abbia ragione… �

“tag” attraverso il quale è possibiletracciare una mappa virtuale del mondoreale e mettere “realmente” incomunicazione tutti i suoi elementi.L’informazione è potere. L’attualeorganizzazione sociale si è rivelatainadeguata a tutelare il nostro futuro. I cittadini subiscono gli effetti di unambiente degradato, senza avereun’informazione chiara, precisa ecompleta sul reale livello di degrado. Viviamo sintomi di insostenibilità senzariuscire a pesare realmente la gravitàdella situazione. L’“Internet della Natura”porterà uno strumento rivoluzionario. Chiunque potrà, in una logica “peer topeer”, acquistare sensori ambientali perpoche decine di euro e inserirlinell’ambiente circostante la propria casa.Questi micro-computer vivranno di vitaautonoma, analizzeranno l’ambiente, lecontaminazioni delle falde, i livelli diinquinanti nell’aria, le contaminazioni dadiossine. Opereranno con autonomie dianni, grazie a sistemi di alimentazione“long life”, si collegheranno via wireless alPc di casa: un gateway per condividere idati col mondo. È il “peer to peer” della natura, i CityAngels dell’ambiente: milioni di piccolesentinelle dell’ambiente elettronichepopoleranno Google Earth, l’avatar delpianeta. Come oggi si condividonomusica e films, domani si condividerannodati ambientali. Una Wikileaks della natura costruita dalbasso e al servizio di tutti.Questo è il futuro che ci aspetta. Questala tecnologia che si presenta come unagrande speranza per una svolta. Lostrumento che può rendere possibilequella “scelta” auspicata da Al Gore. Unascelta necessaria per poter dare un futuroal nostro pianeta non può che venir fuorida una consapevolezza collettiva. L’informazione è la chiave, l’“Internet dellaNatura” lo strumento. �

NOTAPer ulteriori informazioni: http://www.minteos.com/

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indicatori e sensori a basso costo diffusi sulterritorio uniti alla conoscenza approfonditadella modellistica potrebbero dunque risultarele armi vincenti per il monitoraggio dellaqualità dell'aria (Batzias e Siontoro 2007).Una rete di biosensori, utilizzando laselettività e sensibilità delle componentibiologiche (cellule, biomolecole, enzimi)accoppiate con il segnale di un trasduttore,può permettere di superare molti deglisvantaggi dei sistemi tradizionali grazie allaloro alta specificità, alla risposta veloce intermini di tempo, al basso costo, alla facilitàdi utilizzo e al segnale “real-time” (Malhortaet al., 2005). La combinazione di organismiindice di contaminazione e tecnologie deisensori a basso costo apre dunque unanuova frontiera estremamente promettentenel rilevamento delle sostanze inquinanti.Unendo tali strumenti alla conoscenza delletecniche modellistiche GIS ed integrandolialle reti di sensori tradizionali esistentiutilizzando protocolli OGC, si può costruireun sistema avanzato ed efficiente permigliorare la pianificazione e la gestione delterritorio. �

NOTAPer ulteriori informazioni: Università di Trento Via Mesiano 77 – 38123,Trento, ItaliaPhone +390461282625Fax [email protected] dipartimento: http://www.unitn.it/dicaSito personale:http://www.ing.unitn.it/~ciolli/mc.htm

Riferimenti bibliograficiBatzias F, Siontoro CG (2007) A novel systemfor environmental monitoring through acooperative/synergistic scheme betweenbioindicators and biosensors. Journal ofEnvironmental Management, 82, 2, 221-239.Cemin A, Ciolli M, Nave D (2002) Modelingemission and dispersion of road trafficpollutant for the town of Trento. Proceedingsof the "Open Source Free Software GIS -

Alcune delle problematiche piùdelicate ed urgenti che ipianificatori e i decisori tecnicie politici si trovano a dover

affrontare, soprattutto in ambito urbano,sono legate al monitoraggio dei rischiambientali ed in particolar modo allavalutazione della qualità dell'aria. Questo èun argomento particolarmente scottanteanche perché direttamente legato da un latoai temi della salute pubblica cheperiodicamente troviamo sulle pagine deigiornali, e dall'altro ai temi della mobilitàurbana che ogni inverno tornano di attualitàcon i provvedimenti relativi alle limitazionidel traffico per i veicoli. I sistemi informativi territoriali o “GeographicInformation System” (GIS) hanno ormai nelcorso dei decenni cambiato il modo con ilquale è possibile seguire, modellare emonitorare l'andamento della qualitàdell'aria. Grazie a questi sistemi avanzati,non solo è possibile rappresentarespazialmente le informazioni georeferenziatema anche simulare scenari, riprodurre erappresentare modelli complessi didiffusione degli inquinanti o delladistribuzione del traffico.I sistemi più recenti non solo consentono larappresentazione e la simulazione spazialema anche quella temporale, rendendoli cosìdegli strumenti potenzialmente rivoluzionariper il miglioramento della gestione e dellapianificazione di queste difficiliproblematiche.L'avvento delle tecnologie web checonsente l'accesso remoto e la progressivae sostanziale semplificazione dell'interfacciadi utilizzo di questi strumenti GIS indirizzataad una logica più “user friendly” hanno aloro volta contribuito a fornire strumenti piùefficienti per l'immagazzinamento e lagestione dei dati.Tuttavia, anche con l'utilizzo di questi sistemiavanzati rimane un aspetto criticofondamentale: la disponibilità dei dati. Senza dati attendibili e validati da elaborareed utilizzare, questi sistemi complessi non

e dati fra enti ed organizzazioni con finalitàdiverse presenti sul territorio. Questoconsente da un lato al singolo ente dipotersi specializzare sulla raccolta, gestioneed elaborazione di un ristretto numero diparametri o sensori per i quali l'ente stesso ècompetente, e dall'altro di integrare inmaniera semplice i dati forniti da altri enticon i propri. In questo modo l'infrastrutturainterna dell'ente può essere semplificataconcentrandosi solo sul fornire alcunispecifici dati e sfruttando reti esistenti per ilreperimento di dati ulteriori.Per quanto riguarda la validazione del datosono stati recentemente individuati alcunimetodi statistici ed algoritmi in grado divalidare il dato isolandolo da anomalie nellamisurazione o malfunzionamenti sia a livellodi singolo sensore, sia a livello di rete.Per quanto riguarda la pubblicazione deidati l'OGC ha messo in evidenza lacrescente importanza dei protocolli SOS eSAS, utilizzati da una vasta gamma diprogetti come ad esempio il “German–Indonesian Tsunami Early Warning System”(GITEWS; http://www.gitews.org/) e danumerose istituzioni (Conover et al. 2010)anche nell'ambito del monitoraggio dellaqualità ambientale.A tal proposito, molte esperienzedimostrano che gli organismi viventi comelicheni, funghi, piante, batteri sono i miglioriindicatori dello stato di salute dell'ambiente(Wolterbeek 2002, Mayer et al. 2009) e seopportunamente selezionati anche dispecifiche sostanze inquinanti (Kovalchuk eKovalchuk 2008). I modelli di diffusionedegli inquinanti sono ben conosciuti estudiati (Ragazzi et al 2010) grazie anchealle tecniche GIS (Ciolli et al. 2004, Goria etal 2009, Mohan et al 2009, Wong et al 2009,Vinceti et al 2009) e combinati con ilbiomonitoraggio delle specie lichenichehanno fornito ottimi risultati nel modellare epredire lo stato dell’ambiente (Cemin et al2002, 2003, 2004) esposto al disturboantropico.La combinazione di organismi viventi

sono in grado di esprimere le loropotenzialità e rappresentano dunque dellearmi spuntate.Infatti, a causa del costo eccessivo deisensori e del loro scarso numero, i sistemi dimonitoraggio e di allerta attualmente inessere nei contesti urbani e industriali nonconsentono di ricevere informazionisufficienti né per una adeguatapianificazione degli interventi né tanto menoper evidenziare in tempi rapidi situazionicritiche potenzialmente dannose per lasalute pubblica. In altri casi invece i sensoripresenti producono dati non utilizzabili datutti gli enti pubblici a causa dei protocolli diarchiviazione.Le valutazioni che i pianificatori e i decisoritecnici e politici ricevono sono perciòspesso realizzate con strumenti inadeguatiche forniscono una interpretazione assaiparziale e poco rappresentativa dellecondizioni reali in quanto derivano da pochisensori spazialmente distribuiti in modoscarsamente uniforme sul territorio. Il problema della limitata disponibilità e dellascarsa qualità dei dati si sta facendo sentireadesso, proprio a causa del livelloestremamente elevato al quale sono giunti isistemi di gestione dei dati informatizzati.Le nuove reti di sensori (“EnvironmentalSensor Network”) permettono altresì dicompiere misurazioni distribuite nel territorioe quindi vicine al punto di interesse,producendo una mole significativa di datiripetibili e quantitativi (Zerger et al., 2010).Le tecniche emergenti consentono dunquedi colmare questa importante lacuna, dauna parte producendo reti di sensori abasso costo, e dall’altra ottimizzando lagestione delle reti e dei dati (validazione-pubblicazione-archiviazione) attraversol’utilizzo di strumenti informatici avanzati.L'adozione di protocolli definiti dall’ “OpenGeospatial Consortium” (OGC) come“Sensor Observation Service” (SOS) per lacondivisione di dati e il “Sensor AlertService” (SAS) per il sistema di allertagarantiscono la condivisione di informazioni

AMBIENTE INQUINATO? TE LO DICE L’ORGANISMO SENTINELLA

di Marco Ciolli e Pietro ZambelliDICA - Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale. Facoltà di Ingegneria, Università di Trento

La combinazione di organismi viventiindice di contaminazione dellʼambiente e tecnologie dei sensori a basso costo apreuna nuova frontiera nel rilevamento dellesostanze inquinanti.

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GRASS users conference 2002", Ciolli M,Zatelli P Editors, Trento, Italy, 11-13 Sept.2002 8pp.Cemin A, Ciolli M, Vitti A, Zanoni M, Zatelli P(2003) Gestione e distribuzione via web didati di traffico integrati con modelli diemissione e dispersione dei principaliinquinanti. Applicazione alla città di Trento.Atti 7a Conferenza nazionale ASITA, Verona,ottobre 2003.Ciolli M, de Franceschi M, Rea R, Vitti A,Zardi D, Zatelli P (2004) Development andApplication of 2D and 3D GRASS Modulesfor Simulation of Thermally Driven SlopeWinds. Transactions in GIS 8 (2), 191-209.Cemin A, Ciolli M, Ragazzi M, Zanoni M(2004) Sistema integrato GIS-database perla gestione dei dati di traffico e produzione dimappe delle emissioni. Applicazione allacittà di Trento. IA : ingegneria ambientale,XXXIII, 10, 479-487Conover H, Berthiau G, Botts M, GoodmanHM, Li X, Lu Y, Maskey M, Regner K,Zavodsky B (2010) Using Sensor webprotocols for environmental data acquisitionand management in Ecological Informatics5, 32-41.Goria S, Daniau C, de Crouy-Chanel P,Empereur-Bissonne P, Fabre P, Colonna M,Duboudin C, Viel JF and Richardson S (2009)Risk of cancer in the vicinity of municipalsolid waste incinerators: importance of usinga flexible modelling strategy in InternationalJournal of Health Geographics, 8:31Mayer AL, Vihermaa L, Nieminen N, Luomi A,Posch M (2009) Epiphytic macrolichencommunity correlates with modeled airpollutants and forest conditions in EcologicalIndicators, 9, 5, 992-1000.Malhorta BD, Singhal R, Chaubey A, KumarA (2005) Recent trends in biosensors.Current Applied Physics 5, 92–97.Mohan R, Leonardi GS, Robins A, Jefferis S,Coy J, Wight J, Murray V (2009) Evaluation ofmethodologies for exposure assessment toatmospheric pollutants from a landfill site inJournal of the Air and Waste ManagementAssociation, 59, 4, 490-501.Ragazzi M,Grigoriu M, Rada EC, Malloci E,Natolino F (2010) Risk assessment fromcombustion of sewage sludge treatment:three caste study comparison in RecentAdvanges in Risk Management, Assessmentand Mitigation, Bucuresti: WSEAS Press,176-180.Vinceti M, Malagoli C, Fabbi S, Teggi S,Rodolfi R, Garavelli L, Astolfi G and Rivieri F(2009) Risk of congenital anomalies around amunicipal solid waste incinerator: a GIS-based case-control study in InternationalJournal of Health Geographics, 8:8Wong MS, Nichol JE and Lee KH (2009)Modeling of Aerosol Vertical Profiles UsingGIS and Remote Sensing. Sensors 2009,9(6), 4380-4389Wolterbeek B (2002). Biomonitoring of traceelement air pollution: principles, possibilitiesand perspectives in Environmental Pollution120, 11–21.Kovalchuk I, Kovalchuk O (2008) TransgenicPlants as Sensors of Environmental PollutionGenotoxicity. Sensors, 8, 1539-1558Zerger A, Viscarra Rossel RA, Swain DL,Wark T, Handcock RN, Doerr VAJ, Bishop-Hurley GJ, Doerr ED, Lobsey C (2010).Environmental sensor networks forvegetation, animal and soil sciences inInternational Journal of Applied EarthObservation and Geoinformation12, 303–316.

Daitempi passatil’ambiente è semprestato sul primo gradinonell’attenzione dei

paesi avanzati. In Italia la prestigiosaAccademia Nazionale dei Lincei organizzaannualmente, dal 1983, una Giornatadell’Ambiente. Recentemente, nella XXVIIGiornata dell’Ambiente, è stato evidenziatoche la gestione della qualità dell’ariasecondo gli approcci convenzionali nonriesce a garantire a tutta la popolazione unaesposizione a concentrazioni nonpericolose di biossido di azoto. Taleinquinante è una specie gassosaresponsabile di gravi effetti sulla saluteumana. Le concentrazioni di biossido diazoto in ambiente urbano variano neltempo, a seconda dell’entità delleemissioni, ma anche della stagione e dellecondizioni meteorologiche. Essendo uninquinante prodotto significativamente daiprocessi di combustione, soprattutto nellearee urbane, esso risulta fortemente legatoalle condizioni di variabilità delle emissionida traffico. In effetti spesso leconcentrazioni rilevate dalle stazioni per ilmonitoraggio della qualità dell’ariapresentano nel ciclo giornaliero due picchi,in corrispondenza dei momenti di trafficopiù intenso. Per esempio, in prossimità distrade caratterizzate da traffico moltointenso è possibile registrare dei valori che

globale sia quello locale. La verificadell’impatto da ossidi di azoto deve essereeffettuata con adeguata cura, in quantonello stesso settore possonopotenzialmente trovarsi impianti chepresentano impatti, in termini di ossidi diazoto, fino a quasi tre ordini di grandezzadifferenti. A confronto, gli impianti didigestione anaerobica sono autorizzati conuna minore attenzione al problema biossidodi azoto. Ne deriva che un impianto didigestione di taglia medio-grande puòemettere ossidi di azoto in quantitàconfrontabile con quella di untermovalorizzatore. Inoltre, la diversamodalità di rilascio (camino normalmentebasso) può causare un impatto sul territoriocircostante che può essere critico,esponendo la popolazione della zona avalori problematici. Anche il settore della combustione dellalegna non è esente da problemi. È evidenteche l’emissione da impianti domestici èdistribuita su tutto il territorio e ciò implicauno smorzamento dell’impatto, ma lacriticità si ripresenta nel caso di grandiimpianti a legna per teleriscaldamento, chepossono avere un’incidenza su alcune zonedel territorio non accettabile. Piùcontroverso è il caso dei cementifici. Inquesto caso non è tanto la modalità dirilascio a creare la criticità, quanto lanormativa che autorizza concentrazionielevate a fronte di portate di fumiparticolarmente significative. Ciò si traducein concentrazioni di biossido di azoto alsuolo che possono essere ben superiori aquanto la normativa richiede, ma imonitoraggi convenzionali spesso noncolgono questa criticità. Da tutto questo emerge la necessità di undiverso approccio nel valutare l’esposizionedella popolazione a biossido di azoto. Èevidente infatti che un notevole passoavanti nella tutela della salute dellapopolazione si potrebbe fareimplementando reti di sensori chepermettano di avere un costante controllospaziale del territorio (e non solo puntualecome quello dato dalle centraline previstedalla normativa). Lo scopo di tali reti,estendibili anche ad altri inquinanti diinteresse, dovrebbe essere quello diintegrarsi con gli strumenti convenzionalipermettendo all’ente di controllo peresempio di individuare rapidamenteeventuali criticità dovute ad emissioni fuorinorma di un determinato impiantonormalmente non monitorato, oppure didefinire aree non idonee all’insediamento dialcune attività (come gli asili). I notevoli passi avanti fatti dai settori dellasensoristica (in particolare wireless) e deisistemi geografici informatizzati rende oggifattibile la realizzazione di reti di tale tipo. Ilcosto per la loro implementazione potrebbeessere ripagato dalla maggiore produttivitàdella popolazione che, grazie ad una piùattenta gestione della qualità dell’aria,potrebbe essere soggetta a un minorenumero di giorni di malattia rispetto aquanto garantisce un approccioconvenzionale. �

NOTA DICA, Dipartimento di Ingegneria Civile eAmbientale – Università degli Studi diTrento, Via Mesiano 77, 38100 Trento, Italia.Consultabile alla pagina web:http://www.unitn.it/dica

arrivano a circa il triplo di quanto previstodalla normativa. Ciò avviene soprattuttoquando si tratta di strade urbane chepresentano la cosiddetta configurazione a“canyon” urbano, cioè sono fiancheggiatecon continuità da edifici elevati, che nelimitano la ventilazione. Alcuni studi hannoinoltre dimostrato che anche in alcuni tunnelstradali le concentrazioni di ossidi di azotopossono salire in modo considerevole acausa della scarsa ventilazione, conconseguente aumento del rischio salute daesposizione dei viaggiatori che si trovanoall’interno dell’abitacolo del veicolo. Ulterioricriticità, sottostimate dalla normativa, sihanno in questo caso nelle zoneresidenziali in prossimità degliimbocchi/sbocchi dei tunnel.Non è solo il traffico responsabile dellapresenza di biossido di azoto in atmosfera;anche gli impianti che realizzano lacombustione di varie sostanze (e tra questiin particolare i termovalorizzatori di rifiutiurbani, gli impianti industriali alimentati abiomasse, gli impianti alimentati a legna e icementifici) possono avere un ruolosignificativo.La tendenza del settore dellatermovalorizzazione ad introdurre limitiemissivi di ossidi di azoto (e quindi anchedi biossido di azoto) più restrittivi rispettoalla normativa vigente comporta effettiimportanti per quanto riguarda sia l’impatto

RETI DI SENSORI: UNA RISPOSTA EFFICACECONTRO LE EMISSIONI NOCIVE

di Elena Cristina Rada e Marco RagazziDICA, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale – Università degli Studi di Trento

Esigenze di monitoraggio puntualeintegrativo della qualità dellʼaria: lanecessità di un diverso approccio nelvalutare lʼesposizione della popolazione abiossido di azoto.

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interessanti: a costo zero lasensibilizzazione degli utenti può giàeliminare molti sprechi: ogni grado in piùrispetto alle condizioni ottimali di comfortdetermina un maggior consumo del 7%.Inoltre, con costi sempre più ridotti eprestazioni sempre migliori, laregolazione può ridurre sensibilmente glisprechi semplicemente migliorando ilcollegamento fra la domanda di comfort ela produzione di energia.Un utente attento e responsabile può farea meno dell’impianto di regolazioneautomatica del suo alloggio, maattenzione e responsabilità scattanosoltanto se sarà sicuro di godere delrisparmio che otterrà. Negli edificipubblici si sperimenta spesso l’esatto

contrario di questa situazione: lassismo emancanza di responsabilità da partedegli utenti sono quasi la regola: tanto,per adoperare un abusato modo di dire,“paga Pantalone”. E dato che l’entepubblico non può godere delle detrazionid’imposta, le modeste risorse di cuidispone non sono a volte sufficienti perintraprendere interventi onerosisull’edificio o sugli impianti, e l’unica viapercorribile è quella di investire sul sopracitato “punto 4” (regolazione dell’impiantoe fattori umani, ndr ).Pur senza rinunciare a sensibilizzare gliutenti dei propri edifici, può ricorrere allenuove tecnologie di regolazione esupervisione che offrono soluzionisempre più interessanti, sia sul lato dellasensoristica che della trasmissione dati.Ai consueti sensori di temperatura siaffiancano sempre più spesso sensori diumidità relativa, di livello di illuminamento(il flusso luminoso per unità di superficie),e di presenza. Questi ultimi sono i veri epropri potenziali “direttori d’orchestra”della regolazione: quando “il dottore èfuori stanza”, opportuni attuatori possonoprovvedere a spegnere le luci, adarrestare la ventilazione, ad attenuareriscaldamento e/o condizionamento. E neigrandi locali (sale riunioni, aule), dovenon si può impiegare una logica “on-off”, isensori di anidride carbonica consentonodi modulare la ventilazione in modo daadeguarla al numero di personeeffettivamente presenti. In tutti gli edifici di grandi dimensioni, masoprattutto in quelli storici, dove ogniintervento rischia di pregiudicaredecorazioni e materiali originali, l’assenzadi cavi per l’alimentazione e latrasmissione dati rappresenta poi unulteriore “atout” della sensoristicawireless. Una sofisticata programmazionedella rete di sensori consente diindividuare inutili ridondanze,

Ilconsumo energetico per laclimatizzazione degli edificiresidenziali e del terziario èresponsabile di oltre un quarto

dell’intero consumo energetico italiano. Ilsolo riscaldamento richiede in media oltre100 kWh (l’equivalente di 10 metri cubi digas naturale) per ogni m2 di pavimento, conpunte che si avvicinano ai 200 kWh perregioni come il Piemonte e la Valle d’Aosta.Il margine di risparmio di energia inquesto settore, a differenza dei settoridell’industria e dei trasporti, è enorme.Negli edifici nuovi, con un’accortaprogettazione e modesti aumenti di costo(5% circa), i consumi energetici possonoridursi facilmente a meno di un terzo. Mail tasso di rinnovo del parco edilizioitaliano è inferiore all’1%, e interveniresugli edifici esistenti è sempre piùcostoso e meno efficace. Vediamodunque su quali aspetti è possibile agire.Occorre dire innanzitutto che il consumodi energia per climatizzazione èdeterminato in estrema sintesi da quattrocategorie di fattori:1.Clima (temperatura, irraggiamentosolare, velocità del vento,…).2.Caratteristiche di isolamento termico edi tenuta all’aria delle strutture perimetralidell’edificio.3.Tipologia ed efficienza dell’impianto diclimatizzazione. 4.Regolazione dell’impianto e fattoriumani.Poiché non è ovviamente possibileintervenire sul clima, restano gli altri tre.Nonostante i costi crescenti dell’energia,gli interventi su pareti e finestre stanno inpiedi soltanto grazie alle detrazionid’imposta (il famoso 55% della leggefinanziaria del 2007, prorogatifaticosamente anche per il correnteanno), senza le quali gli investimentiappaiono quasi proibitivi e i tempi diritorno si avvicinano pericolosamente allospazio fra una generazione e l’altra.Quelli sugli impianti sono in genere moltomeno onerosi, ma hanno un impattorelativamente modesto (risparmi del 10-20%). Restano gli interventi della quartacategoria, che sono spesso i più

RISPARMIO ENERGETICO? È UNA QUESTIONE DI “SENSIBILITÀ”

di Gian Vincenzo FracastoroDipartimento di Energetica del Politecnico di Torino

Nuove tecnologie di sensoristica wireless:alleata efficace per il contenimento dei consumi energetici nei grandi edifici

malfunzionamenti e presenza di “outliers”,e di intervenire tempestivamente. Lenuove batterie consentono un’autonomiadi anni, che può ancora crescereottimizzando tempi e logiche dicampionamento e trasmissione, in mododa ridurre anche le necessità diintervento e i costi di manutenzione. Si inizia a parlare anche di sensori eattuatori autoalimentati, che operanoquello che viene definito “energyharvesting” (raccolta di energia)sfruttando anche le minime fonti dienergia (movimenti, variazioni dipressione, luce, cambiamenti ditemperatura, vibrazioni) esistenti inambiente.A dimostrazione dell’interesse che questanuova e fruttuosa alleanza fra le ICT e ilrisparmio energetico negli edifici,fioriscono le esperienze di ricerca e daqueste nascono prodotti e servizi semprepiù innovativi. Ne sono testimonianza –fra l’altro – le ricerche condotte confinanziamento della Regione Piemonte dalPolitecnico di Torino assieme a piccoleaziende hi-tech italiane come Minteos eCapetti Elettronica, la collaborazione incorso sullo stesso tema nell’ambito delprogetto europeo SEEMPUBS conSiemens, Frauhofer e CNet col suomiddleware Hydra, e il nuovo centro dicompetenza Telecom, denominato Ti-Green, che nascerà all’interno dellaCittadella politecnica. Per non parlaredella ormai datata collaborazione nelcampo dei contatori di calore.Pur senza farsi illusioni sull’entità deirisparmi conseguibili, i tempi di ritorno diquesti interventi sono interessanti, ed èda questi che occorre iniziare perutilizzare al meglio le risorse disponibili,in attesa di poter disporre delle risorsenecessarie per gli interventi strutturali sulsistema edificio-impianto, con i quali sifanno i risparmi più consistenti. �

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SENTINELLE “SENZA FILI” A GUARDIA DEI BOSCHI

di Marco ConederaDirettore dellʼIstituto Federale di Ricerca WSL di Bellinzona

Un sistema di sensori wireless altamenteinnovativi in grado di prevenire il pericolodi incendi, calcolarne lʼintensità e la forzadi contrasto.

rispetto ai tradizionali indici meteorologicidi pericolo e alle misure dell’umiditàeffettiva effettuate direttamente sul campodurante la stagione degli incendi. I risultatifin qui ottenuti evidenziano una buonaaderenza alla realtà delle stime ottenutecon Fire Less 2, ciò che rende il prodottoun’opzione molto interessante per glioperatori del settore che potrannodisporre così di uno strumento moltoversatile e performante per il monitoraggiodel pericolo di incendio e in particolareper implementare in maniera adeguata ecommisurata al pericolo effettivo il gradodi allerta del dispositivo antincendio delleproprie regioni di competenza. �

NOTAL’Istituto Federale di ricerca per la foresta,la neve e il paesaggio WSL è statofondato nel 1885 quale centro di ricercaforestale. Il WSL è attivo in Ticino da oltrevent’anni. Oggi il WSL è un istituto diricerca moderno e dinamico che conducestudi in tutti i campi dove l’uomo incontrala natura.Per maggiori informazioni visita la paginaweb: http://www.wsl.ch/index_it

di avere un innesco di incendio. Ilsecondo invece permette di monitorare glistrati più profondi del suolo il cui grado diidratazione dipende di più dall’andamentostagionale della meteorologia. L’informazione del sensore dell’humus siriferisce quindi piuttosto alla possibilità dipropagazione negli stati dell’humus delfuoco e sulla conseguente intensità egravità dell’incendio. Dalla combinazionedi queste due informazione l’operatore èquindi in grado non solo di valutare ilpericolo di incendio, ma può ancheottenere un’indicazione affidabilesull’intensità e la difficoltà di lotta che lecondizioni pirologiche vigenti comportano.Il sistema Fire Less 2 offre anche lapossibilità di combinare una stazionemeteorologica da campo a ogni puntomisura in modo da avere anche tutti iparametri meteorologici necessari alcalcolo degli indici meteorologici dipericolo tradizionale e di utilizzare i dueapprocci in modo combinato e integrato.Il progetto di sviluppo si trova attualmentenella fase delle verifiche finali, inparticolare con un’ analisi di dettagliodella relazione tra i dati forniti dai sensori

Lapropagazione di un incendiodi foresta segue unandamento esponenziale. Ilfronte di fiamma si propaga

lentamente al momento dell’innesco, perpoi continuamente accelerare alimentatodall’energia liberata dalle fiamme che pre-riscaldano il combustile al fronte difiamma. In caso di forte vento o di innescoin situazione di pendio ripido questofenomeno viene ulteriormente amplificato.È a questo punto facile intuire l’importanzadi un intervento tempestivo da parte deiservizi antincendio a partire dal momentoin cui l’allarme viene lanciato.Al fine di poter sempre garantire un gradodi prontezza delle forze antincendio(pompieri e mezzi aerei) commisuratoall’effettivo pericolo, si sono da temposviluppati dei sistemi di previsione delpericolo di incendio. Tradizionalmente lastima della probabilità di incendio avvienesulla base di stime indirette a partire daidati meteorologici. In quasi tutte le zonedella terra a rischio di incendio sono statisviluppati degli indici meteorologici dipericolo di incendio in grado di misurareattraverso dei modelli empirici lo stato didisidratazione e di infiammabilità delcombustibile presente in bosco partendodalla meteorologia vigente (quantità edistribuzione delle precipitazioni,

irraggiamento, umidità dell’aria,temperatura). Lo svantaggio di un taleapproccio risiede da una parte nellanecessità di ricalibrare il dato dell’indiceper ogni nuova regione di applicazione edall’altra dall’impossibilità di adeguare ivalori dell’indice alle diverse tipologieboschive presenti nell’area. L’esecuzionedi misure dirette dell’umidità delcombustibile in campo risultava d’altraparte finora proibitiva per ovvi motivilogistici e di tempistica.

Un nuovo sistema di sensori specificiGrazie ad una iniziativa comune tral’Istituto Federale di Ricerca WSL e la dittaticinese EnvEve SA è stato messo a puntoin questi anni un sistema di sensorispecifici allo scopo, i cui dati sonodisponibili in tempo reale online grazie allapiattaforma con tecnologia wirelesssviluppata dalla EnvEve SA. Al momento vengono impiegati due tipi disensori, uno per la stima dell’umidità dellalettiera (combustibile al suolo) e l’altro perla stima dell’umidità della componenteumica (e quindi combustibile) del suolo adiverse profondità. Il primo sensore servead avere essenzialmente l’informazionesull’infiammabilità del combustibile fine ea diretto contatto con l’atmosfera, ciò cherispecchia per lo più la probabilità effettiva

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dalle simulazioni e dagli studi teoriciverranno applicati per un miglioredimensionamento delle strutture (edifici,infrastrutture…) che si trovano in zonavalanghiva.Studi paralleli portano il gruppo di ricercaa studiare anche gli effetti statici delmanto nevoso sulle strutture. In particolarenell’ambito del progetto Strategico“RISKNAT” Obiettivo di Cooperazioneterritoriale europea Italia/Francia 2007-2013, è stato strumentato il sito valdostanodi Plan de la Tour, in Valsavarenche, per lavalutazione delle pressioni generate dalmanto nevoso su opere di difesa attiva,nello specifico sugli “ombrelli” da neve. Atale analisi vengono accoppiatemisurazioni dei movimenti lenti del mantonevoso (“snow gliding”) effettuate dalDIVAPRA.

Funzione delle reti ICTIn questo contesto le reti ICT rivestonouna notevole importanza e possonocontribuire ad un miglioramentosignificativo delle tecniche di rilevamentoautomatico. Alcuni progetti attualmente incorso al Politecnico di Torino prevedono losviluppo di stazioni di misura erilevamento automatico delle grandezzesignificative per la valutazione del rischiovalanghivo (altezza del manto,temperatura/umidità/conducibilità adifferenti altezze, condizioni meteoeffettive) al fine di sviluppare modelli dirischio semplificati estendibili a vaste areedi territorio montano. Tali sistemi sonomolto semplificati rispetto ad una classicastazione di rilevamento (si pensi ad unpalo segna strada) ma possono garantireun basso impatto ambientale, facileinstallazione, basso costo e quindi facilecopertura di ampie zone di territorio. Lasperimentazione di tali sistemi e deirelativi modelli di analisi sarà portata atermine entro la fine del 2011. �

NOTALe attività di ricerca sono state finanziatedal progetto “Dynaval- Dynamique desavalanches: départ et interactionsecoulement/obstacles” nel programma dicooperazione territoriale transfrontalieraItalia-Francia (Alpi) 2007-2013, dalprogetto Strategico “RISKNAT” Obiettivodi Cooperazione territoriale europeaItalia/Francia 2007-2013 e dal Progettostudenti Snow Avalanche Team.

COSI’ L’ICT TI PROTEGGE DALLE VALANGHE

Eloïse Bovet, Bernardino Chiaia, Barbara FrigoDISTR (Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica), Politecnico di Torino

Nuove tecnologie in alta quota: entro la fine del 2011 saràportata a termine la sperimentazione di sistemi e modelli dianalisi per la valutazione del rischio valanghivo in montagna.

Molti si domandano, allesoglie del nuovodecennio, qualisorprese ci riserverà

ancora Internet e se produrrà nella societàdell’informazione cambiamenti altrettantosignificativi di quelli realizzati nei primi diecianni del secondo millennio. In particolare,ci si chiede se l’avvento dell’ormai miticoWeb 3.0 o “Web semantico” preannunciatonel 1999 da Sir Tim Berners-Lee, l’inventoredel primo World Wide Web, si avvererà daqui al 2020 e quali trasformazioni potràindurre nel nostro modo di comunicare evivere il rapporto con la “realtà virtuale”.Le montagne innevate suscitano in chi leammira pace, serenità e un senso dibellezza. Tuttavia un improvviso boato inlontananza ricorda che sui loroapparentemente innocui pendii possonoessere nascoste delle insidie: le valanghe. Se nel passato potevano esser coinvoltisolamente gli abitanti di villaggi ai piedi deimonti, negli ultimi anni con lo sviluppo delturismo, delle attività ricreative e laconseguente antropizzazione dell’altamontagna, un maggiore numero di personepuò essere interessato, molto spessoincurante del pericolo. Infatti le valanghepossono raggiungere strade, villaggi,comprensori sciistici e itinerari di sci-alpinismo. Per far fronte a questaproblematica sono state costruite opere diprotezione attiva e passiva, viene redattoun bollettino valanghe, esistono delle carteche individuano le aree esposte a fenomenivalanghivi e sistemi (ARTVA) chepermettono di trovare un travolto sotto ildeposito nevoso. Inoltre, con lo sviluppo dinuove tecnologie, anche la ricerca inquesto campo risulta essere molto attiva,dato che le sfide da affrontare sono ancoramolte, legate ad un incremento delleesigenze dei fruitori della montagna.In particolare, il Politecnico di Torino dà ilsuo contributo in merito: ricercatori delCSPP-LIM e del DISTR stanno applicandole loro conoscenze allo studio delladinamica valanghiva e dell’interazione conostacoli così come alla stabilità del mantonevoso. Gli approcci di studio sonodifferenti e spaziano dai metodisperimentali, a quelli teorici, passandoattraverso simulazioni numeriche.

Metodi sperimentali e simulazioninumericheIn particolare è stato realizzato un sito

sperimentale in Valle d’Aosta, aGressoney-Saint-Jean, denominato PuntaSeehore, all’interno di una convenzionecon la RAVA nel progetto Italia –Francia“Dynaval – Dynamique des avalanches:départ et interactionsecoulement/obstacles” per lo studio delladinamica di valanghe di piccola e mediadimensione distaccate naturalmente oartificialmente a protezione dellesottostanti piste di sci (vedi foto qui sotto).Lungo il suo pendio (tra 2570 e i 2300 ms.l.m.) è stato realizzato un ostacolostrumentato alto 4 metri, che misura lapressione di impatto grazie a celle dicarico disposte lungo alcune barreorizzontali, accelerometri, termocoppie etrasduttore di pressione. Tali dati, vengonoinviati tramite un modulo GSM alPolitecnico di Torino. Inoltre vengono svolte misure dei volumicoinvolti (grazie a rilievi “laser-scan” pre epost evento), delle velocità di flusso (confoto multi scatto) e delle caratteristiche estabilità del manto nevoso (profilinivologici e rilievi GPS), in collaborazionecon i ricercatori del DIVAPRA (Universitàdi Torino) e i tecnici della RAVA. Inoltrestudi mirati inerenti l’effetto dell’esplosivosul manto nevoso vengono effettuatitramite prove sperimentali nel vicino sitodel Lago Gabiet, variando il tipo diesplosivo, la quantità di carica e l’altezza

di tiro, in modo tale da rendere piùefficace il distacco artificiale.Ad uno studio sperimentaledell’interazione flusso valanghivo-ostacolo, viene accoppiata un’analisisvolta tramite un modello numerico,sviluppato all’interno del DISTR, basatosugli elementi finiti. Tale modello èbidimensionale (versione stazionaria enon-stazionaria) e tridimensionale (solostazionaria) e descrive l’impatto di unavalanga, modellata come un fluido, controuna struttura. Viene infatti valutatal’influenza della forma e delle dimensionidell’ostacolo, così come dellecaratteristiche (densità, viscosità evelocità) del flusso valanghivo nelladeterminazione dei valori di pressione edella distribuzione di quest’ultima lungol’altezza e la superficie di impatto. Irisultati ottenuti dalle prove sperimentali,

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Stimolare progetti che presentinocarattere innovativo e che favoriscanoconcretamente lo sviluppo di attivitàdi “servizio” altrettanto innovative,questa la volontà della RegioneLombardia che con un bandospecifico ha raccolto 540 progetti,classificando al 1° posto il progettoidentificato con l’acronimo MORE(Monitoring Over RemoteEnvironment) o definito piùsemplicemente di “monitoraggioremoto”. Progetto che punta allosviluppo di servizi di monitoraggiocon tecniche di rilevamento per ilcontrollo e la gestione di fenomeniambientali. È nata quindi un’attivitàche ha visto la partecipazione diIngegneri ambientali ed elettronicicon il preciso intento di applicare latecnologia WSN alle tematicheambientali e di tutela del territorio. Sisono immediatamente mobilitatidiversi Enti locali proponendointerrogativi e suggerendo possibiliapplicazioni rivolte alla soluzione didiverse problematiche. MORE ha risposto dandoimmediatamente corso ad unaapplicazione definita WirelessFlowrate Network (WiFN); bassi costidi installazione e gestione, flessibilità,autonomia energetica di anni,comunicazione wireless tra apparati efacilità d’installazione e rimovibilitàsono i principali vantaggi di WiFN.

Ènoto che la rete di canalizzazioniinterrate (fognature) raccoglieacque di scarico civili, industrialie piovane e si sviluppa per molti

chilometri consentendo il deflusso alpunto terminale rappresentatodall’impianto di depurazione. Viceversa, spesso non è noto come ecosa in realtà confluisca nelle fognature;il gestore dell’impianto finale infatti nonpuò sapere in realtà cosa stiaaccadendo a diversi chilometri a montee di conseguenza non può sempre agireper garantire una corretta gestione,minimizzare i costi e mirare alla massima

efficienza. Al variare delle portate spessopare corrisponda una riduzione sulcarico inquinante, ma è sempre così?Altrimenti, qual è la ragione? Il punto cruciale per rispondere a questointerrogativo va ricercato innanzituttonella possibilità di rilevare in continuo ilflusso di acqua nelle fognature ma oggi,con i mezzi a disposizione, ciò pareessere costoso, non sempre affidabile,impegnativo nella gestione. Anche in fase di progettazione risultaspesso problematico realizzare adeguatiampliamenti sulla rete di collettamento osullo stesso impianto di depurazione, inmancanza di informazioni affidabili.

Scenario Le domande a cui il gestore del sistemafognario e di depurazione vorrebbe darerisposta sono legate a situazioni dicarattere ordinario, ad esempio:•Come varia la portata dei singoli rami difognatura nell’arco della giornata edella settimana?• I valori delle portate presunte sonocoerenti con le portate reali? • In una certa area con insediamenti civilio industriali, come verificare il correttoflusso delle acque “nere”? •Come valutare possibili perdite oeventuali infiltrazioni dalla retefognaria?•Le stazioni di “sollevamento” delleacque fognarie sono correttamentefunzionanti? E’ possibile ottimizzare iconsumi energetici?E a situazioni di carattere straordinario,ad esempio: •Le immissioni occasionali in fognaturasono individuabili? •Condizioni di flusso in regime“transitorio” come possono essereintercettate?• In tempi di pioggia intensa le portate infognatura sono coerenti con le areeimpermeabili di deflusso?•Gli sfioratori di piena sono attivi inmodo coerente?•Criticità come intasamenti delle reti percorpi estranei o per sovraccaricoidraulico sono individuabili?Il sistema realizzato e proposto da MORE

è composto da una serie di “sentinelle”,sensori di livello, gateway e stazionemeteo.La rete di monitoraggio propostapermette di rilevare i livelli idraulici incanalizzazioni con scorrimento a pelolibero e/o specifici manufatti (stazionisollevamento, pozzetti ecc.).Al verificarsi di idonee condizioniidrauliche potrà essere desunta, eadeguatamente registrata, la portataidraulica nella postazione monitorata.La rete può prevedere, secondonecessità, anche sensori che permettanodi rilevare macro variabili qualitative suiflussi di acque fognarie (pH, torbidità,conducibilità) assolutamente utili perregistrare e comprendere la variabilità elo stato delle acque confluite al collettorefognario e alla depurazione.

La soluzione WiFN (WirelessFlowrate Network)WiFN è un sistema innovativo wirelessintegrato di “early detection” emonitoraggio che risponde alle esigenzedi previsione e prevenzione dei fenomenidi tipo ordinario e straordinario cheinteressano i vari impianti di una retefognaria.È la soluzione perfetta per monitorare in“real time”, contemporaneamente su unnumero esteso di punti, adeguatamenteindividuati, le portate d’acqua infognatura.

Allerta e monitoraggio: comefunziona il sistemaDiversi sensori di livello ad ultrasuonimisurano periodicamente e in temporeale i livelli in punti strategici dei flussid’acqua in fognatura inviando i datiraccolti tramite segnali radiodirettamente ad un centro operativoprescelto (CO); alcune segnalazionispecifiche vengono inviateimmediatamente in caso di superamentodi un certo numero di soglie di livellopreimpostate (funzione di allarme). Lestazioni meteo disposte sul territorioregistrano l’intensità delle precipitazioniinsieme ad altri valori climatici ed invianoanch’esse i dati verso un centro di

raccolta dati (CO). Anche i sensoriwireless di torbidità inviano in temporeale i valori misurati verso il centro diraccolta dati. Appositi server contengonoi database con i dati raccolti dai varisensori in campo rendendoli disponibiliin tempo reale per l’utente finale sottoforma di segnalazioni di vario tipo:indicazione grafica e geograficadell’area interessata dall’evento,segnalazione vocale e testuale sutelefono fisso o mobile ed e-mail. Il sistema WiFN dispone anche di unapplicativo dedicato che consente lagestione dell’intero sistema dimonitoraggio e “early detection”. Ilsoftware di tipo “web-based” possiedediverse funzionalità tra cui: • indicazione dei vari sensori su mappainterattiva; • inserimento di nuovi sensori odelementi di rete; •generazione manuale o automatica digrafici;•anagrafica personalizzata conpossibilità di scegliere le diversesegnalazioni che un utente devericevere in caso di allarme; • filtri regolabili per abbinamenti trasegnalazioni provenienti da sensori didiverso tipo;• interfaccia testuale contenente tutti glieventi generati dal sistema in campo. Queste e molte altre funzioni di nonsecondaria importanza rendono WiFN unsistema utile ed altamentepersonalizzabile. Ad esempio è possibileaggiungere, rimuovere o spostare unsensore installato sul collettore fognariocon poche e semplici operazioni che nonrichiedono aggiunte di cavi.

Sentinelle WiFNIl dato misurato viene confrontato conuna scala di calibrazione che tenendoconto della sezione della tubazione,della pendenza e scabrosità permette diricavare il valore della portata istantaneache viene successivamente trasmessa, aintervalli di tempo predefiniti (120secondi) via radio insieme ad altreinformazioni come: stato batteria, varitipologie di allarme, numero identificativodel sensore. Il dato trasmesso dai varisensori sarà ricevuto da uno o piùgateway.Le sentinelle possono essere facilmenteinstallate sulla volta della tubazione,attaccate ad un palo, direttamente allepareti di cemento di pozzetti.

GatewayIl Gateway è un micro-centro dielaborazione dati, riceve i segnalitrasmessi da uno o più sensori e liprepara per la trasmissione verso lacentrale operativa. Questo elemento di rete è dotato di unsistema operativo proprietariocompletamente aggiornabile a distanzae può essere alimentato a rete elettrica oa batteria; nel secondo caso puòrichiedere la presenza di un piccolopannello solare da 3W. Il trasferimentodei dati verso la centrale operativaavviene tramite connessione GPRS. �

NOTAPer ulteriori informazioni:[email protected]

MORE: QUANDO IL MONITORAGGIO SI FA “INTELLIGENTE”

di Umberto MinolaFondatore di MORE Srl e EST Srl, società di consulenza, progettazione e monitoraggio ambientale

Nuova applicazione Wireless Sensor Network nella progettazione e gestione delle reti fognarie di acque reflue e ottimizzazione nella conduzione degli impianti di depurazione.

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la conducono ai punti di utilizzazione. Ilcontrollo di alcuni semplici parametri, qualiper esempio il grado di apertura delleparatoie di immissione nelle opere di presao di eventuali perdite, di queste operesituate in zone remote, ne garantisce ilnecessario controllo, sia operativo, siastrutturale con semplicità e sicurezzaimpiantistiche. Estendendo i controlli dal corpo diga allesponde dell’invaso, queste tecnologiepossono essere molto utili e renderepossibile, per esempio, il controllo incontinuo di aree di possibile instabilità,non raggiungibili con gli usuali strumentiottici, quali i distanziometri, e non servitedai servizi che consentono latrasmissione dei dati rilevati. Questetecnologie operano invece in ognistagione dell’anno, proprio per lamodalità utilizzata per trasmettere idati. �

Iltema delle dighe e del monitoraggioper il controllo della regolarità delloro comportamento ai fini dellasicurezza si è sviluppato da lungo

tempo, crescendo di pari passo con losviluppo delle costruzioni. Oggi la sicurezzadelle opere è affidata alla responsabilità deigestori, che operano sotto la supervisionedella Direzione Generale delle Dighe,organismo Ministeriale. Questa procedurain Italia è attiva per le circa 550 opere che,per dimensioni e volume d’invaso, rientranonel novero delle cosiddette grandi dighe.In Italia vi sono altre migliaia di opere minoriche non rientrano nei limiti dimensionalistabiliti per le grandi dighe e che sonosoggette alla supervisione delle Regioninelle quali sorgono.È ovvio pensare che le piccole opere,proprio per il loro numero, sianodisseminate in aree che possono esseremeno dotate di servizi. Un sistemainnovativo di raccolta e di trasmissione incontinuo di alcuni dati fondamentali,necessari per il controllo della sicurezza,può dare un valido apporto in termini disemplicità impiantistica e di conseguenterisparmio di spesa. Si tratta di unimportante contributo all’aumento dellafacilità delle operazioni di monitoraggioe quindi della sicurezza stessadell’opera.Questi sistemi di controllo in remoto sonostati installati recentemente su alcunisbarramenti minori e sono in funzionecon buoni risultati.Con riguardo alle grandi dighe,invece si può pensare ad un utilizzodelle nuove tecnologie persemplificare alcune opere relative anuove installazioni per integrare lastrumentazione di controllo esistente,sempre nell’ottica del risparmioeconomico con garanzia di correttofunzionamento.Queste tecnologie potrebbero ancheessere utilizzate con successo per ilcontrollo di alcune opere accessorie siadelle dighe, sia di impianti idroelettrici oacquedotti, quali le opere di presa checaptano l’acqua o le condotte forzate che

WSN: OCCHI PUNTATISULLA DIGA

di Sergio BallatoreIngegnere, esperto di sistemi WSN per il monitoraggio delle dighe

Lʼutilizzo della sensoristica wireless per il monitoraggio e il controllo del corretto funzionamento delle dighe.Un valido sistema che si traduce inmaggiore sicurezza e minore spesa.

Ilmondo sta sempre più andandoverso un ampio utilizzo di sensori(wireless e non) e le soluzioni inquesto ambito stanno diventando

sempre più critiche in un segmento dimercato che vede già oggi grandiopportunità. La sensoristica impatta lasicurezza, i device intelligenti, le caseintelligenti, l’agricoltura, l’industria, lasalute, i trasporti e la mobilità in generale.Tuttavia è un’area che ad oggi vede ancora

una

lacuna di standard e di interfacceapplicative (API) e anchel’utilizzo del protocollo IP, chesta aumentandosignificativamente, ècomunque ancora lontano daun’adozione completa.Cisco si propone come fornitoredella piattaforma per le WirelessSensor Network (WSN), integrandole componenti wired con quellewireless: la strategia di Cisco a brevetermine prevede un ruolo primario neltrasporto delle informazioni e diintegrazione delle soluzioni esistentiappoggiandosi ad una rete di“ecosytem partner” per quanto riguarda

la sensoristica e le applicazioni. A medio/lungo termine invece il ruolo diCisco, con la diffusione del protocollo IP, èdi fornitore completo di sensori, trasporto eapplicazioni, grazie alla diffusione disoluzioni basate su IP e di interfaccestandard.L’obiettivo primario è semplificare ilprocesso “end-to-end” migliorando laraccolta dei dati che provengono daisensori e l’accesso ai dati stessi per

favorirne l’accuratezza e lacorrettezza.

Un’interessante area diapplicazione delle WSN èquella delle Smart Cities, oSmart+Connected Communities

secondo la strategia Cisco.Anche in questo ambitol’evoluzione verso Sensori IP-

based può favorire un’ampiadiffusione, grazie ai costiinferiori sia dei sensori stessi,che dell’infrastruttura, che delleattività di integrazione favorendocosì l’economia di scala e leopportunità di innovazione. Per orala diffusione di sensori basati su

tecnologie proprietarie e il freno postodalle aziende che vi hanno investito in

passato sta rallentando la diffusione di unasoluzione completamente basata sulprotocollo IP anche nell’ambito delle SmartCities.Comunque in molte industrie le cosestanno cambiando anche abbastanzavelocemente in particolar modo nell’ambitodelle Utilities e dell’energia dove lesoluzioni Smart Grid rappresentano unbuon esempio. Anche l’ambito regolatoriosta aiutando a spingere questa evoluzione.Le WSN stanno anche guidandol’evoluzione verso la cosiddetta “Internet ofThings” (Internet delle cose) che vedrà nel2013 un Trilione di apparati connessi allarete dove i sensori wireless giocheranno unruolo primario. Due aspetti fondamentali nellarealizzazione delle WSN sono i meccanismidi localizzazione e le problematiche disicurezza.

2013: ODISSEA NELL’INTERNETOF THINGS

di Fabio FlorioManager of Business Development, Cisco Italia

Le WSN stanno guidano lʼevoluzioneverso la cosiddetta “Internet of Things” che vedrà nel 2013 un Trilione di apparati connessialla rete: alcune considerazioni.

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Nelle soluzioni Wireless cosiddette“context-aware” le informazione contestualiraccolte che i sensori inviano attraverso larete Wi-Fi, cellulare o GPS vengonoutilizzate per calcolare la posizione degli“asset” a cui afferiscono i sensori stessi. Letecnologie di “tracking” della posizioneutilizzate variano in dipendenzadell’ambiente di “radio frequenza” edell’accuratezza necessaria alle specificheapplicazioni. Per le tipiche aree indoor,come ad esempio gli uffici, unacombinazione di sistemi di localizzazioneattivi e passivi fornisce la miglior soluzione:in questi ambienti funzionano meglio letecniche RSSI (“Received Signal StrengthIndication”). Per le aree outdoor come areecittadine, campus universitari e ambientipiù complessi in termini di radio rrequenza,come edifici con soffitti alti o magazzini, letecniche TDoA (“Time-difference-of-arrival”) sono le più indicate.La sicurezza è fondamentale per losviluppo delle WSN: il successo di possibiliattacchi può infatti corrispondere ad unarilevante perdita di business. Gli aspetti disecurity sono inoltre cruciali in ambienticritici come ad esempio quello militare o dimonitoraggio di minacce ambientali; inoltresono necessari per garantire la privacy.I requisiti per la sicurezza delle reti WSNsono: la confidenzialità per garantire chealle informazioni sia consentito l’accessosolo a chi è autorizzato; l’autenticazioneper consentire a chi riceve i dati diverificare che siano stati realmente inviatidal corretto trasmettitore; l’integrità perassicurare il ricevitore che i dati trasmessinon siano stati alterati nella trasmissione; la“freschezza” del dato che implica che i datisiano recenti e aggiornati.Per fronteggiare i diversi tipi di attacco chepossono colpire a livello fisico, a livello dilink, a livello di rete e di routing (livelli 2 e 3)o a livello applicativo bisogna seguirealcuni accorgimenti: bisogna utilizzare unacrittografia “leggera” visti i vincoli posti daidevice, bisogna evitare una gestionecomplessa delle chiavi di sicurezza edinfine è necessario limitare il sovraccaricodei pacchetti di trasporto.Le soluzioni di sicurezza consigliate sonouna crittografia che tenga inconsiderazione il “trade-off” tra il livello disicurezza e i costi di computazione chepossono sovraccaricare i sensori: le sceltequindi ricadono su soluzioni di “encryption”come AES, RSA o XOR. Inoltre si possonoapplicare meccanismi di autenticazione ditipo MAC (“Message Authentication Code”)per garantire l’integrità dei dati.Riassumendo, le soluzioni Cisco sonodisegnate per realizzare una rete di sensoripiù scalabile, economica e apertaconsentendo di far convergere i dati deisensori su una rete wireless basata su IPsfruttando l’esperienza già maturatanell’integrazione di diverse tipologie ditraffico come lo SNA, la voce e il Video.L’architettura di trasporto prevede diverseinterfacce integrate nei moduli hardware esoftware degli switch, dei router e degliAccess Point per consentire l’accesso aisensori attraverso diversi protocolli comead esempio 802.11, 802.15.4, IPv4, IPv6,6LoWPAN, WiMax, cellulare o satellite: ècosì possibile realizzare le applicazionivelocemente e con costi globali inferiorifacendo leva anche sugli investimenti giàfatti. �

Ladefinizione che preferisco eche, a mio parere, disegnala “città intelligente” è quelladi una città che soddisfa i

bisogni del cittadino costruendo spazi dimiglioramento. Non ritengo sufficiente laversione diffusa di “città intelligente” cheprevede un impiego indifferenziato delletecnologie. Considero piuttosto che latecnologia debba essere al servizio dellacittà e la città, a sua volta, sia al serviziodel cittadino. Certamente, per soddisfare ibisogni del cittadino e della comunità sipossono impiegare in maniera proficuadifferenti tecnologie. Queste sono previsteper far fronte a problematiche reali legate,per esempio, all’inquinamento, al traffico,alle esigenze di comunicazione tra lepersone; tenendo però presente che latecnologia non deve essere l’alternativa albuon senso e alla logica. A maggiorragione se consideriamo il modo in cui èaffrontato il problema del traffico in Italia.A Milano, secondo certi provvedimenti sultraffico, è prevalso il ragionamento cheimponeva le targhe alterne oppure lasospensione del traffico in alcuni giorniprestabiliti. La tecnologia più avanzataconsentirebbe soluzioni più razionali.Partiamo allora da una logica semplice,che spesso non si riesce a spiegare: ilcittadino oggi è riconosciuto, non solodalla carta d’identità, ma da una identitàdigitale. E i meccanismi di riconoscimentosono oggi diffusi e in parte giàsperimentati.Per altro verso, la risorsa più scarsa incittà è lo spazio, sia per circolare sia perparcheggiare. Ci si domanda per qualemotivo, se vogliamo affrontare il problemadel traffico, non si affronta anche lagestione dello spazio. Per gestire lospazio, occorre “identificare” chi occupalo spazio, cioè identificare le auto con unatarga elettronica che consente di saperequali occupano una certa strada ecomunicarlo via GPS. In questo modo, sipuò mettere in moto un meccanismointelligente al punto tale da esseremodulare. La tecnologia quindi vaapplicata in maniera intelligente. Michiedo se l’Ecopass antinquinamento delComune di Milano possa essere messo in

discussione. È stato fatto con latecnologia che presiede la portad’ingresso con le telecamere. Con letecnologie di telecomunicazione wirelessle porte d’accesso possono esserevirtuali, non c’è bisogno di installare letelecamere. Le porte d’ingresso hannouna fisicità statica, mentre invecedovrebbe essere variabile. Cioèdovrebbero essere modificate e spostatein vari punti della città, a seconda deltraffico. Quindi la tecnologia va applicatacon il buon senso e con la capacità dicapire quale sia la più adatta a ciascuncaso. Ci si scontra con manager delsettore pubblico che non sempre sono ingrado di recepire la tecnologiaadattandola all’utilizzo più adatto. E in merito alla lettura digitale della targa oa un eventuale targa elettronica sorgeanche il problema della privacy. Anche quibasterebbe il buon senso, ovveroammettere che se l’ uso dell’ informazioneè gestito da un computer al solo fine diottimizzare un fenomeno, in questo caso iltraffico, ben venga. Il discorso della “città intelligente” vaquindi coniugato rispetto alla questionedelle diverse problematiche delle città:traffico, sanità, controllo, e serviziavanzati. Ma per ciascuna città occorreconfigurare, in maniera diversa, unprogetto adatto alla sua struttura e al tipodi popolazione. In Italia esistono dimensioni moltointeressanti ma anche due carenzefondamentali per gestire il futuro: lamancanza di energia e la mancanza divisione a lungo termine. Quando entranoin scena progetti che abbianocompimento in quattro o cinque anni,l’interesse da parte della classe politicacala immediatamente. La necessità“politica” porta a pretendere un effettoimmediato, senza alcuna visione sul lungoperiodo. Il Paese non è in condizione di gestire ilfuturo in termini di “sistema Italia”, omeglio, il sistema Italia non c’è. Ci sonosolo alcune componenti del sistema Italia.Per esempio, nel caso dei giacimenticulturali, teoricamente l’Italia dovrebbeessere leader nel campo del turismo… e

invece sta praticamente perdendo terreno.Perché perde terreno? Perché mentreesistono i “pezzi” che compongono unpanorama di interesse turistico dieccezionale valore, il “sistema” non c’è.Non ci sono i trasporti e altri tipi di serviziall’altezza del ruolo. Per vincereveramente nel turismo sarebbe necessarioun sistema che faccia funzionare benealberghi, ospitalità, sicurezza, gestionedel traffico e servizi di fruizione del bello. Una città che può avere un ruolo enormeper l’innovazione e la diffusione dellacrescita, nel prossimo decennio è Milano.Rappresenta il crocevia per eccellenza inItalia: la fucina, il laboratorio, il nodo distrategie industriali e di tattichecommerciali. L’unica vera piazza italianadove ha attecchito il “seme” del “venturecapital”. Quindi, per avvicinarci al metododi Silicon Valley, per confrontarci conesso, la città di Milano si prestaparticolarmente, grazie alla presenzaattiva di undici università e di Gruppi diconsulenza importanti in campo legale,audit e finanziario. Al contempo Milano è una “capitalefinanziaria” e occorre constatare quantosia fondamentale avere capitale di rischioper promuovere il “vangelodell’innovazione”. Milano è interpretabilecon una cartografia che può “mappare” glioperatori. Tuttavia, oggi, la localizzazione èmeno importante, dato che ricorriamocostantemente alla virtualità. Un modello economico italiano tra i piùconosciuti è quello dei distretti industriali.Dovremmo finalmente ammetterel’obsolescenza della loro formula. Forsesono in via di declino, perché le loroaziende si basavano più sull’hardware chesul software, e sulla prossimità di tutti glioperatori coinvolti. La fisicità era, untempo, un elemento di coesione tra leaziende del distretto. Tutto ciò ha perso importanza sia perché –da parte di aziende degli stessi distretti –è in corso la delocalizzazione e ladematerializzazione, sia perché hannopreso piede gli scambi virtuali con l’uso diInternet e di altre reti. E in questo l’Italia, inalcune aree del Web 2.0, può sicuramenteavere un ruolo significativo. �

LA MIA IDEA DI “CITTÀ INTELLIGENTE”

di Elserino PiolPresidente Pino Partecipazioni

Traffico, sanità, controllo e servizi avanzati. Per ciascuna città occorre configurare, in maniera diversa, un progetto adatto alla sua struttura e al tipo di popolazione.

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questo fine l’UE fornisce tre priorità:rinnovare le infrastrutture, svilupparepiattaforme integrate, operare secondo ilprincipio della condivisione e dellacollaborazione.•Rinnovare le infrastrutture: significaseguire le indicazioni della Conferenza diLisbona e puntare soprattutto ai nuovisistemi di telecomunicazione, percostruire l’ “ubiquitous city”, una cittàaccessibile da ogni luogo e in ognimomento. Questo implica il rinnovo delleprincipali infrastrutture urbane: pubblicaamministrazione, sanità, istruzione, serviziall’economia.•Sviluppare piattaforme integrate: significaoperare verso l’integrazione di pubblico-privato-ricerca-produzione, al fine disviluppare masse creative in grado didialogare con i sistemi orientali. Inconcreto, le attività dei diversi settorieconomici lombardi devono convergereverso il sistema di piattaforme

Questo articolo è un’anteprima delladiscussione che l’Associazione LibertàUguale aprirà il 2 aprile presso l’UnioneFemminile (C.so P.ta Nuova 36, Milanoore 9,30) che verterà sui contributi dellametropoli milanese ai temi dell’EarthSummit di Rio del 1992. Infatti, ilprossimo anno tutte le comunità delpianeta saranno invitate all’EarthSummit 2012, in cui si farà un bilanciodi vent’anni di sviluppo sostenibile,basato sulla costruzione di reti ‘aperte’di relazioni, sul potenziamento dellerisorse umane e naturali,sull’elaborazione di agende d’azionecondivise. È anche un’occasione perricordare al prossimo Sindaco di Milanol’utilità di gestire il Piano di Governo delTerritorio attraverso un’Agendacondivisa basata sulla rivalutazionedelle risorse umane e ambientali – ossiadella green economy – rispetto allasupremazia della pressione immobiliareattualmente in atto.

Massimo Cacciari sostiene che lanatura della città (e dell’uomo) èessere delirante, ossia diandareoltre il confine (da

lira=confine)1. Ugualmente, sostienesempre Cacciari, la nostra città è aperta,perché ispirata alla civitas romana, ossia viha diritto di cittadinanza chiunque,indipendentemente dalla provenienza,religione. Una definizione che mettefinalmente in crisi storico slang urbanistico-architettese che fonda su difesa retorica dimura-confini il progetto urbano,condannando la città al declino, poiché laestranea dai fattori esogeni che la rendonovitale (come intuirono Solow e Jacobs2 giànegli anni ‘70).E infatti il Piano di Governo del Territorio diMilano si ispira al Piano delle uova nelpaniere di Londra (1942), un piano noto perla storica capacità di marketing deglianglosassoni, ma grande fallimento dalpunto di vista reale, perché si basava su unsistema multiplo di mura-confini, il famoso“green belt” e le uova costituite dai quartieri(infatti, questo sistema multiplo dighettizzazioni sarà uno dei fattori di crisiurbana della Londra del secondodopoguerra)3.Il governo della città non può basarsi

sull’accentuazione dei confini/divisioni, masu accoglienza, creatività e coesione. Infattiesso deve garantire:1. il diritto di accoglienza e cittadinanza perchi proviene da oltre confine;

2. l’aumento della massa creativa, che è inrelazione con l’accoglienza ed è ilprincipale fattore di sviluppo dellametropoli4, da cui il problemadell’integrazione con le nuove megalopolie la criticità della dimensione milanese;

3. la coesione, ossia politiche dicollaborazione con le reti internazionali dicittà, in base ai principi fondativi dell’UE5.

La ricerca del confineFortunatamente Milano metropoli è città“delirante”, ossia capace di catalizzarerelazioni a livello mondiale. Infatti ildatabase della Loughborough University6 lacolloca fra le cinque più importantimetropoli al mondo, fortemente relazionatacon le città anseatiche e USA/Pacifico, unpo’ meno con il sistema asiatico (ma quiforse il database è da aggiornare).Oggi queste relazioni sono in fase diradicale trasformazione. Infatti, se nel 1989,con la caduta del muro di Berlino, finiscel’idea di Europa nata con la rivoluzioneindustriale, e con essa la leadershipmondiale garantita dal club delle nazioninord europee+USA, nel 1992, con l’idea delponte euroasiatico7 destinato a connettereil nuovo rinascimento (i territori conbaricentro l’arcipelago che comprendeShangai, Busan e Tokyo) con la declinanteEuropa, nasce il nuovo spazio politico euro-asiatico in cui dovrà navigare la Milano delfuturo.Prende corpo così la “nuova via della seta”,destinata a collegare per ferrovia etelecomunicazioni a 20 Mb la città diLianyungang nella Repubblica PopolareCinese con Rotterdam (Olanda) e per naveBusan (Corea del nord) con Venezia eTrieste. Nel 1993 questa idea diviene realtàgrazie all’Unione Europea, la quale finanziala rete ferroviaria TRACECA-TransportCorridor Europe - Caucasus – Asia, e la retedi telecomunicazioni TAE – Trans-Asia-Europe. Questi programmi si svilupperannosotto la supremazia tedesca, la quale nelpercorso europeo della nuova via dellaseta, privilegerà i Balcani, isolando i paesimediterranei. Inoltre la Germania ricaverànotevoli benefici economici, grazie alla

qualificazione delle sue grandi imprese: laSiemens si aggiudicherà la riqualificazioneferroviaria e la Deutsche Telecom larealizzazione della nuova rete di TLC.Per Milano, con questi interventi:•si aprono le opportunità di scambi ad altacapacità di culture, merci e personeall’interno del continente euroasiatico, serinnoverà le sue infrastrutture fisiche eimmateriali;•si rende urgente l’integrazione dell’assedelle sue relazioni da Francoforte - NewYork con il sistema asiatico;•si apre il ruolo di città mediatrice fra ilsistema mediterraneo, e il sistemabalcanico. In sintesi, per Milano si apre un ruolo dileadership rispetto alla questione dellaconnessione mediterraneo - oriente, senzala quale è destinata a declinare.

Il dialogo con le nuove megalopoliIl percorso della nuova via della seta ècostellato da megalopoli, esito della recentecrescita esponenziale della popolazione.Esse ci insegnano che il modello urbanoeuropeo, segnato dal “piccolo è bello” èmesso fortemente in discussione e deveessere ripensato per poter dialogare con lenuove economie di scala e di scopogenerate dalle nuove realtà urbane.A livello spaziale stiamo assistendo allacontemporanea presenza di molteplicifenomeni: dalla crisi degli impianti fisiciurbani, a nuovi fenomeni prodotti dalladisponibilità di nuovi strumenti dicomunicazione, che con-fondono laprossimità generata dalle relazioni virtualicon l’urbanità.Questi fenomeni contribuiscono a generarenuove forme di urbanizzazione sostenibili eubique, con cui Milano dovrà abituarsi aconvivere per dialogare ad alta intensitàcon le nuove reti delle megalopoli. È darilevare come al Piano del Governo delTerritorio sfugga il ruolo motore nellosviluppo urbano del capitale sociale e dellaconoscenza, dando la priorità alle risorsefisiche, innescando così attese speculativedisgiunte da ipotesi di reale sviluppo.Il piano spaziale dell’UE assegna a Milano ilruolo di polo sud nel club delle metropoli dieccellenza. Occorre trasformare questoclub in un sistema condiviso capace didialogare con il sistema di megalopoli insviluppo lungo il “ponte euroasiatico”. A

UN’AGENDA PER MILANO POST CARBON

di Giuseppe LonghiProfessore di Urbanistica allʼUniversità IUAV di Venezia

Piano di Governo del Territorio: lʼagenda di Milano post carbondi cui pubblichiamo unʼanteprima ricorda lʼutilità della sintonia dello sviluppo della metropoli con gli scopi della “green economy” e della progettazione responsabile.

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economiche dell’UE, per sviluppareun’integrazione intersettorialemetropolitana e lombarda riconoscibile alivello comunitario.•Operare in modo condiviso ecollaborativo: questo messaggio èindirizzato a istituzioni ed enti localiperché costruiscano delle attive reticollaborative di lavoro, al di là dei confiniistituzionali. Infatti oggi stiamo assistendoalla nascita di una serie di alleanzemetropolitane ad esempio fra Stoccolma,San Pietroburgo e Varsavia, tra le cittàdelle Fiandre e Parigi, ecc…Per effetto di queste politiche8 Milanoassisterà al sovrapporsi di tre onde lunghedi rinnovo tecnologico, destinate atrasformarla in modo radicale:• le nuove telecomunicazioni, che tendonoad incrementare le relazioni immaterialisostituendole in misura crescente a quellefisiche9;• lo sfruttamento di fonti energetiche

riproducibili, per far fronte alla crescentescarsità delle fonti irriproducibili;• la ricostruzione della mappa genetica, cheapre la possibilità alla ricombinazionebiologica degli elementi, e, quindi, allapossibilità infinita di progettare nuovimateriali.Queste tre ondate spingono versol’accelerazione dei processi diurbanizzazione e l’esaltazione dei valoridella densità (abitativa, dei saperi,tecnologica, delle povertà, ecc….), mentrela miniaturizzazione e l’immaterialemodificano le regole di prossimità e dispazio. Tali fenomeni contribuiscono agenerare nuove forme di urbanizzazione,sostenibili e ubique, a favoredell’integrazione e della coesione sociale. Questo implica sperimentare sistemi direlazioni basati su: approccio collaborativo,riduzione delle asimmetrie, evoluzione delconcetto di leadership. Queste relazionisono possibili grazie alla realizzazione di

reti euroasiatiche di TLC ad alta capacità,che permettono di accedere in tempo realea sistemi di conoscenza sempre più vasti.Inoltre, la possibilità di dialogare in temporeale riduce la distanza fra chi detiene ilsapere e quelli che un tempo ne eranofruitori passivi; ciò modifica le relazioni frauomini ma anche il significato degli spaziurbani, che diventano catalizzatori di nuoverelazioni (es. gli ambulatori/pronto soccorsoche si stanno spostando dagliospedali alle stazioni della metropolitana,agli ipermercati, ecc.).Il sostanziale modificarsi del sistema direlazioni apre l’opportunità a profondicambiamenti nei modelli organizzativi,specie delle comunità locali, ispirati almodello della piattaforma integrata, giàsperimentato dall’UE per l’economia e ilsapere, con lo scopo di costruire una fittarete di relazioni destinate a coinvolgere lageneralità dei portatori di interessi,favorendo politiche di sussidiarietà frasoggetti deboli e forti.

Una metropoli post carbonIl Piano di Governo del Territorio non ha unametrica: propone alcune quantità (i volumi,la superficie di verde, e così via), ma inmodo assolutamente disgiuntodall’interdipendenza fra queste quantità e ladisponibilità di risorse. In sintesi, è un pianodi poca raffinata promozione fondiariaassolutamente non responsabile (secondola definizione di Roengen) rispetto alladisponibilità di risorse e alle preferenzedelle risorse umane.In sostanza, è un piano che non sipreoccupa di rispettare le scadenze delleConvenzioni internazionali e di rientrarenegli obiettivi di qualità che definisce l’UE(consumi degli edifici, qualità dei materiali,produzione di energia rinnovabile…). È unpiano che non agevola il dialogo con l’euro-asia, dove sul fronte cinese si vannofacendo progressi da gigante verso lacostruzione della città metabolica. Gliurbanisti di casa nostra dovrebberofinalmente abbandonare i tradizionalistandard dialettali (densità, perequazione,ecc.) a favore di standard condivisi suscala internazionale, per inserire Milano inun virtuoso ciclo di sviluppo. Uno degli obiettivi prioritari deve essere lariduzione dell’impronta ecologica dellametropoli lombarda, accelerandol’applicazione delle Convenzioniinternazionali. Attualmente Milano haun’impronta che richiederebbe ladisponibilità di tre pianeti! Ma il rispettodegli standard/obiettivi imposti dalleconvenzioni implica secondo il WuppertalInstitut uno sviluppo a Fattore 10, ossia unariduzione di 5 volte del consumo di risorsenaturali e un aumento di 5 volte dellaproduttività.Il raggiungimento del Fattore 10 implical’applicazione del metodo progettualemetabolico, ossia limitare il prelievo dellerisorse ed eliminare la produzione di rifiuti.Chi pensa di eludere questa onerosa realtàcondanna il sistema al declino (vedi lanorma regionale in applicazione delledirettive UE sul consumo energetico degliedifici).Riduzione dell’impronta e rivoluzionenell’uso delle risorse sono quindi i principiche guidano oggi la progettazionemetropolitana, ma anche le Expo (e pure leOlimpiadi di Londra, come ben sa Ricky

Burdett).In sintesi, per accelerare il rinnovo dellemetropoli occorre dunque:•Rinnovare le infrastrutture, salvaguardare ilpatrimonio fisico e naturale, creare unabase di esportazione che offra prospettiveeconomiche alle imprese e occupazionaliai giovani. Ma soprattutto, occorre crearestrutture che favoriscano lo sviluppo diidee creative: le città crescono grazie allacapacità di sviluppare nuove idee; perquesto deve essere riconvertita la basedel sapere creando strutture agili,pervasive interconnesse, in grado difavorire l’imprenditorialità giovanile.•È fondamentale adeguare logistica esistemi di trasporto. L’Amministrazionecomunale va in controtendenza: sognatunnel pesanti e liquida gli scali ferroviariurbani, anziché destinarli a centri logisticimetropolitani. Il problema restal’aeroporto, strategico specie per iltrasporto merci, vero nodo dei nostrilegami con l’euro-asia.•È urgente rinnovare le reti di TLC peravviare un serio processo didematerializzazione: lungo la nuova viadella seta, le comunicazioni viaggiano a20 Mbps. Che cosa si aspetta adaccelerare il rinnovo di tale infrastrutturafondamentale per la ri-modernizzazionedella città? Grazie alle moderne reti sonopossibili notevoli avanzamenti nei processidi dematerializzazione e, quindi, neiprocessi che portano a sensibiliabbassamenti dell’impronta ecologica.Ma le nuove reti di TLC non contribuisconosolo a migliorare le condizioni ambientali:esse influiscono sostanzialmente sullastruttura fisica e sociale della città,permettono di sviluppare il concetto di“ubiquitous-city” (“u-city” una cittàconnessa in ogni momento con ogni luogo)che si traduce – fra l’altro – in avanzamentinell’erogazione dei servizi sanitari graziealla telemedicina, dei servizi scolastici,grazie all’istruzione continua, della pubblicaamministrazione grazie all’interattività, deiservizi all’economia, del tempo libero, ecosì via.•Programmare l’autoefficienza energetica:se Stoccolma, e in generale le cittànordiche, puntano alla completaeliminazione delle fonti energetiche nonrinnovabili entro il 2050, abbassando leemissioni ben al di là dello standard diKyoto, perché tale obiettivo non deveessere alla portata di Milano? È utilesperimentare l’autosufficienza energeticadi quartiere, così da sviluppare tecnologieleggere ad alta esportabilità ed in sintoniacon la struttura della nostra baseindustriale.•Sviluppare una politica sanitaria e nuoviospedali, caratterizzati da un diversorapporto paziente-medico: il concetto di“ubiquitous city” applicato alla sanitàpermette di sviluppare nuove simmetriefra paziente e medico e di sperimentarenuove strutture “leggere” che permettonodi integrare quartiere e luoghi diconcentrazione della popolazione(supermercati, fermate del metro,…) construtture ospedaliere complesse. •Ogni edificio è un generatore di energia:questo slogan sintetizza la sfidainternazionale nel campo dell’edilizia.Essa richiede regolamenti edilizi moderni,adesione agli standard di valutazioneinternazionali della qualità di progetti e

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realizzazioni, una classe di imprenditoriambiziosi che non si accontentano del“tran tran” locale ma puntano a lavoraresui mercati internazionali. Insomma lasfida dell’edilizia coinvolge tutte la filiere,dalle scuole ai progettisti, agliamministratori, agli imprenditori, aicittadini; un’ottima occasione perl’evoluzione di un sistemache,”impigrendosi” ha dato spazio a mafiedi ogni tipo.•Condivisione, collaborazione,cooperazione: il notevole sforzo di rinnovodella metropoli deve esserecompiutamente ispirato ai principi dellasostenibilità. Per questo il lavoro non puòesaurirsi nel miglioramentodell’ecoefficienza urbana, ma dev’essereispirato al rinnovo dei principi cooperativie garantire a tutti equità e garanzia diaccesso ai beni e servizi. Occorrestimolare le pratiche di condivisione nellesue forme più moderne, e in questecoinvolgere il più ampio spettro diportatori d’interesse.

Earth Summit 2012 - Vision,Cooperation, TransformationL’anno prossimo si terrà a Rio l’EarthSummit che farà un bilancio dei progressiraggiunti rispetto a Rio ‘92, in particolareper quanto riguarda la “Green Economy”.Quale sarà il report del Sindaco di Milano equali gli argomenti del candidato sindaco?L’agenda di Milano post carbon ricordal’utilità della sintonia dello sviluppo dellametropoli con i nuovi flussi, con l’Agenda 21(un mito mai attecchito nella nostraMetropoli, malgrado essa abbia contribuitoa farlo nascere), con gli scopi della “greeneconomy”, con i principi della progettazioneresponsabile; è auspicabile contribuisca allosviluppo virtuoso della nostra metropoli. �

NOTE1 Massimo Cacciari, La città, PazziniStampatore Editore, Villa Verucchio (RN).

2 David M. Nowlan, Jane Jacobs amongthe economists, pubblicato in Max Allen,Ideas that matter: the worlds of Janejacobs, The Ginger Press, pag. 111, 113.

3 Gli appassionati di modernariato delpensiero dell’urbanistica sanno bene chel’esempio virtuoso di pianificazione urbanadel secondo dopoguerra è il piano dellaRanstad, che si basava sul cuore verdecapace di catalizzare le nuove relazionidefinite dalla matrice di sviluppoterritoriale proposta da Tinbergen,raffinata costruzione che meritò il primoNobel per l’economia.

4 Charles Landry, The creative city,Earthscan, London, 2000.

5 Aldo Grasso, Giuseppe Longhi,Riqualificazione urbana: un approcciointegrato, parere al Comitato Economico eSociale Europeo, Bruxelles, 2010.

6 Vedi M. Burger and E. Meijers, Formfollows function? Linking morphologicaland functional polycentricity, inhttp://www.lboro.ac.uk.

7 Idea lanciata dal primo ministro cinese.8 Illustrate nel documento “Un'Europaefficiente nell'impiego delle risorse –Iniziativa guida nell'ambito della strategiaEuropa 2020” comunicato dellaCommissione del 26.1. 2011.

9 Un processo illustrato in: N. Negroponte,Being digital, Alfred A. Knopf Inc, NewYork, 1995.

La storia comincia nel settembre2007. Elon Musk è un ragazzonesudafricano trapiantato nella West

Coast americana che, col traguardo dei 40anni ancora da tagliare, ha già cambiatoInternet creando il sistema di pagamentoonline PayPal, ha dato una scossaall’industria automobilistica mettendo sulmercato la prima vettura sportiva elettrica, laTesla Roadster, e ora sta aggredendo ilbusiness dei voli nello spazio. Come tutti gli imprenditori irrequieti, nel2007 Musk era a corto di soldi. Diciamopure che era sull’orlo della bancarotta. LaRoadster aveva un’ottima tecnologia, maera un prodotto di nicchia, con cui non sipotevano riempire le strade americane:costi altissimi, vendite con il contagocce.Musk pensò di mettere sul mercato quelloche ci stava dentro, le batterie al litio. Volò aStoccarda e le offrì a Herbert Kohler, capodell’ingegneria di Daimler. Kohler erascettico. Ma dopo qualche settimana disilenzio, gli preannunciò una sua visita:poco prima di Natale sarebbe passato dalsuo stabilimento di Palo Alto a vedere cosa

aveva da vendergli. Non c’era un minuto daperdere. Musk andò dal capo dei suoi ingegneri eco-fondatore JB Straubel, assegnandogliuna missione impossibile: costruire unaSmart elettrica in un mese e mezzo. Per luiera irrilevante che al momento Daimler noncommercializzasse la Smart negli Stati Uniti.Bisognava semplicemente trovarne una,portarla lì e attrezzarla con il miglior motoreelettrico che avevano a disposizione,adattandolo alle minuscole dimensioni dellamacchina. Straubel si rimboccò le manichee mandò un amico a comprare una Smart inMessico, rimosse il motore da 83 cavalli e simise al lavoro per rimpiazzarlo, lavorandogiorno e notte. Kohler restò folgorato: laSmart elettrica, silenziosa e potente,conquistò il suo cuore a prima vista. L’annoseguente Daimler firmò una partnershipcon Tesla, comprandone il 10%. Eaffidandole l’elettrificazione delle 1000Smart che ora vengono testate sulle stradedelle città europee. Una di queste è arrivatanel mio cortile a Milano venerdì 4 febbraio ese n’è andata il 14.

L’impressione più sorprendente si manifestaalla partenza. Girata la chiave diaccensione, la Smart è pronta: nessunrumore, nessuna vibrazione sotto i piedi,nessun segnale che annunci l’inizio delviaggio. Per muoversi basta innestare ilcambio in posizione Drive, come inqualsiasi automatica, e premerel’acceleratore, morbidamente. L’auto partecon dolcezza. Sembra un gioco... Ma inrealtà la trazione elettrica ha un bello spuntoe la dolcezza iniziale non deve ingannare: ilmotore è molto reattivo. Ti accorgi dellospunto brillante perché fila via silenziosa inmezzo al traffico. Quando rallenti, sembrache il motore muoia sotto il piede e sispenga, invece basta premere di nuovo ilpedale e riprende immediatamente quota.Notevole l’efficienza dell’impianto frenante,che sfrutta l’accumulo di energia in frenataper ricaricare la batteria, seppurminimamente: potente ma dolce al tempostesso, anche grazie alla leggerezza delmezzo, con una corsa del pedalecortissima. Nei dieci giorni di prova, la “Smartina” ha

TUTTA MIA LA CITTÀ...

di Elena ComelliGiornalista, collaboratore di quotidiani e periodici

Dopo aver inventato il sistema di pagamento PayPal, ElonMusk vuole rivoluzionare il settore automobilistico mettendosul mercato la prima vettura sportiva elettrica.

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fatto solo percorsi urbani e si è rivelata unacittadina modello: pulita, silenziosa,rispettosa dei divieti di velocità (non puòandare a più di 100 all’ora) e perfettamenteadeguata ai percorsi limitati tipici delcontesto urbano. L’autonomia a caricacompleta (8 ore di tempo) è di 135chilometri e le batterie agli ioni di litiopossono anche essere ricaricateparzialmente, magari solo per 2 ore,garantendo circa 40 chilometri diautonomia. Per chi abita in centro, con unaricarica notturna si può andare avantidiversi giorni. Meglio comunque nonarrivare a ridosso dello zero, perché poisubentra l’ansia da libertà vigilata: sicomincia a temere gli imprevisti, ledeviazioni, gli ingorghi. Bassi, in ogni caso,i costi di esercizio: per percorrere uncentinaio di chilometri, i costi di ricarica siaggirano sui 2 euro. Minori anche i costi dimanutenzione, vista la semplicità delmotore. Al momento, la Smart elettrica nonsi può comprare e la produzione in seriepartirà dal 2012. Per i primi cento esemplaripilota, in Italia è stata scelta la formula delnoleggio: il contratto è biennale e prevedeun canone mensile di 400 euro più Iva (cioè480 euro), comprendente anche lacopertura assicurativa, la manutenzione,l’auto sostitutiva e la garanzia di 48 mesi. Un veicolo come questo (ma anche lapiccola Renault Twizy, la Bluecar diPininfarina o le altre piccole elettriche inarrivo) s’inserisce perfettamente nella nuovaconcezione urbana che si va formando:non sono più gli spazi da coprire, ma itempi di spostamento a segnare i confinidella città. Tutti gli spostamenti che siriescono a fare nel giro di 45 minuti sonosopportabili in un contesto urbano. Oltre,siamo in periferia. Per includere territorisempre più vasti, quindi, basta integrare inmodo efficiente le infrastrutture di lungatratta, dalla metropolitana alla ferroviasuburbana, con il primo e l’ultimo miglio. Sein corrispondenza delle fermate delle lineepesanti nascessero delle eco-stazioni, incui i cittadini trovano veicoli elettrici anoleggio, le piccole auto elettrichepotrebbero diventare mezzi pubbliciindividuali. Altre eco-stazioni andrebberodistribuite nel territorio urbano secondo unaseria analisi della domanda di mobilità, cosìda bilanciare le richieste degli utenti egarantire sempre a chiunque lo desideri ladisponibilità di un mezzo. Considerandoche saremo 9 miliardi nel 2050, all’80%concentrati nelle città (già oggi oltre il 50%della popolazione mondiale è urbana), eche il 60% dei guidatori europei percorremeno di 30 chilometri al giorno e più del90% non supera i 100 chilometri, ilpotenziale teorico di sostituzione dei veicoliconvenzionali con veicoli elettrici risultaconsiderevole. Per adesso, però, a Milano siamo ancoramolto lontani da questa concezione. Lefamose 200 colonnine di ricarica promessedal sindaco Letizia Moratti entro il 2010nell’ambito del progetto e-Moving non sonostate ancora installate. Restano le vecchie,gloriose venti colonnine, installate nellontano 2006 in alcuni punti strategici, daLinate alla Stazione Centrale, da largoRichini a piazza Cadorna. A parte queste,ormai un po’ obsolete, per chi gira conun’auto elettrica a corto di batteria restasolo una risorsa: tornare a casa e attaccarsialla presa in cortile. �

Alcentro di qualsiasi riflessionesulle “smart cities” di oggi e didomani, sta sempre ecomunque il tema della

mobilità, individuale e collettiva. La qualitàdell’ambiente urbano è strettamentecorrelata alla rapidità ed efficienza deglispostamenti in città, alla “smart urbanmobility”. E non parliamo di “mobilitàvirtuale” (leggi: “telepresence”), che si starivelando uno dei falsi miti dell’era delletelecomunicazioni. Una città è anzitutto unluogo d’incontro fisico, così caparbiamentericercato da generare ingorghi mostruosi,megalopoli tentacolari dove si concentranodecine di milioni di abitanti. E le Tlc –soprattutto quelle mobili – possonosicuramente agevolare gli spostamenti dellepersone, ma non certo sostituirli.Il nodo centrale della questione, inutilenascondercelo, è l’automobile, protagonistaassoluta, nel bene e nel male, di un secolodi progresso dell’Italia in movimento; unsecolo di crescita industriale e degradourbano fra loro strettamente conseguenti.L’Italia ha oggi l’indice di motorizzazione piùalto del mondo dopo gli Usa, frutto di unosviluppo “modello Fiat” che metteva l’autoal centro. E il fatto più grave è che conl’eccezione di poche città (fra cui Milano)l’impiego dell’auto continua ancora acrescere, mentre quello del trasportopubblico si riduce. Così le città si intasanosempre più di autovetture.Alcuni ritengono che il problema dellosmaltimento dei flussi di traffico si possarisolvere costruendo più strade e autostrade,o allargando quelle esistenti, o costruendopiù metropolitane. Ma l’esperienza dimostrache non è così semplice. Un recenterapporto della Banca mondiale indica che ladensità della rete autostradale dell’India(0,66) è simile a quella degli Stati Uniti (0,65)e molto maggiore di quella della Cina (0,16)o del Brasile (0,20). Tuttavia, nonostante imassicci investimenti fatti per potenziare larete delle metropolitane nelle grandi città diDelhi, Bangalore, Chennai, Mumbai andKolkata, la situazione del traffico stradale edei trasporti urbani in India resta tra lepeggiori al mondo, sia in termini di sicurezzache di inquinamento e velocità dipercorrenza. L’efficienza di un sistema ditrasporti urbani è frutto di un’alchimiacomplessa, fatta di incroci e coincidenzeche richiedono prevedibilità e rigorosapianificazione dei flussi di traffico, rispetto

dei tempi e puntualità degli arrivi e partenze,capillari reti di comunicazione, e viadicendo…E allora, come innovare i sistemi dellamobilità urbana? Molte amministrazionicittadine, anche in Italia, sono convinte chela sola cura possibile consista nel“penalizzare” l’automobile. Si dice che unuso razionale dello spazio urbano (perdefinizione scarso) impone di assumerescelte draconiane. Ed è vero che oggi lamaggior parte dell’asfalto pubblico cittadinoè occupato da auto in movimento o insosta, cioè viene sostanzialmente utilizzatoa scopo privato. La decisione di privilegiaregli spazi dedicati a pedoni, spazi verdi,ciclisti e mezzi pubblici, apparedifficilmente contestabile. Ma resta il fattoche senza una trasformazione urbanacomplessiva, senza un uso intelligente dellenuove tecnologie di comunicazione, tutto siriduce a disincentivare l’uso dell’auto contariffe e balzelli vari (legati alla sosta o agliaccessi) e moltiplicare le multe agliautomobilisti, senza tuttavia offrirealternative di trasporto valide.

Lʼintelligenza vince il trafficoSe questa è la strada scelta da Milano, inaltre città si cerca piuttosto di ridurrecongestione e inquinamento “immettendointelligenza” a dosi massicce nel sistema(già esistente) di gestione del traffico. Conrisultati non trascurabili. A Stoccolma unsistema di “smart traffic control” innovativoha permesso di eliminare il 20 per centodegli ingorghi e snellire i flussi, riducendo leemissioni delle auto in città del 12 percento. A Londra una soluzione simile hariportato il volume di traffico nelle areecentrali della metropoli ai livelli di metà anniOttanta. Mentre a Singapore un sosfisticatosistema d’intelligenza artificiale (ITS –“Intelligent Transport System”) è già ingrado di prevenire (con un’accuratezza del90 per cento) il formarsi di code orallentamenti nelle principali arteriecittadine, variando la durata dei semafori.In Italia, invece, la situazione non fa chepeggiorare, come denuncia un recenterapporto della Fondazione Legambiente-Innovazione1 : eravamo a 501 autovettureogni 1.000 abitanti nel 1991, oggi siamooltre quota 600. In tutto il mondo cisuperano solo Stati Uniti (760),Lussemburgo (659), Malesia (640) eAustralia (610), mentre la media Europea

dei 27 paesi dell’Unione si attesta a 463.Soltanto nei centri delle principali areemetropolitane del Paese si intravede unaprima inversione di tendenza. Il Comune diMilano dal 1990 ad oggi ha perso 185 milaautomobili (e solo 58 mila abitanti), Firenze48 mila, Bologna 42 mila. Roma è ancorastabile come auto circolanti, ma calano lenuove immatricolazioni (- 4,5% nell’ultimodecennio). La domanda di mobilità stacambiando e l’automobile non è più,sempre e comunque, la rispostaprivilegiata, ma al contrario quella checostringe i cittadini “all’autoimmobilismo”,come lo definisce Legambiente.“Ci sono dunque molte buone ragioni peranticipare i tempi e cominciare a governarei processi di cambiamento in atto, anzichésubirne le conseguenze negative”, sostieneil rapporto già citato, facendo notare che“tasso di motorizzazione e reddito procapite non sono tra loro direttamentecorrelati, anzi la correlazione è talvoltainversa: Copenhagen, Amsterdam e Londracon PIL pro capite rispettivamente del 17%,47% e 105% superiori a quello di Roma,hanno tassi di motorizzazione inferioririspettivamente del 180%, 46% e 110%”.A sorpresa, uno dei centri città con il piùbasso tasso di motorizzazione del mondo èManhattan: 13 auto ogni 100 abitanti, pocopiù che a Pechino (dove però il tasso dimotorizzazione si sta impennando). E lapercentuale tende ancora a diminuire, siaper l’alta densità abitativa e l’edificazionecompatta, sia per la disincentivazionecostante all’uso dell’auto; cosicché oggisolo una minoranza di residenti utilizzal’auto privata, mentre la grandemaggioranza preferisce muoversi a piedi, intaxi, in bici o con i mezzi pubblici.

Un approccio “customer-centric”Le tecnologie messe a disposizione deicontrollori del traffico hanno subìto in questiultimi anni un notevole miglioramento. Isistemi di rilevazione dati in tempo realemediante sensori su strada, “tag” a radiofrequenza e sistemi di geoposizionamento,permettono oggi di prevedere con grandeprecisione gli sviluppi del traffico a livellolocale, e di intervenire tempestivamente siasul sistema semaforico, sia con segnalazionitempestive agli automobilisti su cartelloniluminosi oppure via radio, GPS e in alcunicasi persino via cellulare, suggerendoopportune variazioni di percorso.

PENDOLARI CONDANNATI “ALL’AUTOIMMOBILISMO”

di Fabio MagrinoDirettore responsabile

Perché la “smart urban mobility” è lʼingrediente principaledella “città intelligente” del futuro.

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Fiat (citato nel volume di Argante a pag. 96):“Dal punto di vista dei gestori delleinfrastrutture e dei regolatori della mobilitàurbana, il controllo completo dei flussi ditraffico richiede l’installazione sul territorio diuna rete sensoriale molto capillare. I costi ditale rete potrebbero però essere ridottiutilizzando i dati acquisiti dai veicoli etrasmessi a un centro di controllo. Peraumentare la sicurezza stradale e l’efficienzadei trasporti con una ripartizione bilanciatadei costi e della complessità sistemica,occorre passare dal concetto di veicolointelligente autonomo a quello di sistemicooperativi intelligenti… Relativamente alveicolo telematico, l’Italia è all’avanguardiatra i costruttori a livello mondiale”.

Reti in movimentoMentre gli urbanisti vagheggiano un futuro“car free” popolato di città “a misurad’uomo”, senz’auto né inquinamento, losviluppo dei nuovi paesi emergentiprocede a tutta velocità in direzioneopposta. Si calcola che entro il 2015 unmiliardo e mezzo di persone vivranno inagglomerati con più di un milione diabitanti. Questo processo di“addensamento” metropolitano non è peròaccompagnato da un’adeguatapianificazione dei percorsi, delle reti e deiservizi necessari alla popolazione, né dauno sviluppo parallelo dei sistemi ditrasporto. Istanbul, città europea a tutti glieffetti con 23 milioni di abitanti, possiedeuna sola linea metropolitana lunga 8chilometri, con appena sei stazioni. SanPaolo del Brasile (20 milioni) non haneppure quella, ma in compenso vieneinvasa quotidianamente da 6 milioni diautomobili. Per non parlare delle cittàafricane ed asiatiche dove il trasportopubblico è pressoché inesistente. Che cosa può dunque fare l’ITS perrendere più “vivibili” queste situazioni?Innanzitutto, arginare il caos sulle retiesistenti. Le reti di trasporto fisico sonosempre più intrecciate con le reti ditrasmissione di informazioni. Inun’economia dove la produzione di benimateriali e quella di servizi immateriali sonocrescentemente interdipendenti – comedimostra, per inciso, anche la crisi in atto –le reti di qualsiasi natura (viaria, idrica,

Tuttavia alcune applicazioni più avanzatehanno dimostrato che un sistema ditrasporto intelligente può fare ben di piùche aiutare i controllori del traffico a gestirevia software i flussi e le situazioni diemergenza. L’ITS può offrire un contributodecisivo in fase di pianificazione strategicae di ottimizzazione della rete dei trasporticittadini. Si tratta di analizzare le sceltedegli utenti dei mezzi di trasferimentoadottando un approccio di tipo “customer-centric”, in modo da “orientare” lepreferenze verso il mezzo più idoneo infunzione del percorso prescelto, del costo,del tempo e del valore percepito di quelladeterminata soluzione.Le metropoli più avanzate usano questesofisticate tecnologie per elaboraresoluzioni ITS studiate su misura persoddisfare le esigenze di trasferimento deipendolari e degli utenti più decentrati,costretti a cambiare diversi mezzi ditrasporto per raggiungere il posto di lavoroo la propria abitazione. Ci sono dunqueampi margini di miglioramento in questosettore che in Italia non vengono sfruttati,anche per via della frammentazione delterritorio (oltre 8.000 comuni) e dello scarsocoordinamento tra i vari soggetti politici edamministrativi che vi insistono.Scrive a questo proposito Enzo Argante,autore di L’auto che sarà (editore EGEA,Milano, febbraio 2010): “Basta fermarsi aguardare il traffico in una giornata qualsiasiall’angolo di un incrocio importante [aMilano o a Roma, ndr]. Vedremo passareautobus, tram, riconosceremo il segnaledella metro, e poi ciclisti da “bike sharing”,motorini e oggetti vari non identificati maelettrici. E ovviamente le auto private. Tantimodi di spostarsi da un punto all’altrosenza coordinamento, ottimizzazione,neanche un minimo nesso diconsequenzialità, tutto lasciato al caso ealla perspicacia del cittadino. Basterebbeacquisire le informazioni giuste, elaborarlenella maniera dovuta, per ottenere risultatiche potrebbero essere anche sorprendentied entrare nella dimensione ITS”.In realtà la costruzione di una rete ITSefficiente richiede investimenti e capacità digestione piuttosto robusti. Come sostieneNevio Di Giusto, ingegnere aeronautico eamministratore delegato del Centro ricerche

CONTROLUCE

Nella città del futuro ci sarannosensori “smartdust” distribuiticapillarmente intorno a edifici,snodi di traffico, ingressi euscite dalla città che

consentano di governare le variabili piùdisparate, dalle polveri sottili PM10 cheoggi tanto ci tormentano, agli ingorghi, allecalamità naturali, ecc. Naturalmentemonitorare non è governare e una voltaottenute informazioni capillari cidovrebbero essere strumenti rapidi diintervento. Qualcuno ipotizza che nonsarebbe necessaria un’intelligenzaconcentrata in una specie di superconsole,ma distribuita attraverso la cosiddetta“Internet degli oggetti”. In altre parole ilsensore dell’ingorgo dirotterebbe il trafficopilotando semafori intelligenti, il sensoredelle polveri sottili azionerebbedirettamente gli Ecopass per sospendereaddirittura gli accessi alla città.“I have a dream”, si dovrebbe dire, cose difantascienza o da Palo Alto. Qui invece ilpalo è basso e ad esempio a Milano l’11 e12 febbraio sono intervenute Parigi,Bruxelles, Barcellona per discutere conl’amministrazione e le associazioni milanesidi sostenibilità urbana, di ambiente, dirisparmio energetico: grandi temi affrontatiper ora con piccoli mezzi, in città in cui iltrasporto pubblico è tuttora in parteinquinante, in cui gli strumenti tipoEcopass sono contestati da alcunecategorie di cittadini a scapito della totalitàdei cittadini stessi, in cui non c’è ancoraun’interdizione assoluta sul riscaldamentoa gasolio, in cui sono messi continuamentein discussione gli incentivi esistenti per ilrisparmio energetico nelle vecchieabitazioni. Sto parlando dell’Italia. Altrovequalcosa di più si è fatto, ma siamo ancoralontani dalle “smartdust networks”. Per orasiamo nel sogno: più “stardust” che“smartdust”, ricordando una canzone deglianni ‘50.

Franco Morgantieditorialista e consulente

energetica, di telecomunicazioni, ecc.)tendono a convergere in cerca di sinergiesempre nuove. L’obiettivo è assicurarevantaggi competitivi in termini di costi,affidabilità, sicurezza ed efficienza nellamovimentazione delle persone e nellafornitura di beni e servizi. Questo trend puòdar luogo a interdipendenze strutturali avolte sorprendenti, e rappresentacertamente uno dei nodi chiave delprocesso di globalizzazione.La Commissione di Bruxelles ha benchiaro che la sostenibilità di una UEallargata a 30 e più membri dipende inlarga parte dall’efficienza dellecomunicazioni e degliapprovvigionamenti. Ma c’è ancora moltoda fare per ammodernare le infrastrutture,rendere più efficiente l’intermodalità, eridurre sprechi, inquinamento e pericolilegati prevalentemente al trasporto mercisu strada. Nel trasporto passeggeri, sono soprattuttole varie soluzioni di pagamento“contactless” a far risparmiare tempo epersonale, aumentando la rapidità el’efficienza delle riscossioni di biglietti,pedaggi e tariffe di parcheggio, e diconseguenza incrementando l’utilizzo deimezzi pubblici da parte della cittadinanza(a Londra meno del 3% dei biglietti sumetrò e autobus vengono ancora acquistaticon denaro contante).Ma gli esperti di “supply chain” mettono inguardia le aziende: per ottenere attraversola tecnologia ICT concreti vantaggi intermini di risparmio, “timing” e qualità delservizio al cliente, la parola chiave è“integrazione”. La soluzione ITS è davveroefficace solo a condizione che sia diffusa eintegrata fra tutti i partner della catenalogistica, applicata “end-to-end” conprocedure uniformi, in grado di rilevare datiomogenei e affidabili in modo ordinato epreciso lungo tutta la filiera. �

NOTE1 Costruire città senz’auto - Dallamonocultura dell’auto alla multimobilità:viaggio nella città post-automobilistica.Una proposta per l’EXPO 2015,Fondazione Legambiente Innovazione.(upload.legambiente.org/mostragreenlife.org/docs/dossier_noauto.pdf).

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Questo contributo a firma di CarloVolpe è pubblicato su “GARR News”alla pagina web:http://www.garr.it/stampaGARR/newsletter.php

Dalmondo dell’università edella ricerca nasconospesso soluzionitecnologicamente

innovative che anticipano nel tempo ciòche avviene nel settore dell’ICT. Èl’esempio di eduroam, il servizio attivo dal2003 che garantisce un accesso sicuro egratuito alle reti wireless a tutti i docenti,studenti, ricercatori in Europa e nel mondoe che permette loro di utilizzare unaconnessione ad Internet, ovunque essi sitrovino, attraverso le stesse credenzialiutilizzate nel proprio posto abituale dilavoro. Il vantaggio è nell’approcciofederato che permette di coniugare lasicurezza con la semplicità di utilizzo.Il tema del wi-fi è particolarmente caldo inquesto periodo in Italia e si fa un granparlare, soprattutto negli ultimi mesi,dell’abrogazione del decreto Pisanu, cheregola l’identificazione degli utentiwireless, e della promessa del Governoitaliano di rivedere questa normativa chedal 2005 ad oggi è stata rinnovata

regolarmente ogni anno. Non è ancorachiaro quando e in che modo leconnessioni wi-fi saranno rese piùsemplici e senza obblighi onerosi sia per ifornitori che per gli utenti. Mancano infattiancora i dettagli sulle nuove norme disicurezza che verranno introdotte, tuttaviaè facile immaginare che potranno essercidei benefici soprattutto per quei locali espazi pubblici (bar, negozi, stazioni, ecc.)che finora hanno visto ostacolatal’opportunità di offrire libera connettivitàalle reti wireless. Ma cosa cambia per leuniversità o i centri di ricerca, leaccademie, le biblioteche o i conservatori,insomma tutti gli istituti dove si fa ricerca,didattica o si produce cultura?Probabilmente nulla. Infatti in quasi tuttiquesti istituti sono già oggi attive reti wi-fidi campus messe a disposizione delproprio personale, degli studenti, deiricercatori che vi accedono attraversodelle credenziali rilasciatedall’organizzazione, la quale sceglie ilmetodo che ritiene più opportuno perregistrare ed identificare i propri utenti. La procedura deve essere svoltainevitabilmente anche per tutti gli “ospiti”che, per motivi di studio o lavoro, visitanola sede occasionalmente, magari perperiodi molto brevi, e a volte può esseredispendiosa in termini di tempo e di lavoroamministrativo. La nuova normativa quindipotrebbe rendere più facile la vita perquesti utenti che hanno bisogno diaccessi temporanei? La risposta è no,perché per semplificare questeprocedure, rendere più sicura la gestionedelle identità e quindi favorirecomplessivamente gli scambi e lecollaborazioni a livello internazionale, ènato già sette anni fa un servizio mondialedi supporto alla mobilità degli utentidedicato alla comunità dell’università edella ricerca. Si chiama eduroam ed è ilfrutto di una collaborazione su larga scalache ha coinvolto centinaia di istituzioniche hanno scelto di gestire gli accessi deipropri utenti attraverso unaconfederazione basata sull’adozione distandard comuni. Eduroam gestisce l’accesso degli utenti inmodo collaborativo attraverso due fasi:nella prima (autenticazione) l’utente vieneidentificato dalla propria organizzazione diappartenenza; nella seconda fase(autorizzazione), viene autorizzatodall’organizzazione ospitante ad entrare

nella propria rete. In questo modol’organizzazione ospitante svolgerà unasola fase di questo processo senzadoversi preoccupare di raccogliereinformazioni e documenti per verificarel’identità dell’utente. La gestione federatadegli accessi consente appunto di fidarsidelle altre organizzazioni che fanno partedella federazione e di rendere più agevolela vita sia ai ricercatori che agliamministratori. Per gli utenti finali ilsistema è totalmente trasparente, non c’èbisogno di configurazioni particolari: bastascegliere “eduroam” tra le reti wirelessdisponibili nel luogo dove ci si trova ecollegarsi con il metodo che si utilizzaquotidianamente quando si è nella propriasede. Con pochi click si è liberi di esserein rete ovunque nel mondo: eduroam,infatti, è attivo in circa 40 paesi su tutto ilterritorio europeo, negli Stati Uniti, inCanada, in Australia, in Cina, in Giapponee in altri paesi della regione asiatica delPacifico. La sicurezza inoltre èperfettamente garantita perché solo lepersone identificate da un’organizzazionedella comunità della ricerca possonoaccedere alla rete e i loro dati restano adisposizione per i casi in cui venganorichiesti dei controlli o delle verifiche sulcorretto uso della rete o su eventualiviolazioni delle norme. Allo stesso tempo, idati e i documenti personali non viaggianodi organizzazione in organizzazione marestano nella propria home organizationgarantendo così una maggiore protezioneanche per gli utenti che si trovano aviaggiare spesso.

Come funziona eduroamEduroam è un sistema di autenticazionefederato, ovvero si basa su un passaggiodi informazioni a livello gerarchico (locale,nazionale e internazionale), tramite unarete di server RADIUS collegati fra loro.Ogni utente che si connette ad eduroamviene associato ad un realm ovvero unsuffisso che identifica l’appartenenza aduna determinata organizzazione,generalmente viene usato lo stessodominio che segue la “@” nell’indirizzo diposta elettronica (...@ garr.it, [email protected],[email protected]). In questo modo, per ilserver che riceve la richiesta diconnessione (server ospitante), è piuttostosemplice, tramite un collegamentoprotetto (tunnel EAP), inviare l’identificativoal server dell’istituto di appartenenza

HOME SWEET EDUROAM®

di Carlo VolpeConsortium GARR

Navigare con un solo click nelle reti WiFi di campus elaboratori di tutto il mondo. Grazie a eduroam e alla gestionefederata delle identità digitali.

dell’utente che può verificare se questiabbia diritto o no all’accesso. In caso dirisposta positiva viene avviata laconnessione. Ovviamente l’utente non siaccorge minimamente di tutta questaprocedura, per lui è sufficiente accendereil computer e selezionare il nome eduroamtra le reti wireless disponibili. Laconfigurazione del client viene eseguitacon pochi passaggi e va effettuatasoltanto la prima volta.

Sicurezza e semplicitàL’identificazione della persona che effettuail collegamento ad Internet è uno deiproblemi principali legati alla sicurezzainformatica. “Eduroam risolve questadifficoltà distribuendo la gestione delleutenze rendendo così superflua larichiesta di un documento di identità daparte della struttura ospitante” affermaLorenzo Puccio, riferimento tecnico dellafederazione italiana eduroam. “Lasicurezza di eduroam è superiore a quelladei normali hotspot commerciali ed ègarantita dagli standard di crittografia e diautenticazione adottati, che sono i migliorioggi in circolazione. Il servizio si basa suuna rete di server RADIUS che utilizzanolo standard IEEE 802.1x. L’uso delprotocollo EAP (Extensible AuthenticationProtocol) inoltre permette di scegliere tradiversi metodi di autenticazione.L’assenza di un “captive portal” doveinserire le credenziali per l’accesso allarete rende più sicura la protezione dei datipersonali perché questi risiedono solopresso la propria organizzazione e nondevono essere inseriti in siti esterni”.

Eduroam è un servizio gratuitoEduroam è un servizio completamentegratuito messo a disposizione di tutte leorganizzazioni del mondo dell’università edella ricerca collegate alla rete GARR inItalia e alle altre reti della ricerca nazionalinel resto del mondo. Per le organizzazioniche vogliano utilizzare eduroam, larichiesta di adesione alla federazione èpiuttosto semplice. Dal punto di vistaformale è sufficiente compilare un unicomodulo di una sola pagina scaricabile dalsito www.eduroam.it ed inviarlo al GARRcon la firma del Rettore, Direttore o un suodelegato. Dal punto di vista tecnico ènecessario che l’organizzazione possiedaun sistema di gestione delle identità checonsenta di conservare tutti i dati (identitàdigitali) dei propri utenti. Occorre inoltredisporre di un server RADIUS econfigurare la rete locale wireless inconformità con i requisiti di eduroam. Tuttala parte di setup, in ogni caso, vienesvolta in collaborazione con GARR, chemette a disposizione le propriecompetenze per aiutare i nuovi aderenti eseguirli passo passo fino alla completaoperatività.

La diffusione di eduroamIl servizio eduroam è molto diffuso inEuropa e, se si considera che in paesicome la Francia, la Gran Bretagna,l’Olanda ma anche la Repubblica Ceca ola Polonia sono più di trecento gli istitutiche ne fanno parte, si nota come in Italia,invece, l’attenzione verso il servizio abbiasubito un certo ritardo anche se, comespiega Claudio Allocchio, coordinatore deiservizi di security della rete della ricerca

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paneuropea GÉANT, è in atto un notevoletrend di crescita. “Oggi nel nostro paesesono quasi 50 gli enti che utilizzanoeduroam e il numero è in forte aumentorispetto agli anni precedenti. Stiamorecuperando lo svantaggio accumulato acausa di alcune preoccupazioni circa lanormativa sul wi-fi in vigore solo in Italia.Le università e i centri di ricercafinalmente si stanno rendendo conto cheeduroam è un sistema sicuro e in lineacon quanto dettato dal decreto Pisanu eche le paure sono ingiustificate D’altraparte anche a livello ministeriale c’è unagrande attenzione verso l’autenticazionefederata, che rappresenta un sistemaintegrato sicuro e in grado di far interagirefra di loro differenti sistemi IT. Attualmentel’adesione in blocco dell’intero panoramauniversitario italiano alla federazioneeduroam e alla federazione IDEM,entrambe coordinate da GARR, è allostudio del gruppo di lavoro dedicato aquesto aspetto nell’ambito del programmaICT4University del Dipartimento per ladigitalizzazione della pubblicaamministrazione e l’innovazionetecnologica”. �

NOTA eduroam® (Education Roaming) è unmarchio registrato di TERENA,l’associazione trans-europea di entiaccademici e di ricerca che comprende lereti della ricerca di 38 paesi. Eduroam èuna confederazione tra le variecomponenti nazionali. In Italia, lafederazione italiana eduroam è coordinatada GARR che la rappresenta presso lealtre federazioni e confederazioni.

Per saperne di piùwww.eduroam.it www.eduroam.org http://www.youtube.com/watch?v=TVCmcMZS3uA

Itwas the best of times; it was theworst of times. A decade ago thescience fiction author David Brinpublished the Transparent

Society1. It was his tale of two cities, set 20years in the future. Brin had a vision, (orrather he had two). He had foreseen, moreclearly than most, the coming ubiquity of a“surveillance society” and he posited twovery polarised outcomes. Brin decided topose the reader a straight choice: which ofthese two outcomes do you want?

Brin told of two cities twenty years hence.From a distance both cities look very alike.Both, he said, would contain “dazzlingtechnological marvels”, both would “sufferfamiliar urban quandaries of frustration anddecay”. They would both be thoroughlymodern; they would both be suffering fromurban decay. They could be Rotterdam orVancouver; Taipei or Istanbul. The preciselocation didn’t really matter. But what didmatter would be that visitors to these future

cities would notice something starkly similarabout both: street crime would beconspicuous by its absence. It would haveall but vanished. Because peering downfrom “every lamppost, rooftop, and streetsign”, tiny cameras “panning left and right”would stand sentinel over the futureinhabitants of both our cities, “surveyingtraffic and pedestrians, observingeverything in open view”. But there the similarities ended. For CityNumber One – The City of Control - was acity of our nightmares, torn from the darkerpages of Orwell’s 1984 and Zamyatin’s We.It is a place where “myriad cameras reporttheir urban scenes straight to PoliceCentral, where security officers usesophisticated image processors to scan forinfractions against the public order – orperhaps against an established way ofthought”. In this city of glass, Brin warned,citizens walk the streets aware that “anyword or deed may be noted by agents ofsome mysterious bureau”. But Brin also painted another city. This citywould be as transparent as glass; here toothe cameras remain, “perched on everyvantage point”, but a subtle differenceliberates these citizens from theaforementioned City of Control. Here thesilent sentries do not signal straight back tothe secret police, rather “each and everycitizen of this metropolis can lift his or herwristwatch/TV and call up images from anycamera in town. Here, a late-evening strollerchecks to make sure no one lurks beyondthe corner (s)he is about to turn. Over there,a tardy young man dials to see if his dinnerdate still waits for him by the city hallfountain. A block away, an anxious parentscans the area and finds what way her childhas wandered off. Over by the mall, ateenage shoplifter is taken into custodygingerly, with minute attention to ritual andrights, because the arresting officer knowsthe entire process is being scrutinized byuntold numbers who watch intently, lest hisneutral professionalism lapse”. But that’s not the only difference in Brin’stale of two cities. Privacy has also beenbetter maintained and thought through.Micro-cameras (think cameraphones), sobeloved by our citizens in public places arebanned from many places indoors (but notinside police headquarters). This is a citybuilt more on trust than control. Brin’s future cities were very different; thebeauty of the piece was that it presented apair of contrasting ways of life representing

“completely opposite relationships betweencitizens and their civic guardians”. A decade on from Brin’s vision which citydo you think the world has chosen? Thecity of control or the city of trust? Theanswer, probably, is a bit of both. Both ofBrin’s visions have entered the fabric ofour daily lives in a decade where CCTV(closed-circuit television) and camera-phones became commonplaceitems,where each has become moreprevalent in cities across the world.Indeed both visions of the future aredoomed to failure as all such visions are.Like all prophetic works, they tell us moreabout the time they were written in thanthe time they attempt to predict. The worldas ever moves on and even the mostperceptive prophet cannot see what isaround the corner. But what if we were to reboot Brin’s visionfor today, for 2008; to paint our visions ofthe city of control and the city of trust? Whatwould we see? In our view of cities twentyyears hence we see two cities that from adistance look very much alike. Both arethoroughly modern, both suffer urbandecay, both are transparent as if made ofquartz. But the thing that so disturbed Brina decade ago – the ubiquity of cameras – isno longer the defining technology of ourcities. Indeed, to a lesser or greater extentthey could have even been renderedirrelevant by a range of succeeding andmore sophisticated technologies. In our future cities – twenty years hence -much subtler technologies now lay in theirplace. For instead of a nest of cameras atopeach lamppost, lies a near invisible networkof wireless frequencies where almost anyobject and space can be located andmonitored, found and logged as easily asan item on eBay or the price of a flight oneasyJet. Our two cities are tied together like an“internet of things”. They are places wherethe urban infrastructure is embedded with asophisticated network of traceable items.They are places where consumer goodsare assigned IP addresses, just as webpages are today. And like Brin’s TransparentSociety, our future cities of glass could goone of two ways. So ask yourself, which one would you want?So let us consider the City of Control: it is aplace where the deployment of radiofrequency identification tags (RFID) havebecome not just commonplace butubiquitous. Objects, spaces and, yes, even

FORWARD: A TALE OF TWO CITIES

di Sean DodsonTeaching journalism and writing for the Guardian

A decade on from Brinʼs vision which city do you think theworld has chosen? The city of control or the city of trust? Theanswer, probably, is a bit of both.

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see further deploymentof information technology intoour daily lives. For Weiser the

future of information technologywas as utility, something that wenton in the background like gas andelectricity2. The difference between Brin’s vision

and ours is the visibility of the tools ofour future surveillance. Ubiquitouscomputing (often referred to as ubicomp)describes a set of processes whereinformation technology has been thoroughlyintegrated into everyday objects andactivities: to such an extent that the user isoften oblivious to doing so. Ubicomp isn’t just part of our cities of thefuture. Its devices and services are alreadyhere. Think of the use of prepaid smartcards for use of public transport or the tagsdisplayed in our cars to help regulatecongestion charge pricing or the way inwhich corporations track and move goodsaround the world. These systems willexpand geometrically over the next decadebuilding the blocks for our future cities. Thequestion is: what will we choose to build? ACity of Control or a City of Trust? The trouble is that so few of us are talkingabout these very new kinds of cities. Thereis no grand master-plan to look up, no cityplanners to consult nor architects toharangue. Our future cities are beingdesigned in increments - an electronic tollhere, a new supply chain there – and withlittle public knowledge, discussion orconsent. With ubicomp already weaving itsinvisible thread into the fabric of our cities,the necessary debate over to what extentwe allow it into our lives is needed: withutter urgently. But how can we have this debate whenalready many of us are suffering anxietyfatigue from a long list of concerns overprevious privacy issues? The promise/threat of the “internet of things”promises to change both our cities and ourrelationships with one another. The way thisinternet of things interlinks the real worldwith the virtual has the potential to transformour cities more dramatically than even theintroduction of the railway. But while therailway opened up our cities, bringing innew things like soap and foreign goods, thecoming of ubicomp threatens to restrict ourcities. To make them more closed, not open. It is becoming increasingly clear thatubicomp is coming just as it was equallyclear a decade ago that our cities wereabout to be furnished with a suites ofsurveillance cameras. As Naomi Klein recently pointed out, theblueprints for the City of Control are alreadybeen acted out. Klein points us towards3

Shenzhen, one of China’s emergingmegacities. Thirty years ago Shenzhendidn’t exist. It was just “a string of smallfishing villages and collectively run ricepaddies, a place of rutted dirt roads andtraditional temples”. But Shenzhen, thanksto its proximity to Hong Kong, was selectedas the location for China’s first “specialeconomic zone” one of only four areaswhere capitalism would be permitted on anexperimental basis. “The result was a city of pure commerce,

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people aretagged andgiven a uniquenumber, just likeweb addressesare today.Notions of publicand private havebegun todissolve; or arerenderedirrelevant; notionsof property are

rapidly being rethought. Security is thedefining issue for those who can afford it,but also for those that cannot. Very soon,access to parts of the city is being carvedoff: allowing the rich and powerful entrywhere they please and the poor haveaccess where they are lucky. Every item you buy at the supermarket in theCity Number One – the City of Control – isbeing tracked and potentially data-mined,lest there be a combination of goods in yourbasket that the authorities don’t like. Yourmovements are watched, not by the use ofcrude cameras (which, it transpires, wererather poor at fighting crime anyway) but bytags embedded in your gadgets or in yourclothes or even under your skin. Transmittedwirelessly and instantly they connect withsatellite systems that record your digitalfootprint endlessly. Every thing you buy,every person you meet, every move youmake. They could be watching you. City Number Two – the City of Trust – on thesurface looks very similar to the City ofControl. But here the citizens have beengiven much more control: here pervasivesystems have been embedded, but offeredas an option rather than as a default. Youleave your laptop on the train, no problem:with the ‘internet of Things’ can locate it ona search engine, even arrange for it to bedelivered back to your door. Similarly, just as in Brin’s future city thecameras were left on at the cop station, inour City of Trust the movements of ourGuardians are tracked where our citizensare free to switch there’s off. When Brin forecast his two cities he made anumber of assumptions that have so farproved to be false. In both his cities hethought that the prevalence of cameraswould cause street crime to vanish. Theyhave not. But his predictions on the amountof extra cameras, both for surveillance andprivate use were incredibly prescient. Todaywe stand on a similar threshold; on the cuspof the so-called ‘internet of things’. Thedeployment of RFID is only one form ofubiquitous computing, a term first coinedby the late Mark Weiser in 1988 during histenure as chief technologist of the XeroxPalo Alto Research Centre (Parc), that will

undiluted byhistory or

rooted culture — thecrack cocaine of capitalism. It was a forceso addictive to investors that the Shenzhenexperiment quickly expanded, swallowingnot just the surrounding Pearl River Delta,which now houses roughly 100,000factories, but much of the rest of the countryas well”. Today, Shenzhen is a city of 12.4 millionpeople, a massive industrial sprawl full offactories that make everything from iPods tolaptops to sneakers to cars: “A still-under-construction super-light subway will soonconnect it all at high speed; every car hasmultiple TV screens broadcasting over aWi-Fi network. At night, the entire city lightsup like a pimped-out Hummer, with eachfive-star hotel and office tower competingover who can put on the best light show”.But Klein has noticed something elseabout Shenzhen. She says it is “onceagain serving as a laboratory, a testingground for the next phase of this vastsocial experiment”. It is a vast network ofsome 200,000 surveillance cameras havebeen installed throughout the city. Mostare in public spaces, disguised aslampposts. Soon the closed-circuit TVcameras will be connected to a “single,nationwide network, an all-seeing systemthat will be capable of tracking andidentifying anyone who comes within itsrange… over the next three years,Chinese security executives predict theywill install as many as two million CCTVs inShenzhen, which would make it the mostwatched city in the world”. It is almostprecisely the vision foreseen by Brin adecade ago. China’s all-seeing eye is just one part of amuch broader experiment in surveillance.China is also developing a project called“Golden Shield”4. “The end goal is to use the latest people-tracking technology — thoughtfullysupplied by American giants like IBM,Honeywell and General Electric — tocreate an airtight consumer cocoon: aplace where Visa cards, Adidas sneakers,China Mobile cellphones, McDonald’sHappy Meals, Tsingtao beer and UPSdelivery… can be enjoyed under theunblinking eye of the state, without thethreat of democracy breaking out. Withpolitical unrest on the rise across China,the government hopes to use thesurveillance shield to identify andcounteract dissent before it explodes intoa mass movement like the one thatgrabbed the world’s attention atTiananmen Square”. The point being that the technologiesdriving City of Control need not berestricted to China. This integration ofcameras with the internet, cell phones,facial-recognition software and GPSmonitoring that is been trialled with“Golden Shield” is to be extended acrossChina and beyond. Systems that track ourmovements through national ID cards withRFID computer chips containing biometricinformation are been ordered around theworld. As our systems that upload ourimages to police databases and linked to

records of personal data. As Klein pointsout, “the most important element of all:linking all these tools together in amassive, searchable database of names,photos, residency information, workhistory and biometric data. When GoldenShield is finished, there will be a photo inthose databases for every person inChina: 1.3 billion faces”. Already the same Western corporations thathave helped China to build its “GoldenShield” are lobbying Western Governmentsto build similar systems. The US alreadyhas plans to build “Operation Noble Shield”,while similar city-wide projects similar toShenzhen are being introduced in NewYork, Chicago and Washington DC. WhileLondon already has far more CCTVcameras than Shenzhen. […] �

REFERENCES1 David Brin, The Transparent Society: WillTechnology Force Us to Choose BetweenPrivacy and Freedom?, Cambridge, MA:Perseus Books, 1998.

2 Mark Weiser, “The Computer for theTwenty-First Century”, Scientific American(September 1991), p. 94-10.http://www.ubiq.com/hypertext/weiser/SciAmDraft3.html.

3 Naomi Klein, “China’s All-Seeing Eye”,Rolling Stone 1053 (May 2008).http://www.rollingstone.com/politics/story/20797485/chinas_allseeing_eye.

4 Greg Walton, China’s Golden Shield:Corporations and the Development ofSurveillance Technology in the People’sRepublic of China, Montréal (Québec):Rights & Democracy, 2001.

NOTAQuesto contributo è una sintesidell’introduzione scritta da Sean Dodson alreport dal titolo Internet of Things. “A critiqueof ambient technology and the all-seeingnetwork of RFID”, paper preparato da Robvan Kranenburg per l’Institute of NetworkCultures con il contributo di Sean Dodson. Ildocumento è consultabile alla pagina web:http://networkcultures.org/wpmu/portal/publications/network-notebooks/the-internet-of-things/

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A P P U N T I & C O N T R A P P U N T IMario Citelli, direttore editoriale

L’uomo cammina per giornate tragli alberi e le pietre. Raramentel’occhio si ferma su una cosa, edè quando l’ha riconosciuta per il

segno d’un’altra cosa: un’impronta sullasabbia indica il passaggio della tigre, unpantano annuncia una vena d’acqua, ilfiore dell’ibiscola fine dell’inferno. Tutto ilresto è muto e intercambiabile; alberi epietre sono soltanto ciò che sono. Finalmente il viaggio conduce alla città diTamara. Ci si addentra per vie fitted’insegne che sporgono dai muri. L’occhionon vede cose ma figure di cose chesignificano altre cose: la tenaglia indica lacasa dei cavadenti, il boccale la taverna, lealabarde il corpo di guardia, la staderal’erbivendola. [...] Altri segnali avvertono diciò che in un luogo è proibito – entrare nelvicolo con carretti, orinare dietro l’edicola,pescare con la canna dal ponte – e di ciòche è lecito – abbeverare le zebre, giocarea bocce, bruciare i cadaveri dei parenti.Dalla porta dei templi si vedono le statuedegli dei, raffiguranti ognuno coi suoiattributi: la cornucopia, la clessidra, lamedusa, per cui il fedele può riconoscerli e

TAMARA

da “Le Città Invisibili”di Italo Calvino

rivolgere loro preghiere giuste. Se unedificio non porta nessuna insegna ofigura, la sua stessa forma e il posto cheoccupa nell’ordine della città bastano aindicarne la funzione: la reggia, la prigione,la zecca, la scuola, pitagorica, il bordello.Anche le mercanzie che i venditori mettonoin mostra sui banchi valgono non per sestesse ma come segni d’altre cose: labenda ricamata per la fronte vuol direeleganza, la portantina dorata potere, ivolumi di Averroè sapienza, il monile per lacaviglia voluttà. Lo sguardo percorre le viecome pagine scritte: la città dice tutto quelliche devi pensare, ti fa ripetere il suodiscorso, e mentre credi di visitare Tamaranon fai che registrare i nomi con cui essadefinisce se stessa e tutte le sue parti.Come veramente sia la città sotto questofitto involucro di segni, cosa contenga onasconda, lʼuomo esce da Tamara senzaaverlo saputo. Fuori s’estende la terra vuotafino all’orizzonte, s’apre il cielo dovecorrono le nuvole. Nella forma che il caso eil vento dànno alle nuvole l’uomo è giàintento a riconoscere figure: un veliero, unamano, un elefante. �

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Smart Things: Internet negli ultimi dieci anni ha costruito il più grandemezzo di comunicazione globale fra “umani”, realizzando quel “seiconnesso” che ha rappresentato la più diffusa e attualecaratterizzazione sociale, interclassista, intergenerazionale,interetnica e inter-ideologica.Nello stesso periodo la tecnologia è diventata “pervasiva”: hapenetrato la nostra vita personale e professionale, ancheattraverso gli oggetti, inserendo componenti “intelligenti”, chipe accessori, silenziosamente e dovunque. Un forno da cucina,un frigorifero, sono “abbastanza intelligenti” da fare cose chespesso non utilizziamo e che sono parte di un “autonomo”sistema di regolazione di quegli oggetti. Televisori e schermi,riscaldamento e condizionamento, illuminazione, porte diaccesso, macchine fotografiche e telefoni…Non solo all’internodelle nostre case: pali pubblici per l’illuminazione possonosostenere sistemi di controllo per il risparmio energetico, per letelecamere applicate al controllo e alla sicurezza, per il WiFi pubblico ecosì via.È possibile applicare sensori ad alberi e nel terreno nei boschi, rilevando lecondizioni ambientali e prevenendo incendi; stessa cosa per gli smottamenti delterreno, per le dighe e le fogne che esondano, tutte occasioni di possibili disastricome sappiamo bene in Italia. Wireless Sensor Network è il termine con cui viene definita questa architetturacon interfaccia attraverso una piattaforma web, dalle applicazioni probabilmenteinfinite, per l’apertura di mercati enormi a cui sono interessate le grandi aziendeICT ma che trovano validissime e giovanissime iniziative anche da noi.Smart Car: l’elettronica nelle nostre auto non è cosa nuova ma oggi va in rete,presentando nuovi dispositivi per aumentare la sicurezza, facilitare la navigazione,

semplificare il traffico, alleggerire le città. Controllo delle distanze, pilotiautomatici, autostrade autoregolate anche in funzione delle condizioni

atmosferiche; trasporti pubblici senza guida su rotaie, come la“metropolitana leggera” in servizio a Perugia.

Smart Grid: intelligenza nella produzione e distribuzione dell’energia,in uno scambio di ruoli fra produttori e consumatori che sollecita larealizzazione di sistemi energetici alternativi e permette risparmi e

riduzione dell’inquinamento. La Green Technology comeintelligente applicazione dell’intelligenza digitale.

Smart Community: non solo Facebook, Twitter e i loro fratelli, inquesto momento impiegati a garantire informazionedemocratica nei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente,

fantasticamente percorsi da una grande onda di cambiamento elibertà. Anche il “crowdsource” con le piattaforme che permettono

di raccogliere lavoro intellettuale e qualificato in tutto il mondovirtuale, cosicché la scarpa indossata da una giovane cantante

presente alle recenti premiazioni dei “Grammy”, potrebbe esseredisegnata da un giovane Pakistano e accolta e prodotto da un intraprendente

imprenditore italiano, impegnato a riproporre lo sviluppo dell’industria delfashion in Italia con un atteggiamento più aperto e scanzonato dei grandi vecchi,ormai quasi tutti virtualmente italiani ma managerialmente stranieri.

Smart People: gente capace di vivere il futuro con apertura mentale e flessibilità,interpretando in modo sostenibile la nostra crescita, accettando le diversità,

lavorando con disciplina e allegria, rispettando etica e morale… In giro ce ne sonoabbastanza, anche nel nostro Paese; ma sono al momento silenziosi e marginali,sembra quasi che non vogliano partecipare e lascino “governare” alcuni stupidi nontoccati da nessuna delle condizioni di cambiamento di cui abbiamo parlato.

Ma stanno sicuramente preparando qualcosa; resistono per persistere(www.magiclantern foundation.org) e preparano una nuova pervasività diintelligenza: se non ora quando?

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