Bollettino parrocchiale Aldeno - Cimone - Garniga Terme
Autunno 2013
Insieme in cammino
Mentre tu hai una cosa,questa può esserti tolta.Ma quando tu la dai,ecco l'hai data. Nessun ladro te la può rubare. E allora è tuaper sempre.
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l’ind
ice L’editoriale
Viva la libertàdi don Daniele PAGINA 3
Lo stile BergoglioPapa Francesco...
di Sandro Bisesti PAGINE 4-5
SolidarietàL’attività del gruppo «Aldeno Solidale»
di Riccardo Giuliani PAGINA 6
Le poesie di don ValerioEn caneva
PAGINA 7
L’approfondimentoA proposito di .... coraggioa cura della redazione PAGINE 8-9-10
I battezzati delle nostre parrocchiePAGINA 11
Consacrazione dell’altareBenedizione dell’altare di Aldeno
PAGINE 12-13
L’intervista triplaDomande a tre maestre
PAGINE 14-15-16-17
Dal gruppo missionarioLa presenza delle suore in Madagascar
PAGINE 18-19
Giornata mondiale della gioventùL’esperienza di Rio de Janerio
di Monica Petrolli PAGINE 20-21
Per riflettereLe Sante Messe per i defunti
PAGINA 22
Bollettino juniorAl.ci.ga., giochi, concorso a premi
PAGINE 23-24-25-26
News dal mondo cristianoPAGINA 27
Preparazione al matrimonioAmore e rispetto dell’altro
di Michela Dallago PAGINA 28
I tagliandiPAGINA 29
I matrimoni nelle nostre parrocchiePAGINE 30-31
Insieme in camminoRedazione: Patrizia Baldo, Giovanna Frizzi, Giorgia Giaimo, Elisabetta Giovannini, Maura Mazzurana, don Daniele Morandini, Marco Moratelli, Barbara Scarpa.
Hanno collaborato a questo numero:Sandro Bisesti, Riccardo Giuliani, don ValerioBottura, Ivo Condini Mosna, Celestina Schmidt, Vania Amitrano, Monica Petrolli, Michela Dallago.
Stampa: Grafiche Dalpiaz Ravina (Tel. 0461/913545)Contatti:Tel. canonica: 0461/842514E-mail: [email protected]. sacrestano: 338/4493195Sito Internet: www.parrocchiealciga.eu
In gita con la famigliaIl Santuario della Madonna del Laresdi Celestina Schmidt PAGINE 32-33
Ricordi dalla sagra di Cimone 2013PAGINE 34-35
ConsiderazioniCome si dice mamma in tutte le linguedi Vania Amitrano PAGINE 36-37
La storia del Sole e della LunaPAGINE 38-39
La poesiaLa cesota de Postal
PAGINA 40
La Sacra ScritturaChi era costui: Gionaa cura della redazione PAGINE 41-42
Il restauroIl quadro restaurato a Cimone
PAGINA 43
Campeggi 2013PAGINE 44-45
I defunti delle nostre parrocchiePAGINE 46-47
Gli orariPAGINA 48
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Viva la liberta?
Esiste, forse, una parola più affascinante di "libertà"?Pensiamo a quante persone hanno dato la vita per con-quistarla o per difenderla, nel corso della storia. Senza
libertà, non potrebbero esistere neppure la pace, la dignità, ilrispetto dell'essere umano. Oggi, purtroppo, la parola "liber-tà" tende ad assumere significati sempre meno nobili. Spessoviene interpretata come una specie di diritto a fare ciò che sivuole, a vivere senza regole, pur di soddisfare il proprio egoi-stico piacere. A volte, per giustificare certi comportamenti,viene utilizzata un'altra parola affascinante: "scelta". E cosìdrogarsi diventa "una scelta". Ubriacarsi è "una scelta".Abortire è "una scelta". Affittare la gravidanza di una donnapovera, per poi comprare il suo bambino, è "una scelta".Volere l'eutanasia è "una scelta"…E' evidente che ci troviamo in un momento digrande confusione. Molti ragazzi del terzo millennio sono figli della generazione del"Che male c'è?" e del buonismo che giustifica tutto. Che male c'è a farsi uno spinel-lo? Che male c'è a dire una parolaccia, ogni tanto? Che male c'è ad andare in vacan-za con la fidanzata, senza essere sposati? Eppure basterebbe poco per cambiarerotta. Sarebbe sufficiente comunicare ai ragazzi il grande fascino della gestionedella propria libertà. Una libertà che dovrebbe tenere conto, prima di tutto, dell'esistenza degli altri. Perun giovane, imparare ad amministrare la propria libertà può essere davvero bello edaffascinante, soprattutto nel tempo libero. Ed è proprio da qui che deve ripartire l'e-ducazione delle nuove generazioni. E' bello parlare di "libertà" e di "scelta". Ma inun altro modo: cercando di valorizzare la nostra capacità di usare la testa. E quin-di, la possibilità che tutti noi abbiamo di scegliere ciò che è giusto o sbagliato per lanostra vita. E' questa la vera libertà. Non la libertà di fare tutto, che diventa a pocoa poco una schiavitù degli istinti e delle emozioni disordinate. Imparare a sceglieresignifica, davvero, essere liberi. Perciò: se una discoteca offre la droga, è meglio nonandarci. Se un cinema programma un film carico di violenza, è meglio recarsi daun'altra parte. Se un amico propone di bere un bicchiere di troppo, aiutiamolo acapire che può essere pericoloso per sé e per gli altri. Aspettare nel vivere i rappor-ti sessuali non significa essere inferiori agli altri. Dire "no" ad una folle corsa not-turna in motocicletta non significa rinunciare alla propria libertà. E' esattamente il
contrario. Certo, non èfacile insegnare questivalori in un mondo in cuitrionfano canzoni cheinneggiano alla marijuana!Ma non bisogna arrendersi.E' necessario avere fiducianei giovani, nella loro intel-ligenza e sensibilità.Don Daniele vostro parroco
l’editoriale
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Papa Francesco… preso «quasi alla fine del mondo…»
Certo, papa Francesco ha stupito tutti, noi cristiani in particola-re. Ci ha spiazzato. Noi tutti avevamo un sentore diverso nel
considerare il papa. Giovanni Paolo II ci aveva intenerito per viadella sua malattia, Benedetto XVI lo abbiamo guardato con un po’
di… distanza, lo consideravamo comeprofessore, teologo, maestro, un intel-lettuale insomma, anche se di profondae grandissima umiltà. Papa Francesco,invece, è entrato subito in sintonia con
tutti noi, quasi fosse l’amico della portaaccanto, una persona conosciuta da sempre. Ci ha
colpito lo stile: semplice, naturale, diretto, di chi simette alla pari, rispettoso delle idee e della persona, che s’inchina achiedere la nostra preghiera per svolgere al meglio il suo compitodi vescovo di Roma.
I papi precedenti sapevano comunicare, parlare di Gesù, papa Francesco, però, ha trova-to il modo per essere quasi dentro di noi, per farsi e sentirsi a noi più vicino. Senza dub-bio è una questione di stile, di sobrietà religiosa e di vita, un uomo come tutti, semplice-mente persona pur nella grandezza di Chi rappresenta.Questo sentire è nato fin dalle prime battute, nel suo modo di presentarsi la sera del 13marzo 2013. Esordisce così nel saluto: ” fratelli e sorelle, buonasera” con il sorriso sullelabbra, il viso sereno, l’espressione pacifica, e continua “voi sapete che il dovere del con-clave è di dare un vescovo a Roma”. Non dice papa ma vescovo, quasi a rilevare princi-palmente la sua responsabilità di padre della gente di Roma; poi la scelta del nomeFrancesco, carico d’attese, che richiama subito povertà, sobrietà e umiltà. Pure il vestitoè un programma, veste un semplice talare bianco con una croce di metallo umile. Ha resoessenziali e semplici i simboli del Papa: niente trono, niente mozzetta, niente croce d’oro,niente scarpe rosse. Un altro passaggio di grande spessore e umiltà è stato quello di chie-dere di pregare insieme il Signore perché lo benedicesse: la preghiera del popolo cheinvoca la benedizione per il suo vescovo.E’ stato questo il primo impatto forte, dirompente, semplice, carico di speranza cui èseguito tutta una serie d’interventi che hanno mostrato la grande naturalezza ma anche ladeterminazione di questo papa che vuole dare alla Chiesa un senso di sobrietà coerentecon il messaggio delle beatitudini del Vangelo. Gesù crocefisso è il messaggio di amoreche ci deve coinvolgere; così il tema della misericordia, del perdono, dell’amore, soprat-tutto ai poveri, agli ultimi è il tema che deve entrare e radicarsi nei nostri cuori.Papa Francesco è così, immediato, affabile, a contatto continuo con la gente; in lui sisente il ”pastore”, il padre di tutti noi. Lo evidenzia il suo agire, il fatto di vivere assie-me agli altri cardinali, senza distinzioni, nella semplicità diretta, nell’avere e mantenerei contatti con le persone in modo diretto…le telefonate, il suo mischiarsi alla gente, cifanno capire la semplicità e profondità del messaggio che porta: l’amore di Gesù tra enella gente, comunicare la sua esperienza di Gesù, l’amore misericordioso di Gesù.“Non dobbiamo avere paura della bontà, e neanche della tenerezza». «Il vero potere è ilservizio». Bisogna «custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmen-te dei bambini, dei vecchi, di chi è più fragile e che spesso sono nella periferia del nostrocuore».
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Con poche frasi, molto incisive, papa Francescotraccia le fondamenta del suo agire partendo da unforte richiamo al cuore, il pensiero rivolto ai piùdeboli e un appello a chi occupa ruoli di respon-sabilità in ambito economico, politico o sociale:«per favore, siate custodi della creazione, dell’al-tro, dell’ambiente».Anche il suo progetto di Chiesa corre su questastrada. La sua immagine di Chiesa è mutuata dalConcilio Vaticano II: è il popolo di Dio in cammi-no nella storia, con gioie e dolori. La Chiesa è di tutti, è la totalità del popolo di Dio.Due sono gli elementi fondanti nel suo intenderela Chiesa come popolo di Dio in cammino. Il primo riguarda il concetto di santità. “Iovedo - dice il papa- la santità nel popolo di Dio paziente: una donna che fa crescere ifigli, un uomo che lavora per portare a casa il pane, gli ammalati, i preti anziani chehanno tante ferite ma che hanno il sorriso perché hanno servito il Signore, le suore chelavorano tanto e che vivono una santità nascosta. Questa per me è la santità comune. Lasantità io la associo spesso alla pazienza: non solo come il farsi carico degli avvenimen-ti e delle circostanze della vita, ma anche come costanza nell’andare avanti, giorno pergiorno”.Il secondo elemento è la capacità della Chiesa di curare le ferite e di riscaldare il cuore
dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. “ Io vedo laChiesa - dice il papa- come un ospedale da campodopo una battaglia. È inutile chiedere a un feritograve se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Sidevono curare le sue ferite. Poi potremo parlare ditutto il resto. Curare le ferite…e bisogna comincia-re dal basso”.Gesù Cristo ti ha salvato! Questa è la buona noti-zia, la cosa più importante. Papa Francesco sogna “una Chiesa Madre ePastora. Una Chiesa nella quale i ministri devonoessere misericordiosi, farsi carico delle persone,accompagnandole come il buon samaritano chelava, pulisce, solleva il suo prossimo. Questo èVangelo puro. Dio è più grande del peccato. Leriforme organizzative e strutturali sono secondarie,cioè vengono dopo. La prima riforma deve esserequella dell’atteggiamento. I ministri del Vangelodevono essere persone capaci di riscaldare il cuoredelle persone, di camminare nella notte con loro, di
saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi. Il popo-lo di Dio vuole pastori non funzionari o chierici di Stato”.Dobbiamo essere Chiesa che accoglie, che riceve tenendo le porte aperte, che cerca etrova nuove strade, che è capace di uscire da se stessa per andare verso chi non la fre-quenta, “verso chi se n’è andato o è indifferente. Ma ci vuole audacia, coraggio”. Non possiamo buttare via la freschezza e il profumo del Vangelo.
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lo stile Bergoglio
L'attività del gruppo "Aldeno Solidale"
«Aldeno Solidale» è un gruppo «caritas» che si è costituito ingennaio di quest'anno, per rispondere a necessità che orga-
ni competenti come l'Assistenza Sociale e la Parrocchia segnalano.E' un gruppo formato da una trentina di volontari sensibili ai biso-gni e alle necessità di quanti chiedono il loro aiuto. Non è un grup-po elitario ma è aperto a quanti credono nel volontariato in generee in questo momento a chi intende impegnarsi nella distribuzionedel cibo a persone e famiglie in difficoltà. "Aldeno Solidale" è socio dell'Associazione Trentino Solidale tra icui progetti vi è "Progetto 117": nato esclusivamente con l'intentodi evitare che il cibo finisca nei cassonetti. Si vuole in questo casounire la solidarietà verso i più bisognosi con l'ecologia e il proble-ma ambientale della raccolta e smaltimento dei rifiuti alimentari.Troppo cibo ancora integro finiva e finisce nei cassonetti dei rifiu-ti, perché prossimo alla scadenza o invenduto. Così questa campa-
gna contro lo "spreco" ha fatto incontrare il desiderio di trovare uno strumento di risposta con-creta e a costo quasi zero alla grave crisi economica e di lavoro attuale e il bisogno di ridurretanti costi legati allo smaltimento di prodotti alimentari invenduti. Infatti, al progetto (sono datidel 2012) aderiscono più di trenta aziende tra Supermercati e Famiglie Cooperative che hannoconferito oltre 1.000 tonnellate di alimenti tolti alle discariche offerti a chi ne ha bisogno. Si riesce in questo modo a fornire un pasto a circa 3.000-3.500 persone al giorno. L'Associazione Trentino Solidale raccoglie con la sua organizzazione e i propri mezzi, tutti igiorni, alimenti freschi ritirandoli dai negozi e dai centri di distribuzione. Così alimenti freschiche hanno scadenza quasi immediata e che necessariamente dovranno essere consumati a stret-to intervallo di tempo, raggiungono per la distribuzione le varie località del territorio trentino.E' certamente un servizio di grande utilità per famiglie e persone che versano in stato di gravenecessità. Chiaramente è un servizio che, oltre la gratuità, deve avere un alto carattere di riser-vatezza e di cautela.Il gruppo "Aldeno Solidale" con l'adesione a Trentino Solidale attua settimanalmente il lavorodi distribuzione gratuita di generi alimentari nelle giornate di lunedì e venerdì dalle ore 15 finverso le 16,30. Utilizza le sale al pianterreno della Canonica e riesce a servire oltre venti grup-pi familiari della zona di Aldeno, Cimone e Garniga Terme. Il nostro desiderio e i nostri sforzitendono a far sì che questo servizio si svolga nel migliore dei modi, nella riservatezza assoluta,nell'accoglienza, cercando veramente di rispondere e andare incontro alle necessità, di al di làdella provenienza, della lingua, della religione, delle famiglie e persone che versano in stato dinecessità e di ristrettezza economica.Certamente si può fare di più, per questo siamo aperti e ben contenti di ricevere suggerimenti,indicazioni concrete che ci aiutino a svolgere nel migliore dei modi questo servizio e impegno.Il confronto rappresenta sempre un arricchi-mento, un allargamento di prospettive, unaverifica. Il nostro intento è esclusivamentequello di porgere una mano, un aiuto a chi sitrova in stato di necessità, anche temporanea,quello di portare un sollievo pur minimo apersone che altrimenti si vedono costrette adavere sul tavolo qualità e quantità di cibo nonsufficiente ai bisogni della famiglia.
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Giu
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"Voialtri mateloti, né de sorache questi l'è mistéri dei pù veci". - Zo 'n caneva 'l boìva e 'l neva fòracon en spuzor de graspe zo 'n dei seci.Stasera se stravaza del vin nòf.
Nol sta pù dent come 'n la cela 'l lat,e anca se 'n la caneva l'è stròfmi 'l sento soto a brontolar da mat.
Gh'è pronto 'n gran tinaz piantà lì sodo.I mete lì a la bot la vinarola,se scorla su 'l borom e i fa 'n d'en modoche 'l vim el salta fòr a spinarola.
I sa che ancor l'è dolz e che 'l me pias;cossì dal bazonel i me fa bever,
e i zerca de fermarme e i lo tegn bas,ma mi ne beveria tut en zever.
Zo 'n d'en brentat gh'è ancor de le vinazeche i te le strussia fòr col mostador,e pò le va 'n la bot se anca strazeper no tòrghe del tut el so color.Me par n'operazion de grande calcol
coi guanti bianchi da laboratori:el color giust e l'abocato e l'alcol,en bel capolavor da intenditori.
E quande vedo me popà a polsarfar veder contro luce la bichera,tastarlo 'n migenim e sospirar,ah, digo che 'l cogn esser bom da vera.
Stravazar el vim l'era n'operaziom per sistemarlo el le botzo en caneva dopo che l'éva boì da most qualche dì en dei zéveri, e l'era l'ocasiom de tastarlo ancora dolz.I mateloti de solito i vegniva parài via perché i déva d'empaz.
En caneva
le poesie di don Valerio Bottura
Cimone anni ‘60sul sagrato della chiesadon Emilio Ceolan,la maestra Giuliana Lisimberti,il maestro Castelli,l'ufficiale postalee maestro di musica Mariano Zanfei,la maestra Ruze il maestro Tonolliassieme ai bambininel giorno della loroprima Comunione
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A proposito di ... coraggio«L’istruzione non sparge semi dentro di noi,
ma fa sì che i nostri semi germoglino». K.Gibran
Achi non è capitato di sentirsi scoraggiato e demotivato daatti di sopruso, di prepotenza o di violenza. Esempi di tali
comportamenti li troviamo all’ordine del giorno e l’amarezzae l’impotenza la maggior parte delle volte ci induce ad escla-mare e concludere “tanto non cambierà nulla.” Se avesse pensato in questo modo anche Malala Yousafzainon avremo mai conosciuto la determinazione di una giovanedonna sedicenne pakistana, candidata al premio Nobel per laPace 2013 ed insignita del Premio Sakharov per la libertà dipensiero. Malala, una ragazza eroica, è attivista convinta nellalotta per i diritti civili e per il diritto allo studio delle donnenella città di Mingora in Pakistan, dove un editto dei talebaniha bandito il diritto all’istruzione. Nell’ottobre 2012 Malala
assieme ad altri giovani subisce un attentato che la ferisce gravemente: lotta contro lamorte per diversi mesi e vincendo la battaglia, con tenacia ed entusiasmo porta ora aconoscenza dell’opinione pubblica mondiale il dirit-to alla studio negato nella sua patria. La sua determi-nazione la porta fino a New York, dove a luglio2013, in occasione del suo sedicesimo compleanno,tiene un discorso in un fluente inglese alle NazioniUnite per sensibilizzare tutto il mondo riguardoall’importanza dell’istruzione e della formazione. Inun’intervista ha dichiarato:”non mi importa didovermi sedere sul pavimento a scuola. Tutto ciòche voglio è istruzione. E non ho paura di nessuno.” Impressionante la determinazione che traspare dallesue parole: una determinazione, che dovrebbe esse-re monito e testimonianza per tutti noi che possiamoesercitare i nostri diritti e i nostri doveri, una deter-minazione quale filo conduttore di tutto il suodiscorso alle Nazioni Unite: e di cui riportiamo ampistralci:“Onorevole Segretario …. rispettati anziani rispet-tati e miei cari fratelli e sorelle: Oggi è un onore perme tornare a parlare dopo un lungo periodo ditempo. Essere qui con persone così illustri è ungrande momento nella mia vita ed è un onore per me che oggi sto indossando unoscialle della defunta Benazir Bhutto. Non so cosa la gente si aspetti che dica, maprima di tutto voglio ringraziare Dio per il quale siamo tutti uguali e ringraziare tutticoloro che hanno pregato per una mia veloce guarigione e una nuova vita. Non riescoa credere quanto amore le persone mi hanno dimostrato. Grazie a tutti. Grazie ai bam-bini le cui parole innocenti mi hanno incoraggiato. Grazie ai miei anziani le cui pre-ghiere mi hanno rafforzato. Sono qui per dare tutto il mio appoggio al segretario gene-rale dell’ONU Ban Ki-moon nella sua Iniziativa Globale «Prima l’istruzione» e al
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lavoro dell’inviato speciale delle Nazioni Unite perl’Educazione Globale Gordon Brown. Li ringrazio per laleadership che continuano a esercitare. Essi continuano astimolare tutti noi all’azione. Cari fratelli e sorelle, ricor-diamo una cosa: il Malala Day non è il mio giorno. Oggi èil giorno di ogni donna, ogni ragazzo e ogni ragazza chehanno alzato la voce per i loro diritti.Ci sono centinaia di attivisti per i diritti umani e operatorisociali che non solo parlano per i loro diritti, ma che lotta-no per raggiungere un obiettivo di pace, educazione euguaglianza. Migliaia di persone sono state uccise dai ter-roristi e milioni sono stati feriti. Io sono solo uno di loro.Così eccomi qui, una ragazza come tante. Io non parlo perme stessa, ma per dare una voce a coloro che meritano diessere ascoltati. Cari amici, il 9 ottobre 2012, i talebani mi hanno sparatosul lato sinistro della fronte. Hanno sparato ai miei amici, anche. Pensavano che iproiettili ci avrebbero messi a tacere, ma hanno fallito. Anzi, dal silenzio sono spunta-te migliaia di voci. I terroristi pensavano di cambiare i miei obiettivi e fermare le mieambizioni. Ma nulla è cambiato nella mia vita, tranne questo: debolezza, paura edisperazione sono morte; forza, energia e coraggio sono nati. Io sono la stessa Malala.Cari fratelli e sorelle, io non sono contro nessuno. Né sono qui a parlare in termini divendetta personale contro i talebani o qualsiasi altro gruppo terroristico. Sono qui aparlare per il diritto all’istruzione per tutti i bambini. Voglio un’istruzione per i figlie le figlie dei talebani e di tutti i terroristi e gli estremisti. Non odio nemmeno il tale-bano che mi ha sparato.Cari fratelli e sorelle, ci rendiamo conto dell’importanza della luce quando vediamole tenebre. Ci rendiamo conto dell’importanza della nostra voce quando ci mettono atacere. Allo stesso modo, quando eravamo in Swat, nel Nord del Pakistan, abbiamo
capito l’importanza delle penne edei libri quando abbiamo visto learmi. Il saggio proverbio «La pennaè più potente della spada» dice laverità. Gli estremisti hanno paura deilibri e delle penne. Il potere dell’edu-cazione li spaventa. Hanno pauradelle donne. Il potere della voce delledonne li spaventa. Questo è il motivoper cui ogni giorno fanno saltare lescuole: perché hanno paura del cam-biamento e dell’uguaglianza che por-teremo nella nostra società. Ricordoche c’era un ragazzo della nostrascuola a cui un giornalista chiese:«Perché i talebani sono contro l’edu-cazione dei ragazzi?». Lui risposemolto semplicemente; indicò il suo
l’approfondimento
libro e disse: «I talebani non sanno che cosa c’è scritto in questo libro».Il Pakistan è un Paese democratico, amante della pace. I Pashtun vogliono educazio-ne per i loro figli e figlie. L’Islam è una religione di pace, umanità e fratellanza,chedice: è un preciso dovere quello di dare un’educazione a ogni bambino. La pace ènecessaria per l’istruzione. In India, bambini innocenti e poveri sono vittime del lavoro minorile. Molte scuolesono state distrutte in Nigeria. La gente in Afghanistan è colpita dall’estremismo. Leragazze devono lavorare in casa e sono costrette a sposarsi in età precoce. La pover-tà, l’ignoranza, l’ingiustizia, il razzismo e la privazione dei diritti fondamentali sono iprincipali problemi che uomini e donne devono affrontare.Oggi, mi concentro sui diritti delle donne e sull’istruzione delle ragazze, perché sonoquelle che soffrono di più. C’è stato un tempo in cui le donne hanno chiesto agli uomi-ni di difendere i loro diritti. Ma questa volta lo faremo da sole, il mio obiettivo è chele donne diventino indipendenti e capaci di combattere per se stesse.Facciamo appello a tutti i governi affinché garantiscano un’istruzione gratuita eobbligatoria in tutto il mondo per ogni bambino. Facciamo appello a tutti i governiaffinché combattano il terrorismo e la violenza. Affinché proteggano i bambini dallabrutalità e dal dolore. Invitiamo le nazioni sviluppate a favorire l’espansione delleopportunità di istruzione per le ragazze nel mondo in via di sviluppo. Esortiamo lenostre sorelle di tutto il mondo a essere coraggiose, a sentire la forza che hanno den-tro e a esprimere il loro pieno potenziale.Cari fratelli e sorelle, vogliamo scuole e istruzione per il futuro luminoso di ogni bam-bino. Continueremo il nostro viaggio verso la nostra destinazione di pace e di educa-zione. Nessuno ci può fermare. Alzeremo la voce per i nostri diritti e la nostra voceporterà al cambiamen-to. Noi crediamo nellaforza delle nostre parole.Le nostre parole posso-no cambiare il mondo,perché siamo tutti insie-me, uniti per la causadell’istruzione.Cerchiamo quindi dicondurre una gloriosalotta contro l’analfabeti-smo, la povertà e il ter-rorismo, dobbiamo im-bracciare i libri e lepenne, sono le armi piùpotenti. Un bambino, uninsegnante, un libro euna penna possono cam-biare il mondo. L’i-struzione è l’unica solu-zione. L’istruzione è laprima cosa. Grazie”
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l’app
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KAMBERAJ VALENTINO battezzato il 01/09/2013 adAldeno con il papà Valedin, la mamma Pramuera e la sorella
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i battezzati nelle nostre parrocchie
PEGORETTI ALESSANDRObattezzato il 07/07/2013
a Garniga Terme figlio diFabrizio e Maria Rosa Dallatorre
MAFFEI PIETRObattezzato il 21/07/2013
a Garniga Terme figlio diLuca e Stefania Saba
BENTENUTO BIANCAbattezzata il 06/07/2013
ad Aldeno figlia diWalter e Samantha Lorenzi
PETROLLI MATTIAbattezzato il 25/08/2013
a Cimone figlio diAlex e Tiziana Dalla Fontana
RUOCCO ETTOREbattezzato il 14/09/2013
a Garniga Terme figlio diLuca e Susanna Cavagna
STELZER LIAM CRISTIANbattezzato il 11/08/2013
a Garniga Terme figlio diPatrich e Deborah Trabalza
DALLAGO FRANCESCObattezzato 29/09/2013
ad Aldeno figlio diIari e Paola Failoni
TOMASINI NAIKEFRANCESCA
battezzata il 13/10/2013ad Aldeno figlia di
Luca e Micol Tomasi
DROGHINI RICCARDObattezzato il 29/09/2013
ad Aldeno figlio diDavide e Valentina Dallabona
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Benedizione dell'altare di Aldeno
Entrando in chiesa la prima cosa su cui, in genere, si posa lo sguardo, solitamente, sonoil tabernacolo e l'altare. Essi infatti sono il centro, il fulcro dei nostri edifici religiosi
e come tali sono situati nei punti più visibili. L'etimologia dell'altare è abbastanza incer-ta ma si ritiene che faccia riferimento al verbo latino "alere" che significa sia nutrire comeanche sollevare, far innalzare. L'altare ha una storia antica, che va ben oltre la nascita diCristo. Utilizzato nelle religioni pagane, come per esempio quella greca e quella romana,era anche allora il simbolo, illuogo dell'incontro tra l'uma-no e il divino; grande impor-tanza rivestì nella religioneebraica. La mensa dell'altaresolitamente è in pietra, anchese sono tollerati altri materialipurché siano solidi e decorosi. Ma qual è il suo ruolo, il suosignificato? Prima di tuttobisogna ricordare come essoracchiude in sé due fonda-mentali aspetti: quello sacrifi-cale della passione di NostroSignore e quello convivialedel banchetto Eucaristico.Queste due valenze convergono in modo complementare nell'altare, il quale, a sua volta,rappresenta già di per sé Cristo stesso, pietra viva. Su di esso si realizza, in ogni celebra-zione, il sacrificio eucaristico; Cristo si rende presente sotto le specie del pane e del vino.Cristo dunque si mostra come vittima sacrificale e come alimento celeste che si dona anoi. Dall'altare si innalza la preghiera, intorno all'altare si raduna la comunità, sull'altareDio opera il prodigio del pane e del vino che diventano Corpo e Sangue del Figlio suo.
cons
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L'altare prima di essere utilizzato necessita diuna cerimonia, detta appunto "dedicazionedell'altare", che affonda le sue radici nellaBibbia. A presiedere la celebrazione è ilvescovo, il quale lo unge con l'olio crismale,simbolo della presenza dello Spirito Santo. Benedetto XVI durante una di queste celebra-zioni, il 21 settembre 2008, ci mostra anche unaltro lato del rapporto con l'altare, il lato del-l'amore tra i suoi figli. Come è possibile, sichiede, presentarsi all'altare divisi, lontani gliuni dagli altri? L'altare è, in definitiva, ancheun costante invito all'amore vicendevole; biso-gna accostarsi ad esso "con il cuore dispostoad accogliere l'amore di Cristo e a diffonder-lo, a ricevere e a concedere il perdono".Riassumendo possiamo dire che l'altare èanzitutto "mistero di presenza": quella di Dioin mezzo al suo popolo e quella della comu-nità radunata di fronte al suo Dio. Ma anche"opera dell'arte": non opera d'arte fine a sestessa, ma dell'arte, cioè opera dove l'arte sipone a servizio e nella sua forma più alta si faserva dell'opera.
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Elenale maestreCoser
Elena, Guido, Ilaria, Sofia
Giordania e Turchia
Leggere, l’ultimo libroletto “ Fa bei sogni “ diGramellini
È difficile trovare iltempo, gli ultimi film cheho visto sono per bambini
Nessuna
Grazie per amarmi e perstarmi vicino
Luca Argentero
DoMaria Teresa
Larentis
Marito Luigi e dal figlioRiccardo
A Royan in Francia
Arte, pittura e musica
Non ricordo… guardoqualche film alla TV, se iltempo me lo permette
Sono tifosa della Juve dasempre, anche se non pra-ticante
Grazie per tutto ciò chehai fatto!
Marilyn Monroe
Lorenza
Marchi
Lorenza, Corrado,Veronica, Aaron, Lorenzo
In Austria
Leggere
I Puffi 2
Juve
Coraggio, ce la facciamoanche questa volta
Anna Maria Finocchiaro
Nome
Cognome
Famiglia composta da...
Il viaggio più bello che ha mai fatto
Hobby
Ultimo film visto al cinema
Fede calcistica
La frase più bella che ha mai detto a suo marito
Attore o attrice preferita
Aldeno Garniga TermeCimone
Domande a tre maestre
LorenzaMaria Teresa Elena
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l’intervista tripla
Quando sono nate le miefiglie Ilaria e Sofia
Quando si è ammalato miopadre
I miei genitori
16 anni
Imprevedibili, vivaci, pocoattenti
I bambini in questi ultimianni sono sempre menoautonomi nell’organizza-zione delle loro attività, èdifficile motivarli e talvol-ta appaiono disinteressati.Hanno bisogno di essereincoraggiati ad avere piùfiducia in se stessi, ènostro compito rassicurarlied ascoltarli
La nascita dei miei figli
La morte di mio cognato
I miei genitori
Dal 1991
Impegnativi, faticosi, fra-gili
I bambini di oggi sonobombardati da troppi sti-moli, a volte non sannogiocare in maniera sana tradi loro
Il giorno che è venuto allaluce mio figlio Riccardo
Il giorno in cui ho persomio padre
Mia madre, il mio angelocustode
Lavoro da molto temponella scuola, questo tipo dilavoro mi ha dato una cari-ca energetica soprattuttonei momenti precari dellamia salute
Vitali, a volte indifesi,meravigliosi
Trovo che i bambini diadesso non sono affattodifferenti da quelli di untempo: problemi ce n’era-no allora, come ce ne sonooggi
Il giorno più bello della sua vita?
... e il più brutto?
La persona a cui deve di più
Da quanto lavora come maestra?
Tre parole per definire i bambini di oggi
In cosa sono cambiati rispetto ai bambini di quando ha iniziato a fare la maestra
Due immagini della piccola Lorenza
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La scuola pubblica è sem-pre alla ricerca di risorseda destinare ai bambini indifficoltà e ai progetti
Ho lavorato 3 anni in unascuola privata, preferiscodi gran lunga la scuolapubblica
Solitamente vado d’accor-do con tutti i colleghi, nonsopporto però la prepoten-za
La possibilità di poterinvestire molto nella cultu-ra, per poter portare avantiqualche progetto “in più”,come ricchezza fondamen-tale per il futuro deglialunni
Nulla. Preferisco la scuolapubblica; è più animata,più viva, più sfaccettata,più ricca nella sua diversi-tà
Positivo
Tempo per poter fare almeglio e denaro per le atti-vità in più
Tempo e denaro
Buono
Cosa manca alla scuola pubblica
Cosa invidia alle scuole private
Quale è il rapporto con le colleghe?
Elena Coser e famiglia Maria Teresa ancora piccolina
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l’intervista tripla
Tutte le materie hanno laloro importanza, ognunaaiuta lo sviluppo e la cre-scita del bambino
Sono credente ma non par-tecipo costantemente alleattività cristiane
Mi piacerebbe tanto pren-dere lo zaino e partire permete sconosciute
Non crediate che il lavorodell’insegnante sia sempli-ce, è impegnativo, è unpercorso lungo che vacostantemente “ aggiusta-to”; però la fatica masoprattutto la passionevengono notevolmentericompensate
Tutte basta che siano fattebene
Buono, ho fatto la catechi-sta per 10 anni, ho studiatoteologia per 3 anni proprioper approfondire la miafede
Qualcosa di trasgressivo
Vivere la vita quotidiana-mente, essere contenti diciò che si ha, vivere consemplicità
Tutte le materie sonoimportanti perché si intrec-ciano e si completano;l’una integra l’altra
Anche nei momenti diffi-cili la fede mi ha aiutata.In questa parola rivedomio padre, uomo di grandefede
Salire su un aereo
È doveroso curare e ali-mentare la nostra mentecon la lettura, in quantoessa è indispensabile allaformazione e allo sviluppoarmonico dell’ individuo.Leggere…. Leggere,…leggere!
Quale è la materia più importante
Quale è il suo rapporto con la fede
Una cosa che non ha mai fatto e vorrebbe fare
Un consiglio per chi legge
A sinistra: la maestra Elena mentre corregge i compiti dei propri alunni. Sopra la maestra MariaTeresa con il marito Luigi e il figlio Riccardo
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La presenza delle suoreFMA in Madagascar
Carissimi amici e benefattori deinostri bimbi malgasci, ritorno tra
voi con questa breve paginetta peraugurare a ciascuno, alle famiglie:"buon tempo di speranza e digioia!"!!!Parlare di speranza in questo periodopuò suonare strano, data la situazionemondiale. Ma lo facciamo coraggiosa-mente, nella certezza della presenza diun Dio che è Padre, che ama le suecreature, e non le abbandona mai. Vengo proprio per ringraziarvi di cuore 'a nomeSUO', perché con la preghiera, l'interessamento, l'aiuto economico - spesso fruttodi grossi sacrifici, continuate a sostenerci.Se riusciamo a tenere aperte le scuole, a dare il materiale necessario a chi non ce
l'ha, a offrire la mensa quo-tidiana a un numero cre-scente di alunni che nonhanno neanche un pasto algiorno, a curare quelli che siammalano…è GRAZIE AVOI !!! Davvero siete il"segno concreto dellaProvvidenza del Padre".Molti dei nostri fratelli mal-gasci sanno quanto la crisistia provando anche voi epregano ogni giorno perottenere delle soluzioni edei rimedi al periodo diffi-cile che state vivendo con levostre famiglie.Lo fanno anch'essi con fedee speranza. Con una gratitu-dine che commuove, tanto
vanno ripetendo i vostri nomi davanti al Signore! Anche a nome delle sorelle che sono nelle diverse missioni con me in MadagascarVi ripeto poveramente: " GRAZIE! ", e lo metto con loro nel cuore di Dio che vedee sa, perché intervenga nei vostri bisogni ed attese.Qui la situazione sociale del Paese non è più sotto controllo: la quasi totalità dellefabbriche è chiusa. Ci sono fame, morte per malattie che si potrebbero curare conpochissimi soldi, abbandono al vizio (per dimenticare?), alla violenza, allo sfrutta-
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Suor Germana con le consorelle
La presenza dei centri FMAsull’isola
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mento dei bambini e dei più indifesi. È in aumento il numero di chi cerca un pezzodi cartone o giornali per coprirsi la notte sui marciapiedi; il numero di chi aspetta ilturno per cercare di recuperane qualcosa nelle raccolte d'immondizie. Penso spesso a Don Bosco, a Madre Teresa, ai nostri Santi... Cosa farebbero?E, tra noi suore ci diciamo: cominciamo noi, nel piccolo, continuiamo con sempli-cità e inventiva a far tutto quello che possiamo... e restiamo nella speranza!!Sapete, qui al nuovo Centro per i ragazzini del quartiere più povero diAntananarivo, i gruppi si susseguono. Vediamo la gioia nei loro sguardi, sorridonoe sembra dimentichino per un po' ciò' che passa fuori del cancello. Questo apre ilcuore alla speranza. Bisogna crederci e andare avanti! "IL BENE C'E', CRESCE,NOI LO VEDIAMO."Lasciate che vi ripeta a nome di tantissime famiglie, tantissimi bambini, ragazzi,giovani, a nome di tutte le suore delle nostre comunità: GRAZIE!!!Queste son le parole di sr Germana, arrivata in Madagascar tra le prime 5 missio-narie FMA, il 15 ottobre 1985 per dedicarsi ai bisogni vitali della gente, soprattut-to delle giovani povere, dei bambini assumendo la direzione della scuola maternaed elementare (assicurando così l'istruzione di base e la formazione professionale.
I poveri hanno il dirittoall'istruzione, possonouscire dal cerchio dellapovertà solo con unaformazione professiona-le che li renda compe-tenti e sicuri, che dialoro la possibilità di unguadagno onesto), del-l'assistenza medica pri-maria, dell'animazionedella parrocchia. Daallora molto hannofatto!!
dal gruppo missionario
L’esperienza di Riode Janeiro 2013
Con le note della canzone di PierdavideCarone "Volo a Rio", ma soprattutto
con il suo ritornello "..Un passo a Rio..unpasso a Dio.." siamo partiti da Trento in43, di cui io, Monica Petrolli e JessicaRossi di Cimone assieme all'ormai temera-rio Fabrizio Peterlini di Aldeno per viverela JMJ di Rio 2013.Non sapevamo cosa ci aspettava al nostroarrivo in Brasile, ma l'entusiasmo, la gioiadi affrontare questa nuova esperienzaoltreoceano non ci faceva sorgere nessuna
preoccupazione e paura, avevamo deciso di vivere e condividere al meglio questi 15giorni. Si dico bene, proprio 15 giorni, in quanto la prima settimana di permanenzal'abbiamo vissuta nello Stato di Bahia a nord del Brasile, precisamente nella cittadi-na di Paulo Afonso dove ci ha ospitato il vescovo Don Guido Zandron. Siamo statiaccolti ed ospitati nelle famiglie e subito abbiamo preso parte alla settimana missio-naria: condivisione delle celebrazionieucaristiche e numerose attività.L'allegria, la fratellanza e il senso dicomunità ci hanno fatto vivere giornateuniche e intense. Da don Guido siamostati guidati all'interno della sua comu-nità portandoci alle periferie (esistenzia-li e non) visitando asili, carceri, ospeda-li e centri di accoglienza, centri di dopo-scuola per ragazzi più disagiati fino aduna zona rurale a più di un'ora dallacittà. È incredibile come queste personepur vivendo in situazioni di povertàriescano a trasmettere gioia e felicità esoprattutto che Gesù arriva in ogniangolo del mondo a portare la speranza.Da qui, dopo due lunghi giorni di viag-gio in pullman, siamo arrivati alSantuario Mariano dell'Aparecida, ilsantuario mariano più grande al mondodove ci siamo fermati per fare una pre-ghiera alla Madonna dell'Aparecida perringraziarla della settimana passata eaffidarle l'ultima nostra tappa a Rio perl'incontro con Papa Francesco.Finalmente a Rio per vivere la vera JMJ.
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Qui siamo ospiti in una piccola parrocchia a nord di Rio e veniamo accolti anche quidalle famiglie. Sono stati cinque giorni intensi tra spostamenti autobus, metro esoprattutto con le nostre gambe per arrivare sulla lunga spiaggia di Copacabana doveabbiamo avuto modo, in mezzo a 3 milioni di persone, di vedere Papa Francesco e diseguire tutte le celebrazioni.Con la Veglia e la messa finale, il centro di tutte le Giornate Mondiali della Gioventù,si è conclusa la JMJ di Rio2013, ma soprattutto con leparole che ci ha lasciato PapaFrancesco: "Cari amici, nondimenticate: Siete il campodella fede!Siete gli atleti di Cristo! Siete icostruttori di una Chiesa piùbella e di un mondo migliore."Arrivederci a Cracovia 2016!
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giornata mondiale della gioventù
Cantico di un anzianoBeati quelli che mi guardano con simpatia. Beati quelli che comprendono il mio camminare stanco. Beati quelli che parlano a voce alta per minimizzarela mia sordità. Beati quelli che stringono con calore le mie mani tremanti. Beati quelli che si interessano della mia lontana giovinezza. Beati quelli che non si stancano di ascoltarei miei discorsi già tante volte ripetuti. Beati quelli che comprendonoil mio bisogno d'affetto. Beati quelli che mi regalano frammentidel loro tempo. Beati quelli che si ricordano della mia solitudine. Beati quelli che mi sono vicini nella sofferenza. Beati quelli che rallegrano gli ultimi giorni della mia vita. Beati quelli che mi sono vicini nel momento del passaggio. Quando entrerò nella vita senza finemi ricorderò di loro presso il Signore Gesù.
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Le Sante Messeper i defunti
Cerchiamo di risponde-re ad alcune domande
abbastanza frequenti.Molti si chiedono: «per-ché si devono pagare leSante Messe per i defun-ti»? L’espressione «paga-re la Messa» è impropria
anche se comunemente purtroppo ancora diffusa. E ciò, nonostante ormai tutti i parro-ci suggeriscano altre espressioni più consone come «dare un’offerta libera per la cele-brazione della Messa». Secondo l’insegnamento della Chiesa la Messa non si «paga» ma si dà un’offerta per-ché in quella Messa si preghi per la relativa intenzione. La Chiesa regola questa prati-ca attraverso disposizioni, precise e motivate, che tutti siamo tenuti a rispettare. Quandosi dice «offerta data per la celebrazione della Messa» si intende che «è lecito al sacer-dote che celebra la Messa, ricevere l’offerta data perché applichi la Messa secondo unadeterminata intenzione» ma in ogni caso «dall’offerta delle Messe deve essere assolu-tamente tenuta lontana anche l’apparenza di contrattazione o di commercio».L’offerta dei fedeli per la celebrazione della Messa è quindi libera e strettamente colle-gata alla loro intenzione per la quale chiedono che si preghi in quella Messa; si trattaquindi di un segno concreto della loro partecipazione attiva alla celebrazione eucaristi-ca e al bene della Chiesa. C’è anche da ricordare che la Messa rimane sempre la Messadi tutta la comunità che la celebra e non diventa certo una messa “personale”.Se è vero che le intenzioni per cui si fanno celebrare le Messe sono quasi sempre per idefunti, invero possono riguardare anche le necessità particolari dei vivi.E, ancora: «da dove viene questa usanza? Quale è il motivo?»Pregare per i defunti e far celebrare la Messa per il loro suffragio è un’antichissima tra-dizione della chiesa. Nel catechismo degli adulti della Chiesa italiana di legge: «Il cri-stianesimo antico, in continuità con la tradizione ebraica, coltiva la pietà verso i defun-ti: preghiera, elemosina, digiuno e soprattutto celebrazione dell’eucaristia». Col volge-re dei secoli si sovrappongono credenze popolari riguar-danti luogo, durata e natura del purgatorio, ma l’insegna-mento del magistero si limita a dire: «al termine di questavita terrena, è concessa ai defunti, che ne hanno ancorabisogno, una purificazione preliminare alla beatitudineceleste».È chiaro quindi anche il motivo per cui si prega per i defun-ti: trovandosi essi in questo stato di purificazione, il purga-torio appunto, «possono essere aiutati dai suffragi dellaChiesa e dei singoli cristiani, soprattutto dalla santa Messa»dove si esprime la comunione dei santi, ossia la solidarietàdei credenti e della comunità cristiana nel pregare Dio, checi vuole solidali davanti a sé e ci chiede di cooperare con lasua grazia, per facilitare la purificazione dei defunti.
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l’intervista ai sindaci
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junior - foto concorso
QUALCHE INDOVINELLO...o Dove è che il giovedì
viene prima delmercoledì?
o Chi la costruiscepoi la vende. Chi lacompra non lausa, chi la usanon la vede.Cos'è?
o Più è caldo, più è fresco.Cos'è?
o Quando pronunci il suonome, sparisce. Cos'è?
o La butti quando la deviusare e la riprendi quandonon ti serve più. Cos'è?
o Se cala, aumenta. Cos'è?
Nella foto in alto Jacopo e Riccardo Piffer.Sopra l’opera di Corrado Bisesti; sono loro
i giovani vincitori del concorso
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Concorso «auguri di Natale»
Non c'è che dire. I biglietti d'augurinatalizi pronti da acquistare o dastampare sono davvero belli, ma non
hanno quel qualcosa in più che li rendereunici, personali o, in una sola parola, ori-ginali. Ti sarà già capitato di realizzare deibigliettini di auguri per la mamma e ilpapa, i nonni o magari per un amico caro...
Questa volta ti chiediamo di rimboccarti le maniche e di rivolgere l'augurio atutta la comunità, mettendo in campo creatività, fantasia e magari anche un po'di originalità.
REGOLAMENTO~ Il biglietto di auguri dovrà essere realizzato utilizzando un foglio formato
A4;~ Si possono utilizzare tecniche e materiali di ogni tipo.~ Il biglietto deve contenere un augurio riguardante la festività del Natale.~ Sono particolarmente apprezzate le creazioni "Fai da te" senza ricorrere
all'uso di stampanti.~ Il biglietto dovrà essere firmato e consegnato unitamente al tagliando sotto
allegato in canonica ad Aldeno-Cimone-Garniga entro Natale.~ Il vincitore sarà premiato con un abbonamento annuale a Focus Junior.~ Tutti i lavori saranno comunque esposti alla comunità in occasione delle
feste Natalizie.VI ASPETTIAMO A PARTECIPARE NUMEROSI !!
MODULO DI ISCRIZIONE CONCORSO AUGURI DI NATALENOME E COGNOME
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FIRMA .....................................................................................................................................................................
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Storie da LampedusaQuella di Lampedusa è stata una tragedia immane.Nel canale di Sicilia nella notte del 3 ottobre sonomorte quasi quattrocento persone. Decine di altresono disperse. Prime pagine. Copertine. Titoli ditesta. Approfondimenti televisivi. Per qualchegiorno. Poi lentamente, come la marea quando siritira, gli aggiornamenti si fanno più sommessi, levoci meno gridate. A più di un mese dal naufragio, le vittime sono state sepolte di sop-piatto. I sopravvissuti sono stipati nei centri di accoglienza, e lì vi rimangono ancora incondizioni disagiate. I lampedusani raccolgono i resti.Le reazioni di fronte a questa tragedia è quella di rispetto per le vittime ma di compren-sibile preoccupazione per la situazione che non è più o, non è più, solo emergenza.Sono pochissimi i migranti che sono stati identificati. Questo ci fa capire il carattere del-l'urgenza e le problematiche che devono essere affrontate.Ci vorrebbe una politica europea che eviti queste tragedie e, dopo gli intenti e le belleparole, passi ai fatti. Ciò che dobbiamo però ricordare, sempre, è che queste personelasciano la loro patria e le loro origini e famiglie per un destino a volte molto crudele eper l'assoluta incertezza nel futuro. Scappano da guerre sanguinose, dalla fame, da care-stie e violenze inaudite. Sempre ammassati: prima sotto una tenda nel deserto, prima dipartire per il grande naufragio di morte poi sui gommoni nel Mediterraneo. Stipati tradecine di taniche di benzina, con pochissime bottigliette d'acqua o direttamente acqua dimare.Pizzini digitali cadono nella rete.
All'indomani dell'ennesima tragedia nel canale di Sicilia, Fabrica lancia Sciabica, la retedigitale che raccoglie le voci e le immagini dei protagonisti di questa storia.Per non dimenticare, dopo il clamore mediatico, le storie di chi è sopravvissuto e di chirimane, la piattaforma digitale Sciabica accoglie il grido di protesta o il moto di solida-rietà della vita che continua. Pizzini digitali, versione contemporanea dei siciliani pizzi-ni di carta, popolano Sciabica con le foto e i racconti degli uomini di mare di Lampedusache hanno soccorso i naufraghi: Costantino, che con la sua barchetta "Nika" ("piccola")ha salvato 18 disperati; o Vito, che ne ha tirati su finché la sua barca ha iniziato ad ondeg-giare e ora i profughi lo chiamano "papà". Ci sono anche le storie dei sopravvissuti chedal centro di accoglienza raccontano l'orrore che hanno vissuto; tutti, lampedusani e pro-fughi, indicano nel pizzino il destinatario a cui Fabrica farà pervenire il loro messaggio.
Sciabica è una parola di origine araba esignifica rete da pesca ed è proprio que-sto ciò che ci cerca di fare, raccogliere lestorie di chi rimane. I tempi di questestorie sono lenti, non combaciano conquelli serrati della cronaca. Sono i tempidi chi continua a vivere a Lampedusa,ora che i riflettori sono spenti, e cerca dimettere ordine: in mare, per strada, nelproprio animo. (http://sciabica.tumblr.com).
news dal mondo cristiano
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Amore e rispetto dell’altro...
«State molto attenti a far piangere una donna, chepoi Dio conta le sue lacrime! La donna è uscita
dalla costola dell'uomo, non dai piedi perché dovesseessere pestata, né dalla testa per essere superiore, madal fianco per essere uguale, un po' più in basso delbraccio per essere protetta e dal lato del cuore peressere amata». Così veniva scritto nel Talmud, una
raccolta di tutte le tradizioni orali che commentavano la Scrittura fatta dai rabbini ebreiin due luoghi ed epoche diverse dell'era cristiana: nel sec. IV in Palestina e nel sec. V aBabilonia….parecchi secoli fa. Si ha la sensazione che nulla sia cambiato, se stiamoancora analizzando il perché di tante forme di violenza contro le donne, ma questa nonè la sede né lo spunto per una riflessione sul rapportouomo-donna. Vale la pena invece soffermarsi sullerisorse da mettere in atto per avere buone possibilità dievitare certi dolorosi, irreversibili e reciproci attacchifisici o verbali. Per fare in modo che la violenza nonattecchisca in una relazione, è necessario il rispetto del-l'altro. E' indispensabile percepire il significato e ilvalore di chi vive nella stessa casa. Si deve conoscernel'umanità, i pregi e certamente anche i limiti. Capire isentimenti che egli sente per noi e a volte le difficoltàche può avere ad esprimerli. Gli episodi violenti pur-troppo all'ordine del giorno, che non dobbiamo trasformare in cronaca, ci dimostrano chespesso non conosciamo la persona che ci vive accanto. Siamo sempre più distratti e cilimitiamo alle sue azioni; a quello che fa o che non fama che soprattutto non è capace difare. Ci dimentichiamo, in questo quadro operativo, che tutto ciò che è un "agire", impli-ca un'elaborazione, una costruzione e che pertanto, è il risultato di pensieri, sentimenti oatti di fede. A volte si elaborano sentimenti di violenza o di stanchezza che stanno peranticipare un'azione altrettanto violenta o di noia. Spesso in tutto questo non ci si sentecapiti, ascoltati e di conseguenza si è lasciati soli e indifesi. Una risposta a tutto ciò è cer-tamente il rispetto che si traduce in un'opera costante di comunicazione. Rispettare l'al-tro vuol dire avere interesse per quello che fa ma soprattutto per quello che è; averevoglia di ascoltarlo, di sentire i suoi progetti, di scoprirlo nei suoi pensieri, di compren-dere i suoi momenti di debolezza. Rispettare una persona vuol dire offrirgli una spalla sucui piangere nei momenti di sconforto ma anche sedersi in prima fila ad applaudirlo nei
suoi momenti di gioia. Ci si crede di cono-scere solo perché si condivide la stessacasa, lo stesso momento del pranzo e ifigli, ma questo non è vivere insieme, èsopravvivere insieme. Nel percorso fidan-zati, nessuno riuscirà ad insegnare a nessu-no come fare a rispettarsi e non caderenella trappola del "era una fallimento ouna tragedia annunciata…" ma solo a cam-minare insieme, viso a viso, nudi gli unicon gli altri come Gesù in croce.
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Indicate il paese dove intendete festeggiare il vostro anniversario
ALDENO 12 GENNAIO 2014 CIMONE 19 GENNAIO 2014Desideriamo invitare tutte le coppie che si sono sposatenel 2013 e quelle che hanno festeggiatonel 2013 i 5, 10, 15, 20, 25, 30,35, 40, 45, 50 (e oltre) di matrimonio cristiano a ringraziare
Dio insieme alla comunità. Dopo la santa Messa saretegraditi ospiti in canonica per un brindisi e una fetta di torta.
Noi ci saremo ..........................................................................................................................................................................................................
e ..........................................................................................................................................................................................................................................................................
Festeggiamo i ................................................................................................................................di matrimonio..
Da consegnare o imbucare in canonica
Nome e cognome dei due fidanzati
Numero di telefono
Indirizzo e-mail
Indirizzo di uno dei due fidanzati
Il corso prevede un’uscita di due giorni il 24 e 25 aprile 2014
POTRETE TROVARE ALTRI TAGLIANDI SUL TAVOLINO IN FONDO ALLA CHIESA
Presso: Canonica di Aldeno Date: dal 3 aprile al 15 maggio 2014
(sempre di giovedì dalle ore 20,30 alle 22,30)Iscrizioni presso la canonica di AldenoTel. 0461/842514 compilando il tagliando
Da consegnare o imbucare in canonica
CORSO DI PREPARAZIONE AL MATRIMONIO CRISTIANO
RITAGLIARE
FESTA ANNIVERSARI DI MATRIMONIO NELLE PARROCCHIE
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par
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Matteo Stenico e Debora Rossiad Aldeno il 13/07/2013
Renato Torrisi e Luisa Bernardiad Aldeno il 01/06/2013
Cristian Corradini e Manuela Baratoa Sopramonte il 01/06/2013
Daniele Perenzoni e Angela Tollerad Aldeno il 28/092013
Foto Giorgia Castelli
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i matrim
oni nelle nostre parrocchie
Gaetano Borruto e Valentina Iseppiad Aldeno il 3/08/2013
Walter Bentenuto e Samantha Lorenziad Aldeno il 6/07/2013
Filippo Tomasi e Chiara Ciurlettiad Aldeno il 29/06/2013
Enrico Righi e Laura Tabarelli de Fatisa San Zeno di Cologna il 5/10/ 2013
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Il Santuario della Madonna del Lares
Apochi chilometri da Bolbeno si trova unachiesetta dedicata alla Beata Vergine del
Rosario, conosciuta con il nome di Madonna delLares. L'origine di questo piccolo Santuariorisale agli anni 1650-1700.Durante il giorno gruppi di contadini e operaipercorrevano i sentieri che da diversi luoghi dimontagna portavano a Dàvre, dove funzionavauna segheria e si trovavano verdi pascoli per ilbestiame.Un bel giorno uno di quei gruppi vide appeso aun larice un dipinto, un quadretto di piccoledimensioni, circa 30 centimetri per 40.
Il quadretto, annerito dagli anni, rappresentava la Madonna in piedi con una tunicarosa e un manto celeste, con la corona e recante nella mano destra una rosa e sul brac-cio sinistro il Bambin Gesù. Il quadro venne portato a Pianèzze e precisamente in località Doss Tomplìz in mododa renderlo visibile da tutta la vallata.Il giorno seguente però i passanti trovarono il quadro appeso allo stesso larice diprima. La traslazione venne ripetuta più volte, ma sempre col ritorno del quadro allostesso larice. Costruita una piccola nicchiasul luogo, si venne sviluppandosempre più la devozione allaMadonna, fin d'allora chiamatadel Lares.In varie occasioni i ladri profa-narono il Santuario. Durante lanotte tra il 14 e il 15 maggio1971 ignoti rubarono la sacraicona della Madonna.Il parroco don Tobia Busattidenunciò subito il furto, maogni ricerca risultò vana.Dopo il furto del quadro origi-nale, l'angustia dei devoti, l'impegno del parroco e delle autorità locali, l'interessa-mento di suor Zita Pia Marchetti e lo zelo del signor Angelo Collizzolli, si potè ripro-durre una fedele imitazione del quadro originale. La nuova immagine fu esposta inpresbiterio nella chiesa di Bolbeno dal 15 agosto fino al 3 ottobre del 1972, giorno incui solennemente fu portata al suo Santuario.Il Santuario è raggiungibile per due diversi percorsi.Un primo itinerario prevede di partire dalla Colonia-Pensione Cernuschese nei pres-si del bivio per Zuclo e seguire la strada asfaltata in direzione del Santuario Madonnadel Lares, che si inoltra nel bosco salendo per circa due chilometri. Si può deviare
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in gita con la famiglia
rispetto al percorso principale prendendo lascorciatoia detta "sentiero dele scalinade"distinguibile, dopo aver passato la zona di arri-vo dello skilift, per la presenza di un'ampia ecomoda scalinata che si diparte a sinistra dellastrada asfaltata in direzione del santuario.Tempo di percorrenza 2 ore circa.Il secondo che vi suggeriamo è un pò più impe-gnativo del precedente. Partendo dal piazzaledella Chiesa di Breguzzo si scende lungo ViaNuova fino a giungere in Piazza Garibaldi. Daqui seguendo per Via Molino si arriva al "ParcoRoncaie". Dopo aver attraversato la passerellasul torrente Arnò ed aver percorso una stradasterrata per circa 4 km si raggiunge il Santuariodella Madonna del Lares. Il cammino si snodain mezzo al bosco ed è particolarmente bello nelperiodo autunnale. Ritorno per la stessa strada.Lunghezza percorso km. 7 andata-ritorno.Tempo di percorrenza 4 ore circa.
Tempo fa, un uomo camminò sulla spiaggia in una notte di luna piena.Pensò che se avesse avuto una macchina nuova, sarebbe stato felice.Se avesse avuto una grande casa, sarebbe stato felice.Se avesse avuto un lavoro eccellente, sarebbe stato felice.Se avesse avuto una donna perfetta, sarebbe stato felice.In quel momento inciampò in una borsa piena di pietre.Cominciò a giocare con esse, gettandole nel mare,una per ogni volta che aveva pensato: SE AVESSI... SAREI FELICEfinchè rimase solo con una pietra nella borsa e decise di tenerla.Quando arrivò a casa notò che era un diamantee ripensò a quanti ne aveva gettati per gioco nel mare,senza accorgersi che erano pietre preziose.Così fa la gente... SOGNA QUELLO CHE NON HASENZA DAR VALORE A CIO' CHE HA VICINOSe osservasse meglio, noterebbe quanto è fortunata...La felicità è molto più vicina di quello che si pensa.Ogni giorno potrebbe essere un diamante prezioso ed insostituibilee ognuno di noi può decidere se apprezzarlo o gettarlo in mare.La morte non è la più grande perdita della vita.La più grande perdita della vita è morire dentro mentre viviamo...
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ricordi dalla sagra di Cimone 2013
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Come si dice mammain tutte le lingue del mondoMamma e papà sono le due figure che, con la sola loro presenza, danno senso
all'esistenza di un bambino
Ho tre figli (naturalmente splendidi!). Ora sonograndi, sanno parlare, fare discorsi, ci si può
persino ragionare (al giorno d'oggi non è da tutti).Eppure qualche volta, quando incontro per strada qualche mamma con un bimbo pic-cino che gorgheggia, rimango estasiata e mi sollazzo nel ricordo di quando anche imiei erano piccoli, agitavano le loro braccine grassottelle e si guardavano intornofacendo lunghi discorsetti al vento fatti di gridolini, vocali e strane paroline in arabo.Tutti e tre erano così. All'improvviso poi, quando meno me lo aspettavo, guardando-mi cominciavano a mormorare "m-m-m-m". Mi piace pensare che quelle prime "m"fossero tutte rivolte a me. E credo che come me più o meno tutte le mamme delmondo abbiano avuto questa commuovente impressione.In effetti a ben vedere la parola "mamma" ha un suono, oltre che dolcissimo, anchesimile in tante delle lingue dei paesi a noi più vicini: mom (inglese, danese e arme-no), mamà (spagnolo e greco), mamàn (francese), mamae (portoghese), mom (tede-sco, svedese e polacco), mama (olandese, sloveno, lituano, russo, ucraino, bulgaro,bosniaco, bielorusso, rumeno, serbo e croato), mamma (islandese, norvegese e letto-ne), maminka (ceco), mami (albanese), mamicka (slovacco).Si potrebbe obiettare che tutte queste lingue in fondo provengono essenzialmente danon più di due o tre ceppi originari. Per questo ho voluto allargare la mia ricerca esono arrivata a scoprire che persino in cinese, giapponese, indonesiano, swahili e altrelingue lontane la parola "mamma" si pronuncia mama, mentre in altre ancora, comehindi e tailandese, la pronuncia è più breve ma sempre simile: mam o mae.Questa mia, ingenua e poco scientifica, ricerca mi ha fatto giungere alla conclusioneche in definitiva la parola mamma non sia una convenzione, ma nasce da un'esigen-za del bambino stesso che già a pochi mesi sente il bisogno di dare un nome all'og-getto del suo amore più grande e lo fa attraverso i suoni semplici che più sono allasua portata, come appunto la M e la A.Eppure da settembre di quest'anno si discute sul-l'opportunità di sostituire i termini padre e madrecon un più generico "genitore" per porre l'accentosulla capacità genitoriale più che sulla funzioneriproduttiva. In alcuni comuni, come quello diVenezia o di Bologna, la proposta è già in atto.Secondo molti infatti il linguaggio sarebbe unobiettivo fondamentale per contrastare gli stereoti-pi.Di battute su questa proposta ne sono circolateparecchie sui social network: "genitore, possoandare a casa di un amico?"; o "Che carino haappena detto genitore per la prima volta!". Ma èchiaro che il punto non è questo. Il punto è che le
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considerazioni
parole mamma e papà nonsono una convenzione nata dadegli stereotipi sociali come sivorrebbe far credere; le parolemamma e papà sono il frutto diun'esigenza connaturale albambino, a tutti bambini delmondo, di dare un nome sem-plice alle due figure che neiprimi anni della sua vita, dalsuo piccolo e semplice puntodi vista, reggono l'universo e lesue leggi e attorno al quale ruota tutto il mondo da lui conosciuto. Mamma e papàsono le due figure che, senza dare spiegazioni né fare demagogia, con la sola loropresenza danno senso all'esistenza di un bambino e ne giustificano la sua presenza inquesto mondo. Mamma e papà attraverso l'amore, diverso ma complementare, spie-gano al piccolo la vita e le sue forme e attraverso i loro occhi il bambino può com-prendere, accettare, superare, sperimentare tutto senza restarne irrimediabilmenteferito.Certo, purtroppo non sempre noi genitori - è il caso di dirlo - siamo all'altezza di que-sto compito eccelso, ma, per quanto potremo aver bisogno di imparare e migliorarcicontinuamente, noi, mamma e papà, resteremo sempre le figure più adatte ad accom-pagnare un bambino nel proprio percorso di crescita. Perché, comunque la si rigiri,la faccenda resta e sempre resterà la stessa: ogni essere umano è generato dall'unio-ne di un ovolo e di uno spermatozoo e, per quanto a certi intransigenti progressistipossa sembrare discriminatorio, non c'è legge né cultura o ideologia che possa cam-biare questa semplice ma misteriosa e perfetta realtà naturale.
Gruppo campeggio medie a Tiarno di Sotto 2013
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La storia del Sole e della Luna
Quando il Sole e la Luna si incontrarono per laprima volta, si innamorarono perdutamente e
da quel momento cominciarono a vivere un grandeAmore... Allora il mondo non esisteva ancora e ilgiorno che Dio decise di crearlo, gli donò il toccofinale... la bellezza! E decise anche che il Sole avrebbe illuminato il gior-
no e la Luna lanotte, obbligandolisenza volerlo a vivere
separati. I due si intristirono molto quando capirono
che non si sarebbero mai più incontrati. LaLuna diventava sempre più amareggiata mal-grado la brillantezza che Dio le aveva donato,Lei soffriva di solitudine...Il Sole, a sua volta,aveva guadagnato un titolo di nobiltà "Re degli Astri", ma anche questo non lo ren-deva felice... Dio li chiamò e disse loro "non avete nessun motivo per essere tristi dopotutto avete
una brillantezza che vi distingue l'uno dall'altra. Tu Luna,illuminerai le notti fredde e calde, incanterai gli innamora-ti e sarai molte volte motivo di poesia... Quanto a te Sole,sosterrai questo titolo perchè sei il più importante degliastri, illuminerai la Terra durante il giorno, fornirai caloreagli esseri umani e la tua semplice presenza farà le perso-ne felici... La Luna si intristì molto per il suo terribile destino e tra-scorreva i giorni piangendo. Il Sole soffriva per la tristez-za della Luna, ma non poteva lasciarsi andare perchè dove-va darLe la forza di accettare il destino che Dio aveva deci-so per loro. La sua preoccupazione era tanto grande chepensò di chiedere un favore a Dio: "Signore, aiuta la Luna,per favore, lei è più fragile di me, non sopporterà la solitu-dine". E Dio con la sua bontà creò le stelle per tenere com-pagnia alla Luna. La Luna quando è molto triste ricorre all'aiuto delle stelle,che fanno di tutto per consolarla, ma quasi sempre non ciriescono.
Tutt'oggi loro vivono così... separati. Il Sole finge di essere felice, e la Luna non riesce a nascondere la sua tristezza. Il Soleè ancora caldo di passione per la Luna e Lei vive ancora nell'oscurità della solitudi-ne. Il desiderio di Dio era che la Luna dovesse essere sempre piena e luminosa, ma lei
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non riusciva ad esaudirlo.. Perchè è una Donna e una Donna nella sua Vita ha dellefasi: quando è felice riesce ad essere piena e luminosa, ma quando è triste è calante,e quando è calante non è nemmeno possibile vedere la Sua brillantezza. Luna e Sole seguono il loro destino, Lui solitario ma forte, Lei in compagnia delleStelle ma debole. Gli umani cercano in tutti i momenti di conquistarLa, come se questo fosse possibi-le. Ogni tanto alcuni uomini La raggiungono ma ritornano sempre soli, nessuno diloro è mai riuscito a portarLa fino alla Terra, nessuno di loro L'ha veramente conqui-stata, anche se pensavano di averlo fatto. Dio ha deciso che nessun Amore in questomondo fosse del tuttoimpossibile, neanchequello tra la Luna ed ilSole ed è stato allora cheha creato l'eclissi. Oggi Sole e Luna vivo-
no nell'attesa di questoistante, unico momentoraro che è stato concessoloro. Quando guardere-mo il cielo e vedremo ilSole nascondere la Lunaè perchè sdraiandosi sudi Lei, incominciano adamarsi.... La brillantezzadella loro estasi è cosìgrande che gli occhiumani non possono guar-dare l'eclissi... gli occhipotrebbero rimanereaccecati... nel vederetanto Amore.
ORARIO INVERNALE SANTE MESSEFESTIVO
Aldeno ore 08.00ore 10.30ore 20.00
Cimone ore 09.30
Garniga T. ore 10.30
GIORNI FERIALIAldeno: lunedì ore 17.30
mercoledì ore 17.30venerdì ore 08.00
Cimone: giovedì ore 18.00Garniga T.: martedì ore 18.00
1° venerdì di ogni mesea Garniga Vecchia alle ore 18.00
3° sabato di ogni mese alla chiesetta di Rocal alle ore 18.00
Nessun albero ha ramitanto folli da lottare tra di loro
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Santa Messa in loc. Frizzi, sabato 21 settembre
Su na roccia soleggiadache la domina la valna Cesota isoladache l'è quela de Postal.
Drita sora al nos paesla è a metà montagna'n do che l'ocio 'l bate spessse la vede li solagna.
Tut le not l'è 'nluminadala fa spicco 'n de la valpar na stella che è cascadasu 'n dei cròzi de Postal.
Sol da boschi zircondadapar na perla 'n mez al vertdentro tuta decoradal'è 'n gioiello, quel l'è zert.
Bem binada, picolinana Capela sol privatabem tegnuda e ancor carinaanca se de vecia data.
Milieotozentzinquantafim da alora che la è fatadedicada tuta quantaa Maria Immacolata.
En Gottardi l'è sta quelche 'l l'ha fata costruirper la proteziom dal cielche so fioi no i stia morir.
No so se, peste o colerainfuriava chi 'n la zonaper salvarse altro no gh'erache afidarse a la Madona.
Penso l'abia funzionàpù nessum i s'ha malaiel pericol i ha scampàcossì tuti i s'ha salvai.
Fin da alora 'n del Casatodei Gottardi è restàquel'impegno, quasi 'n voto,rispettar la volontàde quel'avo a Lori notoche l'ha fata costruirpiem de fede e sì devotofiducioso 'n l'avenir.
E cossì quela Cesotache vedem sora Naldemnoi speram che i l'abia fataper protegerne da sem.
La Cesota de Postal
di Ivo Condini Mosna
Chi era costui? Giona
Il racconto esemplare di Giona inizia in modo diretto con ilcomando divino, rivolto al profeta, di recarsi nella capitale
assira Ninive, la tradizionale nemica di Israele, ad annunciareil giudizio. La reazione di Giona è antitetica rispetto all’ordi-ne ricevuto: egli si imbarca su di una nave diretta all’estremoopposto di Ninive, cioè Tarsis, di difficile identificazione, macerto il più lontano possibile dalla mèta indicata dal Signore.Mentre è in navigazione, ecco scatenarsi sul profeta e sui suoicompagni di viaggio una violenta tempesta. Con ironia il nar-ratore descrive il contrasto tra i marinai, che pregano le loro divinità, e il profeta che dormeplacidamente sul fondo della barca. Attraverso il ricorso alle sorti, secondo l’antico usomagico-sacrale, si scopre che il fortunale è proprio un giudizio divino sul quel passeggero.Giona è quindi costretto a confessare la sua colpa, quella di fuggir “lontano dalla presenzadel Signore”, ed èpronto ad offrirsicome vittima di espia-zione perché si plachila collera divina evengano così salvatialtri innocenti che sitrovano sulla barca.Lo scrittore sacro -con straordinaria sen-sibilità verso i paganie dimostrando univer-salismo -, delinea l’u-manità dei marinaiche tentano tutte le vieper evitare questosacrificio e si mettonoaddirittura a invocareJHWH, riconoscendola giustizia del suoagire. La tempestaperò, non accenna aplacarsi es essi sonocostretti a sacrificareGiona gettandolo inmare: le acque si pla-cano e, di fronte a questo prodigio, quei marinai si trasformano in fedeli del Dio di Israele.Il narratore introduce un pesce mostruoso che inghiotte Giona per tre giorni e tre notti.Giona allora si affida ad un salmo di supplica per aver salva la vita. Ormai salvato dallamorte, Giona sente nuovamente le parole “Su, và nella grande città di Ninive e annunzialeil messaggio che io ti rivolgo”. Rassegnato, il profeta si avvia verso la metropoli assira. Atappe, Giona annuncia il giudizio divino sul peccato della città. Contrariamente a quantos’aspettava il profeta, tutti i cittadini si convertono e compiono gesti penitenziali accompa-
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Cappella Sistina Michelangelo
Racconto edificanteQuesta è una raffinata storia che ha per protagonista unprofeta, Giona (“colomba”). Si tratta di un racconto edifi-cante ed esemplare, più che di un vero e proprio testo pro-fetico. Esso vuole sostenere in modo molto vivace l’aper-tura universalistica che si stava introducendo in alcuniambiti del giudaismo dopo l’esperienza dell’esilio babilo-
nese e della diaspora di Israele inaltre nazioni. Il narratore ha ilgusto dell’ironia e non rifiutaneppure di ricorrere al fiabesco(pensiamo al mostro che ingoiaGiona, o alla parabola finale delricino). Ma tutto il libretto èorientato a quella domanda fina-le che esige una risposta da partedel profeta, del lettore ditutto
Israele: il Signore non deve aver compassione di tutte lesue creature viventi e offrire la possibilità di riscatto daloro male così da ottenere la salvezza? Il libro esalta, quin-di, l’amore universale di Dio e la sua volontà di liberazio-ne e di gioia per tutti gli uomini.
la Sacra Scrittura a cura della redazione
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gnati da una sincera confessione delle colpe.Per ordine del re: “ognuno si converta dallasua condotta cattiva e dalla violenza di cuisi è macchiato. Chissà che Dio non si ravve-da e cambi, così che receda dall’ardoredella sua ira e noi non periamo”.Sui Niniviti, così nonscende la tempesta dell’iradel Signore, ma la suabenevolenza. È ovvio cheun simile risultato nonpoteva non creare sorpre-sa e fastidio in un profetacosì chiuso come Giona,desideroso di maledire edi veder travolti dallapunizione i nemici di Israele. Egli spiega,non può accettare un Dio della misericordia,preferendogli il Dio del giudizio inesorabile,soprattutto contro un popolo così detestabi-le. Il suo sfogo è così duro da rasentare labestemmia e persino la disperazione che gli fa dire “ora dunque Signore prendi la mia vita,perché per me è meglio morire che vivere!”.Con pazienza Dio gli replica, attraverso una specie di parabola che si dipana in tre atti:Giona esce dalla città e si siede di fronte ad essa pe vedere cosa Dio intende farne. Nelprimo atto al centro della scena vi è una pianta di ricino che stende la sua ombra sulla capan-na del profeta, offrendo refrigerio e simboleggiando l’ombra protettrice di Dio. Nel secon-do atto appare un verme che rode le radici di quella pianta, facendola inaridire. Nell’ultimo
atto si scatena il vento del deserto, che tutto brucia e rendela vita impossibile. Attorno al ricino e alla sua storia siintesse la lezione che ilSignore riserva al pro-feta renitente, essa èaffidata alla domandafinale, che viene rivoltanon solo a Giona, ma atutti i lettori del libro.Essi sono pronti apreoccuparsi per le pic-cole cose della vita e Dio non dovrebbe dedicare la suaattenzione a tutta l’umanità, anche a quella peccatrice e“diversa”, perché possa essere guidata sulla retta via e sal-vata? “Tu hai compassione del ricino, per il quale non hafaticato e che non hai fatto crescere, poiché in una notte èsorto e in una notte è finito. E io non dovrei aver pietàdella grande città di Ninive, nella quale ci sono più dicentoventimila esseri umani, che non distinguono ladestra dalla sinistra, e tanti animali?”
Giona nel pesceLa permanenza di Giona per tre giornie tre notti nel ventre del pesce vieneripresa nel Vangelo di Matteo (12,40).Gesù presenta l’esperienza di Giona
come un segno della suaresurrezione: come Giona,infatti, anch’egli sarà libe-rato dalla morte, i tre giornie le tre notti passati daGiona nel ventre richiama-no la resurrezione di Gesùil terzo giorno.La pronta conversione dei
Niniviti viene contrapposta dalVangelo all’incredulità dei contempo-ranei di Gesù: “Essi si convertironoalla predicazione di Giona, ecco, oraqui c’è più di Giona”
Tre giorni di camminoIn Giona 3,3 l’espressioneindica la grandezza diNinive, ed è con ogni evi-denza un iperbole. Nellibro dell’Esodo, infatti,“il cammino di tre gior-ni”, è il tempo ritenutonecessario per usciredall’Egitto e recarsi inpellegrinaggio a offriresacrifici al Signore. Dopoil passaggio del MarRosso, con tre giorni dimarcia nel deserto ilpopolo d’Israele raggiun-se Mara.
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Il quadro restaurato a Cimone
In questi giorni sarà riportato in chiesa a Cimone ilquadro settecentesco con stemma dei Lodron,
finemente restaurato e riportato allo splendore di untempo dalla ditta Giotto restauri. Il quadro rappresenta nella parte superiore la gloriadi Maria con il bambino Gesù, i santi ai suoi piedisono divisi da una coltre di nubi: san Rocco (patro-no della chiesa) al centro con ben visibile la piaganella gamba e il suo fedele cagnolino, san Pietro
d 'Alcantaracol leone esan GiovanniNepomucenocon il croci-fisso in mano.E' anche pre-sente unoscorcio archi-tettonico, tracui spicca una colonna corinzia, ai piedi dellaquale è appoggiato uno stemma araldico colleone rampante dalla coda annodata (bianco) sucampo rosso. Sul tozzo di pane in bocca alcagnolino di san Rocco si nota la presenza diuna scritta. Chi desiderasse partecipare alla spesa delrestauro (circa 7.000 euro) può versare un con-tributo sull'IBAN della parrocchia di san RoccoIT65 T080 1334 6590 0002 0303 154.
Un particolare dello stemma
Prima del restauro
Prima dell’intervento
Il quadro settecentesco restaurato il restauro
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i campeggi estivi
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Coser Mariaved. Milli
di anni 89 Aldeno 14/07/2013
Rossi Paolodi anni 86 Aldeno 23/07/2013
Rossi Ginaved. Piffer
di anni 87 Cimone 09/08/2013
Larentis Giuseppinaved. Larentis
di anni 93 Garniga Terme 13/08/2013
Dallago Olivodi anni 84 Aldeno 30/08/2013
Piffer Eziodi anni 87 Aldeno 26/09/2013
Prada Iginiodi anni 76 Aldeno 23/08/2013
Cont Eliodi anni 88 Aldeno 06/10/2013
Stech Guidodi anni 81 Aldeno 09/10/2013
Frizzi Teresina (Cesarina)ved. Larentis
di anni 88 Cimone 18/10/2013
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i defunti delle nostre parrocchie
Cont Dolores
di anni 99 24/08/2013
Zanotti Mariodi anni 72 12/09/2013
Bisesti Rossanadi anni 83 24/09/2013
Larentis Vittoriadi anni 100 19/09/2013
Dallago Anna ved. Bellinidi anni 102 14/11/2013
I DEFUNTI DA FUORI PAESE
Mià Rosinaved. Coser
di anni 72 Garniga Terme 16/10/2013
Bisesti Adeleved. Battisti
di anni Aldeno 26/10/2013
Carbonari Luigidi anni 85 Garniga Terme
/22/10/2013
Cont Renzodi anni 67 Aldeno 09/11/2013
Stedile Jvonnein Prada
di anni 76 Aldeno 09/11/2013
La morte non è nulla. Sono solo scivolato nella stanza accanto. Io sono io e tu sei tu. Quello che eravamo l'uno per l'altro, lo siamo ancora. Chiamami col mio solito nome. Parlami nel modo in cui eri solita parlarmi. Non cambiare il tono della tua voce. Non assumere posizioni forzate di solennità o dispiacere. Ridi come eravamo soliti ridere dei piccoli scherzi che ci divertivano. Gioca... sorridi... pensami... prega per me. Lascia che il mio nome sia la parola familiare che è sempre stata. Lascia che venga pronunciato con naturalezza, senza che in esso vi sia lo spettro di un'ombra. La vita ha il significato che ha sempre avuto. E' la stessa di prima. Esiste una continuità mai spezzata. Che cos'è la morte se non un incidente insignificante? Dovrei essere dimenticato solo perché non mi si vede? Sto solo aspettandoti, è un intervallo. Da qualche parte, molto vicino, proprio girato l'angolo. Va tutto bene.Ursula Markham, Elaborazione del lutto, 1996
ORARI MESSE DELLA SANTA NOTTE DI NATALEOre 21.00 Aldeno ore 23.00 Cimone
Fiaccolata di Natale 2a edizioneSiete tutti invitati alla fiaccolata che si svolgerà alle ore 21.00 partendo da Sant’Anna di Cimone.
Le offerte raccolte saranno devolute all’AssociazioneTrentina per la Ricerca contro la Fibrosi Cistica